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RASSEGNA STAMPA

SETTEMBRE 2009

 
TV Sorrisi e canzoni, 1.9.2009
Auditel di lunedì 31 agosto: Montalbano in replica batte tutti, «X Factor» riparte con il 5.69% di share, il «Milionario» con il 20%

«Le ali della sfinge», film-tv della serie «Il commissario Montalbano», è stato visto da 5.384.000 spettatori, pari al 25.61% di share. La fiction del 2008, al suo secondo passaggio, ha battuto il film di Canale 5 «Miss FBI» (3.562.000 spettatori, 18.30%) con Sandra Bullock.
[...]
 
 

Il Messaggero, 1.9.2009
Il piacere di “rivedere”

Ben trovati. Dopo quattro settimane di repliche e tra queste, alcune molto piacevoli, ci ritroviamo, ormai da molti anni, a guardare e a parlare insieme di tv. Dicevo delle repliche. Ebbene, al di là di “Super Varietà” che da sempre è un programma da me apprezzato, ho rivisto il “Commissario Montalbano” che Rai1 ha mandato e manda il lunedì in prima serata. Un bellissimo prodotto, un eccezionale autore come Camilleri, uno straordinario interprete come Luca Zingaretti. Quel che più mi piace in questa serie è il modo, certamente di Camilleri ma ben realizzato da Sironi il regista, di fare indagini del Commissario. Questo suo essere sempre solo a girare, a guardare ed ad annusare ricorda lo straordinario Simenon di “Maigret”.
[...]
Maurizio Costanzo
 
 

APCOM, 1.9.2009
Mostra Venezia/ Turturro 'puparo' in Sicilia cerca le sue radici
Al Lido il documentario dell'attore, con Camilleri e Cuticchio

Un viaggio a ritroso nel tempo e nello spazio per ritrovare le proprie radici e riscoprire la propria sicilianità. John Turturro, attore e regista americano di origini italiane, compie il percorso inverso a quello di centinaia di migliaia di siciliani, come i suoi nonni, per rintracciare tradizioni, riconoscere luoghi e profumi raccontati con nostalgia nelle notti d'oltreoceano, scoprire sapori lontani e familiari. Il risultato è 'Prove per una tragedia siciliana', documentario che sarà fuori concorso a Venezia il 5 settembre, ben scritto e ben diretto (dallo stesso Turturro e da Roman Paska), a tratti avvincente, sempre toccante. Quasi seducente in alcune immagini di questa splendida terra, piena di folklore, leggende, contraddizioni, segreti. Un viaggio al contrario, dunque, come molti di quei siciliani che hanno lasciato l'isola, per superare lo stretto o l'oceano poco importa, hanno compiuto prima di lui. Un viaggio del cuore, soprattutto, in una sorta di geografia dell'anima che ti permette di riconoscere la tua terra solo da lontano o quando ci ritorni, dopo averla lasciata. E' successo a Rosso di San Secondo, Giovanni Verga o Luigi Pirandello, solo per citare gli isolani illustri che fuggendo dal 'kaos' della Trinacria hanno riscoperto una sicilianità feconda solo dopo averla nascosta, maltrattata, ripudiata. Non è il caso di Turturro, nipote di emigranti, che torna nei luoghi dell'infanzia dei suoi nonni materni. Eppure, anche in questa scoperta dolce priva di contrasti, c'è la presa di coscienza di sè, della propria identità, come uomo e come attore, al punto che il nostro tornerà nella sua New York col sogno di interpretare un puparo palermitano in un film. Come quel Mimmo Cuticchio, il più grande rappresentante di quel teatro dei pupi che è il più antico della Sicilia, animatore delle folli gesta di Orlando, che loospita tra le quinte della sua bottega. Tutti i suoi compagni di viaggio sono artisti, tutti sono depositari di tradizioni popolari e distillatori quasi inconsapevoli di una sapienza millenaria. Dal musicologo Gioacchino Lanza Tomasi, alla giovane attrice Donatella Finocchiaro. Fino a Vincenzo Pirrotta, che lo preleva nel centro di Palermo con una vespa tappezzata di pupi, coppola in testa e niente casco, per portarlo nei laboratori di pasticceria ad assaggiare i pupi di marzapane, quelli che i nonni regalavano ai bambini nel giorno dei morti. Perchè tranne la francese, tutte le dominazioni che si sono succedute in Sicilia, dalla greca alla romana, dall'araba alla spagnola, hanno, come spiega alla telecamera Andrea Camilleri, "una spiccata sensibilità per la morte e le manifestazioni a questa connesse". Da qui deriva una tradizione ormai perduta, ma tra le più vivide nella memoria, per la potente intensità e le suggestioni oniriche: si credeva che, nella notte dei morti, i defunti tornassero nelle proprie famiglie a portare regali ai propri cari. Ai morti ogni bambino scriveva delle lettere, come si fa ora con Babbo Natale, poi lasciava un canestrino sotto al letto in attesa che l'antenato scomparso arrivasse a riempirlo. Non si aveva paura dei morti, allora. L'intenzione era addirittura di aspettarli svegli: ma i piccoli cedevano infine al sonno e ai sogni. Al risveglio li aspettava la corsa gioiosa alla ricerca del canestro di vimini. Era bellissimo. Poi, ricevuti i regali, si andava tutti al cimitero, in una specie di festa collettiva, per trascorrere la giornata con la famiglia, moti inclusi. "Poi arrivarono gli americani, e lentamente i morti persero la strada di casa".
 
 

La voce del Nisseno, 1.9.2009
Da Serradifalco a Londra
Intervista ad Alessandra Montante che lavora per l’Eni occupandosi di Trading e Shipping. È stata anche analista finanziario e si è occupata di Risorse umane.

Apre orizzonti di riflessione e di nuove osservazioni. Mostra una dote assai rara e soprattutto preziosa per una giovane: il coraggio. Alessandra Montante, 27 anni, laureata da un anno e mezzo in Economia e Commercio (indirizzo Aziendale) presso la prestigiosa Università Cattolica di Milano, ha il coraggio di guardare e di vedere avanti. Sa che le opportunità esistono e serve soltanto coglierle. All’interno dell’azienda di famiglia ha ricoperto un ruolo importante e delicato, cioè quello di Human Resources Manager. Ma la brillante e dinamica imprenditrice di Serradifalco, figlia di Antonello Montante, presidente di Confindustria Caltanissetta, capace di visione prospettica oltreché retrospettiva, ha imboccato una strada professionale tanto unica ed originale quanto affascinante ed impegnativa. Ecco in esclusiva l’intervista al nostro giornale.
[...]
“La volata di Calò” è un bel libro scritto da un affermato inviato del Tg5: Gaetano Savatteri. Descrive Serradifalco, parla di suo nonno… Lei ha presenziato, sovente, a numerose manifestazioni culturali per promuovere la fatica editoriale. Ha conosciuto lo scrittore Andrea Camilleri. Dunque, un’esperienza di notevole pregio sul piano culturale ed umano. Può raccontarci le sue risonanze interiori?
“Una storia quasi incredibile. Sembra tratta da un libro di Camilleri. Ed invece è una storia vera. Pure noi, all’inizio, quando abbiamo messo insieme tutti i pezzi del puzzle, con centinaia di fotografie e documenti vari ritrovati negli scantinati di via Dante… Insomma, sapevamo che mio nonno ha costruito biciclette fino alla metà degli anni ‘40 prima dell’avvento della motorizzazione. Che le forniva all’allora Reale Arma dei Carabinieri, alle PS e ai privati. Soltanto negli anni, diciamo dopo la morte di mio nonno, abbiamo scoperto i nomi di tutta la gente che entrava in contatto con lui. Era molto geloso delle sue cose.
Abbiamo scoperto questo legame stupendo che c’era tra lui e Camilleri. Due persone così uniche nel loro genere che hanno avuto delle vite parallele. Che però non si sono mai incrociate”.
Come ricorda quell’episodio lo scrittore empedoclino Camilleri?
“Ogni volta che sento parlare il professor Camilleri lo vedo emozionato. Per lui, molto giovane, quella bicicletta ha rappresentato un mezzo per la libertà e un mezzo per ricercare il padre.
Nel 1943 i destini di mio nonno e dello scrittore s’incrociano. Durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, Camilleri insieme alla madre da Porto Empedocle, che giornalmente era soggetta a bombardamenti notturni, si rifugia a Serradifalco. E casualità del destino, dopo l’arrivo degli americani, finiti i bombardamenti, grazie alla bici costruita da mio nonno riuscì a raggiungere da Serradifalco il suo paese, alla ricerca di notizie del padre senza mai forare e senza dover mai effettuare una sosta per guasti meccanici. La sua era una corsa verso la libertà per trovare un mondo migliore e libero dalla guerra. Quando racconta quell’episodio, i suoi occhi diventano lucidi per l’emozione. Grazie a quella bicicletta ha avuto la possibilità, più rapida, di incontrare il padre… Una bella storia vera che mi commuove”.
Michele Bruccheri
 
 

La Sicilia, 3.9.2009
Sviluppo e turismo. Dibattito su potenzialità e occasioni perdute con Bufardeci, politici locali ed esperti
Marzamemi «scheggia di Paradiso»
L’evento, a porte aperte, ha avuto luogo sabato scorso nel cortile arabo del borgo ed è stato organizzato dal Comitato Pro Marzamemi. Tracciato un primo bilancio sull’estate

Marzamemi.  Le potenzialità turistiche del borgo, ma anche le mille problematiche che da sempre affliggono la frazione ed un bilancio della stagione turistica che si avvia a conclusione, sono stati gli argomenti di un pubblico dibattito svoltosi sabato pomeriggio all'interno del cortile arabo dell'antico borgo marinaro. Organizzato dal presidente del Comitato Pro Marzamemi Pasquale Aliffi, alla tavola rotonda erano presenti il vicepresidente della Regione siciliana Titti Bufardeci, il deputato regionale Pippo Gennuso, l'assessore provinciale Giuseppina Ignaccolo, il sindaco di Pachino Paolo Bonaiuto e l'esperto in materie turistiche Giuseppe Sessa. Lo spunto è stato tratto dalla presentazione di un libro su Marzamemi del generale Mario Falla e pubblicato postumo, fortemente voluto dalla figlia Lucia Falla Sorbello che ne ha curato la prefazione. Il libro, di cui si è occupato anche lo scrittore Andrea Camilleri che è intervenuto sabato con un video registrato e proiettato, ha dato il via al dibattito sulle potenzialità turistiche di Marzamemi, definito da Falla "una scheggia di Paradiso" e che negli anni cambia il suo volto.
[...]
Salvatore Marziano
 
 

La Repubblica, 3.9.2009
Viaggio nell’editoria sonora italiana, mentre è boom nel mondo anglosassone
Audiolibri. Quei romanzi tutti da ascoltare

[...]
Il tentativo è di intercettare potenziali fruitori attraverso un interprete accattivante. Che, se non è lo stesso autore del testo, può essere un volto noto del cinema o del teatro. Alla Emons, il casting lo fanno su YouTube: «Prima immaginiamo quale possa essere l'attore giusto - spiega Viktoria von Schirach, direttore editoriale della casa editrice esclusivamente "sonora" - e poi riascoltiamo la sua voce su Internet, chiudendo gli occhi. Così troviamo la combinazione perfetta: come nel caso di Luigi Lo Cascio, che ha inciso per noi "La luna di carta" del suo conterraneo Andrea Camilleri».
[...]
Dario Pappalardo
 
 

Il Gazzettino, 3.9.2009

Lido di Venezia. Domenica 6 settembre si terrà al Lancia Café, sulla terrazza dell’Hotel Excelsior, madrina e presentatrice Arianna (voce e testimonial italiana della Disney, presto nei panni di Belle nell’attesissimo musical “La bella e la bestia” al teatro Nazionale a Milano) il party di premiazione della 7ª edizione del Premio Kinéo - “Diamanti al Cinema Italiano”.
Istituita grazie all’impegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la manifestazione (in partnership con Rai Trade, in collaborazione con la Biennale Cinema di Venezia e Lancia) giunge alla settima edizione.
I PREMIATI: [...] Miglior Film TV Il commissario Montalbano (La vampa d'agosto, Le ali della sfinge, La pista di sabbia e La luna di carta) – di Andrea Camilleri – Regia di Alberto Sironi – Rai Fiction. [...].
 
 

Agrigentoweb.it, 3.9.2009
C’è anche un po’ di Porto Empedocle alla mostra del cinema di Venezia

Grande attesa, alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia per la presentazione del “corto” intitolato “Il gioco”, diciotto minuti girati tra Porto Empedocle e Villaseta da Adriano Giannini, figlio dell’attore Giancarlo Giannini agli esordi come regista.
Il film ha tra i suoi protagonisti, tre giovanissimi empedoclini: i fratelli Gabriele e Alessio Vasile Cozzo e Mattia Di Stefano.
La pellicola, che prende spunto dal romanzo “Il gioco della mosca” di Andrea Camilleri, è stata inserita nella sezione “Corto Cortissimo” ed è in concorso al “Premio Leone Corto Cortissimo” per il miglior cortometraggio.
La proiezione del “corto” è prevista per mercoledì 9 Settembre, alle 17 e 30, presso la “Sala Perla” del Palazzo del Cinema al Lido di Venezia.
Dunque ancora una volta le suggestive atmosfere “marinisi” sempre così ben raccontate nei libri di Andrea Camilleri, sono protagoniste di un grande evento quale il Festival Cinematografico di Venezia tra i più importanti a livello internazionale.
Il sindaco di Porto Empedocle, Calogero Firetto, anche nella sua veste di componente del Consiglio della “Fondazione Letteraria Andrea Camilleri” ha annunciato che subito dopo la partecipazione al Festival del Cinema di Venezia, regista e mini attori verranno ricevuti ufficialmente presso il Palazzo di Città per festeggiare l’ambito traguardo raggiunto.
 
 

Il Centro, 3.9.2009
Garinei & Giovannini e Camilleri nella stagione di prosa Riccitelli

Teramo. I classici Shakespeare, Pirandello, Goldoni insieme a Camilleri e Garinei & Giovannini nella quinta stagione teramana di prosa, allestita per il Comune dalla Società Primo Riccitelli, con la direzione artistica di Ugo Pagliai.
[...]
Nove gli spettacoli in cartellone al teatro Comunale [...] Questa la scaletta: [...] «Il birraio di Preston», di Camilleri, con Pino Micol e Giulio Brogi (27-28 aprile).
Info: Riccitelli, 0861 243777, www.primoriccitelli.it; Comunale, 0861 246773.
Anna Fusaro
 
 

ANSA, 3.9.2009
Bolzano: Augias a Teatro Stabile
Presentato il programma della la 60/a stagione

Bolzano - E' stata presentata la 60/a stagione del Teatro stabile di Bolzano. Un programma che prevede tra gli altri Camilleri e Augias. […] La rassegna de 'La grande prosa' vedra' alternarsi i grandi classici, con […] novita' come 'Il Birraio di Preston', di Camilleri […].
 
 

l'Unità, 4.9.2009
Le lettere
Informazione libera «Siamo con tutti voi»
Camilleri, Ravera, Turco, Anpi, Arci. Continua la catena di solidarietà a favore del nostro giornale: «resistete», «manifesteremo insieme»

Allucinazioni del potere
Cara Concita, trovo assolutamente allucinante la situazione che si sta creando in questi giorni in Italia. L’intimidazione, la prepotenza, il disprezzo per la libertà che si stanno pericolosamente manifestando nel nostro Paese non devono però disarmare i pochi giornalisti che ancora osano dire la verità. Sono molto vicino a te, al giornale che dirigi e al quale mi onoro di collaborare, alle tue colleghe oggetto di un’ulteriore prova dell’insensatezza berlusconiana. Un modo di agire che non mira mai alla chiarezza ma sovrappone solo strati di sfiducia, di sconforto e di vergogna verso chi ci governa.
Un forte abbraccio
Andrea Camilleri
 
 

Agrigentoweb.it, 4.9.2009
Porto Empedocle, un manifesto di auguri per Andrea Camilleri

Domenica 6 Settembre lo scrittore Andrea Camilleri compirà 84 anni essendo nato a Porto Empedocle il 6 Settembre del 1925. In occasione della festa di compleanno, il Sindaco, Calogero Firetto, anche nella sua veste di componente del Consiglio di Amministrazione della neo “Fondazione Letteraria Andrea Camilleri” ha fatto affiggere sui muri della cittadina marinara manifesti di auguri da parte dell’Amministrazione e della Cittadinanza. Lo scrittore, che in occasione della sua festa di compleanno, che coincide con la festa di San Calogero particolarmente sentita a Porto Empedocle, sperava di tornare in paese, purtroppo è rimasto bloccato a Roma per problemi di carattere strettamente personale.
Porto Empedocle non ha però voluto rinunciare all’abbraccio ideale con il “suo” scrittore, facendogli ugualmente gli auguri attraverso i manifesti murali.
 
 

AgrigentoFlash.it, 4.9.2009
“Auguri Andrea”, un manifesto per gli 84 anni di Camilleri

“Auguri Andrea!”. Reca questa scritta il manifesto pubblico voluto dal Comune e dalla Fondazione letteraria Andrea Camilleri per il compleanno dello scrittore. Domenica prossima Camilleri compirà 84 anni poiché è nato a Porto Empedocle il 6 Settembre del 1925. In occasione della festa di compleanno, il sindaco, Calogero Firetto, anche nella sua veste di componente del Consiglio di Amministrazione della neo “Fondazione Letteraria Andrea Camilleri” ha fatto affiggere sui muri della cittadina marinara manifesti di auguri da parte dell’Amministrazione e della Cittadinanza. Lo scrittore, che in occasione della sua festa di compleanno, che coincide con la festa di San Calogero particolarmente sentita a Porto Empedocle, sperava di tornare in paese, purtroppo è rimasto bloccato a Roma per problemi di carattere strettamente personale. Porto Empedocle non ha però voluto rinunciare all’abbraccio ideale con il “suo” scrittore, facendogli ugualmente gli auguri attraverso i manifesti murali.
 
 

Serendipity, 4.9.2009
Camilleri nipote di Stalin

Vi invito a leggere l'ultimo romanzo di Andrea Camilleri per vedere a che punto di bassezza morale e disonestà intellettuale può arrivare la gentaglia di sinistra! Essendo un vecchio rincoglionito potrebbe forse trattarsi di sintomo di demenza senile ma il suo essere comunista mi porta a propendere per la sanità mentale (come se uno di sinistra possa esser definito sano di mente!!!) e quindi gli ordino, per par condicio, di scrivere altro anche a dileggio della controparte. Camilleri, impara ad esser serio se vuoi essere considerato, altrimenti sarai letto soltanto da quelli della tua cricca e morirai solo e povero come Van Gogh (mio lontano parente, peraltro).
Piccolo antefatto, a mò di coro greco (che un po' di cultura non fa mai male, ignoranti, dovreste apprezzare il teatro latino da cui nasce quello romano e italico dove ora si esibisce Lando Fiorini!!!): il commissario Salvo Montalbano (noto comunista e indegno di indossare la divisa dei servi della nostra bella patria!!!) odia tutto ciò che riguarda le pratiche burocratiche e, "in primisi", l'incombenza delle "carte da firmare".
"C'era 'na vera e propia muntagna di carte in bilico supra alla scrivania. Si scoraggiò. Gli vinni la tentazione di mannari tutto a catafottersi.
Che potevano fargli se non le firmava? La pena di morte era abolita, l'ergastolo lo volivano livari. E allura? Capace che con un bravo avvocato la tirava a longo e po' il reato di rifiuto di apposizione di firma cadiva in prescrizione. C'erano stati persino presidenti del consiglio che si erano giuvati di questo sistema della prescrizione per niscirisinni fora da reati assà cchiù gravi. Po' il senso del dovere ebbi la meglio."
indianina67
 
 

Corriere di Como, 5.9.2009
Villa Olmo attende Camilleri
Eventi. In novembre a Cernobbio anteprima del festival su film e scrittori
Tra gli invitati Garcia Márquez e Saviano

Lavora a pieno ritmo la macchina organizzativa del “Como International Film Festival” previsto a Villa Olmo a fine luglio 2010.
[…]
Il festival si articolerà in quattro momenti distinti. “Prima della pellicola: serie di incontri sulla scrittura per il cinema” prevede tre convegni con relatori quali Alberto Bevilacqua, Andrea Camilleri, Pino Cacucci, Pupi Avati e Giuseppe Tornatore.
[…]
Lorenzo Morandotti
[La notizia della partecipazione di Andrea Camilleri è priva di fondamento, NdCFC]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 5.9.2009
La Regione produttrice: 8 milioni per finanziare film

Otto milioni di euro nei prossimi tre anni. Ecco quanto spenderà la Regione per finanziare opere cinematografiche. Nelle nuove produzioni sponsorizzate da Cinesicilia, la società regionale creata ad hoc, dovrebbero essere impegnati attori come Liam Neeson, Raoul Bova, Maria Grazia Cucinotta, Giancarlo Giannini, Murray Abraham, Alessandro Haber, tra i registi ci saranno Ugo Gregoretti, Carlo Lizzani, Citto Maselli, mentre tra i nomi degli sceneggiatori saltano fuori Andrea Camilleri, Maurizio Nichetti, Enzo D'Alò. «Il nostro desiderio - dice Sergio Gelardi direttore di Cinesilia che ieri ha presentato le iniziative messe in cantiere dalla Regione - è far diventare la Sicilia non solo una location privilegiata, ma un vero e proprio centro di produzione. A Catania, ad ottobre, presenteremo i risultati dei bandi di concorso per la realizzazione di altri film e documentari».
[…]
Paola Nicita
 
 

La Repubblica, 5.9.2009
L'attore italoamericano presenta il documentario "Prove per un tragedia siciliana"
Viaggio nell'isola da cui partirono i suoi nonni: tra grandi emozioni e ironia
Camilleri, pupari, culto dei morti
Il viaggio in Sicilia di Turturro

"E' un film nel film pirandelliano, alla scoperta dell'unicità di quella terra"
E da regista la sua prossima tappa alla scoperta dell'Italia sarà Napoli

Venezia - La Sicilia con i suoi elementi primordiali - l'argilla, la lava, il sale, la terra. Il suo culto dei morti, dalle radici ataviche. I suoi volti noti di oggi, come Andrea Camilleri, Donatella Finocchiaro, il grande "puparo" Mimmo Cuticchio. E infine i suoi emigranti, coloro che decenni fa lasciarono la patria per il miraggio americano: tra loro, anche i nonni di John Turturro. Che ai luoghi d'origine della famiglia, all'isola rimasta nel cuore dei suoi cari, dedica ora un documentario bello, spesso divertente, sempre emozionante, di scena qui alla Mostra.
Presentato fuori concorso, "Prove per una tragedia siciliana" - diretto dall'attore e regista italoamericano, con la collaborazione dell'esperto teatrale Roman Paska - strappa applausi e consensi, alla proiezione riservata agli addetti ai lavori. "Sono contento che sia piaciuto - dice Turturro - e di essere qui a Venezia. Con un'opera che definirei pirandelliana: una sorta di film nel film".
E in effetti è così. "Prove per una tragedia siciliana" racconta infatti il viaggio siciliano del suo protagonista nonché regista. Che giunge nell'isola per cercare ispirazione per una pellicola di finzione su un puparo, cioè su qualcuno che - come Mimmo Cuticchio e suo figlio Giacomo, molto presenti sullo schermo - porta avanti la tradizione del teatro dei burattini. Cavalieri dalle lucenti armature: Orlando il cavaliere che diventa folle per amore della bella Angelica che non ricambia la sua passione. E anche se alla fine questo film sul puparo non si realizza, e forse non si realizzerà mai, all'attore resta il diario del suo itinerario nel cuore della sicilianità, il suo amore per questa terra che permea tutto il documentario.
Un tour ricco di emozioni, ma anche ironico, in cui la parola mafia non viene pronunciata mai. E in cui l'autore si fa guidare da alcuni personaggi del luogo. A partire da Andrea Camilleri: "Sono diventato suo fan dopo averne letto i libri in Francia - spiega Turturro - e in particolare, quando ho visto il suo breve saggio sulla festa dei morti, nei 'Racconti quotidiani', gli ho chiesto di partecipare al film". E così è proprio la voce forte, lucida, agrigentina del più amato scrittore italiano a guidarci nel vero centro della sicilianità: il rapporto con la morte. Camilleri ricorda come il sicliano sia pessimista per definizione, "pensa sempre che tutto debba andare a schifìo". E come tradizionalmente era alla festa dei morti, non a Natale che i bambini della regione ricevevano i regali: lasciavano un cestino la sera precedente, e la mattina del 2 novembre trovavano i doni. Che credevano inviati dagli antenati defunti.
"Sono stato in Sicilia molte volte, ci ho anche lavorato negli anni Ottanta - racconta Turturro - ma ora che sono più maturo, capisco come la cosa più affascinante della cultura siciliana sia la complessità, l'inafferrabilità. Un luogo unico, in cui le cose da scoprire non finiscono mai. Cosa che del resto Camilleri spiega bene, nel corso della pellicola".
Ma oltre allo scrittore, nel film appaiono anche i Cuticchio, l'attore specializzato in tradizioni popolari Vincenzo Pirrotta, il musicologo Gioacchino Lanza Tomasi (figlio adottivo di Tomasi di Lampedusa). E un'attrice catanese sempre brava e credibile, dal volto intensamente siciliano: Donatella Finocchiaro, a cui spetta, sullo schermo, ricordare l'avventura dell'emigrazione in America. Avventura che spesso finiva in tragedia: come oggi capita a chi cerca di raggiungere la Sicilia dalle acque del Mediterraneo del Sud.
E quanto al futuro, Turturro - che ha anche portato a teatro, sia in America che in Italia, "Questi fantasmi!" di Eduardo De Filippo - ha intenzione adesso di spostare la sua attenzione in un altro luogo complesso, inafferrabile, del nostro Paese: Napoli. Per girare un nuovo film.
Claudia Morgoglione
 
 

Apcom, 5.9.2009
Mostra Venezia / John Turturro presenta il suo viaggio in Sicilia
Un affresco vivace di Palermo alla riscoperta delle sue radici

Venezia - Presentato fuori concorso alla 66. Mostra l'attesissimo film di John Turturro e Roman Paska "Prove per una tragedia siciliana". "E' una Sicilia reale, dove coesistono arte, cultura, magia e natura quella che John Turturro ha raccontato in questo lavoro e per questo lo ringrazio: per aver mostrato una Sicilia vera, fuori dagli stereotipi della mafia e della corruzione" ha affermato visibilmente emozionata Donatella Finocchiaro, una delle interpreti del film-documentario. Un affresco nuovo e vitale quello che l'attore americano di origine italiana ha realizzato per raccontare un viaggio doppio, quello alla riscoperta delle proprie origini e quello nel territorio siciliano, ricco di tradizioni, che si sono trasformate ma che, come racconta Andrea Camilleri, "resistono rinnovando nel tempo la sicilianità".
[…]
 
 

Adnkronos, 5.9.2009
Un viaggio in dialogo con Mimmo Cuticchio, simbolo della tradizione teatrale dei Pupi
'Prove per una tragedia siciliana', così John Turturro torna alle origini
Venezia - L'attore-regista si immerge nella Sicilia dei suoi antenati, in compagnia di Andrea Camilleri e dell'attrice Donatella Finocchiaro

Venezia - John Turturro torna alle origini. Fuori formato e fuori dagli schemi di genere l'attore-regista si immerge nella Sicilia dei suoi antenati. E si sorprende vitale più che mai in una terra per natura e tradizione legata al mondo dei morti.
"Prove per una tragedia siciliana", strano 'oggetto audiovisivo' di 77', è un personalissimo lavoro codiretto da Turturro e Roman Paska ('Souls of Naples') sulle tracce delle radici dell'attore italo-americano di New York, dal volto e dallo sguardo ereditati proprio da palermitani ed agrigentini.
Protagonista assoluto di questo doc-famigliare, l'attore-regista percorre il suo viaggio siciliano dialogando soprattutto con Mimmo Cuticchio, simbolo della tradizione teatrale dei Pupi.
Con lui e la messa in scena dell'Orlando Furioso 'gioca' nella comprensione delle contraddizioni di questa terra misteriosa, così solare eppure 'intrinsecamente pervasa dal senso tragico della vita, dalla ritualità della morte', come spiega lo scrittore Andrea Camilleri, chiamato da Turturro a raccontare la Trinacria.
[…]
 
 

La Sicilia, 5.9.2009
«Auguri» murali per Camilleri
Porto Empedocle. Il Comune fa affiggere alcuni manifesti per il compleanno dello scrittore

Porto Empedocle. Domani Andrea Camilleri taglia il ragguardevole e invidiabile traguardo degli 84 anni, preannunciando che il suo commissario Montalbano di imprese ne compirà ancora tante, almeno in altri 4 romanzi.
Lo scrittore avrebbe voluto festeggiare la ricorrenza nella sua Porto Empedocle, attorniato dagli amici che lo conoscono da quando era bambino. Per i suoi impegni di grande rilievo tra Roma e dintorni, il fenomeno letterario degli ultimi 10 anni non è riuscito a «staccarsi».
Ma siccome alla «marina» sono molto attaccati al loro figlio più famoso nel mondo, ecco che il Comune ha deciso di donargli un pensiero. Il sindaco Calogero Firetto che è anche componente del consiglio di amministrazione della Fondazione Letteraria Andrea Camilleri ha commissionato a una tipografia di fiducia la stampa di numerosi manifesti da fare affiggere in tutte le strade del paese marinaro.
Su questi manifesti l'amministrazione comunale ha fatto scrivere la semplice frase «Auguri Andrea». Camilleri avrebbe desiderato venire nel proprio paese natale anche perché proprio in questi giorni sono in pieno svolgimento i festeggiamenti in onore di San Calogero, in concomitanza con il giorno del compleanno dello scrittore. Una festa che il «super nonno» ama da sempre per le sensazioni che sa suscitare. Con i manifesti di auguri ideati dal Comune Porto Empedocle vuole comunque lanciare un segnale forte di vicinanza al proprio illustre figlio tenuto lontano da impegni di lavoro.
Alla faccia delle 84 primavere sul groppone che, a giudicare dalla prolificità letteraria del diretto interessato, sembra davvero che non gli pesino.
F.D.M.
 
 

Il Giornale di Ragusa, 5.9.2009
Appetitosa idea dei ristoratori locali
Modica, a lezioni di arancini di Montalbano prove tecniche di turismo gastronomico

Modica - Ricordate il racconto di Camilleri “Gli arancini di Montalbano”, nel quale un’indagine da svolgere l’ultimo giorno dell’anno rischia di mandare all’aria l’agognata cena a base di arancini del Commissario Montalbano? Una corsa contro il tempo ed il nostro eroe - che degli arancini di riso è ghiottissimo - risolverà la faccenda. E soprattutto salverà la sua cena di Capodanno!
L’onda lunga del successo letterario e televisivo del burbero commissario di Vigata non accenna a diminuire e se le iniziative locali proliferano offrendo agli amanti del genere itinerari montalbaniani ad hoc, anche un corso sulla preparazione degli arancini può rientrare tra le proposte di questo nuovo turismo cultural-gastronomico.
L’appetitosa idea è venuta ad alcuni ristoratori modicani che hanno messo a disposizione cucine, chef e padelle per far conoscere ai (tanti) turisti che affollano in questo periodo la città, la preparazione di un piatto tipicamente siciliano come gli arancini, o meglio le arancine, visto che in provincia di Ragusa il nome viene declinato al femminile. L’iniziativa - inserita fra gli eventi in cartellone di “Modica Necessaria Est” - sta riscuotendo un grande successo e già fioccano le prenotazioni per altri appuntamenti analoghi, magari su focacce, ravioli, brioches, biancomangiare, cannoli di ricotta, ecc…
[...]
Giorgia Frasca Caccia
 
 

il manifesto, 6.9.2009
Venezia. Fuori gara
Fra Milano e Palermo, l'arte e l'amore uniche vie di fuga
Luca Guadagnino e John Turturro

[...]
"Prove per una tragedia siciliana" di John Turturro (che mezzo siciliano e mezzo pugliese è) e Roman Paska, prodotto da Bruno Restuccia e Giuliana Del Punta (Viaggio in Italia di Martin Scorsese), con Donatella Finocchiaro voce recitante mai off, verrà distribuito (speriamo bene) dalla Rai.
[...]
Ci si concentra inizialmente su alcune considerazioni antropologiche dello scrittore Andrea Camilleri, a proposito del vitalissimo pessimismo atavico dei siculi.
[...]
Roberto Silvestri
 
 

Gazzetta del Sud, 6.9.2009
Una serrata dialettica tra l'autore e il personaggio dai caratteri intercambiabili
I canoni della sicilianità in Andrea Camilleri e nel "suo" commissario Salvo Montalbano

«Le stagioni, oggi, hanno perso la strada, una volta erano gente d'onore, si presentavano in modo appropriato": Camilleri e Montalbano, personaggi-protagonisti dai caratteri intercambiabili, risentono – come ogni siciliano – del clima; e come tutti i loro conterranei, contemplano della natura quegli elementi che più sentono propri, selvaggi e statici, nella voglia innata d'interrompere il più a lungo possibile quel fastidioso flusso frenetico degli eventi e delle cose. Preferendo, per questo, il pigro scirocco ai minacciosi – e dopotutto invadenti – venti del «continente», in un tacito accordo di vita che a entrambi sembra appartenere, nella realtà e nella fantasia, in una sorta d'intima convivenza letterariamente trasformata in dialettica serrata tra l'autore e il «suo» personaggio. Ciò che scaturisce con chiarezza e realismo dalle interviste raccolte in un volume su Camilleri edito da Datanews, e composto dai testi redatti in varie occasioni e circostanze da Maruzza Loria, Tonino Calà e Michele Morreale, Raffaella Angelino, Annalisa Bucchieri, Emilio Manzano, Mario Baudino, Renzo Raffaelli, Alessandro Eugeni, Mariano Sabatini, Andrea Casazza, Armando Adolgiso [Si è dimenticato il Camilleri Fans Club, NdCFC].
E il filo conduttore che lega tali e tanto diverse occasioni di confronto subito si palesa nell'attitudine dello scrittore a rapportarsi con la sua creatura artistica: figlio sfuggente e ribelle, ma nei tratti fondamentali fedele all'impronta paterna. Al punto da incarnare il fastidio «naturale» per tutto ciò che è teoria senza pratica, burocrazia senza effetti, chiacchiera senza fatti: «protagonista del suo tempo, il personaggio Montalbano non può ignorare la realtà circostante; protagonista del suo tempo, l'autore Camilleri non può fare a meno di analizzarla».
Circostanze, eventi, situazioni da osservare dunque per entrambi criticamente, o con malcelata ironia, attraverso atteggiamenti ispirati da una «sicilianità» che connette al carattere e alla tradizione la moderna ansia di conoscenza e la conseguente voglia di cambiamento: tensione unica e immediata, verso la consapevolezza di dover affrontare i problemi della propria terra rimanendo ben ancorati alla propria terra.
Così che Camilleri può ammettere di poter scrivere storie a lui care solo ambientandole nella sua Sicilia; così che Montalbano può rifiutare in ogni racconto qualsiasi idea o proposta di carriera, pur di non spostarsi dal suo commissariato e dalla sua specifica realtà. Da affrontare anzi a viso aperto, e con la decisa opposizione agli altrui luoghi comuni sull'isola e i suoi abitanti. Assonanze e lontananze mai negate da Camilleri con l'amico di sempre Vazquez Montalban e con il «mito» rovesciato di Simenon; riconosciute discendenze dai maestri di casa, con Pirandello in testa; e ammessi o compiaciuti tradimenti, nei confronti di filoni di gusto o tendenze di moda nella scrittura.
Un moderno cantastorie divenuto così un «caso» letterario, esattamente come il suo personaggio diviene volta per volta un caso umano, con quel suo carattere a tutto tondo, colmo di difetti e d'umanità, in aspetti evidenti e peculiari in qualche modo vicini al Maigret di Simenon: «io non credo – dice Camilleri – nei detective alla Sherlock Holmes che procedono solo per logica, ma a quelli che usano intuito e analisi psicologa. Il mio commissario sa capire le persone, sa leggere dentro i suoi paesani mentre ci parla e sa come conquistare la loro fiducia». Una tra le ragioni, o il motivo principale, di un successo che si rinnova a ogni avventura: per lo scrittore e per il suo personaggio, uniti da un destino comune.
Francesco Bonardelli
 
 

close-up, 7.9.2009
Prove per una tragedia siciliana - Venezia 66 - Fuori Concorso

Le immagini, la musica di Giovanni Sollima, il suono metallico dei pupi animati dalle mani e dalla voce di Mimmo Cuticchio, il racconto roco, carico di storia e di una saggezza antica, di Camilleri, i volti e la recitazione di Donatella Finocchiaro e Vincenzo Perrotta, tutto è tramite per manifestare la libertà e l’amore che Turturro destina a questo suo "Prove per una tragedia siciliana", viaggio verso le proprie radici da parte del regista e attore newyorchese (i nonni materni erano originari di Aragona, piccolo paese in provincia di Agrigento).
[...]
Il racconto di Camilleri, con la sua voce impastata dal fumo di mille sigarette, introduce, asseconda e spiega ogni passaggio del viaggio di scoperta dell’autore. In essa c’è il peso profondo della storia e delle tante dominazioni subite, così come l’agrodolce constatazione dello smarrimento di tanto passato, di riti antichi ormai venuti meno.
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Salvatore Salviano Miceli
 
 

Il Tirreno, 7.9.2009
25 Settembre Camilleri

Tratto da un testo dello scrittore siciliano va in scena “Magaria”, con musiche di Marco Betta e voce narrante di Francesco Paolantoni. Firenze, Teatro Verdi, ore 21, tel. 055-2340710
 
 

travelnostop.com, 7.9.2009
Fiction Montalbano in Usa per attrarre turismo
L'idea nel corso dell'incontro tra Antoci e il presidente del Colombus Day

Per favorire un ritorno del turismo americano in Sicilia, e in particolare in provincia di Ragusa, potrebbe essere utile la diffusione sulle televisioni americane della fiction televisiva dedicata al commissario Montalbano. L’idea è emersa nel corso della visita di cortesia al presidente della Provincia di Ragusa Franco Antoci da parte dei vertici americani della Niaf e della Fondazione del Colombus Day in questi giorni ospiti a Ragusa dell’Associazione Ragusani nel Mondo. Per raggiungere questo obiettivo si cercherà di contattare la casa di produzione della fiction per trovare un accordo con i canali americani per la messa in onda della fiction che resta sempre un veicolo incredibile di promozione del territorio ibleo.
 
 

La Sicilia, 7.9.2009
Camilleri e Faletti, i «giallisti» più letti in Spagna: lezione per il dottorato di ricerca in Filologia moderna

Camilleri e Faletti, i "giallisti" più letti in Spagna. Allettante sin dal titolo ("Il giallo italiano in Spagna"), l'incontro promosso dal dottorato di ricerca in Filologia moderna, che ha avuto luogo ai Benedettini, non ha tradito le aspettative grazie alla magistrale relazione di Yolanda Romano Martín (Univ. Salamanca). Dopo il saluto introduttivo di Margherita Spampinato, coordinatore del dottorato (fra i primi della Penisola), a presentare la studiosa è stata Sarah Zappulla Muscarà, che ha messo a fuoco la statura della relatrice, ricordando fra l'altro il forte legame consolidatosi tra la nostra università e quella salmantina con l'istituzione della "Cattedra Sicilia" diretta da Vicente González.
Un affascinante excursus, quello tracciato da Yolanda Romano, sulla ricezione in Spagna del "giallo" made in Italy. Una preziosa occasione per conoscere filoni e autori di casa nostra ascrivibili al "noir" di matrice nordica e mediterranea. Data spartiacque il 1990, che ha visto nascere il Gruppo 13, accolita di "giallisti" le cui opere stimolano svariate traduzioni. Fantascientifico, metafisico, storico, il "giallo" si dipinge di innumerevoli sfumature, con inaspettate sorprese quali il Dante Alighieri investigatore di Leoni o il Casanova di Bagnasco. Per non parlare del nuovo fronte di thrilleristi, costituito da avvocati e magistrati (è il caso di Carofiglio), come pure dalla tradizione animata da una compagine tutta al femminile, inaugurata dall'antesignana Matilde Serao e giunta sino a Simonetta Agnello Hornby, fra le più apprezzate in terra iberica. "Continuano a riprodursi in Italia generazioni di autori, molti dei quali - ha affermato la studiosa - con un passato da traduttori di gialli spagnoli e americani". Intensi, del resto, sono stati da sempre i rapporti fra i giallisti dei due Paesi. Il caso Camilleri-Montalban lo testimonia. E le case editrici spagnole svolgono un ruolo determinante per la fortuna del giallo italiano all'estero. "Attualmente nelle librerie iberiche - avverte la relatrice - spopola tanto il fenomeno Camilleri quanto quello recentissimo di Giorgio Faletti". Sopravvivendo ai tempi e alle mode, i personaggi del giallo nostrano si sono ormai cristallizzati nell'immaginario collettivo: chi non conosce infatti il commissario Montalbano, la prof. Camilla Baudino o il maresciallo Rocca? Senza contare che il noir è un genere letterario che recluta continuamente nuovi lettori e che è divenuto ormai oggetto di studio da parte del mondo accademico internazionale.
Maria Valeria Sanfilippo
 
 

Rosalio, 7.9.2009
Alla posta

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In un angolo è sistemato un punto vendita di libri, cd, dvd, cartoline, oggettini da regalo.
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Vado tra gli scaffali dei libri. Non mancano i bestseller del momento. A Camilleri vi è riservato un angolino a parte: i simpatici libretti blu sono allineati su un piccolo pianale e sulla paretina. Diavolo di un Camilleri!, nei primi sei mesi dell’anno ha sfornato quattro o cinque libri. Come farà? Si dice che Simenon, uno dei suoi maestri, scodellava un libro in diciannove giorni. Ho la sensazione che lui lo batta. Dei suoi ultimi libri targati 2009 ne ho letti due: "Un sabato, con gli amici" e "Il sonaglio". Il primo è un mosaico di piccole storie di un gruppo di amici che si risolvono in una rimpatriata conviviale. Un po’ dispersivo e senza l’imprimatur dell’ambiente e di personaggi tipici della Sicilia. Il secondo è una favola pastorale, la storia dell’amore di un pastorello per una capra. Pruriginoso, no? Nonno Camilleri è un maestro nel catturare l’interesse del lettore. Sempre nei primi posti delle classifiche di vendita.
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Antonio Carollo
 
 

Gulliver Firenze, 8.9.2009
Andrea Camilleri: Gocce di Sicilia
Oscar Mondadori

Zù Cola era davvero "pirsona pulita"? E perché a San Calò piace tanto il vino? Come finirà la sfida tra "Calibardi" e il "Signiruzzo"? In queste pagine Andrea Camilleri ci offre una serie di immagini della sua terra natale, la Sicilia: "gocce" distillate di un amore antico e radicato nelle quali brilla tutta la vivacità dell'ingegno e del carattere isolano. Che rievochi con affetto la figura dello zio "magico", "u zz'Arfredu", o che racconti divertito la strana guerra per la bandiera scatenatasi tra comunisti, democristiani e separatisti alla vigilia delle prime elezioni regionali in Sicilia, in ogni suo testo Camilleri fa risplendere quel funambolismo della scrittura, quel suo linguaggio inventivo, insieme barocco e popolare, siciliano e nazionale, che ne ha fatto l'autore italiano più letto e amato degli ultimi anni.
 
 

PLDV, 8.9.2009
Le cronache con rabbia di Saverio Lodato e Andrea Camilleri
Un inverno italiano

Cosa ci fanno Saverio Lodato e Andrea Camilleri in uno spazio giornaliero de l'Unità? Politica militante? Forse, anche se, per sua ammissione, Camilleri non è nemmeno iscritto al Partito Democratico.
Allora cosa? Siamo su l’Unità, quindi per forza siamo a sinistra, anche se in una sinistra che ha ben poco a che fare con quella del Partito Comunista scomparso lunghi anni fa.
La risposta esatta è che dirigono su questo giornale una rubrica di “cucina” dal titolo “Lo chef consiglia”, uno spazio di ricette in cui, a fronte di una domanda di cronaca di Saverio Lodato, Andrea Camilleri risponde con un commento sotto forma di ricetta. Commenti taglienti (ricette piccanti) e commenti solo di buon senso (ricette saporite), ma aldilà delle polemiche su quale sia il filone delle idee dei due interlocutori, questo libro raccoglie 10 mesi di interventi e commenti che sono stati costantemente pubblicati su l’Unità, su tutti i fronti, dalla stampa, al caso Englaro e ad assurdità politiche e giudiziarie che a volte ci pare siano solo nel nostro paese.
Questi dieci mesi di commenti sono stati raccolti in questo libro con il titolo “Un inverno italiano” e pubblicato dalla casa editrice Chiarelettere ormai divenuta un chiarissimo marchio di denuncia e portavoce di quel giornalismo di inchiesta che ormai appare sempre meno sui giornali o che sparisce velocemente sia dalle pagine stampate che dalla nostra memoria.
Nel sottotitolo del libro si parla di cronache con rabbia, per il clima di incertezza e rabbia che aleggia nel nostro paese, dove i mali si sanno, e pare che non ci possa essere mai una cura, tra dichiarazioni vuote, notizie che poi divengono indiscrezioni e poi sono smentite, verità oggettive che divengono opinioni soggettive.
Conosciamo Andrea Camilleri, il suo passato di commediografo e scrittore, come conosciamo Saverio Lodato come un importante giornalista che ha parlato spesso di Mafia (riportiamo sotto alcuni link alla sua carriera di giornalista e scrittore). I due hanno anche già lavorato assieme in una pubblicazione dal titolo “La linea della palma” (Rizzoli) in cui Camilleri mette a nudo la sua vita e ci racconta dell’uomo, dello scrittore, che ha visto la guerra, la mafia, sia quella vecchia che quella nuova.
Questo libro si fa leggere velocemente anche da chi legge molto piano, sia per stile, anche qui Camilleri parla in italiano con qualche puntina di quei termini propri che contraddistinguono il suo Montalbano ed il mondo dei suoi libri, come per il sagace commento che viene sviluppato.
Perché leggere questo libro legandoci alla cronaca e alla politica militante? Perché, nell’enorme carnaio delle parole che ci investono tutti i giorni dovremmo forse tenere a mente qualche cosa, leggere, chiederci se quello che stiamo leggendo è vero e criticare pesantemente se è falso.
Questo, come spesso sono i libri di Chiarelettere, è un ottimo veicolo per fare forse quello che abbiamo dimenticato di fare e che forse i nostri genitori facevano: pensare e combattere per quello che è giusto, capire, leggere ed alzare la testa quando, per quanto le parole che sentiamo siano infarcite di cultura, tradizione e valori, siamo di fronte ad un errore.
Poi, semmai, la politica, le correnti ed anche (abbondiamo) l’ideologia, vengono dopo.
Marco Montori
 
 

Il Messaggero (Abruzzo), 8.9.2009
Le musiche di Melozzi a Venezia con Giannini

Teramo - Alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia debutta domani il cortometraggio “Il gioco”, girato tra Porto Empedocle e Villaseta da Adriano Giannini, figlio dell’attore Giancarlo, agli esordi come regista. La pellicola, che prende spunto dal romanzo “Il gioco della mosca” di Andrea Camilleri, è in concorso al premio “Leone Corto Cortissimo”: la proiezione è prevista per le ore 17,30 alla sala Perla del Palazzo del Cinema, al Lido di Venezia.
Giannini ha scelto il compositore teramano Enrico Melozzi per la colonna sonora originale del suo primo film. Melozzi ha appositamente creato un sound nuovissimo, un incrocio tra i ritmi e le percussioni tribali di Reinaldo Hernandez, un’orchestra di violoncelli diretta dallo stesso Melozzi e la voce straordinaria di Elsa Lila. «Si è subito creato un rapporto bellissimo - racconta Melozzi- Adriano è un giovane come me che, fin da ragazzino, si è impegnato febbrilmente nello studio del cinema, senza risparmiarsi. Diciamo che ha conosciuto il suo mondo partendo dal gradino più basso, come assistente operatore, e piano piano, arrivando a quello del regista. E’ un regista attento e presente, non ha mai lasciato la sala di incisione, neanche per un attimo, ha controllato tutta la lavorazione. La sua precisione del dettaglio, la sua competenza tecnica e artistica è straordinaria. Chissà, magari diventerà il nuovo Tornatore. Sono felice di aver girato in Sicilia, una terra stupenda».
 
 

Corriereweb.net, 8.9.2009
La città della cultura

La chiamano cosi',ed è una cittadina sul mare, sulla costa meridionale della provincia agrigentina, che ha dato i natali ad un nostro apprezzato scrittore contemporaneo, Andrea Camilleri; ma è anche il paese dove abitava la famiglia Pirandello prima che un'epidemia di colera inducesse il padre al trasferimento nelle campagne del Caos, dove il grande scrittore nacque, il 28 Giugno del 1867. Questa cittadina è Porto Empedocle, a circa sette chilometri da Agrigento, che io ho visitato nel tour culturale delle mie vacanze,e già dal suo sorgere sa di cultura: prima di ottenere la "licentia populandi",ed essere quindi nominato Comune,Porto Empedocle era soltanto il Molo,caricatoio della provincia, da dove partivano le navi cariche di mercanzie. Il porto fu ricavato allontanando il mare,e vennero utilizzate,a questo fine, le rovine dei Templi greci,grandi massi e colonnati considerati allora soltanto vecchi ruderi di cui disfarsi, sacrificandoli per lavori utili, come il riempimento di alcune parti del mare per realizzare il porto. La Torre di Carlo Quinto,icona e simbolo di Porto Empedocle,è ciò che rimane della sua storia di "marina",una torre maestosa di forma quadrangolare,voluta dal re borbone Carlo 5° ed eretta in mezzo al mare,teatro di battaglie e carcere-prigione fino agli anni '50,quando era già circondata dal porto,in pieno centro abitato, e i poveri carcerati salutavano da dietro le grate i loro congiunti. Adesso è sede di Biblioteca-Museo,considerata Bene culturale e luogo di incontri e convegni. Oggi,ogni strada,ogni piazzetta della cittadina,le varie iscrizioni dei palazzi in centro,il monumento eretto al Pirandello,di cui l'evento del colera del 1863 privò Porto Empedocle dei suoi natali,la odierna statua al commissario Montalbano,personaggio simbolo dei romanzi polizieschi del Camilleri e da lui voluta sul corso principale,lo stesso nome "Vigata"da lui dato alla città nelle sue opere,sono testimonianze di una cultura sempre viva,quotidianamente vissuta dai cittadini,orgogliosi di condividere i propri natali con personalità di tale spessore culturale. La Vigata di Camilleri è la sua città natale,i racconti che egli narra hanno tutti origine da fatti realmente accaduti nel suo paese,spesso anche conosciuti dai suoi concittadini e nei suoi libri riconosciuti,i luoghi dei suoi racconti sono effettivamente le strade, le vie, i vicoli di Porto Empe docle. Cosi',la pensione Eva,descritta nel suo omonimo libro, è realmente esistita e,nonostante l'autore sostenga che il libro non sia autobiografico,ogni empedoclino,coetaneo dell'autore,sa che la pensione incuriosiva molto gli adolescenti della sua epoca,e il racconto della sua passata esistenza incuriosisce ancora i giovani di oggi. Lo stesso dicasi per il romanzo "Le pecore e il pastore",che narra l'attentato al vescovo Mons.Peruzzo,fatto questo realmente accaduto nell'im mediato dopoguerra e che ha lasciato negli agrigentini il ricordo ammirato di questo vescovo che lottò contro il brigantaggio locale e,per,questo divenne un mito. I luoghi dei romanzi di Camilleri sono da ogni suo concittadino riconoscibili,come il casello delle Cannelle del "Casellante" o la spiaggia di Marinella,a poche centinaia di metri dal centro della città. E' sorta da poco la Fondazione Andrea Camilleri,con cui l'autore ha donato al Comune di Porto Empedocle del terreno nelle sue campagne a Nord della cittadina e ha siglato un accordo con il Sindaco.Un grande cartellone posto sulla facciata centrale del Municipio,sul corso principale della cittadina di Porto Empedocle, riporta questo evento di grande importanza per i posteri.
Crocetta de Marco
 
 

ilsussidiario.net, 8.9.2009
Scuola
Il vero dialetto è l’italiano che si insegna in classe

Nessuno nega che i dialetti abbiano la dignità di una lingua, anzi. Sono delle lingue a pieno titolo con una propria grammatica ed un lessico robusto che spesso porta con sé sfumature semantiche interessanti e di efficacia comunicativa a volte maggiore del lessico dell’italiano.
Non si possono dimenticare autori dialettali di grande levatura quali Belli, Tessa, Porta, Biagio Marin, e l’elenco sarebbe lungo. Un “caso” contemporaneo è incarnato da Andrea Camilleri che nei suoi numerosi romanzi crea una contaminazione piacevole e piena di levità tra l’italiano e il dialetto siciliano. Certo, se non si è siciliani, per apprezzare appieno i libri di Camilleri occorre leggerne più di uno, trarre dal contesto il significato di termini in vernacolo e – magari – aiutarsi con il glossario appositamente stilato che fa da accompagnamento alle opere stesse dell’autore.
[...]
Feliciana Cicardi
 
 

Il Giornale, 8.9.2009
Istruzioni per un controfestival di Mantova
Alla larga da Mazzantini, Lella Costa e De Luca. Meglio puntare su scrittori-alpinisti e autori minori. Manuale di sopravvivenza per i frequentatori della rassegna culturale più glamour del momento

[..]
Santo Piazzese - che parlerà di cosa accade quando il Mediterraneo si tinge di noir - be’, diciamo che i suoi gialli palermitani sono meglio di Camilleri.
[...]
Tommy Cappellini
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 9.9.2009
Adriano Giannini regista in Sicilia "Così porto al cinema Camilleri"

L'incontro è stato casuale, quello tra Adriano Giannini e il racconto di Andrea Camilleri, "Il gioco della mosca". Da qui l'idea di trasformarlo in un cortometraggio, il suo primo, ambientandolo in Sicilia. Ne è venuto fuori "Il gioco", un racconto recitato in dialetto siciliano che Adriano Giannini presenta oggi al Festival del Cinema di Venezia, realizzato in collaborazione con Cinesicilia. Racconta Giannini junior: «Quando ho letto il racconto di Camilleri mi è sembrato subito perfetto per restituirlo visualmente. Ho telefonato allo scrittore, subito gentile e disponibile a cedermi il suo testo. E così sono arrivato in Sicilia per scegliere i ragazzi e i luoghi». Quando è ambientato il racconto? «Indietro nel tempo, nel luglio del 1943. Sette ragazzini giocano su una spiaggia. L'atmosfera è sospesa, i ragazzi più grandi si guardano e scommettono. Un'avventura che rapisce per intere giornate i nostri protagonisti nella magia di una misteriosa attesa. Resta escluso solo Gennarino, quello più piccolo, che ha quattro anni e che sembra possedere le chiavi del gioco». Come ha scelto il luogo in Sicilia? «Ho viaggiato molto in Sicilia, e poi ho scelto Torre Salsa, ad Agrigento, un'oasi del Wwf di grandissima bellezza. E tra l'altro lontana da costruzioni e scempi, perfettamente conservata, visto che dovevo ambientare la storia negli anni Quaranta. I ragazzi sono stati scelti nelle scuole, tutti siciliani e straordinari». E il dialetto è stato un problema? «No, conosco bene la Sicilia, suoni e colori mi sono familiari». Adesso sta lavorando nel nuovo film di Gabriele Muccino: continua a sentirsi più attore che regista? «Per tanti anni sono stato assistente operatore, prima di diventare attore. Mi piace esplorare tutte le potenzialità del cinema, dalla recitazione alla produzione».
Paola Nicita
 
 

Il Messaggero, 9.9.2009
Tendenze/Sofisticato, attento alle nuove realtà sociali, vero e proprio omaggio ai classici. La metamorfosi di un genere
Che giallo ragazzi
Brividi dalla Londra vittoriana alla Parigi multietnica

[...]
Ma se il “diverso” continua purtroppo ad essere il primo indiziato nella nostra società, un buon libro può aiutare a capire. Meglio se è incalzante e claustrofobico come il giallo firmato da Serge Quadruppani, "C’è qualcuno in casa" (Salani, 85 pagine, 11 euro). Qui sono tre fratelli, soli nella loro villetta appena fuori città, a dover affrontare, oltre a una banda di gangster, il pregiudizio su un uomo fuggito da un ospedale psichiatrico, che si nasconde in soffitta. «Un libro per ragazzi che dovrebbero leggere anche i grandi per imparare a non avere paura del diverso», afferma Andrea Camilleri nella manchette di copertina. E noi siamo felici di sottoscrivere.
Fiorella Iannucci
 
 

TV Sorrisi e canzoni, 9.9.2009
Auditel di martedì 8 settembre: Gabriel Garko batte Montalbano

La prima puntata di «L’onore e il rispetto - parte seconda», in onda su Canale 5, è stata vista da 5.025.000 spettatori, pari al 22.48% di share. La fiction con Gabriel Garko ha battuto il film-tv «La vampa d’agosto» (Raiuno), della serie «Il commissario Montalbano», che ha ottenuto una media di 4.563.000 spettatori (20.38%).
[...]
 
 

Arcoiris.tv, 9.9.2009
La generazione SMS se ne frega di Dante: chiamate il commissario Montalbano, hanno ammazzato comare Lalingua
Azzurra Carpo
 
 

eosarte, 10.9.2009
Adriano Giannini presenta a Venezia il suo cortometraggio “Il gioco”.

Ultima co-produzione di CineSicilia per la 66. Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia: dopo aver co-finanziato “Baarìa” di Giuseppe Tornatore, che ha aperto il Festival, e “Prove per una tragedia siciliana” di John Turturro, la Regione Siciliana presenta anche “Il gioco”, cortometraggio d’esordio di Adriano Giannini, tratto da “Il gioco della mosca”, novella di Andrea Camilleri. Il film sarà presentato mercoledì 9 settembre alle 17,30 in sala Perla, nella sezione CortoCortissimo. CineSicilia coproduce con Ombla Production il video con un impegno di 20.000 euro su complessivi 120.000 euro.
SICILIA, LUGLIO 1943
Su una spiaggia sette ragazzini sono impegnati come ogni estate in un gioco da loro ideato. È una scommessa, si puntano soldi, chi vince prende tutto. Un’avventura che rapisce per intere giornate i bambini nella magia di una misteriosa attesa. Cosa aspettano? Cosa cercano? Perché quell’inusuale rito preparatorio? I giorni si susseguono ma nulla accade… Escluso dal gioco, Gennarino, il più piccolo del gruppo, osserva in disparte. È proprio lui però che sembra custodire la soluzione. Tra lo stupore e la rabbia dei giocatori sembra chiarirsi il mistero dell’attesa…
“L’interesse per la Sicilia mi ha portato al libro di Andrea Camilleri, ricco di aneddoti e storie della sua terra. In particolare “Il gioco della mosca” ha suscitato il desiderio di renderlo per immagini – racconta Adriano Giannini -. Nella fase di scrittura ho ampliato gli elementi drammaturgici, calando competizione e conflitto individuale in una atmosfera di mistero e magia. Colori, ritmi, odori, sapori e silenzi avvolgono i pensieri ed i corpi dei ragazzi. Mi appassiona raccontare i giochi che orientano la crescita di un bambino. Anzi credo che oggi i ragazzi siano quasi derubati dello spazio e del tempo del pensiero fantastico”. Secondo l’assessore regionale ai Beni Culturali Nicola Lenza, “Il cinema di qualità, la fiction e i documentari di alto livello qualificano sempre più il nostro territorio”. E’ d’accordo il presidente di CineSicilia, Sergio Gelardi, secondo il quale “lavori come quelli di Adriano Giannini gettano uno sguardo attento e scoprono tratti nascosti della nostra Isola”.
Il cortometraggio è stato realizzato nella riserva marina di Torre Salsa (Agrigento), oasi del WWF, nei luoghi in cui è cresciuto Andrea Camilleri. Il film è stato girato interamente con luce naturale, mentre la scena finale è stata realizzata utilizzando 3D e compositing.
IL REGISTA
Figlio di Giancarlo Giannini e della regista Livia Giampalmo, Adriano Giannini approda al cinema giovanissimo come assistente operatore. Dal 1989 al 1999 lavora in più di quaranta film. Dal 1999 si dedica alla recitazione e lavora in numerose produzioni. Come doppiatore presta la voce a molti attori internazionali (ha ottenuto il Nastro d’argento come voce di Heath Ledger ne “Il Cavaliere Oscuro” (dove l’attore interpreta Joker). Nel 2008 fonda la Ombla Production. In questi giorni è sul set di “Baciami ancora” di Gabriele Muccino sequel de “L’ultimo bacio”. “Il gioco” è il suo primo lavoro come sceneggiatore e regista.
CINESICILIA s.r.l., via Nicolò Garzilli, 34 - 90139 Palermo
tel + 39 091 7829263 fax + 39 091 7829263 www.cinesicilia.com
 
 

La Stampa, 10.9.2009
Adriano Giannini ''Divento regista grazie a Camilleri'

Venezia Quindici righe in tutto che raccontano di una spiaggia e di un gioco di bambini nell'estate del 1943. Con questo scarno materiale Adriano Giannini decide di debuttare nella regia costruendo un corto di 18 minuti in concorso alla Mostra. Suggestioni, certo, pero' d'autore, considerando che quelle quindici righe iniziali le ha scritte Andrea Camilleri e danno il titolo alla raccolta di racconti “Il gioco della mosca”. Poche parole ma s'intuiscono tanti colori forti del sole, tanti sapori e tanti odori. Poi, ritmi decisi e la scelta perfetta dei ragazzini che s'impegnano in un gioco a scommessa che li portera' a scoprire, grazie al piu' piccino di loro, un gioco molto piu' grande. «Ho letto il libro di Camilleri e mi sono innamorato di queste immagini. Ho acquisito i diritti che Camilleri mi ha dato gratuitamente, ho scritto la sceneggiatura in tre giorni. Il punto piu' delicato e' stato quello del casting, perche' non abbiamo avuto propriamente una risposta da reality. Grazie all'appoggio della Film Commission Sicilia e delle scuole, su cinquanta ragazzi abbiamo potuto prendere giusto i sette che ci servivano». La fotografia gioca un ruolo decisivo, infatti e' stata affidata a Daniele Massaccesi del quale Giannini fu assistente operatore agli inizi della carriera. Produttore assieme al socio Andrea Vinci, con la Ombla, ora Giannini vuole passare al lungometraggio: «Mi piacerebbe provarmi in generi diversi, magari un western, e poi un dramma e una commedia, ma sono cose che accadono di piu' in America». A proposito degli Usa, l'esperienza con Madonna l'ha segnata molto? «Madonna e' molto piu' professionale di tante attrici nostrane, quando si lavora non si arriva tardi su un set». Camilleri ha visto il corto? «Si', ieri. E mi ha detto che gli e' piaciuto moltissimo».
 
 

La Repubblica, 11.9.2009
Festival di Mantova. Markaris, Anne Fine, Scarpa, gli autori scelgono i vocaboli emblematici del nostro tempo
Dizionario del duemila
Quando gli scrittori adottano una parola

Mantova. Un piccolo vocabolario europeo, fatto, per ora, di una trentina di parole. Che potrebbero diventare molte di più. Al Festivaletteratura, oltre al treno dei grandi nomi della narrativa, si muove una lenta carovana che spinge le lingue del vecchio continente a parlare fra loro, a scoprire e tessere storie e ragioni comuni, senza confusi rimescolamenti, né illusioni da esperanto: la carovana la guida Giuseppe Antonelli, professore di Linguistica a Cassino, e sui vagoni siedono autori provenienti da paesi diversi. Ognuno di loro ha scelto una parola dalla propria lingua o dal proprio dialetto e di essa racconta a Mantova (gli incontri sono tutti i giorni, uno la mattina, un altro il pomeriggio, in un luogo troppo piccolo per contenere una folla che trabocca) il significato letterale, la ricchezza di sfumature, l'uso letterario e non. Quest'anno sono […] il giallista siciliano Santo Piazzese, […] Petros Markaris (Grecia), […] Alicia Gimenez-Bartlett (Spagna).
[…]
Ma oggi le lingue e i dialetti vengono branditi come armi contundenti, la Lega, per esempio, li usa come fili spinati per escludere chi non li parla. Antonelli: «È un atteggiamento campanilistico fuori dal mondo. Prenda il siciliano: sono tantissimi i sicilianismi nella lingua italiana. Il Gradit, il Grande dizionario dell'uso di Tullio De Mauro, ne conta centoquarantanove, molti dei quali provenienti da Andrea Camilleri, da babbiare a pampinella». Restando nell'isola, ecco, nel vocabolario europeo, il traggediaturi scelto da Santo Piazzese, biologo prestato al noir. Significa "persona che assume atteggiamenti teatrali". Lo usa anche Camilleri nel “Gioco della mosca”. Ma è parola che circola persino nel lessico mafioso. Il boss Tano Badalamenti definisce traggediaturi quelli che parlano troppo, una variante dei pentiti che, nell'accezione criminale, sono considerati fabbricatori di infamie.
[…]
Francesco Erbani
 
 

Il Venerdì, 11.9.2009
Leonardo Sciascia
E 20 anni dopo la sua profezia tutta l’Italia è un po’ Sicilia…
L’anniversario della morte dello scrittore coincide con i 40 anni dalla nascita dell’editrice Sellerio. Di date, e di Palermo, parliamo col giallista Santo Piazzese. Che. A proposito del Maestro, ricorda la storia di una palma che so sposta verso Nord. E invade il Paese…

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E non basta anco­ra. Sellerio è anche la casa editrice di An­drea Camilleri, cin­que milioni di copie, che di Sciascia fu in­timo amico e da cui trasse fortunata ispirazione (“Camillè”, lo apostrofava il maestro). Per­chè Sciascia non fu solo Stendhal e illuminismo, impegno civile e grande letteratura, ma anche gial­lo, giornalismo d'inchiesta, caccia agli enigmi. In­somma, noir. Da cui il commissario Montalbano e i riuscitissimi personaggi di Piazzese.
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Piero Melati
 
 

La Gazzetta di Mantova, 11.9.2009
Markaris: commissario Charitos da Andrea Camilleri a Brecht

Divertente e disincantato, un po’ come il suo personaggio di maggior successo, il commissario Kostas Charitos, lo scrittore greco Petros Markaris ha fatto sorridere il pubblico del teatro Ariston ieri pomeriggio durante l’incontro dedicato al “Mediterraneo in giallo”. […] «Tra i miei modelli vi sono Jean Claude Izzo, con la sua Marsiglia, e il commissario Montalbano di Camilleri - ha detto - da cui ho imparato due cose: l’impiego dell’ironia e il saper collocare la politica all’interno del romanzo giallo come commento sociale». […]
Paola Cortese
 
 

FusiOrari.org, 11.9.2009
Libri – La tripla vita di Michele Sparacino
Di Andrea Camilleri, Rizzoli 2009, 91 pp., 12,50 euro

”La tripla vita di Michele Sparacino”, edito da Rizzoli, è il nuovo libro pubblicato dallo scrittore di Porto Empedocle Andrea Camilleri. Giocando proprio con il titolo di quest’ultimo romanzo si può parlare di “tripla uscita” dell’Autore per l’estate 2009; dopo “La danza del gabbiano” (Sellerio), che guida stabilmente le classifiche di vendita, e “Un inverno italiano”, edito da Chiarelettere, arriva questo nuovo e inatteso racconto sulla sfortuna e sull’informazione.
Famiglia Sparacino – Il piccolo Michele Sparacino, ultimo di sei fratelli, viene alla luce alla mezzanotte spaccata tra il tre e il quattro Gennaio del 1898. Proprio all’atto della sua nascita il campanile della cittadina di Vigata suona le campane; è ora di andare a dormire perché è appena finito un giorno e sta per iniziarne un altro. Al momento della registrazione di Michele scoppia un litigio tra il padre del neonato e il messo comunale, una discussione che porterà il Signor Sparacino a venire a conoscenza del fatto che l’orologio del campanile non è attendibile: è avanti di dieci minuti rispetto all’ora legale. Ma com’è possibile che la gente di Vigata non lo sappia? Tutta la vita e il lavoro della popolazione sono regolati dallo rintocco delle campane e il Signor Sparacino si sente in dovere di informare i contadini: muratori, minatori, pescatori e manovali. Dieci muniti in avanti del campanile diventano così un motivo e un pretesto sufficiente per provocare una vera e propria sommossa sociale e far diventare la questione oggetto di cause legali di grande rilievo. Scioperi, richieste di risarcimenti, incendi e manifestazioni esprimono il malcontento della città per questa vicenda.
Giornalisti – Dopo qualche tempo viene mandato a Vigata per conoscere e documentare la situazione un giornalista di Palermo alquanto pigro e sbadato: Liborio Sparuto.
Non riuscendo, attraverso le sue fonti e le sue conoscenze, a trovare “un colpevole” decide di inventarsi l’esistenza di un personaggio “mafioso”, un tale M. Sparacino, che viene identificato come capo delle rivolte e responsabile del disordine della città. Il Signor M. Sparacino viene così incolpato di ogni crimine, accusato e condannato a torture e reclusione. La polizia e i carabinieri lo cercano per anni invano affidandosi esclusivamente agli articoli del giornalista arrivato da Palermo.
Ma dove si sarà cacciato il colpevole di questi disastri? Perché non lo si riesce a trovare?
Michele Sparacino - "Cinco jorni appresso, com'è e come non è, Michele Sparacino s'arritrovò dintra a 'na tricea del Carso, china di morti e di fango, con gli astrechi che gli sparavano da tutte le parti. Ma che minchia gli ho fatto, a questi qua? si spiò, ancora 'ntordonuto da quello che gli stava capitanno”.
Durante gli anni che seguono l’attentato di Bresci e i moti rivoluzionari, Michele Sparacino, ignaro della questione sul suo nome, cresce nella sua numerosa famiglia facendo il contadino come suo padre e come i suoi fratelli maggiori, giacché i soldi per studiare non c’erano.
Quando arriva il tempo di arruolarsi il destino gli riserva una brutta sorpresa: quell'omonimia col personaggio immaginario creato dal giornalista Sparuto gli porterà un sacco di punizioni e di ingiustizie. Ma perché tutti vogliono vederlo morto? Che cosa ha fatto di male?
Tutto il buon impegno di Michele per essere una persona leale non servirà a nulla: su di lui si abbatterà una nuvola nera che non lo abbandonerà più.
Come può un semplice ragazzo appena ventenne affermare la verità? Che strada bisogna percorrere per incontrare la giustizia?
Curiosità – Questo libro non è solo un racconto di fantasia ma una vicenda che si intreccia con la Storia italiana. Ci parla della durezza e delle ingiustizie che i più poveri hanno sempre, e in tutte le occasioni, dovuto subire. E si allaccia alla nostra attualità, al giornalismo che per certi versi ha dimenticato la verità scegliendo come strada più facile quella della comodità.
A margine del racconto, il testo propone un dialogo tra Andrea Camilleri e Francesco Piccolo, un regalo che l’autore del testo dona al suo amato pubblico al quale racconta la nascita della sua scrittura, il successo, il lavoro e tante altre curiosità.
Due storie in un unico libro. Imperdibile.
Maria Lauro
 
 

Il Foglio, 11.9.2009
Con la voce di chi è già pronto per Guantanamo, tragik show di Eziolo Mauro alla radio del 'compagno' Sarko – Alla domanda "Ma 'Repubblica' è minacciata?", casca l'asino: “No, non credo perché è un giornale autonomo” - (Quella del truce duce è una querela o un ordine di arresto?)...

L'occasione, per il direttore di Repubblica, era di quelle d'oro. Ieri Ezio Mauro aveva davanti a sé i microfoni di France Inter, la radio pubblica francese del network Radio France. Non sarà stata l'autorevole Radio Londra, ma nessuno potrà negare che Mauro avesse la possibilità di informare anche un buon numero di cittadini d'Oltralpe dello stato di salute della resistenza al Cav.
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E' il momento di Andrea Camilleri, in collegamento telefonico, presentato come "uno dei 260 mila firmatari in favore della libertà di stampa". (Ma nel frattempo sono arrivati a 310 mila). Momenti di incomprensione (del francese). E allora prende la parola il traduttore: "E' la stessa domanda fatta agli altri: vogliono sapere cosa pensa degli attacchi di Berlusconi a Repubblica!".
E lo scrittore siciliano: "Veramente sono due i giornali minacciati di querela...". Troppo morbido, e la parola gli è presto tolta e riconsegnata agli ascoltatori:
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Teatro Stabile del Veneto, 11.9.2009
Premio ETI - Gli Olimpici del Teatro

Vicenza. Il birraio di Preston, nell'adattamento teatrale di Andrea Camilleri e del regista Giuseppe Dipasquale messo in scena dal Teatro Stabile di Catania, si è aggiudicato l'edizione 2009 del Premio organizzato dall'Ente Teatrale Italiano e dal Teatro Stabile del Veneto, nella categoria Migliore novità italiana.
 
 

Corriere di Siena, 12.9.2009
A Colle arrivano i big dello spettacolo.
Sul palco si alterneranno Paolo Poli, Ottavia Piccolo, Loretta Goggi e Luisa Ranieri. Presentato il cartellone del teatro del Popolo. Si parte a novembre.
Il cartellone La stagione aprirà mercoledì 18 e giovedì 19 novembre con "S.P.A. solo per amore", spettacolo musicale con Loretta Goggi e la regia di Gianni Brezza

Colle Val D’Elsa. Nove spettacoli di alta qualità, con un'offerta eterogenea che va dalla tradizione del teatro di prosa ad altre forme di spettacolo, tra cui quello musicale, passando per il teatro contemporaneo e la coinvolgente tradizione napoletana. Sono queste, in sintesi, le caratteristiche della stagione teatrale 2009-2010 - presentata ufficialmente nel pomeriggio di ieri
[…]
Il 2010 al Teatro del Popolo si aprirà sabato 9 e domenica 10 gennaio con "Il birraio di Preston", tratto dal romanzo di Andrea Camilleri per la regia di Giuseppe Dipasquale, con Pino Micol e Giulio Brogi.
[…]
 
 

Il Messaggero, 12.9.2009
Per la prima volta al Festivaletterature una rassegna dedicata a racconti “per voci e suoni” ideata da Lorenzo Tavolini
Radiodramma. Scrittori sulla cresta dell’onda
L’arte invisibile

Mantova. Ci sono le chiacchiere che provengono dal più imprevedibile degli aldilà, quello ideato da Alberto Savinio, il primo scrittore italiano a cimentarsi nel 1949 nel nuovo genere di racconto per voci e suoni. C’è un altro aldilà, il “buio” della radio occupato da altre voci, quelle di Giorgio Manganelli che, da quel “luogo imprecisato” si aggrovigliano e discutono in complicati ragionamenti, alimentando un dialogo a spirale ben modulato alla voce saccente e inesorabile di Carmelo Bene. C’è una straordinaria domenica calcistica del 1951 che determina la discesa in B della Roma e che Vasco Pratolini ricostruisce con inserti registrati in campo e voci da studio, una sorta di neorealismo radiofonico dall’impronta assai icastica, felicemente plurilinguistica. E c’è, dopo vent’anni, l’immersione anch’essa “realistica” di Andrea Camilleri e Sergio Liberovici in un quartiere del sottoproletariato alle porte di Torino, con i problemi di tutti i giorni, come i primi esami dei “meridionali” alla scuola Kennedy accanto al racconto di un superstite della banda Cavallero.
Nelle stanze di un antico albergo di Mantova abitate per l’occasione da illustri ospiti sonori, è di scena l’arte invisibile del radiodramma, rimessa in scena al Festivaletterature per la prima volta in una suggestiva rassegna ideata da Lorenzo Pavolini. Il radiodramma, genere nobile, nobilissimo della radio, esempio unico perfezionato nel tempo, di testo teatrale scritto appositamente per il mezzo, che ne sfrutta le potenzialità espressive, grande calderone di sperimentazione letteraria che cattura Brecht, Beniamin, Marinetti Pirandello, Trilussa, la Deledda, Sciascia. Presenze acustiche, voci e rumori che si accavallano da una camera all’altra, ognuna ognuna predisposta per un ascolto confortevole e “caldo”, a rappresentare attraverso gli anni (gli anni soprattutto dal 50 al 75, quelli d’oro per il genere) l’invenzione, con i fruscii da studio e i trucchi di montaggio, di un nuovo linguaggio che vede protagonisti molti scrittori, sperimentando il loro incontro con registi e attori. Un percorso che da Savinio, La Capria e Levi, passa per Calvino che dialoga con Uomo di Neanderthal, dai radiodrammi di Hughes, Beckett, Thomas fino al “prolungamento” che il genere ha avuto negli ultimi anni. Gli “ultimi fuochi”, la generazione di Tiziano Scarpa, Simona Vinci, Marcello Fois, Ivan Cotroneo e Francesco Piccolo. Testosterone e lotta di classe, fiabe rivisitate da fratelli Grimm, rese dei conti per amori che stanno per finire, piccole questioni quotidiane di fondamentale importanza: il caro antico radiodramma cerca ancora voci e bisbigli, rumori e presenze in mezzo all’universo informativo sommerso di messaggini e a dialoghi telefonici disturbati da avvisi di chiamata, segreterie onnipresenti, utenti mai raggiungibili.
Renato Minore
 
 

0564news.it, 14.9.2009
Santa Fiora
Gli Sforza di Santa Fiora: un volume monografico dell’annuario «Tracce…»

È recentemente uscito, per i tipi della Effigi, il XIV volume di «Tracce…», l’annuario di Consultacultura di Santa Fiora, quest’anno dedicato in maniera monografica agli Sforza di Santa Fiora, un’importante famiglia che ebbe vasti domini in tutta Italia ed esercitò il suo dominio sulla Contea santafiorese, succedendo agli Aldobrandeschi, tra la metà del ’400 e la fine del ‘700.
Il volume, circa 200 pagine, prezzo di copertina €. 15, si apre con un articolo di Andrea Camilleri, "Il paese dell’acqua", che ripropone l’intervento del grande scrittore in occasione, un anno fa, della presentazione del XIII volume di «Tracce…».
[...]
Il volume può essere acquistato presso la sede di Consultacultura (via Marconi 93, Santa Fiora), o on line richiedendolo a Cpadver@mac.com
Diletta Ciacci
 
 

L'Arena, 14.9.2009
Pubblico boom Mantova stupisce se stessa
Festivaletteratura. Ieri la conclusione
Chiude Lanzmann, folla per Gordimer e Sepulveda

Nonostante la crisi economica, il Festivaletteratura di Mantova, inaugurato mercoledì scorso all'insegna della sobrietà, si è conclusa la tredicesima edizione registrando una crescita di pubblico e una rinnovata domanda di cultura.
[...]
Vera sorpresa di questa edizione è stata la rassegna Radiodramma Hotel, a cura di Francesco Anzalone e Lorenzo Pavolini, che ha registrato oltre duemila presenze al giorno nelle stanze dell'ex storico albergo San Lorenzo di Mantova, dove sono stati proposti, dal mattino a notte fonda, le voci di Savinio, Pratolini, Camilleri, le Interviste impossibili di Calvino e i radioplays di Beckett e Dylan Thomas.
[...]
 
 

Il Messaggero, 14.9.2009
Investimenti e progetti
Tutti sul set, Sicilia superstar

Venezia - Tornatore e "Baaria", Turturro, Cucinotta madrina, Finocchiaro, Camilleri autore di un corto. E poi progetti, tavole rotonde, incontri. La 66ma Mostra verrà ricordata anche per la forte presenza della Sicilia attraverso i suoi ”testimonial” eccellenti e l’ufficio aperto all’Excelsior da Cinesicilia, la struttura creata per incoraggiare e finanziare i progetti audiovisivi dell’isola. Se l’inaugurazione del festival è stata affidata al magnifico kolossal di Tornatore, dedicato a Bagheria e interpretato da un cast tutto doc, il pubblico del Lido ha poi applaudito il documentario di John Turturro e Roman Paska "Prove per una tragedia siciliana" (con Donatella Finocchiaro), cronaca di un viaggio del regista tra Palermo e Agrigento alla ricerca delle proprie origini. E il corto "Il gioco" di Adriano Giannini, dal racconto di Camilleri "La mosca" ["Il gioco della mosca", NdCFC].
Il futuro del cinema made in Sicily, spiega il presidente di Cinesicilia Sergio Gelardi, è costellato di progetti: [...] "La scomparsa di Patò" sceneggiato da Camilleri [...].
Gl. S.
 
 

Romanzi, 14.9.2009
Gocce di Sicilia - Andrea Camilleri

Una raccolta pressoché inedita di racconti che ci fa entrare direttamente nella fucina di lavoro dalla quale nascono i capolavori di Camilleri. Questo volume, infatti, contiene scritti apparsi sull'"Almanacco dell'Altana" tra il 1995 e il 2000 tra i quali si segnalano: 'Piace il vino a San Calò', rielaborazione di una parte del romanzo 'Il corso delle cose', il racconto 'Ipotesi sulla scomparsa di Antonio Patò', successivamente ampliato dall'autore fino a dare vita a quell'originalissimo libro che è 'La scomparsa di Patò'. Ma ci sono anche lo strepitoso monologo di un mafioso che i mostra in poche pagine tutta la sua logica distorta e criminale, e l'affettuoso ritratto di uno 'zio magico' e....
LaFeltrinelli.it
 
 

El Correo de Andalucía, 15.9.2009
Cultura
Andrea Camilleri gana el II Premio de Novela Negra
El escritor, director teatral y guionista italiano Andrea Camilleri (1925) ha sido el ganador de la segunda convocatoria del Premio Internacional de Novela Negra RBA, dotado con 125.000 euros. La obra ganadora se titula 'El crimen del Garlasco'.

El escritor, director teatral y guionista italiano Andrea Camilleri (1925) ha sido el ganador de la segunda convocatoria del Premio Internacional de Novela Negra RBA, dotado con 125.000 euros. La obra ganadora se titula 'El crimen del Garlasco', primera novela negra de Camilleri sin la presencia de Salvo Montalbano, su entrañable comisario de policía.
'El crimen del Garlasco', que adopta desde su primera página un enfoque periodístico, se sitúa en gran parte de su acción en la redacción de la RAI en Palermo, en el despacho de su director, y la historia relatada está inspirada en un "elemento histórico", según ha señalado el autor.
Así, el asesinato de una muchacha supuestamente a manos de su novio, conocido popularmente como El crimen del Garlasco, que tuvo bastante repercusión en los medios de comunicación italianos, sirvió a Camilleri como punto de partida para crear la novela.
Mediante una videoconferencia, Camilleri ha señalado desde Palermo que "esta novela es un intento de explicar una cierta situación siciliana, en la que la mafia tiene relaciones con la política y con la banca". En esta ocasión, concreta el autor, la trama se desarrolla en un ambiente periodístico, y por esa razón "no hay un detective, sino que es el lector el que tiene que descubrir todos los hilos que desentrañen el caso", y aclara que no se trata de un ensayo periodístico, sino de una "obra literaria".
 
 

El Correo de Andalucía, 15.9.2009
Cultura
Camilleri innova en sus novelas a los 83
El asesinato de una muchacha supuestamente a manos de su novio, conocido popularmente como el "crimen del Garlasco", que tuvo bastante repercusión en los medios de comunicación italianos, sirvió a Camilleri como punto de partida para crear esta novela, en la que intenta explicar una cierta situación siciliana, en la que la mafia tiene relaciones con la política y con la banca.
Camilleri señala desde Palermo que "llegado a la edad de 83 años, uno tiene unas ciertas ganas de cambio" y esos anhelos se han concretado en esta novela en la que por primera vez no recurre a su entrañable comisario Montalbano.
 
 

El Correo de Andalucía, 16.9.2009
Cultura
El Montalbano más combativo

Andrea Camilleri celebra quince años de vida literaria del comisario Montalbano con la publicación en español de Ardores de agosto, una de las novelas más combativas de la serie y que el autor siciliano sitúa entre las mejores de las protagonizadas hasta la fecha por su popular personaje. Ardores de agosto (Salamandra), editada hace tres años en Italia, representa "un punto crucial en la existencia de Montalbano", según explicó Andrea Camilleri (Porto Empedocle, 1925) en una entrevista telefónica con Efe desde su casa de Roma.
Y es que en la novela, que se desarrolla durante un tórrido mes de agosto siciliano, la "rígida conducta" del comisario de Vigàta se tambaleará ante un cúmulo de circunstancias personales al que se suma la inquietante aparición de una atractiva veinteañera.
Salvo Montalbano tendrá que afrontar los conflictos de su vida privada en medio de una complicada investigación surgida tras el hallazgo de un cadáver dentro de un baúl. La trama da pie a Camilleri a abordar asuntos como la inmigración, la justicia, la construcción ilegal, el turismo sexual y las turbias relaciones entre el mundo de los negocios, la política y la mafia. Son temas que provocan amargas reflexiones en Montalbano, quien llega a preguntarse por qué en Italia siempre acaba todo enredándose en "parentescos peligrosos, relaciones entre mafia y política, entre mafia y empresariado, entre política y bancos de blanqueo y usura".
Y afirmaciones tajantes, que sitúan a Italia como "sierva, como mínimo de dos amos, Estados Unidos y la Iglesia" y que denuncian la situación de un país en el que "la aprobación de leyes cada vez más permisivas en favor del culpable" ha eliminado "la firme voluntad de enviar a la cárcel al autor de un delito".
Todo ello hace de Ardores de agosto una de las novelas más combativas -según su autor- de la serie que Camilleri inició en 1994 con La forma de agua, cuando ya contaba 68 años. En los quince años transcurridos desde entonces, las obras de Camilleri, que alterna las novelas de Montalbano con otras de tipo histórico y ensayos, han alcanzado la cifra astronómica de 21 millones de libros vendidos sólo en Italia, según ratificó el propio autor.
Para explicar la fidelidad de sus lectores -que se prodigan en otros países como Francia, Alemania y España-, Camilleri recurre a una de sus jugosas anécdotas: "Una vez, en Florencia, un médico me dijo: 'Mire, usted no es un escritor, es un virus. Quien le lee queda infectado'".
 
 

Carmilla on line, 17.9.2009
Citazioni di fronte al pericolo: "La presa di Macallè" di Andrea Camilleri

La mente è tornata a questo romanzo poche ore fa, dopo le notizie dall'Afghanistan. Che poderosa opera, che cupa eppure risplendente fotografia della condizione attuale. Odiato e incompreso dai fans più conservatori del Camilleri montalbanesco, "La presa di Macallè" (2003) è un libro che rimarrà, una delle opere migliori dello scrittore di Porto Empedocle. Il brano che riportiamo (dal capitolo 3) dice tutto quel che c'è da dire, non una parola necessaria di meno, non una parola inutile in più. Buona lettura.
[Segue estratto dal romanzo, NdCFC]
 
 

El País, 18.9.2009
Entrevista: Andrea Camilleri Escritor
"No será la Iglesia la que acabe con Berlusconi"

Roma. Con sus inseparables pitillos, y su joven ayudante Annalisa dándole café con mucha azúcar, el escritor siciliano Andrea Camilleri mantiene a los 84 años una rapidez mental y una memoria envidiables. Ahí está la rabia, su vieja rabia comunista, que él sigue reivindicando como antídoto moral para su país, esta Italia que pese a todo vota y admira a Silvio Berlusconi, y que, afirma, "ama al bufón delirante porque refleja lo peor de cada uno y suscita esa envidia que todo italiano siente hacia las motocicletas que no cumplen ni una regla del código". En esta entrevista, realizada ayer en su casa, el maestro de la novela negra dibuja la oscuridad del panorama político italiano.
Pregunta. Toda Europa habla de Berlusconi, los italianos callan.
Respuesta. Es inquietante ese silencio. Llevamos tiempo en la fase de suplencia. La política ha sido sustituida por la magistratura, y con la oposición pasa lo mismo: como no está, la han sustituido dos periódicos (La Repubblica y L'Unità) y un canal de televisión (RAI 3). Todos los demás callan. Así que habla la prensa extranjera, que ha suplido a la nuestra en esta fase de emergencia de nuestra democracia.
P. ¿Realmente es una emergencia?
R. Claro que lo es. Antes Italia era solo una anomalía, ahora no hay pesos y contrapesos, cuerpos y anticuerpos, la enfermedad Berlusconi se ha extendido y no encuentra resistencias. Estamos enfermos mental, política, económicamente y sobre todo en cuanto a las costumbres: domina la inmoralidad.
P. Algunos dicen que se ha cumplido el plan de la logia P2...
R. No ha tenido éxito del todo, pero sí en gran parte. Las ideas de sus fundadores sobreviven en el hombre que conquistó el poder. Es una clonación, pero el ADN es común. La organización fue desmantelada, las ideas están vigentes.
P. ¿Cree que el Partido Democrático es una alternativa real?
R. Nunca quise adherirme, es un monstruo de dos cabezas. Es bonito que haya pluralidad de voces en un partido, pero cuando los fines son comunes. Aquí tenemos a los ex comunistas del PCI con el Opus Dei. Una convivencia difícil. La reunión de estos días entre Rutelli (PD) y Fini (PDL) confirma, creo yo, el final del PD. Los ex democristianos quieren huir. Y en el otro campo, Fini quiere abandonar a Berlusconi. La mayonesa se cortó.
P. ¿Así que la esperanza es... exiliarse con Obama?
R. Lo malo es que igual cuando llegas ya se lo han cargado. Tiene la gran desventaja de ser negro: lo pueden asesinar fácilmente. Y no bromeo.
P. ¿Por qué se dice que no hay prensa libre en Italia? Según Berlusconi, la RAI es la única televisión pública que critica al Gobierno.
R. Berlusconi dice que él no es un dictador porque los dictadores censuran y cierran los periódicos. Él no los cierra porque no puede. Pero censura. Hace años echó a varios periodistas de la RAI, hace poco dijo que Paolo Mieli (Il Sole 24 Ore) y Giulio Anselmi (La Stampa) debían cambiar de oficio y en unas semanas habían cambiado. Y luego está la peor censura, la autocensura, el miedo de los periodistas a hacerse daño a sí mismos. Hay tanto miedo que uno casi prefiere leer a Vittorio Feltri (director de Il Giornale), al menos es claro, sabes lo que tienes enfrente. A los otros no se les entiende nada.
P. ¿Cómo empezó a cocerse el berlusconismo?
R. Cuando nadie se lo podía esperar, del proceso Manos Limpias surgió un político que encarnaba justamente la corrupción que se quería combatir. Ahí se vio la capacidad genial de Berlusconi para presentarse como lo contrario de lo que es. Ahora se muestra como es de verdad: insulta a los periodistas, a los adversarios, les llama farabutti (canallas), coglioni (vagos)... ¿Dónde se ha visto un primer ministro que insulte?
P. Les llama sobre todo comunistas.
R. Nunca logrará que yo reciba esa palabra como un insulto. Y solo revela un cosa: está enamorado del fascismo, pero es peor que los fascistas porque algunos fascistas han evolucionado. Por eso dijo que Mussolini mandaba a los periodistas críticos de veraneo. ¿No sabe que Amendola fue golpeado hasta la muerte, que los hermanos Rosselli fueron asesinados en el exilio, que Gramsci murió tras años de cárcel? ¿No sabe que los comunistas italianos firmaron los Pactos Lateranenses con De Gasperi, que trajeron la democracia con la Resistencia, que bloquearon las vendettas contra los fascistas?
P. Si agita el fantasma del comunismo será porque le es útil.
R. Claro que lo es. Los italianos se lo creen porque no tienen memoria. Los italianos solo se acuerdan de su pueblo porque tenía un equipo que jugaba partidos contra el pueblo de al lado. Si a un italiano le preguntas qué pasó en 1928, te dice la alineación del Inter de ese año, pero no que llegó el fascismo porque eso no lo sabe.
P. ¿Cree que al no haber habido guerra civil subsiste un conflicto larvado, no resuelto?
R. El Movimiento Social Italiano se creó seis meses después de acabar la II Guerra Mundial. 18 meses más tarde, ya tenían diputados en el Parlamento. En el 45 llegué a Roma y había pintadas que decían: "Devolvednos al cabezón". ¡Querían a Mussolini otra vez! Recuerdo un artículo fabuloso de Herbert Matthews, periodista de The New York Times. Decía: "No habéis matado al fascismo realmente, y es una enfermedad que sufriréis durante décadas, reaparecerá en formas que no reconoceréis". Aquí estamos, preguntándonos si Berlusconi es fascista o no.
P. Pasolini también profetizó algo así.
R. Pasolini era discutible al opinar de sí mismo; pero su percepción sobre los otros era absolutamente aguda. Él y Sciascia son las dos grandes conciencias civiles que nos faltan. Siento una necesidad monstruosa de ellos.
P. Nada dura para siempre...
R. La escasa audiencia de Porta a Porta la otra noche ha sido una alegría. Asoma una esperanza. Un imbécil ha escrito en 'Il Giornale' que mi sueño es ver a Berlusconi colgado como a Mussolini. Es al revés, lo que más temo es que muera o que acaben con él los jueces. Lo que quiero es que dure, que los italianos beban de este cáliz hasta que vomiten. Así sabrán lo que es y acabará. Si no, se hará el mártir. Espero sobre todo que resucite la moralidad, porque ahora rige la moral del vespino. El vespino va por prohibido y nadie dice nada; cruza en rojo y nadie dice nada, sube a la acera y nadie dice nada. Los italianos miran al vespino y piensan: "¡Virgen, qué bonito sería ser ese vespino y no cumplir ni una regla!" Y no hablo ya de escorts, ni de velinas, hablo solo de vida cotidiana.
P. ¿Por qué aman tantos italianos aman a Berlusconi?
R. Porque se miran en su espejo y son iguales. Impera una mala educación insoportable. El otro día, un conductor le gritó a mi mujer: "¡Burra!". Y yo le dije: "Sigue a ese coche, síguelo". ¿Por qué?, dijo ella, me ha insultado. ¡Sí, pero te ha llamado burra y no puta, le quiero conocer, es un clásico, síguelo!
P. En ese sentido, Verónica Lario es un ejemplo de civismo feminista, aunque fue catalogada como "velina ingrata" por Feltri.
R. Nunca fue una velina, era una actriz de teatro y bastante dotada. Es una mujer ofendida que no puede más, que no puede hablar con su marido y decide hacerlo a través de los medios. Mi mujer si hago algo parecido me habría tirado por la ventana. Lo ofensivo es el exhibicionismo de Papi, tan poco serio. Eres un abuelo de 72 años, si quieres hacerlo hazlo discretamente, sabiendo lo que eres. Además, menuda figura. Si dices que frecuentas menores, en fin, es horrible, pero escorts...
P. Dice que nunca ha pagado.
R. Hace pagar a los amigos, es todavía peor. Calígula, Nerón, tenían una grandeza... Quemaban Roma, en fin. Esto es tan mezquino que asusta. No enciende ni una cerilla.
P. ¿Cree que Italia puede resistir cuatro años más así?
R. No creo, estamos al borde de una implosión. Fini, quizá por puro calambur, persigue una finalidad, alejarse de él. Dice cosas justas, laicas, modernas. Una derecha finalmente respetable. Desde el otro lado de la barricada, le deseo sinceramente que lo consiga.
P. ¿No cree que la Iglesia prefiere a Berlusconi?
R. Desde luego: 'pecunia non olent', el dinero no huele. Puedes atacar la virginidad de María, negar el santo sepulcro, ellos te meten en el Índice y tu vendes más libros. Pero si les dices que les quitas dinero de los colegios se enfadan. El dogma absoluto de la Iglesia es el dinero, la exención fiscal. Conozco en Roma un cine porno que está a nombre del Vaticano... Basta con no tocar el dinero del Santo Padre. El Vaticano dicta la ley en Italia, y nunca lo ha hecho tanto como ahora. Pero el Papa disimula como Zapatero: asisten al delirio de Berlusconi en directo y dicen: "No puedo hablar porque soy extranjero". Y si luego algún obispo dice algo, hace como Berlusconi con Feltri: "Me disocio, me disocio". No, no será la Iglesia quien acabe con Berlusconi. Espero que lo hagan los ciudadanos.
Miguel Mora
 
"Non sarà la chiesa a finire Berlusconi" El País intervista Andrea Camilleri
Con le sue inseparabili sigarette, e la sua giovane assistente Annalisa che gli porta caffé molto zuccherato, lo scrittore siciliano Andrea Camilleri mantiene a 84 anni una lucidità mentale e una memoria invidiabili. Ecco la rabbia, la sua vecchia rabbia comunista, a cui si appiglia rivendicandola come anditoto morale per il suo paese, questa Italia che nonostante tutto vota e ammira Silvio Berlusconi, e che, afferma, "ama il buffone delirante perché riflette il peggio che è in ognuno di noi, e suscita questa invidia che ogni italiano sente per le moto che non seguono neanche una regola del codice della strada". In questa intervista, realizzata ieri a casa sua, il maestro del giallo ci fa vedere l'oscuritá del panorama politico italiano.
Domanda. Tutta l'Europa parla di Berlusconi, e gli italiani stanno zitti.
Risposta. Questo silenzio è inquietante. Ci troviamo da molto tempo nella fase di supplenza. La politica è stata sostituita dalla magistratura, e con l'opposizione succede lo stesso: siccome non esiste, l'hanno sostituita con i giornali (La Repubblica e L'Unità) e un canale televisivo (RAI 3). Tutti gli altri restano in silenzio. E quindi parla la stampa estera, che ha sostituito la nostra in questa fase di emergenza della nostra democrazia.
D. Si tratta davvero di un'emergenza?
R. Certo. Prima l'Italia era solo un'anomalia, ora non ci sono pesi e contrappesi, corpi e anticorpi, la malattia Berlusconi si è estesa e non incontra resistenza. Siamo malati nella mente, nella politica, nell'economia, e sopratutto nei costumi: l'immoralità regna sovrana.
D. Alcuni dicono che abbia realizzato il piano della loggia P2...
R. Non c'è riuscito del tutto, ma in gran parte sì. Le idee dei suoi fondatori sopravvivono nell'uomo che ha conquistato il potere. È una clonazione, ma il DNA è comune. L'organizzazione è stata smantellata, le idee restano vigenti.
D. Crede che il Partito Democratico costituisca una vera alternativa?
R. Non ho mai voluto aderirvi, è un mostro bicefalo. È una buona cosa che ci sia pluralismo in un partito, ma solo quando i fini sono comuni. Qui abbiamo ex-comunisti del PC con l'Opus Dei. Una convivenza difficile. La riunione in questi giorni tra Rutelli (PD) e Fini (PDL) conferma, secondo me, la fine del PD. Gli ex-democristiani vogliono darsela a gambe. E dall'altra parte, Fini vuole abbandonare Berlusconi. Il dado è tratto.
D. Quindi la speranza è... andare in esilio con Obama?
R. Il problema è che magari quando arrivi l'hanno già fatto fuori. Ha il grande svantaggio di essere nero: possono assassinarlo facilmente. E non scherzo.
D. Perché si dice che non ci sia libertà di informazione in Italia? Secondo Berlusconi, la RAI è l'unica televisione pubblica che critica il governo.
R. Berlusconi dice di non essere un dittatore perché i dittatori censurano e fanno chiudere i giornali. Lui non li fa chiudere perché non può. Ma censura. Anni fa cacciò vari giornalisti della RAI, da poco ha detto che Paolo Mieli (Il Sole 24 Ore) e Giulio Anselmi (La Stampa) dovrebbero cambiare mestiere e dopo qualche settimana l'hanno fatto. E dopo c'è la peggior censura, l'autocensura, la paura dei giornalisti di farsi male da soli. C'è tanta paura che è quasi preferibile leggere Feltri, almeno è chiaro, sai chi ti trovi davanti. Gli altri non si riescono a capire.
D. Com'è iniziato il berlusconismo?
R. Quando nessuno se lo sarebbe aspettato, dal processo Mani Pulite venne fuori un politico che incarnava proprio la corruzione che si voleva combattere. Lì si vide la capacità geniale di Berlusconi di presentarsi come il contrario di ciò che è. Ora si mostra per quello che è veramente: insulta i giornalisti, gli avversari, li chiama farabutti, coglioni... dove si è visto un primo ministro che insulta?
D. Li chiama soprattutto comunisti.
R. Non otterrà mai che io riceva questa parola come un insulto. E soltanto rivela una cosa: è innamorato del fascismo, ma è peggio dei fascisti perché alcuni di loro si sono evoluti. Per questo disse che Mussolini mandava i giornalisti critici nei suoi confronti in villeggiatura. Non sa che Amendola fu picchiato a morte, che i fratelli Rosselli furono uccisi durante l'esilio, che Gramsci morì dopo anni di carcere? Non sa che i comunisti italiani firmarono i patti lateranensi con De Gasperi, che portarono la democrazia con la resistenza, che bloccarono le vendette contro i fascisti?
P. Se agita il fantasma del comunismo sarà perché gli torna utile.
R. Certo che sì. Gli italiani ci credono perché non hanno memoria. Gli italiani si ricordano del loro paese perché aveva una squadra di calcio che giocava partite contro il paese vicino. Se chiedi a un italiano che accadde nel 1928, ti dirà la formazione dell'Inter di quell'anno, ma non che arrivò il fascismo perché questo non lo sa.
D. Crede che non avendo avuto una guerra civile sussista un conflitto in nuce, non risolto?
R. Il Movimiento Sociale Italiano si creò sei mesi dopo la seconda guerra mondiale. 18 mesi più tardi, già avevano deputati in parlamento. Nel '45 arrivai a Roma e c'erano scritte sui muri che dicevano: "Restituiteci il testone". Volevano di nuovo Mussolini! Ricordo un articolo favoloso di Herbert Matthews, giornalista del New York Times. Diceva: "Non avete davvero ucciso il fascismo, ed è una malattia che patirete per decadi, e si riproporrà in forme che non riconoscerete". Eccoci qui, a domandarci se Berlusconi sia fascista o meno.
D. Anche Pasolini profetizzò una cosa del genere.
R. Pasolini era discutibile riguardo la concezione che aveva di se stesso; ma la concezione che aveva degli altri era molto acuta. Lui e Sciascia sono le due grandi coscienze civili che ci mancano. Sento una terribile necessità di loro.
D. Niente dura per sempre...
R. La bassa audience di Porta a Porta l'altra sera è stata un'allegria. Fa venire fuori una speranza. Un imbecille ha scritto su "il Giornale" che il mio sogno è vedere Berlusconi pendere come Mussolini. È il contrario, quello che temo di più è che muoia o che i giudici lo finiscano. Quello che voglio è che duri, che gli italiani bevano da questo calice fino a vomitare. Così sapranno che cosa è e sarà finito. Se no, sarà un martire. Spero soprattutto che resusciti la moralità, perché per ora vige la morale del vespino. Il vespino va contromano e nessuno dice niente; attraversa col rosso e nessuno dice niente, sale sul marciapiede e nessuno dice niente. Gli italiani guardano il vespino e pensano: "Madonna, che bello sarebbe essere questo vespino e non rispettare neanche una regola!". E non parlo delle escort, né delle veline, parlo solo della vita quotidiana.
D. Perché tanti italiani amano Berlusconi?
R. Perché si guardano allo specchio e sono uguali. Impera una scostumatezza insopportabile. L'altro giorno il conducente di una macchina ha gridato a mia moglie: "Asino!". E io le ho detto: "Segui questa macchina, seguila". "E perché?", mi ha chiesto lei, "mi ha solo insultata". "Sì, ma ti ha chiamato asino e non puttana, voglio conoscerlo, è old-style, seguilo!".
D. In questo senso, Veronica Lario è un esempio di civismo femminista, anche se è stata catalogata come "velina ingrata" da Feltri.
R. Non è mai stata una velina, era un'attrice teatrale e abbastanza dotata. È una donna offesa che non ne può più, che non può parlare con suo marito e decide di farlo attraverso i media. Mia moglie mi avrebbe buttato dalla finestra se io avessi fatto qualcosa di simile. La cosa offensiva è l'esibizionismo di Papi, così poco serio. Sei un nonnetto di 72 anni, se vuoi farlo fallo discretamente, sapendo quello che sei. Inoltre, che figuraccia. Se dici che frequenti minorenni è orribile, ma addirittura escort...
D. Dice di non avere mai pagato.
R. Fa pagare gli amici, è ancora peggio. Caligola, Nerone, avevano una dimensione... alla fine bruciavano Roma. Questo è così meschino che mette paura. Non accende nemmeno un fiammifero.
D. Crede che l'Italia possa resistere altri quattro anni cosí?
R. Non credo, siamo vicini a un'implosione. Fini, magari per puro gioco di parole, ha un fine, allontanarsi da lui. Dice cose giuste, laiche, moderne. Una destra finalmente rispettabile. Dall'altro lato della barricata, gli auguro sinceramente che ci riesca.
D. Non crede che la chiesa preferisca Berlusconi?
R. Certamente: "pecunia non olent", i soldi non puzzano. Puoi attaccare la verginità di Maria, negare il santo sepolcro, loro ti mettono nell'indice e tu vendi più libri. Ma se gli dici che gli diminuisci i fondi per le scuole si arrabbiano. Il dogma assoluto della chiesa sono i soldi, l'esenzione fiscale. Conosco a Roma un cinema porno intestato al Vaticano... Basta non toccare il denaro del Santo Padre. Il Vaticano detta legge in Italia, e mai come ora. Ma il Papa dissimula come Zapatero: assistono al delirio di Berlusconi in diretta e dicono: "Non posso parlare perché sono straniero". E se poi qualche vescovo dice qualcosa, fa come Berlusconi con Feltri: "Mi dissocio, mi dissocio". No, non sarà la chiesa a finire Berlusconi. Spero che saranno i cittadini.
Traduzione pubblicata su Che dicono di noi, 18.9.2009 - Posted by Ciarciagallo
 
 

l'Unità, 18.9.2009
Mondo
«L'Italia è sull'orlo dell'implosione»

Domanda: «Tutta l'Europa parla di Berlusconi. L'Italia tace». Risposta: «Questo silenzio è inquietante. Stiamo perdendo tempo nella in questa “fase di sostituzione”. La politica è stata sostituita dalla magistratura, e con l'opposizione è lo stesso: siccome non c'è è stata sostituita da due giornali (l'Unità e la Repubblica) e da un canale televisivo (Rai3). Tutti gli altri sono in silenzio. Così parla la stampa straniera, che ha sostituito la nostra in questa fase di emergenza della democrazia italiana».
Le curiosità sul “caso Italia” questa volta appartengono al quotidiano spagnolo El País. Le risposte ad uno dei più grandi scrittori italiani: Andrea Camilleri, il padre di Montalbano. Nella lunga intervista condotta da Miguel Mora si affronta una approfondita analisi della situazione italiana e giudizi severi su Berlusconi e sulla classe politica.
«Crede che l'Italia può resistere quattro anni così?», chiede ad un certo punto l'intervistatore. E qui Camilleri dà un altro dei suoi affilati giudizi: «Non credo che l'Italia possa resistere ancora. Siamo sull'orlo di una implosione, ma non sarà la Chiesa a far cadere Berlusconi. Spero che saranno i cittadini».
 
 

Il Sole 24 Ore, 18.9.2009
Andrea Camilleri a El Pais: Berlusconi «buffone delirante»

Per lo scrittore siciliano Andrea Camilleri siamo in una fase di emergenza per la nostra democrazia: in un'intervista al quotidiano spagnolo El Pais, il maestro del thriller dipinge «l'oscurità del panorama politico italiano» e attacca Silvio Berlusconi chiamandolo «buffone delirante».
Nell'intervista, messa in evidenza sulla homepage del sito web con il titolo «Spero che siano i cittadini a chiudere con Berlusconi», il corrispondente da Roma Miguel Mora scrive che Camilleri, 84 anni, rivendica «la sua vecchia rabbia comunista» come «antidoto morale» per un'Italia che vota e ammira Berlusconi. Un'Italia che «ama il buffone delirante perché riflette il peggio di ciascuno e suscita l'invidia che ogni italiano prova per le motociclette che non rispettano nessuna regola del codice».
Camilleri giudica «inquietante» il silenzio su Berlusconi in Italia. «La politica ha sostituito la magistratura», l'opposizione è stata sostituita due giornali (La Repubblica e l'Unità) e un canale tv (Rai3). «Tutti gli altri tacciono». Parla invece la stampa straniera, «che ha supplito alla nostra in questa fase di emergenza della nostra democrazia».
In Italia, continua lo scrittore, «non ci sono pesi e contrappesi, corpi e anticorpi, la malattia Berlusconi si è estesa e non incontra resistenza». Il padre del commissario Montalbano vede nero: «domina l'immoralità». Alla domanda se il Pd sia un'alternativa reale, risponde che è «un mostro a due teste». E sulla libertà di stampa, afferma che Berlusconi non chiude i giornali solo perché non può. «Ma censura». E «insulta i giornalisti, gli avversari, li chiama farabutti, coglioni… Dove si è mai visto un Primo ministro che insulta?». Per insultare usa spesso la parola «comunista» e ciò «rivela una cosa: è innamorato del fascismo, ma è peggio dei fascisti perché alcuni fascisti si sono evoluti».
Perché gli italiani amano tanto Berlusconi? «Perché si guardano nel suo specchio e sono uguali», risponde Camilleri. Ma egli non crede che l'Italia possa andare avanti altri quattro anni così: «Siamo sull'orlo di un'implosione». Gianfranco Fini – continua - persegue un obiettivo: staccarsi da lui. «Dice cose giuste, laiche, moderne. Una destra finalmente rispettabile». Secondo lo scrittore, nonostante le critiche venute dai vescovi, non sarà la Chiesa a farla finita con lui. «Il dogma assoluto della Chiesa è il denaro, l'esenzione fiscale… Basta non toccare il denaro del Santo Padre». «No, non sarà la Chiesa a chiudere con Berlusconi. Spero che lo facciano i cittadini».
Elysa Razzino
 
 

L’espresso, 18.9.2009
Rubriche/TV
Un bis per Zingaretti
Abbiamo rivisto con piacere le repliche di Montalbano. La migliore fiction italiana, talmente ben fatta che a volte viene il dubbio che alcuni manierismi dell'amato commissario siano più efficaci sul piccolo schermo che sulla pagina scritta

Che la serie del commissario Montalbano sia una delle migliori fiction italiane, e forse la migliore in assoluto, dovrebbe essere assodato. Professionalità degli attori a cominciare dal protagonista Luca Zingaretti, mano sicura del regista Alberto Sironi, solidità delle sceneggiature tratte da romanzi e racconti del bestseller Andrea Camilleri. Durante i mesi estivi, la sera della domenica, RaiUno ha rimandato in onda la serie, sotto il titolo antologico 'La calda estate del commissario Montalbano'. E questo è stato utile per un bilancio ulteriore. Perché in sé e per sé 'Montalbano' è una fiction di genere, senza troppe sorprese narrative e senza grandi invenzioni nelle trame.
Tuttavia funziona. Sarà probabilmente il fascino del protagonista, la sua fisicità, il suo modo di parlare, di mangiare, di nuotare. Sarà anche l'ambientazione della fiction, particolarmente suggestiva, in quella Sicilia incerta fra terra e mare. Ma come accade per pochi altri esempi di film televisivi, 'Montalbano' attrae il pubblico perché è credibile, realistico, agganciato alla vita vera in un luogo ben determinato.
Non che sia privo di difetti. Alcuni caratteristi sembrano macchiette, parodie dei siciliani, e forse queste soluzioni sono state adottate per il mercato straniero, che evidentemente si aspetta di vedere la gente di Sicilia secondo gli stereotipi più annosi, minchia. Ma sono vizietti innocui.
Le storie sono molto televisive (e d'altronde Camilleri è stato a lungo uno sceneggiatore tv d'eccezione); e viene perfino il dubbio che i manierismi di Montalbano vengano meglio sul teleschermo che non sulla pagina scritta.
Edmondo Berselli
 
 

Il Paese Futuro, 18.9.2009
La danza del gabbiano – Camilleri

Di nome faceva Salvo e di cognome Montalbano, questa la presentazione del personaggio + amato e famoso dello scrittore siciliano Andrea Camilleri e protagonista del suo libro ” La danza del gabbiano”.
Un libro “sanguigno” scritto in buona parte nel dialetto dell’autore, ma comprensibilissimo per il lettore che ha voglia di osare.
Nel romanzo anche stavolta il personaggio Montalbano (Commissario di Polizia in un piccolo paese della Sicilia) si troverà coinvolto in una trama dove legge e giustizia non si sovrappongono, ma vanno in direzioni opposte e controverse.
Molti sono i personaggi che lo circondano, vecchie facce, come Mimì Augello, il suo vice, che incarna tutte le debolezze umane, riuscendo poi con gesti nobilmente inaspettati a farsi perdonare quasi tutto, c’è il buon Catarella, l’essenza dell’ingenua e maldestra innocenza, ed il fido Fazio, galantuomo di grande rigore morale.
Leggere di Montalbano è leggere “con” Montalbano.
Nelle pagine non può non avvertirsi il grande affetto e la simpatia che lo scrittore prova per il suo personaggio.
E lo stesso metro di gradimento Camilleri lo estende a tutti i suoi personaggi, cercando di rimanere, seppure in apparenza imparziale, ha la capacità di renderci antipatico o simpatico gli altri protagonisti, rendendoli “umani” come se fossero conoscenti, amici, nemici, con le loro debolezze e paure e se dall’affetto per alcuni di essi si lascia trasportare diventando indulgente o persino paterno, per altri dove l’antipatia è palpabile, anche nelle descrizioni dei visi e delle espressioni, non c’è mezza misura.
Leggere Camilleri è avvincente, divertente, mai nei suoi libri manca una vena di humor, a volte nero a volte solo per alleggerire una realtà, che seppur parallela, non è mai romanzata, mai patinata ma permette che il lettore possa riflettersi in questo o quel personaggio, in una debolezza o in una caratteristica.
E come nella vita vera i cattivi non sempre sono veri cattivi ed i buoni non sempre lo sono davvero.
Aprire un libro di Camilleri/Montalbano è come leggere la lettera di un amico troppo lontano, le storie gli intrighi e le passioni, sono narrate con grazia d’altri tempi, usando tempi e spazi utili per il lettore che tra una pagina e l’altra tenderà, sicuramente, a fare il tifo per uno o per l’altro dei personaggi camilleriani.
Valentina Cerciello
 
 

Mente locale.it, 18.9.2009
Stagione 2009/2010 del Teatro Stabile di Genova
Shakespeare e Goldoni, ma anche Beckett, Joyce e Dürrenmatt. Coproduzioni con Gank e NIM e il ritorno di Sara Bertelà e Jurij Ferrini. E poi Vacis, Ronconi, Lavia, Servillo e Lo Monaco. Dal 20 ottobre

Genova. Quattro Goldoni, tre Shakespeare, due Cechov, tre Pirandello, due De Filippo, mescolati a Beckett, Rostand, Camilleri, Soldati, Dürrenmatt, Joyce, Augias, Kushner, Tarantino, la Duras, Povod, Lagarce, per un totale di 30 spettacoli di cui 16 classici e 24 titoli legati al contemporaneo, sono la proposta 2009/2010 del Teatro Stabile di Genova.
[…]
Molto varia la selezione tra il materiale della contemporaneità (a parte alcuni titoli già citati) “Festa di famiglia”, una miscellanea di spunti dai testi di Pirandello intorno al tema della violenza domestica sulla donne raccontata da quattro attrici Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariangeles Torres guidate da Andrea Camilleri (Duse, 2-6 dicembre). Lo stesso Camilleri è chiamato in causa come autore di “Il birraio di Preston” del Teatro Stabile di Catania (Corte, 15-20 dicembre).
[…]
Laura Santini
 
 

Il Sole 24 Ore, 18.9.2009
Tecno-vintage made in Sicilia

«La mia bicicletta procedeva imperterrita, salda, forte, non subiva forature, la catena rimaneva sempre ben ferma al suo posto, i raggi nelle cadute non si rompevano, il manubrio non si piegava di un millimetro, una vera meraviglia». Le parole di Andrea Camilleri fotografano solo un breve tratto di quei 55 chilometri che lo scrittore siciliano, avrebbe percorso fino a Porto Empedocle, alla ricerca del padre di cui non aveva più notizie da settimane. Erano i tempi dello sbarco alleato in Sicilia, estate '43, e la due ruote su cui viaggiava era un Kalos Montante.
Un modello che, sin dagli anni Trenta, è anche l'emblema di un marchio storico dell'artigianato ciclistico del nostro paese. Dalla prima bici da corsa realizzata con le proprie mani dal fondatore, Calogero Montante, a Serradifalco (Caltanissetta), fino agli ultimi tre modelli "tecno-vintage" - la Trekking Montecarlo, il Tandem vintage e l'Urban mini - con i quali l'azienda siciliana sarà presente al Salone del ciclo e del motociclo di Milano (Eicma). L'obiettivo: far crescere il mercato delle bici di lusso assecondando così una moda sempre più in crescita.
Con circa 10mila esemplari all'anno e un fatturato complessivo che nel 2008 ha superato i 21 milioni di euro, la Msa/Divisione Cicli può contare sui numeri di un gruppo più articolato: quattro stabilimenti, in Sicilia, Piemonte e Veneto; 250 dipendenti in totale e un 50% di export verso Inghilterra, Germania, Giappone e Singapore. Oggi, in realtà - spiegano infatti dall'azienda -, la divisione cicli rappresenta soltanto un ramo della realtà imprenditoriale Montante. Mentre il core-business della Msa (la società madre del gruppo) è focalizzato, ormai da molti anni, sulla realizzazione di ammortizzatori per veicoli industriali. Ma la famiglia Montante non ha mai abbandonato la produzione di bici di lusso e il successo ottenuto lo scorso anno dalla nuova Kalos è risultato determinante nella scelta di un rilancio su quello che è anche il settore d'origine dell'azienda. Proprio il modello Kalos, inizialmente prodotto fuori mercato in 50 esemplari per omaggiare alte cariche dello stato, è stato di nuovo commercializzato a partire dalla primavera del 2008 e ha contribuito in maniera decisiva all'incremento produttivo del 30%, registrato dal gruppo nisseno nel corso dell'ultimo anno.
Virginio Di Carlo
 
 

Messaggero Veneto, 18.9.2009
No al sud di Gomorra e Camilleri

Leonardo Sciascia, da meridionale con l’aggravante di essere siciliano, negava l’esistenza di un tipo umano meridionale, “l’homo terronicus” per dirla in termini di antropologia ironica. Invece, per Marcello Veneziani l’uomo del Sud esiste e crede anzi che ci sia anche una vaga parentela tra tutti i Sud del mondo. Il Sud è l’argomento del nuovo saggio del filosofo pugliese (Mondadori, 200 pagine, 17,50 euro), dedicato alla terra che «attrae come un magnete», dove il sole brilla più a lungo e il tempo «somiglia all’eterno». Veneziani ne parlerà domenica, alle 18.30, a Pordenonelegge. Veneziani, lei con questo saggio ha voluto sconfessare i tanti pregiudizi che ancora squalificano il Sud d’Italia e ne fanno una sorta di ricettacolo di criminalità? «In larga parte ho voluto sfatare quei pregiudizi, ma in qualche parte ho voluto anche confermarli. Ci sono aspetti deteriori del Sud che non salvo affatto nel mio libro. È l’immagine complessiva che tento di modificare cercando anche di non ridurre il Sud al racconto giudiziario criminale che è stato negli ultimi anni, quello che esce da Gomorra, da Camilleri, da Carofiglio. Credo che quella sia un’immagine riduttiva del Meridione, per cui ripensarlo, non solo andarlo a denunciare, mi sembra un atto importante».
[…]
Francesco Mannoni
 
 

Il Messaggero, 19.9.2009
Laudadio festeggia i cinque anni rendendo omaggio a Emmer e Kezich e presenta il programma 2010
Buon compleanno Casa del Cinema

Circa 70 mila spettatori soltanto da gennaio 2009 ad oggi, per un totale che sfiora le 350 mila presenze. Una media, tra eventi pubblici e privati, di circa 500 eventi l’anno, suddivisi nelle varie sale, a cui corrisponde un numero difficilmente calcolabile di proiezioni e - ancora più indecifrabile - di registi, attori, attrici, sceneggiatori e produttori transitati nell’ex Casina delle Rose a partire dal 2004, anno d’inaugurazione. Numeri importanti per la Casa del Cinema che, giovedì scorso, ha festeggiato cinque anni di vita dedicando idealmente la festa a Tullio Kezich e a Luciano Emmer, due “amici” e assidui frequentatori dello spazio di largo Mastroianni, nel cuore di Villa Borghese.
Il direttore artistico Felice Laudadio ha presentato il ricco programma 2009-10.
[…]
«Un evento particolarmente interessante - prosegue Laudadio - riguarderà il prossimo 26 ottobre Ugo Gregoretti e Andrea Camilleri, con i due giganti che saranno protagonisti di un formidabile duetto».
[…]
Pier Paolo Mocci
 
 

Il Secolo XIX, 19.9.2009
Joyce e Beckett, in scena i sublimi fannulloni

[…] in scena al teatro della Corte […].
Una tendenza: il teatro si ispira più che ai libri ai copioni. È il caso del “Birraio di Preston” di Andrea Camilleri che si svolge a Vigata, proprio come “Montalbano”, ma nell’800.
Silvana Zanovello
 
 

La Stampa, 19.9.2009
Giochiamoci un libro alla 3a edizione

Aosta. Terza edizione per «Giochiamoci un libro», sfida acrobatico-canoro-enogastro-letteraria organizzata dalla biblioteca di Donnas per il 6 novembre. Chi intende partecipare deve leggere il libro di Andrea Camilleri «Il cane di terracotta» (disponibile nelle biblioteche) che ha come protagonista il commissario Montalbano, quindi iscriversi telefonando allo 0125/806508 o scrivendo a biblio-donnas@regione.vda.it. La sfida sara' tra due squadre guidate da Bruno Gambarotta e dallo scrittore Dario Voltolini. Condurra' la serata la scrittrice Maria Pia Simonetti. In palio libri per i concorrenti e per il pubblico.
 
 

ItaliaNotizie, 20.9.2009
Quello che gli italiani non sanno

Che Andrea Camilleri, per i suoi libri e il suo commissario Montalbano, qui da noi, in Italia, sia famoso lo sanno tutti. Che fosse conosciuto anche all’estero, potremmo anche immaginarcelo. Che si possa intervistare lo scrittore siciliano solo per avere la sua opinione su quanto sta accadendo in Italia a proposito di Silvio Berlusconi, delle escort e dell’assordante silenzio che a questo proposito c’è sui media italiani non ce lo saremmo mai immaginato.
Lo ha fatto Miguel Mora, il corrispondente in Italia del quotidiano spagnolo “El Pais”, che è diventato famoso in Italia quando, alla conferenza stampa del recente vertice italo-spagnolo, non ha avuto il pudore di chiedere conto, al nostro Presidente del Consiglio, davanti a un imbarazzato Zapatero dello scandalo delle escort.
L’intervista, uscita venerdì 18 settembre (“No será la Iglesia la que acabe con Berlusconi” [Non sarà la Chiesa a chiudere con Berlusconi]), fin dalla prima domanda, non lascia dubbi su ciò che oggi si pensa dell’Italia («Perché tutta l’Europa sta parlando di Berlusconi mentre gli italiani tacciono?»). Camilleri, per rispondere non si lascia pregare e dice, senza mezzi termini che «questo silenzio è inquietante. [...] La politica è stata sostituita dalla magistratura, e con l’opposizione è accaduta la stessa cosa: visto che non c’è, l’hanno sostituita due giornali (La Repubblica, L’Unità) e un canale televisivo (Rai 3). Tutti gli altri stanno in silenzio. Così parla la stampa straniera, che si è sostituita alla nostra in questa fase di emergenza della nostra democrazia». Una fase nella quale Berlusconi è «una malattia» e noi italiani «siamo malati di mente, politicamente, economicamente e in particolare per quanto riguarda il costume: domina l’immoralità». E i giornali, la libertà di stampa? Anche su questo tema lo scrittore siciliano è duro. Secondo lui la differenza tra un dittatore e Berlusconi sta solo nel fatto che quest’ultimo non può, d’imperio, chiudere i giornali, così come farebbe un vero dittatore, ma la sostanza è la stessa perché Berlusconi ha comunque la forza per imporre la propria volontà ai giornali («Anni fa cacciò numerosi giornalisti della Rai, mentre recentemente, in pubblico, ha detto che Paolo Mieli (direttore de “Il Sole 24 Ore”) e Giulio Anselmi (“La Stampa”) dovevano cambiare mestiere. Puntualmente, poche settimane dopo si dimisero e adesso fanno altro»). E a peggiorare la situazione c’è l’autocensura degli stessi giornalisti che «temono di fare male a se stessi».
E gli italiani? Come fanno ad accettare un personaggio che insulta gli avversari e che spesso evoca il fascismo? Camilleri sostiene che Berlusconi sia un «innamorato del fascismo»  e che gli italiani sono un popolo senza memoria e che si ricordano del proprio paese solo perché ha una squadra di calcio. «Se chiedete a un italiano cos’è successo nel 1928, vi dirà che in quell’anno l’Inter è stata costretta dal regime fascista a cambiare maglie e nome, ma non vi dirà che all’epoca c’era il fascismo. […] Ricordo che nel dopoguerra Herbert Matthews, un reporter del New York Times, scrisse un articolo nel quale diceva che secondo lui il fascismo era una malattia di cui gli italiani avrebbero sofferto per decenni e che quando sarebbe riapparsa lo avrebbe fatto in una forma che non saremmo stati capaci di riconoscere. Eccoci qui, a chiederci se Berlusconi sia un fascista o meno».
Ma perché gli italiani lo votano? Perché, sostiene Camilleri, si sentono uguali a lui. Lo scrittore siciliano però è ottimista e spera che «gli italiani bevano da questo calice fino a vomitare. Così sapranno quello che è, e finirà. […] Mi auguro soprattutto che resusciti la morale, perché adesso governa la morale del “motorino”, una morale per cui tutto ciò che sarebbe vietato, qui da noi è consentito. Gli italiani guardano il “motorino” che hanno i potenti e pensano che sarebbe bello averne uno».
L’intervista si conclude con un attacco alla Chiesa. Secondo Camilleri il Vaticano continuerà a stare dalla parte di Berlusconi perché «i soldi non hanno odore […] e il dogma assoluto della Chiesa è il denaro, l’esenzione fiscale. […] L’importante è non toccare i soldi del Santo Padre. È il Vaticano che stabilisce la legge in Italia, e mai lo ha fatto tanto come ora. Assiste al delirio di Berlusconi in diretta e dice: “Non posso parlare perché sono straniero”. E poi, se un vescovo dice qualcosa, fa come ha fatto Berlusconi con Feltri: “Mi dissocio, mi dissocio”. No, non sarà la Chiesa a chiudere con Berlusconi. Mi auguro che lo facciano i cittadini».
Meno Occhipinti
 
 

BdM, 20.9.2009
Una frase di Andrea Camilleri

Stamani l’Unità riporta qui una frase di Andrea Camilleri, il noto scrittore siciliano, che risponde ad una domanda del giornalista Miguel Mora del quotidiano spagnolo El País. Questa: «Crede che l’Italia può resistere quattro anni così?», chiede ad un certo punto l’intervistatore. E qui Camilleri dà un altro dei suoi affilati giudizi: «Non credo che l’Italia possa resistere ancora. Siamo sull’orlo di una implosione, ma non sarà la Chiesa a far cadere Berlusconi. Spero che saranno i cittadini».
Se non chiarita, può essere una risposta sibillina. Che cosa significa, infatti, “Spero che saranno i cittadini.”?
Mica si vuol pensare che una manifestazione di piazza dove ammettiamo pure che sfilino un milione di partecipanti con cartelli del tipo: “Berlusconi vai in galera”; “Berlusconi è il tuo 25 aprile”; “Berlusconi la festa è finita”; “Che il satrapo torni alle sue escort”, e via di questo passo, rappresenti la volontà dei cittadini? Una manifestazione, magari, condita dalle grida festanti e inconsapevoli di bambini tenuti in mano dalle mamme con ancora indosso i grembiulini della scuola o dell’asilo?
Mica si vuol far credere che qualche manovra di palazzo dei boiardi sia espressione della volontà dei cittadini?
Mica si vuol far credere che la campagna mediatica contro il governo rappresenti la voce dei cittadini?
Vediamo di finirla con queste storie. La voce dei cittadini ha un solo modo di esprimersi in un Paese democratico: attraverso libere elezioni.
Camilleri non legge ovviamente il mio blog. Ma mi piacerebbe che mi spiegasse meglio quella sua frase, poiché essa potrebbe essere offensiva nei confronti di tutti quei cittadini (si riducono sempre di più ad ogni tornata elettorale) che credono ancora che l’esercizio del voto sia un loro diritto, fondamentale per la vita democratica di uno Stato, e che la loro volontà sia testimoniata soltanto dal loro voto, liberamente e direttamente espresso, come vuole la Costituzione.
[…]
 
 

Aprileonline, 20.9.2009
Sangue dal Naso
Teatro. Una pièce di teatro civile sul G8 di Genova andata in scena lo scorso 18 settembre a Frascati, in occasione della manifestazione Frammenti, dalla compagnia Teatro delle condizioni avverse, il testo di e con Andrea Maurizi getta luce sui tragici fatti, ricostruendo quanto accaduto a Bolzaneto e nella Scuola Diaz

[...]
Si fa mirabilmente pirotecnico, quando inscena il dialogo in dialetto tra il Commissario Montalbano (ma Andrea Camilleri inizia il suo romanzo «Il giro di Boa» con i fatti di Genova) e un cinico rappresentante delle forze dell'ordine.
[...]
Massimiliano Bianconcini
 
 

Nutri-Mente, 20.9.2009
Shakespeare era siciliano?

Da questa ipotesi iniziale, già di per sé fantasiosa e affascinante, si dipana tutta un’altra storia che dà vita al nuovo libro di Domenico Seminerio “Il manoscritto di Shakespeare”, edito da Sellerio nel 2008 e presentato ieri pomeriggio alla libreria “La Cultura” di via Umberto a Catania.
[…]
Un solo elemento ce lo ha fatto collegare, per un attimo, al suo conterraneo Camilleri: hanno in comune il piacere d’inventare nuovi nomi per i luoghi geografici in cui si svolge la vicenda e, a quanto pare, Seminerio vuole, come il più illustre collega, rimanere legato, anche in questa sua più recente opera sul manoscritto di Shakespeare, all’immaginaria cittadina, da lui creata, di Castelnassa come Camilleri alla sua Vigata; ma ve ne parleremo più dettagliatamente appena avremo avuto il piacere di terminarne la lettura.
Daniela Domenica
 
 

La Sicilia, 21.9.2009
Intervista a Luisa Finocchi ideatrice della mostra "Copy in Italy. Autori italiani nel mondo dal 1945 a oggi" allestita nella Biblioteca Nazionale Braidense di Milano
E' Camilleri il più tradotto degli italiani

[...]
Molti aneddoti, oltre a gran mole di dati statistici, saggi, testimonianze di studiosi, traduttori, scrittori, grafici eccetera, si trovano nel volume "Copy in Italy. Autori italiani nel mondo dal 1945 a oggi", catalogo dell'omonima mostra in corso a Milano nella Biblioteca Nazionale Braidense (fino al 20 ottobre), che espone più di 1.500 copertine - alcune delle quali davvero speciali: [...] quella di un racconto di Montalbano in giapponese, dove il commissario siciliano in impermeabile e cappello assomiglia a Maigret... - e molto altro materiale, a prova dell'intensa attività di diffusione di libri italiani in tutto il pianeta negli ultimi sessant'anni e di quale immane lavoro ci sia dietro ogni traduzione.
[...]
Nel catalogo figurano le testimonianze di tre traduttori: una di Serge Quadruppani, tra i curatori della 'Série Noire' di Gallimard e traduttore di Camilleri; una di Moshe Kahn che oltre a Camilleri ha tradotto in tedesco Malerba ed Eco e sta traducendo 'Horcynus Orca" di Stefano D'Arrigo, impresa quasi folle; e una di Elena Kostioukovitch che ha tradotto in russo 'Il nome della rosa' di Eco. Alcuni di questi parteciperanno, insieme ad altri traduttori di Camilleri come Barbro Andersson e Stephen Sartarelli, al convegno da noi organizzato per l'8 ottobre alla Triennale di Milano su Camilleri, oggi il nostro autore più tradotto nonostante la difficoltà linguistica."
[...]
- Regine della mostra sono le copertine. Quali osservazioni avete tratto dal loro studio?
"[...] Confrontando diverse traduzioni di un volume, Baule ha verificato come prevalga talora la parte puramente tipografica, mentre in altri un aspetto più iconografico, e in altri ancora lo 'stile' usuale dell'editore [...] e altri in cui uno stesso oggetto - per esempio il telefono e il violino nelle copertine della 'Concessione del telefono' e della 'Voce del violino" di Camilleri - appare declinato in tante modalità diverse."
[...]
Maria Pia Forte
 
 

Il Tirreno, 21.9.2009
Ironia, dialetto e arguti vecchietti. I noir di Malvaldi

È giovane, simpatico, sorridente, abita a Pisa ed ha portato la toscanità sagace della sua città nell’immaginario di migliaia di lettori nel nostro paese.  Marco Malvaldi infatti con i suoi due libri “La briscola in cinque” e “Il gioco delle tre carte”, entrambi pubblicati da Sellerio, ha fatto conoscere al grande pubblico un pull di personaggi indimenticabili.
[...]
Secondo lei quali sono gli aspetti dei suoi libri che hanno convinto i lettori?
«I personaggi, senza dubbio, l’umorismo: pensi che ridevo io per primo a leggere quello che avevo scritto. Il dialetto è sicuramente un valore aggiunto, ma ho anche avuto la fortuna di aver avuto un battistrada come Camilleri, che ha sdoganato questo genere di scrittura nella narrativa contemporanea, altrimenti non so come sarebbe andata. Per questa ragione, penso che un ingrediente indispensabile del successo sia stato l’aver pubblicato per Sellerio. È una casa che non pubblica un gran numero di libri, ma con molta selettività, e raramente dà delle fregature al lettore».
Elena Torre
 
 

Carmilla, 22.9.2009
Dal G8 di Genova alla sconfitta dell'intellettuale
Il New Italian Epic fra generi tradizionali e nuove forme di comunicazione

[...]
Wu Ming 1 cita fra i romanzi NIE anche "La presa di Macallè" di Andrea Camilleri. In effetti il punto di vista paradossale di un bambino assolutamente innocente che commette azioni sempre più mostruose perché mal guidato da un’ideologia distorta e contraddittoria, costringe il lettore a sganciare la propria interpretazione del mondo nel quale il bambino si muove (la Sicilia fascista) da quella del piccolo protagonista e a subentrargli in un giudizio che finisce però per curvarsi sul mondo del lettore e sulla capacità di giudizio del lettore stesso.
[...]
Un’analisi dei romanzi di Camilleri con protagonista Salvo Montalbano portano a conclusioni simili: se "Il cane di terracotta" (1996) è un romanzo che con il suo intreccio stratificato e intrinsecamente contraddittorio cerca di rappresentare la complessità del reale (ovvero della storia siciliana) quasi a prescindere dalla figura del commissario protagonista, e se le prime indagini di Montalbano si confrontano con la complessità della realtà socio-politica italiana, i romanzi seguiti al "Giro di boa" hanno al centro il mero delitto passionale, o comunque di natura antropologica, e non sociale. I cosiddetti romanzi storici e civili di Camilleri si fanno carico, soprattutto dopo il 2001, della passione civile dell’autore.
[...]
Questi e altri autori hanno progressivamente normalizzato i propri cicli di romanzi di genere, affidando i messaggi più complessi a romanzi non di genere (Camilleri) o dichiaratamente NIE (Evangelisti).
[...]
Lorenzo Amato (Dottore di ricerca in Civiltà dell’Umanesimo e del Rinascimento, studioso di letteratura finlandese e filologia ugro-finnica, è attualmente Visiting professor di letteratura italiana all'Università di Jyvaskyla, Finlandia.)
 
 

La Sicilia, 22.9.2009
Teatro Stabile. Il cartellone 2009-2010 articolato in una serie di «gallerie» tematiche
Pirandello ma anche Cappellani

Catania. Il Teatro Stabile di Catania riapre i battenti dopo la pausa estiva. E dopo il Premio ETI Olimpici del Teatro conseguito per «Pipino il Breve» e «Il birraio di Preston», ha in serbo novità per il pubblico.
[...]
Fuori abbonamento due produzioni di culto del TSC, ossia Pipino il Breve, commedia con musiche di Tony Cucchiara, regia Giuseppe Di Martino ripresa da Dipasquale; con Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, Anna Malvica, Ilaria Spada, Mirko Petrini; e La concessione del telefono dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri, ridotto per le scene dall'autore insieme a Giuseppe Dipasquale, per la regia di quest'ultimo; con Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, Marcello Perracchio e Gian Paolo Poddighe, Angelo Tosto, Alessandra Costanzo, Mimmo Mignemi.
 
 

Savona news, 22.9.2009
Savona: stagione teatrale Chiabrera, tutto il programma

La stagione artistica presentata stamane nel foyer del teatro Chiabrera si compone di cinque rassegne per complessive 77 rappresentazioni con la consueta ricchezza di grandi interpreti e importanti allestimenti.
[...]
PROSA
9 titoli per 27 rappresentazioni più 3 titoli per 6 rappresentazioni mattutine per le scuole superiori.
Come sempre un ragionato bilanciamento tra autori contemporanei: Andrea Camilleri, [...].
[...]
10-11-12 Dicembre, ore 21 TEATRO STABILE DI CATANIA “Il birraio di Preston” dal romanzo di Andrea Camilleri, riduzione e adattamento teatrale di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale, con Pino Micol, Giulio Brogi, Mariella Lo Giudice, Gian Paolo Poddighe, regia di Giuseppe Dipasquale
 
 

viaEmilianet, 22.9.2009
La stagione dell'Asioli tra Shakespeare e Dario Fo
Si comincia il 16 ottobre e si finisce nel marzo del 2010: oltre venti gli appuntamenti di prosa, commedia e satira in programma al teatro di Correggio.

[…]
Ispirato a Pirandello, ma scritto da Andrea Camilleri e diretto da un quartetto tutto al femminile, è invece 'Festa di famiglia', che il 9 e 10 dicembre ci racconterà dinamiche, angherie e soprusi dell'universo familiare.
[..]
 
 

Carta, 23.9.2009
C-day. Aderiscono Camilleri, Celestini, Ovadia, Rovelli, Carlotto, De Luca

Al momento sono 70 le città che hanno deciso di ospitare eventi per il Clandestino day e circa 400 le adesioni di organizzazioni sociali. La proposta di Carta – lanciata soltanto un mese fa – è diventata un’interessante e creativa prova per una disobbedienza antirazzista di massa. Hanno anche aderito in diverso modo, tra gli altri, Andrea Camilleri, Ascanio Celestini, Moni Ovadia, Marco Rovelli, Massimo Carlotto ed Erri De Luca.
L’elenco dei luoghi e degli eventi è su clandestino.carta.org
Di seguito gli interventi di Erri De Luca, Massimo Carlotto e Andrea Camilleri che hanno risposto alla proposta del Clandestino day promossa a Napoli da alcuni operatori sociali disobbedienti. Ascanio Celestini sarà invece all’evento organizzato a Viterbo, Moni Ovadia a uno tra quelli di Roma, Marco Rovelli a Carrara [il 24] e a Milano [il 25].
[…]
La vita e, di conseguenza, la morte, non hanno cittadinanza né territorialità.
Aiutare chi ha bisogno è un atto di generosità e un principio etico che si appella alle nostre radici, oltre che al semplice buon senso.
Quel buon senso che manifestano e sbandierano, nel coraggio dell’autodenuncia preventiva, gli operatori e le operatrici della cooperativa Dedalus. I quali scelgono – coraggiosamente e nel rispetto dei dettami costituzionali – di proseguire la loto attività di tutela e promozione dei diritti fondamentali dei migranti senza discriminanti tra chi ha un permesso di soggiorno e chi ne è privo.
Perché per quanto possa suonare strambo a qualcuno oggi in Italia, sono gli uomini a fare i documenti e non i documenti a fare gli uomini.
Andrea Camilleri
[…]
 
 

La poesia e lo spirito, 23.9.2009
La componenda

Benché il personaggio del commissario Montalbano non mi abbia mai  appassionato più di tanto, ho sempre apprezzato il Maestro siciliano che l’ha inventato. So che lui sa che cos’è la letteratura, altro che, se lo sa; molti suoi libri ce lo dimostrano. So anche che egli è in possesso, come pochi, di quelle doti rabdomantiche dello scrittore che sa farsi leggere. Stendhal nel suo brogliaccio autobiografico del Broulard tracciava con una punta  di china la “route de l’art de se faire lire” accanto alla “route de la folie”: perché, in effetti, è da matti scrivere credendo di sapere, o anche solo desiderare, farsi leggere. Camilleri è un matto di questo tipo, un matto cui è riuscito di congiungere  le due vie stendhaliane. E visto il successo che ha avuto il suo leggibilissimo Montalbano (che sub specie televisiva segue tranquillamente, senza turbare nessuno, lo stupefacente TG1 minzoliniano, zeppo  di stratosferica componenda), qualche volta si è lamentato del successo (o della “folle” leggibilità?) di Montalbano, ricordando che lui è anche uno scrittore impegnato, non solo uno scrittore gastronomico: è dopotutto o soprattutto lo scrittore de La bolla di componenda!
Ho  dovuto riprendere di corsa dal mio scaffale La bolla di componenda,  il mio primo libro di Camilleri,  letto nel 1997 nella collana blu “La memoria” di Sellerio (ma la prima edizione apparve nel 1993 nei “Quaderni della Biblioteca siciliana di storia e letteratura”) sotto le suggestioni di un articolo di Giorgio Bocca  proprio sulla …  componenda tra Carabinieri e mafia, uscito su “L’Espresso” in pieno ferragosto di quest’anno (2009) e seguìto di lì a qualche giorno  da una lettera risentita del Comando Generale dei Carabinieri al settimanale, che ogni componenda rifiuta  indignato, ma anche da una dichiarazione spettacolare di Berlusconi (non esplicitamente connessa con quanto sopra e tuttavia contestuale in modo stupefacente) che annunciava, sotto la canicola tunisina, nientemeno che: «Io vorrei passare alla storia  come il presidente del Consiglio che ha sconfitto la mafia».Una dichiarazione temeraria, sconvolgente, forse un’ulteriore  prova che quando Sirio si arrota (come ricordava Giovenale) se rende lascive le donne, certamente non lascia indenne la capa dei nostri governanti. E la componenda?, mi sono chiesto… Già, la componenda. Forse, mi sono detto, è sfuggito a tutti che nell’annuncio di Berlusconi c’era  l’impegno, storico, storicissimo,  della fine di ogni componenda tra stato (e governi) e la mafia…. Ma no, non c’era; sono andato a rileggere  la sua dichiarazione tunisina: non c’era. Forse perché Berlusconi, a differenza di Camilleri, non crede che ci sia mai stata questa componenda, figurarsi la bolla di componenda… Eppure, quello della lotta senza quartiere alla mafia   dovrebbe essere l’impegno primo e quotidiano di qualsiasi capo di Governo italiano. E   certamente così non è mai stato proprio per via di una …  componenda ormai secolare. Ma adesso che finalmente abbiamo un Capo di Governo, che contro ogni componenda, o forse a dispetto di ogni componenda, intende lottare e distruggere la Piovra, perché, mi sono chiesto, la notizia non è uscita su tutti i giornali del mondo col dovuto clamore?  Forse perché i giornali sono scettici come noi, forse perché i giornali sanno che fino a quando c’è di mezzo la componenda…
Ma cosa aveva scritto Giorgio Bocca nel suo articolo del 13 agosto sull’Espresso? Ricordava semplicemente ai connazionali  «che il problema numero uno della nazione non è il conflitto fra il legale e l’illegale, fra guardie e ladri, fra capi bastone e le loro vittime inermi, ma il loro indissolubile patto di coesistenza. L’essere la mafia la mazza ferrata, la violenza che regola economia e rapporti sociali in province dove la legge è priva di forza o di consenso», e aggiungeva: «Se ci sono due scrittori italiani e siciliani che hanno larga e meritata popolarità nel paese essi sono Giuseppe Tomasi di Lampedusa autore del “Gattopardo” e Andrea Camilleri i cui libri sono in testa alle vendite, salvo il libro migliore, uno dei primi edito da Sellerio in cui spiegava per filo e per segno i compromessi fra mafia e Stato su cui si fonda l’unità d’Italia» (corsivo mio). Bocca chiudeva l’articolo  rammentando «che i carabinieri “nei secoli fedeli” si attennero nelle operazioni di mafia ad attenzioni speciali, clamorosa quanto rimasta senza spiegazioni credibili la mancata perquisizione nella villetta in cui Riina aveva abitato e guidato per anni la “onorata società”».
Bocca non cita espressamente  La bolla di componenda come si vede, ma non possiamo sbagliare, il libro non può essere che questo.
L’argomento del nostro libro è proprio la “bolla di componenda”, ossia un documento scritto, non dunque un tacito accordo, mai ritrovato peraltro  (un singolare “tariffario” che precede e preannuncia le indulgenze contro cui si scagliò Lutero), risalente al Medio Evo,  il cui acquisto comportava la remissione parziale o totale dei peccati, tranne l’assassinio  che non era contemplato fra le componende. Ma al di là della caccia, anche narrativa, di questa fantomatica  “bolla”,  il libretto, che pure in superficie  è un’inchiesta – come quelle condotte  da Sciascia, ossia con personaggi di carta, stramorti, e resuscitati con l’aiuto di ricerche d’ archivio-, in profondità è invero una meditazione su un tratto della nostra  storia nazionale, forse sulla nostra identità italiana  (o semplicemente siciliana, a condizione che si considerino i siciliani nient’altro che degli italiani esagerati).
La storia  del compromesso, del tacito accordo tra il potere dello Stato e quello della mafia, si intreccia, nel libro, con la storia della “bolla” vera e propria  e segna un pendant tra la storia siciliana e l’ ethos pubblico siciliano (e nazionale).   Componenda, infatti, come recita Il dizionario storico della mafia di Gino Pallotta, citato da Camilleri nel libro, è anche una « forma di compromesso, transazione, accordo fra amici. Veniva stipulata tra il capitano della polizia e i malviventi o i loro complici in una data età storica della Sicilia. Grazie alla componenda, il danneggiato poteva rientrare in possesso di una parte di ciò che glie era stato sottratto; in cambio ritirava ogni denuncia».
Ecco che Camilleri stabilisce sottotraccia, nel proliferare delle tante storie che inanella nella sua narrazione, una connessione  che non sappiamo definire altrimenti che antropologico-culturale, con  l’inclinazione  tutta siciliana (e nazionale) di origine cattolica secondo lui,  certamente di un cattolicesimo corrivo, non di alto lignaggio teologico è vero, ma popolare e ancora in mezzo a noi, di “comporre”, di aggiustare le forze del male con quelle del bene. La   storia del bandito Giuliano – secondo Camilleri una “gigantesca componenda” sbirresca tra la mafia, Pisciotta e Scelba (l’allora Ministro dell’Interno)- è una fra le tante, e ad  essa Bocca sicuramente faceva riferimento nel lodare Camilleri.
Che la “bolla di componenda” non si trovi, infine, non è che il “come volevasi dimostrare” dei teoremi; la bolla non esiste, non è un documento scritto, è qualcosa di più ahimè: una ferra legge operante nel  nostro vivere associati. La componenda è in mezzo a noi, è nel nostro spirito sia privato che pubblico. È insomma un “pensiero debole” (rubo la formula a Vattimo, piegandola alle mie necessità) disposto a indulgere, transigere, e perdonare soprattutto i Caino e punire gli Abele (che in fondo “se la sono cercata”), che dà per scontata la potenza del male e la sua irredimibilità, e che trova saggiamente, realisticamente e filosoficamente con esso un accordo  che lasci alfine tutti tranquilli, da qui all’eternità.
alfiosquillaci
 
 

Fondazione Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, 23.9.2009
Arriva la stagione teatrale 2009/2010

La Fondazione Cantiere Internazionale d'Arte ottiene l'organizzazione della Stagione Teatrale 2009/10. Il Teatro Poliziano ospiterà 7 spettacoli articolati tra prosa, teatro musicale e teatro per ragazzi. Ecco i titoli in programma.
[…]
Giovedì 7 gennaio [Prosa]
IL BIRRAIO DI PRESTON
(di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale, con Pino Micol e Giulio Brogi)
[…]
Per informazioni TEATRO POLIZIANO - Via del Teatro, 6 - Tel. 0578 757089 – www.fondazionecantiere.it
 
 

La Repubblica (ed. di Bologna), 23.9.2009
Teatro Duse. Da Gabriele Lavia a Marco Paolini ecco un cartellone che piace a tutti

Ventuno spettacoli, anche se messi insieme «un po' in ritardo», confessa Giuseppe Ferrazza, presidente dell' Eti alla presentazione del cartellone 2009-2010 del Teatro Duse.
[...]
Tra i classici, invece, c' è meno Pirandello (ma da segnalare il 6 novembre «Festa di famiglia» con l'adattamento drammaturgico di Camilleri).
[...]
Francesca Parisini
 
 

RomagnaOggi.it, 23.9.2009
Rimini, il calendario della stagione teatrale

Rimini - 33 spettacoli tra prosa, balletto, spettacoli comici e operetta compongono la stagione teatrale riminese 2009/2010 come sempre ospitata negli spazi del Teatro Ermete Novelli (via Cappellini, 3) e del Teatro degli Atti (via Cairli, 40).
Al Teatro Ermete Novelli [...] "Il birraio di Preston" dal romanzo di Andrea Camilleri si "sposta" sul palcoscenico riminese dal 21 al 23 gennaio 2010, in un adattamento curato dallo stesso scrittore assieme al regista Guseppe Di Pasquale: Pino Micol è il protagonista della "pièce" imperniata su una curiosa diatriba culturale-politica in quel di Caltanisetta, il tutto nel linguaggio popolare e sanguigno che da sempre anima gli scritti del creatore del commissario Montalbano.
[...]
Per informazioni: Istituzione Musica Teatro Eventi tel. 0541/704292 - 704293 www.teatroermetenovelli.it
 
 

Alto Adige, 23.9.2009
Bonacelli e Gleijeses tornano al Puccini fra classici e novità
La stagione curata dal Teatro Stabile di Bolzano al Teatro Puccini di Merano. Ecco il cartellone.
[...]
IL BIRRAIO DI PRESTON di Andrea Camilleri regia Giuseppe Dipasquale, con Pino Micol, Giulio Brogi, M. Lo Giudice (Teatro Puccini) martedì 9 marzo.
[...]
Ed ecco il cartellone del TSB di Bressanone, Brunico e Vipiteno
Ed ecco il cartellone di Bressanone, Brunico e Vipiteno curato dal Teatro Stabile di Bolzano
[...]
IL BIRRAIO DI PRESTON di Andrea Camilleri, regia Giuseppe Dipasquale con Pino Micol, Giulio Brogi, Mariella Lo Giudice Bressanone (Forum) mercoledì 10 marzo.
[...]
INFO: Teatro Stabile Bolzano 0471 301566
E GB Shaw alzerà il sipario
Ecco il cartellone della Grande Prosa al Teatro Comunale di Bolzano.
[...]
IL BIRRAIO DI PRESTON di Andrea Camilleri regia Giuseppe Dipasquale con Pino Micol, Giulio Brogi, Mariella Lo Giudice Sala Grande dall’11 al 14 marzo.
[...]
INFO: 0471 301566 www.teatro-bolzano.it
 
 

Arcoiris.tv, 23.9.2009
Generazione SMS – Commissario Montalbano, i ragazzi ammazzano l’Italiano o inventano una nuova lingua?
Azzurra Carpo
 
 

Fidest, 24.9.2009
Festa di Famiglia

Roma 28 settembre ore 12.00 Teatro India (Lungotevere Gassman 1, Roma) conferenza stampa di presentazione dello spettacolo che debutterà in prima nazionale assoluta il 5 ottobre 2009 al Teatro India. Testo e regia Mandracchia, Reale, Toffolatti, Torres, collaborazione alla drammaturgia Andrea Camilleri  da Luigi Pirandello  per un progetto di Mitipretese. Produzione Teatro di Roma, Mercadante Teatro Stabile di Napoli, Artisti Riuniti. Saranno presenti: Andrea Camilleri e l’intero cast dello spettacolo. Camilleri e Pirandello? Due autori che hanno in comune non solo la loro sicilianità ma il gusto teatrale del racconto ad effetto, dalla voglia di appassionare il pubblico con un pizzico di ironia e di gusto della parola.
 
 

Booksblog.it, 24.9.2009
Camilleri al Teatro India

Per gli appassionati dello scrittore siciliano lunedì 28 settembre alle 12 c’è un appuntamento da non perdere. Andrea Camilleri sarà infatti presente al Teatro India, a Roma, per la conferenza stampa dello spettacolo teatrale "Festa di famiglia", insieme a tutto il cast. Lo spettacolo nasce da una collaborazione tra gli autori della pièce (Mandracchia, Reale, Toffolatti e Torres) e il celebre narratore di gialli.
Il testo prende il via da suggestioni pirandelliane ed “è una riflessione sulle dinamiche violente all’interno del nucleo familiare.” Dicono gli autori: “Il tema è drammatico e la storia che raccontiamo lascia pochi spiragli alla speranza; la sfida che ci proponiamo è quella di riuscire a raccontarne anche il lato tragicomico, di riuscire a vedere ciò che di grottesco e ridicolo si cela dietro le umane miserie.”
È proprio per la nota passione di Camilleri nei confronti del drammaturgo suo conterraneo che Mitipretese, l’associazione che ha curato il progetto, ha pensato di coinvolgerlo. Una prova della sua ammirazione Camilleri l’aveva già data, oltre che nelle citazioni presenti in molti suoi libri, scrivendo "Biografia del figlio cambiato", una ricostruzione letteraria della vita di Pirandello e, in particolare, del difficile rapporto tra il giovane Luigi e il padre Stefano. La prima nazionale di "Festa di famiglia" si svolgerà il 5 ottobre alle 21 al Teatro India.
Lara
 
 

La Repubblica (ed. di Firenze), 24.9.2009
"La mia musica per Montalbano? Ruffiana e per nulla siciliana"

L'autore delle musiche per il commissario Montalbano televisivo è lui, Franco Piersanti. Romano, 59 anni, tre David di Donatello per le colonne sonore del Caimano di Nanni Moretti, Il ladro di bambini e Lamerica di Gianni Amelio. Oltre alle musiche per Olmi, Faenza, Lizzani, Calopresti, Marco Risi, Marcucci, Cecchi, Squarzina nella prosa e per la leggendaria compagnia di danza di Martha Graham. Domani lo si può ascoltare al Verdi sul podio dell' Ort per «Teatri Aperti» - ore 21, 7 euro con Teatricard fino a esaurimento dei posti; 055/2340710. Dirige una favola per attore e orchestra scritta, guarda caso, da Andrea Camilleri: Magaria, storia di una bimba che grazie ad alcune parole magiche può sparire e ricomparire a suo piacimento. L'ha musicata il siciliano Marco Betta nel 2001. A recitarla c'è Francesco Paolantoni. Dopodiché Piersanti presenta in prima assoluta una suite cucita con i più bei motivi del Commissario Montalbano. Successo tv di cui tutti sanno, merito anche delle musiche. E pensare che, se non fosse stato per l'amico Moretti che nel 1976 gli ha commissionato quelle per Io sono un autarchico e poi per Ecce Bombo, Sogni d'oro, Bianca, al cinema Piersanti non avrebbe mai pensato. Voleva fare il compositore classico, ecco, dopo il diploma a Santa Cecilia, l'esperienza di contrabbassista nell'orchestra Rai, benché allora già fosse assistente di Nino Rota. Il che ha indirizzato il suo percorso successivo. «Moretti è in assoluto il regista più difficile da accontentare - spiega- specie agli inizi, quando l'impossibilità di avere il controllo totale su ogni fase della lavorazione di un film ne accresceva le nevrosi. Ritrovandolo nel Caimano, vent'anni dopo il nostro ultimo incontro professionale, l'ho scoperto invece più disteso». Del resto il momento dell'elaborazione della colonna sonora è notoriamente il più rilassante per i registi «che, finite ormai le riprese, ti chiedono di venir a casa tua ad ascoltare la musica, persino se tu non hai ancora scritto neanche una nota; e poi, magari, si arriva in sala di registrazione e si stupiscono che, con l'orchestra, la partitura suoni diversa che al tuo pianoforte, quindi chiedono un sacco di cambiamenti sul momento». Su Montalbano Piersanti ha prodotto partiture per 4-5 ore di durata. Pagine nate tutte, piuttosto che dalla lettura delle sceneggiature, dal confronto continuo con il regista Alberto Sironi e dalla visione del materiale girato. «Camilleri no, su questa musica così ruffiana, in certo modo spiazzante perché lontana dai luoghi comuni regionalistici, non ha messo bocca. Con lui avrei dovuto confezionare una canzone destinata a diventare la sigla d'apertura, ma le parole non gli sono venute, perciò il pezzo è rimasto soltanto strumentale».
Gregorio Moppi
 
 

Dagospia, 24.9.2009
Da Panorama in edicola domani
Traduttori a confronto: che fare col “vigatese” di Camilleri?
Camilleri in Svezia...

Come si traduce in inglese o svedese il «vigatese», ossia il linguaggio del paese siciliano immaginario nel quale Andrea Camilleri ambienta i suoi romanzi? Bella domanda, direbbero i lettori del commissario Montalbano. Che affolleranno, l'8 ottobre, il convegno internazionale «La sfida Camilleri. Come si traduce il vigatese», organizzato a Milano dalla Fondazione Mondadori.
Alcuni fra i migliori traduttori europei, lo svedese Barbro Andersson, il tedesco Moshe Kahn, il francese Serge Quadruppani, l'americano Stephen Sartarelli, racconteranno come sono riusciti a rendere nella loro lingua le espressioni dei romanzi di Montalbano.
 
 

Messaggero Veneto, 24.9.2009
E ora Montalbano sa di Zingaretti: gioco di specchi in quel di Vigata
Gocce di Sicilia di Andrea Camilleri Mondadori, 96 pagine – 9,00 euro
La danza del gabbiano di Andrea Camilleri Sellerio, 267 pagine – 13,00 euro

Lui in classifica c’è sempre. Ti cattura come il suo famoso incipit. «Montalbano sono». E Montalbano c’è, anche quando non figura nei suoi scritti. Non si è ancora spenta l’eco del successo de "La danza del gabbiano", l’ultima indagine del commissario che ha fatto la fortuna dell’editore Sellerio, che è bastato a Mondadori ripescare "Gocce di Sicilia", libro di appunti, immagini e idee di Andrea Camilleri sulla sua terra, pubblicato otto anni fa da un editore molto meno altisonante, perché il titolo scalasse le vendite. Il volume raccoglie scritti apparsi sull’Almanacco dell’Altana tra il 1995 e il 2000 ed è una “prova aperta” di Camilleri: sciorina aneddoti, disegna icone sicule di quelle che fanno molto sorridere e che spesso sono lette con superficialità e invece distillano – come gocce appunto – mistero e sapore di una terra che non è solo colore. Infatti Camilleri vi rielabora una parte de "Il corso delle cose", ragiona su quello che poi sarebbe stato "La scomparsa di Patò", e avendo l’aria di ironizzare sul carattere dei siciliani, instilla verità e denuncia: il mafioso che spiega la sua logica spietata, lo scontro politico tra comunisti e democristiani alla vigilia delle prime elezioni regionali, quando ormai l’unità di intenti tra il diavolo e l’acquasanta era nulla più che una favola e si cominciava a scrivere il paradigma del dopoguerra. Insomma Camilleri è più profondo della sua sterminata platea di lettori (o perlomeno di una consistente parte di essi) e anche quando ha l’aria di scherzare – cioè spesso – è da prendere molto sul serio. Il che non vuol dire che i suoi scritti siano sempre felici. Sellerio e Mondadori si dividono il tesoro, il primo pubblicando le storie di Montalbano, la casa di Segrate scritti e romanzi. L’ultimo Montalbano sembra quasi preso a prestito da un’idea di Cervantes ed è tra i pezzi migliori della collezione. Se infatti Don Chisciotte era conscio della sua natura di carta andando a visitare il tipografo che ne stampava le avventure, il commissario ne "La danza del gabbiano" sa e mal sopporta l’esistenza di “Zingarelli”, l’attore che lo interpreta in tivù. Sa quanto attore e autore siano legati e quasi dispotici l’uno con l’altro. Ché lo scrittore non riesce più a pensare la narrazione se non vedendo in faccia Zingaretti e scandendone l’avanzare dell’età, sa che deve tener conto delle sue esigenze e delle sue debolezze, e soprattutto sa quanto nel frattempo sia cambiata la realtà, e quanto in Sicilia si sia fatta più dura e canagliesca. Il che piacerà all’attore, ma al commissario un po’ meno. Molto meno se poi un gabbiano ferito va a morire davanti alla sua casa di Vigata, che nell’immaginario televisivo ha quella splendida terrazza sul mare che molto gli invidiamo. Ebbene è in un’alba che si consegna alla luce che il gabbiano inscena una danza macabra che per un’assurda coincidenza del destino poche ore dopo Montalbano associerà alla inquietante sparizione di Fazio, il suo uomo di fiducia, il suo braccio destro. Fortuna che stavolta Augello e Catarella sono più operativi del solito e il brigadiere meno stordito di sempre. Fazio s’è andato a infilare in una brutta storia dove mafia, traffici illeciti e biechi interessi politici si mescolano in una spirale di sangue e violenza da cui solo un colpo d’ala può permettere di uscire. Esattamente ciò che Montalbano alla fine riuscirà a fare, ma senza cancellare dai suoi occhi quello straziante del gabbiano morente. Un segno di resa? Così parrebbe, ma così non sarà.
Sergio Buonadonna
 
 

Stranizzi d'amuri, 24.9.2009
Il ladro di merendine: cartone animato interattivo in Cd-Rom dal romanzo di Andrea Camilleri
Andrea Camilleri, Im Media

L’utente si trova ad impersonare il commissario più famoso d’Italia in una delle sue più celebri avventure. Il contemporaneo ritrovamento di due cadaveri senza nessuna apparente connessione dà l’avvio a due parallele inchieste che finiranno per ricongiungersi. Questa volta si tratterà di guidare il nostro eroe tra storie di borghesi e provinciali tradimenti, loschi traffici internazionali con il coinvolgimento dei servizi, indagini accompagnate da immancabili paste con sarde e nuove insospettabili evoluzioni della relazione con Livia. Un agile dizionarietto Vigatese-Italiano “Le parole del ladro di merendine” con più di 900 termini, costituisce un indispensabile aiuto per cogliere anche le piccole sfumature della lingua di Camilleri.
 
 

Il Giornale, 24.9.2009
La linea del Pd è «vota e stai zitto» Cancellata la libertà di coscienza

[...]
Qualche tempo fa Veronesi, Camilleri, Flores D’Arcais e Rodotà hanno scritto su Micromega una lettera a Franceschini. È una sintesi del clima che si respira nel Pd. Si parla di «libertà di coscienza». E loro spiegano perché va limitata, con un sofisma: «Se venisse presentato un disegno di legge che proibisce il culto ai protestanti valdesi e obbliga gli ebrei a battezzare i propri figli sarebbe pensabile, per un partito che prenda sul serio la Costituzione, lasciare i propri parlamentari liberi di votare secondo coscienza?». Ecco. Questo è il problema del Pd. I suoi intellettuali pensano che chi dice no a eutanasia e aborto sia un talebano cattolico. E nel partito sono in tanti a pensarla così.
[...]
Vittorio Macioce
 
 

Carta, 25.9.2009
Clandestino Day. La diretta
Decine le iniziative contro le norme sull'immigrazione contenute nel cosiddetto «pacchetto sicurezza» e contro i respingimenti previste oggi in tutta Italia. Alcune sono state organizzate in serata, altre già nella mattina. Qui vi raccontiamo, in diretta, quello che sta accadendo città per città

Napoli
E’ in corso da questa mattina il presidio degli operatori sociali della cooperativa Dedalus, in piazza Trento. Il sindaco Rosa Russo Iervolino ha aderito all’iniziativa, ieri lo aveva fatto il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino. Sono presenti un centinaio di operatori e ragazzi dei servizi d’accoglienza. Le operatrici e gli operatori della cooperativa sociale Dedalus hanno consegnato una «lettera aperta» al sindaco di Napoli, al presidente della Regione e al prefetto per comunicare loro in modo pubblico che, «nella gestione dei diversi servizi, a partire dal doveroso e convinto rispetto dei principi costituzionali, proseguiranno nelle attività di tutela e promozione dei diritti delle persone migranti senza operare nessuna distinzione tra chi è in possesso del permesso di soggiorno e chi viceversa ne è privo».
«Siamo convinti che se davvero vogliamo garantire agli immigrati reali possibilità di emancipazione – dice Elena de Filippo, presidente della cooperativa – non possiamo più limitarci alla sola gestione dei servizi. Per noi è altrettanto doveroso e indispensabile far capire che con la cattiveria e il razzismo non si va da nessuna parte, si producono solo conflitto e insicurezza. Non possiamo accettare e sottostare a norme che trasformano una semplice condizione umana in reato». Alla conferenza stampa partecipano Alex Zanotelli [missionario comboniano] e molti altri. Sono stati letti i messaggi di Andrea Camilleri, Erri de Luca e Massimo Carlotto.
[…]
 
 

Orchestra della Toscana, 25.9.2009
TEATRI APERTI. Firenze, Teatro Verdi ore 21.00
Magaria e il Commissario Montalbano
di Andrea Camilleri
musiche di Marco Betta e di Franco Piersanti
voce recitante FRANCESCO PAOLANTONI
direttore FRANCO PIERSANTI
ingresso libero fino ad esaurimento di posti
 
 

Il Venerdì, 25.9.2009
Beni gutturali
La Babele italiana che fa parlare il cuore
Lo scrittore che, tra siciliano e lingua nazionale, ha creato un nuovo lessico, spiega qual è, secondo lui, la relazione intima tra sentimenti e dialetto: una parlata dell'anima che non contraddice la necesità di un codice condiviso
Andrea Camilleri
[Ripubblicato un brano da Cos'è un italiano, Limes, 24.2.2009]
 
 

Il Venerdì, 25.9.2009
Teatro. Con «Repubblica» e «l'Espresso», le opere teatrali di De Filippo andate in TV grazie a un giovane dirigente Rai
Quelle grandi commedie di Eduardo sullo schermo per merito di Camilleri

I retroscena di come sono nate le prime registrazioni Rai delle commedie di Eduardo De Filippo li ha rivelati, molti anni dopo, Andrea Camilleri. Fu lui, giovane dirigente di Viale Mazzini con una grande preparazione teatrale, a essere incaricato negli anni Sessanta dal direttore generale Ettore Bernabei perché trattasse direttamente con il maestro napoletano e gli strappasse un sì. E Camilleri, che di Eduardo conosceva addirittura a memoria alcuni lavori, ci riuscì. L'ultimo scoglio fu però far accettare al drammaturgo le modifiche ai testi imposte dalla censura. L'accordo, dettato da De Filippo, non ammetteva deroghe: lui avrebbe ascoltato le obiezioni e cambiato alcune battute, ma quelle che avrebbe considerato intoccabili non dovevano essere né riscritte né tagliate. Così si fece, e grazie a Camilleri e a quell'accordo, oggi nelle teche Rai sono conservate le registrazioni di opere che vedono Eduardo, oltre che come autore, anche come attore e regista. Da mercoledì 30 settembre, per ventitré settimane, con Repubblica o L'espresso, Le commedie di Eduardo tornano in edicola a 8,90 euro, oltre al prezzo dei giornali. Si inizia con Natale in casa Cupiello e si continua con Napoli milionaria, Filumena Marturano, Questi fantasmi, Le voci di dentro, Uomo e galantuomo e si continua con molto altro ancora.
[…]
Marco Romani
 
 

La mia biblioteca, 25.9.2009
La bolla di componenda

Benché il personaggio del commissario Montalbano non mi abbia mai appassionato più di tanto, ho sempre apprezzato il Maestro siciliano che l’ha inventato. So che lui sa che cos’è la letteratura, altro che, se lo sa; molti suoi libri ce lo dimostrano. So anche che egli è in possesso, come pochi, di quelle doti rabdomantiche dello scrittore che sa farsi leggere. Stendhal nel suo brogliaccio autobiografico del Broulard tracciava con una punta di china la “route de l’art de se faire lire” accanto alla “route de la folie”: perché, in effetti, è da matti scrivere credendo di sapere, o anche solo desiderare, farsi leggere. Camilleri è un matto di questo tipo, un matto cui è riuscito di congiungere le due vie stendhaliane. E visto il successo che ha avuto il suo leggibilissimo Montalbano (che sub specie televisiva segue tranquillamente, senza turbare nessuno, lo stupefacente TG1 minzoliniano, zeppo di stratosferica componenda), qualche volta si è lamentato del successo (o della “folle” leggibilità?) di Montalbano, ricordando che lui è anche uno scrittore impegnato, non solo uno scrittore gastronomico: è dopotutto o soprattutto lo scrittore de La bolla di componenda!
mirea1954
 
 

DireFareScrivere, 9.2009
Una guida (s)pratica per aspiranti scrittori
Da Nutrimenti, tutto ciò (o quasi) che c’è da sapere sull’editoria

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A.A.A. editori cercansi
Due giornalisti dell’Ansa, Emanuela De Crescenzo e Francesco De Filippo, hanno deciso di dare alle stampe un manualetto, Pubblicate esordienti? (Nutrimenti, pp. 84, € 7,00), che faccia da guida a chi ha scritto un romanzo, ha composto un saggio, ha cesellato rime, a chi, insomma, abbia un dattiloscritto e voglia pubblicarlo.
[...]
I consigli del maestro
I due autori hanno ben pensato di presentare all’aspirante scrittore anche il punto di vista di un letterato “navigato”, Andrea Camilleri, che – udite, udite – aspettò pazientemente dieci anni prima che il suo romanzo Il corso delle cose venisse pubblicato. E “portare pazienza” è il primo consiglio che Camilleri affida a chi voglia realizzare il sogno di una pubblicazione. Non avere fretta di conoscere l’esito della lettura e non scoraggiarsi davanti agli ostacoli da superare. Aggiunge poi un elemento per la verità poco tecnico e poco consolante: anche per riuscire a pubblicare un libro occorre, a volte, avere il cosiddetto “colpo di fortuna”. Lui stesso non vi sarebbe riuscito senza due determinanti casi fortunosi. Il secondo consiglio che il famoso romanziere dà è di essere severi con se stessi e con la propria “creatura”. Visto e considerato l’alto numero di inediti in circolazione c’è bisogno di molta autocritica per ottenere davvero un buon risultato.
Un aiuto all’autore che voglia “investire” sulle proprie opere potrebbe venire anche dalle agenzie letterarie. La guida non ne parla, ma a volte l’agenzia riesce a fare un ottimo lavoro di cerniera tra chi scrive e chi pubblica i libri. Perdonateci questa osservazione in odore di “conflitto di interessi”, ma riteniamo giusto che l’autore conosca tutti i mezzi a sua disposizione per riuscire ad emergere.
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Elisa Calabrò
 
 

l'Unità, 27.9.2009
Quattro donne (e un Camilleri) contro gli abusi
Dietro le quinte. Alle prove di «Festa di famiglia», lo spettacolo teatrale scritto da Mitipretese con la collaborazione dello scrittore siciliano: cuore dell’indagine è la figura femminile colta nel torbido delle dinamiche familiari
L’allestimento. Ricorda «Festen» di Vinterberg: la tragedia è sempre sfiorata

Tra vecchie ciminiere in disuso e il profilo imponente del gasometro, fanno capolino gli ex stabilimenti Miralanza del Teatro India. Da giorni qui si prova “Festa di famiglia”, un’opera scritta da quattro attrici-registe-drammaturghe, ovvero: «Mitipretese» (Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti, Mariàngeles Torres) insieme ad Andrea Camilleri. Il nome della compagnia è un omaggio alla donna che muore tragicamente in “Roma, ore 11”, un’inchiesta di Elio Petri (poi film di De Santis) già messa in scena dal quartetto. Lì, un fatto di cronaca avvenuto a Roma nel 1951 aveva fornito lo spunto per un’analisi su donne e lavoro nel clima del boom: all’inserzione per un posto di dattilografa, di «miti pretese» appunto, si presenta una folla di signore d’ogni età ed estrazione sociale, ma la scala del condominio dove sono accalcate in attesa del colloquio non tiene il peso, ed è il disastro.
Anche stavolta il cuore dell’indagine è la figura femminile, colta però nel torbido delle dinamiche familiari. Il pretesto è infatti il sessantesimo compleanno di una madre, Ignazia, festeggiata dalle sue tre figlie, Mommina, Donata, Frida, e da Leone e Rico, i mariti delle figlie. Un copione assai bizzarro, perché va detto subito che nessuna battuta - o meglio: quasi nessuna - è stata inventata. Le autrici hanno infatti campionato sette opere di Pirandello (Questa sera si recita a soggetto, Sei personaggi, L’amica delle mogli, Enrico IV, L’uomo, la bestia e la virtù, La vita che ti diedi e Trovarsi), hanno sdoppiato e cambiato genere ai personaggi, moltiplicando così l’universo, già deflagrante, del gioco pirandelliano d’identità. C’è la molestia sessuale del padre verso la figliastra dei “Sei personaggi in cerca d’autore”, il marito segregatore di “Questa sera si recita a soggetto”, il manipolatore di personalità de “L’amica delle mogli”. E c’è, soprattutto, lo zampino del maestro d’ironia Camilleri, che con un blob d’autore ha sfilato dalla bocca di Pirandello frasi che, forse, il premio Nobel non avrebbe mai voluto sentir pronunciare, visti i suoi rapporti con la moglie Antonietta, rinchiusa in manicomio, e della figlia Lietta, che tenta il suicidio.
Ma questi scarni ragguagli non rendono merito all’opera che andrà in scena il 5 ottobre, e non solo per la bella energia degli attori (oltre al poker di Mitipretese, vanno ricordati Fabio Cocifoglia, Anna Gualdo e Diego Ribon). La vera forza dell’allestimento, che un po’ ricorda Festen di Vinterberg (riunione di famiglia per il sessantesimo compleanno del patriarca, con tre fratelli diversamente rovinati dal padre), è nel tira e molla che di volta in volta vanifica l’esplosione di una vera tragedia. Continuamente stuzzicata, la violenza s’accende, poi viene subito ringhiottita nel vortice del grottesco familiare, con rapporti che si spezzano e si ricompongono come bolle velenose di mercurio. E quindi, dopo che Frida confessa le molestie subìte dal padre, si procede al brindisi, poi si canta, quindi si litiga di nuovo, poi s’intona un’aria d’operetta, si guardano vecchie foto e ci si azzuffa ancora, finché la conversazione a tavola non scivola su argomenti che mettono d’accordo tutti: ah gli zingari, quelli sanno solo rubare, hanno il furto nel sangue.
COME BULLONI SPANATI
A turno, come bulloni spanati, le tre figlie ruotano intorno al perno instabile della madre Ignazia, una specie di buco nero che le risucchia e le risputa, che fa il bello e il cattivo tempo, ora dispotica ape regina, ora fragile e piagnucolosa. La donna ci tiene a sottolineare che non ha badato a spese per farle studiare, ma non perde occasione per rimbeccarle: tu dovresti fare dei figli, tu invece dovresti vestirti meglio, sembri una vecchia. E al centro della scena, tira giù la maglietta e strizza il seno alla figlia per farle capire cosa intende.
Se le feste di famiglia sono ordigni a orologeria, le donne hanno sempre l’accendino pronto sulla miccia, salvo poi ricomporsi e affrettarsi a fare pace col mondo. In questo, “Festa di famiglia” è uno specchio fedele di quel blob esistenziale che le donne mettono in scena ogni giorno, con spezzoni indigesti di passato e fotogrammi di un futuro sempre fuori fuoco. Tra il richiamo all’ordine delle questioni private e le ragioni, spesso abbandonate, di un lavoro degno di questo nome. Sulla pelle delle donne, ieri come oggi, pubblico e privato si sfidano e si danno battaglia, alla ricerca disperata di un equilibrio. C’è chi dice che da questo rapporto si può misurare la civiltà e la salute di un Paese. In Italia, per esempio, pare che l’ufficio di collocamento del casting sia il luogo più sicuro al quale affidare le grandi speranze di diventare finalmente qualcuno, e magari essere chiamate per una comparsata in Parlamento. E dunque basta con queste femministe che ti buttano giù il morale con la solita solfa: e l’immagine degradata della donna in tv, e siamo penultimi in Europa quanto a occupazione femminile, e i contratti atipici non tutelano la gravidanza… Le più furbe l’hanno già capito: da forza-lavoro, i figli sono diventati beni di lusso. Bisognerebbe assicurarli contro «furto e incendio». E così, con la nuova religione della famiglia, il culto del privato avanza. Attente, donne: il nemico è là fuori, inguattato nel buio oltre la siepe, è lo straniero con lo sguardo torvo, quell’ombra che ti segue la sera, la zingara che ti strappa il bambino dalla culla. Intanto, per la crisi autunno-inverno pare si porti bene la nuance «donna che sa stare al suo posto»: sempre volenterosa e di miti pretese.
Sara Ventroni
 
 

Padova News, 27.9.2009
Malaussene!, riprendono i reading a Montegrotto

"Lampi di libri: pomeriggi di parole e canzoni", l'iniziativa letteraria promossa dall'Amministrazione di Montegrotto Terme, riprende dopo la pausa estiva con un omaggio a Daniel Pennac dal titolo Malaussène!.
[...]
Secondo appuntamento martedì 13 ottobre all'insegna del giallo con Il commissario di Carta - da Montalbano a Camilleri, e ritorno con la voce di Filippo Tognazzo e l'accompagnamento di Giorgio Gobbo (voce e chitarra della Piccola Bottega Baltazar). Nella soleggiata Vigata, immaginaria cittadina della costa siciliana, il solitario e introverso ispettore Montalbano conduce una vita appartata, completamente dedita al suo lavoro, ma non per questo priva di qualche umanissimo vizio. Accompagnato dalla fidanzata Livia, dalla cameriera Adelina e dai colleghi Fazio, Mimì Augello, Catarella e Nicolò Zito, Montalbano cerca di risolvere i suoi enigmi grazie al suo prodigioso intuito che è insieme un dono e una maledizione. La selezione dei testi attingerà a La forma dell'acqua, Il campo del vasaio, Il cane di terracotta, Gli arancini di Montalbano, La luna di carta.
[...]
 
 

Adnkronos, 28.9.2009
All'India 'Festa di famiglia' con la collaborazione di Camilleri
Roma - Camilleri, la commedia che Pirandello avrebbe voluto scrivere ma non ebbe mai il coraggio
Cliccare qui per vedere l'intervento in video
 
 

Adnkronos, 28.9.2009
Teatro: Roma, all'India 'Festa di famiglia' con la collaborazione di Camilleri

Roma - Torna al teatro Andrea Camilleri, con la collaborazione allo spettacolo ''Festa di famiglia'', tratto da un testo di Luigi Pirandello, uno degli autori piu' amati e rappresentati dal padre del commissario Montalbano. Il testo, scritto dalle attrici Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti, Mariangeles Torres, 'supervisionato' da Camilleri anche se si definisce il padre putativo di questo spettacolo: ''Io sono stato coinvolto in questa storia - spiega all' Adnkronos Andrea Camilleri - Quando le quattro attrici che gia' conoscevo ai tempi dell'Accademia sono venute a casa mia a propormi questo progetto, in realta' non era solo un progetto, erano andate gia' molto avanti nella loro idea di estrapolare dai testi di Pirandello alcune situazioni nelle quali fosse evidenziata la violenza familiare in una famiglia borghese".
"Questa della violenza - aggiunge lo scrittore - che non e' detto che debba essere fisica, puo' essere psicologica o altro, e' come un pigmento distribuito da Pirandello in tante sue commedie. Il problema e' che la cosa risulta un po' annacquata visto che queste battute situazioni sono disperse all'interno delle commedie. Ma se tu, come hanno fatto le quattro autrici le metti in fila, la denuncia e' di una tale violenza che ti lascia sbalordito. Quindi, questa commedia, non e' altro che un collage di situazioni pirandelliane che ci siamo serviti per costruiti una nuova commedia. Tanto che scherzando ho detto che questa e' la commedia che Pirandello avrebbe voluto scrivere sulla famiglia borghese ma non ne ebbe mai il coraggio. Gli interventi che io con le autrici abbiamo fatto sono veramente minimi''.
 
 

Apcom, 28.9.2009
Teatro/ Camilleri: Padre di questo spettacolo come San Giuseppe
Lo scrittore presenta 'Festa di famiglia': "Arrivato a cose fatte"

Roma - "Sono padre di questo spettacolo come San Giuseppe, sono intervenuto a cose fatte". A scherzare sulla sua collaborazione alla drammaturgia nello spettacolo 'Festa di famiglia' è Andrea Camilleri durante la conferenza stampa di oggi. La pièce, che è stata scritta e diretta dalle quattro attrici Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariàngeles Torres, debutterà in prima nazionale assoluta il 5 ottobre al Teatro India di Roma, dove resterà in scena fino al primo novembre. "Il loro metodo di lavoro è intrigante, sono quattro attrici che si mettono in gioco totalmente e autonomamente e che arrivano al punto di mettere in discussione noi registi - ha detto Piero Maccarinelli di Artisti Riuniti, che sostiene questo progetto di Mitipretese (nel quale si sono riunite le quattro attrici) - loro riescono a prescindere dal regista perché scrivono la storia sul proprio corpo, ed è una cosa che forse noi registi dovremmo ricominciare a fare: concentrarci sugli attori, che sono la forza del teatro". La pièce prende spunto dai testi di Luigi Pirandello per parlare della violenza domestica. "Non abbiamo un vero metodo - ha spiegato Manuela Mandracchia - la nostra è tutta pratica. Siamo partite da un tema caldo come quello della violenza sulle donne per poi spostarci in generale sulle violenze domestiche e per farlo volevamo un filtro letterario, volevamo avere una distanza che ci permettesse di raccontare passato e presente. Pirandello è stato un padre ingombrante forse, noi abbiamo fatto un abuso/ violenza su di lui e sui suoi testi e in lui abbiamo trovato un manuale di psicopatologia della coppia o della famiglia violenta. Lo abbiamo frullato per vedere se riuscivamo a unire le parti dei suoi testi per formare una sola storia e la nostra scommessa era raccontarla rispettando il linguaggio di Pirandello. Chi conosce l'autore probabilmente riuscirà a riconoscere i protagonisti di 'Questa sera si recita a soggetto', 'Enrico IV', 'L'amica delle mogli', 'Sei personaggi in cerca d'autore' e gli altri. Chi non è molto esperto sarà però in grado di trovare una storia unica", ha concluso l'attrice.
 
 
Teatro/ Camilleri: Padre di questo spettacolo come San Giuseppe -2-
Lo scrittore: "Pirandello è un autore molto insidioso"

Per Camilleri, che ha aiutato le quattro attrici, analizzare il linguaggio di Pirandello non è certo una novità. "Ho realizzato più di 40 messe in scena delle sue opere - ha raccontato lo scrittore - è un autore molto insidioso, di cui anche quando ti sembra di aver capito tutto puoi accorgerti di non aver capito nulla. Queste quattro attrici mi hanno stimolato e incuriosito. La denuncia sulla violenza in Pirandello è sempre presente, solo che è sparsa un po' ovunque: loro l'hanno estrapolata e così è apparsa chiara. E poi Pirandello è un classico sempre attuale: man mano che si va avanti le sue opere vengono lette sempre in modo diverso". Secondo Camilleri le quattro attrici hanno destrutturato i testi dell'autore e lo hanno ristrutturato in un contesto nuovo e diverso. "Quando le ho incontrate il loro lavoro era già ad uno stadio avanzato - ha proseguito lo scrittore - il loro metodo di lavoro è molto interessante: ogni regista vorrebbe lavorare così, scrivendo le scene e vedendo subito se reggono sul palco. E' esaltante. In questo lavoro emerge la tipologia femminile di Pirandello, dove le donne sono sempre vittime che strepitosamente si trasformano in protagoniste. Il segreto secondo me è enunciare sempre il tema dall'inizio: per questo ho suggerito di cominciare con scene forti e poi proseguire raccontando l'ipocrisia che c'è dietro. Tutto ciò che viene portato sul palco sono i dialoghi estrapolati da Pirandello, loro hanno aggiunto i raccordi, ma lo hanno fatto sullo stile dell'autore: quindi in scena c'è Pirandello", ha assicurato Camilleri. Collegate allo spettacolo ci sono alcune iniziative collaterali che avranno luogo sempre al Teatro India. Tra queste c'è 'Difendersi dalla violenza', un percorso d'arte e di autocoscienza ideato e coordinato da Maria Stocchi e Mitipretese. Il progetto mira a realizzare una serie di incontri di informazione, formazione, sensibilizzazione e autoterapia sulla violenza in famiglia. Inoltre ci saranno incontri di cineforum coordinati dall'associazione culturale Cinemavvenire il 3 ottobre un reading dal titolo 'L'amore violento' a cura di Piero Maccarinelli e che vedrà sul palco attori come Alessio Boni, Maria Paiato, Leo Gullotta, Fabrizio Gifuni, Galatea Ranzi, Manuela Mandracchia e Alvia Reale. Inoltre, il 13 ottobre ci sarà un incontro con Andrea Camilleri nell'ambito della rassegna 'Tra teatro e letteratura', in cui si approfondirà lo spettacolo 'Festa di famiglia' e il 24 ottobre ci sarà il reading 'Rifrazioni, il diritto di esistere', ovvero il testo vincitore del premio Roma 2009 di scrittura teatrale femminile.
 
 

Affaritaliani.it, 28.9.2009
Camilleri coregista di una compagnia di donne
Uno spettacolo sulla violenza domestica. Si intitola "Festa di famiglia" ed è una rilettura di opere di Pirandello delle quattro donne della compagnia 'Mitipretese'. Andrea Camillleri, che ha collaborato alla drammaturgia, sceglie Affaritaliani per commentare questo lavoro a dieci mani. "Mi esaltava che alla scrittura del testo seguisse subito la messa in scena, avendo la controprova del palcoscenico"

Fiocco rosa in casa Camilleri. Dopo Montalbano, il commissario di polizia più noto in Italia, Andrea Camilleri è diventato (nuovamente) papà. “Ma sono un padre come San Giuseppe, perché sono intervenuto “a cose fatte”- afferma lo scrittore di razza presentando “Festa di famiglia”, spettacolo che debutterà il 5 ottobre in prima assoluta a Roma. Camilleri ha collaborato alla drammaturgia, rielaborata da altre brillanti (otto) mani: “Quando le quattro Mitipretese, che conoscevo e stimavo dai tempi che frequentavano l’Accademia, sono venute a casa mia per chiedermi di collaborare a un loro progetto, in realtà era tutto già ben definito. Tanto è vero che salutandomi, mi hanno lasciato una sorta di copione sul tavolo”.
Un’azione banale per chi ha cominciato a lavorare come regista teatrale nel 1942. Eppure non un’azione qualunque se questo puzzle appare oggi come un gioco d’azzardo. Perché? Era l’uovo di Colombo ma bisognava pensarci per primi. Onore al merito alle quattro di “Mitipretese” che ci sono riuscite facendo un abuso: prendendo spunto dal grande maestro e premio Nobel della letteratura italiana Luigi Pirandello, per parlare di violenza al femminile. Non a caso, chi lo conosce, si divertirà a riconoscere le storie prese a prestito. E chi invece non l’ha mai letto, troverà una lettura rivoluzionaria, del “suo tempo, che poi è anche il nostro tempo”, dedicata alla violenza domestica. “Mi esaltava che alla scrittura del testo seguisse il fatto di metterlo subito in scena, avendo la controprova del palcoscenico”, sottolinea Camilleri.
Routine per Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariàngeles Torres, le quattro attrici-registe unite in una compagnia che omaggia (nel nome) la donna morta tragicamente a Roma, protagonista di un’inchiesta di Elio Petri (poi diventata film con De Santis) già messa in scena dal quartetto. Un fatto di cronaca avvenuto nel 1951, originato dall’inserzione per un posto di dattilografa, di “miti pretese” appunto, dove si presentarono una folla di signore d’ogni età e ceto sociale. D’un tratto il dramma: la scala del condominio, dov’erano accalcate in attesa del colloquio le pretendenti, non sopportò il peso e avvenne l’irreparabile. Un disastro che torna in mente guardando queste altre donne che parlano e scrivono di loro colleghe. La differenza è che questa volta hanno scelto di indagare nel torbido delle dinamiche familiari coinvolgendo Camilleri, che ha preferito farle iniziare dalla frutta, ovvero dalla fine della storia.
Tutto ruota attorno al sessantesimo compleanno di Ignazia, madre festeggiata dalle sue tre figlie, Commina, Donata e Frida che insieme ai loro mariti, Leone e Rico, mettono in scena un copione bizzarro, con battute prese in prestito da sette opere di Pirandello. Il risultato? “La commedia borghese che Pirandello avrebbe forse voluto scrivere ma non ha mai osato fare. Un puzzle dove mi sono limitato a mettere qualche tassello al posto giusto. Solo che il puzzle non è un gioco d’azzardo, ma questo particolare puzzle invece lo è”, commenta lo scrittore siciliano.
Roberta Maresci
 
 

Drammaturgia.it, 28.9.2009
Intervista a Franco Piersanti

«La musica per Montalbano? L’ho sempre pensata come qualcosa che non sia “di genere”. Non c’era bisogno a parer mio di sottolineare l’ambientazione siciliana, o che fosse un giallo perché già le immagini lo dimostravano».
Franco Piersanti è l’autore delle musiche dei film Rai tratti dai libri di Andrea Camilleri. È salito sul podio dell’Orchestra della Toscana per un programma tutto particolare legato allo scrittore siciliano. In programma infatti era incluso “Magaria”, una favola di Camilleri per voce recitante e orchestra su musiche del compositore Marco Betta e con Francesco Paolantoni voce recitante. Quindi la suite “Il commissario Montalbano” tratta dalle musiche per i film televisivi in prima esecuzione assoluta.
«Per la suite - spiega Piersanti, autore tra l’altro di musiche per i film di Nanni Moretti e Gianni Amelio - ho potuto scegliere tra ben cinque ore di libreria musicale. I film televisivi girati al momento sono 18 e sono in preparazione altri quattro episodi. Per l’inizio ho voluto comunque scegliere la sigla di apertura aggiungendo poi altri spezzoni che caratterizzassero la serie televisiva».
 Ha avuto contatti con Camilleri prima della composizione delle musiche?
«No, perché il mio punto di riferimento è stato sempre il regista Alberto Sironi. Proprio con lui abbiamo convenuto di alzare la qualità musicale senza ricorrere a sonorità di genere. Questo anche perché le storie presentavano varie atmosfere, come quelle ironiche sottolineate da Camilleri. Con lui però abbiamo provato a buttare giù una canzone legata al nome Montalbano. Un progetto che non si è realizzato, però la musica è rimasta».
Lavora sulla sceneggiatura o sulle immagini?
«Su qualcosa di immaginato, cioè su qualcosa che è già girato ma che non è ancora completato. Devo vedere qualcosa per comporre, anche se poi c’è un lavoro in progresso che riguarda tutto la realizzazione del film».
Le piace sottolineare il personaggio con un tema?
«No, non credo a una prassi 'wagneriana' per descrivere un carattere. Va anche detto che non esistono personaggi così forti, anche nei film per cui ho lavorato, da meritare una descrizione di questo tipo».
Lei è esecutore e direttore al tempo stesso delle sue musiche. Come vive questo suo ruolo?
«Per me la direzione è l’ultima fase del processo creativo. Per questo motivo, ritengo che affidare ad altri la mia musica sia un passo che costerebbe molta fatica. Al tempo stesso sono convinto che la musica non debba rinunciare alla sua autonomia anche è pensata per un film».
Cosa ne pensa della tecnologia? La utilizza per le sue creazioni?
«La tecnologia di oggi permette grandi possibilità e talvolta le sfrutto per creare alcune sonorità che altrimenti non potrei utilizzare. Mi piacerebbe utilizzare i nuovi mezzi ancora di più, ma ammetto di essere un po’ “obsoleto”. È un settore che fa passi avanti veloci e che richiede un continuo aggiornamento».
E per Montalbano?
«Fortunatamente, in un periodo di contrazione di budget ho avuto a disposizione orchestre sinfoniche italiane e straniere».
[…]
Michele Manzotti
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 29.9.2009
Camilleri rilegge Pirandello e le donne tornano protagoniste

Anche noi stiamo per avere, a teatro, una sorta di corrispettivo di quel bellissimo e crudelissimo film che fu «Festen», e il banchetto indigesto di parole dovrebbe attenderci dal 5 all'India in «Festa di Famiglia» con testo, regia e interpretazione di Manuela Mandracchia, Alvia Reali, Sandra Toffolatti e Mariangela Torres, materiali tratti e rimontati dal repertorio teatrale di Luigi Pirandello con collaborazione alla drammaturgia di Andrea Camilleri, e con compresenza in scena di Fabio Cocifoglia e Diego Ribon. A introdurci ai disturbi femminili che emergono nella festicciola per il sessantesimo compleanno di una madre, e a sottolineare il senso di questo progetto di Mitipretese in tema coi parenti serpenti inventati nel `900 da Pirandello è un autore siciliano Doc, Andrea Camilleri. «Le donne, nel mondo pirandelliano, erano vittime che diventavano protagoniste. Qui, per «Festa di famiglia», sono stati utilizzate battute e situazioni di almeno otto commedie dell'autore agrigentino, senza mai alterare il linguaggio, tutt'al più adoperando l'evidenziatore. Io stesso, aggiungendo brevi suture tra un pezzo e l'altro, mi sono molto rifatto alla sua scrittura». E a proposito di alcuni brani canori interposti nel parlato, Camilleri si dice favorevole: «Si tratta di canzoni in sintonia con le strutture, coi tempi, coi modelli drammatici delle opere originarie. Non sono degli a parte, come lo è ad esempio lo stornello da cabaret della Figliastra nei «Sei personaggi». Poi c'è il quartetto delle attriciautrici-registe di Miti Pretese. «I conflitti tra figlie e madre si scatenano in uno di quei fatidici festeggiamenti di compleanno dove la soglia dell'ipocrisia s'abbassa, e vengono fuori violenze psicologiche e non», dicono. E viene anticipato che una figlia vive con la madre, l'altra presenzia col marito, e una terza arriva col compagno. «In uno spazio unico, con pochi elementi, attorno a un tavolo si materializzano i veleni, le infelicità, l'astio ma anche un retroscena tragicomico. Il linguaggio di Pirandello viene spezzato e aperto in modo che suoni anche piuttosto contemporaneo. E Camilleri è stato prezioso per la sua opera di aggiustamento, coordinamento. Molto opportuno il suo consiglio di anticipare sempre le scene più brutali». Poi ci sono alcune canzoni. «Sì, nei punti giusti cantiamo a cappella «Mamma», «Profumi e balocchi», «Mira il tuo popolo», «Bella figlia d'amore».
Rodolfo Di Giammarco
 
 

Il Messaggero, 29.9.2009
Una “Festa di famiglia” all’India con Camilleri e le sue quattro ragazze

Dal 5 ottobre al 1° novembre all’India c’è “Festa di Famiglia”. La compagnia Mitipretese, che la propone, è formata da Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariàngeles Torres. Decisero di chiamarsi così quando allestirono “Roma ore 11”. Lo spettacolo, nato dal testo-inchiesta di Elio Petri, raccontava (anche) la storia di una ragazza presentatasi - era il 1951 - a un colloquio di lavoro (“dattilografia miti pretese per primo impiego cercasi”) e morta sepolta dalle macerie della palazzina di via Savoia dove si svolgevano le selezioni. Lo ricordiamo per evidenziare che è la donna il filo rosso che unisce il lavoro delle quattro brave attrici, diplomate all’Accademia d’Arte drammatica. E’ qui che hanno conosciuto Andrea Camilleri, e a lui si sono rivolte per un loro progetto: mettere insieme le donne di Pirandello e i loro “disturbi” familiari, estrapolandoli da sette commedie del drammaturgo Questa sera si recita a soggetto, Sei personaggi, L’amica delle mogli, Enrico IV, L’uomo, la bestia e la virtù, La vita che ti diedi e Trovarsi. Il terribile e multiforme universo delle femmine pirandelliane è qui; Camilleri, che aveva già lavorato su Pirandello, riducendo “La cattura”, “Il vitalizio”, e “Pena di vivere così” (ovvero “La signora Lèuca”), si è prestato al gioco, mescolando le battute, inventando nuovi personaggi e creando connessioni. Si parte dal compleanno di una mamma sessantenne, e si dipanano i ritratti delle altre figure. Ben sapendo che la violenza sulle donne ha mille forme e che attraversa ogni popolo e ogni religione, Pirandello si cala nei panni delle sue fragili creature e non risparmia loro alcuna atrocità.
Paola Polidoro
 
 

Leggo, 29.9.2009

«Luigi Pirandello era lui stesso uno violento in famiglia, violento sul piano psicologico», così Andrea Camilleri (foto), ieri, presentando lo spettacolo Festa di famiglia (dal 5 ottobre, in prima assoluta al teatro India) che ha scritto, insieme alle quattro attrici interpreti Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Maraingeles Torres, uno spettacolo costruito attraverso le scene di violenza familiare che sono nei drammi pirandelliani, a cominciare dal rapporto tra padre e figliastra nei Sei personaggi in cerca d’autore, «che ha, tra l’altro, rivoluzionato tutto intero il teatro del Novecento».
 
 

Il Tempo, 29.9.2009
Dal 5 ottobre al teatro India
Andrea Camilleri: "Sogno di lavorare con Fiorello"
Intervista allo scrittore. Camilleri ha collaborato alla stesura del testo in scena dal 5 ottobre al Teatro India: "Festa di famiglia" ispirato alle vicende e ai personaggi di Luigi Pirandello.

Lavoro di gruppo e affinamento progressivo sono i segreti di «Festa di famiglia» scritto dalle interpreti Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariàngeles Torres che hanno anche curato l'allestimento, in scena all'India dal 5 ottobre, avvalendosi della collaborazione di Andrea Camilleri. A partire dalla drammaturgia pirandelliana è stata creata una storia unica che racchiude diversi personaggi dell'autore siciliano.
Camilleri, perché ha deciso di partecipare a quest'avventura?
«Ho trovato interessante il metodo di lavoro delle quattro attrici. Ogni scena che scrivevano la collaudavano recitandola e sottoponendola alla prova del palcoscenico. Il loro copione necessitava ancora di essere sistemato, ma avevano ritagliato battute del vasto repertorio pirandelliano con lucido rigore. Si trattava di destrutturare i testi e ristrutturarli in un contesto nuovo».
È stata un'occasione per rinverdire il suo storico e forte legame con Pirandello?
«La mia lunga personale frequentazione pirandelliana con ben 40 suoi lavori messi in scena non mi tutela da un autore insidioso. Le quattro interpreti avevano estrapolato la violenza familiare. Poteva nascere, quindi, la commedia che avrebbe voluto scrivere e non osò».
Una fonte illustre è qui convocata per una questione sempre più presente nella cronaca?
«Pirandello è un rivoluzionario ormai diventato un classico e come tale è sempre attuale: si presta alla lettura di ogni epoca».
Qual è il segno più evidente del suo intervento creativo in questo spettacolo?
«Ho tenuto conto del consiglio del regista Peppino Amato, che ha diretto film strappalacrime con Amedeo Nazzari: bisogna iniziare sempre con una scena che inchiodi alla sedia lo spettatore e chiudere con un'immagine da ricordare a lungo».
Ce l'ha ancora un sogno nel cassetto?
«Almeno due: mettere in scena opere arabe e lavorare con Fiorello. Con lui farei tutto. Capitai una volta nel suo studio mentre mi stava imitando, mi passò il microfono e continuai io a parlare ma nessuno degli ascoltatori se ne accorse».
Tiberia de Matteis
 
 

TGCOM, 29.9.2009
Camilleri, lavorerei con Fiorello
Lo scrittore parla di tv e censura

"Uno dei miei  suoi sogni è lavorare con Fiorello, con lui farei tutto", spiega, "non avrei nessuna difficoltà". a parlare è Andrea Camilleri che si confessa in occasione della presentazione dello spettacolo "Festa di famiglia"  che debutterà al Teatro India di Roma dal 5 ottobre. "Capitai una volta nel suo studio mentre mi stava imitando mi passo' il microfono e continuai io a parlare e nessuno degli ascoltatori se ne accorse", aggiunge.
"Se potessi ci sarebbero molte cose che proporrei - sottolinea - C'è ad esempio un settore totalmente inesplorato ed è il settore del teatro arabo che ha due aspetti, uno molto colto e l'altro è un teatro molto popolare che somiglia molto alla nostra sceneggiata napoletana. Nel teatro colto invece ci sono dei testi splendidi. Il teatro deve servire anche a questo: a farci conoscere tra di noi". Parlando del ruolo del teatro, Camilleri non si sottrae a riflessioni sulla lingua della cultura. Con il suo Montalbano, lo scrittore ha d'altronde dato nuova vita letteraria al dialetto. Una scelta che sembra avvicinarsi molto alla proposta della Lega, che vorrebbe dare riconoscimento ufficiale ai dialetti. "Il mio - precisa - è un dialetto reinventato e riscritto. La proposta di far rinascere i dialetti è positiva, quella di imporli invece no. I dialetti servono come linfa vitale della lingua italiana".
A Camilleri non piace neanche sentir tornare a parlare di censure. Nel '54 lo scrittore vinse in Rai un concorso per dirigenti, ma afferma di non essere stato assunto perché comunista. Un'esperienza che Camilleri non dimentica. Anzi pensa che "si sta ripetendo". "Le censure per le persone che esprimono certe idee - aggiunge - in televisione ci sono continuamente. E lo ritengo molto triste. Io sono stato per anni convinto del mio comunismo", continua, "poi mi sono convinto della necessità della democrazia, ma una volta che me ne sono convinto ne conosco il valore e pretendo che sia rispettata da tutti. Pretendo che ognuno pensi: io non condivido le tue idee ma mi battero' fino alla morte perché tu possa esprimerle".
 
 

ItaliaOggi, 29.9.2009
Camilleri si offre a Fiorello per il dopo-Mike

Chi l'avrebbe mai detto? Andrea Camilleri vuole lavorare con Fiorello. E magari prendere il posto di Mike Bongiorno, che amava duettare con lo showman. Camilleri ieri mattina era al teatro India di Roma, dove presentava lo spettacolo «Festa di famiglia», tratto da una serie di frammenti del premio Nobel per la letteratura Luigi Pirandello.
E lì, il creatore del celebre commissario televisivo Montalbano ha cominciato a raccontare qualche sogno ancora nascosto nel suo cassetto: come, per esempio, la voglia di lavorare con Rosario Fiorello. «Con lui farei tutto», ha detto lo scrittore, «non avrei alcuna difficoltà».
In fondo, Camilleri è siciliano, come il comico, e pure Bongiorno era originario dell'isola. E Fiorello ha spesso approfittato, specialmente negli spot televisivi e radiofonici, della voce camilleriana, imitandola alla perfezione e sottolineando la sua passione per il fumo. Lo ha rammentato, divertendosi, lo stesso scrittore: «Capitai una volta nel suo studio, mentre mi stava imitando, mi passò il microfono e continuai io a parlare: nessuno degli ascoltatori se ne accorse».
Pierre de Nolac
 
 

Il Velino, 29.9.2009
Il festival del cortometraggio di Capalbio a caccia di talenti

Roma - “Il cortometraggio è la matrice dei talenti cinematografici”, questo il motto che ha guidato il direttore artistico Tommaso Mottola a ripensare la formula del Capalbio Cinema International Short Film Festival, al giro di boa dei primi 15 anni. La kermesse si svolge non più d’estate ma in autunno, da giovedì 8 a domenica 11 ottobre.
[…]
La domenica, giornata di chiusura del Festival, […] i corti vincitori del Concorso Internazionale […].
Sono quattordici i corti finalisti […] Più alta del solito e molto promettente la percentuale di corti dall’Italia: […] la solare fantasia siciliana di Adriano Giannini, con “Il gioco” da un racconto di Andrea Camilleri.
[...]
 
 

Agenzia Radicale, 30.9.2009
Festa di famiglia, Camilleri racconta la violenza in Pirandello

«Forse era questo il testo che Pirandello avrebbe voluto scrivere tutta la vita, ma non osò mai» è la riflessione di straordinaria saggezza creativa che traspare dal padre di Montalbano, insieme ad un pugno di quattro brillanti attrici italiane della compagnia Mitipretese, per dare appuntamento il 5 ottobre nel suggestivo scenario del Teatro India. In scena la violenza in famiglia raccontata attraverso le pagine letterarie di Luigi Pirandello con lo spettacolo Festa di Famiglia.
Sarcasmo ed ironia caratterizzano la produzione artistica del maestro Andrea Camilleri che questa volta abbandona il romanzo poliziesco per tornare al teatro calandosi nell'attualità di un fenomeno complesso e spesso "invisibile": la violenza domestica, la violenza nell'intimità famigliare, la violenza nelle relazioni e dinamiche parentali.
Un'indagine forte, dura, notevole su un aspetto poco noto nei lavori del premio Nobel della letteratura italiana «ma che pure gli apparteneva» - sorride Camilleri - «difficile trovare un uomo psicologicamente più violento di Pirandello nei confronti delle sue donne. Basti pensare alla pressione cui ha sottoposto la moglie Antonietta, ragazza meridionale appena uscita dalle Orsoline, che lui voleva trasformare in un'intellettuale, e poi l'influenza esercitata sui figli Stefano e Fausto». Ed aggiunge «non c'è praticamente un suo dramma in cui non vi sia una scena di violenza famigliare».
Rimandi, citazioni, contaminazioni ed ancora brani e testi estrapolati da diverse commedie del grande drammaturgo siciliano, Pirandello, Questa sera si recita a soggetto, Sei personaggi, L'amica delle mogli, Enrico IV, L'uomo, la bestia e la virtù, La vita che ti diedi e Trovarsi: un universo femminile di donne, vittime di soprusi e della indifferenza atavica, che trovano da protagoniste un palcoscenico in ascolto. «La violenza in Pirandello - continua lo scrittore - è come un pigmento distribuito da Pirandello in tante sue commedie, ma risulta una cosa un po' annacquata visto che queste battute-situazioni sono disperse all'interno delle commedie. Ma se si mettono in fila, la denuncia è di una tale violenza che ti lascia sbalordito. Quindi, questa commedia, è una sorta di collage di situazioni pirandelliane di cui ci siamo serviti per costruire una nuova commedia».
Un percorso trasversale nel repertorio pirandelliano, un intervento d'assemblaggio di una serie di scene dai principali lavori dell'artista per ricreare una storia nuova, unica con personaggi ricreati da più personaggi presenti in testi diversi: «si trattava di destrutturare dei testi e ristrutturarli in un contesto diverso per realizzare una nuova commedia che reggesse in quanto opera compiuta». Ed è in questo momento che la collaborazione artistica di Camilleri è intervenuta sul progetto del quartetto delle attrici-autrici-registe di Mitipretese, ovvero Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariàngeles Torres, riunite sotto questo nome quando allestirono lo spettacolo Roma ore 11 ispirato alla storia di una ragazza che, presentatasi nel 1951 ad un colloquio di lavoro ("dattilografia miti pretese per primo impiego cercasi") morì sepolta sotto le macerie della palazzina dove si svolgevano le selezioni. Anche per Festa di famiglia è la figura della donna, debole e sacrificata creatura sottomessa alla ferocia disumana, ad essere filo conduttore dello spettacolo.
Un duro lavoro di gruppo svolto in tempi lunghi e con un processo produttivo che ha significato uno studio analitico, progressivo e profondo sia sui testi che sui processi sociali, così come ci raccontano le artiste che, da parte loro, sperano «di essere riuscite a raccontare anche ciò che di grottesco e ridicolo si cela dietro le miserie umane, nonostante il tema drammatico».
Un prodotto collettivo scritto a quattro mani che lo straordinario incontro con Camilleri rende più intrigante e accattivante. «Sono un padre come San Giuseppe» scherza il maestro «sono intervenuto a cose fatte quando le quattro attrici che già conoscevo ai tempi dell'Accademia Silvio d'Amico sono venute a casa mia a propormi questo progetto, in realtà non era solo un progetto, erano andate già molto avanti nella loro idea di estrapolare dai testi di Pirandello alcune situazioni nelle quali fosse evidenziata la violenza familiare in una famiglia borghese».
Tutto ruota attorno al sessantesimo compleanno di una madre festeggiata dalle sue tre figlie che, insieme ai loro mariti, mettono in scena un copione originale che incuriosirà chi riconosce le storie prese a prestito da Pirandello, e divertirà chi invece non l'ha mai letto, scoprendone una lettura rivoluzionaria: «Pirandello è un rivoluzionario ormai diventato un classico e come tale è sempre attuale: si presta alla lettura di ogni epoca» sottolinea Camilleri che ha suggerito di anticipare le scene più brutali: «ho tenuto conto del consiglio del regista Peppino Amato per il quale bisogna iniziare sempre con una scena che inchioda alla sedia lo spettatore». E dunque, lo spettacolo si apre con due scene forti: il confronto tra la figliastra e il padre, cui ne segue una di Mommina con Verri da Questa sera si recita a soggetto per arrivare al quadro della famiglia riunita a tavola per la festa di compleanno tra imbarazzanti silenzi ed evidenti ipocrisie da cui poi si dipanano i conflitti tra madri e figlie. Uno spazio unico, povero, con pochi elementi se non la centralità di un tavolo apparecchiato dei veleni, delle infelicità, dei livori, dei conflitti ma anche di un retroscena tragicomico, sia per il linguaggio pirandelliano riaggiustato ad un registro più contemporaneo, ma anche per l'introduzione dell'elemento musicale in sintonia con i tempi, i modelli, il registro dei testi originari.
Festa di famiglia, coprodotta dal Teatro di Roma con Artisti riuniti e il Mercadante di Napoli, vede in scena con le autrici anche Diego Ribon, Fabio Cocifoglia e Anna Gualdo, che sostituirà Alvia Reale dal 26 ottobre al'1 novembre.
Amelia Realino
 
 

 


 
Last modified Sunday, October, 21, 2018