La Repubblica, 19.11.2002
Come ti mando in ferie Montalbano

Ammettiamolo: stavolta ci è dispiaciuto, che il commissario Montalbano abbia trovato il colpevole. Non perchè quel marito che aveva commissionato a un killer da strapazzo l'assassinio della moglie ci stesse simpatico, nè - ci mancherebbe - perchè consideriamo l'eliminazione fisica della consorte un reato minore, allo stesso livello del falso in bilancio. No, il fatto è che risolvendo il quarto e ultimo mistero di questa serie autunnale, il poliziotto creato da Camilleri interrompe il collegamento con il pubblico e se ne torna a Vigata a mangiare i suoi arancini in santa pace. La mini-serie finisce qui, e nessuno sa quando ci sarà la prossima.
Ecco, questo è un mistero televisivo, che meriterebbe un'indagine del commissario Moantalbano (o forse del suo vice, Mimì Augello, o magari dell'ispettore Fazio). Perchè una fiction cha ha avuto un successo così travolgente, rivelando la voglia degli italiani di gustarsi la sera un bel tv-movie sapientemente condito di ironia intelligente, deve vivere solo per un mese? Quali colpe dobbiamo scontare, noi telespettatori, per essere ogni volta puniti - dopo il piacere fugace e passeggero di quattro episodi - con una lunga astinenza? E quali molle muovono i dirigenti della Rai, se un commissario che vince tutte le gare Auditel viene mandato in ferie alla quarta inchiesta?
Ci dicono che adesso Rai1, nella sua suprema magnanimità, manderà in onda le repliche dei vecchi episodi. Li rivedremo con piacere - anche se li ricordiamo perfettamente - per assaporare i dettagli che c'erano sfuggiti. O anche solo per rivedere le strade di Montelusa, le piazze di Vigata, o le spiagge di Levànza senza neanche una cicca per terra, senza neppure una macchina in seconda fila, senza un solo clacson che suoni al semaforo, insomma una Sicilia romantica che - come la Sicilia nevrotica e spietata de "La Piovra" - è solo una rappresentazione letteraria di una terra dove i commissari Montalbano convivono con i Tano Cariddi, di un'isola a colori dove il nero della "Piovra" e il bianco di Camilleri si fondono in cento tonalità di grigio quotidiano.
Però sappiamo già che quelle repliche saranno un surrogato di ciò che vorremmo: una vera serie televisiva che ci regalasse ogni lunedì (o martedì, o mercoledì, o sabato: sul giorno si potrebbe trattare) un episodio del più anticonvenzionale dei commissari e una cartolina color seppia da una Sicilia che - purtroppo - esiste solo nel mondo virtuale di Salvo Montalbano. Ma forse chiediamo troppo, a una tv che qualche volta sembra fatta su misura per l'agente Catarella.
Sebastiano Messina