RASSEGNA STAMPA
SETTEMBRE 2005
La Stampa, 1.9.2005
Dialogo tra Zingaretti e Camilleri per gli 80 anni dello scrittore
Montalbano intervista suo padre
Andrea Camilleri taglia il traguardo degli ottant'anni. Il compleanno
diventa occasione per l'incontro con il suo figlio prediletto, il commissario
Montalbano. Un'intervista doppia tra lo scrittore e Luca Zingaretti, l'attore
che agli occhi di dieci milioni di telespettatori è tutt'uno con
la figura del funzionario di polizia dell'immaginaria Vigàta. Una
lunga chiacchierata in cui si scopre che Zingaretti era stato allievo di
Camilleri all'Accademia d'arte drammatica, ma soprattutto che lo scrittore
sta lavorando al romanzo finale delle avventure di Montalbano, l'uscita
di scena del commissario. "Ma non è che finisce sparato o si sposa
con Livia come piacerebbe ai lettori - dice Camilleri - ci voleva una trovata
alla Montalbano. Anche se non è detto che questo libro uscirà
subito, magari se mi viene ne pubblico prima qualche altro o magari esce
postumo"
In occasione degli 80 anni, lo scrittore incontra il suo famoso personaggio
Camilleri-Zingaretti: «Montalbano siamo»
Ma è già in lavorazione il romanzo finale: il commissario
uscirà di scena sconfitto dal suo doppio televisivo
Roma. E no, Camilleri, qui si comincia male. «In quel cassetto
c’è il mio Montalbano terminale, ci sto lavorando in questi giorni.
Sarà la fine del personaggio». Ma via, non si fa così...
Proprio oggi che siamo venuti per festeggiare, un po’ in anticipo, il suo
ottantesimo compleanno. Proprio oggi che Montalbano in persona è
venuto a omaggiarlo. A uno che è nato dalle stesse parti di Pirandello,
che a dieci anni aveva la ventura di vederselo capitare in casa con feluca
spadino e alamari, in tenuta da Accademico d’Italia, non dovrà sembrare
così «speciosa» la situazione di un autore che riceve
la visita del suo personaggio. Il Personaggio con la maiuscola si è
materializzato sotto le sembianze di Luca Zingaretti, l’attore che agli
occhi di dieci milioni di telespettatori è tutt’uno con la figura
del commissario dell’immaginaria Vigàta.
Ma poiché l’Autore, in questo caso, è un celebre giallista,
il delitto è in agguato: un delitto letterario, beninteso, che nel
gioco pirandelliano dell’interazione tra il personaggio e lo scrittore
vede infine quest’ultimo sbarazzarsi dell’altro. O forse no, forse è
il personaggio che induce l’autore a «suicidarlo». Fossimo
nei "Sei personaggi" ne nascerebbe una disputa coi fiocchi. Invece nel
piccolo studio lungo e stretto dove Camilleri se ne sta rintanato come
una grossa talpa, l’occasione è propizia per una chiacchierata che
parte da Montalbano e non sai dove andrà a finire. Zingaretti è
stato allievo dello scrittore all’Accademia d’Arte Drammatica, lo considera
il suo maestro.
Intorno ci sono quadri e sculture (Canevari, Messina, Greco, Attardi),
fotografie e poster, un pupo che raffigura Gano di Maganza («il più
odiato dei paladini, quello della rotta di Roncisvalle»), una nutrita
collezione di cd di jazz, cinque scaffali pieni delle traduzioni in tutto
il mondo (Montalbano e non), il ritaglio di un giornale ippico con il titolo
«Camilleri logico favorito» («Come trottatore ho vinto
a San Siro, alle Capannelle» si vanta lui. «Ora quel cavallo
non corre più, ma nella medesima scuderia ce n’è un altro
che si chiama Vigàta: il proprietario dev’essere un mio lettore»).
Zingaretti è reduce da Pantelleria, dove «ho conosciuto una
giapponese che leggeva "Il cane di terracotta" in edizione americana, ed
è diventata matta quando ha saputo che io ero Montalbano».
Adesso è in partenza per Venezia, dove sarà in gara con
il film di Roberto Faenza "I giorni dell’abbandono", da un romanzo di Elena
Ferrante. Anche Camilleri è appena tornato dalle vacanze all’Amiata,
e si prepara a una breve puntata a Agrigento per una festa in suo onore
il 10 settembre.
Come sono stati gli anni dell’Accademia, che tipo di insegnante era
Camilleri, e quale tipo di studente Zingaretti?
CAMILLERI. «Ho insegnato per tanti anni, soprattutto regia. Ero
succeduto al mio maestro Orazio Costa: che sta là, in quel busto
di bronzo che lo ritrae a vent’anni, fatto da Pericle Fazzini che ne aveva
18. Ma a volte mi capitava pure di insegnare recitazione: quell’anno recitazione
televisiva».
ZINGARETTI. «Eravamo una classe piuttosto irrequieta, ma le sue
lezioni non ce le perdevamo».
CAMILLERI. «Spesso le continuavamo al bar...».
ZINGARETTI. «Si parlava un po’ di tutto. Era un eccezionale affabulatore,
molto bravo a trovare il dettaglio originale nel gesto quotidiano. Magari
ci inchiodava due ore sull’uomo che aveva appena visto prendere il cappuccino.
Che poi è anche la grandezza del suo modo di scrivere. Aveva già
allora questa dote di vedere oltre le apparenze, di riuscire a ragionare
sulle sottili trame che formano i rapporti tra le persone: da romanziere,
è diventata la sua capacità di scavare nel personaggio, mostrandolo
tante volte nudo, facendoci anche sorridere. Perché poi la realtà
è sempre lì a portata di mano, ma noi non la vediamo».
CAMILLERI. «Devo dire che con Luca non avevo molta famigliarità,
come l’avevo con altri allievi. Però, mentre raramente andavo a
vedere gli altri a teatro, con lui non ebbi alcun dubbio. Mi interessava
il suo crescere come attore, più che averlo per amico».
E quando ha saputo che il suo ex allievo sarebbe diventato Montalbano?
CAMILLERI. «Quando me lo dissero, e qualcuno obiettò che
non aveva il fisico del ruolo, perché era calvo, mi misi a ridere.
È un attore bravissimo, dissi: mi basta».
ZINGARETTI. «Invece io, quando vinsi i provini, ero proccupatissimo.
Certi miei amici, appassionati lettori di Andrea, mi telefonarono. Scherzavano:
“Aho, nun t’azzardà ché ce lo rovini!”. Solo dopo essere
stato scelto lo chiamai. Ero felice ma terrorizzato. Lui mi invitò
a “abbandonarmi” al personaggio: può sembrare banale, ma detto dal
tuo maestro di recitazione è un aiuto enorme».
Aveva già letto i romanzi di Camilleri?
ZINGARETTI. «Sì, quasi tutti. Mi era piaciuto molto "Il
birraio di Preston". Meriterebbe una riduzione non televisiva ma cinematografica».
CAMILLERI. «C’è un progetto, mi pare. Ma l’ostacolo maggiore
sono i costi, appesantiti dall’ambientazione ottocentesca. Comunque non
è che io sogni la trasposizione sul grande schermo. Se viene, bene.
Ogni trasposizione comporta la perdita di alcuni elementi narrativi. Il
problema è limitare le perdite».
Zingaretti, a lei è rimasto qualche cosa di Montalbano? Nella
sua personalità reale, intendo.
CAMILLERI (sogghignando). «Mi auguro di no».
ZINGARETTI. «Non ho mai capito bene questa storia dell’immedesimazione
nel personaggio. Per fare bene bisogna rimanere distanti. Poi certo ogni
esperienza ti cambia. Per Montalbano io provo un grandissimo affetto, non
solo perché mi ha dato la popolarità. A volte vorrei assomigliargli.
Penso a lui come a un amico che sta in un posto remoto della Sicilia. Penso
a come farebbe lui. È un uomo con un senso dell’onestà, della
giustizia, dell’onore che ormai ci è sconosciuto, che riusciamo
appena a ricordare. Un personaggio che ti prende la mano».
CAMILLERI. «E prende la mano anche ai lettori. Dopo l’uscita
del "Giro di boa", dove il poliziotto Montalbano ha una crisi di coscienza
in seguito ai fatti del G8 di Genova, ho ricevuto lettere di gente che
diceva “lei non può permettersi di scrivere queste cose: Montalbano
non è più suo, è nostro”».
Molto pirandelliano. E anche di più: l’opera aperta...
CAMILLERI. «Ogni lettore intrattiene un rapporto particolare
col libro, quindi con il suo autore. Molti mi scrivono, qualcuno mi dice
che siccome io ho raccontato una storia, adesso lui mi racconta la sua.
C’è il caso di una giovane architetta del Nord-Est che, dopo avere
letto i miei libri, è rimasta scioccata dall’interpretazione di
Luca. Adesso vuole solo fidanzati calvi: “Lei non sa cos’è il riflesso
della luna sulla testa del mio uomo”, mi ha scritto».
L’immagine di Zingaretti, dunque, si è sovrapposta a quella
che ognuno di noi ne aveva. Accade anche a Camilleri?
CAMILLERI. «No. Io continuo tranquillamente con il mio Montalbano».
Ce lo vuole raccontare, dunque, una buona volta? Nei romanzi la descrizione
emerge soltanto a tratti, qua e là.
CAMILLERI. «Non l’ho mai visto tutto intero. Una volta i capelli,
una volta il neo, una volta i baffi. Ne ho sempre avuta un’immagine confusa.
Finché un giorno, alcuni anni fa... Avevo appuntamento a Cagliari
con un professore di letteratura di quella università, Giuseppe
Marci, che mi aveva invitato a chiudere un suo corso. Eravamo d’accordo
che per farsi riconoscere avrebbe avuto con sé una copia del "Birraio".
Bene, sceso all’aeroporto ho avuto la sorpresa di imbattermi in Montalbano
col "Birraio" sottobraccio. Era proprio lui. Lo scrissi a Carlo Degli Esposti,
il produttore della serie tv: peccato che un attore così somigliante
non esista».
Ma alla base di Montalbano, ci ha detto una volta, c’è anche
suo padre.
CAMILLERI. «È una cosa che ha scoperto mia moglie: “Ti
rendi conto che stai facendo un lungo ritratto di tuo padre?”. Aveva ragione,
non me n’ero accorto. Ma certo, c’è molto di lui: quel suo gusto
dell’ironia, il continuo sottodiscorso, lo scontro perenne col potere.
E c’è qualcosa anche di Sciascia: quei suoi silenzi strepitosi,
quelle “taliate”...».
E gli altri personaggi: hanno anche loro qualche base nella realtà?
CAMILLERI. «Ma no! Oddio, forse qualcuno. Livia, per esempio.
L’ho conosciuta a Boccadasse nel 1950, si chiama Raffaella Perillo. L’ho
rivista quando sono andato a Genova a presentare "La mossa del cavallo".
Una bella vecchietta. Mi sono spaventato, per me».
Zingaretti, quali nuovi Montalbani ci aspettano in tv?
ZINGARETTI. «Due sono già pronti: "Il giro di boa" e "Par
condicio", tratto da due racconti della raccolta "Un mese con Montalbano".
Altri due, "La pazienza del ragno" e "Il gioco delle tre carte", cominceremo
a girarli a metà ottobre».
Visto che Montalbano nella finzione narrativa è invecchiato
e ha ormai raggiunto i 55 anni, e augurando a Camilleri cento di questi
giorni - o almeno una ventina, via - c’è da aspettarsi di vedere
il commissario in pensione?
ZINGARETTI. «A me non piacerebbe, il personaggio non avverte
stanchezza. Sono io, però, che ho deciso di dire stop».
CAMILLERI. «E io sono d’accordo con te, Luca. Proprio il fatto
che Montalbano - a differenza di altri personaggi seriali, come Sherlock
Holmes o Maigret - invecchia, partecipa alla vita di tutti i giorni, mi
rende sempre più difficile stargli dietro. Così ho deciso
di scrivere il romanzo finale. Mi è venuta l’idea e non me la sono
fatta scappare. Ma non è che finisce sparato o va in pensione o
si sposa Livia, come piacerebbe ai lettori: ci voleva una trovata alla
Montalbano per fargli abbandonare la scena. Anche se non è detto
che questo libro uscirà subito, magari se mi viene ne pubblico prima
qualche altro, o magari uscirà postumo».
Non ci vuole proprio anticipare nulla?
CAMILLERI. «Posso dire che nelle pagine che sto scrivendo c’è
uno scontro continuo fra me e il personaggio. Montalbano si lamenta sempre,
“sono vecchio, sono vecchio...”. Non è vero niente, gli rispondo,
è che ti sei rotto le palle! Per la verità io scrissi il
secondo romanzo della serie perché avevo lasciato alcune cose in
sospeso sul carattere del personaggio. Il successo di questo libro, che
ha trascinato tutti gli altri, è quello che mi ha fottuto, che mi
ha costretto a andare avanti fino a ora».
Sì, ma la «trovata alla Montalbano»?
CAMILLERI. «Il personaggio non può che finire nel momento
in cui comincia a pensare al doppio. Cioè comincia a pensare a Zingaretti.
E si trova sopraffatto dall’altro personaggio. E non trova in Camilleri
l’appoggio necessario per andare avanti. Così gli fa un discorso
cinico: “Senti un po’, quando io stampo un libro e sono 500 mila copie
si tocca il cielo con un dito; quando l’altro appare in televisione sono
10 milioni di spettatori: che vogliamo fare?”. Allora Montalbano ha un’idea
montalbaniana. L’inizio di questa cosa è lui che arriva sul luogo
del delitto, e tutta la gente, sulla strada, col morto, tutti affacciati
ai balconi che pare una festa. “Il commissario arrivò, Montalbano
arrivò!”. “Cu, chiddru della televisione?”. “No, chiddru vero”.
A Montalbano gli girano i cabasisi e...».
Maurizio Assalto
La Repubblica, 1.9.2005
Finita la pausa estiva si riparte con i pesi massimi della letteratura
Le vere avventure di uno scrittore che recupera relitti nel tempo libero
Libri: Cussler, Lansdale, Savater e quel povero diavolo di Camilleri
L'anima nera dell'America, l'autobiografia di un grande laico e il
papà del commissario Montalbano alle prese con un demonio di serie
B
[...]
CAMILLERI E IL DIAVOLO
Quando l'uomo scrive del diavolo scrive di una materia che conosce
bene poiché forti e robusti sono i fili sottili che legano creazione
letteraria, ispirazione, pulsione e sfida metafisica. Così l'editore
Donzelli ha fatto un doppio salto mortale: ha riscovato un classico dei
racconti di genere come "Il diavolo innamorato" di Jacques Cazotte e lo
ha pubblicato in un volume insieme a un inedito sul tema di Andrea Camilleri.
Con il solito gramelot siculo, il papà del commissario Montalbano
si immagina un povero diavolo alle prese con poche prospettive di carriera
in una società diabolica retta da una cupola che mantiene se stessa
con una sorta di racket inflitto ai diavoli semplici che commette un errore.
Si lascia tentare da se stesso e interviene modificando un embrione sul
quale sia i diavoli che l'altra parte puntavano molto in termini di disegni
universali. Sono poche pagine ma geniali. Si intitola "Il diavolo tentatore/innamorato"
(tr. it. G. Panfili, 14,50).
Dario Olivero
La Repubblica - XL,
9.2005
L’Italia si è vestita di noir
AA.VV., Crimini, Einaudi
Il meglio del noir italiano. Tutti insieme Ammaniti, Camilleri, Carlotto,
Dazieri, De Cataldo, De Silva, Faletti, Fois, Lucarelli, Manzini. Gli autori
sembrano tutti in gran forma, ma è “papà” Camilleri, lontano
dalla serialità di Montalbano, a dare una lezione di ritmo con una
storia di equivoci a Palermo, tra innamorati e mafiosi. Notevole Lucarelli
con un personaggio di poliziotta alle prese con la sua coscienza.
Vie del Gusto - La rivista italiana di viaggi, vini, e sapori, 9.2005
Andrea Camilleri - Ottanta anni davvero golosi
L'inventore del Commissario Montalbano il 6 settembre compie gli anni.
'Mentre mangio - dice il poliziotto siciliano nell'ultimo libro "La luna
di carta" - non mi piace parlare'. Auguri, allora, senza altre inutili
parole. Chiudiamo gli occhi e pensiamo solo a quei piatti.
"Gesù, gli arancini di Adelina! Li aveva assagiati solo una
volta: un ricordo che sicuramente gli era trasùto nel Dna, nel patrimonio
genetico. Adelina ci metteva due jornate sane sane a pripararli. Ne sapeva,
a memoria, la ricetta..." (da "Gli arancini di Montalbano")
"S'arrisbigliò malamente: i linzòla, nel sudatizzo del
sonno per via del chilo e mezzo di sarde a beccafico che la sera avanti
s'era sbafato, gli si erano strettamente arravugliate torno torno il corpo..."
(da: "Il ladro di merendine")
"Appena aperto il frigorifero, la vide. La caponatina! Sciavurosa,
colorita, abbondante, riempiva un piatto funnùto, una porzione per
almeno quattro persone..." (da: "La gita a Tindari")
ANSA, 2.9.2005
Camilleri compie 80 anni: 'Continuo a campare e senza rimpianti'
Roma - "Continuare a campare, senza perdite, specie nel modo di ragionare".
E` l'augurio che Andrea Camilleri rivolge a se stesso, a pochi giorni dal
6 settembre, quando compirà 80 anni. Un età che lo scrittore
vive "con una sorta di schizofrenia: da un lato spiega - c'è la
certezza che davanti a te hai poco tempo e quindi hai una gran voglia di
fare in questo tempo che ti rimane e contemporaneamente, proprio per questo,
hai voglia di lasciar perdere tutto: chi te lo fa fare, ti chiedi, goditi
questi anni in santa pace".
Due le occasioni per Camilleri di festeggiare il compleanno: una strettamente
privata, in famiglia con pochissimi intimi, il 6 settembre, ed una pubblica.
Dal 9 all'11 settembre sarà tra Palermo, Agrigento e Porto Empedocle
per partecipare ai festeggiamenti e agli incontri organizzati in suo onore.
- Cosa significa oggi avere 80 anni? "Anche ai tempi nostri arrivarci nel
pieno possesso delle facoltà mentali è sempre una cosa gratificante
in qualche modo. Per me si tratta, come dicevo, di vivere in una sorta
di schizofrenia". Ottanta ma vissuti con serenità: "Arrivo a quest'età
con una certa serenità, sì: ho vissuto la vecchiaia come
una naturale stagione della vita a mano a mano che si avvicinava, senza
depressione. Quando nasci sai che c'è una parabola nella tua vita.
Questi 80 mi trovano bene: abbastanza bene per la salute, compatibilmente,
e molto bene da un punto di vista interiore". - Lei da più parti
è reputato un uomo saggio. Si riconosce in questa definizione? "Il
corpo ti porta sempre, godendo di salute mentale, a vivere in armonia con
te stesso; è quando si pretende di più che si entra in crisi.
Se hai sessanta anni non puoi competere con uno che ne ha trenta, è
una assurda competizione. Questa è saggezza? Non è una bella
saggezza. Saba scrive due versi splendidi: Sapevo, sconsolata tristezza/che
era saggezza umana".
- Quindi cos'è la saggezza secondo lei? "Ti nasce dall'interno,
ti nasce da un valore che a volte vorresti non avere, perché le
alzate di ingegno, il partire per la tangente di una invenzione interiore,
sono atteggiamenti che ti fanno dire 'è poco saggio' . Eppure, forse
sono iniezioni di vitalità anche quelle. Occorre essere saggi senza
adeguarsi alla saggezza". - Avrà sicuramente fatto un bilancio del
passato. Ha rimpianti? "Non c'è una cosa che abbia fatto nella mia
vita in cui sia stato trascinato: mi assumo cioé la responsabilità
totale della mia vita. Quando arrivi alla conclusione dici 'beh, in fondo
sono stato un uomo fortunato'; se metto sulla bilancia la mia vita, pende
dal lato positivo".
- Quali ambizioni ha oggi? "Ancora continuare a campare ma naturalmente
senza perdite, specie per quanto riguarda il modo di ragionare. Ti accorgi
in vecchiaia che il tuo vocabolario tende a ridursi, mi sta capitando.
Il cervello ha scartato molto e ti riduce il vocabolario dell'esistenza
all'essenziale. Non è una perdita della memoria: le cose importanti
restano dentro. Elliott disse: 'L'inferno è quel luogo dove ti faranno
ricordare anche il prezzo della margarina nel '29' ". - E per quanto riguarda
il lavoro, la scrittura? "Prima di tutto la scrittura non so quanto sia
un lavoro vero, effettivo. Certo non è scaricare merce ai Mercati
Generali non so quanto sia un lavoro socialmente utile. Per scrivere tuttavia
occorre una certa energia. Quindici anni fa ho smesso di fare regie in
teatro perché non ce la facevo più, quando per la scrittura
avverrà la stessa cosa, smetterò".
- Inevitabile la domanda: e Montalbano? "C'è un Montalbano terminale,
quello che decreterà la fine del personaggio e al quale sto lavorando
proprio in questi giorni. Non so però quando sarà pubblicato
" - Era proprio lo scrittore ciò che sognava di fare da giovane?
"No. Avrei voluto fare l'ammiraglio. Era il mio sogno da ragazzo, stare
a bordo. Volevo fare l'Accademia di Livorno o la scuola per capitani di
lungo corso. Non era un'idea di guerra, era un'idea di mare. Purtroppo,
appena dopo l'adolescenza sono cominciati problemi con gli occhi, la miopia,
che mi tagliava la strada. Poi, l'arrivo degli americani ha deciso per
me. Successivamente avrei voluto diventare poeta, e non ci sono riuscito,
e infine scrittore, e ci sono riuscito. Però, quanti anni ho aspettato.
Faccio mio il motto 'primum vivere, deinde filosofare': tutti gli accidenti
della filosofia sono secondari al vivere".
- Qualcuno della sua età quando apprende della scomparsa di
un coetaneo si sfrega le mani. E` il suo caso? "Sono di temperamento diverso.
Via via acquisti la sensazione di essere un superstite e quasi te ne vergogni.
Invece di dire 'ce l'ho fatta', ti chiedi: 'perché non è
toccata a me?'. Mi accade come a coloro che tornavano dai campi di concentramento
e si vergognavano. Questo nasce anche dall'aver perso i compagni con i
quali condividevi una memoria comune. E non solo: c è un elenco
impressionante di miei allievi morti giovanissimi, quindi non è
solo un fatto di età, è perché uno si sente superstite.
Io ho anche le memorie dei miei amici morti, e certe volte queste diventano
inconsciamente mie. Accade che racconto un evento, un'esperienza, poi mi
capita di dover riconoscere, vergognandomi, che non l'ho fatta io ma un
mio amico".
Il Giornale, 2.9.2005
Le «lingue taglienti» del teatro contemporaneo
Prosegue fino all'11 settembre «Benevento Città Spettacolo»,
rassegna di eventi teatrali, laboratori, proiezioni cinematografiche, mostre,
spettacoli musicali e incontri culturali, che, giunta alla sedicesima edizione,
ha per tema «lingue taglienti, lingue avvelenate».
[...]
Nella sezione letteratura l'ultimo giorno del Festival Roberto Herlitzka
leggerà "Il birraio di Preston" di Andrea Camilleri, presente lo
scrittore siciliano.
[La notizia della presenza di Camilleri è infondata, NdCFC]
Il Venerdì,
2.9.2005
Italia. Va a quel paese
Il nordest in decadenza, avanguardia di un’Italia che non sogna
il futuro
Corruzione. Cinismo. Illegalità. Legami con la malavita. L’imprenditoria
descritta da Massimo Carlotto nel suo nuovo libro, ambientato in Veneto,
fa paura. Ma attenzione, avverte lo scrittore, sta facendo scuola
[…]
E il serbatioio dei dialetti? Non riesce più a dare una scossa
alla lingua?
“Ci sono scrittori come Andrea Camilleri che usano meravigliosamente
il dialetto. Io ho deciso di non utilizzare il veneto perché è
una lingua che non esiste più. Un ibrido italianizzato senza grande
spessore. I ragazzi lasciano la scuola sempre prima e l’ignoranza fa male
al dialetto”.
[…]
Marco Cicala
La Sicilia, 3.9.2005
Camilleri ritirato, non correrà più
A San Siro la nuova stella è un cavallo che è stato chiamato
«Vigata»
«Camilleri logico favorito» recitava il titolo del «Giornale
delle corse» appena qualche settimana fa.
Invece «Camilleri», infaticabile trottatore di razza, dopo
aver stravinto all'ippodromo di San Siro e alle Capannelle, nell'ultimo
gran premio di Montecatini, lo scorso 21 agosto ha avuto qualche problema
ed è stato ritirato.
Secondo gli esperti del settore non correrà più.
Al suo posto invece, nelle scuderie della società «Re
Artù» sgamba impaziente un altro purosangue iscritto con il
nome di «Vigata». Dev'essere proprio una gran lettrice, questa
misteriosa Rossella Di Marco, proprietaria della scuderia in questione
che mantiene riservato il numero della sua utenza telefonica e della quale
si conosce poco o nulla, tranne la sua passione per lo scrittore Andrea
Camilleri.
Chissà se quest'ultimo, impegnato com'è fra i tanti festeggiamenti
in suo onore per il traguardo degli ottant'anni (il prossimo 6 settembre)
sarà mai stato informato del ritiro del cavallo suo omonimo? Più
a Sud, anche l'altra Vigata quella letteraria, attende con impazienza l'arrivo
di Andrea.
Secondo i programmi lo scrittore, che per tutta l'estate non si è
fatto vedere dalle nostre parti, dovrebbe finalmente giungere a Porto Empedocle
la sera del 9 settembre dopo aver partecipato ai festeggiamenti strettamente
privati con i suoi nipotini e la grande famiglia, nel suo «rifugio»
in Toscana, all'ombra del Amiata. Poi sarà ospite in Sicilia di
Elvira Sellerio per una festa organizzata dall'editore e dai suoi più
stretti collaboratori.
Infine il pomeriggio del 10 settembre, con qualche giorno di ritardo
sulla data reale, Camilleri verrà festeggiato ad Agrigento con un
convegno scientifico-letterario presso il Museo Regionale di San Nicola
e la sera, in piazza «alla marina», a due passi da casa sua
incastonata nel centro storico di Vigata con la messinscena di uno spettacolo
teatrale tratto da una sua produzione. Il tutto questa volta, promosso
dall'assessore alla pubblica istruzione della Provincia, Calogero Firetto.
Il papà del commissario Montalbano non ci tiene affatto a «raccontare»
i suoi ottant'anni; piuttosto fa sapere di lavorare al «romanzo finale»
delle avventure del funzionario di polizia.
«Ma non è che finisce sparato o va in pensione o magari
si sposa con Livia come piacerebbe tanto ai lettori - dice. - Ci sarà
invece una trovata alla Montalbano per fargli abbandonare la scena. E non
è detto che questo libro esca subito; se mi viene magari ne pubblico
prima qualcun' altro. Magari uscirà postumo...».
Dev'essere alquanto duro per Andrea, far morire quel commissario letterario
che per tanti aspetti assomiglia a suo padre.
Quel Giuseppe Camilleri impiegato empedoclino presso le compagnie portuali
con il gusto dell'ironia e sempre pronto allo scontro con il potere.
Intanto in una stalla di Montecatini il cavallo Vigata scalda i muscoli
per la sua prima vera grande gara. Chissà che non sia di buon auspicio
anche per Porto Empedocle che al pari dell'animale, scalcia da tempo per
non doversi ritirare dalla corsa allo sviluppo.
Tanti auguri ad Andrea, e buona fortuna alle due Vigata.
Lorenzo Rosso
La Sicilia, 3.9.2005
Porto Empedocle. Salta la rassegna
La fine di Vigata
Porto Empedocle. Ci vorrebbe il commissario Montalbano per scoprire
chi ha stroncato la rassegna teatrale Premio Vigata 2005. Ovvero la manifestazione
che un paio d'anni fa divenne il fiore all'occhiello non solo di Porto
Empedocle, ma di tutta la provincia di Agrigento. A organizzarla era ed
è il responsabile dell'associazione Terra di Vigata, Mario Silvano
insieme al direttore artistico Giovanni Volpe. Gente perbene, amante del
teatro e capace nelle scorse due estati di portare nel paese natale di
Andrea Camilleri numerose compagnie teatrali di livello nazionale.
Sia nel 2003 che nel 2004 il lavoro svolto dagli organizzatori venne
supportato dall'aiuto economico offerto dal comune, dagli sponsor e da
altri soggetti desiderosi di dare lustro a un paese al buio.
Dopo due edizioni caratterizzate dall'alta qualità del prodotto
finale e da unanimi consensi di critica tra gli esperti del settore, quest'anno
è scoppiato il «bubbone». Nel paese in cui non è
stato organizzato nulla per rallegrare le sere d'estate, a farne le spese
è stata soprattutto la rassegna teatrale Premio Vigata. Una beffa.
Mario Silvano e Giovanni Volpe nei mesi scorsi erano riusciti a stilare
un bando di partecipazione pubblicandolo sul sito internet www.premiovigata.com
. Immediato fu il riscontro da parte di almeno cento compagnie teatrali
sparse nella penisola, intenzionate a recarsi a Vigata per partecipare
alla giovane ma prestigiosa rassegna. Tra quelle 100 ne sono state selezionate
cinque, una di Foggia, una di Bolzano, due piemontesi e una proveniente
da Roma. Alta qualità e sicuro ritorno d'immagine per Porto Empedocle
e provincia. La rassegna che avrebbe dovuto tenersi a fine luglio è
però slittata a fine agosto. Niente soldi, niente rassegna alla
faccia degli organizzatori.
Chi aveva promesso sostegno è scomparso di nuovo. Oggi Mario
Silvano ha deciso di dire basta e sfogare con garbo la propria rabbia:
«Ad oggi la rassegna è saltata e su quanto accaduto abbiamo
informato le compagnie che la Rassegna per ora non si fa per colpe non
nostre». Una vicenda che promette ulteriori sviluppi, a pochi giorni
del compleanno di Camilleri.
Francesco Di Mare
l'Unità, 4.9.2005
Orizzonti
Camilleri & Montalbano: in questa Italia di carta
Ottant'anni martedì prossimo per lo scrittore siciliano, che
ha deciso di "far morire" (letterariamente) il suo commissario. E a lui
affida il commento e le considerazioni sul nostro Paese, il govenro, la
finanza e la sinistra
Ottanta tondi tondi. Sono gli anni di Andrea Camilleri, compleanno martedì
6 settembre. Un’età che lo scrittore vive con ambivalenza: «da
un lato c’è la certezza che davanti a te hai poco tempo, e quindi
hai una gran voglia di fare, ma contemporaneamente per lo stesso motivo
hai voglia di lasciar perdere tutto: chi te lo fa fare?, ti chiedi, goditi
questi anni in santa pace». Visto da fuori, ci sembra che a Camilleri
sia ancora più consona la «prima voglia»: è appena
uscito in libreria per Donzelli il racconto lungo “Il diavolo che tentò
se stesso”; i suoi due ultimi romanzi, “Il medaglione” (Mondadori) e “La
luna di carta” (Sellerio), stazionano ai primi posti delle classifiche;
e lui è già al lavoro per il «Montalbano terminale»,
lo chiama, «quello che decreterà la fine del personaggio.
Non so però quando sarà pubblicato». Ma oggi, Montalbano,
che pensa dell’Italia? «Salvo Montalbano prova un certo malessere
a vivere nell’Italia di oggi. Ma non credo sia solo un malessere di Montalbano,
credo riguardi tanti italiani». Camilleri non smette quindi di guardare
con attenzione e spirito critico a quello che accade nel nostro paese.
Da scrittore civile, da intellettuale sciasciano, sa che la coscienza critica
non può permettersi pause. Tanto meno in un’Italia nella quale avvengono
eventi che lasciano quantomeno perplessi.
Allora, Camilleri, come vede l’Italia il suo commissario?
«Montalbano sa benissimo che nell’economia, nella gran parte
dei casi ognuno tira a fare i propri interessi. Ma vede c’è un limite
a tutto, non si possono calpestare le regole, fare finta che esse non esistano.
Ricordo che uno dei finanzieri coinvolti in questi fatti recenti, venuti
alla luce con delle intercettazioni, si è giustificato dicendo:
“Ma io volevo solo fare soldi”. Se la morale è quella di fare solo
soldi, che morale è? Bene, andiamo avanti. La domanda è come
fanno i soldi i giocatori di borsa? I giocatori che fanno le grandi cordate.
Fate attenzione a questo passaggio: capita spesso che per alcuni di questi
non si capisce bene da dove derivi una parte dei loro capitali. Vi è
un’origine oscura. O almeno un poco oscura. È chiaro che questa
oscurità finisce con l’emergere e crea dubbi. In un sistema democratico
non vi debbono essere angoli oscuri, tutto deve avvenire con chiarezza
e trasparenza. Il punto non è criticare a priori la borsa o le operazioni
che avvengono, ma verificare la trasparenza e la correttezza con le quali
avvengono. Colgo anche un altro aspetto: oggi il potere dei soldi è
diventato arrogante. Prima il manovratore era un misterioso signore che
si chiamava Enrico Cuccia che era difficile anche riuscire ad intravedere
in qualche foto. Adesso imperversano signori che parlano al telefono fregandosene
delle intercettazioni. Se ne preoccupano solo quando vengono intercettati».
Vi è un mutamento di costume sociale, antropologico?
«Non solo. Qui vi è una questione di rispetto delle regole.
E allora, il nodo cruciale è che i magistrati con le loro indagini
sollevano qualcosa che puzza. E quindi non è che sbagliano: bensì
rilevano il marcio. Si possono chiudere gli occhi di fronte a questo? Qui
siamo di fronte ad un decadimento delle regole. È inutile che la
politica si lamenti, la politica è paralizzata da Silvio Berlusconi.
La politica non interviene, pensate al Consiglio dei ministri che non ha
deciso nulla; ma la magistratura non rinvia. Quindi non è colpa
della magistratura che scopre le cose, ma è colpa della politica
che per usare una metafora non sa e non vuole trovare, andando in un supermercato,
anche quei superprodotti che puliscono gli angoli più sporchi del
bagno. Se la politica non vuole andare a comprare questi prodotti, ci va
la magistratura».
Il premier ha pensato ad un disegno di legge in materia di intercettazioni.
«Non si può fare una legge scritta personalmente da Berlusconi,
questa legge significherebbe l’ufficializzazione del regime parafascista.
Ponete mente a quando Mussolini, attraverso il Minculpop, dava indicazioni
che in Italia non accadevano omicidi, furti, rapine. Ma non dire le cose,
non significa che le cose non accadano. Ci rendiamo conto del ridicolo
nel quale piomba l’Italia a livello internazionale? Vi è poi un’altra
questione, di grande importanza: quella dell’imparzialità dell’arbitro.
Da quello che si palesa dalle intercettazioni, appare un governatore della
Banca d’Italia di parte, e che lo diventa di parte in virtù di sua
moglie». Camilleri fa una breve pausa e con il suo stile ironico
aggiunge: «Siamo alla commedia dell’arte».
Camilleri rilancia la kantiana questione dell’etica?
«C’ è una questione etica che molti si mettono sotto i
piedi. Vi è uno stravolgimento delle regole elementari della morale.
Dirò di più: qui si è smarrito anche il minimo buon
gusto. Il paradosso è che la destra si lamenta che alcuni scrittori,
alcuni giornalisti, danneggiano l’immagine dell’Italia all’estero. Ma siamo
noi che scriviamo e raccontiamo a vilipendere l’Italia? Noi usiamo parole.
Loro fanno fatti».
Che ne pensa Montalbano del libero mercato?
«In condizioni del genere, non può che convenire sul fatto
che in Italia non esiste il libero mercato. Non esiste se c’è gente
che opera in questo modo, senza rispettare le regole. Anzi, con persone
che operano con delle loro regole falsificate».
Quale dovrebbe essere l’atteggiamento del governo?
«Secondo me la verità è una. Che questo non è
un governo di centro-destra, in altri paesi democratici il centro-destra
obbedisce a regole precise. Questo governo come ha scritto Franco Cordero,
rispetta solo le leggi della filibusta. Per uno come me arrivato a ottant’anni
è molto doloroso, mi costa moltissimo vedere il paese che io amo,
ridotto in queste condizioni. Crisi politica ed economica, un paese in
declino. Con larga parte dei ceti sociali che soffrono per le difficoltà
economiche, con i ceti più deboli che non arrivano a fine mese.
Con un governo che fa danni al paese. In un contesto di decadimento della
morale e delle regole».
Montalbano sembra non raccapezzarsi più in questo mondo…
«Non ci si può più raccapezzare, credo che il disagio
di Salvo Montalbano derivi dal fatto di trovarsi sempre più estraneo
rispetto al mondo che ci circonda. Senza più i parametri che gli
davano le indicazioni di movimento e di conoscenza. Si trova completamente
spaesato».
E questo emerge in maniera chiara ne «La luna di carta».
Montalbano è come ripiegato in se stesso.
«Montalbano fa il suo mestiere calato nel contesto storico, culturale
e sociale nel quale vive. Ha le dita sul polso di una certa parte dell’Italia,
ma si rende conto che la situazione non è più sotto controllo».
Montalbano e Camilleri vivono una fase di autentico pessimismo!
«Guardi, su questo punto voglio fare chiarezza. È un quadro
di momentaneo pessimismo, non di pessimismo assoluto. Perché nasce
il pessimismo? Perché vedo che i quotidiani guasti di questo governo
renderanno estremamente difficile il cammino di un governo di segno opposto.
Con una metafora Le dico: questo governo non ha saccheggiato solo le stanze
della casa, ma ne ha minato e continua a minarne le fondamenta. Quindi
il mio pessimismo allo stato attuale è assoluto. Per i giorni futuri
sono ottimista. Perché prima o poi questo governo verrà sconfitto.
E la sinistra sbaglierà se penserà di salvare alcunché
di quello che ha fatto il centro-destra berlusconiano. Certo sarà
difficile governare l’Italia, una casa minata dalla fondamenta. E non solo
per le leggi ad personam ma anche per le leggi contra personam».
Si riferisce al caso del Procuratore Caselli?
«Il centro-destra ha fatto la legge per colpire Caselli. Ma non
tiene conto che ha bloccato anche tanti altri magistrati. Stanno paralizzando
la giustizia. Vede, questi del governo del centro-destra procedono con
il trattore. Per distruggere un filo d’erba distruggono tutto quello che
vi è attorno, l’intero campo. Non gliene importa nulla dell’Italia.
Se permettono le intercettazioni solo per terrorismo e mafia, i pedofili
e quelli che organizzano truffe manderanno al governo un telegramma di
ringraziamento».
Qual è il suo auspicio per il futuro.
«Ha detto bene: il mio è un auspicio, non una visione
ottimista. Perché diciamolo chiaro, nonostante tutte le vittorie
alle comunali, alle provinciali, alle regionali, le elezioni politiche
sono ancora a rischio, anche perché il centro-sinistra non ha saputo
trovare ancora una linea comune. E questo mette a rischio la vittoria alle
prossime elezioni».
Il suo giudizio su Prodi?
«Servirebbe più decisionismo. I dirigenti del centro-sinistra
debbono capire che la sfida con Berlusconi è difficilissima. Berlusconi
è un politico anomalo, il più ricco d’Europa, con un conflitto
di interessi che è sotto gli occhi di tutti. Comunque su Prodi,
ho le mie riserve. Questo non significa che personalmente non lo voterò.
Semmai le mie riserve le tirerò fuori dopo che le elezioni le avremo
vinte. Sarà un contributo critico, costruttivo. Sperando nella vittoria
di un centro-sinistra che guidi in maniera seria il paese, e coinvolga
democraticamente la gente di ogni ceto sociale».
A proposito di coinvolgimento democratico. Lei ha aderito ad una lettera
pubblicata su «l’Unità» sulle questione delle primarie.
Può spiegare la sua posizione?
«Una lettera che non è contro Prodi, ma che mira ad allargare
il più possibile il campo dei partecipanti alle primarie. Che rafforza
Prodi, non lo indebolisce. È evidente che il candidato della società
civile non compete con Romano Prodi, ma può raccogliere consensi
che vanno oltre il centro-sinistra. E per vincere abbiamo bisogno di andare
oltre il centro-sinistra».
Così come i governatori del centro-sinistra che hanno trionfato
alle regionali? Sul modello di Bassolino, che ha vinto con il buon governo?
«I governatori del centro-sinistra in generale, sono andati oltre
i consensi della coalizione, che comunque è andata bene. Quelli
rieletti sono stati premiati per il buon governo. Ed è un buon segno.
Perché i presidenti rieletti non sono andati a “Porta a Porta” a
firmare contratti con gli elettori, a fare annunci e promesse. Hanno invece
fatto un buon lavoro, ed hanno realizzato le cose che avevano enunciato
nel loro programma».
Un messaggio alla parte sana del mondo della politica e dell’economia?
«Di non perdersi d’animo, perché veramente vengono dei
momenti nei quali ti cascano le braccia. Però ci sono esempi positivi
e vi sono le speranze verso il futuro. Del resto, come diceva Edoardo:
“Ha da passa’ ‘a nuttata”...».
Salvo Fallica
Corriere Romagna,
4.9.2005
Vi saluto dall’altro mondo
Forlì - La città e il teatro piangono assieme una delle
loro gemme più preziose. Laura Russo, in arte Laura Carli, si è
spenta alle 2 di ieri notte nella sua stanza della residenza “Pietro Zangheri”.
Aveva 98 anni.
[…]
Una persona dinamica, modesta, un’attrice capace di svariare dal rigore
drammatico all’ironia provocatoria e una voce che Andrea Camilleri lodò
definendola “di tono moderatamente asciutto che non indulge mai a facili
concessioni”.
[…]
Il Mattino,
5.9.2005
Camilleri compie ottant'anni
Il compleanno del patriarca
Intervista al "padre" di Montalbano che ripercorre le tappe della sua
formazione
Un doppio festeggiamento: privato e pubblico. Per una vita lunga e operosa
che domani celebrerà i suoi primi ottant’anni nell’intimità
della famiglia e, dal 9 all’11 settembre, in un bagno di folla a Palermo,
Agrigento e a Porto Empedocle, dove Andrea Camilleri è nato il 6
settembre del 1925. Un’esistenza, la sua, segnata da un prima (il lavoro
da regista, attore e docente di regia, sceneggiatore e autore teatrale
e televisivo) e un dopo la fama di «classico siciliano modernissimo»
(Ugo Vignuzzi) raggiunta a settant’anni.
Quanto deve la categoria del doppio alla poetica di un conterraneo
da lei molto amato, Pirandello?
«Il doppio non si adotta. O lo si è, o lo si diventa.
In effetti, io ho una sorta di linea spezzata nel mio percorso: tutto quello
che è il prima della mia produzione letteraria (il teatro, la Rai)
lo vedo come una lunga parentesi. Da giovanissimo iniziai a pubblicare
poesie, cose serie, impegnate. Poi ho avuto l’impatto con il teatro, con
Orazio Costa, e mi ha preso completamente. Quando ho ripreso a scrivere,
molti anni più tardi, la poesia non c’era più. C’era la prosa.
Per me, si è trattato di una doppia nascita: non sono mai riuscito
a fare le due cose contemporaneamente».
E come è nata la scintilla della scrittura creativa?
«Da una sorta di sazietà del raccontare storie di altri
con parole di altri, che è poi il lavoro della regia teatrale. Ora
provo a narrare le cose con parole mie, mi son detto. È stato un
mettermi alla prova».
Ma è vero che da bambino pagava i contadini della sua terra
per farsi raccontare storie?
«In realtà non li pagavo, perché soldi non ne avevo.
Fregavo le sigarette di mio padre, accanito fumatore come me. Avrò
avuto sette, otto anni: ricordo quelle sigarette orrende, si chiamavano
Milit perché distribuite ai soldati, un genocidio: credo siano state
la ragione della nostra sconfitta in guerra. Io davo queste sigarette al
contadino e lui narrava. Si chiamava Minico, era mezzadro di mio nonno,
un gran personaggio: analfabeta, ma poeta estemporaneo. Mi raccontava le
storie di Giufà, di briganti, di tesori nascosti, le leggende contadine.
Io ho il dono di essere un buon ascoltatore».
Il ritmo del suo linguaggio mescidato e i contenuti dei suoi libri
sono dunque stati plasmati da quell’imprinting?
«Molte fantasie, sì. Ma nella mia formazione gioca un
grande ruolo anche mia nonna materna Elvira, che cominciò a leggermi
prestissimo "Alice nel paese delle meraviglie" di Carroll, un testo non
proprio nella nostra tradizione. Fu un indirizzo culturale per me. Ricordo
che era uno spasso passeggiare vedendo le cose sub specie Alice».
Nel cammino della sua formazione, civile e letteraria, quanto ha influito
la guerra?
«Molto, come per tutta la generazione che è passata sotto
una dittatura e attraverso la perdita e la riconquista della libertà.
Tutto segna, e si assorbe tutto come spugne. Soprattutto negli anni dopo
la Liberazione, mi sentivo come un bambino appena nato che assapora luci
odori suoni. Ricordo un episodio...».
Quale?
«Durante lo sbarco americano del ’43 in Sicilia eravamo rifugiati
a casa di una zia in un paese dell’interno, Serradifalco, linea di resistenza
tedesca contro gli angloamericani. Si combatteva a cannonate, fu come l’assedio
dell’Alcazar nella guerra di Spagna. Sotto casa c’erano delle grotte dove
arrivavano gli echi dei cannoneggiamenti. Una mattina mi svegliai sentendo
gli uccelli. Uscii. Due giorni prima avevo visto morire un soldato tedesco,
sepolto sotto una croce di legno con il suo nome, che appuntai in un taccuino.
Mentre ero vicino alla sua tomba sentii uno strano rumore, e vidi una grande
casa con un cannone che avanzava: era la prima volta che vedevo un carrarmato.
Rimasi impietrito. Una jeep lo oltrepassò, e un ufficiale in piedi
sull’auto, accanto all’autista nero, gli fece segno di fermarsi: strappò
la croce dal terreno, la spezzò con violenza e fece segno imperiosamente
di proseguire. Dietro al carrarmato c’erano dodici uomini con bombe a mano
a grappoli, indossate come collane di fiori hawaiani: erano le truppe d’assalto
americane. Ricordo che mi misi a piangere. Li avevo tanto aspettati, e
quello fu l’impatto che ebbi con gli americani; anche Sciascia, come seppi
dopo, ebbe la stessa reazione di pianto».
Un pianto profetico...
«Già. Ricordo chel’ultimo soldato della fila mi avvicinò
e disse: ”baciamo le mani, paisà”, chiedendomi in dialetto se avessi
del buon olio per l’insalatina che andava raccogliendo nei campi. Glielo
diedi, più tardi. E parlammo: i soldati erano tutti siculoamericani,
tranne il tenente. Chiesi chi fosse l’ufficiale sulla jeep. Mi rispose:
”è un generale importante assai, e come generale è ’nu dio.
Ma comme omo è ’na cosa fitusa: si chiama Patton”».
A proposito di siciliani: si riconosce nella definizione di Vittorio
Nisticò, che la chiama «siciliano di scoglio»? E chi
sono i siciliani di mare aperto?
Ride: «Quelli di mare aperto se avanzano troppo si perdono. Io
sono e mi sento un capitano di piccolo cabotaggio come, in fondo, quasi
tutti gli scrittori siciliani ”di scoglio”, a cominciare da Pirandello,
e da Sciascia. Non riusciamo mai ad andare al largo, si fa sempre il perimetro
dell’isola. Anche se si sta fuori, o si vive lontani».
Il suo rapporto con il commissario Montalbano: è vero che è
il ritratto di suo padre e, un po’, di Sciascia?
«Montalbano è un insieme di dettagli di persone che ho
conosciuto; che sia un lungo ritratto di mio padre lo ha scoperto mia moglie.
E poi sì, ci sono i silenzi di Sciascia».
E il libro annunciato sulla «fine» di Montalbano? L’ha
finito? Come si intitolerà?
«Sono sulla dirittura di arrivo, ci sto lavorando dall’estate
scorsa, è lungo e complesso, forse entro la fine dell’anno sarà
finito. Il titolo lo darò alla fine. Ma non è detto che sia
l’ultimo libro di Montalbano: è probabile che lo tenga nel cassetto
e, dopo, ne esca un altro. L’importante è che ho trovato la soluzione
letteraria per un personaggio che non può banalmente morire».
Norberto Bobbio disse una volta che per lui ciò che contava
davvero non erano i libri che aveva scritto, ma i rapporti umani che aveva
costruito. Che ne pensa?
«Sono frasi da consuntivo, che sottoscrivo in pieno. Bobbio lo
disse alla morte della moglie, io aggiungo che il mio motto è sempre
stato: primum vivere, deinde philosophare. Per me, la cosa più preziosa
è stata sempre avere una famiglia unita, vivere 45 anni con la stessa
moglie, avere tre figli e quattro nipoti, ottimi amici purtroppo in gran
parte scomparsi, e non è una bella sensazione sentirsi un sopravvissuto».
Per lei che si proclama ateo, che cos’è la morte?
«Un fatto assolutamente naturale, come la nascita. L’accetto
senza depressione, con serenità. Come diceva Eliot: ”nel mio principio
è la mia fine”».
Donatella Trotta
Due grandi torte a Porto Empedocle e in Germania escono gli scritti
politici
In occasione degli ottant’anni di Andrea Camilleri, l’editore tedesco
Klaus Wagenbach pubblicherà una raccolta dei suoi scritti politici,
curiosamente disponibili solo in Germania. La notizia è sul sito
del «Camilleri Fans Club» fondato nel 1997 da un gruppo di
appassionati delle opere dello scrittore siciliano. Ma il sito è
solo uno dei tanti segnali di affetto che da ogni dove pervengono a Camilleri,
pronto a raggiungere Palermo, Agrigento e Porto Empedocle da Roma - dove
ormai risiede da anni - per partecipare alle celebrazioni e agli incontri
in programma per festeggiarlo, con tanto di torte gigantesche (due) piazzate
in piazza Kennedy della città natìa. Tra i tanti appuntamenti,
sabato 10 settembre ad Agrigento, nella sala Zeus del museo archeologico
di San Nicola, dove interverranno personaggi della cultura, del giornalismo
e dell’editoria come Elvira Sellerio, Narcello Sorgi, Paolo Mauri, Nino
Borsellino. L’ultimo testo, appena uscito, di Camilleri è un lungo
racconto di 35 pagine, «Il diavolo che tentò se stesso»,
edito da Donzelli in un volume rilegato (Il diavolo. Tentatore, innamorato)
che contiene anche il racconto «Il diavolo innamorato» di Jacques
Cazotte.
Adnkronos, 5.9.2005
Scrittori: Andrea Camilleri domani compie 80 anni
E intanto lavora alla fine della saga di Montalbano
Roma - Andrea Camilleri si gode i suoi 'primi' 80 anni seduto in cima
alla graduatoria dei bestseller con le sue ultime novita': ''La luna di
carta'' (Sellerio) e ''Il medaglione'' (Mondadori), rispettivamente al
primo posto, con oltre 450.000 copie vendute, e al secondo gradino nella
classifica delle top ten di narrativa. Il creatore del commissario di polizia
Salvo Montalbano domani, dunque, compie 80 anni, essendo nato a Porto Empedocle,
in provincia di Agrigento, il 6 settembre 1925. Lo scrittore siciliano
festeggera' il compleanno in due occasioni: una strettamente privata, in
famiglia con l'aggiunta di pochi amici intimi, ed una pubblica, dal 9 all'11
settembre tra Palermo, Agrigento e Porto Empedocle, dove si terranno diverse
manifestazioni in suo onore.
Sky TV - TG24, 6.9.2005
80 e lode
Special per gli 80 anni di Andrea Camilleri
Bel programma!
In studio, Marcello Sorgi (palermitano), Gaetano Savatteri (from Racalmuto)
e Leo Gullotta (catanese doc).
In collegamento, un clone giovane del Pres -al quale sarebbe andata
la palma del più bello, se non ci fosse stato in collegamento da
Venezia...- Roberto Cotroneo! ;-)))
Divertente collegamento anche con Fiorello (augustano). Ma la mia assoluta
preferenza va al Presidente della Pro loco di Vigàta, con magnifico
riportino e in totale fibrillazione :-))
Il Sommo in formissima; simpatico, spritoso e dolcissimo come- a volte-
solo gli "anziani" sanno essere. Da parte mia tantissimi auguri al Sommo
e un ringraziamento particolare per i toni usati parlando -anche nel giorno
della sua festa- di Leonardo Sciascia.
Maddalena
Il Messaggero,
6.9.2005
«Felice, come Dracula»
«E’ come giocare con le figurine, mi manca solo la Cina e i Paesi
Arabi», dice Andrea Camilleri, con il sorriso del bambino soddisfatto
sfogliando il volume che Sellerio ha appena pubblicato, con quasi quattrocento
copertine dei suoi libri tradotti. Le figurine sono appunto le traduzioni,
ormai ventotto in tutte le lingue e con punte in Francia, Spagna e Germania
dove il Commissario Montalbano ha già trascinato con sé oltre
tre milioni di copie (in Italia sono più di dieci milioni). E dove
sono particolarmente orgogliosi di festeggiarlo per i suoi 80 anni che
compie proprio oggi: Piper ha distribuito un gigantesco poster di auguri
per tutte le librerie; Wagenbach ha pubblicato per l’occasione tutti gli
scritti “politici” degli ultimi anni usciti su giornali e riviste, il suo
terzo editore tedesco gli ha mandato una speciale cartolina con quaranta
firme e una postilla: «Siamo i venditori dei suoi romanzi, felici
di venderli».
Gli 80 anni arrivano mentre il fenomeno Camilleri - un autore che appena
dieci anni fa era lo scrittore di un libro in attesa dieci anni prima di
essere pubblicato, e per di più da un editore di quelli che stampano
a pagamento e che ora ha nella sua bibliografia anche due Meridiani Mondadori
di quasi quattromila pagine - dilaga da ogni parte, incontenibile, quest’estate
due suoi libri, "Il medaglione" e "La luna di carta" sono stati i più
venduti per settimane. Lui intanto sta finendo l’ultimo Montalbano, quello
in cui morirà il personaggio letterario dopo aver combattuto una
battaglia strenua con il suo “doppio” televisivo, con tanto di intervento
nelle indagini dello scrittore che praticamente in questo modo sancisce
la sua fine di personaggio romanzesco. «E’ l’ultima storia di Montalbano,
ma non è detto che sia l’ultima che scrivo. Appena finita la metto
nel cassetto, può uscire anche postuma. Anche per scaramanzia: a
Parigi Izzo mi disse “ora libero del mio personaggio, lo metto in una barca
ferito a morte, può darsi che si salva”. Poi è morto lui,
Izzo». E Camilleri pensa già al suo prossimo romanzo, "Il
vescovo di Agrigento", quel prelato che «venne sparato nel 1945,
non morì, era il tempo dell’occupazione delle terre e lui s’era
schierato a favore. Contemporaneamente dieci suore danno la loro vita per
la vita del loro vescovo. Come fanno a morire in sei giorni sei suore giovani?
Non lo so, debbo scoprirlo scrivendo il libro. Mio genero ha parlato con
il vecchio confessore di 92 anni che ha detto: “E’ tutto autentico, ma
con uno come Camilleri che non ha la mia stessa profondità di fede
io non ci parlo”».
Insomma, a 80 anni, Camilleri arriva «con lucidità mentale
e tanta voglia di scrivere finché dura. E con la coscienza di avere
avuto ancora una volta fortuna».
C’è una pagina, uno scrittore che vorrebbe rileggere per l’occasione,
intonato a questo stato d’animo?
«Alcune pagine famose, penso al "De Senectute", ma la fanno cadere
dall’alto... Nel momento in cui sono nato, nel ticket è inclusa
anche la morte. E’ inutile farsi venire le depressioni o elogiare qualcosa
che non va elogiata. Non c’è nulla da elogiare. La giovinezza, la
vecchiaia... Sono stati momenti elogiabili per alcuni aspetti, deprecabili
per altri... Forse ora c’è una certa saggezza, ti fa capire gli
altri. Prima ero intellettualmente violento, sono pronto a capire, a dire
in fondo “che cosa fa di male”... Sono più disposto al perdono,
non a condividere, ma a giustificare...».
Ungaretti disse una volta, non ho 80 anni, ho quattro volte venti anni.
Anche i suoi 80 anni sono venti moltiplicati per quattro?
«Ungaretti era un generoso, un facinoroso, un passionale. Te
ne accorgi quando sali le scale dell’ascensore, quando vedi passare una
bella ragazza, te ne accorgi in tanti modi sgradevoli che non sono quattro
volte venti anni... Ora c’è più fatica nel senso fisico,
non nel senso mentale. Dopo due ore gli occhi non mi reggono più.
Ti stanchi. Io detesto la stanchezza. La trasmetto immediatamente alla
pagina. Prima non mi fermavo».
Quale pagina della sua rigogliosa produzione narrativa vorrebbe che
fosse letta oggi? «Mi diverte l’ultima de "Il re di Girgenti": Zosimo
sulla forca agguanta l’aquilone della fantasia e vola via...».
Quindici anni fa avrebbe immaginato di festeggiare gli 80 anni in questo
modo, con questa popolarità?
«Ero convinto che non avrei visto il Duemila. Non mi ci vedevo.
Figurarsi se potevo pensare di arrivare a ottanta anni in questo modo.
E’ stato un uovo di Pasqua e dentro c’era questa sorpresa. Ho sempre cercato
di usare la ragione, non riesco a spiegarmi il successo. Questo mi mette
a disagio: mi chiedo “che ci trovano”? Capisco che ricorro a una ricerca
di scrittura, che so raccontare alcune cose. Ma poi: perché? Ma
è meglio farsi questa domanda che non farsela...».
Ma quando per la prima volta se l’è fatta?
«Nel 1998. in una grande libreria di Firenze, presentai un mio
libro. L’anno primo m’ero fatto ottanta librerie italiane, ma c’era sempre
un pubblico che andava dai cinquanta anni in su. A parte la quantità
di gente che mi sbalordì, vidi entrare tanti giovani vestiti da
giovani. Pensai: ora mi contestano. La cosa mi piaceva: sono dentro la
contestazione all’accademia, al centro sperimentale. Alla fine si presentarono
e ognuno gettava il libro sul tavolo per la dedica dicendo in modo perentorio:
“Scrivi: a Giovanni”. Si era allargato il ventaglio, io quell’anno passai
da centomila copie a ottocentonovantamila».
Si rimprovera qualcosa del suo carattere, del suo temperamento nell’inevitabile
bilancio del compleanno?
«Sarei potuto essere più generoso, ho avuto poco coraggio
nella generosità, avrei voluto avere un maggiore impegno sociale.
Non posso dire “io ho quello che ho donato”: ho avuto assai di più.
Avrei potuto dare di più agli altri, attraverso un impegno quotidiano.
I momenti più felici della mia vita sono quelli dell’insegnamento
all’Accademia. Capivo di dare il meglio di me, di essere ricambiato. Quando
non l’ho fatto più ho perso tanta ricchezza che restava congelata».
Quindici anni all’Accademia, 6 anni al centro sperimentale. L’insegnamento
cosa le ha dato?
«Vedevo i ragazzi di 22-23 anni, poi veniva la generazione successiva.
Io mi sentivo come Dracula. Nel confronto con i giovani registi le loro
idee rinnovavano le mie. Succhiavo sangue giovane. Ciò mi ha permesso
di non invecchiare su certe considerazioni, su alcune idee, di avere il
senso di andare avanti. Ho tanti eredi che continuano, da registi o da
attori, a mettere in pratica quello che insegnavo. E’ la cosa bella quando
trovo (me lo vengono a dire un po’ vergognosi) allievi che diventano scrittori,
come Luca Di Fulvio (l’ho diplomato io come attore facendogli fare il mago
Cotrone ne "I giganti della montagna")».
Flaiano una volta immaginò la sua: «Scrittore minore del
Novecento, scrisse epigrammi e un romanzo, "Tempo di morire"». Mi
sa dettare la voce che le dedicherà la Garzantina del 2100?
«Due cose posso condividere con Flaiano: la definizione di minore,
e l’errore di stampa. Sarò “uno scrittore dialettale minore, autore
del "Ladro di notte"”, metteranno insieme "Il ladro di merendine" e "L’odore
della notte" (già lo fanno)».
Sempre in questa prospettiva futura. Come pensa - se pensa - al futuro
che non le apparterrà? Con malinconia? Con nostalgia di qualcosa
che non può conoscere? Con curiosità? Con indifferenza?
«Mi mancherà il futuro. Non il mio futuro, ma il futuro
del mondo. Mi mancherà quello che la tecnologia saprà fare
nel futuro. Qualsiasi scoperta che aiuta la comunicazione, la conoscenza
è sempre positiva. Si tratterà di usarla bene, la rete è
usata malissimo. Non ho l’umore nero del tramonto, ma un certo ottimismo
sulla capacità dell’uomo ad andare avanti, a diventare saggio».
Renato Minore
La Repubblica, 6.9.2005
Oggi il popolare scrittore compie ottant'anni
Festa di compleanno per Andrea Camilleri
«L´età fa un gran regalo: la presbiopia della memoria:
io non so che cosa ho fatto ieri ma ritrovo intatte le sensazioni e le
emozioni dei miei primi anni ». Andrea Camilleri oggi compie 80 anni,
un´età che lo scrittore siciliano, nato il sei settembre nel
1925 a Porto Empedocle (la Vigàta dei suoi romanzi) ha confessato
di vivere con "schizofrenia": «C´è la certezza che davanti
a te hai poco tempo e quindi hai una gran voglia di fare e, contemporaneamente
hai voglia di lasciar perdere tutto». Una festa fatta in casa tra
figli e nipoti e poi un giro in Sicilia per partecipare alle manifestazioni
in suo onore. «Volevo diventare ammiraglio» ha detto in un´intervista
«era il mio sogno da ragazzo stare a bordo. Poi avrei voluto essere
un poeta ma non ci sono riuscito. A fare lo scrittore sì, ma quanto
ho aspettato...».
E´ il 1954 quando partecipa ad un concorso della Rai per funzionario
ma è comunista dichiarato e non viene assunto; poi però,
una volta entrato, ci resterà quarant´anni. Nel suo "archivio
televisivo" da produttore i commissari e i tenenti sono un destino: da
Sheridan a Maigret («Simenon era un osso duro» racconta «andai
a trovarlo col regista della serie, Gino Landi e con le foto degli attori:
di Cervi fu entusiasta, davanti alla Pagnani mi chiese: "Com´era
da giovane?" Bellissima, risposi, "Mi dispiace non va bene, Maigret non
avrebbe mai sposato una donna così"»).
Fu lui a portare sul piccolo schermo il teatro dell´assurdo di
Beckett. Cominciò a pubblicare (a sue spese) nel 1978 "Il corso
delle cose": fu un fiasco. Con "La forma dell´acqua", primo giallo
con il commissario Montalbano (Luca Zingaretti è l´interprete
della fiction da 7 milioni di spettatori) arriva il successo; Camilleri
ha 69 anni. Il suo poliziotto, Salvo, è ormai celebre come Pepe
Carvalho e l´autore è un fenomeno editoriale da dieci milioni
di copie, nella graduatoria dei bestseller ci sono le ultime novità
"La luna di carta" (Sellerio) e "Il medaglione" (Mondadori), rispettivamente
al primo e al secondo posto delle top ten della narrativa. «Questa
è l´epoca delle scelte, come diceva zio Luigi (Pirandello,
ndr). Un tempo ero frenetico, non mi fermavo mai, come lui dopo aver scritto
butto tutto, annotazioni, appunti».
In rete su Andrea Camilleri esistono quasi settecentomila siti e
un vivacissimo "Camilleri Fans Club", con tanto di giochi e ricette di
cucina, che ha come primo atto ufficiale dell´associazione quello
di «scusarsi per aver scelto una denominazione in lingua forestiera»
e che, soprattutto, ha lanciato un´iniziativa-regalo per il compleanno
di Camilleri (detto "il Sommo"): i lettori potranno inviare cartoline d´auguri
da tutta Italia che saranno raccolte in un album e consegnate direttamente
allo scrittore. L´indirizzo è www.vigata.org.
Alessandra Rota
La Sicilia, 6.9.2005
Lo scrittore empedoclino oggi festeggia 80 anni
Un Camilleri quasi dimenticato
Porto Empedocle. «Niente coccarde tricolori o festoni come
se si trattasse di un capo di Stato». Parola di commissario. Non
del celeberrimo Montalbano, ma del funzionario regionale Antonino La Mattina,
da un mese alla guida del comune empedoclino dopo le dimissioni del precedente
sindaco. Nel giorno dell'ottantesimo compleanno di Andrea Camilleri, celebrato
oggi dallo scrittore nella sua residenza toscana attorniato dalla propria
famiglia nasce un «caso» inatteso.
Chi immaginava che nel paese natale il fenomeno letterario dell'ultimo
decennio venisse accolto dalla «sua» gente e dal «suo»
amministratore comunale come un eroe ha fatto male i propri conti. Lo scrittore
originario di Porto Empedocle-Vigata nei giorni scorsi aveva chiesto a
chiare lettere che per il giorno del suo ottantesimo compleanno nessuno
si lasciasse andare a feste di paese simili a quelle in onore del patrono.
E qui nasce il caso. Mentre la Provincia regionale di Agrigento, attraverso
l'azione «diplomatica» dell'assessore alla Pubblica istruzione
Calogero Firetto ha organizzato per sabato prossimo un «Camilleri
Day» con tanto di vip presenti all'evento, a Vigata il festeggiato
troverà «solo» una grande torta in piazza.
Una festa a «due marce» dunque, caratterizzata nel pomeriggio
da un incontro nella sala Zeus del Museo regionale San Nicola, alla presenza
di big del mondo della cultura e dell'editoria. Il tutto con tanto di sorpresa
finale, ovvero una telefonata di Fiorello che farà gli auguri a
Camilleri.
Finita la festa, lo scrittore salirà in auto per recarsi nel
suo paese. Ad accoglierlo sarà il commissario La Mattina che racconta:
«Ho saputo da ambienti dell'assessorato provinciale organizzatore
della festa che Camilleri non gradiva che del suo compleanno si facesse
un momento istituzionale, quindi niente coccarde tricolori e festoni. Il
commissario, senza voler fare polemica si uniforma al desiderio dello scrittore.
Se vorranno, gli empedoclini potranno recarsi in piazza a festeggiarlo».
Alle affermazioni di La Mattina, replica l'assessore Firetto, organizzatore
del «Camilleri Day»: «Non capisco l'atteggiamento del
commissario e non lo condivido. Da parte nostra abbiamo profuso grandi
sforzi per organizzare in economia un momento dai notevoli contenuti mediatici,
a Porto Empedocle invece niente. O quasi. Camilleri è un punto di
riferimento di cui Porto Empedocle e la provincia di Agrigento può
solo vantarsi».
Vantarsi e basta però visto che a parte la festa al Museo agrigentino,
nel vicino centro empedoclino è saltata anche la terza rassegna
nazionale di teatro «Premio Vigata», con cinque compagnie già
selezionate e invitate ad avere pazienza per il disguido. Dopo due rinvii
si è infatti scoperto che mancano i fondi promessi da enti pubblici
e sponsor.
Francesco Di Mare
Quotidiano Nazionale,
6.9.2005
Buon compleanno
Auguri al papa` di Montalbano
Andrea Camilleri compie 80 anni
Agrigento, 6 settembre 2005 - È vero. Era stato lui a chiedere
che nessuno si lasciasse andare a feste di paese simili a quelle in onore
del patrono. Ma, forse, la sua Porto Empedocle-Vigata, avrebbe anche potuto
prendere meno alla lettera lo scrittore Andrea Camilleri che oggi compie
80 anni.
Li festeggerà nella sua residenza in Toscana, ma sabato è
atteso in Sicilia. Fatto sta che questo grosso lembo di terra della provincia
di Agrigento, di cui il papà del commissario Montalbano è
stato molto più di un affettuoso ambasciatore, si limiterà
sabato sera a una grande torta in piazza. "Se vorranno, gli empedoclini
potranno recarsi lì a festeggiarlo" taglia corto Antonino La Mattina,
commissario del Comune dopo le dimissioni del sindaco.
Una manciata di chilometri più in là, invece, ad Agrigento,
faranno di meglio: per il pomeriggio dello stesso giorno, la Provincia
regionale ha organizzato un "Camilleri day" con tanto di vip e colorati
festoni. Previsto un incontro nella sala Zeus del Museo regionale San Nicola
alla presenza dei big del mondo della cultura. Gran finale: una telefonata
di Fiorello che farà gli auguri a Camilleri.
"Non condivido l'atteggiamento del commissario di Porto Empedocle -
afferma l'assessore provinciale alla Pubblica Istruzione, Calogero Firetto,
organizzatore dell'evento - Camilleri è un punto di riferimento
e Porto Empedocle e la provincia di Agrigento può solo vantarsene".
[...]
Il Gazzettino, 6.9.2005
Lo scrittore festeggia oggi il compleanno e la sua Sicilia gli dedica
tre giorni di festeggiamenti
Camilleri, ottanta ma non li dimostra
Il creatore di Montalbano è in vetta alle classifiche, ma annuncia
che la saga finirà
«Accominzamo, con nova promissa, sta gran sulenni pigliata pi
fissa!» il commissario usava ripetere questa frase di primo mattino
- ci spiega Camilleri in "La paura di Montalbano" - «quando si susiva
dal letto» ("Susìrisi" nel particolarissimo lessico dello
scrittore siciliano, significa alzarsi). Fin qui il commissario. Vien da
chiedersi come invece si sarà alzato questa mattina il suo creatore
Andrea Camilleri: oggi è il giorno del suo ottantesimo compleanno,
essendo nato a Porto Empedocle (vicino ad Agrigento) il 6 settembre del
1925. E, tanto per cambiare, sta in cima alla classifica dei bestseller
con «La luna di carta» (Sellerio) e «Il medaglione»
(Mondadori), rispettivamente al primo posto, con oltre 450.000 copie vendute
e al secondo tra le top ten di narrativa.
Il creatore del commissario di polizia Salvo Montalbano festeggerà
due volte la ricorrenza, in famiglia e con pochi amici intimi, ma anche
con una tre giorni (dal 9 all'11) di manifestazioni in suo onore a Palermo,
Agrigento e nella natia Porto Empedocle. Per l'occasione si è
mobilitato anche il Fan Club, che ha la sua sede virtuale in internet (www.vigata.org,
dal nome fantastico del paese in cui lavora il commissario Montalbano).
I suoi molto appassionati lettori hanno inviato cartoline d'auguri da ogni
parte d'Italia «al sommo Andrea Camilleri», che verranno raccolte
in un album e recapitate all'autore. Il quale, a dispetto dell'anagrafe,
non mostra alcun segno di stanchezza, nessuna pausa nello scrivere, anche
se pare volersi congedare definitivamente da Montalbano: proprio in questi
giorni è impegnato - tra il resto - anche a raccontare l'addio alle
scene del suo commissario, ma non ha ancora deciso se e quando pubblicare
questa fine annunciata.Andrea Camilleri ha sin da giovanissimo dato spazio
a più vocazioni. C'è la passione per il palcoscenico, in
primis, tanto che iniziò a lavorare come regista teatrale nel 1942.
In un convegno a lui dedicato, nel 2002 a Palermo, ha testimoniato di questo
legame, essenziale: «il teatro è stato per me una grandissima
scuola di scrittura. E' stato detto che spesso e volentieri i personaggi
li faccio parlare prima ancora di descriverli. E in realtà io dico
questo al mio personaggio: "Vieni avanti, parla: ti fabbrico secondo come
mi hai parlato, secondo le cadenze e il tono, le inflessioni e la voce».
Ha messo in scena oltre cento titoli, molti dei quali di Pirandello.
Da non scordare anche un suo grande merito: è stato il primo a portare
in Italia il teatro dell'assurdo di Beckett («Finale di partita»,
nel 1958, al teatro dei Satiri a Roma e poi nella versione televisiva interpretata
da Adolfo Celi e Renato Rascel) e di Adamov («Come siamo stati»,
nel 1957). Ha poi rappresentato testi di Ionesco («Il nuovo inquilino»
nel 1959, «Le sedie» nel 1976), ha rappresentato i poemi di
Majakovskij nello spettacolo «Il trucco e l'anima» (1986).Camilleri
dalle tante passioni e dalle tante facce: è stato autore, sceneggiatore
e regista di programmi culturali per la radio e la tv; ha inoltre prodotto
diversi programmi televisivi, tra cui un ciclo dedicato dalla Rai al teatro
di Eduardo e le famose serie poliziesche del commissario Maigret e del
tenente Sheridan. Ha insegnato, in vari periodi, al Centro Sperimentale
di Cinematografia di Roma ed all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica
"Silvio D'Amico".
E infine il capitolo letterario. Lui - con la consueta ironia - più
che un "caso" si definisce un "fungo": «giacché - ha detto
- sono venuto fuori negli ultimi anni all'improvviso. Ma, amici miei, è
dal '48 che stampo e pubblico». E infatti, i suoi primi racconti
sono stati editi da riviste e quotidiani, si lessero su "L'Italia Socialista"
e "L'Ora" di Palermo. Sarà solo negli anni '90 che arrivano per
Sellerio i primi best seller, su tutti da ricordare "La stagione della
caccia" (1992) e "La forma dell'acqua" (1994), che segna l'esordio del
commissario Montalbano, quindi "Il birraio di Preston" (1995), generalmente
riconosciuto come il suo capolavoro, e "La concessione del telefono" (1999).
Il successo non ha precedenti, sei milioni e mezzo di copie vendute soltanto
in Italia, 120 traduzioni in tutte le lingue. Montalbano, nel frattempo,
per il pubblico televisivo Rai ha preso le fattezze (perfette) dell'attore
Luca Zingaretti. Nel '99 con "Il ladro di merendine" e "La voce del violino"
e ancora nel 2000, 2001 e 2002, con gli episodi della quarta serie. Più
di sei milioni di spettatori a puntata. In ottobre inizieranno le riprese
dei due ultimi episodi. Che dovrebbero proprio essere gli ultimi, visto
che l'attore a fine agosto ha dichiarato: «Mi defilerò. Del
resto occorre saper uscire di scena al momento giusto».
Intanto, le avventure letterarie continuano. Ma fino a quando? A quando
il romanzo che chiuderà la saga? «Non lo so», replica
il giallista, perché prima del libro d'addio sono attesi altri racconti,
già pronti. Ma Montalbano morirà o andrà in pensione?
La domanda è destinata, per ora, a non avere risposta. I fedelissimi
lettori dovranno pazientare. Anche se per loro - c'è da giurarci
- non sarà facile.
Giulietta Raccanelli
Il Gazzettino, 6.9.2005
Il critico
Il successo tardivo dell'uomo che poteva dare del tu a Pirandello
Negli anni in cui Andrea Camilleri praticava il teatro e la televisione,
tenendo quasi segreta la sua vocazione a diventare uno scrittore, ebbe
occasione di mettere in scena due importanti pièce di Pirandello.
La sua regia, che era il frutto di lunghi studi avviati sin dall'ammissione
nel dopoguerra all'Accademia d'arte drammatica, ottenne molti consensi
e un critico si spinse a scrivere: "Camilleri è l'unico in Italia
che può dare del tu a Pirandello". L'elogiato ricambiò con
un biglietto in cui diceva: "La ringrazio veramente di quello che ha scritto,
però sappia che dovunque dovessi incontrare Pirandello gli darei
del 'voscienza'". Questo aneddoto ironico e intonato allo stile di Camilleri
è riferito da lui stesso in uno dei suoi libri di conversazione,
"La testa ci fa dire", e può risultare un esempio del suo linguaggio
narrativo, in cui la dialettalità svolge una funzione non semplicemente
comica, ma correttiva dell'enfasi letteraria in virtù della sua
forza di precisare e di aderire alla realtà effettiva. La "credibilità"
romanzesca del commissario Salvo Montalbano, protagonista di seriali avventure,
poggia anche sui suoi ragionamenti impastati nella sintassi e nel lessico
del siciliano.
Un secolo dopo Capuana, Verga e De Roberto, uno scrittore corregionale,
consapevole di una lunga tradizione sfociata nel '900 in Brancati e Sciascia
e altri ancora, ha dovuto modellarsi una lingua "verista", un po' truccata
ma capace di presa sulle cose e sulla stessa attenzione del lettore. Come
Bufalino, altro suo illustre conterraneo, Camilleri prima ha vissuto e
letto e poi ha scritto: iniziò la stesura del suo primo romanzo,
"Il corso delle cose", a quarantadue anni, scegliendo il giorno del 1°
aprile, che è quello degli scherzi. Il libro uscì undici
anni dopo presso un piccolo editore di Poggibonsi, che quale pagamento
volle l'inserzione del suo nome nei titoli di coda della riduzione televisiva
in tre puntate trasmessa nel 1978. Camilleri continuava nel frattempo a
fare il suo mestiere dietro le quinte, attendendo un momento per entrare
in scena, che forse poteva non arrivare mai.
Per il suo secondo romanzo cercava come spunto un volantino anonimo
del 1919, visto tra le carte del nonno, già proprietario di una
solfara, in cui si invitavano i commercianti di zolfo a rompere i rapporti
con una famiglia di imprenditori disonesti. Riuscì infine a recuperarlo
e in un quadrimestre compose "Un filo di fumo", edito poi rapidamente da
Garzanti nel 1980. Cognizione del mondo, percepito come "sub specie Siciliae",
e oggettività documentaria perseguita in indagini storiche e "poliziesche"
erano i requisiti di un'abilità narrativa ormai pronta a manifestarsi,
se non a esplodere in una tarda stagione solare.
Alla vigilia dei 70 anni Camilleri si affacciò alla notorietà:
le sue "inchieste" si moltiplicarono per le esigenze di un pubblico che
ne era conquistato, i suoi "romanzi storici e civili" (poi raccolti in
un Meridiano) apparvero pure a ritmo incalzante, come se provenissero da
una vena aurifera scoperta di recente ma rimasta sotto terra da tempi remoti.
Al compimento degli 80 anni Camilleri ora si ritrova a ricoprire la parte
di un fenomeno della letteratura nazionale, noto anche all'estero, ma è
uno scrittore intelligente e ricco di humour, e sa cavarsela anche in un
ruolo che persino nella maturità non avrebbe per sé immaginato.
Rolando Damiani
Thriller Magazine,
6.9.2005
Tanti auguri a te!!!
La redazione di Thriller Magazine si unisce al coro degli auguri per
il complenno di Andrea Camilleri
Quante volte ciascuno di noi ha cantato la famosa canzone di compleanno
per fare gli auguri a una persona cara.
Il 6 settembre, però, l'occasione è particolare e il
coro di auguri per Andrea Camilleri sarà composto da migliaia di
voci.
Infatti, come già annunciato nella notizia uscita il 12 agosto
(www.thrillermagazine.it/notizie/1499), in quella data il celebre autore
festeggerà il suo ottantesimo compleanno.
Le iniziative organizzate per l'occasione sono molte, proprio perchè
tutti ci tengono a mostrare il proprio affetto a Camilleri. Fonti attendibili
affermano che l'autore festeggerà il 6 settembre con i propri cari
in Toscana, per poi spostarsi il 10 settembre in Sicilia. In particolare
saranno ad attenderlo a Agrigento alcuni Vip, tra cui Elvira Sellerio,
Marcello Sorgi, Paolo Mauri e Nino Borsellino; in seguito poi a Porto Empedocle
sarà organizzata una festa in piazza perchè l'autore possa
ricevere gli auguri dai suoi fans.
Naturalmente la redazione di Thriller Magazine non poteva mancare
all'appuntamento per porgere i propri auguri allo scrittore e così
ha deciso di partecipare all'iniziativa organizzata dal fans club.
Avevamo già parlato del regalo di compleanno per Andrea Camilleri,
che il Camilleri Fans Club ha deciso di realizzare: la raccolta in un album
delle catoline con gli auguri di tutti i fans d'Italia e del mondo. Le
cartoline più belle verranno proposte, nei giorni successivi al
compleanno su www.vigata.org.
Anche Thriller Magazine si è unito al coro di auguri, realizzando
per l'occasine in unico esemplare, la cartolina che vedete in questa pagina,
riportante la frase: "Questa volta nessun mistero... i nostri auguri sono
tutti per lei!"
Il francobollo qui a fianco riportato è stato, invece, realizzato
per l'occasione da Andrea Musso, detto U' Pitturi, socio del Camilleri
Fans Club. Il francobollo è stato messo a disposizione di tutti
sul sito www.vigata.org, perchè ciascuno potesse stamparlo e applicarlo
sulla propria cartolina.
Insomma, l'occasione è sicuramente speciale e non possiamo far
altro che rinnovare i nostri più cari auguri ad Andrea Camilleri
per i suoi primi 80 anni.
Chiara Bertazzoni
TG1, 6.9.2005
Intervista ad Andrea Camilleri
Vincenzo Mollica
Deutschlandradio, 6.9.2005
Andrea Camilleri zum 80. Geburtstag
Kein amerikanischer Action-Polizist
Der Erfinder des italienischen Kommissars Montalbano, Andrea Camilleri,
feiert seinen 80. Geburtstag. Über seine Erfolgsfigur sagt der Schriftsteller,
er habe keinen amerikanischen Action-Polizisten erfinden wollen, sondern
jemand, der seinen Kopf benutzt, um nach der Wahrheit zu suchen. Und nicht
nach Gerechtigkeit, was etwas ganz anderes sei, so Camilleri.
Eine ruhige Wohnstraße im Norden Roms mit ein paar Palmen vor
den gelb gestrichenen Gebäuden, gleich um die Ecke des staatlichen
Rundfunks RAI. Hier ist Andrea Camilleri Zuhause. Seine Enkelkinder rennen
über den Korridor, mehrere Telefone klingeln gleichzeitig, das Faxgerät
spuckt Anfragen aus. Aber ohne Lärm kann der ehemalige Regisseur der
RAI sowieso nicht arbeiten, weshalb ihn seine Frau als einen Kriegskorrespondenten
bezeichnet. Ob seine schwindelerregende Auflagenhöhe dem heimischen
Dauerchaos geschuldet ist?
Erfolg ist selbstverständlich etwas sehr Schönes. Und ehrlich
gesagt, habe ich ihn mir im Schweiße meines Angesichts erschuftet.
Schließlich schreibe und veröffentliche ich seit 25 Jahren,
und die Rezensenten haben meine Bücher lange übersehen. Das war
wie eine Pilzkrankheit.
Seinem schleppenden Tonfall mit den weichen Konsonanten merkt man die
sizilianische Herkunft immer noch an. Andrea Camilleri ist seit jeher ein
Mann der Superlative. Bis zu seiner Pensionierung brachte er 1300 Hörfunkproduktionen,
120 Theaterinszenierungen und 80 Fernsehspiele zustande. Camilleris Heimatstadt
Porto Empedocle, unter dem Namen Vigàta mittlerweile sieben Millionen
italienischen Lesern vertraut, ist bis heute sein literarisches Kapital.
Hier ermittelt auch der eigenbrötlerische Commissario Montalbano.
Ich wollte nicht einen dieser amerikanischen Polizisten erfinden, die
morgens um fünf einen Baseball an den Kopf kriegen, um sieben den
ersten Schusswechsel überstehen, um acht jemanden verprügeln
und um zehn mit einer Blonden ins Bett steigen - eine Uhrzeit, um die jeder
normale Mensch sich am liebsten gar nicht bewegen würde. Mein Kommissar
sollte jemand sein, den man gerne zu sich nach Hause einlädt, jemand,
der seinen Kopf benutzt und der nach der Wahrheit sucht, nicht nach Gerechtigkeit,
was etwas ganz anderes ist.
Weil Camilleri den spanischen Schriftsteller Vásquez Montàlban
als einen seiner Lehrmeister betrachtet, gab er seinem bärbeißigen
Polizisten dessen Namen, in italienischer Abwandlung, versteht sich. Andrea
Camilleri sieht natürlich genauso aus, wie man sich Montalbano vorgestellt
hat: groß und kräftig, etwas schwerfällig, mit einer Brille
und klugen Augen.
Einer meiner letzten Montalbano-Krimis Das kalte Lächeln des Meeres
hat eine große Kontroverse ausgelöst, und zwar nicht literarischer,
sondern politischer Natur. Denn Montalbano steht einem neuen Einwanderungsgesetz
extrem kritisch gegenüber; er kritisiert außerdem die Vorgehensweise
der Polizei auf dem G8-Gipfel in Genua. Montalbano ist mittlerweile sehr
müde und hat Lust, alles stehen und liegen zu lassen. Dieser Roman
war stärker in der Realität verankert als frühere. In einer
Anmerkung am Schluss habe ich alle Quellen aufgeführt, und es sind
Zeitungsartikel aus den vergangenen Monaten.
Auch Camilleri wirkt ein wenig erschöpft. Er ist der Berlusconi-Regierung
überdrüssig und beklagt den Mangel an ethischen Grundsätzen
in seinem Land. Sein Kommissar, der eine Schwäche für ausgedehnte
Mittagessen und schöne Frauen pflegt, kann mit modernen Polizeimethoden
nichts anfangen. Statt dessen versucht er, den kriminellen Akt von Innen
heraus zu verstehen und sich in den Täter hinein zu versetzen.
Was bedeutet für Montalbano die Untersuchung eines Delikts? Es
geht um die Rekonstruktion einer Person, eines Gesichts, seiner physischen
Erscheinung, aber auch seines Denkens auf der Grundlage einiger Informationen,
ganz ähnlich wie es auch ein Romancier macht. Man hat also einen ganz
bestimmten Ausgangspunkt. Das heißt: einen Raum, einen Verhaltenscode,
und wenn man das umreißen kann, nähert man sich einem Ergebnis.
Aber wenn kriminelle Organisationen überhaupt kein Gesicht mehr haben,
wenn sie nur noch über das Internet operieren, dann gibt es keinen
Raum mehr. Es gibt nicht mehr die Möglichkeit, dem Gegner, dem Mörder
in die Augen zu schauen, denn er existiert nicht. Es mangelt Montalbano
an den entsprechenden Fähigkeiten, er ist ungeeignet für diese
Art von Recherche.
Der arme Montalbano.... Zum ersten Mal zweifelt er an seiner Urteilskraft
über gut und böse. Inmitten einer Krise der Institutionen sehnt
sich das italienische Publikum nach moralischer Eindeutigkeit und Wertmaßstäben.
Nach meinem Eindruck hat Berlusconi in Italien endgültig die Motorino-Moral
durchgesetzt. Wissen Sie, was ein Motorino ist? Ein Mofa, heute fährt
man damit über den Bürgersteig, schneidet anderen den Weg ab,
leistet sich einfach alles - das ist die Motorino-Moral. Ich werde immer
als Verrückter bezeichnet. Aber genau darum geht es: um jeden Preis
ans Ziel zu kommen, den Wert des Geldes über alles zu stellen. Und
das hat seine Folgen. Vor ein paar Tagen habe ich das öffentlich geäußert,
und sofort stürzten sie sich auf mich, "Du bist ein extremistischer
Verrückter".
Auch in seinen Büchern beschäftigt sich Andrea Camilleri
mit den Bedingungen der Macht, den Folgen der nationalen Einigung und den
Auswüchsen der Mussolini-Diktatur. Allen Globalisierungsmoden zum
Trotz beharrt er auf seiner sicilianità und porträtiert den
Menschenschlag der Insel mit zärtlicher Verschmitztheit. Vor allem
die Krimiserie ist ein großer Exportschlager, obwohl eine auffallende
Eigenart dieser Bücher in den Übersetzungen verloren geht. Sämtliche
Montalbano-Fälle sind nämlich in einem phantasievollen Kunst-Sizilianisch
verfasst. Nach ein paar Seiten fühlt man sich auch als Nicht-Sizilianer
in diesem Idiom Zuhause und hat zugleich den Eindruck, an etwas Ur-Sizilianischem
teilzuhaben. Ein Trick, gewiss - aber ein genialer. Dieser ästhetische
Kniff, der in den eher unterschätzten historischen Romanen durch Kanzleijargon,
eine hispanisierte Aristokratensprache und Gossenmundart auch sprachgeschichtlich
ausgereizt wird, passt zu Andrea Camilleris Spielernatur. Seine große
Fähigkeit besteht in gewagten Konstruktionen.
Ich mache eigentlich nie einen Plan. Die Figuren werden aus der Geschichte
heraus geboren, je weiter sich die Geschichte entwickelt, desto dringender
wird der Bedarf an bestimmten Figuren. Wissen Sie, nach meinen schriftstellerischen
Erfahrungen verhält es sich mit dem Erzählen einer Geschichte
so, als stelle man sich an eine Quelle. Aus dem Wasserlauf erwächst
nach und nach ein Fluss. Wenn der Wasserlauf anschwillt, können auch
kleine Nebenflüsse entstehen, die kaum mehr zu kontrollieren sind.
Es geht also darum, diese Wasserläufe irgendwie in Schach zu halten,
und wenn einem das gelingt, ist das schon eine Leistung.
In dem pünktlich zum Geburtstag erschienenen Interviewband Mein
Leben können sich Camilleri-Anhänger und Montalbano-Verehrer
ausführlich über die Arbeitsweise, den Werdegang und den Alltag
des Bestsellerautors informieren. Neben einem eher unbedeutenden Roman
mit dem Titel Der zerbrochene Himmel liegt außerdem noch eine von
Klaus Wagenbach liebevoll zusammengestellte Essaysammlung vor, die Camilleri
als politischen Kopf würdigt. Denn Andrea Camilleri hängt einem
altmodischen Verständnis seines Berufes an.
Die Rolle des Schriftstellers könnte sich in Zeiten wie diesen
sehr wohl ändern. Die Versuchung ist eben - und ich kann das gut verstehen
-, dass man sich in den Elfenbeinturm zurückzieht und sagt, gut, an
diesem Punkt erzähle ich ganz einfach meine Geschichten und Gute Nacht.
Meine Position ist das nicht. Ich kann nicht einfach meinen Bauchnabel
betrachten und die Geschichte der Betrachtung meines Bauchnabels erzählen.
Danach ist mir nicht zumute. Es entspricht mir nicht. Ich glaube, der Schriftsteller
ist insofern wichtig, als dass er die Geschehnisse - nicht verändert,
denn das kann er nicht -, aber beobachtet, wahrnimmt und seine Interpretation
darlegt. Der Schriftsteller muss das Chaos interpretieren.
Vor allem mithilfe seines weltweit populären Kommissars bringt
Camilleri seine Kritik an den politischen Umständen unter die Leute.
Manchmal allerdings wächst ihm der Ruhm Montalbanos über den
Kopf. Dann plagt ihn die Ungeduld seines Publikums, das gierig auf den
nächsten Fall wartet und die aufwendig recherchierten historischen
Romane als Zwischengeplänkel abtut. Da hilft dann nur noch ein großer
Korb Bügelwäsche. Beim Bügeln kann sich Camilleri nämlich
am besten entspannen.
Maike Albath
Intervista radiofonica per Deutschlandfunk, Berlin, 6 settembre 2005
Non volevo un poliziotto americano
Per gli 80 anni di Andrea Camilleri
Il creatore del commissario Montalbano, Andrea Camilleri, festeggia i suoi ottant'anni. Parlando del suo personaggio, lo scrittore dice che non ha voluto creare un poliziotto d'azione di stampo americano, bensì uno che usa la propria testa per cercare la verità. Verità che non coincide affatto con la giustizia, precisa Camilleri.
Una tranquilla strada residenziale nella parte settentrionale di Roma, con qualche palma davanti agli edifici dipinti di giallo, dietro la sede della RAI. Qui abita Andrea Camilleri. I suoi nipoti scorrazzano per i corridoi, diversi telefoni squillano contemporaneamente, il fax sputa richieste. Ma tanto, senza rumore l'ex regista della RAI non riesce a lavorare, e per questo motivo sua moglie lo chiama "corrispondente di guerra". Che le tirature stupefacenti dei suoi libri siano in relazione con il caos cronico che regna in questa casa?
"Senz'altro il successo è una cosa molto bella. E se posso essere sincero, è un successo in fondo sudato. Dopo tutto scrivo e pubblico da venticinque anni, ma per molto tempo i critici hanno ignorato i miei libri".
Il suo modo di parlare strascicato con le consonanti morbide non ha perso la musicalità della cadenza siciliana. Andrea Camilleri è da sempre un uomo di grandi numeri. Prima del suo pensionamento ha prodotto 1300 radiodrammi, 120 regie teatrali e 80 fiction televisive. La sua città natia, Porto Empedocle, ormai è famigliare a sette milioni di lettori italiani ed è il suo capitale letterario. Qui indaga anche il ruvido commissario Montalbano.
"Non volevo creare uno di quei poliziotti americani che la mattina alle cinque vengono colpiti con una mazza da baseball, alle sette gli sparano di striscio, alle otto fanno a cazzotti e alle dieci stanno a letto con una bionda. lo volevo fare uno alla Maigret, alla Durrenmatt, alla Simenon Il mio commissario doveva essere una persona che si invita volentieri a casa, una persona tranquilla che lavora di testa, più interessato alla verità che alla giustizia".
Poiché considera lo scrittore Vasquez Montalban un maestro, Camilleri ha dato al commissario di Vigàta il suo cognome, in versione italianizzata. E Andrea Camilleri naturalmente assomiglia all'immagine che il lettore si fa di Montalbano: alto e robusto, un po' appesantito, con gli occhiali e occhi intelligenti.
Anche Camilleri sembra stanco. È stufo del governo Berlusconi e lamenta la mancanza di eticità del suo Paese. Il suo commissario, che ha un debole per le belle donne e il buon cibo, non ama i metodi moderni della polizia; cerca di capire il crimine dall'interno e di immedesimarsi nel criminale.
"Che cosa significa l'indagine per Montalbano? Come fa un romanziere, significa tentare di costruire a partire da alcuni dati il volto, il corpo, ma anche il cervello dell'assassino. Quindi significa avere un punto di partenza preciso: un territorio, dei codici di comportamento, triangolando i quali si può raggiungere una soluzione. Quando invece le organizzazioni criminali non hanno più un volto, quando operano solo attraverso internet, allora non c'è più un territorio. Non c'è più la possibilità di guardare l'assassino negli occhi, perché non esiste più. Ecco, per questo tipo di ricerca Montalbano è assolutamente inadeguato".
Povero Montalbano... per la prima volta dubita della proprie capacità di distinguere il bene dal male. In mezzo a una crisi delle istituzioni, l'italiano desidera soluzioni morali univoche e valori ben definiti.
"Secondo me, Berlusconi ha portato alle estreme conseguenza la morale da motorino. Lo vede come si guida un motorino in Italia? Si può salire sul marciapiede, può tagliarti la strada, può fare tutto: ecco, la morale da motorino ora dilaga. Ma il fatto di voler arrivare a ogni costo, di mettere il valore del denaro al primo posto, comporta delle conseguenze. Qualche giorno fa ho espresso questo pensiero pubblicamente, e mi hanno subito dato del pazzo estremista".
Nei suoi libri Andrea Camilleri si occupa delle condizioni in cui opera il potere, delle conseguenze dell'Unità nazionale e degli eccessi della dittatura di Mussolini. In barba a tutte le mode di globalizzazione, insiste sulla propria sicilianità e dipinge la popolazione della sua isola con un'affettuosa strizzata d'occhio. La serie dei gialli in particolare ha molto successo anche all'estero, anche se un importante aspetto di questi libri va perso nella traduzione. Tutti i casi di Montalbano sono infatti scritti in un fantasioso siciliano artificiale. Dopo poche pagine anche un non-siciliano si sente a casa in questo idioma e ha contemporaneamente !'impressione di partecipare a una forma arcaica del siciliano. Un trucco, certo, ma che trucco! Questo artificio estetico, portato ai massimi livelli nei forse sottovalutati romanzi storici dove è arricchito anche dal gergo da cancelleria, da uno stile aristocratico spagnoleggiante e da uno sboccato linguaggio popolare, si presta bene alla natura da giocatore d'azzardo di Camilleri. La sua grande arte consiste nelle costruzioni ardite.
"In realtà, quando inizio non ho mai un piano. I personaggi nascono dalle storie, più si evolve la trama, più cresce la necessità di certi personaggi. Secondo la mia esperienza di scrittore, raccontare è un po' come stare vicino a una sorgente. Un piccolo corso d'acqua che man mano diventa un fiume, ma quando affluiscono altri torrenti, possono anche crearsi delle correnti laterali, difficili da tener sotto controllo. Bisogna quindi tenere a bada questi rivoli, e ottenere questo è già un bel risultato".
Il volume “La linea della palma” di Saverio Lodato, uscito in occasione del compleanno del maestro, permette ai fan di Camilleri e di Montalbano di scoprire nuovi aspetti del modo di lavorare, della carriera e della vita quotidiana dell"autore. Camilleri, uno scrittore all'antica.
"Il ruolo dello scrittore può cambiare. La tentazione che viene allo scrittore, e la capisco, è quella di ritirarsi in una torre d'avorio, di dire: va beh, io a questo punto racconto le mie storie e buona sera. Non è il mio modo di essere. lo non posso contemplare il mio ombelico e raccontare la storia della contemplazione del mio ombelico. Non me la sento, non mi appartiene. lo credo che lo scrittore sia importante nella misura in cui egli non tanto incida sugli avvenimenti, perché credo che lo scrittore non possa incidere sugli avvenimenti, ma piuttosto riceva, recepisca gli avvenimenti e ne dia una sua interpretazione. Ovvero cerchi di dare una sua interpretazione al caos".
Camilleri esprime la sua posizione critica sulla situazione politica soprattutto attraverso la figura del suo popolarissimo commissario. Ma a volte la fama di Montalbano gli pesa, e così l'impazienza dei suoi lettori che aspettano con ansia il nuovo caso e considerano gli altri suoi romanzi solo degli intermezzi. E allora l'unica soluzione è un grosso cesto di biancheria, perché per Camilleri il migliore modo per rilassarsi è stirare.
Il Messaggero,
6.9.2005
La polemica
Mai vendere l’anima al diavolo
L'ultimo lavoro di Camilleri, in libreria nei giorni stessi del suo
ottantesimo compleanno (auguri!), è un testo narrativo di venti-venticinque
cartelle, ovvero di circa 50 mila battute che, secondo l’editore Donzelli,
avrebbe dovuto costituire la prefazione a un classico racconto del Settecento,
"Il diavolo innamorato" di Cazotte. Di questo racconto infatti, Camilleri,
anzi Montalbano, si era dichiarato entusiasta in una delle sue avventure.
«Una introduzione no. Magari un racconto», aveva risposto lo
scrittore siciliano, e aveva prontamento fornito un "Diavolo che tentò
se stesso", pubblicato in compagnia del classico di Cazotte, che è
di un’ottantina di cartelle, cioè circa 160.000 battute. La copertina
del libro così ottenuto (che comprende anche la nota dell’editore
e una breve postfazione dell’ottima traduttrice Gaia Panfili, e che costa
14,50 euro) porta prima il nome di Camilleri e poi quello di Cazotte, in
rosso e in grande IL DIAVOLO e in nero e più piccolo, sotto Camilleri
“tentatore”, sotto Cazotte “innamorato”.
Nulla da eccepire, uno scrittore vivente può ben accompagnare
con un suo racconto un racconto classico, è successo e succederà
ancora. Ma c’è un inghippo, e davvero “il diavolo” sembra averci
messo la coda, e la farina di Camilleri se n’è andata in crusca.
Infatti il suo diavolo tentatore è schiacciato dal confronto con
quello innamorato. La rilettura di Cazotte è un vero godimento,
tanto è intrigante, eccitante, divertente, giocosamente settecentesca
(diciamo tra Rossini e Mozart, o tra Lesage e, già più cupo
e notturno, il primo Ottocento di Nerval), l’invenzione di un diavolo femmina
che si innamora per davvero di un giovane militare sventato, da una Napoli
a una Venezia a un’Estremadura inventate e disegnate secondo le migliori
convenzioni. A tutto questo Camilleri aggiunge, o contrappone - lo diciamo
senza malagrazia - una specie di monologo dialettale (un dialetto fastidiosamente
addomesticato) di qualche comico televisivo vagamente colto, su temi d’attualità
(l’Africa delle missioni e delle Ong, il dibattito sull’embrione, il connubio
chiesa-televisione, il cinismo della politica che sembra essere anche il
cinismo delle due parti che sono in causa da sempre, le armate di Dio e
quelle di Satana... secondo un anticlericalismo oggi, almeno questo, non
alla moda).
Un giochino da entertainer, insomma, non eccelso, e più una
cicalata che un racconto, dove però il Diavolo-femmina che Cazotte
chiama Biondetta, così graziosamente patetico e sensuale, non ha
nulla a che fare con l’Oggi del Diavolo tentatore sfigato. Camilleri ha
la sua età, ha raggiunto il successo in modo imprevisto e non programmato,
decretato dai lettori, nel settimo decennio della sua operosa esistenza.
Gli auguriamo di vivere a lungo, ma anche di pensare e lavorare di più
i suoi racconti, di farsi più esigente, di civettare di meno con
la convenzione e il dialetto, insomma di costruire storie che abbiano sale
e abbiano pepe, concedendo non più dell’indispensabile alla superficialità
(e al cinismo) della cultura dominante. Non gli si chiede troppo o l’impossibile,
ed è bene che anche lui, visto che non ne ha nessun bisogno, eviti
di “vender l’anima al diavolo” se non altro perché lo fanno già
troppi, per non dire tutti.
Goffredo Fofi
La Sicilia, 6.9.2005
Al Vasquez novità di Camilleri
Siracusa. Una stagione per tutti i gusti. Il teatro Vasquez presenta
il cartellone 2005/2006 con diverse novità e soprattutto reinserendo
spettacoli di prosa e di teatro leggero a fronte delle passate stagioni
per le quali si è preferito puntare sul musical.
[...]
A seguire: [...] "La concessione del telefono" (una novità assoluta
di Andrea Camilleri e Giuseppe di Pasquale) con Francesco Paolantoni, Tuccio
Musumeci e Pippo Pattavina.
[...]
Giorgio Italia
AGE - Agenzia Giornalistica
Europea, 6.9.2005
Sardegna
Libri: Massimo Carlotto presenta a Cagliari 'Nordest'
Sara' presentato in prima nazionale a Cagliari (appuntamento giovedi
8 settembre alle 20:30 al Bastione Santa Croce) ''Nordest'', il nuovo romanzo
scritto a quattro mani da Massimo Carlotto e Marco Videtta. Il nuovo libro
di Carlotto, uno dei maggiori esponenti del noir europeo, racconta, a partire
dall'omicidio di una giovane donna prossima al matrimonio, la crisi di
un territorio, quello del Nord-Est, considerato sino a pochi anni fa come
la locomotiva d'Italia. L'opera (da oggi disponibile nelle librerie) non
sara' presentata in maniera tradizionale. Gli attori Luciano Marongiu,
Giacomo Casti e Gianluca Floris indosseranno i panni degli investigatori
Ercole Poirot, Philip Marlowe e del commissario Montalbano per sciogliere,
insieme a Carlotto, il mistero che si cela dietro il nuovo romanzo.
La Sicilia, 7.9.2005
Che strana festa per Andrea Camilleri
Ottant'anni di polemiche
Porto Empedocle. Non si registra certamente fibrillazione nel paese
di Camilleri in vista della festa di compleanno programmata per sabato
prossimo. Molti sanno dell'evento mediatico di questa fine estate solo
perché all'ingresso dei bar sono affissi alcuni manifesti che raffigurano
la faccia dello scrittore con su scritta la sua età. Una ricorrenza
che agli empedoclini non ha cambiato la vita anche perché, a parte
l'incursione della troupe di Sky piombata ieri in paese, la vigilia dell'happening
di sabato è assai blanda. Non mancano i musi lunghi, lunghissimi.
Come quello di Stefano Albanese, titolare del «Cafè Vigata»
che sperava di vedere festeggiare l'illustre compaesano, suo amico, davanti
al proprio bar, all'ingresso di via Roma. «E invece anche in questo
caso niente. Speravamo che l'estate subisse una svolta con la festa a Camilleri
e invece la festa la terranno altrove».
Per l'esattezza davanti al Municipio, nonostante lo squallido prospetto
che lo caratterizza da anni. Camminando per via Roma ieri mattina c'era
l'avvocato Francesco Nuara, personaggio molto noto per essere il gestore
con il genero della locale sede della Siremar. Dall'alto dei suoi 85 anni,
Nuara ricorda di «non avere mai avuto a che fare con Camilleri e
di dispiacersi di come il proprio paese non lo celebri come merita. Uno
dei pochi esempi positivi infatti viene dimenticato e questo è segno
del deterioramento dei tempi». Stesse parole vengono espresse da
Andrea Munisteri, contitolare di una nota gioielleria di via Roma: «Abbiamo
ben poco di cui vantarci e mi meraviglia che non si sia organizzata una
festa con i fiocchi per questo nostro illustre compaesano. Forse - ha aggiunto
- la mancanza di un sindaco ha creato questo inconveniente che non ci fa
onore». Tra chi sperava in ricchi premi e cottilons e chi invece
se ne infischia del compleanno di Camilleri, Porto Empedocle ha avuto almeno
il privilegio di comparire su Sky, durante lo speciale, dedicato dall'emittente
al compleanno del papà del commissario Montalbano.
Francesco di Mare
La Sicilia, 7.9.2005
Polemiche continue per gli 80 anni di Andrea Camilleri
Festa con torta, ma senza 2.000 euro di coccarde
Porto Empedocle. Le coccarde tricolori per il compleanno «empedoclino»
di Andrea Camilleri sono già in viaggio da Napoli verso Vigata.
A commissionarle è stato il presidente della Pro Loco, Paolo Savatteri,
utilizzando circa 2000 euro concessi dalla Provincia regionale di Agrigento.
Quelle coccarde però, in tutto 80 e anche di pregevole fattura con
le quali addobbare tutta la via Roma e le colonne fatiscenti del Municipio
vigatese rimarranno però nello scatolone.
Su disposizione del commissario straordinario del comune Antonino La
Mattina infatti il corso centrale del paese non verrà addobbato,
«su espressa decisione del festeggiato». Il funzionario regionale
nominato per «traghettare» il comune alle elezioni della prossima
primavera ci tiene a non interpretare la parte del «guastafeste».
«Sto rispettando le richieste di Camilleri. La ricorrenza è
sua ed è stato lui a chiedere di non far diventare il suo compleanno
una festa patronale. Su questa storia delle coccarde - incalza La Mattina
- si sta creando un caso esagerato. A Camilleri porgerò il saluto
della città e poi chi vorrà potrà stringergli la mano
o chiedergli un autografo. Il mio è solo un compito istituzionale,
non quello di organizzatore di feste». Resta il nodo cruciale di
questa curiosa faccenda: cosa farne delle 80 coccarde made in Napoli già
commissionate?
Se lo chiede il presidente della Pro Loco Savatteri il quale ironicamente
rilancia: «Spero che si organizzi qualche ricorrenza che ci permetta
di utilizzare le coccarde perché le abbiamo già pagate e
sono in arrivo». Gli addobbi giungeranno a Porto Empedocle il giorno
prima della festa di compleanno «domestica», fissata per sabato
prossimo. Una festa in due trance, la prima al museo San Nicola di Agrigento
organizzata dall'assessore provinciale Calogero Firetto con vip dell'editoria,
della cultura e dello spettacolo, la seconda davanti al Municipio. A Camilleri
che gli 80 anni li ha anagraficamente festeggiati ieri i primi a fare la
festa sono stati però quelli di Sky, con un ricco speciale snodatosi
sull'asse Roma - Porto Empedocle. Rigorosamente senza coccarde.
Francesco di Mare
Il Sole 24 Ore,
7.9.2005
Gli 80 anni di Camilleri, lo scrittore dei record
Chi ha incontrato Andrea Camilleri non potrà mai dimenticare
la sua voce, profonda e rauca, modellata dal fumo e dal whisky. Inizia
così il ritratto che Maike Albath della «Neue Zürcher
Zeitung» fa dello scrittore siciliano, che ieri ha compiuto 80 anni.
Dalle parole della giornalista trasuda quel misto di fascinazione, ammirazione
e invidia che spesso gli europei del nord hanno per uomini e donne del
sud. «Le storie con protagonista
Montalbano sono state esportate con grande successo anche se non sarà
mai possibile rendere in un'altra lingua il fascino dell'italiano usato
da Camilleri. Basta leggere qualche pagina - scrive Maike Albath - per
riconoscere come familiare, anche senza essere siciliani, l'idioma di Montalbano.
Allo stesso tempo si ha la sensazione di essere parte di un mondo intriso
di arcaica sicilianità. È un trucco, ovviamente. Ma è
geniale». Camilleri viene definito «l'uomo dei superlativi»:
nella sua carriera ha firmato 1.300 trasmissioni radiofoniche, 120 regie
teatrali e 80 sceneggiati televisivi.
«I primi romanzi risalgono al 1968 ma il successo e la fama sono
arrivati con Montalbano. I libri con protagonista il commissario, pubblicati
a partire dal 1994, uscirono, all'inizio per la Sellerio, una piccola grande
casa editrice di Palermo».
Oggi i gialli di Camilleri si possono trovare dappertutto, nelle librerie
raffinate e nei duty free degli aeroporti. «Montalbano è nato
in un'epoca (gli anni successivi a Tangentopoli, ndr) di grande crisi istituzionale
e ha soddisfatto il bisogno particolarmente sentito in quel momento di
figure di grande integrità». Il successo però prosegue.
Anzi, cresce. Forse perché gli italiani continuano a cercare l'integrità
perduta.
G.CR.
La Nazione (ed. di Siena),
7.9.2005
Antonio Lalli racconta 'Così esordì Camilleri'
Il Tempo, 7.9.2005
Approdo alla lettura
Roma, Pontile di Ostia - Piazzale dei Ravennati. Orario: 21.30, info:
06/56347648. Ingresso libero. Salotto letterario. Lettura interpretata
di alcuni brani tratti dal libro di Andrea Camilleri «La prima indagine
di Montalbano». A cura di Paolo Perelli.
I Miserabili, 7.9.2005
Meridiani di sangue
L'ambizione della bella collana i Meridiani di Mondadori era
un tempo esplicita: essere la Plèiade italiana. Una collana
come i Meridiani conferisce prestigio a una casa editrice e fornisce
l'idea che questa casa editrice sia il vero grande catalogo di un'editoria
nazionale. Di qui, la convinzione di costituirsi quale realtà letteraria
in grado di fornire un canone - forse l'unico canone rimasto in vita nelle
librerie. Beh, niente di tutto questo, se non che il canone c'è
sì, ma nelle edicole, e quindi va a non esserci più. Allegando
i
Meridiani a 10 euro a riviste come Panorama, Donna Moderna e Chi, Mondadori
ha compiuto il passo definitivo verso l'abbattimento di ogni idea di cultura
che non sia legata al Mercato Svaccato. Non sta qui parlando uno che ha
la puzza sotto il naso rispetto al mercato, sia chiaro. Però resto
convinto che una cosa sia il mercato (svaccato, per di più) e un'altra
la comunità dei lettori, la cosiddetta Repubblica Democratica dei
Lettori. Se uno scrive, se uno pubblica, è chiaro che desidera che
il libro sia letto da molte persone. E' però ovvio che non questa
è la prospettiva in cui si è messa Mondadori con quest'operazione:
allegare i Meridiani a riviste di quella fatta significa semplicemente
voler guadagnare, o mettersi a rincorrere gli allegati letterari di Repubblica
contro cui la stessa Mondadori si era schierata nei suoi massimi gradi
dirigenziali. Ciò che va perduto, e secondo me definitivamente,
è il prestigio dei Meridiani, già molto compromesso
negli ultimi anni per scelte che destavano il sospetto di furbizia, come
quella di piazzare in quella collana i romanzi di uno scrittore come Camilleri,
che vende moltissimo e pubblicherà - speriamo per moltissimo tempo
- romanzi.
Si badi a un ulteriore convincimento mio personale. Non sto affermando
che scrittori come Camilleri non debbano entrare in un supposto Parnaso
in cui sono ospitati Paul Celan o Bohumil Hrabal. Figurarsi.
[…]
Giuseppe Genna
La Repubblica
(ed. di Palermo), 8.9.2005
Il dialetto siciliano il più utilizzato dalla pubblicità.
E non a caso
La coppola trionfa negli spot
[...]
Ma c´è ci attribuisce la colpa di questa spinta dei media
alla ricerca del personaggio siciliano alle fortune del commissario Montalbano
e quindi ad Andrea Camilleri, che viene quotidianamente, proprio per il
suo marcato accento preso in giro da Fiorello. Ma l´autore si è
difeso così, rispondendo qualche mese fa al Ministro Miccichè
che lo accusava di essere anti centrodestra: «Io sono tradotto in
22 lingue, succede che molti dei lettori abbiano voglia di vedere i luoghi
dove si svolgono i miei romanzi. Questo rappresenta un piccolo incremento
per il turismo in Sicilia, mi pare che per il ministro tutto questo dovrebbe
essere importante». E allora pubblicitari fatevi sotto e tenete conto
di questo piccolo suggerimento.
[...]
Francesco Pira
La Sicilia, 9.9.2005
Camilleri compleanno e polemiche a braccetto
Porto Empedocle. Un dato è certo. La festa di compleanno organizzata
con pochi soldi dalla Provincia regionale di Agrigento e con una torta
gigante dal Comune ha scosso dal torpore il paese marinaro.
I segnali sono chiari. In vista dell'appuntamento fissato per domani
sera alle 20 nello spazio antistante il municipio, il presidente della
Pro Loco Paolo Savatteri ha ottenuto dai ristoratori empedoclini il ritorno
del «Menù di Montalbano». Dopo il mezzo «flop»
dell'anno scorso e sull'onda lunga del «Camilleri Day» di domani,
Savatteri e i commercianti sperano di salvare una stagione estiva che altrimenti
sarebbe da archiviare sotto la voce «fallimento». Via allora
con gli arancini di Montalbano, la sarde a beccafico, «i purpiteddi
cu sucu» e le triglie di scoglio.
Il neo ottantenne scrittore empedoclino arriverà questa sera
in paese ed è quasi certo che sgattaiolerà in casa sua, sfuggendo
al probabile assedio di fan, curiosi, giornalisti e fotoreporter. Camilleri
è al corrente delle «polemichette» sorte nei giorni
scorsi soprattutto sulla vicenda delle coccarde tricolori, e non solo.
La Pro Loco le aveva già commissionate a una ditta napoletana. A
vietare la loro collocazione lungo la via Roma e sulle colonne del Municipio
è stato il commissario straordinario Antonino La Mattina, sottolineando
però «di avere rispettato le volontà dello stesso Camilleri
che non aveva intenzione di essere il protagonista di una festa per il
Patrono o di una cerimonia istituzionale».
Archiviata in fretta la faccenda delle coccarde per evitare «incidenti
diplomatici» tra gli interessati, ci si è messa anche la vicenda
della mancata organizzazione della terza rassegna teatrale nazionale «Premio
Vigata». Giovanni Volpe e Mario Silvano, organizzatori della kermesse
alla quale avevano già aderito 5 compagnie di livello nazionale
hanno scritto una lettera a Camilleri informandolo del fatto che la loro
creatura era stata «stroncata dalla mancanza di interesse dimostrata
dagli enti pubblici locali, su tutti la Provincia regionale di Agrigento».
A parlare in questi termini è Giovanni Volpe, direttore artistico
di una rassegna che nelle scorse due edizioni diede lustro a Porto Empedocle.
E il «papà» del commissario Montalbano ha risposto a
quella lettera, invitando per sabato mattina a casa sua i due organizzatori
della manifestazione.
«Penso che Camilleri abbia intenzione di intervenire in prima
persona almeno per comprendere i reali motivi della soppressione di questa
iniziativa», ha sottolineato Mario Silvano, fiducioso ad oltranza
sul possibile recupero dell'evento. Nel paese in cui i titolari dei bar
di via Roma hanno intanto tolto di mezzo i tavoli, le sedie e i gazebo
che avevano piazzato in via Roma si attende dunque con crescente «pathos»
il «Camilleri Day». Un appuntamento che dovrebbe far giungere
numerosi personaggi del mondo dell'editoria, della televisione e della
cultura ma anche parecchi cultori del creatore di Vigata.
Francesco Di Mare
Adnkronos, 9.9.2005
Scrittori: "Camilleri day", domani festa in Sicilia per 80 anni
Palermo - Dopo aver brindato nell'intimita' della sua famiglia ai suoi
'primi' 80 anni, martedi' scorso, Andrea Camilleri festeggia in pubblico
il suo compleanno. In Sicilia, ad Agrigento e Porto Empedocle, i luoghi
della sua infanzia e giovinezza, e' stato organizzato per domani, sabato
10 settembre, un vero e proprio ''Camilleri Day''. Alle ore 17.30, ad Agrigento,
si terra' un convegno sull'opera letteraria di Andrea Camilleri a cui prenderanno
parte critici, storici e filosofi. Ci sara' anche una sorpresa finale,
ovvero una telefonata dello showman Fiorello che fara' gli auguri a Camilleri.
Poi, lo scrittore si rechera' nella natia Porto Empedocle, dove nella piazza
principale del paese tagliera' una grande torta per gli 80 anni.
Corriere del Ticino, 9.9.2005
“Solo un ombrello ci salverà”
Intervista esclusiva allo scrittore Andrea Camilleri
Andrea Camilleri ha compiuto 80 anni il 6 settembre. Mentre si stanno
preparando vari festeggiamenti, l’ottimo sito del principale fan club
dedicato a lui dedicato www.vigata.org informa a questo proposito di
uno di questi: “La Provincia Regionale di Agrigento e il Comune di Porto
Empedocle (luogo nativo di Camilleri, ndr) stanno organizzando per sabato
10 settembre 2005 una festa alla sala Zeus del Museo archeologico San Nicola
con Camilleri ci saranno personaggi della cultura, del giornalismo e dell'editoria
come Elvira Sellerio, Marcello Sorgi, Paolo Mauri, Nino Borsellino. Quindi
ci si sposterà a Porto Empedocle, in piazza Kennedy, dove verranno
piazzate due gigantesche torte...”. Prima dell’affettuoso assedio in questione,
incontriamo il fine e popolarissimo scrittore, in cima alle classifiche
dei libri più venduti con ben tue titoli “Luna di carta” e “Il medaglione”
(in questi giorni, poi, è uscito anche il racconto "Il diavolo che
tentò" ne "Il diavolo innamorato/tentatore") e mentre è in
corso di lavorazione la nuova e ultima serie televisiva dedicata al commissario
Montalbano, uno dei maggiori successi del servizio pubblico. Seduto in
una poltrona nella sua casa sobria ma colma di affetti -i nipotini, la
moglie che restituiscono un quadro di amabile autenticità e di una
persona rimasta con i piedi per terra nonostante la celebrità planetaria-
lo scrittore dà le sue risposte non sui libri e sulla letteratura
e neanche sul suo compleanno ma a delle domande su un tema che gli è
estremamente caro quello, sempre più cruciale, della comunicazione
e della televisione in particolare.
[...]
Umberto Rondi
[Il testo dell'intervista è già stato pubblicato su
Il
Gazzettino del 7.7.2005, NdCFC]
La Gazzetta
del Mezzogiorno, 9.9.2005
Belle donne e strane morti sotto la «Luna di carta»
Guai a considerare ancora il commissario Montalbano un oggetto tutto
italiano di ammirazione o adorazione popolare, come lo sono stati Sherlock
Holmes, Hercule Poirot, Nero Wolfe e chissà quanti altri. Qui si
tratta, inconfondibilmente, di letteratura, dove il passaggio verso il
giallo è solo un tratto ravvivante in più. Precisazione che
conta, nel panorama sovente arido che offre il territorio della narrativa
peninsulare, con case editrici che spesso ricorrono a espedienti per illudere
dell'esistenza di autentici scrittori. Andrea Camilleri, invece, infonde
ai personaggi e all'universo di Montalbano un'energia letteraria cui attingere
da lettori per riaccendersi il cervello nell'epoca del virtuale e del precotto.
In "La luna di carta" (Sellerio ed., pp. 270, euro 11), il commissario
di Vigàta si ritrova, come non di rado, con un campionario di «fimmine»
cariche di segreti ed ormoni, pronte a esplodere nel clima già elettrizzato
che fa seguito a un omicidio. L'ucciso, per la cronaca, è Angelo
Pardo, ex medico che faceva l'informatore scientifico, guadagnandone in
benefit vari. Tanto da potersi permettere un'amante giovane e di grossa
cilindrata come Elena Sclafani. A sua volta sposa di un professore anziano
e perverso che, da impotente, sopperisce offrendo la moglie quasi su commissione.
Montalbano scopre tutto questo sollecitato da Michela Pardo, sorella dell'ucciso,
che dapprima segnala la scomparsa del fratello, poi guida il commissario
alla scoperta del cadavere di Angelo, dal volto per metà asportato
dopo l'impatto del proiettile che l'ha spacciato. È un'indagine
che subito avviluppa. Seguita con passione da Camilleri che sviscera in
diretta i pensieri del suo protagonista e li condisce a volte di ironia,
altre di una sconcertante filosofia della fatalità: «Cancellato
l'omo Montalbano, doveva solo ristare il commissario Montalbano, una funzione
quasi astratta...». Intanto, la morte di Pardo sembra inserirsi in
un'epidemia di cadaveri eccellenti. Notabili di ogni parte politica muoiono
ufficialmente per infarto, ma in realtà per inalazioni di coca tagliata
male. Possibile che la fortuna economica di Angelo Pardo derivi dalla sua
attività clandestina di spacciatore? O, addirittura, c'entra l'ondata
di arresti tra medici e farmacisti, accusati di corruzione per aver favorito
alcune grosse industrie farmaceutiche? A un autore americano servirebbero
molto piombo e sangue per dipanare la matassa. A Camilleri basta accompagnare
Montalbano nelle passeggiata al sole per i suoi luoghi deputati: la casa
sulla spiaggia di Marinella, le strade del capoluogo, Montelusa, i corsi
di Vigata, lungo i quali transita un'umanità credibile e valida
per ogni altra latitudine. Tanto più che il commissario, oltre che
della morte su cui indaga, pare occuparsi del concetto di morte in sé:
di nuovo filosofia. E sarà proprio quando lascerà che a prevalere
sia la sua «funzione astratta» di investigatore, che verrà
a capo della verità. Di nuovo riassunta da Camilleri in una metafora
che spiega il titolo del romanzo. Da piccolo, Montalbano aveva creduto
a una divertita bugia del padre sul fatto che la luna fosse di carta. Ora,
da adulto, ha creduto all'ingannevole affermazione di una persona coinvolta,
che l'ha sviato.
Enzo Verrengia
La Repubblica, 9.9.2005
Le idee
Insegnare senza muri
Sembre di ritrovare mio nonno preside, un siciliano separatista, o uno
degli improbabili personaggi di Camilleri, dialettofono e borbonico, nelle
forti e persino commoventi dichiarazioni che, a difesa delle tradizioni
egiziane e della separatezza scolare dei bimbi musulmani in Italia, Ali
Sharif, il direttore della scuola islamica chiusa dal comune di Milano
"per inagibilità igienica", ha rilasciato.
[...]
Francesco Merlo
La Repubblica
(ed. di Palermo), 10.9.2005
Il compleanno
I saggi civili in un libro pubblicato solo in Germania
Sellerio festeggia Camilleri la Disney lo corteggia
È spumeggiante, Andrea Camilleri, come il vino bianco che con
gusto ieri ha sorseggiato per festeggiare, nella sede della casa editrice
Sellerio, accanto alla signora Elvira, i suoi «primi ottant´anni»,
da poco compiuti. L´autore del "Birraio di Preston" infatti, in barba
a un´anagrafe impietosa, è più lucido e vitale che
mai.
Risponde con brio alle domande dei giornalisti, ironizza sul suo successo,
fa i complimenti a Fiorello, per le «divertentissime imitazioni radiofoniche»,
autografa romanzi e saggi, si fa pazientemente immortalare. E di fronte
al libretto che per l´occasione la casa editrice siciliana ha stampato,
collezionando le copertine di tutte le edizioni pubblicate in Italia e
all´estero delle sue opere ("I libri di Andrea Camilleri"), Camilleri
esclama: «Guardo con affetto questo regalo che Elvira Sellerio mi
ha fatto, e allora posso dire di essere veramente uno scrittore».
Uno scrittore infaticabile, che ha già messo la parola fine a un
nuovo romanzo, e che sta lavorando a qualcos´altro: «Non so
fare altro che scrivere. E quindi scrivo, e mi diverto pure», confessa
l´autore. Intanto, in occasione degli ottant´anni, Donzelli
ha mandato in libreria un delizioso racconto di Camilleri, dal titolo "Il
diavolo tentatore", in tandem col "Diavolo innamorato" di Jacques Cazotte,
mentre l´editore tedesco Klaus Wagenbach ha pubblicato una raccolta
di scritti politici, uscita solo in tedesco: «Forse è meglio
così – commenta lo scrittore empedoclino – si tratta di cose scritte
negli anni, che hanno visto la luce su varie riviste o quotidiani, e che
oramai in Italia appartengono alla storia, se non alla preistoria».
Si tratta degli interventi di Camilleri pubblicati su "Micromega" e sul
"Corriere della sera", come le favole politicamente scorrette dedicate
al Cavaliere d´Italia: da "I vangeli dei due apostoli" a "La favola
nera", dal "Cavaliere e la morte" al "Cavaliere e la mela". È questo
il Camilleri civile, politico, «impegnato», per usare una parola
oggi tanto controversa; quello che si inserisce pienamente nel solco tracciato
da Leonardo Sciascia, e in verità poco praticato in questi anni
dagli altri autori isolani.
È il Camilleri che non ha peli sulla lingua, che fustiga con
la solita leggerezza. Una leggerezza da vero e proprio trapezista: «Questo
è il mio ideale di scrittura: dire cose, trasmettere pensieri che
si librano nell´aria, che non fanno avvertire al lettore la pesantezza
di una tesi, la zavorra di un´idea. Ma per far ciò, bisogna
lavorare duramente, limare in continuazione. E solo alla fine ti rendi
conto se hai sottratto peso alle tue cose, o se le hai peggiorate».
E di tanta leggerezza bisogna armarsi, per poter scrivere una storia niente
meno che per "Topolino", come tempo fa è stato chiesto a Camilleri:
«Sì, è vero. Ma si tratta di una leggerezza ancora
più ardua da raggiungere. Io ho apprezzato molto il pensiero, la
cosa mi ha abbastanza lusingato, ma fino a oggi non ho scritto nulla. Sinceramente,
non ce l´ho fatta». Certo, immaginarsi il commissario Montalbano
contro Basettoni è una sorta di cortocircuito, che però incuriosisce
molto. Staremo a vedere. Intanto, Andrea Camilleri oggi si prepara per
festeggiare il suo genetliaco tra Montelusa-Agrigento, dove si svolgerà,
nella sala Zeus del museo archeologico San Nicola, un convegno al quale
prenderanno parte, tra gli altri, Salvatore Silvano Nigro, Nino Borsellino,
Natale Tedesco, Sarah Zappala Muscarà, Giuseppe Marci, Antonio Di
Grado, e Vigàta-Porto Empedocle, dove ci sarà per l´autore
della Mossa del cavallo il bagno di folla, con tanto di torta e gli immancabili
arancini. Alla fine della serata verrà messo in scena uno spettacolo
teatrale.
Salvatore Ferlita
Giornale di Sicilia, 10.9.2005
Spente 80 candeline. Lo scrittore festeggiato ieri a Palermo alla Sellerio
e oggi a Porto Empedocle
Camilleri: “Fumo meno, ma non ditelo a Fiorello”
Palermo. Ottant'anni, tempo di confessioni. Nulla di scabroso, per carità,
ma quelle di Andrea Camilleri, festeggiato ieri a Palermo alla Sellerio
e oggi a Porto Empedocle e Agrigento, sono sempre divertenti, a volte pungenti,
mai banali.
Eccone una sfilza, senza le domande. A che servono?
«La Disney mi ha chiesto un racconto per Topolino. Mi sono sentito
onorato, è stato un riconoscimento bellissimo. Ma non ci sono riuscito.
Che brutta figura ...».
«Mi piace portare l'esempio della trapezista, bella, aggraziata,
sorridente che mai deve lasciare trasparire fatica, tensione, paure. Ecco,
il mio lavoro è sempre meglio che andare a scaricare merluzzi al
mercato ittico, ma se non sei stanco di farlo, altrimenti quella stanchezza
la trasmetti sulle pagine. A quel punto molto meglio portare a spasso i
nipotini».
«È vero, Montalbano è un personaggio con una sua
vita autonoma. Montalbano appartiene anche a noi, mi dicono alcuni lettori.
Una volta il mio tabaccaio mi ha chiesto: “Scusi, ma lei si chiama Andrea?”.
“Sì, perché?” “Perché sulla Settimana Enigmistica
c'era scritto: nome del papà del commissario Montalbano”. Meglio
di un Nobel, mi sono commosso fino alle lacrime».
«Il mio impegno civile è quello che conoscete tutti. La
mia casa editrice tedesca, la Wagenbach, mi ha fatto un regalo raccogliendo
tutti gli articoli che ho scritto su Micromega e su l'Unità. Un
omaggio che ho apprezzato molto ma che non voglio venga pubblicato in Italia.
Come sosteneva Gramsci, un articolo vive un giorno, al massimo una settimana.
Quando scrivevo le lettere dal futuro, in previsione dell'avvento di Berlusconi,
ho avuto scarsa fantasia, devo riconoscerlo... Altra brutta figura... La
sinistra può farcela, a patto che sia meno cogliona di adesso e
che non giochi a danneggiarsi. Speriamo bene».
«Leggo molto, dalle sei del pomeriggio all'una di notte. Spesso
davanti alla tv senza audio. Qualche volta alzo gli occhi e vedo immagini
che non capisco, magari sbircio un giallo e poi chiedo a mia moglie cos'è
successo. E lei: "Non l'ho capito". Non pratico la lettura veloce, non
sono come Woody Allen che dice di aver letto Guerra e pace in dieci minuti
e di aver capito che si svolge in Russia ... ».
«Mi capita di ascoltare Fiorello su Radiodue. Se mi ha aiutato
a fumare di meno? Mah, adesso qui mi sto prendendo la libertà di
fumare, a casa però lo faccio meno perché mia moglie non
può fumare più e non mi va di fare il sadico. Di solito mi
chiudo nel mio studio, da solo, e mi sembra di praticare un vizio solitario.
Capite, a ottant'anni. Insomma, fumo meno, ma non ditelo a Fiorello».
Antonella Filippi
Speciale Primo Piano,
11.9.2005
In collegamento: Vittorio Zucconi de La Repubblica, Simona Torretta.
Nel corso della trasmissione servizi, collegamenti e contributi. Tra questi,
Andrea Camilleri su "Guerra e voglia di pace".
Quell'oscenità
- L'orrore della guerra (cliccare per vedere il filmato)
La Sicilia, 11.9.2005
Sabato di grandi impegni per Camilleri diviso fra Agrigento e Porto
Empedocle
Dopo le polemiche, finalmente il giorno della festa
Porto Empedocle. A spasso per via Roma, salutando gli amici vecchi
e nuovi, a firmare centinaia di autografi sui libri affidati dai fan al
suo «segretario» Stefano Albanese. Neanche il tempo di disfare
la piccola valigia che si è portato da Roma che Andrea Camilleri
si è immerso totalmente nella prima delle tre giornate che trascorrerà
nel paese natale.
Porto Empedocle ieri ha abbracciato il suo figlio più famoso
nel mondo, noto per la sua mirabile arte di scrittore, universalmente conosciuto
per le gesta del commissario Montalbano, ma non solo.
Camilleri, 80 anni e 5 giorni, ieri è stato festeggiato dalla
sua gente. Giunto in paese alle 23 di venerdì è andato subito
a riposarsi in vista delle impegnative ore che lo attendevano. Gia di buon
mattino in casa sua si è infatti intrufolato un giornalista della
Rai, giunto con la sua troupe da Roma per intervistare lo scrittore. Lucido,
ironico, distaccato, con la sua consueta sigaretta stretta tra l'indice
e il medio della mano destra, «u zu Andrea» ha sceso le scale
della sua abitazione di via La Porta per recarsi al Caffè Vigata,
dopo alcune tappe al ristorante la «Grotta di Vigata» e all'edicola
sotto casa sua. Ad attenderlo da giorni soprattutto Stefano Albanese, il
titolare del bar-segreteria che, senza perdere tempo, gli ha adagiato sul
tavolino, accanto all'immancabile birra ghiacciata, una catasta di pubblicazioni
che lo scrittore ha autografato una per una. Dopo un'ora di firme, abbracci,
baci e interviste, Camilleri è andato a pranzare.
Fin qui la mattinata del papà di Vigata. Nel pomeriggio il clou
della kermesse che la Provincia regionale ha organizzato in suo onore al
Museo San Nicola di Agrigento e a sera la festa in piazza, davanti al municipio
empedoclino.
Francesco Di Mare
Il Gazzettino, 11.9.2005
[...]
Non si capisce molto questa iniziativa della Donzelli editore di affiancare
Jacques Cazotte, scrittore francese vissuto nel XVIII secolo, con Andrea
Camilleri, il maestro siciliano del giallo, ritenuto da tutti un pilastro
vivente della nostra letteratura. Il fil rouge che lega i due racconti
è il tema, naturalmente, quello luciferino. Infatti, i due, hanno
per protagonista il diavolo, in entrambi i casi tentatore di cedimenti
carnali, abile costruttore di illusioni passionali. Nel racconto di Camilleri,
come da copione, tutto si svolge in una Sicilia puritana, dove le barriere
da abbattere sono molto solide e il Diavolo non si rivolge alla mente dell'uomo,
ma al suo organo "di piacere". In quello di Cazotte, collocato in una Napoli
galante e un po' caciarona di fine Ottocento, il diavolo veste i panni
di una donna bellissima, che cercherà di irretire un compìto
e coraggioso soldatino. I racconti non sono molto di più di due
novelle, ma sono scritti con arte ed eleganza. Il presupposto della casa
editrice, anche se con probabilità puramente commerciale, ha dato
comunque vita a un libro godibile e interessante.
[...]
Lorenza Stroppa
Il Mattino,
11.9.2005
Aspettando De Gregori ecco Moscato e Camilleri
[...]
Roberto Herlitzka, tra i più grandi attori che vivono il palcoscenico
del grande teatro, torna a Benevento (lo scorso anno Città Spettacolo
gli consegnò il Premio Viviani) per leggere alcuni brani de ”Il
birraio di Preston” di Andrea Camilleri. L’incontro (Comunale ore 18.30)
chiude il settore letteratura della rassegna e vede l’intervento del regista
Rocco Mortelliti e del compositore Marco Betta. Al termine dell’incontro
sarà proiettato il film inedito "Finale di partita" di Samuel Beckett
per la regia di Andrea Camilleri.
[...]
Lucia Lamarque
Corriere della sera,
12.9.2005
Lo scrittore definisce ugualmente osceni l'attentato alle Torri e la
reazione americana
Camilleri: l'11 settembre? Più vittime in Iraq
Il quarto anniversario dell'11 settembre e le accuse di Camilleri
Camilleri: "In Afghanistan e Iraq attacchi osceni"
Roma - L’inventore del commissario Montalbano in tv appare un po’ stanco,
forse sono i festeggiamenti per i suoi ottant’anni ad averlo provato. Ma
sull’11 settembre, sull’attacco alle Torri Gemelle, Andrea Camilleri ha
un’idea molto chiara e pronta per far discutere: «Inutile ripeterlo,
è stato un gesto osceno nei riguardi dell’uomo. Ma con la stessa
franchezza devo dire che la reazione m’è parsa altrettanto oscena.
Cioè a dire: si è andati a colpire della gente che non c’entrava,
prima in Afghanistan e poi in Iraq, creando un numero ben superiore di
civili morti di quanti non ce ne siano stati nelle Due Torri». In
ballo, secondo Camilleri, c’è la strategia complessiva dell’amministrazione
Bush: «Forse la lotta al terrorismo... che va fatta... andava realizzata
con maggiore razionalità. E non sull’onda della reazione emotiva».
Camilleri parla di guerra, di Iraq e di 11 settembre seduto al «Bar
Vigata» di Porto Empedocle, proprio sotto casa («è il
mio ufficio, il cameriere Mario mi fa da segretario») e risponde
alle domande di Fernando Ferrigno del Tg3. La registrazione risale a sabato
scorso, giorno del suo ottantesimo compleanno, e ieri sera al Tg3-Primo
Piano delle 23.30 sull’11 settembre è andata in onda solo una rapidissima
sintesi. Il resto troverà posto su Raitre in settimana, forse anche
stasera stessa, tutto dipenderà dall’attualità.
Nel Tg3-Primo piano trova spazio un’altra riflessione sulla guerra.
Stavolta è un ricordo personale: «Eravamo a Bolsena in automobile.
Io non guido e quindi chiesi a mia moglie: "Fermati un attimo". Scesi verso
questo enorme cimitero di guerra anglo-americano. Io leggevo le lapidi
e c’era qualcosa che non capivo. Rimontai in macchina. Solo la sera ho
capito l’assurdità di ciò che avevo visto. A mettere quelle
lapidi non erano stati i figli. Ma i genitori».
Il resto del colloquio contiene altri spunti sulla guerra: «Ricordo
molto bene cosa fu la Seconda guerra mondiale, ero giovane, posso dire
di averla ancora negli occhi, ricordo bene cosa ho visto e ho vissuto».
La riflessione però sembra portarlo a una constatazione ottimistica:
«Io ho ormai ottant’anni e posso almeno dire che qui in Europa non
ci sarà più una Germania a dichiararci guerra, non ci sarà
più una Francia a dichiararci guerra... E’ una certezza, e per noi
è un grande passo avanti». Camilleri rinnova la sua fede pacifista
e rende omaggio a Giovanni Paolo II: «Le marce per la pace? Io sono
d’accordo, capisco bene tutti i movimenti che si battono per la pace. Io
non sono credente ma ho sentito quante volte Wojtyla si appellò
al mondo per la pace. Ma non lo hanno ascoltato...» E alla fine,
da siciliano, lo scrittore non dimentica l’orrore degli sbarchi e delle
morti in mare di queste ore: «Di fronte a queste cose dovremmo sentirci
veramente tutti emigranti».
Paolo Conti
Primo Piano, 12.9.2005
Nel corso della trasmissione servizi, collegamenti e contributi. Tra
questi, Andrea Camilleri.
La Sicilia, 12.9.2005
Gli 80 anni di Andrea Camilleri
Mega festa per il papà di Montalbano
Come per San Calogero, forse anche meglio. Chi pensava che i festeggiamenti
in onore di Andrea Camilleri, giunto a 80 anni in perfetta forma fisica
e mentale, potessero svolgersi in tono dimesso, ha clamorosamente sbagliato.
Sabato sera nella sua Vigata mancavano solo i giochi pirotecnici, per il
resto c'era proprio tutto, compresa la banda musicale in gran spolvero.
C'erano perfino le luminarie che la Pro Loco e la Provincia regionale avevano
scientificamente provveduto a lasciare appese per riaccenderle sette giorni
dopo la conclusione della festa in onore di San Calogero. Dal santo nero
al papà del commissario Montalbano il salto è stato breve,
senza con questo voler essere blasfemi. Oltre agli archi illuminati gli
organizzatori del Camilleri day hanno fatto trovare al festeggiato una
gigantesca torta di panna con su scritto «Auguri Nenè».
E Nenè ha gradito, tanto che gli occhi vispi che lo caratterizzano,
si sono un pò inumiditi per la commozione.
Oggi lo scrittore saluterà la sua terra per tornare a Roma,
portando con se il ricordo di una festa davvero memorabile.
Camilleri come San Calò
Megafesta per lo scrittore al Museo S. Nicola, poi un bagno di folla
nella sua Vigata
Porto Empedocle. «Evviva san Caló», «Evviva
Andrea Camilleri».
A sette giorni dai dovuti onori prestati al Santo co-patrono, Calogero
appunto, il paese marinaro è sceso nuovamente in piazza per festeggiare
un'altra figura decisamente speciale: Andrea Camilleri. Il padre del commissario
Montalbano sei giorni fa ha compiuto i suoi primi 80 anni e sabato sera
ha visto assiepare attorno a se tanta, tantissima, gente scesa in piazza
per ricordagli quanto gli empedoclini lo stimino e lo apprezzino.
Dopo essere stato adeguatamente elogiato, raccontato, ringraziato,
stimolato e alla fine ascoltato da una decina di big del mondo dell'editoria
e del mondo universitario italiano nello splendido scenario della sala
Zeus del museo San Nicola di Agrigento, Camilleri è salito in auto
per tornare nella sua Vigata dove mai avrebbe immaginato di trovare una
simile accoglienza.
Ad aspettarlo c'era infatti la banda musicale del paese tirata a lucido
come nelle migliori occasioni, c'erano don Angelo Brancato e don Giuseppe
Anello, c'era l'ex sindaco Paolo Ferrara con la scorta sempre accanto,
c'era il commissario straordinaio Antonino La Mattina, il presidente della
Pro Loco Paolo Savatteri, l'amico di gioventù e scrittore Luigi
Gaglio e i vertici locali delle forze dell'ordine. Tra questi il commissario
della polizia di Stato Corrado Empoli, accompagnato da un collega «speciale»,
suo figlio.
Presente anche l'ex dirigente del commissariato Letizia Mandaglio,
con il marito, rimasta molto legata allo scrittore quando tre anni fa lo
stesso venne a inaugurare la nuova «casa» dei poliziotti empedoclini.
Su tutti, spiccava però la presenza palpabile della gente, per
una volta sottrattasi all'inutile passeggio del sabato sera nella sciatta
via Roma invasa da decine di cani randagi. Anche loro si saranno chiesti
il perché di una simile baraonda. Quando hanno visto uscire dalla
sua casa di via La Porta quell'arzillo nonno accompagnato dall'inseparabile
segretaria Valentina, hanno capito che la serata non sarebbe stata tranquilla
come sempre.
Camilleri ha alzato lo sguardo e ha visto che la Pro Loco e l'assessore
provinciale alla Pubblica Istruzione Calogero Firetto avevano provveduto
a lasciare appesi gli archi illuminati, piazzati nei giorni scorsi per
la festa di San Calogero. Alla faccia delle coccarde che, comprate dalla
Pro Loco, Camilleri aveva chiesto al Commissario La Mattina di non far
esporre. Le luminarie invece sono rimaste una settimana spente, in attesa
di riaccendersi per il Camilleri-day. A rimanere appesa, all'ingresso della
chiesa Madre, è stata anche la gigantesca tela che ritrae San Calogero.
Immaginariamente c'era dunque anche lui, San Calò, a festeggiare
il papà del commissario Montalbano.
Lo scrittore, visibilmente stanco per il tour de force al quale si
stava sottoponendo da 24 ore, riuscendo a farsi largo tra la folla è
salito in Municipio dove, ad attenderlo, c'era il commissario La Mattina
pronto ad accoglierlo con un saluto tanto cordiale quanto erudito.
Il funzionario regionale ha infatti snocciolato tutto il curriculum
dello scrittore davanti al diretto interessato, visibilmente compiaciuto.
Poi tutti ad affacciarsi dal balcone per salutare la folla. Almeno fino
a quando Camilleri ha tirato fuori dal cilindro una delle sue battute.
«Grazie, ma non mi sono mai piaciuti i balconi dai quali affacciarsi
per salutare la gente». Dietro front per uscire dal Municipio ed
è stato bagno di folla. Appena fuori dal palazzo di città
Camilleri si è ritrovato al cospetto di una torta di un centinaio
di chili, realizzata da un ristorante locale con su scritto «buon
Compleanno Nenè». Il tutto con un gigantesco 80 in bella e
buona mostra al centro del gigantesco dolce. Tra un regalo dei Fans
club siciliani che portano il suo nome e uno dell'unione nazionale
delle Pro Loco, il neo ottantenne si è dedicato al taglio della
torta, testandone la bontà con una furtiva leccata del coltello,
manifestando gradimento.
Con la stessa agilità dimostrata con il coltello, Camilleri
è sgattaiolato nella sua «tana» di via La Porta, non
prima di avere ringraziato commosso chi aveva realizzato questo «popò»
di festa di piazza.
Tornando oggi a Roma porterà con se i flash di questa straordinaria
manifestazione di affetto, quasi di devozione. Quasi come per San Calogero.
E qualcuno già mormora che, su questa magica serata vigatese, Andrea
Camilleri possa trarre spunto per scriverci su qualche altro lavoro di
successo.
Francesco Di Mare
Il Quaderno, 12.9.2005
Speciale Benevento Città Spettacolo
Successo per Herlitzka che ha letto Camilleri
Grande successo di pubblico per l’ultima serata della sezione letteratura
della 26ma edizione di Benevento Città Spettacolo. Ieri, alle 18,30,
innanzi al teatro Comunale, una lunga folla ha atteso più di mezz’ora
per assistere alla lettura de “Il birraio di Preston” di Andrea Camilleri
interpretata da Roberto Herlitzka.
In un teatro “accaldato” una delusione: Andrea Camilleri, il cui intervento
doveva precedere la lettura, non è potuto venire.
Ad introdurre l’intervento Rocco Mortelliti. L’attore e regista ha
letto una lettera dello scrittore siciliano indirizzata al direttore artistico
Ruggero Cappuccio che spiegava i motivi della sua assenza.
A seguire una lunga presentazione di Camilleri raccontato attraverso
una serie di simpatici aneddoti sulla vita privata e sull’esperienza teatrale.
Ed ancora una piccola “rappresentazione” mimata… sulle tracce degli insegnamenti
di Camilleri a cui ha fatto seguito la proiezione di uno spezzone di “Finale
di partita”, di Samuel Beckett.
Molta attenzione poi per la lettura di alcuni brani del romanzo che
narra le vicende ambientate nell’immaginario paese di Vigata dove la decisione
del prefetto di inaugurare il teatro “Re d’Italia” con un’insolita opera,
“Il birraio di Preston”, dà il là ad una serie di delitti,
rivolte e cospirazioni. Il tutto è caratterizzato da fitti dialoghi
in
svariate forme dialettali e dalla rapida successione di battute che restituiscono
l’intreccio vorticoso e realistico.
Molto convincente la lettura di Roberto Herlitzka che ha divertito
e coinvolto un teatro gremito. Un’interpretazione magistrale che ha ricreato
perfettamente le atmosfere dello scrittore, le inflessioni dialettali,
le trovate comiche e che è stata salutata da lunghi e calorosi applausi.
El.Bo.
13.9.2005
Mercoledì 14 settembre 2005 alle ore 11:00, presso la sede Rai
di Viale Mazzini (Roma), verranno presentati con una conferenza stampa
i due nuovi episodi televisivi del Commissario Montalbano, "Il giro di
boa" e "Par condicio".
Nell'occasione verrà consegnata ad Andrea Camilleri un regalo
per i suoi 80 anni.
Corriere della sera,
13.9.2005
Il caso
Sgorlon corregge Camilleri
«L'Iraq non è l'11 settembre»
Consolo: «Stessa inciviltà»
Ma davvero si possono mettere sullo stesso piano l'attentato alle Torri
gemelle di New York l'11 settembre del 2001 e gli interventi armati americani
in Iraq e Afghanistan? La provocazione d Andrea Camilleri, che in tv il
giorno del suo ottantesimo compleanno ha definito «ugualmente oscene»
l'azione di Osama bin Laden e la reazione di George W. Bush, divide il
mondo della cultura italiana. C' è chi invita alla cautela come
Carlo Sgorlon e chi invece, come Vincenzo Consolo, pur essendo schierato
su versanti opposti rispetto al «padre» del commissario Montalbano
per quanto riguarda l'estetica letteraria, è d'accordo con lui sulla
valutazione degli avvenimenti internazionali. «Condivido quello che
dice Camilleri - ha detto all'agenzia Adnkronos l'autore de «Il sorriso
dell'ignoto marinaio» -, sono perfettamente d' accordo con lui. Siamo
di fronte a due oscenità, due violenze e forme di orrore di pura
inciviltà. Sono eventi drammatici speculari».
«Non metterei sullo stesso piano le due cose, perché tra
esse ci sono molti distinguo da fare», ribatte Sgorlon. E prosegue:
«Ci sono molte critiche da fare all'operato degli americani, ma è
indubbio che non si può stabilire un'uguaglianza assoluta tra l'attentato
terroristico alle Torri gemelle e alla reazione americana che non equivale
certo a un atto terroristico».
Dacia Maraini preferisce affrontare la questione da un altro punto
di vista, l'efficacia dell'azione americana rispetto allo scopo che, almeno
nelle intenzioni dichiarate, essa vuole raggiungere. «È ormai
evidente - afferma la scrittrice - che il terrorismo non si vince con le
guerre. Non mi interessano i paragoni tra una tragedia e l'altra. Appare
ormai chiaro che non siamo di fronte a guerre giuste, che per altro hanno
provocato solo un'infinità di morti e non hanno spezzato le radici
del terrorismo. Che va combattuto non con le armi, con le bombe, con le
guerre. Questa è una strada sbagliata, finora ha soltanto rinvigorito
i seminatori del terrore».
Secondo Alberto Bevilacqua quello di Camilleri è un paragone
forzato, perché «la fonte dei drammi è diversa»
«Comunque - prosegue l'autore della «Califfa» - siamo
sempre sulla stessa linea della canagliaggine umana. Ma sono uragani umani
di origine diversa, che danno luogo ad atti terroristici o a guerre. E
le Torri gemelle rientrano in una strategia del terrore che dà alle
vittime stesse una luce del tutto particolare».
R. E.
La Repubblica
(ed. di Palermo), 13.9.2005
Il film
Zingaretti traditore anteprima all'Aurora
[...]
Zingaretti dirà addio al commissario Montalbano girando gli
ultimi due episodi della serie: «Se il personaggio negli ultimi libri
di Camilleri è più stanco nei film si sentirà molto
meno».
ANSA, 14.9.2005
TV: Camilleri, Montalbano? Non muore e non va in pensione
Roma - "Montalbano non muore, non sposa Livia e non va in pensione.
Come andrà a finire? Vedremo". Festeggiato a Viale Mazzini per gli
80 anni appena compiuti, Andrea Camilleri non si lascia sfuggire quale
uscita di scena ha immaginato per il suo personaggio, che intanto torna
in tv, il 22 e 29 settembre su Raiuno in prima serata, come sempre con
il volto di Luca Zingaretti, con 'Giro di boa' e 'Par condicio'.
A metà ottobre Zingaretti tornerà sul set per girare,
fino a Natale, 'La pazienza del ragno' e 'Il gioco delle tre carte' (tratto
dai racconti dell'autore) che andranno in onda a primavera e segneranno,
conferma l'attore, il suo addio al commissario, campione di ascolti anche
in replica: "Zingaretti - spiega lo scrittore - ha paura che il personaggio
possa diventare ripetitivo. Ma io sono portato a non avere questo timore
anche perché so di avere ancora poche cose da scrivere. Lasciamo
fare a Dio". "Abbandonare Montalbano è una scelta dolorosa", ribadisce
Zingaretti. "Adoro questo personaggio, mi piacerebbe continuare all'infinito,
ma bisogna avere l'intelligenza di uscire di scena al momento giusto, come
insegna lo stesso Camilleri.
Come dice un adagio orientale, 'se un arcobaleno durasse mezz'ora non
lo guarderebbe nessunò...". Ma se il regista, Alberto Sironi, ammette
di avere già "un po' di nostalgia per Montalbano", il direttore
di Rai Fiction Agostino Saccà spera ancora che la prolifica serie
abbia un futuro: "Mai dire mai".
Adnkronos, 14.9.2005
Zingaretti, ma io lascero` perche` bisogna uscire al momento giusto
TV: Camilleri, per Montalbano ne' morte, ne' matrimonio, ne' pensione...
Lo scrittore, 80enne la scorsa settimana, presentando i due nuovi episodi
in onda il 22 e 29 settembre, non svela quale uscita di scena ha in mente
per il suo poliziotto
Roma - ''Montalbano non morirà, non sposerà Livia e non
andrà in pensione. Ci saranno alternative letterarie e non sarà
colpito da un gangster...''. Andrea Camilleri, festeggiato per i suoi 80
anni appena compiuti a Viale Mazzini, in occasione della presentazione
dei due nuovi episodi del ''Commissario Montalbano'' che andranno in onda
su Raiuno il 22 e 29 settembre, non svela quale uscita di scena ha in mente
per il suo poliziotto diventato un caso letterario e televisivo.
A dare il volto al commissario, sia nei due episodi di fine settembre,
''Giro di boa'' e ''Par condicio'', che nei due ulteriori capitoli (''La
pazienza del ragno'' e ''Il gioco delle tre carte'') che verranno girati
da ottobre e andranno in onda in primavera, sarà ancora Luca Zingaretti,
che però ha annunciato di voler lasciare subito dopo: ''Zingaretti
-dice Camilleri- ha paura che il personaggio possa diventare ripetitivo
ma finora non lo è stato. Lui teme che lo possa diventare in futuro.
Io non ho questo timore anche perché so di avere ancora poche cose
da scrivere. Lasciamo fare a Dio'', conclude sibillino.
Dal canto suo l'attore ribadisce: ''Mi piacerebbe continuare all'infinito
ma bisogna avere l'intelligenza di uscire al momento giusto. Come dice
un adagio orientale, 'se un arcobaleno durasse mezz'ora non lo guarderebbe
nessuno'...''. A lasciare aperto uno spiraglio sulla prosecuzione di Zingaretti
è però anche il direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà,
con un eloquente ''mai dire mai''.
Oggi in Rai a festeggiare l'inventore di Montalbano (che ha compiuto
gli anni il 6 settembre scorso), c'erano veramente tutti: il direttore
generale Alfredo Meocci, il presidente Claudio Petruccioli, il direttore
di Raiuno, Fabrizio Del Noce, il direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà,
i tre consiglieri Sandro Curzi, Nino Rizzo Nervo e Carlo Rognoni oltre
a Luca Zingaretti e al regista della serie tv Luigi Sironi. L'Azienda dove
Camilleri ha mosso i primi passi come autore, produttore e, soprattutto,
dipendente gli ha donato un grande calamaio di bronzo antico e una torta,
ovviamente una mega-cassata siciliana. ''Ora mi toccherà comprare
uno scrittoio'', ha detto lo scrittore dopo aver scartato il pacco regalo.
Poche battute, invece, sulle sue dichiarazioni in merito all'11 settembre
che avevano creato non poche polemiche. ''Penso che una guerra contro popolazioni
inermi -ha ribadito- equivalga ad un atto di terrorismo e me ne assumo
tutte le responsabilità''.
''Io ho fatto una dichiarazione che ha sollevato un putiferio dice
lo scrittore- ma questa dichiarazione l'avevo già fatta quando gli
americani, anzi, chiedo venia, l'amministrazione Bush, decise di attaccare
l'Afghanistan. In quell'occasione avevo detto: ecco la risposta oscena
ad un atto osceno. A distanza di anni -sottolinea Camilleri- ho ripetuto
le stesse cose ma hanno fatto più clamore. Non tollero però
che si parli di una provocazione da parte mia perché io non provoco
nessuno e ho detto solo la mia idea. Mi si può dire di tutto ma
che si faccia una diversità tra i morti di serie A, che hanno un'aura
di sacrificio, e morti di serie B, cioè gli iracheni, mi indigna.
Perché i morti sono uguali'', conclude.
La Repubblica, 14.9.2005
80 anni Camilleri: festa Rai per un "comunista" escluso
Oggi per Andrea Camilleri una cassata gigantesca e un calamaio antico,
onori e festa nella sede di Viale Mazzini per i suoi 80 anni. Ma ieri,
in quei duri anni cinquanta e sessanta, non fu cosi' facile in Rai. L'allora
amministratore delegato Filiberto Guala glielo disse chiaro e tondo: "Lei
e' troppo comunista per la televisione". L'ottantenne papa' di Montalbano
lo ricorda sorridendo e con legittima soddisfazione: "Mi diverte - afferma
davanti alla 'megacassata' ornata di giganteschi canditi che tanto ricorda
la sua Sicilia - questa ricostruzione della mia carriera in azienda". Degli
anni in cui comincio' ricorda soprattutto "l'ostilita' degli intellettuali
nei confronti della televisione che ho sempre ritenuto ingiustificata".
Ma non dimentica neppure l'ostilita' della televisione quando lo escluse
"perche' ero troppo comunista per starci dentro". Poi avvenne che aderi'
ad un invito personale di Ettore Bernabei che gli propose di produrre otto
commedie di Eduardo De Filippo per il piccolo schermo. "Fu un colpo grosso
che io comunista condivisi con un democristiano", ricorda ancora e soprattutto
rammenta come divento' amico di Eduardo, una delle esperienze belle della
vita. Poi fu tutto in discesa: "Superato lo scoglio De Filippo quello che
venne dopo mi ha sempre fatto sorridere". Insomma, quella di oggi e' stata
"una giornata unica", soprattutto "dopo il vaticinio che non avrei mai
lavorato in Rai.
Virgilio News,
14.9.2005
Rai
Per Zingaretti ultime puntate, poi addio a Montalbano
Alla cerimonia per gli 80 anni dell'autore Camilleri
Roma - Luca Zingaretti dà l'addio al commissario Montalbano.
Le nuove puntate della popolarissima fiction, presentate oggi alla sede
Rai alla cerimonia per gli 80 anni di Andrea Camilleri dal neo presidente
Rai Claudio Petruccioli e dal direttore generale Alfredo Meocci, saranno
probabilmente tra le ultime interpretate dall'attore. L'attore tra qualche
giorno tornerà in Sicilia con il regista Alberto Sironi per girare
ancora due puntate, previste per la messa in onda in primavera. Ma le sue
parole non lasciano molte speranze sul futuro della fiction. "Un attore
deve sapere quando entrare in scena ma anche quando uscirne, sempre un
minuto prima che gli applausi finiscano".
"I film che verranno trasmessi su Rai 1 sono ancora quattro" - hanno
spiegato alla cerimonia, nella sede romana della Rai, i dirigenti dell'azienda
- "'Giro di Boa' e 'Par condicio' a partire dal 22 settembre, le due ancora
in lavorazione la prossima primavera".
"L'addio al personaggio" di Zingaretti ci rattrista ha detto il direttore
di Rai 1 Fabrizio Del Noce, presente alla cerimonia. "Spero che Luca continui
ad interpretare questo ruolo", ha aggiunto Agostino Saccà responsabile
di rai Fiction, "noi abbiamo ancora a disposizione materiale per altre
quattro puntate oltre ai romanzi storici dell'autore; sarebbe un peccato
non sfruttare l'occasione. Ricordiamoci che i film del commissario Montalbano
registrano sempre il 30% di share anche in replica".
Anche l'autore, Andrea Camilleri, non si sbilancia e alla domanda se
riesce ad immaginare un commissario Montalbano senza Zingaretti risponde,
"Sì e no: Zingaretti ha interpretato benissimo il suo ruolo, ma
il mio commissario l'ho sempre immaginato più maturo".
Cinecittà News,
14.9.2005
Fiction
Rai Trade: "Montalbano" venduto a 30 paesi
Le tv di oltre 30 Paesi hanno trasmesso i diversi episodi della fiction
"Il commissario Montalbano" che Rai Trade distribuisce nel mondo.
"Il commissario Montalbano - spiega Nicola Cona, amministratore delegato
di Rai Trade - è uno dei nostri prodotti d'eccellenza, di quelli
capaci di oltrepassare le frontiere ed avere successo all'estero. Australia,
Cina (ha avuto l'ok della censura) per arrivare all'intero Sudamerica,
Francia, Germania e Russia sono solo alcuni dei Paesi che hanno trasmesso
la nostra fiction all'estero".
Al prossimo Mipcom di Cannes (15-20 ottobre) Rai Trade presenterà
in anteprima mondiale gli ultimi episodi della serie diretta da Alberto
Sironi e interpretata da Luca Zingaretti.
Adnkronos, 14.9.2005
Ultim'ora: cultura-spettacolo
TV: 'Montalbano', un successo mondiale trasmesso in oltre 30 paesi
Roma - Quello del ''Commissario Montalbano'' televisivo e' un successo
planetario che ha portato fortuna a Rai Trade, la consociata Rai che distribuisce
all'estero i prodotti del servizio pubblico, e persino nuovi turisti in
Sicilia. Gli episodi fin qui realizzati della collana tv ispirata al personaggio
nato dalla penna di Andrea Camilleri sono stati venduti in oltre 30 Paesi,
dalla Scandinavia all'Australia, dal Sudamerica alla Russia. Ma il successo
del personaggio cosi' radicato in Sicilia e' andato ben oltre, riflettendosi
perfino sui flussi turistici nella regione, dove ormai esistono veri e
propri 'tour' per stranieri sui luoghi di Montalbano.
Il Messaggero,
14.9.2005
Uno, nessuno, centomila. E’ l’autore del Sud
[...]
Che senso avrebbe contrapporre a questo idioma la purezza - anch’essa
del tutto immaginaria - di qualche dialetto regionale riciclato da un comico
di Zelig o magari il siciliano soavemente stucchevole e da esportazione
di un Camilleri?
[...]
Filippo La Porta
Il Giornale, 15.9.2005
Zingaretti: «Basta Montalbano. Lo lascio per non rovinarlo»
Roma. «Montalbano? Quello sì, che era un gran bel personaggio!».
Si noti bene: era. Non è. Dal modo in cui ne parla, sembra che per
Luca Zingaretti il commissario sia morto. Forse perché per lui,
in qualche modo, già lo è. «Per rammentare che tutte
le belle cose durano poco, un detto orientale insegna: “Se un arcobaleno
durasse un'ora nessuno lo guarderebbe più”. Inoltre, come ripete
il mio maestro Andrea Camilleri: “Entrare in scena è difficile.
Ma è saperne uscire che è ancora peggio”».
Non coglierà troppo alla sprovvista gli ammiratori, dunque,
la notizia che, per la primavera del 2006, a uscire di scena sarà
proprio il beniamino letterario d'innumerevoli fan televisivi. Luca Zingaretti
ha deciso: non interpreterà più il commissario Montalbano.
Quello con Giro di boa e Par condicio - due nuovi film tv, in onda su Raiuno
il 22 e il 29 settembre - sarà il penultimo appuntamento; infine
verso marzo, a conclusione delle riprese iniziate in ottobre, andranno
in onda gli ulteriori e definitivi due titoli. Senza appello, senza ripensamenti.
«Io non vorrei lasciare questo personaggio. Montalbano è l'ideale
per qualsiasi attore, al punto che qualsiasi attore potrebbe interpretarlo
con successo - si schernisce Zingaretti -. Ma ogni cosa ha la sua parabola.
E io devo avere il coraggio d'interrompere questa, proprio ora che è
al suo vertice». Non si tratterebbe insomma di noia per il ruolo,
legittima per quanto improvvida («questo personaggio mi diverte sempre
moltissimo») né della paura, diffusa ma a volte convenzionale,
di restarvi intrappolato («Montalbano io lo farei ancora per anni»).
E anche tante proteste d'umiltà, suonano più come riconoscenza
al ruolo che come senso di saturazione nei suoi confronti: «Dico
che qualunque attore saprebbe interpretarlo, perché nemmeno un attore
mediocre sarebbe capace di rovinare un personaggio così bello, così
ben scritto. Ma è proprio per non comprometterne il ricordo, che
ho deciso di abbandonarlo».
Ieri, in una Rai in cui, alla presenza del presidente Petruccioli e
del direttore generale Meocci, si brindava agli ottant'anni di Andrea Camilleri
(prima che autore del «caso» editoriale degli ultimi anni,
già delegato alla produzione, produttore, attore e regista in viale
Mazzini) era tempo di bilanci per tutti. Compreso il festeggiato. «Molti
mi chiedono quando mi deciderò a far morire Montalbano - almanaccava
Camilleri, fra il sornione e il compiaciuto -. Ma gli eroi letterari non
muoiono mai. Quindi credo che lo lascerò per sempre com'è.
Senza ucciderlo, senza farlo sposare, senza nemmeno mandarlo in pensione».
L'occasione forniva al festeggiato anche l'opportunità di ricordare
«quando la tv era vista con ostilità dagli intellettuali,
che ancor oggi la considerano una forma culturale di serie B». Nonché
il travagliato ingresso in viale Mazzini; «All'inizio osteggiato
dall'amministratore delegato Guala, che mi riteneva troppo comunista. E
poi favorito dal presidente Bernabei, che invece era democristiano».
Girato, oltre che nei set abituali di Ragusa, Siracusa e San Vito Lo
Capo, anche in luoghi singolari come le grotte delle Latomie o le cave
di marmo a Custonaci, il primo dei «film dell'addio», "Giro
di boa", è tratto dall'omonimo romanzo e promette, «come per
i precedenti, di rispettare alla virgola atmosfere e personaggi dei libri
- assicura il regista di tutta la serie, Alberto Sironi -. Dopo 10 anni
di Montalbano, infatti, resto più che mai convinto che proprio atmosfere
e personaggi siano stati il segreto del suo successo. E su questi ho puntato
fin dall'inizio; fin da quando Camilleri, saputo che sarei stato io il
regista, sbottò: “Ma proprio uno di Milano, doveva essere?”».
Il caso Montalbano è unico anche per due ulteriori notazioni: «È
uno dei pochissimi casi in cui la letteratura è andata in soccorso
della tv, e non il contrario - come ha ricordato il produttore Carlo Degli
Esposti - spingendo tanti lettori ad accendere il video». «Ed
è uno dei pochi che, replicato per ben cinque volte - ha concluso
il direttore di Raifiction, Saccà - ha continuato a raccogliere
il 30 per cento di media di share».
Paolo Scotti
La Repubblica, 15.9.2005
Festa per gli 80 anni dello scrittore a viale Mazzini. Su RaiUno dal
22 i nuovi film con Zingaretti
Camilleri: "Montalbano non sposa Livia e non morirà"
"Ero troppo comunista per entrare in Rai. Strana la vita, oggi mi festeggiano
qui"
«È strana la vita. Una volta per la Rai ero troppo comunista,
oggi mi festeggiano». Andrea Camilleri si fa fotografare col presidente
Petruccioli e il direttore generale Meocci che non smettono di elogiarlo,
in occasione dell´ottantesimo compleanno. Cassata gigantesca, regalo
da notaio - un calamaio di bronzo antico - ringraziamento scherzoso «ora
sarò costretto a comprare uno scrittoio», lo scrittore è
una star a cui fanno le richieste più strane: una fan voleva persino
accarezzargli le sopracciglia. «È bellissimo essere festeggiati
a viale Mazzini dopo che qualcuno aveva vaticinato che non ci avrei mai
messo piede», ironizza. «Nel 1954 vinsi il concorso che portò
in Rai anche Eco, ma l´amministratore delegato Guala mi giudicò
"troppo comunista". Entrai tre anni dopo, chiamato da Cesare Lupo e accettai
subito l´invito di Bernabei a realizzare per la tv le commedie di
Eduardo: un colpo grosso che, da comunista, condivisi con un democristiano».
Produttore di Sheridan e di Maigret, Camilleri ha fatto l´autore
radiofonico; per milioni di italiani il suo commissario Montalbano, interpretato
da Luca Zingaretti, è reale. Il 22 e il 29 andranno in onda su RaiUno
i nuovi film di Alberto Sironi: "Il giro di boa" e "Par condicio". «Troppi
intellettuali» dice Petruccioli «hanno considerato la tv un
mezzo che umilia la cultura: Camilleri è invece esempio di intellettuale
che non ne ha avuto paura, anzi la considera una prova essenziale. È
la sua lezione». Suo ex allievo all´Accademia Silvio D´Amico,
Zingaretti ricorda le lezioni di regia dello scrittore. «Arrivava
e raccontava cose banali, magari di una persona che prendeva un cappuccino
al bar. Non perdevamo una battuta. Ho imparato da lui a osservare la realtà
fissandone i particolari. Aver interpretato Montalbano è un privilegio,
ma nessun attore mediocre avrebbe fallito, perché è scritto
benissimo, ha dentro di sé le contraddizioni di ognuno di noi. Quello
di Camilleri è un universo profondissimo, come può esserlo
solo quello di un intellettuale del Sud. Ha continuato a essere se stesso
malgrado sia tirato tutti i giorni per la giacca. Abbandonare Montalbano
è una scelta dolorosa. Come insegna il mio maestro, è importante
entrare in scena ma anche saperne uscire». Prima di tornare sul set
per gli ultimi due episodi "La pazienza del ragno" e "Il gioco delle tre
carte", Zingaretti girerà il nuovo film di Gianluca Tavarelli, sui
quarantenni. Sabato sarà a Sant´Anna di Stazzema per ricordare
la strage del piccolo paese dove il 12 agosto 1944 i nazisti trucidarono
560 persone. Sull´epilogo della saga di Montalbano, mistero fitto.
«Non muore, non sposa Livia e non va in pensione» dice Camilleri
«Zingaretti ha paura che il personaggio diventi ripetitivo. Io no,
perché so di avere ancora poche cose da scrivere». Il direttore
di RaiFiction Agostino Saccà spera nel futuro della serie: «Mai
dire mai».
Silvia Fumarola
.com, 15.9.2005
Festa Rai per gli 80 anni di Camilleri
Buon compleanno Andrea Camilleri "dall'amata e detestata" Rai. Per gli
80 anni dello scrittore l'azienda ha preparato una festa in pompa magna
con regalo (uno scrittoio in ottone con base in marmo verde), brindisi,
vertici al tavolo degli Arazzi, consiglieri di sinistra del cda schierati
in prima fila, filmato rievocativo del Camilleri attore, autore e regista,
e per finire, presentazione del prossimo film sul commissario Montalbano,
“Il giro di boa”. C'era il presidente Claudio Petruccioli, c'erano il direttore
generale Alfredo Meocci, il direttore di RaiUno Fabrizio Del Noce, quello
di Rai Fiction Agostino Saccà, i consiglieri Sandro Curzi, Rizzo
Nervo e Carlo Rognoni, il produttore della fiction Carlo Degli Esposti,
il regista Alberto Sironi, il volto di Montalbano, Luca Zingaretti che
ancora una volta ha confermato il suo addio definitivo al personaggio.
E al centro di tutti c'era Camilleri. La prima ora e un quarto è
passata in racconti sul "personaggio della nostra letteratura" (come lo
ha definito Petruccioli), amico (tra i pochi che abbiano avuto l'onore)
di Eduardo De Filippo, attore nel commissario Sheridan, produttore di Maigret.
E poi c'è stata una virata, di durata infinita e sulla quale nessuno
si è risparmiato, sul rapporto tormentato tra intellettuali e televisione.
Finita la lezione di estetica del linguaggio e quella di retrospettiva
della letteratura contemporanea, l'attenzione si è concentrata sui
veri protagonisti: l'autore e l'interprete di Montalbano. «Zingaretti
teme il futuro, io no perché so che non ho da scrivere ancora molto.
Lasciamo fare a Dio - dichiara Camilleri. E aggiunge -. «Non faccio
morire Montalbano, non sposerà Livia e non andrà in pensione.
È un personaggio letterario e ci sono altre alternative».
L'attore romano invece, ha deciso di fermarsi e prendersi un periodo di
riposo. «È il momento giusto per chiudere - precisa Zingaretti
-. Non è un atto dovuto? mi sento un po' come l'eroe dei film americani
che abbandona l'eroina? Amo questo personaggio, ma bisogna avere il coraggio
di abbandonare, di capire quando è il momento di uscire di scena.
C'è un adagio orientale che dice: se un arcobaleno durasse mezz'ora
non lo guarderebbe più nessuno». Intanto, giovedì 22
settembre andrà in onda la prima delle due fiction, "Il giro di
boa" e poi il 29 sarà la volta di “Par condicio”. Poche immagini
del prossimo film sono bastate a immergerci nell'atmosfera ferma che si
crea intorno a Montalbano. Le musiche, i colori di Vigata, il siciliano
del commissario, le storie rompicapo inventate dall'autore: alla fine restano
solo lo spettatore e la tv, con il primo immerso nella seconda, come accade
quando si legge un libro tutto d'un fiato. Ad ottobre cominciano le riprese
degli ultimi due film interpretati da Zingaretti, ”La strategia del ragno”
ed “Il gioco delle tre carte” (in onda la primavera del prossimo anno),
ma il regista non sembra rassegnarsi all'idea. «Non sono ancora riuscito
a dire addio a Montalbano - precisa Sironi -. Per adesso è un arrivederci,
poi vediamo». «Il fatto che lasci Montalbano è un momento
topico della mia carriera - conclude Zingaretti -. Mi piacerebbe il prossimo
anno avere un momento di riflessione e concentrarmi un po' più sul
cinema».
Annalisa D'Aprile
La Provincia
di Sondrio, 15.9.2005
Fiction. Nuove puntate il 22 e 29 settembre
A Roma festa di compleanno del papà del celebre commissario.
La Provincia era lì
Camilleri: «Montalbano torna, ma poi sparirà». Lo
scrittore, 80 anni: «Non morirà, né si sposerà,
né andrà in pensione». Zingaretti: «È
la mia penultima serie»
Roma. Il 22 e il 29 settembre torna il commissario Montalbano con "Il
giro di boa" e "Par condicio". Luca Zingaretti torna a vestire i panni,
sempre più stretti, dell'uomo d'ordine di Vigata, immaginario paese
siciliano nato dalla fervida fantasia di Andrea Camilleri. Da nove giorni
ottantenne. Nel giorno in cui Pier Vittorio Tondelli avrebbe compiuto cinquant'anni
viene festeggiato all'ombra del cavallo di viale Mazzini, dove ha rivestito
tutti i ruoli possibili «dal produttore, al funzionario, al delegato,
fino al regista. Ma le maggiori soddisfazioni me le sono tolte con la produzione,
avendo portato alla Rai Sheridan, Maigret e, soprattutto, le commedie di
Eduardo». A celebrarlo, con un'enfasi che lo fa più volte
sorridere, il gotha della dirigenza: il presidente Petruccioli, il direttore
generale Meocci e il direttore di RaiFiction Saccà. L'anziano autore,
fra le mani il calamaio in bronzo regalatogli, ha raccontato, con una certa
soddisfazione, che «alla Rai proprio non mi volevano. L'amministratore
delegato di allora, Filippo Guala, vaticinò la mia impossibilità
di varcare queste porte, perché sembravo troppo comunista (sorride
il consigliere Curzi, in prima fila). Fu un democristiano, Ettore Bernabei,
a prendermi, quando portai le commedie teatrali di Eduardo in tv. Anche
per questo per me la Rai è come un grande amore. La detesto. E la
amo struggevolmente». Tornando al suo grande e tardivo successo,
non rivela nulla. «Non lo ucciderò, non lo farò sposare
e non lo farò andare in pensione» ha però assicurato.
Lascerà, invece, l'attore romano. «È la mia penultima
serie di Montalbano. Girerò ad ottobre “La pazienza del ragno” e
“Il gioco delle tre carte” - in onda a primavera -. Come dice Camilleri
entrare in scena è difficile. Ma uscirne lo è ancora di più.
È una scelta dolorosa, ma necessaria. Siamo all'apice della parabola.
Bisogna saper lasciare al momento giusto. D'altronde un adagio orientale
dice che se un arcobaleno durasse un quarto d'ora nessuno lo guarderebbe».
Camilleri contesta bonariamente Zingaretti: «Luca ha paura che il
personaggio possa diventare ripetitivo. Ma quanto crede che possa ancora
scrivere?». Luca Zingaretti, racconta dei suoi progetti futuri. «Oltre
al film con Tavarelli, film corale sui quarantenni di oggi, con un'ottima
sceneggiatura dello stesso regista, aspetto di poter presentare il documentario
sulla sceneggiatrice Suso Cecchi D'Amico. È bellissimo. Non per
merito mio. Ho solo montato due macchine da presa e ho assistito alle conversazioni
tra lei e Margherita (la moglie, da cui si è recentemente separato,
ndr)». Non avendo finito in tempo il lavoro per presentarlo a Venezia,
Luca ha però presentato I giorni dell'abbandono, stroncato dalla
critica. «I fischi? Pilotati» chiosa. Chiude, tornando al commissario.
«Interpretare Montalbano per me è stato un privilegio. Impossibile
fallire. È ben scritto, ha dentro di sé, e le vive con grande
sincerità, le mille contraddizioni di ognuno di noi». «Mi
ha cambiato - conclude Zingaretti - perché prima mi conoscevano
solo gli addetti ai lavori. La popolarità è importante. Perché
a chi non è vanesio dà una grande opportunità. La
possibilità di scegliere».
Boris Sollazzo
L'Arena, 15.9.2005
Grande festa per gli ottant’anni di Camilleri con i vertici di Viale
Mazzini
Giallo sul futuro di Montalbano
L’attore lascia la serie. L’autore: «Il Commissario non muore»
Roma. Grande festa, ieri mattina nella sede Rai di viale Mazzini, per
gli ottant’anni (già compiuti) di Andrea Camilleri, ex dipendente
Rai prima che «papà» del Commissario Montalbano. A fargli
gli auguri c’erano, tra gli altri, il presidente Claudio Petruccioli, il
direttore generale Alfredo Meocci, i tre consiglieri di amministrazione
Sandro Curzi, Nino Rizzo Nervo e Carlo Rognoni. Con loro, al tavolo, il
direttore di Rai Fiction Agostino Saccà, il direttore di Raiuno
Fabrizio Del Noce e Luca Zingaretti che, il 22 e il 29 settembre (in prima
serata su Raiuno) sarà il protagonista di due nuovi film de «Il
commissario Montalbano» («Giro di boa» e «Par condicio»,
altri due, gli ultimi, arriveranno in tv nella primavera 2006). «Montalbano
non è solo un grande personaggio della letteratura», ha esordito
Petruccioli, «ma, ormai, è una presenza familiare e attesa
sui nostri teleschermi grazie all’inventiva di Camilleri e all’interpretazione
di Zingaretti, uno dei migliori interpreti che si potessero immaginare».
Petruccioli spiega inoltre che «Camilleri è stato tantissime
cose per la Rai, è stato dipendente di questa azienda in cui ha
fatto quasi tutto: il produttore delle commedie di Eduardo De Filippo,
de “Il tenente Sheridan” e de “Il commissario Maigret”, l’attore, il regista
e l’autore radiofonico. È un modello per tutti coloro che lavorano
in qui». Intanto, però, il vero giallo nasce sul futuro della
fiction. Mentre Camilleri non ha alcuna voglia di pensionare il Commissario
perchè, sostiene, di non avere ancora molto tempo per scrivere.
Il suo interprete, Luca Zingaretti, è pronto a dare l’addio al personaggio.
L’attore afferma infatti di voler girare gli ultimi due episodi e poi dedicarsi
ad altro. Paura di rimanere intrappolato nel ruolo, per altro amatissimo
dal pubblico televisivo? «Mi sento come in quei film americani in
cui l’eroe abbandona l’eroina perchè sa che se la porta con sè
succederà qualcosa di brutto, poi però quando lei gli chiude
la porta lui crolla dalla disperazione, spiega Luca Zingaretti per il quale
abbandonare la serie è ormai un atto dovuto. E aggiunge: «Montalbano
è un personaggio che amo, che fari all’infinito, ma bisogna avere
l’intelligenza, come mi ha insegnato lo stesso Camilleri, di uscire di
scena al momento giusto, e questo è il momento giusto: un arcobaleno
che dura mezz’ora non lo guarderebbe nessuno». Con le fattezze o
meno di Zingaretti il futuro del Commissario sembra però assicurato.
«Farlo morire? Ma che scherziamo! Nè andrà in pensione
e mai si sposerà con Livia, è un personaggio letterario e
ci sono altre soluzioni». Parola di Andrea Camilleri.
La Gazzetta
del Mezzogiorno, 15.9.2005
Il 22 torna Montalbano. Gli 80 anni dell'autore, dal '54 in viale Mazzini
W Camilleri, W la Rai
Festa per lo scrittore e il suo Montalbano
«Ora sarò costretto a comprare uno scrittoio». Sorride
Andrea Camilleri scartando il regalo della Rai, un calamaio di bronzo antico,
nella Sala degli Arazzi di Viale Mazzini dove lo stato maggiore dell'azienda
si è riunito per festeggiare i suoi 80 anni. Un'occasione anche
per lanciare Giro di boa e Par condicio, i due film di Alberto Sironi che
il 22 e 29 settembre riporteranno in prima serata su Raiuno Luca Zingaretti
nei panni del Commissario Montalbano, il personaggio che ha consacrato
il successo televisivo di Camilleri. «Mi sembra una giornata abbastanza
unica: trovo bellissimo essere festeggiati qui dopo che qualcuno aveva
vaticinato che non avrei mai messo piede qua dentro», scherza lo
scrittore. Nel 1954, infatti, vinse il concorso che portò in Rai
anche Umberto Eco e Emmanuele Milano, «ma l'amministratore delegato
Filiberto Guala mi giudicò troppo comunista. Tre anni dopo però
- racconta - entrai a Viale Mazzini, chiamato da Cesare Lupo e accettai
subito l'invito di Ettore Bernabei a realizzare per la tv otto commedie
di Eduardo De Filippo: un colpo grosso che, da comunista, condivisi con
un democristiano. E diventare amico di Eduardo non è stata cosa
da poco». Da allora in Rai, Camilleri - ricorda una clip di immagini
di Rai Teche proiettata alla festa - ha fatto un po' di tutto: il produttore
del Tenente Sheridan e del Commissario Maigret, per cui è stato
anche attore, l'autore radiofonico e soprattutto il papà del commissario
di Vigata che anche alla quinta replica fa il 30% di share. Al brindisi,
accompagnato da un'enorme cassata siciliana, interviene per primo Claudio
Petruccioli, alla prima uscita pubblica da presidente Rai: «Non potevo
trovare occasione migliore», esordisce, ricordando la feconda carriera
di Camilleri in Rai, segnata da «un unico denominatore: il livello
alto, la qualità. Troppa parte degli intellettuali italiani hanno
considerato la televisione un mezzo che umilia, frantuma, disperde la cultura:
Camilleri - sottolinea il presidente - è invece esempio di intellettuale
che non ha avuto paura della tv, anzi la considera una prova essenziale,
traendone linfa per le sue invenzioni più raffinate. E' questa la
sua grande lezione». Il successo mondiale, dall'Australia al Sudamerica
(il solo Montalbano tv è stato venduto in oltre trenta Paesi) non
impedisce a Camilleri, ricorda il direttore generale Alfredo Meocci, di
«esprimere con semplicità i valori veri dell'Italia, che fanno
grande il nostro Paese. Emozioni che l'autore ha saputo scrivere nella
roccia». Mentre il direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà,
paragona la «tv popolare» di Camilleri alla produzione di Omero
e all'arte di Giotto e il direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce gli assegna
«un posto d'onore nella storia della tv», Camilleri tace e
sorride sornione. «Ricordo quando entrava in classe all'Accademia
di arte drammatica per insegnare regia televisiva», racconta Zingaretti.
«Soldi non ce n'erano neanche per comprare una telecamera: ma lui
arrivava e raccontava cose banali, magari della persona che aveva incontrato
al bar, mentre prendeva un cappuccino. Eppure non ci perdevamo una battuta.
Ecco, penso di aver imparato da Camilleri ad osservare la realtà
circostante fissandone i particolari. A distanza di anni dall'Accademia,
interpretare per me Montalbano è stato un privilegio: ma è
un personaggio che nessuno avrebbe fallito, ha dentro di sé le mille
contraddizioni di ognuno di noi».
a. ma.
Le
Monde, 15.9.2005
Le Monde des livres
Le Clan Camilleri
Une bordille de dégueulasserie de nuit toute gangassée,
et que tu vires et que tu tournes, que tu t'endors et tu t'aréveilles,
que tu te lèves et tu te couches. On imagine aisément,
qu'à lui seul, l'incipit du dernier polar de l'Italien Andrea Camilleri,
Le Tour de la bouée (Fleuve Noir, 2005), ait pu donner du fil à
retordre à son traducteur, Serge Quadruppani. Dans son "Avertissement",
il rappelle qu'une bonne part du succès éditorial "camillerien"
tient "à la langue si particulière qu'emploie l'auteur":
un savant mélange d'italien "officiel" et de dialecte sicilien flirtant
avec le registre familier. Cette verve, mise au service de scénarii
finement ciselés et épicés, ne pouvait que profiter
à son anti-héros fétiche, le commissaire Montalbano.
Si Andrea Camilleri est traduit depuis 1998 en français, son
site officiel (www.andreacamilleri.net) n'a pas encore franchi le pas transalpin.
A la première personne, alliant parfois sa voix aux écrits,
l'auteur octogénaire fait la lumière sur des éléments-clés
de son oeuvre, de Montalbano à Vigàta, pendant littéraire
de sa native Porto Empedocle. Biographie et bibliographie viennent parfaire
le tout.
Bien que plus décalé, le site de l'association italienne
"Camilleri fans club" (www.vigata.org) mérite qu'on s'y attarde:
liste exhaustive et annotée des oeuvres traduites, extraits de critiques,
références littéraires et même... penchants
culinaires de l'auteur. On restera toutefois sur sa faim: de maigres citations
et pas le moindre extrait à se mettre sous la dent.
Marlène Duretz
Il Clan Camilleri
Une bordille de dégueulasserie de nuit toute gangassée,
et que tu vires et que tu tournes, que tu t'endors et tu t'aréveilles,
que tu te lèves et tu te couches. Si immagina facilmente quanto
fin dall’incipit l’ultimo giallo dell’italiano Andrea Camilleri, Il giro
di boa (Le Tour de la bouée , Fleuve Noir, 2005), abbia potuto dare
filo da torcere al suo traduttore, Serge Quadruppani. Nella sua prefazione,
ricorda che una buona parte del successo editoriale «camilleriano»
è da attribuirsi «alla lingua così particolare usata
dall’autore»: un sapiente mélange di italiano «ufficiale»
e di dialetto siciliano che flirta col registro familiare. Questa verve,
messa al servizio di trame cesellate e piccanti, non poteva che giovare
al suo antieroe feticcio, il commissario Montalbano.
Sebbene Andrea Camilleri sia tradotto fin dal 1998 in francese, il
suo sito ufficiale (www.andreacamilleri.net) non ha ancora varcato il confine
transalpino. In prima persona, associando talvolta la sua voce agli scritti,
l’autore ottuagenario fa luce su elementi chiave della sua opera, da Montalbano
a Vigàta, «doppio» letterario della sua nativa Porto
Empedocle. Biografia e bibliografia perfezionano il tutto.
Sebbene a un altro livello, merita attenzione il sito dell’associazione
italiana "Camilleri fans club" (www.vigata.org): lista esaustiva e dettagliata
delle opere tradotte, estratti di critica, riferimenti letterari e anche…
preferenze culinarie dell’autore. Si resterà tuttavia con l’appetito:
scarne citazioni e nulla da mettere sotto i denti.
[traduzione a cura del Camilleri Fans Club]
Adnkronos, 16.9.2005
Scrittori: Camilleri, 'Le Monde' auspica fans club anche in Francia
Il giornale parigino presenta il sito Internet dei sostenitori italiani
Parigi - ''Le Monde'' auspica la nascita di un fans club di Andrea Camilleri
anche in Francia. Il quotidiano francese, nel supplemento settimanale
dedicato ai libri, da' notizia ai suoi lettori dell'esistenza su Internet
all'indirizzo www.vigata.org di una ricca raccolta di informazioni sullo
scrittore siciliano, famoso per essere il creatore del commissario Montalbano.
E proprio parlando di questo sito, ''Le Monde'' ricorda come ancora non
esista niente di simile in lingua francese pur essendo Andrea Camilleri
tradotto in Francia gia' dal 1998 e con grande successo di pubblico e di
critica.
Il Venerdì,
16.9.2005
Finale aperto. Per chiudere la serie, Camilleri prevede un duello fra
il personaggio del libro e quello della tv
Montalbano e il suo doppio
Stavolta Salvo Montalbano ha un antagonista impegnativo: il suo alter
ego. A questo escamotage pirandelliano sarebbe giunto Andrea Camilleri
per levare di scena il suo commissario, dopo undici anni di successi planetari.
“Riccardino”, il romanzo dell’epilogo, dovrebbe mettere a confronto il
Montalbano letterario, stanco e invecchiato, con il suo doppio televisivo,
più atletico e scattante. Insomma, Luca Zingaretti.
(s.f.)
Indian Express,
16.9.2005
Move Over, Miss Marple
A beautiful murder victim, family secrets, skeletons in the extra-marital
closet, a doughty investigator, a sceptical superior—haven’t we all read
it somewhere before? Like classic eveningwear, the basic coordinates of
crime fiction haven’t changed much since "The Murders in the Rue Morgue"
(1841). But just like it took an Armani to give a contemporary twist to
the black dinner jacket, so is its literary equivalent getting a modern
makeover from a clutch of writers choosing Italy as their mise en scene.
Leading from the front in the Italian reinvention of the mystery novel
is Camilleri. While he arrives on Indian shores long after Michael Dibdin
and Donna Leon and Margaret Nabb— the disadvantage of writing in Italian—
Camilleri was one of the first to resuscitate the police inspector as the
protagonist.
Camilleri’s Montalbano is a cross between Dibdin’s Aurelio Zen and
Leon’s Guido Brunetti, marrying the former’s lone-wolf idiosyncrasies with
the latter’s family man-epicure-team leader proclivities. He lives alone—
though there’s a long-suffering girlfriend on the scene— unplugs the phone
lest it disturb a good meal, connects instinctively with people of a certain
aesthetic and emotional sensibility and solves mysteries with a combination
of intuition and intelligence. He is the pivot of the series; if it works,
credit must go largely to him— never over the top, never picture-book perfect,
never infallible, just a straight, un-selfconscious player working an essentially
corrupt, even farcical, system with the weapons at his disposal.
That these weapons still work in a world miles removed from Poe and
Poirot and Philip Marlowe is the life-affirming moral of the Montalbano
mysteries. Not for him ‘gentlemanly’ murders in country houses and golf
links: Montalbano’s Vigata—an imaginary town somewhere in Sicily—is peopled
by stop-at-nothing drug-dealers, illegal immigrants from across the sea
and the newly porous overland borders, desperate lovers and traders in
flesh and souls. Changing Europe, in fact, is a recurring theme across
the new crop of Italian mysteries.
The more things change, though, the more some things remain the same,
Montalbano realises as he nears the closure of the investigation recorded
in "The Voice of the Violin". A beautiful, young woman has been murdered;
the suspects are, alas, a half-wit admirer and a cold-fish of a husband.
Or is there someone else, a third man, who’s actually the primary paramour?
And if so, what could possibly motivate such a murder—and the removal of
all traces of the victim’s clothes?
Filling up the sidelines of the linear whodunit are a host of minor
stories. This, the fourth Montalbano mystery, takes up several strands
from the preceding novel, "The Snack Thief"; they may fox the first-time
reader somewhat, but don’t really impede the basic story.
Translating a story— more so, a mystery—so heavily imbued with the
sense of place as the Montalbano series is, could not have been easy, but
Stephen Sartarelli, himself a poet, does an incredible job of conveying
the linguistic jokes and the sardonic sense of humour. The humour, and
the humanity—and an elemental sense of sadness, familiar to ancient cultures
steeped in very modern ills —in fact, are the long-stay factors; they remain
with the reader long after the obvious page-turner questions have been
answered.
So, go ahead, pick up your copy. And savour each page as Montalbano
does his coral sauce on pasta.
Sumana Mukherjee
Corriere della sera,
18.9.2005
Nella puntata in onda giovedì
Montalbano contro i poliziotti del G8
Nella fiction pronto a dimettersi: «Violenza e prove false, mi
sento tradito»
Roma - Sarà un commissario Montalbano «politico»
quello che giovedì in prima serata su Raiuno sfiderà l’altra
grande fiction della stagione, cioè la ripresa si «Elisa di
Rivombrosa» su Canale 5. Chi conosce «Il giro di boa»
di Andrea Camilleri, uscito nel 2003 come sempre da Sellerio, sa di cosa
si tratta. C’è di mezzo il G8 di Genova del luglio 2001, l’irruzione
alla scuola elementare Diaz che ospitava i no-global, gli «interrogatori»
alla caserma di Bolzaneto con abusi, violenze, addirittura minacce di stupro,
citati nell’istruttoria. Proprio il 12 ottobre (sono le coincidenze da
palinsesto tv) ci sarà la prima udienza del processo contro 45 tra
carabinieri, poliziotti, medici penitenziari per reati che vanno dall’abuso
d’ufficio alla violenza privata.
La puntata di giovedì comincia con l’arrivo di Montalbano (un
Luca Zingaretti al suo meglio) al commissariato di Vigata. C’è l’appuntato
Catarella, agitatissimo. Qualcuno di notte ha riempito i muri di scritte
e di insulti: «Hanno scritto sbirri farabutti, commissario. Farabutti
e assassini». Catarella quasi trema, il suo idioma già difficile
si ingarbuglia sempre più: «Mi arrabbio perché nessuno,
qui dentro, è farabutto o assassino. A cominciare da lei e per finire
con me, che sono l’ultima ruota del carretto. Mi scordai: grandissimi cornuti,
c’era "scrivuto" anche...»
Anche Montalbano è furioso ma la sua rabbia è fredda.
Cerca inutilmente il questore al telefono, vuole dimettersi. In quel momento
entra nel suo ufficio il suo collega di sempre, Mimì Augello, una
specie di coscienza critica. I due cominciano a parlare. Montalbano si
sfoga: «Sì, me ne voglio andare. Hai letto i giornali?»
Augello capisce, lo lascia parlare: «Ad assaltare la scuola, in quella
caserma, a fabbricare prove false, false!, non c’è stato qualche
agente isolato, ignorante, violento... no! C’erano questori, vicequestori,
capi della Mobile e compagnia bella.... Mi sono amminchiato». Ovvero
stufato, disgustato. Augello gli chiede: «Ti senti tradito dall’istituzione
in cui avevi più fiducia». Montalbano perde le staffe: «Non
mi sento tradito. Sono stato tradito! Fabbricare prove false... oohh! Ma
sai quale è la cosa peggiore? Che prima di Genova c’era stata Napoli.
E lì il governo era di un altro colore». Augello gli chiede
a che conclusione voglia arrivare. Montalbano quasi lo assale: «Che
la lordìa è qui, nella polizia». Ovvero la sporcizia
è tra di noi che facciamo parte di quel mondo. Augello non si limita
a incassare, lo avverte che un suo addio sarebbe, quello sì, «un
tradimento contro tutti gli altri poliziotti onesti come noi, che con quei
quattro farabutti non abbiamo nulla a che fare, andartene significherebbe
sbattere la porta contro chi è per bene». Ovviamente alla
fine Montalbano, pur tenendosi il rospo, non si dimetterà e resterà
al suo posto.
E’ la prima volta che il G8 di Genova, avvenute sotto il governo Berlusconi,
e le violenze contro i no global a Napoli il 17 marzo dello stesso 2001,
quando governava il centro sinistra e a palazzo Chigi sedeva Amato, appaiono
in una fiction televisiva. Il copione del film-tv (prodotto da Raifiction
con la Palomar di Carlo degli Esposti, sceneggiato da Camilleri con Francesco
Bruni e Salvatore De Mola, diretto da Alberto Sironi) è stato visto
anche dai vertici della polizia, che collabora con i prodotti tv in cui
appaiono le forze dell’ordine: vengono messe a disposizione auto di servizio,
può capitare che veri poliziotti siamo usati come comparse. Ma nessuno
ha avuto da ridire: sarebbe stato impossibile suggerire una correzione
così clamorosa, visto che il romanzo ha proprio all’inizio le dure
riflessioni di Montalbano.
Ma c’è un particolare che incuriosisce. L’Andrea Camilleri sceneggiatore
ha deciso di tagliare una parte dell’Andrea Camilleri scrittore. L’invettiva
del commissario contro il governo Berlusconi sulla carta dei libri Sellerio
era ben più dura. Augello dice: «Ho capito quello che ti rode.
Il fatto che tutto questo sia capitato con un governo che suscita la tua
diffidenza, la tua contrarietà. Pensi che i governanti in questa
faccenna ci abbiano bagnato il pane?». Così risponde il commissario,
a pagina 16: «Nelle sale operative genovesi in quei giorni c’era
gente che non ci doveva stare. Ministri, deputati e tutti dello stesso
partito. Quel partito che si è sempre appellato all’ordine e alla
legalità. Ma bada bene, Mimì. Il loro ordine, la loro legalità».
Tutto questo giovedì sera non ci sarà. Motivi di opportunità?
Probabile, visto che si tratta di una prima serata di Raiuno non lontana
dal clima pre-elettorale. Ma è impossibile parlare di censura. Eventualmente
di una scelta consapevole di Camilleri.
Paolo Conti
ANSA,
18.9.2005
News - In primo piano
Montalbano-Elisa e non solo, ripartono le grandi sfide TV
Rima - Le sospirate nozze tra Elisa di Rivombrosa e il conte Fabrizio
Ristori o l'indagine forse piu' difficile di Montalbano? Giovedi' 22 settembre
il pubblico tv sara' costretto a scegliere tra la nuova serie del feuilleton
in costume di Canale 5 e il ritorno del commissario di Vigata su Raiuno
con 'Giro di boa'.
[...]
Giovedi' a tutta fiction, con lo scontro Montalbano-Elisa che andra'
avanti per quattro settimane (dopo 'Giro di boa' Raiuno proporra' 'Par
condicio' e due repliche, 'Gli arancini di Montalbano' e 'Il gatto e il
cardellino').
[...]
Corriere della sera,
19.9.2005
Ds, Margherita e Verdi: giusto riflettere su quei giorni
Montalbano e il G8. Scontro sulla fiction
Il Polo: attacchi gratuiti agli agenti
Roma - Il commissario Montalbano “politico” che giovedì sera
su Rai uno con “Il giro di boa” si sentirà “tradito” dalla sua Polizia
per i fatti di Genova del Luglio 2001, cioè per le violenze del
G8, è già diventato un caso. E’ possibile rintracciare una
riposta al film-tv, secondo qualcuno, nelle dichiarazioni rilasciate ai
giornalisti ieri a Cesena dal capo della Polizia, Gianni De Gennaro: ”La
Polizia svolge un’attività essenziale al servizio dei cittadini
nella legalità e nella trasparenza”.
Ma è soprattutto la politica a infiammarsi. Dice Giorgio Lainati,
capogruppo di Forza Italia in commissione di Vigilanza: ”I realizzatori
del film non si sono resi conto di aver commesso un grave errore. Il G8
di Genova è stato oggetto di una commissione parlamentare d’inchiesta.
Ed è appunto grave che si attacchi la Polizia di Stato in modo così
gratuito, affidando un giudizio tanto duro a un opinion leader molto seguito.
Sarebbe accaduto lo stesso, in una circostanza analoga, con un governo
dell’Ulivo al potere?”.
Concorda con lui Alessio Butti, membro An della Vigilanza: ”Attenzione
a portare in tv, in un momento così delicato per la sicurezza nazionale,
una visione distorta del servizio indispensabile alla collettività
che le forze dell’ordine rendono ogni giorno. Si deve distinguere, con
responsabilità, la fantasia di un narratore dalla realtà
narrativa in un film destinato dal servizio pubblico a milioni di telespettatori”.
Di diverso avviso il centrosinistra. Paolo Cento dei Verdi si augura
che “qualche solerte esponente del centrodestra non si metta ora ad attaccare
Montalbano perché parla del G8”. Dice Giuseppe Giulietti, Ds: ”Spero
non susciti scandalo la riflessione di Montalbano, la stessa pronunciata
in privato da molti funzionari di polizia quella notte del 2001. In quanto
alla fiction, bisognerà giudicare la qualità del prodotto
finale. E in ogni caso, dopo mesi e mesi di fiction etichettate “di destra”,
mi
sembra giusto anche affrontare un evento così traumatico per
la nostra società”. Infine Enzo Carra, della Margherita: ”La fiction
italiana ebbe una grande svolta con "La Piovra", che parlò di mafia
e ruppe col conformismo televisivo. In fondo la fiction è erede
anche della tradizione del cinema italiano che ebbe nel neorealismo e nel
cinema di denuncia civile i suoi momenti migliori. Ora Montalbano parla
del G8 di Genova? Mi pare più che giusto, non ci vedo niente di
male. La fiction non è certo fatta solo di commesse o di Elise di
Rivombrosa”.
E cosa dice Raifiction? Commenta Agostino Saccà: ”Il tema è
trattato con grande equilibrio nella sceneggiatura. Montalbano pone il
problema sia di Genova durante il G8 che dei fatti di Napoli, quando al
potere c’era il centrosinistra. La questione, per il commissario tv, è
la “lordia”, la sporcizia, che per lui c’è nella polizia. Andrea
Camilleri si è rivelato tutto tranne che quell’uomo fazioso che
qualcuno descrive: sa la differenza che c’è tra un libro e un prodotto
destinato a milioni di telespettatori. E ne ha tenuto conto nella sceneggiatura
facendo a meno di qualche passo del suo libro”. Agostino Saccà si
riferisce alla scelta di Andrea Camilleri di fare a meno, nella versione
tv e quindi nel suo lavoro di sceneggiatore, dei passaggi più duri
verso il governo Berlusconi contenuti nel suo libro edito da Sellerio nel
2003. Si trattava di accenni molto aspri contro “ministri, deputati e tutti
dello stesso partito” che stavano “nelle sale operative genovesi, dove
c’era gente che non ci doveva stare”. Il commissario Montalbano è
notoriamente di sinistra, glielo ricorda nel libro il collega Augello parlando
animatamente del governo Berlusconi: ”Suscita la tua diffidenza, la tua
contrarietà”. Tutto ciò nella fiction non ci sarà.
Per precisa volontà dello stesso Andrea Camilleri.
Paolo Conti
Cani sciolti,
19.9.2005
Il giro di boa di Montalbano parla del G8 e il centrodestra invoca
la censura
"Censurare Camilleri è l'ultima cosa che mi sarei sognato di
fare". Il direttore di Rai Fiction Agostino Saccà risponde così
alle critiche che alcuni esponenti di centrodestra hanno rivolto al film
tv "Il giro di boa", che andrà in onda giovedì prossimo,
in cui il commissario Montalbano si sentirà "tradito" dalla sua
polizia per le violenze durante il G8 di Genova del 2001. "Nel romanzo
di Camilleri c'è un esplicito attacco al governo di centrodestra,
con riferimenti alla presenza di politici e un ministro nelle sale operative,
ma di questo nella fiction non c'è traccia". Una versione, quella
che andrà in onda, scritta da Camilleri stesso, ha spiegato Saccà
durante la conferenza stampa, a Milano, di presentazione della nuova stagione
fiction della Rai.
Camilleri, da "uomo responsabile e che conosce la forza dei linguaggi,
sa che una cosa è il romanzo, altra cosa è la fiction, destinata
a milioni di spettatori. Camilleri conosce i diversi contesti e la forza
dei vari media". Se non si fosse tenuto conto di queste considerazioni,
ha aggiunto Saccà, sarebbe stato "un grande errore, perché
avrebbe creato un danno di immagine alla Rai: noi - ha concluso - non facciamo
politica, raccontiamo storie".
"Con la fiction su Montalbano la Rai svolge correttamente il suo ruolo
di servizio pubblico". Paolo Cento, coordinatore politico dei Verdi, ha
duramente criticato le dichiarazioni di alcuni esponenti della Cdl sulla
necessità di censurare la serie televisiva - molto seguita nelle
precedenti edizioni - sul commissario creato da Camilleri. "Il tentativo
di imbavagliare un talento come Andrea Camilleri - ha infatti sottolineato
l'esponente del Sole che ride - esprime bene la natura illiberale di questa
destra". "Farebbero meglio a guardarsi lo spettacolo che offrirà
al paese - ha concluso Cento - l'opportunità di riaprire la riflessione
su quelle terribili giornate di Genova durante il G8 e sull'uso della repressione
scatenato in quei giorni dalle Forze dell'Ordine contro manifestanti pacifici
ed indifesi".
Vittorio Agnoletto, ex portavoce del Genoa social forum, interviene
nelle polemiche sulla puntata 'Il giro di boa' del commissario Montalbano,
che giovedì sera affronterà il tema del G8 di Genova dichiarandosi
"tradito" dalla polizia. "Avrei voluto ascoltare almeno una volta, in questi
quattro anni, anche solo un funzionario di polizia pronunciare quelle stesse
parole di denuncia e angoscia per il comportamento che le forze di polizia
hanno tenuto a Genova durante il G8", ha detto Agnoletto.
"Il vero scandalo - dichiara l'europarlamentare - non è, come
dicono alcuni esponenti del centro destra, che finalmente alla tv pubblica
qualcuno (anche se in una fiction) possa dire la verità su Genova,
ma è ben altro. È questo silenzio, quest'omertà collettiva
dei dirigenti e dei vertici delle forze dell'ordine. Lo sceneggiato compie
un atto di verità verso coloro che hanno subito le violenze".
Per questo, Agnoletto ha voluto ringraziare "Andrea Camilleri", augurandosi
che "la fiction contribuisca a porre all'attenzione dell'opinione pubblica
i processi che in questi mesi si stanno svolgendo a Genova, contro i responsabili,
poliziotti e guardia di finanza, dell'assalto alla scuola Diaz e delle
torture praticate alla caserma di Bolzaneto". Infine, ha lanciato un appello
affinché "giovedì sera i televisori siano sintonizzati in
prima serata su Rai uno: Lasciate che la verità entri in casa vostra".
Panorama, 19.9.2005
Attori turbo - Torna in TV l'interprete di Camilleri
Commissario, Zingaretti sono
Ultimo appuntamento con il suo Montalbano, al quale deve molto ma non
vuole dare tutto. Nel suo futuro, cinema, teatro, documentari e regia
Alle 7 della sera, in maglietta nera, al wine bar di Monticiano arriva
Montalbano.
Testa rasata e sguardo da gatto sornione come al solito, ma è
un Luca Zingaretti provato dal superlavoro quello che si presenta nella
piazza del borgo senese.
[...]
Si è proprio stufato di Montalbano?
"Niente affatto. Adoro questo personaggio, perché mi ha dato
tanto e perché mi diverto a interpretarlo. Ma ora che siamo all'acme
del successo penso sia il momento opportuno per dire basta, anche se è
doloroso: l'avventura è stata esaltante, divertentissima... Uffa!
Mi sembra di stare a dire: do l'addio alle scene!"
Camilleri che dice?
"Fondamentalmente credo che se ne infischi. È uno scrittore
che ha avuto successo in Italia come nessun altro prima, ha venduto in
ogni parte del mondo: l'ultima volta che l'ho visto, circa dieci giorni
fa, se la rideva vedendo la versione nordcoreana dei suoi romanzi."
Il commissario con il suo idioma infarcito di «taliate»,
«cabasisi» e verbi come «arriscinnire» può
essere restituito tal quale ai nordcoreani?
"Si può sempre tradurre con dialetti locali, tuttavia la cosa
migliore di quel personaggio è che è scritto divinamente,
con mille sfaccettature. Montalbano si fa amare da tutti perché
è un uomo retto come lo erano i nostri nonni, ma non bacchettone.
Ha un concetto della giustizia personale: non arresterebbe mai uno che
ha rubato una mela per fame, farebbe finta di non vederlo. Nello stesso
tempo non ha paura a prendersela col prepotente che infesta l'Italia, quello
che passa avanti nella fila lui lo cazzierebbe di certo. Ha un egocentrismo
tutto suo, egoismi che sono anche i nostri, ci fa ridere, per cui gli vogliamo
bene. Credo sia questa la sua fortuna.
L'idioma è importante per noi italiani che possiamo apprezzarlo,
ma non è fondamentale."
Manuela Grassi
L'Opinione, 19.9.2005
Per i pacifisti il terrorismo non esiste
Dopo aver infierito su un’America prostrata dall’uragano Katrina; dopo
aver accusato Bush, gli americani e tutto il sistema statunitense di razzismo
e incapacità organizzativa; dopo aver detto di tutto e di più
per la nazione a stelle e strisce, la sinistra ha affilato i coltelli anche
per l’undici settembre. A quattro anni di distanza dal drammatico attacco
alle Torri, i cosiddetti libertari della nostra sinistra, sempre prodighi
a salvare mezzo mondo, si scagliano ancora contro gli Stati Uniti. La marcia
di Assisi, dove cinquemila “pii” hanno ricordato per l’ennesima volta l’importanza
della pace, è stata la triste affermazione di una realtà
disarmante. Dopo quattro anni, la sinistra italiana si limita a rinvangare,
nel giorno più duro per la nostra civiltà e per l’America,
che “Bush non avrebbe dovuto reagire con la guerra”. Camilleri, Pecoraro
Scanio e l’“allegro” entourage dell’Arcobaleno nel giorno della morte di
quasi tremila americani, tengono a dire che “in Afghanistan e Iraq ce ne
sono stati anche di più”. È qualcosa di assurdo, di inconcepibile,
per ricordare una carneficina perpetrata contro degli innocenti. L’allegra
brigata non ricorda gli assassini.
Non spreca una parola contro i kamikaze e contro il terrorismo: l’integralismo
islamico miete vittime da quattro lunghi anni, ma solo pochi si ricordano
di Al Zarqawi o di Osama Bin Laden. Contro di loro nessuna manifestazione,
nessun corteo. Nel giorno del dolore, a “Mister Montalbano” importa solo
accusare Bush. Interessa ribadire la “mostruosità” dell’America,
non quella del terrorismo. Non c’è da meravigliarsi. Siamo ormai
abituati a questa realtà, in cui gli Stati Uniti e l’Occidente vengono
squalificati e declassati. Gli Stati Uniti, per Camilleri, se lo meritano
e ce lo meritiamo anche noi questo terribile spettacolo di morte. L’infelice
ritornello risuona da anni. Una manfrina che non tiene neppure in considerazione
il giorno in cui l’Occidente fu attaccato da infami assassini. Sarebbe
meglio ricordare le vittime del terrorismo in questa triste giornata. Sarebbe
importante spendere almeno una parola di solidarietà per gli Stati
Uniti. A Pecoraro Scanio e Camilleri non è venuto in mente.
Alessandro Da Rold
Virgilio News,
19.9.2005
RAI/ Presentato "Nebbie e delitti" con Barbareschi e Stefanenko
Quattro storie noir nella tranquilla e laboriosa pianura Padana
Milano, 19 set. (Apcom) - Presto un nuovo commissario sarà impegnato
a risolvere i più intricati delitti e misteri, stavolta sugli schermi
televisivi di Rai 2. E' il commissario Soneri di 'Nebbie e delitti', la
miniserie televisiva prodotta da Rai Fiction che partirà dal prossimo
30 novembre. Quattro episodi da 100 minuti ciascuno ambientati a Ferrara,
tranquilla città di provincia della Pianura Padana che sotto un
velo di operosità nasconde odio, corruzione e sete di vendetta.
Protagonisti Luca Barbareschi, nel ruolo del capo della squadra Mobile
ferrarese, e la bella Natasha Stefanenko, che interpreta il ruolo di Angela,
un'avvenente avvocatessa russa che si innamora di lui. "Soneri è
un poliziotto vero - ha spiegato Luca Barbareschi intervenuto all'anteprima
durante il 57mo Prix Italia - che deve risolvere casi piccoli e non eclatanti,
ma proprio quelli che aiutano la gente a sentirsi più tranquilla".
"Troppo spesso in questi giorni sento parlare di G8 e di Camilleri.
Ma il mio commissario non ha bisogno di retorica", ha detto l'attore milanese
riferendosi alle recenti polemiche sulla fiction 'Il giro di boa' in programma
dal 22 settembre, in cui Montalbano si sentirà 'tradito' dalla polizia
per le violenze durante il G8 di Genova.
Nell'auditorium Pirelli Re dell'Università Bicocca è
stato presentato in anteprima il primo dei quattro episodi, 'Il Fiume delle
nebbie', in cui Soneri deve indagare contemporaneamente su un omicidio
e sulla scomparsa di due anziani fratelli. La soluzione del mistero emergerà
grazie alle capacità di Soneri di sondare nelle pieghe di mezzo
secolo di storia, nella rivalità tra fascisti e partigiani.
I titoli degli episodi riprendono quelli dei libri del giornalista
e scrittore di noir, Valerio Varesi. Gli altri sono: 'L'affittacamere',
'Bersaglio, l'oblio' e 'I misteri delle donne'. La regia è di Riccardo
Donna, la sceneggiatura di Silvia Napolitano e Angelo Pasquini, la fotografia
di Federico Shlatter. Il modello è quello dei mitici detective che
hanno fatto la storia del noir cinematografico: diversi moventi, complicità,
rancori e vendette in un apparente paradiso, dove il delitto sembra essere
l'estrema soluzione.
Rai Due trasmetterà il primo dei quattro episodi mercoledì
30 novembre, e poi gli altri tre fino a mercoledì 21 dicembre. Intanto,
sono già in fase di preparazione altri sei episodi.
Rai Due trasmetterà il primo dei quattro episodi mercoledì
30 novembre, e poi gli altri tre fino a mercoledì 21 dicembre. Intanto,
sono già in fase di preparazione altri sei episodi.
La Stampa, 20.9.2005
Gli abusi di Genova e Napoli
Montalbano
tradito dalla Polizia
Andrea Camilleri
Liberazione, 20.9.2005
Caro Montalbano, perché non vieni a Genova a sentire i processi?
Lettera della mamma di Carlo al commissario che irrita la destra e
De Gennaro
Caro commissario Montalbano, ti scrivo perché pare che anche
tu fai scandalo.
Vengo a sapere di reazioni sdegnate, da parte di politici di destra,
sulla trasmissione in tv de "Il giro di boa", l'episodio in cui ti senti
tradito dal contegno delle forze di polizia durante il G8 (mi dicono che
andrà in onda giovedì sera).
Ti dirò che avevo letto il romanzo già nel 2003, appena
uscito, Camilleri è un autore che stimo moltissimo, ma ricordo di
aver provato una certa delusione quando, dopo averti fatto giustamente
indignare per il comportamento della polizia a Napoli e a Genova, e averti
spinto alle dimissioni, preso dall'inchiesta dimentica tutto. Mi hanno
anche detto che la versione tv è ancora più cauta e "purgata"
dei passi del romanzo che facevano cenno a «ministri e deputati che
stavano nelle sale operative genovesi». Eppure c'è ancora
chi si sdegna e grida allo scandalo. Ormai in questo paese anche una piccola
verità fa scandalo.
Basterebbe seguire il processo contro i 25 manifestanti accusati di
devastazione e saccheggio (come saprai si rischiano parecchi anni di galera),
per vedere come numerose testimonianze smentiscano, udienza dopo udienza,
l'intero impianto accusatorio rivelando particolari inquietanti come l'uso
da parte di un reparto di carabinieri di spranghe e mazze fuori ordinanza,
l'aggressione contro manifestanti pacifici in Piazza Manin - dove non c'era
neppure un disobbediente - e la carica senza motivo a quel corteo regolarmente
autorizzato che scendeva dal Carlini, e dove c'era Carlo, che verrà
ucciso da un proiettile sparato da un Defender dei carabinieri, e che impiegherà
ore prima di arrivare in ospedale per via di una lunga sosta nel comando
provinciale dell'Arma. Proprio oggi dovrebbe testimoniare l'allora capitano
Cappello, che comandava il reparto di carabinieri in Piazza Alimonda, e
che diresse, col vicequestore Lauro, gli eventi di Piazza Alimonda (è
lì che guarda quando qualcuno prende a calci Carlo e gli spacca
la fronte con una grossa pietra). Anche lui sembra un personaggio da romanzo:
paracadutista del Tuscania, esperto di scenari di guerra e nominato nel
diario di un maresciallo che denuncia le torture di civili in Somalia.
Secondo me i poliziotti buoni come te dovrebbero denunciare, anche
per il loro buon nome, le malefatte dei colleghi, invece di scandalizzarsi
quando si dice una piccola verità.
Alla tv, poi, anche i cenni più depurati fanno scandalo perché
la gente non deve sapere. Passi per i pochi che in Italia leggono libri,
ma i telespettatori no. Sennò a cosa servono le sceneggiate su poliziotti
e carabinieri buoni se possono essere messe in crisi da un grande scrittore
e da un bravo attore? Ormai sembra sia rimasto solo Blob a raccontare la
verità su quelle giornate.
Con affetto,
Haidi Giuliani
Socialpress, 20.9.2005
Comunicato stampa di Vittorio Agnoletto
Agnoletto e il G8: «Ci voleva Montalbano!»
G8 2001, l'ex portavoce del Genoa Social Forum: «Ci voleva Montalbano
perché la tv pubblica dicesse la verità sul G8!»
Milano, 19 settembre 2005
Vittorio Agnoletto, ex portavoce del Genoa social forum (GSF) interviene
nelle polemiche sulla puntata "Il giro di boa" del commissario Montalbano,
che giovedì sera affronterà il tema del G8 di Genova dichiarandosi
«tradito» dalla polizia.
«Avrei voluto ascoltare almeno una volta, in questi quattro anni,
anche solo un funzionario di polizia pronunciare quelle stesse parole di
denuncia e angoscia per il comportamento che le forze di polizia hanno
tenuto a Genova durante il G8, che giovedì sera il commissario Montalbano
pronuncerà nel film tv "Il giro di boa"...
Il vero scandalo - dichiara l'europarlamentare - non è, come
dicono alcuni esponenti del centro destra, che finalmente alla tv pubblica
qualcuno (anche se in una fiction) possa dire la verità su Genova,
ma è ben altro. È questo silenzio, quest'omertà collettiva
dei dirigenti e dei vertici delle forze dell'ordine. Lo sceneggiato compie
un atto di verità verso coloro che hanno subito le violenze.
Ringrazio Andrea Camilleri e mi auguro che la fiction contribuisca
a porre all'attenzione dell'opinione pubblica i processi che in questi
mesi si stanno svolgendo a Genova, contro i responsabili, poliziotti e
guardia di finanza, dell'assalto alla scuola Diaz e delle torture praticate
alla caserma di Bolzaneto.
Lancio un appello affinché giovedì sera i televisori
siano sintonizzati in prima serata su Rai uno: Lasciate che la verità
entri in casa vostra!».
Vittorio Agnoletto, ex portavoce del Genoa Social Forum
Carta, 20.9.2005
Montalbani e Degennari
In Italia un unico poliziotto importante ha avuto il coraggio di esprimere
la propria rabbia e vergogna per quanto accaduto durante il G8 di Genova:
peccato che questo poliziotto esista solo nella finzione letteraria di
Andrea Camilleri. La sua creatura - il commissario Montalbano - all'inizio
del romanzo "Il giro di boa" (uscito nel 2003) s'infuria quando sente in
televisione la notizia che la magistratura ha smascherato i protagonisti
del blitz alla Diaz, scoprendo che le due bombe molotov, usate come "prova"
per arrestare 93 persone dopo averle pestate, erano state portate dentro
la scuola da alcuni agenti. Montalbano s'indigna, non sopporta che fra
i responsabili del blitz alla Diaz ci siano dirigenti di primo piano della
polizia di stato: l'onta è tale che il commissario pensa di dimettersi
e cercare un nuovo lavoro. Montalbano a dire il vero resterà in
polizia, ma la sua "ribellione" è quella di un "uomo dello Stato"
ferito nel profondo. Le poche pagine del "Giro di boa" dedicate al G8 andrebbero
inviate a tutti i dirigenti della polizia di Stato che in questi anni,
dal 2001 in poi, hanno taciuto sugli abusi compiuti a Genova. Andrebbero
indirizzate, in particolare, a quei dirigenti imputati nei processi che
riprenderanno a metà ottobre e che nel frattempo hanno ottenuto
promozioni anziché censure e sospensioni dall'incarico in attesa
del giudizio, come dovrebbe avvenire in una democrazia normale.
Se "Il giro di boa" avesse una nuova edizione, il povero Montalbano
dovrebbe constatare che molti degli "eroi della Diaz" sono stati premiati.
Due casi sono recentissimi: il dottor Francesco Gratteri è da poche
settimane questore di Bari, una delle città più delicate
d'Italia per la gestione dell'ordine pubblico, mentre il dottor Vincenzo
Canterini non ha ricevuto un incarico operativo, ma ha ottenuto il grado
di questore. Un altro "eroe" del G8, quell'Alessandro Perugini ripreso
da una telecamera mentre scalciava un ragazzino appena arrestato senza
motivo e pestato a sangue, è divenuto vice questore. Tutti e tre
avranno un bel daffare a partire dal prossimo 12 ottobre, visto che dovranno
conciliare i rispettivi impegni professionali con le due udienze settimanali
dei processi che li riguardano (Perugini è imputato anche per le
vicende della caserma-lager di Bolzaneto).
Se Camilleri un giorno ci darà una versione aggiornata del romanzo,
dovrà dedicare almeno un paragrafo anche alla tragicommedia di questi
giorni sulla messa in onda, da parte della Rai, del film ricavato da "Il
giro di boa". Servirà tutta la maestria dello scrittore per realizzare
un'operazione di "fiction nella fiction", ma ne varrà la pena, perché
sarà l'occasione per mettere a nudo le miserie morali del nostro
paese. Ha creato scandalo nella destra e il solito imbarazzato silenzio
in gran parte del centrosinistra il fatto che si mostri in tv la crisi
di coscienza del commissario Montalbano, il poliziotto più amato
dagli italiani. Un parlamentare della destra, nel denunciare l'inopportunità
del film, è arrivato a invocare la "delicata situazione" interna
e internazionale in materia di sicurezza! Il prestigio delle forze dell'ordine
- pare di capire - sarebbe leso dal film, e non dalla condotta di alcuni
agenti e dirigenti durante e dopo il G8. E' il mondo alla rovescia: si
tace (a volte addirittura si applaude) quando si premiano i poliziotti
imputati, e si protesta se qualcuno che non esiste (il nostro Montalbano)
pensa di fare intuire ai cittadini che non è affatto normale adattarsi
all'idea che la polizia di Stato possa picchiare e arrestare senza motivo,
oltre a costruire prove false per depistare la magistratura.
Il punto è che l'argomento polizia in Italia è quasi
un tabù. Non si può dire che si sta accettando la presenza
in posti chiave di personaggi gravemente compromessi nella loro credibilità
personale; che si lanciano messaggi di ostilità ai tanti Montalbano
costretti a soffocare le loro coscienze ferite; che lo Stato sta sostenendo
una sorta di "impunità preventiva" rispetto ai processi in corso
a Genova. Non si può dire che oggi c'è bisogno urgente di
mettere in cantiere una nuova riforma democratica delle forze di polizia,
di tutte le forze di polizia, inclusi carabinieri, guardia di finanza,
polizia penitenziaria. La prevenzione, la trasparenza, l'apertura alla
società civile, la lotta al corporativismo - ossia gli architravi
della vecchia riforma dell'81 - non hanno più diritto di cittadinanza
all'interno delle nostre forze dell'ordine.
Nei giorni scorsi quando Gigi Malabarba, uno dei pochi parlamentari
che hanno a cuore i rapporti fra democrazia e apparati di sicurezza, ha
osato criticare il capo della polizia Gianni De Gennaro e le promozioni
di Canterini e Perugini, avvenute oltretutto a scapito di altri funzionari
probabilmente più meritevoli, alcuni sindacati di polizia hanno
reagito con veemenza rivelatrice. "Con le promozioni non viene meno un
principio di responsabilità [...] Se dovesse prevalere la tesi che
basterebbe una semplice incriminazione per togliere dal circuito investigativo
validissimi funzionari, si farebbe un grande regalo alla criminalità
organizzata": parole di Filippo Saltamartini, segretario del Sap (secondo
sindacato per numero di iscritti). "In un paese di diritto nessuno può
essere condannato sulla base del sospetto, neanche un funzionario di polizia,
che ha diritto alla sua dignità e al suo lavoro come ogni altro
cittadino di questo paese": Oronzo Cosi, segretario del Siulp (primo sindacato
per numero di iscritti). "E' un comportamento irresponsabile di un uomo
dello Stato (il senatore Malabarba, ndr) che dimostra di non conoscere
il passato professionale del capo della polizia, un uomo, un poliziotto
che gode della stima incondizionata dell'istituzione che dirige e degli
uomini e delle donne della polizia di stato": Giuseppe Tiani, segretario
del Siap (un sindacato "minore"). Il Silp-Cgil ha brillato per il suo silenzio.
Nell'insieme queste posizioni rivelano tre cose. Uno: il totale allineamento
dei sindacati sulle posizioni opache e corporative del prefetto De Gennaro.
Due: la grave e strumentale confusione fra presunzione d'innocenza e opportunità
politico-morale a ricoprire certi incarichi in un'istituzione che deve
garantire lealtà, credibilità, rispetto delle leggi, spirito
di servizio più di ogni altra, in quanto autorizzata ad usare la
violenza in modo legale. Tre: il drammatico distacco che separa le forze
di polizia dalla cittadinanza.
C'è poi un quarto punto: l'incapacità degli organismi
istituzionali, a cominciare dal parlamento, a garantire trasparenza e "controllo"
su forze di polizia che sembrano sempre più slegate dai vincoli
tipici delle democrazie avanzate.
Lorenzo Guadagnucci
Bella ciao,
20.9.2005
G8: a De Gennaro cittadinanza di Alessandria?
Dichiarazone di Gigi Malabarba, capogruppo PRC al Senato e membro del
Copaco
"Grazie ad Andrea Camilleri per la sua fiction sul G8, che tanti turbamenti
sta creando al prefetto De Gennaro, e grazie ai tanti che mi hanno espresso
la loro solidarietà, anche dall’interno della P.S., per gli attacchi
subiti dopo le mie denunce sui poliziotti indagati per i fatti di Genova
promossi dal Capo della polizia" ha dichiarato Gigi Malabarba, capogruppo
PRC al Senato, dopo i comunicati di condanna di SIULP, SIAP, SAP e ANFP.
"Mi auguro invece che sia infondata la notizia dell’attribuzione della
cittadinanza onoraria al Capo della polizia da parte della città
di Alessandria, nel cui carcere furono reclusi per tanto tempo molti degli
arrestati del G8. Sarebbe perlomeno assai miope rendere omaggio proprio
a chi ha le principali responsabilità per la ’notte cilena’ alla
Diaz, per le torture e le sevizie a Bolzaneto e l’uccisione di Carlo Giuliani"
conclude Malabarba.
Solidarietà al capogruppo del PRC è stata espressa dalla
Segreteria nazionale del partito:
"Le critiche feroci rivolte al Senatore Gigi Malabarba da parte di
dirigenti dei sindacati della Polizia di Stato sono inquietanti -afferma
Imma Barbarossa a nome della Segreteria del PRC-. Gigi Malabarba si sarebbe
reso colpevole di “giustizialismo sommario” e di “aggressione incivile
“ solo perché ha denunciato, insieme con altri 50 Senatori della
Repubblica, le continue promozioni, da parte delle alte sfere della Polizia,
di dirigenti indagati per i fatti di Genova.
A parte il fatto che rientra nelle prerogative di un parlamentare della
Repubblica - continua Imma Barbarossa- interrogare i Ministri competenti,
i fatti di Genova 2001 sono sotto gli occhi di tutti, oltre che nei registri
della Magistratura, spiace costatare che persino il massimo dirigente del
SIULP si sia prestato a quest’aggressione nei confronti di Senatori che
esercitano il proprio mandato di rappresentanti del Popolo italiano."
Roma 19-9-2005 L’Ufficio Stampa PRC al Senato
Gigi Malabarba
La Repubblica
(ed. di Genova), 20.9.2005
Il caso
La verità sul G8 la racconta in tv solamente Montalbano
«Mi dimetto. Domani vado dal questore e gli presento le dimissioni».
Il motivo? Ciò che è accaduto durante il G8. Io non mi sento
tradito. Io sono stato tradito». Lo aveva già detto, il commissario
Montalbano. Parole come pietre, che da tempo si potevano leggere in "Giro
di boa", uno dei lavori di Andrea Camilleri. Scripta manent, diceva un
adagio latino, che ricordava anche come le parole, al contrario, volassero.
Ma allora non c´era la tv. E oggi una pagina vale ben poco, rispetto
a un ragionamento, una riflessione che, in un istante, raggiunge milioni
di persone. Così, giovedì sera, le amare riflessione del
commissario siciliano, affidate alla voce di Luca Zingaretti, avranno un
sapore tutto particolare. E un impatto che si annuncia deflagrante già
alla vigilia.
La destra s´indigna, la sinistra esulta per quella che definisce
un´operazione verità. Su tutti Vittorio Agnoletto, ex portavoce
del Genoa Social Forum. «Avrei voluto ascoltare almeno una volta,
in questi quattro anni, anche solo un funzionario di polizia pronunciare
quelle stesse parole di denuncia e angoscia per il comportamento che le
forze di polizia hanno tenuto a Genova durante il G8, che giovedì
sera il commissario Montalbano pronuncerà nel film. Il vero scandalo
non è, come dicono alcuni esponenti del centro destra, che finalmente
alla tv pubblica qualcuno (anche se in una fiction) possa dire la verità
su Genova, ma è ben altro. È questo silenzio, quest´omertà
collettiva dei dirigenti e dei vertici delle forze dell´ordine. Lo
sceneggiato compie un atto di verità verso coloro che hanno subito
le violenze».
E l´autore? «Montalbano non è di parte - precisa
Camilleri - se lo fosse stato si sarebbe fermato alle riflessioni fatte
in merito agli incidenti al G8 di Genova, invece si interessa anche di
ciò che è accaduto a Napoli, quando il Paese era governato
dal centro sinistra Lui è in una posizione critica forte nei confronti
dell´operato degli esponenti della polizia, che adoperano quei metodi
che lui nella sua vita non ha mai pensato di adoperare, come le prove finte.
E´ un sistema - continua Camilleri - che considera appaiato a quelli
adottati dalla gente che la polizia combatte».
Alberto Puppo
l'Unità, 20.9.2005
G8 di Genova, processo a 25 manifestanti: in aula il comandante
di Placanica
Mentre il G8 arriva giovedì in prima serata sulla Rai grazie
al «Giro di boa» del commissario Montalbano (il tutto ovviamente
tra polemiche e attacchi), nella aule del Tribunale di Genova si è
aperta martedì mattina la 58ma udienza del processo contro 25 manifestanti
che nel luglio del 2001 parteciparono alle contestazioni del summit dei
capi di stato e di governo. Venticinque manifestanti che oggi rischiano
l’ergastolo perché sono accusati di «devastazione e saccheggio».
[...]
red
La Provincia
di Cremona, 20.9.2005
Tv/1. Il seguito porterà all’altare e al fatidico sì
i due protagonisti interpretati da Alessandro Preziosi e Vittoria Puccini
Il ritorno di ‘Elisa di Rivombrosa’
Da giovedì la fiction sarà in onda su Canale 5 Il ‘film’
in 13 puntate sfiderà Montalbano
[...]
Questa volta sul fronte Rai sono pronti a contrastare le passioni e
gli intrighi di questa supersoap di lusso, che solletica gli istinti più
romantici dello spettatore, e in tutta fretta programmeranno un miniciclo
del Commissario Montalbano, due film tv nuovi, due repliche.
[...]
«Non capisco ma mi adeguo. Ho provato a lottare poi mi sono arresa
alle strategie delle emittenti — dice Cinzia Th Torrini che da 4 anni è
impegnata con Elisa di Rivombrosa — due fiction contro per chi fa questo
lavoro sono occasioni perse, si divide il pubblico e qualcuno ci rimette.
Le famiglie che avevamo unite davanti la tv, addirittura in tre generazioni,
forse questa volta si divideranno. Elisa e Montalbano poi hanno una platea
simile, tanti uomini hanno guardato Elisa e tante donne seguono i gialli
di Camilleri. Entrambe poi sono fiction impegnative produttivamente e di
qualità. Un peccato. Noi però abbiamo dato il massimo e speriamo
di vincere, anche se sarà difficile bissare il successo della prima
Elisa».
[...]
Alessandra Magliaro
Settimana Vip, 20.9.2005
Tanti
auguri, caro Camilleri
Varese News, 21.9.2005
Fiction - Alberto Sironi, il regista bustocco che ha girato "Giro di
Boa" racconta i retroscena dell'ultima fiction ispirata al commissario
di Vigata
Montalbano e G8: «Ci siamo imposti per tenere quella scena»
Dopo una lunga attesa torna in televisione Montalbano, il commissario
di Vigata che ha stregato il pubblico italiano. Il nuovo episodio, dal
titolo "Giro di Boa", è come sempre diretto dal regista di origini
bustocche Alberto Sironi. «Si tratta del primo di quattro nuovi episodi.
Gli ultimi che non erano ancora stati realizzati dalle opere di Camilleri
– spiegato Sironi a Varesenews, attualmente impegnato al montaggio sonoro
dell’episodio che andrà in onda giovedì 29 settembre -. Siamo
un po’ in corsa, stiamo apportando gli ultimi ritocchi».
"Giro di Boa", che andrà in onda giovedì 22 settembre,
segna l’effettivo inizio della Rai nella nuova stagione televisiva delle
fiction. E Montalbano dovrà vedersela, in termini di ascolti, proprio
con una delle corazzate di Mediaset, "Elisa di Rivombrosa", di cui sarà
trasmessa la prima puntata della seconda serie proprio giovedì,
su canale 5. Uno scontro tra titani degli ascolti che non può lasciare
indifferenti. Almeno gli spettatori. «Sinceramente non mi interessa
nulla di questo scontro – prosegue il regista -. Dobbiamo imparare a guardare
la qualità dei nostri prodotti non quello che dicono i giornali.
E da questo punto di vista non mi preoccupo affatto».
Intorno a Montalbano si è recentemente sollevata un'accesa polemica
politica sulla quale si sono espressi parlamentari di tutte le forze. Infatti
il film, come il libro di Camilleri, inizia con il commissario che vuole
dare le dimissioni dopo i fatti del G8 di Genova, fatti che hanno allordato
(per dirla alla Camilleri) il nome della polizia. Nella versione televisiva
le motivazioni di Montalbano non sono forti come nell’opera letteraria,
ma l’autore della sceneggiatura è lo stesso Camilleri. Il direttore
di Rai-Fiction, Agostino Saccà, ha dichiarato che nessuno ha voluto
censurare Camilleri, che l’autore ha scelto liberamente di rivedere quella
scena. L’impianto rimane comunque molto critico nei confronti della politica,
con riferimenti espliciti sia al centrodestra, sia al centrosinistra. «La
polemica è tutta politica – spiega Sironi -. Nel libro Camilleri
se la prendeva con un preciso partito. Nella fiction lo scrittore ha deciso
di ampliare il discorso, creando una versione in un certo senso più
limitata, ma non meno critica. Qualcuno non era d’accordo su questa scena,
l’avrebbe voluta eliminare, ma noi autori ci siamo imposti unitariamente,
ci siamo imposti e la scena è rimasta. Sono più che soddisfatto
di questa scelta».
Zingaretti ha detto, in una recente intervista, che non interpreterà
più Montalbano. «Credo proprio che questa volta Zingaretti
sia deciso – prosegue il regista -. In fondo ci sono dei problemi contingenti
in Montalbano. Il commissario dei romanzi ormai si avvicina alla sessantina
e assomiglia sempre più a Camilleri. Con Zingaretti abbiamo dato
vita a un personaggio diverso, comunque molto forte, dal quale andando
avanti diventa sempre più difficile allontanarsi, anche a livello
qualitativo».
Sono passati nove anni dal primo episodio di Montalbano. Questi saranno
gli ultimi episodi, molto probabilmente… «Camilleri ha dato vita
uno dei personaggi più riusciti della letteratura non solo italiana,
ma anche europea – conclude Sironi -. Con i tv-movie credo non siamo stati
da meno, certo ci sono i film più riusciti e quelli meno riusciti,
ma abbiamo comunque mantenuto, in tutti questi anni, un alto livello di
ispirazione. Non si è mai trattato di prodotti fatti in serie, ma
curati nei dettagli, come al cinema. E i risultati sono sotto gli occhi
di tutti».
Manuel Sgarella
La Padania, 21.9.2005
Il caso Montalbano
Con i soldi della Rai si attacca la Polizia
Si preannuncia particolarmente difficile la prossima “missione” del
commissario Montalbano, l’eroe della serie televisiva Rai, costretto a
“combattere” contro i propri agenti. Le anticipazioni della puntata che
verrà trasmessa su Raiuno domani sera e che sancirà ufficialmente
il ritorno sul piccolo schermo del commissario tanto amato dai telespettatori
hanno, infatti, acceso le polemiche. Nel mirino di Montalbano, in quella
che non è purtroppo solo finzione televisiva, ma un utilizzo discutibile
del sistema televisivo di Stato, gli agenti che hanno partecipato al G8
di Genova. «Sono stato tradito - afferma Montalbano -! La lordìa
è qui, nella polizia». Parole durissime seguite dall’accusa
di «fabbricare prove false». Non certo più tenero il
suo numero due, Mimì Augello che arriva a definire i poliziotti
«quattro farabutti» con i quali «non abbiamo nulla a
che fare». Parole pesantissime aspramente criticate dai sindacati
di categoria secondo i quali Andrea Camilleri (la “penna” che ha creato
il personaggio del commissario Salvo Montalbano) è stato scorretto.
«Non può utilizzare un personaggio popolare come Montalbano
- hanno evidenziato gli agenti -, per esprimere opinioni personali su fatti
reali». Un attacco al più celebre commissario della Penisola
che ha “unito” in un solo coro tutte le sigle sindacali che rappresentano
gli agenti di pubblica sicurezza dal quale si è discostata soltanto
la sinistra. Per i democratici compagni, infatti, “Il giro di Boa” (questo
il titolo della puntata di giovedì, ndr), come ha ben evidenziato
Vittorio Agnoletto portavoce del Genoa Social Forum ed europarlamentare
di Rifondazione Comunista, «ci voleva il commissario Montalbano per
far sì che la tv pubblica dicesse la verità sul G8 di Genova».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il coordinatore politico dei Verdi,
Paolo Cento: «Con la fiction su Montalbano la Rai svolge correttamente
il suo ruolo di servizio pubblico».
Non usa mezzi termini, invece il senatore leghista Luigi Peruzzotti,
membro della commissione parlamentare Difesa. «La colpa - ha detto
l’esponente leghista -, prima di tutto è di Camilleri che è
l’autore della serie, ma anche l’attore (Luca Zingaretti) avrebbe potuto
dire la sua. Non era certo obbligato a recitare un copione senza proferire
parola».
«A costo di sembrare banale e ovvio devo poi sottolineare che
la responsabilità maggiore è quella della Rai. In un momento
come questo nel quale si va verso la campagna elettorale con una situazione
di delicatezza del Paese per quanto riguarda l’ordine pubblico, la sicurezza
e il terrorismo, sparare contro le forze dell’ordine in servizio durante
il G8 di Genova prima ancora che ci sia una sentenza in giudicato, lascia
davvero perplessi».
«Personalmente - conclude Peruzzotti -, visto che le indiscrezioni
sono filtrate per tempo, spero che la commissione di Vigilanza Rai si convochi
d’urgenza e intervenga in merito. Quello che dà Montalbano è
davvero un brutto segnale. Purtroppo, anche se non dovrebbe essere così,
molta gente costruisce la propria opinione in base a quello che vede in
sceneggiati e fiction. Fare passare un messaggio del genere non può
certamente essere positivo».
[...]
Simone Boiocchi
Leonardo.it,
21.9.2005
Il ritorno di Montalbano
Insolita azione e scenari affascinanti per gli ultimi episodi che vedono
Luca Zingaretti nei panni del commissario nato dalla penna di Camilleri.
Luca Zingaretti torna a vestire i panni del commissario siciliano nato
dalla penna di Andrea Camilleri. La collezione del "Commissario Montalbano"
si arricchisce infatti di quattro nuovi titoli. Gli ingredienti assolutamente
nuovi sono scene pregne di azione e scenari sempre più affascinanti:
dalle Latomie di Siracusa (antiche grotte di pietra da cui gli antichi
greci estraevano materiale necessario alla costruzione dei templi) alle
suggestive cave di marmo di Custonaci.
I primi due film-tv, "Giro di boa" e "Par condicio", vanno in onda
su Raiuno il 22 e il 29 settembre, in prima serata. Poi ad ottobre si tornerà
sul set, in Sicilia, per girare gli ultimi due episodi che vedono l’attore
nei panni del protagonista. Si intitolano "La pazienza del ragno" e "Il
gioco delle tre carte" e la loro messa in onda è prevista per la
primavera del 2006. In ogni caso, come ha puntualizzato lo scrittore Andrea
Camilleri, ospite nella sede Rai di Viale Mazzini a Roma per festeggiare
i suoi 80 anni, "Montalbano non muore e non va in pensione", parole che
lasciano volutamente un’aura di mistero su quello che sarà l'epilogo
della storia.
"Giro di Boa" (episodio tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri
pubblicato nel 2003) racconta l’inchiesta forse più dura a cui ha
lavorato il commissario Montalbano. Si comincia con il ritrovamento del
cadavere di un uomo in stato di decomposizione avanzata, con polsi e caviglie
incisi, in cui il commissario si imbatte durante la consueta nuotata mattutina.
Da qui si finisce a parlare di sbarco di stranieri sulle coste, commercio
di bambini extracomunitari, malavita locale e usura.
"Par Condicio" (tratto dalla raccolta di racconti "Un mese con Montalbano"),
invece, si apre con la scena in cui una affascinante ragazza bionda in
sella ad un motorino si torva ad essere inseguita da due malintenzionati.
Canovaccio intorno al quale ruota la vicenda, si scoprirà in seguito,
é un amore tradito che riesce a scatenare quella che a primo impatto
potrebbe sembrare, dopo dieci anni di pax mafiosa, l’esplosione di una
nuova faida tra due potenti famiglie rivali, i Cuffaro e i Sinagra.
Rossana Cacace
La Padania, 21.9.2005
Commissario-tv nel ferrarese
Barbareschi: io, l’anti-Montalbano
Un «commissario vero, che conosce la vita dura del poliziotto,
che non si occupa di casi eclatanti ma di quelli che aiutano la gente a
sentirsi più tranquilla. Sento tanto parlare in questi giorni di
Camilleri e del G8: ma il mio commissario non ha bisogno di retorica».
Luca Barbareschi prende subito le distanze da possibili paragoni con Montalbano
parlando del suo commissario Soneri, protagonista della miniserie in quattro
puntate "Nebbie e delitti", diretta da Riccardo Donna, che Raidue proporrà
in prima serata dal 30 novembre. Il debutto sarà affidato a "Il
fiume delle nebbie", primo dei quattro episodi ispirati ad altrettanti
romanzi di Valerio Varesi.
Se alle indagini di Montalbano fanno da sfondo i paesaggi della Sicilia
sud-occidentale, tra spiagge bianchissime e assolate e colline gessose,
Soneri si muove, silenzioso e solitario, nelle nebbie e nelle atmosfere
rarefatte del Po, in una Ferrara che si presenta come operosa e tranquilla,
ma che nasconde anche rancori, corruzioni e sete di vendetta. All’ironia
e alla passione del commissario di Vigata sostituisce un forte spirito
indocile e individualista con cui, assistito da una esigua squadra di fedelissimi,
risolve casi molto diversi tra loro, svelando misteri inquietanti. Capo
della squadra mobile, Soneri non si accontenta infatti di mettere le mani
sul colpevole, ma intreccia moventi e responsabilità, complicità
e rancori: nel primo episodio, prendendo spunto dalla scomparsa e dall’apparente
suicidio di due fratelli, risale alle antiche rivalità tra fascisti
e partigiani. Accanto a Barbareschi, protagonista femminile è Natasha
Stefanenko, al debutto nella fiction nel ruolo di Angela, avvenente avvocatessa
russa che collabora con il commissario e finisce con l’innamorarsene.
Dopo "Il fiume delle nebbie", andranno in onda "L’affittacamere", "Bersaglio,
l’oblio" e "I misteri delle donne". Nel cast della fiction figurano anche
Gianluca Gobbi, Paolo De Vita, Giuseppe Antignati, Jurij Ferrini, Mariano
Rigillo e Cristiano Pasca. Sceneggiata da Silvia Napolitano e Angelo Pasquini,
la miniserie è stata prodotta da Rai Fiction e realizzata da Aureliano
Lalli Persiani e Susanna Bolchi per Casanova Entertainment.
ViviEnna, 22.9.2005
Enna, un documentario Rai su Andrea Camilleri
Enna – Rai Educational, diretta da Giovanni Minoli, realizzerà
un documentario dedicato al notissimo scrittore siciliano Andrea Camilleri
e al rapporto di questo intellettuale con la sua terra di origine. Per
questa ragione si è svolto martedi scorso un incontro tra il Sindaco
della Città di Enna Rino Agnello, presenti il Vice Sindaco Camillo
Mastroianni e l’Assessore alla Cultura Rosalinda Campanile, e una delegazione
della produzione Rai guidata dall’Organizzatore di Produzione Fabio Battista.
“Questo documentario – ha dichiarato nel corso dell’incontro Battista
– sarà l’occasione per narrare gli eventi finora poco conosciuti
al grande pubblico della vita di Andrea Camilleri e, nello stesso tempo,
darà visibilità e riconoscimento ad una parte della Sicilia
meno frequentata dalle rotte turistiche abituali”.
Lo stesso Battista ha spiegato poi come l’idea di girare a Enna sia
nata da un’indicazione precisa dello stesso Camilleri, che vede la nostra
città come “luogo ideale dell’anima attraverso la quale raccontare
la propria formazione e la nascita della vocazione letteraria”.
Il documentario, con la regia di Vittorio Nevano, sarà girato
in beta digitale e le riprese saranno curate dalla squadra tecnica che
la Rai destina ai grandi eventi, e vedrà un ruolo attivo dello stesso
Camilleri come autore del testo e nelle vesti di narratore in video.
La lavorazione comincerà il ventinove settembre p.v. e si protrarrà
fino al sette ottobre, interessando le zone più belle della nostra
città, sia dal punto di vista monumentale che paesaggistico.
“Siamo felici di poter collaborare a questa produzione della RAI –
ha dichiarato alla fine delle riunione il Sindaco Agnello – affiancando
il notevole impegno produttivo messo in campo dal servizio pubblico televisivo”.
Soddisfatti anche il Vice Sindaco con delega al Turismo Mastroianni
e l’Assessore alla Cultura Campanile per “una produzione di qualità
che sarà un formidabile strumento di promozione del nostro territorio
e delle sue bellezze artistiche”.
Un ultimo pensiero il Sindaco della città la dedica allo scrittore
che ha così fortemente manifestato il suo attaccamento a Enna: “Avrei
un enorme piacere se Camilleri volesse onorare la città di Enna
con la sua presenza durante il periodo delle riprese. Faremo quindi in
modo, anche tramite la stessa produzione RAI, che questo desiderio possa
divenire realtà”.
Liberazione, 22.9.2005
«Camilleri senza quelle scene avrebbe ritirato la firma»
Sarebbero dovuti andare in onda in primavera tutti e quattro gli episodi,
ultimi, del Montalbano televisivo. Ma la guerra dell'audience ha spostato
date e impegni. E così i primi due nuovi appuntamenti con il commissario
di Vigata e le sue indagini andranno in onda a partire da questa sera su
Raiuno per contrastare il ritorno su Canale 5 del feuilletton ultra-rosa
Elisa di Rivombrosa e fare anche da traino al Celentano in arrivo con il
suo Rockpolitik.
A parte queste strategie d'ascolto, il Montalbano televisivo come molti
sapranno, ha fatto discutere in queste ultime ore per via del contenuto
definito "antigovernativo" da alcuni esponenti della Cdl. Nella prima puntata,
trasposizione del racconto "Giro di boa", Montalbano inveisce infatti contro
i poliziotti che al G8 di Genova hanno «tradito» la sua fiducia
nell'istituzione di cui fa parte, creando prove false sui pestaggi e le
torture avvenuti dentro la scuola Diaz. Una rabbia che il commissario,
come scriveva l'altro ieri Haidi Giuliani sul nostro giornale, esauriva
poi nell'impegno della risoluzione del nuovo caso. Fatto sta che persino
il larvato accenno a quegli eventi, reso ancora più tenue nella
versione televisiva, ha urtato le suscettibili orecchie di alcuni esponenti
del governo.
Per saperne di più, e meglio su queste "impronunciabili" parole
ma anche sul lavoro di trasposizione da pagina a televisione del lavoro
di Andrea Camilleri, parliamo con lo sceneggiatore che sin dalla prima
serie lo affianca nella sceneggiatura, Francesco Bruni (in tandem con Salvatore
De Mola).
Bruni, mi spiega cosa è cambiato, se è cambiato, nella
trasposizione televisiva delle pagine di "Giro di boa" dedicate al G8 e
al senso di tradimento e frustrazione che Montalbano avverte nei confronti
della polizia?
"Sulla pagina, Montalbano inveiva contro le forze di polizia che avevano
tradito il loro mandato e creato prove false. In più minacciava,
parlando con Augello, di dare le dimissioni. Tutto questo lo abbiamo riportato
in sceneggiatura, concentrandolo in due scene. E' chiaro che il racconto
televisivo risulta più asciutto di quello scritto. Ma il senso di
quella scrittura è rimasto tutto. Anzi, voglio aggiungere che Camilleri
sin dall'inizio ci disse che quel passaggio non doveva essere tagliato
né modificato in alcun modo. In caso contrario avrebbe ritirato
la sua firma da tutti e quattro gli episodi. Chiaramente io e De Mola ci
siamo attenuti, e con convinzione, alle indicazioni dello scrittore."
Quanto ha lavorato Camilleri con voi, alla sceneggiatura?
"Molto, e sempre con grande attenzione. Nel senso che io e De Mola
normalmente ci occupiamo della stesura, poi gliela mandiamo e lui ce la
rispedisce con i suoi appunti e le sue indicazioni. Ma devo dire anche
che Camilleri è un uomo tranquillo e generoso. Attento, ma non pignolo
allo spasimo, come altri. Tiene in primo luogo al suo lavoro di scrittore
e lascia anche che noi si lavori un po' con la nostra fantasia."
E' stato difficile il passaggio da un mezzo all'altro, come vi siete
regolati con i dialoghi, il dialetto, le cose da buttare e quelle assolutamente
da salvare?
"Intanto devo dire che ogni racconto di Montalbano è talmente
denso che ne servirebbero due di puntate per metterci tutto. Siccome questo
non era possibile ma avevamo un'ora e mezza per ogni racconto, ci siamo
orientati nel salvare tutto ciò che ruota attorno all'indagine,
sacrificando invece le divagazioni filosofiche e culinarie del personaggio.
Non avevamo altra scelta che di condensare quelle pagine bellissime in
poche scene."
Tutti si domandano cosa succederà a Montalbano dopo questi quattro
episodi. E se Camilleri tornerà a scrivere una sorta di racconto
finale.
"E' vero, questi quattro episodi lasciano il personaggio aperto, privo
di finale. Il problema principale credo sia Zingaretti, che per impegni
e scelte sue ha deciso di abbandonare le vesti del commissario. Camilleri
ha in mente invece un finale, una vera chiusa della serie letteraria. Che
sarebbe davvero magnifica da trasporre in televisione..."
E quale sarebbe?
"Beh, c'è stata già qualche indiscrezione in giro..."
Sappiamo che Montalbano non si sposerà con Livia né morirà
ammazzato da qualche delinquente. E allora, cosa gli succederà?
"Credo che Camilleri abbia pensato ad un finale pirandelliano. Un incontro
tra il commissario e il suo autore..."
Roberta Ronconi
il manifesto, 22.9.2005
Intervista
Se Montalbano parla del G8
«Giro di boa», la puntata va in onda questa sera tra le
polemiche. Incontro con il regista
Il commissario «L'invettiva per i fatti di Genova è meno
esplicita rispetto al libro, non volevamo essere capziosi, ma il concetto
di fondo rimane», dice Alberto Sironi
Roma. Titoli di testa, panoramica a volo d'uccello su Vigata, la città
che non esiste sulle carte geografiche ma per tutti si affaccia sul mare
di Sicilia, uscita dalle pagine di Andrea Camilleri e disegnata per il
piccolo schermo dal regista Alberto Sironi, parte la prima scena, è
subito quella che scotta. I cinque minuti iniziali di "Giro di boa", la
puntata che va in onda questa sera su Raiuno alle 21, contengono l'invettiva
disgustata del commissario Montalbano - che addirittura decide di lasciare
la polizia, forse è l'ora del suo giro di boa - contro gli abusi
dei suoi colleghi durante il G8 del 2001: «Ad assaltare la scuola,
in quella caserma, a fabbricare prove false, false!, non c'è stato
qualche agente isolato, ignorante, violento... no! C'erano questori, vicequestori,
capi della mobile e compagnia bella... Mi sono amminchiato», schiuma
rabbia il commissario. Poi però lo sfogo televisivo di Montalbano
perde decisamente smalto rispetto all'originale di Camilleri. «Nelle
sale operative genovesi in quei giorni c'era gente che non ci doveva stare.
Ministri, deputati e tutti dello stesso partito. Quel partito che si è
sempre appellato all'ordine e alla legalità. Ma bada bene, Mimì:
il
loro ordine, la loro legalità», si legge sulle pagine
del romanzo scritto nel 2003, Zingaretti questa frase non la pronuncerà
mai. Che fine hanno fatto i riferimenti espliciti alle responsabilità
del governo? Sono andati perduti nei vari passaggi del trattamento della
sceneggiatura. Per la casa delle libertà, che voleva far saltare
l'episodio dai palinsesti Rai, non è abbastanza, per Haidi Giuliani,
la mamma di Carlo, la versione tv «ancora più cauta e purgata»
di quella letteraria, invece, è un'occasione persa per «raccontare
la verità su quelle giornate». In mezzo c'è Agostino
Saccà, direttore di Rai fiction che vota Forza Italia (quando era
direttore a Viale Mazzini fu il diligente esecutore dell'editto bulgaro
contro Santoro, Biagi e Luttazzi) e difende il suo gioiello campione di
ascolti. Ne abbiamo parlato con Alberto Sironi, che da dieci anni dirige
la fiction di punta del primo canale.
Ha letto su Liberazione la lettera di Haidi Giuliani?
"Sì lei ha ragione, ma da parte mia rispondo che nella puntata
la denuncia per i fatti di Genova rimane, grave sarebbe stato eliminare
la scena. Ma né Camilleri, né Luca Zingaretti, né
io avremmo mai permesso tagli censori. Ma capisco la reazione della mamma
di Giuliani."
Ma che fine ha fatto l'invettiva precisa di Montalbano, quella che
usciva dal libro di Camilleri?
"Quando gli sceneggiatori ci hanno presentato la prima versione del
testo in effetti quelle battute c'erano. Poi, quando come sempre procediamo
con la riduzione, Camilleri e io abbiamo deciso di eliminarle, la scena
iniziale sarebbe stata troppo lunga. Ci è sembrato naturale levare
quella frase, non volevamo essere eccessivamente capziosi, ma ribadisco,
il concetto di fondo rimane."
Il G8 di Genova è un argomento ingombrante per la nostra tv,
quando Marco Giusti, Sal Mineo (pseudonimo di Carlo Freccero) e Roberto
Torelli ci provarono con il loro film "Bella Ciao - Genova Social Forum
- Un altro mondo è possibile", furono censurati.
"Il G8 è un tema difficile da trattare, eravamo consapevoli
del vuoto della televisione sull'argomento. E Montalbano ci prova quando
parla di quel che è accaduto al G8 e anche a Napoli e reagisce secondo
il suo codice morale quando dice «non mi riconosco in una polizia
che mena e fabbrica prove false»."
Le due puntate di questa nuova serie (la seconda, "Par Condicio", andrà
in onda giovedì 29) sono state anticipate, erano attese per aprile
2006...
"Il mixaggio è stato fatto in tempi strettissimi. Posticipato
a aprile il programma di Celentano ci voleva un prodotto forte come contro
programmazione di Canale 5 che manda in onda "Elisa di Rivombrosa". Le
altre due puntate della serie le gireremo tra poco e saranno pronte per
aprile 2006."
Luca Barbareschi presentando il suo commissario Soneri nella fiction
"Il fiume delle nebbie" ha detto: «Sento tanto parlare in questi
giorni di Camilleri del G8: ma il mio commissario non ha bisogno di retorica»...
"Se c'è un personaggio antiretorico quello è Montalbano.
Ma Barbareschi è un rappresentante di An, non è mica colpa
mia."
Giulia Sbarigia
.com, 22.9.2005
La critica
Il cabaret duopolistico
Proprio in coincidenza con l'arrivo dell'autunno astronomico è
cominciata quella che già qualcuno ha definito la campagna d'autunno
della fiction tv. Stanno partendo i prodotti della lunga serialità,
ma sono arrivate soprattutto le miniserie, le cosiddette serie all'italiana.
[...]
Va in scena, infatti, lo scontro diretto tra il commissario Montalbano
ed Elisa di Rivombrosa. Che la serie delle inchieste di Montalbano sia
un prodotto che unisce, come raramente accade, una grande qualità
artistica a un grande appeal sul pubblico, è cosa risaputa e già
detta mille volte, a cui si unisce, in questo caso, l'interesse per la
trasposizione televisiva di uno dei testi più complessi, impegnati
e delicati di Camilleri.
[...]
La Repubblica, 22.9.2005
Per quattro giovedì la Rai propone le indagini del commissario
di Camilleri
Canale 5 manda in onda la seconda serie delle avventure di Vittoria
Puccini
Fiction, la stagione degli addii. L'ultima volta di Elisa e Montalbano
Per Zingaretti i due ultimi film nei panni dell'investigatore
I protagonisti del kolossal in costume hanno già lasciato
Un ultimo giro, ma adesso basta. Se gli amanti di "Elisa di Rivombrosa"
e del commissario Montalbano vogliono conservare traccia dei loro beniamini,
è bene che preparino i videoregistratori. Perché Luca Zingaretti
- l'ha ripetuto più volte - lascia il personaggio del commissario
creato da Andrea Camilleri, Vittoria Puccini lascia Elisa, Alessandro Preziosi
ha già lasciato il conte Ristori e la regista della fiction in costume,
Cinzia Th Torrini, ha girato solo sei puntate delle tredici che andranno
in onda, a partire da questa sera, ogni giovedì su Canale 5.
In attesa di quest'esodo di massa, la sfida si consuma. Quella fra
RaiUno, dove stasera tornano le indagini del commissario di Vigata, e Canale
5, dove si corona, ma poi finisce in tragedia, il sogno d'amore di Elisa
e del suo conte.
[...]
A contrastare il fascino esercitato sul pubblico da intrighi e passioni,
ci pensa il ben più prosaico Salvo Montalbano. Un vero e proprio
miniciclo, che inizia questa sera con un nuovo film, "Giro di boa", prosegue
il 29 settembre con un altro nuovo film, "Par Condicio" (il regista è
sempre Alberto Sironi) e prosegue con le repliche di "Gli arancini di Montalbano"
(6 ottobre) e "Gatto e cardellino" (13 ottobre).
Per gli altri due nuovi film bisognerà aspettare la prossima
primavera. A Montalbano dunque il compito di "proteggere" RaiUno dagli
affondi delle spade di Elisa su Canale 5. Almeno fino a giovedì
13 ottobre, perché poi il 20 arriva Celentano con il suo "Rockpolitick",
e la musica cambia.
[...]
La Stampa, 22.9.2005
Romantici o impegnati? L'Italia di Elisa e Montalbano
Mara: Scelgo Luca preferisco storie attuali e poi lui è molto
sexy. Lavinia: Rivombrosa mi piace troppo, non ci rinuncio, sono una "fiction
victim"
Roma. Il lavoro è frenetico, mancano pochi giorni al debutto
del nuovo spazio nel contenitore di «Domenica in», ma stasera
Mara Venier, per nessuna ragione al mondo, sarà disposta a rinunciare
al suo appuntamento con il commissario Montalbano. La grande sfida televisiva
che vede schierati su Raiuno il nuovo episodio della serie tratta dai racconti
di Andrea Camilleri e su Canale 5 la ripresa della saga di «Elisa
di Rivombrosa», la vedrà sintonizzata sulla tv di Stato. Incertezze
zero. Ai palpiti, agli intrighi, ai duelli e ai corsetti dello sceneggiato
interpretato da Vittoria Puccini e Alessandro Preziosi, la signora della
domenica preferisce le distese assolate, le confessioni a sorpresa, le
riflessioni attente e i tanti misteri che compongono le trame di uno fra
i prodotti più amati della tv di Stato. Anzi, se fosse per lei,
lo scontro Auditel, cruciale nell’autunno del piccolo schermo, sarebbe
già risolto: «Montalbano mi piace moltissimo, ho letto tutti
i romanzi di Camilleri, ho visto tutti i film già andati in onda
e spesso ho riguardato anche le repliche. Trovo che siano fatti benissimo,
insomma ho una vera passione». Quanto al protagonista Luca Zingaretti,
prosegue Venier, «penso che sia estremamente bravo, con una faccia
particolarmente simpatica, e poi, diciamolo, con una bella carica sexy».
Quindi nessuna curiosità per le peripezie dell’eroina romantica
capace di sconfiggere i pregiudizi della sua epoca, nessuna spinta a premere
almeno per un attimo il tasto del telecomando per dare una sbirciatina
a quello che succede su Canale 5? No, nessuna: «”Elisa” non è
il mio genere, è un feuilleton, e io non sono mai stata attratta
da quel tipo di storie, anzi, sono cose che tendono ad annoiarmi. Mi interessano
molto di più le vicende ispirate alla realtà, d’altra parte
sono sempre stata appassionata del cinema di registi come Elio Petri, Francesco
Rosi, Nanni Loy, autori che portavano sul grande schermo le contraddizioni,
i problemi, le vicende dell’attualità». Certo, nella scelta
di Venier, il fascino personale del protagonista ha un peso non trascurabile:
«Ho avuto modo di conoscere di persona Luca Zingaretti, è
venuto in trasmissione l’anno scorso, a “Domenica in”, e abbiamo fatto
una bellissima intervista. Quella volta non era per Montalbano, ma per
“Cefalonia”, un altro film tv dov’è stato veramente bravo. Di Zingaretti
mi piace il rigore, il suo modo, raro, di essere coerente, devo dire che
tra gli attori della sua generazione è il mio preferito».
Un unico cruccio aleggia sull’attesa per la rentreè di stasera.
Dopo i due episodi in onda oggi e il 29 (rispettivamente «Giro di
boa» e «Par condicio») e dopo le altre due puntate previste
per la primavera, il protagonista ha dichiarato in più occasioni
che non intende tornare a vestire i panni del commissario siciliano: «Mi
dispiace veramente molto che Zingaretti non voglia più fare Montalbano».
[...]
Fulvia Caprara
La Gazzetta di
Parma, 22.9.2005
Il lungo racconto -o breve romanzo- scritto da Camilleri per l'Arma
Montalbano carabiniere
Un piccolo, delizioso cammeo. Un romanzo breve o un racconto lungo,
a seconda di come lo si osservi, che permette di gustare almeno tre delle
principali caratteristiche della prosa narrativa di Andrea Camilleri, da
poco nonagenario, ma già entrato con ben due volumi nella prestigiosa
collana dei Meridiani Mondadori. «Il medaglione» , racconto
scritto da Camilleri per l'Arma dei Carabinieri e pubblicato nel 2005 nel
calendario della Benemerita, offre allora ai lettori almeno tre ottimi
motivi per recuperare un volumetto di un'ottantina di pagine che, oltre
alla storia, include pure una cronologia essenziale dell'autore. In primo
luogo c'è l'attacco narrativo: poche pennellate fra il paesaggistico
e il cromatico che disegnano il paesino di Belcolle, «quasi una barca
assurdamente arenata supra una montagna verde di boschi e di pascoli»,
un tipico paesino siciliano incuneato fra i monti di Pizzo Carbonara.
[...]
ANSA, 23.9.2005
Ascolti tv: la Rai vince in preserale e serale
Roma - La Rai ha battuto Mediaset sia in prime time che in prima serata,
con grande successo di Pupo e Zingaretti. L'episodio di Montalbano 'Giro
di boa' su Raiuno e' stato visto da 8.800.000 spettatori pari ad uno share
del 33,23%, di dieci punti superiore a quello raggiunto da 'Elisa': 23,54%.
[...]
La Nazione (ed. di Grosseto),
23.9.2005
Fra Vigàta e Bagnolo, la geografia di un commissario
Montalbano e Camilleri nelle case della fantasia
Il Gazzettino, 23.9.2005
Sale il sipario sulla Festa del libro, tenuta a battesimo da Magris.
Ecco le "prime" e le iniziative in programma
Pnlegge, uno staff con 80 volontari
Renderanno la città più ospitale. Alberghi e menu scontati,
bus gratis e negozi aperti
[...]
Solidarietà - Si terrà domenica (alle 15.30 sotto la
Loggia del municipio) l'asta degli "scrittori per l'Africa", a favore della
popolazione in Zimbabwe, sostenendo la onlus "In missione con noi". Pordenonelegge
ha chiesto agli scrittori italiani il regalo di un libro: non di un loro
libro, ma quello che hanno più amato. Ogni scrittore ha apposto
nel frontespizio interno la firma autografa, con un piccolo pensiero sul
perché bisogna leggere il libro in questione. Banditori d'eccezione
saranno I Gemelli Ruggeri e I Papu. Tra i donatori di libri, Stefano Benni,
Francesco Guccini, Carlo Lucarelli, Mauro Covacich, Massimo Carlotto, Andrea
Camilleri e Giulio Mozzi.
Antonella Santarelli
Il Giornale, 24.9.2005
Montalbano, non fare politica
No per favore no. Il Montalbano politicizzato no, risparmiatecelo. Per
il resto tutto bene (o quasi) come al solito: grosso successo di audience,
consueta buona prova interpretativa di Luca Zingaretti, solite panoramiche
da cartolina della Sicilia, divertenti le caratterizzazioni di qualche
personaggio di contorno, riuscito l'equilibrio tra il timbro singolare
del linguaggio espresso sulle pagine e l'atmosfera del racconto trasferita
sul video. Ma che adesso il nostro amato commissario debba farci il sermoncino
da poliziotto «impegnato», costrettovi dal velleitarismo sociopolitico
di Camilleri che non si accontenta più di essere solo un giallista
di successo, questa pare davvero una nota stonata. E se ci fosse uno strumento
che misura, oltre all'audience e ai picchi di ascolto minuto per minuto,
anche quei momenti di un telefilm in cui le braccia cadono e il latte va
alle ginocchia, il clou sarebbe senz'altro rappresentato dalla scena in
cui Montalbano è nel suo ufficio con i collaboratori più
stretti e minaccia di andarsene dalla Polizia in seguito ai fatti di Genova,
alla reazione violenta della Polizia contro i no global che avevano messo
a ferro e fuoco la città. Montalbano non la regge proprio, quella
reazione finita peraltro sotto inchiesta giudiziaria, con uno strascico
di accuse e controaccuse. E si agita, e sbraita, e si indigna in sequenze
mai così distanti e stridenti rispetto al tono solito del racconto.
E poi però, giusto per dare un colpo al cerchio e uno alla botte,
in ossequio alla più ipocrita delle par condicio, si affretta ad
aggiungere che «In precedenza a Napoli, sotto un altro governo, è
successo lo stesso. Segno che la lordìa è dentro di noi».
Ovvero che il marcio è nella società, nel sistema, e meno
male che poi la scena finisce e si torna grazie a Dio all'«esterno
Sicilia» altrimenti chissà quale altra lezioncina piena di
buone intenzioni ci avrebbe propinato il Montalbano in versione politically
correct. E adesso chissà in quali altri comizi, e su quali temi
sociali, si eserciterà nelle prossime puntate con il rischio di
rovinarne la fluidità del racconto. Noi continuiamo a preferire
il commissario Montalbano come ci era stato sempre presentato, sanguigno
e ironico, buongustaio e spigoloso, non geneticamente modificato da incursioni
nella realtà politica. E se è vero che questi saranno gli
ultimi episodi di un'epopea che continua ad essere baciata dal successo,
vorremmo ricordarlo come un felice esempio di compromesso tra la forza
del testo e l'abilità di adattarlo allo schermo accontentando sia
i lettori che i telespettatori. La deriva parolaia è meglio lasciarla
a chi non ha altre carte da giocare.
Redazione
Corriere della Sera, 24.9.2005
A fil di rete
Commissario, manca solo la serialità
Allora Montalbano se ne va, ancora qualche indagine e poi basta. Se ne va per ragioni «politiche» (non si ritrova più in questa polizia guidata da un governo di centrodestra, specialmente dopo i fatti del G8 di Genova) o per ragioni più squisitamente produttive (è sempre più difficile varare mini-serie di qualità)? Per il commiato è intervenuto persino il padre di Montalbano, Andrea Camilleri: «Qualcuno ha detto che è grave che si attacchi la Polizia in modo così gratuito. Non si tratta di un attacco alla Polizia. Come potrei se il mio personaggio più amato è un poliziotto che fa onestamente, lealmente, il suo dovere? E poi perché gratuito? Non c'è un processo in corso a Genova contro alcuni appartenenti alla Polizia? Il capo della Polizia, il dottor De Gennaro, interpellato in proposito, ha dichiarato ai giornalisti che la Polizia svolge la sua attività essenziale per i cittadini nella legalità e nella trasparenza. Montalbano non può che essere d'accordo col suo capo: vuole proprio questo, legalità e trasparenza». Dunque, ultimi appuntamenti del «Commissario Montalbano», (Raiuno, mercoledì, ore 21.10): nel primo episodio, «Giro di boa», si indaga sul commercio di bambini extracomunitari (adozioni illegali, pedofilia, accattonaggio, organi da espianto, terrorismo) e nel secondo, «Par condicio», su una strana storia di mafia. Ma come, abbiamo versato fiumi d'inchiostro sull'umanità di Montalbano, sull'intelligenza di Montalbano, sulla sensibilità di Montalbano, sulla filosofia di Montalbano e altrettanti sulla bravura di Zingaretti, sulla recitazione di Zingaretti, sulla finezza di Zingaretti, sulla maestria di Zingaretti (per non parlare di Camilleri, e dello sceneggiatore Franco Bruni e del regista Alberto Sironi e del produttore Carlo Degli Espositi) e adesso siamo ai fiumi di lacrime? Nel nome della trasparenza, e delle avventure investigative di Montalbano, mi pare però di poter affermare che la tesi politica c'entra ben poco nell'addio. Un personaggio come Montalbano vive nel tempo se riesce a «serializzarsi», a diventare cioè una serie di qualità come «Dr. House», come «24», come «N.Y.P.D.», come «Colombo», come «C.S.I.». La mini-serie (di 2 o 4 o 6 episodi) rischia di essere uno sforzo produttivo di notevole impegno ma non sufficiente a creare un personaggio, così forte da superare i confini nazionali, trovare spazio nel mercato internazionale. Il limite della mini-serie è quello di creare piccoli film, anche apprezzabili sul piano qualitativo ma pur sempre espressione del «voglio ma non posso». «Il commissario Montalbano» è stata una straordinaria esperienza di scrittura, «di forza comica e tempra popolare» (per usare le parole di Camilleri), di forza recitativa (raramente un personaggio è stato così ben identificato dall'interpretazione di Luca Zingaretti), di spessore narrativo. Ma è una storia italiana, cui manca la potenza della serialità, quelle dinamiche della creatività e quei nuovi ritmi imposti dalla produzione industriale.
Aldo Grasso
La Repubblica
(ed. di Genova), 24.9.2005
Il commissario Montalbano è andato in onda malgrado la censura
preventiva di Gianni Plinio. Che scrivendo al ministero delle Comunicazioni
aveva biasimato il fatto che la Rai irradiasse una fiction in cui un poliziotto
biasimava l´operato di alcuni poliziotti al G8 genovese. Tra Plinio
e Camilleri, Rai e ministero (pur berlusconizzati) hanno scelto Camilleri.
Forse il nostro eroe, per ottenere ascolto, avrebbe dovuto presentarsi
più alla Montalbano: "Gianni Plinio, sono!".
La Repubblica, 24.9.2005
Quasi 9 milioni per Zingaretti, 6 per la serie di Canale 5. "Le iene"
vola
Montalbano sconfigge Elisa un eroe che piace ai laureati
Roma - Un giovedì nero per Mediaset. Nella sfida Montalbano -
Elisa di Rivombrosa 2 il pubblico ha scelto l´eroe di Camilleri interpretato
da Luca Zingaretti: "Giro di boa" di Alberto Sironi su RaiUno è
stato visto da 8 milioni 800mila spettatori, (33,23% di share) mentre la
prima puntata della serie di Cinzia Th Torrini su Canale 5 è stata
seguita da 6 milioni 230 mila (share del 23,54%). «Sono particolarmente
orgoglioso del risultato» dice Sironi «perché non era
un episodio facile, non c´era il solito Montalbano. Era più
riflessivo, angosciato: anche per Luca una bella prova d´attore».
[...]
Per Montalbano davanti alla tv c´erano in identica misura uomini
e donne (33%), mentre Elisa è amata dalle donne (28,04% contro il
17,69%). Il giallo di Camilleri ha conquistato il pubblico adulto: fascia
maggiormente rappresentata 55-64 anni (39,05%), seguono gli ultra65enni
e la categoria 45-54 anni, mentre Elisa può contare su giovani e
bambini: 4-7 anni è la fascia che ha seguito gli intrighi di Rivombrosa
(33,24%), quindi ci sono i ragazzini tra gli 8 e i 14 anni (29,90%).
Benestante il pubblico di Montalbano, classe economica medio bassa
per la favola di Elisa. Plebiscito tra i laureati per il commissario (ben
il 46,50%), livello di istruzione basso per l´eroina romantica (31,54%).
Quanto all´area geografica, Zingaretti conquista, su tutte, tre regioni:
l´Umbria (48,35%), il Lazio e la Sicilia (46%); non ha grandi fan
nel Nord Est e in generale nel Sud. Elisa, al contrario, spopola in Basilicata
(43%), Calabria (40%), Marche e Campania (33%), mentre al Nord e al Centro
non decolla. Con Montalbano non c´è storia, ma il feuilleton,
nell´arco delle 13 puntate, con l´addio del conte Ristori e
l´arrivo del capitano Grey, potrebbe risalire. Anche il debutto della
prima serie non fece scintille.
Silvia Fumarola
La Stampa
- ttL, 24.9.2005
Ti dono il Libro che cambia la vita
Philip K. Dick è un grande scrittore». Sergio Cofferati
non si smentisce, se deve regalare un libro con dedica sceglie un’opera
del suo amato Dick, "I simulacri". Il volume, insieme a molti altri donati
da scrittori italiani, sarà battuto all’asta domani dai Gemelli
Ruggeri durante «Pordenonelegge» e il ricavato andrà
a sostegno dell’onlus «In missione con noi» che opera nello
Zimbabwe. La richiesta era precisa: donare il Libro con la maiuscola, quello
che ha cambiato la loro vita. Il donatore doveva far precedere la firma
autografa da una dichiarazione che motivasse la sua scelta. Come ogni dono,
anche questo getta luce sulla personalità del donatore. Danila Comastri
Montanari e Nando Dalla Chiesa non hanno resistito alla tentazione di donare
una loro opera. Solo due hanno scelto opere di colleghi italiani viventi:
Andrea Camilleri regala "Romanzo criminale" di Giancarlo De Cataldo.
[...]
Bruno Gambarotta
Il Sole 24 Ore (suppl.
"Domenica"), 25.9.2005
Telesponda
Montalbano, uomo vero in tv
Chi dice che non ci sono uomini (e donne) veri, sui nostri teleschermi?
Chi dice che non ce n'è uno che valga la pena di invitare a cena?
Uno ce n'è, ed è vero come solo può esserlo un personaggio
ben scritto, e ottimamente recitato. Lo rivediamo giovedì sera,
su Raiuno, dopo un esilio durato troppo a lungo. Ma la lontananza dal pubblico
non l'ha peggiorato, e forse addirittura l'ha migliorato. Non ci delude,
Salvo Montalbano. Anzi, ci dà un conforto che ci verrebbe da chiamar
morale, se non sapessimo che lui per primo se ne infastidirebbe. È
troppo intelligente, per accettare complimenti tanto impegnativi.
In ogni caso, morale o non morale, un gran conforto ce lo dà,
il commissario di Vigata. I motivi sono tanti, a partire dalla sua casa
sul mare, e dalla sua passione di nuotarci, in quel mare limpido come la
sua coscienza. Già, perché Montalbano ha una coscienza. E
la cosa non è abituale, in tivù. Per lo più, sulle
varie reti si trovano ometti e donnette abituati a prestare orecchio alla
voce del padrone (di turno). Montalbano, invece, sceglie e decide in proprio.
E lo fa con la "fatica" che sempre dovrebbe accompagnarsi a una scelta
e a una decisione. Non ha una visione del mondo preconfezionata e rigida.
Piuttosto, ha dei principi, che di volta in volta applica al mondo, un
po' modificando il mondo e un po' - perché no? - modificando i princìpi.
Per fare un esempio: quando gli capita di frequentare l'invitante,
luminosa Ingrid, l'ottimo Salvo combatte contro una tentazione di cui ben
comprendiamo i motivi. Non è "ideologicamente" avverso ad arrendersi,
alla tentazione. Se non lo fa, è perché decide e sceglie,
pensando alla sua Livia che sta lontano. Ma la tentazione gli resta, per
quanto tenuta a bada. I princìpi son princìpi, ma anche il
mondo ha le sue ragioni.
È un uomo vero, Salvo Montalbano. Dunque, non solo non è
un macho, ma anche non s'approfitta del potere, e non gioca con la violenza
e con le armi. Come potrebbe, dal momento che è impegnato
a pensare, a scegliere e a decidere? Eppure, martedì gli capita
di sparare un colpo di pistola nella schiena di un uomo. Dove sono andati
a finire i principi? Che sia diventato, persino lui, uno dei troppi giustizieri
in circolazione nel nostro immaginario?
Le cose si svolgono così: un criminale commercia in bambini,
Montalbano lo sorprende nel suo covo, gli intima d'alzare le mani e ne
riceve in cambio due pallottole. Poi, mentre quello s'allontana, si rimette
in piedi, gli punta alle spalle la pistola, non dice una parola e spara.
Quanti, tra il pubblico, applaudono al suo gesto? Non lo sappiamo. In ogni
caso, sappiamo che lui non ne va fiero. Ci pare che invece gli pesi, e
che senta il bisogno d'interrogarsene. Infatti, si rifugia in un posto
isolato, alto sul suo mare (che però rimane bene in vista, proprio
come la sua coscienza). Ci resterà per una settimana, nascosto.
Alla fine deciderà e sceglierà, dopo aver confrontato i suoi
principi con il mondo.
Lì lo lasciamo, pieni d'ammirazione. Una cosa sola ci dispiace:
non potremo mai invitarlo a cena.
Als Ob
Corriere della Sera, 25.9.2005
Le frasi pronunciate dal protagonista della fiction riaccendono i riflettori sulle violenze del G8. «E ora non dimentichiamo»
Montalbano riconcilia il poliziotto e il no global
«Giro di boa» è andato in onda giovedì in prima serata su Raiuno
Roma - Quattro anni dopo i fattacci del G8 di Genova, il poliziotto-sindacalista Claudio Giardullo e l' ex capo no global Vittorio Agnoletto riflettono a distanza sulle parole del commissario Montalbano che in prima serata su Raiuno, davanti a quasi 9 milioni di telespettatori, ha minacciato di gettare alle ortiche il distintivo perché si è sentito tradito dai colleghi dopo aver visto ciò che è successo alla Diaz e a Bolzaneto. Il poliziotto è soddisfatto: «Montalbano alla fine resta al suo posto perché, dico io, lui e quelli onesti come lui devono continuare a interrogarsi sul perché certi fatti sono potuti succedere e su cosa si possa fare affinché non accadano più. In democrazia, anche la polizia ha bisogno di rinforzare gli anticorpi e di fare una sorta di manutenzione fermo restando che chi ha sbagliato deve pagare. Da tutte e due le parti, ovviamente». E anche Vittorio Agnoletto (oggi parlamentare a Strasburgo della Sinistra unita europea) apprezza l'operazione verità, se così si può definire lo sceneggiato Rai che sfiora appena i fatti di Genova: «Ci voleva una fiction perché la tv pubblica parlasse in prima serata del G8, mettendo a fuoco le responsabilità non dei singoli funzionari ma rifacendosi a quelle del vertice della polizia. I Tg non avevano avuto il coraggio di parlare di queste cose in prima serata. Lo aveva fatto solo "Primo piano" su Raitre, ma alle 23.30». Dunque, per quanto appaia disgustato dai pestaggi affidati agli agenti e dalle menzogne dei loro capi, il commissario Montalbano inventato dalla penna di Andrea Camilleri non si dimetterà. Resterà al suo posto. E questo accende la speranza in un poliziotto democratico e combattivo qual è Claudio Giardullo, già primo dirigente del Reparto anticrimine di Roma e ora segretario generale del Silp-Cgil: «Chi ha alimentato le polemiche di questi giorni non ha letto bene il Giro di Boa di Camilleri. È vero infatti che Montalbano sia amareggiato, che si senta tradito e che pensi di dimettersi. Ma è vero anche che all'altro personaggio, l'amico e collega Mimì, viene affidato un ragionamento di grande equilibrio: "Tu non te ne puoi andare", dice Mimì a Montalbano. "Non te ne puoi andare per me, per quella stragrande maggioranza di poliziotti che sono onesti, che fanno bene il loro lavoro. Sarebbe un'offesa a tutti noi...". E questo basta a Montalbano per ritornare sulla sua decisione di lasciare la polizia perché, ripeto, la manutenzione democratica si fa soprattutto dall'interno delle istituzioni». La fiction centra dunque l'obiettivo del poliziotto: tormento e sofferenza personale del commissario-icona ma anche un messaggio che, per il futuro, non lascia spazio a una polizia lontana dalla società civile. Ma qui il commento di Agnoletto prende una rotta parallela: «Mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca il fatto che dalla sceneggiatura siano stati tagliati i riferimenti agli uomini di governo presenti a Genova nelle sale operative. E il riferimento storico di quella presenza è Gianfranco Fini». Agnoletto, poi, parla del rischio cui, ora, la coscienza collettiva va incontro: «La storia che abbiamo visto in tv è un paradigma. C'è lo scandalo, lo sconcerto ma anche la rimozione. Montalbano, infatti, viene subito riassorbito dal suo lavoro». Il poliziotto Giardullo non è un interlocutore improvvisato. Fu lui a organizzare già nell'estate del 2001 un franco confronto con Agnoletto e i no global nella sede nazionale della Cgil e poi, nel giugno 2003, all'uscita del Giro di boa, un affollatissimo dibattito con Sergio Cofferati e Camilleri al Piccolo Eliseo di Roma. Bene, spenta la tv, Giardullo apre una riflessione che la fiction ignora: «A Genova ci fu una responsabilità politica del governo che scelse la repressione e il modello militare per la gestione dell'ordine pubblico con il fine di allontanare i moderati dalla piazza. Un messaggio che, qualche mese dopo, fu smentito a Firenze dove si tornò al modello vincente della prevenzione». Agnoletto, ora, si concentra sui processi (Diaz e Bolzaneto) previsti a Genova per metà ottobre: «In quelle aule di tribunale ci sono due posti vuoti sul banco degli imputati e mi riferisco al governo e ai vertici della polizia. Perché i Perugini, i Canterini e altri funzionari che hanno avuto ruoli di responsabilità a Genova sono stati promossi. E questo è drammatico».
Dino Martirano
l'Obiettivo, 25.9.2005
“Vigàta mon amour”. In scena gli scritti di Camilleri
Il 10 agosto, al Parco delle Rimembranze di Castelbuono, è stato
messo in scena dalla compagnia Riff Raff di Marsala lo spettacolo “Vigàta
mon amour”, per la regia di Guglielmo Lentini, inserito nel programma di
manifestazioni estive.
Diciamo subito che è stato un successo entusiasmante. Il pubblico,
molto numeroso e partecipe, si è lasciato trascinare dalla recitazione
dei brani tratti dai libri di Andrea Camilleri e se possibile ancora di
più dalle bellissime musiche scritte e arrangiate per l’occasione
dal Maestro Vincenzo Li Causi. Ma andiamo con ordine. Lo spettacolo
è stato realizzato partendo dall’idea di Maria Dixon e Lorenzo Calamia,
iscritti al Camilleri Fans Club -associazione “virtuale” ma vitalissima,
fondata a Palermo nel 1997 che gestisce e cura l’imperdibile sito www.vigata.org-
di mettere in scena un pout-pourri delle pagine più belle scritte
da Andrea Camilleri, sceneggiandole e collegandole l’una all’altra.
Lo spettacolo, in continuo divenire, è già alla terza rappresentazione
e, di volta in volta, risulta sempre più gradevole e scorrevole.
I due attori protagonisti, Giorgia Di Giovanni e Guglielmo Lentini,
sono stati molto bravi, riuscendo a dosare umorismo, ironia e pacatezza
di recitazione, lasciando il giusto spazio alle parole senza mai prendere
il sopravvento.
All’altezza della situazione anche l’orchestra, tutta composta da giovani;
non altrettanto i due cantanti, qualche volta in fallo e forse traditi
dall’emozione. A nostro parere, anche la scenografia, realizzata da Ambra
Rinaldo, doveva essere curata maggiormente. Abbiamo avuto l’impressione
che mal si adattasse, con il suo minimalismo un po’ troppo triste, alla
solarità dei testi e all’effervescenza dello spettacolo in generale.
Ma sono appunti da poco: l’impressione nella sua totalità è
stata quella di un’opera curata e realizzata con passione. Non solo; ascoltando
i commenti a caldo del pubblico, ci siamo resi conto con estremo piacere
che anche i non-lettori del grande Andrea Camilleri si sono lasciati coinvolgere
dallo spettacolo, forse anche più dei grandi appassionati (il
Camilleri Fans Club era degnamente rappresentato. Di Castelbuono è
il presidente Filippo Lupo) godendosi fino in fondo e col grande piacere
della “scoperta” la musicalità dei brani scelti, l’irresistibile
commistione di italiano e siciliano che da sempre è la caratteristica
principale dello scrittore, l’ironia mista ad amarezza che lo contraddistingue.
Un discorso a parte va fatto per le musiche: vero collante e autentico
spettacolo nello spettacolo, grazie anche alla presenza scenica del maestro
Li Causi, instancabile e professionale, entusiasta al punto da meritarsi
applausi a scena aperta per i suoi arrangiamenti, che hanno regalato a
“Vigàta mon amour”, sin dalla prima rappresentazione, avvenuta a
Marsala nell'agosto 2003, quella marcia in più che, speriamo, continuerà
a far collezionare ad autori e interpreti ancora altri numerosi successi.
Alla fine dello spettacolo, applausi a non finire e discorso di rito
di una felicissima Adriana Scancarello, assessore alla Cultura del centro
madonita, che speriamo non si stanchi mai di promuovere spettacoli di questo
tipo. Castelbuono è la cornice ideale per realizzare iniziative
di questo tipo. Un paese ricco di storia, che può vantare un’ospitalità
straordinaria e che potrebbe diventare punto di riferimento per la cultura
isolana e non solo.
Maddalena Bonaccorso
La Sicilia, 26.9.2005
Stabile di Catania, debutto con Camilleri
Catania - Vigata, e il suo universo intriso di paradigmatica 'sicilitudine',
approdano sul palcoscenico del Teatro Stabile di Catania. Spettacolo inaugurale
della nuova stagione sarà, infatti, 'La concessione del telefono',
riduzione scenica di un romanzo di culto, operata dall'autore Andrea Camilleri
insieme a Giuseppe Dipasquale, a sua volta artefice della regia. L'allestimento
sarà in programmazione alla Sala Verga, dal 9 novembre.
«Lo Stabile di Catania - sottolinea il presidente dell'Ente,
Pippo Baudo - si è distinto in questi ultimi anni nel panorama teatrale
nazionale per il notevole incremento produttivo. Con questa novità
assoluta realizza un'altra operazione artistica e culturale di grande qualità,
in linea con la grande tradizione dell'ente, da sempre attento alla valorizzazione
del patrimonio letterario, non solo teatrale, che la Sicilia può
vantare. Una splendida apertura - aggiunge Baudo - che introduce alla variegata
messe di proposte di una programmazione volutamente ampia,impaginata dal
direttore Orazio Torrisi per incontrare e stimolare la sfaccettate esigenze
del pubblico».
'La concessione del telefono' affonda profondamente nell' humus e nel
cuore della Sicilia. E' questo, fra gli ultimi romanzi di Camilleri, uno
dei più divertenti: una specie di commedia degli equivoci e degli
imbrogli, che trova la sua ambientazione ideale in un'isola da secoli terra
di contraddizioni. La Vigata dello scrittore agrigentino diventa ogni volta
metafora di un modo di essere e ragionare le cose di Sicilia.
L'equivoco, che ridicolmente fa da motore all'intera vicenda, è
lo scambio tra due lettere dell'alfabeto. Il protagonista, Filippo 'Pippo'
Genuardi, per ottenere la concessione di una linea telefonica per uso privato,
fa domanda formale al prefetto di Montelusa, denominandolo Vittorio Parascianno
anziché Marascianno, come in realtà questi si chiama. Da
qui una storia articolata, che coinvolge non solo Genuardi, siciliano qualsiasi,
e la sua famiglia, ma anche la Chiesa e soprattutto i vari apparati dello
Stato, ovvero Prefettura, Questura, Pubblica Sicurezza e Benemerita Arma
dei Reali Carabinieri.
E ancora don Calogero Longhitano, il mafioso del paese, nonchè
quei compaesani, anch' essi siciliani qualsiasi, che involontariamente
capitano sulla strada di 'Pippo', mosso solo dalla passione per la giovane
suocera. Anche nella riduzione ad emergere è la lingua di Camilleri.
Una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita
e teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa sicilitudine linguistica,
fatta di neologismi, sintassi travestita, modi d'uso ricalcati dal dialetto.
Il fascino della trasposizione scenica punta essenzialmente sulla novità
del testo e si sposa tutt'uno con il desiderio di ricercare strade nuove
e diverse per la drammaturgia contemporanea. Dello spettacolo Antonio Fiorentino
firma la scenografia, Angela Gallaro i costumi, Massimiliano Pace le musiche.
Nei ruoli principali autentici beniamini del pubblico: Francesco Paolantoni,
Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, Marcello Perracchio, insieme a Alessandra
Costanzo, Pietro Montandon, Gian Paolo Poddighe, Angelo Tosto.
Reuters, 26.9.2005
Tv, Landolfi sulle fiction: Montalbano "trasuda comunismo"
Napoli - Le fiction italiane -- "Il commissario Montalbano" in testa
-- trasudano comunismo. E' l'opinione espressa oggi dal ministro delle
Comunicazioni Mario Landolfi, in risposta al leader dell'Unione Romano
Prodi che ieri si era detto preoccupato per la parzialità dell'informazione
tv.
"C'è una fiction in Italia che trasuda comunismo: 'Il commissario
Montalbano' e persino 'Il grande Torino'", ha detto Landolfi a margine
di un'assemblea regionale di An.
"Vedo una televisione appiattita su posizioni storiche antiche, molto
schiacciata sulla sinistra, e soprattutto vedo, non tanto nell'informazione
ma nella fiction, una pericolosa inclinazione verso i temi cari alla sinistra",
ha aggiunto.
"Questo è sotto gli occhi di tutti. Ho ricevuto molte lettere
di protesta. Mi sembra che onestà imponga di riconoscerlo anche
a Prodi", ha detto Landolfi rispondendo al leader dell'Unione che ieri
aveva lamentato che la tv non sta svolgendo un ruolo imparziale.
Giovedì scorso ha registrato il successo ormai consueto un nuovo
episodio del Montalbano televisivo trasmesso da RaiUno, "Il giro di boa",
che parla tra l'altro del G8 di Genova del luglio 2001 e delle accuse alle
forze dell'ordine per l'irruzione alla scuola elementare Diaz in cui si
trovavano i no-global.
"Il grande Torino", in onda ieri sera e stasera sempre su RaiUno, racconta
la storia della squadra di calcio che fece sognare l'Italia del dopoguerra
con una lunga serie di successi, fino allo schianto dell'aereo su cui viaggiava,
il 4 maggio del 1949, contro la collina di Superga. La prima puntata della
fiction ha registrato un successo di ascolti.
Il Gazzettino, 26.9.2005
I Gemelli Ruggeri
Libri all'asta, un'esilarante gara per la solidarietà
L'offerta più alta quella per la dedica di Camilleri. Con 50
volumi i simpatici banditori hanno raccolto 1.500 euro pro Africa
«Quante mucche in comodato si possono comperare con 200 euro per
aiutare lo Zimbabwe?». Se lo sono chiesti ieri I Papu e i Gemelli
Ruggeri, esilaranti banditori dell'asta di libri a scopo benefico, di fronte
all'offerta strepitosa, la più consistente della giornata, lanciata
dal pordenonese Gaspare Pasini, che con 200 euro si è aggiudicato
un lotto di tre libri, con dedica di Andrea Camilleri, su "Romanzo criminale"
di De Cataldo; di Danila Comastri Montanari su "Giallo sole" di autori
vari; e di Leonardo Gori su "La talpa" di Le Carrè. «Camilleri
si è limitato a scrivere "con simpatia" - ha considerato Andrea
Appi dei Papu - perchè aveva fretta e doveva andare a fumare. Pero
l'ha scritto in siciliano».
[...]
A.S.
ANSA, 26.9.2005
In Germania due libri di Camilleri
Una raccolta di articoli e una di ricette di Montalbano
Roma - Gli editori Wagenbach e Lubbe pubblicheranno in Germania due
libri di Camilleri che non usciranno mai in Italia. A deciderlo e' stato
lo scrittore siciliano. 'Italienische Verhaeltuisse' e' un regalo che Wagenbach
ha voluto fare allo scrittore per i suoi 80 anni. Il volume e' una raccolta
di venti articoli politici critici nei confronti del governo Berlusconi
pubblicati su quotidiani italiani. 'Sizialinische kouche' e', invece, una
raccolta delle ricette di Montalbano.
Stilos, 27.9-10.10.2005
Autori italiani
Andrea Camilleri. A 80 anni due progetti immediati: chiudere il ciclo
con Montalbano ed esaurire la serie dei romanzi storici. E poi? Già
ci sono degli assaggi: "Il diavolo tentatore" ha il senso del divertissement.
Potrebbe essere la linea dello scherzo quella sulla quale Camilleri distillerà
il suo umore senile. La morte? “Non mi spaventa. Mi crea solo forte rammarico”.
Ve lo dico con Palazzeschi
”E ora lasciatemi divertire”
Se “Il medaglione” (Mondadori, pp. 71, euro 7) è una variazione
sul tema montalbaniano, con un maresciallo di paese impegnato a mettere
pace, “Il diavolo tentatore” (Donzelli, pp. 142, euro 14,50) è invece
un fatto nuovo: una sotie moderna, uno scherzo di tipo surrealistico che
affronta il tema degli embrioni dal lato più disincantato e disarmato.
Avendo Camilleri confermato più volte il proposito di eliminare
Montalbano, questi due ultimi suoi titoli possono far pensare a quella
che sarà la sua nuova via? Stilos ne ha parlato con lui.
Mandato in pensione anzitempo Montalbano, con un gioco di doppi
che si annuncia un fuoco pirotecnico di rimandi virtuali, rimarranno i
romanzi storici, che costituiscono anch’essi una serie. Epperò “Il
medaglione” e “Il diavolo tentatore” sembrano prefigurare un nuovo orizzonte.
Una volta chiuso Montalbano – e già il primo accenno è
nell’anticipazione del futuro romanzo, “Michelino” [In effetti “Riccardino”,
NdCFC], uscita su Stilos – non se ne parla neanche lontanamente di
ricominciare una serie che abbia per protagonista un maresciallo che sia
della Finanza, dei Carabinieri o della Forestale. Credo che la serie con
Montalbano si chiuda e basta. E credo che si possa chiudere anche una serie
che serie non è: quella dei romanzi storici e civili. Allora mi
può chiedere: che farà dato che se non scrive non campa?
Come ha intuito, ci sono delle strade: una porta a “Il medaglione”, che
è
un racconto d’occasione scritto per il calendario dei Carabinieri e che
Mondadori ha voluto pubblicare (e ci sono riusciti miracolosamente perché
non riuscivo a capire come si potesse fare un volume da quell’esile raccontino),
e un’altra arriva a “Il diavolo tentatore” uscito con Donzelli. Arrivato
a 80 anni, il verso di Palazzeschi “Lasciatemi divertire” credo di volerlo
fare mio e scrivere cominciando a essere un po’ più libero per quel
poco che riuscirò a scrivere. Dopo aver scritto “Il diavolo tentatore”
mi sono detto: vuoi vedere che qui comincia il divertimento?
Per la verità il maresciallo Antonio Brancato del Medaglione
ha molto di Montalbano per il suo spirito umanitario. Non è un personaggio
che cerca di farsi spazio come successe a Montalbano?
No no, perché lo terrò a bada. A 80 anni ho imparato
bene come si fa a tenere a distanza i personaggi. E’ perciò da escludere
sia come scrittura che come finzione televisiva: già uno o due produttori
mi hanno detto “ma con questo maresciallo non possiamo fare una serie?”.
Penso di non reggere più e di non avere davanti a me il tempo necessario.
Però un romanzo più corposo anziché una serie
è nelle sue possibilità?
Non lo so se può essere uno spunto. Attualmente non lo è.
Per 12 anni, dall’84 al ’92, da “La stagione della caccia” a “La
bolla di componenda”, lei non scrisse perché aveva da chiudere la
partita con il teatro. Teme il ripetersi di una crisi analoga?
Non fu una reale crisi. Allo stesso modo di come nel 1950 non scrissi
più poesie perché mi ero trovato di fronte il teatro, che
presi in pieno, quando la parabola teatrale cominciò a concludersi
scrissi i primi romanzi.
Ebbi la forza di fermarmi perché maturai la consapevolezza che
ce la facevo a scrivere e quindi la scrittura potè attendere fino
a quando saldai i conti con il teatro. Avevo in mente 2, 3 spettacoli,
che com’è nel teatro richiedevano tempi lunghi. Uno era un grosso
discorso pirandelliano, necessario per chiudere il saldo con Pirandello,
e l’altro Majakovskij, “Il trucco e l’anima”, titolo preso da Ripellino,
che volevo fare per saldare i conti con una sorta di mio sperimentalismo
personale in teatro. Fatto questo, sapevo di non avere più nulla
da dire. Dunque non è stata una vera e propria crisi, ma uno stop
che mi imposi.
Senza ripensamenti, bisogna dire.
Al riguardo le chiusure con le mie stagioni sono formali: decido di
smettere col teatro e smetto sul serio.
Esaurisco fino in fondo quella esperienza dopodiché credo di
essere andato solo come spettatore a teatro, ma saranno state non più
di 4 volte.
Torniamo al maresciallo Brancato. Il fatto che faccia da mediatore
tra una ragione e l’altra, una specie di giudice di pace, non integra una
speciale componenda e quindi una legalità diversa che è il
terreno di coltura della mafia?
Tutta la mia sfera di legalità è diversa. Prenda “La
pazienza del ragno”. Due critici del supplemento de “La Stampa”, “Ttl”,
si sono resi conto dello stato di illegalità di Montalbano cominciando
a parlare, un po’ eccessivamente debbo dire, di cattivo maestro. Però
si sono accorti di questa diversa legalità. La linea che divide
Montalbano tra legalità è illegalità si è fatta
sempre più labile. Anche per questo deve finire di vivere.
Brancato e Montalbano sono fratelli d’inchiostro e figli dello stesso
padre.
In realtà si può fare un piccolo consuntivo osservando
che non ho fatto altro che scrivere dei nonni, dei probabili padri di Montalbano
e dei suoi fratelli.
Il capitano di giustizia del “Re di Girgenti” ha una testa montalbaniana,
così come il delegato del “Birraio di Preston”.
Alla fine non ha fatto, come lei stesso ha ammesso, che scrivere
di suo padre.
Aveva una sua logica mio padre che direi montalbaniana. Le racconto
un episodio che le fa capire quanto lo fosse. Mio padre dirigeva a Enna
l’Azienda siciliana trasporti. Un giorno ci giunge la notizia che un camion
si era rovesciato con tutto il carico e che quindi c’era stato un danno
grave. Dopo 2 giorni vado a bussare a denari nell’ufficio di mio padre
e trovo l’ufficio che aveva 5, 6 dipendenti, del tutto vuoto. Davanti alla
porta di mio padre c’era il capufficio che era uno slavo e si chiamava
Kunic – che tra l’altro risolse un problema letterario non indifferente
-. Era come di guardia. “Dove vai?”. “ Vado da mio padre”. “Non puoi entrare,
aspetta”. Sentivo rumori strani dalla stanza di mio padre. C’era una colluttazione.
Uscì un uomo che aveva un po’ di sangue sulle labbra e appariva
chiaramente malmenato.
E vidi mio padre che si aggiustava le maniche. “Papà, hai preso
a cazzotti quello?”
“Sì.”. “Ma come, quello si rovescia col camion e tu lo pigli
a cazzotti?”. Io, comunista, Cgil: “Stiamo scherzando?” “Senti, questo
stronzo ha caricato a bordo una buttana e l’incidente è avvenuto
perché lui non ha più guardato la strada. Ora, siccome è
padre di 2 figli, i casi sono due: o lo licenzio o gli do una lezione”.
E mi cacciò via, così perdendo pure i soldi che gli volevo
chiedere. Ecco un modo di procedere montalbaniano.
Gli ha dato ragione?
A distanza di anni gli ho dato ragione.
E cosa fece Kunic di letterario?
Sa cos’è la pintaiota? Una volta, sempre ai tempi di mio padre,
andammo a Licata con una Opel abbandonata dai tedeschi e che si scassò.
Ci dissero”Prendete la pintaiota”. “Mai sentita questa parola. Cos’è?”.
“La corriera che vi porta ad Agrigento”. Cominciai a essere assillato dal
significato etimologico della parola. Anni dopo Sciascia in “Occhio di
capra” parlò della pintaiota e raccontò un fatto simile,
rimanendo sorpreso ad apprendere che indicava la corriera. Un giorno di
molti anni dopo incontrai Kunic vecchissimo: parlavo con un amico della
pintaiota e Kunic disse “Come che significa? Evidentemente la corriera
era una Lancia come marca”. “Embè?” “Chiamavano le corriere con
le lettere greche e quella aveva un motore Lancia pentaiota”.
Lei disse una volta che alzandosi la mattina si ripeteva”E’ ancora
presto per alzarmi e lavorare”, per poi aggiungere subito dopo ”Ma perché
non devo alzarmi e lavorare anche se è ancora presto?”. Mantiene
sempre questa regola di disciplina?
Sempre. Anche quando finisce che mi alzo e non scrivo ma mi metto a
stirare pantaloni e tambasiare.
Con l’età, che viene data per debilitante, i suoi ritmi sono
andati rallentando?
No, la forza fisica è rimasta la stessa. Quella che s’è
debilitata è la resistenza dei miei occhi. Se prima potevo stare
quattro cinque ore al computer oggi non resisto più di due ore.
E ci rimango male, perché vorrei continuare, ma devo fermarmi per
forza. C’è anche un’altra cosa: che mentre prima riuscivo a fare
due tre cose contemporaneamente oggi non posso farne che una alla volta.
Lei ha detto che le cose nella sua vita sono arrivate sempre tardi.
Ritiene di non aver avuto una bella vita forse?
Ho avuto una vita fortunata, altroché. Perché a conti
fatti ho sempre fatto quello che mi è piaciuto. Non solo: ho fatto
quello che mi piaceva fare tanto da poter mettere su famiglia. Alzarsi
la mattina e sapere che il lavoro della giornata sarà quello che
piace lo ritengo una fortuna enorme.
Ha avuto due vite, la prima finisce quando nell’84 lascia la Rai,
la seconda quella dell’attività letteraria. Qual è stata
la più bella?
La seconda, perché cosa facevo? Anche se facevo un lavoro gratificante
com’è quello della regia e della produzione, finivo sempre col proporre
cose altrui. In realtà il regista è un interprete, un mediatore.
Invece la scrittura è un’attività sorgiva, è così
personale.
Lei è passato da un tipo di attività collettiva a
una per antonomasia solitaria. Se potesse cambiare la sua vita farebbe
in modo che quella di regista venisse dopo quella di scrittore?
Non si può fare il regista da anziani, troppo faticoso.
Mica scrivere è niente.
Faticoso pure, ma il lavoro non dipende dalla comunità. Se hai
una prova dalle 14 alle 16 e non hai voglia non puoi dirlo, e se non hai
idee devi fartele venire. Quando si scrive invece, se alle 16 non hai idee
ti alzi e ti fai una passeggiata.
Non cambierebbe dunque nulla della sua vita?
Niente, semmai chiederei una maggiore attenzione su quanto ho fatto
a teatro. Soltanto due se ne sono occupati: Giorgio Prosperi e Nicola Chiaramonte
finché sono vissuti.
C’è stato anche Orazio Costa.
Diverso. Lui fu l’unico maestro che riconosco, perché quando
ero suo allievo si parlava di teatro e della componente alta di letteratura
che c’è nel teatro. Potevi scrivere duecento romanzi una volta stato
alla sua scuola.
Se ogni idea costituisse un titolo, quanti libri avrebbe pronti?
Almeno tre. Uno di genere storico e civile, gli altri due sono dei
divertissements che forse troppo insistentemente mi cominciano a circolare
in testa.
All’inizio di “La bolla di componenda” c’è una dichiarazione
di poetica dove dice che è la digressione il suo stile di scrittura.
E’ sempre valida?
Certo. Amo la digressione come amo rendere oralmente i miei testi.
Scrivo ma è come se parlassi. Lo chiedo agli amici, alle persone
vicine:”Come ti sembra questa pagina?” Ho bisogno di scorgere il giudizio
nei loro volti, cerco la reazione immediata. Come fanno i cantastorie.
Cosa pensa della morte? Ci pensa come va pensandoci sempre più
Montalbano?
Succede che a tratti uno ci pensi. In teoria più si invecchia
e più ci si pensa. Il mio giudizio? Non ci trovo niente di straordinario:
quando hai comprato il ticket della nascita ti dicono “guarda che nel prezzo
è compreso quello della morte”. Ci penso semmai con molto rammarico,
perché mi mancheranno tante cose. Ma non ho paura. L’altra mattina
leggevo “Il Fedone” di Platone, dove è affrontato il tema della
morte di Socrate. Il quale beve la cicuta e si incupuna. I discepoli piangono
quando lui chiama Critone. Tutti pendono dalle sue labbra. “Senti, mi sono
scordato di dirti che dobbiamo restituire un pollo”. E si rincupuna. “Ma
come, maestro, mi dici solo questo?” “E che ti devo dire?” gli fa Socrate.
Non è bellissima come preparazione alla morte?
Gianni Bonina
Radio Capital, 27.9.2005
Intervista
ad Andrea Camilleri
la RepubblicaRadio, 27.9.2005
Andrea Camilleri
Lo scrittore risponde alle polemiche sul suo Montalbano "comunista"
Cliccare
qui per scaricare la registrazione in MP3
Adnkronos, 27.9.2005
Politica
Tv: Camilleri a Landolfi, Montalbano non comunista ma uomo di buon
senso
Roma - ''Se la lealta' di Montalbano, il rispetto per le leggi, il rispetto
che Montalbano ha per l'uomo e la considerazione nella quale tiene i rapporti
con cariche istituzionali sono comunismo, bene sono contento di aver creato
un personaggio comunista''. Lo ha detto lo scrittore siciliano, Andrea
Camilleri, in una intervista
rilasciata a Radio Capital, rispondendo cosi' alle dichiarazioni del
ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, sul colore politico dei personaggi
delle fiction.
Yahoo! Notizie,
27.9.2005
Tv: Camilleri a Landolfi, comunisti anche 8 mln spettatori
(AGI) - Roma - Lo scrittore Andrea Camilleri, creatore del personaggio
di Montalbano, in un'intervista a Radio Capital replica al ministro delle
comunicazioni Mario Landolfi, che ieri aveva polemicamente dichiarato che
le fiction di Montalbano e del Grande Torino "trasudano comunismo". Spiega
Camilleri: "Se la lealta' e il rispetto delle leggi di Montalbano sono
comunismo, allora sono contento di aver creto un personaggio comunista".
Prosegue lo scrittore: "Allora anche 8 milioni e 800.000 spettatori sono
comunisti, perche' hanno seguito con entusiasmo Montalbano, dieci milioni
di lettori sono comunisti, secondo l'ottica del ministro". Camilleri replica
anche alle accuse di autocensura sulle parti in cui si chiamavano in causa
gli uomini di governo per i fatti accaduti durante il G8 di Genova: "Nel
romanzo non ho mai messo forbici, l'ho fatto nella riduzione televisiva,
perche' se avessi parlato del disagio di Montalbano sia per i fatti di
Genova con governo di centrodestra sia per i fatti di Napoli con il centrosinistra,
avrei dovuto fare un dibattito e non un romanzo".
Il Messaggero,
27.9.2005
«Boom di ascolti, questo è maccartismo»
Roma. «Non mi sono mai chiesto se Sherlock Holmes, Maigret, Sheridan,
o James Bond fossero di destra o di sinistra». Questo, il commento
a caldo di Carlo Degli Esposti, produttore del "Commissario Montalbano",
la fiction che, assieme a quella del "Grande Torino", realizzata dalla
Goodtime, è accusata di propaganda comunista dal ministro Landolfi.
Un j’accuse contro due ottimi prodotti Rai, e grandi successi Auditel.
Infatti, se "Giro di boa" (Montalbano), giovedì scorso, ha segnato
8 milioni 800 mila spettatori, con il 33,23 per cento di share (con picchi
di quasi 10 milioni e di oltre il 39), domenica sera "Il Grande Torino",
partito con uno share del 20 è arrivato al 37, per una media del
27,07, con oltre 6 milioni.
Un j’accuse che lascia attonita anche Gabriella Bontempo (moglie di
Italo Bocchino di An), produttrice della Goodtime: «Non ho mai pensato
di fare politica. Fiction, piuttosto. "Il Grande Torino" è sentimenti,
di vittorie, sconfitte e dolore e amore. Davvero, non credevo che raccontare
la storia di una famiglia di emigranti napoletani al Nord significasse
fare politica...». Forse non lo credeva nemmeno Luchino Visconti
che, dopo aver diretto "Rocco e i suoi fratelli" diceva: «Il mio
film? Una tragedia contemporanea».
«Non arrivo a capire questo attacco. Anche perché ogni
racconto, se si volesse, può essere di destra o di sinistra. Persino
Cenerentola», dichiara Degli Esposti. E spiega: «Ho realizzato
Montalbano con la stessa tranquillità morale e civile con cui ho
prodotto Giorgio Perlasca. Che non ho mai visto come un fascista, ma come
un eroe. Per me contava e conta quello che ha fatto. Non chi fosse, o rappresentasse
politicamente». Quanto a Montalbano, «sono sei anni che lavoro
giorno e notte per portare in tv i bellissimi libri di Andrea Camilleri,
che ha inventato un personaggio che non solo crede, ma ha in sé
il senso della Giustizia. Se poi in tasca ha una tessera di partito, non
lo so. Camilleri non l’ha scritto, io non l’ho mai vista, e francamente
non me ne importa niente. Montalbano nasce nella letteratura, non nella
realtà...».
A conti fatti, come mostrare un’Italia ricca ma anche povera? Come,
e perché poi, falsare la storia del passato e del presente? «Spero
davvero che queste polemiche finiscano il prima possibile - conclude Degli
Esposti - E comunque, vorrei dare un consiglio al ministro Landolfi e a
chi la pensa come lui: li invito ad andare a vedere "Good night and good
luck", di George Clooney. Un bellissimo film contro il maccartismo di tutti
i tempi. A favore della libertà di espressione. Quella libertà
che non posso credere non esista in Italia».
Micaela Urbano
L'opinione, 27.9.2005
Montalbano? Sempre meglio di Rivombrosa
Qualche sconcerto negli elettori di centrodestra aveva generato, la
scorsa settimana, il lancio della nuova serie televisiva di “Montalbano”,
dove il commissario siciliano criticava indignato i colleghi per le violenze
al G8 di Genova. Così vicini alle elezioni, gli ingenui elettori
non comprendevano la necessità, per la Rai che in teoria dovrebbe
essere di centrodestra, di schierarsi con i no-global e contro le forze
dell’ordine. L’altra tv di centrodestra, Mediaset, gli contrapponeva in
prima serata il suo pezzo forte stagionale: “Elisa di Rivombrosa 2”. Apprendiamo
che Montalbano ha fatto il 33 di share, ed Elisa solo il 23. Scatta a questo
punto la difesa d’ufficio di Montalbano: sarà anche intempestivo
e di sinistra, ma se avesse fatto più ascolti Elisa… lì sì
che c’era da preoccuparsi.
Valerio Fioravanti
La Repubblica, 27.9.2005
TV: sondaggio, Montalbano famoso quasi come Renzo e Lucia
Il Commissario Montalbano sta prepotentemente imponendosi come uno dei
personaggi della letteratura nazionale che gli italiani dentro e fuori
i confini del Paese conoscono di piu' e in cui si riconoscono con maggior
frequenza. Lo dimostra un sondaggio dell'Istituto IpSos, condotto prima
che riprendesse la serie di sceneggiati televisivi ispirati al personaggio
creato da Andrea Camilleri, e commissionato dall'autorevolissima "Societa'
Dante Alighieri", fondata oltre cent'anni fa su ispirazione di Giosue'
Carducci con lo scopo precipuo di mantenere la diffusione della lingua
e della cultura italiana nel mondo. Il personaggio interpretato sul piccolo
schermo da Nicola [Sic!, NdCFC] Zingaretti ha soppiantato, nell'ordine,
Jacopo Ortis, Casanova, Paolo e Francesca, i vari personaggi del Libro
Cuore, il Mattia Pascal di Pirandello e persino Pinocchio, che pure ha
dalla sua la popolarita' vastissima che gli viene tutt'oggi dalla riduzione
disneyana a cartoni animati del racconto di Carlo Collodi. Unici a resistere
alla sua ascesa due autentiche, immarcescibili icone nazionali, la quintessenza
letteraria dell'animo italiano. Primi a pari merito (non poteva essere
altrimenti) Renzo e Lucia, evidentemente percepiti come il contraltare
manzoniano di Paolo e Francesca. Secondo classificato, esattamente con
lo stesso gradimento di Montalbano, Don Abbondio. Montalbano, fra tutti,
e' il personaggio piu' recente, nato molto tempo dopo non solo di Mattia
Pascal, di Paolo e Francesca o Casanova (interessante la presenza di queste
ultime tre figure nella classifica), ma dello stesso Marcovaldo di Italo
Calvino, undicesimo nella lista. La "Dante Alighieri" terra' a Malta, dal
28 al 30 settembre, il proprio congresso internazionale i cui lavori saranno
aperti dal ministro degli esteri Gianfranco Fini.
Thriller Magazine, 27.9.2005
DetecTV
Il commissario Montalbano
Un commissario Montalbano che non avesse le sembianze di Luca Zingaretti difficilmente
raggiungerebbe gli stessi livelli di ascolto
Giovedì 22 settembre è tornato in tv Luca Zingaretti e il suo commissario Montalbano per il penultimo
appuntamento. Infatti, dopo questi due film tv, "Giro di boa" e "Par condicio" (che andrà in onda il 29),
sarà la volta l’anno prossimo (ma le riprese inizieranno a ottobre 2005) degli ultimi due episodi, "La
strategia del ragno" [La pazienza del ragno, NdCFC] e "Il gioco delle tre carte".
Se si trattasse semplicemente di recensire questa nuova puntata delle avventure dell’intrigante
commissario siciliano, potremmo cavarcela con poche battute e un voto molto alto: impossibile, infatti,
dopo il diluvio di articoli che hanno vivisezionato l’intera serie, riuscire a dire qualcosa di originale sulla
bravura di Zingaretti e del cast di ottimi comprimari, sull’efficacia della regia, sulla sostanziale fedeltà
(garantita dall’intervento in prima persona nella sceneggiatura di Andrea Camilleri, inventore del
detective popolare d’Italia) della fiction tv nei confronti dei romanzi ai quali si ispira.
Più interessante è invece, a nostro avviso, tentare di offrire al telespettatore attento alcuni spunti di
riflessione su ciò che è tacitamente sotteso a un’operazione di successo che si ripete negli anni.
Aldo Grasso, sul Corriere della Sera, ha posto per esempio l’accento sulla problematica fidelizzazione
del pubblico di casa, debolmente sollecitato da queste miniserie che si protraggono, nel migliore dei casi,
per poche settimane.
Eppure in Italia, nel campo del poliziesco, le produzioni migliori hanno legato le fortune del personaggio
alla straordinaria interpretazione dell’attore chiamato a impersonarlo: si pensi ad esempio al Gigi Proietti
del "Maresciallo Rocca". Ma, appunto perché si tratta di artisti bravi, versatili e ambiziosi, non è possibile
imprigionarli per sette-otto mesi di fila su un set televisivo; nella più fortunata delle ipotesi garantiranno
(come stanno facendo Proietti e lo stesso Zingaretti) una presenza costante ma diluita negli anni. E non si
può fare altrimenti perché, a differenza per esempio di "Distretto di polizia", dove si possono alternare
nel ruolo di protagonista diversi attori senza che il pubblico soffra di particolari crisi di astinenza o di
disaffezione, un maresciallo Rocca con un volto diverso da quello di Proietti o un commissario Montalbano
che non avesse le sembianze di Zingaretti difficilmente raggiungerebbe gli stessi livelli di ascolto. Quindi ci
dobbiamo rassegnare ad avere più o meno dignitosi prodotti industriali, che possono continuare per
parecchie stagioni, e brillanti capolavori artigianali di cui possiamo degustare una tantum l’impeccabile
fattura.
Altro aspetto interessante, a margine dell’intera serie, è l’incredibile fortuna turistica che hanno
avuto le location del "Commissario Montalbano". La bellissima casa sul mare dove vive da solo con la sua
governante [sic!, NdCFC] è diventata infatti un minialbergo per viaggiatori danarosi; peccato che
questo crei una singolare contraddizione con il basso profilo che il personaggio di Camilleri ha nei romanzi
e in tv. Crediamo infatti che siano rimasti solo lui e pochi altri a girare in Italia con una Fiat Tipo: ma
all’auto da dipendente statale con stipendio al limite della sussistenza si contrappone la casa da sogno con
vista sul mare di Sicilia.
Come molti sanno poi, Camilleri è stato nella Rai colui che ha seguito, negli anni d’oro, importanti
produzioni come per esempio quella del "Commissario Maigret" dell’indimenticabile Gino Cervi. E di quella
tv in bianco e nero, pesantemente condizionata dalla vocazione pedagogica, sembra essere rimasto più di
qualcosa.
Quando Montalbano, nell’episodio andato appunto in onda il 22, critica pesantemente i colleghi che si
sono macchiati delle violenze a carico dei manifestanti durante gli scontri per il G8 a Genova; o quando
si schiera apertamente dalla parte dei profughi che sbarcano quotidianamente sulle coste della Sicilia; o
quando mette un po’ sulla graticola un trevigiano calato al sud con qualche pregiudizio e con una pistola
che non sa usare: ebbene, chi negherebbe che gli autori non vogliano trasmettere un messaggio
politicamente corretto utilizzando il fascino della fiction?
Certo, rispetto alla tanto deprecata tv democristiana degli anni Cinquanta e Sessanta sono cambiati i
valori condivisi e le modalità di trasmissione del messaggio, ma la vocazione sembra rimasta la stessa;
d’altra parte, anche nei celebratissimi Stati Uniti "E.R." può porre il problema (e risolverlo felicemente)
dell’affidamento di un bambino a una omosessuale, a danno della famiglia della sua compagna morta
prematuramente.
Ma, direte voi: dopo tanto girovagare attorno a Montalbano, a quali conclusioni si vuol giungere?
Poche ma semplici.
Bravo, bravissimo Zingaretti.
Quando se ne andrà, il commissario Montalbano morirà con lui ed è giusto che sia così in barba alle
leggi dell’auditel.
Ma per favore, risparmiateci qualche lezioncina annidata nelle pieghe della sceneggiatura: sappiamo
leggere correttamente la realtà italiana senza le piccole prediche di don Montabano.
Voto 8-
Massimo Carloni
Stilos, 27.9-10.10.2005
Autori italiani
Christine Von Borries. Un poliziesco tra giallo e rosa
Indagine al di sopra di ogni noir
Con "Fuga di notizie" Christine Von Borries ricrea una trama dalle tinte
forti e la rende coinvolgente seppur privandola di colpi di scena e omicidi
sanguinosi.
La particolarità sta nella scelta di non seguire gli schemi
tradizionali del giallo, eliminando le vicende cruente, e di soffermarsi
non solo sui personaggi ma soprattutto sull’ambiente.
[...]
Andrea Camilleri, autore della postfazione, avvicina il romanzo a “Quer
pasticciaccio brutto de via Merulana” dal punto di vista non della trama
ma delle scelte seguite: come a Gadda non interessano la scoperta del colpevole
e la sua condanna ma la vita dei personaggi della Roma fascista, attraverso
lo sguardo ironico del commissario Ingravallo, così la Von Borries
si è impegnata nello scandaglio ambientale e individuale, con in
più la qualità di affrontare il mondo con la forza dell’amore
e uno sguardo positivo e ottimista.
Stilos l’ha intervistata.
[...]
Camilleri, nella postfazione, definisce il suo romanzo un “romanzo
d’indagine”. L’indagine esterna è anche uno strumento che serve
alla protagonista per avviare un’indagine più profonda e interiore?
"Sì. Come nella vita di ognuno, ogni avvenimento, in particolare
quelli inusuali che rompono la quotidianità, fa anche scoprire nuove
cose di noi che non conoscevamo e creano allo stesso tempo nuove sfaccettature
al nostro carattere."
A proposito di Camilleri, come nasce la sua amicizia con lui?
"Ci siamo conosciuti in una libreria fiorentina, dove ha presentato
il suo libro. Lui mi ha dato un consiglio fondamentale per uno scrittore.
Quando lesse la prima edizione di “Fuga di notizie” disse: ”Buttala via
e riscrivila da capo”."
Angela Maria Strano
Notizie Virgilio,
28.9.2005
TV/ Bocchino (AN): Landolfi sbaglia su fiction Grande Torino
"Chi vince è il calciatore, perde il sindacalista partitizzato"
Roma (Apcom) - Italo Bocchino, vicepresidente dei Deputati di An, in
una intervista al Corsera sostiene che "un conto è proporre un'operazione
intelligente, come fece Maurizio Gasparri, che chiese una fiction tv capace
di raccontare pezzi di memoria da recuperare come con 'Il cuore nel pozzo'
sulle Foibe; un altro è stilare una lista di buoni e di cattivi,
come fa Mario Landolfi, operazione sempre pericolosa nel rapporto tra politica
e cultura, che per me non va mai fatta".
Insomma, niente bocciature alle Fiction TV 'Il Grande Torino. "Mario
(Landolfi) - dice Bocchino - ha preso un granchio. Forse non ha visto bene
tutta la fiction. Si è fermato alla scena di un datore di lavoro
che dice all'operaio sindacalizzato: se continui con le tue rivendicazioni
non mangi. In realtà il personaggio vincente è quello legato
alla famiglia, che studia e lavora, insegue il suo sogno del calcio. Schematizzando
- spiega l'esponente di AN - il perdente è quello che finisce nel
sindacalismo e nelle sezioni di partito, cade nell'emarginazione e finisce
delinquente. Tesi opposta a quella di Mario. E dal mio punto di vista ci
sono molti valori di destra: l'emigrazione dal Sud, il lavoro, un calcio
pulito".
Poi, il discorso politico: "un ministro delle Comunicazioni di destra
- dice infatti Bocchino - non dovrebbe occuparsi del Montalbano che 'gronda
comunismo'. Il Minculpop della sinistra c'e' e funziona. E ammetto: tanto
di cappello! Esempio: uno scrittore come Camilleri, che ho smesso di leggere
perchè è intriso di scontri politici ma è popolarissimo,
un attore come Luca Zingaretti, fratello di un futuro leader Ds... E ce
ne sono tanti altri. Uno sceneggiatore di destra da quale circuito viene
valorizzato?".
In conclusione, nessun imbarazzo da parte di Bocchino a difendere prorpio
il Grande Torino, fiction prodotta dalla 'Goodtime', soscietà di
proprietà della moglie, Gabriella Buontempo. "Quando ci siamo conosciuti
- racconta Bocchino - lei era già alla sua seconda produzione tv
su input di Angelo Guglielmi. Ha studiato cinema alla New York University,
ha avuto un lungo apprendistato con Lina Wertmuller".
Primo Piano, 28.9.2005
Contributo di Andrea Camilleri sul tema dell'immigrazione
A un signore che ha una trattoria qui a Porto Empedocle, dove vado
a mangiare, dico:
"Ma il problema dei clandestini?"
"Che problema?"
"Ci sono i clandestini, c'avete un problema coi clandestini?"
"Dottore mio, tutti clandestini siamo al mondo, che mi viene a contare!"
L'ho trovata una risposta esemplare.
Corriere della Sera,
28.9.2005
Gastroletteratura
Camilleri porta i sapori del commissario Montalbano
Un incontro fra principi siciliani: principi della cultura e principi della gastronomia dell' isola. Sarà Andrea Camilleri a tenere a battesimo oggi al ristorante Trattoria (via Pozzo delle Cornacchie) il lancio romano del Nero d'Avola, accompagnato per l'occasione - in una degustazione tutta siciliana - da altri sapori cari al suo «commissario Montalbano»: lo chef Filippo La Mantia preparerà infatti panelle, sfincioni, timballini di anellini al forno, timballi di pasta con le sarde, ma anche assaggi di formaggi tipici come il Ragusano Dop. Camilleri ha accettato di fare da testimonial alla rassegna dei Grandi vini rossi siciliani, in programma a Racalmuto (il paese di Leonardo Sciascia) dal 7 al 9 ottobre prossimi, con banchi d'assaggio regionali e un convegno sul futuro del principe dei vitigni siciliani. Oggi da Trattoria alcune delle migliori etichette di Nero d' Avola saranno stappate con lo scrittore e con altro personaggi siciliani del mondo della cultura e dello spettacolo che hanno deciso di farsi ambasciatori del vino.
MenSA Magazine,
28.9.2005
Festeggiate con MenSA gli ottanta anni di Andrea Camilleri
Camilleri e il cibo nel giallo "mediterraneo"
[…]
Senza dubbio con il creatore di Montalbano ci troviamo di fronte a
un altro grande giallista, o contastorie, come egli preferisce, in cui
la cucina è integrata pienamente - e a tutti i livelli - nella struttura
narrativa. Si cucina, si mangia, si danno ricette, si evocano pranzi e
cene straordinari, si parla continuamente di cucina, in Camilleri. Montalbano
mangia, bene, e cucina, anche quando è costretto a mangiare da solo
non rinuncia mai a prepararsi con grande cura un buon pasto.
Cosa si mangia in Camilleri? A parte due "ricette di Trieste", una
"ricetta indiana" e un "polipi alla napoletana", tutto il resto è
Sicilia, un inventario di oltre cento ricette, tra le quali non mancano
naturalmente i "classici", più e meno noti, più e meno recenti,
della cucina isolana: le paste (alle sarde, alla Norma, al forno), triglie,
acciughe e polipi in tutte le salse, maiale, agnello e capretto, cassate
e cannoli.
Cucina siciliana, dunque, ma anche per Camilleri vale il discorso fatto
per altri due grandi autori "mediterranei", Izzo e Montalbàn: i
richiami alla cucina mediterranea tout court e ai singoli apporti
esogeni e scambi (secolari), oltre che rivelarsi, come in Izzo, nella presenza
di piatti come il couscous di pesce, sta nella cucina siciliana
così come si è fatta nei secoli e come la gustiamo oggi,
ricca di "piatti di origine greca, araba, spagnola e di numerose altre
civiltà mediterrane".
Come e dove mangia Montalbano? La risposta a questa domanda evidenzia,
sotto questo aspetto, la matrice maigrettiana delle modalità sociali
della sua alimentazione. Se, guardando al cosa mangia Montalbano, dobbiamo
accostarlo a Izzo e, in misura minore, a Carvalho, le circostanze, i luoghi
e i modi di assunzione dei pasti riconducono al Maigret tanto amato dal
siciliano e, in misura minore, ancora a Izzo. L'ambiente domestico e familiare,
rappresentato per Montalbano dalle famiglie di parenti, amici e colleghi,
e quello dei ristorantini e delle trattorie "alla buona", tra i quali il
celebre "San Calogero", e casa sua, sono gli ambienti prediletti dal nostro
personaggio. Una considerazione conclusiva sull'amatissimo autore siciliano.
In Camilleri, grazie all'enorme successo di pubblico, anche televisivo,
la dimensione gastronomica delle storie, dell'ambiente e del protagonista,
è stata percepita in modo, direi, naturale. E il fenomeno letterario
ha avuto, come per pochi autori prima, delle ricadute, soprattutto sul
grande pubblico dei suoi lettori e degli spettatori, a livello sociale,
di moda, di lingua, di costumi, anche alimentari: quanti locali pubblici,
siciliani e non, quanti cuochi dilettanti e domestici, hanno resistito
alla tentazione di riproporre gli ormai "mitici" arancini di riso, senza
mai riuscire, naturalmente, ad avvicinare quelli di Adelina?
Una triade non solo di grandi giallisti (diremmo tranquillamente di
grandi scrittori, se solo non ci trovassimo a parlare del genere giallo
o poliziesco), ma di grandi giallisti gourmet (gastronomi), quella
formata da Camilleri, dal marsigliese Izzo e dal catalano Vàzquez
Montalbàn, che basterebbero a definire la indiscussa supremazia
della vocazione gastronomica più che del giallo europeo, proprio
di quello mediterraneo, come già aveva sottolineato il greco Petros
Markaris in una recente intervista.
[…]
Rino Pensato
(Da: Rino Pensato. "Tavola gialla. Il cibo nel romanzo poliziesco".
In: "Il giallo e il suo lettore. Libri polizieschi nelle biblioteche di
Imola e Forlì. A cura di Renzo Cremante e Lidia Mastroianni. Bologna,
Editrice Compositori-Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali
dell'Emilia-Romagna, 2005, p. 64-65)
La Sicilia, 29.9.2005
Un Nero d'Avola per Montalbano
Andrea Camilleri. Il papà del commissario testimonial della
rassegna «I grandi vini rossi siciliani»
Roma. Il Nero d'Avola conquisterà presto il Commissario
Montalbano, parola di Andrea Camilleri.
Come in un gioco di specchi, il papà letterario dell'ombroso
poliziotto nato tra i libri ma approdato presto sul piccolo schermo grazie
alla magistrale interpretazione che ne ha dato Luca Zingaretti, è
pronto a far commettere un piccolo «tradimento», tutto familiare,
al suo personaggio in nome di una fedeltà più grande, quella
alla sua terra. D'altra parte, che il commissario fosse un buongustaio
non c'era dubbio. Difficile dimenticare i suoi arancini che, preparati
dallo chef Filippo La Mantia, hanno accompagnato ieri la presentazione
della quinta edizione della rassegna regionale de «I grandi vini
rossi siciliani» nella capitale, ed alla quale hanno preso parte
siciliani del mondo della cultura e dello spettacolo ospitati per l'occasione
nella sicilianissima «La Trattoria».
A strappare la promessa allo scrittore è stato l'enologo Gianni
Giardina, delegato dell'Onav Sicilia: «Il papà di Montalbano
- ha detto Camilleri - produce vino e perciò per bere un bicchiere
di Nero d'Avola il commissario si troverà a tradire un po'... ma
lo farà lo stesso».
Una testimonianza in più della passione per la propria terra
e del desiderio di rilanciarla: «Sono sempre pronto - ha proseguito
lo scrittore - a presenziare avvenimenti che promuovono i marchi di qualità
siciliani. Mi interessa far conoscere ciò che siamo, delle buone
persone che cercano di stare al mondo e cercano di far stare al mondo gli
altri».
Peccato, però, che Camilleri il vino non lo beva e gli preferisca
ormai da decenni la birra. Ma, precisa lo scrittore, dietro si nasconde
«un trauma. Era il 1° maggio del 1947 ed io avevo festeggiato,
perché sono e sono sempre stato comunista. Bevvi molto vino, era
una giornata bellissima - riporta alla memoria lo scrittore -. Tornato
a casa, sentii bussare alla porta. Era un compagno che mi dava la notizia
della strage di Portella della Ginestra».
E così il giovane Camilleri scappò in bagno e, dice scusandosi
per il dettaglio assai personale, «detti di stomaco». In bocca
e non solo rimase un sapore terribile: «Il vino era diventato così
amaro che non sono più riuscito a bere», neanche un goccio.
E siccome, però, il ricordo del piacere del nettare di bacco
è rimasto vivo, pur non potendolo gustare in prima persona, da allora
Camilleri si prodiga per farlo bere «agli altri».
Insomma, quello di ieri, fra Andrea Camilleri e il Nero d'Avola è
«un incontro fra principi», sottolinea Giardina. Questo rosso
siciliano sta, infatti, «riscuotendo un grande successo», a
tal punto da essere sempre più minacciato «dalle imitazioni»,
prosegue l'esperto. Sul fronte delle quantità, poi, se è
vero che «dei 7,5 milioni di ettolitri di vino che si producono in
Sicilia, solo il 25 per cento è rosso - afferma Giardina - la parte
del leone spetta proprio al Nero d'Avola, che rappresenta il 10 per cento
dei 145 mila ettari di superficie vitata».
Ed il futuro, secondo gli esperti, è più che roseo.
Chiara Scalise
(foto Pietro Pesce)
Il Messaggero,
29.9.2005
Camilleri al ristorante
«Montalbano, sono. E al vino preferisco la birra»
Vade retro Bacco. Invitato ieri a fare da testimonial alla rassegna
dei Grandi vini siciliani, il principe degli scrittori siciliani Andrea
Camilleri, commosso dalla presenza di tanti conterranei, si lascia andare
e rivela a sorpresa: da più di cinquanta anni non tocca una goccia
di nettare da uva, ma solo birra. Perché?
«Associo il gusto del vino ad un episodio doloroso. Era il primo
maggio del 1947: al risveglio, dopo una grande bevuta della sera prima,
appresi la notizia della strage di contadini radunati a Portella della
Ginestra per celebrare la festa del lavoro». Da Trattoria, a raccogliere
la confessione ci sono l'attore Luigi Lo Cascio, Gigi Restivo, sindaco
di Racalmuto - paese della provincia di Agrigento che ospiterà la
manifestazione dal 7 a 9 ottobre -, il giornalista Gaetano Savatteri, la
regista svedese Maria Blom. E' l'ora dell'aperitivo di mezzogiorno, e nel
ristorante al Pozzo delle Cornacchie si resta quasi storditi dai sapori
di Sicilia. Arancini, panelle, sfincioni, formaggio ragusano pepato, bagnati
dal principe dei vitigni arrivato con il suo carattere possente dall'isola
di Camilleri, che subito promette: «Sarà il commissario Montalbano
nei prossimi libri a bere il Nero d'Avola. Al posto mio».
Roberta Petronio
CineSpettacolo.it,
29.9.2005
Montalbano vola all’estero
E’ un successo firmato Italia quello del popolare "Commissario Montalbano"
che Rai Trade distribuisce nel mondo. Le tv di oltre trenta Paesi, infatti,
hanno trasmesso i diversi episodi della fiction che ha per protagonista
Luca Zingaretti, tra cui Cina, Australia, Sudamerica Francia, Germania
e Russia.
“Il "Commissario Montalbano" – spiega Nicola Cona, Amministratore Delegato
di Rai Trade – è uno dei nostri prodotti d’eccellenza, di quelli
capaci di oltrepassare le frontiere ed avere successo all’estero. Australia,
Cina (ha avuto l’ok della censura) per arrivare all’intero Sudamerica,
Francia, Germania e Russia sono solo alcuni dei Paesi che hanno trasmesso
la nostra fiction all’estero. Dati importanti che caratterizzano il successo
di una serie di tv-movie di grande qualità e sono convinto che anche
i prossimi episodi avranno un importante riscontro nel mondo”.
Al prossimo Mipcom di Cannes (15-20 ottobre) Rai Trade presenterà
in anteprima mondiale gli ultimi quattro episodi del "Commissario Montalbano"
appena realizzati.
(Fonte: CulturalWeb.it)
Varese News, 29.9.2005
Tv - Incontro con la leghista Giovanna Bianchi, consigliere di amministrazione
della Rai, in merito alle recenti polemiche sulle fiction “politicizzate”
«Per il Nord più fiction come Montalbano»
«Non si tratta di fiction di destra o di sinistra, è un
problema di identità culturale. Cercare di realizzare prodotti che
rappresentino meglio il territorio del Nord, anche da un punto di vista
linguistico. Il pubblico della parte alta della penisola si sente poco
rappresentato dalle nostre fiction». Secondo Giovanna Bianchi, consigliere
di amministrazione della Rai per la Lega Nord, originaria di Busto Arsizio,
le recenti polemiche che si sono sollevate intorno alle fiction della Rai
non riguardano la politica in senso stretto, ma il territorio. Dopo le
critiche a Montalbano che si scaglia contro i comportamenti della polizia
durante il G8 di Genova, un’altra polemica è stata sollevata dopo
la messa in onda de "Il grande Torino" che nella seconda serata, trasmessa
lunedì, ha ottenuto quasi il 35 per cento di share: «In questa
fiction ambientata a Torino, si è parlato per quasi tutto il tempo
in napoletano, ed era ambientata a Torino – spiega la Bianchi -. Va bene
che era la storia di una famiglia di immigrati, ma forse non si sarebbe
dovuta chiamare "Il grande Torino". Di quella storica squadra raccontava
ben poco, forse si sarebbe dovuta raccontare un’altra storia».
E sul caso Montalbano?
«Montalbano è l’esempio perfetto di come dovrebbe essere
fatta una fiction. Mi piace moltissimo e soprattutto riesce perfettamente
a coniugare la lingua, la parlata siciliana in una storia affascinante.
Nessuno si sarebbe mai permesso di censurare Camilleri, sappiamo tutti
come la pensa. Solo che fiction di questo tipo dovrebbero essere realizzate
anche al Nord, con storie che rappresentino l’identità culturale
di una determinata zona, anche nel linguaggio. Non come l’anno scorso fece
"Le cinque giornate di Milano", realizzato a Torino con attori che parlavano
romanesco».
Quindi secondo lei non esistono fiction di destra e di sinistra, ma
prodotti che rappresentano l’identità culturale?
«L’identità culturale è politica. Per mettere in
cantiere una fiction ci vogliono 15 mesi circa e adesso stiamo passando
al vaglio tutto quello che si sta producendo e che hanno attivato i precedenti
consigli di amministrazione. È vero, ci sono state diverse fiction
che si potevano dire “di sinistra”, ma sono anche stati realizzati "Edda
Ciano" e "Il cuore nel pozzo", sulle Foibe, entrambi hanno riscosso un
ottimo successo. Quello che è grave non è il colore politico
di una fiction, ma il fatto che non vi siano fiction targate dal punto
di vista delle Regioni: Montalbano è stato visto molto al Nord come
al Sud, mentre il resto delle Fiction, soprattutto quelle che hanno sempre
la cadenza romana, sono meno viste al Nord. Invece prodotti come "La monaca
di Monza" sono andati benissimo dappertutto. Dico soltanto che se si realizzassero
più progetti che rappresentino in maniera corretta il territorio,
le regioni, sarebbe meglio».
Come vi state muovendo in Rai per seguire questo obiettivo?
«Sono di origini bustocche e personalmente credo che il nostro
territorio sia ricco di personaggi che hanno costruito l’Italia, anche
al Nord. Ad esempio sarebbe bello poter raccontare la storia di quegli
imprenditori che hanno risollevato l’Italia nel Dopoguerra. Oppure stiamo
riprendendo in mano progetti che erano fermi da anni, come la storia di
Federico Barbarossa e Alberto da Giussano. Occorre valorizzare il territorio,
esattamente come ha fatto Montalbano, un bel prodotto, non solo tecnicamente,
che è stato capace di far sentire presente un’identità culturale.
Prodotti come questo dovrebbero essere realizzati anche al Nord».
m.s.
Il Campo, 29.9.2005
Top of the week
Settimana dal 18 al 24 settembre 2005
Settimana calda per la fiction tv. La classifica delle fiction più
viste del primetime vede al primo posto il ritorno de "Il commissario Montalbano".
La serie tratta dai romanzi di Andrea Camilleri mancava dal piccolo schermo
dal 2002; anno in cui si sono registrati gli ascolti più alti grazie
anche al passaggio da raidue alla rete ammiraglia. Nel testa a testa di
giovedì "Montalbano" batte di gran lunga "Elisa di Rivombrosa",
il serial in costume di Canale 5 che nella prima edizione partì
con poco più di 6 milioni di spettatori per arrivare ai 13 milioni
dell’ultima puntata.
[...]
Il Sole 24 Ore,
29.9.2005
Tempo libero e cultura
Sepùlveda: letteratura grande seduttrice
[...]
Che cosa legge?
Io leggo di tutto. Potrei citarle 2 o 3 mila autori ma ogni libro è
diverso dall’altro e ogni volta è un’occasione per innamorarmi della
letteratura e di un nuovo scrittore. Come se partissi per un’avventura
nuova. Leggo anche gli italiani, i miei preferiti sono Calvino, Sciascia
e Leopardi e poi tra i contemporanei Camilleri e il maestro Tabucchi.
[...]
Annalisa Serpilli
Pubblicità
Italia, 30.9.2005
Fatti & Persone / Ascolti del giorno
Ascolti: "Montalbano" batte "Elisa"
Ieri in prima serata il programma più visto è stato su
Raiuno "Il commissario Montalbano" che ha ottenuto il 31,77% di share e
8.465.000 spettatori.
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