TV Sette, suppl. del Corriere della sera, 31.10.2002
Indagine su Montalbano
Due scrittori-spettatori speciali (Sveva Casati Modignani e Giampiero Mughini) ragionano sul celebre commissario. E su Luca Zingaretti, che gli dà vita in Tv.

“Purtroppo Camilleri fa da schermo”
Cari amici, alla domanda se io il commissario Montalbano me lo immagino e lo preferisco più alto o più basso, più intellettuale o più “macho” di quanto non sia il Montalbano televisivo interpretato da Luca Zingaretti, ho rischiato alla grande di non avere alcuna competenza per rispondervi.
E questo per due ordini di ragioni. Primo perché io non leggo mai i libri che stanno in cima alla classifica dei più venduti; ho difatti nei confronti dei libri quel che non ho nei confronti delle donne, una sorta di gelosia e di brama di possesso esclusiva: se un libro si vende a centinaia di migliaia di copie, ai miei occhi diventa un libro “puttano” e perciò mi cade la voglia di leggerlo. Non ho mai letto il primo libro di Umberto Eco, mai letto il libro della Tamaro, mai letto i libri di Andrea Camilleri che stanno ormai abitualmente all’apice della classifica.
La seconda ragione è che io guardo pochissimo la televisione, e mai la fiction. Il Montalbano televisivo l’ho visto solo nella versione comica e imitativa che ne dava la Covenscion di Gregorio Paolini: epperò ho fatto un’eccezione proprio con Luca Zingaretti, guardando una puntata (eccellente) del suo Perlasca tratto dal libro (bellissimo) di Enrico Deaglio.
Epperò, prima del Camilleri venduto a centinaia di migliaia di copie c’è stato il Camilleri di quelle edizioncine di Sellerio che vendevano ciascuno 3-4 mila copie. Quei libri li ho letti tutti, non ricordo più se fossero otto o nove. Mi piacevano molto, taluni moltissimo, anche perché non c’era a fare da schermo e impaccio il Camilleri che s’è messo a scimmiottare Sciascia, mettendo becco in politica, dove dice cose stucchevolissime. Mi piaceva quel suo Montalbano, il modo vorace in cui si buttava su un piatto di spaghetti, la sua parlata di un siciliano inventatissimo, quella misura di solitudine e di forza. Mi riesce difficile immaginare chi potrebbe interpretarlo in futuro; forse meno somiglia al Montalbano letterario meglio è. E mi vengono in mente i personaggi di Vitaliano Brancati, che stavano delle ore a immaginarsi com’era nella realtà il “colonnello Stevens” che parlava da Radio Londra durante la guerra. Se alto o basso, se magro o ciccione.
Lasciamo agli autori il diritto di creare ed inventare.
Giampiero Mughini