Non è che manchi Montalbano dagli scaffali natalizi, più
semplicemente presenta sue storie già note in altre forme: dalla
videocassetta al cd. Si fa strada invece il suo alter ego, l’altro commissario
meno felicemente (ma non meno sagace) inventato da Andrea Camilleri: Cecè
Collura. Le inchieste del commissario Collura (Libreria dell’Orso, 91 pagine,
7,20 euro) videro la luce la prima volta sulle pagine estive de «La
Stampa». Non scalzeranno mai Montalbano. Di grande interesse è
il volume dedicato all’altro filone seguito da Camilleri, quello teatrale.
Con L’ombrello di Noè (conversazioni a cura di Roberto Scarpa, Rizzoli,
pag. 325, 15 euro) si torna sui filoni cari: la scuola con Cecchi D’Amico,
l’esperienza pluridecennale, il rapporto complesso con Pirandello. Per
dire che il teatro rispetto alla vita è come l’ombrello con il quale
Noè voleva ripararsi quando usciva per vedere s’era finito il diluvio.
[...]
Claudio Baroni
Gazzetta
di Modena, 20.12.2002
Delude il lavoro proposto al Comunale
Nell'opera di Camilleri il vero «fantasma» sembra proprio
il libretto
MODENA. Da un racconto di Camilleri è l'opera che abbiam visto
l'altro ieri. Un libretto di versi sciocchini che fa rider i piccini, con
la musica di Marco Betta che rima fa con canzonetta.
Il lettore perdoni il delirio poetico ma era forte la tentazione di
stringere in pochi versi da strapazzo alcune riflessioni su "Il fantasma
nella cabina", che sarebbe un errore prendere troppo sul serio: questo
divertissement, accaparrato da ben sette teatri, non vuole paragoni con
l'opera, il musical nè l'operetta.
Si tratta più di una commedia con musiche di scena, parti cantate,
ariosi, canzoni per un giallo da barzelletta: il siculo Cecè Collura,
Vincenzo La Scola che si tocca i cabasisi, che fra un "minchia" e un "camurrìa"
canta e recita la lingua di Camilleri, si imbarca per la prima volta in
vita sua come commissario di bordo su una nave da crociera.
Gli ospiti sono un manipolo di figuri che sembrano in gita premio dopo
terapie psichiatriche, intrattenuti da un attore da baraccone e una cantante
da piano bar, asfissiati da una giornalista rosa e consolati da un comandante
perfettino e un trio di impressionabili assistenti di bordo.
Il giallo è una finzione, basta gettar discredito sulla compagnia
di navigazione e, a questo provvede, simulando una visione, un'attricetta
attempata ormai in pensione.
Sul libretto alla "Sor Pampurio arcicontento" scritto da Rocco Mortelliti
(anche nel ruolo dell'attore) si può sorridere per mezz'ora, conservare
il buon'umore per il primo atto e assistere nel secondo alla grossolanità
di interrompere l'interrogatorio chiarificatore fra Cecè e l'attrice,
per una tutt'altro che sollazzante scenetta sul ponte.
Un gioco dicevamo, una "babbiata" direbbe Camilleri, a cui si sono
prestati simpaticamente nomi popolari della lirica: la sempre bellissima
Katia Ricciarelli-visionaria a pagamento, Luciana Serra- giornalista, opinionista,
conformista e femminista, La Scola- Cecè, Fabio Previati-il Comandante.
Gradevole, melodiosa, da colonna sonora, la musica di Betta non li
impegna a un granché, così i cantanti preferiscono fare gli
attori come se i due ruoli fossero alternativi e non simultanei.
Problemi tecnici fanno gracchiare i microfoni e non li attutisce l'orchestra
del Donizetti di Bergamo, comunque diretta con solida professionalità
da Aldo Sisillo.
Ammirazione senza perplessità per l'allestimento di Italo Grassi
che risolve, in economia ingegnosa, gli innumerevoli cambi a vista e propone
con semplicità simboli che trasformano la scena nei molti luoghi
della nave.
Non gremito ma affollato, il Comunale ha accolto lo spettacolo con
applausi per tutti.
Claudia Paparella