BERGAMO - «Montalbano, dove mi hai mandato? Come si fa a scendere
da questa nave?» esclama, nel bastimento da crociera Marco Polo,
il tenore Vincenzo La Scola nei panni del commissario di bordo Cecè
Collura, collaboratore del più famoso personaggio creato da Andrea
Camilleri. Non è una scena tv. Si svolge sul palcoscenico del Teatro
Donizetti di Bergamo, dove l’altra sera ha debuttato, con caldi applausi
ma anche qualche dissenso, «Il fantasma della cabina», opera
(od operetta?) in due atti, tratta da un racconto della serie «Il
commissario di bordo». Un giallo grottesco del celebre scrittore
siciliano, primo tassello d’una tetralogia: sfida affrontata dal regista
Rocco Mortelliti e dal compositore Marco Betta, e accettata con entusiasmo
e divertimento anche da Katia Ricciarelli, Luciana Serra, Paola Ghigo,
Fabio Previati, tutti muniti di microfono per i lunghi recitativi. E, con
voce registrata fuori campo, lo stesso Camilleri introduce e sigla la vicenda.
«E’ un’opera in un baule, agile e a basso costo, erede della
commedia dell’arte, con scene a vista, pochi elementi ed effetti cinematografici
-spiega il regista e librettista Mortelliti, coadiuvato per scene e costumi
da Italo Grassi-. Sono un allievo di Camilleri e spero di avvicinare i
giovani all’opera. Mi auguro anche che questo commissario, arguto e poetico,
contribuisca a togliere lo stereotipo del siciliano mafioso». Il
compositore Betta, anch’egli siciliano, sostiene di rifarsi «alla
tradizione musicale del '900, creando una sorta di grande sinfonia con
un organico ristretto, 22 elementi e una tastiera elettronica, e con variazioni
in ombra, arie e concertati e recitazione». «C’è l'omaggio
a Bellini, c’è la Sicilia, ci sono i madrigali di Monteverdi, arie
anni ’20 e trombe felliniane», racconta Betta che l’anno scorso a
Ravenna presentò un’opera per bambini, «La magaria»,
su testo di Camilleri.
«Sono siciliano, ammiro Camilleri e sono amico di Betta. Come
potevo non esser qui? - si chiede il tenore La Scola -. E ho scoperto il
piacere di fare l’attore recitando anche in dialetto, sparando pure qualche
parolaccia». A Katia Ricciarelli piace «questa musica melodica
e la figura un po’ patetica dell’attrice». «Mi diverto molto»,
assicura Luciana Serra. Repliche a Bergamo il 15, a Modena il 18 e poi
a Lucca, Messina, Roma, Lecce e Catania.
Laura Dubini ldubini@corriere.it