Il Piccolo, 25.11.2002
Nel suo catalogo sono entrati, con successo, autori come Scerbanenco, Lucarelli, Piazzese e molti altri
Con Camilleri, la Sellerio va a caccia di misteri

Quei libriccini tascabili di colore blu stanno ormai assumendo una tonalità giallastra. Ma non sono malati, anzi, da quando la austera «Sellerio» ha spalancato la porta alla cryme story, i suoi romanzi vanno a ruba. Merito del ciclone-Camilleri? Senza dubbio, ma non solo. Le avventure poliziesche condite in salsa siciliana del commissario Montalbano hanno dato più visibilità e hanno schiuso un altro mercato alla casa editrice palermitana facendo da traino, ma Camilleri è solo il giallista di punta; dietro di lui c’è tutta una schiera di scrittori più o meno noir che hanno trovato dimora nei libriccini blu.
E così nel catalogo della selettiva e artigianale «Sellerio», accanto a nomi come Sciascia, Bufalino, Tabucchi, Turgheniev, Diderot, Tolstoj, Croce, Verga e Pirandello (la letteratura siciliana ha sempre avuto diritto di precedenza alla Sellerio), convivono autori di genere come appunto Camilleri, Piazzese, il primo Lucarelli, Hammett e le new entry Margaret Doody (con i suoi gialli aristotelici) e la più mediterranea Alicia Gimenez Bartlett. Ma quest’estate «Sellerio» ha rispolverato autori italiani di razza, a torto per anni sottovalutati, come Giorgio Scerbanenco («Uccidere per amore», Augusto De Angelis («L’albergo delle Tre Rose«), Franco Enna («L’occhio lungo»). Andare a rileggerseli è quasi obbligatorio.
Il progetto editoriale della casa editrice palermitana, che ha sempre fatto della qualità la sua bandiera, non è cambiato, semmai ha leggermente deviato il suo corso per acquisire nuovi lettori. Un’operazione riuscitissima visti i risultati.
A fare uscire la «Sellerio» dalla sua nicchia, nel 1978, era stato comunque uno dei suoi padri putativi, Leonardo Sciascia con «L’affaire Moro», uno scomodo libro-verità con tutti i risvolti del giallo.
Ma il primo autore di genere pubblicato dalla casa editrice siciliana è stato lo svizzero Friedrich Glauser, il quale ha dato vita al personaggio del sergente Studer. Poi sono stati «imbarcati» anche Lucarelli e Geoffrey Holiday Hall, misterioso scrittore americano che ci ha regalato un romanzo di culto come «La fine è nota» (buona anche la trasposizione cinematografica).
Ma la svolta alla «Sellerio» avviene con Camilleri i cui romanzi (con o senza Montalbano) fanno sensibilmente lievitare le vendite. Lo scrittore siciliano ha inondato gli scaffali con i suoi libriccini blu. Un fenomeno che nessuno aveva previsto e che va inoltre a esaltare le radici isolane di quella «bottega» della scrittura. Meno noto è un’altro giallista di quella regione Santo Piazzese, che meriterebbe maggiore fortuna. Il catalogo Sellerio si è arricchito anche della presenza di Dashiel Hammett a cui quasi tutti gli scrittori di questo genere devono qualcosa.
L’ultima chicca in blu, restando ancorati a questo filone, è «Riti di morte» della spagnola Bartlett (pagg. 388, euro 12). E’ forse meno truculenta di Patricia Cornwell e della sua dottoressa Scarpetta ma sicuramente più divertente e briosa. L’ispettrice Petra Delicado è la tipica donna mediterranea: sanguigna, risoluta, istintiva e anche dotata di un sottile umorismo che dà più colore a tutto l’intrigo poliziesco facendolo talvolta assomigliare a una commedia di costume. Un pregio più che un limite. Anche lei ha un fido aiutante che non è il tenente Pete Marino ma il suo vice Fermin Garzon, uomo lento, grasso, pigro ma testardo come un mulo e molto esperto. I due formano una coppia che d’acchito può sembravare sgangherata. In realtà li lega una complicità che sfiora il gioco erotico (sono entrambi liberi...) e soprattutto sono una eccezionale macchina investigativa. I gialli solari della Bartlett non tolgono nulla alla suspence. Non ci sono «macchiette» ma personaggi godibili, capaci di catturare il lettore come Pepe, l’ex marito dell’ispettrice.
Dopo essere stata parcheggiata a lungo negli archivi della polizia, la Delicado viene ripescata per risolvere un caso spinosissimo che ha attirato su di sè l’attenzione di tutta la stampa. C’è un violentatore seriale che lascia un tatuaggio sulle sue vittime con uno strano orologio. Le ragazze stuprate sono troppo choccate per poter aiutare la polizia e chi sa non parla. Un’indagine piena di ostacoli su cui spesso inciampano i due investigatori i quali in più di un’occasione chiedono al loro capo di essere esautorati. Ma il muro di omertà pian piano comincia a sgretolarsi dopo l’omicidio del sospettato numero uno. Una storia per niente banale e scontata, arricchita da una scrittura spumeggiante. Le donne in giallo, in questo momento, hanno una marcia in più.
ma.ca.