Il Venerdì di Repubblica, 21.6.2002
Berlusconi mi consenta ma il governo la faccio io
Che Andrea Camilleri fosse lo scrittore italiano più venduto, si sapeva. Che dichiarasse la sua fede di sinistra, pure. Ma che si spingesse a disegnare un gabinetto ombra, questo sì che è un giallo degno di Montalbano

ROMA. E’ successo l'altra notte. Silvio Berlusconi non ha voluto far sconti a se stesso e ha deciso, dopo la magra figura rimediata alle amministrative, dì dare un segnale ai suoi. Conseguente alla scelta di una presenza in campagna elettorale limitata a piccole e marginali apparizioni, si è dimesso privatamente per un minuto dall'incarico di presidente del Consiglio. L'interim, questo benedetto interim, è stato affidato ad Andrea Camilleri, un siciliano di Vigàta - paese del sud più vicino all'Africa che a Roma - per di più comunista. La clamorosa indicazione del Quirinale non appare giustificata da alcunché. Di lui si sa che è uno scrittore, che in vita sua ha bevuto molti litri di wiskhy, che fuma come un ossesso, e ha una faccia che pare la sintesi fisiognomica di una filosofia godereccia. Il Parlamento è in subbuglio, fioccano le proteste. A casa Camilleri si lavora alacremente per comporre un governo transitorio di salvezza nazionale. Il premier incaricato sta stilando una prima lista.
«Io chiamo subito Prodi».
Camilleri, Ciampi l'ha pregata di badare all'unità nazionale. Non si sbilanci...
«Da quando abbiamo perso le ideologie, abbiamo perso la chiarezza. Prima c'erano i bianchi e ì rossi. Io ero rosso, tu eri bianco. Vero: il bianco muoveva le pedine e dava sempre scacco matto al re rosso. Ma noi per anni siamo stati alla ricerca di un campione che rovesciasse la partita. Una ricerca che ci galvanizzava».
Ora vanno colori pastello: rosé, grigio.
«Adesso è tutto un grigio. Io sono grigio, tu sei grigio. Secondo me questo inquinamento cromatico è il principale responsabile dell'astensionismo. E’ come abbonarsi a quei motori di ricerca di Internet: sono tanti eppure tutti uguali. Viva il tempo in cui Mussolini poté chiedere a Gentile: me la scrivi la voce fascismo per la Treccani?».
Oggi come si fa a scrivere la voce «destra» per l'enciclopedia?
«Trovi che si presenta qualcuno a suggerirti come padre nobile un liberale come Einaudi. Ma Einaudi che c'accucchia?».
Qualche altro invoca finanche Gobetti.
«Pensa un po' che minestrone ... ».
Succede anche per la sinistra.
«Mister Arlecchino. Leggo: la sinistra di Blair, figlio della Tatcher. Boh!».
Ma il grigio è meno rischioso.
«Ah, oggi io sono per il grigio».
Dunque, chi chiamiamo?
«Prodi, appunto. Prodi sarà il mio vice e avrà i rapporti con l'Europa».
Prodi. Poi?
«Scelgo Cofferati per il ministero del welfaaare. come si usa dire. Però ministero del travaglio mi sembra più corretto».
Equilibrio, Camilleri.
«Non mi toccate Gianni Letta: educato, invisibile. Un vero signore».
Apprezzabile la sterzata.
«Mi piace anche Gifuni, il segretario dei Quirinale. Mi piace come mette gli occhiali: un'asta sull'orecchio destro e l'altra sul mento. Vorrei saperlo fare anch'io».
All'Economia?
«Visco non mi dispiace».
Viscooo?
«Sì, Tremonti lo declasso a mio consulente fiscale. E’ un grande commercialista, saprà farmi pagare meno tasse, troverà un qualche escamotage off-shore».
Camilleri, meno male che è comunista. Appena vede un euro le luccicano gli occhi.
«Gli artisti non parlano di soldi. Ma io non sono un artista».
Scrive come un forsennato: non ne possiamo più di Montalbano, Catarè, Augello, della pasta con le sarde e dei gamberetti olio e limone.
«Io sono stato povero e ho conosciuto il successo in tarda età. Tutto è arrivato tardi nella mia vita, e questa è una fortuna: mi sento come di aver vinto alla Sisal. Il successo fa venire in prima linea l'imbecillità. Se avessi ottenuto da giovane quel che oggi ho, non so come sarebbe finita. Non conosco il mio livello di imbecillità».
Scrive per tre editori.
«Annunciai a Elvira Sellerio: ti devo mettere le coma. Lei capì: però non scappare con l'amante. Non sono scappato: scrivo per Sellerio, Rizzoli e Mondadori».
Berlusconi la paga.
«Berlusconi ha fatto un buon affare con me: l'85 per cento di quel che si ricava con i miei scritti è suo. Il 15 è mio».
Quanto ha venduto?
«Boh, sei milioni, sette milioni di libri? Non so fare i calcoli. Adesso mi incuriosirebbe conoscere, che so, un lettore giapponese di Montalbano. Vorrei vederlo negli occhi e sapere cosa ha capito, che senso ha per lui tambasiari casa casa».
Tambasiari
«Alzarsi al mattino e senza neanche lavarsi oziare incontenibilmente. Fissare un quadro, spostarlo di un centimetro. Trovare una lettera ancora chiusa, aprirla ma non leggerla. Tambasiari, che piacere».
Il giapponese verrà. E troverà un uomo sazio e ricco...
«Ho comprato una casa a ciascuna delle mie tre figlie; ho ricomprato quella siciliana e qualcosa ancora rimane. I soldi mi hanno tolto l'ansia di offrire una sicurezza alla mia famiglia, questo mi basta».
Un gran comunista.
«Per me è passato il gioco della rivoluzione. M'avete fatto scoprire la democrazia?».
Lei è stato anche un gran fascista.
«Esattamente. Tra i 10 e i 15 anni: feci anche domanda da volontario in Africa».
Continuiamo con la lista dei ministri. Di Berlusconí che ne facciamo?
«Si goda i suoi soldi. A me fa piacere che ce li abbia, mi preoccupa soltanto l'impiego che ne fa. La forza economica, la supremazia mediatica crea il conflitto di interessi. Questo è il problema».
Il risultato del ballottaggio la rincuora?
«E’ stata una giornata felice perché temevo più di tutto l'indifferenza, l'assuefazione. Invece non c'è il sonno, non c'è il coma. Ricordo quando Segni, il presidente della Repubblica, era malato. Dal Quirinale emanavano il bollettino medico: il sensorio è vigile. Ecco, è dimostrato che il sensorio degli italiani è ancora vigile».
Un consiglio a Berlusconi per vivere bene la vecchiaia.
«Usi tutti i soldi a champagne e ballerine».
E a Lunardi, il ministro per le Infrastrutture, quello che ha detto che con la mafia bisogna convivere, cosa facciamo fare? Nella Paura di Montalbano vi è un rìferirnento a lui...
«Lo vedrei bene operaio della Rocksoil, la sua società. A scavare con il martello pneumatico i trafori stradali».
Dice che con la mafia bisogna convivere.
«La mafia. Io ho assistito a una strage mafiosa, per un pelo sono salvo. E mi sono salvato perché sono rimasto al bancone dei bar della sparatoria invece di avvicinarmi a colui che mi aveva invitato al tavolo e venne crivellato di colpi. Era un capo mafioso e io non lo sapevo! La borghesia col suo silenzio è stata complice: ha fatto sempre finta di non sapere».
Sciascia denunciò «i professionisti dell'antimafia».
«Ero amico di Sciascia. E’ stato lui a presentarmi a Sellerio. Leonardo amava il rigore per la ragione senza preoccuparsi delle conseguenze. Faceva un uso sacerdotale della ragione. E quella è una frase infelice. Noi dobbiamo tutto al professionisti dell'antimafia che sono come quei contadini in tempo di alluvioni: pateticamente approntano dei sacchetti di sabbia per non far tracimare il fiume».
Non ha condiviso.
«Non ho condiviso e mi ritengo onorato dell'amicizia con il procuratore Caselli. Frase infelice, ripeto. Come quella "né con il terrorismo né con la Stato". Ci sarà pure un modo, dico io, di combattere lo Stato senza far uso del terrorismo».
Camilleri, completiamo l'esecutivo. Bisogna fare in fretta perché Berlusconi è in attesa di restituirsi al popolo.
«Giusto, gli italiani hanno scelto liberamente Berlusconi ed è quasi bello dare ragione a Montanelli: bisogna farlo lavorare, vederlo all'opera. La malattia si debella col vaccino».
La formazione ministeriale è quasi al completo. Ha un'idea per D'Alema?
«Lui non è un meraviglioso skipper?»
Antonello Caporale