La Repubblica, ed. di Palermo, 10.12.2002
Il compositore parla de "Il fantasma della cabina" e della futura tetralogia
"Stavolta Camilleri ve lo faccio ascoltare"
Betta, il giallo diventa lirica
Vincenzo La Scola è il commissario Collura, la Ricciarelli interpreta un´attrice
La prima giovedì a Bergamo poi la tappa a Messina

Il grande successo dei romanzi di Andrea Camilleri, consacrati anche dal successo delle fiction televisive, ha un seguito anche nel teatro lirico, sempre alla ricerca di storie e di personaggi di grande impatto. Su impulso di Rocco Mortelliti, autore del libretto e della regia, il compositore palermitano Marco Betta, per sette anni direttore artistico del Teatro Massimo, ha composto le musiche de "Il fantasma della cabina", primo titolo di un ciclo tutto imperniato sugli otto romanzi de "Il commissario di bordo" dello scrittore siciliano, che debutterà il 13 dicembre al Teatro Donizetti di Bergamo con la regia di Rocco Mortelliti e la direzione d´orchestra di Aldo Sisillo. Protagonista qui non è il celebre commissario Montalbano ma il suo collaboratore, Cecè Collura che in crociera per riprendersi dai postumi di una ferita d´arma da fuoco si trova subito alle prese con una serie di intrighi da risolvere.
Betta, come è nato il rapporto con Camilleri?
«Nacque con la sua fiaba "Magaria" il mio rapporto con Andrea Camilleri, ma anche quello di Camilleri con il teatro musicale. Da qui con Rocco Mortelliti, regista del film "La strategia della maschera", è nata l´idea di quest´opera. Il protagonista è il commissario Cecè Collura che sarà interpretato da Vincenzo La Scola, nei principali ruoli femminili ci sono, Katia Ricciarelli nei panni della Signorina Meneghetti, l´attrice che vede il fantasma, e Luciana Serra, nel ruolo della giornalista rompipalle Stefania Biroli. "Il fantasma della cabina" nasce come "un´opera in baule", cioè un´opera che sull´idea del "Giro di vite" di Britten, è concentrata sull´idea del teatro puro dove la musica ha la funzione di entrare nel teatro e di legarsi ad esso indissolubilmente. Vi è spazio alla recitazione, ma con un escamotage ricavato dal cinema, che è quello di utilizzare dei leitmotiven che vanno in sincrono con il testo e che determinano i punti emozionali che caratterizzano lo sviluppo della trama e dell´azione. Questo progetto è poi diventato il primo di una piccola tetralogia, avendo condensato in quattro opere gli otto romanzi del ciclo di Camilleri. La seconda opera è un dittico che comprende i due racconti "Il finto cantante" e "Che fine ha fatto la piccola Irene" per il quale vi sono contatti con l´Accademia Chigiana di Siena per una possibile messa in scena nel luglio prossimo.
Qual è la struttura dell´opera?
«"Il fantasma" ha una struttura che richiama la tradizione con l´uso di arie e pezzi chiusi. L´orchestra è quella da camera, un gruppo d´archi e di fiati con l´aggiunta di una tastiera elettronica che io uso essenzialmente come se fosse un basso continuo del nostro tempo che allunga l´ombra degli archi e che si insinua per rafforzare i suoni armonici e per creare una prospettiva tridimensionale della musica. Vi è anche un piccolo ensemble corale che si aggiunge alle voci dei protagonisti».
L´opera, dopo la prima di Bergamo, arriverà in Sicilia?
«A questa produzione si sono legati i teatri di Modena, Lecce, Catania, Messina e Roma dove l´opera sarà messa in scena l´anno prossimo. A Messina arriverà a febbraio».
Lei ha da poco concluso la sua esperienza di direzione artistica del Teatro Massimo: qualche rimpianto?
«No, anche se rimane il rammarico per alcuni progetti portati avanti che non avranno seguito nella prossima stagione. Alludo alla trilogia Mozart-Da Ponte che doveva concludersi con il "Così fan tutte"».
Giovanni La Barbera