Rilegato, carta di prima qualità, cordoncini segnalibro incorporati,
cofanetto, romanzi lanciatissimi, un autore e un protagonista popolari,
prezzo adeguato: Storie di Montalbano (Mondadori, 1.679 pagine, 49 euro)
è un libro-strenna perfetto, l'ideale per farne un regalo natalizio
di prestigio senza spendere una fortuna in questi tempi duri di euro. Il
volume raccoglie le più belle storie poliziesche del commissario
Montalbano, le medesime che la televisione ci sta riproponendo, ma che
sulla pagina sono tutta un’altra cosa, anche se ormai non possiamo più
pensare al poliziotto siciliano senza dargli l'intelligente volto, le robuste
spalle e le gambe da cow-boy del bravo Luca Zingaretti. Si va da La forma
dell'acqua a L'odore della notte, passando dai riuscitissimi La gita a
Tindari e Il ladro di merendine, più una sfilza di racconti, sempre
con il commissario in scena (chicche come Gli arancini di Montalbano o
Come fece Alice). Corredano il libro l'introduzione di Nino Borsellino,
un bel saggio di Mauro Novelli (curatore del volume) e la cronologia di
Antonio Franchini che, insieme alle notizie sui testi e alla bibliografia,
rende il tutto uno strumento utile (ai critici e agli addetti ai lavori)
a prescindere dalla piacevolezza della lettura.
Storie di Montalbano rientrerebbe in una normale operazione editoriale
prenatalizia, forse neppure da segnalare attraverso recensioni (televisioni
e giornali si sono già ampiamente occupati dei suddetti romanzi,
tutti editi), se questo libro non fosse apparso nella prestigiosa collana
I Meridiani che ospita classici della letteratura mondiale, o autori che
hanno i numeri per entrare nell'Olimpo degli eterni (anche se sarà
poi il pubblico, attraverso gli anni, a stabilirne la durata o a sancirne
l'oblio). Ma intanto l'ingresso di Andrea Camilleri nell'ambita collana
mondadoriana ha suscitato non poche polemiche sulla stampa, e scatenato
l'invidia di molti autori italiani in età di Meridiani. In questi
giorni a Camilleri devono essere fischiate spesso le orecchie (comunque,
da buon siciliano, di sicuro si sarà preventivamente difeso con
adeguati scongiuri).
Ha scritto Il Domenicale, in prima pagina: «Eh sì, ci
vorrebbe l'esimio professar Giovanni Raboni per spiegare, magari dalle
colonne del Corriere, il come e il perché Camilleri sia arrivato
alla consacrazione dei Meridiani. Per chi non lo sapesse, i Meridiani è
la prestigiosa collana di Mondadori, nata sul modello della famosa Pléiade
francese, che dovrebbe certificare i classici della letteratura (…) Niente
snobismo però. Il fatto che il «tragediaturi» empedoclino
abbia venduto milioni di libri, abbia prodotto serial tv a non finire,
e ora abbia ricevuto lauree honoris causa, inviti, riconoscimenti, non
ci dispiace. È bello che la cultura sia popolare. Ma siamo sicuri
che la popolarità sia di per sé cultura? Cultura alta? ...
».
Difficile rispondere. Andrea Camilleri non sarebbe finito nei Meridiani
senza il successo di vendite che accompagna ogni suo libro. Chiaro che
la Mondadori non poteva non tenerne conto, ma ci piacerebbe che l'iniziativa
fosse partita dall’editore e non da un autore forte del proprio peso contrattuale.
Resta comunque il fatto che Camilleri merita ampiamente questa promozione
che viene anche a compensare il ritardo con il quale il mondo editoriale
si è accorto di lui. I romanzi sono costruiti su perfette macchine
gialle, i personaggi posseggono credibili psicologia e non scantonano mai
nella macchietta (pericolo sempre presente sul colorato palcoscenico siciliano),
la lingua, con tutte le piacevoli contaminazioni dialettali, è dolce
e pastosa come un cannolo.
Se aggiungiamo che le storie sono sempre politicamente e socialmente
corrette, cosa volete di più per inserire Andrea Camilleri nei Meridiani?
E poi, detto tra parentesi, siamo proprio sicuri che tutti gli altri monumenti
della collana siano meritati?
Mauro Novelli nel suo saggio (di 100 pagine precise) analizza l'opera
di Andrea Camilleri e ne evidenzia la modernità: uno scrittore che
non disdegna padri apparentemente distanti per appetitose citazioni, più
o meno mascherate, per acrobatici rimandi stilistici, e per intelligenti
impasti linguistici: «... Addirittura, nel Birraio di Preston, l'inizio
di ogni capitolo, promosso a titolo, concia al modo dello chef un ipotesto
d'eccezione, dalle notti buie e tempestose di Snoopy al Manifesto del Partito
comunista, passando per la conradiana Linea d'ombra. Anche la disposizione
al patchwork, va detto, non dimentica mai di somministrare gratifiche:
nel caso, svelando puntualmente nell'indice i debiti».
Giuseppe Pederiali