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RASSEGNA STAMPA

DICEMBRE 2010

 
Stilos, n.11, 12.2010
Recensioni. Andrea Camilleri, “Il sorriso di Angelica”
Il commissario ha perso la testa. E la stima di sé
Camilleri torna con “Il sorriso di Angelica” al tema dell’amore sacro e materiale in contrappunto con “L’età del dubbio”

Più il tempo passa e più sembra che a Camilleri il suo Montalbano divenga antipatico. Già in “Acqua in bocca” (il libro scritto a quattro mani con Lucarelli) il commissario si ritrovò a torturare una donna portandola poi deliberatamente alla morte. Adesso, in “Il sorriso di Angelica”, Montalbano, noto per il rigore e l’intransigenza della sua coscienza, appare – quanto alla vita privata – in lucco di “solenne furfante”, tanto da dovere ammettere a se stesso che “non si stava piacendo per niente”.
Camilleri e Montalbano sono probabilmente in rotta di collisione molto più che Salvo e Livia. Che qui, per la prima volta in maniera palese, quasi davanti al lettore, subisce un tradimento per via di una ragazza molto più giovane di cui Montalbano si innamora con uno slancio di cuore e pancia senza precedenti. In due recenti occasioni, cioè da persona ormai ultracinquantenne, è arrivato vicinissimo al tradimento, ma ha saputo fermarsi in tempo: in “L’età del dubbio” dove conosce Laura, interprete dell’amore cortese e platonico, per la quale perde la testa e si strugge sul serio, e Adriana di “La vampa d’agosto”, una ragazzina di fronte alla cui attrazione si ferma a un centimetro appena. Il primo tradimento, al quale il lettore ha assistito, ma solo attraverso un velo, è stato quello con la non giovanissima Rachele Esterman, la “cavallerizza” de “La pista di sabbia”. Ma poi ci sono state in passato anche Anna Tropeano di “La voce del violino” e la bella Elena de “La luna di carta”. Senza contare Ingrid, con la quale non si è mai ben capito se l’amicizia sia trasmodata qualche volta in un legame materiale. Il secondo tradimento alla luce del sole avviene adesso con Angelica, che entra in scena – come in un teatro delle parti – quando Livia ne esce.
Angelica si rivela forse la più importante di tutte le donne, a una spanna appena dall’indimenticabile Laura, la Laura che è stata forse l’unica per la quale il lettore si sia innamorato insieme con Montalbano. Senonché è per Angelica che il commissario fa letteralmente carte false non esitando a commettere un falso nascondendo in un rapporto al questore elementi fatti per danneggiarla. Angelica è il rovescio di Laura ed eponimano anche nei nomi due concezioni classiche di amore. Mentre Laura era l’incarnazione della purezza, Angelica è una bellissima ragazza che pur di appagare la sua sete di sesso si riduce a pagare, e profumatamente, ragazzi disposti a raggiungerla nella sua alcova segreta: un tipo insomma che non può piacere e che infatti non piace se non – e smisuratamente – a Montalbano.
Il senso di montante avversione che Camilleri nutre per il suo Montalbano appare dunque tale da avere indotto l’autore a rendere il suo personaggio odioso al lettore, quasi nell’intento di educare il pubblico a disamorarsi. Segno che la fine annunciata da anni del commissario non è molto lontana, sicché Camilleri non vuole sin d'ora che siano versate lacrime in piazza alla sua prossima scomparsa. Una spia delle intenzioni mascherate de!l'autore ci viene dal contrasto tra Angelica, figura ariostesca dispettosa e capace di fare impazzire qualunque cavaliere tanto è bella, e Laura, sembiante petrarchesco della bellezza anche morale, essere etereo più che terreno: Montalbano ama questa trovando in un abbraccio e in un bacio la mercede di cui sentirsi pago e possiede quella con l'impeto di chi si soddisfi solo nella carne della bellezza. Con un'ulteriore e decisiva differenza: entrambe alla fine sono ricoverate in gravi condizioni in ospedale, dove Laura ci è finita perché si è immolata per lui (che non ha il coraggio di vederla) testimoniando così un amore tenero e immenso, mentre per Angelica Montalbano non batte ciglio nel momento in cui l'arresta in Rianimazione, consapevole che null'altro è stato il suo invaghimento che desiderio carnale, e restituito ai suoi doveri di commissario in atto di resipiscenza.
Gianni Bonina
 
 

Libreria Pagina 348, 1.12.2010
Incontro con Andrea Camilleri
Ciccare i link seguenti per il video dell’incontro
Prima parte
Seconda parte
Terza parte
 
 

Kataweb, 1.12.2010
Dalle stragi alla mafia, Lucarelli torna a indagare
Prende il posto di Fazio e Saviano, il lunedì sera su Raitre, a partire dal 6 dicembre. Lo scrittore mette in luce il volto oscuro d'Italia, la trattativa tra stato mafia, le morti sul lavoro, quelle in carcere, la mala del Brenta e la Sacra Corona Unita

Che cosa hanno in comune Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi e Giuseppe Uva? Quali sono le connessioni tra l'attentato mancato a Falcone del 1989, la sua morte e quella di Borsellino, la scomparsa degli agenti Agostino e Piazza e gli attentati mafiosi del 1993? E ancora. Esiste davvero una quarta mafia dal nome Sacra Corona Unita?
Storie e misteri d'Italia, messi in ordine e raccontati da Carlo Lucarelli nel nuovo appuntamento del lunedì sera. Cinque puntate per altrettanti casi italiani: dal 6 dicembre su Rai3, alle 21 e 05, lo scrittore, da dieci anni alla conduzione di “Blu Notte – Misteri italiani”, torna con il nuovo programma Lucarelliracconta.
Stesso stile narrativo, ovvero quello avvincente e mozzafiato che ha fatto la fortuna di “Blu Notte”, e qualche novità. Oltre alle file intricate dei misteri nazionali, quest'anno Lucarelli si addentra nel sociale affrontando due puntate dedicate una alle morti sul lavoro e l'altra alle morti in carcere. Per gli altri tre appuntamenti della stagione si parlerà della presunta trattativa tra mafia e stato, della mala del Brenta e della mafia pugliese.
“Ogni anno, quando si tratta di individuare gli argomenti da affrontare nel nostro programma, ci troviamo sempre e purtroppo nell'imbarazzo della scelta. Sarebbe bello esaurire gli argomenti con l'ultimo 'mistero d'Italia' e invece c'è sempre un tassello da riempire nel mosaico della storia del nostro Paese, un aggiornamento da riproporre, una tematica che si è aperta di recente - ha spiegato Carlo Lucarelli durante la presentazione alla stampa del programma - quest'anno, assieme ad alcuni episodi di mafia, abbiamo approfondito una strada aperta nelle edizioni scorse rivolta ai grandi drammi sociali, sviluppando le nostre inchieste su quella che è sempre stata l'ossatura del programma: raccontare attraverso le storie”.
Altra novità introdotta in Lucarelliracconta è l'intervento, in qualità di opinionisti, di personaggi noti legati ai casi affrontati. All'inizio e alla fine di ogni puntata a loro sarà affidato un commento, quasi un epilogo e un prologo: il cantautore Daniele Silvestri, da anni attivo nel sociale, parlerà nella prima puntata della vita nelle carceri italiane; nella seconda Andrea Camilleri commenterà la trattativa tra stato e mafia; il 20 dicembre seguirà l'intervento di Ascanio Celestini sulle morti sul lavoro; il 27 dicembre spetterà al giallista Massimo Carlotto illustrare le vicende della mafia del Nord, la mala del Brenta, mentre nell'ultima puntata don Luigi Ciotti parlerà di Sacra Corona Unita.
“Abbiamo deciso di introdurre degli ospiti per soddisfare la necessità di chiedere opinioni al di fuori della narrazione – così Carlo Lucarelli - sono personaggi a cui chiediamo spunti di riflessione, con cui facciamo una chiacchierata di approfondimento, non una vera e propria intervista”.
E ha poi aggiunto: “Noi non facciamo scoop né rivelazioni, ci limitiamo a mettere in fila i fatti così che lo spettatore si possa mettere seduto e capire meglio i meccanismi di alcune vicende”. A partire dalla prima puntata, dal titolo “Nelle mani dello Stato”, nella quale vengono ripresi alcuni casi noti di morti nelle carceri come quello di Aldrovandi, Uva e Cucchi, ma anche negli ospedali psichiatrici giudiziari e nei centri di identificazione ed esplulsione, per cercare di capire cos'è che non funziona quando un cittadino italiano o straniero muore sotto la tutela della Stato. Nel secondo appuntamento, alla luce delle nuove dichiarazioni di Ciancimino e Spatuzza, verrà ripresa la storia della mafia con particolare attenzione alla “trattativa” che metterebbe in relazione Cosa Nostra e lo Stato. E poi si parlerà di morte sul lavoro: “Tutti sanno che ci sono morti sul lavoro, o hanno sentito di morti in carcere, noi raccontiamo cosa sta succedendo veramente”, aggiunge Lucarelli. Numeri alla mano e testimonianze registrate: nel 2009 in Italia si sono infortunate sul lavoro 790mila persone, ovvero circa 2mila al giorno; mentre 1050 sono morte, quasi tre al giorno.
Benedetta Perilli
 
 

Due minuti un libro, 1.12.2010
"Trucchi d'autore" di Mariano Sabatini
Il giornalista di PuntoCom e Metro Mariano Sabatini descrive il suo saggio "Trucchi d'autore", sui segreti adoperati dai più noti scrittori italiani
Segreti di scrittore: un libro che li svela

Abitudini, manie, idiosincrasie, tecniche di scrittura sono svelate nell'intrigante libro del giornalista Mariano Sabatini, zanzara di .Com, che racconta i trucchi dello scrittore per far nascere il proprio romanzo.
Ognuno ha il suo sistema di lavoro: alla macchina da scrivere, su carta e penna o al computer; musica o tv di sottofondo o religioso silenzio; la scrivania in uno studio off-limits o il pc portatile che segue l'autore in cucina, accanto alla pentola del ragù da rimestare di tanto in tanto.
L'ispirazione si trova a letto, subito prima di addormentarsi, portando a spasso il cane, oppure leggendo le pagine di cronaca dei quotidiani. Il consiglio valido per tutti è leggere tanto, soprattutto i classici.
Le scuole di scrittura aiutano? Le opinioni raccolte da Sabatini sono controverse (più sul no che sul sì, però) e lui conclude consigliando "ai pavidi neofiti della narrativa più d'un insegnate d'italiano, per quanto creativo, serve uno psicoterapeuta".
Poi, c'è la sfida più ardua: farselo pubblicare. Il noto scrittore Andrea Camilleri racconta: "ho avuto dieci anni di rifiuti dalle case editrici, ma non facevo drammi. Pensavo, in virtù della mia concretezza, che quella non era la mia strada. Quando Garzanti ha pubblicato Un filo di fumo, le tremila o cinquemila copie mi andavano benissimo. [...] Adesso il padre del commissario Montalbano ritiene che "nei miei confronti ci sia un eccesso di consenso. Io per fortuna me ne frego"
 
 

Il Giornale, 1.12.2010
Gli scrittori ce l’hanno corto (il romanzo)
Cento pagine e via: il libro è fatto. Lunghezza standard, linguaggio standard, sintassi standard, trama standard. Narratori e saggisti si uniscono nella lotta per catturare il lettore occasionale

L’arte non si pesa un tanto al chilo, è vero. Resta da capire di cosa parliamo quando parliamo di libri: stiamo discutendo di arte o soltanto di fenomeni editoriali passeggeri?
[..]
Talvolta le pagine sembrano un po’ di più. Ma non lo sono. Andrea Camilleri riempie le pagine di dialoghi monosillabici nell’Intermittenza (Mondadori), pagg. 172.
[..]
Alessandro Gnocchi
 
 

ANSA, 2.12.2010
“La scomparsa di Pato'” in 15 paesi
Film con Neri Marcore' tratto da romanzo Andrea Camilleri

Roma - Sara' nelle sale dal 2011 “La scomparsa di Pato'”, il primo film per il cinema tratto da un romanzo di Andrea Camilleri. La regia di Rocco Mortelliti, protagonisti Neri Marcore', Nino Frassica, Maurizio Casagrande e Alessandra Mortelliti. Il film, venduto in 15 paesi, presentato con successo al Festival Internazionale del Film di Roma, e' stato invitato a Citta' del Capo dal 4 dicembre e a Parigi l'8 e il 9 dello stesso mese.
 
 

Il Giornale, 2.12.2010
Ecco i coraggiosi «j'accuse» dei nostri scrittori
La condanna del «pensiero unico» anti-Cav affidata a libri che escono da Segrate

Ecco un florilegio di alcune coraggiose e dirompenti affermazioni di alcuni scrittori italiani in esilio, pronti a mettere a rischio la vita e la carriera pur di denunciare il potere totalitario berlusconiano che tiene in scacco il Paese.
[…]
«Io ritengo Berlusconi un’anomalia che non doveva prodursi in Italia. Il problema sono gli italiani che lo votano».
(Andrea Camilleri, Mondadori).
[…]
 
 

L'espresso, 9.12.2010 (in edicola 3.12.2010)
Un naso in fuga
Andrea Canlilleri riscrive per i libri de “L’espresso” la famosa novella di Gogol'. In omaggio a uno dei suoi maestri. Anzi, nonni...

Un naso che impazzisce, si stacca dal viso del proprietario e cerca di espatriare su una diligenza in viaggio per Riga: fermato alla frontiera, tornerà spontaneamente dal suo padrone. È "Il Naso", celeberrima novella che Nikolai Gogol' scrisse nel 1836 e oggi Andrea Camilleri riscrive a modo suo mandando in libreria "La storia de Il Naso", pubblicato dalla Biblioteca di Repubblica - L'Espresso (€ 12,90) in collaborazione con la Scuola Holden. e illustrato dalle eleganti tavole di Maja Celija. E non stupisce, alla fine della divertente quanto istruttiva lettura, che sia proprio lo scrittore di Porto Empedocle, papà del commissario Montalbano, a volersi cimentare con il vulcanico autore de "Le anime morte" amatissimo da Aleksandr Puskin e da Anton Cechov e a cui molti, da Fedor Dostoevskij a Michail Bulgakov, si ispirarono. Perché Camilleri ha in comune con lui la predilezione per il racconto che sta tra il divertito e il grottesco, quel registro farsesco e surreale che consente di tratteggiare la mediocrità umana con partecipata e pietosa ironia.
Nella sua rielaborazione Camilleri segue abbastanza fedelmente la trama tracciata da Gogol'. Un bel mattino del 1832 dunque, a Pietroburgo, l'assessore collegiale Kovalev si sveglia senza naso e subito cade in preda alle più nere paranoie: chi glielo ha rubato, innanzitutto, e chissà come farà, adesso, a pavoneggiarsi alle feste in società e a corteggiare le belle signorine. Come un pazzo Kovalev esce a cercare il naso rapito. E dove lo incontra? Sulla Prospettiva Nevskij, ovviamente, la strada prediletta e più frequentata della città, dove «non senti altro che odore di passeggio». E a questo punto Camilleri inserisce un piccolo omaggio al collega russo, immaginando di veder sfilare sulla Prospettiva altri indimenticabili eroi gogoliani: dal miserabile impiegatuccio Akàkij Akakièvic che, derubato dell'amatissimo cappotto, muore di dolore e vaga come un fantasma a terrorizzare i passanti ("Il Cappotto"), a1 piccolo possidente Cicikov, avido mercante di "anime morte", i servi della gleba nella Russia zarista (" Le anime morte").
Tutti i tentativi di Kovalev di riacciuffare il naso - che, perfettamente autonomo, se ne va a spasso tronfio sotto a un cappello con piume da ambasciatore - sono esilaranti. Non si rassegna, il meschino - «Fossi senza un braccio o una gamba», pensava, «sarebbe meglio; fossi senza orecchie sarebbe più sopportabile. Ma senza naso un uomo non è un uomo!» - e va persino nella redazione di un giornale per pubblicare un annuncio alla "Chi l'ha visto?". Tutti però lo bistrattano e lo prendono in giro, compreso il naso. Che, alla fine, riapparirà una mattina al suo posto, così come era scomparso.
E qui Camilleri aggiunge un epilogo al racconto originale. Ragionando con i lettori su «quanto ci sia d'inverosimile nell'intera faccenda», e dopo una scherzosa invettiva anti Gogol' - «La cosa più strana, veramente inconcepibile, è che degli scrittori, anche di buon livello, anche stimati dalla critica, possano dedicarsi ad argomenti siffatti», scrive - ci spiega finalmente perché ha scelto di misurarsi con lui. Per l'eleganza, la raffinatezza e la perfezione assoluta dei suoi racconti, intanto. E poi perché «Gogol' fu il primo in assoluto a scrivere della piccola gente, del barbiere, dell'impiegatuccio, della fruttivendola», mettendo alla berlina i soprusi e le ingiustizie di una piccola borghesia ignorante, presuntuosa e ossessionata dal denaro. Infine, conclude Camilleri, perché «come scrittore io considero Gogol' uno dei miei due nonni (l'altro si chiama Lawrence Sterne). Ma non sono per niente sicuro che essi mi considerino un loro nipote».
Maria Simonetti
 
 

Voglioscendere, 3.12.2010
L'Italia ha stufato anche Camilleri
Questa nazione berlusconiana, smidollata e infoiata, corrotta e corruttrice, fascistoide e marchettara.

Escono mestamente di scena gli spaghetti, e persino la pizza e il mandolino. Se fino a qualche anno fa, all'estero, dire Italia voleva infatti dire "spaghetti e mafia", oggi un cambiamento c'è stato. Dire Italia vuol dire: "Papi, mafia e bunga- bunga". E' una premessa necessaria.
Andrea Camilleri da quest'estate ha smesso di raccontarci quotidianamente quest'Italia berlusconiana, smidollata e infoiata, corrotta e corruttrice, fascistoide e marchettara. Lo aveva fatto per tre anni (2008-2010), sottoponendosi a una raffica di domande senza censura, nella rubrica "Lo chef consiglia", ospitata dall'Unità. E ne erano venuti fuori due testi "civili", insoliti nel nostro panorama editoriale: "Un inverno italiano" e "Di testa Nostra", (entrambi Chiarelettere), con il medesimo sottotitolo: "Cronache con rabbia". Due libri che raccontano l'inizio di quel disfacimento, di quella spregiudicata "doppia morale" che avrebbe prodotto caterve di scandali a sfondo sessuale; e non solo.
Camilleri deve essersi stufato dal momento che le cose - innegabilmente- vanno sempre peggio. Certo però che se l'Anziano Maestro si facesse tornare la voglia, ne leggeremmo di tutti i colori. Ché - come si vede anche in questi giorni- gli spunti non mancano! E neanche macchiette e marionette!
Saverio Lodato
 
 

Penna Blu, 3.12.2010
Andrea Camilleri: letteratura in dialetto

La prima volta che ho avuto un approccio con la scrittura di Andrea Camilleri fu quando a mia madre regalarono un suo romanzo per Natale. A quel tempo avevo cominciato a sentir parlare di questo scrittore e così sfogliai alcune pagine di quel libro.
La sorpresa fu quasi tragica. Era scritto in dialetto siciliano e io non capii quasi nulla. Decisi così che mai avrei letto quell’autore, un autore che non avrei potuto capire.
Anni dopo, sfogliando un catalogo del Club degli Editori, trovai due romanzi di Camilleri in offerta: Il ladro di merendine e Il cane di terracotta, una manciata di euro in totale. Decisi così di prenderli. Avrei al massimo buttato poco denaro se non mi fossero piaciuti.
Li lessi. Ora ho 30 libri di Camilleri, per un totale di 34 opere fra romanzi, saggi e raccolte di racconti. E ho letto quasi tutto quello che ho.
Alla sua scrittura dialettale, a dire il vero, mi abituai subito. Mi sembrò sincera. Vera. Originale. Come di un narratore che fosse seduto proprio di fronte a me, un vecchio siciliano col sigaro in bocca che ha deciso di raccontarmi una storia.
È uno stile colorito. Che non bada a nessuna apparenza, schietto e quindi più credibile. Ha una vena umoristica che rende le storie più piacevoli da leggere. Ma fra le righe si percepisce il dramma di una terra che ha sofferto e soffre. Il dramma della gente e della vita.
Le storie di Andrea Camilleri non avrebbero potuto essere scritte in altra maniera. Presentate al pubblico in un perfetto italiano avrebbero perso gran parte del loro pathos. Tutti quei babbiare, cabasisi, arrisbigliare, macari, ‘nzemmula, trasire e altre pittoresche espressioni che ci ha fatto conoscere l’autore sarebbero stati uccisi da una precisa traduzione nel linguaggio corrente.
Il siciliano di Camilleri si capisce. Basta leggerlo e il resto viene da sé. Dopo qualche pagina quella diviene la nostra lingua, la Sicilia la nostra regione e quella gente esattamente quella che incontriamo per strada.
Ho avuto la fortuna di intervistare Andrea Camilleri qualche anno fa. Fu davvero un colpo di fortuna, secondo me. Cercai in rete il suo sito. Un sito di Camilleri, bisogna dirlo, esiste, ma forse Camilleri neanche lo sa. E questo è un bene. Quattro pagine tanto per fare numero. Capii subito che da quel sito non sarei mai arrivato all’autore. Era creato dalla Mondadori, che ha fatto una serie di siti tutti uguali dedicati ad altrettanti scrittori che pubblica.
Poi mi ricordai dell’Associazione dei fan di Camilleri, a cui disegnai il logo anni prima. Furono loro a festeggiare gli 80 anni del Maestro. Così gli scrissi, ottenni l’email della segretaria e una settimana dopo l’intervista.
Non ho mai visto la serie di Montalbano in televisione e mai la vedrò. Ho visto i personaggi principali, ma nella mia mente hanno diversi volti e voci differenti. Preferisco la mia versione.
Di Andrea Camilleri continuerò a leggere quello che scriverà e ciò che mi manca delle opere passate.
Daniele Imperi
 
 

Più libri più liberi, 4.12.2010
Elvira Sellerio. Il ricordo di Andrea Camilleri e Adriano Sofri
Intervengono Andrea Camilleri e Adriano Sofri
A cura di Sellerio Editore
Sala Diamante, ore 18.00
Cliccare qui per vedere gli interventi


 
 

La Repubblica, 4.12.2010
Piccoli libri crescono

Da oggi all'otto dicembre si celebra a Roma, al Palazzo dei Congressi dell'Eur, la fiera della piccola e media editoria, Più libri più liberi. Gli ingredienti che dalla prima edizione (questa è la nona) hanno attratto un numero sempre crescente di visitatori sono consueti: stand con libri in vendita, possibilità di scambi fra operatori del settore, incontri tra autori e pubblico. Uno degli appuntamenti del programma di quest'anno può forse mostrare quanto ingannevoli possano essere le determinazioni quantitative ("piccola" o "media") quando si parla di editoria. Questo pomeriggio, alle 18, una grande signora dell'editoria piccola e poi media, Elvira Sellerio, verrà ricordata da due autori della sua casa, Andrea Camilleri e Adriano Sofri. I due si potrebbero disputare l'eredità del primo amico della casa editrice: Leonardo Sciascia. Camilleri ne tramanda (almeno nella parte meno arrovellata e più felicemente attrattiva per il pubblico) il carattere assieme passionale e dubitativo della considerazione siciliana del sapere, quell'illuminismo canicolare continuamente portato a cercare i conforti dell'ombra. Di Sciascia, Sofri riprende invece la passione disgustata per la politica e l'ostinata soggettività del civismo, quell'attrazione vertiginosa per la doxa che si esprime nel darle torto (alla doxa), e da lei riceverlo in contraccambio. La signora Sellerio li ha tenuti tutti assieme, Camilleri, Sciascia, Sofri e altri. La sua casa editrice con quel tono di blu che segnala la sua presenza in ogni libreria da decenni - è l'esempio di quanto longeva possa essere l'invenzione di un modo sino allora pressoché inedito di costruire libri, gabbie grafiche, copertine, cataloghi. Cosa ci sarebbe di "medio", o di "piccolo", in tutto ciò? I criteri usuali per distinguere piccole, medie e grandi industrie - fatturato, giro d'affari, numero di addetti- possono valere anche per l'editoria ma solo per convenzione. I piccoli editori hanno la possibilità di scommettere sui nuovi autori, sui nuovi generi e le nuove tendenze.
[…]
Stefano Bartezzaghi
 
 

l’Unità, 4.12.2010
Culture
Camilleri: Elvira Sellerio?
Una sorella tostissima

''Con Elvira Sellerio non avevo un rapporto autore-editore. Saremmo stati amici anche se io fossi stato un rappresentante di elettrodomestici''. Cosi' Andrea Camilleri ha ricordato, nel giorno di inaugurazione della fiera della piccola e media editoria 'Piu' libri piu' liberi' di Roma, la sua grande amicizia con Elvira Sellerio, l'editrice morta la scorsa estate. ''Per me era quella sorella minore che avevo tanto desiderato'', ha spiegato il padre di Montalbano, nell'incontro piu' affollato del primo giorno della fiera, al quale era presente con lui Adriano Sofri. ''Parlavo con lei delle mie cose come con nessun altro, come se ci conoscessimo dall'infanzia. Ero affascinato dalla sua personalita' complessa, Elvira sapeva essere dolcissima e durissima insieme. Frequentavo la casa editrice come casa mia''. Camilleri ricorda anche le qualita' di editrice della Sellerio: ''Era come i rabdomanti, quelli che trovano l'acqua sotto terra. Bastava leggesse le prime pagine di un libro per sentire la presenza dell'autore. Andava a colpo sicuro. E' un dono di natura''. Di Elvira, a Camilleri piacevano anche i giudizi sui libri pubblicati o che doveva pubblicare. ''In quelle occasioni il suo vocabolario si impoveriva. Massimo dieci parole, ma ognuna aveva un passo massa da stella implosa. Il giudizio era chiarissimo''.
Il lutto e l'affetto. Camilleri che ammette di non essere riuscito a elaborare il lutto della sua morte e di chiedersi ogni tanto ''come mai Elvira non mi chiama?'', racconta anche un aneddoto legato al romanzo 'Il sorriso di Angelica', l'ultimo di Montalbano pubblicato. ''Lo avevo riletto sei sette volte, poi mia moglie, la mia collaboratrice. Lo legge Elvira e mi dice che c'e' una cosa che non le piace in un certo numero di pagine. L'errore era cosi' ben risposto ma cosi' ridicolo che il lettore si sarebbe messo a ridere. Facevo riconoscere un morto a uno che non lo aveva mai visto e conosciuto''. E, Montalbano ''che dopo i primi due romanzi volevo finisse, che non diventasse una serie, e' stata Elvira che ha insistito, insieme a un amico romano, perche' continuassi a scriverlo. Non quando aveva successo ma prima''. Nel suo appassionato ricordo Camilleri ha sottolineato anche la grande generosita' della Sellerio e ha spiegato: ''Il suo cuore aveva una grandezza tale da poter contenere tutta l'amicizia del mondo''.
Il ricordo di Sofri. Commoventi anche le parole lette da Adriano Sofri che ha raccontato di ''ripensare a Elvira ogni notte. Negli ultimi anni si era ritirata dal tempo presente per la delusione delle cose''. ''Sognava - ha raccontato Sofri - una vecchiaia calma. C'era qualcosa di indomito nel suo affetto protettivo per le sorelle e per i figli. C'era in lei la paura di essere felici che tutti abbiamo. Se un giorno verranno pubblicate le sue lettere ci si accorgera' anche che - ha spiegato Sofri - che Elvira scriveva molto bene. Era libera dai pregiudizi. Ho conosciuto poche persone dal pensiero indipendente e dal carattere tenace come Elvira. La sua casa editrice e' stata un'opera sua''.
Valeria Trigo
 
 

l’Unità, 5.12.2010
Filo rosso
Le parole semplici

[…]
Ps. Ho preso un’ora d’aria dalla politica, ieri, per andare a sentire Andrea Camilleri e Adriano Sofri parlare di Elvira Sellerio alla Fiera dei piccoli editori. L’esigenza di pulizia e semplicità era lì, condivisa da migliaia di persone coi libri in mano, tra gli stand. Ho sentito, da Camilleri e da Sofri, parole che fanno dimenticare le bestialità di ogni giorno. Camilleri ha detto che Elvira esprimeva i suoi giudizi in dieci parole, ciascuna con il peso-massa di una stella implosa. Che aveva l’arte dell’amicizia siciliana, estinta come quella dei maestri d’ascia e dei pupari, arte che prevede che non si chieda mai un favore a un amico, chi è amico prevede il bisogno dell’altro. Sofri ha detto che era così intelligente che dissimulava di esserlo, soprattutto con gli uomini importanti. Che era così sicura di sè che l’invidia non la sfiorava. Che era bellissima, era di maggio. Che era sempre in pensiero: inquieta e trepidante, piena di pensieri. Che ottenere benefici per sé prima che immorale le sarebbe sembrato di cattivo gusto. Che non aveva mai lasciato Enzo: se lo teneva vicino perché lui non si perdesse come fanno le donne con gli uomini quando li hanno capiti. Che stava sulla terrazza ad aspettare il buio, alla fine. Da sola, in pensiero.
Concita De Gregorio
 
 

ASCA, 5.12.2010
Cultura: Elvira Sellerio nei ricordi di Andrea Camilleri e Adriano Sofri

Roma - ''Il mio rapporto con Elvira non e' stato un rapporto autore-editore. Saremmo stati amici anche se fossi stato un rappresentante di elettrodomestici''. Con queste parole lo scrittore Andrea Camilleri ha voluto ricordare l'editrice Elvira Sellerio - scomparsa la scorsa estate - nel giorno di inaugurazione della fiera della piccola e media editoria: ''Piu' libri Piu' liberi'' al Palazzo dei Congressi di Roma.
''Era come quei rabdomanti che sentono l'acqua in profondita'. Le bastava leggere le prime pagine di un libro per riconoscere la presenza dell'autore. Con Gesualdo Bufalino fece un'opera da cane da tartufo'', ha continuato Camilleri.
''Un suo giudizio era fatto di un massimo di dieci parole, quelle non altre. Il giudizio era sempre chiarissimo, immediato'', ha detto lo scrittore, che ricordando con un sorriso la sua ''amica del cuore'' ha raccontato di un divertente episodio legato all'ultima avventura di Montalbano, ''Il sorriso di Angelica''. ''L'ho scritto e letto sette volte, tra me, mia moglie, la mia assistente. Lo legge Elvira e mi dice che da pagina tot a pagina tot c'e' qualcosa che non le quadra. L'errore era cosi' ben nascosto che il lettore che se ne fosse accorto si sarebbe messo a ridere. In pratica facevo riconoscere un morto a uno che prima non l'aveva mai visto e conosciuto'', ha spiegato l'autore dicendo che furono proprio Elvira Sellerio e un amico romano a convincerlo a proseguire con i romanzi di Montalbano: ''Fosse stato per me mi sarei fermato al secondo.
Per me quel personaggio sarebbe potuto diventare di una noia mortale. Per Elvira invece poteva essere valorizzato e fu cosi', infatti risollevo' le sorti dell'editrice'', ha detto ancora Camilleri.
''Quando iniziai ad avere successo i rappresentanti delle case editrici cominciarono a bussare alla mia porta, allora lo dissi a Elvira. Fu subito serissima e disse: 'Inevitabilmente un giorno o l'altro mi metterai le corna.
Attento, se mi metti le corna con Marilyn Monroe non posso che perdonarti, ma se me le metti con un'altra donnetta da niente...'. In questo modo ebbi la sua approvazione e firmai il primo contratto con la Mondadori'', ha ricordato lo scrittore nel corso del suo intervento tenuto insieme ad Adriano Sofri, altro carissimo amico dell'editrice Sellerio.
''Elvira desiderava che ciascuno dei suoi ospiti desse il meglio, dico ospiti perche' lei era una perfetta padrona di casa non solo un editore'', ha raccontato Sofri. ''Ho conosciuto poche persone come lei, dal pensiero indipendente.
Aveva resistito per un tempo eroico alla burrasca che si era abbattuta sulla sua casa editrice'', ha detto ancora il giornalista parlando di questa donna tenace che nonostante la crisi della sua azienda non aveva smesso di credere nella sua creatura ed aveva continuato, aiutata da qualche prestito, a tenerla in vita nonostante tutto e non si era sbagliata.
 
 

L’angolo nero, 6.12.2010
Più libri, più liberi: impressioni della prima giornata

Andrea Camilleri e Adriano Sofri (foto L'angolo nero)

[…]
Per gli addetti ai lavori la parte più interessante si svolge però al Caffè Letterario e nelle sale del piano superiore. Ho assistito a tre incontri: […] la commossa e partecipata commemorazione di Elvira Sellerio, ricordata da Andrea Camilleri e Adriano Sofri in una sala gremita all'inverosimile. Tra i presenti Gaetano Savatteri, Marco Videtta, la famiglia Sellerio-Giorgianni. Mentre li ascoltavo sgranare i ricordi di donna Elvira e della casa di via Siracusa, mi sono chiesta a quanti, nel panorama editoriale attuale, possano essere riconosciute le stesse doti di cultura, intelligenza, eleganza e generosità. La risposta è desolante.
[…]
Alessandra Buccheri
 
 

Affaritaliani.it, 6.12.2010
Massimo Fagioli: "Togliatti? Firmava le condanne a morte degli italiani in Russia"

"La rivolta non fu solo al regime democristiano ma anche a questo comunismo che adesso si e’ rivelato piu’ che doppio: era quindi piu’ importante astenersi dal comunismo di quei tempi guidato da Palmiro Togliatti che era una brutta persona perche’ firmava le condanne a morte degli italiani in Russia, i comunisti italiani allora erano condannati a morte in Russia e c’era Ercoli che firmava le condanne a morte. Il rifiuto fu quello di buttarmi a studiare medicina". Lo ha affermato, davanti ad un migliaio di persone ripartite tra la sala Diamante e la sala Smeraldo fornita di uno schermo, alla Fiera della Piccola e Media Editoria ‘Piu’ Libri piu’ liberi’, lo psichiatra Massimo Fagioli presentando, dopo Firenze Bologna, il decimo libro ‘Left 2007’ (Edizioni L’Asino d’oro) che raccoglie i 49 articoli scritti nello stesso anno sul settimanale ‘Left’, diretto da Ilaria Bonaccorsi, nella sua rubrica ‘Trasformazione’. Il folto pubblico era accorso alla sala Diamante ore prima e non per l’incontro con Sandro Veronesi e quello successivo con Andrea Camilleri e Adriano Sofri: della sala strapiena si e’ stupito lo stesso Camilleri.
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La Repubblica (ed. di Palermo), 7.12.2010
Camilleri: così mi chiese di non tradirla
Camilleri e Sofri "Donna Elvira ci disse..."

«A Elvira bastava leggere poche righe per sentire la presenza di un autore. Andava a colpo sicuro, raramente sbagliava. Aveva grande intuito, caparbietà: fu così che convinse Gesualdo Bufalino a tirar fuori dal cassetto "Diceria dell'untore"». Andrea Camilleri inizia così il suo omaggio a Elvira Sellerio, tenuto assieme ad Adriano Sofri sabato scorso al Palazzo dei congressi di Roma. «Una volta - prosegue Sofri - mentre la intervistavano su Sciascia, Elvira disse di sentirsi angosciata dal pensiero di diventare protagonista lei parlando di Leonardo, figuriamoci noi che oggi dobbiamo parlare di Elvira. Però bisognerà pur cominciare e quindi dirò: mi ricordo». La sala è gremita. Camilleri e Sofri cominciano con emozione il loro lungo racconto sull'amica, "sorella" Elvira Sellerio, scomparsa ad agosto. Figura leggendaria nell'editoria italiana, i suoi due amici l'hanno ricordata come persona ironica, affettuosa, capace di ascoltare, come anche di esprimere giudizi penetranti, chiari, immediati. L'omaggio giunge nel giorno d'inaugurazione della Fiera nazionale della piccola e media editoria: "Più libri, più liberi". Una manifestazione che ospita più di 400 editori indipendenti, tra cui la Sellerio, con un suggestivo stand nell'area espositiva. Ma sono molte le librerie qui a Roma che hanno scelto di non dimenticare Elvira Giorgianni Sellerio, ed i suoi "quadernetti" blu: «eleganti e ameni», come a Sciascia piaceva. In prima fila, ad ascoltare con attenzione gli interventi dei due autori, ci sono Enzo Sellerio, con i figli Antonio, consigliere delegato della casa editrice, che con buon fiuto prosegue l'avventura della madre, e Olivia, presidente della Sellerio editore. E poi tra il pubblico nomi come quelli di Gaetano Savatteri, Francesco Recami, Concita De Gregorio, Carlo Degli Esposti, Daria Galateria, Elido Fazi, Goffredo Fofi, Marino Sinibaldi. «Quello che non può sapere chi non l'ha conosciuta - continua Sofri - è che Elvira custodiva una moltitudine di storie, le sapeva raccontare, ma soprattutto le persone avevano voglia di raccontare le proprie a lei, che sapeva ricordarle». Ed è così che di storia in storia, la Signora Elvira, «pronunciato con la maiuscola per evidenza e non per referenza» ha costruito la sua casa editrice scegliendo opere e autori come Antonio Tabucchi, Carlo Lucarelli, Santo Piazzese per citarne alcuni. La sua "creatura" nacque a partire dal 1969, e, come spiega Sofri, nacque da comuni affinità e sodalizi, primo fra tutti quello con Enzo Sellerio, celebre fotografo nonché marito che, dopo il dolore di un amore consumato, non avrebbe mai lasciato, tenendolo vicino a sè. Poi con Leonardo Sciascia con il quale strinse un forte rapporto d'amicizia e vinse la scommessa di lanciare da Palermo una casa editrice che si proponesse come nazionale, «che puntasse sulla leggerezza, l'eleganza, su una cultura fatta d'idee, capace di assumere la forma di cose belle». In seguito con Antonio Buttitta ed altri amici. Le voci dei due scrittori, Andrea Camilleri, Adriano Sofri, avvolgono la sala. Le parole si estendono, ripercorrendo tappa dopo tappa, tutta la loro personale esperienza con Elvira Sellerio: inquieta, trepidante, piena di pensieri; «rimugino» diceva di se stessa. Elvira si tormentava, fumava, leggeva i suoi manoscritti. «Quando penso a lei, ed io la ripenso ogni notte - racconta Sofri - mi dico che era come se si fosse ritratta dal tempo presente». Aveva scelto di vivere in suo mondo, a Marina di Ragusa, in contrada Gaddimeli, vicina alla sorella, in un bosco di olivi e carrubi, in una casa "nuova" per sè, per i figli, i loro figli e gli amici. «Si circondava d'immagini ricorda ancora Sofri - ritratti del passato, carte e cartoline che catalogava minuziosamente, di tutti i suoi libri pubblicati. Trascorreva le giornate in un tempo solitario, in cui si rivedeva bambina, tra la madre amatissima e prematuramente morta, i sui cinque fratelli ed il padre, un uomo bellissimo». Ma anche quel luogo lontano della memoria, a volte lo sentiva minacciato dal presente, da cui spesso non sapeva cosa aspettarsi. Nei momenti di difficoltà, soprattutto quando la casa editrice attraversò un periodo di crisi, riuscì con la sua tenacia a tener duro: «Ancora un minuto signor boia», si diceva. Sino a quando, come «il VII Cavalleggeri in un antico western», il commissario Montalbano salvò lei e il suo ideatore. «Dopo i primi due romanzi di Montalbano volevo finire - confessa Camilleri - per me era inconcepibile che scrivessi una serie di romanzi con un solo personaggio per protagonista: ma figurati la noia mortale, pensavo! Eppure Elvira mi spinse a proseguire, sentiva che quel personaggio poteva essere ancora valorizzato. Poi Montalbano esplose!». Il suo fiuto, la sua capacità di lettura acuta come un laser, come una lama, anche in questo caso non solo non la smentirono, ma la premiarono. «Bisogna dargliene atto a Montalbano- prosegue Camilleri- anche se certe volte lo odio, ma ci ha tirato fuori una situazione difficile e noi lo festeggiammo degnamente». Riescono a far sorridere ma allo stesso commuovono, le frasi calde che Camilleri pronuncia lentamente, rivolgendosi al pubblico, scegliendole con cura: «Quando i miei libri cominciarono ad essere ben venduti ed i rappresentanti delle grosse case editrici venivano a bussare alla mia porta, io lo dissi subito a Elvira - precisa Camilleri - Un giorno eravamo nella sua stanza, io con la mia solita birra e le sigarette, lei seduta al suo tavolo di fronte a me. Divenne serissima di colpo e mi disse: "Inevitabilmente un giorno o l'altro mi metterai le corna. Però attento, se mi metti le corna con Marylin Monroe io non posso far altro che addolorarmi e perdonarti, ma se mi metti le corna con una donnetta qualsiasi io me la lego al dito, ci siamo capiti?». Elvira Sellerio sapeva quanto contavano gi amori, i tradimenti, i figli, i sotterfugi, le malattie, i lutti, il denaro e la vanità: «Era - come sottolinea Sofri - straordinariamente libera dai pregiudizi nonostante la sua buona educazione o forse proprio grazie a quella». «Soprattutto, ha saputo magistralmente esercitare la difficile arte dell'amicizia siciliana - conclude Camilleri - un'arte ormai estinta come quella dei maestri d'ascia, dei carrettieri o dei pupari. L'amicizia siciliana è stata quella tra Pirandello e Martoglio per esempio, un'amicizia che era assai più di un amore fraterno. Nell'amicizia siciliana non c'è bisogno che ci sia una richiesta, è l'amico che intuisce il bisogno dell'altro e ne previene la domanda. Dell'amico poi si ereditano gli affetti, le sue amicizie. Quando la chiamavo per telefono Elvira mi salutava sempre con la stessa frase: "Amico del mio cuore"; anche se stava male la sua voce diventava subito squillante. Era una citazione da un libro che lei aveva pubblicato "Meu amigo de alma". Io sapevo, sentivo che eravamo tutti e due amici nel cuore, e non so se poi Elvira abbia usato la stessa espressione con altri, ma anche se così fosse, io non me la prenderei per niente, perché il suo cuore era talmente grande da contenere tutta l'amicizia del mondo».
Valeria Ferrante
 
 

Il salvagente, 7.12.2010
Montalbano e la trintina
"Il sorriso di Angelica", ultimo romanzo di Andrea Camilleri, mostra il commissario in preda a certe smanie dell'età.

Il commissario Montalbano ha 58 anni e mal gliene incoglie. Come accade, infatti, a molti maschi di quell’età, gli passa davanti una trintina e gli fa ballare, contemporaneamente, neuroni e ormoni.
Il sorriso di Angelica, l’ultimo romanzo di Andrea Camilleri (Sellerio editore, 257 pagine, 14 euro) può essere letto soprattutto in questa chiave, anche se ha tutti gli ingredienti classici degli altri gialli che hanno fatto la fortuna del commissario e del suo autore. Oltretutto c’è anche un gioco letterario, che dovrebbe alleviare la pena di Montalbano o fargli da scusante. Sostiene, infatti, che l’Angelica che ha conosciuto in carne e ossa gli ricorda quella dell’Orlando furioso, anzi più che altro gli richiama alla mente le fattezze di quella di Doré, famoso illustratore del poema di Ludovico Ariosto.
Immagine di carta, quindi. Ma dell’adolescenza, quando innamorarsi è facile. Sovrapposizione, in ogni caso, rischiosa. E Montalbano rischia, anche se inizialmente cerca di trattenersi. Ma poi Angelica è bella e intraprendente, Livia, l’eterna fidanzata, è appena ripartita. Riparte sempre troppo in fretta quella benedetta donna!
E poi c’è l’Ariosto: “Come alla Donna ei drizzò lo sguardo,/riconobbe, quantunque di lontano,/l’angelico sembiante, e quel bel volto/ch’all’amorosa rete il tenea involto”. Non manca neppure la sollecitazione erotica: “Le poppe rotondette parean latte, che fuor dei giunchi allora allora tolli…”.
Ma non pensate che Camilleri abbia deciso di dedicare ai lettori soltanto un puro esercizio letterario. I suoi personaggi ci sono tutti, Catarella in primis. E l’intreccio delle misteriose rapine, che colpiscono tutte le persone che fanno parte di una certa lista, tiene desta l’attenzione fino alla fine. Né l’eroina sfugge al pericolo, anche perché il commissario innamorato ne coglie troppo tardi i segnali. Non possiamo rivelarvi, ovviamente, nessuna delle due conclusioni: né quella della trama delittuosa, né quella sentimentale.
Segnaliamo, invece, la dedica finale di Camilleri a Elvira Sellerio, morta prima della stampa del romanzo, di cui - però - aveva seguito, con la sua solita cura, fin dai primi passi la scrittura.
Rocco Di Blasi
 
 

Euro Crime, 8.12.2010
BBC4 - Nordic & Italian Noir

I pored over the new Christmas tv-guide on my way home from work to see what delights are on over the 'festive' period and I spotted these two programmes and before I knew it, two emails from different people involved in them had arrived. As it's too early for the BBC4 website to have the information, here's what I've been sent:
[…]
ITALIAN NOIR - THE STORY OF ITALIAN CRIME FICTION BBC4, Dec 27@9.30pm
Timeshift profiles a new wave of Italian crime fiction that has emerged to challenge the conventions of the detective novel. There are no happy endings in these noir tales only revelations about Italy’s dark heart – a world of corruption, unsolved murders and the mafia.
Italian Noir features exclusive interviews with the leading writers from this new wave of noir including Andrea Camilleri (Inspector Montablano Mysteries) and serving Judge Giancarlo De Cataldo (Romanzo Criminale) who explains how his work as a real life investigating judge inspired his work. From the other side of the law, Massimo Carlotto talks about how his novels were shaped by his wrongful conviction for murder and years spent on the run from the police.
The film also looks at the roots of this new wave. First Carlo Emilio Gadda (That Awful Mess) used the detective novel to expose the corruption that existed during Mussolini’s fascist regime and then after the Second World War Leonardo Sciascia’s crime novels (The Day of The Owl) tackled the rise of the Sicilian mafia. They established the rules of a new kind of noir that draws on real events and offers no neat endings.
Shot on location in Rome, Bologna and Florence, the film also features Italian writers Carlo Lucarelli and Barbara Baraldi and uses rarely seen archive from Italian television.
Produced and Directed by Francis Welch
There will be a website for the Italian Noir programme which I'll mention when I know what it is.
[…]
Karen
 
 

La Repubblica, 8.12.2010
La signora di casa Sellerio che lavorava per gli altri
Il senso di Elvira per la vita

Bisogna pur cominciare dicendo: Mi ricordo. Mi ricordo della volta in cui scherzammo sulla neolingua per cui gli aspiranti scrittori dovevano mandare i loro libri "su supporto cartaceo". Era il nuovo nome della carta. Elvira era intelligente. Era così intelligente da dissimularlo volentieri, specialmente con gli uomini importanti. Non faceva pesare quella circostanza indiscreta, che lei era più intelligente di loro. Il suo modo di dissimularlo era, oltre alla signorilità, un'arte di lusingare l'intelligenza di cui gli uomini importanti si sentivano dotati. Ho conosciuto poche persone dal pensiero indipendente e dal carattere tenace come Elvira. La migliore riuscita di un'impresa comune, com'è per eccellenza una casa editrice, non è legata all'ambizione di ben figurare, ma all'ambizione di far figurare al meglio gli altri. Elvira era così sicura di sé che l'invidia non la sfiorava. Ci sono editori cui la grandezza dei propri autori fa ombra, e allenatori infastiditi dalla bravura dei loro campioni. Elvira desiderava che ciascuno dei suoi ospiti desse il meglio di sé e ne fosse ripagato. Ho detto ospiti, perché era una meravigliosa padrona di casa. Sicché con lei il fatto che il luogo in cui si scelgono e si pubblicano libri si chiami distrattamente casa, casa editrice, riprendeva un significato originario. Si stava come in una farmacia di paese, diceva Sciascia, e intendeva che nei paesi di una volta si stava in farmacia a conversare - gli uomini, almeno come a casa propria. Elvira aveva due case, dai due lati della via Siracusa, e, salvo un cambio d'abito, era in ambedue la Signora. (Pronunciato così che si sentisse la maiuscola, non per deferenza, ma per evidenza). Mi scrisse, una decina di anni fa: «Forse vado a Ragusa, spero di comprare una specie di fattoria vicino al mare dove penso di concludere la mia vita. E' un bel sogno». Era uscita da tempo dalla tempesta che aveva messo a repentaglio la sopravvivenza della casa editrice. Era durata a lungo, la tempesta. Andrea Camilleri, che è persona di spirito magnifico, ha raccontato di essere arrivato al soccorso in extremis come il VII Cavalleggeri. Però nella ridotta di fort Alamo in cui era assediata dalle banche e dai rivali, e il cielo sul suo capo era nero di avvoltoi, Elvira aveva resistito per un tempo eroico, anche quando quella resistenza appariva come il capriccio patetico di una signora spaesata a questo mondo. Elvira fumava, leggeva come ogni giorno i suoi manoscritti, si strapazzava, fino all'ora dell' ennesimo appuntamento con un direttore di banca dal quale presentarsi impeccabile e distaccata, a prendersi la dilazione di cui aveva bisogno per contare su un'altra dilazione. Scherzava sulla graziosa richiesta della gran dama francese: «Ancora un minuto, signor boia». I minuti durarono anni, e a quel punto il VII Cavalleggeri doveva pur arrivare. Dunque, era il 2002 più o meno, mi scrisse: «Ho comprato la casa in campagna, a Marina di Ragusa, vicino a quella di mia sorella. Occuparmi di renderla abitabile è ora l'unica cosa che mi piace e mi interessa -domani andrò perché piantano gli alberi, ulivi e carrubi». Mi accluse una fotografia, con un vasto spiazzo brullo e petroso: «Questo è il posto dove pianterò gli alberi». Mi piacerebbe mostrarvi quel bosco di ulivi e carrubi com'è ora, come aver ricevuto un biglietto che dicesse: «Vorrei fondare una casa editrice...», e scorrere a distanza di quarant'anni il catalogo della Memoria, fino a Il sorriso di Angelica, numero 833. C'è un'espressione per me legata a mia madre, "essere in pensiero". Ecco: Elvira era in pensiero, in un modo che mi colpiva. Nei due sensi; che era inquieta e trepidante, e che era piena di pensieri. Non è così ovvio: ospitiamo per lo più i nostri pensieri in modo saltuario, volubile. Elvira sembrava distrarsi in infinite piccole incombenze- «innaffio le piante, cerco un telegiornale, prendo un libro, aspetto di addormentarmi...». E intanto, diceva, "rimugino". Mi dava l'impressione di voler sempre tenere assieme tutto quello che era stato e quello che avrebbe potuto venire. Non so come fosse quando era molto giovane. So com'era bella, perché lo mostrano i ritratti e perché era bellissima quando la conobbi. Presto decise di non piacersi, di ripudiare la ruggine, diceva, attraverso cui i suoi pensieri si districavano ora prima di prendere forma. Era di maggio, e in un mese di maggio - «che quando ero giovane mi piaceva definire meraviglioso» - si augurò di entrare finalmente in una vecchiaia calma, «senza più quei fastidiosi sobbalzi di giovinezza». Faceva ora come se la sua vita si fosse fermata a guardare con trepidazione e dedizione le vite degli altri che cambiavano così tumultuosamente. C'era sempre stato qualcosa di intrepido nel suo affetto protettivo per le sorelle e i fratelli che la morte precoce di un'amatissima madre le aveva affidato, per i suoi figli diventati grandi quasi all'improvviso, così da sembrarle vulnerabili e delicati, e poi si diceva che forse bisognava solo guardarli andare nel mondo grande. L'apprensione per loro e per i nipoti e i loro compagni e amici era forse più semplicemente, si diceva, la sua paura: «La paura di una persona un po' stanca, un po' vecchia, un po' pazza, quella paura di essere felici di cui abbiamo tanto parlato». La paura d'essere felici cede infatti alla paura che gli altri siano infelici. Lei si era come ritratta dal presente, dal suo presente, e se ne stava fra un affetto per il passato, sua madre e i ritratti di signora di un tempo venuto prima delle guerre, e la sensazione di un mondo minacciato per i suoi figli e i loro amori e, finalmente, per il piccolo Lorenzo arrivato a comandare sui suoi sortilegi. Le era successo di essere la prima di sei fratelli. «Mi disperavo - raccontava - ogni volta che mia madre era incinta. La mattina presto una zia usciva per andare al mercato meno caro, mia madre invece usciva a mezzogiorno e faceva la spesa all'angolo. Rincasavano insieme e c'era il rito del caffè e della sigaretta, e quando si appartavano a chiacchierare furtivamente io mi disperavo: "Ci siamo, un altro fratello". Ogni volta mi vedevo decurtare la mia quota nel monte di amore di mia madre. La verità è che da lei mi sento sempre protetta, anche ora. Solo che dovevo essere grande. Anche mio padre mi diceva: Devo educare bene te, che servirai di esempio agli altri. Una delle ultime volte, era molto vecchio e ogni tanto faceva confusione, e mi aveva scambiato per mia madre, poi mi ha detto: "Ma se tu sei mia figlia e sei così vecchia, io come sono?"». Negli anni del Consiglio di amministrazione della Rai Elvira era l'unica donna, ma lei preferì dirlo in un altro modo: ero l'unica non professore. Si adoperò per promuovere il talento delle persone e specialmente delle donne che lavoravano in Rai, non ne trasse nessun beneficio per sé. Prima ancora che immorale, le sarebbe sembrato di cattivo gusto. Di quella impressione sul suo mettersi da un lato rispetto al presente faceva parte l'impiego del tempo. Aveva un'esistenza indaffarata nelle più diverse incombenze, e tuttavia spendeva ore in attività del genere "fare la calza". Non faceva la calza, ma riempiva puzzle di migliaia di pezzi. Faceva le parole incrociate, senza impazienza, e quando telefonava a mille chilometri di distanza per chiedere un suggerimento lo faceva più per amicizia che per smania di finire. Curava il giardino, e più esattamente lo visitava meticolosamente. Riordinava lettere, fotografie, cartoline, biglietti. Catalogava, a penna, i libri che erano stati della sua infanzia e giovinezza e che ricercava scrupolosamente, la collezione della Scala d'Oro o i Classici del ridere di quel gran Formiggini un cui motto- «Non copiare nessuno, ridi se ti copiano» - si addice assai alle copertine blu carta da zucchero della Memoria. Voglio dire che si prendeva, dentro il tempo travolgente del suo lavoro, un tempo lento gratuito e solitario. Stava molto sola, Elvira, con quei pensieri che delle attività senza capo né coda si nutrono, e con la lettura. Leggeva per piacere, anche i manoscritti di cui decideva fidando nel proprio gusto,ei grandi libri che affrontano gli adolescenti e le donne di casa, I tre moschettieri e le memorie settecentesche e I misteri di Parigi e tutto Simenon. Questo tempo lento e come estratto dalla fretta dei giorni era la sua terra di nessuno fra passato e futuro, la sua presa di distanza dal presente esteriore. Una volta aveva detto che invecchiare pesa, perché vuol dire non sapere come andrà a finire. Più tardi disse che forse nemmeno questo era più vero, che forse era già andata a finire. Non ho menzionato il nome: Sicilia. Non ce n'era bisogno. Elvira era in pensiero per i suoi ma anche per il mondo, e voleva, senza farsi illudere da ambizioni politiche, salvarne qualche pezzo, del mondo, il più prossimo a lei, persone e carrubi e rose,e anche quello più lontano dei libri e della bellezza, e degli oggetti ereditati e messi in salvo per un giorno altrui. In quella casa di Contrada Gaddimeli dalla quale si vede il mare e, in certe ore di vento e di luce, il lago ondulato della plastica che copre le serre, dove Elvira aveva confidato di morire, al tramonto di ogni giorno sedeva a lungo sulla grande terrazza a fumare e guardare, sola, in pensiero. Pensava a come era stato il mondo prima di lei, e quando lei era bambina e sua madre era viva. E a come sarebbe stato dopo di lei, il mondo di Lorenzo e dei figli di Lorenzo. Le palme insidiate dal punteruolo rosso, i ritratti di signora ottocenteschi. Stava sulla terrazza, ad aspettare il buio, in pensiero.
Adriano Sofri
 
 

Le blog de René Merle, 8.12.2010
Camilleri, Un mese con Montalbano

Passant récemment par Toulouse, j’ai découvert les cavernes d’Ali Baba de ses librairies. J’ai donc acheté quelques ouvrages en français, et, pour la bonne bouche, un Camilleri déjà ancien, 1998, en bonne place sur un rayon de livres en italien: Un mese con Montalbano, chez Mondadori (aïe, devais-je apporter mon écot à Berlusconi, son propriétaire?)
1998, soit vingt ans après les débuts de la notoriété, et dieu sait qu’elle est énorme en Italie, de ce commissaire dont le nom provient tout droit de l’admiration que Camilleri professe pour le créateur barcelonais de Pepe Carvalho, Montalbán.
À propos, amis lecteurs non italianophones, ne prononcez jamais, sous peine d’excommunication, «Ca-mi-lié-ri». La prononciation transalpine étant évidemment: «Ca-mil-lé-ri». je passe sur l’accent tonique…
J’ai donc lu le recueil sans vraiment respecter la recette: trente nouvelles, un par jour.
Lecture délectable, mais lecture cursive, tant la prose de Camilleri est pétrie de sicilien, dont j’ignore tout. Ce qui m’a fait réfléchir aux affres des traducteurs: dans mes lectures antérieures de Camilleri traduit, je me suis retrouvé surtout dans les traductions de Quadruppani, peut-être, sans doute même à cause de nos communes origines provençales. Mais lire dans le texte est autre chose. Il n’empêche, on est emporté par le contexte et on suit…
Ces trente enquêtes se situent pour la plupart à Vigàta, la ville imaginaire mais bien réelle où officie le commissaire Montalbano: en fait sa ville natale de Porto Empedocle (province d’Agrigente, en Sicile), une localité d’une quinzaine de milliers d’habitants qui veut désormais officiellement s’appeler Porto Empedocle Vigàta…
Bon, d’accord, je sais que ce n’est pas politiquement correct aujourd’hui de se retrouver dans le personnage d’un flic, fut-il sicilien, et crée par un citoyen engagé à gauche, d’autant que ce flic a peu à voir avec les fils du peuple portant l’uniforme de la Celere et des carabiniers, dans lesquels Pasolini se retrouvait quand ils s’opposaient aux étudiants de 1968 (on y reviendra).
Les amis non italianophones de ce blog m’en excuseront, mais, puisqu’il s’agit d’un ouvrage en italien, et en l’occurrence lu sans traduction*, je fais mien à son sujet le propos d’un site que je vous recommande:
https://www.vigata.org/
Ce site est entièrement consacré à Camilleri et qui en prime vous offrira des photos de son Vigàta…
«Il campionario di delitti, premeditati o preterintezionali, inscenati, minacciati o semplicemente simulati, e' quanto mai vario. E a volte Montalbano arriva in tempo, a volte arriva troppo tardi. A volte la giustizia degli uomini cala razionale e tempestiva, a volte sono piu' veloci la vendetta o il rimorso. A volte come nella vita, non c'è intelligenza, ragione che basti a spiegare il mistero dei delitti e, in più generale, delle azioni umane. Ogni caso risolto provoca soddisfazione o amarezza, perche si danno anche in cui forse sarebbe stato meglio lasciare le cose come stavano, non sciogliere l'intrigo. La casistica e' ampia. Sono delitti d'amore, d'interesse, mafiosi, o d'ambizione, di esaltazione, di esplosivo furore o di logorante quotidianità. Li commettono vecchi e giovani, uomini e donne, belli e brutti, laacivi e moralisti, ignoranti e colti. Perche' nel delitto c'è un'equanimita' assoluta. L'unico denominatore comune in tanta varia umanità è forse solo l'attagiamento umano di un Salvo Montalbano che alla fericia della vita oppone, con il suo personalissimo tratto stilistico impastato di lingua e dialetto, con la sua morale fatalista ma non rassegnata, le logore eppure sempre acuminate armi dell’uomo, l’intelligenza, l’ironia, la pieta»
(https://www.vigata.org/bibliografia/mese.shtml)
* Bien sur il en existe une, Un mois avec Montalban, Fleuve noir, 1999, traduction de Serge Quadruppani, avec l'aide de Maruzza Loria.
 
 

Affaritaliani.it, 9.12.2010
"minimum Fax è cresciuta del 110%. Non solo grazie a Camilleri e Lucarelli, e..."
ESCLUSIVA/ Marco Cassini, co-fondatore con Daniele di Gennaro della casa editrice indipendente minimum fax, con Affaritaliani.it fa un bilancio del 2010 e anticipa le novità in arrivo l'anno prossimo. [...] E sul discusso bestseller "Acqua in bocca" di Camilleri e Lucarelli: "E' stata una sfida vinta. Ma sarebbe sbagliato andare all'affannosa ricerca di un altro bestseller. Meglio crescere piano piano. Rafforzeremo il progetto. E non è vero che i nostri lettori storici hanno protestato. Casomai in tanti, tra cui molti colleghi editori, ci hanno detto che lo abbiamo proposto in modo apprezzabile perché chiunque altro si fosse ritrovato al nostro posto con un oggetto del genere in mano non lo avrebbe certo venduto a soli 10 euro... Camilleri e Lucarelli si sono molto divertiti, ma per ora non abbiamo parlato di un secondo episodio...". [...].

[...]
Cassini, tutto merito di "Acqua in bocca", il giallo scritto a quattro mani da Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli, che ha sfiorato ad oggi le 300mila copie vendute?
"Non solo. Anche se non avessimo avuto 'Acqua in bocca', che ci ha proiettati per la prima volta nella nostra storia in vetta alla classifica dei libri più venduti per diverse settimane, come minimum fax avremmo tenuto rispetto al bilancio 2009. Una bella soddisfazione, numeri alla mano. Con il grande successo del libro di Camilleri e Lucarelli abbiamo dimostrato a noi stessi che possiamo essere primi in classifica. E' stata una sfida vinta".
[...]
C'è chi ha scritto che una parte dei vostri lettori "storici" non ha preso bene l'uscita di un libro così "poco minimum fax" come il bestseller di Camilleri e Lucarelli...
"Non ci siamo ritrovati gruppi di lettori affezionati a protestare con gli striscioni davanti alla nostra sede con su scritto 'Ridateci la vecchia minimum fax'. Quello di Camilleri e Lucarelli è stato un libro voluto da noi, che non rinneghiamo affatto, anzi. Casomai in tanti, tra cui molti colleghi editori, ci hanno detto che lo abbiamo proposto in modo apprezzabile perché chiunque altro si fosse ritrovato al nostro posto con un oggetto del genere in mano non lo avrebbe certo venduto a soli 10 euro ma ne avrebbe prodotto un’edizione più costosa..".
Per chiudere con "Acqua in bocca", ci dobbiamo aspettare nel prossimo futuro il bis dell'accoppiata noir?
"Per Camilleri e Lucarelli è stato un gioco, si sono molto divertiti, ma per ora non abbiamo parlato di un secondo episodio".
[...]
Antonio Prudenzano
 
 

Libri e Scienza, 9.12.2010
Tutti leggono Camilleri

(foto Libri e Scienza)

Chi non conosce Montalbano? Sicuramente almeno avrete visto le puntate su Rai Uno della famosa serie tratta dai romanzi di Andrea Camilleri. Lo scrittore siciliano il 25 novembre è stato impegnato in un dibattito con Luciano Pietronero dal titolo "L'onere della prova" e ci siamo chiesti: Tutti leggono Camilleri, ma Camilleri cosa legge?
Ci ha fatto veramente piacere vederlo sfogliare e commentare con molto interesse il libro di Luciano Pietronero "Complessità e altre storie". Ogni storia personale è un miscuglio di elementi ben identificabili e di fatti accidentali, un po’ come avviene nella dinamica caotica. Non è dunque semplice separare gli elementi essenziali da quelli marginali.
Daniele e Alessia
 
 

Il Blog di Rai.tv, 9.12.2010
Il Noir in Festival in diretta su Radio2

Sabato 11 dicembre alle 13.00 e domenica 12 dicembre alle 12.55, Radio 2. “Tutti i colori del giallo” seguirà in diretta da Courmayeur la XX edizione del Noir in Festival. E’ il settimo anno che la trasmissione di Radio2 interamente dedicata alla suspense apre un’intera finestra monografica sul più longevo ed importante festival italiano dedicato alla letteratura e al cinema noir. 
In particolare “Tutti i colori del giallo” ha anche collaborato all’allestimento della mostra fotografica interamente dedicata agli scrittori noir italiani che festeggerà il ventennale del Noir in Festival preparando una serie di ritratti audio speciali di autori come Carofiglio, Dazieri, De Cataldo, Lucarelli, Varesi, Camilleri e tanti altri.
Fra gli ospiti che nei giorni di sabato 11 e domenica 12 dicembre si alterneranno ai microfoni di Radio2 sono già preannunciati scrittori come Carlo Lucarelli, Giorgio Faletti, Wulf Dorn, Anne Holt, Maj Sjowall, R. J. Ellroy e Michael Connelly (il maestro del thriller americano che verrà insignito del Raymond Chandler Award 2010).
 
 

CarpiDiem, 9.12.2010
Veglione di lettura, musica e teatro - "Il Birraio di Preston"
Venerdì 31 dicembre, ore 21.30 - Ex Convento San Rocco - Via San Rocco, 5
X° Edizione

Adattamento teatrale di Roberto Scarpa dal romanzo di Andrea Camilleri
Con
Luca Biagiotti
Giulia Puccetti
Roberto Scarpa
Luca Morelli, chitarra
Ingrid Baraldi, pianoforte
Brindisi di Capodanno
Ingresso gratuito su prenotazione
A cura del Teatro di Corte diretto da Paolo Dall'Olio
Con il patrocinio della Città di Carpi
In collaborazione con
Cefac
Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi
Prenotazioni Entro giovedì 30 dicembre presso Ufficio Cultura - via San Rocco, 5. tel. 059/649905, dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 o tramite mail: cultura@carpidiem.it
 
 

Alto Adige, 11.12.2010
“Il Cristallo” torna sul plurilinguismo a scuola

La rivista «Il Cristallo» del Centro di cultura dell’Alto Adige ha raggiunto i 52 anni e ha pubblicato il nuovo numero, che si trova anche su Internet (www.altoadigecultura.org). […]
Sono poi frutto di uno studio attento i saggi di due giovani studiosi: Davide De Maglie su Andrea Camilleri […].
 
 

Il Corriere Adriatico, 12.12.2010
Libreria del barbiere. C’è Maja Celija

Pesaro. Alle ore 18,00, a La libreria del barbiere Maja Celija presenta le illustrazioni originali de Il naso di Gogol raccontato da Andrea Camilleri, Gruppo Editoriale l'Espresso. Andrea Camilleri, Maja Celija e il Naso di Gogol: traghettare le grandi storie del passato a una nuova generazione di lettori è l'obiettivo di Save the Story, il nuovo progetto editoriale in cui autori di fama internazionale sono invitati a riprendere in mano i classici della letteratura e dell'immaginario collettivo: ognuno con la propria penna, il proprio stile, la propria sensibilità.
 
 

Il Messaggero, 12.12.2010
Tarquinia
Premio Cardarelli, i vincitori
Assolto il “poeta” Vecchioni

Venerdì processo
Ieri proclamazione per Yehoshua, Ferroni e gli altri

Venerdì scorso il “processo” a Roberto Vecchioni, assolto con formula piena grazie alla strenua difesa di Lidia Ravera. Ieri la proclamazione ufficiale dei sei vincitori sotto la divertente regia di Serena Dandini. Cala il sipario sul “Premio Tarquinia Cardarelli 2010”. Una manifestazione che anche quest’anno, con l’abile direzione di Massimo Onofri, è riuscita a dare all’austera letteratura quel pizzico di attualità e spettacolo capace di attirare l’attenzione di un pubblico numeroso ed eterogeneo.
[…]
I vincitori si sono detti onorati del premio: Yehoshua ha confessato di non conoscere Vincenzo Cardarelli e la sua opera, sottolineando con rammarico «che anche molti attuali letterati italiani conoscano poco il poeta tarquiniese». Una buona notizia, in questo senso, l’ha data il professor Nigro, facendo notare che Camilleri nel suo ultimo romanzo, “Angelica”, cita più volte le poesie di Cardarelli. Chissà se il sommo poeta tarquiniese, padre della poesia e della prosa del ‘900, si accontenterà di essere ricordato dal commissario Montalbano?
Luigi Serafini
 
 

Lucarelliracconta, 13.12.2010
La trattativa
Cliccare qui per vedere l'intera puntata
Cliccare qui per vedere il primo intervento di Andrea Camilleri
Cliccare qui per vedere i due interventi di Andrea Camilleri

Dopo dieci edizioni di “Blu Notte - Misteri italiani”, Carlo Lucarelli ritorna su Rai Tre con un nuovo programma: “Lucarelliracconta”.
Lo scrittore e conduttore televisivo riprende con il suo appassionante stile narrativo un percorso di indagine e ricostruzione di alcune delle più controverse vicende della società italiana.
Cinque nuovi casi della nostra storia recente: La mala del Brenta, La quarta mafia, La morte sul lavoro, Nelle mani dello Stato e La trattativa, per raccontare fatti che troppo spesso rimangono nascosti o vengono archiviati, dove la storia del crimine inevitabilmente si intreccia alla storia di chi al crimine si contrappone o di chi fatalmente ne rimane vittima.
Ogni puntata avrà un prologo e un epilogo con un’intervista di Carlo Lucarelli a un personaggio che introduce e chiude il tema trattato nella puntata.
Per quella dedicata alla trattativa tra lo Stato e la mafia sarà lo scrittore Andrea Camilleri a introdurci nelle pieghe di una storia di misteri, di stragi sanguinose, di apparati dei servizi segreti deviati. Una storia a cui si aggiungono sempre nuovi elementi, una sorta di mosaico che, giorno dopo giorno, sembrerebbe apparire più definito. Perché soprattutto questa è la storia di un’ipotesi, l’ipotesi di un filo che ha legato e lega Cosa Nostra non solo all’economia, non solo alla politica, ma a una parte dello Stato.
[…]
 
 

Stol.it – Süditrol Online, 13.12.2010
Literatur
Andrea Camilleri: „Das graue Kleid“, Rowohlt Verlag
Alter Mann und junge Frau - Camilleris Roman „Das graue Kleid“
Schon nach den ersten Seiten ist klar: die schöne Adele betrügt ihren um 25 Jahre älteren Ehemann. Trotzdem schafft es Bestsellerautor Andrea Camilleri in „Das graue Kleid“, die Spannung bis zur letzten Zeile zu halten.

Ist der gut situierte Febo Germosino wirklich ein ausgemachter Trottel, einer treulosen Frau auf Gedeih und Verderb ausgeliefert? Oder zieht nicht auch er Nutzen aus einer Beziehung, die bei ihm schon vergessene Leidenschaften entfacht?
Eine junge Frau kann Männern helfen, fortgeschrittenes Alter zu vergessen.
Camilleri leuchtet die gelegentlich ins Feld geführte Behauptung nach allen Seiten aus. Positiv oder negativ: Dem Leser steht es frei, sich seinen Teil bei der unterhaltsamen Lektüre zu denken.
Wie in allen seinen Romanen führt Camilleri (Jahrgang 1925) nach Sizilien. Commissario Salvo Montalbano, der Held seiner viel gelesenen Krimi-Reihe, betritt zwar nicht die Bühne, aber die Atmosphäre ist nicht weniger aufgeheizt.
Selbst die Mafia mischt kurz mit. Die Geschichte, aus der Sicht des Mannes erzählt, hat viel von einem Psychodrama. Bereits Sohn Luigi hatte seinen verwitweten Vater vor einer Heirat mit der lustigen 30-jährigen Witwe gewarnt.
Das Problem lässt nicht auf sich warten. Dem ältlichen Liebhaber ist nach den ersten gemeinsamen Nächten klar: Mit Adeles schamlosen Lustgefühlen beim Sex hätte nicht einmal ein 20-Jähriger mithalten können.
Der angesehene Vize-Bankdirektor weiß, was sie zusammenführte. Er wollte Liebe und Schönheit. Sie sein Geld. Die Liebe holt sie sich woanders.
Unter dem Mantel der Wohlanständigkeit verschafft sich Adele ständig neue Möglichkeiten, um fremd zu gehen. Der gehörnte Ehemann schweigt beharrlich zu den Kapriolen und fortgesetzten Lügen.
Als er mit 65 in Ruhestand geht, wäre die Zeit, um gründlich über mögliche Konsequenzen nachzudenken.
Allein es kommt nicht dazu. Er erkrankt an Krebs. Was er nie erwartet hätte, Adele, die Femme fatale, verwandelt sich in eine fürsorgliche Ehefrau.
Allein die Hoffnung trügt. Längst denkt sie über seinen Tod hinaus. Wenn sie an seinem Bett sitzt, trägt sie das schlichte graue Kleid, das sie schon früher bei jedem Todesfall aus dem Kleiderschrank geholt hatte.
 
 

AgrigentoNotizie, 13.12.2010
E' nata l'associazione culturale "OltreVigata"

Porto Empedocle. Si è costituita a Porto Empedocle una nuova associazione culturale denominata “OltreVigata”. Scopo del nuovo sodalizio è la crescita culturale e sociale della città. Obiettivo che si intende raggiungere coinvolgendo giovani e non, in varie iniziative dalla letteratura, passando per l’arte, nonché tramite azioni concrete finalizzate al recupero e alla valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico di Porto Empedocle. […]
“L'azione di 'OltreVigata' – ha detto il neo presidente Danilo Verruso - avrà come punto di partenza e di riferimento lo studio degli autori locali che hanno fatto grande la letteratura italiana, Luigi Pirandello e Andrea Camilleri, cercando di approfondire tutti gli aspetti di un paesaggio formato, come un palinsesto, da eventi che hanno lasciato il loro segno stratificandosi nel tempo. Partendo dall'idea che la provincia di Agrigento è ormai un punto di riferimento per la letteratura mondiale l'obiettivo principale di 'OltreVigata' è di far si che Porto Empedocle possa diventare l'epicentro di un rinnovato fermento letterario dando spazio ad incontri tra scrittori di tutto il mediterraneo”.
[…]
 
 

Rai Storia - Dixit, 14.12.2010
Speciale Nobel della Letteratura a Vargas Llosa
Speciale sul realismo magico e sulla letteratura sudamericana. Mario Vargas, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 2010, Gabriel Garcia Marquez e Isabel Allende.

[Con interventi di Andrea Camilleri, che fra l’altro ha detto che il libro di Vargas Llosa che lo ha attirato è stato “La zia Julia e lo scribacchino”, NdCFC]
 
 

El Mundo, 14.12.2010
Novedades
Asesinatos prenavideños

[...]
- La forma del agua, de Andrea Camilleri. Salamandra. Salvo Montalbano merece a estas alturas tan poca presentación como Andrea Camilleri, uno de los novelistas europeos más leídos. Un hombre con buen paladar, buen olfato y, ay, buen corazón. En esta aventura reeditada del comisario de pueblo siciliano se le chafa el plan otra vez a Montalbano. Ahora un político aparece muerto y desnudo (y viceversa). Droga, prostitución, cuelgan del cadáver. ¿Qué les pasa a los políticos? En fin, Montalbano, a trabajar otra vez por los bajos fondos. Salamandra ha cumplido 10 años y con estas sordideces exitosas lo celebra.
[...]
Álvaro Cortina
 
 

Murder by Type, 14.12.2010
The track of sand – Andrea Camilleri

Salvo Montalbano awakes one morning still bothered by a dream. He is in a field; there is a gate but no fence. He is dressed to ride a horse, in fact, he actually is riding the horse, something he has never done.
He “got out of bed, went to the window and threw open the shutters….And the first thing he saw was a horse, lying on its side in the sand, motionless….The horse’s hooves had left a series of tracks at the very edge of the beach, on the hard sand nearest the water, but he couldn’t see where they began.” Salvo dresses, goes down to the beach and sees that the horse has been killed brutally.
Salvo calls the station and asks Fazio, Gallo, and Galluzzo to come to his home. The four men examine the horse; no one says anything. It is a terrible act of cruelty. Gallo and Galluzzo are sent off on various missions while Montalbano and Fazio drink coffee in the kitchen, waiting for someone to come and remove the body. Before the men from the Office of Hygiene arrive, while the coffee is being enjoyed. the horse’s body disappears.
There are any number of explanations about the horse but the one they keep coming back to is the very lucrative, Mafia-controlled, illegal horse races. This will not be an easy knot to untangle. Salvo’s personal life becomes a mire when Rachele Easterman walks into his office to report the disappearance of her horse. Rachele and her horse are the guests of Saverio Lo Duca, one of the richest men in Sicily. Rachele knows a lot about Montalbano. His almost-but-not-quite-girlfriend Ingrid is Rachele’s best friend.
When his home is broken into, Montalbano suspects that it may be friends of a criminal coming up for trial, trying to intimidate him so that he won’t testify. But when his home is broken into a second time, and his father’s watch, taken in the first burglary, is returned, Salvo has no idea who is violating his home. Searching, he can’t find anything anyone would want.
As with all the books in this series, there are moments when the reading stops and the laughing starts. There are a few of those moments in THE TRACK OF SAND. When a body is found, Montalbano listens to a report of the discovery on the television news. “And so, this time, too, the television had done his job for him, which was to convey information dressed up in details and circumstances that were either completely wrong, utterly false, or pure fantasy.” Andrea Camilleri’s books are a joy to read. A body is found, a mystery is solved, and a culprit gets what he deserves. And in between, the reader gets to enter into Montalbano’s world, a world of eccentrics, small time crooks, loyal friends, and very good food. No one can read just one.
Beth
 
 

AgrigentoNotizie, 14.12.2010
Porto Empedocle
"I giorni dell'alluvione", il ricordo in fotografia

A quarant’anni dalla tragedia che segnò non solo urbanisticamente la città di Porto Empedocle, sabato 18 dicembre, alle 17, il sindaco Calogero Firetto inaugurerà ufficialmente presso la scuola media “Rizzo”, la mostra fotografica “I giorni dell’alluvione”.
[…]
Apertura della mostra, organizzata dall’Associazione Culturale “Oltre Vigàta” in collaborazione con la Fondazione Camilleri, è previsto un dibattito cui interverranno tecnici e amministratori comunale dell’epoca tra cui Pasquale Gambino, Filippo Carmina, Giuseppe Milano, Umberto Randisi e Antonino Schembri. La mostra rimarrà aperta fino al 23 dicembre 2010.
 
 

Barbara Baraldi, 15.12.2010
Italian noir su BBC4 starring Barbara Baraldi, Andrea Camilleri, Massimo Carlotto, Giancarlo De Cataldo, Carlo Lucarelli

Sarà trasmesso in Gran Bretagna e negli Stati Uniti il 27 dicembre il film di Francis Welch “Italian noir”, sul canale BBC4. Girato tra Roma, Bologna e Firenze, il film è basato su alcune interviste realizzate quest’estate, e su del materiale inedito ritrovato tra gli archivi della Rai. Si parla del “crime” italiano, da Carlo Emilio Gadda, da Leonardo Sciascia fino ai giorni nostri. Ci sono anch’io, insieme a Andrea Camilleri, Massimo Carlotto, Giancarlo De Cataldo e Carlo Lucarelli.
Se ne parla qui: http://eurocrime.blogspot.com/2010/12/bbc4-nordic-italian-noir.html
 
 

El País, 15.12.2010
Reportaje
Salamandra, letras incombustibles
La editorial barcelonesa cumple 10 años cargados de éxitos de todo calado

Barcelona. Cuando hace 10 años el argentino Pedro del Carril y la alemana Sigrid Kraus se independizaron de la editorial Emecé, donde estaban desde 1989, y crearon Salamandra lo hicieron con un guiño: el animal está en el escudo de los bomberos pirómanos de libros de Fahrenheit 451 y el mito le atribuye resistencia al fuego.
[...]
La pequeña editorial ya era en apenas un quinquenio algo más que clase media. Aun así, la filosofía ha sido la de contención: siguen sin sobrepasar los 50 títulos al año y el equipo está anclado en 15 personas, las mismas que cuando se fundó con “El ladrón de meriendas”, de Camilleri.
[...]
Cinco títulos clave para una década
[...]
Montalbano
- La serie del comisario de Andrea Camilleri (700.000 copias ), junto a “La joven costurera china”, de Dai Sijie, reforzaron la marca.
[...]
Carlos Geli
 
 

minimum fax, 16.12.2010
minimum fax media e RAI Tre presentano
lunedì 20 dicembre 2010 - Raitre, ore 23.10
Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli in "Acqua in bocca" (A quattro mani) di Matteo Raffaelli
"Acqua in bocca" è un documentario su Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli, scritto e diretto da Matteo Raffaelli, da un’idea di Daniele di Gennaro. Fotografia di Marco Carosi. Montaggio di Fulvio Molena e con le musiche interamente originali di Roberto Procaccino.
Prodotto da Daniele di Gennaro per minimum fax media.
A colori - Durata: 53’

sinossi
Attraverso le interviste, le letture dei brani più famosi dei loro romanzi, arricchite da immagini di archivio, si mettono a confronto non solo due scrittori ma due epoche, due stili, due modi di affrontare la vita e la letteratura; a volte simili, a volte quasi contrapposti, proprio come in un’esecuzione al piano, le storie, gli aneddoti, le pagine più belle della loro narrativa, si inseguono, duettano, si separano, per raccontare come nasce una storia, come si sviluppa, e perché due personaggi così, hanno deciso di scrivere un romanzo a quattro mani.
dal documentario al libro
Il romanzo epistolare Acqua in bocca, uscito per minimum fax a giugno, ha venduto più di 280mila copie. I diritti d'autore, devoluti in beneficenza, hanno reso possibile l'ultimazione di due scuole. Carlo Lucarelli a favore dell’Associazione Papayo per la realizzazione di una scuola in Sierra Leone. Per informazioni: www.myspace.com/papayoonlus.
Andrea Camilleri a favore dell’Associazione san damiano onlus per la realizzazione di una scuola nel lebbrosario di Ambanja, in Madagascar. Per informazioni: www.sdamiano.org
note
Per la realizzazione del documentario Acqua in bocca è stato compiuto un accurato e approfondito lavoro di montaggio creativo di film d'archivio. Come repertorio per rievocare momenti di storia italiana del Novecento, sono stati utilizzati esclusivamente i preziosi film di cineamatori recuperati e conservati dall'Associazione Home Movies - Archivio Nazionale del Film di Famiglia, con sede a Bologna (www.homemovies.it).
il regista
Matteo Raffaelli, nato nel 1974 a Lucca, vive e lavora a Roma dal ‘99. Nel 2003 è stato scelto per far parte del Laboratorio Fandango per la regia e la produzione cinematografica. Ha girato vari cortometraggi come regista di cui l’ultimo nel 2005 prodotto da Fandango dal titolo “L’ultimo Re Cecconi” per il canale SKY CINEMA AUTORE. Da alcuni anni collabora attivamente con minimum fax media allo sviluppo e alla realizzazione di progetti audiovisivi. Ha diretto, oltre ad “Acqua in Bocca” (A quattro mani) con Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli; “Memorie di Adriano” con Giorgio Albertazzi; “Il Forte mi parlò” (sulla storia di Forte dei Marmi e del costume italiano) prodotto da Franche Tirature, e scritto il film “Cuba te espera”, (Medusa, Rodeo Drive, in uscita 2011).
Comunicato stampa
 
 

Gazzetta del Sud, 16.12.2010
Quel tragico gioco delle parti nel Camilleri più "pirandelliano"

È facile perdersi, per un «antieroe» come Montalbano, tra i meandri di passioni estreme, vissute ben oltre i limiti delle convenzioni sociali, eppure mascherate da un perbenismo che tenta sempre e comunque di salvare le apparenze: come se queste rappresentassero l'assoluto della verità, anche contraddicendo giorno dopo giorno il valore dei contenuti reali.
«La luna di carta» come un giallo in cui aleggia la riconosciuta lezione di Pirandello: fra i tanti successi editoriali dello scrittore siciliano, premiato dai lettori attraverso la continua richiesta di nuove edizioni. E non certo per moda o casualità, dal momento che la costruzione del racconto impone una continua attenzione di lettura che contraddice ogni facile e scontato svolgimento di fatti e circostanze.
La doppia verità, quella apparente e quella effettiva; mostrandosi al mondo con una faccia, e nascondendo l'altra al giudizio della morale comune: la prima, come sempre, a uscirne sconfitta e delegittimata. Per un caso che costringe il commissario a prendere atto delle sue debolezze, delle sue disattenzioni, di un modalità di procedura nelle indagini a volte sanzionata dalla sua stessa capacità di autocritica.
Due donne come protagoniste, sulla scena di un delitto che appare subito montato ad arte, al pari di una sapiente ed efficace sceneggiatura. Un informatore scientifico del farmaco, ancora giovane e nel pieno della sua vitalità, viene ucciso nel terrazzo del proprio appartamento; e gli indizi fanno subito pensare ad un delitto passionale, dal momento che la scena rappresenta quasi a perfezione un rapporto sessuale appena consumato. Ma così non è, per i rilievi della Scientifica; qualcuno, infatti, ha voluto simulare la vendetta di un'amante, a fini e scopi di personale utilità.
Forse l'attuale fidanzata del giovane, o la sorella, legata a lui da un affetto eccessivo, quasi morboso. O forse i sicari di una banda di spacciatori, che semina terrore e morte tra Vigata e Montelusa, con partite di droga letali perché malamente «tagliate».
Montalbano si fa coinvolgere. Troppo. E finisce per rimanere vittima egli stesso del castello di favole messo in piedi dalle referenti dell'inchiesta: donne contro, a loro modo astute e preoccupate di difendersi l'una dall'altra per antiche rivalità di riconosciuta gelosia. Così che il navigato poliziotto finisce per credere a quella che da piccolo il padre gli presentava come la «Luna di carta», nei racconti cari all'infanzia e da sempre a mezzo tra realtà e fantasia, in un mondo colorato dall'immaginazione.
Ma così non è o non può essere, nella vita vera, degradata dalla piaga del malaffare. La realtà è una, anche se mascherata da sembianze innumerevoli. E i fatti vengono fuori in tutta la loro evidenza, scritta a chiare lettere fra gli indizi della prima ora. Quelli che di solito si trascurano per andare più a fondo delle apparenze, o che si delegittimano istintivamente per inseguire le chimere della fantasia. Anche nel procedere di un'indagine poliziesca, popolata da uomini che si fanno personaggi di una recita drammatica.
Francesco Bonardelli
 
 

Black – Metropolitan Noir Festival, 18.12.2010
Officine Marconi, via Biagio Petrocelli 147 – Roma
h. 18.00 sala 1
incontro con lo scrittore Andrea Camilleri
Camilleri Noir
reading and talking
con Andrea Camilleri, Giovanni Greco, Alessandra Mortelliti
Ingresso libero fino ad esaurimento posti

Andrea Camilleri, presentato da Giovanni Greco, parlerà del rapporto tra letteratura e cinema noir, rivelando anche se sente di essere o meno un autore noir.
Verrà proposto un montaggio di scene di film noir apprezzati da Camilleri, fra cui "The killers", tratto da Hemingway.
Alessandra Mortelliti leggerà una selezione di incipit dei romanzi di Montalbano (in particolare quelli da cui meglio si evince la meteoropaticità del Commissario) e brani da Maigret.
Camilleri Fans Club
 
 

La Repubblica, 19.12.2010
Nazionali, Milit e Camel perché preferisco le bionde
Andrea Camilleri
 
 

Gazzetta del Sud, 19.12.2010
“Il sonaglio” di Andrea Camilleri
Quell'incrocio tra favola e realtà

È la trilogia fantastica assai cara a Camilleri, che si conclude con "Il sonaglio"; ovvero con la storia di Giurlà, pastorello di classica memoria, alle prese con la sua iniziazione di vita nei monti desolati dell'entroterra isolano.
Un racconto mitologico, travestito da realismo: al punto che difficile diventa per il lettore distinguere i fatti della loro interiorizzazione nei caratteri dei personaggi. È la Sicilia dei primi anni del Novecento, lo sfondo appassionato e drammatico alla storia, con le sue miniere di zolfo a rappresentare quello che oggi si direbbe un business sullo sfruttamento dei minori. Ma un'epidemia misteriosa stronca di fatto la forza-lavoro, e costringe i proprietari ad accentuare la pratica selvaggia della compravendita di bambini da destinare al sottosuolo.
La famiglia del giovanissimo protagonista rifiuta però questa logica da mercato di schiavi, nonostante la povertà in cui si dibatte e le disgrazie che accentuano – come per i Malavoglia verghiani – le già precarie condizioni di vita. E preferisce destinare le solide braccia del figlio a un'altra attività, faticosa sì, ma di fatto meno rischiosa e umiliante. La pastorizia, ovvero il simbolo senza tempo della dialettica tra l'uomo e la natura attraverso la "mediazione" di altri esseri viventi. Le capre di un ricco proprietario, in questo caso. Che Giurlà dovrà accudire, accompagnare al pascolo, sorvegliare contro gli attacchi esterni d'ogni tipo. Ma accade l'imprevedibile, dal momento che una capretta, chiamata Beba, s'invaghisce del pastorello, al punto da seguirlo in ogni dove, e da diventare gelosa delle sue stesse avventure sessuali con le donne del paesino vicino addette alla mungitura.
Tutto si complicherà con l'irruzione nella storia di una giovinetta di nobili discendenze, e con le metamorfosi che dal rapporto tra il giovane e la bestia prenderanno vita. Ma il fine della narrazione, e quindi la stessa valenza didascalica a essa attribuita dall'autore, risiede nel valore esemplare di un umano sentire significativamente estero all'intero mondo animale. Laddove i miti si confondono con i caratteri, e i significati con le metafore; in una voluta commistione di tradizione e storia, che rende per l'ennesima volta giustizia al patrimonio di conoscenza e di saggezza della nostra cultura contadina.
Francesco Bonardelli
 
 

La Sicilia, 20.12.2010
Lo scrittore anticipa: «A gennaio in libreria "La moneta di Akragas"»
Sotto l'albero di Camilleri un nuovo giallo ambientato tra Agrigento e Messina

Roma. Nella sua casa, a ricordare il "profumo" della Sicilia, ci sono solo le arance, sistemate in un cesto al centro tavola. Alcune sono con ancora attaccate le foglie, ma tutte ben posate, quasi come se quel portafrutta fosse un'opera d'arte.
"Se dipendesse da me - spiega lo scrittore Andrea Camilleri - in Sicilia verrei quotidianamente ma purtroppo i problemi di salute ci sono e si fanno sentire, e partire, non è più una cosa tanto semplice come una volta!".
Il popolare autore siciliano, ottantacinquenne, parla seduto al tavolo, in cucina, nella sua casa situata a due passi dalla vecchia sede della Rai, dove ha lavorato per tanti anni. Intorno a lui, fervono i preparativi per l'imminente arrivo delle feste. La moglie è affaccendata ai fornelli mentre la nipotina più piccola, Silvia, è alle prese con l'albero di Natale che sta addobbando davanti alla luminosa finestra che si affaccia sui tetti di Roma.
"Giorni di festa che, come da tradizione, trascorrerò esclusivamente in famiglia, con le mie figlie, le nipoti e qualche amico caro, cercando di tener lontani gli impegni di lavoro che cominciano a diventare sempre più faticosi - anticipa l'autore del Commissario Montalbano e di tanti altri romanzi di successo. - In queste giornate non farò nulla di particolare se non che, a pranzo, il giorno di Natale, taglieremo insieme qualche fetta di panettone. D'altronde alla mia età non c'è più molto da aspettarsi se non un po' di pace e serenità di cui, mi pare, ve ne sia sempre più bisogno!".
- Però nemmeno a Natale, lei smette di scrivere se è vero che nel 2011 sono annunciate diverse importanti "uscite" letterarie tutte firmate Camilleri…
"Posso anticipare che ai primi di gennaio uscirà il mio ultimo romanzo che è una sorta di "giallo" con risvolti storici dal titolo "La moneta di Akragas" al quale lavoravo da tempo. Si tratta di un libro che avrà in copertina un'antica gouache di Well raffigurante lo sperone della Valle dei templi e che pubblico con l'editore "Skira". E' una storia complessa - spiega Camilleri - che parte dal 406 avanti Cristo quando, dopo un lungo assedio, la città greca di Akragas si arrese ai Cartaginesi e venne distrutta. Poi andiamo al 1909 quando in un campo, il dottor Stefano Gibilaro, medico condotto di Vigàta, trova una piccola e rarissima moneta d'oro, tanto che, per l'emozione, cade da cavallo. Questa mia nuova "storia" ha risvolti inaspettati, tragici ma anche esilaranti, tutti ambientati tra le campagne di Vigàta e la città di Messina, distrutta dal terremoto. Fino ad arrivare poi ad una imprevedibile conclusione!".
- Dunque Babbo Natale probabilmente le porterà in dono tanti nuovi lettori…
"Magari! Se avessi la barba bianca - conclude lo scrittore - confesso che avrei voglia di farlo io, Babbo Natale, per portare invece qualche momento di felicità a tutti quanti!".
Lorenzo Rosso
 
 

Il Messaggero, 20.12.2010
Camilleri e Lucarelli “Acqua in bocca”: ping pong letterario su Rai3

Roma - Si può pensare di diventare scrittore di gialli in una note di folle paura, quando si decide di raccontare una storia di paura che potrebbe accadere a un personaggio di un libro. O si può coltivare la stessa passione da adolescente facendosi cacciare da un collegio religioso in modo traumatico: cioè lanciando due uova sul crocefisso e suscitando la reazione violenta, quasi un linciaggio, da parte dei compagni.
Si raccontano Carlo Lucarelli con i suoi terrori notturni e Andrea Camilleri, il bombardiere all'albume nel documentario "Acqua in bocca" di Matteo Raffaelli su un’idea di Daniele Di Gennaro in onda questa sera alle 23,10 sulla terza rete Rai. Una sorta di ping pong con interviste, qualche aneddoto, letture che attraversano la vita e i libri dei due scrittoriin un dialogo serrato e dialettico, in un confronto continuo.
Due convinzioni e modi di scrivere, «la letteratura non serve a nulla, serve a me e al lettore per divertirsi dieci minuti» - dice Camilleri - «cerco come Hemingway il meglio, una bella storia nel miglior modo possibile» replica Lucarelli. Abitudini e vezzi che approdano allo stesso risultato, il giallo.
Per Camilleri, scrittore “anarchico” che comincia a dettarsi la sua storia, ad esempio quella della ”Strage dimenticata” da un punto qualsiasi, l’unico modo per scrivere in modo non anarchico è - appunto - il giallo: mette i fatti in sequele e meccanismi che devono incastrarsi alla perfezione anche se non è tanto importante chi ha ucciso, ma «perchè è stato ucciso».
E Lucarelli arriva allo stesso risultato, convinto che il giallo non ha regole, ma grammatiche precise, è un genere ”sperimentale” che scardina la struttura del romanzo. In un virtuoso zigzagare, ma senza mai spezzarsi il filo rosso della conversazione approda ad una sorta di opera a quattro mani scritto a quattro mani in una sorta di “collaborazione epistolare appunto quell’“Acqua in bocca” pubblicato sei mesi fa da Minumun Fax. Come reagisce Andrea al cadavere di un uomo riverso a testa con la testa infilata in un sacchetto di plastica e con tre pesci rossi accanto? chiede Lucarelli.
Nel romanzo entrano in campo gli alter ego, Grazia Negro e Salvo Montalbano, ma sono i ”pupari” Lucarelli e Camilleri che ne mostrano le strategie, in una trasparenza sotterranea di mosse e contromosse che il libro muove in una divertita drammaturgia, ora illuminata dall’ondivaga e assai creativa conversazione del documentario di Raffaelli.
Un’ultima cosa: il romanzo epistolare “Acqua in bocca”, uscito a giugno, ha venduto più di 280mila copie. I diritti d'autore, devoluti in beneficenza, hanno reso possibile l'ultimazione di due scuole. Carlo Lucarelli a favore dell’Associazione Papayo per la realizzazione di una scuola in Sierra Leone. Per informazioni: www.myspace.com/papayoonlus. Andrea Camilleri a favore dell’Associazione san damiano onlus per la realizzazione di una scuola nel lebbrosario di Ambanja, in Madagascar. Per informazioni: www.sdamiano.org.
Renato Minore
 
 

Urlo, 21.12.2010
Omaggio a Elvira Sellerio
Editore, intellettuale, signora elegante e raffinata come solo un'aristocratica siciliana venuta dal passato, restituita attraverso il ricordo speciale di Andrea Camilleri

"Le mattine mi sveglio e penso ‘Ma perché Elvira non mi telefona' oppure ‘devo telefonare a Elvira'", racconta Andrea Camilleri. Morta a Palermo, all'età di 74 anni, lo scorso agosto, Elvira Sellerio nel 1969 è stata la fondatrice dell'omonima casa editrice, insieme a Enzo Sellerio, celebre fotografo: una idea nata parlando assieme allo scrittore Leonardo Sciascia e all'antropologo Antonino Buttitta, protagonisti della vita culturale palermitana di allora. Una città speciale, da mille anni una delle capitali dell'Occidente, crocevia di genti e culture. La prima collana La civiltà perfezionata proponeva testi di letteratura siciliana e di letteratura europea meno nota e più raffinata. I due primi titoli furono Mimi siciliani del nobile letterato Lanza e Lettere sulla Sicilia di Eugène Viollet Le Duc, scrittore francese e architetto. Ogni volume era accompagnato da incisioni di grandi illustratori come Mino Maccari, Tono Zancanaro, Bruno Caruso e da una introduzione, Note, di scrittori importanti quali Sciascia e Calvino.
"Non sarà un ricordo elaborato, corretto, perché c'è una somma di emozioni che mi hanno impedito di scrivere nel modo che avrei voluto. Chiedo scusa se per parlare di Elvira devo per forza parlare di me. E' stata una parte importante della mia vita e come faccio a dire di una parte importante se non dicendo di me", spiega Andrea Camilleri.
"Come la conobbi. Non fui presentato a lei da Sciascia, come è stato scritto" - ricorda lo scrittore - "Avevo trovato dei documenti che erano la prova di un'orribile strage avvenuta nella torre Carlo V del mio paese, allora carcere borbonico. In una notte del 1848, erano stati ammazzati 114 carcerati. Ma il paese di questa strage se ne era rapidamente dimenticata. Quando trovai i documenti, sotto gli atti di morte, c'erano solo i nomi e cognomi. E alla voce mestiere, c'era scritto ‘servo di pena'. Allora dissi a Leonardo ‘Mi sembra una cosa che potrebbe interessarti'. Lui lesse i documenti è mi disse ‘Interessantissima, ma perché non la scrivi tu?'. Insistetti, perché volevo che la scrivesse lui. Ma poi la scrissi e lui disse ‘Ora lo dico a Elvira'. Gli mandai il dattiloscritto. Dopo un po' Sciascia mi disse che Elvira era disposta a pubblicarlo e allora io mi recai a Palermo e andai a trovarla nella casa editrice".
"E' inutile parlare della cortesia, della signorilità con le quali Elvira mi accolse nella sua casa editrice. Ma devo dire che contestualmente mi disse ‘Il titolo non mi piace'. Perché io avevo intitolato La strage dimenticata come Doppia ipotesi per un massacro. Le dissi ‘Ma perché come lo intitoleresti?' e lei rispose ‘La strage dimenticata' e infatti fu con questo titolo che venne pubblicato come numero 5 della serie Quaderni della biblioteca di storia e letteratura siciliana".
"A guardare le date delle mie pubblicazioni" - prosegue lo scrittore - vedete che tra La strage dimenticata e il libro successivo passano otto anni. Sono otto anni di silenzio assoluto mio. Il fatto è che non sono anni lieti per me. Mi vengo a trovare in una situazione in cui capisco che la mia vita subirà una svolta. E quindi devo dare dei lunghi addii a delle cose. La mia amicizia con Elvira nasce proprio in quegli anni. Non è un rapporto autore-editore, ma saremmo diventati amici anche se io fossi stato un rappresentante di elettrodomestici. Inevitabilmente. Andavo in Sicilia e parlavo con lei delle mie cose come con nessun altro. Con un'apertura, con una confidenza straordinaria come se ci conoscessimo dall'infanzia. Capii dopo, ho i riflessi del tempo sempre ritardati, che per tutta la vita avevo desiderato una sorella. Quando ero bambino lo chiedevo a mia madre: ero così disperato che mi regalò una bambola a grandezza naturale, che diventò la mia confidente fino a dieci anni. Elvira era quella sorella minore che avevo tanto desiderato. Ero affascinato realmente dalla sua personalità complessa. Sapeva essere a un tempo dolcissima e durissima. Aveva un carattere determinatissimo, forte. Mi capitò una cosa strana: di cominciare a frequentare la sua casa editrice come casa mia. Arrivavo a Palermo in ore mattutine, scendevo dal treno, pigliavo il taxi e andavo in via Siracusa 50. Il portiere era avvertito. Giravo in quegli uffici, nelle stanze deserte, andavo in bagno, mi lavavo, mi facevo la barba, mi cambiavo la camicia, poi mi stendevo sul divano con un libro e aspettavo che arrivassero".
"Anche se non lo dava a vedere, Elvira era coltissima ed estremamente attenta alle cose d'Italia. E' stata un membro del consiglio di amministrazione della Rai, all'epoca dei cosiddetti professori, chiamata da Napolitano che allora aveva un'altra carica istituzionale. Dei grandi editori italiani, Mondadori in testa, Elvira aveva il fiuto. Una cosa difficile da spiegarsi. Io l'ho vista all'opera, come i rabdomanti, quelli che sentono l'acqua sotto terra. A Elvira bastava leggere le prime pagine di un libro per capire, per sentire la presenza di un autore. Andava a colpo sicuro e raramente sbagliava. Un dono di natura: l'opera quasi da cane da tartufo che fece con Bufalino; la scelta di nomi come Tabucchi, Lucarelli. Un'altra cosa che mi piaceva di Elvira erano i suoi giudizi sui libri che aveva pubblicato o doveva pubblicare. Curiosamente, in quelle occasioni, il suo vocabolario si impoveriva. Un giudizio di Elvira consisteva in un massimo di dieci parole, ognuna delle quali aveva un peso massa da stella implosa. Quelle non altre! Impressionante anche la sua capacità di lettura, intendo nel senso dell'attenzione acuta, come un raggio laser", ricorda Camilleri.
"Quando i libri di Montalbano si cominciarono a vendere, vennero a bussare a casa mia i rappresentanti delle grosse case editrici. Lo dissi subito a Elvira un giorno. Eravamo nella sua stanza, io con la solita birra e le sigarette, lei seduta al suo tavolo. Divenne serissima di colpo. E mi disse in dialetto, il che significava qualcosa, ‘Inevitabilmente, un giorno o l'altro, mi metterai le corna. Però attento, mi metti le corna con Marilyn Monroe, io non posso fare altro che addolorarmi e perdonarti. Ma se mi metti le corna con una donnetta qualsiasi, io me la lego al dito. Ci siamo capiti?' Ed ebbi l'autorizzazione in diretta a firmare il mio primo contratto con Mondadori".
"Elvira ha saputo esercitare magistralmente la difficile arte dell'amicizia siciliana. Un'arte ormai estinta, trasformata in complicità o consorteria. L'amicizia siciliana è stata quella tra Pirandello e Martoglio ad esempio, un'amicizia che era assai di più di un amore fraterno. Nell'amicizia siciliana uno non deve chiedere un favore all'amico, perché è l'amico che deve prevenire la richiesta. E dell'amico si ereditano i suoi affetti, le sue amicizie, che diventano una cosa completamente tua. Quando la chiamavo al telefono, Elvira mi salutava sempre con la stessa frase ‘Amico del mio cuore'. E anche se stava male la sua voce diventava squillante. Non so se poi Elvira abbia usato la stessa espressione con altri, ma se questo fosse stato, io non me ne adonterei per niente, perché veramente il suo cuore aveva una grandezza tale da poter contenere tutta l'amicizia del mondo".
Ilaria Campodonico
 
 

La Repubblica (ed. di Parma), 21.12.2010
Camilleri resta in libreria
Respinto il ricorso di Cacopardo

Il giudice dice no al ricorso d'urgenza per sospendere le pubblicazioni e ritirate le copie invendute de "Il nipote del Negus". Il legale dello scrittore: valuteremo se procedere

Nessun ritiro dalle librerie delle copie invendute e nessuno stop alle pubblicazioni per il romanzo storico "Il nipote del Negus" di Camilleri. Lo ha stabilito il giudice del tribunale civile di Parma Massimiliano Ranzano che ha respinto il ricorso d'urgenza presentato dallo scrittore Domenico Cacopardo, origine siciliane ma da anni residente a Parma. Secondo Cacopardo il romanzo contiene citazioni diffamatorie nei suoi confronti. "Dovremo valutare le motivazioni prima di andare avanti con una causa di merito. Leggeremo con attenzione l'ordinanza e decideremo", ha commentato alla Gazzetta di Parma il difensore di Cacopardo Giovanni Franchi.
 
 

La Gazzetta di Parma, 21.12.2010
Il giudice: «No al sequestro del romanzo di Camilleri»

Festeggia, Montalbano, a Natale. Ma potrà brindare anche «Il nipote del Negus». Nella strenna ci saranno tutti, figli più o meno noti di Andrea Camilleri, compreso il suo ultimo romanzo «storico». Il giudice del tribunale civile di Parma, Massimiliano Razzano, ha infatti respinto la richiesta di Domenico Cacopardo di sospendere la pubblicazione de «Il nipote del Negus» e di ritirarne tutte le copie invendute. Nessuna condanna alle spese, però, che saranno compensate tra le parti.
L'ordinanza di rigetto del ricorso è già stata depositata, ma la copia non è ancora stata notificata a Giovanni Franchi, il difensore dello scrittore, origini siciliane ma da anni residente a Parma. Impossibile, dunque, entrare nel merito delle motivazioni, anche se si può ipotizzare che il giudice abbia ritenuto mancassero i presupposti, o forse solo uno, del «fumus boni iuris» e del «periculum in mora» per presentare il ricorso ex articolo 700, ossia in via d'urgenza. Tradotto, il magistrato potrebbe aver ritenuto che Cacopardo non avesse il diritto di chiedere la sospensione della pubblicazione del libro di Camilleri o che, comunque, non fosse necessario agire con un provvedimento d'urgenza prima di una causa che entri nel merito del caso.
Ma cosa aveva spinto lo scrittore siciliano a portare in tribunale il creatore del commissario Montalbano? Tutta «colpa» di un quasi anonimo, di quell'Aristide Cacopardo, controllore di biglietti sulla linea ferroviaria Palermo-Vigata, uno dei personaggi di fantasia inseriti da Camilleri nel romanzo. Il problema è che il ferroviere ha una grande passione, o meglio un'imperdonabile velleità: «... è fissato - scrive Camilleri a pagina 88 del libro - d'essere un grande scrittore e consuma il suo stipendio pubblicando romanzi a sue spese». Il controllore di biglietti prestato alla letteratura ha un nome diverso dal «vero» Cacopardo, autore di nove romanzi dal '99 ad oggi, ma il bersaglio di Camilleri sarebbe comunque stato lo scrittore.
«Anche secondo la giurisprudenza non è necessario che il nome altrui venga usurpato nella sua interezza per ottenere l'inibitoria - aveva sottolineato Franchi nel ricorso -. In questo caso il cognome è stato integralmente usurpato e anche se il nome è differente, il riferimento è chiaro. Quale scrittore - precisava ancora l'avvocato - non viene danneggiato dal fatto che un altro, e forse ancora più famoso, scriva di lui che paga per veder pubblicati i propri romanzi? Ma vi è anche una manifesta violazione di altri diritti, come l'onore e la reputazione, non potendosi certo criticare così indirettamente uno scrittore e dire di lui che è fissato d'essere bravo».
Ma per il giudice non c'era ragione di mettere al bando il libro di Camilleri.
Georgia Azzali
 
 
Lo scrittore: «Ma è certo che sono stato diffamato»

«Le decisioni della magistratura si accettano e non si discutono. Resto comunque convinto dei contenuti diffamatori del libro di Camilleri nei miei confronti». E' sereno, Domenico Cacopardo, anche  perché trascorse le prime due settimane dall'udienza davanti al giudice - lo scorso 16 novembre - ha cominciato  ad avere molti dubbi sul'esito positivo del ricorso.
«Ho pensato che il giudice non ravvisasse i presupposti dell'urgenza, visto che non depositava l'ordinanza. E così è stato. Ma, d'altra parte, insieme al mio avvocato, abbiamo ritenuto di presentare un ricorso ex articolo 700 per evitare i tempi lunghi, anche quattro-cinque anni, di una causa di merito». E ora? Il giudice ha detto no al provvedimento d'urgenza, ma potrebbero esserci margini  per continuare. «Dovremo valutare le motivazioni prima di andare avanti con una causa di merito - sottolinea l'avvocato Giovanni Franchi -. Non è escluso che il giudice abbia rigettato il ricorso d'urgenza per l'assenza di uno solo dei presupposti, o che comunque lasci aperto qualche spiraglio. Leggeremo con attenzione l'ordinanza e decideremo».
 
 

RagusaNews, 21.12.2010
Cacopardo perde la causa contro Camilleri
Il primo si sentiva deriso dal secondo

Parma - Nessun ritiro dalle librerie delle coipie invendute e nessuno stop alle pubblicazioni per il romanzo storico "Il nipote del Negus" di Camilleri. Lo ha stabilito il giudice del tribuinale civile di Parma Massimiliano Ranzano che ha respinto il ricorso d'urgenza presentato dallo scrittore Domenico Cacopardo, orgine siciliane ma da anni residente a Parma. Secondo Cacopardo il romanzo contiene citazioni diffamatorie nei suoi confronti. "Dovremo valutare le motivazioni prima di andare avanti con una causa di merito. Leggeremo con attenzione l'ordinanza e decideremo", ha commentato alla Gazzetta di Parma il difensore di Cacopardo Giovanni Franchi.
La denuncia
Cacopardo, magistrato del Consiglio di Stato in pensione e da anni residente a Parma, ritiene infatti di essere stato diffamato dal "padre" di Montalbano in alcune pagine del suo romanzo di tipo "storico", "Il nipote del Negus" (mentre l'ultimo a essere pubblicato, pochi giorni addietro, è "Il sorriso di Angelica").
Secondo il legale di Domenico Cacopardo, l'avvocato Giovanni Franchi, nel "controllore" si potrebbe ravvisare il suo cliente: «Secondo la giurisprudenza, infatti, non è necessario che il nome altrui venga usurpato nella sua interezza per ottenere l'inibitoria. Quale scrittore – ha dichiarato Franchi in un'intervista – non viene danneggiato dal fatto che un altro, e forse ancora più famoso, scrive di lui che paga per veder pubblicati i propri romanzi?».
 
 

Il Velino, 21.12.2010
Povera Raitre, dove c'era Saviano, c'è Lucarelli (4,3%), quasi a livello Gad (3,8%)

[…]
Su RaiTre il documentario "Acqua in bocca a quattro mani", con Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli, in onda dalle 23.04, ha convinto 695 mila telespettatori, con il 4,16 per cento di share.
[…]
Ornella Petrucci
 
 

Il Mattino, 22.12.2010
Omaggio a Gatto

Salerno. «Terra», un’originale lettura in musica dei testi dedicati al sud di Alfonso Gatto, a cura della fondazione che porta il nome del grande poeta salernitano ed è diretta dal nipote Filippo Trotta. Una selezione dalle raccolte «Napoli N.N.», «La sposa bambina», «La spiaggia dei poveri»: la prosa "meridionalista" di Gatto, sospesa tra Napoli e Salerno rivivrà con due interpreti eccezionali, Lello Arena (l’anima napoletana) e Yari Gugliucci (il controcanto salernitano) che giocheranno su questa doppia linea, con un poeta tutt'altro che fermo agli stereotipi, quasi a denunciare un'inutile dualismo e rivendicare un'unica legittima paternità. Ad accompagnare le voci le musiche di Aldo Vigorito e Stefano Giuliano. A dare il via all’evento, una breve intervista ad Andrea Camilleri, presidente onorario della fondazione. Salerno, chiesa di Sant’Apollonia, 24 dicembre alle 12,30.
 
 

Corriere della Sera, 22.12.2010
A fil di rete
Lucarelli alla ricerca di una nuova identità
Ormai lo stile di «Blu notte» era diventato puro manierismo

Carlo Lucarelli: «Cosa dobbiamo raccontare del mondo del lavoro?». Ascanio Celestini: «Non c’è più coscienza di classe, dobbiamo raccontare la coscienza individuale». È iniziata così una seratina tutta lucarelliana sulla difficoltà di narrare le brutture del mondo del lavoro. La prima reazione (da vigliacchetti, da superficialoni quali siamo) sarebbe quella di gridare ai due «Andate a lavorare!», ma poi la coscienza individuale (quella collettiva è stata persa quarant’anni fa) si fa strada e, per penitenza, ci sorbiamo, al termine del programma, anche un documentario su Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli, pretenzioso dialogo fra due inveterati chiacchieroni che si rimirano allo specchio delle loro opere, una sorta di dialogo tra Marcel Proust e Gustave Flaubert sul rapporto fra vita e letteratura.
[…]
Aldo Grasso
 
 

Cultura Italia, 23.12.2010
Il Caravaggio segreto di Camilleri

Pubblicato nel 2007 da Mondadori, “Il colore del sole” di Andrea Camilleri è un romanzo di rara bellezza. In esso, Camilleri diventa personaggio e finge di essere avvicinato da uno strano individuo che gli consente di prendere visione di un manoscritto inedito di Caravaggio, nel quale il pittore aveva appuntato alcuni fatti biografici. Nel mentre leggeva avidamente l’inedito, il noto scrittore siciliano ne trascriveva alcuni brani che poi sarebbero confluiti nel libro dato alle stampe.
Una trovata, questa, che consente a Camilleri di giocare su due piani narrativi: quello della contemporaneità e quello seicentesco nel quale visse il pittore.
Il tempo della contemporaneità dà a Camilleri la possibilità, non solo di farsi personaggio, ma di descrivere sia gli avvenimenti che hanno portato al ritrovamento dell’inedito (e alla lettura del medisimo da parte dell’Autore), sia il metodo da lui seguito nello scegliere le partidel testo caravaggesco da trascrivere.
Il tempo coevo a Caravaggio, invece, consente a Camilleri di cambiare l’io narrante, pur mantenedo la narrazione in prima persona: la parola, infatti, passa da Camilleri a Caravaggio stesso. E per far ciò, Camilleri si cala nei panni del pittore maledetto e ne imita la lingua. Una mimesi di stupefacente perfezione.
Ne esce il ritratto di un uomo devastato, con problemi psicologici e del comportamento che, probabilmente, sono anche la causa di una disfunzione visiva che gli impedisce di vedere il vero colore del sole (da cui il titolo del romanzo).
Un uomo braccato dal papa e dai Cavalieri di Malta e, per questo, costantemente in fuga.
Un uomo che pare godere della vita e trovare un qualche sollievo solo nell’atto sessuale, vissuto indifferentemente (e senza problemi si sorta) con donne e uomini.
Pur sapendo trattarsi di un romanzo, il testo biografico è scritto con tale sapienza che a volte si vorrebbe crederlo vero.
Un romanzo, un capolavoro, da “bere” tutto d’un fiato.
Danilo Rocco
 
 

BBC Four, 27.12.2010
Italian Noir – The Story of Italian Crime Fiction
Series Producer Ben Southwell
Producer Francis Welch
Executive Producer Michael Poole
BROADCASTS
1. Mon 27 Dec 2010 21:30 BBC Four
2. Tue 28 Dec 2010 03:05 BBC Four
3. Thu 30 Dec 2010 00:10 BBC Four
Cliccare qui per vedere il documentario

Documentary which profiles a new wave of Italian crime fiction that has emerged to challenge the conventions of the detective novel. There are no happy endings in these noir tales, only revelations about Italy's dark heart - a world of corruption, unsolved murders and the mafia.
The programme features exclusive interviews with the leading writers from this new wave of noir, including Andrea Camilleri (creator of the Inspector Montablano Mysteries) and Giancarlo De Cataldo (Romanzo Criminale), who explains how his work as a real-life investigating judge inspired his work. From the other side of the law, Massimo Carlotto talks about how his novels were shaped by his wrongful conviction for murder and years spent on the run from the police.
The film also looks at the roots of this new wave. Carlo Emilio Gadda (That Awful Mess) used the detective novel to expose the corruption that existed during Mussolini's fascist regime and then, after the Second World War, Leonardo Sciascia's crime novels (The Day of The Owl) tackled the rise of the Sicilian mafia. These writers established the rules of a new kind of noir that drew on real events and offered no neat endings.
Also featuring Italian writers Carlo Lucarelli and Barbara Baraldi, the film uses rarely seen archive from Italian television.
 
 

BBC News, 27.12.2010
Italian crime looks into dark heart of society
Italian Noir: The Story of Italian Crime Fiction will be broadcast at 21.30GMT on Monday 27th December, 2010, on BBC Four, or catch up afterwards on BBC iPlayer

European crime fiction, particularly Scandinavian noir, is enjoying a huge boom with novels such as Stieg Larsson's The Millennium Trilogy and Henning Mankell's Wallander. But Italian noir is emerging as a force inspired by the dark side of Italian society.
Faced with the grim reality that many murders go unsolved, Italian writers are drawn to stories that offer no simple resolutions or happy endings.
"We write more noir in Italy than traditional thriller. This is because we are more pessimistic about human nature," says Giancarlo De Cataldo, who became a crime fiction writer after serving as a judge.
His experience of meeting members of the infamous Rome gang, the Banda Della Magliana, has inspired his novel Romanzo Criminale.
Corruption and unsolved murders
The story reflects the activities of the gang, which was one of the most powerful Italian criminal organisations during the 1970s and 1980s, controlling drug and gambling networks in Rome, as well as being associated with kidnappings and murders.
"There is a grey zone between the normal citizen, the power, the legal economy and the underworld," says de Cataldo.
"Romanzo Criminale is more than a thriller, it's a historical and political crime novel."
And it is this theme that has come to encapsulate Italian noir novels today. Through their novels, authors are drawing on their experience of another side of contemporary Italy, of organised crime, political corruption and unsolved murders.
"In truth there are few cases that are resolved with definite certainty, and in Italy there is no longer even the certainty of punishment," says Sicilian writer Andrea Camilleri, whose Inspector Montalbano Mysteries explore the mafia.
"Fiction can tend to give the mafia a noble character," he says.
"In the Godfather, for instance, Marlon Brando's incredible performance makes us forget that here is a man ordering killings by the dozen.
"This is the risk that you run that in some way the mafia is glamorised and I refuse to do that."
But the examination of Italy's society and the deep-rooted problems it faces has moral implications which noir writers battle with.
"The poor crime fiction writer begins to ask himself some questions," says Camilleri.
"He says, do I really have to be the one to sew the torn fabric of society?"
Criticising reality
Many Italian crime writers believe they are filling a void by highlighting what they perceive as the corruption and distress at the heart of society.
"Anglo-American novelists have remained novelists. For us it has been necessary to become something more," says author Massimo Carlotto, whose own story could come from the pages of a noir novel.
As a left-wing student protestor during Italy's troublesome Years of Lead from the late 1960s to the early 1980s - an era of bombings and social discontent - Carlotto was wrongly convicted of a murder and spent five years on the run in Central America.
"I was arrested on the basis of a prejudice, and I was quickly declared guilty," he says.
"I had already decided at the trial to get away from this madness by fleeing abroad."
His best-selling novel, The Fugitive, recounts his experience.
"The noir genre allows us to describe and criticise reality," says Carlotto.
He was eventually pardoned in 1991, and today his novels focus on the issues facing Italy's north-east, where he lives.
"No-one does investigative journalism with respect to changes in criminal phenomena in Italy any more. No-one writes about major crimes any more, especially organised crime."
Italy's contradictions
Italy's society today has emerged from its fascist past, and the roots of many Italian noir stories lie in the same period.
Using the experience of a real-life former policeman who served under Italy's fascist regime, Carlo Lucarelli's novel Carte Blanche portrays what he describes as Italy's "contradictions".
After World World II, Commissioner de Luca, the policeman he created continues in his career, but he now works for a force in a new democratic Italy.
"Commissioner de Luca... is on one hand a good person, a policeman, a detective - the man who in the crime novel will lead us to the truth," says Lucarelli.
"Yet at the same time he is also the instrument of dictatorships, and so he is a man full of contradictions who can live through Italian history and tell us about the contradictions of each period."
Lucarelli says that authors have a shared commitment to write more than simple crime strories.
"Our detectives are all characters who see what is happening in society and suffer.
"They understand that there is nothing that they can do about it and this brings a state of despair."
Francis Welch
 
 

La Repubblica, 27.12.2010
Da Gadda a Camilleri l'Italia incoronata regina del noir
Così la BBC ha risolto il giallo

Un tricolore che garrisce al vento, monumenti storici, arpeggi dell'immancabile mandolino. E sullo sfondo, una voce dall'accento inglese “posh”, profonda e impostata, che enumera alcune caratteristiche che rendono l'Italia benemerita nel mondo (l'arte, la moda, la cucina). Confesso che le prime inquadrature di “Italian Noir”, il documentario realizzato dal giovane regista Francis Welch in onda il prossimo 27 dicembre (h. 21,30) sulla rete pubblica BBC-4 mi hanno procurato un lieve attacco di panico. Possibile che quando gli stranieri parlano di noi non siano capaci di liberarsi degli insopportabili stereotipi? Il mandolino, poi! Strumento nobilissimo, per carità, ma non sarà che ormai li fabbricano solo per Hollywood e per la BBC? E dire che quando Francis Welch mi aveva intervistato mi ero raccomandato in tutti i modi di evitare il cliché! Lui, per la verità, se l'era cavata con un sorriso furbo e una battuta: “ma voi italiani siete proprio ossessionati da questi cliché! Nessun problema, il film sarà un'altra cosa”. D'altronde, Welch era sceso in Italia per raccogliere materiali e, soprattutto, impressioni dalla viva voce di alcuni protagonisti del “noir italiano”: Camilleri, Carlotto, Lucarelli, Barbara Baraldi e chi scrive. Perché prendersi tanta briga, se non per dire qualcosa di nuovo? Beh, confessione per confessione: mi sbagliavo. Welch è un ragazzo di parola. “Italian noir” è l'esatto contrario di una sterile riproposizione dello stereotipo. E', per dirla tutta, un tentativo, nello stesso tempo agile e austero, ironico e ricco d'informazioni, secondo la tradizione anglosassone, di raccontare un Paese attraverso alcuni suoi scrittori di cose criminali. Perché chi ci conosce poco, o per niente, si faccia un'idea, ma anche spiegando a noi italiani come gli altri ci vedono, finalmente, fuori dagli schemi obsoleti di un tempo. Perciò, dopo la rapidissima introduzione, spariti i mandolini, entrano in scena il sangue e i “cadaveri ecellenti” della nostra Storia recente. L'Italia paese della bellezza e della magnificenza artistica, sì, certo, ma con tante zone d'ombra, con un pesantissimo “lato oscuro”. Come in tutte le democrazie, come in tutta Europa, come dovunque. La voce carismatica di Camilleri, eterna sigaretta fra le dita, si alterna alle immagini “solari” di Montalbano. Il Grande Vecchio si diverte a raccontare l'amore del commissario di Vigàta per la vita, la buona tavola, le belle donne. Un bell'italiano, bello e anche bravo. E, soprattutto, dalla parte giusta. La Mafia è sempre sullo sfondo, nelle mie storie, spiega. La ragione? Mi rifiuto di nobilitarla, come fa tanta fiction, anche di alto livello. Massimo Carlotto rievoca la persecuzione giudiziaria, la fuga all'estero, la tortura, il carcere. “Gli scrittori anglosassoni possono permettersi di essere narratori puri” commenta “noi abbiamo la necessità di essere qualcosa di diverso, dobbiamo supplire alla scomparsa del giornalismo investigativo”. E comunque, sorride, riflettendo sul suo passato, “ho avuto la fortuna di incontrare un sacco di brutta gente, che mi dà molte utili informazioni”. Da Carlotto a “Romanzo Criminale”, con scene e recensione, e poi a Barbara Baraldi, nella Bologna di oggi, dove una giustiziera della notte si incarica di difendere, con metodi estremi, le donne vittime di violenza. “Perché una donna uccide?” è la domanda. Forse perché c'è troppa violenza sulle donne? Ma il “noir italiano” non nasce oggi. Welsh va in cerca delle radici. Identifica in Gadda e Sciascia i nostri padri nobili. Fu l'autore del “Pasticciaccio”, sfruttando gli stilemi della “crime story” per investigare la natura profonda del Fascismo, a imprimere una linea narrativa che, ripresa e sviluppata negli anni Sessanta e Settanta da Sciascia, avrebbe fissato il canone, ancora attuale, del “noir italiano”. Scorrono immagini che ci ricordano le ferite mai sanate del nostro passato recente: Piazza Fontana, Aldo Moro, la guerriglia urbana, il '77, gli anni di piombo, la strage di Bologna. In un Paese nel quale tutti sono sospetti, nessuno è quello che sembra e le storie non hanno mai un finale chiaro, è fatale che si approdi a una narrazione a sfondo necessariamente storico/politico. Il delitto individuale si fa sintomo di un diffuso malessere sociale, il lieto fine non è affatto assicurato e la corruzione del “sistema” contagia condotte, attitudini e pensieri di ogni singolo individuo. L'aspetto esaltante della vicenda è che queste affermazioni non vengono da noi scrittori, ma dai critici e accademici che commentano le nostre parole, da Maxim Jakubowski, editore e bibliofilo da sempre innamorato dell'Italia, ai professori delle Università di Londra e Bristol, passando per Barry Forshaw, “guru” della “Rough guide to crime fiction”. Gente che ci legge, ci studia, ci comprende e condivide il nostro interesse per l'investigazione del lato oscuro dell'Italia. Sta' a vedere che dopo la “moda svedese” ne verrà una italiana? La sintesi spetta a Carlo Lucarelli, presentato come scrittore ma anche autore di un “popolare programma televisivo di true crime” (ah, la passione inglese per le etichette!). “Vivo in un Paese del quale non mi fido. Tutti noi proviamo un'acuta sofferenza per la realtà malata nella quale operiamo. Sappiamo raccontarla, ma non abbiamo gli strumenti per cambiarla”. E questo, conclude ammirato lo speaker, è il vero volto del “noir” italiano.
Giancarlo De Cataldo
 
 

Corriere della Sera, 27.12.2010
Il meglio dei libri 2010 – Narrativa italiana
Faletti, il commissario e (ancora) i numeri primi
Vincono gialli e noir, funziona il premio Strega

[…]
La classifica dimostra anche che vince chi è riuscito nell’impresa della fidelizzazione, come Andrea Camilleri a cui servirebbero tre piedi per occupare tutti e tre i gradini del podio che gli toccano. Protagonista il commissario Montalbano a cui ormai si appiccica il volto di Luca Zingaretti che gli ha dato la vita televisiva. Se due sono targati Sellerio, Montalbano ha traslocato temporaneamente anche su Minimum Fax dove ha incontrato la Grazia Negro di Carlo Lucarelli, in un romanzo dalla struttura insolita, a «pizzini».
Il personaggio seriale, in questo caso l’avvocato Guerrieri, ha portato bene anche a Gianrico Carofiglio, altra scoperta della casa editrice di Palermo che, con tre libri nei primi dieci si aggiudica, ex aequo con Mondadori, la classifica degli editori, segno che i grandi numeri non sono appannaggio esclusivo dei grandi gruppi.
Cristina Taglietti
 
 

La Repubblica, 28.12.2010
L'intervista
Camilleri, re degli autori "Tra Elvira e Montalbano il mio anno di passione"
La lista degli scrittori premia il maestro siciliano e rivela qualche nome sorprendente

Il padre di Montalbano è abituato ai grandi numeri. Questo è stato il suo anno, in molti sensi. Con Sellerio, e non solo, ha battuto tutti i record di vendita (nel 2010 con le novità oltre due milioni di copie, primo tra gli autori italiani). Ma ha anche vissuto un grande dolore, la scomparsa di Elvira, fondatrice della casa editrice che l'ha portato al successo. E solo adesso, a qualche mese di distanza, racconta il loro rapporto, così speciale. «Non posso più tirami indietro. Il fatto è che quando parlo di Elvira mi commuovo. Non era solo la mia editrice. Era un'amica. Anzi di più. Una sorella». Camilleri siede a un tavolo e accende la sigaretta. E riaccende i ricordi, come aveva già fatto in occasione di "Più libri più liberi", la fiera di Roma che aveva reso omaggio all'editrice siciliana.
Sceglie di partire dall'ultimo romanzo “Il sorriso di Angelica”, primo libro pubblicato con Sellerio dopo la scomparsa di Elvira ad agosto, e comunque nella top ten della narrativa italiana 2010. Alla fine del libro c'è una dedica speciale. Tutta per lei. «Lo avevo letto e riletto. Lo aveva letto anche mia moglie e la mia collaboratrice. Ma nessuno di noi si era accorto di un errore madornale, che a Elvira però non sfuggì: facevo riconoscere un morto a uno che non l'aveva mai visto!». Pausa. Un bicchiere d'acqua. Camilleri riprende a bassa voce da quell'errore, dalla storia del cadavere e precisa: «Era una lettrice attentissima dei suoi autori. Non le sfuggiva niente».
Quella di Camilleri e Elvira è la storia di un'intesa professionale e soprattutto di un'amicizia. È la storia di due persone che dopo essersi incontrate non si sono più lasciate. Un'intesa che esisteva prima e al di là del successo di Montalbano. È la storia di un incontro. Di quelli che non capitano sempre, ma quando avvengono cambiano la vita e la rimescolano. Camilleri dice che il lavoro non c'entra («saremmo diventati amici anche se avessi fatto il rappresentante di elettrodomestici»), che con lei riusciva a parlare come con una sorella («come se ci conoscessimo dall' infanzia»), che ha sempre considerato la casa editrice come una seconda casa: «C'era un'aria particolare, calda. Non sembrava affatto un luogo di lavoro. Anche lì dentro sembrava di essere nel salotto della casa di Elvira».
Ma i numeri parlano di una realtà tutt'altro che artigianale. Con Sellerio Camilleri ha venduto 16 milioni di copie. Ogni suo libro vende di media tra le 400 mila e il milione di copie. Eppure nel sentire parlare il padre di Montalbano il marketing sparisce ed emerge il ritratto di un'editoria vecchia maniera. «Strutturalmente è rimasta una piccola casa editrice, con un personale giovane, quasi tutto femminile. E anche la sede è sempre la stessa. In via Siracusa, proprio di fronte alla casa di Elvira. Dall'altra parte del marciapiede», dice Camilleri pesando le parole e rallentandole in lunghe pause, quasi a voler scegliere tra i ricordi per tratteggiare meglio quell'aria d'intimità che si respirava alla Sellerio. «Sa quante volte io e mia moglie abbiamo mangiato in casa editrice? Facevamo arrivare degli arancini e a volte si mangiava lì. Era un'abitazione. Elegante, liberty. Lo stile di Elvira. Era prima una casa e poi un posto di lavoro. Questa condizione non si trova altrove. Era un posto in cui si poteva stare, in cui non si doveva per forza produrre ».
Certo, il successo di Montalbano non sarebbe esistito senza Elvira. Camilleri lo ripete sempre, anche stavolta. Lui avrebbe volentieri interrotto il ciclo con “Il Cane di terracotta”, fermandosi al secondo romanzo con protagonista il commissario. Fu la Signora a insistere perché la serie continuasse. E infatti Montalbano esplose. E il commissario la ripagò, tirando fuori la casa editrice da una situazione finanziaria critica. Mai un momento che non vi siate capiti? «Non c'è mai stato bisogno di discutere su qualcosa. Una volta, dopo un anno che avevamo pubblicato un libro, Elvira si accorse che non c'era il contratto. L'avevamo dimenticato. Fu lei ad accorgersene: «Ma quel contratto, l'abbiamo fatto?"».
Essere un numero uno a ottantacinque anni, in un mercato editoriale dominato dalle "opere prime", non è da tutti. Camilleri spiega che l'amore per le storie non ha età: «Si scrive per necessità. Dietro c'è sempre l'esigenza primaria di raccontare. Non è un caso che il mercato editoriale in Italia, nonostante la crisi economica, sia in crescita. Infatti la necessità di scrivere s'incontra con un'altra necessità: quella che hanno i lettori di leggere storie». Racconta di leggere ancora molto, nonostante i problemi alla vista («ormai sono diventato lentissimo») e dice di amare i romanzi italiani: «Ma non mi faccia fare nomi, altrimenti mi creo dei nemici».
Camilleri il mestiere di costruttore di storie lo conosce a partire dalle sue tecniche artigianali, da quando lavorava come sceneggiatore in Rai (altro punto in comune: anche Elvira era stata alla Rai ai tempi dei "professori"), tagliando e cucendo le puntate del Commissario Maigret. Il successo è arrivato in età matura, dopo diversi tentativi non felici. Il primo romanzo, “Il corso delle cose”, pubblicato nel 1978, era passato sotto silenzio. Oggi ha fan club e lettori che gli scrivono per chiedere di Montalbano. «Anche i lettori hanno voglia di narrare. Mi raccontano le loro storie. Problemi, divorzi, parlano di figli e nipoti. In pratica ricambiano la mia narrazione con una loro narrazione. È una specie di posta del cuore che non pretende risposta».
Un altro bicchiere d'acqua. A questo punto della chiacchierata, la voce si è abbassata e ha preso un'inflessione più marcatamente siciliana. Rispunta il nome di Elvira, e lo sguardo torna a illuminarsi. «Lei sì che era una raccontatrice formidabile. Se avesse scritto quello che raccontava sarebbe stata una straordinaria narratrice. Ma quando si trattava di libri da pubblicare era essenziale. Non si nascondeva dietro giri di frasi. I suoi giudizi cominciavano sempre alla stessa maniera: "Mi piace o non mi piace perché..."». Camilleri paragona Elvira ai rabdomanti, che sentono l'acqua in profondità: «Le bastava leggere le prime pagine di un libro per sentire la presenza di un autore». Un "cane da tartufo", come quando aveva fatto tirare fuori a Gesualdo Bufalino da un cassetto “La diceria dell'untore”. Dolcissima e durissima: «Le sue osservazioni erano così pensate, così blindate rispetto a qualsiasi altra contro osservazione, che non potevi che prenderne atto. E quando faceva delle riserve sorrideva. Ma sapevi che erano incontestabili».
I ricordi delle due vite - lo scrittore e l'editore - continuano a mescolarsi, come se quel nodo non riuscisse ancora a sciogliersi. Lo Scrittore non ha mai tradito la sua Signora. Quando i grandi editori andarono a bussare alla sua porta, Elvira fu chiara, come sempre: «Eravamo nella sua stanza, io con la mia birra e le sigarette. Lei seduta al tavolo. Divenne serissima di colpo e mi disse: "Inevitabilmente un giorno o l'altro mi metterai le corna. Però attento. Se lo farai con Marilyn Monroe non posso far altro che addolorarmi e perdonarti, ma se mi metti le corna con una donnetta qualsiasi io me la lego al dito"». Li univano le sigarette, l'amore per la cucina, la "difficile arte dell'amicizia siciliana" e naturalmente Montalbano. Elvira aveva fiutato le potenzialità del commissario. Lo scrittore a volte sembra odiarlo, come ogni padre costretto a fare i conti con un figlio invadente. Ma poi ride e si corregge: «Non lo odio. Anzi odi et amo. Montalbano ha il pregio di tenermi tutti i libri in catalogo. Ogni volta che esce un nuovo episodio si rivendono copie del “Birraio di Preston” o della “Concessione del telefono”. Devo essergli grato». E l'ultimo Montalbano? «L'ho scritto, stampato e l'ho mandato ad Elvira. Il libro giace in un cassetto qualsiasi della casa editrice. Quando mi sarò stancato potranno tirarlo fuori e pubblicarlo».
Raffaella De Santis
 
 

La Repubblica, 28.12.2010
Il libro più venduto è stato quello delle ricette di Benedetta Parodi
Hit Parade del 2010
Cucina, gialli e tanti italiani: ecco i best seller

Gli scrittori italiani meglio di quelli stranieri: la classifica, sia dei libri più venduti, che degli autori preferiti, non lascia dubbi.
[…]
E anche i “generi” scelti si mantengono all’italiana: gialli e libri di cucina. Andrea Camilleri non perde colpi, è primo con 100 punti nell’elenco dei più venduti (il suo catalogo è lunghissimo: tra riedizioni, edizioni illustrate, rivedute e corrette arriva a 124 titoli), quarto con “La caccia al tesoro” e settimo con “Acqua in bocca” (scritto con Carlo Lucarelli) nell’albo dei titoli.
[…]
Alessandra Rota
 
 

Bit culturali, 28.12.2010
Andrea Camilleri, Giuseppe Dipasquale – Troppu trafficu ppi nenti
Scheda libro
Autori: Andrea Camilleri, Giuseppe Dipasquale
Titolo: Troppu trafficu ppi nenti
Editore: Mondadori
Collana: Piccola Biblioteca
Prezzo: € 9,00
Pagine: 160
Anno: 2010

E se Shakespeare fosse siciliano? La teoria, tra storia e letteratura, non è nuova, e certo molto accattivante: il bardo di Stratford, infatti, altri non sarebbe che Michel Agnolo, o Michelangelo, Florio, tragediografo e commediografo siciliano di fede protestante fuggito alle persecuzioni religiose e rifugiatosi in Inghilterra dove prese l’identità del defunto figlio di un oste, di nome William e, per quanto riguarda il cognome, si limitò a tradurre quello materno, Scrollalanza (shake-the speare). Che sia vera o no, l’ipotesi è certo intrigante, e non poteva mancare di affascinare due siciliani DOC come lo scrittore Camilleri e l’uomo di teatro Dipasquale, i quali, partendo da questa suggestione, hanno preso la più siciliana e forse la più divertente e raffinata delle commedie shakespeariane, “Molto rumore per nulla”, e ne hanno ricreato l’archetipo attribuito appunto a Messer Michele Angelo Florio Crollalanza, costruendo un immaginifico dialetto messinese del Cinquecento: una lingua giocosa e “arruvugliata”, dagli echi inaspettati, capace di rendere tutta la complessità di un mondo, anzi “del” mondo, perennemente preso nel suo “trafficu ppi nenti”.
[Si tratta della ristampa del volume già pubblicato (e ristampato) dall’editore Lombardi, NdCFC]
 
 

AISE, 28.12.2010
I libri di Giovanna Querci Favini all’Università di Berkley in California

Roma - Nata e cresciuta a Firenze, dove lavora con un gruppo di ricerca presso la facoltà di Lettere e filosofia dell’Università, Giovanna Querci Favini in questi giorni ha ricevuto buone notizie da oltreoceano: i suoi libri sono stati acquisiti dalla Biblioteca dell’Università di Berkley, in California.
[…]
"Per me – commenta la scrittrice – è stata una soddisfazione grandissima, va bene "nemo profeta in patria", ma insomma! Mi viene da sorridere se penso che nella lista delle loro acquisizioni per Italianistica, per la letteratura eravamo presenti solo io e Camilleri".
[…]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 30.12.2010
Lo scrittore lavorerà alla sceneggiatura de “Il cavaliere e la morte”
Camilleri in coppia con Andò per un film tratto da Sciascia

"Il cavaliere e la morte", il penultimo libro di Leonardo Sciascia, uscito pochi mesi prima della sua morte per i tipi di Adelphi, diventerà presto un film. Gli eredi dello scrittore racalmutese hanno ceduto i diritti del romanzo: a dirigere il film sarà il regista palermitano Roberto Andò, a scrivere la sceneggiatura saranno invece Andrea Camilleri e Gaetano Savatteri.
Tre moschettieri siciliani, dunque, per una delle opere più crepuscolari e complesse di Sciascia. «Sarà un'impresa ardua, difficilissima, ma oramai il dado è tratto», dice Camilleri. Il padre del commissario Montalbano, che quest'anno ha scalato le classifiche di vendita sbaragliando anche gli avversari più agguerriti, da un lato non nasconde il suo entusiasmo, a dir poco sbalorditivo, quasi da scrittore in erba; dall'altro, pragmaticamente, non può che ammettere un certo timore. «Si tratta di un romanzo intricato, per come lo ha costruito Leonardo: meno male che al mio fianco ci sarà Gaetanuzzo, così lo chiamo ormai. Sciascia ci darà del filo da torcere, lo so, ma abbiamo accettato la sfida. Cominceremo con l'anno nuovo, e che Dio ce la mandi buona».
A mettere il bastone tra le ruote, di certo, non sarà tanto l'impianto indiziario, costruito magistralmente da Sciascia, quanto la carica allusiva che il romanzo sprigiona, la sua sovrastruttura tematica e ideologica. Ne "Il cavaliere e la morte", infatti, Sciascia lascia trasparire il senso profondo della fine: di una stagione, di un modo di intendere la letteratura. Ma anche della sua fine, dell'essere al capolinea della vita. Non a caso a fare da fil rouge di tutto il libro è la malattia, il dolore, «una bestia, piccola, feroce ed immonda». E soprattutto la morte, su cui il Vice riflette, osservando l'opera di Dürer che dà il titolo al romanzo: «L'aveva sempre un po' inquietato l'aspetto stanco della Morte, quasi volesse dire che stancamente, lentamente arrivava quando ormai della vita si era stanchi. Stanca la Morte, stanco il suo cavallo: altro che il cavallo del Trionfo della morte e di Guernica. E la Morte, nonostante i minacciosi orpelli delle serpi e della clessidra, era espressiva più di mendicità che di trionfo».
Ancora una volta, dunque, un romanzo di Sciascia finisce al cinema: l'ultima volta era successo con "Il consiglio d' Egitto" portato sul grande schermo da Emidio Greco.
Salvatore Ferlita
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 31.12.2010
I riti di una Sicilia che non c'è più nei ricordi dello scrittore
Il Capodanno di Andrea Camilleri
"Vi regalo la mia ricetta segreta"

Le feste dell'infanzia, con le ricette della nonna e la tombola con la Smorfia del padre. La tradizione del presepe e quella dell'albero di Natale portata dagli americani nel '43. Andrea Camilleri racconta il suo Capodanno, tra ricordi del passato e auspici per il futuro: "Giocate interminabili e grandi mangiate, per noi bambini era un momento bellissimo. E oggi i miei nipoti e le mie figlie sono più tradizionalisti di me"

Camilleri, lei usa dire che la Sicilia è un elastico che ci spinge a tornare. Cominciamo tornando con la memoria al Natale e ai Capodanni della sua infanzia?
"Avevo sei-sette anni, e l'albero di Natale ancora non esisteva. Esisteva il presepe che stava su un grande tavolo da lavoro dove uno si ingegnava con i mezzi di allora a fare cascatelle d'acqua, paesaggi e quant'altro. Il regista era lo zio medico che adibiva a presepe anche un'intera stanza usando le tecnologie moderne di allora, cioè l'elettricità che faceva muovere molini d'acqua, illuminava la grotta e arricchiva lo scenario. E poi conduceva anche la visita guidata al presepe".
Lei assisteva soltanto?
"Certo non potevo mettere bocca ma era una cosa affascinante".
I suoi pastori preferiti?
"Quelli che ho sempre ammirato di più erano uno quello che si dice "lo spaventato del presepe" che alza le braccia al cielo in preda ad un'attonita meraviglia e l'altro quello che se ne fotte, dorme e non lo sveglia niente e nessuno".
Questo fino a quando?
"Almeno fino all'arrivo degli Americani nel '43, quando avevo già diciassette anni. Con loro entrò nelle nostre case l'albero di Natale che noi andavamo in processione a vedere da un mio amico: era l'unico nel mio paese. Fu la grande attrazione del dicembre 1943, l'anno in cui nacque la tradizione dei regali sotto l'albero. E così i Morti persero la strada di casa, perché i regali a noi bambini ce li portavano i morti nella notte tra il primo e il 2 novembre".
Una notte di incubo e di attesa?
"Non l'ho mai vissuta come una notte di paura perché il fatto che il morto recente di casa portasse il regalo te lo rendeva non uno spettro ma un essere che tornava provvisoriamente sulla terra. Si stava lì ad aspettare che il nonno o lo zio defunto si palesassero, non visti, per riempire un canestro di regali".
Quando dice "noi" a chi si riferisce?
"A noi bambini ma nel mio caso specifico dovrei dire io, ché ero figlio unico ed era una pacchia: tutti i regali erano per me. Sinceramente l'albero di Natale i primi anni mi risultò estraneo. Mi pareva un'altra cosa e poi che i regali si fossero spostati dai Morti alla notte tra il 24 e il 25 dicembre mi disturbava. Io preferivo che me li portasse mio nonno morto, non questo Babbo Natale globale valido per tutti".
Ne era molto emozionato?
"Sa, la cosa più bella non era tanto il ricevere regali che avevi chiesto con regolare letterina, i Morti erano dispettosi nel senso che picchiavano il canestro che tu avevi messo sotto il tuo letto e la mattina lo facevano scomparire con i doni, quindi dovevi cercare per tutta casa dov'era andato a finire 'sto benedetto cesto. Quella era la cosa meravigliosa: la ricerca. Perché poi c'era la sorpresa di vedere che il morto aveva esaudito i tuoi desideri e al posto del canestro c'era il triciclo. Il fatto bellissimo era il giorno dopo cioè la mattina del 2 quando si andava al camposanto per ringraziare e salutare i morti: noi bambini giocavamo nei vialetti del cimitero con i regali appena ricevuti, li facevamo vedere l'un l'altro, ce li scambiavamo. Era allegria pura. Il morto rendeva felici".
Natale sciupa questa magia?
"La sciupa sì. Anche se ti dicono da piccolo che i regali li porta Babbo Natale, chi è? È uno che si muove troppo veloce. Che parte dal polo nord con le renne, la slitta, ma chi ci deve credere?"
Ma la festa almeno la salva?
"La festa è bellissima perché c'era sempre un calore straordinario: la grande tavolata con la famiglia riunita e magari s'arricampavanu zii, zie, cugini che non vedevi da anni. E poi nonna Elvira che faceva degli arancini meravigliosi".
Che lei un giorno trasferirà al suo Montalbano.
"Che io trasferirò al mio commissario assecondando i suoi peccati di gola. Ma un giorno veramente superò se stessa, stavo per farle i miei complimenti quando lo zio mi diede un calcio sotto il tavolo e mi fece cenno di stare zitto. Io così feci ma poi gli chiesi il perché. Perché se no - mi rispose - nonna si adagia sugli allori. Invece così cercherà sempre di perfezionarsi".
E oggi?
"Molte di queste cose si sono perse per strada, ma la festa me la godo lo stesso, mia moglie non demorde. È milanese di educazione, ma napoletana di origine, e a Natale recupera le sue radici: il presepe che per farlo ci impiega tre giorni, meraviglioso con accanto uno splendido albero trovato a buon prezzo. E ci sono tutti i nipoti e le mie figlie che sono più tradizionalisti di noi. Quando due anni fa dissi beh sto Natale possiamo farne a meno, si è sollevato un coro di proteste".
I Capodanni della sua adolescenza?
"Bellissimi, giocate interminabili, dolciumi, famiglie riunite, eravamo da venti a trenta persone mentre oggi le famiglie - quando ci sono - sono tutte accorciate. Ricordo con tenerezza le baruffe durante la tombola quando uno sosteneva di avere avuto un numero vincente ma di non averlo sentito estrarre. Poi c'era quello che tirava i numeri ed era bravissimo. Mio padre era un ottimo banditore, non diceva il numero ma usava la Smorfia sollevando le proteste di chi non la conosceva. Un grandissimo divertimento. C'era l'immancabile sette e mezzo, una lira e mi sto. Mi ricordo che da ragazzino mi arrabbiavo moltissimo perché i grandi invece di stare attenti ai numeri parlottavano dei fatti loro e poi cominciavano: è uscito il 25? Ma come è uscito da un'ora! C'era la vecchia zia da controllare, chi faceva un movimento brusco e gli saltava la cartella segnata con i fagioli, e bisognava rifare la conta da capo".
Quanto durava tutto ciò?
"Fino a notte tarda e andava avanti almeno fino all'Epifania finché si esauriva per stanchezza. Ma il gioco sublime del Capodanno era il Mercante in fiera dove soprattutto importante era il banditore che vendeva le carte".
Quali erano i piatti che segnavano il passaggio da un anno all'altro?
"Le sogliole. Gigantesche e fritte. E soprattutto la munnizza della nonna. Una cosa meravigliosa che io continuo a fare e che farò anche quest'anno".
Qual è la ricetta?
"Si comincia con uno strato di gallette da marinaio inumidite d'acqua, gli si sovrappone uno strato di verdure cotte e verdure crude, e così via continuando fino a formare una sorta di panettone. La munnizza si condisce con fette di limone, uova sode tagliate a fettine, patate lesse tagliate a fette, radicchio, sarde, anciove belle sistemate in linea retta. Uno strato dopo l'altro viene una montagnola coloratissima. Bisogna lasciarla riposare anche un giorno".
Quanto tempo impiega a prepararla?
"Una mattinata, però ne vale la pena".
Mentre lei fa questo lavoro, Montalbano che fa?
"Assiste. E subisce la mia fantasia, è una rivincita che mi prendo verso di lui. Perché non potrà gustarla la munnizza".
Era un piatto di Porto Empedocle?
"No, solo di mia nonna materna Elvira, che l'ha inventato lei in tempo di guerra perché di soldi e cibo ce n'era poco. Un piatto per me fantastico che ci tengo a perpetuare".
Che cosa è cambiato da allora ad oggi?
"Il tempo si è contratto. Questo Natale per esempio mi sembra arrivato all'improvviso senza che io ne sapessi niente... In vecchiaia i tempi sfuggono".
Ci ha pensato Schifani a farci accorgere che era Natale.
"Sì abbreviando al massimo la votazione per la riforma Gelmini. Una scena che è bene dimenticare. È anche colpa loro se perfino Natale arriva all'improvviso sommersi come siamo ogni giorno dalle brutte notizie di una brutta politica, di un brutto governo".
Però lei nell'ultimo romanzo, "Il sorriso di Angelica" si è vendicato, perché Montalbano ha potuto risolvere una delicata indagine grazie alle intercettazioni.
"Certo. Non c'è dubbio: "Il sorriso di Angelica" lancia un monito alla politica. Io ogni tanto ci provo, ma loro temo che siano sordi".
Con chi passerà il Capodanno?
"Con moglie, figlie e nipoti ma pochi generi perché uno è dovuto ripartire per l'Africa e un altro ce l'ho in Antartide. Quindi meglio per me, ho le mie figlie più vicine".
E Catarella cosa farà?
"Be', Catarella senza Montalbano proverà a capirsi da solo oppure si farà interpretare da sua sorella perché lo so stasera sarà a casa sua".
C'è un ricordo che stanotte porterà con sé?
"I miei dialoghi a distanza; quello con Leonardo Sciascia che continua sempre e a cui si è aggiunto quello con Elvira Sellerio. Mi mancano, caro amico, mi mancano molto".
Ai siciliani che messaggio manda?
"Un messaggio complesso. La Sicilia è su una buona strada, l'unica cosa è non scordarsi le tradizioni. Più si interpretano correttamente le tradizioni più esse si mantengono al passo con la storia. L'augurio che non riguarda solo la Sicilia è che si possa avere ancora qualche anno di tranquillità sociale e di serenità soprattutto, che sono cose al momento seriamente compromesse perché la situazione politica è molto confusa, a Palermo non meno che a Roma".
Montalbano come sta?
"Sta bene, grazie, la saluta".
Ricambio di vero cuore, ma lei sta lavorando naturalmente. Il prossimo romanzo?
"Si chiama "Il gioco degli specchi", una serie di false piste che si riflettono l'una sull'altra. E assicuro è molto divertente".
Sergio Buonadonna
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 31.12.2010
L’inaugurazione di Palazzo Branciforte restaurato da Gae Aulenti, l’apertura del Diocesano di Monreale e i nuovi libri in uscita: dodici mesi ricchi di novità
Il 2011 porta il museo dell'archistar

[…]
Letteratura
Non si ferma nemmeno un secondo Andrea Camilleri, che già annuncia una prossima uscita: “Il 2011 porterà un bastimento carico di racconti – confessa sornione lo scrittore empedoclino – due volumi che pubblicherà Sellerio. Si intitoleranno “I racconti di Vigàta”, ambientati tra Ottocento e Novecento. Molto divertenti: almeno io, scrivendoli, mi sono scialato. Spero che i miei lettori si divertano alla stessa stregua”. La materia che sostanzia le storie raccontate, sulla scia di opere come “Il birraio di Preston” e “La concessione del telefono”, è di sana pianta inventata, precisa Camilleri: e qui casca l’asino, viene da dire, perché quando il padre del commissario Montalbano dice così significa che ha attinto da storie vere.
[…]
Salvatore Ferlita, Paola Nicita (hanno collaborato Giusy La Piana e Laura Nobile)
 
 

La Sicilia, 31.12.2010
La madrina di «lidi in passerella»
Ylenia Maccarrone sfonda in tv

Nell'anno che verrà, la rassegna estiva "Lidi in passerella" celebrerà il proprio decennale. Un traguardo importante per il concorso ideato nell'estate del 2001 dal cav. Michele Maccarrone, che ne cura l'organizzazione unitamente alle figlie Ylenia e Manuela. Traguardi importanti li ha già raggiunti proprio Ylenia Maccarrone: […] sarà Angela, l'amante del commissario Montalbano, protagonista femminile nella fiction "La danza del gabbiano", per la nuova attesissima serie dedicata al commissario venuto fuori dalla fantasia di Andrea Camilleri e che prossimamente sarà trasmessa da Raiuno.
[…]
 
 

Chiasmi International, n.12, 12.2010
Andrea Camilleri: “Il corso delle cose è sinuoso”
Intervista di Davide Scarso ad Andrea Camilleri su Maurice Merleau-Ponty
ANDREA CAMILLERI: «LE COURS DES CHOSES EST SINUEUX»
Entretien par Davide Scarso avec Andrea Camilleri sur Maurice Merleau-Ponty (traduction française par Stefan Kristensen)
ANDREA CAMILLERI: “THE COURSE OF THINGS IS SINUOUS”
An Interview with Andrea Camilleri, conducted by Davide Scarso, about Merleau-Ponty
 
 

 


 
Last modified Friday, February, 07, 2020