RASSEGNA STAMPA
LUGLIO 2004
1.7.2004
Presentazione del volume Alla tavola di Yasmina (Mondadori)
Alle ore 19:00 a Roma, sulle terrazze della Libreria Mondadori Trevi
(Fontana di Trevi, angolo via San Vincenzo 10)
Sarà presente Andrea Camilleri; Luisella Mattei e Roberto Braida
leggeranno dei brani del dialogo tra la bella principessa araba Yasmina
e Ruggero il Normanno, conte di Sicilia. È previsto un assaggio
di alcune sfiziose specialità.
Rai Radio3,
1.7.2004
Il baco del millennio
I "Camillini"
Il novanta per cento dei libri pubblicati in Italia negli ultimi tempi
è costituito da romanzi gialli scritti da figli e figliastri di
Camilleri. Proveremo ad analizzarne le caratteristiche letterarie e le
motivazioni per cui lo schema del mistero da risolvere sembra essere l'unico
adatto a raccontare, e forse spiegare la realtà di oggi.
WebTrek Italia,
2.7.2004
Gli arancini di Neelix (online
/ pdf)
Una proposta che "non potrete" rifiutare
E si perche' Claudio Chillemi si e' superato e ha scritto uno tra i
piu' divertenti ed originali racconti trek.
E questa volta non e' il commissario Montalbano a sognare le stelle,
ma saranno il capitano Janeway ed il suo equipaggio a dover risolvere "il
mistero degli arancini" grazie al poliziotto di Vigata.
Non poteva essere miglior regalo per la nostra estate!
Buona lettura
La redazione di WebTrekItalia
Corriere della sera,
2.7.2004
Rai Due sta girando la serie ispirata al personaggio dello scrittore
Arriva l’ispettore Coliandro. Sfida in giallo a Montalbano
Lucarelli: il mio detective, impulsivo ma puro di cuore
Giubbotto di pelle nera, occhiali Ray Ban perennemente inforcati sul
naso. Vuole fa l’americano, stile ispettore Callaghan, ma è solo
l’italianissimo “ispettore Coliandro”. Così si chiama il protagonista
della serie omonima, ideata dal giallista Carlo Lucarelli, che si gira
a Bologna per RAI FICTION: quattro episodi (“Il giorno del lupo”, “In trappola”,
“Vendetta cinese”, “Magia nera”), in onda il prossimo anno su Rai Due.
Sul piccolo schermo nasce un anti Montalbano, un antieroe del poliziesco.
Lo impersona Giampaolo Morelli, regia di Marco e Antonio Manetti. Racconta
il conduttore di “Blu notte”, che tornerà su Rai tre a ottobre con
i “casi” Falcone e Borsellino: ”Quando ho concepito Coliandro per i miei
romanzi, cui si ispirano i tv movie, doveva incarnare tutti i difetti della
Polizia. Pensavo a un Callaghan trasportato nella realtà italiana,
o meglio, a un poliziotto nostrano che vorrebbe emulare il mitico Clint
Eastwood senza riuscirvi. Ne è venuto fuori un tipo maldestro, sfortunato,
impulsivo, pieno di pregiudizi, a volte arrogante, ma non tutto negativo:
si riscatta con una onestà e una purezza disarmanti.”
Al contrario del celebre commissario di Andrea Camilleri, immortalato
da Luca Zingaretti, Coliandro è un solitario, non è tenuto
in alta considerazione dai suoi capi, che non gli affidano mai le indagini.
Si sente frustrato, ma poi viene coinvolto in “casi” eclatanti che riesce
sempre a risolvere, non con la razionalità del collega siciliano,
ma grazie a un ottimo intuito. Sottolinea Lucarelli: ”E’ un perdente di
successo. La sua forza sta nella determinazione a non arrendersi mai.”
Pur essendo anch’egli originario di qualche imprecisato paese del sud,
la sua sfera d’azione è Bologna, dove l’antico Palazzo Pizzardi
in via Massimo D’Azeglio è stato tramutato nella questura cittadina.
Riprende Lucarelli :”Bologna e l’hinterland sono protagonisti con i problemi
della realtà urbana locale”. Nel “Giorno del lupo”, il traffico
di droga; “In trappola” è ambientato nel quartiere dormitorio
della periferia bolognese, il Pilastro, dove prospera la criminalità;
in “Vendetta cinese”, si parla della comunità clandestina cinese
di Bologna; “Magia nera” affronta la piaga della prostituzione delle giovani
immigrate. Per ogni episodio, il protagonista ha una partner, di cui puntualmente
si innamora e da cui viene puntualmente lasciato. Sottolinea l’autore:
”Coliandro con le donne è un vero disastro: all’inizio ha sempre
uno scontro, poi diventa attrazione fatale. Lui si innamora, ma viene sempre
mollato, perché le ragazze di cui si invaghisce sono troppo diverse
da lui.” Nel primo tv movie, Nikita (Nicole Grimaudo) è una scapigliata
pony express: nel secondo, Alessia (Cecilia Dazzi) è un’energica
scaricatrice di casse ai mercati generali; nel terzo, l’integerrima Sui
(Jacelyn Parry Iean), è una poliziotta cinese che vuole vendicare
la morte di un suo amico, infine, l’enigmatica N’Kiru (la modella Youma
Diakite) è sorella di una prostituta nigeriana vittima del racket.
Antieroe, scalcagnato in amore, ma spericolato come tutti i suoi predecessori,
e sul set non sono mancati incidenti. Precisano i registi: ”Usiamo gli
stuntman il meno possibile, per rendere le scene più autentiche.
Durante una sparatoria, Morelli, rotolando per terra, si è lussato
una spalla e sfracellato un dito. Cecilia Dazzi, per uno sparo a salve
troppo ravvicinato, ha rischiato di accecarsi con la polvere e di restare
sorda per il rumore”.
Non solo Lucarelli, ma con lui un nutrito pool di sceneggiatori lavora
alla serie. Spiega: ”Il lavoro del giallista non è mai solitario.
Anche quando scrivo romanzi mi confronto con i colleghi, tra cui lo stesso
Camilleri. Ci scambiamo idee, ci suggeriamo soluzioni e tecniche omicide.
A volte discutiamo al telefono, affrontando argomenti che, se intercettati
da veri poliziotti, potrebbero procurarci grane. Parliamo di vittime uccise
con pistole, coltelli o veleni per topi: vallo a spiegare, poi, che si
tratta di finzione…”
La sua, un’autentica passione per il thriller. Forse per questo il
giallista viene spesso interpellato come criminologo?
Risponde: ”Mi chiedono pareri sui delitti della cronaca vera. Si scambia
la pratica di narrazione fantastica con un’esperienza reale. Invece io
ho bisogno di fonti attendibili, per rendere credibili i miei racconti:
i miei più cari amici e informatori sono poliziotti e carabinieri.
Io sono un artigiano del thriller, loro mi forniscono i ferri del mestiere.”
Emilia Costantini
Il Messaggero,
4.7.2004
Luglio, appuntamento con i “Solisti”
L'Estate Romana, "la manifestazione estiva con il maggior numero di
eventi nel mondo", ha dalla sua un'infilata di luoghi strategicamente "appostati"
che contribuiscono al suo successo. Tra questi i Giardini della Filarmonica,
sulla Flaminia, dove da 10 anni si svolge la kermesse I Solisti del Teatro.
Nata dai colloqui tra Borgna e le due organizzatrici, Carmen Pignataro
e Annalisa Scafi, sarà in scena da martedì e fino al 31 luglio.
[...]
Marco Mattolini e Elena Ricci curano il 17 una serata dedicata a Pino
Passalacqua: "La passione da raccontare" sarà interpretata da artisti
"vari", da Camilleri a Rubini, da Rigillo a Fantastichini.
[...]
Paola Polidoro
Il Resto
del Carlino, 5.7.2004
Musica
Frankie Hi NRG e strumenti 'a idrogeno' all'Arezzo Wave
Arezzo, 5 luglio 2004 - Da domani all'11 luglio Arezzo si mobilita per
l'Arezzo Wave, che festeggia i suoi 18 anni con un cartellone di oltre
150 appuntamenti fra spettacoli di musica, letteratura, teatro, cabaret,
fotografia, pittura, videoclip.
[...]
Quest'anno l'Arezzo Wave ha anche in programma un gemellaggio d'eccezione
tra Fahrenheit: Fahrneheit, con la collaborazione della Feltrinelli, da
lunedi 28 giugno e fino a venerdi 9 luglio dara' la possibilita' a due
suoi ascoltatori di vincere un soggiorno ad Arezzo durante le giornate
clou dell'evento.
Come? Ogni giorno sul sito www.fahre.rai.it
si puo' rispondere a 15 domande su e intorno al commissario Montalbano,
il poliziotto campione di simpatia e di lettori (nonche' di ascolto televisivo)
creato da Andrea Camilleri, ogni giorno per 7 giorni 15 domande, per un
totale di 95 quesiti, alla fine i due che avranno risposto a piu' quesiti
saranno i vincitori che Fahrenheit, la Feltrinelli e Arezzo Wave, manderanno
inviati tra la musica del Love Festival. Ma non c'e' solo il concorso,
infatti durante la settimana del festival, da martedi 6 a domenica 11 luglio,
Fahrenheit si colleghera' con le tante attivita' culturali che vedranno
impegnati gli scrittori Carlo Lucarelli, Luis Sepulveda, Marco Paolini,
Marco Vichi, Luca Ragagnin e altri. Il viaggio dentro i linguaggi della
cultura giovanile: dal videoclip al fumetto sara' raccontato ai microfoni
di Fahrenheit dai diretti protagonisti, tra le 15.00 e le 18.00 su Rai
Radio3.
Arezzo Wave 2004
Si è concluso il concorso letterario "Giallo Wave", promosso
da Arezzo Wave 2004. I 12 vincitori, che hanno sviluppato un racconto a
partire da uno degli incipit offerti da Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli,
Diego Cajelli e Marco Vichi, saranno premiati giovedì 8 luglio 2004
sul palco di Arezzo Wave 2004, e i loro scritti saranno pubblicati in una
raccolta curata da Federico Batini.
La Sicilia, 6.7.2004
Discute una tesi su «Il re di Girgenti» e invita lo
scrittore Andrea Camilleri alla sua laurea
Barrafranca. Andrea Camilleri e il suo romanzo «Il re di Girgenti»,
scrittore di calatura nazionale e internazionale saranno oggetto di discussione
nella seduta di laurea della barrese Tina Cancilleri all'interno della
suggestiva aula magna dell'antico Monastero dei benedettini a Catania.
Oltre all'attualità della tematica affrontata e dopo i numerosi
riconoscimenti durante la carriera letteraria dello scrittore empedoclino
tra i quali la «laurea ad honorem» all'università I.u.l.m.
di Milano, si è constatato che la riproduzione dei suoi romanzi,
riscontrano tutt'ora un successo a livello nazionale, ma non solo, poiché
sono stati tradotti anche in altre lingue tra cui il giapponese. Le varie
ricerche e documentazioni tra cui vari atti dei convegni sul romanzo storico
hanno permesso alla futura dottoressa di intervistare l'ormai famoso scrittore
empedoclino a Roma sul romanzo «Il re di Girgenti». Il titolo
della tesi discussa è «Andrea Camilleri e il romanzo storico
in Italia: a proposito de “Il re di Girgenti”». L'argomento trattato
è uno dei problemi attuali dove la letteratura italiana e i suoi
specialisti del campo cercano di trovare un parametro di concordanza e
discordanza sul genere e sulla propria classificazione. «Una peculiarità
- durante la discussione della tesi - è che al dialetto siciliano,
tramite il notevole contributo dello scrittore siciliano Camilleri, si
è data pari dignità letteraria come la lingua spagnola e
quella italiana; ciò può sembrare a prima vista un'affermazione
senza connessione di causa ma se si analizzano attentamente le opere dello
scrittore, il dialetto di Andrea Camilleri segue le regole grammaticali
in italiano». Tina Cancilleri ha svolto un accurato lavoro di ricerca
grazie alla relatrice prof. Alida D'Aquino docente in Storia della letteratura
italiana moderna e contemporanea e al correlatore, il professore di Filologia
della letteratura italiana Savoca Giuseppe, direttore del D.i.s.eur. (Dipartimento
interdisciplinare studi europei). Durante la carriera universitaria la
tesista, a cui verrà onorata del titolo di dottoressa in filosofia
ha seguito e preparato dei seminari con vari docenti che hanno arricchito
la propria formazione culturale. Non a caso risulta membro del Dipartimento
Interdisciplinare di Studi Europei come rappresentante dei laureandi, di
cui fanno parte i docenti, precedentemente citati, Alida D'Aquino e Savoca
Giuseppe, e una rappresentanza dei professori universitari dell'ateneo
catanese della facoltà di Lettere e Filosofia. «L'atmosfera
inebriante e gioviale caratterizza la sua indole forte di scrittore siciliano
dove la sua passione e le sue radici per l'arte dello scrivere si fondono
e danno vita ad un modo di raccontare che coinvolge il lettore e dove i
fatti storici sono punti di riferimento per la lingua dialettale che è
sinonimo di attaccamento alle proprie radici culturali» riferisce
la tesista dopo l'intervista allo scrittore tanto che ha aderito al già
esistente fans club Camilleri, dove ha potuto avere contatti con chi ama
il genere letterario dello scrittore. La futura dottoressa non ha fatto
a meno di mandare un invito al noto scrittore siciliano, idolo letterario
di tanti giovani, che, se non avrà impegni di priorità assoluta,
sarà presente alla seduta di laurea.
Renato Pinnisi
Yahoo! Notizie,
8.7.2004
Rai Fiction: Lucarelli come Camilleri
Il futuro palinsesto Rai ci regalerà (finalmente) una nuova serie
televisiva tratta dai grandi gialli letterari: questa volta sarà
l'ispettore Coliandro di Lucarelli a prendere il posto del Montalbano di
Camilleri. Il primo episodio (di cui sono iniziate le riprese) sarà
tratto da uno dei romanzi più amati dell'autore bolognese, "Il giorno
del lupo. Una storia dell'ispettore Coliandro" (edito da Einaudi nel 1998).
Quelli che seguiranno avranno sceneggiature inedite scritte appositamente
da Carlo Lucarelli con la collaborazione di Giampiero Rigosi, Stefano Bises,
Salvatore De Mola, Giampaolo Simi e Maurizio Matroni. A impersonare l'ispettore
sarà l'attore Giampaolo Morelli affiancato da Nicole Grimaudo. Per
poter vedere questa nuova serie dovremo aspettare il 2005.
Informazioni Editoriali s.p.a
La Sicilia, 11.7.2004
«Montalbano sono. E ricomincio a girare»
Nel 2005 saranno girati nuovi episodi incentrati sul siciliano più
amato dagli italiani (dopo Pippo Baudo ovviamente). Parliamo del commissario
Montalbano, creato dalla penna di Andrea Camilleri. "I nuovi episodi di
Montalbano - ha detto Zingaretti - saranno due o quattro. E dopo di questi
vorrei chiudere la saga". L'occasione per le anticipazioni sul "Commissario"
è stata la presentazione, a Roma, del documentario girato dall'attore
insieme alla moglie, Margherita D'Amico. Il film è stato realizzato
per l'associazione Amref, e racconta la storia della popolazione Acholi,
da anni impegnata in guerre civili e reclutamento forzato di bambini. Speriamo
che non lo pronunci con il dialetto che adopera quando veste i panni del
commissario Montalbano, il titolo del documentario è infatti "Gulu".
La Nazione,
13.7.2004
Due big per «Letteraria» Camilleri e Ignacio Taibo II
Pistoia - Andrea Camilleri e Paco Ignacio Taibo II gli ospiti di spicco
della seconda edizione di "Letteraria" [...]
La Sicilia, 13.7.2004
«Musiche del nostro tempo» con la voce di Diane Schuur
Brass Group. Dirottato al teatro Golden, per l'occupazione dello Spasimo,
il concerto del trio della cantante statunitense
Penultimo appuntamento della stagione estiva del Brass Group «Musiche
del nostro tempo 2004» quello di questa sera (ore 21,30) dirottato
al Tetaro Golden per l'occupazione dello Spasimo da parte dell'associazione
Kandjski.
[...]
L'ultimo appuntamento della rassegna (20 luglio) prevede l'esecuzione
di «Songs from Camilleri» di Marco Betta, con l'Orchestra Jazz
Siciliana & Ensemble «Franco Ferrara» (tromba solista:
Vito Giordano) dirette da Carmelo Caruso. Si tratta dell'esecuzione delle
musiche di uno degli ultimi successi avuti dal compositore palermitano
con Andrea Camilleri, ottenuto con la messa in scena di «Magarìa»,
favola per la voce recitante di Pino Caruso e per l'orchestra diretta da
Bruno Aprea. Le pagine più belle di quest'opera, verranno eseguite
dall'Orchestra Jazz Siciliana e dalla Filarmonica «Franco Ferrara»
riunite in un unico ensemble che sarà diretto dal maestro Carmelo
Caruso.
P.A.
marketpress.info,
14.7.2004
Vigevano tra letteratura e gusto: al via la rassegna "Parole in
tavola"
Venerdì 24 settembre 2004 nella cornice rinascimentale della
bramantesca Piazza Ducale di Vigevano (Pv) a Joanne Harris, scrittrice
franco-inglese autrice del bestseller Chocolat, verrà consegnato
il premio internazionale alla carriera "Città di Vigevano". La serata,
che avrà inizio alle ore 21.15, sarà condotta da Bruno Gambarotta,
giornalista e scrittore dalla verve inconfondibile. Il riconoscimento all'autrice
di Chocolat sarà una prestigiosa anteprima della terza edizione
della rassegna letteraria in programma a Vigevano dal 12 al 16 ottobre
2004 dal titolo "Parole in tavola", quest'anno dedicata al tema letteratura
e gusto. Tra gli autori presenti a questa edizione della rassegna letteraria
ci sono nomi illustri come Andrea Camilleri, Clara Sereni, Margherita Oggero,
Allan Bay, Carlin Petrini e Bruno Gambarotta. Sono previsti incontri con
gli chef (Davide Palluda, Aldo Gallo), cene a tema tratti da menu letterari,
degustazioni e prove del cuoco, incontri con esperti enologici, teatro
e letture d'autore e dulcis in fundo degustazione conclusiva di risi e
risotti. Gli incontri e le degustazioni si terranno negli spazi del Castello
di Vigevano e in altri luoghi del centro storico. Infolink:
www.Castellodivigevano.it
L’espresso, 22.7.2004
(in edicola il 16.7.2004)
Attualità – Intervista sentimentale / Andrea Camilleri
Camilleri sono e quello resto
Fama e soldi non gli hanno dato alla testa. Ha rinunciato al whisky.
Ma non alla fede politica comunista. E su Berlusconi dice che…
Andrea Camilleri forse non lo sa ma ha regalato a tutti una speranza.
Quella di avere sempre, anche in tarda età, una nuova chance di
vita. Anche chi non ha mai letto Montalbano, chi non ama quel suo linguaggio
forte intriso di neologismi dialettali, guarda a lui con una qualche riconoscenza.
Il suo messaggio è più consolante di quel misero quarto d’ora
che Andy Wharhol concedeva a ogni contemporaneo. Qui si tratta di fama,
prestigio, successo di immagine e di critica, ricchezza. A 70 anni, già
in pensione, quando i colori della vita ingrigiscono e gli slanci si rattrappiscono,
Camilleri è infatti esploso come riesce solo a un giovane talento.
Oggi che di anni ne ha quasi 80, è un vecchio cortese nei modi e
ricercato nel pensiero, che fuma come una ciminiera e parla appassionatamente
di politica. Ma noi non possiamo che cominciare da quella incredibile rinascita
tardiva.
Soldi, successo, prestigio conquistati oltre il tempo massimo. Racconti
l’effetto che fa.
Completamento e sicurezza, non molto di più, perché la
vecchiaia tiene bassi.
Bassi? Ha già venduto dieci milioni di copie.
Sono tante lo so, ma la vecchiaia impedisce di montarsi la testa. Alla
mia età ci sono fragilità che da giovani neanche si sospettano.
Il successo le tampona un po’. I soldi poi sono una sorta di assicurazione.
Con i miei tre milioni di vecchie lire al mese di pensione pensavo: “Se
mi ammalo, avrò i soldi per curarmi?”. Da quando sono ricco mi ammalo
di meno.
E se la gode di più, lo ammetta. Lei ha un grande riscontro
di pubblico. I suoi fan la chiamano “Il Sommo”.
Quello è un modo ironico, tutto siciliano, di prendermi un
po’ in giro. Io mi sento come un cantastorie che passa con il piattino
e scopre che un sacco di gente l’ha ascoltato. Ma vuole sapere che cosa
mi ha regalato veramente la scrittura?
Che cosa?
Un rincalzo di vita, ma più disciplinata. Per esempio,
nel momento in cui ho capito che riuscivo a scrivere con disciplina e continuità,
non ho più toccato un goccio di whisky. Fino a pochi anni fa ogni
mattina ne bevevo una bottiglia a digiuno. Non scherzo, un’intera bottiglia.
Era ubriaco tutto il giorno?
No, e questo era il guaio, non perdevo né staffe né sentimenti.
Ero un discreto regista ma come scrittore mi consideravo un fallimento.
Se dieci editori ti rifiutano un libro, vuol dire che sei tu in errore,
perché loro sono la maggioranza. Da vecchio comunista credo infatti
nella democrazia.
Lei è tra i pochi che ancora si dice comunista. Non si accorge
che ormai è considerato quasi un insulto?
Non so che farci. Io comunista lo sono sempre stato. Persino nel 1956,
quando molti se ne andarono dal partito per i fatti di Ungheria, rimasi
perché pensavo che, in un mondo spaccato in due, i sovietici facessero
bene a tenere sotto controllo la propria parte.
Lo pensa ancora?
E’ stato certamente molto più facile essere comunisti in Italia,
senza subire le persecuzioni staliniste. Ma abbiamo anche visto che il
capitalismo non affranca dal bisogno. I comunismo almeno ci ha provato.
Ma non ci è riuscito.
Non direi. In Cina ci stanno riuscendo. Lenin diceva che il comunismo
era un passaggio per arrivare a un sistema di vita migliore per tutti.
Là sta andando così.
Dica la verità, lei oggi è un movimentista?
Lo pensa perché di recente ho mostrato simpatia per il Correntone?
E’ vero, ma credo che il loro momento sia già esaurito. La morte
dei movimenti sta nella pretesa di fare i senatori, come la morte dei rivoluzionari
è la cialtroneria. Lo dimostrai anche ai ragazzi del ’68.
Come?
Insegnavo regia al Centro sperimentale di cinematografia, dove la situazione
era ingovernabile. La mia lezione era alle 9, ma l’orologio che suonava
l’inizio delle lezioni era stato fracassato e nessuno rispettava l’orario.
Un giorno annunciai: “Domani alle 9, Camilleri terrà una lezione
sulla differenza che passa tra un cialtrone e un rivoluzionario”. Vennero
tutti puntualissimi.
Dica anche a noi quella differenza.
Il rivoluzionario rompe l’orologio e si presenta alle 9 meno cinque.
Il cialtrone rompe l’orologio e si presenta alle 11.
Le piace ricordare il passato?
E’ la mia vita di oggi ed è la fonte della mia scrittura. L’età
fa un grande regalo: la presbiopia della memoria. Io non so cosa ho fatto
ieri, ma ritrovo intatte le sensazioni e le emozioni dei miei primi anni.
I miei ricordi crescono ogni giorno.
Ne metta a fuoco qualcuno.
Il più umiliante a 10 anni, quando mio padre capì che
avevo cambiato i voti in pagella con la scolorina. Presi uno schiaffo che
mi scaraventò per terra e mi fece svenire. Il più sconvolgente
qualche anno dopo, quando vidi un ufficiale americano che sradicava e faceva
a pezzi una croce posta sulla sepoltura di un soldato tedesco. Scoppiai
a piangere. Seppi poi che quell’ufficiale era il generale Patton.
Un liberatore, Camilleri. Vuole forse mettersi a parlar male delle
occupazioni americane?
No, sono stato fra i primi a usare il termine “guerriglia irachena”,
ma ammetto che lì c’è un terrorismo che approfitta della
resistenza del popolo. In Sicilia fu diverso. Non ero più fascista,
ero felice che arrivassero gli americani ma sentivo che mi veniva tolto
qualcosa. Ho saputo che anche Sciascia in quei giorni piangeva.
Tra quei ricordi precoci e il grande scrittore di oggi c’è
un’intera vita. Com’è andata?
Abbastanza bene. Sono stato un poeta precoce e uno scrittore tardivo.
In mezzo, un regista e un insegnante, un produttore televisivo e uno sceneggiatore.
Ho vissuto in quella Roma meravigliosa dove un signore ti incontrava in
un caffè di piazza del Popolo, t faceva un sacco di domande e poi
ti diceva: “Piacere, io sono Mario Mafai, pittore.”.
Le manca quella città?
Molto. Era un clima che ti spingeva a favore delle cose nuove, quelle
che oggi chiamano contaminazioni.
Che cosa contaminò?
Beckett con Renato Rascel, per esempio. Fu l’unico modo per portare
il teatro d’avanguardia in televisione. Prima avevo seguito per la tv il
teatro di De Filippo e il ciclo di Maigret. Era una grande Rai, quella.
Quando fui assunto nel 1958 aprii un cassetto della mia scrivania e mi
resi conto di chi era stato seduto lì fino a poco prima.
Chi?
Carlo Emilio Gadda. C’erano appunti e correzioni del lavoro di altri.
Il termine più benevolo era “bischero”. Credo di dovere a Gadda
il coraggio di aver ricominciato a scrivere.
Anche l’uso di neologismi e sviamenti della lingua?
Forse sì. Non sarò Gadda, mi dicevo, ma ci provo.
Come giudica la Rai di oggi?
Stendiamo un velo pietoso.
No, parli.
E’ semplice: oggi non ci sono le competenze. Prima la gente conosceva
il mestiere che faceva. Oggi non sa niente nessuno. Tutti improvvisano,
come nella politica.
Allude a Berlusconi naturalmente?
Non alludo. Sono orgoglioso di essere stato tra i primi a parlare di
regime. Dicono: “Non somiglia ai fascismi”. E’ una sciocchezza. Ogni regime
ha il suo stile, ma anche un tratto comune: impedisce alle minoranze di
intervenire nella vita del Paese.
Pensa che l’era berlusconiana sia al termine?
Purtroppo no. Credo che, come diceva Montanelli, dovremo bercelo fino
all’ultima goccia. Non voglio la sua uscita di scena per vie giudiziarie
o altre vie.
Però lei, attraverso la Mondadori, fa guadagnare soldi a
Berlusconi.
Questo mi dà un po’ fastidio, ma non ho resistito alla vanità.
La Mondadori è una grande casa editrice, arriva ovunque, ti ristampa
un romanzo anche 100 volte. Però sia chiaro: non è Berlusconi
che paga Camilleri. E’ Camilleri che, purtroppo, fa guadagnare un po’ anche
Berlusconi.
Anche la sua fortuna è cominciata a Mediaset, nello show
di Costanzo.
Si, Costanzo mi vendette come fa un grande piazzista. Prese il mio
secondo libro con Montalbano, “Il cane di terracotta”, fissò la
telecamera e disse: “Facciamo così. Voi compratelo. Se vi piace,
lo tenete. Se non vi piace, me lo mandate io vi ridò i soldi”.
Un po’ eccessivo, perché lo fece?
Non lo so, il giorno dopo ci un picco di vendite e non finirò
mai di essergli grato. A lui, non al padrone di Mediaset.
Non mi ha detto ancora nulla della sua vita privata. E sposato da
mezzo secolo con la stessa donna. E’ stato un buon marito?
Nel mondo del teatro, le tentazioni sono molte e posso aver avuto qualche
sbandata, ma non ho mai pensato di lasciare la donna che avevo scelto.
La notte prima di sposarmi restai tutto il tempo ad occhi sbarrati. All’alba
avevo deciso e non ho mancato alla mia parola.
Nei suoi libri non si parla di Dio. Che rapporto ha con la religione?
Assolutamente nessuno.
Neanche il rifiuto aggressivo?
A che si riferisce?
Le sue biografie raccontano che da ragazzo tirò uova contro
un crocifisso.
E’ vero, ma non fu un gesto antireligioso. Cercavo solo uno scandalo
per farmi cacciare da un collegio di preti.
Le riuscì?
Perfettamente, fui subito espulso. Ma credo di aver sognato quel gesto
fino ai 50 anni. La forza di certi simboli è più forte delle
nostre convinzioni. Mio padre, ateo convinto, alla fine ha chiuso gli occhi
con una croce tra le mani.
Stefania Rossini
Specchio, 17.7.2004
Andrea Camilleri, scrittore
Tana a Porto Empedocle
"Per la mia estate sono due i luoghi ideali. Il primo è la mia
casa di Porto Empedocle. Lì ritrovo tutta la mia vita, gli odori,
i sapori, i colori di un mondo che conosco bene: da quello inimitabile
del mare, a quello dei cibi di quelle parti, all'aroma del caffè,
la mattina, al bar sulla piazza. Porto Empedocle è un concentrato
di sicilianità positiva, dentro di sé ha lo spirito della
Magna Grecia, la cultura, la bellezza e la singolare fantasia curiosa e
cervellotica dei siciliani come Pirandello. L'altro luogo è ancora
casa mia, ma in Toscana, sulle pendici del monte Amiata. Un panorama e
uno spirito completamente diversi, il retaggio di una grande civiltà
italiana che, miracolosamente, si è tramandata anche nel paesaggio,
anch'esso risultato di cultura. Come si sarà capito, io non amo
andare in albergo, in pensione, né in un camper, né sotto
una tenda. Sono un uomo, un animale, da tana".
T.M.
Il Sole 24 Ore,
18.7.2004
Vespe
Camilleri, il whisky e il comunismo
Andrea Camilleri ha smesso, e lo annuncia solennemente in un'intervista
a Stefania Rossini su "L'espresso". Ci sarebbe da rallegrarsene, se non
fosse che ha smesso soltanto di bere superalcolici, abitudine che nuoceva
unicamente a lui e al suo stomaco, e non di fumare, scrivere e credere
nel comunismo, tre attività altamente inquinanti che nuocciono anche
e soprattutto a chi gli sta intorno. Basta col whisky, dunque (fino a poco
tempo fa se ne faceva una bottiglia ogni mattina, a digiuno), ma avanti
con la falce e il martello, a cui il padre di Montalbano è devoto
da sessant'anni. Non sarebbe stato più saggio il contrario? Pare
che, l'altro giorno, un gruppo di alpini di Porto Empedocle lo abbia contestato
al grido di "Meglio sbronzi che rossi!". Lui niente: imperterrito, snobba
la bottiglia e resta aggrappato alla bandiera. "Il capitalismo - dice -
non affranca dal bisogno. Il comunismo almeno ci ha provato".
Però non c'è riuscito, obietta timida l'intervistatrice.
"Non direi - ribatte Camilleri - In Cina ci stanno riuscendo. Lenin diceva
che il comunismo era un passaggio per arrivare a un sistema di vita migliore
per tutti. Là sta andando così". Giusto e ben detto. Ma perché
dimenticare la Corea del Nord? Lì hanno trovato la maniera più
rapida e definitiva di affrancare la gente dal bisogno: eliminare i bisognosi.
Niente da mangiare, e una vita migliore per tutti. Eterna. Evviva il presidente
Cam-Il-Sung!
L’express livres,
19.7.2004
Psy contre mafia
Sonder les âmes pour traquer la vérité. Les nouvelles
intrigues du Sicilien Camilleri sont un régal
Couvert d'une gloire tardive et d'une éternelle casquette de
tweed, Andrea Camilleri est une sorte de Simenon sicilien qui chasserait
sur les terres de Sciascia. Sa mission? Redorer le blason de la bonne vieille
littérature populaire - celle où l'on ne se prend pas la
tête, sans pour autant se vider la cervelle. A ce jeu, Camilleri
ne cesse de rafler la mise depuis qu'il a sorti de son chapeau le fameux
commissaire Montalbano, le Maigret italien. Roublard, bougon, fin bec,
escorté d'adjoints un tantinet nunuches, ce flic de Vigata - ville
imaginaire chère au romancier - a deux spécialités:
les sardines farcies, dont il raffole, et les enquêtes musclées,
qu'il mène tambour battant dans cette Sicile mafieuse qui lui sert
de décor depuis «La Forme de l'eau». Mais le ténor
du polar transalpin est aussi un styliste hors pair. Pas commode à
traduire, d'ailleurs: il a inventé une langue joliment sanantoniesque,
le «talien», subtil cocktail de rital pur jus et de patois
d'Agrigente - sa ville natale.
Voici, avec «La Peur de Montalbano», un bouquet de six
nouvelles où Camilleri prouve que toute bonne enquête policière
commence sur le divan du Dr Freud. Expert en psychologie, il n'ignore pas
que les vrais détectives doivent d'abord savoir flairer les coeurs.
Moins pour châtier les coupables que pour comprendre pourquoi les
humains peuvent soudain flirter avec le diable. Dans ce domaine, le commissaire
Montalbano n'a pas d'égal. On le retrouve ici dans son activité
préférée: observer les sombres magouilles de la bourgeoisie
sicilienne et des mafias locales, avec l'oeil du moraliste.
En prime, Camilleri nous offre une nouvelle délicieuse où
son héros, flanqué de sa fiancée génoise, va
jouer un rôle tout à fait inédit, et terriblement acrobatique:
celui du saint-bernard... La scène se passe à la montagne,
sur les hauteurs de Courmayeur, où Montalbano devra sauver du précipice
un couple pas si uni qu'il n'y paraît. Belle occasion, une fois de
plus, pour plonger dans les abîmes de l'âme, avec cet humour
indulgent dont le maestro italien saupoudre toutes ses intrigues. Bon pied,
bon oeil, bientôt 80 ans, il n'a pas fini de nous régaler.
André Clavel
La Repubblica
(ed. di Palermo), 20.7.2004
Il concerto
Allo Spasimo la stagione del Brass si chiude con l´esecuzione
delle partiture delle opere tratte da "Il commissario di bordo"
Camilleri in musica
Betta: "Le mie song a misura di racconti"
«Ciò che più mi ha colpito di Andrea Camilleri fin
dal primo incontro è stata la generosità dell´uomo
e la grande libertà di pensiero dell´intellettuale. È
un artista talmente libero e superiore da avere il dono di sapersi relazionare
con infinita semplicità a qualsiasi realtà culturale lo circondi.
E poi ho sempre avuto una grande fascinazione per la letteratura: da Virgilio
a Camilleri per me c´è una traiettoria unica». Con una
dichiarazione di stima, il compositore ennese Marco Betta, le cui "Songs
from Camilleri" concludono stasera allo Spasimo (ore 21,35, posto unico
10 euro) la rassegna estiva del Brass Group, spiega i presupposti della
sua collaborazione col celebre scrittore empedoclino. Un rapporto iniziato
tre anni fa con "Magarìa" e che poi è proseguito con le partiture
di tre opere liriche, con libretti tratti da racconti del ciclo "Il commissario
di bordo".
«"Songs from Camilleri" - spiega Betta - è, appunto, un
collage di queste tre opere liriche, "Il fantasma della cabina", "Il mistero
del finto cantante", quella in cui Berlusconi fa il pianista di piano bar,
e "Che fine ha fatto la piccola Irene?"».
Una rilettura, tuttavia, in chiave squisitamente jazzistica.
«Camilleri ama molto il jazz. L´idea di questo spettacolo
è stata di Ignazio Garsia che, assieme ad altri jazzisti siciliani,
ha scritto gli arrangiamenti originali che verranno eseguiti da un organico
costituito da un classico gruppo jazz guidato dal trombettista Vito Giordano,
da una sezione d´archi e da una sezione fiati».
Un´ennesima ipotesi di linguaggio globale?
«La scrittura di Camilleri si presta come poche al rapporto tra
suono, parola, letteratura e musica. Il suo linguaggio consente alla musica
di divenire un´ombra del testo letterario, una narrazione parallela,
un gioco emozionale di simmetrie ed asimmetrie. In tal senso sono particolarmente
onorato che un´istituzione importante come il Brass Group, della
quale non dovremmo permettere si perda memoria, abbia offerto ulteriori
possibilità espressive alla mia musica». Prossimo progetto?
«Sto ultimando le musiche di scena per "Paolo Borsellino essendo
Stato", uno spettacolo di Ruggero Cappuccio che debutta il 4 settembre
a Benevento e poi andrà all´Eliseo di Roma, a Torino e anche
a Palermo, al Teatro Biondo».
Gigi Razete
L'opinione, 23.7.2004
L’editore di Camilleri
E’ arcinoto: Andrea Camilleri detesta fortemente il Cavaliere. E per
far conoscere il suo sentimento anche fuori dagli angusti confini nazionali
(almeno così li avverte il bravo scrittore fintanto che ci sarà
un governo Berlusconi) non ha esitato a servirsi dei media stranieri per
spiattellare agli europei quant’è tremendo vivere sotto il peso
di quel tallone straricco e anche un po’ cafone, visto che i miliardi non
li ha ereditati per volontà divina ma guadagnati con il lavoro.
Ma Camilleri, che come tutti i miliardari tardivi è anche un grande
adoratore del quattrino, “non ha resistito alla vanità” di servirsi
di una grande casa editrice. Le coincidenze a volte! E’ proprio alla Mondadori
che gli è toccato affidare – non senza un po’ di fastidio dice lui
- il compito di rimpinguare, al di la del lecito pensiamo noi vista l’età
del personaggio e le sue passioni politiche, il proprio conto in
banca. Però chiarisce “Non è Berlusconi che paga Camilleri.
E’ Camilleri che, purtroppo, fa guadagnare Berlusconi. Nomination assicurata
per l’Oscar della faccia come il c…
Ferruccio Formentini ferfor@inwind.it
La Repubblica, 24.7.2004
L'attore anticipa: solo due episodi, poi via dalla serie
"Hanno sostituito 007, possono sostituire anche me"
Zingaretti, "Basta Montalbano. Nella vita bisogna fare altro"
Fra i progetti, un film su Cefalonia, uno su Falcone e un documentario
su Suso Cecchi D'Amico
Salerno - Sarà Montalbano ancora per un paio di volte, poi smetterà
definitivamente i panni del commissario passato dalla letteratura alla
tv. Luca Zingaretti racconta i propri progetti nella giornata di chiusura
del Giffoni Film Festival, in corso fino ad oggi a Giffoni Valle Piana,
in provincia di Salerno. Basta, dunque, con il personaggio nato dalla penna
di Andrea Camilleri: "La vita dura una mezzoretta - dice l'attore - bisogna
trovare il tempo di fare anche altro".
Un film per la tv, Cefalonia, diretto da Maurizio Zaccaro, e I giorni
dell'abbandono, di Roberto Faenza. Più in là, non prima del
2006, vestirà i panni di Giovanni Falcone. Tanti i progetti in cantiere
per Zingaretti, che se pure a Montalbano deve l'esplosione della sua popolarità,
ha deciso di abbandonare il personaggio del commissario siciliano. "Bisogna
avere la forza e il coraggio di uscire tra gli applausi - dice a Giffoni,
citando una frase dello stesso Camilleri -, ho paura di stancare il pubblico.
Farò altri due episodi, uno sicuramente tratto da Il giro di boa,
l'altro dai racconti o da un'eventuale nuovo lavoro di Camilleri, se ci
dovesse essere".
Ai fan del commissario assicura che lavorerà duro per fare in
modo che gli ultimi due episodi siano "i migliori di tutti quelli fatti".
"Vorrei chiudere in bellezza - dice - portando in televisione gli episodi
più belli della serie. Ma sia chiaro - aggiunge -, ciò non
vuol dire che la serie su Montalbano scomparirà dal piccolo schermo.
Hanno sostituito 007, figuriamoci se non possono sostituire me. Anzi, quasi
quasi - ironizza - spero che lo facciano anche senza Zingaretti. E spero
che abbia meno successo". Una previsione facile facile.
[…]
La Repubblica
(ed. di Palermo), 25.7.2004
Esce a settembre da Sellerio il nuovo romanzo di Andrea Camilleri sul
popolare commissario
Montalbano sempre più in crisi si arma della pazienza del
ragno
A 80 anni e con dieci milioni di copie vendute lo scrittore si rimette
in gioco
È un giallo atipico senza cadaveri di mezzo, incentrato sull´introspezione
Sulla soglia degli ottant´anni, Andrea Camilleri non dà
certo segnali di stanchezza; più energico che mai, con alle spalle
dieci milioni di copie vendute, lo scrittore empedoclino continua a sfornare
storie. E dopo la raccolta di racconti intitolata “La prima indagine di
Montalbano” (Mondadori), ora tocca al romanzo “La pazienza del ragno”,
che uscirà da Sellerio a settembre, col risvolto di copertina firmato
da Salvatore Silvano Nigro. La nuova fatica di Camilleri è nata
per caso: prima di scrivere l´ultimo racconto per Mondadori, l´autore
de “Il Birraio di Preston” stava lavorando a un racconto, intitolato appunto
“La pazienza del ragno”, che prendeva le mosse dal momento in cui il commissario
Montalbano veniva ricoverato in ospedale, nel “Giro di boa”. Quel racconto
comincia a stargli stretto; da qui la decisione di portarlo a termine come
romanzo. E, come accade nelle tre storie raccolte nella “Prima indagine
di Montalbano”, nel nuovo romanzo non ci saranno morti ammazzati.
Si tratterà dunque di un giallo anomalo, in cui l´infrazione
dell´ordine non è determinata dal classico e immancabile delitto.
Diceva Simenon che mettere un cadavere dentro una storia rappresenta, per
l´autore, un´estrema comodità. È il toccasana
per un racconto poliziesco. Le difficoltà che il narratore deve
affrontare, però, sono tante: prima fra tutte, quella di non fare
sfilacciare la storia, per un eccesso di psicologismo. In poche parole,
Salvo Montalbano, personaggio seriale, comincia a diventare sempre più
invasivo. L´assenza di cadaveri non può che determinare un´attenzione
sempre più stringente, da parte di Camilleri, nei confronti del
proprio personaggio, come testimoniano i libri citati, e soprattutto dei
cambiamenti cui il commissario di Vigàta è soggetto col trascorrere
del tempo, come conferma “Il giro di boa”, uno dei romanzi migliori di
Camilleri, che in un certo senso allontana l´autore agrigentino dall´amato
Simenon, così poco sensibile riguardo all´evoluzione dei personaggi,
al trascorrere del tempo, all´irruzione della storia.
Ne “La pazienza del ragno”, ci sarà però la continuazione
della crisi di Montalbano. Una crisi che, nel “Giro di boa”, era esplosa
in seguito ai disordini legati al G8, e che aveva costretto il commissario
a un vero proprio esame, una introspezione che continuerà nella
nuova opera. E su questo travaglio punterà Nigro nel risvolto di
copertina. E ora? Quali decisioni prenderà Montalbano? Continuerà
a vestire i panni del paladino della giustizia? A che punto sarà
la sua disaffezione nei confronti del potere politico? A queste domande
Camilleri darà probabilmente un risposta nel suo nuovo romanzo,
col quale ancora una volta vuole manifestare la sua voglia di osare, di
mettersi in discussione, di verificare nuovi percorsi narrativi.
Salvatore Ferlita
La Repubblica
(ed. di Palermo), 25.7.2004
Il curatore del Meridiano Mondadori dedicato allo scrittore empedoclino
lascia Catania per approdare alla Normale di Pisa
La bella estate del critico estroso
Silvano Salvatore Nigro tra Manzoni, Soldati e Bassani
La fatica più grossa traslocare in Toscana i 40 mila testi
Un saggio ci farà riscoprire l´autore di “Giro di boa”
Un sontuoso letto a baldacchino; un quadro che raffigura una ammiccante
cortigiana distesa su un triclinio; una bizzarra corazza, che sporge da
una vetrinetta dell´Ottocento: «È uno strano posto,
questo. Su ogni porta c´è scritto il nome di una donna. Mi
pare di essere dentro a un racconto di Brancati». Ride, Salvatore
Silvano Nigro, quasi scoppiettando. È come se dovesse mancargli
il respiro. A un tratto, però, si ricompone: «A quanto pare
non c´era una camera d´albergo libera. Ed eccomi qui, in queste
stanze dal fascino torbido». È da poco arrivato da Catania,
il professore, per tenere, presso la facoltà di Scienze della comunicazione,
alcune lezioni sulla "Storia del libro e dell´editoria". «Qui
a Palermo c´è una strana atmosfera: sbuchi da un vicolo buio,
e ti compare una chiesa la cui bellezza ti toglie il respiro». Avvolto
dal fumo dell´immancabile sigaro, il professore si confida: «Sono
davvero stanco: sto infatti cambiando casa, trascinandomi dietro i miei
quarantamila volumi. E, nel frattempo, non mi sono certo riposato: ho curato
la ristampa, per Sellerio, di un romanzo di Mario Soldati, “La verità
sul caso Motta”, e ho da poco consegnato l´introduzione al Meridiano
Mondadori che raccoglierà i cosiddetti romanzi storici di Andrea
Camilleri. Uscirà a settembre e metterà finalmente sotto
gli occhi dei lettori un Camilleri completamente diverso». Nigro
è visibilmente soddisfatto. Ma c´è un altro motivo
alla base del suo buon umore: «Lascio l´Università di
Catania per approdare alla Normale di Pisa, dove insegnerò Letteratura
italiana».
Siciliano cosmopolita, esperto del barocco e del manierismo, esegeta
delle opere di Alessandro Manzoni, consulente editoriale di diverse case
editrici, Salvatore Silvano Nigro si è occupato anche di novellistica,
di predicazione, di storia dell´arte, divorando libri e disegnando
percorsi letterari bizzarri. I suoi testi si leggono alla stregua dei romanzi.
Il suo stile si riconosce subito: elegante, piacevolmente barocco. Come
ad esempio nelle pagine dedicate ai romanzi di Camilleri, che Nigro ci
ha fatto leggere in anteprima. Si intitolano “Le "croniche" di uno scrittore
maltese”. In esse il critico porta alla luce un Camilleri del tutto sorprendente.
E per far ciò prende le mosse dal romanzo di Leonardo Sciascia “Il
consiglio d´Egitto”, per ricollegarsi all´abate Giuseppe Vella,
l´ideatore dell´impostura, il quale aveva fatto venire da Malta,
in suo aiuto, un monaco di nome Giuseppe Cammilleri, o Camilleri. L´assistente,
scrive Sciascia, era della stessa pasta dell´abate, anche se di mente
gretta e lenta. A risollevare le sorti della scuola maltese dello scolarca
Vella, continua Nigro, ci pensa Andrea Camilleri: che scalza Giuseppe,
«e in quanto fingitore anch´esso, di vantate origini maltesi,
si legittima dentro il laboratorio di Vella; e dal Consiglio d´Egitto,
come luogo di nascita letteraria, fa discendere l´affabulatore estroso
dei suoi romanzi storici e la sua lingua mischia, più inventata
che vera, che con i suoi sghiribizzi l´italiano reinventa nel dialetto
siciliano». Camilleri, dunque, come scrittore dell´impostura,
vessillifero della riscrittura. «La sua passione ilare produce romanzi,
che la beffa della storia, verificata anche nei guasti di mentalità
prodotti nel villaggio, spettacolarizza nella controbeffa in parodia del
narratore». Trovato anche un minimo appiglio storico, l´autore
de “Il Birraio di Preston” ci fantastica sopra, e quando si presenta la
necessità di autenticare qualcosa, Camilleri non ci pensa due volte:
apre il laboratorio del falsario Vella e la prova se la fabbrica. «È
proprio così: gli apocrifi sono la passione di Camilleri: basti
pensare a “La scomparsa di Patò”, ad esempio. Si può disegnare
tutta una linea che da Tempio va a Serafino Amabile Guastella, Pirandello,
Lanza, Brancati, Sciascia. A volte lo scrittore agrigentino fa il verso
a Omero, spessissimo a Manzoni, per non parlare poi di Malraux e Cechov.
Le pagine del nostro sono zeppe di processi trasmutativi. I suoi romanzi
sono un policromo campionario di riscritture. A trionfare, alla fine, è
una letteratura che sapientemente e ironicamente gioca con se stessa».
Dalla ricognizione critica realizzata da Nigro viene fuori un Camilleri
coltissimo, lettore onnivoro che si è fatto le ossa sui classici,
e che si è divertito poi ad aggrovigliarli con le sue fantasie.
Tra gli autori preferiti, il grande Alessandro Manzoni. E all´autore
dei Promessi sposi Nigro è tornato di recente, dopo averne scritto
una monografia che ha avuto 12 ristampe, con un saggio dal titolo “La tabacchiera
di don Lisander”: «A fine agosto dovrò consegnare l´introduzione
all´edizione dei “Promessi sposi” che uscirà con "Repubblica".
Ho accettato a una condizione però: che la “Colonna infame” fosse
inserita come capitolo finale del romanzo, nel rispetto delle intenzioni
dello stesso Manzoni». E non è finita qui: «Per la Sellerio
sto curando la sceneggiatura inedita dei “Promessi sposi” scritta da Giorgio
Bassani, assieme a quella del romanzo “Il giardino dei Finzi-Contini”.
Mi attende una bella estate, no?».
Salvatore Ferlita
Il Messaggero,
27.7.2004
Santa Cecilia anticipa le celebrazioni per i 250 anni dalla nascita:
via il 31 agosto all’Auditorium
Mozart, una festa lunga tre anni
Venditti e Camilleri “sponsor” d’eccezione per il compositore
ROMA. Che cosa c’entrano un cantautore come Antonello Venditti e uno
scrittore come Andrea Camilleri con la musica classica e lirica? C’entrano
perché Venditti, oltre a essere presidente degli “Amici dell’Auditorium”,
già da ragazzino non era affatto digiuno di Mozart e Beethoven:
andava regolarmente ai concerti dell’Istituzione Universitaria e quando
c’era il pianista Rubinstein non se lo perdeva. Per Camilleri basta citare
il suo avvincente romanzo Il birraio di Preston imperniato sulla sconosciuta
opera omonima di Luigi Ricci.
Loro e altri celebri personaggi di vari settori della cultura accomunati
dalla passione per Mozart saranno i testimonial del “K Festival” (iniziale
di Ludwig Koechel curatore del catalogo delle opere mozartiane), al via
il 31 agosto all’Auditorium. Nel 2006 tutto il mondo festeggerà
il 250esimo anno della nascita di Mozart.
Ma l’Accademia di Santa Cecilia inizierà a celebrarlo in anticipo:
il prossimo 31 agosto, infatti, prende il via una rassegna lunga tre anni
che si concentrerà nel settembre 2004, 2005 e 2006 e prevede molti
appuntamenti. Una novità dell’iniziativa sta appunto nei testimonial,
ovvero nelle introduzioni a ogni concerto affidate a personaggi famosi
che avranno il compito di creare un contatto tra il genio di Salisburgo
e la vita di oggi raccontando il “loro” Mozart. Tra gli altri Piero Angela
e Corrado Augias, Pupi Avati e Vinicio Capossela, Michele Dall’Ongaro e
Vittorio Emiliani, Massimo Ghini, Veronica Pivetti, Riccardo Rossi. «E’
una formula che mira ad attirare un pubblico nuovo e specialmente i giovani
- ha detto il presidente dell’Accademia, Bruno Cagli - E siccome la lunga
durata dei concerti tradizionali non è sempre gradita ai giovani,
che oltretutto prediligono le serate non stop, per privilegiarli, i concerti
avranno una durata di un’ora circa e saranno senza intervallo».
[…]
Alfredo Gasponi
Emilianet, 27.7.2004
Letture, presentazioni e incontri con l'autore
CASTELNOVO MONTI (RE, 27 lug. 2004) - Le serate estive di Castelnovo
ne' Monti si arricchiscono di un nuovo ciclo di iniziative: dal 29 luglio
e fino al 19 agosto sono infatti previsti 4 "Giovedì letterari",
nella corte interna del Centro Culturale Polivalente, presso il quale ha
sede la biblioteca comunale "A. Campanini". Le serate sono organizzate
in collaborazione con la cartolibreria Casoli, l'edicola di Enrico Marazzi
e le librerie Mondatori e La Tana degli Elfi, aperte nei mesi scorsi a
Castelnovo.
[...]
Due presenze femminili animeranno infine le restanti serate di agosto:
il 5 Roberta Fiorini, grafologa, illustrerà i risultati delle proprie
ricerche, basate sul confronto tra il manoscritto di Luigi Pirandello recentemente
ritrovato e noto come 'Taccuino di Harvard', e 'La biografia del figlio
cambiato', in cui Andrea Camilleri ricostruisce il conflittuale rapporto
dell'illustre siciliano col padre.
[...]
Appuntamento dunque per coloro che fossero interessati agli incontri
alle ore 21 dei giorni indicati presso la Corte del Centro Culturale Polivalente,
che ha sede in via Roma, 4, a Castelnovo.
Per ulteriori informazioni è possibile contattare (allo 0522
610204) la biblioteca, che fino al 31 agosto osserva l'orario estivo (tutte
le mattine da lunedì a sabato dalle 9 alle 12, tutti i pomeriggi
da lunedì a venerdì dalle 15 alle 18) e che nello stesso
periodo offre la possibilità di consultare anche i giornali quotidiani
nel cortile interno.
Linus, 7.2004
Gli sbadati. Quelli che pubblicare per Berlusconi
La democrazia degli anticipi
Il mezzo giustifica il fine?
Lo facessero almeno per l’amor proprio. Più si dicono di sinistra,
più appaltano se stessi al più formidabile diffamatore di
tutti i tempi della sinistra: l’esecrato, temuto, odiosamato presidente
del Consiglio, autocrate pubblico, impresario privato cui in fitta schiera,
gementi e piangenti, riparano. Con motivazioni risibili, nella più
coerente incoerenza, in conflitto d’interessi con se stessi ma “appena
appena”. Quanti sono? “Millanta che tutta notte canta”. Citarli tutti non
si può, eppur s’impone una rapida analisi di questo curioso, italico
fenomeno per cui una classe intellettuale e artistica si rivela pressochè
compatta nel gettarsi tra le fiamme mentre grida “al fuoco!”.
[…]
Salendo di qualità, come non citare il padre del commissario
Montalbano, quell’Andrea Camilleri che verga articoli di fuoco contro Berlusconi
mentre daa una decina d’anni fa le fortune (anche) dell’editrice Mondadori?
Forte di cotanto conflitto, Camilleri tuona su l’Unità: “Il
problema è il conflitto d’interessi, bisogna avere il coraggio di
dirlo”. Ma il coraggio di dirlo non risolve il (bel) coraggio d’incrementarlo,
il conflitto, firmando per la corazzata editoriale di chi lo incarna, ovvero,
son sempre parole di Camilleri, un tale che “non avrebbe dovuto essere
candidato alle elezioni perché era detentore di concessioni statali.
Certe cose bisogna pure ricordarle”. E se ricordassimo pure che i conflitti
vengono rafforzati criticandoli a parole ma sottoscrivendoli nei fatti?
Camilleri sembra proporre una (retorica) via d’uscita: “Questo calice va
bevuto fino alla feccia”. Ma in fondo alla feccia che c’è? Per lui,
vendite, anticipi e una incoerenza su cui disinvoltamente sorvola. Per
il pubblico, la scelta obbligata d’incrementare il conflitto che strangola
l’Italia, se non vuole perdersi le gesta del commissario più progressista
d’Italia, il cui ultimo best-seller esce, e non è un pesce d’aprile,
l’1-4-2004, senza fallo per Mondadori.
[…]
Massimo Del Papa
Il giornale
di Vicenza, 29.7.2004
Le più interessanti proposte editoriali e i best seller, dal
romanzo al thriller
Un libro in valigia per colorare l’estate
Per scegliere? Seguire l’istinto, le proprie passioni, oppure un incipit
ammiccante Dolore protagonista con la Mazzantini, l’omicidio al Louvre
è firmato Dan Brown
Profumo d'estate. Passeggiate, viaggi, serate con gli amici, il colore
del mare, il fruscio del vento, il canto dolce della notte. Un brivido
leggero bussa alla nostra porta regalandoci frammenti di una libertà
bella e possibile, dentro cui sogni, desideri, piccoli e grandi piaceri
possono finalmente trovare spazio e attenzione. Un piccolo, irrinunciabile
piacere è certo quello della lettura. Un tuffo fresco e corroborante
in mondi che cavalcano il tempo trasformandosi in effervescenti crocevia
di storie d'amore e passione, saghe, avventure, drammi, commedie, thriller,
intrecci surreali e bizzarri. Non resta che seguire l'istinto e lasciarsi
andare alla suggestione di un incipit ammiccante, di un titolo seducente
e inquieto, di una trama stratificata e avvincente.
[…]
Non poteva mancare in questa nostra carrellata estiva uno degli autori
più amati dai lettori italiani.
Per i molti estimatori di Andrea Camilleri non c'è che l'imbarazzo
della scelta. Fra i numerosi titoli disponibili in libreria, suggeriamo
"La prima indagine di Montalbano" (Mondadori), tre lunghi racconti ricchi
di tensione e mistero; "Il giro di boa" (Sellerio), attraversato da un
Montalbano in disarmo con accenti imprevedibilmente crepuscolari; e "Il
re di Girgenti" (Sellerio), in cui Camilleri prende spunto da un episodio
vero e dimenticato, quello della Repubblica di Girgenti, per sbalzare il
ritratto di Zosimo, un giovane contadino generoso e battagliero, che agli
inizi del Settecento condusse la protesta di un popolo affamato contro
le sopraffazioni della classe nobiliare.Il sogno si concretizza in una
società di eguali senza classi e ingiustizie destinata a durare
lo spazio di un mattino.
[…]
Il Belìce, anno
8 n.4, 7.2004
Andrea Camilleri
La prima indagine di Montalbano
Il " fenomeno" Camilleri non conosce soste. Ancora un libro, ancora
un successo e, probabilmente, vi sarà qualche trasposizine televisiva
di quest'ultimo libro che lo scrittore siciliano ha recentemente dato alle
stampe. Il volume si compone di tre lunghi inediti racconti: Sette lunedì,
La prima indagine di Montalbano, Ritorno alle origini. Scritti in periodi
diversi, e questo si capisce dallo stile narrativo, ma caratterizzati,
a differenza degli altri volumi dello scrittore di Porto Empedocle, dall'assenza
di morti ammazzati. Lo stesso autore scrive infatti che "si tratta di una
scelta voluta (e anche un rischio voluto), forse una specie di rigetto
perché i morti ammazzati, nelle mie storie, sono sempre stati
un pretesto". Nel primo il commissario Montalbano è alle prese con
un pazzo fanatico che, che dopo avere ucciso un pesce, un cavallo, un elefante,
minaccia una strage, ma riuscirà a bloccarlo dopo una indagine condotta
con pochi indizi, mentre nel secondo racconto, che dà il titolo
al volume, Camilleri ci presenta un Montalbano, con i capelli lunghi, reduce
dal '68, che presta servizio, come vice commissario non a Vigàta,
città-simbolo delle future vicende del protagonista, ma in un paese
di montagna, Mascalippa alle dipendenze del commissario-maestro Libero
Sanfilippo e per il lettore è una novità scoprire che non
è ancora innamorato della bionda nordica Livia, ma di Mary. Questo
secondo racconto presenta una trama narrativa molto articolata e complessa
con al centro dell'impianto narrartivo l'enigmatica figura di una donna,
Rosanna Monaco, una "criata" silenziosa ed inquietante. Il terzo ed ultimo
racconto "Ritorno alle origini" vede Montalbano impegnato, con la solita
squadra composta da Mimì Augello, felicemente sposato con Beba,
Fazio, "con il complesso dell'anagrafe", Catarella, in futuro uno dei personaggi
meglio tratteggiati, in un sequestro, anche se per due ore, di una bambina,
che porterà alla luce una vicenda di mafia e di affari. Racconti,
questi di Camilleri, scorrevoli, godibili, ricchi di humor, ma per nulla
"leggeri" perché non mancano le critiche ad un sistema politico-affaristico,
ad una mafia che, secondo Camilleri, ha cambiato volutamente immagine,
ma che continua ad operare sistematicamente come forza di destablizzazione
non più al'esterno, ma all'interno del potere. Bisogna riconoscere
che Camilleri è un grande scrittore. Imbastice delle storie originali,
delinea magistralmente personaggi e situazioni, inchioda il lettore ala
lettura dei suoi libri fino alla fine delle vicende descritte. Un autentico
talento letterario, un autore prolifico, uno dei pochi scrittori che posseggono
il dono, raro per la verità, di riuscire ad inventare storie che
riscuotono un notevole successo di pubblico e di critica e, non a caso,
gli è stato attribuito, qualche anno fa, il prestigioso premio "Mondello"
per la letteratura per uno dei suoi libri più intensi, "La gita
a Tindari".
Giuseppe Petralia
Rai Radiodue,
31.7.2004
Sumo. Il peso della cultura
L'odierna puntata della trasmissione realizzata e condotta da Giovanna
Zucconi è dedicata ad Andrea Camilleri: protagonisti Giancarlo De
Cataldo nel ruolo del difensore e Pietrangelo Buttafuoco nelle vesti di
accusatore, mentre Antonio Albanese leggerà brani dai libri di Camilleri.
Alcuni Soci del Camilleri Fans Club hanno partecipato alla registrazione
della puntata.
Il Messaggero,
31.7.2004
Civitanova
Il Festival del “giallo” attende Camilleri
“CartaCanta” sposa il thriller e per quattro giorni sfilano i migliori
scrittori noir italiani
Si tinge di “giallo” Civitanova, per quattro giorni patria del delitto.
Il noir approda in città, grazie a “CartaCanta”, rassegna creata
da Enrico Lattanti, dedicata al mondo della carta e dell’editoria, che
si terrà dal 7 al 10 ottobre all’Ente Fiera. Alla sesta edizione,
“CartaCanta” sposa il thriller e nell’ambito della manifestazione nasce
la sezione del romanzo giallo. Che, parte col turbo, visti gli scrittori
in scaletta: Loriano Macchiavelli, presenterà la rivista “Delitti
di carta” e i suoi libri, in cui è protagonista il “sergente Sarti
Antonio“; Giancarlo De Cataldo parlerà del suo libro “Romanzo criminale”.
E’ atteso anche Carlo Lucarelli, conduttore della trasmissione Rai Blu
Notte e scrittore noir - tra i suoi lavori “Almost Blue” - che ha dato
la sua disponibilità a tenere a battesimo il concorso “Giallo Carta”,
aperto a tutti gli aspiranti Simenon (per informazioni www.cartacanta.it).
La rassegna del giallo è curata da Valerio Calzolaio, deputato diessino
e appassionato giallista, e da Giuseppina Vallesi, scrittrice noir civitanovese:
pubblica con Mondatori e ambienta i delitti in città, protagonista
un’investigatrice assai singolare, suor Ignazia.
Gli organizzatori covano però un nome che, per ora, viene solo
sussurrato: Andrea Camilleri, il papà del commissario Montalbano.
Obiettivo, portarlo a Civitanova l’8 ottobre, giorno dell’apertura di “CartaCanta”
e del Salone del giallo. Pare che Calzolaio si stia facendo in quattro
per convincerlo a spostarsi, cosa che lo scrittore siciliano fa poco volentieri.
Nell’ambito del festival noir anche la gastronomia avrà il suo peso.
La serata di apertura verrà celebrata con una cena in onore di Manuel
Vazquez Montalban, lo scrittore spagnolo scomparso di recente, creatore
del mitico Pepe Carvalho e gran buongustaio, tanto da infarcire i suoi
libri di gustose ricette. Da queste si trarrà l’ispirazione per
banchettare a Civitanova.
Lorena Cellini
La Repubblica, 31.7.2004
Dal 12 settembre a Catania la 56esima edizione del premio organizzato
dalla Rai
Prix Italia, sfila la tv di qualità da Tortora alle nuove
fiction
211 programmi provenienti da 42 organismi tv e web di 5 continenti
Mentre si fanno i bilanci della stagione tv appena conclusa, in Rai
pensano all´autunno. Ieri il direttore generale Flavio Cattaneo ha
presentato il Prix Italia che si terrà a Catania dal 12 al18 settembre,
con diverse anteprime televisive e la partecipazione dei protagonisti.
[…]
RaiTre avrà Blu Notte-Misteri italiani "La ‘ndrangheta": Carlo
Lucarelli affronterà i misteri di una organizzazione criminale tra
le più spietate.
[…]
Il concerto di apertura sarà presentato da Monica Leofreddi
(su RaiDue), lo spettacolo finale da Pippo Baudo (RaiTre). Ma Baudo, in
polemica con la Rai, mette in dubbio la sua conduzione: «Accetterò
di condurre la serata quando saprò chi sono i premiati», spiega
Baudo: «Non avallo una cosa se non so che è di qualità.
Da anni le serate conclusive del Prix Italia sono brutte. Quest´anno
è stato istituito un premio per i siciliani e io condurrò
la serata se verranno premiati Tornatore, Consoli, Fiorello, Andrea Camilleri
e altri illustri siciliani».
Leandro Palestini
Top Fly, 7.2094
L’estate di Montalbano
La prima indagine di Montalbano, best seller annunciato che
vedremo al mare su quasi tutte le sdraio ci racconta dei giovane commissario
alle prese con tre storie senza delitti. Camilleri rivela a Top Fly i segreti
dei personaggio più amato della letteratura italiana e ci spiega
perché non si sposerà mai.
Forse...
Quel fascino un po' così dell'ispettore di polizia, introverso,
cattivo ma non troppo, amante della buona tavola, delle letture e della
solitudine. Il fascino dell'uomo che vive sul mare e che non ama viaggiare,
qualche visita a Roma per motivi burocratici, a Genova dove abita l'eterna
fidanzata, niente di più. è il fascino apparente della tranquillità,
delle cose normali, delle serate passate davanti alla televisione. Il fascino
di chi combatte la modernità, la società globale, internet,
e lo fa con l'uso sapiente dei tempo, senza paura delle attese, innamorato
dei sapori e degli odori della sua terra, la Sicilia. Lo potete incontrare
mentre passeggia sulla spiaggia e non stupitevi se, improvvisamente, si
getterà in acqua anche se fa freddo. Per lui nuotare è come
rinascere, gli serve per concentrarsi, per trovare serenità, per
mettere a posto le cose. Come tutti gli uomini di buon senso conosce la
fatica, sa che non ti regala niente nessuno e che per raggiungere dei risultati
ci vuole impegno, amore e tanta voglia di ascoltare. A lui non interessa
la colpa fine a se stessa, cerca l'umanità. E così preferisce
seguire le sue convinzioni, il suo intuito. E la verità gli arriva
improvvisamente come "un flash accecante che gli esplode nel cervello".
L’ultimo suo libro, La prima indagine di Montalbano, best seller
annunciato che vedremo al mare su quasi tutte le sdraio ci racconta dei
giovane commissario alle prese con tre storie senza delitti. Scrive Camilleri:
"Non c'è un morto, in queste pagine. à una scelta voluta
(e anche un rischio voluto), ma il perché io stesso non so spiegarmelo
fino in fondo. Forse una specie di rigetto. Dei resto i morti ammazzati,
nelle mie storie, sono sempre stati un pretesto".
C'è una bottiglia di birra sul tavolo accanto alla macchina
da scrivere quando Andrea Camilleri, classe 1925 da porto Empedocle, inizia
a parlare di sé e di quella straordinaria invenzione letteraria
che è il commissario Salvo Montalbano da Vigàta di cui Sellerio
ha appena mandato in libreria l'ennesimo capitolo delle sue indagini.
"Volevo scrivere un giallo, lo consideravo un omaggio alla grande passione
per un genere letterario e un dovere nei confronti della mia scrittura,
un atto di disciplina necessario. Sino a quel momento la mia infatti era
una scrittura anarchica, prendeva uno spunto e andava dove voleva, senza
regole, senza propositi. Dovevo ingabbiarla e cosa c'era di meglio dei
giallo, la forma più onesta di letteratura, il genere, come diceva
Sciascia, ingabbiato per eccellenza? Perché il giallo è soprattutto
un esercizio di logica. E poi lo dicevano già i greci: pensare è
indagare". È questa la genesi di Montalbano, che ai lettori viene
presentato così: "Di andare dai carabinieri manco gli ero passato
per l'anticamera dei cervello, li comandava un tenente milanese. Il commissario
invece era di Catania, di nome faceva Salvo Montalbano, e quando voleva
capire una cosa, la capiva".
Camilleri: "Ho scelto un commissario di pubblica sicurezza, un po'
come il Maigret di Simenon. L’ho chiamato Montalbano perché prima
di tutto è un cognome molto diffuso in Sicilia e poi perché
volevo rendere un omaggio a Manuel Vasquez Montalban, non tanto per i gialli
di Pepe Carvalho, ma per un romanzo non giallo Il pianista, la cui
struttura atemporale, aveva ispirato il mio Birraio di Preston".
Ha citato Sciascia, Camilleri, potrebbe fare lo stesso con Pirandello (che
fu cugino della madre) e facendolo ci tiene ad aprire una parentesi: "Dico
sempre che quando ho le pile scariche vado da Sciascia e Pirandello, i
miei elettrauti, e mi rileggo un loro libro. In fondo la mia sicilianità
è una questione genetica, spirituale, culturale e filosofica. Una
cosa seria".
Ma torniamo al commissario: "Montalbano è nato a Catania, oggi
ha cinquant'anni, ha fatto il Sessantotto. È un uomo di sinistra,
ma tra marescialli e brigadieri lo sembra molto di più. Si potrebbe
dire che è un progressista innamorato delle tradizioni, un testardo
che quando incorna su una cosa non ci sono santi. Oggi è
costretto a fare un bilancio della sua giovinezza, ed è un bilancio
fallimentare. Non saprei descriverlo fisicamente, con precisione. Posso
solo dire che ha i baffi, un neo, il fisico da nuotatore, i capelli corti.
Rifiuta sistematicamente una promozione che lo allontanerebbe da Vigata
perché la sola idea di un trasferimento gli fa venire qualche linea
di febbre. Non è un tipo tranquillo, gli basta poco e prende fuoco,
sente il tempo. Spesso è di umore nivuro".
Di sicuro non è simile a Luca Zingaretti che lo ha portato sullo
schermo ("anche se lui è stato bravissimo ad interpretarlo") e nemmeno
a Camilleri. Non è insomma come il Maigret di Simenon che dello
scrittore francese era l'alter ego."Siamo lontani e vicini al tempo stesso.
Lui parla una sua lingua, alterna l'italiano al siciliano, e lo fa perché
quella è anche la mia voce. E poi, malgrado l'età, rischia
di essere più antico degli anni che ha, travaglia con la
testa di un ultra sessantenne pieno di esperienza e di capacità
di comprensione. Questo è un mio regalo personale che gli faccio
molto volentieri".
A lui piacciono le donne e ne è riamato. Ha una fidanzata o,
per meglio dire, una donna, Livia, che abita a Boccadasse, in Liguria,
l'unico paese che Montalbano scangerebbe con Vigata.
Di lei, dei suo lavoro, della sua vita, sappiamo poco. "Ovviamente
Montalbano che è curioso e siciliano, sa tutto di lei, vita morte
e miracoli, ma ci dice solo quello che è indispensabile, il resto
lo tiene per sé. Per lui lei rappresenta l'amore, la passione. Ma
Livia è anche la madre, la donna che gli ha dato fiducia, che è
impossibile tradire.
Non dobbiamo dimenticare infatti che rimase orfano da piccolo e che
l'unico ricordo che ha della madre è la luce dorata riflessa sui
suoi capelli". Tra lui e Livia c'è un rapporto che non si conclude,
che forse non si concluderà mai, una volta hanno persino iniziato
a preparare le carte per il matrimonio, poi non se ne è più
fatto nulla: "Perché Montalbano terne se stesso, ha paura. Quando
lei è lontana, la desidera, quando sono insieme da uomo solitario
quale lui è, ha paura di vedere "sconvolte" tutte le sue abitudini.
Quando il loro rapporto diventa teso sa cosa dice Salvo a Livia: perchè
non ci fidanziamo di nuovo?". Poi c'è Ingrid, una amica vera,
una bellezza svedese trapiantata in Sicilia che ha con il commissario un
rapporto che visto da fuori potrebbe sembrare equivoco."Ad un certo punto
sembrano cedere, poi a tutti e due viene da ridere, l'amicizia è
una cosa, la passione un'altra". Sicuramente Montalbano è un grande
conoscitore dell'animo femminile. "Lui le donne le guarda con attenzione,
le studia, le ascolta, le capisce. Quando durante un'indagine si trova
ad avere a che fare con una donna, si rilassa, sente che il suo compito
sarà più facile, perchè loro lo aiuteranno di più".
Anche inconsapevolmente esercita un fascino irresistibile: "È vero,
non è Raul Bova, ma è comunque un bell'uomo che alimenta
il suo fascino con la capacità di ascolto, la comprensione nei confronti
dell'umanità tutta e le buone letture. Ha letto Proust, Melville,
Musil, conosce i quadri di Peter Bruegel, cita Consolo e Bufalino. E pensare
che a scuola era un "murritiusu" che studiava poco".
Poi ama la buona cucina, altra caratteristica che piace molto alle
donne, si affida alle cure della domestica Adelina, ai buoni ristoranti
preferisce le trattorie come quella di san Calogero dove è di casa.
Non sa resistere a un piatto di pasta con le sarde, alle triglie di scoglio,
agli immancabili arancini.Ama mangiare da solo, in silenzio: "Sono
molti gli investigatori che hanno un rapporto fecondo con l'arte culinaria.
Un buon piatto è una sorta di rivalsa sulla morte. Montalbano a
tavola ama la semplicità, cerca il rispetto per le tradizioni, gli
interessa soprattutto la qualità dei cibo. Lui ama i sapori che
anch'io mi porto dietro da quando, bambino, andavo di notte a pescare con
mio padre che era un ottimo fiocinatore e cucinavamo il pesce appena pescato
sulla barca".
Il rapporto tra lo scrittore e il suo personaggio seriale di successo,
con il passare degli anni diventa ossessivo. È inevitabile che ciò
accada.
"Montalbano e Carvalho sono sempre lì, di fronte alla mia macchina
da scrivere e a quella del mio povero amico
Manuel, ci impediscono di scrivere altri romanzi. Bisogna giocare d'astuzia,
mettersi a scrivere di nascosto, scappare con una slitta e gettare ogni
tanto un po' di carne al lupo che ti insegue, magari un racconto, magari
un'idea, una traccia, sperando che ti lasci il tempo di fare altro". E
poi come si può uccidere un proprio
figlio letterario così ingombrante? "Ci ho pensato a lungo,
o gli tiro una polpetta avvelenata oppure lo faccio invecchiare. Ho deciso
di seguire la seconda strada. Prima o poi andrà in pensione e forse
sarà più tranquillo e, soprattutto, lascerà più
tranquillo me".
Paolo Marcesini
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