La Repubblica, ed. di Palermo, 24.3.2002
Parigi, la Sicilia superstar
Ressa al Salone per editori e scrittori dell'isola

PARIGI Quando un oggetto viene rubato è la prova lampante che piace. Al salone del libro di Parigi i libri siciliani vanno proprio a ruba: «Ieri dagli scaffali ne sono spariti una ventina - dice l'editore Salvatore Granata che con il collega Arnaldo Lombardi ha allestito lo stand Sicilia promosso dall'assessorato Beni culturali della Regione Ogni volta che giro gli occhi trovo un buco dove prima c'era un volume. Scherzi a parte il nostro padiglione è uno di quelli che attirano di più l'attenzione dei francesi». Sono 26 le case editrici isolane presenti e circa 360 i libri esposti, tutti sul tema del viaggio e dei beni monumentali. È la Sicilia delle strenne, dei libri d'arte, quella che fa capolino nei 70 metri quadrati marchiati Trinacria. Tra gli scaffali 26 carte antiche che fanno parte della preziosa collezione del palermitano parigino Antonio La Gumina. Spopolano gli autori siciliani in questa fiera labirinto nel centro congressi a Porte de Versailles: Dacia Maraini incanta parlando dell'infanzia in Giappone e della sua Bagheria; Vincenzo Consolo e Giuseppe Bonaviri tengono banco con la Sicilia metafora delle sofferenze nel mondo. Santo Piazzese si difende con i maestri del giallo. Stessa scena per ogni incontro con gli autori isolani: calca in sala, persone accovacciate per terra e giovani e anziani che allungano le orecchie nei corridoi.
È un intreccio di vicoli, delimitati dai libri, percorso da una fiumana inarrestabile, come Santa Rosalia e Sant'Agata. Gli scrittori divi sono assediati da orde di fan; abbiamo visto il «povero» Umberto Eco firmare copie del suo Baudolino, che qui è in testa alle classifiche di vendita, per tre ore circa; migliaia di persone per ore in fila per restare pochi secondi a tu per tu con il semiologo romanziere. «A Parigi le nostre star sono Eco, Tabucchi, Erri De Luca, Baricco e la Tamaro dice Guido Davico Bonino, direttore dell'Istituto italiano di cultura ma sta per arrivare il ciclone Camilleri. La Francia è pronta ad accoglierlo a braccia aperte». Parole che sono musica per Antonio Sellerio, corso al Salone per sostenere la sua scuderia: Camilleri, Tabucchi, Canfora, Lucarelli e Piazzese. Viste da qui le polemiche sull'abbandono di Sgarbi e compagni sono misera cosa. L'interesse, per fortuna, è incentrato sui libri. Solo Vincenzo Consolo ha rincarato la dose. «La reazione della delegazione italiana ha detto è stata abnorme ed esagerata rispetto all'entità della contestazione subita. I nostri rappresentati hanno dato dell'Italia l'immagine di un teatrino tragicomico; più tragico che comico».
L'assessore Fabio Granata al Salone ha tessuto la trama per la realizzazione della Casa Sicilia a Parigi. «Il prossimo 15 maggio dice l'editore Lombardi verrà firmato un protocollo per l'apertura della sede. Il centro verrà affidato a privati che metteranno a disposizione del governo isolano uno spazio per la promozione culturale e turistica». Qui la curiosità per la Sicilia è fortissima. E non è la Sicilia dei luoghi comuni iconografia mafiosa in testa quella che attira; ma l'isola del mito, la terra del sogno, il luogo dell'eterno viaggio. Una folla strabocchevole ha ascoltato ieri Consolo e Bonaviri che raccontavano la loro isola trasfigurata. Una terra che si sono portati dietro e dentro nel luogo scelto per vivere. Il primo a Milano, il secondo in Ciociaria. La terra che hanno continuato a manipolare per impastare le loro storie e le loro vite. Bonaviri rifiuta l'etichetta di scrittore intriso di regionalismo fantastico. «Parto da situazioni locali ha detto per rappresentare l'universalità della condizione umana. Il mio è un viaggio nel labirinto del dolore, il più inestricabile». L'autore del "Sorriso dell'ignoto marinaio" ha raccontato la sua doppia delusione: «Ho studiato a Milano, poi ho deciso che per raccontare la Sicilia dovevo ritornare a casa. Sono ripartito per il Nord quando mi sono reso conto che l'isola che io volevo raccontare era diventata altra cosa. Sono tornato a Milano per inseguire una centralità culturale che agognavo. Invece, mi sono ritrovato a vivere in una città devastata, prima dal terrorismo e poi da Craxi e Berlusconi». Il sogno e la fuga continuano.