Il grande successo dei romanzi di Andrea Camilleri, consacrati anche
dal successo delle fiction televisive, ha un seguito anche nel teatro lirico,
sempre alla ricerca di storie e di personaggi di grande impatto. Su impulso
di Rocco Mortelliti, autore del libretto e della regia, il compositore
palermitano Marco Betta, per sette anni direttore artistico del Teatro
Massimo, ha composto le musiche de "Il fantasma della cabina", primo titolo
di un ciclo tutto imperniato sugli otto romanzi de "Il commissario di bordo"
dello scrittore siciliano, che debutterà il 13 dicembre al Teatro
Donizetti di Bergamo con la regia di Rocco Mortelliti e la direzione d´orchestra
di Aldo Sisillo. Protagonista qui non è il celebre commissario Montalbano
ma il suo collaboratore, Cecè Collura che in crociera per riprendersi
dai postumi di una ferita d´arma da fuoco si trova subito alle prese
con una serie di intrighi da risolvere.
Betta, come è nato il rapporto con Camilleri?
«Nacque con la sua fiaba "Magaria" il mio rapporto con Andrea
Camilleri, ma anche quello di Camilleri con il teatro musicale. Da qui
con Rocco Mortelliti, regista del film "La strategia della maschera", è
nata l´idea di quest´opera. Il protagonista è il commissario
Cecè Collura che sarà interpretato da Vincenzo La Scola,
nei principali ruoli femminili ci sono, Katia Ricciarelli nei panni della
Signorina Meneghetti, l´attrice che vede il fantasma, e Luciana Serra,
nel ruolo della giornalista rompipalle Stefania Biroli. "Il fantasma della
cabina" nasce come "un´opera in baule", cioè un´opera
che sull´idea del "Giro di vite" di Britten, è concentrata
sull´idea del teatro puro dove la musica ha la funzione di entrare
nel teatro e di legarsi ad esso indissolubilmente. Vi è spazio alla
recitazione, ma con un escamotage ricavato dal cinema, che è quello
di utilizzare dei leitmotiven che vanno in sincrono con il testo e che
determinano i punti emozionali che caratterizzano lo sviluppo della trama
e dell´azione. Questo progetto è poi diventato il primo di
una piccola tetralogia, avendo condensato in quattro opere gli otto romanzi
del ciclo di Camilleri. La seconda opera è un dittico che comprende
i due racconti "Il finto cantante" e "Che fine ha fatto la piccola Irene"
per il quale vi sono contatti con l´Accademia Chigiana di Siena per
una possibile messa in scena nel luglio prossimo.
Qual è la struttura dell´opera?
«"Il fantasma" ha una struttura che richiama la tradizione con
l´uso di arie e pezzi chiusi. L´orchestra è quella da
camera, un gruppo d´archi e di fiati con l´aggiunta di una
tastiera elettronica che io uso essenzialmente come se fosse un basso continuo
del nostro tempo che allunga l´ombra degli archi e che si insinua
per rafforzare i suoni armonici e per creare una prospettiva tridimensionale
della musica. Vi è anche un piccolo ensemble corale che si aggiunge
alle voci dei protagonisti».
L´opera, dopo la prima di Bergamo, arriverà in Sicilia?
«A questa produzione si sono legati i teatri di Modena, Lecce,
Catania, Messina e Roma dove l´opera sarà messa in scena l´anno
prossimo. A Messina arriverà a febbraio».
Lei ha da poco concluso la sua esperienza di direzione artistica del
Teatro Massimo: qualche rimpianto?
«No, anche se rimane il rammarico per alcuni progetti portati
avanti che non avranno seguito nella prossima stagione. Alludo alla trilogia
Mozart-Da Ponte che doveva concludersi con il "Così fan tutte"».
Giovanni La Barbera