L'Unità, 14.1.2002
“Crisi gravissima, Ciampi intervenga con chiarezza”

“Nei miei 76 anni di vita non ricordo un'apertura di anno giudiziario come questa. Siamo di fronte ad un gravissimo problema della giustizia, e ad uno scontro istituzionale senza precedenti. Occorre che il presidente della Repubblica Ciampi intervenga in maniera chiara e univoca, senza restare nella genericità che finora ha caratterizzato le sue esternazioni sul tema della giustizia”. Lo scrittore Andrea Camilleri, inizia così a delineare la sua posizione sulla difficile e complessa fase storica che sta vivendo l'Italia. Il famoso scrittore italiano, le cui opere letterarie vengono tradotte in tutto il mondo, spiega che: “in questo delicato momento, non si può non occuparsi di politica, vi sono in gioco principi democratici che interessano la vita di tutti i cittadini italiani”. Al centro del dibattito vi è la protesta dei giudici, che ha 
caratterizzato l'apertura dell'anno giudiziario e Camilleri racconta come l'ha vissuta e percepita. “Ho visto una reazione unitaria dei magistrati italiani, che seppur con toni diversi, da quello gridato di Borrelli a quello più sommesso di altri, pone un problema fondamentale per il nostro paese, la questione giustizia. Ho ancora in mente quelle toghe rosse, poggiate sulle sedie lasciate vuote dai magistrati, e quelle toghe nere che abbandonano l'aula. Lo ripeto non ricordo un accadimento simile nei miei 76 anni di vita. E' un campanello d'allarme per l'Italia, che desta preoccupazione. Questo è il segno di una crisi profondissima, che non poteva non venire alla luce, malgrado la posizione di equidistanza tenuta da Ciampi. Il troppo silenzio o le genericità di quando viene presa la parola, non fa che accrescere la confusione. Mi torna in mente un articolo di Concetto Pettinato, scritto nel '44, dal titolo: “Se ci sei batti un colpo”.
La accuseranno di criticare il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Niente di più sbagliato. La mia ammirazione e la stima per il presidente Ciampi sono fuori discussione. Ne apprezzo lo stile, la sua storia antifascista, il suo equilibrio. Ma vi sono momenti, nei quali occorre fare chiarezza. Sulla questione giustizia ci vuole una dichiarazione chiarificatrice, che non lasci dubbi. Non importa se a favore di una o dell'altra parte, purché non si resti sul piano di una genericità astratta, teorica. In questo momento di confusione, bisogna che Ciampi usi parole ferme e nette, altrimenti ognuno si cuce addosso le parole del Presidente. Questo lo dico, proprio per la grande stima che ho di Ciampi, e mi spiace vedere che tutti si appropriano delle sue dichiarazioni, per portare acqua al proprio mulino.
Vi è un disagio in Italia che inizia ad emergere?
Vi è un disagio reale, profondissimo, che inizia a emergere nel paese. Non mi riferisco solo alla gente che spontaneamente manifesta per i giudici, ma anche alla importante manifestazione dei sindacati a Palermo. Dalla Sicilia, in maniera unitaria, hanno lanciato un forte messaggio al governo Berlusconi, non si governa contro milioni di cittadini.
Vede, si sta verificando quello che le dissi in una intervista di qualche tempo fa, lasciamolo governare e gli italiani si accorgeranno chi è veramente Berlusconi. Il disagio del paese cresce e crescerà, per le politiche economiche sbagliate, per il modo errato di affrontare le questioni, per l'enorme conflitto di interessi che grava su Berlusconi.
L'opposizione deve cogliere questi segnali, e lavorare su questo, oltre ad elaborare una seria e razionale alternativa di governo. Deve spiegare le cose alla gente, non limitarsi a dichiarazioni mediatiche o tramite le agenzie di stampa. Deve prendere contatto con le aree disagiate, con i quartieri periferici, insomma tornare a fare politica su tutto il territorio nazionale.
Veniamo al nodo delle questioni, alla vicenda che sta creando polemiche e scontri istituzionali, il processo Sme. Qual'è il suo giudizio?
Se non si trattasse dello Sme, il problema si porrebbe per un altro processo. Il conflitto di interesse che grava su Berlusconi, è talmente grande, che permea ogni aspetto della vita pubblica.
Cosa intende per conflitto di interesse?
Intendo qualcosa di complesso, che permea ogni aspetto dell'economia italiana. Berlusconi ha interessi in tutti o quasi, i settori economici. E guardi che non mi riferisco tanto alle televisioni, quello di puntare su questo aspetto è un chiaro errore di prospettiva. La questione delle televisioni, non serve neanche alla propaganda politica. Lo si è visto dai risultati elettorali.
Potrebbe chiarire meglio?
Vede per far capire meglio questo passaggio, partirò dal presupposto di Luttwak. Analista internazionale, di destra.
Ebbene egli ha sostenuto, che in Italia vi è un conflitto di interessi di Berlusconi che danneggia il nostro paese. Questo conflitto è una palla al piede per lo sviluppo economico della nostra nazione, perché suscita preoccupazione a livello internazionale. E gli imprenditori esteri, non vengono ad investire in Italia, perché ne ricavano una immagine di un paese che normale non è. Vede l'opposizione, queste cose, dovrebbe spiegarle alla gente, a quella che va al supermercato, a chi va a comprarsi i broccoli. Se non si convince il popolo dell'anomalia Berlusconi, i dibattiti di alto livello servono a ben poco.
Torniamo allo Sme.
Fatta questa premessa, le dirò che a Milano la magistratura sta istituendo un processo regolare; ma vi è la difesa di deputati eccellenti, Berlusconi e Previti, dei quali uno è Presidente del Consiglio e l'altro Senatore della Repubblica, che travalica ogni limite. La difesa investe tutto il sistema giudiziario, grida sempre allo scandalo, si muove come se volesse impedire il processo. Il vero scandalo è che un ministro della Repubblica, il leghista Castelli, interferisca con il processo. Vorrei anche ricordare che non si tratta di un processo politico, perché lo Sme riguarda fatti antecedenti alla discesa in politica di Berlusconi e Previti.
Quale metafora adopererebbe per descrivere i rapporti tra Berlusconi e Previti?
Nella statuaria greca vi è una coppia di guerrieri che sono in posizione di combattimento, e sono raffigurati spalla a spalla, i loro dorsi si toccano, in modo che uno può guardare avanti, l'altro dietro. Fuor di metafora, per correttezza storica, insisto, il loro legame è precedente alla fase politica.
L'ex presidente della Repubblica Cossiga ha detto al Corriere della Sera, che se “Berlusconi viene condannato deve dimettersi”. Cosa ne pensa?
E' uno stile estremistico, fa parte delle esternazioni di Cossiga, che sono incerte ed oscillatorie. In realtà con queste posizioni Cossiga attizza lo scontro istituzionale, cerca di far passare il messaggio, che quello in corso a Milano non è un processo giudiziario, ma politico. Se Cossiga fa queste dichiarazioni, è solo per aiutare Berlusconi, delegittimando il processo, facendolo apparire politico e non giudiziario quale veramente è. Ricordo che a Milano, il processo Sme, è fondato sull'accusa di corruzione ai magistrati, non su accuse politiche. Accuse giudiziarie che se provate sarebbero di una gravità inaudita. Vede, non voglio entrare nel merito delle vicende, mi limito con moderazione a ricostruire la cornice dei fatti, e da libero cittadino mi sono fatto una mia opinione. Però i fatti, obiettivamente mostrano che a Milano il processo è regolare e non persecutorio.
Fra le tante spine del governo Berlusconi, dopo le dimissioni di Ruggiero vi è il caso della politica estera. Qual'è la sua opinione?
Guardi la sostituzione di un ministro, seppur bravo e di grande credibilità non è un fatto clamoroso, è avvenuto anche altrove. La cosa che mi fa pensare è: se nulla è mutato, se Berlusconi continua a ribadire che l'adesione all'Europa non è in discussione, perché allora Ruggiero si è dimesso o è stato dimissionato? Sono queste cose che ci fanno perdere di credibilità a livello internazionale. E' ancora più grave, invece, la vicenda dell'interim. Se uno prende l'interim, si presume il presidente del Consiglio ancora prima di mettere piede alla Farnesina, ha parlato di una riforma del ministero. Per le riforme ci vuole molto tempo o no?
L'avvocato Giovanni Agnelli, dopo le dimissioni di Ruggiero, ha parlato della Repubblica dei fichi d'India. Qual'è a suo avviso, il significato di questa metafora?
Guardi, sicuramente non è antimeridionalista o antisiciliana, come qualcuno ha voluto far credere. Dopo l'elogio sui fichi d'india fatto da Sofri su “La Repubblica”, ne ho scoperto l'importanza storica. Insomma ne ho mangiati tanti e non sapevo che avessero tanta storia. Allora è meglio tornare alla battuta sulla Repubblica delle banane. Sempre sulla vicenda della politica estera mi è piaciuta la definizione di Furio Colombo sulla presenza nel governo Berlusconi di teppisti anti-Europa. Anche se questi, in realtà, non meritano nemmeno di essere definiti.
Intervista di Salvo Fallica