Per settimane in testa alle classifiche di vendita, recensito sulle
testate giornalistiche più importanti: questo è successo
a "L'odore della notte" (ed. Sellerio), recente romanzo dello scrittore
e drammaturgo siciliano Andrea Camilleri e il fenomeno conferma il favore
di cui egli gode ormai da anni presso il nostro pubblico. Come in altre
sue opere anche in questa ci sono la città di Vigàta, il
commissario Montalbano, un linguaggio misto d'italiano e dialetto siciliano
a volte incomprensibile ma sempre suggestivo, uno stile così libero
nelle regole e svelto nel procedere da avviare un ritmo quanto mai incalzante
e coinvolgente; come altre volte la vicenda rappresentata risulta alleggerita
della tensione o drammaticità che un'indagine di polizia o un'azione
criminale generalmente comporta. Tale effetto è dovuto soprattutto
al tono ironico, umoristico che percorre questa e le altre narrazioni dell'autore
e col quale anche gli eventi più gravi vengono resi.
Una lingua, una forma, un'atmosfera così particolari riesce
Camilleri a creare in ogni opera da trasformarla in una curiosità
inevitabile per larghissimi strati di pubblico, in un contesto umano e
sociale tanto mosso e articolato da valere più del caso trattato.
Quella, infatti, che Montalbano compie in "L'odore della notte" per scoprire
i motivi, i luoghi della scomparsa di Emanuele Gargano e Giacomo Pellegrino,
responsabili dell'agenzia finanziaria "Re Mida"rivelatasi una truffa ai
danni di molti risparmiatori, non è solo l'indagine di un commissario
di polizia ma anche e soprattutto il viaggio di un uomo tra tanti uomini,
tra tante situazioni e condizioni umane, dalla propria di poliziotto svogliato
e sempre incerto tra l'azione e la rinuncia a quella degli altri, di tutti
i personaggi che il romanzo fa conoscere. Ognuno impersona un tipo, una
figura dai tratti definiti e ricorrenti come avviene in una rappresentazione
teatrale anche se, in questo caso, così animata da costringere lo
spettatore-lettore a spostare continuamente l'attenzione, a passare senza
sosta dagli aiutanti di Montalbano, Augello e Fazio, al questore, dal dottor
Quarnotta al dottor Pasquano, dal giornalista Zito al professor Tommasino,
da Mariastella e Michela, impiegate presso la "Re Mida", a Livia e Beba,
fidanzate di Montalbano e Augello, dalla donna delle pulizie all'oste,
dagli interpreti più evidenti ed importanti a quelli che si vedono
e contano di meno, dai luoghi, tempi, ambienti agli umori, discorsi di
chi li frequenta e li vive. E' un interminabile susseguirsi, avvicendarsi
di fatti e persone, una scena che si allarga sempre più fino a comprendere
gli oggetti, i pensieri, i sentimenti più ovvi ed i più rari,
gli aspetti, gli elementi che nella vita sono più banali e gli eccezionali,
i più consueti ed i ricercati, il basso e l'alto modo di sentire,
agire, essere e quale e quanto di questi nelle circostanze rappresentate
prevale o scarseggia.
Tramite la particolarità di una vicenda e maniera espressiva
Camilleri tende, come sempre, a dire della totalità della vita,
a mostrare gli interminabili aspetti dell'esistenza, a fare dell'opera
la traduzione naturale, autentica di questi sicchè ad ogni momento
della sua scrittura e ad ogni lettore è possibile ritrovarsi con
i propri pensieri ed azioni. La vita da lui scritta è quella che
effettivamente avviene, quella che appartiene all'uomo perché si
svolge a sua misura lontano dalle complicate costruzioni teoriche di cui
tanto abbondano le opere della letteratura contemporanea. Con Camilleri
la condizione di vita comune, quotidiana si trasferisce nell'opera letteraria
ed assume un'espressione che rinuncia ad ogni ambizione formale per rimanere
fedele a se stessa. Si verifica, quindi, un'adesione incondizionata alla
realtà umana, sociale, politica, economica, morale dei nostri tempi,
a tutto ciò che le appartiene comprese la sfiducia nelle istituzioni,
la crisi dei valori tradizionali, le nozioni di storia, letteratura, la
cultura da tempo entrata a far parte del comune livello di conoscenza.Ma
oltre a tutto ciò e nonostante l'umorismo che le pervade, nelle
opere dell'autore compresa questa si colgono pure uno stato d'insoddisfazione,
un senso di sconforto, una mestizia, gli umori, cioè, di chi vive
la quotidianità ed accetta l'anonimato, il silenzio di essa come
condizione unica, definitiva, di chi si sa destinato a finire senza lasciare
alcun segno come è successo e succederà per tante esistenze,
situazioni, idee, parole, volti, gesti, affetti, emozioni.Tuttavia non
può evitare di chiedersi le ragioni, le finalità di tale
inarrestabile scorrere, il significato di un fenomeno come la vita che
inesorabilmente, inevitabilmente inizia e finisce, compare e scompare assorbita,annullata
nell'immensità del tempo e dello spazio. Anche la possibilità
di cogliere questo stato d'animo avvicina il lettore a Camilleri giacchè
da quando i tempi moderni hanno fatto della morte un argomento, una presenza
costante quello del significato della vita è divenuto uno dei temi
del diffuso modo di pensare.
Antonio Stanca