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RASSEGNA STAMPA

APRILE 2011

 
Fahrenheit, 1.4.2011
150. Le storie d'Italia raccontate da Andrea Camilleri
Otto scrittori per raccontare le storie degli uomini e delle donne che hanno fatto l'Italia: dai Mille di Andrea Camilleri alla Caporetto di Alessandro Baricco, alla Televisione di Francesco Piccolo, gli aspetti più umani della storia nazionale e i luoghi che degli eventi sono stati testimoni. Ne parliamo con Andrea Camilleri, che con Giovanni De Luna ha curato l'iniziativa.
 
 

Il Velino, 1.4.2011
Roma, l’Unita’ d’Italia raccontata da dieci grandi scrittori
Dieci scrittori per celebrare 150 Unita’ Italia

Centocinquant’anni come un romanzo. Composto da storie che fanno la Storia, quella con la “S” maiuscola. E che raccontano di uomini e di donne che hanno costruito, a loro modo, l’Italia.
Storie di infamie e di eroi, di italiani invisibili e di altri anche troppo ingombranti.
Un mosaico di voci, perché poi è questo il senso di 150.
Le storie d’Italia, la maratona di lettura in programma domenica 3 aprile a Libri come dalle 16.30 alle 23.30 in Sala Santa Cecilia all’Auditorium Parco della Musica di Roma: raccontare il Paese da un altro punto di vista, attraverso lo sguardo dei grandi autori e comunicatori di oggi.
Liberandosi dalla rigidità accademica ma anche dalla superficialità del senso comune. Perché l’obiettivo è ambizioso: appassionare. E sorprendere.
Una narrazione spettacolo, dunque, che è la trasposizione live della collana composta da otto dvd a cura dello scrittore Andrea Camilleri e dello storico Giovanni De Luna, prodotta da Gush e realizzata con la regia di Franco Angeli. E che sarà distribuita dal Gruppo L’Espresso e RaiTrade dall’8 aprile e presentata in anteprima proprio in questa occasione.
Il progetto ripercorre in otto puntate i 150 anni della nostra nazione, attraverso il racconto di altrettanti scrittori tra i più importanti in Italia oggi: Andrea Camilleri, Alessandro Baricco, Dacia Maraini, Melania Mazzucco, Giancarlo De Cataldo, Sandro Veronesi, Francesco Piccolo.
Qui all’Auditorium, quella che andrà in scena sarà una vera e propria sfida tra narrazioni: perché saranno Storia e Letteratura ad intrecciarsi e a sovrapporsi, continuamente. Ma anche toni e stili, che non potevano essere più disparati e originali, data la forte personalità degli autori.
Ogni scrittore, infatti, ha già affrontato uno degli argomenti proposti in un proprio romanzo: dalla sconfitta alla migrazione, dal terrorismo alla televisione. E prenderà spunto dalle sue pagine per approfondire un episodio, un momento, un particolare accadimento della Storia.
Storia dal volto umano, perché attraverso le voci di questi grandi comunicatori arriverà al grande pubblico il sapore, l’atmosfera di questi 150 anni italiani. Fatti di gesti eroici e grandi debolezze, di estro, vigliaccheria.
Di popolo e di singoli uomini, che con le loro vicende personali hanno cambiato il corso degli eventi. Per sempre.
Ad aprire la maratona – reading, con la regia di Roberto Tarasco e il coordinamento video di Lorenzo Letizia, sarà alle 16.30 di domenica 3 aprile Andrea Camilleri con I mille, la Sicilia, l’unità, per ricordare lo sbarco in Sicilia ed emozionare il pubblico con il ritratto di un personaggio complesso come Giuseppe Garibaldi.
Storiografia e narrazione, romanzo e ricerca si inseguono e si incrociano, in questo racconto orale non stop: e infatti, i rimandi che suggerirà Camilleri per restituire un suggestivo affresco di quel periodo sono tanti. Dal Gattopardo ai Vicere, fino a testi meno noti come Il brigante di Tacca del Lupo.
Melania Mazzucco, l’autrice di Un giorno perfetto, che è poi diventato il film diretto da Ferzan Ozpetek, e che a Libri come presenterà Jacopo Tintoretto e i suoi figli. Biografia di una famiglia veneziana, affronterà un tema perennemente attuale con uno sguardo nuovo: Emigranti: la ricerca della felicità.
Ritratto di un’Italia caparbia, volenterosa, sparpagliata per il mondo. Ma anche di un Paese capace di grandi slanci e di rovinose cadute, come nella narrazione di Alessandro Baricco Caporetto: il racconto di un’infamia. O di mostrare un lato oscuro, aggressivo e intollerante. Come quello, buio, del Ventennio fascista, ritratto da Dacia Maraini alle 20.30 in La vergogna delle leggi razziali.
La Storia, dunque, viene letta attraverso una chiave nuova: e si riesce, per esempio, a comprendere il miracolo economico anche alla luce “dell’invisibilità” degli italiani raccontata da Sandro Veronesi in Gli italiani invisibili del boom economico. Fino ad avvicinarsi ai giorni nostri, e ai temi che ci hanno cambiato per sempre, irrimediabilmente: con Il terrorismo e il caso Moro: un Paese interrotto narrato da Giancarlo De Cataldo, per ripercorrere gli anni di piombo marchiati dai conflitti ideologici, e la nostra era dominata dalla “videocrazia” con Francesco Piccolo in La televisione che ci ha cambiati.
 
 

Il Velino, 1.4.2011
Montalbano, Del Noce: l’arrivederci all’autunno 2012, o forse prima

Firenze - Cresce l’attesa per l’ultimo episodio del “Commissario Montalbano” che in questa ondata di nuovi appuntamenti ha viaggiato sopra i 9 milioni di telespettatori e il 30 per cento di share su Rai1, con il diretto concorrente, “Il Grande fratello” su Canale5, che comunque superava il 25 per cento di share sfiorando i 6 milioni di telespettatori. Numeri da tv prima dell’avvento del digitale. E una storia, quella del commissario di Vigata nata dalla penna di Andrea Camilleri, che ha sempre successo, in libreria (facendo la fortuna della Sellerio) e in tv. “I prossimi quattro nuovi episodi di Montalbano li vedremo nell’autunno 2012, o forse anche prima (il primo ciak si batte ad ottobre, ndr)”, afferma il direttore di Rai Fiction Fabrizio Del Noce a Firenze, in occasione degli Screening Rai dove i buyers internazionali hanno apprezzato soprattutto gli uomini in divisa: oltre al commissario interpretato da Luca Zingaretti, anche Manara e Coliandro. […]
 
 

ASCA, 1.4.2011
Rai: Del Noce, da autunno 2012 quattro nuovi episodi 'Montalbano'

Firenze - Dall'autunno 2012 andranno in onda quattro nuovi episodi della serie del Commissario Montalbano.
Lo ha annunciato il direttore di Rai Fiction Fabrizio Del Noce, intervenendo nella prima giornata degli 'Screenings in Florence' a Palazzo Vecchio.
''Quattro nuovi episodi - ha spiegato Del Noce - sono gia' in programmazione di produzione. La produzione iniziera' ad autunno 2011 con due episodi e altri due saranno prodotti nella primavera 2012. Andranno in onda, probabilmente, nell'autunno 2012''.
 
 

Il Tirreno, 1.4.2011
Il commissario Montalbano emigra in Svezia

Firenze. Si è aperta a Firenze l’edizione 2011 di “Screenings in Florence”, l’iniziativa con cui la Rai presenta i suoi prodotti a circa 200 buyer provenienti da numerosi paesi esteri.
Nella cornice di Palazzo Vecchio, da ieri mattina i potenziali compratori arrivati praticamente da ogni angolo di mondo stanno visionando fiction, documentari, format di programmi.
Tra le fiction hanno suscitato grande interesse le quattro nuove puntate del “Commissario Montalbano”, dai libri di Andrea Camilleri con Luca Zingaretti nei panni del commissario. Tre delle puntate sono già state trasmesse su Raiuno e il personaggio interpretato da Zingaretti è diventato popolarissimo nei paesi scandinavi.
[…]
 
 

Il Fatto Quotidiano, 1.4.2011
Lo “Scotch” di Silvestri: “Simbolo di un’Italia precaria, con valori opposti al nostro dna”
Il cantautore romano torna con un nuovo album: "Rappresenta un momento storico in cui tutto è raffazzonato". Tante collaborazioni, da Bollani a Camilleri. E una cover: "Io non mi sento italiano" di Giorgio Gaber

[...]
Tra gli ospiti c’è anche Andrea Camilleri (“ho avuto bisogno di lui perché mi facesse entrare simbolicamente in Sicilia. Lui era perfetto, con la sua voce inconfondibile”). L’intervento dello scrittore precede “L’appello”, canzone dedicata a Paolo e Salvatore Borsellino, in cui il fratello del magistrato ucciso dalla mafia è la metafora dell’Italia che non molla, che vuole ripartire dal pulito che c’è, un modello di tenacia che diviene il simbolo di un futuro possibile.
[...]
Marco Todarello
 
 

Cruce de Cables, 1.4.2011
El campo del alfarero/ Andrea Camilleri
El campo del alfarero, Andrea Camilleri, Salamandra 2011

El campo del alfarero, nueva entrega de la serie protagonizada por el comisario Montalbano, es una historia de engaños y de traición a los traidores. En ella, el célebre protagonista, que ha añadido a su humor socarrón unas gotas de melancolía, encontrará sorprendentes e inesperados aliados.
En los pedregosos aledaños del término de Pizzutello, la lluvia de otoño ha devuelto a la luz un cadáver con los signos de haber sido ajusticiado por traición. Sin huellas dactilares, sin dientes, y con el rostro desfigurado, parece imposible identificar a la víctima, cuyas características no se corresponden con las de ningún desaparecido.
De manera contraria a su comportamiento habitual, Mimì Augello insiste en hacerse cargo del caso él solo, pero el comisario Montalbano, pese a sufrir los molestos achaques del paso del tiempo, se resiste a ceder las riendas. Su infalible intuición le lleva a seguir adelante sin bajar la guardia. No tarda en aparecer en escena una mujer muy atractiva, una experta seductora, la colombiana Dolores Alfano, que denuncia la desaparición de su marido, de quien dejó de tener noticias poco antes de que éste embarcara hacia Sudamérica.
De manera gradual y casi imperceptible, dos casos en apariencia distantes empiezan a mostrar los lazos que los unen. El comisario Montalbano tendrá que devanarse los sesos ante las elípticas premoniciones que destilan sus pesadillas nocturnas, y valerse de todo su ingenio para desvelar la trama oculta de la traición de un colaborador y amigo irrenunciable. Lo logrará haciendo gala de una habilidad sublime, engañando a quien quiere engañarlo, rebatiendo las falsedades con nuevas falsedades. Y al final, el verdadero temple del comisario se pone de manifiesto cuando entrega la gloria a otros por lealtad a quienes ama. Quizá la vida no sea tan absurda, después de todo.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 1.4.2011
Ricette d’estate
Agnello: "La mia Sicilia riaffiora con il cibo"

”Un filo d'olio” s'intitola il nuovo libro di Simonetta Agnello Hornby tra breve in libreria: molto diverso dagli altri suoi libri, sorprendente sino a essere spiazzante.
[…]
C'è uno scrittore a cui si sente vicina?
«Senz'altro Andrea Camilleri. È un grande scrittore di fama mondiale, ma non è solo questo. È un uomo generoso, privo di rancore. Ha la saggezza della vecchiaia, l'entusiasmo di un giovane, una forte coscienza civile. E come tutti i grandi esseri umani non si dà arie».
Amelia Crisantino
 
 

ABC, 2.4.2011
El campo del alfarero, Andrea Camilleri, Salamandra, 221 páginas, 14 euros
«La nueva mafia no tiene códigos»
Si hay un maestro del crimen, de narrarlo y diseccionarlo, es Andrea Camilleri. Un clásico de la novela policiaca, padre de la serie sobre el comisario Montalbano. Ahora publica en España «El campo del alfarero»

Madrid. Andrea Camilleri (Porto Empedocle, Sicilia, 1925) tiene ochenta y cinco años y fuma como un carretero. A lo largo de la hora de conversación que mantuvimos, se ventiló cerca de diez cigarros. Por el olor que me llevé puesto, como un traje hecho a medida, al salir de su casa romana, debe ser tabaco negro, negrísimo, al igual que las novelas de su serie sobre el comisario Montalbano, que le han hecho famoso en medio mundo y merecedor, a sus ochenta y cinco años, de un club de fans que para sí quisieran los ídolos adolescentes, y no digamos otros escritores de sesudo fuste literario, hasta el propio Camilleri cuando se pone serio y se convierte en ese otro autor que se trae entre manos, de culto entre el culteranismo italiano, o siciliano. Busquen su página web (www.vigata.org) o tecleen su nombre en Twitter y empiecen a leer comentarios de este tipo: «Ayer, sniff, me leí lo último que me quedaba de Montalbano. Espero que no tarde en publicar algo nuevo, y lo siento porque es como despedirte de un viejo amigo. He disfrutado mucho de sus libros, que seguro no son lo mejor del género, pero lo cierto es que te enganchan sus historias y personajes» o «Para los incondicionales, como yo, de Montalbano, en marzo sale a la venta la última novela traducida, El campo del alfarero. Estoy deseando ir a comprala» o, cercano a la desesperación, «Un amigo que trabaja en una librería me comentó ayer que no hay noticias de la última de Camilleri, tiene entendido que sale en junio ¡¡¡No puedo/quiero esperar!!!». No esperéis más, que ya está aquí. El crimen según Camilleri y Montalbano, su álter ego en las cuestiones policiacas.
La novela negra o policiaca goza de los parabienes del público, vive un eterno «boom», pero sus grandes protagonistas se retiran, para disgusto de sus miles de seguidores. El sueco Henning Mankell ha jubilado por enfermedad al archifamoso Wallander. ¿A su Montalbano le llegará también la hora de la despedida?
”No, no creo que haya un deseo de anunciar un final. Hay más bien cierto cansancio del personaje. Cansancio que él atribuye a la edad, aunque en realidad no es consecuente. Nació en 1950, con lo que hoy tendría 61 años. Si estuviéramos en el siglo XIX sería un hombre muy anciano, pero en nuestra época sigue siendo un hombre inteligente, válido. Está cansado de su trabajo, de la estupidez de los delitos, de la estupidez dominante.”
¿Al cabo, una tendencia inevitable hacia el escepticismo, el único y último refugio?
”Yo he intentado hacer un personaje que no permanezca inmutable en el tiempo, que madure con los años. Ahora bien, Montalbano padece ciertas particularidades. Por ejemplo, el mal tiempo le pone de mal humor. Es misógino. No le gusta la compañía de los demás. Si él acumula todos estos elementos asociales y le añade el tener que tratar a diario con una materia que esencialmente le repugna, el homicidio, está claro que lo único que puede hacer es defenderse con cierto falso cinismo o con fingida ironía. Pero, luego, se resiente, no permanece indiferente frente al horror, al homicidio, a la falta de piedad.”
Hablando de clásicos de las novelas policiacas europeas, ¿se parece Montalbano a otros comisarios e inspectores, pongamos el ejemplo de Maigret?
”Sí que es deudor de Maigret, de Simenon. En Italia un detective privado no tendría la libertad de maniobra que tiene un comisario de policía, así que, cuando decidí escribir la primera novela policiaca, pensé enseguida en un comisario, y no en un detective. Los comisarios de policía en Italia son gente muy corriente, buenos burgueses, y enseguida se hace una comparación con Maigret, pero hay que intentar diferenciarlos. Maigret está casado, y Montalbano, no. Maigret es eterno, a su alrededor ocurre de todo: los alemanes conquistan Francia, y luego Francia es liberada. A Maigret nada le importa lo que ocurre en el mundo que tiene a su alrededor, en cambio a mi personaje le interesa el mundo que le rodea. En común tienen el gusto por la buena cocina: a Maigret, la brasserie o lo que le prepara la señora Maigret; digamos que la novia de Montalbano ni siquiera sabe cocinar. Por lo que respecta al método de investigación de Simenon, nada le debe. El método de investigación de Maigret consiste en ponerse de parte del muerto, estudiar el ambiente; el método de Montalbano es mucho más racional.”
¿Qué hay de Camilleri en la personalidad de Montalbano?
”Nada. Absolutamente nada. Es un personaje imaginario. Bueno, en realidad, no es tan imaginario, pero desde luego, nada mío hay. Después de la cuarta novela de Montalbano mi mujer me dijo: «¿Te das cuenta de que con Montalbano estás haciendo un largo retrato de tu padre?». Yo reflexioné y terminé por darle la razón, así que lo único mío que hay en Montalbano es que yo no soy el padre de Montalbano; si acaso, le he dado a Montalbano los rasgos de mi padre.”
La mafia está en el origen de los crímenes que se suceden en sus novelas. Pero, lo mismo que Montalbano ha cambiado con el paso de los años, la mafia de ahora no es la misma que la de antes o, al menos, así parece darlo a entender. ¿Cualquier tiempo pasado, incluso para el crimen, fue mejor?
”El pasado de la mafia nunca ha sido bueno, pero hay una diferencia entre la vieja mafia y la nueva mafia. En efecto, Montalbano, cuando tiene relaciones con la mafia, las tiene con mafiosos muy ancianos, sus interlocutores han sido los ancianos jefes y, desde luego, no los jóvenes jefes de la mafia de hoy. Los antiguos jefes tenían un código, que a nosotros puede parecernos una locura, pero que era respetado por ellos mismos. No obstante, la mafia que surgió luego es la mafia de las masacres, la de Totò Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Pagliarella. Una mafia de matanzas, que no mira a la cara. La nueva mafia no conoce las reglas y no tiene códigos. Esta es la diferencia fundamental. En los dos casos se trata de asesinos, pero a mí un viejo mafioso me dijo: «Cada vez que nosotros nos veíamos obligados a matar a alguien, lo hacíamos por necesidad, y lo considerábamos una derrota, porque no habíamos conseguido persuadirlo de otra forma». La vieja mafia sentía un enorme respeto por los representantes de la ley que eran íntegros. Me inclino casi a pensar que la mafia verdadera, la de antes, no hubiera matado a Falcone o Borsellino, o, si lo hubiera hecho, el jefe de la mafia en persona habría apretado el gatillo, de hombre a hombre, no confiándoselo a unos sicarios.”
Montalbano es un comisario que usa los libros y sus lecturas para resolver los casos. Un hombre culto. En el último título editado en España, «El campo del alfarero», recurre a una obra suya, del propio Camilleri, para llegar al final de la trama. ¿Necesitaba hacerse un autohomenaje? ¿No le basta con todo lo que le quiere el público?
[Con ironía:] “De un autor que se llama Camilleri... Es un autohomenaje, sí. Como muchos lectores me escriben: «Yo nunca había leído un libro, pero empecé a leer a Montalbano y me apasionó. Ahora que he terminado con Montalbano, ¿qué libros leo?». Entonces yo les escribo: «Lean los libros que lee Montalbano, porque da buenos consejos de lectura».”
Pienso que sus novelas, más que policiacas, son costumbristas.
”Exactamente. Es un intento de pasar de contrabando un cuadro de la sociedad italiana de hoy a través de novelas policiacas. La importancia de la novela policiaca mediterránea es precisamente esta. Los autores de hoy –Lucarelli y yo en Italia, otros en Francia o en España– pretendemos contar la sociedad de hoy atrapando a los lectores con el anzuelo de la novela policiaca.”
Camilleri no solo es Montalbano y su larga serie de novelas por él protagonizadas, también es un escritor de culto y cultista. ¿Cómo concilia ambas caras?, ¿se miran frente a frente o de reojo?
”Se concilian en mí desde el momento que escribo lo uno y lo otro. Si para los lectores se da el caso de que no se concilian, me reconozco más en las obras que no son de Montalbano. Por ejemplo: el lenguaje de una novela como Il re di Girgenti o de otros trabajos históricos, es más complicado, más difícil de afrontar para alguien que no sea siciliano. En las novelas policiacas he preferido simplificar bastante mi lenguaje.”
En una conversación con el fallecido Vázquez Montalbán, de cuyo nombre viene el de Montalbano, señala: «A veces siento que me he convertido en una moda de cretinos». ¿Sigue pensando lo mismo?
”No, como si fuesen cretinos, no. No llego a tanto, pero me agrada que una de mis criaturas, una de mis novelas, tenga tanto éxito en todo el mundo, no solo en Italia. Aunque hay veces que no lo entiendo. Por ejemplo, me han llegado ocho contratos coreanos para publicar allí a Montalbano. No obstante, que me perdonen: ¿pero qué le ven los coreanos? Luego está el hecho de que los fans de Montalbano son también sus más severos críticos. Un lector ha llegado a escribirme: «Tú no puedes prestar tus ideas políticas a Montalbano, porque Montalbano ya no te pertenece. Ahora Montalbano es nuestro».”
En definitiva, le niegan la palabra y sus opiniones. No obstante, en estos momentos de la sociedad italiana, ¿qué papel pueden jugar los intelectuales y los escritores?
”No hay una norma, cada uno hace lo que le parece. Yo creo que el papel del intelectual es interesarse también, y sobre todo, por la sociedad en la que vive, y en los momentos históricos que se cruzan en su vida. No creo que la función de los intelectuales o los escritores sea permanecer ausentes o lejanos. Si alguno quiere permanecer encerrado en su habitación mirándose el ombligo y nos ofrece una obra maestra de la literatura, tampoco pasa nada. No hay ninguna obligación, depende de la conciencia de cada cual.”
Supongo que estará aburrido de que le pregunten por Berlusconi, pero tal y como está el patio en Italia, no tengo más remedio.
”No estoy aburrido, porque está bien que todos sepan quién es Berlusconi. Hay libertad para expresarlo. Los escritores e intelectuales no estamos bajo una dictadura, estamos bajo una deformación del régimen democrático. Yo puedo hablar mal de Berlusconi sin acabar en la cárcel, cosa que no sucedería si en lugar de Berlusconi estuviera Mussolini, o Franco en España. De modo que no estamos en ese nivel, nos encontramos en lo más insidioso de la corrupción de la democracia, y mientras podamos hablar, hablamos.”
Pues explíqueme el surrealismo en el que vive inmersa Italia.
”Berlusconi ha sido elegido con mayoría, ayudado por una ley electoral difícil de explicar que permitía que si tenías un voto más, te correspondían 50 diputados más. Y esto es una degeneración de la democracia. Poco a poco, se ha ido desvelando el verdadero rostro de Berlusconi, pero se ha desvelado cuando ya los italianos se estaban desilusionando de él. Desde hace un par de años, los italianos han empezado a comprender que el Gobierno solo ha hecho leyes a su favor, para evitar enfrentarse al juicio de los tribunales. Ahora en Italia se ha producido una fuerte reacción contra él: ha habido manifestaciones espontáneas, con millones de personas. Pero hay una auténtica fractura entre la Cámara, es decir, los diputados elegidos hace dos años, y la realidad actual del país. La realidad actual no refleja la de los diputados elegidos en la Cámara. El Parlamento sigue funcionando como si nada hubiera cambiado desde hace dos años, pero ha cambiado mucho. Si hoy se celebraran elecciones, Berlusconi correría un gran riesgo de no ser elegido. Hemos llegado al absurdo. La pregunta que yo plantearía a los italianos es esta: ¿a un señor acusado cuatro veces de ser un pederasta y en espera de juicio, le ofrecerías la posibilidad de hacer una nueva reforma de la ley sobre la pederastia?”
España tampoco está para dar muchas lecciones, pero la imagen que se ofrece de su país a veces roza una comedia al estilo de Dino Risi.
”La realidad italiana es difícil de comprender, entiendo perfectamente que se pueda tomar por una comedia, solo que es una tragicomedia, porque la deuda pública sube a niveles aterradores; el paro lo mismo, tres de cada cuatro jóvenes están desocupados; la renta de las familias baja cada día; dos de cada tres familias no llegan a fin de mes. Berlusconi dice que es culpa de la crisis mundial. Desde luego, la crisis mundial ha influido, pero la pasividad total de nuestro Gobierno ha hecho que hoy seamos un país al borde de un abismo, desde el punto de vista del empleo, de las fuerzas de trabajo, de la calidad de la producción, de las exportaciones, desde el punto de vista de la calidad de vida que perdemos. Este señor promete continuamente esperanzas y ha hurtado cualquier futuro a los italianos. El problema ya no es Berlusconi, sino cómo se recuperará Italia de este tsunami representado por Berlusconi cuando se descubra el estado en que está Italia, y cómo se puede dar una moral cuando se ha perdido cualquier sentido de la moral.”
Pasemos página. ¿Sigue escribiendo todos los días?
”Sí, estoy escribiendo otro libro. Escribo todos los días. Me levanto a las seis de la mañana y trabajo durante cuatro horas maravillosas, antes de que empiecen las llamadas. Soy un empleado de la escritura.”
Laura Revuelta
 
 

TV talk, 2.4.2011
Il Commissario Montalbano colpisce ancora
Fra gli ospiti Luca Zingaretti e Carlo Degli Esposti
 
 

Il Messaggero, 2.4.2011
Continua il boom di Montalbano la Rai prepara altri quattro episodi

Roma. Visto il grande successo dei nuovi episodi di Il commissario Montalbano, Raiuno mette già in cantiere una nuova serie. Ieri il direttore di Rai Fiction Fabrizio Del Noce ha annunciato che si gireranno quattro nuovi film per la tv tratti da altrettanti romanzi di Andrea Camilleri, sempre con Luca Zingaretti protagonista e sempre con la regia di Alberto Sironi.
Del Noce ha anticipato anche due dei quattro titoli in programma: Il sorriso di Angelica e Il gioco degli specchi. Il produttore Carlo Degli Esposti della Palomar ha confermato la notizia, spiegando che si prevede di metterli in onda nell’autunno del 2012.
Nel frattempo si attende l’ultimo dei quattro episodi della serie trasmessa in queste settimane da Raiuno. Le prime tre puntate hanno ottenuto ascolti straordinari, finora hanno sempre superato i 9 milioni di telespettatori, con uno share del 31-32%. La quarta puntata andrà in onda lunedì, si intitola L’ombra del dubbio, e può vantare un notevole cast femminile: Isabella Ragonese, Ana Caterina Morariu e Caterina Vertova. Inoltre è in arrivo la nuova serie Il giovane Montalbano, con l’attore Michele Riondino nella parte del commissario agli inizi della carriera.
 
 

Gazzetta del Sud, 2.4.2011
Montalbano boom saranno girati quattro nuovi episodi
Lunedì “L’età del dubbio” su Raduno

Roma. Il più amato, il più seguito e anche il più "rivisto". Il commissario Montalbano invecchia nei romanzi ma non nella passione del pubblico, che ha confermato anche in questa stagione il successo della fiction tv diretta da Alberto Sironi, ispirata ai romanzi di Andrea Camilleri: tre puntate sempre sopra i 9 milioni di telespettatori (31-32% di share), in attesa dell'ultima, "L'età del dubbio", in onda lunedì su Rai1.
Un boom che ha convinto la Rai a scommettere ancora sul personaggio interpretato da Luca Zingaretti: si preparano infatti – ha annunciato a Firenze il direttore di Rai Fiction Fabrizio Del Noce – quattro nuovi film tv, tratti da altrettante opere del prolifico Camilleri (i primi due sono Il sorriso di Angelica e Il gioco degli specchi). Il produttore Carlo Degli Esposti della Palomar ha confermato che sono in preparazione, per essere pronti per la messa in onda nell'autunno 2012.
Nel frattempo gli spettatori potranno vedere su Raiuno l'atteso "Il giovane Montalbano", attualmente sul set, interpretato dall'emergente Michele Riondino: sei puntate che racconteranno le indagini del commissario da giovane su soggetti di Andrea Camilleri. La regia è di Gianluca Maria Tavarelli.
"Il campo del vasaio", il film che ha segnato il debutto della nuova serie, è stato anche il più visto dell'anno con una media di 9 milioni 561 mila telespettatori e del 32.60%, con picchi di 10 milioni 857 mila spettatori e del 39.69%. Ma tutti hanno fatto ascolti eccellenti, tanto più alla luce della moltiplicazione dell'offerta tv e della frammentazione del pubblico.
La fortuna di Montalbano sul piccolo schermo è cominciata nel maggio del 1999 con "Il ladro di merendine", il primo film trasmesso da Rai2. Nel 2002 il passaggio su Rai1 e la conferma, edizione dopo edizione, dell'alto gradimento da parte del pubblico, con medie intorno ai 6 milioni di telespettatori anche per le repliche.
Ricco di attrici di cinema e teatro il cast dell'ultimo episodio, "L'età del dubbio", con Isabella Ragonese, Ana Caterina Morariu e Caterina Vertova. La storia si apre con un risveglio inquietante: Montalbano ha sognato il suo funerale. Un sogno che mette il commissario di malumore, accentuato dal forte temporale che ha allagato mezza Vigata. Sulla strada per il commissariato soccorre una ragazza bruttina e occhialuta, la cui auto sta per sprofondare nel fondo stradale. La ragazza, Vanna Digiulio, deve andare al porto turistico di Vigata dove ha un appuntamento con la zia, in arrivo con il suo yacht. Montalbano la ospita in commissariato, ma quando finalmente lo yacht della zia arriva – in ritardo perché l'equipaggio ha trovato un cadavere in mare – Vanna sparisce. A complicare il tutto si mette il tenente della Capitaneria Laura Belladonna, trentenne bella e simpatica che fa perdere la testa al commissario.
Angela Majoli
 
 

La Sicilia, 2.4.2011
La promozione al territorio arriva «spontaneamente»
Non esiste un piano di comunicazione. Ci aiutano gli scrittori e i vini

Agrigento. E' raro, a livello nazionale, imbattersi in servizi giornalistici e fotografici che raccontino della città dei templi e il caleidoscopio delle attrattive turistiche.
Ultimamente è più facile sentir parlare di vino agrigentino, grazie alla partecipazione di svariate nostre cantine alla imminente fiera di Verona "Vinitaly". In generale bisogna fare i conti con l'assenza di un piano di comunicazione provinciale e regionale, che ha indotto gli albergatori ad inventarsi ciascuno formule e promozioni. Per fortuna la notorietà mondiale dei templi e la fervida produzione letteraria, mantiene vivo il richiamo per i turisti verso il capoluogo agrigentino. Tra coloro che continuano a scrivere dei luoghi di Agrigento vi è l'autore empedoclino Andrea Camilleri. Grazie alla sua penna, lettori di tutto il mondo apprendono l'esistenza di cornici geografiche, non limitate ai templi, assieme alle vicende che hanno per protagonista il commissario Montalbano. Tra le località immaginarie di Camilleri troviamo "Montelusa" , identificabile con Agrigento, più precisamente con la contrada che insiste sul litorale agrigentino: "Maddalusa". Diversamente nelle serie televisive dedicate al commissario Montalbano, di "aria" agrigentina se ne respira ben poco. Il protagonista, impersonato da Luca Zingaretti, si immerge nelle acque limpide di Punta Secca, frazione di Santa Croce Camerina, vicino a Marina di Ragusa. Per non parlare del commissariato di Vigata (Porto Empedocle) ambientato all'interno del municipio di Scicli, un edificio dei primi del secolo in stile neorinascimentale. Mentre i telefilm su Montalbano sono girati generalmente nel ragusano, i romanzi di Andrea Camilleri sono ambientati in una Vigata e Montelusa, ovvero cittadine semifantastiche corrispondenti a Porto Empedocle e Agrigento. In un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo, dove l'ondata di sbarchi a Lampedusa ha scoraggiato le presenze turistiche ad Agrigento, annullando, come se non bastasse, decine di prenotazioni nelle strutture ricettivo- alberghiere, una serie tv come quella dedicata alla figura di Montalbano, capace di far circa 10 milioni di spettatori a puntata, favorirebbe l'immagine oggi ancora minacciata di Agrigento.
Nella Sicilia ruvida e autentica raccontata da Camilleri, poco spazio è riservato al patrimonio naturalistico della nostra provincia, la valle dei templi e la Scala dei turchi per primi, quasi non fossero giudicati all'altezza di altri luoghi siciliani, come quelli appartenenti a Ragusa.
[…]
Deborah Annolino
 
 

Libri Come - Auditorium Parco della Musica, 3.4.2011
Sala Santa Cecilia
Fondazione Musica per Roma presenta una produzione Gush
150. Le storie d'Italia
Maratona a cura di Andrea Camilleri e Giovanni De Luna

Il progetto 150. Le storie d'Italia, vede otto tra i principali scrittori italiani – Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli, Melania Mazzucco, Alessandro Baricco, Dacia Maraini, Sandro Veronesi, Giancarlo De Cataldo e Francesco Piccolo - raccontare la storia del Paese, dall'Unità a oggi. Il progetto racconta le storie degli uomini e delle donne che hanno fatto l’Italia, ossia gli aspetti più umani della storia nazionale, la forza e la debolezza di un popolo, i cambiamenti sociali, le vicende personali che hanno modificato il corso degli eventi e i luoghi che di questi eventi sono stati testimoni. Nella serie di otto dvd, ideati e prodotti da Valentina Alferj, Barbara Frandino e Elisa D'Angelo in collaborazione con Raitrade e realizzati con la regia di Franco Angeli, confluiscono le narrazioni degli autori e i materiali d'archivio delle Teche Rai e dell'Istituto Luce, oltre a importanti contenuti extra curati da Andrea Camilleri.
La maratona del 3 aprile all’Auditorium Parco della Musica sarà l’occasione per presentare questo importante progetto, attraverso le narrazioni dal vivo degli autori, seguiti dalla regia di Roberto Tarasco e dal coordinamento video di Lorenzo Letizia. Lorenzo Pavolini introdurrà gli interventi degli scrittori e dialogherà con loro, insieme a Giovanni De Luna. Le letture saranno affidate a Livia Bonifazi e Stefano Pesce.

(foto La Repubblica)
ore 16.30 - 19.30
Andrea Camilleri - I Mille, la Sicilia, l’Unità
Dall’entusiasmo dello sbarco di Garibaldi alle prime difficoltà dell’unificazione, Andrea Camilleri, che così bene ha descritto la Sicilia post unitaria nei suoi romanzi, racconta le origini della nostra storia unita, ricorrendo alla letteratura: da Verga a Tomasi di Lampedusa, fino ai suoi libri, tra cui Un filo di fumo, Il birraio di Preston, La bolla di componenda, La concessione del telefono. L’arrivo dei Mille, la leva obbligatoria, i prefetti e la burocrazia piemontese, il brigantaggio e la repressione, ma anche la straordinaria annessione dell’isola al Regno d’Italia e la necessità, comunque, di un nuovo percorso unitario, sono i temi affrontati da Camilleri nella sua narrazione. Attraverso una delle voci letterarie più importanti di oggi comprenderemo il senso dell’essere un solo Stato, anche a partire dalle differenze e dalle problematiche di questi centocinquant’anni. Le origini dell’Unità raccontate dal grande scrittore siciliano apriranno la maratona che ci condurrà fino ai giorni nostri.
Carlo Lucarelli - Adua: la sconfitta di un’utopia
[All'ultimo momento Lucarelli non ha partecipato alla manifestazione, NdCFC]
Carlo Lucarelli racconta la prima impresa coloniale italiana e una delle prime memorabili sconfitte che l’esercito unitario subisce in territorio africano. Il fascino di Massaua e le prime emozioni del “mal d’Africa”, l’opportunità di una nuova Italia oltremare, di terre da vivere e abitare, di imprese industriali, di potere, sono il punto di partenza di quest'affascinante narrazione, attraverso cui scopriamo e riconosciamo alcune delle caratteristiche dell’essere italiani. La necessità dell’avventura coloniale, la sconfitta di Dogali e il conseguente trattato con il Negus Menelik fanno da sfondo alla guerra che si combatte in territorio eritreo e che porterà alla più grande sconfitta di un esercito europeo in Africa. È il 1896, la sconfitta di Adua, raccontata da Lucarelli anche nelle pagine del suo romanzo L’Ottava vibrazione, diventa il simbolo di un’utopia interrotta.
Melania Mazzucco - Emigranti: la ricerca della felicità
L’Italia dei primi del ‘900 assiste all’imponente fenomeno migratorio che spinge molti ad abbondare il Paese per cercare fortuna altrove. Il viaggio che porta i migranti oltreoceano è faticoso, lungo, vissuto in condizioni igieniche difficili e l’arrivo a Ellis Island, lo sbarco, le ispezioni mediche e la burocrazia americana, le tenement houses, le dure condizioni di lavoro e le difficili condizioni economiche e sociali deludono le aspettative degli italiani. Melania Mazzucco, che ha raccontato una straordinaria storia di emigrazione e di ritorni nel suo romanzo Vita, ci offre però una lettura diversa, certamente emozionante e unica, che aiuta a cogliere un significato più pieno del fenomeno: un atto di libertà, quello della migrazione, e insieme una grande opportunità, sia per chi parte, sia per chi resta.
Alessandro Baricco - Caporetto: il racconto di un’infamia
Il secolo comincia con la velocità, con l’affermarsi del progresso, del benessere e del rinnovamento sociale, tecnico, industriale. Poi arriva la Prima Guerra Mondiale, e tutto si ferma. Alessandro Baricco, in questo suo intervento, ci accompagna alla scoperta di quello che è stata la guerra di trincea per l’esercito italiano, non una guerra lampo come si pensava all’inizio, ma al contrario un lungo e logorante combattimento.  Il 24 ottobre 1915, i tedeschi infliggono una delle più rovinose sconfitte al nostro esercito, quella di Caporetto. I soldati scendono dalle montagne, abbandonano le armi, nella convinzione che la guerra sia finita e si possa tornare a casa. Le ragioni di una sconfitta ma soprattutto la poesia di una pagina emblematica del nostro passato sono quindi gli elementi del racconto di Baricco.
Le letture sono tratte da Questa storia.

ore 20.30 - 23.30
Dacia Maraini - La vergogna delle leggi razziali
Nel 1938 l’Italia è ormai uno Stato a partito unico, il Partito Nazionale Fascista. Durante quell’anno vengono promulgate le leggi razziali, si logora il tessuto sociale e il razzismo diventa regola. Dacia Maraini racconta l’incredulità degli ebrei italiani di fronte all’affermarsi di un costume violento e repressivo, con cui tutti noi ancora oggi ci troviamo a fare i conti. Testimone diretta della brutalità del Fascismo che costrinse la sua famiglia ad espatriare in Giappone, e vittima lei stessa della reclusione in un campo di concentramento, la Maraini narra l’Italia di quegli anni e prova a spiegare cosa significa vivere un’esperienza di esclusione nel proprio Paese. Le pagine che accompagnano questo intervento sono tratte da Il treno dell’ultima notte.
Sandro Veronesi - Gli italiani invisibili del boom economico
Sandro Veronesi racconta il boom economico degli anni ’60 assumendo un punto di vista assolutamente originale: l’autore di Venite Venite B-52, ci mostra il “miracolo economico” in una delle sue facce meno note. In questi anni di improvviso benessere, mentre cambia la geografia edilizia, così come quella dei divertimenti, mentre il Paese vive un momento di rinnovata felicità e di slancio verso un nuovo progresso “democratico”, che porterà a una rivoluzione dei costumi e dei consumi, molti italiani iniziano a nascondersi al censimento e al fisco, occultando una parte dei propri beni e delle proprie ricchezze: il Paese scopre una doppia esistenza e comincia a correre su binari paralleli, di cui uno necessariamente in “ombra”. L’analisi di Veronesi sarà arricchita da alcuni contributi culturali eccezionali della nostra storia, come le pagine di Pasolini e i film di Scola e Risi.
Giancarlo De Cataldo - Il terrorismo e il caso Moro: un Paese interrotto
Gli anni ’70 rappresentano un decennio di grandi conquiste sociali: vengono approvati lo statuto dei lavoratori, la legge sul divorzio, la riforma fiscale, la scala mobile, e molte altre riforme di modernizzazione. Il Paese vive un momento di trasformazioni, di lotte, di nuovi sogni e nuove politiche. Per la prima volta il Partito Comunista e la Democrazia Cristiana stanno per stringere un accordo che li porterà a governare insieme il Paese. Ad interrompere i progetti e le utopie di questo momento arrivano le stragi terroristiche e il sequestro di Aldo Moro. Giancarlo De Cataldo descrive quest’Italia in balia delle contestazioni e della violenza, spettatrice di un dibattito politico che si inasprisce, coinvolta in una situazione sociale di grande tensione. Partendo dalle pagine di Romanzo Criminale, De Cataldo si soffermerà sui misteri che ancora circondano il caso Moro e sulle conseguenze che il terrorismo ha avuto sull’Italia.
Francesco Piccolo - La televisione che ci ha cambiati
Francesco Piccolo, che conclude la maratona di 150. Le storie d’Italia, ci racconta in che modo la televisione ha cambiato l’antropologia degli italiani, trasformandoci da spettatori ad aspiranti protagonisti. Dalle prime lunghe dirette sulle tragedie italiane, all’avvento delle televisioni private, dai programmi di intrattenimento ai reality, la televisione, come racconta lo stesso Piccolo nelle pagine della sua Italia spensierata, diventa presenza di primo piano nelle nostre vite, condizionandole. Il decennio segna anche un progressivo avvicinamento tra la politica e i media, in una trasformazione che ci porterà all’epoca del partito della TV. L’incontro con Francesco Piccolo e la sua “Italia televisiva” rappresenta anche un’occasione per riconoscerci attraverso quello che abbiamo visto e amato, disprezzato e imparato, riflettendo su chi siamo diventati oggi.
 
 

TMNews, 4.4.2011
Tv/ Commissario Montalbano. Nuovi episodi in onda tra due anni
A rivelarlo Tv Sorrisi e Canzoni in edicola da domani.

Milano - Dal 2013 il più amato commissario italiano tornerà su Raiuno. A prometterlo Carlo Degli Esposti della Palomar in un'intervista pubblicata su Tv Sorrisi e Canzoni in edicola domani. "Studieremo i nuovi romanzi e poi riuniremo la squadra" spiega Degli Esposti. "Un po' come succedeva nel film 'Quella sporca dozzina', in cui i componenti del team vittorioso venivano convocati per una nuova sfida e preparavano la nuova avventura. Comincerò chiamando Luca Zingaretti, poi il regista Alberto Sironi, il resto del cast, gli sceneggiatori e tutti gli altri. Pur essendo 'Il commissario Montalbano' la fiction più longeva della tv italiana non abbiamo mai fatto un contratto che leghi qualcuno della squadra oltre il progetto in lavorazione. Ogni volta decidiamo di tornare a lavorare insieme per interesse comune".
"Siamo appena andati da Camilleri per prendere accordi e ringraziarlo del suo lavoro" continua Degli Esposti. "Anche lui e' molto contento del successo ottenuto. Inizieremo, in questi giorni, a lavorare al romanzo 'Il sorriso di Angelica', gia' uscito nelle librerie. Quanto agli altri romanzi da cui trarre i nuovi episodi Camilleri ha comunicato a me e a Luca Zingaretti che ha altri due libri in scrittura, rassicurandoci sulla possibilita' di averne un quarto al più presto. Ma sappiamo poco dei nuovi soggetti, i titoli li decide solo Andrea Camilleri e non lo ha ancora fatto. Ci da' la possibilità di accedere ai suoi scritti solo quando lo decide lui". Conclude poi con interessanti rivelazioni: "Impiegheremo un anno per realizzare i nuovi quattro episodi. Inizieremo le riprese nel 2012 e quindi andranno in onda nel 2013".
 
 

Televisionando, 4.4.2011
Il Commissario Montalbano torna nel 2013; la Rai voleva ‘tradirlo’

Manca poco alla messa in onda dell’ultimo film tv del ciclo 2011 de Il Commissario Montalbano, L’Età del Dubbio, e già si avverte la nostalgia per Vigàta e per le vicende del commissario Salvo. A lenire il dolore della ‘separazione’ per fortuna è giunta la notizia della messa in produzione di altri quattro episodi tratti dai libri di Andrea Camilleri, che saranno trasmessi su RaiUno nel 2013. Intanto Carlo Degli Esposti, gran capo della Palomar - la casa di produzione cui si deve la serie più amata della fiction italiana – rivela alcuni retroscena della storia di Montalbano in tv.
“Alcuni dirigenti della Rai mi invitarono a ‘tradire’ la struttura del romanzo per conquistare più facilmente il successo tv… è una cosa che con lo sceneggiatore Bruni ci siamo sempre rifiutati di fare, puntando invece alla fedeltà del testo“: così Carlo Degli Esposti, ospite della puntata di sabato scorso di Tv Talk, ha raccontato i primi passi del commissario Montalbano nel mondo della fiction Rai, di cui è diventato fin dal primo episodio, datato 1999, uno dei suoi titoli più fortunati.
Una serie che non è difficile definire ‘atipica’ per le ambientazioni, per l’uso del dialetto, per le storie narrate, anche per la scelta di non tradire il personaggio letterario se non nell”identikit’, che ha trasformato il baffuto e ‘capellone’ commissario letterario (ormai sulla soglia dei 60 anni), in un aitante e sensuale 40enne che di fatto ha fisicamente poco in comune con il suo alter ego ‘cartaceo’. Un azzardo vincente, che ha portato a un’identificazione magari pericolosa per l’attore Luca Zingaretti, ma che ha contribuito al successo di un ciclo che miete successi anche all’estero.
Il Commissario Montalbano, infatti, è tra i titoli fictional più venduti sul mercato estero: ha conquistato la Germania, la Gran Bretagna, i paesi scandinavi arrivando fino in Australia e si prepara a sbarcare perfino negli Usa, nonostante l’oggettiva difficoltà dell’adattamento linguistico, difficile da rendere al di fuori dei confini italiani. Ciò nonostante, Il Commissario Montalbano è uno dei maggiori successi di vendite della Rai, che rischia di far impallidire anche il fenomeno (tutto anni ’80) de La Piovra.
Il segreto sembra riposto non solo nell’assoluta fedeltà ai testi camilleriani (grazie anche alla ‘testardaggine’ di produttori e sceneggiatori), ma anche nella formula produttiva assolutamente inedita, illustrata con semplicità da Luca Zingaretti: “Alla fine non siamo altro che un gruppo di ragazzi, una sporca dozzina, che attende la convocazione del capo, ovviamente Camilleri. Fino a quando ci divertiremo andremo avanti. Fieri e felici del successo“.
Questa ‘idilliaca’ rappresentazione del set in realtà ‘nasconde’ una ben più complicata ratio contrattuale, che ‘viola’ i più tradizionali standard della produzione fictional italiana. Come chiarisce Degli Esposti, i contratti con artisti e tecnici si firmano solo prima di ogni ciclo: “È la serie più longeva dal dopoguerra – dice con orgoglio il capo di Palomar - ed è l’unica serie nella quale nessuno si è mai impegnato per più delle puntate previste dal progetto, senza condizionamento contrattuale“.
Una libertà produttiva e artistica difficile da trovare nel panorama fictional italiano, una libertà che evidentemente fa sì che tutto il gruppo viva le serie di Montalbano non come una costrizione ma come una ‘rimpatriata’. E tutto questo traspare e conquista il pubblico. Una libertà produttiva in linea con la libertà di spirito del Commissario, così come tratteggiato da Camilleri e portato sul piccolo schermo da Luca Zingaretti e dalla impagabile squadra della Palomar.
E a proposito dei nuovi quattro titoli anticipati qualche giorno fa da Fabrizio Del Noce, Degli Esposti inizia a fornire alcuni dettagli. “Inizieremo, in questi giorni, a lavorare al romanzo Il sorriso di Angelica, già uscito nelle librerie” dice Degli Esposti che poi aggiunge: “Quanto agli altri romanzi da cui trarre i nuovi episodi Camilleri ha comunicato a me e a Luca Zingaretti che ha altri due libri in scrittura, rassicurandoci sulla possibilità di averne un quarto al più presto. Ma sappiamo poco dei nuovi soggetti, i titoli li decide solo Andrea Camilleri e non lo ha ancora fatto. Ci dà la possibilità di accedere ai suoi scritti solo quando lo decide lui“. In realtà qualcosa l’abbiamo già anticipata, visto un nuovo volume è in uscita a maggio (Il Gioco degli Specchi), mentre per altre tre storie sono noti solo i ‘titoli provvisori’.
Slittano, però, le date della messa in onda: se Del Noce aveva parlato di un ritorno di Montalbano su RaiUno già nell’Autunno 2012, Carlo Degli Esposti ragiona piuttosto sul 2013: “Impiegheremo un anno per realizzare i nuovi quattro episodi – dice il capo della Palomar - Inizieremo le riprese nel 2012 e quindi andranno in onda nel 2013“.
Non ci resta che sintonizzarci questa sera su RaiUno per seguire L’Età del Dubbio e salutare il Commissario: speriamo che si tratti davvero un arrivederci e che l’attesa di un nuovo incontro non duri troppo.
Giorgia Iovane
 
 

Il Mattino, 4.4.2011
Incontri

Oggi, ore 18. Alla Libreria Loffredo al Vomero (via Kerbaker,19/21), presentazione del libro di Andrea Camilleri e Francesco De Filippo «Questo mondo un po’ sgualcito» (Infinito edizioni) con Adriana Corrado, Piero Antonio Toma e Mario Rovinello. Sarà presente l’autore.
 
 

Busto Arsizio Film Festival, 4.4.2011
IX edizione
Made in Italy – Concorso Anteprime: "La scomparsa di Patò" di Rocco Mortelliti
Teatro Sant'Anna (Busto Arsizio) Ore 21.00
 
 

Corriere della Sera - Vivimilano, 4.4.2011
Presentazione al teatro Smeraldo lunedì sera
Emergency sbarca in edicola: un giornale per diffondere la cultura della pace
Un nuovo mensile che costringe a riflettere. Diretto da Gianni Mura, collaborano Bisio, Camilleri, Marcorè

Milano - Un'utopia, ma un'utopia «concreta», alla Emergency, di quelle che hanno consentito, per esempio, di realizzare un centro chirurgico nel deserto oppure un centro maternità in Afghanistan che ha fatto nascere 11mila bambini. È, il mensile di emergency, diretto dalla firma di Repubblica Gianni Mura e da Maso Notarianni, uscirà ogni primo mercoledì del mese, a cominciare dal 6 aprile, al costo di quattro euro, ma è già possibile abbonarsi on-line sul sito www.e-ilmensile.it.
[…]
Chi è stato interpellato per dare una mano alla creazione del giornale «ha risposto con entusiasmo», spiegano a Emergency. È il caso di Andrea Camilleri che ha scritto un racconto ospitato nel primo numero ma che proseguirà nei prossimi.
[…]
 
 

Il Mediterrano, 4.4.2011
Camilleri in Spagna: mafia, Berlusconi e il “genere poliziesco mediterraneo”

Madrid- Ha 85 anni, scrive in dialetto siciliano, fuma come un turco, viene tradotto in lingua coreana e oggi fa faville in Spagna. Stiamo parlando del “maestro” Andrea Camilleri, fine intellettuale siciliano e noto oramai nei 5 continenti per aver concepito uno dei commissari più amati di tutti i tempi. Un solo nome, un vero classico: Montalbano è.
Nella pagina di cultura del quotidiano spagnolo ABC, spicca oggi [L'articolo è in effetti del 2.4.2011, NdCFC] la foto dello scrittore italiano e una lunga intervista, che la cronista spagnola avrebbe voluto durasse anche di più, se non fosse stato per la nebbia incipiente dei 10 sigari che alla fine inondano di tabacco la “scena dell’intervista”.
“Dopo un’ora la mia giacca è diventata noir quanto la serie di romanzi che l’autore italiano scrive”, dice ironica Laura Revuelta di ABC.es.
In terra iberica è stato pubblicato da poco “Il campo del vasaio” (El campo del alfarero, tradotto nella lingua di Cervantes), romanzo uscito nel 2008 nel nostro paese.
Il libro ha un piglio differente rispetto ad altri della serie di Montalbano, e s’impernia su un apparente omicidio di mafia, che però nasconde la vicenda di un migrante colombiano, ucciso barbaramente e ritrovato smembrato in una campagna.
Il lancio e il rapido successo decretato dai fan spagnoli al libro diventa occasione per fare una charla litéraria (chiacchierata di letteratura) con divagazioni su mafia, Italia & berlusconismo, e prospettive di quella che Camilleri stesso definisce la nuova “novella mediterranea”.
L’autore originario di Porto Empedocle riecheggia in parte il suo giovane collega Roberto Saviano, nel momento in cui si dice impressionato per lo stravolgimento attuale dei codici mafiosi.
Pur essendo piaga atavica del tessuto connettivo italiano, la mafia “del passato”, (quella pre Riina o Provenzano per intenderci), era paradossalmente “più dura” ma anche “più rispettosa” di regole e persino di Istituzioni. “Sono incline a pensare che la vecchia mafia non avrebbe ucciso Falcone o Borsellino, o se lo avesse fatto, avrebbe scelto una modalità faccia a faccia, senza l’ausilio di bombe o sicari”, dice lo scrittore.
Le domande su Berlusconi sono ritenute dall’intervistatrice stessa “noiose in quanto ripetitive”, un male tuttavia necessario, poiché si vuole appurare il punto di vista del Camilleri intellettuale, nonché cittadino italiano.
E quest’ultimo non smentisce la sua fama di velato, elegante opinionista sarcastico: “Il problema non è Berlusconi, ma come reagirà l’Italia dopo lo tsunami Berlusconi”, asserisce Camilleri; e continua, senza pronunciare le parole “caso Ruby”, ma lasciando il tutto al buon intendimento dei lettori: “La domanda da fare all’elettorato italiano è piuttosto: ve la sentireste di far emanare una legge sulla pedofilia a un signore che è accusato 4 volte di tale reato ed è in attesa di giudizio?”.
La chiacchierata del Camilleri scrittore si fa poi distesa nel momento in cui si parla di “romanzo poliziesco mediterraneo”: un genere letterario nuovo, che si sta diffondendo anche in Francia e in Spagna, e che si allontana dai canoni classici di giallo britannico o di azione e complotti in stile stelle e strisce.
Si tratterebbe di una novella in cui l’intreccio poliziesco è trasversale alla narrazione dei cambiamenti di costume all’interno di una società: un romanzo che non solo non è avulso da ciò che accade nella vita di un paese, ma che cerca di delinearne pregi e difetti, a partire dalle sfaccettature di quella necessità antropologica chiamata “mutamento”.
Maria Del Vecchio
 
 

Il Sole 24 Ore, 4.4.2011
Da Ungaretti al Camilleri «boccaccesco». In libreria trionfano i «falsi d'autore»

Questa storia potrebbe cominciare nella Spagna di inizio Diciassettesimo secolo, quando lo straordinario successo del «Don Chisciotte» fece fiorire innumerevoli sequel apocrifi delle gesta dell'hidalgo errante, alla faccia del sommo Cervantes. O forse in Grecia, tra Ottavo e Sesto secolo avanti Cristo, quando il modello omerico spinse molti poeti ignoti a mettere in versi argomenti affini spacciandosi per il misterioso aedo guercio.
C'è poco da fare: da quando l'uomo ha cominciato a scrivere, all'opera di portata storica fa puntualmente seguito il «falso d'autore», tanto che molti studiosi si divertono a misurare l'influenza esercitata da un letterato contando il numero di quanti ne hanno provato a copiare stile e temi.
Sorprendente tuttavia che, nell'era dell'iPad, il cosiddetto falso d'autore stia conoscendo, qui in Italia e non solo, una nuova primavera.
[...]
E Camilleri reinventa Boccaccio
Il maggiore successo degli «Autentici falsi d'autore» di Guida porta la firma del papà del commissario Montalbano Andrea Camilleri che nel 2007 s'è inventato «La novella di Antonello da Palermo», un inedito di ambientazione siciliana di Giovanni Boccaccio che «non poté entrare nel Decameron». Un racconto spassosissimo che ha venduto quasi settemila copie e a Certaldo si è pure aggiudicato il Premio Boccaccio.
[...]
Francesco Prisco
 
 

Agenzia DIRE, 5.4.2011
Dai Mille a Bossi, quando gli scrittori raccontano la (nostra) storia
Lo sbarco dei garibaldini in Sicilia, la Grande guerra, il boom economico e gli anni 70 nella voce di Camilleri, Baricco, Veronesi e De Cataldo. L'agenzia Dire li ha sentiti

Roma - Quando la storia esce dai manuali si fa voce, narrazione, racconto. Restituisce al passato “carne e sangue”. Lascia spazio alle storie, quelle della gente, e ognuno si sente parte, trova posto, riconosce l'unicità del Paese, i suoi difetti, i suoi vizi, le sue virtù. Accade così quando si chiede a degli scrittori di raccontare la storia del Paese, dell'unità dell'Italia e di quello che è venuto dopo. È accaduto così con Andrea Camilleri, Alessandro Baricco, Sandro Veronesi, Giancarlo De Cataldo.
L'agenzia di stampa Dire li ha incontrati in occasione di '150. Le storie d'Italia', la maratona di lettura organizzata all'Auditorium Parco della Musica di Roma nell'ambito della rassegna 'Libri come'. L'arrivo dei Mille in Sicilia, la Grande guerra, il boom economico, gli anni Settanta. Quattro momenti della storia dell'Italia unita, quattro momenti da manuale sì, ma letti, analizzati, sezionati e riconsegnati ai legittimi proprietari.
Com'è andata in Sicilia quando è arrivato Garibaldi, quando ai siciliani è toccato scegliere se dirsi italiani oppure no. E poi dopo, quando le differenze con i loro fratelli d'Italia hanno iniziato ad acuirsi. Com'è oggi, com'è la Sicilia a 150 anni dall'unità d'Italia? Camilleri parla e il fumo esce insieme alla voce, e non si può fare a meno di chiedersi quante sigarette deve aver fumato per averla così: che le parole che usa sono di chi la sua terra la conosce a menadito. I siciliani “stettero volentieri all'idea, cancellarono nell'unità d'Italia tutti i loro sogni secessionisti e indipendentisti, tanto ci credettero profondamente”.
Non ha dubbi nemmeno quando parla del presente. “Non sono credente, ma credo nel detto aiutati che dio ti aiuta. Cioè a dire: ci sono siciliani che si sentono abbandonati, ma invece di sentirsi abbandonati farebbero meglio a rimboccarsi le maniche e a darsi da fare, perchè la Sicilia gode di una tale autonomia che Bossi se la sogna”.
Baricco con Caporetto e la prima guerra mondiale ha una certa dimestichezza: la questione l'ha affrontata già in 'Questa storia', il romanzo che intreccia la vita di Ultimo Parri con le vicende della storia dell'Italia. Da allora il Paese “è cambiato molto”, niente è paragonabile. Perchè l'Italia che conosciamo noi è quella “nata dopo la seconda guerra mondiale, da forze profondamente democratiche. Noi siamo il risultato di quello molto più che del Risorgimento”. E tuttavia c'è da festeggiarli questi 150 anni di storia unitaria, anche se “oggi capiamo che non siamo riusciti a costruire uno Stato saldo, con delle istituzioni alte, rispettate”. Ma “bisogna festeggiare la lunghezza di un sogno: noi abbiamo bisogno di credere che sia stato un cammino lungo, faticoso, che però siamo stati in grado di farlo. Perché stiamo diventando un Paese che non è più capace di avere sogni, di desiderare, di immaginare, di avere utopie”.
Niente di più lontano dal classico intellettuale, Sandro Veronesi la storia del boom economico la racconta dal punto di vista di chi quando i soldi sono iniziati ad arrivare li nascondeva sotto il materasso, e non solo per risparmiare. Lui li chiama gli invisibili, quelli che il fisco hanno pensato bene di evaderlo. Ma non c'è condanna, non c'è moralismo: “Non si può nemmeno dar torto ai nostri genitori e ai nostri nonni di non aver sviluppato granché senso delle istituzioni, perché lo Stato italiano sortito fuori dalla seconda guerra mondiale era un po' un disastro”. Ecco. Non è che tutti decidono di non pagare le tasse, è un atteggiamento generale, un vizio. È “il vizio di questo popolo, peraltro effettivamente abbastanza giovane come storia: ancora non ha imparato a vivere alla luce del sole, fuori da infingimenti. Appena c'era qualcosa da nascondere, è stato nascosto”. Però c'è il rovescio della medaglia, e come in una sorta di “legge del contrappasso”, succede che “se stai occultando qualcosa ti preoccupi di non venir scoperto te, non ti preoccupi di cosa ti sta occultando il padrone”.
A forza di nasconderle, le cose diventano misteriose e il semplice carattere di un popolo si trasforma quasi in destino. Ma a ben guardare si tratta solo di “amnesia”. Per Giancarlo De Cataldo è inutile nasconderlo (appunto): “L'Italia è un Paese soggetto ad amnesie ricorrenti. Di tanto in tanto ci dimentichiamo di alcuni passaggi della nostra storia, li cancelliamo e diamo l'impressione di provenire da una terra dove non è successo nulla. Invece abbiamo la nostra storia , abbiamo la nostra tradizione e abbiamo anche indagato sui nostri misteri, ma poi ce ne dimentichiamo. O facciamo finta di dimenticarcene”. E così è successo pure con il Risorgimento: “In 150 anni molto è stato ricostruito”. Per esempio, “le cose che appaiono sorprendenti” del suo romanzo risorgimentale 'I traditori', De Cataldo le ha scoperte “studiando sui libri di storia, quindi si sanno”. Il punto è che “si sono innescate due dialettiche opposte: quella della Lega e quella neoborbonica”. Il risultato è che resta nascosta “la vera essenza del Risorgimento: un movimento di liberazione nazionale, ma anche un movimento politico giovanile di cambiamento e di trasformazione della società che abbracciava tutte le estreme”.
Di seguito, il racconto dei quattro scrittori raccolto dall'agenzia Dire.
Andrea Camilleri (Lo sbarco dei Mille in Sicilia)
I siciliani stettero molto volentieri all'idea. Non è che sono frasi fatte, sono numeri fatti. L'anno stesso nel quale Garibaldi sbarcò in Sicilia, nel novembre di quell'anno, si tenne un referendum, ossia una votazione per l'annessione al Regno d'Italia. Gli aventi diritto al voto in Sicilia erano 370mila. Votò l'85% degli aventi diritto, quindi una cifra altissima. I no all'unità, all'annessione, furono solo 667: questo sta a dimostrare che i siciliani cancellarono nell'unità d'Italia tutti i loro sogni secessionisti e indipendentisti, tanto ci credettero profondamente. Questi sono dati di fatto. Certo, il principe di Salina suppone che ci siano stati dei brogli: probabilmente ci sono stati, ma naturalmente non si raggiungono mai cifre siffatte solo con i brogli.
Dopo l'unità sono state drenate una gran quantità di risorse e non sono state fatte le leggi adeguate per uno sviluppo economico. È lì che è cominciata ad aprirsi quella forbice che già esisteva. Ad allargarsi ancora di più la differenza tra nord e sud di cui oggi paghiamo le conseguenze.
Oggi, 150 anni dopo, dirsi siciliani e italiani vuol dire esattamente questo: significa avere coscienza della regione nella quale si è nati e avere anche coscienza di far parte di una nazione. Anche se c'è chi si sente abbandonato. Io personalmente, anche se non sono credente, credo a un detto che è 'aiutati che dio ti aiuta'. Cioè a dire: ci sono siciliani che si sentono abbandonati, ma invece di sentirsi abbandonati farebbero meglio a rimboccarsi le maniche e a darsi da fare, perchè la Sicilia gode di una tale autonomia che Bossi se la sogna.
Alessandro Baricco (la Grande guerra)
L'Italia è cambiata molto, anche se lo ha fatto sulla scorta dell'Occidente. Gli anni della prima guerra erano quelli in cui si dovevano costruire gli italiani, e il conflitto li ha costruiti perchè ha creato un'identità nazionale, ma nata nelle trincee, da un'esperienza sbagliata e suicida. Un'esperienza che poi si è tradotta nel periodo fascista e alla fine ci si è trovati quasi costretti a buttarsi dentro un'altra guerra.
L'Italia che conosciamo noi è drasticamente diversa perché è nata dopo la seconda guerra mondiale da forze profondamente democratiche. E noi siamo il risultato di quello molto più che del Risorgimento. Lo siamo con molti difetti, anche se poi uno la pensa come vuole. Oggi capiamo che non siamo riusciti a costruire uno Stato saldo, delle istituzioni alte e rispettate, una tensione morale e una correttezza istituzionale decisamente al di sopra di ogni contestazione. E non è questione di questo momento particolare, perché anche vent'anni fa era così.
Per il resto, tutte le debolezze come le cose belle e positive dell'Italia sono figlie dell'Europa, sono ciò che accade in Europa. E tuttavia c'è da celebrare questo 150esimo perché bisogna festeggiare la lunghezza di un sogno: i sogni partono da lontano, poi si limano, si affinano, come è successo al nostro sogno nazionale. Noi abbiamo bisogno di credere che sia stato un cammino lungo, faticoso, ma che siamo stati in grado di farlo. Perché stiamo diventando un Paese che non è più capace di avere sogni, di desiderare, di immaginare, di avere utopie. Festeggiare il fatto che un sogno irragionevole di 150 anni fa, irragionevole perché veramente bisognava avere molto coraggio per pensare di realizzarlo, festeggiare il fatto che un sogno così è stato realizzato per cui oggi abbiamo una bandiera, una lingua, delle leggi, è fantastico, sarebbe idiota non farlo. Negare che questa impresa sia stata realizzata tra mille difficoltà significa dare l'ennesima picconata anche al nostro orgoglio nazionale che è importante, perché la gente deve amare se stessa anche come comunità.
Sandro Veronesi (il boom economico)
Il vizio di questo popolo, peraltro effettivamente abbastanza giovane come storia, è questo: ancora non ha imparato a vivere alla luce del sole, fuori da infingimenti. L'occultamento sembra essere un atto costitutivo dell'identità stessa di un popolo che non è più fatto di morti di fame, ma è un popolo importante, un popolo ricco. E infatti l'inizio degli italiani invisibili coincide col boom economico: appena c'è stato qualcosa da nascondere è stato nascosto. Certo, non si può nemmeno dar torto ai nostri genitori e ai nostri nonni di non aver sviluppato granché senso delle istituzioni, perché lo Stato italiano sortito fuori dalla seconda guerra mondiale era un po' un disastro.
In partenza è stato un fenomeno di semplice economia sommersa ed evasione fiscale, ma poi è diventato un fatto storico perché si è creato un doppiofondo dove le persone erano invisibili. Questo fa capire come il terreno in Italia fosse predisposto. Non credo fosse per un disegno, ma per un'indole collettiva: l'idea che c'è un vantaggio se ci si tiene il più possibile sottovalutati e sottostimati, e se c'è una novità non comunicarla al censimento.
E nonostante tutto in quel momento c'era un senso di unità maggiore rispetto a oggi: erano appena finite le Olimpiadi di Roma, che sono state un grosso evento unificante, e l'economia italiana era altamente virtuosa. In quel momento si è iniziato a occultare parte delle ricchezze prodotte per generare una riserva invisibile, quella con cui stiamo andando avanti adesso. È quello che ha cercato di spiegare Berlusconi a Bruxelles: noi siamo molto indebitati come Stato, ma siamo abbastanza ricchi come cittadini. Il problema è che non ha potuto dire perché. Questa dinamica nasce da quegli anni. Ma se si parla di Unità d'Italia mi sembra che quello fosse un periodo migliore.
Con centocinquant'anni alle spalle dovremmo cominciare ad avere una base sicura di italianità che non sia sempre quella dettata dal luogo comune dell'inaffidabilità. Noi dovremmo saper dimostrare al mondo occidentale, che ci ha dovuto liberare dal nazifascismo, di avere sviluppato un anticorpo fortissimo contro il ripetersi non dico di una sciagura come quella, ma di una deriva. Sì, ci siamo arricchiti e abbiamo addirittura ottenuto una posizione di rilievo nel mondo, però non siamo ancora affidabili soprattutto nei momenti di crisi come questo.
Ma le istituzioni sono lo specchio del popolo che devono proteggere. E il contrappasso, la nemesi che tocca a chi non si fida dello Stato è che se stai occultando qualcosa ti preoccupi di non venir scoperto te, ma non ti preoccupi di cosa ti sta occultando il padrone.
Giancarlo De Cataldo (gli anni Settanta)
Gli anni Settanta si caratterizzano per essere una stagione di grandi riforme e di grande progresso sociale, di grande agitazione e fermento sociale. In quegli anni si innescano e si combattono da un lato le forze di un impetuoso mutamento sociale, di una avanzata complessiva della società italiana, e dall'altro le spinte conservatrici che porteranno sia alla radicalizzazione dello scontro, con i terrorismi rosso e nero, sia alla fine di quella grande stagione di riforme che coincide con la morte di Aldo Moro.
Due teorie combattono ormai apertamente nella ricostruzione degli anni Settanta: una afferma che tutto è stato ricostruito, l'altra che esistono molti misteri. Io credo che esistono ancora dei misteri, o meglio, che esistono dei delitti impuniti che noi classifichiamo come misteri perché non abbiamo avuto la capacità di dare un nome, un cognome e un volto per esempio agli autori della strage di piazza Fontana, o a quelli della strage di Brescia. Ma in 150 anni è stato ricostruito molto. Per esempio, tante delle cose che appaiono sorprendenti e che ho raccontato nel mio romanzo sul Risorgimento 'I traditori' le ho scoperte studiando sui libri storia, e quindi si sanno.
Ma l'Italia è un Paese soggetto ad amnesie ricorrenti: di tanto in tanto, e in genere con la convenienza politica che qualcuno ha, noi ci dimentichiamo di alcuni passaggi della nostra storia. Questa rimozione riguarda anche il Risorgimento, su cui si sono innescate due dialettiche opposte che hanno dato luogo a una macroretorica di liquidazione di quel periodo: quella della Lega e quella neoborbonica. Sono due retoriche in cui c'è una quota di verità, ma che nascondono la vera essenza del Risorgimento: un movimento di liberazione nazionale, ma anche un movimento politico giovanile di cambiamento e di trasformazione della società che abbracciava tutte le estreme, dagli opportunisti ai comunisti.
Ricominciare a considerare quella stagione nella sua complessità è importante. Perchè l'eredità del Risorgimento è di un Paese lacerato, di un'unità incompiuta, ma questo non è un buon motivo per non rimboccarsi le maniche e andare avanti. E non è neanche un buon motivo per non festeggiare. Piuttosto, è singolare che invece di essere la parte politica, siano stati gli intellettuali e la società civile a imporre queste celebrazioni. Ma è molto confortante per tutti noi trovarsi dalla stessa parte del presidente della Repubblica.
Nicoletta Di Placido
 
 

Messaggero Veneto, 5.4.2011
Sesso e corna al tempo del Duce

Gli otto racconti di Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta (Sellerio, 327 pagine, 14,00 euro) sono rigorosamente scritti in vigatese, cioè in agrigentino. Ora se questo lo sa qualsiasi lettore siciliano che ben conosce le sottili differenze e sfumature del dialetto (l'espressione "un poco" si dice tanticchia ad Agrigento, anticchia a Palermo, cavudo, cauru per dire caldo e così via) perché un libro interamente scritto in questo modo dovrebbe entusiasmare il lettore di Udine, Milano, Torino? Forse perché più che dialetto, quella di Camilleri è diventata lingua d'autore. La sua costruzione, sintassi, e perfino la musicale semiologia si sono fatti sentire comune e opportunità di conoscenza. La forza di questi racconti ambientati nell'Italia fascista e immediatamente dopo è di essere paradigma di una storia sociale. L'Italia ingessata nell'autarchia e nella stupidità delle sue forme è vista attraverso la lente dell'ironia, dello sbeffeggiamento, della satira come se a narrare fosse un novello Boccaccio. Le storie sono vicende in cui sesso e corna accompagnano la condizione storica di un Paese talmente votato al Duce e al suo bellicismo da cedere a ogni compromesso, specialmente nella nota materia. Vigàta è dunque metafora del fascismo e palcoscenico di una galleria umana in cui entrano ignobiltà e virilità presunta, fimmine audaci, devote alla causa, camerati, federali e gerarchi disposti a tutto pur di apparire fedeli al Capo. Appunto apparire ché in questi micro-romanzi che tutti si concludono con un colpo di teatro, lo scrittore prosegue nella linea dell'ambiguità e del paradosso che furono di Pirandello e Brancati. Lo fa con i suoi stilemi e in questo caso anche con il travestimento boccaccesco. Ed è questa - al di là della divertita attenzione del lettore - la caratura letteraria e la forza di un autore che tiene alta la posta della sua narrativa, ma sempre avendo l'aria di scherzare.
Sergio Buonadonna
 
 

Adnkronos, 5.4.2011
Finale col botto: 10 milioni per Montalbano. E la Rai prepara 4 nuovi episodi

Boom di ascolti per l'ultimo episodio della fiction più seguita degli ultimi 5 anni. Ieri sera 'L'età del dubbio' è stata vista da una media di 9 milioni 295mila telespettatori. Del Noce: ''Successo che testimonia come le fiction evento non subiscano flessioni di ascolti nonostante l'enorme aumento dell'offerta televisiva''.
 
 

Adnkronos, 5.4.2011
Tv: finale col botto per 'Montalbano', fiction evergreen

Roma - Finale col botto per ''Il commissario Montalbano'' che ieri sera si e' congedato dal pubblico con l'ultima puntata della serie targata 2011, ''L'eta' del dubbio'' seguita da una media di 9 milioni 295 mila telespettatori pari al 32.45 di share. Un audience che ha raggiunto, alle 21.45, i 10 milioni 200 mila spettatori e punte oltre il 38 di share sono state toccate poco dopo le 23.00.
Un successo annunciato che conclude, almeno per il momento, un puzzle di 12 anni di ascolti straordinari. Un congedo che non e' un addio, ma solo un arrivederci. Salvo Montalbano tornera' con quattro nuovi episodi che saranno trasmessi della Rai nel 2012. E in attesa della prossima tornata di casi da risolvere resta la soddisfazione di una fama sempre piu' ''globale''.
Cosi' come il Montalbano che vive nelle pagine scritte da Andrea Camilleri, la sua trasposizione tv ha raggiunto una notorieta' tale da superare anche i confini dei mercati piu' esclusivi e selettivi. Montalbano, infatti, piace all'estero, e piace tanto. Si tratta di un prodotto estremamente italiano che per qualita' della sceneggiatura, della regia, della fotografia, degli interpreti (in particolare Luca Zingaretti icona della serie) e bellezza dei luoghi, risulta anche estremamente internazionale e appetibile fuori confine. E il suo punto di forza appare proprio la sua forte caratterizzazione italiana. (segue)
 
 

Adnkronos, 5.4.2011
Tv: finale col botto per 'Montalbano', fiction evergreen (2)

Piace perche', nonostante sia un ''giallo'', le storie e i suoi personaggi sono molto diversi da quelli proposti dalle fortunatissime serie americane che hanno invaso, soprattutto negli ultimi anni, il mercato della tv.Le conferme, in tal senso, sono tante. Dopo l'attenzione ricevuta a Firenze, agli Screening Rai, anche a Cannes, al Mipcom, il piu' importante mercato mondiale degli audiovisivi, la serie prodotta per Rai Fiction dalla Palomar di Carlo degli Esposti e' stata, infatti, tra le piu' apprezzate. E la lista dei compratori, di volta in volta, aumenta. Fino ad ora ''Il commissario Montalbano'' e' stato venduto dalla direzione Commerciale Rai che ne cura la commercializzazione, negli Stati Uniti, Canada, in tutta l'America Latina (dalla Colombia in giu'), in Australia, in Francia, Spagna, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Svezia, Belgio, Olanda e Lussemburgo. E ancora in Ungheria, Slovacchia, Ex Jugoslavia, Albania, Georgia, Bulgaria, Germania, Inghilterra, Galles, Scozia, Romania e persino in Iran. Il successo di Montalbano in questi Paesi dipende anche dalla capacita' di rendere efficaci, in una lingua straniera, tutte quelle straordinarie sfumature della slang siciliano che rappresentano un elemento caratterizzante e imprescindibile della serie. Un difficile compito che fino ad ora pare essere stato ben svolto, anche se la popolarita' maggiore e' stata raggiunta proprio in quei Paesi in cui il pubblico e' abituato a seguire i programmi sottotitolati, come in Australia e nei paesi scandinavi.
 
 

ANSA, 5.4.2011
TV: Montalbano supera i 9 milioni e vince prima serata
Quasi sei milioni per il Grande Fratello

Roma - Chiude in bellezza e stravince la prima serata il Commissario Montalbano: ieri in 9 milioni 295 mila telespettatori, con il 32,46 per cento di share, hanno visto su Rai1 l’ultimo episodio del ciclo intitolato ‘L’età del dubbio’ con Luca Zingaretti e Isabella Ragonese. In particolare, l’ascolto ha rilevato numerosi picchi oltre i 10 milioni con punte di share del 38 per cento.
[…]
 
 

ASCA, 5.4.2011
TV/Rai: Del Noce, Montalbano il piu' visto negli ultimi 5 anni

Roma - ''Un successo che testimonia come le fiction evento non subiscano flessioni di ascolti nonostante l'enorme aumento dell'offerta televisiva- afferma il direttore di Rai Fiction Fabrizio Del Noce. Il Commissario Montalbano ha esattamente ricalcato gli ascolti del 2002 sia in termini di share che in termini di spettatori. Rimane la fiction piu' vista negli ultimi cinque anni e da settembre e' il programma piu' visto dopo Sanremo. Ma senza nulla togliere al Festival, doveva fronteggiare la concorrenza del Grande Fratello che a sua volta e' stato stabile sia come share (intorno al 26% ) sia come numero di spettatori. Sono quindi particolarmente lieto - conclude Del Noce - di poter formalmente confermare che i quattro nuovi episodi saranno pronti per essere trasmessi nell'autunno del 2012''.
 
 

Corriere del Mezzogiorno, 5.4.2011
Dopo il successo di ascolti in Italia Zingaretti sbarca sulla Tv francese
Ascolti record per Montalbano
In preparazione i nuovi episodi
Le tre puntate hanno registrato uno share sempre sopra i 9 milioni di telespettatori

Palermo - Il pubblico ha confermato anche in questa stagione il successo di Montalbano, la fiction tv diretta da Alberto Sironi, ispirata ai romanzi di Andrea Camilleri. Le tre puntate hanno infatti registrato uno share sempre sopra i 9 milioni di telespettatori. E così anche l'ultimo episodio «L'età del dubbio» che ha realizzato ascolti pari a 9 milioni 295 mila telespettatori con uno share del 32,45. In particolare, l'ascolto ha rilevato numerosi picchi oltre i 10 milioni con punte di share del 38 per cento.
SI PREPARA IL NUOVO MONTALBANO - Il boom di ascolti ha convinto la Rai a scommettere ancora sul personaggio interpretato da Luca Zingaretti. Il direttore di Rai Fiction Fabrizio Del Noce ha infatti annunciato che sono in preparazione altri quattro film tv, tratti da altrettante opere dello scrittore agrigentino (Il sorriso di Angelica, Il gioco degli specchi, i primi due titoli). Il produttore Carlo Degli Esposti della Palomar ha confermato, e ha indicato l'autunno 2012 come periodo in cui avverrà la messa in onda.
ZINGARETTI SBARCA IN FRANCIA - Nel frattempo gli spettatori potranno vedere su Raiuno l’atteso «Il giovane Montalbano», attualmente sul set, interpretato dall’emergente Michele Riondino: sei puntate che racconteranno le indagini del commissario da giovane su soggetti di Andrea Camilleri e la regia è di Gianluca Maria Tavarelli. Ma non finisce qui. Il Montalbano campione di ascolti in Italia, miete successi anche all'estero. E dopo quelli statunitensi (distribuito da Mhz) ed inglesi (BBC), anche i telespettatori francesi (attraverso France 3) potranno essere spettatori delle avventure di Zingaretti.
Valeria Catalano
 
 

SiciliaInformazioni, 5.4.2011
Con “L’età del dubbio” si conclude la serie dedicata a Montalbano. Lacune nel film, ma Camilleri e Zingaretti piacciono e salvano la faccia a tutti

Dopo “Il campo del vasaio”, ”La danza del gabbiano” e ”Caccia al tesoro”, l’ultima puntata de “Il Commissario Montalbano” su Rai 1, ”L’eta’ del dubbio’, interpretata magistralmente da Luca Zingaretti, diretta ancora una volta da Alberto Sironi ha ottenuto, 9.295.000 telespettatori, pari a uno share del 32,45%. Un successo.
La storia, dunque.
Montalbano ha un incubo e si sveglia di soprassalto anche a causa di un forte temporale che ha allagato Vigata. Mentre si reca in commissariato soccorre una ragazza la cui auto è stata inghiottita dal fango. La fanciulla si chiama Vanna Digiulio e deve andare al porto dove ha un appuntamento con la zia che arriva con il suo yacht. Montalbano la ospita in commissariato, ma la ragazza sparisce non appena arriva la notizia che lo yacht della zia è arrivato. In ritardo tuttavia, perché è stato ritrovato un cadavere in mare. Montalbano, per intuito, collega la ragazza al cadavere.
Il giallo, dunque, parte da un caso di omicidio. La vittima è stata avvelenata ma ha il volto sfigurato, impossibile la sua identificazione. Per saperne di più il commissario Montalbano si fa aiutare da una giovane tenente della capitaneria di porto, Laura Belladonna, che è bella, dolce, diligente, e si innamora a prima vista del commissario il quale, a sua volta, ne rimane affascinato.
La storia si sviluppa su due piani paralleli: l’indagine poliziesca e l’amore che sboccia, ma non si consuma. Nella prima ci sono gli ingredienti classici: omicidi, armi, diamanti, servizi segreti, agenti infiltrati, una fanciulla misteriosa e due barche miliardarie. Nella seconda pure: la tenente è spaventata dal sentimento che prova e annichilisce la sua volontà. Così si prodiga per tutto il film a fare una cosa e il suo contrario.
L’indagine poliziesca si snoda senza colpi di teatro: due morti ammazzati, due barche di lusso, due agenti infiltrati, due donne in gamba, due collaboratori (di Montalbano) in prima linea. Il commissario si servirà del suo vice. Una missione piacevole, deve corteggiare la proprietario di uno dei due yacht per carpire informazioni utili. Deve infiltrarsi anche lui. Lo potrebbero riconoscere? No, non è possibile, assicura Montalbano. E se lo dice lui, c’è da crederci.  Naturalmente la missione del vice ha successo.
Sull’altro fronte, quello amoroso, è un disastro. La bella tenente, innamorata a prima vista, “ondeggia” paurosamente, facendo perfino arrabbiare il commissario. Lo cerca e gli sfugge tante volte che non è possibile contarle. Ha un fidanzato in alto mare. Forse è questo il motivo. Ma la ragione delle sue fughe da Montalbano appaiono incomprensibili: è lei a cercare il commissario, non viceversa. Confessa di non volere vederlo, ma non ce la fa, quindi è sempre in mezzo per un verso o un altro, fino a che non s’infila nell’intricato giallo poliziesco e ci lascia le penne. Entra infatti nella barca dei cattivi e nonostante il commissario si prodighi per proteggerla, uno dei cattivi spara e la colpisce.
Perché l’ha fatto la bella tenente? L’agente misteriosa ed avvenente rivela la sua identità e racconta a Montalbano che Laura Belladonna si è offerta volontariamente di compiere quell’azione rischiosa. Per amore di Montalbano, pare di capire. E a quale scopo è salito sullo yacht? Non l’abbiamo capito. C’è una valigetta di diamanti da cercare e i cattivi hanno fretta perché si sentono in gabbia e devono fuggire. Una disdetta, è stato proprio Montalbano a fare loro sapere di averli sul mirino per spaventarli.
Ma la giovane tenente non ne sa niente e s’immola. Una missione così rischiosa all’insaputa del commissario? Mah! C’è il dolore di Montalbano alla fine, che non spiega niente.
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 5.4.2011
Lasciatemi nuotare in pace con Montalbano

Care lettrici e cari lettori, in queste serate di primavera c’è una cosa in tv che mi manda in visibilio: la nuotata lenta e tonificante del commissario Montalbano nell’azzurrissimo mare di Sicilia. Lo so, lui di solito «nuota» mentre io sono in diretta su Canale 5 alle prese con gli odii e gli amori del GF. Ma la sera dopo accendo il videoregistratore e mi godo gli episodi di Montalbano (che ahimè ora sono finiti, ma a pag. 25 verrete rassicurati su quel che succederà). Le nuotate di Montalbano sono, se vogliamo, la cosa meno televisiva che esista: mentre in tv i tempi sono frenetici (e quelli delle fiction, poi, spesso innaturali), le bracciate di Zingaretti scandiscono un tempo perfetto, né lento né veloce, che è poi il ritmo profondo della vita. Non mi stupisco che la serie tratta dai romanzi di Camilleri abbia questo grande successo che dura da più di dieci anni. Perché mai come in questo caso la parola fiction sembra inadatta: nelle storie del commissario passano le passioni, gli amori, le paure, i drammi e anche tanti sorrisi. Tutto ciò raccontato con quella meravigliosa lingua siciliana così misteriosa, un dialetto vivo che aiuta a sentirci tutti italiani molto più di tante manifestazioni ufficiali. E poi c’è la Sicilia, col suo sole, col suo mare, con la sua arte e i suoi paesaggi. E dentro questo scenario si muovono attori bravissimi e per niente artificiali… Insomma, mentre Montalbano nuota, nuotiamo tutti noi nel magico mondo dei desideri. E come direbbe lui, «non scassatemi i cabasisi» e non disturbatemi mentre nuoto in questa meraviglia. Alla prossima!
Alfonso Signorini
 
 

Ondaiblea, 5.4.2011
Montalbano a Scoglitti: soddisfazione dell’assessore Luciano D’Amico

Vittoria – L’assessore Luciano D’Amico esprime soddisfazione per il successo ottenuto dalla fiction Rai di Montalbano girata anche a Scoglitti.
“Sono estremamente soddisfatto – sottolinea l’assessore alla Cultura – per il grande successo registrato da quest’ultima serie di Montalbano che, nella puntata di ieri, ha mostrato ampi squarci di Scoglitti, del porto, del lungomare e del suo faro, quest’ultimo scelto come location della capitaneria di porto.
Il nostro comune ha già da tempo approntato un percorso lungo le location dei precedenti episodi della fiction che hanno visto protagonista Vittoria, ma con la puntata di ieri il nostro territorio entra a far parte a tutti gli effetti dei Luoghi di Montalbano. Ringrazio quanti hanno lavorato perché questo si realizzasse e un particolare ringraziamento va alla marineria di Scoglitti che si è messa a disposizione, collaborando attivamente alle riprese.”
 
 

Adnkronos, 5.4.2011
Cinema: a Miami premio alla carriera a Claudia Cardinale e omaggio a Beppe Fiorello

Miami - La Sicilia cinematografica sbarca in America. Premio alla carriera a Claudia Cardinale e un omaggio a Beppe Fiorello tra cinema e grande fiction, il Sicilian Film Festival di Miami che presenta da domani al 13 Aprile alla Cinematheque of Miami il meglio della produzione realizzata e ambientata in Sicilia nell'ultima stagione. Sei i sicilianissimi film quest'anno in programma: […] a La scomparsa di Pato' di Rocco Mortelliti, il film che ha debuttato al Festival di Roma e che ora il SFF presenta in american première, dal romanzo di Andrea Camilleri molto popolare anche a Miami dopo le proiezioni, negli anni scorsi, dedicate al Commissario Montalbano.
 
 

E - il mensile di Emergency, 4.2011 (in edicola dal 6.4.2011)
I fantasmi
di Andrea Camilleri
illustrazioni Shout

"I fantasmi" è un racconto inedito, diviso in quattro capitoli, che pubblichiamo a puntate sui primi quattro numeri.
Siamo a Vigata, ma questa volta non c'è il commissario Montalbano. Troverete il pescivendolo Turi Persica, il sindaco don Sciaverio Ficarra, il parroco patre Allotta, il commissario Tano Bennici e un gruppo di giornalisti venuti "dal continente". Tutti alle prese con questi spiriti...
Buona lettura.
 
 

Il Tirreno, 6.4.2011
Montalbano fa il record

Roma. Montalbano chiude con il botto (è il caso di dirlo), confermandosi fiction più vista degli ultimi cinque anni, e piazzandosi in termini assoluti al secondo posto come il programma più seguito subito dopo il Festival di Sanremo nel 2011.
Il commissario più amato dalla tv nato dalla penna di Andrea Camilleri, ha registrato nei quattro episodi del 2011 una media di 9 milioni 293 mila telespettatori con il 31,91%) ed stato preceduto solo dal Festival della canzone, che nella sua ultima edizione capitanata da Gianni Morandi è stata seguito da una media di 11 milioni 523 mila telespettatori (48,20 per cento di share). Un successo, quello di Montalbano che, come fa notare il direttore di Rai Fiction, Fabrizio del Noce: «testimonia come le fiction evento non subiscano flessioni di ascolti nonostante l’enorme aumento dell’offerta televisiva. Il Commissario Montalbano - ha aggiunto De Noce - ha esattamente ricalcato gli ascolti del 2002 sia in termini di share che in termini di spettatori. Rimane la fiction più vista negli ultimi cinque anni e da settembre è il programma più visto dopo Sanremo. Ma senza nulla togliere al Festival, doveva fronteggiare la concorrenza del Grande Fratello che a sua volta è stato stabile sia come share (intorno al 26%) sia come numero di spettatori. Sono quindi particolarmente lieto - conclude Del Noce - di poter formalmente confermare che i quattro nuovi episodi saranno pronti per essere trasmessi nell’autunno del 2012».
Montalbano ha raggiunto una notorietà tale da superare anche i confini dei mercati più esclusivi e selettivi. Si tratta di un prodotto estremamente italiano che per qualità della sceneggiatura, della regia, della fotografia, degli interpreti (in particolare Luca Zingaretti icona della serie) e bellezza dei luoghi, risulta anche estremamente internazionale e appetibile fuori confine. E il suo punto di forza appare proprio la sua forte caratterizzazione italiana. Piace perchè, nonostante sia un «giallo», le storie e i suoi personaggi sono molto diversi da quelli proposti dalle fortunatissime serie americane che hanno invaso, soprattutto negli ultimi anni, il mercato della tv. Dopo l’attenzione ricevuta a Firenze, agli Screening Rai, anche a Cannes, al Mipcom, il più importante mercato mondiale degli audiovisivi, la serie prodotta per Rai Fiction dalla Palomar di Carlo degli Esposti è stata, infatti, tra le più apprezzate.
E la lista dei compratori, di volta in volta, aumenta. Fino ad ora è stato venduto dalla direzione Commerciale Rai che ne cura la commercializzazione, negli Stati Uniti, Canada, in tutta l’America Latina (dalla Colombia in giù), in Australia, in Francia, Spagna, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Svezia, Belgio, Olanda e Lussemburgo. E ancora in Ungheria, Slovacchia, Ex Jugoslavia, Albania, Georgia, Bulgaria, Germania, Inghilterra, Galles, Scozia, Romania e persino in Iran.
 
 

Il Tempo, 6.4.2011
Showgirl. Traino del commissario, la sua puntata rispetto alle altre ha incassato il maggior share. È come il prezzemolo
Belen esalta Montalbano
Belen ha fatto vincere Montalbano, negli ascolti.

È un fatto (o una disfatta) per una fiction da milioni di telespettatori. È tempo di bilanci e se si osserva bene lo share si vede che è stata proprio la prima puntata in cui compariva la show-girl, quella più vista: ha incassato il 32,6% di share. Nell'ultima serata, però, l'episodio ha registrato il 32,4%, poco meno della prima. E qui di Belen non c'era traccia. Inutile dire che l'altra sera Montalbano ha vinto il Gf11. Ma la fidanzata di Corona di strada, dal gossip con Borriello, ne ha fatta. Ce la siamo ritrovata davanti h 24 con la pubblicità della Tim: Belen che calcia il pallone, Belen che fa la guardia, Belen che scappa, Belen dovunque e comunque. Ci è voluta Bianca Balti per scalzarla. Così si è data al cinema. E quale miglior occasione di recitare in un cinepannettone, destinato a diventare campioni d'incassi? Ma la storia non finisce qui, perché in quanto personaggio dell'anno è entrata a far parte dell'equipe di Sanremo. Altro che rivalità con la Canalis, le due se la sono spassata alla faccia delle riviste scandalistiche. Poi in televisione è arrivato Montalbano: ha spiazzato tutti, visto e considerato che non esistono personaggi tanto agli antipodi quanto un Camilleri e una Belen. E anche se non c'è si parla di lei: basti pensare all'Isola dei Famosi. Non era nel cast, non presentava, non gareggiava ma era lì mentre la Ventura («ha cercato di fare audience mercificando il dolore della Moric e la storia di Carlos», ha chiosato Belen in riferimento alla Simona della tv) ricordava alla Moric che suo figlio se l'era spassata a Eurodisney con il padre e la fidanzata. È diventata anche Anita Garibaldi. E in programma ha almeno due fiction. Penultima apparizione: per una pubblicità in versione «Sixty». Ultima apparizione: sul piccolo schermo con Facchinetti per «Ciak... Si canta», dall'8 aprile in tv. Vizi e virtù di un'argentina che (almeno), ha il merito di aver scalzato il principe dello spettacolo, Emanuele Filiberto, l'anno scorso alla conduzione dello show col «Ciak». Grazie Rodriguez.
Simona Caporilli
 
 

La Repubblica, 6.4.2011
Oltre 9 milioni per Montalbano fiction dei record

Roma - Gran finale per Il commissario Montalbano: lunedì l'ultimo dei quattro film di questa stagione, L'età del dubbio, è stato seguito da una media di 9 milioni 295 mila spettatori pari al 32.45% di share. Alle 21.45, davanti alla tv c'erano 10 milioni 200 mila spettatori e dopo le 23 lo share ha sfiorato il 38%. Per Luca Zingaretti un successo annunciato che conclude, per ora, 12 anni di ascolti straordinari. Salvo Montalbano tornerà con quattro nuovi episodi (primi due titoli: Il sorriso di Angelica, Il gioco degli specchi) che saranno girati nel 2012; andranno in onda su RaiUno nel 2013. Montalbano è il più amato, il più seguito e anche il più rivisto: le repliche hanno ascolti altissimi. Un fenomeno editoriale e televisivo: i film di Alberto Sironi ispirati ai romanzi di Andrea Camilleri, quest'anno hanno superato sempre i 9 milioni di spettatori. Un record. Amatissimo dal pubblico femminile, Montalbano continua a fare una vita da scapolo: i piatti della fida Adelina conservati nel forno, sente la fidanzata Livia per telefono e, nonostante non resti insensibile al fascino femminile, non cede mai alla passione: neanche nell'ultimo episodio, quando s'invaghisce di Isabella Ragonese. Sarà fedele per pigrizia?
(s.f.)
 
 

SiciliaInformazioni, 6.4.2011
Ottorighe
Tre richieste per il commissario Montalbano

Tre richieste a Camilleri, agli sceneggiatori e al regista televisivo Sironi. Per le prossime serie del Commissario Montalbano: 1. Facciamogli cambiare auto. Non può continuare a girare su una Fiat Tipo. Ormai non se ne vedono più in giro. E non era stata neppure una vettura ben riuscita. Un Commissario della Polizia di Stato può permettersi di possederne o di averne una di servizio o civetta un po’ più al passo con i tempi. 2. Possibile che le vie di Vigata debbano essere sempre deserte di gente? Pagare cento comparse di tutte le età per animarle e farle vivere come succede in ogni cittadina siciliana non manderebbe in bancarotta la produzione. 3. Vorremmo vedere un interno che sia un appartamento moderno. Benissimo il barocco siciliano e la promozione nel mondo che questa fiction ne ha operato ma in Sicilia esisteranno pure palazzi, edifici, appartamenti abitati che non siano antichi di almeno uno - due secoli. Assai più aridi architettonicamente ma più realistici come habitat d’una famiglia. Gli stereotipi sono i peggiori nemici dei personaggi televisivi. Non sopporto il tenente Colombo che 365 giorni l’anno, luglio compreso, gira con sempre addosso uno sgualcitissimo impermeabile bianco, ci mangia, ci va a letto, ci si fa anche la doccia (ammesso che se la faccia). E’ ridicolo, improponibile. Camilleri e Montalbano sono troppo importanti per la letteratura e l’arte dello spettacolo per noi siciliani per correre il rischio di sciupare tutto. Il rischio, infatti, è che si confini il personaggio del Commissario e l’ambientazione negli stereotipi in cui affogano serie televisive poliziesche (sia italiane che americane o d’altri paesi europei) ben più dozzinali, prive del respiro – descrittivo, culturale, sociale, psicologico – che può garantire la penna di uno scrittore siciliano grande ed originale come Camilleri.
Pino Scorciapino
 
 

Quotidiano.net, 6.4.2011
Il diario di un 'gruppo di ascolto' della fiction tv ispirata ai romanzi di Camilleri: ecco tutte le discrepanze, i salti di trama e le incongruenze trovate
I Montalbano-maniaci che ogni lunedì sera 'fanno le pulci' all'idolo
Bologna, 6 aprile 2011 - Certo, Zingaretti ha l'occhio ardente e il fascino scorbutico... Certo, Camilleri sa come inchiodare i suoi lettori alla pagina... E certo, nel panorama delle offerte tv spesso non è difficile primeggiare... Ma la Montalbano-mania - quella che ogni lunedì sera incolla allo schermo tv uno spettatore su 3 - è molto più di una moda televisiva. Dell'ultimo episodio si parla in mensa o davanti alla macchinetta del caffè, si discute in famiglia. E spesso si fa a gara per trovare discrepanze e aspetti che non convincono. Non ci credete? Ecco la prova: il racconto delle chiacchiere appassionate di un gruppo di Camilleri-dipendenti pronti a tutto, anche a 'fare le pulci' al loro idolo.

E’ lunedì sera e come tutti i lunedì sera da un mesetto a questa parte ecco l’appuntamento irrinunciabile per noi fans di Camilleri: le 4 nuove puntate de “Il commissario Montalbano”.
Da appassionati spettatori quali siamo ogni lunedì sera rimandiamo uscite e incontri, ceniamo prima per essere liberi e pronti all’appuntamento: guardiamo, analizziamo, vivisezioniamo, è proprio il caso di dirlo, ogni puntata per poi commentarla coi colleghi il giorno dopo in mensa, fra un risotto e un’insalata…
Putroppo, e ci dispiace quasi scriverne, in ognuna delle 4 puntate trasmesse abbiamo – coralmente – rilevato delle… come dire…., discrepanze, o salti di trama, o incongruenze che dir si voglia, e ce ne dispiace, perché sono film gradevolissimi (magari vederne più spesso di così divertenti!) e, per quanto riguarda la maggior parte degli attori che vi prendono parte, anche assai ben recitati.
Cominciamo con ordine: la prima puntata “Il campo del vasaio”, con Belen Rodriguez nei panni di Dolores Alfano, dark lady spietata e di un Mimì ancora una volta vittima delle sue passioni….e che passioni!
La storia ha praticamente inizio quando un uomo si reca dal commissario Montalbano affermando di aver assistito – mentre accompagnava in ospedale la moglie in preda alle doglie – a uno strano accadimento: qualche sera addietro, una macchina, della quale egli ha potuto tenere a mente solo pochi numeri della targa, inseguiva una splendida donna che nella fuga cadeva dentro un fossato a lato della strada…Qualche giorno dopo il medesimo testimone tornerà da Montalbano per dire che, fermo al semaforo, aveva avuto modo di rivedere la medesima auto e di leggerne per intero i numeri di targa: di lì a poco Salvo Montalbano scoprirà che la vettura incriminata appartiene a Mimì…
Ora, calma e gesso… vediamo con attenzione tutto lo svolgimento della storia e alla fine ci chiediamo: ma che c’azzecca allora l’inseguimento di Mimì alla dark lady Belen/Dolores, che già sappiamo era diventata da settimane la sua amante per poter “pilotare” l’indagine?
Che mi vuole significare?... (come direbbe Salvo Montalbano)
Seconda puntata: “La danza del gabbiano”, altra incongruenza:
Montalbano riceve una telefonata un po’ allarmata da parte del padre dell’ispettore Fazio.
Fazio avrebbe dovuto passare dal padre per accompagnarlo ad una visita ma non si è visto e non risponde al cellulare… Montalbano rimane perplesso, si capisce che è seriamente preoccupato, eppure prontamente rassicura il padre del suo giovane ispettore dicendogli che all’ultimo secondo aveva dovuto mandare Fazio in una missione riservata e si era dimenticato di avvertirlo… tutto okay dunque, se non fosse che poche sequenze dopo vediamo il nostro beneamato commissario telefonare al padre di Fazio dicendogli “Tutto okay, l’abbiamo trovato”… Ma perché? Soltanto poche ore prima l’aveva voluto rassicurare dicendogli una balla e ora lo informa tout court che finalmente l’hanno trovato…
Nella medesima puntata, verso la fine: perché Montalbano chiede all’infermiera graziosa che finge di corteggiare per risolvere il caso se ha un’amica fidata che possa fare una telefonata? Qual è il senso della telefonata e a chi viene fatta? Alla polizia per metterli sulle tracce del mafioso? Boh… E che fine ha fatto il transessuale e perché aveva tradito l’uomo del quale diceva di essere innamorata? Come poteva la moglie del mafioso non essersi accorta (o forse fingeva? Mah…) che nella sua bella casa c’era una camera segreta nella quale da tempo era tenuto prigioniero/amante il transessuale di cui sopra?
Signore mie, occorre sempre tener d’occhio le planimetrie della propria casa, soprattutto quando capita di sposare un delinquente…
Arriviamo alla terza puntata “La caccia al tesoro”.
In questo racconto – per certi versi inquietante e per altri abbastanza prevedibile e scontato nel suo epilogo – sono parte della storia due bambole gonfiabili…
Ad un certo punto della storia Montalbano guardando le due bambole che ha portato a casa sua (perché? non sono reperti che devono restare agli inquirenti come prove? Eh… eh Montalbano… non si fa, e se poi lo dovesse venire a sapere Livia cosa penserebbe?!….)
Ma dicevamo: Montalbano guarda le bambole e osserva che – stranamente (sono state ritrovate in due posti diversi) – sono rovinate/consunte negli stessi punti… perché mai? A cosa si vuole alludere?
Nella stessa puntata, all’inizio c’è un vecchierello un po’ fuori “dai coppi” come diremmo noi a Bologna… che spara all’impazzata in strada.
Il coraggioso commissario Montalbano recupera una scala da pompieri e sale per entrare nell’appartamento… intanto da dentro continuano a sparare…Beh, lasciatecelo dire: troviamo la scena abbastanza inverosimile, forse per disarmare il folle e renderlo inoffensivo era sufficiente lanciare un candelotto lacrimogeno… senza mettere a repentaglio la vita di Montalbano… (sennò poi, se gli dovesse succedere qualcosa, noi cosa guardiamo in tv?)
Noterelle polemiche finali (si fa per scherzare, non è nostra intenzione “scassare i cabassisi” a nessuno!) nella 4° ed ultima puntata: “L’età del dubbio”, la cui trama risulta piuttosto aggrovigliata e complessa, Montalbano cade seriamente in tentazione con una gran bella ragazza, tenente della Capitaneria di Porto che lo aiuterà nelle indagini, e allora ci chiediamo: ma se ogni bella ragazza che si palesa fa entrare in crisi il lungo rapporto con la storica fidanzata Livia… beh, un consiglio a Montalbano ci sentiamo di darglielo: resta single che è meglio!
Stesso consiglio avremmo voluto dare al bel Mimì, dongiovanni impenitente, ma lui ormai Beba l’ha già sposata e quindi… avanti tutta!
Ultima nota: il povero Catarella sta diventando, di puntata in puntata, sempre più macchiettistico, quasi scardina la porta ogni volta che entra nell’ufficio di Montalbano, storpia ogni nome in modo francamente improbabile (e inaccettabile da qualsivoglia capufficio…), la sua ingenuità disarmante più che muovere al riso fa arrabbiare… insomma, un po’ di rispetto per le forze armate!!!
Con tutto questo, vi diciamo che queste 4 puntate ci hanno divertito e appassionato e… ne vorremmo già vedere molte altre, incongruenze comprese!!!
Cristina B. & Co.
 
 

Repubblica Tv, 7.4.2011
150 Le Storie d'Italia. Incontro con Camilleri e De Luna

Da domani 8 aprile, in edicola con la Repubblica e l'Espresso, il primo dvd del progetto "150 Le storie d'Italia" curato da Andrea Camilleri e Giovanni De Luna.
Silvia Garroni
 
 

La Repubblica, 7.4.2011
Storie d'Italia. 150 anni raccontati dai nostri scrittori

Storie d'Italia. Storie di uomini e donne che hanno fatto il nostro Paese. Le imprese risorgimentali, l'avventura coloniale, le sconfitte, la povertà degli italiani costretti ad emigrare, la grande guerra, il fascismo e le leggi razziali, il boom economico, il terrorismo e l'Italia televisiva.
Storie e letteratura. La nostra storia raccontata da otto grandi scrittori. Arrivano in edicola domani 150. Le storie d'Italia, otto dvd curati da Andrea Camilleri e Giovanni De Luna per ripercorrere eventi e fenomeni che hanno contribuito alla costruzione del nostro Paese. Il progetto di Repubblica e L'Espresso, realizzato in collaborazione con Rai Trade,è curato da Gushe vede alla regia Franco Angeli (ogni venerdì a 8 euro oltre il costo dei giornali). Nel primo dvd Andrea Camilleri narra I mille, la Sicilia e l'Unità: dallo sbarco di Garibaldi alle prime difficoltà dell'unificazione. Seguiranno Carlo Lucarelli, Alessandro Baricco, Dacia Maraini, Melania Mazzucco, Giancarlo De Cataldo, Sandro Veronesi, Francesco Piccolo.
Voci di scrittori per restituire le storie di un popolo e dei suoi cambiamenti. Nella prima uscita Camilleri presta la sua voce ai primi passi dell'Unità: lo sbarco a Marsala, la leva obbligatoria, la burocrazia piemontese, il plebiscito per l'annessione ma anche il brigantaggio e la repressione.
«Mi arrabbio molto - dice lo scrittore siciliano - quando sento parlare di secessioni o di indipendenza delle regioni». Nel primo dvd della serie lo scrittore ripercorre la storia d'Italia attraverso la letteratura: da Verga a Tomasi di Lampedusa, fino ai suoi libri, tra cui Un filo di fumo e Il birraio di Preston. Camilleri cura anche i "contenuti speciali" degli otto dvd, suggerendo una bibliografia letteraria per approfondire gli argomenti trattati.
Tra i consigli della prima uscita, il Gattopardo e i Viceré. Gli altri capitoli di questo viaggio nella storia unitaria, presentato all'Auditorium Parco della Musica di Roma al festival Libri come, sono affidati ad altri grandi scrittori. Carlo Lucarelli racconta l'avventura coloniale italiana. Melania Mazzucco gli emigranti italiani in America. Alessandro Baricco il primo Novecento, fino alla sconfitta di Caporetto. Dacia Maraini la vergogna delle leggi razziali. Sandro Veronesi il boom economico. Giancarlo De Cataldo il terrorismo e il sequestro di Aldo Moro. Francesco Piccolo l'Italia di oggi, quella televisiva. Ogni dvd è inoltre illustrato con immagini delle Teche Rai e dell'Istituto Luce e si conclude con un intervento dello storico Giovanni De Luna, che spiega il contesto in cui i fatti si svolgono, misurando di volta in volta dove è arrivato il progetto di "fare gli italiani": «Il sapere storico ha bisogno di modelli narrativi efficaci. Abbiamo bisogno di valori culturali e la letteratura è in grado di ridare spessore al passato.
Solo così possiamo comprendere la nostra identità nazionale».
Raffaella De Santis
 
 
L'iniziativa
Dai Mille al paese della televisione
Si parte con l'Unità secondo Camilleri

La storia incontra la letteratura. Otto scrittori raccontano gli italiani in 150. Le storie d'Italia, una collana di8 dvd realizzata da Repubblica e L'Espresso in collaborazione con Rai Trade e curata da Andrea Camilleri e dallo storico Giovanni De Luna. Domani 8 aprile il primo dvd (8 euro oltre il prezzo dei giornali) in cui Camilleri narra I mille, la Sicilia, l'Unità. Secondo appuntamento con Carlo Lucarelli che racconta Adua e l'avventura coloniale italiana. Seguiranno: Melania Mazzucco sull'emigrazione in America, Alessandro Baricco e la sconfitta di Caporetto, Dacia Maraini e le leggi razziali, Sandro Veronesi e il boom economico, Giancarlo De Cataldo e il terrorismo degli anni '70, Francesco Piccolo e l'Italia delle televisione. I dvd, prodotti da Gush con la regia di Franco Angeli, usano la letteratura per narrare la storia, suggerendo una bibliografia letteraria per ogni argomento trattato.
 
 

Bari Magazine, 7.4.2011
Franco Battiato in “Diwan – L’essenza del reale”
Teatro Curci di Barletta
sabato 11 giugno ore 21.00 – prima nazionale
Franco Battiato in “Diwan – L’essenza del reale”
Un progetto Fondazione Musica per Roma
Franco Battiato – voce, Sakina Al Azami – voce; Nabil Salameh – voce Carlo Guaitoli- tastiere, Her – violino , Gianluca Ruggeri- percussioni, Jamal Ouassini – violino arabo andaluso, Abdesslam Naiti – kanun/liuti, Bouchaib Amar – flauti arabi Nay Testi: Poeti arabi siciliani del X secolo. Le opere in programma condurranno lo spettatore nel magico mondo poetico del X°secolo, in particolare nella grande tradizione poetica araba siciliana.

L’amore raccontato dai poeti della mia Sicilia
Ci siamo abituati negli ultimi anni in Italia a sprecare, a scialacquare parole. E più vengono usate a vuoto e più le parole perdono peso e colore, s´assottigliano, si usurano come un tessuto liso. Le recenti letture dantesche hanno avuto uno strepitoso successo in tv forse perché ci riconsegnano l´intatto valore della parola. Ora si presenta una splendida occasione per riassaporare altre e più antiche parole, quelle che sono a un tempo l´origine stessa della nostra lingua e civiltà letteraria. Ma io personalmente non sono uno studioso della materia, ne sono particolarmente attirato, questo sì, per una specie di orgoglio di campanile, lo confesso, e quindi vorrei ora dedicare qualche rigo alla spiegazione di un aggettivo, gioiosa, che ho usato iniziando a parlare di quest´opera. Perché gioiosa? Perché i poeti della scuola siciliana di cultura occidentale e orientale non facevano altro che parlare dell’amore, ragionare sull’amore, cantare l’amore. E l’amore, quando porta con sé sofferenza e pena, resta comunque un sentimento vitale e rivitalizzante.
Una leggenda dice che Federico amava riunire i poeti della sua corte a Enna, l’ombelico della Sicilia, dove aveva fatto costruire, oltre a un castello, anche una torre ottagonale nella quale gli scanni in pietra erano tutti uguali. Egli sedeva lì, accanto agli altri, non era nemmeno primus inter pares, si era spogliato di ogni emblema imperiale, e leggeva ai compagni le sue poesie per la donna amata (forse nessuna delle tre che sposò), attendendone con una certa trepidazione il giudizio.
«Meravigliosamente /un amor mi distringe», attacca Giacomo da Lentini. «Gioiosamente canto /e vivo in allegranza, /ca per la vostr´amanza /madonna, gran gioia sento», gli fa seguito Guido delle Colonne. «Rosa fresca aulentissima», così Cielo d’Alcamo definisce l’amata. «Allegramente canto», dichiara Iacopo Mostacci. «Ben mi deggio alegrare», concorda Ruggerone da Palermo. E Rinaldo d´Aquino: «Per in amore vao sì allegramente…». E Stefano Protonotaro: «Pir meu cori allegrari…». Mi fermo qui. Concludendo con un suggerimento ai severi cultori della sacralità della poesia potrà apparire addirittura blasfemo. Ma ricordo che un poeta come Paul Eluard usava dire che la poesia non solo non è sacra, ma deve servire agli uomini per uso quotidiano. Il suggerimento nasce da una domanda: vi piacciono le storie d´amore? Se la risposta è sì, allora non temete, e comunicate la vostra inevitabile emozione a chi sta accanto a voi. La poesia è fatta per questo, per essere condivisa nemmeno l’Imperatore di sentirà offeso.
Andrea Camilleri
Platea e Palchi centrali euro 35,00/ ridotto euro 30,00 – Palchi laterali euro 25,00/ ridotto euro 20,00 – Loggione euro 20,00/ ridotto euro 15,00
biglietti in vendita presso il botteghino del Teatro Curci e www.pugliasounds.it
ingresso a pagamento
Info. 0883.332456
Annalisa Falcicchio
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 7.4.2011
Dialetto a scuola, primo sì all'Ars. Gli scrittori: "non fate i leghisti"
Il siciliano si studierà a scuola
Ma gli scrittori bocciano la legge
La commissione Cultura del parlamento regionale approva un disegno di legge che prevede lezioni di dialetto in ogni istituto di ordine e grado. Scettici gli autori dell'Isola. Consolo: "Una bella regressione sulla scia dei lumbard". Camilleri: "Salvaguardiamo l'italiano"

Il dialetto, quello che una volta in classe veniva censurato a suon di bacchettate, non è più un tabù e tra poco potrebbe diventare materia scolastica a tutti gli effetti. La proposta di legge che porta la firma di Nicola D'Agostino, dell'Mpa, approvata ieri all'unanimità dalla commissione Cultura del Parlamento regionale - che prevede per due ore a settimana "la valorizzazione e l'insegnamento della storia, della letteratura e della lingua siciliane nelle scuole di ogni ordine e grado" - ha scatenato subito una ridda di polemiche.
[...]
Andrea Camilleri, che dal dialetto ha attinto a piene mani per caratterizzare i personaggi che orbitano intorno al commissario Montalbano, guarda con attenzione ma anche con cautela al disegno di legge che a maggio potrebbe essere approvato dal Parlamento siciliano: "Se rimane entro certi limiti e non asseconda istinti leghisti, va bene. Per essere chiari, sarebbe deleterio legiferare l'obbligatorietà del dialetto. Abbiamo una lingua, l'italiano, che al 90 per cento è stata l'artefice dell'unificazione del Paese, e dobbiamo salvaguardarla. I dialetti sono una grande risorsa per la lingua madre e tali devono restare. Esistono solo perché c'è un idioma condiviso da tutti. Ad esempio, invece di saccheggiare le lingue straniere, basti vedere l'abuso di anglismi oggigiorno, potremmo attingere ai nostri dialetti per innervare l'italiano e per salvare la nostra memoria. Ed è quello che io faccio nei miei romanzi".
[...]
Tano Gullo
 
 

Varese News, 9.4.2011
Baff, i vincitori della nona edizione
Si è chiuso con la consueta passerella di star al Teatro Sociale e la proiezione di "Miracolo a Milano" il festival del cinema di Busto

[…]
I premi dell'edizione 2011 del Baff
[..]
Premio Erika miglior attore: ex aequo Nino Frassica, Maurizio Casagrande per La scomparsa di Patò di Rocco Mortelliti; Adriano Giannini per Sandrine nella pioggia di Tonino Zangardi
Premio Medio Olona miglior sceneggiatura: Andrea Camilleri, Rocco Mortelliti, Maurizio Nichetti per La scomparsa di Patò
[…]
 
 

La Sicilia, 9.4.2011
Tuccio Musumeci al «Bauffremont» propone «Un siciliano a Parigi»
Vittima del sistema Ribadier

Caltanissetta.
[…]
«Abbiamo inaugurato la stagione del teatro Brancati di Catania con questa divertentissima commedia - dice Tuccio Musumeci - che abbiamo rivisitato con Bernardi, lasciando l'ambientazione a fine '800 ma arricchendola con l'uso del dialetto siciliano: il protagonista della piéce di Feydeau, infatti, è portoghese ma noi ne abbiamo fatto un siciliano nato a Parigi da genitori siciliani che parla un francese abbastanza approssimativo, fiorito dei colori del nostro dialetto». Che forse è uno dei più diffusi anche fuori dalla Sicilia, dopo i successi del Montalbano letterario e televisivo. Non ne è però convinto Musumeci, che ricorda che «il dialetto usato da Camilleri è una lingua che in Sicilia non esiste e che i siciliani non parlano».
«Ho fatto "La concessione del telefono" - aggiunge Musumeci - e ne so qualcosa. Però la vera comicità a teatro viene certamente dal Sud, e Scarpetta, De Filippo, Martoglio, persino lo stesso Capuana ci confermano che il teatro comico è uno dei prodotti doc della cultura meridionale. Sarà perché la comicità è anche figlia dell'arte di arrangiarsi, della fame. E il sud di fame ne sa qualcosa...».
Rosamaria Li Vecchi
 
 

Alto Adige, 10.4.2011
Circo Camilleri
Andrea Camilleri, Gran Circo Taddei, Sellerio, 14 euro

Andrea Camilleri è tornato nella Vigàta del ventennio, nella quale aveva già ambientato il fortunatissimo Il nipote del Negus, per canzonare i vizi del fascismo: le virtù delle donne, per definizione dedite solo al marito e alla famiglia, ma che di nascosto si contendono gli amanti più improbabili; e quelle dei maschi, virili, anzi fiacchi, praticamente impotenti, ma sempre a caccia di scappatelle. Per ridere dell’Italia di ieri e un po’ anche di quella di oggi.
(mdg)
 
 

Il Giornale, 10.4.2011
Il dialetto siciliano entra nelle scuole: ma gli scrittori di sinistra dicono no
La proposta di rendere obbligatorio l'insegnamento negli istituti di ogni ordine e grado ha già avuto il via libera della Commissione cultura della Regione. Camilleri: «Meglio salvaguardare l'italiano»

Il dialetto siciliano entra nelle scuole. La Regione, su proposta del Movimento per l'autonomia, sta portando avanti una proposta di legge che rende l'idioma siculo una vera e propria materia, che si studierà negli istituti di ogni ordine e grado. Ma la proposta fa storcere il muso a qualche scrittore. Come Andrea Camilleri, che proprio con l'uso sapiente del dialetto ha fatto la sua fortuna.
Il dialetto nelle scuole non è novità assoluta in Sicilia. Già un po' di anni fa si era tentato, potenza dell'autonomia che la Sicilia vanta anche in materia scolastica, di inserirlo tra le materie di studio. La nuova proposta Mpa, firmata da Nicola D'Agostino, prevede «la valorizzazione e l'insegnamento della storia, della letteratura e della lingua siciliane nelle scuole di ogni ordine e grado» due ore la settimana. «La proposta - sottolinea D'Agostino - non comporta aggravio di spese. Tra l'altro potremo usufruire del 20 per cento del monte ore scolastico che la legge Moratti prevede per l'autonomia didattica dei vari istituti. Questa legge ci consentirà di conoscere meglio la Sicilia, la sua lingua e di approfondire alcuni aspetti controversi della nostra storia».
Ma voci critiche si levano dagli intellettuali di sinistra siciliani. Molto duro, sentito da Repubblica.it, Vincenzo Consolo, che parla di deriva leghista. E non è da meno Andrea Camilleri, sì, proprio il papà del commissario Montalbano, che del dialetto siciliano ha fatto lingua letteraria ormai riconosciuta in tutta Italia visto che in dialetto è la quasi totalià della sua produzione. «Sarebbe deleterio legiferare l'obbligatorietà del dialetto. Abbiamo una lingua, l'italiano, che è stata l'artefice dell'unificazione del Paese, e dobbiamo salvaguardarla. I dialetti sono una grande risorsa per la lingua madre e tali devono restare».
La proposta di legge, comunque, va avanti. E a meno di colpi di scena politici legati ai guai giudiziari del governatore di Sicilia, Raffaele Lombardo, potrebbe vedere la luce prima dell'estate.
Mariateresa Conti
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 10.4.2011
Il dialetto si impara sulla strada, non a scuola

[...]
Ma si sa che in ogni lingua che si protegge e si promuove per legge c'è o l'ingigantimento di sé o lo spavento della memoria che si perde, la protezione di qualcosa che deperisce. Per questo si sarebbe potuto comprendere se nel bisogno di conservazione linguistica siciliana ci fosse stata la perpetuazione di un universo che scompare, le "ombre" di Bufalino che erano i mestieri persi sotto la mannaia della tecnica, le sentenze sbriciolate dagli slogan stereotipati. All'Ars invece sono convinti di proteggere un dialetto che non si parla e che potrebbe perire, ma non si accorgono che è ancora l'italiano la vera lingua che non c'è. Sarà per questo che perfino Camilleri e Consolo hanno manifestato i loro dubbi, dubbi che hanno il peso della letteratura "montalbanesca" che del siciliano ha fatto il suo vezzo; un siciliano che è più delizia per i lombardi che per gli isolani, perché c'è siciliano più in Catarella che in Montalbano.
[...]
Carmelo Caruso
 
 

La Feltrinelli, 12.4.2011
Andrea Camilleri
Il gioco degli specchi
Prezzo di listino: € 14,00
Editore Sellerio
Collana La memoria
Data uscita 05/2011
Pagine 204

In un deposito qualcuno ha messo una bomba. Sembra una storia di pizzo non pagato ma il magazzino era vuoto da tempo; dunque? L’interesse di Montalbano & C. si concentra sugli abitanti della casa a fianco, un condominio abitato anche da alcuni pregiudicati: Carlo Nicotra, che gestisce lo spaccio di droga per conto dei Sinagra, e Stefano Tallarita, attualmente in carcere, al servizio proprio di Nicotra. A duecento metri dalla casa di Marinella c’è un altro villino, quasi uguale a quello di Montalbano. Per anni vuoto, ora sono andati ad abitarci i Lombardo. Lui è rappresentante di computer e viaggia per tutta la Sicilia; lei, Liliana lavora in un negozio di Montelusa. Una mattina Liliana Lombardo rimane in panne: niente di più naturale che il vicino, Salvo Montalbano, le dia un passaggio. Quello dell’auto sembra un semplice guasto, ma il meccanico nota che il motore è stato manomesso. Si incrociano due storie apparentemente distanti che però finiscono per intersecarsi. Il legame tra le due vicende è il giovane Arturo Tallarita, commesso nello stesso negozio in cui lavora Liliana. La vicinanza delle due case a Marinella, l’avvenenza di Liliana, la vicenda oscura dell’automobile manomessa, la presenza di una misteriosa Volvo nella trazzera: tutto concorre a far drizzare le antenne a Montalbano, per di più molto attratto da Liliana che sembra far di tutto per imbastire una storia col commissario. In tutte queste storie c’è qualcosa che non funziona, una nota discordante. Come in un gioco di specchi qualcuno vuole confondere Montalbano: la bomba davanti al deposito, le lettere anonime che indirizzano verso piste improbabili, un proiettile nella carrozzeria dell’auto dello stesso commissario. Molto prima che si abbia sentore di un delitto, tutto sembra scorrere nel più normale dei modi, ma proprio in questa apparente normalità sentiamo la tensione insinuarsi con una forza mai vista nei romanzi di Montalbano.
 
 

ANSA, 13.4.2011
Mafia: Camilleri testimonial di 'Libera', spot di Marco Risi

Roma - Anche quest'anno un testimonial d'eccezione, Andrea Camilleri, per la campagna 5x1000 di Libera, associazione contro le mafie: uno spot di 30 secondi, girato dal regista Marco Risi, con la voce dello scrittore siciliano, su immagini in bianco e nero.
"Destino il mio cinque per mille a Libera perche' significa contribuire concretamente alla lotta contro tutte le mafie che soffocano il Paese e attentano alla mia liberta'": sono le parole di Andrea Camilleri di adesione e sostegno alla campagna. Libera, fondata nel 1995 per promuovere un'educazione alla corresponsabilità e contrastare tutte tutte le mafie e la corruzione, è un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, realtà di base, con oltre 4.500 scuole e 53 università coinvolte in progetti educativi, 44 ong aderenti alla rete europea, oltre 3.500 giovani volontari partecipanti ogni anno ai campi estivi della legalita'. Oltre 500 i familiari di vittime di mafie che ogni anno partecipano alla Giornata della Memoria e dell'Impegno.
Le sei cooperative di Libera gestiscono beni confiscati ai mafiosi e coltivano prodotti buoni e puliti in oltre 800 ettari di terra in Sicilia, Puglia, Campania, Calabria, che producono con metodo biologico vino, pasta, legumi, olio, miele, conserve. Anche quest'anno Libera intende proseguire nelle proprie attività e portare avanti e moltiplicare questi impegni concreti: nuove sfide, nuovi progetti a partire dalla nascita della nuova cooperativa nella provincia di Agrigento, circa sessanta ettari di terreni nel Comune di Naro.
Inoltre prenderà il via un progetto contro la dispersione scolastica, da sperimentare a partire da quattro periferie d'Italia (Campania, Calabria, Puglia, u Sicilia), al fine di essere punto di riferimento per gli studenti e i docenti, in supporto alle attività già esistenti.
 
 

BariToday, 13.4.2011
"Festa di famiglia" al Teatro Sala Margherita di Putignano il 13 aprile 2011
Presso Teatro Sala Margherita

"Festa di famiglia” è un progetto di Mitipretese, tratto da Luigi Pirandello. La collaborazione alla drammaturgia è di Andrea Camilleri, le luci di Iuraj Saleri, l'impianto scenico e i costumi di Claudia Calvaresi.
Cast: Fabio Cocifoglia, Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Diego Ribon, Sandra Toffolatti e  Mariangéles Torres.
Testo e regia sono di Mandracchia, Reale, Toffolatti, Torres.
"Festa di famiglia” è una riflessione sulle dinamiche violente all'interno del nucleo familiare. Il tema è drammatico e la storia che si racconta lascia pochi spiragli alla speranza. L'obiettivo è  riuscire a raccontarne anche il lato tragicomico, di riuscire a vedere ciò che di grottesco e ridicolo si cela dietro le umane miserie. Partendo da Pirandello si arriva a Camilleri, dando vita ad un vero e proprio sodalizio, un vero e proprio progetto comune.
 
 

Il Fatto Quotidiano, 14.4.2011
Cordio: la terra, l’arte e la lotta
Nino Cordio (1937-2000) era un artista, scultore, pittore, incisore, tra i fondatori del sindacato scuola Cgil settore artistico a fine anni ‘60: militante comunista nella sua Sicilia, impegnato nell’occupazione delle terre, sosteneva che “la natura è la vera opera d’arte”, e per questo fece delle battaglie per la difesa del territorio un suo impegno. Pubblichiamo l’introduzione, firmata da Camilleri, al libro in uscita a cura di Francesco Cordio, con la prefazione di Daniele Silvestri.

[…]
Andrea Camilleri
 
 

Milliyet Kitap, 14.4.2011
Mektupla Yazilan Roman



Sevin Okyay
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 15.4.2011
Semplici o barocchi derby tra scrittori

Un critico, si sa, è anche il suo gusto. Non quello indiscutibile della nota sentenza latina, ovviamente. Ma non meno bizzoso. Non meno sbilanciato tra fobiche idiosincrasie e appassionate predilezioni. Salvatore Ferlita ha voluto mettere in campo, in tutta schiettezza, una sua insofferenza, a lungo meditata ed elaborata, dando alle stampe un tagliente pamphlet che fra titolo e sottotitolo non lascia adito a dubbi: "Contro l'espressionismo. Dimenticare Gadda e la sua eterna funzione" (Liguori). L'attacco è diretto, senza reticenze, senza laconiche allusioni, senza impliciti rimandi. E gliene siamo grati. Ferlita se la prende proprio con Gadda, ovvero con un mostro sacro della nostra letteratura. E naturalmente coinvolge nella sua sortita tutto un vasto fronte di scrittori e critici acclamatissimi. Si tratta quindi di un assalto coraggioso, che tuttavia Ferlita compie, come suo solito, con una ricca documentazione bibliografica e con una salda argomentazione critica. L'obiettivo è la messa in discussione «di un credo oramai, dalle nostre parti, definitivamente cristallizzato, in base al quale, per essere grandi scrittori, per fare vera letteratura, bisogna per forza di cose sconvolgere l'assetto linguistico, saccheggiare i serbatoi dialettali, dar fondo al furor neologistico». Un inciso: qui Ferlita sembrerebbe prendersela anche con Camilleri. Invece non lo fa. Camilleri nel suo breve saggio non è mai chiamato in causa. Sappiamo anzi che Ferlita ama Camilleri. Ciò potrebbe apparire come una contraddizione, ma non lo è. Vedremo più avanti il perché. Torniamo dunque a quelle che Ferlita definisce «le plaghe dell'illeggibilità». Alle quali egli contrappone la «pagina trasparente», la «scrittura invisibile», cioè un «monolinguismo» trasparente, terso, che è tutt'altra cosa dalla sciatteria o da una semplificazione indotta da una povertà di mezzi. In termini lampedusiani, si potrebbe dire che Ferlita opta per una scrittura magra e prende le distanze da quella troppo grassa. In termini pirandelliani, l'opzione potrebbe tradursi nei termini di una letteratura di cose che prevale su una di parole. Ma questo terreno è notoriamente scivolosissimo. La questione è infatti più complessa, più sfumata. Gli aut aut servono a poco, essendo sterminato il campo intermedio. Tuttavia Ferlita rompe gli indugi e si schiera contro il pastiche e un certo barocchismo maccheronico. Sulla scorta di altri autorevoli critici (Arnaldo Bocelli, per esempio) stabilisce una linea di continuità tra dannunzianesimo, rondismo e gaddismo, il cui fil rouge sarebbe il culto della parola portato al parossismo. Ma soprattutto lamenta, giustamente, l'estromissione dal canone letterario di "veri maestri" come Moravia, Soldati, Brancati, Comisso, Piovene, Sciascia, Chiara. Da un lato, quindi, l'esclusione dei semplici (che poi tanto semplici non sono, a ben leggere, come spiega Ferlita soffermandosi in particolare sullo stile apparentemente scarno di Sciascia). Dall'altro, «una vera ossessione» per Gadda. Ma eccoci arrivati al cuore della questione. Che non è solo linguistica. Se la scrittura di Gadda pare ad alcuni critici (come Luigi Baldacci) una non scrittura, la ragione sta nel fatto che il suo narrare è un non narrare. Ne era consapevole, d'altronde, lo stesso Gadda, il quale ammetteva che «il mestiere di raccontare è difficile», soprattutto la costruzione del tanto disprezzato intreccio. Da qui il ricorso al frammentario, all'accavallarsi di "poemetti in prosa", al moltiplicarsi di una tensione digressiva, come disse Vincenzo Mangaldo, che non perviene mai a una distensione, a una quadratura. Più apprezzato, ad honorem, che realmente letto, Gadda è autore che s'impantana in quella che Cesare Cases ha definito la «futilità dei particolari» e il rigoglio di una «gamma lessicale» inconsueta, così esuberanti da stroncare ogni evoluzione del discorso in senso narrativo. Va da sé che l'antiespressionismo di Ferlita investe pure gli avamposti dello sperimentalismo. Gadda quindi catalizza tutto il campo dell' antiromanzesco, a cui potrebbe opporsi la figura monumentale della Morante. C'è un rischio però in questa sacrosanta rivendicazione: il "ritorno all' ordine", la restaurazione di una scrittura troppo neutra e bianca. In soccorso, con opportuna precisazione, interviene Bassani, il facile Bassani, per il quale «tutte le strade vanno bene, o male, e che l'unica cosa necessaria ad un romanzo perché funzioni, l'unica che l'acqua del suo linguaggio deve lasciar trasparire, è la ragione per la quale fu scritto, la sua necessità». La questione della lingua diventa in tal modo una più complessa questione di stile, ovvero di poetica. Per questa via il paragrammelot parodicovernacolare di Camilleri s'inserisce con una sua intima ratio in una linea narrativa metaletteraria. Ma anche l'inconcludenza del "Pasticciaccio" gaddiano annuncia, nonostante la pletora di epigoni, la morte ineluttabile del poliziesco. Restano i gusti, con le loro relative ragioni. Sciascia sosteneva che o si sta con Dostoevskij o con Tolstoj, e che lui sceglieva quest'ultimo. Forse si può stare con entrambi. Ma che dire di altre coppie oppositive? Per restare nei nostri confini isolani: con l'avanguardista Pizzuto o con il kafkiano Fiore? Con il modernismo di Vittorini o con l'understatement ironico di Brancati? Ferlita, da buon critico militante, prende partito, con chiarezza, per la chiarezza. Per una scrittura che, come quella di Cassola o di Fiore, dietro la sua asciuttezza cela una sapiente distillazione metafisica.
Marcello Benfante
 
 

Corriere della Sera, 16.4.2011
Calssifiche. Settimo Giordano, Nono Saviano
Larsson e Meyer, i più letti d'Europa

Tre italiani tra i primi 20 autori in Europa, secondo il «Diversity Report 2010». Il rapporto, realizzato dall'esperto austriaco Rüdiger Wischenbart per studiare il mercato delle traduzioni in Europa, compara la permanenza nelle classifiche dei bestseller in 14 Paesi dal febbraio al novembre 2010 compresi, e attribuisce inoltre punteggi in base a vari parametri, come il numero di traduzioni, la vittoria ai principali premi nazionali, come Strega o Goncourt, e vari altri elementi. Un rapporto che riflette cioè anche il valore aggiunto della visibilità, della «forza d'impatto» di un caso letterario, per determinare la sua rilevanza nel mercato. In questa classifica, al primo posto c'è lo svedese Stieg Larsson, seguito dall' americana Stephenie Meyer, dall' autore di origine afgana Khaled Hosseini e dallo statunitense Dan Brown. Al quinto posto lo spagnolo Carlos Ruiz Zafòn e al sesto la francese Muriel Barbery, seguiti da Paolo Giordano, primo italiano. Roberto Saviano è nono (subito dopo Ken Follett), mentre Camilleri è undicesimo. Il rapporto intacca in parte l'idea che siano i libri di lingua inglese a dominare: Larsson ottiene infatti 7.767 punti, contro i 4.394 della Meyer e i 2.222 di Dan Brown. Le altre posizioni sono meno distanziate: Giordano a 1.324, Saviano a 1.107 e Camilleri a 890 punti.
Ida Bozzi
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 16.4.2011
Addio a Vincenzo La Scola
Il tenore che conquistò New York

[…]
C'è spazio anche per interpretare il commissario di bordo nell'opera di Marco Betta tratta da un racconto di Andrea Camilleri, "Il fantasma della cabina".
[…]
Mario Di Caro
 
 

Trentino / Alto Adige, 17.4.2011
Addio al romanzo e ai giudizi
Alfonso Berardinelli, “Non incoraggiate il romanzo”, Marsilio, 192 pagg., 21 euro

Qui viviseziona la narrativa made in Italy. Ma certo è curioso che Alfonso Berardinelli, critico raffinato, nemico dichiarato di ogni corporazione culturale, per anni fautore, con Piergiorgio Bellocchio, della straordinaria intrapresa di Diario, (la rivista è uscita dal 1985 al 1993, ora è ristampata in anastatica da Quodlibet), ci proponga la sua impietosa analisi nelle settimane in cui, nelle classifiche, la Libertà dell’americano Franzen conquista la vetta. E divide in modo netto la critica (o quel poco che ne resta, se stiamo con l’analisi di Berardinelli). Un capolavoro secondo taluni, un romanzo come tanti, sopravvalutato ed incensato da un sistema editoriale che punta più che altro a copertine accattivanti, a titoli studiati a tavolino per stupire, ad un marketing sempre più spinto.
E, infatti, cosa dice Berardinelli? Leggiamo. Perduto il suo valore artistico, quasi senza nessuna memoria, il romanzo è diventato oggi “più genere editoriale che letterario. Come trappola acchiappa-lettori, comunque, resta la forma più efficace per diffondere informazioni e idee. L’ultimo esempio è Gomorra di Saviano”.
Sicuramente questa raccolta di articoli fa discutere, se non altro al gioco degli autori esclusi e di quelli presi in considerazione. Berardinelli segnala un solo narratore, a suo dire pienamente consapevole della tradizione del romanzo: Walter Siti. Poi, concede: “Uno dei talenti letterari più brillanti oggi in attività è Nicola Lagioia, l’autore di Riportando tutto a casa, mentre Andrea Camilleri è stato “frettolosamente consacrato da un Meridiano Mondadori”. […]
Carlo Martinelli
 
 

Trentino, 17.4.2011
Il libro, una questione di taglia

Trento. In occasione della Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, del prossimo 23 aprile, la Biblioteca comunale organizza “Libri per tutte le taglie”: in vetrina in sala Manzoni, in via Roma 55, da domani, libri scelti ed esposti in base alla misura e non al contenuto; un criterio “scandaloso”, che vuole essere una giocosa provocazione per gli utenti. I libri saranno disponibili per il prestito da sabato 23. Ecco alcuni esempi di titoli per “taglia” […] “M.”: […] Andrea Camilleri “La pensione Eva” […].
 
 

Progetto Cuccagna, 18.4.2011
Asta in Cantiere

L'accendino da tasca dorato donato da Andrea Camilleri

In collaborazione con la celebre casa d'aste Christie's, giovedì 5 maggio alle ore 20.00 in Cascina Cuccagna si terrà un'asta benefica di oggetti donati da personaggi illustri del mondo dello spettacolo, della cultura, dell'arte e dello sport.
Per tutti i collezionisti e gli appassionati ci sarà l'occasione unica e irripetibile per scovare e "conquistare" gli oltre 50 oggetti donati da personaggi dello sport e dello spettacolo, da scrittori e personalità della cultura, musicisti e fotografi, a favore del Progetto Cuccagna.
Oggetti appartenuti a Quasimodo ad Aldo, Giovanni e Giacomo, Ornella Vanoni, Andrea Camilleri, Giorgio Strehler, Gae Aulenti, Roberto Baggio, Alda Merini solo per citarne alcuni.
Guarda il catalogo degli oggetti all'asta
L'asta servirà a sostenere la raccolta fondi indispensabile per finire i lavori necessari all'iniziale apertura degli spazi di Cascina Cuccagna.
Per informazioni chiamate lo 0254118733 0254118733 o scrivete a info@cuccagna.org
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 19.4.2011
Il GF chiude con il 33% di share, anche in replica Montalbano batte tutti in valore assoluto

La finale del «Grande Fratello 11», terminata poco prima della 1.30 con la vittoria di Andrea Cocco, ha registrato una media di 6.622.000 spettatori, pari al 32.79% di share. Il reality di Canale 5 ha battuto in share (ma non in valori assoluti) la replica di «La luna di carta» (6.947.000, 24.91%), film tv della serie «Il commissario Montalbano» riproposto da Raiuno.
[…]
 
 

ASCA, 19.4.2011
TV/Ascolti: quasi 7 mln su Raiuno per la replica di Montalbano

Roma - Eccezionale risultato anche in replica, in una prima serata di grande concorrenza, della fiction ''Il commissario Montalbano'' che ieri, lunedi' 18 aprile su Rai1, e' stato il programma piu' visto con un ascolto di 6 milioni 947mila telespettatori, pari ad uno share del 18.37.
[…]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 19.4.2011
La Sicilia celebra 150 anni di unità

Il Risorgimento sub specie siciliana: è questo, in estrema sintesi, il nerbo tematico e ideologico della serie di iniziative promosse dall'Assemblea regionale in occasione di un doppio anniversario: i centocinquant'anni dell'Unità d'Italia e la sessantaquattresima ricorrenza della prima seduta del Parlamento regionale. Da qui l'idea di far luce sul ruolo decisivo svolto dall'Isola nella costruzione della "nazione Italia" e nel processo che favorì la definizione dell'Autonomia regionale, con un intenso programma di eventi culturali organizzato dalla Biblioteca dell'Ars. Il titolo la dice lunga: "150 anni: Unità e Autonomia. Il Risorgimento dalla Sicilia". In pratica, un ciclo di lezioni per studenti tenuto da Ninni Giuffrida, uno spettacolo inaugurale firmato dal regista Alfio Scuderi (sabato 7 maggio alle ore 21, nel cortile Maqueda di Palazzo dei Normanni, Alessandro Haber leggerà testi di Pirandello, Sciascia, Tomasi di Lampedusa e De Roberto) e una mostra bibliografica e documentale, visitabile nel Corridoio Mattarella di Palazzo dei Normanni, favoriranno una riflessione sul peso dell'impegno risorgimentale della Sicilia. […] Ma di "autonomia" sui generis si può parlare in merito alla prospettiva tragica che i romanzieri siciliani opposero all'ottimismo del Settentrione, relativamente al progetto di unificazione. A venirne fuori, infatti, è un Risorgimento capovolto: da Verga a De Roberto, da Pirandello a Borgese, da Giuseppe Maggiore a Tomasi di Lampedusa, da Sciascia a Umberto Domina, sino a Consolo e Camilleri, le carte letterarie dei romanzieri sventolano lo spettro di un'Unità fatta di promesse disattese, di speranze illuse, che si potrebbe porre sotto l'emblema beffardo della riformulazione del celebre motto di Massimo D'Azeglio: «Ora che l'Italia è fatta, dobbiamo fare gli affari nostri», come si legge nel capolavoro di Federico De Roberto, "I Viceré". […] Ma ci sarebbero pure "l'anti-Gattopardo" scritto da Consolo, "Il sorriso dell'ignoto marinaio", epicedio plurilinguistico del fallimento risorgimentale, e "La bolla di componenda" di Camilleri, beffarda parabola sulle modalità in cui lo Stato italiano, una volta giunto in Sicilia, si adeguò alla pratica del compromesso: con il brigantaggio, con la mafia e con i tanti prepotenti. Insomma, a una letteratura del Nord, con la sua visione ottimistica della realtà, si può opporre la coscienza corrosiva del Sud, al riparo dall'ipoteca ideologica del Manzoni.
Salvatore Ferlita
 
 

Gazzetta del Sud, 20.4.2011
Quando il pubblico televisivo si divide in due
Ascolti record di giovani e “anziani”, i primi per lo show condotto dalla Marcuzzi, i secondi per Montalbano

Roma. I giovani sul Grande Fratello, gli adulti e i colti sul Commissario Montalbano: l'Italia televisiva si è spaccata in due lunedì sera per una sfida che la tv generalista ormai raramente ospita.
Su Canale 5 c'era la finale del Grande Fratello, un reality che è sopravvissuto al decimo anno con ascolti rafforzati e imprevisti anche nelle più rosee aspettative, testimoniando come l'esperimento di una microcomunità racchiusa per settimane - stavolta ben 27, un record - con le telecamere addosso soddisfi il pubblico televisivo ansioso di sapere chi litiga con chi, chi è più simpatico di chi, chi s'innamorerà di chi, in un colosseo dove al posto dei gladiatori ci sono i ragazzi nella casa. Un reality che dà vita ogni anno ad un indotto mediatico di blog, riviste, inaugurazioni di supermercati e di discoteche per cui sarà difficile farne comunque a meno, e infatti il direttore di Canale 5 Massimo Donelli ha già annunciato la 12. stagione.
Su Raiuno c'era la replica fresca di uno dei gioiellini della fiction italiana, Il commissario Montalbano, dai gialli di Andrea Camilleri, nella fattispecie "La luna di carta", ma poteva anche essere un altro titolo: il risultato non sarebbe cambiato perché il pubblico ha dimostrato di appassionarsi al commissario che indaga in quel lembo di Sicilia assolato e immobile, a prescindere.
Gf e Montalbano si sono fronteggiati tutta la prima serata, il Grande Fratello sempre un po' sopra - 26, 27%, 28% - Zingaretti-Montalbano con il pubblico incollato al 25% e quando alle 23,19 il giallo si conclude con il 27,64%, su Canale 5 il Gf comincia a volare: 35, 39, 41% fino al 66% della proclamazione del vincitore Andrea, il bel modello italo-giapponese premiato con il televoto. Tutt'altra età su Raiuno con Montalbano: dai 55 anni in poi ha fatto il 30% e con gli ultra 65 il 37,91%. Istruzione scarsa (35% nessuna istruzione, 37,89% media inferiore) tra il pubblico Gf, laureati per il 35% su Montalbano e con classe economica alta secondo le classificazioni dei target.
Alessandra Magliaro
 
 

Corriere del Mezzogiorno, 20.4.2011
La novità
«Montalbano sono», stavolta è Riondino
L'attore tarantino è il commissario da giovane
Si girano in Sicilia 6 episodi del prequel della serie

Vent’anni prima, quando non aveva ancora la pelata, Salvo Montalbano possedeva la stessa Fiat Tipo color grigio scuro. E, infatti, la chioma del giovane commissario che spunta dall’inconfondibile automobile sul set delle riprese siciliane della prossima serie, non è quella di Luca Zingaretti, attualmente in onda su Rai Uno nelle puntate in cui ha perso la testa per la bella Belen Rodriguez. Quando i nuovi episodi prodotti dalla Palomar di Carlo degli Esposti e da Rai Fiction (proprio come lo storico ciclo) andranno in onda nel 2012, il pubblico scoprirà un Montalbano alle prime armi con i capelli e il volto di Michele Riondino, il trentunenne attore tarantino che si è già fatto apprezzare in Dieci inverni, Il passato è una terra straniera (dal romanzo dello scrittore barese Gianrico Carofiglio) e Marpiccolo (il film di Alessandro Di Robilant girato nell’estrema periferia del capoluogo ionico), mentre attende un riscontro positivo dalla prossima messa in onda della fiction Il segreto dell’acqua, girata accanto a un’altra star pugliese, Riccardo Scamarcio, anche lui investigatore in terra di Sicilia (il genere tira, evidentemente). Blindatissimo per la stampa, Riondino al momento ha fatto soltanto sapere di non temere il confronto con Zingaretti.
Anche perché in queste settimane di ciak si trova alle prese con un ruolo molto diverso da quello cui il pubblico è abituato. Moltalbano agli inizi della carriera è, infatti, un commissario abbastanza impacciato e insicuro nell’affrontare malviventi e lestofanti. Anche se certe abitudini hanno un’origine lontana. Come quella di non voler condividere la quotidianità con la propria donna. Ognuno a casa sua. Infatti Mary (amore precedente alla genovese Livia, presente nel ciclo con Zingaretti) non vive con lui. Perché anche il giovane Montalbano è un uomo con un forte senso di indipendenza. E, tuttavia, Mary va spesso a trovarlo nella casa di Marinella, a Punta Secca, dove l’inesperto commissario si è sistemato a due passi dal mare, per poter nuotare quando gli va. Ed è lei che nell’episodio La prima indagine di Montalbano accompagna il fidanzato nell’ufficio di Vigata dove inizierà l’avventura che ha fatto la fortuna dello scrittore siciliano Andrea Camilleri e fatto appassionare, insieme ai lettori, milioni di telespettatori. Se in questo prequel che fa compiere un salto indietro nel tempo, il commissario più popolare d’Italia non ha più il volto collaudato di Zingaretti, anche lo sguardo dietro la macchina da presa risulterà diverso. Al posto di Alberto Sironi è arrivato, infatti, Gianluca Maria Tavarelli, regista delle fiction tv Paolo Borsellino e della miniserie Le cose che restano. E mezza rivoluzione si registra nel cast, dove non figurano più né Cesare Bocci (Mimì Augello) né Peppino Mazzotta (l’ispettore Fazio). Dalle riprese effettuate nel cuore di Ragusa, tra le campagne di Enna, sui set di Scicli, Chiaramonte Gulfi e altre località siciliane, verranno tratte sei puntate, con La prima indagine di Montalbano seguita da Capodanno, Ritorno alle origini, Ferito a morte, Il terzo segreto e Sette lunedì. Per Riondino, che non potrà sottrarsi all’inevitabile paragone, è una bella scommessa.
Francesco Mazzotta
 
 

La Repubblica, 21.4.2011
Spoleto festeggia l´Unità con Camilleri e Ghini
"Così la Sicilia ama e odia l´Italia". "Cannibardo e la Sicilia" è il testo che aprirà il Festival dei Due Mondi il 24 giugno

Roma - Un Festival della memoria, della valorizzazione di personaggi e vicende che hanno segnato storia e cultura di questo Paese». È così che la 54ma edizione del Festival dei 2 Mondi, in programma dal 24 giugno al 10 luglio, viene definita dal direttore artistico Giorgio Ferrara, e l´apertura spetterà - oltre che all´opera buffa Amelia al ballo di Gian Carlo Menotti con regia dello stesso Ferrara - a un testo su Garibaldi e sulla Sicilia post-unitaria, Cannibardo e la Sicilia, che è una summa di scritture di Andrea Camilleri per Massimo Ghini diretto da Giuseppe Dipasquale. «Nei miei libri faccio spesso accenni critici a vicende politiche e popolari della mia isola, e su invito dell´Istituto Italiano di Cultura di Parigi avevo già estrapolato alcuni passi relativi a vicende più o meno di 150 anni fa prese da Il filo di fumo, La concessione del telefono, Il birraio di Preston e La bolla di componenda» racconta Camilleri «Per il motivo conduttore mi sono ispirato al romanzo I vecchi e i giovani di Pirandello, un´opera di valenze sociologiche che è uno specchio penetrante della Sicilia e, direi, dell´Italia di allora. E non soltanto». Un percorso agitato di trame e malesseri. «Sì perché dal plebiscito siciliano con soli 667 "no" su 370.000 votanti all´annessione, s´arriva sei anni dopo alla prima rivolta a Palermo contro lo Stato, e a proclamazioni di stato d´assedio come quello per i fasci siciliani su iniziativa del voltagabbana Crispi. Eppure, malgré tout, il sentimento unitario dura, favorito da un´autonomia regionale mai ben sfruttata. Ma molte radici di errori nascono proprio da lì». Per lo spettacolo Camilleri ha ideato parti nuove in funzione di collante. «Nei miei andamenti romanzeschi ho inserito puntualizzazioni storiche, col senno di poi». E Massimo Ghini, col contrappunto di due attori siciliani, è la figura protagonista di questa odissea meridionale. «Affronto varie sotto-storie legate a fatti realmente accaduti o a miserie umane romanzesche - spiega l´attore - partendo dal primo sbarco dei Savoia in Sicilia nel 1713 e mettendo poi a fuoco i sogni e i rapporti difficili con l´Unità o con Garibaldi, chiarendo quanto abbia dato passionalmente il sud». La struttura del lavoro coinvolge in scena anche l´autore. «Oltre a 18 ouverture di Verdi, c´è un´interazione con immagini di Camilleri che cuce racconti ed eventi reali». Saranno ancora in tema con l´Unità, a Spoleto, il Concerto finale Viva l´Italia! con musiche di Verdi, Patria e Mito di Renato Nicolini con regia di Ugo Gregoretti, e Patrie lettere con Adriana Asti e Giorgio Ferrara.
Rodolfo Di Giammarco
 
 

La Sicilia, 21.4.2011
Il 54º Festival dei due mondi dal 24 giugno al 10 luglio
In apertura della kermesse fondata da Giancarlo Menotti, la prima opera composta da lui «Amelia al ballo» con la regia del direttore artistico Giorgio Ferrara
Stabile di Catania a Spoleto con un testo di Camilleri
Una regia di Andò pure in coproduzione, Ronconi e Baliani in cartellone

Roma. Conferenza stampa mostre, affollata di artisti e cronisti, ieri a Roma nel grande salone del Ministero dei Beni Culturali, presente Giancarlo Galan, neo ministro dell'istituzione, per presentare la cinquantatreesima edizione del Festival di Spoleto, in programma dal 24 giugno al 10 luglio.
[…]
Uno dei momenti di maggior interesse saranno gli eventi dedicati ai 150 anni dell'Unità d'Italia, che comprenderanno, fra l'altro, una grande suite "Garibaldi en Sicile" per la regia di Marcello Panni, cinque partiture musicali per voce recitante, ispirata a "Les Garibaldiens" di Alessandro Dumas Padre. In quest'ambito importante la partecipazione del Teatro Stabile di Catania, per la prima volta presente al Festival umbro, che presenterà un testo inedito di Andrea Camilleri "Cannibardo e la Sicilia', per la regia di Giovanni DiPasquale, protagonista Massimo Ghini. E' la storia di Garibaldi e la Sicilia post unitaria ripercorsa attraverso alcuni brani tratti dai cinque romanzi storici di Camilleri.
[…]
Il regista Dipasquale in un suo intervento ha messo in evidenza l'importanza del contributo della formazione catanese che intende cosi dare un messaggio per le celebrazioni dell'Unità nazionale. «Siamo lieti - ha aggiunto - che questo contributo venga dato dalla Sicilia molto sensibile all'argomento nei suoi diversi risvolti e più che mai in questa circostanza al centro di studi e articoli che la riguardano. Camilleri in questo senso è stato molto disponibile, non solo ha utilizzato pagine già note ma ne ha scritto anche nuove. Inoltre in alcune scene appare anche di persona, registrato in anticipo in video. Siamo molto convinti della riuscita dei due lavori che dopo Spoleto saranno rappresentati a Catania, e quindi portati in tournée».
[…]
Ettore Zocaro
 
 

La Sicilia, 21.4.2011
Fiction
Piazza recita in «Montalbano»

Trapani. Nuova, importante, esperienza artistica per l'attore marsalese Alessio Piazza, 36 anni e già un nutrito bagaglio di esperienze alle spalle che lo hanno portato in giro per l'Italia e anche altrove, per palcoscenici teatrali e set cinematografici.
Alessio Piazza infatti ha cominciato le riprese della fiction "Il Giovane Montalbano", per la regia di Gian Luca Maria Tavarelli (produzione Palomar) e gli episodi, liberamente tratti dai racconti di Andrea Camilleri "La prima indagine di Montalbano", "La paura di Montalbano", "Un mese con Montalbano", "Gli arancini di Montalbano", andranno in onda il prossimo inverno su Rai 1.
«Montalbano da giovane è Michele Riondino - dice Alessio Piazza - io sarò Paternò, uno degli poliziotti del commissariato di Vigata, che affianca insieme a Fazio, Augello, Catarella e Gallo, il commissario nelle indagini. Per ora siamo a Cinecittà dove stiamo girando gli interni,dopo ci trasferiremo nelle zone del ragusano (Ibla, Scicli, Modica) per gli esterni. E' una grande soddisfazione da siciliano, recitare la lingua, la scrittura di Camilleri e la sua ironia. Dopo tante esperienze in teatro sono felice di vivere questa nuova avventura ricca di nuove sfumature interpretative».
j. c.
 
 

La Repubblica (ed. di Firenze), 21.4.2011
Teatri
Sabato 30 e domenica 1° Maggio ore 21.15
Compagnia Teatrale Teatralmente inconsapevole presenta: “Ma dove è finito Patò”, liberamente tratto da "La scomparsa di Patò", di Andrea Camilleri. Regia di Eugenio Niccolini.
Sesto Fiorentino Teatro S. Martino Piazza della Chiesa, 77
 
 

22.4.2011
Andrea Camilleri parteciperà con interventi in video al Concerto del Primo Maggio di Roma e alla manifestazione della CGIL di Bologna.
 
 

Circo, 22.4.2011
Il papà di Montalbano sforna il “Gran Circo Taddei”

Il papà di Montalbano, il celeberrimo Andrea Camilleri, a dispetto di un debutto letterario assai tardivo, ha recuperato con gli interessi il tempo perduto, producendo storie a un ritmo vertiginoso. L’ultimo suo libro, edito come moltissimi altri da Sellerio, è una raccolta di storie ambientate a Vigàta, l’immaginario paese del commissario Montalbano; sono storie impastate in un dialetto gustoso come un arancino, che ruotano intorno a beghe di paese, vecchi rancori, immancabili corna, gelosie, beffe e amorazzi, ma fra tutte ne spicca una, quella che dà il titolo al libro stesso: Gran Circo Taddei (Sellerio, 2011, pp. 328, euro 14). Un circo familiare, come ne giravano tanti nella profonda provincia italiana: il papà Erlando, domatore; la mamma Alinda, presentatrice; le tre figlie cavallerizze, trapeziste e musiciste; il clown Beniamino; un leone e poco altro, con l’unica anomalia presente nella denominazione. Già, perché il vero nome è Gran Circo Taddeis ma le subdole esse finali, indice di pericolosi forestierismi, sono vietate per legge. Anche le celebrità del momento hanno dovuto sottostare alla livella onomastica, per cui la Wandissima che scende dalle scale s’è privata della esse, diventando Osiri, mentre Rascel s’è dotato comicamente di una e finale. Figuratevi se, con questi precedenti, può star tranquillo un circhetto di provincia: ligio al dovere il camerata Ciccino Cannaruto – un nome che è uno squillo di sicilianità – fa immediato rapporto ai superiori. Ma, pur privato dell’infida consonante finale, il Circo si conferma una potente attrattiva per il piccolo mondo di Vigàta, soprattutto per la presenza di ‘o lioni e delle sorelle Jana, Juna e Jona, “tri picciotte che ci volivano occhi per taliarle”. Eppure, se uno come Pippo Incardona le talia bramosamente, non è per le ragioni che ci si aspetterebbe. Più che alla picciotta Jana, Pippo punta al leone, strumento di un privatissimo progetto di liberazione che si risolverà in beffa. Quello che colpisce, al di là della vicenda ben congegnata e sapidamente raccontata, è anche l’insolita collocazione storica. Siamo agli inizi di una guerra, la seconda guerra mondiale, che proclamata da Sò Cillenza Binito Mussolini un caldo giorno di giugno, a confronto con l’esotica e perturbante presenza del circo, passa quasi inosservata “Pippo si voltò verso il signori sissantino che battiva le mano alla dispirata gridanno con l’occhi spiritati ‘Duce, Duce’, e gli spiò: ‘Che disse?’ ”Sto gran cornuto la guerra dichiarò’”.
Maria Vittoria Vittori
 
 

La Repubblica, 23.4.2011
La biblioteca degli scrittori

Chiedersi come sia la biblioteca di uno scrittore è come immaginare che cosa mangia un cuoco o come si senta un regista quando va al cinema. C'è un rapporto diverso tra la libreria e il suo possessore quando, in altre stanze, altre case, la sua opera può farne parte. La relazione varia nel tempo e a seconda della personalità. Qui se ne traccia un profilo basato sulla conoscenza di alcuni casi specifici e sull'esperienza personale.
[..]
Gabriele Romagnoli

Andrea Camilleri
"Sciascia è a portata di mano perché mi ricarica le batterie"
«Ho due appartamenti e due biblioteche, ma ci sono libri che voglio tenere più vicini di altri e che ho raggruppato nel mio studio. Sono tantissimi. Tra questi però ce ne sono alcuni che voglio ancora più vicini, che ho riunito in un unico scaffale: sono i romanzi e i racconti di Gogol, il Tristram Shandy di Laurence Sterne, Pirandello, teatro e racconti, tutto Sciascia tutto Savinio, l'Ulisse di Joyce e l'Horcynus Orca di Stefano D' Arrigo. Li consulto spesso, per necessità, ma soprattutto per piacere. Leonardo Sciascia, ad esempio, lo considero un elettrauto, quando mi sento le batterie scariche, apro a caso un libro di Sciascia e mi ricarico. Nella libreria ci sono gli attrezzi di lavoro di uno scrittore. È un po' come la scatola degli attrezzi dello stagnaro. È per questo che dai libri ci si separa sempre a malincuore. Fu proprio Sciascia a insegnarmi come fare: quando diventano troppi, bisogna mandarli alle biblioteche civiche del proprio paese o alle carceri».
 
 

La Sicilia, 23.4.2011
Montalbano la sicilianità che conquista
Il successo del personaggio di Camilleri. Mulè: «Piace per la grande umanità». Colombo: «Conquistati dai luoghi». Goldoni: «Amo gli scorci assolati dell'Isola»

Bello non è (anche se le donne dicono che ha fascino), ha gambe arcuate, calvizie spietata e modi grezzi. E' burbero, non di rado insofferente, ingordo a tavola, insomma ben lontano da quei funzionari di polizia giudiziaria che fanno della signorilità il loro tratto distintivo. Eppure Salvo Montalbano (interpretato in tv da Luca Zingaretti) piace; i libri di cui è protagonista vanno a ruba (per somma fortuna di Andrea Camilleri) e quando Raiuno trasmette le fiction del commissario di Vigàta, tutti, da Ragusa a Bormio, si incollano al video. E pensare che anche la letteratura, tranne l'hard boiled school, ci ha sempre proposto investigatori dalle maniere cortesi e dall'ammirevole fair play, come il Duca Lamberti di Scerbanenco, il Giulio Ambrosio di Renato Olivieri, il Santamaria di Fruttero e Lucentini, l'ispettore Richard di Ezio D'Errico e il pur sanguigno Maigret di Simenon. Ma non c'è stile che tenga, Montalbano sbaraglia tutti ed è apprezzato così com'è: sgarbato, sboccato e con atteggiamenti da duro. Perché? Come mai quest'innamoramento per un poliziotto ruvido, coriaceo, tutt'altro che gentleman?
«Piace - risponde Giorgio Mulè direttore di Panorama - perché è un personaggio cui molti vorrebbero somigliare. E' onesto, limpido, valori che ognuno desidererebbe avere; insomma riassume virtù ambite: non accetta compromessi, ha la schiena dritta, non è mai servile. Un ruolo determinante, nel successo di questo detective, ce l'hanno le luci e i colori della Sicilia, la pietra bianca di Comiso e la pietra di tufo di certi palazzi che conferiscono un'atmosfera da Gattopardo, che raffigurano una Terra aristocratica che resiste al tempo. E, a far da contraltare a questa Sicilia antica e romantica, c'è Montalbano che rappresenta la modernità di doti come la lealtà e l'integrità, anche se poi guida una vecchia Fiat Tipo. Montalbano è stimato anche per la grande umanità: infatti rispetta pure Catarella, mentre oggi si tende a umiliare i sottoposti. Per Montalbano, il questore e Catarella sono uguali, forse addirittura egli rispetta di più Catarella perché il questore rappresenta quel potere che Montalbano non digerisce. E poi le sue fiction piacciono perché… si mangia bene. In sintesi: se uno non ci vivesse, questa Sicilia sarebbe una terra meravigliosa, un giardino incantato».
Aggiunge Livio Colombo vicedirettore di Oggi: «Montalbano è originale e sullo schermo ha trovato una traduzione abbastanza fedele all'investigatore vincente dei romanzi d'indagine di Camilleri, il quale più volte ha riconosciuto a Zingaretti e agli sceneggiatori il merito di aver reso in tv il fascino di questo personaggio molto siciliano ma dalle qualità che travalicano ogni ambiente geografico. Perché Montalbano è un uomo vecchio stampo che sa essere galante, coraggioso, ironico, protettivo; un uomo disposto a rinunciare alla carriera per i suoi ideali di giustizia. Un tipo affascinante calato in una realtà particolare. Così si è conquistati dalle bellezze naturali, da quelle architettoniche, dal sole, dal mare, dai colori della Sicilia. Recitazione e sceneggiatura sono sempre all'altezza. Montalbano riesce a risolvere i casi più intricati senza mai diventare un supereroe».
«A differenza di un eroe letterario - commenta lo scrittore Luca Goldoni, - Montalbano è un personaggio vero, dal modo di parlare al modo di muoversi al modo di mangiare. Non è verniciato dalla fantasia letteraria, ma autentico pure nei piccoli gesti, come quello di infilare la forchetta nella zuppiera piena di maccheroni alla Norma. Mi piace tutto del poliziotto, anche le gambe storte. Amo quegli scorci assolati di Sicilia e reputo geniale l'invenzione della sua casa-terrazza sul mare. Fossi miliardario, impegnerei una fortuna per comprare quella piccola reggia sul Mediterraneo».
Rosario Schembari è vicesindaco di Comiso, cittadina che è stata più volte set delle fiction di Alberto Sironi e che ha avuto, assieme agli altri luoghi-set (Puntasecca, Marina di Ragusa, Modica e altre località del Ragusano) un incremento del turismo grazie al trionfo dello sceneggiato. Dice Schembari: «Montalbano è amato perché è semplice e di sani princìpi. Zingaretti interpreta la sicilianità allo stato puro, fanno centro la sua schiettezza, la lealtà, la coerenza, l'attaccamento ai valori tipici della nostra terra. E ancora Montalbano incarna il siciliano che respinge una malintesa nomea, secondo cui l'uomo del Sud ha addosso il marchio di figlio di una Terra di mafia. Montalbano piace perché è un uomo libero che lotta contro il crimine con i suoi modi bruschi ma umani».
Mario Bruno
 
 

Corriere della Sera, 24.4.2011
La pagella
Camilleri, notti di regime e di voglie nascoste
Andrea Camilleri, Gran Circo Taddei, Sellerio, pp. 327, Euro 14 voto5

Camilleri irride il regime in sette degli otto racconti di questa raccolta di storie vissute per lo più durante notti frenetiche in cui si scatenano tante donne fameliche. Lo sfondo è il cartone di una Vigata non dominata da Montalbano ma dal Duce, la cui voce arriva attraverso gli altoparlanti a stimolare i maschi a essere tali e le donne a essere probe. Invece accade l'esatto contrario. Le femmine assaltano maschi sbigottiti. E il libro si popola di macchiette: c'è un rigoroso podestà che inneggia alla morale fascista della famiglia, ma di notte raggiunge una vedova vogliosa; c'è un federale che impone agli impotenti di far figli per la patria (e questi cercano partner alternativi per le mogli), c'è la «capa delle femmine fasciste» che denuncia chi ha «praticato» con tutte, tranne con lei. È una galleria di figurine che si compongono in uno scialbo album. Ecco un Camilleri minore che tenta, con poco slancio creativo, un altro diversivo narrativo.
Giorgio De Rienzo
 
 

Gazzetta del Sud, 24.4.2011
Un campionario di tipici personaggi isolani
Racconti inediti di Camilleri nella silloge «Gran circo Taddei e altre storie di Vigàta»

Sono otto storie brevi che raccontano di altrettanti episodi-simbolo, nel microcosmo isolano nato dalla fantasia di Camilleri; ovvero, nella Sicilia senza spazio e senza tempo, che esibisce i suoi caratteri attraverso il divenire dei personaggi tipici della sua problematica quotidianità.
«Gran circo Taddei e altre storie di Vigàta», appena uscito da Sellerio e già in testa alle classifiche di vendita, è una sorta di campionario dei comportamenti, un catalogo dei caratteri, un elenco ragionato di quei vizi tipici di un popolo, che sorprendentemente riescono in molti casi a trasformarsi in virtù.
Sin dalla vicenda a lieto fine che dà il titolo al volume; legata – come le altre – ai personaggi ricordi dello scrittore, rivisitati quasi in chiave fiabesca per far sì che dall'esempio possano risaltare i significati, su realtà oggettive che prendono forma proprio dalla fantasia. Protagonisti così non sono i «potenti», i notabili del luogo; ma i quasi anonimi abitanti di un contesto in cui i costumi e le tradizioni prendono spesso il posto delle regole comuni e delle condivise consuetudini. Il giovane che sogna la cospicua eredità della vecchia zia e finisce per rimanere intrappolato dall'amore per una coetanea; quello che si ritrova suo malgrado al centro di un intricato caso di rapina, quello che subisce quasi consapevolmente il tradimento della moglie, rivelato da un merlo più pettegolo che parlante.
C'è un filo sottile che lega tra loro gli episodi narrati; una chiave di lettura della realtà che rivela le contraddizioni, le incoerenze, le ipocrisie di un microcosmo quanto mai significativo. Sono gli anni dell'adolescenza, della gioventù di Camilleri a emergere sullo sfondo delle storie: quelli delle parate di regime, dell'esaltazione d'intrinseci pseudovalori, della ricerca continua di trucchi e sotterfugi per aggirare gli ostacoli. Non ultimi, anzi, spesso i primi – quelli rappresentati dalla penalizzazione per le coppie sterili e dai premi in denari per quelle prolifiche. Una sorta di gara all'ultimo figlio, nella quale di sovente e volentieri i contributi di fecondi «volontari» vengono accettati da mariti consapevoli, disposti al compromesso pur di non finire nella lista nera degli incapaci e degli inetti, da tutti disprezzati.
Così che tragedia e comicità, dramma e ilarità finiscono come sempre per sovrapporsi, in un continuo rimando di dialettiche, emozioni e sensazioni, foriere a loro volta di nuovi e più autentici riferimenti di vita vissuta. Insomma, l'umanità oltre l'apparenza delle convezioni sociali, come spesso capita nella scrittura del prolifico autore siciliano: sempre disposto a sorprendere i suoi lettori, tirando fuori dal cilindro delle sue espressività una serie pressoché infinita di episodi e aneddoti, tutti tipi della sua interiore insularità.
(b.f.)
 
 

La Sicilia, 24.4.2011
Una storia ambientata nell'entroterra siculo
Il campiere e il «cuntu» d'altri tempi

Mussomeli. A chi conosce il consigliere provinciale Salvuccio Bellanca, da quasi vent'anni impegnato in politica, non verrà certo facile immaginarlo nelle vesti di uno scrittore. Eppure, con "Il campiere di Terracotta" (Editori Associati Sampognaro & Pupi, pag. 170, € 16), storia ambientata nel dopoguerra, nella terra di Manfrida, porzione geografica dell'entroterra siciliano che non si fa fatica a individuare nel Vallone di Mussomeli, Salvuccio Bellanca, smette i panni dell'uomo politico per regalarci un cuntu d'altri tempi.
[…]
La lingua inoltre, è mescidata di termini e modi di dire dialettali, che Bellanca utilizza per rendere più realistici fatti e personaggi. Un tributo dell'autore al suo scrittore prediletto, Andrea Camilleri che del vernacolo siciliano ha fatto bandiera per conquistare lettori in tutto il mondo innamorati della Sicilia. Di Camilleri Bellanca possiede non soltanto tutti gli scritti ma anche un libro autografato dal celebre autore di Porto Empedoche con questa dedica "Da un compagno ad un camerata".
Roberto Mistretta
 
 

Città di Frascati, 27.4.2011
Comunicato stampa
Un fine settimana di grande cultura a Frascati

Sarà un fine settimana all’insegna della grande cultura quello che attende la città di Frascati, che ospita due prestigiosi appuntamenti con alcune delle personalità di spicco del mondo accademico e della cultura italiana. Protagonisti di questa appassionante due giorni nell’Auditorium delle Scuderie Aldobrandini del Comune di Frascati tre eminenti intellettuali e scrittori italiani: Andrea Camilleri, Piero Dorfles e Salvatore Settis.
«Desidero ringraziare i nostri concittadini Enrico Del Vescovo e Gianna Clemente per aver ideato e organizzato questo doppio importante appuntamento - dichiara il Sindaco Stefano Di Tommaso -, che va ad arricchire l’offerta culturale, che l’Amministrazione Comunale propone durante tutto l’arco dell’anno e che sta portando sempre più cittadini e appassionati di letteratura a visitare la nostra città, oltre ad apprezzare le splendide ville rinascimentali, il vino famoso docg, il distretto scientifico più grande d’Europa e il nostro clima mite, anche per un consumo consapevole di cultura».
«Si preannuncia un fine settimana di grande cultura per Frascati: la nostra Città sarà ancora una volta interessata all’attenzione dei media con due appuntamenti con personalità di rilievo internazionale - dichiara l’Assessore alle Politiche Culturali Gianpaolo Senzacqua -. Intellettuali di indubbio prestigio offriranno alcuni contributi fondamentali per comprendere e capire, sotto differenti aspetti, questa nostra contingente e complessa contemporaneità».
[…]
Sabato 30 aprile 2011 alle ore 17 il grande scrittore Andrea Camilleri, creatore del Commissario Montalbano, insieme con Piero Dorfles, critico e giornalista Rai, conduttore insieme a Neri Marcorè della fortunata trasmissione di Rai Tre “Per un pugno di libri”, presenta il suo ultimo libro «Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta», edito dal Sellerio (2011). L’evento è ideato e realizzato da Gianna Clemente del Giornale Radio Rai. Il libro racchiude otto storia tanto perfette da costituire ciascuna un breve romanzo. Ci sono i personaggi della Vigàta di ogni tempo, l’inventario di una sicilia dalle inesauribili sfaccettature: avvocati brillanti, chiromanti improvvisate, contadini e studentesche, preti e federali, comunisti sfegatati, donne risolute, un repertorio che suscita il sorriso o la pietà e sempre un forte coinvolgimento. È del 1980 il primo di una serie di romanzi ambientati nell'immaginaria cittadina siciliana di Vigàta, a cavallo fra la fine dell'800 e l'inizio del '900. In tutti questi romanzi Camilleri dà prova non solo di una straordinaria capacità inventiva, creando dal nulla anche un nuovo linguaggio, una nuova "lingua" (derivata dal dialetto siciliano), che ne fanno un nuovo Gadda.
 
 

ASCA, 27.4.2011
Tv/Ascolti: Rai, in 5 mln per la finale de 'L'isola dei famosi'

Roma - E' terminata con una vittoria in prima serata e grandi ascolti l'ottava edizione de ''L'Isola de famosi''. [...] Sempre grande interesse su Rai1 per ''Il commissario Montalbano'', con la replica dell'episodio ''Il giro di boa'' che e' stato visto da 4 milioni 749mila telespettatori e ha ottenuto uno share del 16.17.
[...]
 
 

AgenParl, 27.4.2011
Rai: Cardiello, ieri da Montalbano propaganda sovversiva a spese abbonati

Roma - "Ho deciso di presentare un'interrogazione parlamentare su quanto proposto ieri dalla serie televisiva Montalbano, che non può che lasciare allibiti. Infatti all'inizio della puntata il commissario, ma forse sarebbe meglio chiamarlo 'subcomandante', si è lasciato andare in una durissima invettiva contro i poliziotti del G8 di Genova dicendo addirittura di vergognarsi di far parte della Polizia e di essere pronto a dimettersi. Una Polizia, ha continuato Montalbano, che non garantirebbe la legalità e che non rappresenterebbe più i suoi valori fondamentali. Sono parole offensive ed oltraggiose verso quei ragazzi che proprio a Genova sono stati in prima fila per tutelare l'ordine e la legalità contro quei teppisti no-global e black block che misero a ferro e fuoco la città. Giovani che hanno subito fisicamente quelle violenze. Inoltre il processo nei confronti dei poliziotti di Genova è ancora in corso, dinanzi alla Corte di Cassazione, e quindi anche per questo le parole di Montalbano sono ancora più gravi. Quasi a voler influenzare le decisioni dei magistrati, ergendosi a giudice di una giustizia tutta sua. Perciò ho intenzione di chiedere chiarimenti ai ministri competenti ed alla stessa Rai che mandando in onda questa puntata 'no-global' ha fornito un pessimo servizio pubblico ed una propaganda sovversiva a spese degli abbonati Rai". E' quanto si legge in una nota del senatore di Coesione Nazionale Franco Cardiello.
 
 

Kataweb, 27.4.2011
Il caso
L’invettiva di Montalbano e la gaffe del senatore
Nell'episodio "Il giro di boa", andato in onda in replica martedì sera, il Commissario si scaglia contro i poliziotti protagonisti dei fatti del G8 di Genova. Insorge il senatore di Coesione Nazionale Franco Cardiello, che accusa il personaggio di Camilleri di fare 'propaganda sovversiva' a spese degli abbonati. Ma qualcuno ha detto a Cardiello che si tratta di una replica del 2005? "La prossima volta farà interrogazione su Spartacus con Kirk Douglas", ironizza Realacci del Pd
Ecco la parte della puntata “Il giro di boa” nella quale il Commissario si dichiara, con il suo tipico linguaggio,  “amminchiato per i fatti di Genova” di fronte al suo collega ed amico Mimì

Roma – Anche con una seconda replica, il commissario più amato della tv è in grado di scatenare gli animi.
La ripetizione su Raiuno, dell’episodio “Il giro di boa” (trasmesso per la prima volta nel 2005), oltre a registrare il lusinghiero risultato di 4 milioni 749mila telespettatori con uno share del 16.17 ha provocato le proteste senatore di Coesione Nazionale Franco Cardiello, che accusa il personaggio di Andrea Camilleri interpretato da Luca Zingaretti di fare ‘propaganda sovversiva’ a spese degli abbonati Rai.
Al  senatore non è andata giù l’invettiva pronunciata dal Commissario contro i poliziotti del G8 di Genova.
“Quanto proposto ieri dalla serie televisiva Montalbano- dice Cardiello- non può che lasciare allibiti. Infatti all’inizio della puntata il commissario, ma forse sarebbe meglio chiamarlo ‘subcomandante’, si è lasciato andare in una durissima invettiva contro i poliziotti del G8 di Genova dicendo addirittura di vergognarsi di far parte della polizia e di essere pronto a dimettersi. Una polizia, ha continuato Montalbano, che non garantirebbe la legalità e che non rappresenterebbe più i suoi valori fondamentali”.
Per l’esponente di Coesione Nazionale si tratta di “parole offensive ed oltraggiose verso quei ragazzi che proprio a genova sono stati in prima fila per tutelare l’ordine e la legalità contro quei teppisti no-global e black block che misero a ferro e fuoco la città. Giovani che hanno subito fisicamente quelle violenze”.
Inoltre, prosegue Cardiello, “il processo nei confronti dei poliziotti di Genova è ancora in corso, dinanzi alla corte di cassazione, e quindi anche per questo le parole di Montalbano sono ancora più gravi. Quasi a voler influenzare le decisioni dei magistrati, ergendosi a giudice di una giustizia tutta sua.
Perciò ho intenzione di chiedere chiarimenti ai ministri competenti ed alla stessa Rai che mandando in onda questa puntata ‘no-global’ ha fornito un pessimo servizio pubblico ed una propaganda sovversiva a spese degli abbonati Rai”.
Alla tirata di Cardiello risponde ironicamente Ermete Realacci del Pd: “Lo scarso senso del ridicolo e il furore ideologico forse non hanno fatto rendere conto al senatore Cardiello che quella andata in onda ieri sera, e da lui definita sovversiva, era l’ennesima replica di una puntata del Commissario Montalbano, ormai quasi d’annata. Speriamo che la prossima volta che verrà trasmesso ‘Spartacus’ con Kirk Douglas l’esponente di Coesione Nazionale non vorrà presentare una nuova interrogazione parlamentare per un film che istiga alla rivoluzione”.
 
 

Corriere del Mezzogiorno, 27.4.2011
«Nella puntata di ieri il personaggio di zingaretti ha sparlato degli agenti»
I Responsabili contro Montalbano «È no-global: offende i poliziotti del G8»
Il senatore Cardiello presenta un'interrogazione sulla serie tv: «Commissario? No, subcomandante»

Franco Cardiello, senatore di Coesione Nazionale (gruppo Responsabili) dichiara guerra al commissario Montalbano. Cardiello si dice allibito per un presunto atteggiamento «no-global» del più famoso poliziotto della tv italiana. «Ho deciso di presentare un'interrogazione parlamentare - argomenta il parlamentare in una nota - su quanto proposto ieri dalla serie televisiva, che non può che lasciare allibiti». All'inizio della puntata il commissario «ma forse sarebbe meglio chiamarlo 'subcomandante'», puntualizza, «si è lasciato andare in una durissima invettiva contro i poliziotti del G8 di Genova dicendo addirittura di vergognarsi di far parte della polizia e di essere pronto a dimettersi».
«INFLUENZA I MAGISTRATI» - Cardiello, a quel punto, è saltato sulla poltrona: «Sono parole offensive ed oltraggiose verso quei ragazzi che proprio a Genova sono stati in prima fila per tutelare l'ordine e la legalità contro quei teppisti no-global e black block che misero a ferro e fuoco la città». Il senatore inoltre ricorda che è ancora in corso il processo agli agenti dinanzi alla Corte di Cassazione (in appello sono state confermate molte condanne, ndr), e quindi «le parole di Montalbano sono ancora più gravi. Quasi a voler influenzare le decisioni dei magistrati». L'ultimo attacco è alla Rai che, mandando in onda questa puntata no-global, avrebbe fornito «un pessimo servizio pubblico ed una propaganda sovversiva a spese degli abbonati». Ora toccherà al governo difendere - o punire - il commissario-subcomandante catodico.
Alessandro Chetta
 
 

TMNews, 27.4.2011
Musica/ Sul palco del 1° maggio omaggio a lavoro e Unità d'Italia
Marcorè: "Sarà una festa consapevole, con la mente accesa"

Sette ore di musica per celebrare il lavoro ma anche l'unità d'Italia: il concerto del 1° maggio quest'anno sarà dedicato a storia, patria e lavoro e come ha affermato il presentatore Neri Marcorè "sarà una festa consapevole, con il corpo che balla e la mente accesa". [...] Tra la presentazione di un artista e l'altro, Marcorè ed altri attori faranno interventi legati ai temi del lavoro e ai 150 dell'Unità, leggendo testi di uomini illustri del passato, con contributi fra gli altri di Ascanio Celestini e Andrea Camilleri. [...]
 
 

Libri su libri, 27.4.2011
Questo mondo un po’ sgualcito di De Filippo e Camilleri, la recensione
Questo mondo un po’ sgualcito (Infinito edizioni) è un’ intervista, ma ha l’aria di una conversazione amichevole tra Francesco De Filippo, l’intervistatore, e Andrea Camilleri, l’intervistato. Ne esce fuori un saggio, fatto di sguardi nostalgici al passato e cinica constatazione del decadimento culturale del presente.

Camilleri si dimostra saggio nelle risposte su argomenti che spaziano dalla politica internazionale alla filosofia, passando per l’influenza che la cultura ha sul nostro modo di agire: “la verità è che c’è la volontà di tenere basso il livello della cultura degli italiani, perché la cultura è pericolosa”.
L’autore siciliano risponde alle domande attingendo alla sua esperienza sul campo, e lo stesso De Filippo lo definisce, nella sua introduzione,  "un anziano ancora curioso e disponibile ad apprendere, un uomo colto (…), un individuo semplice con i suoi difetti. In una parola, un saggio".
In ogni argomento le parole di Camilleri cadono come pioggia sulle nostre coscienze, portandoci nel capitolo finale a una riflessione sul futuro della terra e degli stessi uomini che, speculando indiscriminatamente sull’ecosistema, rischiano di perdere il proprio futuro.
Quello che rimane alla fine di Questo mondo un po’ sgualcito (che ho letto tutto d’un fiato) è un retrogusto di un gusto che non é più nostro.
Se non siete ancora convinti e cercate un altro motivo per comprare il libro, sappiate che con i proventi il Maestro Camilleri, De Filippo e la casa editrice contribuiscono alla costruzione di un ospedale a Bilogo, nel Burkina Faso.
Adesso siete convinti?
Aurelio Quartararo
 
 

Il Nuovo Molise, 27.4.2011
L’età del dubbio

Dei romanzi seriali di Camilleri, L’età del dubbio è forse il meno riuscito. La storia narrata non ha una coerenza strutturale, non è plausibile.
È inverosimile che una banda dedita al traffico di diamanti dall’Africa commetta ben due omicidi proprio nello stesso porticciolo siciliano dove dovrebbe realizzare il trasbordo clandestino della merce. È irreale che una poliziotta dei servizi segreti che indaga sul traffico coinvolga il commissario Montalbano nell’indagine e lo faccia fornendogli non notizie ma semplici indizi. È tecnicamente assurdo che, nell’operazione finale di cattura dei malviventi, sia inviata in avanscoperta un’esile e indifesa guardiamarina, che – peraltro – ci rimette la vita. È tutto sopra le righe, tutto forzato, tutto male assemblato. L’intrigo internazionale, la storia d’amore con esito prematuro e tragico, la parentesi boccaccesca, il patriottico concorso delle polizie italiane, ivi compresa la Guardia Costiera: gli ingredienti del buon poliziesco ci sono, ma Camilleri li mescola a casaccio, come farebbe un grande cuoco che si è stancato di deliziare il palato dei suoi estimatori. Viene quasi il dubbio che Camilleri abbia voluto mettere alla prova il suo pubblico. Forse, è proprio lo scrittore ad aver raggiunto l’età in cui è lecito dubitare dell’affetto altrui, sì da metterlo alla prova. Il risultato è che la gente ha gradito ugualmente il romanzo e, ancor più, il telefilm tratto da esso, trasmesso lunedì 4 marzo, su Rai Uno. Miracoli del transfert sentimentale tra un autore e i suoi fan. [...]
Lucia Murgolo
 
 

La Repubblica (ed. di Bologna), 28.4.2011
Il Primo maggio della Cgil con Rossanda e Marescotti
Non si placano le polemiche per la divisione fra i sindacati. Gruppi manda a dire ad Alberani: "Linguaggio guerresco, io lavoro per la pace". Merola: "Così si fanno del male"

Una lezione magistrale, alle 10 in piazza Maggiore, con Carlo Galli e Rossana Rossanda. Un videomessaggio di Andrea Camilleri. Poi lo spettacolo musicale dalle 20 alle 23.30, con "La Pegatina", gruppo musicale spagnolo di patchanka, poi Ivano Marescotti che si esibirà in "Italiani", Roberto 'Freak' Antoni (leader degli Skiantos) e gli Apres la classe.
Musica e spettacolo fanno da cornice alla festa del Primo maggio in piazza Maggiore a Bologna.
[...]
 
 

TravelQuotidiano, 28.4.2011
Roma aderisce alla Notte dei Musei

Sabato 14 maggio 2011 la città di Roma aderisce, per il terzo anno consecutivo, all’appuntamento con la Notte dei Musei, che quest'anno coinvolgerà oltre tremila musei e 40 paesi. I musei statali e civici, le biblioteche comunali, i musei privati, le accademie e le istituzioni culturali straniere, l’Università Sapienza, gli istituti e le case di cultura, i palazzi storici di Roma saranno aperti gratuitamente dalle 20 alle 2 di notte. Tra gli eventi in programma, il concerto della star israeliana Mosh Ben Ari alla Casa dell'Architettura e una serata con Andrea Camilleri nell’Aula Magna dell’Università la Sapienza.
 
 

Corriere della Sera, 28.4.2011
Fiction. Interrogazione parlamentare
«Montalbano sul G8 è un sovversivo» Protesta su una replica
Invettiva «Giro di boa» andò in onda sei anni fa Nell' episodio invettiva del commissario

Roma - «Ho deciso di presentare un' interrogazione parlamentare su quanto proposto martedì dalla serie televisiva Montalbano, che non può che lasciare allibiti. Il commissario, ma forse sarebbe meglio chiamarlo "subcomandante", si è lasciato andare a una durissima invettiva contro i poliziotti del G8 di Genova dicendo addirittura di vergognarsi di far parte della Polizia e di essere pronto a dimettersi». Lo afferma il senatore di Coesione Nazionale Franco Cardiello, lamentando che la Rai «ha fornito un pessimo servizio pubblico ed una propaganda sovversiva a spese degli abbonati». Le parole contro la polizia «sono offensive ed oltraggiose - prosegue Cardiello - verso quei ragazzi che proprio a Genova sono stati in prima fila per tutelare l' ordine e la legalità contro quei teppisti no global e black block che misero a ferro e fuoco la città». Una critica legittima, con un «ma». La puntata in questione era una replica: «Giro di boa» andò in onda sei anni fa, il 22 settembre 2005. E peraltro già allora si scatenò un acceso dibattito politico tra centrodestra e centrosinistra. Che continua ancora oggi. Ermete Realacci (Pd) commenta: «Lo scarso senso del ridicolo e il furore ideologico forse non hanno fatto rendere conto al senatore Cardiello che quella puntata era l' ennesima replica. Speriamo che la prossima volta che verrà trasmesso Spartacus con Kirk Douglas, non vorrá presentare una interrogazione parlamentare per un film che istiga alla rivoluzione». E a difendere Montalbano ci pensa pure l' Aiart, associazione dei telespettatori cattolici: «Non ci interessa se Montalbano è sovversivo o no, ci interessa che sia un buon prodotto televisivo. Ci sembra eccessivo buttarla in politica».
R.S.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 28.4.2011
Diario siciliano

Cammina cammina. Occhi insaziabili e cuore curioso per catturare storie, per ribaltare certezze, per impastarsi con una Sicilia on the road che scorre a zig zag come un fiume di emozioni. Lo "straniero" Stefano Malatesta dopo "Il cane che andava per mare" torna a scorribandare per l'Isola con il libro "La pescatrice del Platani e altri imprevisti siciliani". […] Il libro è anche una passerella di personaggi noti e meno noti. Dall'inossidabile Enzo Sellerio, incontrastato re dei fotografi e imperatore dell'ironia […] all'affabulatore Camilleri, «il più bravo dopo Sciascia». [….]
Tano Gullo
 
 

il manifesto, 28.4.2011
Intervista. Umberto Eco
Voi, un argine culturale alla deriva berlusconiana
«Il manifesto? Ci scrivevo perché mi era simpatico Pintor. Oggi rappresenta una forma di resistenza nel tracollo generale della sinistra. Volete un consiglio? Diventate un settimanale quotidiano» Parla lo scrittore che nel 1971 si firmava Dedalus. «Berlusconi è un abile, geniale piazzista, ha capito gli umori del mercato e la natura profonda degli italiani, che non si sono mai identificati con lo Stato»

[…]
La Pop art? Spiegati meglio.
La Pop art ha usato i fumetti, e non per criticarli (come sarebbe accaduto agli apocalittici del decennio precedente). Quindi, ha fatto provocazione d'élite basandosi su materiali una volta considerati bassi. Oppure pensa ai Beatles che - come ha poi intuito Cathy Berberian - potevano essere ricantati come se fossero la musica di Purcell che in qualche modo li aveva ispirati. Musica di intrattenimento, ma coltissima. Pensa a Benigni: fa parte della cultura di massa o della cultura d'élite? Non hai risposta: riesce a fare passare Dante davanti a ventimila persone e cammina come un clown. Ai tempi di apocalittici e integrati non sarebbe potuto accadere. Pensa anche al romanzo poliziesco che ancora negli anni Cinquanta era roba da vendere nelle edicole, leggere e buttare, e oggi Camilleri fa romanzi accessibili alle grandi masse, ma mediante una forte sperimentazione linguistica.
[…]
Valentino Parlato
 
 

Il Fatto Quotidiano, 29.4.2011
Mail Box
Italia Spa contro Montalbano

Stamattina fra le varie non notizie che riempiono i quotidiani online ho letto quella del sen. Cardiello, credo sia di ieri visto che parla di una interrogazione demenziale contro la serie Montalbano. La mia riflessione però va oltre questa, ripeto, demenziale azione di Cardiello, va verso il suo gruppo al Senato, il così detto "gruppo di coesione nazionale" che naturalmente è una costola del Pdl, ecco mi sono detto: allora quando Berlusconi è sceso in campo e ha dichiarato di voler amministrare l'Italia come una delle sue aziende ha detto il vero, e questo gruppo di coesione nazionale ne è una prova, la prova che il Pdl è la Spa madre dove piovono gli utili che le piccole società off shore macinano fregando elettori e ideali personali (semmai ce ne sono stati). L'Italia è diventata una delle tante Spa vuote o peggio con una voragine sotto, dove soldi per i lavoratori non ce ne sono, ma con tante piccole società satellite che gli ruotano attorno facendo vorticosamente girare milioni e miliardi di euro e puntualmente facendone perdere le tracce, ripulendo i soldi sporchi con poltrone nuove o con promesse a lungo termine. A questo punto mi chiedo: ma gli elettori (il popolo) che hanno votato i nove soci più Cardiello dove sono?
Rudi Toselli
 
 

Il Fatto Quotidiano, 29.4.2011
Vogliono censurare pure Montalbano

“Ho deciso di presentare un’interrogazione parlamentare su quanto proposto lunedì dalla serie televisiva Montalbano, che non può che lasciare allibiti. Infatti all’inizio della puntata il commissario, ma forse sarebbe meglio chiamarlo ‘subcomandante’, si è lasciato andare in una durissima invettiva contro i poliziotti del G8 di Genova dicendo addirittura di vergognarsi di far parte della Polizia e di essere pronto a dimettersi [...] Perciò ho intenzione di chiedere chiarimenti ai ministri competenti ed alla stessa Rai che mandando in onda questa puntata ‘no-global’ ha fornito un pessimo servizio pubblico ed una propaganda sovversiva a spese degli abbonati Rai”.
Risparmio ai lettori la versione integrale del fulgido componimento di Franco Cardiello, di Coesione Nazionale, il nuovo Gruppo parlamentare composto da una decina di senatori nomadi (con tutto il rispetto per l’etnia): eletti nel Pdl, transitati a Futuro e Libertà, per poi tornare ad ossequiare il padrone.
Cardiello si era già distinto un mese fa per un’altra impareggiabile interrogazione (urgente!) al ministro dell’Istruzione allorchè un liceo artistico di Salerno aveva osato invitare la transgender Vladimir Luxuria per presentare ai ragazzi il suo libro “Le favole non dette” che affronta il tema della diversità. “Una vera e propria lezione politica per indottrinare i liceali” esclamava con ardire.
Questa volta sotto la scure castigatrice del senatore si è trovato il povero commissario Montalbano, sicuramente stupito dalla furente incriminazione anche perchè la puntata in questione era già stata più volte replicata… Nessuno aveva segnalato prima il misfatto televisivo all’indomito Cordiello? O sarà il timore che la Cassazione possa convalidare le condanne di alcuni agenti già confermate in appello?
Montalbano, o chi per lui, si difenderà da solo. Ma il novello temerario fustigatore della malatelevisione dovrebbe riguardarsi la puntata e magari leggersi il bel romanzo di Andrea Camilleri da cui è tratta. E scoprirebbe che il Commissario di Vigata, si dichiara pronto a dimettersi non perchè disprezza la sua categoria ma perchè la ama. Visceralmente. E rabbrividisce al pensiero che dei suoi colleghi poliziotti possano compiere atti di violenza illegale. Lui, che crede così tanto nel rispetto delle regole, dell’onestà e della legalità. Lui…
Stefano Corradino
 
 

Famiglia Cristiana, 29.4.2011
Camilleri, la storia è un circo
Nel suo ultimo libro, lo scrittore siciliano compone un mosaico di otto racconti, che spaziano dall'Ottocento al fascismo, ambientati nella cittadina immaginaria di Vigata.

Andrea Camilleri nella sua casa di Roma. (Foto Famiglia Cristiana)

Andrea Camilleri continua a sfornare libri, con una continuità che ha dell'incredibile, tanto più se si valuta l'efficacia e il successo che riescono a ottenere. Un fenomeno davvero unico. Non fa eccezione la sua ultima prova, questo godibile Gran Circo Taddei e altre storie di Vigata (Sellerio).
Di che cosa parla l'ultimo romanzo? La migliore presentazione l'ha fatta l'autore: «Una sorta di campionario di uomini e donne di Sicilia». Tra storia, fiaba e leggenda, Gran Circo Taddei è una raccolta di otto appassionanti racconti, dei veri micro-romanzi, ambientati nella cittadina immaginaria di Vigata. Lo scrittore siciliano dedica una scrupolosa attenzione al contesto storico, che spazia dalla fine dell’Ottocento al secondo dopoguerra, dalla stagione di Crispi alla nascita della Repubblica, con continui riferimenti all’epoca fascista e allo sbarco degli Alleati. Machismo meridionale e, appunto, fascismo sono oggetto di sberleffo. Camilleri è abile nel rendere protagonista, di volta in volta, un personaggio, quasi una maschera della commedia dell'arte. Per comporre questo film in otto puntate, ha attinto alcune vicende dall’immenso album dei suoi preziosi ricordi personali.
Pietro Scaglione
 
 

30.4.2011

 
 

Il Mamilio Territorio, 30.4.2011
Dall'ultima opera letteraria ad una chiacchierata a tutto tondo sulla società d'oggi
Uno straordinario Andrea Camilleri
Lo scrittore siciliano incanta la platea all'auditorium delle Scuderie Aldobrandini
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Frascati (30/04/11 – ore 21,30) – Una splendida serata illuminata dalla figura di uno dei più grandi scrittori viventi. Andrea Camilleri ha acceso la scena, catalizzando attenzioni e, perché no, curiosità e coscienze delle oltre 300 persone che hanno affollato l’auditorium delle Scuderie Aldrobrandini. L’occasione era quella della presentazione dell’ultima fatica del padre di Salvo Montalbano, ‘Gran circo Taddei’, ma in realtà sono state due ore di puro spettacolo letterario, umano, civile e velatamente politico. Senza alcun riferimento a personaggi realmente viventi.
Per lasciare la platea a bocca aperta Camilleri ha calato subito il proprio asso nella manica. “Frascati – ha detto – la frequentavo negli anni ’50 quando venivo qui per la gita for de’ porta con la mia ragazza. Era una città che aveva molto sofferto e che stava orgogliosamente venendone fuori. E’ emozionante tornare qui dopo oltre trenta anni che non venivo e trovare una città splendida. E queste Scuderie sono il simbolo della rinascita di Frascati”. A fare gli onori di casa è stato il sindaco Stefano Di Tommaso, ad introdurre Camilleri è stata invece la giornalista Gianna Clemente. Ad intervistare lo scrittore siciliano in un godibilissimo faccia a faccia al quale però Camilleri ha continuamente fatto partecipare il pubblico, è stato il critico letterario Piero Dorfles, co-conduttore con Neri Marcorè della trasmissione ‘Per un pugno di libri’.
Quindi si è entrati nel vivo della questione. Dalla scelta del periodo storico nel quale è ambientato il libro (il ventennio fascista) a quella di puntare sui racconti piuttosto che su un romanzo. “Quel che oggi deve allarmare e che richiama direttamente l’ambientazione che ho scelto – ha detto Camilleri – è il forte conformismo nel quale ci muoviamo. Che nulla ha da invidiare a quello fascista. All’epoca c’era il ‘minculpop’ (Ministero della cultura popolare) che dettava le linee da seguire, oggi ci sono altre forme per controllare la cultura e la gente”.
L’ironia, poi. Elemento essenziale della narrazione di Camilleri, così quanto la sua sicilianità, l’ironia è l’arma con la quale lo scrittore combatte la sua battaglia civica. “Un approccio indispensabile per poter fronteggiare il conformismo dei nostri giorni, l’antidoto migliore ma anche la chiave di lettura migliore per interpretare i nostri tempi”. Un Camilleri che non si è sottratto al proprio ruolo e al proprio impegno civico e che tra aneddoti e stralci dei suoi libri ha richiamato alla necessità di tenersi svegli. “Da sempre – citando i siciliani con Garibaldi o con la voglia di indipendenza – gli italiani passano bruscamente da un forte amore ad un odio viscerale”.
Stuzzicato dalla lingua tagliente di Dorfles, Camilleri ha vestito dimostrandosi a pieno agio nei panni del quasi one-man-show. Affaticato ma non per questo stanco, il papà di Montalbano ha inneggiato alla donna fino ad arrivare all’assunto che “un mondo governato dalle donne sarebbe un mondo migliore”, lesto però a non cadere nel tranello parossistico di Dorfles quasi urlando che “in quel mondo donne come la Minetti non avrebbero alcun ruolo, tantomeno di potere”. Il servilismo, poi. “Il segno del ventennio, così come il segno dei nostri tempi, è indicato dalla capacità che la gerarchia dominante ha di circondarsi di mediocri, spaventata dall’intelligenza”, ha detto Camilleri, sfatando peraltro il mito della sua produzione storica, svelando quello che non poteva essere inteso se non come un evidente segreto di Pulcinella. “Il ricorso alla descrizione storica, al romanzo di ispirazione d’epoca è uno strumento per raccontare l’oggi. Non potrei scrivere apertamente dell’oggi perché lo sto subendo troppo: se scrivessi della nostra società, neanche l’ironia potrebbe salvarmi”.
Forte il richiamo alla letteratura: richiamo all’analisi ed alla poetica personale al quale, chiaramente, Camilleri non ha neanche minimamente pensato di sottrarsi. Nel narrare l’episodio che lo vide inconsapevole protagonista quando in una scuola di Comiso il Consiglio d’istituto approvò l’abolizione del testo dei ‘Promessi sposi’, inserendo invece la sua opera ‘Il birraio di Preston’, Camilleri ha evidenziato la tendenza del mondo letterario italiano all’esaltazione della scrittura di sofferenza. Con eccessiva ghettizzazione, di contro, della letteratura brillante, dialettale ed ironica. “In Italia – ha detto tra constatazione ed una punta di amarezza – la letteratura d’intrattenimento medio-alta non è mai stata presa seriamente in considerazione”.
Quindi lo “sviscerato” amore per la burocrazia, fonte primaria d’ispirazione letteraria. Ancora aneddoti e stralci di memoria. Prima di rispondere alla domanda sul significato dell’impegno dello scrittore che Dorfles ha posto a Camilleri. “Credo che sia impossibile una letteratura non impegnata: non solo in senso politico, il che sarebbe limitativo ma soprattutto civico, sociale e certamente letterario”. E lo scrivere? A chi accusa Camilleri di scrivere troppo l’autore risponde con la solita ironia, ma poi diventa serio e pesa le parole quando parla del perché e per chi scrivere. “E’ giusto scrivere fin quando si ha un lettore”, dice. Ma poi aggiusta subito il tiro. “E’ giusto scrivere fin quando c’è qualcosa da dire. Scrivere è una pulsione, una necessità di raccontare storie con le quali leggere la realtà. Ma scrivere per me è anche una tecnica: non sono un grafomane perché sono maniacale nel mio scrivere, nei modi, nei tempi”.
Camilleri risponde alle domande, taglia corto ma non senza essere esauriente e resta curioso della domanda successiva. Diventa serio e perentorio quando gli si chiede un messaggio per i giovani. “Un secondo Risorgimento in Italia ci sarà e saranno proprio loro, i giovani, a farlo. Ci sono valori comuni da ripristinare ed ho fiducia nella capacità che ci sarà di farlo. Questo compito spetta proprio a loro”.
Marco Caroni

Desidero solo aggiungere che, quando anche al pubblico è stata data la possibilità di fare domande, il nostro Elio ha chiesto che cosa ne pensava di Cardiello. Con il suo solito fare sornione ha risposto che, essendo quella una puntata già fatta vedere anni addietro, era solo un ritardato…
Paola - Camilleri Fans Club
 
 

Che tempo che fa, 30.4.2011
Puntata speciale con Andrea Camilleri.
Fabio Fazio ospite nello studio dello scrittore

Alle 20.10, su Rai Tre, lo scrittore racconta aneddoti sulla sua carriera, i segreti della sua creatività e le sue letture preferite
Cliccare qui per vedere la puntata

Andrà in onda sabato 30 aprile, alle 20:10, su Rai Tre, una puntata speciale di Che tempo che fa dedicata allo scrittore Andrea Camilleri, che, per l’occasione, ha aperto le porte del suo studio romano a Fabio Fazio, raccontando aneddoti sulla sua carriera, i segreti della sua creatività e le sue letture preferite. L’ultimo libro dello scrittore siciliano è Gran circo Taddei e altre storie di Vigàta, una raccolta di otto racconti uscita il 3 marzo 2011, per Sellerio, mentre tra qualche settimana uscirà Il gioco degli specchi, il nuovo romanzo (edito sempre da Sellerio) che ha come protagonista il commissario Montalbano.
Camilleri svela, inoltre, a Fabio Fazio di aver già consegnato altri sette manoscritti inediti (di cui quattro con l’ormai celebre commissario di Vigàta protagonista), e, proprio a proposito di gialli, aggiunge: “Non sopporto le scrittrici di romanzi gialli di sesso femminile. Le donne sanno commettere i delitti ma non li sanno raccontare. Sono di una noia mortale”. Ospite dello scrittore, insieme a Fabio Fazio, anche l’editore Antonio Sellerio, che ha raccolto l’eredità della madre Elvira, grande amica di Camilleri.
Lo scrittore e Fabio Fazio hanno parlato anche di argomenti d’attualità, come gli sbarchi degli immigrati di questi giorni: l’autonomia di un popolo è così radicata nel dna – dice Camilleri - che spiega come mai noi siciliani non abbiamo paura di questi arrivi in massa che non alterano nulla. Ci siamo abituati. Il successo del commissario Montalbano non si ferma in libreria, ma continua anche in televisione, con le fiction tratte dai romanzi di Camilleri e il volto di Luca Zingaretti: i quattro nuovi episodi, trasmessi a marzo scorso su Rai Uno, hanno ottenuto una media di 9 milioni 293 mila telespettatori con il 31,91% di share, e anche le repliche, dopo più passaggi, registrano sempre ottimi ascolti. Il prossimo autunno saranno girati due nuovi episodi, e altri due saranno girati nella primavera 2012.
Andrea Camilleri è nato a Porto Empedocle (Agrigento) nel 1925 e dal 1950 ha iniziato a lavorare come regista e sceneggiatore, sia in teatro che in televisione; ha messo in scena più di cento opere, tra cui molti lavori di Pirandello e sceneggiati come il Tenente Sheridan e Le inchieste del commissario Maigret. Ha esordito nella narrativa con Il corso delle cose, scritto 10 anni prima e pubblicato nel 1978. Fino ad oggi i romanzi scritti da Camilleri hanno venduto più di 10 milioni di copie e sono stati tradotti in 35 lingue.
La puntata monografica dedicata ad Andrea Camilleri sarà aperta da Flavio Caroli.
 
 

Conquiste del Lavoro, 30.4.2011
La memoria
Sicilia, quel ricordo indelebile di un fatto macchiato di sangue
1 maggio 1998: Portella della Ginestra nella memoria di un grande scrittore. 1947, una strage per dividere sinistre e Dc. Ripubblichiamo un'esclusiva concessa a Conquiste da Andrea Camilleri

L'offesa peggiore che l'onorevole Mario Scelba, ministro dell'Interno e siciliano, potesse fare agli innocenti morti di Portella della Ginestra e all'intelligenza degli italiani (ma dei siciliani in particolare) fu quella di sostenere in Parlamento che l'eccidio del l° maggio 1947 non aveva retroscena politici di sorta: il bandito Giuliano e i suoi uomini avevano mitragliato uomini e donne, vecchi e bambini, riunitisi per la Festa del lavoro, di loro personale iniziativa. E che interesse aveva il bandito a farsi nemica una popolazione se non fosse stato certo di una protezione, di una copertura più solide di quelle che intimoriti contadini potevano offrirgli? Questo si chiesero immediatamente siciliani e non. E non c'era bisogno di andare a cercare lontano per avere una risposta. Innanzi tutto, il bandito era stato una specie di braccio armato del separatismo siciliano (un verminoso intreccio tra mafia, estrema destra, agrari) il cui compito principale era quello di tenere lontana l'isola da ogni possibile trasformazione sociale. E chi si ribellava, pagava con la vita. Due nomi tra tanti di sindacalisti ammazzati prima di Portella: Accursio Miraglia (4 gennaio '47) e Pasquale Almerico (25 marzo '47). Mettendosi al servizio degli agrari e delle destre, Giuliano si era politicizzato e aveva fatto la pace con la mafia: da che parte quindi stesse i siciliani non se lo domandavano neppure. Intanto era successo che il 20 aprile del 1947, alle elezioni regionali, il Blocco del popolo, costituito da socialisti, comunisti e indipendenti di sinistra, aveva avuto un successo straordinario nonostante le pressioni e le intimidazioni: 29 deputati contro i 20 della Democrazia cristiana. Si cominciò allora a parlare, sia pure in termini molto vaghi, di un possibile accordo tra sinistre e Dc per il governo dell'isola. Accordo che certamente avrebbe segnato la fine delle velleità delle destre. Dieci giorni dopo, venne recapitato l'ordine di sparare sui "comunisti". La strage di Portella ebbe una duplice valenza: vendetta contro i contadini e i lavoratori che avevano votato "contro", apertura di una frattura tra sinistre e Dc che rendesse impraticabile ogni accordo.
Il professore Francesco Renda (lo stesso che quel 1° maggio avrebbe dovuto parlare a Portella come oratore ufficiale designato dalla Camera del lavoro di Palermo), riporta, nella sua "Storia della Sicilia", la lettera inviata per coincidenza proprio il 1° maggio 1947 dal Segretario di Stato George Marshall all'ambasciatore americano a Roma James Dunn: "Il Dipartimento di Stato è profondamente preoccupato del deterioramento delle condizioni politiche ed economiche italiane, che evidentemente stanno conducendo a un ulteriore aumento della forza comunista"...
Ecco: Portella della Ginestra, tra l'altro, recava un qualche sollievo alle preoccupazioni del Dipartimento di Stato.
Io, quel 1° maggio, avevo 22 anni e stavo al mio paese in Sicilia, Porto Empedocle. Da noi la celebrazione della Festa del lavoro consisteva essenzialmente in una sfilata per le vie del paese, dietro le bandiere rosse, cantando l'Internazionale o, appunto, Bandiera rossa. Quando la manifestazione si sciolse, andai a bere un bicchiere vino con un amico e me ne tornai a casa. Dopo un'oretta, bussarono alla porta. Era un compagno, bianco in faccia, tremava, mi accennò confusamente che qualcosa era successa a Portella della Ginestra. Come aveva fatto la notizia ad arrivare così presto? Allora i telefoni erano scarsi, la televisione non esisteva, la radio non aveva ancora detto niente. Scendemmo in piazza, c'era una folla enorme, ricordo le persone commosse che si abbracciavano, un mio coetaneo democristiano mi corse incontro, mi strinse. Poco dopo sapemmo tutta la verità. Era una bella giornata, ma il sole mi si oscurò, ebbi l'impressione che si fosse levato un vento freddo. Una morsa mi stringeva il petto e lo stomaco. Tornai a casa, andai in bagno e diedi di stomaco. Avevo un insopportabile amaro in bocca. E da quel maggio 1947 non sono più riuscito a bere un bicchiere di vino.
Andrea Camilleri
 
 

La Sicilia, 30.4.2011
«Il mio Galluzzo costruito nel tempo»
Nella serie emerge «una Sicilia dove la mafia è sullo sfondo, lontana dagli stereotipi»

Roma. Segue fedelmente il commissario Montalbano dal 1998, anno in cui dalle pagine di Andrea Camilleri ha fatto il salto in televisione: è il poliziotto Galluzzo che ha il volto del catanese Davide Lo Verde. Non ha il ruolo istituzionale di Fazio nemmeno quello surreale di Catarella, è un altro di quei personaggi che vivono un po' nell'ombra, ma senza i quali Montalbano non sarebbe Montalbano. «Per costruire Galluzzo - racconta Lo Verde - mi sono affidato alla sceneggiatura, oltre che ai libri di Andrea Camilleri, anche se alcune cose sono nate strada facendo. Certe piccole caratterizzazioni sono state costruite nel tempo».
E di tempo ne è passato dal primo Montalbano…
«Era il 1998, non mi faccia tornare giovane...».
E ricorda come è andato il provino per avere il ruolo di Galluzzo?
«In realtà lo avevo sostenuto per un altro personaggio, sempre un poliziotto. Dopo il provino sono rimasto "in ballo" con altri candidati e se ricordo bene ho dovuto sostenerne almeno un paio. Diciamo che è stata una cosa un po' sofferta».
E la conferma come e quando è arrivata?
«Aspettavo la risposta con impazienza ed è arrivata mentre ero a Catania, ad agosto, in vacanza. Mi ha chiamato direttamente il regista, Alberto Sironi e abbiamo iniziato a girare le prime puntate a settembre».
Quando è cominciata questa avventura, si aspettava un tale successo?
«Non se l'aspettava nessuno, neanche la stessa Rai, infatti le prime puntate della fiction sono andate in onda su Raidue e solo dopo, dati gli ascolti, sono state spostate su Raiuno. Ora Montalbano è un successo non solo a livello nazionale, ma anche internazionale. E' stato venduto in Europa e nel resto del mondo».
In tanti anni cosa le ha dato Galluzzo, il suo personaggio?
«Tante soddisfazioni, soprattutto quella di aver lavorato in una delle serie televisive più importanti degli ultimi decenni. Dove spero di continuare a lavorare, tra l'altro».
Per un successo simile in Rai bisogna tornare ai tempi de "La Piovra", dove però veniva raccontata tutta un'altra Sicilia…
«In Montalbano emerge invece una Sicilia dove la mafia rimane sempre sullo sfondo, è un racconto diverso, lontano dai consueti stereotipi».
Com'è stato il rapporto tra voi attori durante le riprese sul set?
«Sono nate molte amicizie, con alcuni attori ci frequentiamo anche fuori dal lavoro. Ho incontrato tanti attori siciliani e questo fa capire come la nostra terra sia anche ricca di talenti».
Qual'è il segreto del successo di Montalbano, secondo lei?
«La fortuna di Montalbano è fatta di tante cose, come per esempio i tanti piccoli personaggi che compaiono nella sceneggiatura, anche quelli che hanno una minima parte, magari una sola battuta, sono curato nei dettagli. Se ci sono è perché hanno un loro preciso compito e il pubblico di tutto questo se ne rende conto. Naturalmente la fortuna di Montalbano deriva principalmente dai libri di Camilleri».
Conosceva i luoghi in cui la fiction è stata girata?
«Ero stato solo una volta a Punta Secca, dove si trova la casa di Montalbano. Ammetto che pur essendo catanese e quindi vivendo vicino a quei posti, prima di girare non li conoscevo».
Sono diventati dei luoghi di culto, ormai.
«La casa di Montalbano è diventata una sorta di bad and breakfast e so che molte persone vanno lì persino per sposarsi. Ho visto crescere e cambiare quei luoghi, quando siamo arrivati lì nel '98 c'erano meno costruzioni e meno turismo. Fa piacere che la fiction abbia contribuito a far conoscere splendidi posti in tutto il mondo, fino in Australia. Portare un po' di ricchezza nella nostra terra non guasta mai».
Ogni volta che tornate sul set ritrovate la stessa atmosfera?
«Con la gente del posto siamo ormai quasi di casa, quando torniamo è un po' come ritrovarsi in famiglia. Alloggiamo nello stesso albergo fin dal primo anno di produzione, le persone del bar sono le stesse, così come i ristoratori, è inevitabile instaurare con queste persone un rapporto di amicizia».
Lei frequenta Montalbano da anni, è cambiato il commissario nel corso del tempo o è cambiata l'Italia intorno a lui?
«Montalbano è rimasto fedele a se stesso, anche se nel tempo è cambiato in qualche suo aspetto, uno su tutti il suo atteggiamento con le donne. All'inizio non si faceva corrompere da nessuna, poi negli anni ha dovuto cedere. Ma il suo carattere un po' ombroso, che sfugge alle luci dei riflettori, è rimasto tale. Quanto all'Italia non è molto cambiata, non mi sembra che abbia fatto grandi passi in avanti in questi anni».
Che effetto le fa rivedere in onda le repliche della fiction in tv?
«Ci rivediamo tutti più giovani e cambiati».
Tiziana Leone
 
 

Mondellolido News, 4.2011
Bravo chi legge. Letture di primavera
L'affermato e l'esordiente

Il frutto più recente dell'inarrestabile verve narrativa di Andrea Camilleri è una raccolta di novelle, Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta (Sellerio, 325 pagg., 14 €). Una gustosa "carrellata", come si direbbe oggi, di personaggi unificati dallo spazio temporale in cui agiscono, gli anni Trenta - Quaranta, e dal luogo in cui si muovono, una Vigàta d'altri tempi. Lo stesso autore ha definito la raccolta "una sorta di campionario di uomini e donne" e ci presenta ladri e onesti, nobili e plebei, comunisti e fascisti, traditi e traditori le cui storie si condensano tutte insieme in un'unica vicenda, in un ritratto a tutto tondo di un'Italia lontana, ma neanche tanto. Perché attraverso le vicende minime si forma la Storia e l'abilità di Camilleri sta proprio nel guardare agli eventi più im¬portanti con gli occhi della gente comune. […]
 
 

 


 
Last modified Monday, November, 20, 2017