Corriere della sera,
7.2.2002
Cara Parigi, non ci avrai. Ma poi al Salone andranno tutti
POLEMICHE Dopo il no politico alla fiera del libro, Consolo precisa
che sarà presente solo su invito dei francesi. E ci saranno anche
Eco, Tabucchi e Camilleri
Mai come in questi giorni le acque agitate della politica italiana hanno
riportato sulla cresta gli intellettuali. Dopo la strapazzata di Nanni
Moretti ai capi della sinistra, dopo «il grido di dolore» di
Dario Fo e l’intervista a Le Monde di Antonio Tabucchi (dove denuncia una
«caduta della democrazia in Italia»), ecco a Parigi un altro
romanziere, Vincenzo Consolo, prendere la parola durante la presentazione
del Salon du livre all’Istituto italiano di cultura. Consolo ha affermato
di non voler «rappresentare il governo italiano» alla rassegna,
annunciando la propria defezione dalla «delegazione» dei sessanta
scrittori italiani che sarà presente a Parigi dal 22 al 27 marzo,
come riferito sul Corriere di ieri. Analoga posizione è stata ribadita
su l’Unità da Antonio Tabucchi. Mentre Andrea Camilleri dice che
ci andrà a sue
spese e Umberto Eco fa sapere che ci sarà ma solo come invitato
dal suo editore Grasset, oggi Consolo precisa il suo intervento: «Non
ho mai detto che non sarei andato al Salon. Ho invece accettato l’invito
del Sindacato degli editori e del governo francesi perché tengo
a partecipare per parlare di cultura e letteratura. Rifiuto solo di far
parte di qualunque delegazione che sia patrocinata dal governo italiano».
Le motivazioni sono politiche: «Questo governo è quanto
di più anticulturale e perciò di meno democratico che si
possa immaginare: la sua ideologia non riflette il senso della cultura
e della società. Avverto il pericolo di perdere democrazia».
Consolo, insomma, non vuole aver nulla a che fare con il governo di centrodestra,
nemmeno un contributo alle spese di soggiorno, anche se pubblica da un
editore, Mondadori, che fa capo a Berlusconi: «Quando ho il raffreddore,
prendo l’Aspirina prodotta dalla Bayer - risponde -. E non mi chiedo se
è la stessa società che ha prodotto certi gas o altro. Purtroppo,
quando si scrive bisogna avere un editore».
Che cosa riguarda, dunque, la defezione di Consolo se poi, alla fine,
sarà presente? La «delegazione» dei 60 scrittori italiani
è nata dopo che, nel gennaio 2001, il Centre nationale du livre
(organo del ministero della Cultura francese) chiese all’Associazione italiana
editori di organizzare la nostra presenza al Salon . Spiega Ivan Cecchini,
direttore dell’Aie: «Abbiamo interpellato gli editori italiani, nostri
soci e no, e ne è uscita una rosa di circa 300 nomi, in rappresentanza
di varie categorie (poesia, saggistica, ragazzi eccetera): siamo arrivati
alla lista definitiva in accordo con il Centre , che doveva tener conto
di esigenze francesi. Naturalmente, per le spese relative a tutta l’operazione
abbiamo dovuto chiedere il contributo di vari ministeri, denaro che solo
minimamente serve a pagare le spese di soggiorno degli
scrittori, per metà a carico dell’Aie e per l’altra metà
a carico del Salon . Da nessuna parte è scritto che gli autori rappresentano
il governo: nelle tavole rotonde rappresenteranno solo se stessi e la nostra
cultura».
Le lettere d’invito agli scrittori sono firmate dal ministero degli
Esteri francese, dal Centre national du livre e dall’Aie, come quelle che
hanno per esempio ricevuto Giovanni Raboni e Patrizia Valduga: «Francamente
non vedo controindicazioni - dice Raboni -. La prima notizia l’abbiamo
avuta dai nostri editori, io da Garzanti, Patrizia da Einaudi: e non vedo
perché dovremmo dire di no ai signori che ci hanno invitato. Il
fatto che vi sia un contributo del governo italiano mi sembra un atto dovuto,
dato che io pago le tasse. Da noi, le ragioni polemiche sono tante e questa
mi sembra una in più. Sarebbe come dire: io non vivo più
in Italia perché non mi piace questo governo. Mi pare eccessivo.
Spero solo di vivere abbastanza per vederne un altro. Dovremmo rifiutare
il ricovero in una struttura sanitaria pubblica
perché dipende dal ministero della Sanità?».
Un altro invitato, Giuseppe Pontiggia, afferma: «Credo che la
manifestazione riguardi la cultura italiana nel suo complesso e abbia una
rilevanza da non sottovalutare. Non riguarda la questione politica: i due
problemi vanno tenuti separati». Pontiggia e Raboni saranno dunque
al Salon, dove alla fin fine andranno tutti: da Consolo, che non avrà
problemi di coscienza perché chiamato dai francesi, a Camilleri
ed Eco ospitati dai loro editori parigini. Ma dubitiamo che la gente dei
dibattiti chiederà a ciascuno di esibire la lettera d’invito.
Cesare Medail