Soprattutto / Il Secolo XIX, 28.6.2002
Ci salva l'ironia
Campione di incassi e scrittore di qualità: Camilleri, il padre del commissario Montalbano, ha un rapporto complesso con la propria terra

Un siciliano critico. Si definisce così Andrea Camilleri, nato a Porto Empedocle, Agrigento, nel 1925 e dal 1949 residente a Roma.
Perché critico?
"Perché i siciliani hanno tradizionalmente una smodata considerazione di se stessi, un orgoglio eccessivo", dice lo scrittore, "e questo è un tratto caratteriale da cui la Sicilia deve liberarsi, perché è all'origine di molti errori: costringe l'individuo a chiudersi, a essere diffidente, a evitare il confronto con gli altri".
Che cosa, invece apprezza della Sicilia?
"Il forte senso di lealtà e di amicizia, il rispetto della parola data (che poi è una forma di rispetto verso gli altri). E soprattutto il senso dell'ironia".
Che cos'è l'ironia per un siciliano?
"Una forma di saggezza, un mezzo per aggirare il nostro orgoglio. Da una parte, ci permette di camuffarci, di nasconderci allo sguardo altrui, di soddisfare il nostro bisogno di riservatezza; dall'altro è un modo per parlare dei nostri difetti e di accettarli".
Che cosa rappresenta per lei il dialetto?
"La lingua materna. Il dialetto mi dà la sicurezza di poter esprimere ogni emozione in tutte le sfumature possibili".
Ma le radici quanto sono importanti per uno scrittore siciliano?
"Moltissimo. La Sicilia è un tale magma di culture e di lingue che uno scrittore deve per forza fare i conti con le sue origini, se vuole capire se stesso. Ma bisogna fare attenzione. Le radici danno la certezza di essere ancorati al suolo, attraverso di esse entra nell'organismo la linfa vitale che rende i rami robusti, e questo è un bene. Però, come diceva Sciascia, le radici mantengono l'individuo immobile, e per questo possono essere dannose".
Giuseppe Gallo