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RASSEGNA STAMPA

LUGLIO 2004

 
1.7.2004
Presentazione del volume Alla tavola di Yasmina (Mondadori)
Alle ore 19:00 a Roma, sulle terrazze della Libreria Mondadori Trevi (Fontana di Trevi, angolo via San Vincenzo 10)

Sarà presente Andrea Camilleri; Luisella Mattei e Roberto Braida leggeranno dei brani del dialogo tra la bella principessa araba Yasmina e Ruggero il Normanno, conte di Sicilia. È previsto un assaggio di alcune sfiziose specialità.
 
 

Rai Radio3, 1.7.2004
Il baco del millennio
I "Camillini"

Il novanta per cento dei libri pubblicati in Italia negli ultimi tempi è costituito da romanzi gialli scritti da figli e figliastri di Camilleri. Proveremo ad analizzarne le caratteristiche letterarie e le motivazioni per cui lo schema del mistero da risolvere sembra essere l'unico adatto a raccontare, e forse spiegare la realtà di oggi.
 
 

WebTrek Italia, 2.7.2004
Gli arancini di Neelix (online / pdf)
Una proposta che "non potrete" rifiutare

E si perche' Claudio Chillemi si e' superato e ha scritto uno tra i piu' divertenti ed originali racconti trek.
E questa volta non e' il commissario Montalbano a sognare le stelle, ma saranno il capitano Janeway ed il suo equipaggio a dover risolvere "il mistero degli arancini" grazie al poliziotto di Vigata.
Non poteva essere miglior regalo per la nostra estate!
Buona lettura
La redazione di WebTrekItalia
 
 

Corriere della sera, 2.7.2004
Rai Due sta girando la serie ispirata al personaggio dello scrittore
Arriva l’ispettore Coliandro. Sfida in giallo a Montalbano
Lucarelli: il mio detective, impulsivo ma puro di cuore

Giubbotto di pelle nera, occhiali Ray Ban perennemente inforcati sul naso. Vuole fa l’americano, stile ispettore Callaghan, ma è solo l’italianissimo “ispettore Coliandro”. Così si chiama il protagonista della serie omonima, ideata dal giallista Carlo Lucarelli, che si gira a Bologna per RAI FICTION: quattro episodi (“Il giorno del lupo”, “In trappola”, “Vendetta cinese”, “Magia nera”), in onda il prossimo anno su Rai Due.
Sul piccolo schermo nasce un anti Montalbano, un antieroe del poliziesco. Lo impersona Giampaolo Morelli, regia di Marco e Antonio Manetti. Racconta il conduttore di “Blu notte”, che tornerà su Rai tre a ottobre con i “casi” Falcone e Borsellino: ”Quando ho concepito Coliandro per i miei romanzi, cui si ispirano i tv movie, doveva incarnare tutti i difetti della Polizia. Pensavo a un Callaghan trasportato nella realtà italiana, o meglio, a un poliziotto nostrano che vorrebbe emulare il mitico Clint Eastwood senza riuscirvi. Ne è venuto fuori un tipo maldestro, sfortunato, impulsivo, pieno di pregiudizi, a volte arrogante, ma non tutto negativo: si riscatta con una onestà e una purezza disarmanti.”
Al contrario del celebre commissario di Andrea Camilleri, immortalato da Luca Zingaretti, Coliandro è un solitario, non è tenuto in alta considerazione dai suoi capi, che non gli affidano mai le indagini. Si sente frustrato, ma poi viene coinvolto in “casi” eclatanti che riesce sempre a risolvere, non con la razionalità del collega siciliano, ma grazie a un ottimo intuito. Sottolinea Lucarelli: ”E’ un perdente di successo. La sua forza sta nella determinazione a non arrendersi mai.”
Pur essendo anch’egli originario di qualche imprecisato paese del sud, la sua sfera d’azione è Bologna, dove l’antico Palazzo Pizzardi in via Massimo D’Azeglio è stato tramutato nella questura cittadina. Riprende Lucarelli :”Bologna e l’hinterland sono protagonisti con i problemi della realtà urbana locale”. Nel “Giorno del lupo”, il traffico di droga; “In trappola” è ambientato nel  quartiere dormitorio della periferia bolognese, il Pilastro, dove prospera la criminalità; in “Vendetta cinese”, si parla della comunità clandestina cinese di Bologna; “Magia nera” affronta la piaga della prostituzione delle giovani immigrate. Per ogni episodio, il protagonista ha una partner, di cui puntualmente si innamora e da cui viene puntualmente lasciato. Sottolinea l’autore: ”Coliandro con le donne è un vero disastro: all’inizio ha sempre uno scontro, poi diventa attrazione fatale. Lui si innamora, ma viene sempre mollato, perché le ragazze di cui si invaghisce sono troppo diverse da lui.” Nel primo tv movie, Nikita (Nicole Grimaudo) è una scapigliata pony express: nel secondo, Alessia (Cecilia Dazzi) è un’energica scaricatrice di casse ai mercati generali; nel terzo, l’integerrima Sui (Jacelyn Parry Iean), è una poliziotta cinese che vuole vendicare la morte di un suo amico, infine, l’enigmatica N’Kiru (la modella Youma Diakite) è sorella di una prostituta nigeriana vittima del racket.
Antieroe, scalcagnato in amore, ma spericolato come tutti i suoi predecessori, e sul set non sono mancati incidenti. Precisano i registi: ”Usiamo gli stuntman il meno possibile, per rendere le scene più autentiche. Durante una sparatoria, Morelli, rotolando per terra, si è lussato una spalla e sfracellato un dito. Cecilia Dazzi, per uno sparo a salve troppo ravvicinato, ha rischiato di accecarsi con la polvere e di restare sorda per il rumore”.
Non solo Lucarelli, ma con lui un nutrito pool di sceneggiatori lavora alla serie. Spiega: ”Il lavoro del giallista non è mai solitario. Anche quando scrivo romanzi mi confronto con i colleghi, tra cui lo stesso Camilleri. Ci scambiamo idee, ci suggeriamo soluzioni e tecniche omicide. A volte discutiamo al telefono, affrontando argomenti che, se intercettati da veri poliziotti, potrebbero procurarci grane. Parliamo di vittime uccise con pistole, coltelli o veleni per topi: vallo a spiegare, poi, che si tratta di finzione…”
La sua, un’autentica passione per il thriller. Forse per questo il giallista viene spesso interpellato come criminologo?
Risponde: ”Mi chiedono pareri sui delitti della cronaca vera. Si scambia la pratica di narrazione fantastica con un’esperienza reale. Invece io ho bisogno di fonti attendibili, per rendere credibili i miei racconti: i miei più cari amici e informatori sono poliziotti e carabinieri. Io sono un artigiano del thriller, loro mi forniscono i ferri del mestiere.”
Emilia Costantini
 
 

Il Messaggero, 4.7.2004
Luglio, appuntamento con i “Solisti”

L'Estate Romana, "la manifestazione estiva con il maggior numero di eventi nel mondo", ha dalla sua un'infilata di luoghi strategicamente "appostati" che contribuiscono al suo successo. Tra questi i Giardini della Filarmonica, sulla Flaminia, dove da 10 anni si svolge la kermesse I Solisti del Teatro. Nata dai colloqui tra Borgna e le due organizzatrici, Carmen Pignataro e Annalisa Scafi, sarà in scena da martedì e fino al 31 luglio.
[...]
Marco Mattolini e Elena Ricci curano il 17 una serata dedicata a Pino Passalacqua: "La passione da raccontare" sarà interpretata da artisti "vari", da Camilleri a Rubini, da Rigillo a Fantastichini.
[...]
Paola Polidoro
 
 

Il Resto del Carlino, 5.7.2004
Musica
Frankie Hi NRG e strumenti 'a idrogeno' all'Arezzo Wave

Arezzo, 5 luglio 2004 - Da domani all'11 luglio Arezzo si mobilita per l'Arezzo Wave, che festeggia i suoi 18 anni con un cartellone di oltre 150 appuntamenti fra spettacoli di musica, letteratura, teatro, cabaret, fotografia, pittura, videoclip.
[...]
Quest'anno l'Arezzo Wave ha anche in programma un gemellaggio d'eccezione tra Fahrenheit: Fahrneheit, con la collaborazione della Feltrinelli, da lunedi 28 giugno e fino a venerdi 9 luglio dara' la possibilita' a due suoi ascoltatori di vincere un soggiorno ad Arezzo durante le giornate clou dell'evento.
Come? Ogni giorno sul sito www.fahre.rai.it si puo' rispondere a 15 domande su e intorno al commissario Montalbano, il poliziotto campione di simpatia e di lettori (nonche' di ascolto televisivo) creato da Andrea Camilleri, ogni giorno per 7 giorni 15 domande, per un totale di 95 quesiti, alla fine i due che avranno risposto a piu' quesiti saranno i vincitori che Fahrenheit, la Feltrinelli e Arezzo Wave, manderanno inviati tra la musica del Love Festival. Ma non c'e' solo il concorso, infatti durante la settimana del festival, da martedi 6 a domenica 11 luglio, Fahrenheit si colleghera' con le tante attivita' culturali che vedranno impegnati gli scrittori Carlo Lucarelli, Luis Sepulveda, Marco Paolini, Marco Vichi, Luca Ragagnin e altri. Il viaggio dentro i linguaggi della cultura giovanile: dal videoclip al fumetto sara' raccontato ai microfoni di Fahrenheit dai diretti protagonisti, tra le 15.00 e le 18.00 su Rai Radio3.
 
 

Arezzo Wave 2004
Si è concluso il concorso letterario "Giallo Wave", promosso da Arezzo Wave 2004. I 12 vincitori, che hanno sviluppato un racconto a partire da uno degli incipit offerti da Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli, Diego Cajelli e Marco Vichi, saranno premiati giovedì 8 luglio 2004 sul palco di Arezzo Wave 2004, e i loro scritti saranno pubblicati in una raccolta curata da Federico Batini.
 
 

La Sicilia, 6.7.2004
Discute una tesi su «Il re di Girgenti» e invita lo scrittore Andrea Camilleri alla sua laurea

Barrafranca. Andrea Camilleri e il suo romanzo «Il re di Girgenti», scrittore di calatura nazionale e internazionale saranno oggetto di discussione nella seduta di laurea della barrese Tina Cancilleri all'interno della suggestiva aula magna dell'antico Monastero dei benedettini a Catania. Oltre all'attualità della tematica affrontata e dopo i numerosi riconoscimenti durante la carriera letteraria dello scrittore empedoclino tra i quali la «laurea ad honorem» all'università I.u.l.m. di Milano, si è constatato che la riproduzione dei suoi romanzi, riscontrano tutt'ora un successo a livello nazionale, ma non solo, poiché sono stati tradotti anche in altre lingue tra cui il giapponese. Le varie ricerche e documentazioni tra cui vari atti dei convegni sul romanzo storico hanno permesso alla futura dottoressa di intervistare l'ormai famoso scrittore empedoclino a Roma sul romanzo «Il re di Girgenti». Il titolo della tesi discussa è «Andrea Camilleri e il romanzo storico in Italia: a proposito de “Il re di Girgenti”». L'argomento trattato è uno dei problemi attuali dove la letteratura italiana e i suoi specialisti del campo cercano di trovare un parametro di concordanza e discordanza sul genere e sulla propria classificazione. «Una peculiarità - durante la discussione della tesi - è che al dialetto siciliano, tramite il notevole contributo dello scrittore siciliano Camilleri, si è data pari dignità letteraria come la lingua spagnola e quella italiana; ciò può sembrare a prima vista un'affermazione senza connessione di causa ma se si analizzano attentamente le opere dello scrittore, il dialetto di Andrea Camilleri segue le regole grammaticali in italiano». Tina Cancilleri ha svolto un accurato lavoro di ricerca grazie alla relatrice prof. Alida D'Aquino docente in Storia della letteratura italiana moderna e contemporanea e al correlatore, il professore di Filologia della letteratura italiana Savoca Giuseppe, direttore del D.i.s.eur. (Dipartimento interdisciplinare studi europei). Durante la carriera universitaria la tesista, a cui verrà onorata del titolo di dottoressa in filosofia ha seguito e preparato dei seminari con vari docenti che hanno arricchito la propria formazione culturale. Non a caso risulta membro del Dipartimento Interdisciplinare di Studi Europei come rappresentante dei laureandi, di cui fanno parte i docenti, precedentemente citati, Alida D'Aquino e Savoca Giuseppe, e una rappresentanza dei professori universitari dell'ateneo catanese della facoltà di Lettere e Filosofia. «L'atmosfera inebriante e gioviale caratterizza la sua indole forte di scrittore siciliano dove la sua passione e le sue radici per l'arte dello scrivere si fondono e danno vita ad un modo di raccontare che coinvolge il lettore e dove i fatti storici sono punti di riferimento per la lingua dialettale che è sinonimo di attaccamento alle proprie radici culturali» riferisce la tesista dopo l'intervista allo scrittore tanto che ha aderito al già esistente fans club Camilleri, dove ha potuto avere contatti con chi ama il genere letterario dello scrittore. La futura dottoressa non ha fatto a meno di mandare un invito al noto scrittore siciliano, idolo letterario di tanti giovani, che, se non avrà impegni di priorità assoluta, sarà presente alla seduta di laurea.
Renato Pinnisi
 
 

Yahoo! Notizie, 8.7.2004
Rai Fiction: Lucarelli come Camilleri

Il futuro palinsesto Rai ci regalerà (finalmente) una nuova serie televisiva tratta dai grandi gialli letterari: questa volta sarà l'ispettore Coliandro di Lucarelli a prendere il posto del Montalbano di Camilleri. Il primo episodio (di cui sono iniziate le riprese) sarà tratto da uno dei romanzi più amati dell'autore bolognese, "Il giorno del lupo. Una storia dell'ispettore Coliandro" (edito da Einaudi nel 1998). Quelli che seguiranno avranno sceneggiature inedite scritte appositamente da Carlo Lucarelli con la collaborazione di Giampiero Rigosi, Stefano Bises, Salvatore De Mola, Giampaolo Simi e Maurizio Matroni. A impersonare l'ispettore sarà l'attore Giampaolo Morelli affiancato da Nicole Grimaudo. Per poter vedere questa nuova serie dovremo aspettare il 2005.
Informazioni Editoriali s.p.a
 
 

La Sicilia, 11.7.2004
«Montalbano sono. E ricomincio a girare»

Nel 2005 saranno girati nuovi episodi incentrati sul siciliano più amato dagli italiani (dopo Pippo Baudo ovviamente). Parliamo del commissario Montalbano, creato dalla penna di Andrea Camilleri. "I nuovi episodi di Montalbano - ha detto Zingaretti - saranno due o quattro. E dopo di questi vorrei chiudere la saga". L'occasione per le anticipazioni sul "Commissario" è stata la presentazione, a Roma, del documentario girato dall'attore insieme alla moglie, Margherita D'Amico. Il film è stato realizzato per l'associazione Amref, e racconta la storia della popolazione Acholi, da anni impegnata in guerre civili e reclutamento forzato di bambini. Speriamo che non lo pronunci con il dialetto che adopera quando veste i panni del commissario Montalbano, il titolo del documentario è infatti "Gulu".
 
 

La Nazione, 13.7.2004
Due big per «Letteraria» Camilleri e Ignacio Taibo II
Pistoia - Andrea Camilleri e Paco Ignacio Taibo II gli ospiti di spicco della seconda edizione di "Letteraria" [...]
 
 

La Sicilia, 13.7.2004
«Musiche del nostro tempo» con la voce di Diane Schuur
Brass Group. Dirottato al teatro Golden, per l'occupazione dello Spasimo, il concerto del trio della cantante statunitense

Penultimo appuntamento della stagione estiva del Brass Group «Musiche del nostro tempo 2004» quello di questa sera (ore 21,30) dirottato al Tetaro Golden per l'occupazione dello Spasimo da parte dell'associazione Kandjski.
[...]
L'ultimo appuntamento della rassegna (20 luglio) prevede l'esecuzione di «Songs from Camilleri» di Marco Betta, con l'Orchestra Jazz Siciliana & Ensemble «Franco Ferrara» (tromba solista: Vito Giordano) dirette da Carmelo Caruso. Si tratta dell'esecuzione delle musiche di uno degli ultimi successi avuti dal compositore palermitano con Andrea Camilleri, ottenuto con la messa in scena di «Magarìa», favola per la voce recitante di Pino Caruso e per l'orchestra diretta da Bruno Aprea. Le pagine più belle di quest'opera, verranno eseguite dall'Orchestra Jazz Siciliana e dalla Filarmonica «Franco Ferrara» riunite in un unico ensemble che sarà diretto dal maestro Carmelo Caruso.
P.A.
 
 

marketpress.info, 14.7.2004
Vigevano tra letteratura e gusto: al via la rassegna "Parole in tavola"

Venerdì 24 settembre 2004 nella cornice rinascimentale della bramantesca Piazza Ducale di Vigevano (Pv) a Joanne Harris, scrittrice franco-inglese autrice del bestseller Chocolat, verrà consegnato il premio internazionale alla carriera "Città di Vigevano". La serata, che avrà inizio alle ore 21.15, sarà condotta da Bruno Gambarotta, giornalista e scrittore dalla verve inconfondibile. Il riconoscimento all'autrice di Chocolat sarà una prestigiosa anteprima della terza edizione della rassegna letteraria in programma a Vigevano dal 12 al 16 ottobre 2004 dal titolo "Parole in tavola", quest'anno dedicata al tema letteratura e gusto. Tra gli autori presenti a questa edizione della rassegna letteraria ci sono nomi illustri come Andrea Camilleri, Clara Sereni, Margherita Oggero, Allan Bay, Carlin Petrini e Bruno Gambarotta. Sono previsti incontri con gli chef (Davide Palluda, Aldo Gallo), cene a tema tratti da menu letterari, degustazioni e prove del cuoco, incontri con esperti enologici, teatro e letture d'autore e dulcis in fundo degustazione conclusiva di risi e risotti. Gli incontri e le degustazioni si terranno negli spazi del Castello di Vigevano e in altri luoghi del centro storico. Infolink:
www.Castellodivigevano.it
 
 

L’espresso, 22.7.2004 (in edicola il 16.7.2004)
Attualità – Intervista sentimentale / Andrea Camilleri
Camilleri sono e quello resto
Fama e soldi non gli hanno dato alla testa. Ha rinunciato al whisky. Ma non alla fede politica comunista. E su Berlusconi dice che…

Andrea Camilleri forse non lo sa ma ha regalato a tutti una speranza. Quella di avere sempre, anche in tarda età, una nuova chance di vita. Anche chi non ha mai letto Montalbano, chi non ama quel suo linguaggio forte intriso di neologismi dialettali, guarda a lui con una qualche riconoscenza. Il suo messaggio è più consolante di quel misero quarto d’ora che Andy Wharhol concedeva a ogni contemporaneo. Qui si tratta di fama, prestigio, successo di immagine e di critica, ricchezza. A 70 anni, già in pensione, quando i colori della vita ingrigiscono e gli slanci si rattrappiscono, Camilleri è infatti esploso come riesce solo a un giovane talento. Oggi che di anni ne ha quasi 80, è un vecchio cortese nei modi e ricercato nel pensiero, che fuma come una ciminiera e parla appassionatamente di politica. Ma noi non possiamo che cominciare da quella incredibile rinascita tardiva.
Soldi, successo, prestigio conquistati oltre il tempo massimo. Racconti l’effetto che fa.
Completamento e sicurezza, non molto di più, perché la vecchiaia tiene bassi.
Bassi? Ha già venduto dieci milioni di copie.
Sono tante lo so, ma la vecchiaia impedisce di montarsi la testa. Alla mia età ci sono fragilità che da giovani neanche si sospettano. Il successo le tampona un po’. I soldi poi sono una sorta di assicurazione. Con i miei tre milioni di vecchie lire al mese di pensione pensavo: “Se mi ammalo, avrò i soldi per curarmi?”. Da quando sono ricco mi ammalo di meno.
E se la gode di più, lo ammetta. Lei ha un grande riscontro di pubblico. I suoi fan la chiamano “Il Sommo”.
Quello è un modo ironico, tutto siciliano, di prendermi un po’ in giro. Io mi sento come un cantastorie che passa con il piattino e scopre che un sacco di gente l’ha ascoltato. Ma vuole sapere che cosa mi ha regalato veramente la scrittura?
Che cosa?
Un rincalzo di vita, ma più disciplinata.  Per esempio, nel momento in cui ho capito che riuscivo a scrivere con disciplina e continuità, non ho più toccato un goccio di whisky. Fino a pochi anni fa ogni mattina ne bevevo una bottiglia a digiuno. Non scherzo, un’intera bottiglia.
Era ubriaco tutto il giorno?
No, e questo era il guaio, non perdevo né staffe né sentimenti. Ero un discreto regista ma come scrittore mi consideravo un fallimento. Se dieci editori ti rifiutano un libro, vuol dire che sei tu in errore, perché loro sono la maggioranza. Da vecchio comunista credo infatti nella democrazia.
Lei è tra i pochi che ancora si dice comunista. Non si accorge che ormai è considerato quasi un insulto?
Non so che farci. Io comunista lo sono sempre stato. Persino nel 1956, quando molti se ne andarono dal partito per i fatti di Ungheria, rimasi perché pensavo che, in un mondo spaccato in due, i sovietici facessero bene a tenere sotto controllo la propria parte.
Lo pensa ancora?
E’ stato certamente molto più facile essere comunisti in Italia, senza subire le persecuzioni staliniste. Ma abbiamo anche visto che il capitalismo non affranca dal bisogno. I comunismo almeno ci ha provato.
Ma non ci è riuscito.
Non direi. In Cina ci stanno riuscendo. Lenin diceva che il comunismo era un passaggio per arrivare a un sistema di vita migliore per tutti. Là sta andando così. 
Dica la verità, lei oggi è un movimentista?
Lo pensa perché di recente ho mostrato simpatia per il Correntone? E’ vero, ma credo che il loro momento sia già esaurito. La morte dei movimenti sta nella pretesa di fare i senatori, come la morte dei rivoluzionari è la cialtroneria. Lo dimostrai anche ai ragazzi del ’68.
Come?
Insegnavo regia al Centro sperimentale di cinematografia, dove la situazione era ingovernabile. La mia lezione era alle 9, ma l’orologio che suonava l’inizio delle lezioni era stato fracassato e nessuno rispettava l’orario. Un giorno annunciai: “Domani alle 9, Camilleri terrà una lezione sulla differenza che passa tra un cialtrone e un rivoluzionario”. Vennero tutti puntualissimi.
Dica anche a noi quella differenza.
Il rivoluzionario rompe l’orologio e si presenta alle 9 meno cinque. Il cialtrone rompe l’orologio e si presenta alle 11.
Le piace ricordare il passato?
E’ la mia vita di oggi ed è la fonte della mia scrittura. L’età fa un grande regalo: la presbiopia della memoria. Io non so cosa ho fatto ieri, ma ritrovo intatte le sensazioni e le emozioni dei miei primi anni. I miei ricordi crescono ogni giorno.
Ne metta a fuoco qualcuno.
Il più umiliante a 10 anni, quando mio padre capì che avevo cambiato i voti in pagella con la scolorina. Presi uno schiaffo che mi scaraventò per terra e mi fece svenire. Il più sconvolgente qualche anno dopo, quando vidi un ufficiale americano che sradicava e faceva a pezzi una croce posta sulla sepoltura di un soldato tedesco. Scoppiai a piangere. Seppi poi che quell’ufficiale era il generale Patton.
Un liberatore, Camilleri. Vuole forse mettersi a parlar male delle occupazioni americane?
No, sono stato fra i primi a usare il termine “guerriglia irachena”, ma ammetto che lì c’è un terrorismo che approfitta della resistenza del popolo. In Sicilia fu diverso. Non ero più fascista, ero felice che arrivassero gli americani ma sentivo che mi veniva tolto qualcosa. Ho saputo che anche Sciascia in quei giorni piangeva.
Tra quei ricordi precoci e il grande scrittore di oggi c’è un’intera vita. Com’è andata?
Abbastanza bene. Sono stato un poeta precoce e uno scrittore tardivo. In mezzo, un regista e un insegnante, un produttore televisivo e uno sceneggiatore. Ho vissuto in quella Roma meravigliosa dove un signore ti incontrava in un caffè di piazza del Popolo, t faceva un sacco di domande e poi ti diceva: “Piacere, io sono Mario Mafai, pittore.”.
Le manca quella città?
Molto. Era un clima che ti spingeva a favore delle cose nuove, quelle che oggi chiamano contaminazioni.
Che cosa contaminò?
Beckett con Renato Rascel, per esempio. Fu l’unico modo per portare il teatro d’avanguardia in televisione. Prima avevo seguito per la tv il teatro di De Filippo e il ciclo di Maigret. Era una grande Rai, quella. Quando fui assunto nel 1958 aprii un cassetto della mia scrivania e mi resi conto di chi era stato seduto lì fino a poco prima.
Chi?
Carlo Emilio Gadda. C’erano appunti e correzioni del lavoro di altri. Il termine più benevolo era “bischero”. Credo di dovere a Gadda il coraggio di aver ricominciato a scrivere.
Anche l’uso di neologismi e sviamenti della lingua?
Forse sì. Non sarò Gadda, mi dicevo, ma ci provo.
Come giudica la Rai di oggi?
Stendiamo un velo pietoso.
No, parli.
E’ semplice: oggi non ci sono le competenze. Prima la gente conosceva il mestiere che faceva. Oggi non sa niente nessuno. Tutti improvvisano, come nella politica.
Allude a Berlusconi naturalmente?
Non alludo. Sono orgoglioso di essere stato tra i primi a parlare di regime. Dicono: “Non somiglia ai fascismi”. E’ una sciocchezza. Ogni regime ha il suo stile, ma anche un tratto comune: impedisce alle minoranze di intervenire nella vita del Paese.
Pensa che l’era berlusconiana sia al termine?
Purtroppo no. Credo che, come diceva Montanelli, dovremo bercelo fino all’ultima goccia. Non voglio la sua uscita di scena per vie giudiziarie o altre vie.
Però lei, attraverso la Mondadori, fa guadagnare soldi a Berlusconi.
Questo mi dà un po’ fastidio, ma non ho resistito alla vanità. La Mondadori è una grande casa editrice, arriva ovunque, ti ristampa un romanzo anche 100 volte. Però sia chiaro: non è Berlusconi che paga Camilleri. E’ Camilleri che, purtroppo, fa guadagnare un po’ anche Berlusconi.
Anche la sua fortuna è cominciata a Mediaset, nello show di Costanzo.
Si, Costanzo mi vendette come fa un grande piazzista. Prese il mio secondo libro con Montalbano, “Il cane di terracotta”, fissò la telecamera e disse: “Facciamo così. Voi compratelo. Se vi piace, lo tenete. Se non vi piace, me lo mandate io vi ridò i soldi”.
Un po’ eccessivo, perché lo fece?
Non lo so, il giorno dopo ci un picco di vendite e non finirò mai di essergli grato. A lui, non al padrone di Mediaset.
Non mi ha detto ancora nulla della sua vita privata. E sposato da mezzo secolo con la stessa donna. E’ stato un buon marito?
Nel mondo del teatro, le tentazioni sono molte e posso aver avuto qualche sbandata, ma non ho mai pensato di lasciare la donna che avevo scelto. La notte prima di sposarmi restai tutto il tempo ad occhi sbarrati. All’alba avevo deciso e non ho mancato alla mia parola.
Nei suoi libri non si parla di Dio. Che rapporto ha con la religione?
Assolutamente nessuno.
Neanche il rifiuto aggressivo?
A che si riferisce?
Le sue biografie raccontano che da ragazzo tirò uova contro un crocifisso.
E’ vero, ma non fu un gesto antireligioso. Cercavo solo uno scandalo per farmi cacciare da un collegio di preti.
Le riuscì?
Perfettamente, fui subito espulso. Ma credo di aver sognato quel gesto fino ai 50 anni. La forza di certi simboli è più forte delle nostre convinzioni. Mio padre, ateo convinto, alla fine ha chiuso gli occhi con una croce tra le mani.
Stefania Rossini
 
 

Specchio, 17.7.2004
Andrea Camilleri, scrittore
Tana a Porto Empedocle

"Per la mia estate sono due i luoghi ideali. Il primo è la mia casa di Porto Empedocle. Lì ritrovo tutta la mia vita, gli odori, i sapori, i colori di un mondo che conosco bene: da quello inimitabile del mare, a quello dei cibi di quelle parti, all'aroma del caffè, la mattina, al bar sulla piazza. Porto Empedocle è un concentrato di sicilianità positiva, dentro di sé ha lo spirito della Magna Grecia, la cultura, la bellezza e la singolare fantasia curiosa e cervellotica dei siciliani come Pirandello. L'altro luogo è ancora casa mia, ma in Toscana, sulle pendici del monte Amiata. Un panorama e uno spirito completamente diversi, il retaggio di una grande civiltà italiana che, miracolosamente, si è tramandata anche nel paesaggio, anch'esso risultato di cultura. Come si sarà capito, io non amo andare in albergo, in pensione, né in un camper, né sotto una tenda. Sono un uomo, un animale, da tana".
T.M.
 
 

Il Sole 24 Ore, 18.7.2004
Vespe
Camilleri, il whisky e il comunismo

Andrea Camilleri ha smesso, e lo annuncia solennemente in un'intervista a Stefania Rossini su "L'espresso". Ci sarebbe da rallegrarsene, se non fosse che ha smesso soltanto di bere superalcolici, abitudine che nuoceva unicamente a lui e al suo stomaco, e non di fumare, scrivere e credere nel comunismo, tre attività altamente inquinanti che nuocciono anche e soprattutto a chi gli sta intorno. Basta col whisky, dunque (fino a poco tempo fa se ne faceva una bottiglia ogni mattina, a digiuno), ma avanti con la falce e il martello, a cui il padre di Montalbano è devoto da sessant'anni. Non sarebbe stato più saggio il contrario? Pare che, l'altro giorno, un gruppo di alpini di Porto Empedocle lo abbia contestato al grido di "Meglio sbronzi che rossi!". Lui niente: imperterrito, snobba la bottiglia e resta aggrappato alla bandiera. "Il capitalismo - dice - non affranca dal bisogno. Il comunismo almeno ci ha provato".
Però non c'è riuscito, obietta timida l'intervistatrice. "Non direi - ribatte Camilleri - In Cina ci stanno riuscendo. Lenin diceva che il comunismo era un passaggio per arrivare a un sistema di vita migliore per tutti. Là sta andando così". Giusto e ben detto. Ma perché dimenticare la Corea del Nord? Lì hanno trovato la maniera più rapida e definitiva di affrancare la gente dal bisogno: eliminare i bisognosi. Niente da mangiare, e una vita migliore per tutti. Eterna. Evviva il presidente Cam-Il-Sung!
 
 

L’express livres, 19.7.2004
Psy contre mafia
Sonder les âmes pour traquer la vérité. Les nouvelles intrigues du Sicilien Camilleri sont un régal

Couvert d'une gloire tardive et d'une éternelle casquette de tweed, Andrea Camilleri est une sorte de Simenon sicilien qui chasserait sur les terres de Sciascia. Sa mission? Redorer le blason de la bonne vieille littérature populaire - celle où l'on ne se prend pas la tête, sans pour autant se vider la cervelle. A ce jeu, Camilleri ne cesse de rafler la mise depuis qu'il a sorti de son chapeau le fameux commissaire Montalbano, le Maigret italien. Roublard, bougon, fin bec, escorté d'adjoints un tantinet nunuches, ce flic de Vigata - ville imaginaire chère au romancier - a deux spécialités: les sardines farcies, dont il raffole, et les enquêtes musclées, qu'il mène tambour battant dans cette Sicile mafieuse qui lui sert de décor depuis «La Forme de l'eau». Mais le ténor du polar transalpin est aussi un styliste hors pair. Pas commode à traduire, d'ailleurs: il a inventé une langue joliment sanantoniesque, le «talien», subtil cocktail de rital pur jus et de patois d'Agrigente - sa ville natale.
Voici, avec «La Peur de Montalbano», un bouquet de six nouvelles où Camilleri prouve que toute bonne enquête policière commence sur le divan du Dr Freud. Expert en psychologie, il n'ignore pas que les vrais détectives doivent d'abord savoir flairer les coeurs. Moins pour châtier les coupables que pour comprendre pourquoi les humains peuvent soudain flirter avec le diable. Dans ce domaine, le commissaire Montalbano n'a pas d'égal. On le retrouve ici dans son activité préférée: observer les sombres magouilles de la bourgeoisie sicilienne et des mafias locales, avec l'oeil du moraliste.
En prime, Camilleri nous offre une nouvelle délicieuse où son héros, flanqué de sa fiancée génoise, va jouer un rôle tout à fait inédit, et terriblement acrobatique: celui du saint-bernard... La scène se passe à la montagne, sur les hauteurs de Courmayeur, où Montalbano devra sauver du précipice un couple pas si uni qu'il n'y paraît. Belle occasion, une fois de plus, pour plonger dans les abîmes de l'âme, avec cet humour indulgent dont le maestro italien saupoudre toutes ses intrigues. Bon pied, bon oeil, bientôt 80 ans, il n'a pas fini de nous régaler.
André Clavel
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 20.7.2004
Il concerto
Allo Spasimo la stagione del Brass si chiude con l´esecuzione delle partiture delle opere tratte da "Il commissario di bordo"
Camilleri in musica
Betta: "Le mie song a misura di racconti"

«Ciò che più mi ha colpito di Andrea Camilleri fin dal primo incontro è stata la generosità dell´uomo e la grande libertà di pensiero dell´intellettuale. È un artista talmente libero e superiore da avere il dono di sapersi relazionare con infinita semplicità a qualsiasi realtà culturale lo circondi. E poi ho sempre avuto una grande fascinazione per la letteratura: da Virgilio a Camilleri per me c´è una traiettoria unica». Con una dichiarazione di stima, il compositore ennese Marco Betta, le cui "Songs from Camilleri" concludono stasera allo Spasimo (ore 21,35, posto unico 10 euro) la rassegna estiva del Brass Group, spiega i presupposti della sua collaborazione col celebre scrittore empedoclino. Un rapporto iniziato tre anni fa con "Magarìa" e che poi è proseguito con le partiture di tre opere liriche, con libretti tratti da racconti del ciclo "Il commissario di bordo".
«"Songs from Camilleri" - spiega Betta - è, appunto, un collage di queste tre opere liriche, "Il fantasma della cabina", "Il mistero del finto cantante", quella in cui Berlusconi fa il pianista di piano bar, e "Che fine ha fatto la piccola Irene?"».
Una rilettura, tuttavia, in chiave squisitamente jazzistica.
«Camilleri ama molto il jazz. L´idea di questo spettacolo è stata di Ignazio Garsia che, assieme ad altri jazzisti siciliani, ha scritto gli arrangiamenti originali che verranno eseguiti da un organico costituito da un classico gruppo jazz guidato dal trombettista Vito Giordano, da una sezione d´archi e da una sezione fiati».
Un´ennesima ipotesi di linguaggio globale?
«La scrittura di Camilleri si presta come poche al rapporto tra suono, parola, letteratura e musica. Il suo linguaggio consente alla musica di divenire un´ombra del testo letterario, una narrazione parallela, un gioco emozionale di simmetrie ed asimmetrie. In tal senso sono particolarmente onorato che un´istituzione importante come il Brass Group, della quale non dovremmo permettere si perda memoria, abbia offerto ulteriori possibilità espressive alla mia musica». Prossimo progetto? 
«Sto ultimando le musiche di scena per "Paolo Borsellino essendo Stato", uno spettacolo di Ruggero Cappuccio che debutta il 4 settembre a Benevento e poi andrà all´Eliseo di Roma, a Torino e anche a Palermo, al Teatro Biondo».
Gigi Razete
 
 

L'opinione, 23.7.2004
L’editore di Camilleri

E’ arcinoto: Andrea Camilleri detesta fortemente il Cavaliere. E per far conoscere il suo sentimento anche fuori dagli angusti confini nazionali (almeno così li avverte il bravo scrittore fintanto che ci sarà un governo Berlusconi) non ha esitato a servirsi dei media stranieri per spiattellare agli europei quant’è tremendo vivere sotto il peso di quel tallone straricco e anche un po’ cafone, visto che i miliardi non li ha ereditati per volontà divina ma guadagnati con il lavoro. Ma Camilleri, che come tutti i miliardari tardivi è anche un grande adoratore del quattrino, “non ha resistito alla vanità” di servirsi di una grande casa editrice. Le coincidenze a volte! E’ proprio alla Mondadori che gli è toccato affidare – non senza un po’ di fastidio dice lui - il compito di rimpinguare, al di la del lecito pensiamo noi vista l’età del personaggio e le sue passioni politiche,  il proprio conto in banca. Però chiarisce “Non è Berlusconi che paga Camilleri. E’ Camilleri che, purtroppo, fa guadagnare Berlusconi. Nomination assicurata per l’Oscar della faccia come il c…
Ferruccio Formentini ferfor@inwind.it
 
 

La Repubblica, 24.7.2004
L'attore anticipa: solo due episodi, poi via dalla serie
"Hanno sostituito 007, possono sostituire anche me"
Zingaretti, "Basta Montalbano. Nella vita bisogna fare altro"
Fra i progetti, un film su Cefalonia, uno su Falcone e un documentario su Suso Cecchi D'Amico

Salerno - Sarà Montalbano ancora per un paio di volte, poi smetterà definitivamente i panni del commissario passato dalla letteratura alla tv. Luca Zingaretti racconta i propri progetti nella giornata di chiusura del Giffoni Film Festival, in corso fino ad oggi a Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno. Basta, dunque, con il personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri: "La vita dura una mezzoretta - dice l'attore - bisogna trovare il tempo di fare anche altro".
Un film per la tv, Cefalonia, diretto da Maurizio Zaccaro, e I giorni dell'abbandono, di Roberto Faenza. Più in là, non prima del 2006, vestirà i panni di Giovanni Falcone. Tanti i progetti in cantiere per Zingaretti, che se pure a Montalbano deve l'esplosione della sua popolarità, ha deciso di abbandonare il personaggio del commissario siciliano. "Bisogna avere la forza e il coraggio di uscire tra gli applausi - dice a Giffoni, citando una frase dello stesso Camilleri -, ho paura di stancare il pubblico. Farò altri due episodi, uno sicuramente tratto da Il giro di boa, l'altro dai racconti o da un'eventuale nuovo lavoro di Camilleri, se ci dovesse essere".
Ai fan del commissario assicura che lavorerà duro per fare in modo che gli ultimi due episodi siano "i migliori di tutti quelli fatti". "Vorrei chiudere in bellezza - dice - portando in televisione gli episodi più belli della serie. Ma sia chiaro - aggiunge -, ciò non vuol dire che la serie su Montalbano scomparirà dal piccolo schermo. Hanno sostituito 007, figuriamoci se non possono sostituire me. Anzi, quasi quasi - ironizza - spero che lo facciano anche senza Zingaretti. E spero che abbia meno successo". Una previsione facile facile.
[…]
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 25.7.2004
Esce a settembre da Sellerio il nuovo romanzo di Andrea Camilleri sul popolare commissario
Montalbano sempre più in crisi si arma della pazienza del ragno
A 80 anni e con dieci milioni di copie vendute lo scrittore si rimette in gioco
È un giallo atipico senza cadaveri di mezzo, incentrato sull´introspezione

Sulla soglia degli ottant´anni, Andrea Camilleri non dà certo segnali di stanchezza; più energico che mai, con alle spalle dieci milioni di copie vendute, lo scrittore empedoclino continua a sfornare storie. E dopo la raccolta di racconti intitolata “La prima indagine di Montalbano” (Mondadori), ora tocca al romanzo “La pazienza del ragno”, che uscirà da Sellerio a settembre, col risvolto di copertina firmato da Salvatore Silvano Nigro. La nuova fatica di Camilleri è nata per caso: prima di scrivere l´ultimo racconto per Mondadori, l´autore de “Il Birraio di Preston” stava lavorando a un racconto, intitolato appunto “La pazienza del ragno”, che prendeva le mosse dal momento in cui il commissario Montalbano veniva ricoverato in ospedale, nel “Giro di boa”. Quel racconto comincia a stargli stretto; da qui la decisione di portarlo a termine come romanzo. E, come accade nelle tre storie raccolte nella “Prima indagine di Montalbano”, nel nuovo romanzo non ci saranno morti ammazzati.
Si tratterà dunque di un giallo anomalo, in cui l´infrazione dell´ordine non è determinata dal classico e immancabile delitto. Diceva Simenon che mettere un cadavere dentro una storia rappresenta, per l´autore, un´estrema comodità. È il toccasana per un racconto poliziesco. Le difficoltà che il narratore deve affrontare, però, sono tante: prima fra tutte, quella di non fare sfilacciare la storia, per un eccesso di psicologismo. In poche parole, Salvo Montalbano, personaggio seriale, comincia a diventare sempre più invasivo. L´assenza di cadaveri non può che determinare un´attenzione sempre più stringente, da parte di Camilleri, nei confronti del proprio personaggio, come testimoniano i libri citati, e soprattutto dei cambiamenti cui il commissario di Vigàta è soggetto col trascorrere del tempo, come conferma “Il giro di boa”, uno dei romanzi migliori di Camilleri, che in un certo senso allontana l´autore agrigentino dall´amato Simenon, così poco sensibile riguardo all´evoluzione dei personaggi, al trascorrere del tempo, all´irruzione della storia.
Ne “La pazienza del ragno”, ci sarà però la continuazione della crisi di Montalbano. Una crisi che, nel “Giro di boa”, era esplosa in seguito ai disordini legati al G8, e che aveva costretto il commissario a un vero proprio esame, una introspezione che continuerà nella nuova opera. E su questo travaglio punterà Nigro nel risvolto di copertina. E ora? Quali decisioni prenderà Montalbano? Continuerà a vestire i panni del paladino della giustizia? A che punto sarà la sua disaffezione nei confronti del potere politico? A queste domande Camilleri darà probabilmente un risposta nel suo nuovo romanzo, col quale ancora una volta vuole manifestare la sua voglia di osare, di mettersi in discussione, di verificare nuovi percorsi narrativi.
Salvatore Ferlita
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 25.7.2004
Il curatore del Meridiano Mondadori dedicato allo scrittore empedoclino lascia Catania per approdare alla Normale di Pisa
La bella estate del critico estroso
Silvano Salvatore Nigro tra Manzoni, Soldati e Bassani
La fatica più grossa traslocare in Toscana i 40 mila testi
Un saggio ci farà riscoprire l´autore di “Giro di boa”

Un sontuoso letto a baldacchino; un quadro che raffigura una ammiccante cortigiana distesa su un triclinio; una bizzarra corazza, che sporge da una vetrinetta dell´Ottocento: «È uno strano posto, questo. Su ogni porta c´è scritto il nome di una donna. Mi pare di essere dentro a un racconto di Brancati». Ride, Salvatore Silvano Nigro, quasi scoppiettando. È come se dovesse mancargli il respiro. A un tratto, però, si ricompone: «A quanto pare non c´era una camera d´albergo libera. Ed eccomi qui, in queste stanze dal fascino torbido». È da poco arrivato da Catania, il professore, per tenere, presso la facoltà di Scienze della comunicazione, alcune lezioni sulla "Storia del libro e dell´editoria". «Qui a Palermo c´è una strana atmosfera: sbuchi da un vicolo buio, e ti compare una chiesa la cui bellezza ti toglie il respiro». Avvolto dal fumo dell´immancabile sigaro, il professore si confida: «Sono davvero stanco: sto infatti cambiando casa, trascinandomi dietro i miei quarantamila volumi. E, nel frattempo, non mi sono certo riposato: ho curato la ristampa, per Sellerio, di un romanzo di Mario Soldati, “La verità sul caso Motta”, e ho da poco consegnato l´introduzione al Meridiano Mondadori che raccoglierà i cosiddetti romanzi storici di Andrea Camilleri. Uscirà a settembre e metterà finalmente sotto gli occhi dei lettori un Camilleri completamente diverso». Nigro è visibilmente soddisfatto. Ma c´è un altro motivo alla base del suo buon umore: «Lascio l´Università di Catania per approdare alla Normale di Pisa, dove insegnerò Letteratura italiana».
Siciliano cosmopolita, esperto del barocco e del manierismo, esegeta delle opere di Alessandro Manzoni, consulente editoriale di diverse case editrici, Salvatore Silvano Nigro si è occupato anche di novellistica, di predicazione, di storia dell´arte, divorando libri e disegnando percorsi letterari bizzarri. I suoi testi si leggono alla stregua dei romanzi. Il suo stile si riconosce subito: elegante, piacevolmente barocco. Come ad esempio nelle pagine dedicate ai romanzi di Camilleri, che Nigro ci ha fatto leggere in anteprima. Si intitolano “Le "croniche" di uno scrittore maltese”. In esse il critico porta alla luce un Camilleri del tutto sorprendente. E per far ciò prende le mosse dal romanzo di Leonardo Sciascia “Il consiglio d´Egitto”, per ricollegarsi all´abate Giuseppe Vella, l´ideatore dell´impostura, il quale aveva fatto venire da Malta, in suo aiuto, un monaco di nome Giuseppe Cammilleri, o Camilleri. L´assistente, scrive Sciascia, era della stessa pasta dell´abate, anche se di mente gretta e lenta. A risollevare le sorti della scuola maltese dello scolarca Vella, continua Nigro, ci pensa Andrea Camilleri: che scalza Giuseppe, «e in quanto fingitore anch´esso, di vantate origini maltesi, si legittima dentro il laboratorio di Vella; e dal Consiglio d´Egitto, come luogo di nascita letteraria, fa discendere l´affabulatore estroso dei suoi romanzi storici e la sua lingua mischia, più inventata che vera, che con i suoi sghiribizzi l´italiano reinventa nel dialetto siciliano». Camilleri, dunque, come scrittore dell´impostura, vessillifero della riscrittura. «La sua passione ilare produce romanzi, che la beffa della storia, verificata anche nei guasti di mentalità prodotti nel villaggio, spettacolarizza nella controbeffa in parodia del narratore». Trovato anche un minimo appiglio storico, l´autore de “Il Birraio di Preston” ci fantastica sopra, e quando si presenta la necessità di autenticare qualcosa, Camilleri non ci pensa due volte: apre il laboratorio del falsario Vella e la prova se la fabbrica. «È proprio così: gli apocrifi sono la passione di Camilleri: basti pensare a “La scomparsa di Patò”, ad esempio. Si può disegnare tutta una linea che da Tempio va a Serafino Amabile Guastella, Pirandello, Lanza, Brancati, Sciascia. A volte lo scrittore agrigentino fa il verso a Omero, spessissimo a Manzoni, per non parlare poi di Malraux e Cechov. Le pagine del nostro sono zeppe di processi trasmutativi. I suoi romanzi sono un policromo campionario di riscritture. A trionfare, alla fine, è una letteratura che sapientemente e ironicamente gioca con se stessa». Dalla ricognizione critica realizzata da Nigro viene fuori un Camilleri coltissimo, lettore onnivoro che si è fatto le ossa sui classici, e che si è divertito poi ad aggrovigliarli con le sue fantasie. Tra gli autori preferiti, il grande Alessandro Manzoni. E all´autore dei Promessi sposi Nigro è tornato di recente, dopo averne scritto una monografia che ha avuto 12 ristampe, con un saggio dal titolo “La tabacchiera di don Lisander”: «A fine agosto dovrò consegnare l´introduzione all´edizione dei “Promessi sposi” che uscirà con "Repubblica". Ho accettato a una condizione però: che la “Colonna infame” fosse inserita come capitolo finale del romanzo, nel rispetto delle intenzioni dello stesso Manzoni». E non è finita qui: «Per la Sellerio sto curando la sceneggiatura inedita dei “Promessi sposi” scritta da Giorgio Bassani, assieme a quella del romanzo “Il giardino dei Finzi-Contini”. Mi attende una bella estate, no?».
Salvatore Ferlita
 
 

Il Messaggero, 27.7.2004
Santa Cecilia anticipa le celebrazioni per i 250 anni dalla nascita: via il 31 agosto all’Auditorium
Mozart, una festa lunga tre anni
Venditti e Camilleri “sponsor” d’eccezione per il compositore

ROMA. Che cosa c’entrano un cantautore come Antonello Venditti e uno scrittore come Andrea Camilleri con la musica classica e lirica? C’entrano perché Venditti, oltre a essere presidente degli “Amici dell’Auditorium”, già da ragazzino non era affatto digiuno di Mozart e Beethoven: andava regolarmente ai concerti dell’Istituzione Universitaria e quando c’era il pianista Rubinstein non se lo perdeva. Per Camilleri basta citare il suo avvincente romanzo Il birraio di Preston imperniato sulla sconosciuta opera omonima di Luigi Ricci.
Loro e altri celebri personaggi di vari settori della cultura accomunati dalla passione per Mozart saranno i testimonial del “K Festival” (iniziale di Ludwig Koechel curatore del catalogo delle opere mozartiane), al via il 31 agosto all’Auditorium. Nel 2006 tutto il mondo festeggerà il 250esimo anno della nascita di Mozart.
Ma l’Accademia di Santa Cecilia inizierà a celebrarlo in anticipo: il prossimo 31 agosto, infatti, prende il via una rassegna lunga tre anni che si concentrerà nel settembre 2004, 2005 e 2006 e prevede molti appuntamenti. Una novità dell’iniziativa sta appunto nei testimonial, ovvero nelle introduzioni a ogni concerto affidate a personaggi famosi che avranno il compito di creare un contatto tra il genio di Salisburgo e la vita di oggi raccontando il “loro” Mozart. Tra gli altri Piero Angela e Corrado Augias, Pupi Avati e Vinicio Capossela, Michele Dall’Ongaro e Vittorio Emiliani, Massimo Ghini, Veronica Pivetti, Riccardo Rossi. «E’ una formula che mira ad attirare un pubblico nuovo e specialmente i giovani - ha detto il presidente dell’Accademia, Bruno Cagli - E siccome la lunga durata dei concerti tradizionali non è sempre gradita ai giovani, che oltretutto prediligono le serate non stop, per privilegiarli, i concerti avranno una durata di un’ora circa e saranno senza intervallo».
[…]
Alfredo Gasponi
 
 

Emilianet, 27.7.2004
Letture, presentazioni e incontri con l'autore

CASTELNOVO MONTI (RE, 27 lug. 2004) - Le serate estive di Castelnovo ne' Monti si arricchiscono di un nuovo ciclo di iniziative: dal 29 luglio e fino al 19 agosto sono infatti previsti 4 "Giovedì letterari", nella corte interna del Centro Culturale Polivalente, presso il quale ha sede la biblioteca comunale "A. Campanini". Le serate sono organizzate in collaborazione con la cartolibreria Casoli, l'edicola di Enrico Marazzi e le librerie Mondatori e La Tana degli Elfi, aperte nei mesi scorsi a Castelnovo.
[...]
Due presenze femminili animeranno infine le restanti serate di agosto: il 5 Roberta Fiorini, grafologa, illustrerà i risultati delle proprie ricerche, basate sul confronto tra il manoscritto di Luigi Pirandello recentemente ritrovato e noto come 'Taccuino di Harvard', e 'La biografia del figlio cambiato', in cui Andrea Camilleri ricostruisce il conflittuale rapporto dell'illustre siciliano col padre.
[...]
Appuntamento dunque per coloro che fossero interessati agli incontri alle ore 21 dei giorni indicati presso la Corte del Centro Culturale Polivalente, che ha sede in via Roma, 4, a Castelnovo.
Per ulteriori informazioni è possibile contattare (allo 0522 610204) la biblioteca, che fino al 31 agosto osserva l'orario estivo (tutte le mattine da lunedì a sabato dalle 9 alle 12, tutti i pomeriggi da lunedì a venerdì dalle 15 alle 18) e che nello stesso periodo offre la possibilità di consultare anche i giornali quotidiani nel cortile interno.
 
 

Linus, 7.2004
Gli sbadati. Quelli che pubblicare per Berlusconi
La democrazia degli anticipi
Il mezzo giustifica il fine?

Lo facessero almeno per l’amor proprio. Più si dicono di sinistra, più appaltano se stessi al più formidabile diffamatore di tutti i tempi della sinistra: l’esecrato, temuto, odiosamato presidente del Consiglio, autocrate pubblico, impresario privato cui in fitta schiera, gementi e piangenti, riparano. Con motivazioni risibili, nella più coerente incoerenza, in conflitto d’interessi con se stessi ma “appena appena”. Quanti sono? “Millanta che tutta notte canta”. Citarli tutti non si può, eppur s’impone una rapida analisi di questo curioso, italico fenomeno per cui una classe intellettuale e artistica si rivela pressochè compatta nel gettarsi tra le fiamme mentre grida “al fuoco!”.
[…]
Salendo di qualità, come non citare il padre del commissario Montalbano, quell’Andrea Camilleri che verga articoli di fuoco contro Berlusconi mentre daa una decina d’anni fa le fortune (anche) dell’editrice Mondadori? Forte di cotanto conflitto, Camilleri tuona su l’Unità: “Il problema è il conflitto d’interessi, bisogna avere il coraggio di dirlo”. Ma il coraggio di dirlo non risolve il (bel) coraggio d’incrementarlo, il conflitto, firmando per la corazzata editoriale di chi lo incarna, ovvero, son sempre parole di Camilleri, un tale che “non avrebbe dovuto essere candidato alle elezioni perché era detentore di concessioni statali. Certe cose bisogna pure ricordarle”. E se ricordassimo pure che i conflitti vengono rafforzati criticandoli a parole ma sottoscrivendoli nei fatti? Camilleri sembra proporre una (retorica) via d’uscita: “Questo calice va bevuto fino alla feccia”. Ma in fondo alla feccia che c’è? Per lui, vendite, anticipi e una incoerenza su cui disinvoltamente sorvola. Per il pubblico, la scelta obbligata d’incrementare il conflitto che strangola l’Italia, se non vuole perdersi le gesta del commissario più progressista d’Italia, il cui ultimo best-seller esce, e non è un pesce d’aprile, l’1-4-2004, senza fallo per Mondadori.
[…]
Massimo Del Papa
 
 

Il giornale di Vicenza, 29.7.2004
Le più interessanti proposte editoriali e i best seller, dal romanzo al thriller
Un libro in valigia per colorare l’estate
Per scegliere? Seguire l’istinto, le proprie passioni, oppure un incipit ammiccante Dolore protagonista con la Mazzantini, l’omicidio al Louvre è firmato Dan Brown

Profumo d'estate. Passeggiate, viaggi, serate con gli amici, il colore del mare, il fruscio del vento, il canto dolce della notte. Un brivido leggero bussa alla nostra porta regalandoci frammenti di una libertà bella e possibile, dentro cui sogni, desideri, piccoli e grandi piaceri possono finalmente trovare spazio e attenzione. Un piccolo, irrinunciabile piacere è certo quello della lettura. Un tuffo fresco e corroborante in mondi che cavalcano il tempo trasformandosi in effervescenti crocevia di storie d'amore e passione, saghe, avventure, drammi, commedie, thriller, intrecci surreali e bizzarri. Non resta che seguire l'istinto e lasciarsi andare alla suggestione di un incipit ammiccante, di un titolo seducente e inquieto, di una trama stratificata e avvincente.
[…]
Non poteva mancare in questa nostra carrellata estiva uno degli autori più amati dai lettori italiani. 
Per i molti estimatori di Andrea Camilleri non c'è che l'imbarazzo della scelta. Fra i numerosi titoli disponibili in libreria, suggeriamo "La prima indagine di Montalbano" (Mondadori), tre lunghi racconti ricchi di tensione e mistero; "Il giro di boa" (Sellerio), attraversato da un Montalbano in disarmo con accenti imprevedibilmente crepuscolari; e "Il re di Girgenti" (Sellerio), in cui Camilleri prende spunto da un episodio vero e dimenticato, quello della Repubblica di Girgenti, per sbalzare il ritratto di Zosimo, un giovane contadino generoso e battagliero, che agli inizi del Settecento condusse la protesta di un popolo affamato contro le sopraffazioni della classe nobiliare.Il sogno si concretizza in una società di eguali senza classi e ingiustizie destinata a durare lo spazio di un mattino.
[…]
 
 

Il Belìce, anno 8 n.4, 7.2004
Andrea Camilleri
La prima indagine di Montalbano

Il " fenomeno" Camilleri non conosce soste. Ancora un libro, ancora un successo e, probabilmente, vi sarà qualche trasposizine televisiva di quest'ultimo libro che lo scrittore siciliano ha recentemente dato alle stampe. Il volume si compone di tre lunghi inediti racconti: Sette lunedì, La prima indagine di Montalbano, Ritorno alle origini. Scritti in periodi diversi, e questo si capisce dallo stile narrativo, ma caratterizzati, a differenza degli altri volumi dello scrittore di Porto Empedocle, dall'assenza di morti ammazzati. Lo stesso autore scrive infatti che "si tratta di una scelta voluta (e anche un rischio voluto), forse una specie di rigetto perché i morti ammazzati, nelle mie storie, sono sempre stati  un pretesto". Nel primo il commissario Montalbano è alle prese con un pazzo fanatico che, che dopo avere ucciso un pesce, un cavallo, un elefante, minaccia una strage, ma riuscirà a bloccarlo dopo una indagine condotta con pochi indizi, mentre nel secondo racconto, che dà il titolo al volume, Camilleri ci presenta un Montalbano, con i capelli lunghi, reduce dal '68, che presta servizio, come vice commissario non a Vigàta, città-simbolo delle future vicende del protagonista, ma in un paese di montagna, Mascalippa alle dipendenze del commissario-maestro Libero Sanfilippo e per il lettore è una novità scoprire che non è ancora innamorato della bionda nordica Livia, ma di Mary. Questo secondo racconto presenta una trama narrativa molto articolata e complessa con al centro dell'impianto narrartivo l'enigmatica figura di una donna, Rosanna Monaco, una "criata" silenziosa ed inquietante. Il terzo ed ultimo racconto "Ritorno alle origini" vede Montalbano impegnato, con la solita squadra composta da Mimì Augello, felicemente sposato con Beba, Fazio, "con il complesso dell'anagrafe", Catarella, in futuro uno dei personaggi meglio tratteggiati, in un sequestro, anche se per due ore, di una bambina, che porterà alla luce una vicenda di mafia e di affari. Racconti, questi di Camilleri, scorrevoli, godibili, ricchi di humor, ma per nulla "leggeri" perché non mancano le critiche ad un sistema politico-affaristico, ad una mafia che, secondo Camilleri, ha cambiato volutamente immagine, ma che continua ad operare sistematicamente come forza di destablizzazione non più al'esterno, ma all'interno del potere. Bisogna riconoscere che Camilleri è un grande scrittore. Imbastice delle storie originali, delinea magistralmente personaggi e situazioni, inchioda il lettore ala lettura dei suoi libri fino alla fine delle vicende descritte. Un autentico talento letterario, un autore prolifico, uno dei pochi scrittori che posseggono il dono, raro per la verità, di riuscire ad inventare storie che riscuotono un notevole successo di pubblico e di critica e, non a caso, gli è stato attribuito, qualche anno fa, il prestigioso premio "Mondello" per la letteratura per uno dei suoi libri più intensi, "La gita a Tindari".
Giuseppe Petralia
 
 

Rai Radiodue, 31.7.2004
Sumo. Il peso della cultura

L'odierna puntata della trasmissione realizzata e condotta da Giovanna Zucconi è dedicata ad Andrea Camilleri: protagonisti Giancarlo De Cataldo nel ruolo del difensore e Pietrangelo Buttafuoco nelle vesti di accusatore, mentre Antonio Albanese leggerà brani dai libri di Camilleri. Alcuni Soci del Camilleri Fans Club hanno partecipato alla registrazione della puntata.
 
 

Il Messaggero, 31.7.2004
Civitanova
Il Festival del “giallo” attende Camilleri
“CartaCanta” sposa il thriller e per quattro giorni sfilano i migliori scrittori noir italiani 

Si tinge di “giallo” Civitanova, per quattro giorni patria del delitto. Il noir approda in città, grazie a “CartaCanta”, rassegna creata da Enrico Lattanti, dedicata al mondo della carta e dell’editoria, che si terrà dal 7 al 10 ottobre all’Ente Fiera. Alla sesta edizione, “CartaCanta” sposa il thriller e nell’ambito della manifestazione nasce la sezione del romanzo giallo. Che, parte col turbo, visti gli scrittori in scaletta: Loriano Macchiavelli, presenterà la rivista “Delitti di carta” e i suoi libri, in cui è protagonista il “sergente Sarti Antonio“; Giancarlo De Cataldo parlerà del suo libro “Romanzo criminale”. E’ atteso anche Carlo Lucarelli, conduttore della trasmissione Rai Blu Notte e scrittore noir - tra i suoi lavori “Almost Blue” - che ha dato la sua disponibilità a tenere a battesimo il concorso “Giallo Carta”, aperto a tutti gli aspiranti Simenon (per informazioni www.cartacanta.it). La rassegna del giallo è curata da Valerio Calzolaio, deputato diessino e appassionato giallista, e da Giuseppina Vallesi, scrittrice noir civitanovese: pubblica con Mondatori e ambienta i delitti in città, protagonista un’investigatrice assai singolare, suor Ignazia.
Gli organizzatori covano però un nome che, per ora, viene solo sussurrato: Andrea Camilleri, il papà del commissario Montalbano. Obiettivo, portarlo a Civitanova l’8 ottobre, giorno dell’apertura di “CartaCanta” e del Salone del giallo. Pare che Calzolaio si stia facendo in quattro per convincerlo a spostarsi, cosa che lo scrittore siciliano fa poco volentieri. Nell’ambito del festival noir anche la gastronomia avrà il suo peso. La serata di apertura verrà celebrata con una cena in onore di Manuel Vazquez Montalban, lo scrittore spagnolo scomparso di recente, creatore del mitico Pepe Carvalho e gran buongustaio, tanto da infarcire i suoi libri di gustose ricette. Da queste si trarrà l’ispirazione per banchettare a Civitanova.
Lorena Cellini
 
 

La Repubblica, 31.7.2004
Dal 12 settembre a Catania la 56esima edizione del premio organizzato dalla Rai
Prix Italia, sfila la tv di qualità da Tortora alle nuove fiction
211 programmi provenienti da 42 organismi tv e web di 5 continenti

Mentre si fanno i bilanci della stagione tv appena conclusa, in Rai pensano all´autunno. Ieri il direttore generale Flavio Cattaneo ha presentato il Prix Italia che si terrà a Catania dal 12 al18 settembre, con diverse anteprime televisive e la partecipazione dei protagonisti.
[…]
RaiTre avrà Blu Notte-Misteri italiani "La ‘ndrangheta": Carlo Lucarelli affronterà i misteri di una organizzazione criminale tra le più spietate.
[…]
Il concerto di apertura sarà presentato da Monica Leofreddi (su RaiDue), lo spettacolo finale da Pippo Baudo (RaiTre). Ma Baudo, in polemica con la Rai, mette in dubbio la sua conduzione: «Accetterò di condurre la serata quando saprò chi sono i premiati», spiega Baudo: «Non avallo una cosa se non so che è di qualità. Da anni le serate conclusive del Prix Italia sono brutte. Quest´anno è stato istituito un premio per i siciliani e io condurrò la serata se verranno premiati Tornatore, Consoli, Fiorello, Andrea Camilleri e altri illustri siciliani».
Leandro Palestini
 
 

Top Fly, 7.2094
L’estate di Montalbano
La prima indagine di Montalbano, best seller annunciato che vedremo al mare su quasi tutte le sdraio ci racconta dei giovane commissario alle prese con tre storie senza delitti. Camilleri rivela a Top Fly i segreti dei personaggio più amato della letteratura italiana e ci spiega perché non si sposerà mai.
Forse...

Quel fascino un po' così dell'ispettore di polizia, introverso, cattivo ma non troppo, amante della buona tavola, delle letture e della solitudine. Il fascino dell'uomo che vive sul mare e che non ama viaggiare, qualche visita a Roma per motivi burocratici, a Genova dove abita l'eterna fidanzata, niente di più. è il fascino apparente della tranquillità, delle cose normali, delle serate passate davanti alla televisione. Il fascino di chi combatte la modernità, la società globale, internet, e lo fa con l'uso sapiente dei tempo, senza paura delle attese, innamorato dei sapori e degli odori della sua terra, la Sicilia. Lo potete incontrare mentre passeggia sulla spiaggia e non stupitevi se, improvvisamente, si getterà in acqua anche se fa freddo. Per lui nuotare è come rinascere, gli serve per concentrarsi, per trovare serenità, per mettere a posto le cose. Come tutti gli uomini di buon senso conosce la fatica, sa che non ti regala niente nessuno e che per raggiungere dei risultati ci vuole impegno, amore e tanta voglia di ascoltare. A lui non interessa la colpa fine a se stessa, cerca l'umanità. E così preferisce seguire le sue convinzioni, il suo intuito. E la verità gli arriva improvvisamente come "un flash accecante che gli esplode nel cervello". L’ultimo suo libro, La prima indagine di Montalbano, best seller annunciato che vedremo al mare su quasi tutte le sdraio ci racconta dei giovane commissario alle prese con tre storie senza delitti. Scrive Camilleri: "Non c'è un morto, in queste pagine. à una scelta voluta (e anche un rischio voluto), ma il perché io stesso non so spiegarmelo fino in fondo. Forse una specie di rigetto. Dei resto i morti ammazzati, nelle mie storie, sono sempre stati un pretesto".
C'è una bottiglia di birra sul tavolo accanto alla macchina da scrivere quando Andrea Camilleri, classe 1925 da porto Empedocle, inizia a parlare di sé e di quella straordinaria invenzione letteraria che è il commissario Salvo Montalbano da Vigàta di cui Sellerio ha appena mandato in libreria l'ennesimo capitolo delle sue indagini.
"Volevo scrivere un giallo, lo consideravo un omaggio alla grande passione per un genere letterario e un dovere nei confronti della mia scrittura, un atto di disciplina necessario. Sino a quel momento la mia infatti era una scrittura anarchica, prendeva uno spunto e andava dove voleva, senza regole, senza propositi. Dovevo ingabbiarla e cosa c'era di meglio dei giallo, la forma più onesta di letteratura, il genere, come diceva Sciascia, ingabbiato per eccellenza? Perché il giallo è soprattutto un esercizio di logica. E poi lo dicevano già i greci: pensare è indagare". È questa la genesi di Montalbano, che ai lettori viene presentato così: "Di andare dai carabinieri manco gli ero passato per l'anticamera dei cervello, li comandava un tenente milanese. Il commissario invece era di Catania, di nome faceva Salvo Montalbano, e quando voleva capire una cosa, la capiva".
Camilleri: "Ho scelto un commissario di pubblica sicurezza, un po' come il Maigret di Simenon. L’ho chiamato Montalbano perché prima di tutto è un cognome molto diffuso in Sicilia e poi perché volevo rendere un omaggio a Manuel Vasquez Montalban, non tanto per i gialli di Pepe Carvalho, ma per un romanzo non giallo Il pianista, la cui struttura atemporale, aveva ispirato il mio Birraio di Preston". Ha citato Sciascia, Camilleri, potrebbe fare lo stesso con Pirandello (che fu cugino della madre) e facendolo ci tiene ad aprire una parentesi: "Dico sempre che quando ho le pile scariche vado da Sciascia e Pirandello, i miei elettrauti, e mi rileggo un loro libro. In fondo la mia sicilianità è una questione genetica, spirituale, culturale e filosofica. Una cosa seria".
Ma torniamo al commissario: "Montalbano è nato a Catania, oggi ha cinquant'anni, ha fatto il Sessantotto. È un uomo di sinistra, ma tra marescialli e brigadieri lo sembra molto di più. Si potrebbe dire che è un progressista innamorato delle tradizioni, un testardo che quando incorna su una cosa non ci sono santi. Oggi è costretto a fare un bilancio della sua giovinezza, ed è un bilancio fallimentare. Non saprei descriverlo fisicamente, con precisione. Posso solo dire che ha i baffi, un neo, il fisico da nuotatore, i capelli corti. Rifiuta sistematicamente una promozione che lo allontanerebbe da Vigata perché la sola idea di un trasferimento gli fa venire qualche linea di febbre. Non è un tipo tranquillo, gli basta poco e prende fuoco, sente il tempo. Spesso è di umore nivuro".
Di sicuro non è simile a Luca Zingaretti che lo ha portato sullo schermo ("anche se lui è stato bravissimo ad interpretarlo") e nemmeno a Camilleri. Non è insomma come il Maigret di Simenon che dello scrittore francese era l'alter ego."Siamo lontani e vicini al tempo stesso. Lui parla una sua lingua, alterna l'italiano al siciliano, e lo fa perché quella è anche la mia voce. E poi, malgrado l'età, rischia di essere più antico degli anni che ha, travaglia con la testa di un ultra sessantenne pieno di esperienza e di capacità di comprensione. Questo è un mio regalo personale che gli faccio molto volentieri".
A lui piacciono le donne e ne è riamato. Ha una fidanzata o, per meglio dire, una donna, Livia, che abita a Boccadasse, in Liguria, l'unico paese che Montalbano scangerebbe con Vigata.
Di lei, dei suo lavoro, della sua vita, sappiamo poco. "Ovviamente Montalbano che è curioso e siciliano, sa tutto di lei, vita morte e miracoli, ma ci dice solo quello che è indispensabile, il resto lo tiene per sé. Per lui lei rappresenta l'amore, la passione. Ma Livia è anche la madre, la donna che gli ha dato fiducia, che è impossibile tradire. 
Non dobbiamo dimenticare infatti che rimase orfano da piccolo e che l'unico ricordo che ha della madre è la luce dorata riflessa sui suoi capelli". Tra lui e Livia c'è un rapporto che non si conclude, che forse non si concluderà mai, una volta hanno persino iniziato a preparare le carte per il matrimonio, poi non se ne è più fatto nulla: "Perché Montalbano terne se stesso, ha paura. Quando lei è lontana, la desidera, quando sono insieme da uomo solitario quale lui è, ha paura di vedere "sconvolte" tutte le sue abitudini. Quando il loro rapporto diventa teso sa cosa dice Salvo a Livia: perchè non ci fidanziamo di nuovo?". Poi c'è Ingrid, una amica vera, una bellezza svedese trapiantata in Sicilia che ha con il commissario un rapporto che visto da fuori potrebbe sembrare equivoco."Ad un certo punto sembrano cedere, poi a tutti e due viene da ridere, l'amicizia è una cosa, la passione un'altra". Sicuramente Montalbano è un grande conoscitore dell'animo femminile. "Lui le donne le guarda con attenzione, le studia, le ascolta, le capisce. Quando durante un'indagine si trova ad avere a che fare con una donna, si rilassa, sente che il suo compito sarà più facile, perchè loro lo aiuteranno di più". Anche inconsapevolmente esercita un fascino irresistibile: "È vero, non è Raul Bova, ma è comunque un bell'uomo che alimenta il suo fascino con la capacità di ascolto, la comprensione nei confronti dell'umanità tutta e le buone letture. Ha letto Proust, Melville, Musil, conosce i quadri di Peter Bruegel, cita Consolo e Bufalino. E pensare che a scuola era un "murritiusu" che studiava poco". 
Poi ama la buona cucina, altra caratteristica che piace molto alle donne, si affida alle cure della domestica Adelina, ai buoni ristoranti preferisce le trattorie come quella di san Calogero dove è di casa. Non sa resistere a un piatto di pasta con le sarde, alle triglie di scoglio, agli immancabili arancini.Ama mangiare da solo, in silenzio: "Sono 
molti gli investigatori che hanno un rapporto fecondo con l'arte culinaria. Un buon piatto è una sorta di rivalsa sulla morte. Montalbano a tavola ama la semplicità, cerca il rispetto per le tradizioni, gli interessa soprattutto la qualità dei cibo. Lui ama i sapori che anch'io mi porto dietro da quando, bambino, andavo di notte a pescare con mio padre che era un ottimo fiocinatore e cucinavamo il pesce appena pescato sulla barca".
Il rapporto tra lo scrittore e il suo personaggio seriale di successo, con il passare degli anni diventa ossessivo. È inevitabile che ciò accada.
"Montalbano e Carvalho sono sempre lì, di fronte alla mia macchina da scrivere e a quella del mio povero amico 
Manuel, ci impediscono di scrivere altri romanzi. Bisogna giocare d'astuzia, mettersi a scrivere di nascosto, scappare con una slitta e gettare ogni tanto un po' di carne al lupo che ti insegue, magari un racconto, magari un'idea, una traccia, sperando che ti lasci il tempo di fare altro". E poi come si può uccidere un proprio 
figlio letterario così ingombrante? "Ci ho pensato a lungo, o gli tiro una polpetta avvelenata oppure lo faccio invecchiare. Ho deciso di seguire la seconda strada. Prima o poi andrà in pensione e forse sarà più tranquillo e, soprattutto, lascerà più tranquillo me".
Paolo Marcesini
 

 


 
Last modified Monday, June, 10, 2013