Giornale di
Brescia, 25.5.2002
Esce Camilleri «prêt-à-porter»
Una firma per una raccolta di racconti a vasta diffusione
Andrea Camilleri ha presentato la collezione primavera-estate del suo
filone prêt-à-porter. Non si tratta di capi unici e inconfondibili
come Il birraio di Preston, La concessione del telefono o La scomparsa
di Patò. E neppure di altissima sartoria, come le storie del commissario
Montalbano che escono da Sellerio. La paura di Montalbano sta piuttosto
nella serie del «mese» e degli «arancini», prodotti
di pronto e sicuro consumo. Per carità, non vogliamo togliere nulla
a Camilleri e alla sua bravura. Diciamo solo che, pur di gran firma, si
tratta di prodotti destinati alla più larga diffusione. Tre racconti
brevi e tre racconti lunghi che offrono una singolare alternanza di sensazioni.
Ma va detto che nei pezzi di corto respiro l’autore siciliano non riesce
ad offrire il meglio di sé. Il suo è un raccontare che ha
bisogno di più spazio, di ritmi più larghi per raggiungere
gli effetti voluti. E poiché Camilleri è sornionamente attento
anche a questa dimensione, forse bisogna saper cogliere quel che l’autore
sicilianamente lascia intuire. Perché proprio da un raccontino toglie
il titolo dell’intera raccolta? Forse proprio perché in quelle poche
pagine dà una risposta essenziale all’interpretazione del suo personaggio
più celebre. E spiega come il commissario «ha scanto»
a sondare l’animo umano perché sa che «raggiunto il fondo
di uno qualsiasi di questi strapiombi, ci avrebbe immancabilmente trovato
uno specchio». Di maggior fascino i tre racconti lunghi, veri e propri
romanzi in nuce. E viene da rimpiangere che - chissà per quale motivo
- Camilleri non li abbia voluti serbare per sviluppi ulteriori. Quali altre
idee ha già nel cassetto? Preziose (anche se han già creato
polemica) alcune incursioni sull’attualità: i giornalisti che ormai
diventano storici, i ministri che per risolvere il problema degli incidenti
stradali vogliono far viaggiare tutti a 150 all’ora, i politici che dicono
di combattere la mafia ma distinguendola da "quei galantuomini" che talvolta
"si sono sostituiti allo Stato per fare giustizia"... Insomma, Camilleri
resta Camilleri e leggerlo è sempre un grande piacere.
Claudio Baroni