La Repubblica, ed. di Palermo, 2.4.2002
Bentornato Enna giallista della prima ora
La Sicilia si conferma capitale del libro noir. Sellerio ripubblica "L'occhio lungo": protagonista è un commissario siciliano fratello maggiore di Montalbano e compagni

Una volta letto il manoscritto di "A ciascuno il suo", in qualità di editor einaudiano, Italo Calvino si convinse della «impossibilità del giallo nell'ambiente siciliano», come si legge nella lettera che inviò a Sciascia nel 1965. Da quella lettera, in cui Calvino tra l'altro scriveva che in Sicilia tutto è prevedibile come nel gioco degli scacchi, si può desumere quanto l'autore di Marcovaldo conoscesse poco la realtà isolana, nella quale inganni, intrighi, complotti e omicidi, ingredienti indispensabili per un ordito poliziesco, non sono mai mancati.
Ma c'è di più: sono così numerosi i polizieschi ambientati in Sicilia, che risulta agevole redigere una mappa geografica dettagliata del delitto letterario nell'isola. Uno dei primi a scegliere come scenario delle sue storie il contesto isolano è stato uno scrittore di Enna, Franco Cannarozzo, prolifico autore di gialli e romanzi di fantascienza, di cui la casa editrice Sellerio ripubblicherà tra breve uno dei suoi più bei libri, "L'occhio lungo", che ha per protagonista il commissario Sartori, un siciliano affetto da nostalgia cronica, costretto a contrastare il crimine organizzato tra Milano e la Svizzera. Autore di oltre cento romanzi, Cannarozzo, noto con lo pseudonimo di Enna (suggeritogli negli anni Cinquanta da Alberto Tedeschi, allora direttore della collana "I gialli Mondadori") già prima di Camilleri, Piazzese e Cacopardo, aveva scelto come teatro delle storie narrate la Sicilia, e nella fattispecie Palermo, dove è ambientato il romanzo "Donna onorata" (I gialli Longanesi, 1972), Mazara del Vallo, dove si muove la figura del maresciallo Lo Cascio, che indaga come un perfetto detective affiancato spesso dall'appuntato Morelli, come avviene in "Mamma Lupara" (I gialli Longanesi, 1972). E anche l'isola di Lampedusa è al centro di un intrigo ben congegnato, narrato da Enna nel romanzo "La grande paura". A Palermo si tornerà ad uccidere a indagare alcuni anni dopo con il romanzo di Silvana La Spina, "Morte a Palermo", che comincia con l'uccisione del professor Costanzo a Palazzo Chiaramonte, sul lato orientale di Piazza Marina, e successivamente con le storie di Santo Piazzese, creatore dell'investigatore per caso Lorenzo La Marca, che si muove in una città disseminata di pub, labirintica, ma riconoscibilissima anche nella toponomastica. Sempre a Palermo sono ambientate altre due storie: quella narrata da Domenico Conoscenti nel noir "La stanza dei lumini rossi" e quella recente di Gian Mauro Costa, autore di "Yesterday". Neppure a Messina, apparentemente «un posto di tutto riposo», si può stare tranquilli, dal momento che due omicidi, avvenuti tra Letojanni e Taormina, sconvolgono i ritmi quieti della vita quotidiana, nel romanzo di Domenico Cacopardo intitolato "Il caso Chillè". E in questa ipotetica geografia del delitto in Sicilia non può mancare l'immaginaria cittadina di Vigata, che poi tanto immaginaria non è: basti considerare la vicinanza con Montelusa, nome di pirandelliana memoria, di cui il drammaturgo si serviva per indicare Girgenti, per scoprire alla fine che Vigata non è altro che Porto Empedocle.
Un rapporto dunque intrinseco quello tra il giallo e la realtà siciliana, che però sembra andare al di là di un semplice problema di dislocazione geografica, come spiega Stefano Salis, critico letterario dell'inserto culturale del "Sole24ore": «Per i siciliani che scrivono gialli, non c'è soltanto la semplice questione di un'ambientazione credibile, ma soprattutto quella della definizione, attraverso quel tipo di letteratura, della propria identità. Tutto ciò è presente già in Sciascia, giallista improprio, ma si ripete con Camilleri, nei cui romanzi il commissario Salvo Montalbano è un personaggio nettamente diverso rispetto agli altri che lo circondano, nel senso che lui riesce a risolvere i casi a partire dal fatto che è siciliano. Nel caso di Camilleri dunque, i gialli si rivelano fortemente ambientali».
Ma si può dire la stessa cosa dei libri di Cacopardo o di Piazzese? «Per quanto riguarda il primo -continua Salis- a me pare che il commissario Agrò, il personaggio da lui creato col secondo romanzo, potrebbe benissimo indagare a Firenze o a Torino, senza per questo perdere di credibilità; mentre i romanzi di Piazzese, ottimo scrittore di gialli tra l'altro, sono ambientati in maniera ancora più marcata rispetto a quelli di Camilleri. Basti pensare che il suo primo poliziesco è intitolato "I delitti di via Medina-Sidonia", con un'allocazione geografica dunque chiaramente specificata». Quindi, per i narratori siciliani, anche nel caso del genere poliziesco si pone la necessità di affrontare il problema dell'identità legato a un contesto geografico particolare: «Anche i giallisti -conclude Salis- trasferiscono alla letteratura il senso della storia e dell'appartenenza. Una spia di quest'atteggiamento la si può scorgere nel fatto che i personaggi non siciliani di solito non capiscono nulla di ciò che accade nel corso delle indagini. Chi sta all'interno della realtà in cui la storia è ambientata, comprende meglio i fatti e il funzionamento di certi ingranaggi. Forse anche per questo Montalbano rifiuta la promozione, per paura di un possibile trasferimento».

GLI AUTORI
Andrea Camilleri
Lo scrittore di Porto Empedocle è il papà dei giallisti siciliani: il suo celebre commissario Montalbano si muove in un'immaginaria Vigata, provincia dell'altrettanto immaginaria Montelusa.
Santo Piazzese
Con "I delitti di via Medina Sidonia" ha descritto una Palermo invitante, tutta pub, ristoranti e vita notturna. Il primo delitto lo ambienta nella facoltà universitaria dove insegna il protagonista.
Gian Mauro Costa
Il suo romanzo "Yesterday" è ambientato in una Palermo che vede come baricentro Villa Sperlinga, visto come un luogo della memoria del protagonista, un professore universitario e cinefilo ex sessantottino.
Domenico Cacopardo
Nel suo libro "Il caso Chillè" ambienta due omicidi tra Taormina e Letojanni. Il suo protagonista è il commissario Agrò. Alla mappa del giallo va aggiunta Silvana La Spina, autrice di "Morte a Palermo".

Salvatore Ferlita