Il Messaggero,
21.2.2002
E ora Camilleri si dà all’Opera
Va in scena un racconto dello scrittore con musica di Marco Betta
UNO spettro si aggira sui palcoscenici di mezza Italia, è non
è quello del comunismo, né quello dell’Opera. E’ uno spirito
quasi domestico, con l’inconfondibile accento siciliano di Andrea Camilleri
e la cadenza di un giovane musicista di razza come Marco Betta. Stiamo
parlando del Fantasma nella cabina opera lirica che debutterà a
dicembre al “Teatro della Novità" di Bergamo, frutto di una riduzione
dall’omonimo racconto di Camilleri, che il genero dello scrittore - il
regista Rocco Mortelliti - ha messo nero su bianco. Anche qui ci sarà
un commissario, non il fatidico Montalbano, ma il suo conterraneo Cecè
Collura, investigatore di bordo ingentilito da un approccio sofisticato
e intellettuale alle indagini più ordinarie. Ma quella in questione
è un’investigazione un po’ speciale: Collura, per curare i postumi
di una ferita da pallottola allo stomaco, si imbatte nello strano caso
di un fantasma avvistato, a suo dire, in cabina da una signora in vestaglia
di gran classe. Signora che alla fine si scoprirà un’attrice di
professione, ingaggiata per danneggiare l’immagine della compagnia di crociere.
Collura la smaschera, ma con fair play anziché arrestarla la fa
scendere al più vicino scalo.
In fin dei conti, il Fantasma può contare su un trio più
che collaudato. Betta ha già messo in musica un testo di Camilleri,
Nagaria per voce recitante e orchestra. Mortelliti ha addirittura girato
un film su un’idea camilleriana La strategia della Maschera. Lo stesso
scrittore di Porto Empedocle, prima di conquistare fama come papà
di Montalbano, ha vissuto e si è nutrito di teatro. Quindi, il suo
- in versione lirica - è un ritorno in patria. Ma anche una sfida.
Così almeno la vive Betta, direttore artistico del Teatro Massimo
e sperimentatore di testi musicali ispirati a testi letterari. La sfida
consiste nel comporre un’opera che «abbia un passo davvero camilleriano.
La sua è una scrittura di grande musicalità e capacità
di affabulazione - spiega il compositore -, spero che tutto questo traspaia
anche dalle mie note». Tutto sarà intriso di sicilianità,
dunque. «Perché - giura il compositore - non c’è opera
d’arte che non subisca influenza dall’ambiente, sia questo l’architettura
o il tono della luce». Mortelliti avrà il compito di trasportare
questi sapori sul palcoscenico. Ed ha scelto un’armamentario agile, senza
troppi orpelli scenografici. Il Fantasma, che dopo Bergamo andrà
in scena a Lucca, Messina e al Teatro dell’Opera di Roma, sarà una
sorta di “carro di Tespi", un’opera
da trasportare in valigia su e giù per lo Stivale. La partitura
è agli ultimi ritocchi: ma i ruoli sono già definiti, la
voce del commissario Collura avrà il timbro di un tenore e quello
della signora-attrice gli acuti del soprano Luciana Serra.
Resta l’attesa per capire se il dialetto letterario di Camilleri avrà
soddisfazione nei recitativi, senza accompagnamento musicale, dell’opera.
O, ancora meglio, nei duetti e nei “tutti" con cui è scandito il
lavoro. Per rendere questa complessità che punta però anche
a una chiara finalità di intrattenimento, Mortelliti ha pensato
ad un mix di attori e cantanti. Una formula da teatro totale che ricorda
i girovaghi della Commedia dell’Arte. Una scommessa ambiziosa per dimostrare
che anche la lirica può uscire dalla nicchia di genere da museo.
E ritentare il salto nella modernità.
Virman Cusenza