Una vita lunga (è ormai più prossimo agli ottanta che
ai settanta) e densissima di avvenimenti e storie, a tratti persino più
intriganti di quelle raccontate nei suoi tanti romanzi, quella di Andrea
Camilleri da Porto Empedocle, noto alle masse per essere il creatore del
più celebre dei poliziotti immaginari nostrani, il commissario Salvo
Montalbano. Ha provato a fargliela narrare Saverio Lodato, profondissimo
conoscitore (benchè sia originario dell'Emilia Romagna) della terra
che ha dato i natali al Nostro, e ne è sortita un'intervista fiume
che attraversa un secolo o poco meno di Sicilia, di Italia, di Camilleri
e formidabile famiglia. Nelle sue oltre quattrocento pagine ci si imbatte
in personaggi, aneddoti e immagini (la mia preferita quella dei soldati
afroamericani che portano in processione il patrono - di colore! - di Porto
Empedocle sparando in aria e suonando spirituals) indimenticabili, lascito
perloppiù di un passaggio fra adolescenza e giovinezza consumatosi
in piena guerra. Se da lì vengono le istantanee più memorabili,
non meno interessante è leggere del Camilleri conosciuto a pochi,
benchè sia stato per decenni una figura centrale per il teatro e
per la Rai quando, in era pre-Berlusconi, da quelle parti si provava a
produrre cultura. Al di là degli eventi che affronta, a rendere
imperdibile La linea della palma (titolo ispirato da Sciascia) è
la tensione morale che lo percorre. Abbiamo bisogno di altri dieci, cento,
mille di questi libri.
Mentre tutto sommato non avevamo bisogno dei tre racconti brevi e dei
tre lunghi di La paura di Montalbano, assolutamente minori (pur con qualche
guizzo) in un corpus di ben altra consistenza e nondimeno subito filati
al numero uno nelle classifiche di vendita. Camilleri (lo confessa a Lodato)
è un pò stanco della sua creatura: la sente superata dai
tempi e se ne avverte ostaggio. Sarebbe forse il caso allora (lo dico a
malincuore: adoro il poliziotto di Vigata) di porre termine alla sua saga.
Ancora uno dunque, carissimo Camilleri, e per un'ultima volta voli alto.
Eddy Cilìa