Giornale di Sicilia, 8.3.2002
Maestro Camilleri a lezione per l'Arma: nel prossimo libro ci sarà
un carabiniere
L'incontro a Palazzo dei Normanni.
PALERMO. Meglio di un libro, 250 pagine di camillerismo puro tutto in
un'ora, da una parte l'autore di vendutissime storie che hanno esaltato
e qualche volta anche ammazzato di bonomia l'immagine del poliziotto tipo
e poco hanno guardato al mondo dei carabinieri, e dall'altra i militari
dell'Arma con il loro capo siciliano, il generale Carlo Gualdi.
Quasi una scenata di gelosia, i carabinieri chiedono di essere protagonisti
di Camilleri come i poliziotti. L'autore sfila davanti ai microfoni, dice
che il centrosinistra siciliano è stato sconfitto perchè
si è affidato "a personaggi carismatici", dice no ai girotondi ("non
ho la forza fisica"), ha "disinteresse" per le uova di Sanremo di Ferrara
contro Benigni, concede l'onore delle armi a Berlusconi ("non ha solo carisma")
e fa l'applauso al centrosinistra che finalmente "esce dal silenzio".
Poi gli annunci. Mai Camilleri scriverà un libro senza sfondo
siciliano, mentre per i carabinieri è pronta la riparazione: "Ho
in programma di affiancare un maresciallo dei carabinieri a Montalbano,
il mio commissario di polizia".
Pieno di carabinieri il più emblematico dei palazzi siciliani,
sala gialla dell'Ars. A lezione da Camilleri, un ciclo di incontri organizzato
dal Comando regionale per migliorare l'immagine dell'Arma. "Il mio protagonista
è un poliziotto, ma anche i carabinieri mi sono simpatici, solo
che dal punto di vista letterario non si prestano altrettanto bene allo
sviluppo narrativo: sono militari e come tali sono tenuti a seguire regole
di comportamento più rigide dei poliziotti".
Andrea Camilleri, il suo eroe è poliziotto ma dica qualcosa
per i carabinieri.
"I carabinieri hanno una grande tradizione, tutta la storia dell'Arma
in Sicilia è di dedizione e sacrificio, dalla famosa caserma di
Bellolampo, dove si sparò e dove i carabinieri, in quanto rappresentavano
la continuità dello Stato, pagarono un tributo anche alla stupidità
della secessione".
Scrittore celebre, ma pure lei ha i suoi intellettuali detrattori...
"Ma non è mai dileggio del mio lavoro. Vengo da vent'anni di
teatro, dove il giorno dopo ti stroncano, sono abituato. Diciamo che è
un risvolto quasi obbligatorio del successo".
Ma perchè in Sicilia, a Palermo, a Catania, il centrosinistra
è stato azzerato, sono spariti i vertici e pure quasi tutte le squadre?
"Quando ci si affida totalmente a personaggi carismatici, penso a Leoluca
Orlando, a Enzo Bianco, e poi si scopre la verità, e cioè
che avevano addosso il mantello ma non il vestito, ecco, quello è
un errore che porta alla catastrofe".
Allora c'è speranza contro Berlusconi?
"Non è la stessa cosa, Berlusconi non ha solo carisma. Ha avuto
legalmente la maggioranza dei voti, la sinistra si deve convincere che
ha sbagliato, deve prendere atto che ha fatto degli errori, me compreso:
è in una situazione perdente che solo da poco registra un polso
in fase di miglioramento".
Uno come il suo Catarella, uno di quei poliziotti che trovi in ogni
commissariato, destinati a servizi semplici nella convinzione che lì
possano fare meno danno, lo metterebbe fra i carabinieri che escono sempre
male dalle barzellette?
"L'ordine e la sicurezza pubblici in Italia sono in buone mani, non
sono affidati ai carabinieri delle barzellette. Un Catarella carabiniere
o poliziotto fa lo stesso, è funzionale al racconto, stessa cosa
per un buon investigatore".
Viene voglia di chiamarla professore anche se lei non ha mai sostenuto
l'esame di maturità.
"Nel 1943 ad Agrigento sbarcavano gli alleati, a giugno eravamo sotto
le mitragliate, bisognava gettarsi a terra, sporcarsi di polvere, sangue
e paura, il preside del liceo classico decise che per noi bastava il solo
scrutinio di fine anno".
Quanto a titoli, lei sarebbe il più analfabeta degli scrittori
di successo?
"E' vero, lo scriva".
Delia Parrinello