«Il “giallo” promosso a letteratura da quel genere di puro intrattenimento
che era una volta. Di certo, non una commercializzazione della collana».
Pacato e sintetico come sempre, Andrea Camilleri definisce così
il suo ingresso nella prestigiosa collana «I Meridiani» della
Mondadori, anticipando – e rispondendo – ad eventuali polemiche di quella
parte di intellighenzia che potrebbe storcere il naso davanti all'iniziativa.
«È un'operazione di segno diverso – spiega l'autore siciliano
– da quello che si può pensare a prima vista. D'altra parte non
basterebbe il mio solo volume per applicare questa etichetta – prosegue
– Poi i saloni della critica e della recenzionistica italiana su di me
si sono già ampiamente espressi e non tutti sono francamente così
negativi nei miei riguardi».
– Bando alle polemiche, pensa che questo volume rappresenti finalmente
la consacrazione del “giallo”? «Una collana come I Meridiani si apre
con questo mio libro al romanzo giallo; però devo ricordare che
sono stati pubblicati in passato scrittori come Graham Green che hanno
una struttura certe volte giallo-spionistica. La concezione del romanzo
“giallo” in Italia – specifica il “padre” di Montalbano – non cambia oggi
e non cambia per questo. È già cambiata, da quel livello
di paraletteratura che era, molto tempo fa; basta ricordare anni fa l'iniziativa
della Treccani che dedicò a questo genere un intero capitolo come
fenomeno sociologico».
– Il “giallo” lettura popolare ma non populistica? «In Italia
sta accadendo quello che da tempo è accaduto in altri paesi: riuscire
a capire di più, ad esempio della multietnicità di Marsiglia,
dai romanzi polizieschi di Jean-Claude Izzo che non attraverso uno studio
magari più approfondito in alcuni settori ma riservato ad una cerchia
di letterati specializzati».
– In questo senso cosa può insegnare, indicare o descrivere
Montalbano? «I romanzi ed i racconti raccolti e pubblicati nel volume,
che io ho scelto, non soltanto disegnano in modo tangibile l'evoluzione
di un personaggio quanto credo che scandiscano le tappe dell'evoluzione,
o involuzione, di una certa società italiana».
– Saranno due i Meridiani alla sua opera, è soddisfatto della
scelta di pubblicare prima «Storie di Montalbano» e due anni
dopo «Romanzi storici e civili» che raccoglie l'altro versante
della sua produzione? «Ecco, qui si può concedere alla Mondadori
non una operazione di commercializzazione ma la scelta di partire con il
mio personaggio più noto. Montalbano – tiene a sottolineare Camilleri
– significa premere il tasto di una nota che gli italiani apprezzano molto:
i picchi di vendita dei miei libri sono i romanzi ed i racconti del commissario
Montalbano».
– Sente di essere entrato nel Tempio della Letteratura? «La prima
copia di questo libro, appena finito di rilegare, mi è stata data
mentre mi veniva consegnata una Laurea Honoris Causa all'Università
Iulm di Milano, pochi giorni fa. Ecco, questo libro è per me la
seconda laurea, che giungeva contemporaneamente alla prima». Intanto,
lunedì torna su Raiuno alle 20.55 «Il commissario Montalbano»
nella versione televisiva diretta da Alberto Sironi e interpretata Luca
Zingaretti. Il primo dei quattro episodi, intitolato «Il senso del
tatto», è tratto dal racconto «Amore e fratellanza»
compreso nella raccolta «Gli arancini di Montalbano». La serie
tv sarà presentata in anteprima questa sera alle 21 a Siracusa al
cine-teatro Vasquez. In sala assieme a Luca Zingaretti ed al resto del
cast anche l'assessore regionale ai beni culturali Fabio Granata che ha
promosso la manifestazione.
Marco Neri