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RASSEGNA STAMPA

LUGLIO 2006

 
Taormina Arte Time, n.0, estate 2006
Nell'isola che c'è
Incontro con Andrea Camilleri
Un viaggio nella memoria in compagnia dello scrittore sulla strada tracciata nell’ultimo romanzo, “La pensione Eva”

Oltre dieci milioni di copie vendute e centoventi tra­duzioni. Senza contare le contraffazioni d'opera immesse sul mercato proprio come si fa con i grandi marchi. Il pubbli­co dei lettori di Andrea Camilleri è ormai una moltitudine mondiale. Il fenomeno della "camilleromania" è dilagante. Appena uscito in libreria, il suo ultimo romanzo, “La pensione Eva” (edizione Mondadori) sta già scalando le classifiche dei libri più venduti in Italia.
Il mitico commissario Salvo Montalbano, che ha portato al genitore tanta notorietà in ogni conti­nente, non ne è protagonista - e per lui è già in preparazione il romanzo d'addio -. Non si tratta, questa volta, di un racconto poliziesco o d'avventu­ra, storico o civile, ma, piuttosto, "semi-autobio­grafico". Una villetta incantevole sul porto adibita a bordello, preso in gestione dal padre di un com­pagno di giochi di Andrea adolescente, dà il titolo al libro.
«È autentico il con,testo - scrive Camilleri in postfa­zione -. E la pensione Eva è veramente esistita, mentre sono del tutto inventati i nomi dei frequen­tatori e i fatti che vi sarebbero accaduti». Inventati, dunque, fatti e personaggi. Non del tutto, però. In un gioco della memoria che risente degli influssi letterari di Vitaliano Brancati e del suo “Bell'Antonio”, qui si racconta l'emozione del primo bacio e la pruderie della scoperta del sesso. Veri. Come il caratteristico profumo di donna, di "mentuccia, cannella e chiodi di garofano", o quello misto di sudore e disinfettante - l'odore del pecca­to - che domina nelle pagine del libro, residuo olfattivo del giovane Andrea poi ritrovato da Andrea adulto e regista nei camerini della Rai. Vita vissuta è l'incontro amoroso con la vedova o il gioco a nascondino da ragazzi per vedere le "fimmine" spo­gliarsi. Vita vissuta sono anche la chiamata alle armi e lo sbarco degli alleati a Lampedusa così come riferiti nel romanzo.
Potremmo definirlo una "favola per adulti", un po' ardita e di forte impronta siciliana. E non soltanto per il caratteristico linguaggio di dialetto siculo italianizzato, in una reinvenzione della lingua iso­lana che attinge ad un bagaglio di espressioni, in uso e in disuso, del parlare quotidiano, in partico­lare della tradizione popolare e contadina. L'autore lo ha definito piuttosto "una vacanza narrativa", che si è voluto "pigliari" nell'imminenza degli ottant'anni (compiuti lo scorso ottobre). Dice che è la prima della lunga vita e carriera di scrittore e promette che non sarà l'ultima. Così, ancora una volta, ma forse con più leggerezza di altre, lo scrittore agrigentino torna alla terra della gio­ventù così come la memoria la conserva e, un po' reinventandola, racconta la sua Vigàta e parla della Sicilia che c'è o che c'è stata, come lui la conosce e la ricorda, con una melanconia frammista ad un vago rimpianto della giovinezza. Per riscoprire, insieme al protagonista, curioso estimatore nonché frequentatore della pen­sione Eva - cui ha dato il nome non casuale del vez­zeggiativo Nenè con cui amici e familiari chiamava­no lo scrittore - che «dintra alla Pensione poteva­no benissimo capitare prodigi e miracoli, come infatti capitavano».
Come Bertolt Brecht, Andrea Camilleri ricostrui­sce la sua Patria e Matria, la Sicilia, come un puzzle, in cui c'è il lago di Pergusa, le spiagge di Porto Empedocle, la Pensione Eva. Spesso sono luoghi ormai invivibili, per lui, nella realtà, ma sempre affascinanti nella fantasia narrativa. Di questa Sicilia un po' vera e un po' sognata, misteriosa e paradossale, ricca di anfratti oscuri e di aperte distese di luce, abbiamo parlato con lo scrittore.
Sarebbe irriverente definire “La pensione Eva” una "favola un po' osè"?
«No, non credo che irriverente sia il giusto aggetti­vo. Ma non la chiamerei neppure così. È semplice­mente il racconto di formazione di una persona e, quindi, direi, una "scuola di vita". È diverso dai miei soliti romanzi, perché volevo uscire dagli schemi narrativi e lasciare libera la scrittura, senza costrin­gerla in un registro precostituito».
Nei suoi libri brilla il sole caldo della nostra isola. Quanto incide l'esperienza di "esule eccellente" nel racconto dei luoghi?
«Francamente, non mi sento un esule. Ho lasciato la Sicilia per scelta di un percorso personale e non per fuga o per necessità. Il paesaggio siciliano mi è talmente connaturato che mi viene, appunto, naturale e spontaneo parlarne come viverlo».
Che cosa del siciliano è intraducibile in lingua italiana e in altre lingue? «Ogni dialetto, e quindi anche il siciliano, è prati­camente intraducibile nella lingua nazionale e rispetto a questa ha più possibilità di esprimere le sfumature dei sentimenti. Il mio linguaggio è un miscuglio di italiano e siculo in cui entrambi sono elementi essenziali e inscindibili. Non saprei esse­re, parlare e scrivere in modo diverso. È il frutto della ricerca di una voce tutta mia, che ho trovato all'inizio per caso, ma che ho affinato nel tempo. D'altra parte, il mio è uno dei tanti tentativi di mescolanza linguistica. Citai ad esempio, lo scritto­re Luigi Meneghello, che è, per me, uno degli auto­ri italiani più interessanti del Novecento. Con sapienza e fluidità discorsiva, ha creato una lingua composta di vicentino, italiano e inglese».
Dove trova ispirazione?
«Dalla mia stessa pratica di vita».
Ci sono, tra i conterranei, scrittori che hanno mag­giormente influenzato i suoi percorsi narrativi?
«Devo molto soprattutto a Luigi Pirandello e Vitaliano Brancati. Il primo mi ha insegnato la ragione problematica e investigativa, il secondo è per me un riferimento per il colore del costume. Con Leonardo Sciascia mantengo un dialogo sempre aperto, anche adesso, "a distanza"».
Quali sono i ricordi taorminesi?
«Ne ho parecchi. Tutti gradevoli. Ne scelgo uno. Nel 1945, si tenne il primo congresso del partito libe­rale siciliano, al quale io partecipai come giovanis­simo osservatore, non di quel partito. In quell'oc­casione conobbi Brancati e strinsi con lui un'amici­zia. E poi, al Teatro Antico ho messo in scena diver­si spettacoli di prosa; l'ultimo: “La concessione del telefono”, l'anno scorso».
Ha dato il nome di Vigàta a Porto Empedocle, suo paese natale. Che nome darebbe a Taormina, se dovesse inventarne uno?
«Mi piace quello che ha. Lo trovo bellissimo. E tale resti».
Emanuela Barbara
 
 

Noir, n.5/6, 7-8.2006
Dossier
Sbirri
Tra realtà e fiction. Piccolo dizionario per un'antropologia della narrazione sbirresca nazionale

[…]
Montalbano
Salvo, commissario in Vigata, circondario di Montelusa, Sicilia.
Protagonista dei popolarissimi romanzi di Andrea Camilleri, è un tipaccio adorabile e decisamente poco italiano, visto che abita in un Paese che stravede per i 'piacioni', delira per gli affabili truffatori col sorriso sulle labbra e al ballottaggio per la Crocefissione voterebbe immancabilmente Barabba. Caratterialmente irritabile e scostante, con l'andar del tempo si fa sempre più nirbuso. Se ne catafotte dei superiori e maltratta i subalterni. Disprezza i pennivendoli prezzolati e si leva la soddisfazione di sbattere in galera, con equanime acrimonia, insospettabili e povericristi, muovendo dal presupposto che nessuno è innocente, colpevoli lo siamo un po' tutti, e qualcuno, per sovrappiù, risulta decisamente antipatico. Aborre la legge Cozzi-Pini, alias Bossi-Fini, che ha dato dignità culturale alla strisciante xenofobia di certi governanti. Approdato in televisione, ha il volto irresistibile del romanissimo Luca Zingaretti, a cui tocca l'arduo compito, in tempi decisamente difficili, di incarnare un tipo di poliziotto democratico sensibile alle ingiustizie e implacabile con i potenti.
[…]
Giancarlo De Cataldo
 
 

Corriere della sera, 1.7.2006
Ritorno al gol
«Scusate il ritardo» Si è sbloccato Toni

Amburgo - Luca il tardivo. Esordire al Mondiale a 29 anni compiuti e carriera in teoria quasi finita, e anche qui attendere quattro partite e mezza (più ancora di Paolo Rossi in Spagna) prima di segnare; ma poi sbloccarsi di colpo, due gol, testa e piede, e la mano ad avvitarsi l’orecchio. In confronto a Camilleri, che scrisse il primo romanzo con Montalbano a 69 anni (a proposito: «Sono qui davanti alla tv, non ci sono scherzi, ai Mondiali si tifa e si tifa Italia» assicura al telefono), e a Napolitano, eletto presidente della Repubblica a 81 (che avendo saltato Italia-Australia a causa del premier filippino stavolta ha accorciato il viaggio a Genova per non perdersi la partita), Luca Toni è un tipo precoce.
[…]
Aldo Cazzullo
 
 

Carmilla, 1.7.2006
L'effetto italiano

Vogliamo provare a guardare al di là delle polemiche da cortile su "monnezzoni", letteratura "alta" o "bassa", "fiction contro faction"? Vogliamo dare un'occhiata a come, dal resto del mondo, si guarda alla più recente produzione letteraria italiana? Parlo degli stessi libri che qui da noi si scontrano col muro di gomma dello snobismo accademico, del disdegno e della "fine della letteratura". Sarebbe più corretto dire che lo scavalcano, quel muro, per rivolgersi direttamente ai lettori. Il successo di questi libri ha generato malumori e creato un rapporto di inversa proporzionalità tra "plauso del pubblico" e "plauso della critica". Se piacciono al pubblico, automaticamente la critica li schifa; se non piacciono al pubblico, automaticamente la critica li esalta. Da "incidente di percorso" che era, il non trovare lettori (l'essere, letteralmente, "incompresi") sembra essere diventato una virtù, condizione necessaria perché il libro piaccia alla critica e l'autore venga considerato "serio". Pare quasi che essere letti da più persone sia uno spiacevole contrattempo.
E' sempre esistita una certa divaricazione tra il giudizio dei critici e quello dei lettori, come sempre è esistito il "bastiancontrarismo", tuttavia, mai come nell'Italia di oggi questa divergenza è parsa inconciliabile: a leggere i critici d'oggi, sembra proprio che in Italia non si pubblichi niente di buono e che l'odierna letteratura - pardon: chiamiamola "narrativa", altrimenti i "letterati" si offendono - puzzi come i dintorni dei cassonetti durante gli scioperi della nettezza urbana. Fatta eccezione per i libri di amici e sodali, è ovvio.
La domanda è: cosa ne pensano all'estero? Esiste, negli altri paesi, un rapporto di inversa proporzionalità tra il giudizio del pubblico e quello della critica per quel che riguarda i romanzi italiani? E' risaputo che molti autori italiani sono oggi tradotti e pubblicati all'estero, con discreto - e spesso ottimo - successo di vendite, ed è facile verificare l'accoglienza positiva che le cronache culturali (la critica dei recensori, quella dei quotidiani e dei periodici, che i cattedratici considerano "bassa" e mondana) riservano ai loro libri. Citare recensioni dal "New Yorker" o dal "Guardian", da "El Pais" o da "Le Monde" non smuove niente, perché l'obiezione è che tutto il mondo è paese, è tutto un magna magna e la critica giornalistica è pilotata dagli uffici-stampa, i recensori scrivono marchette etc. Ma cosa succede se, invece, interroghiamo la critica che qui si considererebbe "alta", quella accademica, quella che parte dalle cattedre universitarie?
Un'oretta di ricerca su Google può riservare tante sorprese. Il criterio è stato accoppiare a parole come "university", "université" o "universidad" i nomi-e-cognomi di autori che qui da noi sono considerati "monnezzoni", "thrillerari" o comunque "bassi". I risultati hanno permesso di mettere in fila svariati convegni, seminari, studi, pubblicazioni e momenti di confronto dedicati alla nuova narrativa del Belpaese, considerata un po' ovunque portatrice di innovazioni. Insomma, sembra esserci molta attenzione critica per il "laboratorio italiano".
La "fuga dei cervelli" è certamente un fattore, visto che l'università italiana e il mondo della ricerca sono talmente devastati da aver costretto all'esilio un'intera generazione di laureati, dottorandi e borsisti. Qui da noi potrebbero al massimo aspirare a una vita di precariato intellettuale e ghost writing agli ordini di qualche barone, con la remota speranza di vincere, un giorno, un concorso da ricercatore. Appena arrivano in paesi dove c'è meritocrazia e non comandano i geronti, in poco tempo diventano docenti di ruolo. Costoro, ovviamente, portano con sé la loro (e nostra) cultura e agiscono da ambasciatori della narrativa italiana.
La "fuga dei cervelli", però, non basta a spiegare l'interesse per i nostri narratori, e certamente non ne spiega il successo presso i lettori e l'attenzione da parte dei media (la critica "bassa", secondo alcuni).
Chi sta sbagliando? Sono le università straniere a essere "facilone" e ad adeguarsi a diktat di mercato dando spazio a prodotti "bassi", o sono i nostri critici a rifiutarsi di vedere ciò che sta accadendo a un palmo dal loro naso?
Segue un elenco molto parziale di esempi, per dare l'idea di quale sia il tenore del discorso passata Ventimiglia. I grassetti sono tutti miei. Noi che cosa vogliamo fare, intanto? Continuare le baruffe chiozzotte tra chi sostiene che sia più importante la lingua e chi sostiene siano più importanti le storie, o tra chi sostiene che l'Autore sia superiore al semplice "narratore", o qualunque altra polemica si svilupperà lungo le "frontiere dello scazzo"?
Ci rendiamo conto o no di quanto siamo ridicoli, provinciali, arretrati?
OTTAWA, Canada. "Montalbano's colleagues: investigators and investigations in Italian detective fiction" (29 aprile - 2 maggio 2004). Convegno organizzato dalla American Association for Italian Studies e dalla York University di Toronto. Nell'ambito del convegno si è tenuta una tavola rotonda sui giallisti sardi. L'ideatrice del convegno era Jana Vizmuller-Zocco, docente della York University e autrice di diversi saggi sui narratori italiani e su Andrea Camilleri in particolare (un titolo a caso: "Tradition and Innovation without a Revolution: Andrea Camilleri’s Singlossia". Qui si trova la descrizione del suo corso nell'anno accademico 2004-2005, su "Language and society in contemporary Italy: Detective Fiction and Popular Music", con lettura di libri di Carlo Lucarelli, Massimo Carlotto, Giancarlo De Cataldo etc.)
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Curiosità: sul sito della University of Pennsylvania (PHILADELPHIA) è possibile scaricare "Murderous methods: Eloquent minds and bodies in Italian crime fiction (Leonardo Sciascia, Andrea Camilleri, Dario Argento, Carlo Lucarelli)". Provate ad andare da un barone dell'università italiana a chiedere una tesi che accosta Leonardo Sciascia a Dario Argento (!!) e Carlo Lucarelli. Prima o poi troverete chi vi accetta il titolo, ma nel frattempo avrete visto un bel po' di storcere di naso.
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Alessandro Canzian
*Il titolo di questo post richiama quello di un convegno della Sydney University, tenutosi nel 2004: "The Italian Effect: Radical Thought, Biopolitics, and Cutural Subversion"
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 1.7.2006
La parabola di Fiorello senza aria di Continente

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C´è poi il tormentone della sua imitazione dello scrittore Andrea Camilleri. Si tratta ancora una volta di un ritorno alle origini. Spiego meglio: dice Karl Kraus in uno dei suoi sommi aforismi, dice il povero Kraus che «l´origine è la meta». Spiegazione: uno fa tanto per diventare «uno di fuori», per conquistare «l´aria del Continente» (dapprima s´inventa il karaoke e il codino e così raggiunge la fama in una città, metti, come Roma o Milano o Torino o perfino, che so, Cinisello Balsamo), alla fine però, come se non ci fosse scampo, ecco che prende a sentire il richiamo del tempo dell´inizio, la foresta, il muretto. E allora si fa crescere i baffi, comincia a fregarsene perfino dell´accento che qua e là marca le erre, e lo stesso vale per le vocali troppo allungate... Uno finisce che alla fine torna a esclamare «minchia!», come uno che non ne può fare a meno.
Ecco, penso a Fiorello che imita Camilleri, o si intrattiene fisicamente con lo scrittore in un bar a due passi dalla romana via Asiago, la stessa dove c´è la sede storica di Radiorai (ma è anche lo stesso rione dove vive l´inventore di Montalbano), penso queste cose e ritrovo un sentimento incancellabile nei siciliani. Ossia la rimozione delle proprie origini. Alla fine succede invece quello che ho appena detto riguardo a Fiorello, finisce che ti fai crescere i baffi, gli stessi che portava tuo papà maresciallo della Guardia di finanza, ma anche gli stessi che stavano sulla faccia di Lando Buzzanca al tempo di "Sedotta e abbandonata" o "Divorzio all´italiana", alla fine finisce che torni a dire, a intercalare il suono «minchia!» ogni tre parole, ritrovi l´orgoglio di chiamarti Rosario, e sei appagato così. Perché come dimostra bene la faccia di un Fiorello, ormai padre di famiglia ultraquarantenne, l´origine è proprio la meta. E tutto il resto non serve più a niente. Sbaglio, o le cose talvolta vanno proprio così?
Fulvio Abbate
 
 

Il Messaggero, 4.7.2006
Cantanti, scrittori, manager: il tricolore è di moda. E Montalbano batte Derrick
Un gol ai pregiudizi
Né spaghetti né mandolino: in Germania c’è l’Italia che va

[…]
Dimentichiamoci dunque queste monellate più da cortile che da guerra psicologica e facciamoci una volta tanto del bene. A esempio riflettendo su quanto nel frattempo la Germania si sia italianizzata, quanto i commissari Brunetti e Montalbano siano più popolari dell'ormai superato e sonnolento Derrick, quanto i romanzi di Andrea Camilleri o Alessandro Baricco vengano letti anche nei ginnasi di Norimberga o Osnabrueck, quanto l'espresso o il grappino abbiano ereditato le abitudini digestive del vecchio e robusto Jaegermeister.
[…]
Walter Rauhe
 
 

Il Messaggero, 5.7.2006
E il Cineporto sfodera i suoi titoli tra classici e novità

Non solo cinema a Cineporto 2006. La superarena della Farnesina giunta quest'anno alla diciannovesima edizione fa dell'eclettismo la sua parola d'ordine. [...] Tra gli eventi speciali segnaliamo l'interessante trasposizione filmata del rapporto tra gli scrittori Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli spiati durante una recente collaborazione di lavoro (giovedì 13 luglio).
(f.alò)
 
 

La Repubblica, 7.7.2006
Esce "The dark side", un'antologia di racconti inediti
Il noir italiano cambia stile e forse muore

[...]
Dice Massimo Carlotto: "Non molto tempo fa ci si chiedeva se il poliziesco italiano fosse socialdemocratico. Io credo di sì: per molto tempo, cioè, è stata percorsa una strada camilleriana, pensando che affermare la legalità dello Stato nei romanzi fosse comunque qualcosa di eversivo nell'Italia di Berlusconi. Un concetto che ha avuto senso e che ha portato al successo molti autori, ma che non è più percorribile. Tanto che ho deciso di abbandonare il mio personaggio dell'Alligatore, se non per una storia a fumetti con Igort. Bisogna individuare e narrare altri delitti: come il rapporto fra grande criminalità e potere".
[...]
Loredana Lipperini
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 9.7.2006
Il personaggio
Camilleri spiegato ai francesi
Le parole. Mi sono servita del dialetto del Sud mescolandolo alla lingua nazionale
La traduttrice. A Dominique Vittoz si deve la fortuna oltralpe di tutti i romanzi storici

Nulla da dire sulla difficoltà del mestiere della traduzione letteraria, cosa risaputa, altra cosa però è che unita alla difficoltà ne venga riconosciuta l'importanza. Se è vero come è vero che la cultura si fonda anche sullo scambio e sulla circolazione dei libri, ne è indispensabile la comprensione che passa proprio attraverso il lavoro del traduttore letterario. A lui la possibilità di rispettare un testo, di migliorarlo talvolta e, non di rado, di peggiorarlo o stravolgerne il contenuto. Insomma, di decidere la fortuna dell'autore in un paese che non è il proprio. Qualunque sia il risultato, il nome del traduttore spesso rimane ai margini di un libro e raramente viene ricordato. A Dominique Vittoz, traduttrice letteraria per l'Editrice Fayard e altre case editrici minori, si deve in Francia la fortuna del Camilleri come autore di romanzi storici. «Credo che la mia passione per la letteratura italiana - spiega la Vittoz - nasca da cose molto concrete, la qualità della vita in Italia in generale, come il calore della gente e la capacità di stare insieme cose che in Francia non esistono. Da noi al traduttore è stato riconosciuto uno status sociale ma per vivere di questo devi fare almeno cinque sei traduzioni l'anno. Io vivendo d'altro mi sono anche potuta concedere il lusso di dedicare dieci interi mesi ad un libro. Mi è successo con "Il re di Girgenti" di Camilleri». Ma come tradurre in un'altra lingua un autore che utilizza molto spesso il dialetto? «In generale ogni traduzione la devi trattare con una lingua che sia meno possibile piatta, scialba, senza nerbo - dice la Vittoz - Di per sé il francese nasce già come lingua poco duttile rispetto a quella italiana e se ti trovi a tradurre autori che non siano classici, come Camilleri appunto, sei nei guai. Rispetto al dialetto si lavora in più tappe e non esiste una sola soluzione valida. A ognuno dei suoi libri ho affiancato una diversa soluzione; è il mestiere che spesso ti spinge a delle scelte pragmatiche come il lavoro dell'artigiano che di volta in volta crea degli oggetti unici e diversi. Spesso ti capita che le soluzioni nascano solo nel momento in cui traduci, mentre già ti trovi dentro al testo e a volte sono soluzioni davvero imprevedibili». Per tradurre i libri di Camilleri, comunque, Dominique Vittoz non disdegna il lavoro di équipe: «Parto sempre da sola ma poi ricorro spesso a confronti e accetto suggerimenti da altri. Con questo autore mi sono servita di un francese parlato più che altro in provincia, la provincia del sud della Francia, e ho mescolato questa lingua al francese nazionale. In seguito ho chiesto a Camilleri di leggere il risultato e di dirmi cosa ne pensasse e alla sua lettura si è aggiunta quella dell' editore. Devo dire di essere stata fortunata perché si è instaurato un dialogo molto aperto e positivo con loro». E il rapporto con Camilleri? «Il nostro rapporto iniziale è stato fatto essenzialmente di e-mail - racconta la traduttrice francese - Io gliene mandavo moltissime e lo riempivo di domande soprattutto sulla particolarità del suo dialetto, legato spesso a certi aneddoti locali. Poi col tempo di domande ne ho fatte sempre meno. Andrea è sempre stato gentile, disposto a spiegare volentieri. Si è creato nel tempo un bel rapporto che si è poi consolidato quando ci siamo incontrati e si è trasformato in una sorta di complicità come se facessimo un po' parte della stessa carne». Lavorando con un autore come Camilleri non si può che entrare in una mentalità tutta siciliana poco usuale per una donna transalpina: «Una delle cose che più mi affascinano di Andrea è l'allegria. Questo anziano signore che di esperienza ne ha ormai maturata tanta e che è così noto ovunque ha in sé una tranquilla, genuina, aperta spensieratezza che si basa essenzialmente su cose semplici raccontate con naturalità. Il fondo umoristico non viene mai meno nei suoi personaggi, verso i quali ha saputo trovare il giusto distacco specialmente nei romanzi storici che, anche a suo dire, sono quelli che preferisce e nei quali riesce a esprimersi al meglio». E il pubblico francese come reagisce? «E' difficile a dirsi. Di certo le vendite vanno molto bene, anche rispetto a tanti altri autori stranieri anche se chiaramente non raggiunge i livelli italiani. E' difficile però capire come in realtà il pubblico lo legga, anche se Montalbano continua a essere preferito, come in Italia, ai romanzi storici». Ma non è solo Camilleri ad avere "sfondato" nel mercato francese. Altri autori siciliani sono molto apprezzati: «Anzitutto Santo Piazzese - conclude la Vittoz - ma posso citare anche Evelina Santangelo, e Silvana Grasso, la cui particolarissima voce spiazzante e affatto compiaciuta vorrei che al più presto fosse più conosciuta in Francia».
Deborah Pirrera
 
 

Corriere della sera, 9.7.2006
Da domani, con il «Corriere», la collana dedicata alla narrativa

È più di quarant’anni che intellettuali chic decretano la morte del romanzo.
[…]
Negli ultimi anni del Novecento e nei primissimi di questo secolo, la narrativa ha dato invece segnali forti di vitalità anche in questa direzione di un recupero nella fiction della verità e di un’attenzione allo specifico della scrittura. Basterebbe ricordare titoli come quelli di Dolores Prato (“Giù la piazza non c’è nessuno” , 1996) e di Dacia Maraini (“Buio”, 1999), i libri di Bonaviri, di Vassalli e magari del giovane Perissinotto, oltre ad alcuni romanzi brevi e felici di Camilleri.
[…]
Giorgio De Rrienzo


3. Venti pezzi facili per Salvo
Andrea Camilleri, “Gli arancini di Montalbano”

Venti racconti per il più celebre poliziotto d'Italia: il commissario Montalbano di Vigàta. Piccoli casi insoliti da risolvere, nati da una crepa della normalità che fa attivare un «ciriveddro», o «cervello», nato per le indagini.
Accompagnati dalla lingua ironica e brillante del narratore, a cavallo tra italiano e siciliano, ecco la coppia di attori che prova ad inscenare la propria morte in «La prova generale» o le tinte forti di «Montalbano si rifiuta». Alle prese con storie brevi, l’autore si prova in toni e forme inedite, come nel mistero risolto per lettera insieme alla fidanzata Livia in «Salvo amato... Livia mia...» o nelle curiose domande elettorali d i «Referendum popolare». Storie per assaggiare uno dei mondi più seguiti dai lettori.
(In edicola il 24 luglio)
 
 

Corriere della sera, 9.7.2006
Fenomeni
Non tutto è giallo alla saga dei generi
Fantasy, anni di piombo, avventura: la continua nascita dei filoni

[…]
In un clima di soffocamento del genere stesso, respiri quando trovi chi se ne ritrae o per altra opzione creativa (tipo Fois) o per interessi diversi (il Camilleri dell'ultimo Montalbano, attratto dalle psicologie più che da una trama subito smascherabile).
[…]
Ermanno Paccagnini
 
 

Marketpress, 11.7.2006
Giunti Editore distribuisce in libreria gli AudioRacconti

Firenze - Giunti Editore distribuisce gli Audioracconti delle più belle storie della letteratura di tutti i tempi, lette da attori sulle note della musica più adatta ad accompagnare la lettura e l’ascolto. Un modo nuovo, ma allo stesso tempo antico, di ascoltare le storie più belle e di avvicinarsi alla letteratura attraverso la tecnologia. Gli Audioracconti, prodotti da Edizioni Full Color Sound e distribuiti nelle edicole come allegati di quotidiani e settimanali, saranno disponibili per tutti gli appassionati non solo nelle librerie ma anche nei supermercati e ipermercati. I primi due titoli in uscita sono: “Un Filo di fumo” di Andrea Camilleri letto da Fiorello e “Ecco la storia” di Daniel Pennac letto da Claudio Bisio, seguiranno ad agosto altri due titoli, “Baldanders” di Stefano Benni letto dallo stesso autore e “Marcovaldo” di Italo Calvino letto da Marco Paolini. Gli ultimi due titoli, “Donne dagli occhi grandi” di Ángeles Mastretta letto da Lella Costa e “San Isidro Futbòl” di Pino Cacucci letto da Valerio Mastrandrea, sono previsti per ottobre 2006.
 
 

Adnkronos, 11.7.2006
Cinema: Roma, proiezione di 'A quattro mani' di Matteo Raffaelli

Roma - Un documentario che si immerge nei colori del giallo e del noir mettendo faccia a faccia i due maestri della letteratura di genere contemporanea: Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli. Questo in breve e' 'A quattro mani', la pellicola di 52', nato da un'idea di Daniele di Gennaro, prodotto da Rosita Bonanno per Minimum Fax Media, con la regia di Matteo Raffaelli, in cui ha molto creduto il direttore di RaiTre Paolo Ruffini, decidendone la messa in onda sulla stessa rete in autunno. Rosita Bonanno, produttrice di Minimum Fax Media, il regista Matteo Raffaelli e Daniele di Gennaro, editore di Minimum Fax presenteranno, giovedi' 13 luglio alle ore 20.30 presso il Cineporto di Roma, la proiezione in anteprima del film documentario.
Il confronto serrato fra i due scrittori, provocati a vicenda dal regista-interlocutore in un serrato scambio, fa risalire entrambi lungo il percorso della loro scrittura, il background cinematografico, musicale e letterario, l'ambiente familiare e l'Italia nella quale hanno cominciato a vivere e a scrivere a 40 anni di distanza l'uno dall'altro. I luoghi della loro narrativa e della loro storia, la Sicilia di Porto Empedocle e l'Emilia, si intrecciano come teatri del loro racconto, che fanno da sfondo al vero e proprio valore aggiunto dell'esperienza di 'A Quattro Mani': una jam session narrativa dove sia Montalbano che Grazia Negro, i due personaggi piu' amati dai loro lettori, si trovano di fronte allo stesso delitto in Toscana. Il libro che sta nascendo da questa esperienza, caso raro di romanzo epistolare nato da un documentario, costruito sul carteggio-partita a scacchi fra i due investigatori, sara' pubblicato nel 2007 da Minimum Fax.
 
 

Vita.it, 11.7.2006
Snoopy per la sicurezza stradale
"Vacanze coi fiocchi 2006", Vignette e sorrisi per la sicurezza stradale è la campagna nazionale per il buon senso in strada che vede tra i promotori anche Confconsumatori

La prossima estate Snoopy, insieme a Diabolik, al signor Rossi e a tanti altri eroi dei fumetti, è impegnato a trasformare gli italiani in prudenti automobilisti. Lo fa per "Vacanze coi fiocchi", una campagna nazionale sulla sicurezza stradale giunta alla settima edizione.
Al centro dell'attenzione sarà posta la distrazione alla guida, problema reso ancora più critico con il moltiplicarsi delle tecnologie a disposizione dei guidatori.
La campagna ha il suo momento più alto il 29 luglio, in occasione del grande esodo estivo, quando in tanti caselli autostradali e piazze delle città sarà consegnato, a chi si mette in viaggio, un libretto che ha in copertina Snoopy con l'augurio di buon viaggio. Il libretto propone vignette (disegnate tra gli altri da Altan, Vauro, Bucchi, Giannelli), riflessioni e suggerimenti per evitare le distrazioni, con lo stile ironico e leggero che ha sempre contraddistinto "Vacanze coi fiocchi".
Tra i personaggi che testimoniano il loro impegno per la sicurezza stradale c'è anche Andrea Camilleri.
[...]
Antonietta Nembri
 
 

Il Tirreno, 13.7.2006
Buona cucina e musica, aspettando Camilleri
 
 

La Stampa, 14.7.2006
Attentatori urbani. L’incidente alla casina Valadier Porta alla lice un nuovo fenomeno: lasciare un sottile punto di contatto che si apre sotto il peso delle persone
Il mistero della panchina segata
Lo scrittore Camilleri si era seduto per girare uno spot quando la pietra si è spezzata facendolo cadere a terra ferito

Roma. Su tutto era possibile fantasticare, ma che Andrea Camilleri - proprio lui, il padre del commissario Montalbano - potesse restare vittima di ignoti attentatori di panchine pubbliche, proprio no. E invece, come spesso accade, la realtà si rivela più prolifica della fantasia. Così ci tocca l’ingrato compito di scrivere la cronaca che non avremmo mai voluto offrire ai lettori, come noi devotissimi del grande siciliano.
Allora bisogna partire dal principio, con l’aiuto del buon Andrea che - sebbene «struppiatu alla gamba di lato sinistro», come direbbe l’ineffabile Catarè - si offre volentieri alla curiosità del cronista. La location della nostra storia non è Vigata ma Roma, dove Camilleri vive. La data del «fatto» è il mercoledì 12 luglio, giorno in cui lo scrittore ha preso l’impegno di mettersi in posa per realizzare alcune foto nell’ambito di una campagna di solidarietà in favore delle persone down.
L’appuntamento col fotografo è per il pomeriggio, dopo la breve «pennica» che Camilleri si concede «ogni giornalmenti», sempre per restare nella lingua di Catarè. La scena da fotografare è il «nonno» che legge una novella a due nipotine down. Dove? Si opta per il set all’aperto: panchina in giardino pubblico di Roma. Forse per limitare lo stress allo scrittore, in queste ultime settimane non perfettamente in forma, l’appuntamento cade per la villetta di piazza Mazzini, nel quartiere dove vive Camilleri. Il «nonno» arriva in taxi già «sistemato» tra le due «nipotine» eccitatissime fino alla turbolenza.
«Ci è bastato uno sguardo rapido - racconta con voce roca Camilleri - per renderci conto che a piazza Mazzini non c’era neppure l’ombra di una panchina». Rintanato, dunque, dentro l’auto con l’aria condizionata a palla e le due bimbe sempre più turbolente, lo scrittore si trova nella condizione di dover in qualche modo esercitare l’autorità di nonno, per placarle. «Con vari accorgimenti e diversivi - ricorda - sono riuscito a domarle. E questa e l’unica cosa di cui vado orgogliosissimo».
Il taxi lascia, così, piazza Mazzini in direzione del Pincio, dov’è caduta la scelta alternativa del fotografo, fiducioso che «lì ci saranno certamente le panchine». «E in effetti - dice Camilleri mentre confessa di essere sul punto di partire per le vacanze - ne abbiamo trovata una, bella, solida, massiccia di pura pietra, nei pressi della Casina Valadier, proprio di fronte alla statua di Gaetano Donizetti “chi avi u nasu ruttu, come tutte le statue del Pincio”».
I preparativi per le foto, si sa, sono lunghi e laboriosi. Lo scrittore viene messo al centro della panchina, le bambine ai lati. «Mentre imperversava il fotografo - scherza Camilleri - guardavo davanti a me e ho visto che il sedile di fronte era occupato da una straniera, mi “pari ca fussi giappunisa”, imperturbabile “ca liggeva un libru”». Uno scatto, due, ancora un altro, «adesso riproviamo bambine». «Ad un certo punto - incalza lo scrittore introducendo sapientemente l’attesa dell’evento - il fotografo invita le bimbe a baciare il nonno, una sulla guancia destra, l’altra sulla sinistra. Ecco, proprio nel momento culminante, quando le nipotine raggiungevano il volto del nonno, mi è mancato l’appoggio da sotto il sedere. La panchina si è smaciullata in tre parti, e io sono rimasto sotto il lastrone frantumato, con le bambine che piangevano disperate perché convinte di essere loro la causa di tanto disastro».
Andrea Camilleri deve essersi fatto davvero male, perché descrive il suo polpaccio sinistro, gonfio e sanguinante, come una cosa «sfrantumata». Mentre si attivava una squadra di soccorso, fotografo compreso, lo scrittore si preoccupava di calmare e «consolare» le «nipotine» sempre più agitate. «Volevo - spiega Camilleri - che quei “picciliddri” capissero che non avevano nessuna colpa dell’accaduto».
A quel punto Montalbano, che cede alla dietrologia solo quando il fiuto glielo impone, avrebbe cercato di capire quale mano misteriosa avesse provocato la disintegrazione della panchina, a prima vista perfetta. E avrebbe dovuto archiviare l’inchiesta come «incidente» se non fosse avvenuto l’incredibile. «L’incredibile - insiste Camilleri - è che ho visto alzarsi la “giappunisa” pronta a venire in aiuto. Poi ha capito che c’erano già i soccorsi e allora ha riaperto il suo libro ed ha fatto per riaccomodarsi. Ma appena ha toccato col posteriore, ho visto il lastrone spezzarsi verso l’interno e lei afflosciarsi insieme col suo libro». Il replay esatto del primo «incidente».
Il ruolo di Montalbano, questa volta, l’ha sostenuto il suo inventore che, «interrogando» i giardinieri accorsi in suo aiuto, ha appreso l'incredibile verità: «Non è la prima volta che succede. C’è qualcuno che incrina, segandolo, il lastrone lasciando solo un fragile punto di contatto che ovviamente cede sotto il peso di chi si siede». «Non è possibile - commenta Camilleri - non ci posso credere: esistono anche gli attentatori delle panchine». Buontemponi scherzosi? «Ma quando mai - reagisce lo scrittore un tantino contrariato -. Faccio presente che solitamente quei sedili sono frequentati da persone anziane e certe cadute non le reggono». Come a dire: forse Montalbano non arresterebbe gli attentatori, ma una buona «passata di vastunati» gliela darebbe volentieri.
Francesco La Licata
 
 

Il Venerdì, 14.7.2006
Anticipazioni. I prossimi due libri dello scrittore: un romanzo storico e un Montalbano
Cos'ha in canna Camilleri

Mica solo Salvo Montalbano. Andrea Camilleri sta lavorando alle prossime due opere da mandare in libreria. E una è un romanzo storico ambientato nell'agrigentino che nulla ha a che vedere con le avventure "in giallo" del commissario di Vigata interpretato nella fiction televisiva da Luca Zingaretti. "Il vescovo di Agrigento", questo il titolo del libro, è la storia del presule piemontese Giovanni Battista Peruzzo, giunto in Sicilia nel secondo dopoguerra, contrario al latifondo e sostenitore delle lotte contadine. Ma Camilleri ha solo messo a riposo Montalbano e Vigata. In autunno, infatti, è prevista l'uscita di un nuovo romanzo dedicato al commissario, "Il campo del vasaio".
(s.f.)
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 14.7.2006
Il premio
Valentina Gebbia in finale al festival del documentario
[Il documentario contiene un'intervista ad Andrea Camilleri raccolta a Porto Empedocle in occasione del suo ottantesimo compleanno, NdCFC]

La scrittrice palermitana Valentina Gebbia e lo sceneggiatore Andrea Vita sono entrati nella terna dei finalisti del festival del documentario sociale e di costume "Hai visto mai" con il mediometraggio, da loro diretto e intitolato, "Oi politicoi! - Sicilia una grande goduria". La rassegna, diretta dall'attore Luca Zingaretti, il commissario Montalbano della fiction tv tratta dai libri di Andrea Camilleri, è partita ieri da Siena e si concluderà domani. L'obiettivo dell'intera iniziativa è creare un archivio di documentari visivi capaci di raccontare la contemporaneità attraverso gli occhi di vari filmakers che, uniti come i tasselli di un puzzle, aiuteranno a creare una mappa del territorio e della società italiana, con tutti i suoi fenomeni più o meno conosciuti. Un viaggio alla scoperta del nostro tempo, capace di accogliere con modalità comunicative diverse e in continuo feedback tutti gli stimoli e i più originali contributi di pensiero, dall'evoluzione socioculturale alla cronaca. Della giuria che premierà domani i lavori migliori fanno parte, tra gli altri, i giornalisti Gianni Minà e Milena Gabanelli e l'attore Andrea Occhipinti.
v.s.
 
 

Maremma News, 14.7.2006
7° edizione del Festival Internazionale Santa Fiora in Musica

Santa Fiora. Dal 20 luglio al 27 agosto 2006, i palcoscenici naturali del centro storico e i giardini di Santa Fiora ospiteranno i concerti della 7° edizione del Festival Internazionale Santa Fiora in Musica.
[…]
Impreziosisce il Festival un comitato d’onore composto dal Premio Nobel Rita Levi Montalcini, dai maestri Zubin Mehta, Seiji Ozawa, Mstislav Rostropovich, Jeffrey Tate, James Colon, Michelangelo Antonioni, Andrea Camilleri, Laura Morante, Ivor Bolton e Giorgio van Straten.
[…]
 
 

Il Venerdì, 14.7.2006
La Zarina dello Strega: i miei primi sessant'anni
Il premio fondato da Maria Bellonci è arrivato a una data storica. Una vita lunga e turbolenta che Anna Maria Rimoaldi adesso ripercorre, replicando a molte voci. Malevole

[...]
Quindi una casa editrice come la Sellerio non potrà mai vincere?
"Sì, Sellerio potrebbe. Camilleri ha partecipato due volte, la prima non entrò in cinquina, la seconda arrivò ultimo, con "Il birraio di Preston". Se si presentasse adesso con lo stesso libro vincerebbe. Molto dipende dalla notorietà".
Dunque per vincere lo Strega bisogna essere già famosi.
"Direi di sì".
[...]
Brunella Schisa
 
 

La Repubblica, 16.7.2006
I luoghi - Promenade, D' Annunzio, Malaparte, Moravia fino a Camilleri. E prima ancora Petrarca e l'imperatore Tiberio. Scrittori, pittori, potenti e spiriti anarchici hanno sempre trovato ispirazione camminando sulle spiagge della Versilia, della Sicilia o sbarcando a Capri. Un fascino che resiste ancora in questa nostra terra di sirene
Le passeggiate a mare contro i veleni della vita
Quando lo iodio portato dalle onde ti riempie i polmoni ti senti levitare come i 'sadhu' di Benares * Il nostro entusiasmo per l' acqua è rimasto lo stesso nonostante l' avvento del turismo di massa

[...]
Camminare lungo la spiaggia non serve solo a svuotare rapidamente la vescica ma anche a svuotare il cervello dai veleni della vita quotidiana. Chi sembra convinto che questa nobile attività, fisica e spirituale insieme, abbia altri benefici effetti, di tipo digestivo, è Andrea Camilleri, che ha attribuito la sua famelica passione giovanile per piatti come le sarde al beccafico alla sua più nota creazione, il commissario Montalbano. Se veramente il giovanotto consumasse tutti questi pasti dalla consistenza e la pesantezza del piombo, dovrebbe pesare centotrenta chili e non gli basterebbe l'interminabile deambulare avanti e indietro nella spiaggia di Marinella, dove abita, appena fuori Ligata [sic!, NdCFC], ossia Porto Empedocle, per riattivare i processi conoscitivi. Ma la tradizione siciliana è contraria e una volta che ho incontrato Camilleri, gli ho chiesto come si combinava tutto questo esercizio fisico con il proverbio siciliano che dice: «Fottere in piedi e camminare 'na rina porta l' uomo alla rovina». E Camilleri ha risposto: «Malatè, ma li conosci solo tu tutti 'sti proverbi siciliani».
[...]
Stefano Malatesta
 
 

Corriere della sera, 17.7.2006
Se la musa dell'attrice è nonno Camilleri

Avere parenti intellettualmente autorevoli offre due vantaggi: crescere ascoltando conversazioni non banali e scoprire presto se le proprie motivazioni sono robuste. Prima in ordine di età fra i nipoti di Andrea Camilleri, già bambina Alessandra Mortelliti (figlia di Rocco attore e regista) condivide con l'illustre nonno amore per teatro e cinema. Ne parlano tanto, egli non manca di rimarcare quante incertezze comporti la professione di interprete. Ogni volta convengono che, nel caso, per Alessandra la via da scegliere sarà piuttosto quella della regia. Universitaria gira un paio di cortometraggi, ma poi matura di tentare l'esame di ammissione all'Accademia nazionale d'arte drammatica. Non osa darne notizia, studia in segreto la Contessina Julie di Strindberg. Prossima all'appuntamento, getta la maschera e ricorre al nonno. «Brano troppo difficile», dice lo scrittore. «E così non va affatto bene: sembri - suggerisce - una regista che spieghi il testo agli attori». Quindi dispensa consigli, in verità preziosissimi. Vigilia della prova e nuova verifica: «Meglio», commenta «ora devi solo sperare che il livello degli altri non sia alto». Così amorevolmente incoraggiata, Alessandra si presenta alla commissione come un ariete in carica; viene scelta. Il maestro Camilleri non si affaccia prima del saggio del secondo anno e ne rincasa sorridente. Anche perché, vox populi, la giovane attrice è appassionata e brava. Proprio stasera, appena diplomata e assieme a quattro compagni di corso, con lei in scena e alla regia, Alessandra debutta al Festival di Todi ne «Le muse orfane» di M. Bouchard. Metterà piede sulla ribalta emozionata ma padrona di una certezza: non si trova lì per caso.
Margherita D'Amico
 
 

Il Giornale, 20.7.2006
Il Prix Italia a Venezia dove nacque

[…]
Nel corso del Prix Italia (di scena a Venezia, dal 24 al 30 settembre) la Rai presenterà in anteprima anche tre attesi prodotti, fra i quali il primo episodio della serie “Crimini”, scritto da Andrea Camilleri per Beppe Fiorello su Raidue.
 
 

Lo Spettacolo, 21.7.2006
Il nuovo cartellone del Diana di Napoli
Da Montesano a Salemme, il palcoscenico partenopeo si riconferma il teatro della commedia brillante, del musical, della prosa e della comicità

Dopo aver abbassato il sipario su una stagione teatrale ricca di consensi, totalizzando circa 160.000 presenze e classificandosi al terzo posto in Italia fra i teatri per maggior numero di spettatori e primo fra i teatri al di sotto dei 1000 posti (come da classifica Agis), il Teatro Diana di Napoli ha presentato il cartellone 2006-2007.
[…]
Il 27 febbraio andrà in scena un interessante spettacolo prodotto dal Teatro Stabile di Catania, una novità assoluta di Andrea Camilleri e Giuseppe Di Pasquale, “La concessione del telefono”, che già lo scorso anno ha debuttato con straordinario successo a Catania con un’originale interpretazione di Francesco Paolantoni affiancato da Tuccio Musumeci e Pippo Patavina per la regia è di Giuseppe de Pasquale.
[…]
 
 

La Repubblica, 22.7.2006
Un'èquipe di geologi e sommozzatori all'opera. La cima più grande arriva ad appena 45 metri dalla superficie
Empedocle e i suoi "fratelli" quei vulcani sotto il mare
Scoperti nel Canale di Sicilia dove affiorò Ferdinandea

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E forse, prima o poi, sulle terrazze di Sciacca vedremo ancora un filo di fumo all'orizzonte.
Attilio Bolzoni
 
 

Corriere della sera, 23.7.2006
BESTSELLER ITALIANI. «Gli arancini di Montalbano» di Andrea Camilleri da domani in edicola con il «Corriere»
Thriller alla siciliana tra «busillisi» e «azzuffatine»

Ormai, da anni, in classifica c’è sempre almeno uno dei suoi libri. A volte due o tre, perché spesso l’uscita di un nuovo romanzo trascina con sé anche i precedenti. Se c’è uno scrittore che conosce bene la parola bestseller in Italia, quello è Andrea Camilleri, ormai diventato un paradigma delle tortuose vie del successo nel suo caso esploso, eclatante e tardivo, a oltre settant’anni, dopo una vita passata a scrivere. Ora Porto Empedocle (Vigàta nella finzione per Montalbano e soci) è diventato una tappa dei tour turistici e il suo «intrattenimento alto» come lo definì Carlo Bo, da circa un milione e mezzo di copie vendute per titolo, inviso agli snob che possono tollerare al massimo i romanzi storici, non i gialli di Montalbano, l’ha portato nelle top ten, ma anche nei prestigiosi Meridiani. I pochi che ancora non conoscono le vicende del commissario di Vigàta a cui ormai è impossibile non attribuire il volto di Luca Zingaretti possono assaggiare qualcuno degli arancini che compongono questa raccolta. Venti racconti brevi (alcuni già diventati episodi televisivi) che avrebbero potuto anche dilatarsi in romanzi e che contengono tutto il mondo del commissario Montalbano: i «busillisi» (misteri) da risolvere, le «azzuffatine» con l’eterna fidanzata Livia, le «sbafate» alla trattoria di Calogero o sul terrazzino della casa di Marinella, le surreali telefonate di Catarella con l’immancabile esordio: «Lei pirsonalmente di persona è dottori?».
C’è soprattutto la lingua, quel pastiche di italiano e siciliano che, sulla carta, avrebbe potuto allontanare i lettori «stranieri» e che invece è stata un’arma in più di conquista. Non c’è voluto molto, infatti, per rendersi conto che in fondo bastava imparare un dizionario minimo (astutare per spegnere, babbiare per scherzare, taliare per guardare, parrino per prete, cabasisi per testicoli, tinto per scuro, nirbuso per nervoso, macari per anche, pititto per appetito e via dicendo) e godersi quelle storie criminali. Nei libri di Camilleri anche la mafia è soltanto un rumore di fondo (cosa che non piace ad alcuni critici) e ciò che conta sono soprattutto certe strane atmosfere isolane assolate e sospese, abitate da improbabili tipi umani. Personaggi come la coppia di anziani attori che, in camera da letto, mettono in scena la morte ora dell’uno ora dell’altra per prepararsi al momento in cui questa avverrà. Come l’irreprensibile preside di liceo che raggira e uccide una vecchia prostituta, come il vecchio giudice che rivede tutti i processi che ha presieduto.
Tra gli arancini ce n’è anche uno che prende benevolmente in giro gli allora giovani cannibali e dove lo stesso Camilleri è chiamato a difendersi, davanti a Montalbano, di tutte le accuse che gli sono state mosse: «Certuni scrivono che io sono un buonista, uno che conta storie mielate e rassicuranti; certaltri dicono invece che il successo che ho grazie a te non mi ha fatto bene, che sono diventato ripetitivo, con l’occhio solo ai diritti d’autore... Sostengono che sono uno scrittore facile, macari se poi s’addannano a capire come scrivo...». E quando l’autore gli propone di aggiungere un po’ di pepe, pardon di sangue, alle sue storie, Montalbano gli risponde seccamente che «non è cosa». Finora ha avuto ragione lui.
 
 

Step1, 23.7.2006
Dieci libri da leggere sotto l'ombrellone
Consigli di lettura, anche futuribili

Ogni estate, inesorabilmente, tutti i giornali propongono ai lettori i consigli per le letture estive.
"Iblalab" non poteva mancare all'appello e così abbiamo pensato di suggerire dieci letture da portare in spiaggia, con l'indicazione del relativo editore. Con l'avvertenza che, fra questi dieci libri, qualcuno deve essere ancora scritto:
[…]
4) Andrea Camilleri, "La taliatura della triglia", Sellerio: continuano le avventure di Salvo Montalbano in Sicilia.
[…]
Buona lettura a tutti!
Aniceto di Ulm
 
 

La Sicilia, 24.7.2006
Dipasquale «Una "Tempesta" che rigenera»

"La tempesta" secondo Giuseppe Dipasquale. Originale e innovativa la versione del capolavoro di Shakespeare, tradotta da Andrea Camilleri, che il regista catanese sta allestendo per proporla in anteprima assoluta il 5 agosto al "X Festival Shakesperiano di Danzica". Un prestigiosissimo appuntamento internazionale. In seguito dal 16 al 18 agosto saranno ospiti al "Globe" di Roma e debutteranno il 25 agosto a Zafferana. Dipasquale ci spiega la sua visione inconsueta e libera. «La Tempesta» - esordisce - «rappresenta il testamento intellettuale del gran bardo di Stratford-on-Avon. E' un congegno fantasmagorico, arricchito dalle licenze lessicali in dialetto siciliano. Una storia di livore e trasporto, espatrio e isolamento, sortilegio e umorismo. Per me un viaggio nell'utopia e nell'illusione. Racconto attraverso i personaggi questa metafora della creazione umana, la mancata tragedia dell'usurpazione e la rivolta dei deboli contro il potere. Affronto questa straordinaria commedia, da un punto di vista anticapocomicale. Prospero (Pietro Montandon) è un intellettuale fanatico, non ho voluto il consueto mattatore, bensì un eroe negativo. L'isola-rifugio è il Teatro, dove lo spodestato duca cerca di costruire un mondo a sua immagine e somiglianza. Ariele (Gian Paolo Poddighe) è lo spirito dell'aria, un millenario stanco di giocare. Calibano (Alessandra Costanzo) simbolizza l'anima nera di Prospero, lo specchio dell'inconfessabile ambiguità che alberga in ognuno di noi. Alonso (Gino Nicolosi), Sebastiano (Giampaolo Romania), Adriano (Chiara Seminara), Gonzalo (Sergio Seminara), Francesco (Giovanni Vasta), Antonio l'usurpatore (Tony Lo Presti) nei panni dei nobili, sono una compagnia di guitti che incarnano l'ordine sociale. Miranda (Valeria Contadino) e Ferdinando (Filippo Brazzaventre), puri ed etici, raffigurano l'utopia amorosa. Stefano (Angelo Tosto) e Trinculo (Mimmo Mignemi), portavoce di un'umanità infima che acquisisce suo malgrado il potere assoluto. La mia " Tempesta" è un saggio teatrale travestito, in realtà è un grido d'allarme a squarciagola contro un teatro autocelebrativo. Bisogna uscire dal tunnel dove noi teatranti sembriamo intrappolati. Ritrovare la poetica, la libertà, la creatività. Ben venga quindi una bufera salutare che ci aiuti a riflettere. Io nel mio allestimento -conclude Giuseppe- ho racchiuso un gran malinconico sogno comico, ardente, profetico. Un "tango" dove tragedia e comicità, teatro e alchimia, esprimono la loro carica rivoluzionaria".
Francesca Motta
 
 

Modena 2000, 24.7.2006
'Vacanze coi fiocchi' consigli per chi parte

"Dai un passaggio alla sicurezza", è il leit motiv dei consigli di 'Vacanze coi fiocchi' la guida sulla sicurezza stradale dedicata a coloro che stanno partendo per le vacanze d’agosto, ma non solo. Altan, Andrea Camilleri, Licia Colò, Patrizio Roversi, Gianni Morandi, Paolo Rumiz, Vauro, Mario Rigono Stern, Vito, sono alcuni dei volti noti che per l’occasione sono diventati testimonial di eccezione nella guida dei consigli per gli automobilisti che stanno per mettersi in viaggio.
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Lo scrittore Andrea Camilleri avverte “Tutti siamo pedoni. Quando guidi ricordatelo sempre. Rispettando gli altri rispetterai te stesso”.
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Articolo 21, 24.7.2006
Impossibile lavorare così in tv

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“Non è possibile che debbano essere sempre gli stessi attori a lavorare per le produzioni televisive, ce ne sono tanti ugualmente validi, il servizio pubblico deve garantire la possibilità di un ricambio... per fare un esempio concreto, quando venne fatta la scelta per l’attore che doveva interpretare Montalbano, la Rai non era assolutamente d’accordo, perchè Zingaretti non era una vera icona... la Rai è in grado, quando vuole di lanciare un attore di fama... io contesto la non possibilità di fare bene il proprio mestiere - continua Sironi- dietro la scelta forzata di attori si nasconde un disegno ben diverso”
[...]
Per quanto riguarda la fiction televisiva, secondo Sironi il calo di qualità è dovuto ad una concomitanza di fattori legata alle scelte editoriali, innanzitutto: “quando i temi vengono stabiliti in base all’indice di ascolto si finisce per riproporre sempre le stesse cose senza fare attenzione all’indice di gradimento che è importante.” Un’altra pecca è da individuarsi nella mancanza di coraggio. “...Ricordo bene quando venne mandato in onda Montalbano per la prima volta, su Rai2 ed ebbe un alto ascolto; la Rai temeva che ci sarebbe stata difficoltà nel seguire il linguaggio e i temi trattati da Camilleri, invece non  fu così: la serie andò molto bene non solo in Italia ma anche all’estero e questo a dimostrazione del fatto che non è vero che per fare un buon prodotto televisivo sia necessario raccontare la solita storia...”.
[...]
 
 

La Repubblica, 24.7.2006
Da metà settembre su RaiDue i gialli dei Manetti Bros, dai libri dello scrittore
Protagonista Giampaolo Morelli. L'attore: "Un antieroe che ispira simpatia"
Lucarelli: "Vi presento Coliandro l'ispettore politicamente scorretto"

Roma - L'ispettore Coliandro è bello, simpatico, ma politicamente scorretto. Dice un sacco di parolacce, e agli extracomunitari con figli a carico che gli chiedono soldi ai semafori, consiglia di limitare l'attività sessuale. Ma non lo dice con questo giro di parole, va dritto al concetto. La serie diretta dai Manetti Bros, nata dalla penna di Carlo Lucarelli, andrà in onda da metà settembre su RaiDue.
[...]
Morelli, cosa le piace di Coliandro?
"Tutto. Perché dietro quell'aria da duro è un buono, crede nel suo lavoro ed è pronto a cambiare il suo punto di vista, si fa un processo come uomo. È un personaggio da fumetto, sopra le righe, infatti prima di finire in una fiction è diventato un fumetto. Fa simpatia perché è autoironico, il classico antieroe".
Anche Montalbano a suo modo è un antieroe, perché non rispetta le gerarchie, risponde male al superiore.
"Coliandro non risponde male. Sta zitto e incassa i colpi. Montalbano è un antieroe ma è pieno di pregi, sa quello che deve fare, Coliandro no. È onesto e fa tenerezza, è sfigato con le donne".
[...]
Silvia Fumarola
 
 

Il Tempo, 25.7.2006
Pession, Caprioglio, De Sio e Sastri tra le protagoniste

Il noir letterario si tinge di rosa. Ed arriva sul piccolo schermo di Raidue, nel prossimo autunno, con una serie di attrici di notevole appeal. Da Debora Caprioglio a Gabriella Pession, da Barbara Livi a Samuela Sardo, passando per Lina Sastri e Giuliana De Sio, il giallo della seconda rete si affida alla collaudata penna di grandi scrittori, come Andrea Camilleri, Giorgio Faletti, Sandrone Dazieri, Carlo Lucarelli, ma non può fare a meno dell’avvenenza femminile che vi gioca un ruolo di primaria importanza per catturare pubblico. Coinvolti anche attori come Beppe Fiorello e Remo Girone. Si chiama «Crimini» il progetto della seconda rete che comprende otto film tv ognuno opera di uno scrittore differente e con un finale a se stante, previsto a partire dal prossimo autunno. Otto prime serate, una a settimana, per altrettanti tv movie firmati da registi di grande nome. Tra gli otto film tv, quello dal titolo «Troppi equivoci» è stato scritto da Andrea Camilleri, e narra la lotta di un uomo che vuole scovare gli assassini della sua donna per farsi giustizia da solo. Ma le cose andranno diversamente. Nel cast come protagonisti ci sono Beppe Fiorello e Claudia Zanella.
[...]
Marida Caterini
 
 

La Stampa, 26.7.2006
Incontro con Alicia Giménez Bartlett, creatrice della poliziotta Delicado che ha ispirato due film di Raifiction in fase di sceneggiatura
Petra dura senza paura
Eroina best seller del giallo spagnolo indaga molto, ama poco e a volte ride

[…]
E’ vero che Camilleri la stima molto?
«Abbiamo lo stesso editore ma non ci siamo mai incontrati. Ci scriviamo bigliettini attraverso Elvira Sellerio. Una volta ho accusato il suo Montalbano di essere un maschilista e lui mi ha risposto: “Stai al tuo posto, Petra”. Mi piace come descrive la Sicilia, tanto che sono andata a Ragusa in vacanza».
[…]
Simonetta Robiony
 
 

BresciaOggi, 26.7.2006
Lo scrittore commissario capo della polizia si racconta al quotidiano «Liberation». In autunno sarà pubblicato Oltralpe in francese «Hollywood, Palermo»
La Francia scopre lo «sbirro romanziere» siciliano Piergiorgio Di Cara

È lo «sbirro romanziere».Così Liberation parlava ieri dello scrittore Piergiorgio Di Cara che si è raccontato al quotidiano in un lungo «portrait». Dopo «L’anima in spalla», uscito l’anno scorso, sarà pubblicato in autunno anche «Hollywood, Palermo», il suo terzo romanzo tradotto in francese.
[...]
I suoi due precedenti libri sono stati tradotti in francese da Serge Quadruppani, lo stesso traduttore di molti dei romanzi di Andrea Camilleri, di cui per alcuni Di Cara è l’erede.
All’uscita di «Isola Nera», nel 2003, quando la Francia scopriva Di Cara, Le Figaro Magazine aveva riconosciuto nelle avventure di Riccobono il «puro prodotto siciliano della generazione Camilleri che si gusta volentieri per il suo folklore e i suoi paesaggi».
 
 

Arte, 28.7.2006
L'univers d'Andrea Camilleri
Entre le marteau de la Mafia et l'enclume de l'Etat

Pour Berlusconi, la justice est un chiffon rouge. Le simple fait de penser à un tribunal ou à la justice le met hors de lui, lui donne de la tension, l´empêche de dormir, lui fait perdre les quelques cheveux qui lui restent et creusent sur son visage de nouvelles rides qu´il essaie vainement de dissimuler sous son maquillage. » Quand Andrea Camilleri disserte sur l'ancien chef du gouvernement italien, on serait tenté de penser qu´il tire le portrait d´un de ses nouveaux personnages de roman policier. Sans doute encore un affreux jojo de Vigata, le bourg sicilien où le commissaire Montalbano traque le crime depuis maintenant sept romans et quatre films. Mais quand il est question de Berlusconi, Camilleri ne plaisante plus. L´écrivain soutenait ardemment le mouvement de protestation qui dénoncait, en Italie, la soumission rampante de l´Etat aux intérêts personnels et louches de ce magnat de la presse, qui était aussi premier ministre.
Et l´attitude qu´adoptait Camilleri pour accuser Berlusconi ressemblait étonnamment à celle de son fin limier, un homme sobre, indépendant, sarcastique, implacable dans la dénonciation des monstruosités. Si tout sépare ces deux hommes, leur ascension verticale, politique pour l´un, littéraire pour l´autre, est quasiment concomitante à la fin des années 90. Silvio Berlusconi, il est vrai, s´est systématiquement servi de la puissance séductrice de son empire médiatique, alors qu´Andrea Camilleri, lui, a toutes les peines du monde à s´expliquer la gloire tardive qui lui est « tombée dessus » à l´âge de 72 ans. « C´est une conspiration des lecteurs », se plaît-il à dire quand il se remémore l´été 1997, année où ses livres occupaient huit des dix premières places au palmarès des meilleures ventes en Italie. Rétrospectivement, l´idée que l´écrivain ait attendu pas moins d´une trentaine d´années avant d´accéder à cette gloire sans précédent donne le vertige.
En 1978, à la publication de son premier roman « Il corso delle cose » (Le cours des choses, non traduit), il sort de 10 années de purgatoire : 14 éditeurs avaient refusé son manuscrit. Bien inspirés apparemment, car au début, le livre prend la poussière dans les rayons de la librairie. D´autres textes publiés sans grande conviction connaissent un sort comparable. Pourtant, Camilleri s´était déjà fait un nom comme metteur en scène de théâtre et de télévision : à la fin des années 50, il avait fait venir Beckett en Italie ; puis mis en scène Ionesco, Strindberg, Maïakovski et, à de nombreuses reprises, son compatriote et parent sicilien Luigi Pirandello. Dans les années 60 et 70, il avait offert aux téléspectateurs transalpins des séries policières, avec les inspecteurs Sheridan et Maigret, des films dont le succès était tel qu´ils vidaient littéralement les rues. Mais personne ne lisait ses livres... jusqu´à ce qu´il se souvienne du polar et donne naissance au commissaire Montalbano. Salvo Montalbano vit et enquête dans la bourgade sicilienne de Vigata, qui n´est autre, en fait, que le village natal de Camilleri, Porto Empedocle, dans la province d´Agrigente.
Dans les milieux policiers, c´est un marginal. Il évite les puissants, déteste les journalistes ; ce biblivore, grand amateur de cuisine sicilienne, a une fiancée qui travaille à Gênes. Camilleri donne à son commissaire quelques traits de caractère, crée quelques gags à répétition, rien de plus. Le reste n´est qu´intrigue, chaque enquête étant à la fois une quête éternelle de la vérité. Un cocktail que les lecteurs trouvent soudainement irrésistible. La machine à succès est en route. Camilleri ressort alors de ses tiroirs l´oeuvre de toute une vie : un univers littéraire peuplé de 21 ouvrages, dont l´action se situe toujours à Vigata et alentour. Des enquêtes de Montalbano, mais aussi de nombreux romans historiques dans la Sicile du 19e siècle, qui tient à coeur à Camilleri. C´est l´époque de l´unification italienne, un chapitre de l´histoire du pays dans lequel « les erreurs commises à l´époque sont si nombreuses que nous les traînons encore aujourd´hui. » Ses livres en décrivent quelques unes, des mesures brutales ou absurdes, par lesquelles les émissaires du nouvel Etat, envoyés du Nord du pays en Sicile, se disqualifient complètement aux yeux de la population. Camilleri s´appuie sur des documents d´époque : un tract trouvé dans les papiers de son grand-père, un décret sur l´installation d´une ligne téléphonique privée, des éléments de l´enquête réalisée par l´Etat en 1876 sur les conditions de vie en Sicile.
Et le public sent bien que l´originalité des romans policiers de Camilleri, les dialogues précis, le côté vivant des personnages, l´alternance rapide des lieux, des critères qui obéissent aux lois du montage cinématographique que tout ceci traverse aussi ses romans historiques et en fait une lecture dont le plaisir devient rapidement insatiable. En quelques années, Andrea Camilleri est devenu une véritable institution en Italie. Son oeuvre débouche sur autant de messages politiques : « J´ai écrit un jour que les Siciliens se trouvent entre le marteau de la mafia et l´enclume de l´Etat. C´est exactement la situation de Montalbano. Il sait qu´il doit lutter contre la mafia, mais il connaît aussi les travers de l´Etat. Et il sait, comme moi, que vérité ne rime pas toujours avec justice. »
Aux yeux de Camilleri, Montalbano est l´ambassadeur d´une autre Sicile, qui parvient tout doucement à s´affranchir de ses vieilles contraintes et de ses clichés. Les deux dernières enquêtes, qui ne sont pas encore traduites, vont encore plus loin, elles sautent à pieds joints dans l´actualité. Il y est question de cyber-criminalité, de réfugiés du tiers-monde échoués sur les côtes siciliennes, du sommet du G8 à Gênes qui sombre dans la terreur et la violence policière. Pas de doute, il s´agit, ici, par littérature interposée, d´un règlement de compte avec le système Berlusconi et Camilleri ne semble pas vouloir s´arrêter là. Aux débuts de sa fulgurante apogée, l’aimable monsieur, si reconnaissable à son crâne ovale et à sa voix sonore, se pliait sans renâcler à l’exercice de l’interview et des plateaux de télévision pour répondre à des questions somme toute légitimes, quand on pense qu’une œuvre restée dans l’ombre toute une vie est soudain lue par tout le monde en même temps. Maintenant, il se fait plus rare, mais il sait, il est vrai, y mettre les formes. Sur son répondeur, on peut entendre : « Souhaitant continuer à écrire et – si possible – à vivre, je ne suis pas disponible pour des interviews, prix littéraires, préfaces ou autres présentations de livres ; merci de votre compréhension.»
Karsten Deventer, journaliste indépendant à Berlin, travaille notamment pour le quotidien « Die Welt » et pour la deuxième chaîne publique ZDF
 
 

La Sicilia, 30.7.2006
Intervista di Camilleri a Mussomeli su «Noi siciliani razza bastarda»

Mussomeli. Si intitola "Noi siciliani razza bastarda" Interviste ad Andrea Camilleri (pagine 156, euro 14) il libro in uscita per la casa editrice Datanews che, tra le altre, contiene anche l'intervista realizzata due anni addietro da un gruppo di mussomelesi, allo scrittore di Porto Empedocle, papà del celebre commissario Salvo Montalbano. Nel libro in questione, si conosce un Camilleri nuovo, con risvolti inediti della sua vita e della sua opera ma principalmente del suo pensiero anche politico, dei suoi ricordi giovanili, delle battaglie e del suo rapporto coi critici e coi lettori. Insomma un Camilleri tutto da gustare e scoprire. Molte di queste chicche sono contenute appunto nella videointervista in esclusiva realizzata nell'agosto del 2004, da una delegazione della "Festa dell'Unità del Vallone 2004". E, proprio in quella occasione, fu trasmessa al pubblico, ottenendo grande successo.
Camilleri si sottopose di buon grado alle domande di Tonino Calà (responsabile della kermesse dei Democratici di Sinistra) e Michele Morreale (curatore della sezione cultura). Completavano la delegazione Giuseppe Territo (consigliere provinciale Ds di Caltanissetta), Cettina Genco (gestione stand), Salvatore Ferro (coordinatore della Sinistra giovanile), mentre alla sapienza tecnica di Felice Stagnitto (fotografo) e Lino Maida (ripresa video e montaggio) fu affidato il compito di registrare l'incontro. A Camilleri portarono in dono libri di autori locali ma anche una profumatissima 'mbriulata, che il grande scrittore di Porto Empedocle gradì moltissimo e promise di fare assaggiare anche a Montalbano.
Su quali temi si articolò quindi quell'intervista adesso ripresa e impaginata nel libro di prossima pubblicazione? Si cominciò da cose e scrittori di Mussomeli, verso i quali lo scrittore empedoclino mostrò curiosità e conoscenza. Parlò poi, con una punta di amarezza, del suo rapporto con la critica marxista, Pietro Citati e soprattutto Alberto Asor Rosa (sostenendo che quest'ultimo critico non lo avesse mai letto), un rapporto segnato da disprezzo e dileggio nei suoi confronti, lamentando un pregiudiziale atteggiamento negativo, inaccettabile, considerato il successo di pubblico che lo scrittore ha avuto. Il capitolo più interessante riguardava la politica e l'impegno civile e Camilleri dichiarò la sua antica ed ostinata fede comunista, ricordando che in passato "Il partito era unito e non vi era frattura tra i dirigenti e la base". Criticò il mutamento generazionale e il nuovo costume politico che vede protagonisti della scena personaggi mediocri, catapultati dall'alto nell'agone politico. Altro aspetto, la mancata relazione tra il partito e il sindacato, nei rispettivi ruoli e funzioni, l'incuranza e la scarsa attenzione nei confronti degli elettori, verso i quali manca l'ascolto dei bisogni.
Su Montalbano chiarì la genesi creativa che lo ha condotto alla costruzione di un personaggio riconoscibile da tutti per umanità e compiutezza narrativa. E parlò pure della nuova raccolta delle sue opere, allora in uscita nella prestigiosa collana I Meridiani della Mondadori, affermando con sapida ironia «Farà rodere di invidia il senatore Dell'Utri», e per altro non risparmiò qualche frecciata neppure al rieletto presidente della Regione Totò Cuffaro.
Da quell'emozionante incontro con lo scrittore empedoclino emerse anche lo spessore umano e la squisita gentilezza di un uomo esperto e vivace, che dedicò un momento di rara sensibilità ad una lettrice ammalata terminale di cancro che grazie ai suoi libri aveva ritrovato il sorriso. Così come la sua epicurea e goduta sicilianità si manifestò riempiendosi le narici del delizioso profumo della prelibata 'mbriulata". Ricorda Tonino Calà: «Conoscere personalmente il maestro mi ha procurato una grande emozione, è un grande nella sua immediata semplicità, ed ha promesso di venire a Mussomeli per visitare il nostro castello. Noi lo stiamo aspettando e, con l'occasione, gli rinnoviamo l'invito: maestro, venga a Mussomeli».
Roberto Mistretta
 
 

Taormina Arte Time, n.0, estate 2006
Sicilia è cultura
Nell'isola che c'è
Intervista ad Andrea Camilleri
 
 

Giudizio universale, n.15, 7/8.2006
Libri
L'arte del giallo e la noia del dialetto
Ortoleva su Camilleri
 
 

La Sicilia, 31.7.2006
Agenda
Agrigento

«Le famiglie con picciliddri ora chiangenti ora vocianti, le comitive, le coppiette, finalmente sgombraro la spiaggia. Loro sinni annarono, ma la loro lurdìa restò. La lurdìa, pinsò il commissario, oramà è il signo certo che in un dato posto c'è passato l'omo». Capitolo quindicesimo, pagina 202, dell'ultimo lavoro di Andrea Camilleri «La vampa d'agosto», il romanzo più letto dell'estate 2006.
Un brano che sembra essere stato scritto dopo una giornata trascorsa al lido di San Leone tra le spiagge affollatissime e il sudiciume lasciato dai bagnanti che, soprattutto il sabato e la domenica, prendono d'assalto la località balneare rendendo le traverse delle Dune impraticabili, vuoi per la sosta selvaggia delle auto,vuoi per la sporcizia abbandonata senza il minimo rispetto dell'ambiente.
Un tappeto di bottiglie di plastica utilizzate per riempirle di acqua e usarle a mò di mini-doccia per pulirsi i piedi dalla sabbia prima di risalire in auto. Questo è quanto rimane al tramonto. Bottiglie lasciate sul posto da coloro che, per dirla come il protagonista del romanzo di Camilleri, non si curano minimamente della «lurdìa» lasciata, alla faccia della buona educazione.
[...]
Eugenio Cairone
 
 

Modica.info, 31.7.2006
Note di Notte alla Cantina Valle dell’Acate
Archi, armonica e Zagra

Si è trasformato in un golfo mistico a cielo aperto il cortile della Cantina Valle dell’Acate per accogliere l’Ottava Nota Ensemble, domenica 30 luglio, in occasione della quinta data del Festival Note di Notte.
Giuseppe Milici e la sua armonica cromatica insieme con Antonio Marcello Enna e Alberto Giacchino al violino, Paolo Giacchino alla viola, Daniela Santamaura al violoncello e Marko Bonarius al contrabbasso hanno dipinto con fiato e archetti la Sicilia musicale moderna proponendo composizioni di autori siciliani contemporanei tra echi classici, atmosfere argentine, accenni blues e rapide sfumature jazz.
[...]
Dell’ennese Marco Betta l’ensemble ha proposto "Madonna con bambino" e ancora "Go dear love go" e "So so caro Commissario", ispirata al personaggio di Andrea Camilleri – l’ormai famosissimo Commissario Montalbano - che proprio in provincia di Ragusa ha trovato casa nella trasposizione televisiva di Alberto Sironi.
[...]
Stefania Pilato, Francesco Micalizzi
 
 

 


 
Last modified Saturday, July, 16, 2011