TG3 - Primo Piano, 26.11.2002
Intervista ad Andrea Camilleri sulla vicenda dello stabilimento Fiat di Termini Imerese

Sulla sigla di testa Camilleri legge un brano della sua lettera agli operai della Fiat di Termini Imerese: "Cari amici operai di Termini, certe volte anche a uno come me, che campa scrivendo parole, vengono a mancare le parole da scrivere. Perchè ci sono casi, come il vostro, nei quali uno sente che le parole sono inadeguate a esprimere tutto quello che si vorrebbe dire".
Maurizio Mannoni (in studio): "Un grande scrittore, un grande siciliano, Andrea Camilleri, così si è rivolto, con una lettera, agli operai di Termini Imerese. Lo sentiremo ancora, più avanti.
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Abbiamo sentito, in apertura, Camilleri leggere un brano della lettera, molto significativa, che ha scritto ai lavoratori di Termini Imerese. Sentiamolo ancora, il grande scrittore siciliano che dà un suo giudizio rispondendo alle nostre domande su questa vicenda".
Francesco Taglialavoro: E' possibile che uno scrittore possa incidere su questioni economiche e politiche?
Andrea Camilleri: Incidere, propriamente, no. Ma avere un minimo minimo di peso, forse sì. Non credo che si sia una volontà di mettere KO l'economia siciliana. Credo che ci sia una certa sottovalutazione degli effetti che questo può produrre.
FT: Gli operai della Fiat stanno per vivere una parabola che li porta dalla terra alla fabbrica e poi di nuovo alla terra.
AC: No, direi che non li porta di nuovo alla terra. Direi che li mette definitivamente a terra. Perchè, non diciamo le cose che dicono alcuni, che gli operai possono andare a fare gli infermieri o i tassisti. Gli operai non possono neanche andare a fare i contadini.