ROMA. E’ successo l'altra notte. Silvio Berlusconi non ha voluto far
sconti a se stesso e ha deciso, dopo la magra figura rimediata alle amministrative,
dì dare un segnale ai suoi. Conseguente alla scelta di una presenza
in campagna elettorale limitata a piccole e marginali apparizioni, si è
dimesso privatamente per un minuto dall'incarico di presidente del Consiglio.
L'interim, questo benedetto interim, è stato affidato ad Andrea
Camilleri, un siciliano di Vigàta - paese del sud più vicino
all'Africa che a Roma - per di più comunista. La clamorosa indicazione
del Quirinale non appare giustificata da alcunché. Di lui si sa
che è uno scrittore, che in vita sua ha bevuto molti litri di wiskhy,
che fuma come un ossesso, e ha una faccia che pare la sintesi fisiognomica
di una filosofia godereccia. Il Parlamento è in subbuglio, fioccano
le proteste. A casa Camilleri si lavora alacremente per comporre un governo
transitorio di salvezza nazionale. Il premier incaricato sta stilando una
prima lista.
«Io chiamo subito Prodi».
Camilleri, Ciampi l'ha pregata di badare all'unità nazionale.
Non si sbilanci...
«Da quando abbiamo perso le ideologie, abbiamo perso la chiarezza.
Prima c'erano i bianchi e ì rossi. Io ero rosso, tu eri bianco.
Vero: il bianco muoveva le pedine e dava sempre scacco matto al re rosso.
Ma noi per anni siamo stati alla ricerca di un campione che rovesciasse
la partita. Una ricerca che ci galvanizzava».
Ora vanno colori pastello: rosé, grigio.
«Adesso è tutto un grigio. Io sono grigio, tu sei grigio.
Secondo me questo inquinamento cromatico è il principale responsabile
dell'astensionismo. E’ come abbonarsi a quei motori di ricerca di Internet:
sono tanti eppure tutti uguali. Viva il tempo in cui Mussolini poté
chiedere a Gentile: me la scrivi la voce fascismo per la Treccani?».
Oggi come si fa a scrivere la voce «destra» per l'enciclopedia?
«Trovi che si presenta qualcuno a suggerirti come padre nobile
un liberale come Einaudi. Ma Einaudi che c'accucchia?».
Qualche altro invoca finanche Gobetti.
«Pensa un po' che minestrone ... ».
Succede anche per la sinistra.
«Mister Arlecchino. Leggo: la sinistra di Blair, figlio della
Tatcher. Boh!».
Ma il grigio è meno rischioso.
«Ah, oggi io sono per il grigio».
Dunque, chi chiamiamo?
«Prodi, appunto. Prodi sarà il mio vice e avrà
i rapporti con l'Europa».
Prodi. Poi?
«Scelgo Cofferati per il ministero del welfaaare. come si usa
dire. Però ministero del travaglio mi sembra più corretto».
Equilibrio, Camilleri.
«Non mi toccate Gianni Letta: educato, invisibile. Un vero signore».
Apprezzabile la sterzata.
«Mi piace anche Gifuni, il segretario dei Quirinale. Mi piace
come mette gli occhiali: un'asta sull'orecchio destro e l'altra sul mento.
Vorrei saperlo fare anch'io».
All'Economia?
«Visco non mi dispiace».
Viscooo?
«Sì, Tremonti lo declasso a mio consulente fiscale. E’
un grande commercialista, saprà farmi pagare meno tasse, troverà
un qualche escamotage off-shore».
Camilleri, meno male che è comunista. Appena vede un euro le
luccicano gli occhi.
«Gli artisti non parlano di soldi. Ma io non sono un artista».
Scrive come un forsennato: non ne possiamo più di Montalbano,
Catarè, Augello, della pasta con le sarde e dei gamberetti olio
e limone.
«Io sono stato povero e ho conosciuto il successo in tarda età.
Tutto è arrivato tardi nella mia vita, e questa è una fortuna:
mi sento come di aver vinto alla Sisal. Il successo fa venire in prima
linea l'imbecillità. Se avessi ottenuto da giovane quel che oggi
ho, non so come sarebbe finita. Non conosco il mio livello di imbecillità».
Scrive per tre editori.
«Annunciai a Elvira Sellerio: ti devo mettere le coma. Lei capì:
però non scappare con l'amante. Non sono scappato: scrivo per Sellerio,
Rizzoli e Mondadori».
Berlusconi la paga.
«Berlusconi ha fatto un buon affare con me: l'85 per cento di
quel che si ricava con i miei scritti è suo. Il 15 è mio».
Quanto ha venduto?
«Boh, sei milioni, sette milioni di libri? Non so fare i calcoli.
Adesso mi incuriosirebbe conoscere, che so, un lettore giapponese di Montalbano.
Vorrei vederlo negli occhi e sapere cosa ha capito, che senso ha per lui
tambasiari casa casa».
Tambasiari
«Alzarsi al mattino e senza neanche lavarsi oziare incontenibilmente.
Fissare un quadro, spostarlo di un centimetro. Trovare una lettera ancora
chiusa, aprirla ma non leggerla. Tambasiari, che piacere».
Il giapponese verrà. E troverà un uomo sazio e ricco...
«Ho comprato una casa a ciascuna delle mie tre figlie; ho ricomprato
quella siciliana e qualcosa ancora rimane. I soldi mi hanno tolto l'ansia
di offrire una sicurezza alla mia famiglia, questo mi basta».
Un gran comunista.
«Per me è passato il gioco della rivoluzione. M'avete
fatto scoprire la democrazia?».
Lei è stato anche un gran fascista.
«Esattamente. Tra i 10 e i 15 anni: feci anche domanda da volontario
in Africa».
Continuiamo con la lista dei ministri. Di Berlusconí che ne
facciamo?
«Si goda i suoi soldi. A me fa piacere che ce li abbia, mi preoccupa
soltanto l'impiego che ne fa. La forza economica, la supremazia mediatica
crea il conflitto di interessi. Questo è il problema».
Il risultato del ballottaggio la rincuora?
«E’ stata una giornata felice perché temevo più
di tutto l'indifferenza, l'assuefazione. Invece non c'è il sonno,
non c'è il coma. Ricordo quando Segni, il presidente della Repubblica,
era malato. Dal Quirinale emanavano il bollettino medico: il sensorio è
vigile. Ecco, è dimostrato che il sensorio degli italiani è
ancora vigile».
Un consiglio a Berlusconi per vivere bene la vecchiaia.
«Usi tutti i soldi a champagne e ballerine».
E a Lunardi, il ministro per le Infrastrutture, quello che ha detto
che con la mafia bisogna convivere, cosa facciamo fare? Nella Paura di
Montalbano vi è un rìferirnento a lui...
«Lo vedrei bene operaio della Rocksoil, la sua società.
A scavare con il martello pneumatico i trafori stradali».
Dice che con la mafia bisogna convivere.
«La mafia. Io ho assistito a una strage mafiosa, per un pelo
sono salvo. E mi sono salvato perché sono rimasto al bancone dei
bar della sparatoria invece di avvicinarmi a colui che mi aveva invitato
al tavolo e venne crivellato di colpi. Era un capo mafioso e io non lo
sapevo! La borghesia col suo silenzio è stata complice: ha fatto
sempre finta di non sapere».
Sciascia denunciò «i professionisti dell'antimafia».
«Ero amico di Sciascia. E’ stato lui a presentarmi a Sellerio.
Leonardo amava il rigore per la ragione senza preoccuparsi delle conseguenze.
Faceva un uso sacerdotale della ragione. E quella è una frase infelice.
Noi dobbiamo tutto al professionisti dell'antimafia che sono come quei
contadini in tempo di alluvioni: pateticamente approntano dei sacchetti
di sabbia per non far tracimare il fiume».
Non ha condiviso.
«Non ho condiviso e mi ritengo onorato dell'amicizia con il procuratore
Caselli. Frase infelice, ripeto. Come quella "né con il terrorismo
né con la Stato". Ci sarà pure un modo, dico io, di combattere
lo Stato senza far uso del terrorismo».
Camilleri, completiamo l'esecutivo. Bisogna fare in fretta perché
Berlusconi è in attesa di restituirsi al popolo.
«Giusto, gli italiani hanno scelto liberamente Berlusconi ed
è quasi bello dare ragione a Montanelli: bisogna farlo lavorare,
vederlo all'opera. La malattia si debella col vaccino».
La formazione ministeriale è quasi al completo. Ha un'idea per
D'Alema?
«Lui non è un meraviglioso skipper?»
Antonello Caporale