Anna, 7.6.2002
Montalbano: paura allo specchio
Il personaggio di Camilleri è cambiato. Meno poliziotto, più "uomo". Con i suoi lati oscuri.

Con tre racconti brevi e tre miniromanzi raccolti nel volume "La paura di Montalbano", ritorna il commissario più amato d'Italia. Luoghi e atmosfere sono quelle familiari a chi ama Montalbano e Camilleri: il commissario di Vigata e i piatti di triglie da gustare "con la concentrazione di un bramino indù"; le battute a raffica in mezzo siciliano; le litigate al telefono con Livia, la fidanzata lontana e i dialoghi surreali con Catarella, il poliziotto imbranato (che però in queste pagine si riscatta, aiutando il capo a sbrogliare uno dei misteri...). L'unico cambiamento riguarda proprio lui, Montalbano.
POLIZIOTTO NON EROE
Niente rivoluzioni, per carità. Semplicemente, come recita la nota introduttiva, il commissario "cresce. Si modifica di avventura in avventura. Diventa, a seconda dei casi, più saggio o più ribelle, più duro o più sensibile al dolore del mondo". In una parola, ancora più uomo ed esposto a quella "paura" che da il titolo ad uno dei racconti. Un sentimanto che non sfiora gli eroi (Montalbano, per fortuna, non lo è), ma tocca per forza chi è appassionato all'umano. E sa che infilandosi "negli abissi dell'animo" (come fa dire Camilleri a una delle comparse, usando l'ironia dei luoghi comuni) e calandosi dentro il mistero del male, si finisce per trovare sempre "uno specchio che riflette la tua faccia". Da leggere.
Emanuele Braga