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RASSEGNA STAMPA

FEBBRAIO 2011

 
Le Madonne (il bancarello), 1-15.2.2011
Un castelbuonese nell'ultimo libro di G. Savatteri

Si intitola "Strani nostrani" Storie di siciliani fuori dal comune - l'ultima pubblicazione del giornalista e scrittore Gaetano Savatteri, per la Novecento Edizioni.
Savatteri lo abbiamo conosciuto nell'estate 2009, in occasione della presentazione del suo libro "I ragazzi di Regalpetra" al Chiostro di San Francesco. Nel libro "Strani nostrani" lo scrittore parla di siciliani "ciascuno diverso dall'altro, ciascuno assolutamente unico" in una pittoresca galleria di personaggi a volte segnati dal filo della stranezza.
Tra i trentasei ritratti di siciliani fuori dal comune, figura il dottor Filippo Lupo (figlio del compianto prof. Totò), laureato in matematica e superesperto di informatica in un'azienda di telecomunicazioni nel palermitano.
Filippo Lupo "pratica le patrie lettere" ed è "'u Presidenti" del "Camilleri fans club". In contatto telematico con i fans dello scrittore Andrea Camilleri sparsi in tutto il mondo, dirige il "Tempio virtuale" e consiglia ai navigatori la rotta che punta diritta a Vigata.org. "'U Presidenti" conosce tutto su Camilleri: opere, linguaggio, abitudini ed altro. È davvero uno "strano".
Complimenti allo scrittore Gaetano Savatteri per la sua garbata ironia ed auguri ai suoi "Strani nostrani".
 
 

La Stampa, 1.2.2011
Intervista
Luca Zingaretti "Per fortuna non ero bello"
L'attore ora in "Sirena": "Non amo fare la "tinca" l'amoroso sempre in scena che non significa niente"

[…]
Con Montalbano deve essersi trovato benissimo visto che va avanti da anni.
«Ne ho fatti appena 18 episodi, solo che la Rai continua a trasmetterli e sembrano 700. A marzo ne andranno in onda quattro nuovi. Poi comincerà una serie con Montalbano da giovane. Dovrebbe esserci Michele Riondino a interpretarlo. Io me ne sono tirato fuori e non ne soffro».
[…]
Simonetta Robiony
 
 

La Nuova Sardegna, 2.2.2011
Così è l'homo berlusconensis
Dal volume di MicroMega «Berlusconismo e fascismo», arrivato in edicola in questi giorni, pubblichiamo un ampio stralcio del pezzo firmato da Andrea Camilleri: «Homo berlusconensis».

Io sono una vittima
di giudici comunisti come i signori Caselli e Violante, dichiarò Totò Riina imputato di una quarantina di omicidi e di diverse stragi.
Berlusconi è riuscito a convincere anche coloro che sono stati sempre tiepidi nei suoi riguardi d’essere oggetto di un’inaudita persecuzione giudiziaria da parte di una magistratura che egli usa definire con epiteti poco lusinghieri, addirittura offensivi. Secondo lui non c’è un magistrato, sia che operi in un semplice tribunale sia che appartenga alla Corte Costituzionale, che non sia politicizzato (le famose toghe rosse) e a lui avverso.
I fatti stanno diversamente, non solo non c’è persecuzione, ma talvolta anzi la giustizia è stata di manica larga con lui, ad esempio spostando le date di sentenze per non influire in modo sfavorevole su eventi politici.
Ora, com’è noto, l’Italia è il paese europeo dove si promuovono più cause civili e penali che altrove. In ogni processo, c’è chi viene assolto e chi viene condannato.
Ebbene, non c’è un condannato, uno solo, che non si proclami innocente e vittima di un’ingiustizia e che non consideri un persecutore il magistrato che l’ha condannato.
Attenzione però: anche chi ha subito una multa per sosta vietata o per aver fatto defecare il suo cane in un giardinetto riservato ai bambini si considera una vittima, un perseguitato.
Questo è un altro larghissimo tipo di homo berlusconensis per affinità elettiva.
Nelle quotidiane parole dell’Idolo contro la giustizia e i magistrati egli trova benefico nutrimento e il rancore che nutre gli si trasforma, dentro, in odio puro.
Se l’Idolo riuscisse a fare la tanto da lui sospirata riforma della giustizia, limitando al massimo l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, questo non basterebbe all’homo berlusconensis (e, per dirla tutta, non solo a lui, ma a tanti altri anche di parte avversa).
La vera riforma della giustizia per l’homo berlusconensis sarebbe dimissionare, esiliare, in carcerare buona parte dei magistrati.
E non è detto che non sia la stessa di quella che in cuor suo sogna l’Idolo.
Quia nominor leo
è un’altra estesa categoria alla quale appartengono coloro che praticano quella che potremmo chiamare la prepotenza aprioristica. Non una prepotenza suscitata da una particolare situazione transitoria, ma una prepotenza quotidiana, un sistema di vita.
Nella famosa favola il leone tiranneggia l’agnello solo perché si chiama leone. Non ha altra motivazione.
Alla stessa stregua, l’homo berlusconensis ha sempre davanti a sé l’esempio che gli viene dall’alto, vale a dire la mancanza di rispetto delle regole e il raggiungimento di certi risultati con la sopraffazione, la prepotenza, la prevaricazione.
A questo esempio l’homo berlusconensis si adegua con entusiasmo. Quia nominor berlusconensis.
Così il costruttore edile non osserverà le regole di sicurezza e gli incidenti sul lavoro aumenteranno, cresceranno gli incidenti stradali perché molti automobilisti si sentiranno autorizzati a non rispettare il codice della strada... P
aradossi?
Una variante molto praticata
è quella della prepotenza mutante. Un tempo, i borseggiatori, colti sul fatto, si facevano cogliere da finte crisi epilettiche. Così come i ladruncoli, sorpresi con le mani nel sacco, si tagliavano con la mezza lametta che tenevano nascosta in bocca e cominciavano a sputare sangue.
Da borseggiatori o ladruncoli che erano, cercavano di trasformarsi in povere vittime.
L’Idolo è abilissimo, quando non gli va in porto un’operazione prevaricatrice (vedi il bavaglio alla pubblicazione delle intercettazioni) oppure una qualche mirabolante promessa (vedi lo sgombero dei rifiuti a Napoli in tre giorni) a trasformarsi in semipiagnucolante vittima vuoi delle circostanze, vuoi della crisi globale, vuoi d’ipotetici complotti, vuoi d’alleati infedeli.
Mai una volta che riconosca un suo errore. Uno come lui è sempre circonfuso dalla luce della verità.
L’homo berlusconensis che alla guida di una Ferrari lanciata a trecento orari travolge e uccide un vecchietto, e se ne scappa senza prestar soccorso, dirà immancabilmente, quando verrà preso, di esserne stato vittima, perché il vecchietto camminava in modo troppo esitante. E troverà un tribunale che gli darà ragione.
L’impresario edile sosterrà, per difendersi dall’accusa d’aver fatto morire degli operai nel suo cantiere, d’essere vittima delle troppe leggi sulla sicurezza nel lavoro. E troverà un ministro che gli darà ragione.
Un boss mafioso d’altri tempi
usava dire che due cose erano certe nella vita, le tasse e la morte. Oggi come oggi, penso che si limiterebbe ad affermare che di certo c’è solo la morte.
L’ampiezza raggiunta dall’evasione fiscale in Italia negli ultimi anni è assolutamente sconosciuta e addirittura impensabile negli altri paesi europei.
Berlusconi a parole dice di volerla combattere, ma ben sapendo che la maggior parte dei grandi evasori fa parte del fenomeno dell’homo berlusconensis, in concreto l’aiuta.
Vedi ad esempio la trovata dello scudo fiscale, il rientro dei capitali illecitamente esportati col pagamento di una percentuale assolutamente ridicola. O le transazioni di favore, per cui l’evasore di tre miliardi di euro se la cava con una multa di tre milioni.
Recentemente Berlusconi ha avvertito gli italiani che la caduta del suo governo comporterebbe un altro governo, diverso dal suo, che farebbe rispettare il pagamento delle tasse.
«Questo sì che è un pericolo serio!», ha esclamato atterrito l’homo berlusconensis.
E allora alcuni deputati-zelig, con l’approvazione dei loro elettori, hanno salvato il governo evitando la sciagura.
Chi paga le tasse fino all’ultimo centesimo è considerato dall’homo berlusconensis come un fesso o un reietto.
Nel rovesciamento totale dei valori avvenuto nel nostro paese, chi paga le tasse è un individuo di cui non ci si può fidare.
Gli uomini onesti sono da evitare come la peste.
Andrea Camilleri
 
 

Live Sicilia, 2.2.2011
La fatwa di Centorrino

[…]
Commenti
[…]
Il professor Centorrino sembra iscriversi alla scuola di pensiero di Andrea Camilleri. La ragione la si legge in un brano contenuto ne “Il Venditore di pensieri” di Aldo Sarullo.
“Prova di nervi e d’amicizia anche sulla querelle Camilleri-Sciascia. Il confronto, per tante ragioni da lontano, è avvenuto pochi mesi or sono e ha messo in luce (ma non ce n’era bisogno) le loro diverse visioni del rapporto con la scrittura e quindi con il lettore. Andrea Camilleri ha accusato Leonardo Sciascia di avere dato a don Mariano, protagonista mafioso de “Il giorno della civetta”, caratteristiche idonee a suscitare l’ammirazione del lettore.
Don Mariano, infatti è molto mafioso, ma anche molto carismatico, un po’ filosofo, un po’ giusto. Ed agli occhi di Camilleri ciò porterebbe a riconoscerne aspetti ammirevoli. Ed è vero. Secondo Nirì (Andrea in agrigentino), come lo chiamava Sciascia per addolcire la freddezza con cui, raccontano, valutava i suoi manoscritti, Sciascia avrebbe dovuto tenere in maggior conto l’aspetto didattico, avrebbe dovuto esercitare la pedagogia del magister nei confronti del lettore. Sembra curiosa questa pretesa di atteggiamento dominante che Camilleri attribuisce alla funzione dello scrittore e, considerato che Sciascia raccontava verità anche se ricostruite, se ne deduce che a Camilleri la verità stia bene a condizione che non condizioni… Va da sé che parlare di verità condizionata o eventuale è la negazione dell’idea stessa di verità, ma contento Camilleri… Certo, ne discende una spiacevole considerazione: se Camilleri, così come avrebbe preteso che Sciascia fosse, è pedagogo nei confronti del lettore beh la sua credibilità crolla e, peggio, il suo appare come un anelito antimafia che però finisce incolpevolmente con il favorire la mafia poiché in parte la nasconde. Potremo divertirci leggendo i suoi romanzi, ma dovremo pensare che almeno in parte sono fantasia non realmente descrittiva di tutti i caratteri della società siciliana. e pensare che, in una intervista televisiva del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ad Enzo Biagi, il grande investigatore affermò che il personaggio di don Mariano gli ricordava il dottor Michele Navarra, il capo mafia di Corleone ucciso da Luciano Liggio.
E Michele Greco detto il papa, aveva meno carisma?
Silenzio, Camilleri ci ascolta.”
Anello (al naso)
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 2.2.2011
La Sicilia raccontata dallo sguardo degli scrittori
Paesaggi letterari

Qualcosa ruota attorno allo sguardo e intimamente ci suggerisce come osservare e che cosa vedere; perché il guardare implica oltre che un'azione, una trasformazione. Il modo infatti in cui la luce colpisce la nostra retina non è mai uguale e costante. È per questo - per fortuna - che non esiste un unico punto di vista. […] Raggruppare in un piccolo corpo antologico, la varietà dell'esperienza estetica di visioni urbane, rurali, marine nella nostra isola, è stato il compito svolto da un team della Biblioteca Centrale della Regione siciliana. Nel volumetto dal titolo "Paesaggi letterari siciliani", realizzato in occasione del Salone del libro di Torino, sono stati inclusi tutti quei brani di opere in cui si è reso visibile l'invisibile, ovvero: l'immagine letteraria della Sicilia. Una costruzione corale d'impressioni, ricordi, esperienze, riflessioni, che dal Novecento sino al Duemila hanno dato corpo alla fisionomia del nostro territorio. Leggendolo saremmo portati a chiederci: quanti scenari racchiude in sé la Sicilia? Quanti palazzi e quanti luoghi fanno da spola tra natura e cultura, fra città e campagna? […] O ancora Camilleri ne "La vampa d'agosto": «Era una zona quasi mancante d'arboli e di piante, arsa dal soli. Ma quanno s'arrivava al villino, ch'era situato in cima a una specie di granni muntarozzo, la vista di colpo cangiava. Una billizza! Sutta a dritta e a manca, c'era la spiaggia d'oro, punteggiata da qualichi raro ombrellone e davanti un mare chiaro, aperto, accogliente». […]
Valeria Ferrante
 
 

Angri.info, 2.2.2011
Firma contro Berlusconi, Ioamoangri aderisce all’appello
Domenica 6 febbraio raccolta di firme in Piazza Doria
INVITIAMO TUTTI A FIRMARE CONTRO BERLUSCONI
IL PD DI ANGRI DOMENICA 6 FEBBRAIO IN PIAZZA RACCOGLIERA' LE FIRME
NOI DI IOAMOANGRI FIRMEREMO E CI AUGURIAMO CHE I DEMOCRATICI VERI LO FACCIANO ANCHE LORO.
Ecco alcuni tra i firmatari:
Dal mondo della cultura e dello spettacolo sono arrivate le firme di solidarietà, fra le altre, di […] Andrea Camilleri, […].
ioamoangri
[Non risulta che Camilleri, benché concorde con l’appello, lo abbia effettivamente firmato, NdCFC]
 
 

3.2.2011
Camilleri e i suoi lettori

Si terrà giovedì 8 e venerdì 9 marzo 2011 all'Auditorium di Roma il convegno organizzato dalla Casa Editrice Sellerio.
Il convegno sarà strutturato, nelle due giornate, in due sessioni: una pomeridiana e una serale.
In uno dei due pomeriggi ci sarà un incontro tra Andrea Camilleri e alcuni suoi lettori. I partecipanti saranno scelti tra chi avrà inviato le migliori recensioni di opere di Camilleri alla rubrica You book di Fahrenheit, la trasmissione di Rai Radiotre. Per partecipare alla selezione bisogna registrare una audio recensione telefonando al numero (+39)063724737.
 
 

Ffwebmagazine, 3.2.2011
Il primo libro-intervista dello scrittore, che a 85 anni ha ancora molto da dire
Camilleri: «Vogliono tenere basso il livello culturale degli italiani»
Andrea Camilleri e Francesco De Filippo, Questo mondo un po' sgualcito, Infinito edizioni, pp.128, euro 12,00

«La verità è che c’è la volontà di tenere basso il livello della cultura degli italiani, perché la cultura è pericolosa». No, non chiamatelo solo il papà del commissario Montalbano, né tantomeno il grillo parlante che si rivolge a tutti, anche a chi forse proprio non se lo meriterebbe. Il saggio Andrea Camilleri, il conversatore siciliano che stimola alla diuresi della mente, quel suono gutturale così pregnante, ebbene quello scrittore e uomo dall’immenso bagaglio culturale che si è onorato dell’amicizia sincera e intellettualmente onesta con Giano Accame, ha dovuto attendere più di diciassette lustri per un libro-intervista. Per essere invitato a esprimere pareri, sensazioni, analisi, valutazioni sul mondo globalizzato e globalizzante che ci circonda, e che ci ha circondati. Al di là delle belle pagine che ne sono seguite, è forse questa la critica da fare: si poteva editarlo prima Questo mondo un po’ sgualcito?
E non per il vezzo di pensatori e affini di smontare, dall’interno, idee e fatti per il solo gusto del farlo, ma perché Camilleri abbraccia idealmente un secolo, d’Italia, d’Europa e del mondo, e in poco meno di centocinquanta pagine offre una panoramica secca ed efficace. Di ciò che si è fatto, del come, del quando, del perché. Ma soprattutto invita i neuroni ad un metodo di analisi, ad un vero e proprio allenamento al ragionare, prassi troppo spesso svilita da altri volumetti e pagine di giornali mai troppo redarguite. Il libro intervista di Francesco De Filippo è leggero ma ficcante. Perché dà voce ad uno spirito libero mai barricadiero, sempre cordiale e rispettoso dei punti di vista, che scava in quella giostra che anima il dibattito culturale o sottoculturale italiano degli ultimi anni. E lo fa partendo da lontano, intrecciando il terzo mondo al ruolo debole che ha l’Europa, le politiche americane ai riflessi italiani, la scomparsa della maturazione e della gavetta nelle carriere, a certe chiusure mentali che danneggiano i cittadini e il Paese.
Stupisce, in positivo, la freschezza di Camilleri, ben presente in tutte le pagine. Sia che si discuta di politica che di letteratura, a dimostrare una vivacità curiosa e disponibile, che rafforza se possibile quell’urgenza di saggezza e di conoscenza che la società italiana accusa. “Il pensiero come frutto della riflessione- dice- dunque del tempo, la grande risorsa mancante”. La fretta, i ritmi, la pigrizia di porsi domande, di interpretare in chiave analitica le risposte. Di dubitarne, di alzare un dito, di chiedere, di controdedurre, di proporre. Ecco il senso del libro, approfittare egoisticamente di un imponente bagaglio culturale e di idee per stimolare i giovani alla formazione, e gli adulti (magari amministratori e politici) a compiere un’inversione di tendenza, perché no, una rivoluzione politico-culturale. Stroncando sul nascere le storture strumentali, approfondendo temi e dati prima di pontificare sui media, ragionando con logica e senza pregiudizi sui problemi e al fine di individuare soluzioni valide, non placebo della durata di un attimo.
Camilleri passa dalle criticità del capitalismo corsaro (dove non c’è solo “il pesce grande che mangia il piccolo, ma potrebbe mancare addirittura l’acqua nella quale entrambi nuotano”) alla devastazione delle risorse umane della terra, con un’abitudine spocchiosa allo spreco, in tutte le direzioni. Sul welfare state evidenzia che “quando c’era il cosiddetto capitalismo illuminato, i grandi magnati si rendevano conto che tale situazione poteva rivolgersi contro di loro. Oggi invece il capitalismo è spietato, arriva sfruttare persino la morte”. Un vademecum di coordinate storico-culturali, un paio di occhiali che Camilleri offre ai lettori per osservare fatti e vicende. Come quando della politica sottolinea che se “non è più sorretta da un’idea si riduce semplicemente al modo di gestire la cosa pubblica: non un gran danno, ma neanche un gran bene”. Essa all’indomani del crollo delle ideologie tende a ridursi sempre più a “consiglio di amministrazione: il contatto che i politici hanno con la gente è rappresentato dal mezzo e non più dall’idea”. Giungendo all’assioma che la politica non è svilita solo perché diventata “politica spettacolo, è che la politica che è svilita in sé”. Molto stimolante il capitolo “Fratelli d’Italia” con un’intera generazione passata dalle macerie socio-economiche della guerra, allo stordimento del benessere, come quei “matrimoni che non reggono di fronte all’improvvisa ricchezza della coppia, e scoppiano”. E cita Il Sorpasso di Dino Risi che sembra un storia di automobili, e che invece “è la storia dell’Italia, la storia di una mentalità italiana che si genera in quegli anni, e che oggi è rappresentata dai motorini”.
E arrivando infine all’invito rivolto da Camilleri a tutti, cittadini, amministratori, osservatori: “Ritengo che l’Italia sia un Paese che va ricivilizzato a partire dalle asticelle a scuola. Sono venute a mancare le regole elementari. C’è l’analfabetismo dell’apprendere e l’analfabetismo della democrazia che aumenta. È sempre così: il danno prodotto da governi corrotti prosegue oltre la durata del governo stesso; occorrono anni per riprendersi”. Come dire, datevi da fare. E in fretta.
Francesco De Palo
 
 

Corriere di Ragusa, 3.2.2011
Santa Croce Camerina: incontro tra il sindaco e il regista della nuova fiction
Montalbano sono! Il commissario da giovane
Salvo Montalbano sarà interpretato da Michele Riondino

Il sindaco Lucio Schembari ha ricevuto al Comune la visita del regista Gianluca Tavarelli che sostituirà Alberto Sironi nella direzione della nuova serie di puntate del «Commissario Montalbano». Il primo cittadino ha ricevuto il nuovo regista della ormai famosa fiction televisiva assieme allo scenografo Luciano Riccieri che, insieme, hanno confermato al primo cittadino santacrocese non solo di girare le riprese nei luoghi tradizionali di Punta Secca e dintorni ma anche in alcuni nuovi siti non utilizzati fino adesso fra cui la sala del consiglio comunale, lo studio del sindaco e una abitazione del centro storico cittadino che si affaccia proprio sulla piazza principale e che permetterà per la prima volta di poter inquadrare la Chiesa madre.
Il sindaco Schembari si è detto soddisfatto delle scelte confermate dai registi e ha dato la massima disponibilità dell’amministrazione comunale per l’effettuazione delle riprese. Le riprese infatti inizieranno il prossimo 21 febbraio per realizzare sei puntate del «Commissario Montalbano» che quest’anno non vedranno la partecipazione di Luca Zingaretti in quanto gli episodi riguarderanno la vita da giovane del commissario. Salvo Montalbano sarà infatti interpretato da Michele Riondino.
Federico Dipasquale
 
 

ANSA, 4.2.2011
Portale Legalità
Legalità: in concorso per alunni elementari in Sicilia

Caltanissetta – “Disegna la Legalità” è questo il titolo di un concorso indetto dalla Camera di Commercio di Caltanissetta riservato a tutti gli alunni delle scuole elementari della Sicilia. Scopo dell'iniziativa è quello di educare i bambini alla cultura della legalità “attraverso il linguaggio delle immagini, quale espressione della fantasia con messaggi grafici autentici di significato più chiaro e preciso rispetto all'espressione verbale”. Saranno coinvolti i 400 comuni dell'isola per un totale di oltre mille scuole elementari. Gli elaborati, che perverranno alla Camera di Commercio di Caltanissetta, saranno esaminati da una commissione composta dal presidente della Camera di Commercio Antonello Montante, un rappresentante della magistratura, il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia e lo scrittore Andrea Camilleri. I migliori 12 disegni diventeranno un calendario, mentre molti altri illustreranno le pagine di un diario. “In tal modo, il messaggio di legalità - afferma una nota - non avrà durata istantanea, avrà bensì un effetto prolungato nel tempo. Il progetto è stato deliberato dalla giunta camerale che ha improntato la propria attività ad una linea di rigorosa affermazione dei principi di legalità”. “Disegnare la legalità - afferma Antonello Montante - , oltre che ad orientare l'attenzione degli alunni delle scuole verso l'importanza della legalità, quale sinonimo di normalità, è un ulteriore sostegno a quegli imprenditori che pubblicamente hanno rifiutato di pagare il pizzo, denunciando gli estorsori e quanti altri opprimono l'esercizio della libera attività economica”.
 
 

Gazzetta del Sud, 4.2.2011
Mafia, una storia comparata
Ecco come ne hanno parlato la letteratura, il giornalismo e il cinema

Esistono i manuali, le inchieste, i pamphlet, i resoconti sulla "mafiosità sicula"; ma in pochi, anche tra gli autorevoli studiosi della tematica specifica, si sono finora interrogati in merito alla reale incidenza dei modelli interpretativi del fenomeno sul divenire culturale, ampiamente inteso nella sua dialettica con i contesti territoriali e geografici. Tanto nella società attuale, caratterizzata da una costante dilatazione delle possibilità comunicative e quindi delle indagini conoscitive, tanto in quella dei decenni e dei secoli trascorsi, al contrario ristretta tra i limiti angusti degli àmbiti intellettuali d'élite, e quindi della spesso acritica trasmissione delle idee.
A colmare una tale lacuna, che finisce anche per penalizzare l'immagine stessa dell'isola nella sua ingiusta e frettolosa identificazione in una generica e diffusa "devianza organizzata", provvede ora un documentato e articolato studio di Lucrezia Lorenzini, arricchito dai contributi di alcuni specialisti della materia, professionalmente coinvolti e intellettualmente impegnati. Il volume sulle "Possibilità conoscitive del fenomeno mafia in Sicilia nella letteratura e nelle relazioni Stato-società" (Rubbettino, 226 pagine, 20 euro) si avvale infatti delle collaborazioni, sotto forma d'intervista, del prefetto Giosuè Marino, già Commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, del magistrato Giuseppe Verzera, sostituto procuratore della Repubblica alla Direzione distrettuale antimafia di Messina, e dell'assessore regionale all'istruzione e alla formazione professionale, Mario Centorrino. E dei contributi in forma di saggio del giornalista Nuccio Anselmo, segretario dell'Ordine regionale di Sicilia, della docente universitaria Amelia Ioli Gigante, dello storico della Chiesa Francesco Michele Stabile, e dello storico del cinema Francesco Gulletta.
[…]
Ci sono tutti: dagli autori meno conosciuti, […] a coloro che incarnano da tempo la passione civile dell'isola in aperto contrasto con le offensive sociali della criminalità organizzata. […] E poi il lento avvicinarsi alle denunce esplicite del secondo dopoguerra, i capolavori di Sciascia, ma anche la dialettica tra i piani narrativi della rappresentazione del fenomeno, a partire da Camilleri, scrittore siciliano di maggior successo editoriale.
[…]
Francesco Bonardelli
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 5.2.2011
L'appello
Il manager del Civico cerchiamolo al Nord
Proposta al presidente della Regione e all'assessore alla Salute. Tra i firmatari: Maraini, Battiato e Camilleri

La nomina del nuovo direttore generale dell'ospedale Civico di Palermo costituisce un'occasione per dare un segnale di cambiamento. E' indispensabile che alla guida del più grande ospedale siciliano venga messo un manager in grado di rassicurare tutti sulla sua distanza dalla politica. Un uomo o una donna non riconducibile né a un partito né a un potente. Qualcuno che non possa neppure lontanamente essere sospettato di rispondere a logiche che non siano quelle dell'efficienza e della buona amministrazione.
Proprio per questo chiediamo al presidente della Regione e all'assessore alla Salute che per una volta - per questa volta - la scelta cada su un manager di provata esperienza che provenga da un'altra regione, una di quelle in cui la sanità pubblica funziona in modo esemplare. Sappiamo benissimo che in Sicilia e tra i siciliani non mancano le professionalità adeguate. Ma riteniamo che in questo momento sia fondamentale dare un chiaro segnale di rottura con i metodi del passato, se la Regione vuole davvero voltare pagina.
Hanno già firmato:
Fulvio Abbate, Roberto Alajmo, Giuseppe Ayala, Franco Battiato, Federico Butera, Andrea Camilleri, Pino Caruso, Amelia Crisantino, Giovanni Fiandaca, Salvo Ficarra, Franco La Cecla, Ivan Lo Bello, Dacia Maraini, Santo Piazzese, Valentino Picone, Gianni Puglisi, Gea Schirò, Enzo Sellerio
 
 

Trentino, 5.2.2011
Camilleri porta fortuna alla Igf
La legatoria di Aldeno lavora 21 milioni di volumi e dice addio alla crisi

Trento. Per quanto riguarda la Igf, la trentenne legatoria di Aldeno che con Legoprint di Lavis è la più importante azienda di rilegatura di libri di alta qualità, la notizia è molto semplice. Facendo i debiti scongiuri, cioè, "la crisi è superata". In seconda battuta: la casa editrice Sellerio per la rilegatura dei suoi libri adesso si affida totalmente ad Aldeno.
Dice il direttore di stabilimento Roberto D'Adamio: « […] Sono 21 milioni le copie di libri confezionati di cui un terzo è "cartonato" ovvero ha la copertina rigida. I clienti più importanti? […] Importante poi, e non solo per numero di copie di libri lavorate, è la casa editrice palermitana Sellerio che l'anno scorso ne ha prodotti oltre due milioni. D'altra parte, con il successo che da molto tempo hanno Andrea Camilleri, Gianrico Carofiglio, la Bartlett e da poco tempo quel toscanaccio di Marco Malvaldi, giovanissimo, praticamente una sorta di "delfino" dello scrittore siciliano, è facile intuire che le cose tornino ad andare bene. Si pensi che dell'ultimo libro di Andrea Camilleri, "Sorriso di Angelica", finora sono state confezionate 550.000 copie, mentre Malvaldi, in uscita con il nuovo libro "Odore di chiuso", è stato recentemente ristampato in oltre 100.000 copie. I manoscritti vengono scelti a Palermo dove vengono impaginati, vanno a Sesto San Giovanni per la stampa e quindi arrivano a noi ad Aldeno. […]».
Giorgio Dal Bosco
 
 

Il Tirreno, 6.2.2011
Artusi detective da primato

Pisa. Davanti alla buona tavola, l’Italia si desta sempre. Così, nell’anno delle celebrazioni del 150º dell’Unità, due ingredienti come la cucina e il giallo, amatissimi dai palati letterari nostrani (basta scorrere le classifiche di vendita dei libri) si incontrano nel nuovo romanzo del pisano Marco Malvaldi, “Odore di chiuso”, edito da Sellerio, che in brevissimo tempo è già diventato un successo ed è al primo posto nelle classifiche di vendita in Toscana.
Anche perchè uno dei protagonisti di questo giallo ottocentesco è Pellegrino Artusi, unificatore del patrio ricettario e del palato nazionale, dalle Alpi alla Sicilia. Il suo testo sacro, “La scienza in cucina e l’arte del mangiar bene” usciva nel 1891, mentre proprio un secolo fa, nel 1911, l’Artusi lasciava le sue robuste spoglie mortali. Doppia celebrazione quindi: Unità risorgimentale e ricorrenza artusiana, celebrate originalmente da un giallo ironico, culinario e sanguinario ma piacevolissimo, scritto da un “Camilleri in salsa toscana” come pare a Malvaldi piaccia essere definito. L’elemento in comune con Camilleri c’è: è la critica alla decadenza di una classe dominante affondata nei suoi privilegi, che sia la buona borghesia siciliana o la vecchia nobiltà ottocentesca che Malvaldi mette in pagina.
[…]
 
 

7.2.2011
I 4 nuovi episodi del Commissario Montalbano andranno in onda a metà marzo.
 
 

ProgettArte, 7.2.2011
Modena, torna il festival “Buk” con 100 editori piccoli e medi
La quarta edizione al Foro Boario il 19 e il 20 febbraio. Tra le 60 iniziative collaterali l’intervento di Camilleri, una conferenza scenica sull’ecologia e un concorso per giovani.

Sabato 19 e domenica 20 febbraio, dalle 9.30 alle 19.30 a orario continuato e a ingresso libero, ritorna al Foro Boario “Buk” il Festival della piccola e media editoria, organizzato dall’associazione culturale ProgettArte presieduta da Francesco Zarzana, in collaborazione con il Comune di Modena.
[…]
Tra le iniziative in programma, la presentazione del nuovo libro di Andrea Camilleri scritto con Francesco De Filippo e pubblicato da un piccolo editore. Lo scrittore siciliano interverrà sabato pomeriggio in collegamento telefonico.
[…]
 
 

Percorsi Palermo, 7.2.2011
Al Politeama Garibaldi omaggio ai più piccoli con “Magaria” di Camilleri

«Alla picciridda,che si chiamava Lullina e manco aveva sei anni, piaceva assai camminare campagna campagna col nonno che le spiegava tante cose, per esempio che le nuvole erano fatte di panna montata e che le foglie una volta erano blu ma erano diventate verdi d’invidia per i colori dell’arcobaleno. Oppure le raccontava favole inventate apposta per lei. Come questa».
Inconfondibile, è Andrea Camilleri. Stavolta senza gialli e commissari, ma in versione fiabesca, per voce recitante e per la prima volta in Sicilia con un’orchestra di 68 bambini, quelli dell’Orchestra Leonardo Da Vinci di Palermo. Magaria (ossia “Magia”) nasce nel 2001 da un divertente testo/monologo che ha suggerito al compositore Marco Betta di realizzare “una piccola opera di teatro letterario della mente nella quale i personaggi sono evocati dagli strumenti dell’orchestra”. E così, se l’arguto romanziere immagina parole magiche che fanno scomparire e riapparire chi le pronuncia, Betta crea una partitura in cui gli strumenti musicali corrispondono ai vari personaggi: il Nonno è un violoncello, Lullina è un violino, il Maresciallo è una tromba. La musica diventa quindi una sorta di testo parallelo, di riflesso sonoro della narrazione. Una favola gustosa dai risvolti noir, per l’occasione narrata da Ernesto Maria Ponte, arricchita da vari colpi di scena, dalla musicalità del dialetto siciliano e dal classico “e vissero felici e contenti”. Magaria – racconta Marco Betta - è una fiaba musicale per voce recitante e orchestra. Dalle sensazioni della lettura è nata la musica, una piccola opera di teatro letterario della mente nella quale i personaggi sono evocati a tratti dagli strumenti dell’orchestra. Lullina è il violino, il nonno il violoncello, il nano è il fagotto, il grillo è le viole, la balena la tuba, l’usignolo è il flauto, il Maresciallo dei Carabinieri la tromba e così via. La musica diventa una sorta di testo parallelo, un’ombra sonora della lettura, ciò che rimane nella mente quando i concetti si susseguono l’uno dietro l’altro come onde di pensieri. La parte narrativa si può sintetizzare come apparizione, incantesimo e magia, la parte sonora è rappresentata da linee immaginarie, di orizzonte, di cielo, di nuvole, tracce melodiche che delimitano il confine tra l’immaginazione della parola ed il suo divenire suono. Nella versione appositamente realizzata per gli Amici della Musica di Palermo con la regia di Alfio Scuderi in collaborazione con Riccardo Scilipoti che ha tradotto la partitura originale, l’opera verrà eseguita da bambini e ragazzi dell’Orchestra Leonardo da Vinci curata da Andrea Anselmi. Credo che sia un privilegio potere lavorare con musicisti giovanissimi, durante le prove, intense e piene di emozione, mi sono sentito arricchito. Meravigliosamente ho riascoltato testo e musica con l’energia che avevo immaginato durante la composizione, parole e suoni che volano insieme con nuove splendide ali. Lo spettacolo verrà preceduto dall’esecuzione della cosiddetta “Sinfonia dei giocattoli”, breve e divertente composizione del Classicismo viennese che a seconda dei casi viene attribuita al padre di Mozart o addirittura a Franz Joseph Haydn. L’esecuzione prevede la partecipazione di un piccolo ensemble di strumenti ad arco ai quali si aggiungeranno in seguito i bambini, per dare il via alla fiaba.
Daniela
 
 

Live Sicilia, 7.2.2011
La prima di Magaria in Sicilia

Arriva al Politeama Garibaldi di Palermo per Amici della Musica la Magaria, “piccola opera di teatro letterario della mente nella quale i personaggi sono evocati dagli strumenti dell’orchestra”. Scritta dal maestro Andrea Camilleri, arriva in Sicilia per la prima volta e viene rappresentata non soltanto attraverso il racconto di Ernesto Maria Ponte (nel ruolo del nonno), ma anche con un ‘ensemble’ di 68 elementi bambini, quelli della scuola media statale Leonardo Da Vinci di Palermo.
Molte le prime volte all’interno del progetto: per la prima volta si vede sulla scena un’orchestra di così tanti elementi solo ed esclusivamente di bimbi, oltre al coinvolgimento degli studenti del Liceo Artistico “Eustachio Catalano” di Palermo per gli elementi scenici; per la prima volta Magaria, dopo il debutto a Ravenna di qualche anno fa, arriva in Sicilia, con grande gioia del Maestro Camilleri che da anni è legato da forte amicizia all’Associazione Siciliana Amici della Musica.
Il debutto è previsto per domenica 13 febbraio alle 11.30 (con repliche per le scuole lunedì 14 febbraio 2011). La regia è di Alfio Scuderi: saranno proprio i bambini ad occupare simbolicamente il teatro e il palcoscenico, cacciando via gli adulti e difendendo, con la semplicità propria dei più piccoli, l’arte e la musica. Le musiche sono di Marco Betta: Credo che sia un privilegio potere lavorare con musicisti giovanissimi, durante le prove, intense e piene di emozione, mi sono sentito arricchito.
 
 

AmoreTravelGuides, 7.2.2011
Andrea Camilleri Brings Back Inspector Montalbano in The Track of Sand

Andrea Camilleri starts the Track of Sand with the brutal killing of a horse just off Inspector Montalbano’s veranda. As he and his eccentric team of policemen are inspecting the crime the body of the animal disappears. It is unclear to the Inspector and the reader if the horse belongs to a stunning Roman equestrian, Rachele, or one of the leaders of the local mafia. Rachele shows up at the Vigata police station to report the missing horse and thus is started a complicated and often humorous relationship between herself and the Inspector.
The reader learns that as Inspector Montalbano enters his 56th year his eyesight is fading, he is becoming more forgetful and his relationship with long time love, Livia, is causing him to lose sleep. Also, affecting his sleep is a series of odd and oddly realistic dreams. Could they help him solve the crime at the center of this mystery or are they a glimpse into his future? The Inspector’s Swedish friend Ingrid makes more than one appearance in Track of Sand and more than one bottle of whiskey is drunk in her company.
In this fun and entertaining book Montalbano continues his pursuit of a good meal. One of the best parts of this novel is a description of a truly atrocious dinner Montalbano is forced to attend. The Inspector makes up for one bad meal with trips to Enzo’s and meals prepared by his cook and housekeeper Adelina. Adelina continues to make the Inspector delicious dinners of caponata (a typical Sicilian dish made with eggplant) most often accompanied by a fresh fish such as mullets. She also leaves his refrigerator full of green olives, black passuluna olives, caciocavallo cheese and anchovies. Just once I would like to look in my refrigerator and see what Montalbano sees.
One of the many things I enjoy about Camilleri’s books is his references to local issues, politics and culture. At one point he refers to a book titled “The Milanese Kill on Saturdays” the idea being that the Milanese kill on Saturday’s because they are too busy working the other days of the week. Montalbano says there could be a book that is called “The Sicilians Don’t Kill on Sundays” because they go to morning Mass with the whole family, then go pay a visit to the grandparents, where they stay for lunch; in the afternoon they watch the match on television and, in the evening, again with the whole family they go out for ice cream. Where would they find time to kill anyone on Sundays? Sounds like a nice way to spend a Sunday, doesn’t it?
From Publisher’s Weekly
At the start of bestseller Camilleri's robust 12th Inspector Montalbano mystery (after 2009's The Wings of the Sphinx), the Sicilian inspector looks out his window and sees the carcass of a horse on the beach. The animal, he discovers, has been bludgeoned to death. As he turns his back to phone in the crime, the horse vanishes, leaving a track in the sand. Was the horse slaughtered for its meat by illegal immigrants? Is someone trying to send a message to the owner? Or is the Mafia edging its way into the racing industry? The repeated vandalizing of Montalbano's home and a Mafia thug's murder complicate the investigation. The street-smart inspector takes a broadly comic trip to the racetrack in an effort to link all these events together. While convoluted plotting and byzantine complexities distract, Montalbano uses some creative chicanery and tweaking of the law to provide a dramatic and satisfying conclusion.
Jackie Willey
 
 

Edizioni Ambiente
Martedì 8 febbraio 2011, ore 18
Feltrinelli Galleria Colonna, piazza Colonna 31/35, Roma
Presentazione del romanzo La rivoluzione delle api di Serge Quadruppani
interviene Andrea Camilleri

«Quadruppani è autore che sorprende, scuote, commuove con romanzi perfetti, li divori e li richiudi stordito, lasciano macchie sul cuore» Wu Ming 1
il libro:
Traduzione dal francese di Maruzza Loria
collana: VerdeNero Romanzi
pag. 176; euro 15,00
ISBN 978-88-96238-64-6
Una serie di misteriosi assassini sconvolge la tranquillità di Val Pellice: che cosa si nasconde dietro la poco chiara attività della Sacropiano, multinazionale dell'agro-alimentare? Quali esperimenti conduce nei suoi laboratori?
Ma soprattutto: dove sono finite le api?
In questo romanzo farsesco e tragico, Quadruppani lega l'indagine poliziesca alla deriva politico-sociale in cui versa il nostro Paese.
l'autore:
Serge Quadruppani, scrittore francese, vive tra Roma e Parigi, dove dirige una collana della casa editrice Metailié dedicata al noir italiano. Tra i suoi romanzi tradotti in Italia ricordiamo: L¹assassina di Belleville, La breve estate dei colchici, La notte di Babbo Natale, pubblicati nei Gialli Mondadori. Per Marsilio sono usciti In fondo agli occhi del gatto (2007), Y (2008) e Rue de la Cloche (2009). Ha collaborato con diversi quotidani e riviste, tra cui Il Secolo XIX, la Repubblica, il manifesto, L¹Unità, Le Monde diplomatique e il settimanale satirico Siné Hebdo, che ha ospitato il romanzo-feuilleton Le furiose (DeriveApprodi, 2010).
Ufficio Stampa Edizioni Ambiente
 
 

L’angolo nero, 8.2.2011
Serge Quadruppani, Andrea Camilleri e le api

(foto L'angolo nero)

Presentazione romana alla Feltrinelli Colonna per l'ultimo romanzo di Serge Quadruppani, La rivoluzione delle api, uscito nella collana VerdeNero che, come noto, unisce il noir e il tema ambientale. Il presentatore d'eccezione è Andrea Camilleri, di cui Quadruppani è il traduttore in francese. Camilleri ha ben studiato il romanzo di Quadruppani e ne parla diffusamente, sia dal punto di vista della trama che dello stile che dei temi trattati.
Dette da un altro avrebbero scatenato il dibattito, ma in bocca al Maestro certe parole assumono tutto un altro sapore: il crimine contro l'ambiente è un crimine contro l'umanità. E, meglio ancora, oggi il romanzo poliziesco è l'unico che si occupa dei problemi del nostro tempo, della realtà più o meno drammatica nella quale viviamo. Il romanzo di Quadruppani si muove in questa linea: propone un problema e, finito il romanzo, il problema rimane e ci si continua a pensare sopra.
Siamo dunque in Val Pellice, tra i monti, dove il commissario Simona Tavianello e il marito Marco vanno in vacanza. Si fermano per acquistare il miele presso un apicoltore locale e invece si imbattono in un cadavere, quello dell'ingegner Bertolazzi, rappresentante di una multinazionale alla quale gli apicoltori contestano la "sindrome da disgregamento" delle colonie di api locali, cioè la misteriosa sparizione delle api. E poiché l'omicidio è stato compiuto con la sua pistola d'ordinanza, al commissario Tavianello non resta che indagare.
Tavianello è un nuovo personaggio di cui mi sono innamorato, dice Quadruppani, perché è un'antivelina. È una donna intorno ai 50 anni un po' sovrappeso e molto affascinante perché, pur non essendo conforme al canone dominante, è una donna che ama la vita, il mangiare, il sesso. Il personaggio mi è piaciuto e l'ho usato anche per il prossimo romanzo, ambientato tra l'Italia e la Francia, che uscirà prossimamente per Einaudi.
Omaggio commosso di Quadruppani a Camilleri: in La rivoluzione delle api c'è il dottor Pasquano che, grazie all'aria di montagna, ha anche placato il pessimo umore che lo contraddistingueva a Vigata. Nel prossimo romanzo è previsto addirittura un cameo - autorizzato - dello stesso Camilleri.
Postilla di Camilleri sul romanzo di Quadruppani: WuMing 1 dice che i romanzi di Quadruppani lasciano macchie sul cuore. Questo no. Questo lascia macchie sulle nostre coscienze.
Infine, a una specifica domanda (mia), entrambi toccano l'argomento rogodilibri. Uno firmatario dell'appello per Battisti, l'altro no, entrambi concordi sull'inutilità delle liste di proscrizione e la pochezza di chi le propone. La lettura non è imposta, ma i libri devono esserci, a disposizione di chi voglia fruirne.
Alessandra Buccheri
 
 

Intoscana.it, 8.2.2011
Staino, Pelù, Ovadia: 36 ore contro i tagli alla cultura
Al Teatro Puccini di Firenze l'11 e 12 febbraio una maratona no-stop di artisti: anche Michela Murgia, Paolo Hendel e messaggio video di Camilleri

Moni Ovadia, Piero Pelù, Paolo Hendel, Michela Murgia, Sergio Givone, Sandra Bonsanti e Andea Camilleri in collegamento video: sono questi gli ospiti illustri di 'Per la cultura riflessioni/sfoghi/incazzature/proposte', la maratona di due giorni in programma l'11 e il 12 febbraio al teatro Puccini di Firenze contro 'i tagli indiscriminati e gli sprechi tollerati' e per 'un rapporto trasparente con le istituzioni'.
Le due giornate saranno trasmesse in diretta streaming su Intoscana.it.
Al Puccini ci saranno numerosi rappresentanti di associazioni, fondazioni e istituzioni culturali da tutta la Toscana, previsti oltre 80 interventi: una no stop di 36 ore, dalle 15 di venerdì alle 24 di sabato.
[...]
 
 

Corriere Fiorentino, 8.2.2011
Cultura
Martini attacca Florens 2010 «I soldi? Sono stati buttati via»
La dura presa di posizione dell'ex presidente della regione arriva durante la presentazione dell'iniziativa «Per la cultura» al teatro Puccini

[…]
La denuncia dell’ex presidente della Regione arriva nel corso della presentazione dell’iniziativa “Per la cultura” organizzata dall’associazione “Quelli del Puccini”, volta a sensibilizzare il grande pubblico sulla questione dei tagli alla cultura ed esprimere il disagio di un mondo che, come sottolineato nella stessa lettera di presentazione della manifestazione, “vive principalmente o in buona parte di sostegni pubblici”. In pratica una no-stop di 36 ore per dire basta all’idea che con la cultura non si mangi.
L’iniziativa, promossa dalla stessa associazione della quale fa parte anche il vignettista Sergio Staino in collaborazione con Coop-Unicoop, Teatro Puccini ed, eccezionalmente, con la Fondazione Mps, inizierà venerdì pomeriggio e si protrarrà fino alla fine del giorno successivo, in un susseguirsi di un totale di circa 80 interventi, intervallati da una serie di parentesi a carattere spettacolare, «sia per alleggerire un programma molto denso, sia per dare un concreto segnale di solidarietà che tocca nel profondo anche gli stessi artisti». Che la situazione sia particolarmente critica, lo si evidenza attraverso il nome stesso scelto per l’iniziativa. «Per la cultura. Riflessioni, sfoghi, incazzature, proposte».
[…]
All’iniziativa parteciperanno fra gli altri Moni Ovadia, Piero Pelù, Paolo Hendel, Michele Murgia, Sergio Givone e Sandra Bonsanti, ed è previsto inoltre un contributo video preparato dallo scrittore Andrea Camilleri, da tempo impegnato nei movimenti di protesta ai tagli del governo e autore dell’ormai celebre intervento a sostegno che “con la cultura si mangia eccome”.
[…]
Andrea Filetti
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 8.2.2011
Montalbano torna giovane con il volto di Riondino

Ragusa - Un nuovo Montalbano in tv. Non più col collaudato volto di Luca Zingaretti e la regia di Alberto Sironi ma una nuova serie televisiva che fa un salto indietro nel tempo. I sei nuovi episodi prodotti dalla Palomar racconteranno, infatti, Montalbano da giovane, alle prese con le prime indagini e con l'avvio della carriera prima di diventare il commissario di Vigata.
Ad interpretare il commissario "ringiovanito" sarà l'attore trentunenne di Taranto, Michele Riondino. Un attore collaudato anche nell'abito poliziesco per aver partecipato per tre stagioni di fila alla serie tv "Distretto di polizia". Nella Sicilia di Montalbano, ha da poco finito di girare "Il segreto dell'acqua" di Renato De Maria. Un titolo alla Camilleri per una detective story.
Cambia anche il regista. A prendere il posto di Alberto Sironi arriva Gianluca Maria Tavarelli, regista della fiction tv "Paolo Borsellino" e di "Le cose che restano".
Il primo ciak verrà dato nelle campagne di Sperlinga (Enna) il 21 febbraio, prima di trasferirsi per almeno quattro mesi a Ragusa nei luoghi cari a Montalbano, a cominciare dalla sua casa di Marinella a Punta Secca. Sono sei i nuovi episodi: "La prima indagine di Montalbano", "Capodanno", "Ritorno alle origini", "Ferito a morte", "Il terzo segreto" [O meglio "Il quarto segreto", NdCFC] e "Sette lunedì" che vedranno il giovane Salvo Montalbano affaccendato nello sbrogliare situazioni complicate con i criminali che gli capiteranno sotto mano.
Lo scenografo Luciano Ricceri in questi giorni ha effettuato una serie di sopralluoghi per la nuova serie. La produzione non ha voluto tradire i classici luoghi di Montalbano che hanno dato visibilità e popolarità a diversi centri della provincia di Ragusa. «I luoghi tradizionali di Montalbano - rivela Ricceri - saranno confermati. Dal commissariato a Scicli, agli scorci di Ragusa Ibla, al lungomare di Donnalucata. Sarà reso visibile il centro storico di Santa Croce Camerina con la Chiesa madre che godrà di qualche ripresa particolare». Aspettando di vedere all'opera Michele Riondino nei panni di Montalbano, che dovrà fare i conti con il paragone inevitabile con Luca Zingaretti nell'immaginario dei telespettatori, è imminente il ritorno in tv dei nuovi episodi (programmati per marzo) girati la scorsa primavera e firmati Sironi che vedevano un Montalbano più dedito all'azione che all'investigazione, e una Belen Rodriguez nei panni di una femme fatale sudamericana che gli farà girare la testa.
Federica Molè
 
 

Wuz, 8.2.2011
Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale – Troppu trafficu ppi nenti, 218 pag., 11 € - Mondadori Piccola Biblioteca Oscar
Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale - Troppu trafficu ppi nenti
“Vantaggiu e onuri miritàti. Fu unu dé cchiu curaggiusi ‘nda l’azioni. Non ci sunnu palori ca lu possanu esplicari stu granni valuri”, Atto primo, scena prima. Dalle parole del messo. Pagina 13.

E se un filo segreto ma tenace unisse Messina a Stratford upon Avon?
Se la maggior gloria d’Albione arrivasse dritta dritta dalla terra di Trinacria?
Se dietro all’enigma più longevo e impermeabile della storia della letteratura si celasse una verità talmente luminosa da apparire insostenibile?
Provate a immaginare: il bardo, William Shakespeare, la cui vita è avvolta da un impenetrabile alone di mistero, non era in realtà altri che Michele Agnolo Florio Crollalanza, messinese, in fuga dalla sua città e dalla sua terra a causa di una persecuzione religiosa.
Nel suo lungo viaggio verso nord, Crollalanza (questo il cognome del ramo materno) si è fermato a Venezia, e lì ha avuto occasione di sentire una storia a proposito di un assassinio commesso da un moro, per gelosia…
Vi ricorda nulla, questa storia?
Oggi, una delle commedie scespiriane più rappresentate, Molto rumore per nulla, potrebbe suffragare involontariamente questa tesi, azzardusa ma affascinante.
Andrea Camilleri, assieme a Giuseppe Dipasquale, regista e direttore del Teatro Stabile di Catania, ha gettato il cuore oltre l’ostacolo della verità storica, per riscrivere in siciliano quella stessa commedia e riscoprirne un possibile archetipo, molto opportunamente intitolandolo Troppu trafficu ppi nenti.
Certo, leggere in siciliano delle imprese di Eru, figghia di Lionatu, di Carrubba, capu di la ronda di la notti, e di tutti gli altri personaggi che prendono parte a questo carosello "a beccafico", chiede al lettore più che qualche rudimentale conoscenza dell’idioma siculo. E allora benvenuta è la traduzione italiana di Masolino D’Amico, posta in appendice del libro; ma il maggior godimento può vernire proprio dal mettere a confronto i due ritmi, i passi diversi delle lingue, e regalarsi una sospensione dell’incredulità che duri almeno quanto la lettura della commedia.
Se riusciremo a credere che quel che abbiamo fra le mani sia un manoscritto rinvenuto in un baule, se riusciremo a far nostra la tesi di Crollalanza/Shakespeare e stabilire un ponte ideale fra lo stretto di Messina e le bianche scogliere di Dover con la stessa naturalezza con cui Camilleri e Dipasquale sembrano farla propria, potremo capire bene perché – per dirla con un detto siciliano cu nesci arrinesci: chi esce (dal suo ambiente), rinasce.
Matteo Baldi
 
 

Grazia, 8.2.2011
Luca Zingaretti: «Montalbano, e chi lo ricorda?»
Prima l’abbiamo visto a teatro (e ci siamo commosse). Poi è venuto a trovarci in redazione e gli abbiamo chiesto tutto: progetti, amore, paternità. Luca Zingaretti ci ha “rapite” al punto che, solo dopo un po’, ci siamo ricordate del commissario più amato d’Italia!

Luca Zingaretti ci ha stregate al punto da farci dimenticare il commissario Montalbano: non ci credete? È successo la sera prima dell’intervista collettiva, quando siamo andate a vederlo a teatro: in smoking, illuminato da un unico faro sul palcoscenico buio, nel reading La sirena, versione drammaturgica (che lui stesso ha scritto) di un bellissimo racconto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Lighea. Ed è successo ancora quando l’abbiamo incontrato di persona, qui, in redazione. Ci ha raccontato di quando stava tre ore sul palcoscenico «a fare la bandiera» e della prima volta che si è rasato i capelli; dei suoi insospettabili trascorsi di ballerino e dell’emozione di diventare padre (la sua compagna, l’attrice Luisa Ranieri, aspetta un bambino). A parlare del personaggio creato da Andrea Camilleri e che l’ha reso clamorosamente famoso, ci siamo arrivate dopo oltre mezz’ora di aneddoti e risate. Pensare che c’è chi dice che Zingaretti ha un brutto carattere (lui compreso): a noi non sembra proprio. Leggete com’è andata e giudicate voi.
[…]
Stiamo chiacchierando da mezz’ora e ancora non abbiamo nominato Montalbano. Lei ci confonde...
«Affrontiamo il commissario».
Ad alcune di noi capita di immaginare il commissario con la sua faccia anche mentre leggiamo Camilleri.
«E questo è un bene. Male, invece, sarebbe se il pubblico mi vedesse sempre e solo come Montalbano».
Quanto c’è di lei in Montalbano? È avvenuta una specie di fusione o siete “separati in casa”?
«Interpretarlo mi diverte come andare a trovare un vecchio amico: ogni due anni, lo incontro per tre mesi. È un personaggio descritto in modo straordinario e la sua forza è il desiderio di non piacere. Non gliene frega niente della carriera, il baricentro della sua vita ce l’ha in se stesso: per essere felice, lui lo sa, ha bisogno della sua terra, della sua casa, del suo commissariato e, ogni tanto, della sua donna. Punto».
[…]
Quanti film ha fatto nei panni del commissario di Andrea Camilleri? Abbiamo perso il conto...
«Non così tanti: in 12 anni sono stati girati 18 film. Sono niente se si pensa a serie tv come Distretto di polizia, per cui si producono ogni anno 26 episodi. Quelli di Montalbano sembrano più di quelli che in realtà sono perché vengono mandati in onda repliche su repliche».
[…]
Sta girando nuovi episodi del commissario?
«Ho terminato una serie che andrà in onda questa primavera. La produzione ha deciso di realizzare il prequel di Montalbano da giovane. Ma io non c’entro niente».
Come non c’entra niente? Chi la sostituirà?
«Michele Riondino, bravo ragazzo... Intendevo dire, bravo attore... Nell’inconscio, mi sa che sono un po’ geloso».
Simona Coppa
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 9.2.2011
”Magarìa”, che domenica sarà proposta al Politeama, è la bandiera di un genere che lo scrittore iniziò a praticare grazie ai detenuti
Le fiabe di Camilleri
Amori e magie, l'altra faccia del giallista

«Si cunta e si bon cunta che 'na vota c'era uno che cuglieva e tinniva cavuliceddri e che aviva tri figlie fimmine. Un jorno la cchiù nica delle tri gli fa: "O patre, mi ci portate con vui a cogliri cavuliceddri?". "Si figlia mia". E se la portò... ».
Così inizia l'antica favola, di "U re d'amuri", o meglio una versione riscritta nell'intrigante siciliano di Andrea Camilleri nel 2009, su invito di Annamaria Zesi, studiosa di storia del folklore ed autrice di "Storie di Amore e Psiche", (edizione L'Asino d'oro, 20l0) che riporta lo scrittore ad un genere già praticato con successo. Proprio domenica al teatro Politeama sarà proposta la versione teatrale di "Magarìa" musicata da Marco Betta, un titolo che segnò il debutto di Camilleri nel mondo delle fiabe.
L'ultima fatica in questo campo è questo libro che raccoglie diciannove varianti della celebre favola di Lucio Apuleio, "Amore e Psiche" (II secolo dopo Cristo), provenienti da epoche e Paesi diversi. Anche in questa favola si ripresenta il motivo, tramandato dall'autore latino, degli amanti che si incontrano clandestinamente nel buio senza conoscersi, dell'amore che sorge proprio dal mistero che si cela dietro «un'identità invisibile», e che gli altri, invidiosi, non riescono a com¬prendere, da qui la perdita dell'amato e la serie di prove che l'uno o l'altra dovranno superare, prima di poter ricongiungersi. Il titolo originale della favola, di cui sopra sono state riportate alcune righe, è "Lu re d'amuri" e fu pubblicata da Giuseppe Pitrè nel 1875, all'interno del primo dei quattro volumi di "Fiabe novelle e racconti popolari siciliani". Accolte dall'opinione pubblica dell'epoca con diffidenza, se non addirittura con disprezzo: «Il dottor Pitrè ha pubblicato quattro volumi di porcherie», fu scritto nella Gazzetta di Palermo all'uscita della prima edizione delle Fiabe. Ciò non impedì per fortuna a Giuseppe Pitrè di continuare a raccogliere ed elaborare questo tipo di materiale, tramite amici, popolani, tanto era lo stimolo che ne traeva dall'attaccamento alle tradizioni della sua terra e alle sue origini. «Era la mia mamma - come egli dirà un giorno - la mia Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane..».
Un rituale, quello della trasmissione delle favole da parte dei genitori ai figli, e non solo, che attraversa i secoli, poiché come la radice stessa della parola suggerisce, "fari" verbo latino, in essa è racchiuso tutto il senso della tradizione orale, del dire, del racconto. Una tradizione che storicamente ha inizio in Egitto nel XIII secolo avanti Cristo, epoca in cui è stata fatta risalire la prima favola. Solitamente quello delle favole è un genere letterario che si accompagna ad una "morale", ossia ad un insegnamento, relativo ad un principio etico o ad un comportamento, che spesso viene formulato esplicitamente alla fine della narrazione; la cosiddetta "morale della favola".
In molti, nel corso del tempo, hanno fatto uso di questo genere letterario da Esopo a Fedro, da Apuleio a Leonardo da Vinci, da Luigi Capuana, a Giuseppe Pitrè sino ai più contemporanei: Italo Calvino, Andrea Camilleri. Il celebre autore di gialli, da "affabile" ed eloquente contastorie quale è, non ha saputo rinunciare al fascino di un simile richiamo. «Scrissi la prima favola della mia vita – afferma Andrea Camilleri nella nota introduttiva alle sue "Favole del tramonto" - non per i nipotini, come la mia vantata e felice condizione di nonno potrebbe far pensare. Me la "commissionò" una cooperativa di detenuti ed ex detenuti di San Vittore: mi venne chiesta espressamente una favola amara. Io scrissi la "Magaria". Per magarìa s'intende un'opera di magia, una fattura, un incantesimo, un rito magico, che viene fatto al fine di ottenere o un vantaggio, o di «pruvucari un malificiu». Nel caso specifico di questa favola la magarìa è l'incantesimo amaro e beffardo, che un nonno, protagonista con la nipotina Lullina dal racconto, subisce, per non aver appreso in tempo le sette parole "mammalucchigne" che avrebbero fatto riapparire la nipotina».
La"Magarià" di Camilleri, è divenuta poi uno spettacolo che ha riscosso molto successo, una messa in scena per voce recitante ed orchestra, con le musiche realizzate da Marco Betta, compositore ennese-palermitano e con la regia di Rocco Mortelliti, che ha creato anche una versione filmata.
Dopo questo esperimento Camilleri ha proseguito, continuando di tanto intanto a comporne delle altre, di favole, perché, confessa sempre l'autore, «in un certo senso ci pigliai gusto». Ne ha raggruppate in tutto diciassette e le ha inserite in un libro dal titolo: "Favole del tramonto". «Un titolo - prosegue Camilleri, (nella nota introduttiva) - in qualche modo suggerito da Vittorio Alfieri il quale, a proposito di certe sue ultime cose, scriveva che erano suggerite dall'umor nero del tramonto. Tramonto della vita beninteso; Di questo umor nero, per mia fortuna, patisco, assai raramente, ecco perché le mie favole non sono numerose». Brevi, fulminee, concettualmente intense, queste favole. non sono proprio adatte ai bambini, bensì agli adulti, che in esse potranno scorgere l'indagine impietosa e commossa insieme, sulla condizione dell'uomo. Scritte nel linguaggio che assomiglia a quello dei suoi romanzi, Andrea Camilleri ha inteso ognuna di esse come un divertimento privato. Attraverso delle metafore, poi non così tanto velate, ci racconta il mondo d'oggi, la politica, i vizi, le scaltrerie, i sogni, le ingenuità. Rispettando la miglior tradizione delle favole siciliane, in cui la mistione di realtà e fantasia, serviva da espediente per avvalorare riflessioni filosofiche sulla vita, allusioni, o trovate sagaci. Bisogna considerarle come il frutto di secoli di asservimento a dominatori stranieri, e perciò intese come un modo per recuperare in parte la libertà perduta. Libertà espressiva ed energia giocosa vengono fuori da ogni favola di Camilleri che ha anche ideato una serie di fiabe e filastrocche inedite, dal titolo "Il topo rode le sillabe", trasposte per il teatro ed interpretate di volta in volta da attori diversi. In taluni casi invece a guidarlo nella composizione è stato il nonsense.
Esilarante esempio ne è la "Favola inutile": «Una vespa si posò sul collo di un contadino. "Ora ti pungo" - fece la vespa. "Ragioniamo un momento" - disse il contadino - "Che te ne viene? lo massimo massimo mi faccio due giorni di febbre, tu invece, dopo avermi punto, sei costretta a morire. Ti pare cosa?" La vespa non rispose e lo punse. Colto da choc anafilattico, il contadino morì. Il suo ultimo pensiero fu: "Se l'ammazzavo con una botta invece di farla ragionare, a quest'ora sarei ancora vivo." A poca distanza, sconciata, la vespa stava per morire. Il suo ultimo pensiero fu: "Se ragionavo invece di pungerlo, a quest'ora sarei ancora viva". Questa è una favola assolutamente inutile».
Valeria Ferrante
 
 

Nebrodi e dintorni, 9.2.2011
Monforte, pubblicato il nuovo numero di “Terzo Millennio”

Monforte S. Giorgio (Me) - È stato pubblicato il numero II, Anno II (Luglio /Dicembre 2010) della Rivista internazionale di Letteratura e di Cultura "Terzo Millennio" fondata e diretta dallo scrittore messinese Carmelo Aliberti, di cui è direttore responsabile il giornalista monfortese Santo Coiro. La copertina della rivista e l’articolo principale sono dedicati ad Andrea Camilleri, scrittore nato a Porto Empedocle, la futura Vigàta dei suoi romanzi. Aliberti esamina tutte le opere di Camilleri dai romanzi storici a quelli polizieschi. Nei primi si possono cogliere, secondo Aliberti, sia lo strapotere delle classi egemoni , sia le reazioni impotenti delle classi subalterne nello scorrere di un plurisecolare percorso della storia”.
Nei polizieschi per Aliberti le indagini di Montalbano “sono guidate non solo dalla necessità di catturare il criminale , ma soprattutto di individuare il nucleo da cui è scaturito il meccanismo del crimine”. L’attenzione investigativa dai casi particolari espande così la sua ottica di osservazione ad intrecci perversi più profondi su cui galleggia una società corrotta fornendo allo scrittore la possibilità di smascherare i nuovi mostri che clandestinamente continuano a gestirla. Per quanto riguarda la lingua usata da Camilleri, si tratta di un Italiano meticciato in cui affiora insistentemente la naturalezza della lingua “viganatese” che sgorga dalla riscoperta del lessico familiare, dal codice della quotidianità della giovinezza di Camilleri.
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Guglielmo Scoglio
 
 

MArteLive, 9.2.2011
Ancora e sempre il genio Camilleri
406 a.C.: un lungo assedio costringe la città di Akragas (Agrigento) ad arrendersi ai Cartaginesi. Kalebas cerca di scappare fuori dalle porte della città, tramite un ingresso segreto, nel farlo incorre in un incidente che lo condurrà alla morte. Con lui svanisce nel nulla della terra il sacchetto di monete d’oro che portava con sé.

1909 (d.C.): in un campo da dissodare un contadino trova una piccola moneta d’oro, unica, preziosissima conosciuta come la “piccola Akragas”. Vuole farne dono al medico che, a suo tempo, gli salvò la gamba dalla cancrena. Per l’emozione il Dottor Stefano Gibilaro, medico condotto di Vigata, cade da cavallo e si rompe la gamba.
Comincia così la nuova storia che ci propone il genio indiscusso di Andrea Camilleri, La moneta di Akragas, chre tra risvolti inaspettati, situazioni tragiche, ammazatine varie ed esilaranti episodi, ci condurrà di nuovo tra le campagne di Vigata, raccontandoci quella parte di storia triste che comprende il famigerato terremoto di Messina di fine 1908.
La conclusione del racconto è come sempre imprevedibile e ricca di colpi di scena, in cui beffe e dappochezza umana fanno da contraltare all’intelligenza e all’ironia eccelsa della narrazione.
Non solo Montalbano, eppure Vigata rimane territorio d’elezione delle storie che Camilleri ambienta in terra di Sicilia, stavolta al soldo dei tipi della Skira Edizioni (per i quali già nel 2009 aveva pubblicato nella stessa Collana Narrativa Il cielo rubato. Dossier Renoir).
Come scrive egli stesso nella Nota a fine romanzo: “Questa storia nasce da una cronaca, o da una leggenda, familiare. Secondo la quale un nostro lontano parente, lontano anche nel tempo, che era medico e numismatico, incontrò un giorno un contadino che gli mostrò, per regalargliela, una monetina d’oro che aveva rinvenuto zappando. Il medico la riconobbe all’istante, era la favolosa piccola Akragas. […] Tutto il resto è stato inventato da me di sana pianta (beninteso, fatta eccezione del terremoto di Messina), anche i nomi dei personaggi.”.
I luoghi di Camilleri, l’inevitabile inflessione dialettale delle sue composizioni letterarie, tirano in ballo una considerazione che non può essere taciuta in alcun modo: l'essere siciliani non è un fatto solo anagrafico, piuttosto è quella che si potrebbe chiamare una condizione dello spirito. La sicilianità diviene una potenzialità che consente di esprimere il meglio o il peggio dell'umanità, ma anche la normalità, sempre senza risultare banale o prevedibile. Non è mai per caso che il buono è buono, o il cattivo è un assassino, piuttosto il risultato è frutto di situazioni inevitabili. La ragione che condiziona le circostanze è sempre più forte e guida ciascun evento. I personaggi degli autori siciliani rappresentano categorie assolute del genere umano che potrebbero essere riassunte nell'infinito. E così anche la capacità riflessiva, la propensione ad una sorta di filosoficità, tutto contribuisce a costruire intorno allo scrittore, un’aura di genialità confermata dal tempo, dai successi e dalle idee, che nascono da qualunque pretesto, anche una semplice leggenda familiare.
Eva Kent
 
 

Avvenire, 9.2.2011
Allevi & Corona, ormai solo «popstar della cultura»?
Leggere, rileggere
Cesare Cavalleri

Il libro di Alessandro Trocino, Popstar della cultura (Fazi Editore, pp. 240, euro 18), è molto divertente e documentato.
Contiene sei ritratti al vetriolo di altrettanti personaggi balzati al successo sull’onda di un consenso massmediale non proporzionato ai loro meriti: la schiera sarebbe ben più vasta, ma questi sei sono certamente rappresentativi.
[…]
E trattamento non migliore tocca al vegliardo Andrea Camilleri che, dopo una gavetta pluridecennale negli uffici della Rai a cucinare Il tenente Sheridan e Il commissario Maigret, è balzato settantenne alla notorietà, prima osannato dalla critica, e poi giustamente demolito per la sua fasulla sicilianitudine linguistica e per la serialità delle sue sfilacciate.
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Adnkronos, 10.2.2011
Musica: Andrea Camilleri ‘saluta’ il debutto siciliano di ‘Magaria’

Palermo - Un messaggio di Andrea Camilleri 'saluta' il debutto siciliano di 'Magaria', la fiaba musicale per voce recitante e orchestra, che ha scritto per il concerto di carnevale di Ravenna nel 2001, al Politeama Garibaldi di Palermo domenica alle 11.30.
Allestita grazie all'associazione siciliana 'Amici della Musica', all'interno del cartellone per giovanissimi 'Bimbi a Teatro', la fiaba viene presentata da oltre 70 bambini/musicisti dell'Orchestra della scuola media palermitana Leonardo da Vinci. "Ho letto e visto le foto delle prove della Magaria - dice Camilleri rivolgendosi ai giovani protagonisti - e sono commosso. Sono commosso perche' sembra che la favola per una volta sia veramente diventata realta'".
"In un paese dove la cultura va a rotoli, dove l'insegnamento musicale e' considerato inutile, sapere che 70 bambini nella mia Sicilia, hanno messo su un orchestra e' semplicemente straordinario. Voglio ringraziare veramente voi ragazzi, i vostri genitori che vi hanno sostenuto in questa scelta e tutte le persone che stanno lavorando per darvi la possibilita' di suonare e di divertirvi".
"Sono sicuro che il presidente Francesco Agnello sarebbe orgoglioso del vostro lavoro. Mi spiace -sottolinea il papa' di Montalbano- non poter essere in teatro ad emozionarmi e ad applaudirvi, ma state sicuri che se ci fossi sarei il primo ad urlare 'Bis'. E allora buon divertimento e buona Magaria!". L'opera, con la regia di Alfio Scuderi, sara' replicata per le scuole lunedi' alle 9.30 e alle 11.30.
 
 

Gazzetta del Sud, 10.2.2011
I ruoli rovesciati di vittima e carnefice
”La mossa del cavallo” di Camilleri

La mossa del cavallo, nel gioco degli scacchi, è l'unica che consente di scavalcare gli altri pezzi, con un movimento «a elle» che diviene per gli esperti una strategia fondamentale per la conquista del successo. Metafora migliore, per descrivere il comportamento di un malcapitato ispettore capo ai mulini di Montelusa nell'isola rurale e omertosa del 1877, Camilleri non poteva trovare. Dal momento che il funzionario governativo, genovese di adozione e di mentalità, si ritrova suo malgrado costretto a riconsiderare un'atavica «sicilianità» al fine pressante di venir fuori da una brutta storia in cui si trova coinvolto, per i paradossi del destino in una terra «assai particolare», e ancor di più per i biechi interessi e i loschi traffici dei suoi abitanti.
Una vicenda che, come sempre, si svolge tra Montelusa e Vigata, microcosmi-simbolo della regione, in cui le istituzioni decentrate del nuovo Stato rappresentano, più che strutture di controllo, optional di riferimento per il divenire della vita pubblica. Così per l'Intendenza di finanza, nel cui ufficio di responsabile per la verifica dei contributi di mugnai e piccoli proprietari terrieri si ritrova proiettato il protagonista della storia, liberamente ispirata agli appunti di Leopoldo Franchetti sulle condizioni socio-economiche della Sicilia nell'Ottocento.
Il «ragioniere», onesto e oculato nello svolgimento delle sue mansioni, è in realtà originario proprio di quelle terre aride e complesse; ma, per sue vicende personali di natura familiare, si colloca per mentalità e comportamenti in una posizione assai distante dalle usanze tipiche dei lidi degli antichi natali.
Si ritrova così a dover lottare contro la corruzione, il malcostume, la prepotenza dei potenti e l'arroganza di chi pretende di governare tutto e tutti al di sopra delle regole e delle leggi. E rimane fatalmente vittima di una congiura ordita ai suoi danni dai notabili del paese. L'assassinio di un prete disonesto e godereccio, a tutto dedito eccetto che alle pratiche religiose, è l'occasione propizia per revocare in dubbio le stesse facoltà mentali del funzionario statale, e dunque le sue capacità professionali e il suo ruolo di garante della legalità. Dall'oggi al domani, il solerte ragioniere si vede così crollare il mondo addosso, emarginato da tutti e additato come esecutore di un omicidio di cui è stato soltanto testimone.
Ma è a questo punto che avviene il colpo di scena tipico dello stile narrativo di Camilleri: recuperando la sua «sicilianità», il protagonista supera in inventiva i suoi accusatori, gettando fango su tutto e su tutti, e riuscendo così a insinuare più di un dubbio nella mente del giudice che conduce l'inchiesta. Risultato: alla vittima designata verrà restituito l'onore, gli equilibri di potere si ricomporranno in base alle nuove esigenze, e la storia dell'eterna «doppiezza» del divenire dell'isola riprenderà a scorrere. Alla ricerca di equilibri sempre più complessi e improbabili tra l'interesse singolo e il bene collettivo.
Francesco Bonardelli
 
 

Mag-series, 10.2.2011
Sarah Felberbaum in Il giovane Montalbano; Roberto Levi produce La Certosa di Parma; Hessler e Berruti in La ragazza americana

Eccoci nuovamente al nostro appuntamento flash con le novità sulle fiction italiane.
Sarah Felberbaum sarà la protagonista femminile de Il giovane Montalbano la nuova serie destinata a Raiuno con Daniele Riondino le cui riprese sono previste per fine Febbraio.
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La Feltrinelli Libri e Musica – Palermo (via Cavour, 133), 11.2.2011 ore 18:00
Anteprime in libreria con Gli Amici della Musica
Magarìa
con la partecipazione di Marco Betta, Alfio Scuderi, gli interpreti dello spettacolo e Dario Oliveri

“Stanotte ho fatto un sogno. È spuntato uno e mi ha detto un segreto che non devo dire a nessuno. Era vestito tutto di giallo. E mi ha detto la magarìa per fare scomparire a uno e dopo farlo ricomparire daccapo: si dicono sette parole mammalucchigne e si scompare. Per ricomparire, bisogna che qualcuno dica altre sette parole mammalucchigne e si ricompare”.
Magarìa è una fiaba musicale per voce recitante e orchestra di bambini. Una storia scritta da Andrea Camilleri e musicata da Marco Betta che prenderà vita sul palcoscenico del teatro Politeama, domenica 13 e lunedì 14 nella sua prima rappresentazione a Palermo per gli Amici della Musica.
Incontriamo il compositore Marco Betta, il regista Alfio Scuderi e gli interpreti dello spettacolo.
In collaborazione con Gli Amici della Musica.
 
 

La Sicilia, 12.2.2011
Montalbano, riprese a Sperlinga mercoledì casting delle comparse

Sperlinga il suo castello ed il suggestivo borgo rupestre faranno da scenario ad alcune riprese della nuova serie televisiva curata dalla Rai e dedicata al commissario Montalbano il celeberrimo personaggio nato dalla penna del grande Andrea Camilleri.
La serie intitolata "Il giovane Montalbano" prodotta da Palomar, con regia di Gianluca Tavarelli e le scenografie di Luciano Ricceri (che è stato aiuto scenografe di Federico Fellini ne "La dolce vita") andrà in onda come sempre sulla Rai.
Nelle riprese verranno utilizzate comparse del posto. Previsti due giorni di casting. Gli aspiranti potranno presentarsi martedì 15 febbraio dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 15 alle ore 19 al Salone Europa di Sperlinga in via Giovanni XXIII oppure mercoledì 16 febbraio dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 nei locali dell'ufficio turistico al Palazzo municipale di Nicosia in piazza Garibaldi.
Aiuto scenografo è Filippo Altomare giovane artista di Sperlinga che spiega come le riprese di uno sceneggiato tra i più famosi ed amati della storia della televisione sono una grande e unica opportunità per mostrare le bellezze di Sperlinga e del suo territorio. Per il casting si cercano uomini e donne tra i 18 e i 75 anni e in particolare tra i 60 e i 75 anni.
La serie Tv è ambientata alla fine degli anni '80, pertanto la produzione sta cercando anche mezzi di trasporto come automobili e ciclomotori, immatricolati tra il 1975 e il 1989.
«Suggerisco a chi volesse partecipare alla selezione - dice Altomare - di presentarsi con abiti non appariscenti degli anni '80 che tutti possono ripescare da armadi e cassettoni. Evitare piercing, tatuaggi evidenti o pettinature stravaganti e non dimenticare documento di identità e codice fiscale».
La produzione dello sceneggiato spiega che le persone selezionate che parteciperanno alle riprese verranno regolarmente retribuite.
I sindaci di Sperlinga Pino Matarazzo e Nicosia Antonello Catania hanno messo a disposizione i locali per le selezioni delle comparse che parteciperanno alle riprese, previste per la fine di febbraio.
Giu. Mar.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 12.2.2011
Magarìa. La favola di Camilleri debutta a Palermo

Prima rappresentazione palermitana e tutta made in Sicily. È l'opera che gli Amici della musica metteranno in scena al Politeama domani alle 11,30 per tutti e lunedì alle 9,30 e alle 11,30 per le scuole nell'ambito di "Bimbi a Teatro". L'intrigante binomio nostrano si deve ad Andrea Camilleri, autore del testo, e Marco Betta, autore delle musiche di questa fiaba per voce recitante e orchestra di bambini datata 2001 e intitolata "Magarìa".
Alludendo a un incantesimo, il titolo rievoca un'atmosfera fiabesca lontana però, almeno in parte, dal tradizionale e stereotipato schema: col suo spirito burlesco e a tratti cinico, Camilleri propone addirittura tre finali differenti, forte anche del suo animo da giallista. L'ambientazione non poteva essere che siciliana e la storia racconta di una picciriddra che pronunciando sette parole «mammalucchigne» scompare di fronte al nonno il quale, distratto e scettico, non sa più far riapparire la nipotina Lullina con la magica formula.
«Sono commosso- commenta Camilleri- perché sembra che la favola per una volta sia veramente diventata realtà. In un paese dove la cultura va a rotoli, dove l'insegnamento musicale è considerato inutile, sapere che 70 bambini nella mia Sicilia hanno messo su un orchestra è semplicemente straordinario». Sulla voce recitante di Ernesto Maria Ponte (anche il cast è tutto siciliano), si anima la musica di Betta in cui, un po' alla "Pierino e il Lupo", ogni personaggio è caratterizzato da uno strumento (il nonno è un violoncello, Lullina è un violino).
La musica si accosta alla narrazione come un'ombra nata dalle suggestioni testuali, prassi dello stile compositivo di Betta che ha più volte lavorato coi testi dando massima prova di equilibrio e profonda sintonia tra musica e parola. La regia che si preannuncia magica e dominata dai bambini sulla scena è firmata da Alfio Scuderi. La partitura sarà affidata all'orchestra Leonardo da Vinci composta da bambini e ragazzi, curata da Andrea Anselmi e diretta da Riccardo Scilipoti, a testimonianza di un attento lavoro di formazione che impegna le scuole non solo come pubblico ma anche sul palcoscenico, conferendo peraltro all'opera rinnovato entusiasmo e freschezza. Gli studenti del liceo artistico Eustachio Catalano di Palermo hanno inoltre collaborato alla realizzazione degli elementi scenici.
Alessandra Sciortino
 
 

Associazione Amici della Musica, 13-14.2.2011
Domenica 13 febbraio, ore 11.30; Lunedì 14 febbraio, I turno ore 9.30, II turno ore 11.30
Magarìa
Fiaba musicale per voce recitante e orchestra di bambini (2001) testo di Andrea Camilleri
PRIMA RAPPRESENTAZIONE A PALERMO
Riccardo Scilipoti direttore / regia di Alfio Scuderi
musica di Marco Betta / Ernesto Maria Ponte voce recitante
Orchestra Leonardo Da Vinci (Andrea Anselmi direttore)
Elementi scenici studenti del Liceo Artistico "Eustachio Catalano" di Palermo

«Alla picciridda, che si chiamava Lullina e manco aveva sei anni, piaceva assai camminare campagna campagna col nonno che le spiegava tante cose, per esempio che le nuvole erano fatte di panna montata e che le foglie una volta erano blu ma erano diventate verdi d’invidia per i colori dell’arcobaleno. Oppure le raccontava favole inventate apposta per lei. Come questa». Inconfondibile, è Andrea Camilleri. Stavolta senza gialli e commissari, ma in versione fiabesca, per voce recitante e orchestra di bambini. Magaria (ossia “Magia”) nasce nel 2001 da un divertente testo/monologo che ha suggerito al compositore Marco Betta si realizzare “una piccola opera di teatro letterario della mente nella quale i personaggi sono evocati dagli strumenti dell’orchestra”. E così, se l’arguto romanziere immagina parole magiche che fanno scomparire e riapparire chi le pronuncia, Betta crea una partitura in cui gli strumenti musicali corrispondono ai vari personaggi: il Nonno è un violoncello, Lullina è un violino, il Maresciallo è una tromba. La musica diventa quindi una sorta di testo parallelo, di riflesso sonoro della narrazione. Una favola gustosa dai risvolti noir, interpretata da Ernesto Maria Ponte insieme con l’Orchestra Leonardo Da Vinci di Palermo, arricchita da vari colpi di scena, dalla musicalità del dialetto siciliano e dal classico “e vissero felici e contenti”. Magaria di Andrea Camilleri – racconta il maestro Marco Betta - è una fiaba musicale per voce recitante e orchestra commissionata dall’Associazione “Angelo Mariani” di Ravenna. Dalle sensazioni della lettura è nata la musica, una piccola opera di teatro letterario della mente nella quale i personaggi sono evocati a tratti dagli strumenti dell’orchestra. Lullina è il violino, il nonno il violoncello, il nano è il fagotto, il grillo è le viole, la balena la tuba, l’usignolo è il flauto, il Maresciallo dei Carabinieri la tromba e così via. La musica diventa una sorta di testo parallelo che accompagna il testo, un riflesso sonoro dell’anima della narrazione, un'ombra sonora della lettura, ciò che rimane nella mente quando i concetti si susseguono l’uno dietro l’altro come onde di pensieri, situazioni già vissute, ricordi, momenti felici, malinconie. Lo spettacolo verrà preceduto dall’esecuzione della cosiddetta “Sinfonia dei giocattoli”, breve e divertente composizione del Classicismo viennese che a seconda dei casi viene attribuita al padre di Mozart o addirittura a Franz Joseph Haydn. L’esecuzione prevede la partecipazione di un piccolo ensemble di strumenti ad arco ai quali si aggiungeranno in seguito i bambini, per dare il via alla fiaba.
INFORMAZIONI
Associazione Siciliana Amici della Musica – Via Angiò, 27 - Tel. 091/6373743 – info@amicidellamusicapalermo.it - www.amicidellamusicapalermo.it
BOTTEGHINO
adulti € 5 / bambini e ragazzi € 2 (esclusi i diritti di prevendita: € 1/ € 0,50)

Il maestro Andrea Camilleri all'Associazione
Cari amici,
è proprio il caso di dirlo perché mi state facendo un regalo da amici.
Ho letto e visto le foto delle prove della Magaria e sono commosso. Sono commosso perché sembra che la favola per una volta sia veramente diventata realtà.
In un paese dove la cultura va a rotoli, dove l’insegnamento musicale è considerato inutile, sapere che 70 bambini nella mia Sicilia, hanno messo su un orchestra è semplicemente straordinario.
Voglio ringraziare veramente voi ragazzi, i vostri genitori che vi hanno sostenuto in questa scelta e tutte le persone che stanno lavorando per darvi la possibilità di suonare e di divertirvi. Sono sicuro che il Presidente Francesco Agnello sarebbe orgoglioso del vostro lavoro.
Mi spiace non poter essere in teatro ad emozionarmi e ad applaudirvi, ma state sicuri che se ci fossi sarei il primo ad urlare “BIS”!!!
E allora buon divertimento e buona Magaria!
Andrea Camilleri
 
 

Gazzetta del Sud, 13.2.2011
Una pluralità di interpretazioni sul fascino della "Vucciria"
L’opera di Guttuso nel primo “Quaderno” della libreria Ciofalo

Trentadue professionisti messinesi, impegnati in variegati ambiti istituzionali ma accomunati dalla passione per il "bello" in ogni sua forma di artistica espressività, s'incontrano nel primo dei "Quaderni" tematici della libreria Ciofalo, intitolato "La Vucciria tra Guttuso e Camilleri" e ispirato alla mostra tenutasi lo scorso anno come iniziativa collaterale all'esposizione della tela del maestro di Bagheria nell'atrio del teatro Vittorio Emanuele, in occasione della "Notte della Cultura".
Un'occasione di approfondimento e di confronto, dalla quale sono scaturiti interessanti spunti interpretativi, che al fascino senza tempo del quadro – e del suo inimitabile riferimento reale – hanno accostato la suggestione della scrittura di Camilleri, che proprio sulla scena immaginata da Guttuso ha costruito uno dei suoi racconti stilisticamente più riusciti, alternando alla cronaca della problematica attualità, la memoria della barbarie di un passato macchiato del sangue dell'ignoranza indotta dall'inquisizione.
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Francesco Bonardelli
 
 

Associazione Cuore Sano onlus, 14.2.2011
Le parole del cuore
Conversazione con Andrea Camilleri

L’Associazione Cuore Sano onlus organizza una conversazione con Andrea Camilleri che si terrà lunedì 14 febbraio 2011 alle ore 18 nella Sala Teatro dell’Ospedale Santo Spirito di Roma (ingresso via dei Penitenzieri 10).
Si parlerà del cuore come simbolo dell’amore attraverso aneddoti e citazioni e ogni tanto un consiglio medico per mantenere il proprio cuore sano, con una sorta di gioco su questi argomenti con lo scrittore.
L’incontro sarà moderato da Maria Grazia Putini.
L’evento è organizzato in occasione della Campagna a favore della prevenzione e della ricerca sulle malattie del cuore della "Fondazione Per il Tuo cuore HCF onlus" in collaborazione con UOC Cardiologia Ospedale Santo Spirito, ASL RME.
Alla fine i partecipanti saranno invitati a contribuire alla raccolta di fondi per sovvenzionare la "Fondazione Per Il Tuo cuore HCF onlus".
 
 

RSI Rete Due - Laser, 14-15-16.2.2011
da lunedì 14 a mercoledì 16 febbraio 2011
ore 09:00 (replica alle ore 22:00)
Incontro con Andrea Camilleri
di Mariarosa Mancuso

20 milioni di copie vendute in Italia, dove i non lettori – o quelli che leggono un solo libro all’anno - sono ancora moltissimi. Una scintilla è scattata, tra Andrea Camilleri e il suo pubblico: ogni volta che esce un titolo – e ormai sono quasi una decina l’anno – si precipitano in libreria. Tanto che gli altri scrittori controllano le date di uscita. Combattere contro Camilleri è praticamente impossibile, capita che un titolo dello scrittore siciliano faccia la guerra a un altro. In principio erano le storie del commissario Montalbano, che fece paragonare Andrea Camilleri a Georges Simenon. E i romanzi storici, come “La concessione del telefono”. Poi sono arrivati i romanzi fantastici, i romanzi legati alla pittura, le storie contemporanee. Tutto questo, per Camilleri, è la seconda vita: nella prima lavorava in Rai come regista il regista televisivo. Mariarosa Mancuso ha incontrato lo scrittore a Roma, nella sua casa proprio di fronte alla Rai di via Teulada. In queste tre puntate di Laser, si parla di Pirandello e di Durrenmatt, della lettura e della scrittura, di Caravaggio e di Tomasi di Lampedusa.
Cliccare qui per ascoltare le puntate
«Sto scrivendo delle “microstorie” di 3 pagine dove il titolo è "Il Diavolo, certamente", cioè dove uno cerca di fare una certa cosa e all’improvviso c’è il granello di sabbia che arresta il meccanismo gigantesco… ecco, tutto qua. Così è per la vita normale, per la vita di un santo, per l’aspirazione di una donna sposata, per quello che ti capita nei più vari campi di umanità. Ne ho scritti 25, voglio arrivare a 30 e basta, e lasciarlo per me… Dice “ma con chi lo pubblichi?”: non lo so, non so neanche se lo pubblico, è un passatempo mio, con cui mi sto divertendo col Diavolo… o chi ne fa le veci.
Ho finito un altro Montalbano: ce l’ho ancora nel cassetto, è lì in giacenza in attesa di revisione e intanto mi passo il tempo scrivendo cose che mi divertono».
 
 

Il Giornale, 14.2.2011
Il valzer degli intellettuali nei partiti: tra giravolte e strane folgorazioni

Roma - È un momento duro per gli intellettuali, agitati da una domanda fondamentale: ma chi comanda? Cioè con chi piazzarsi, visto che Fini è già franato su se stesso ma Berlusconi ha i suoi bei guai, visto però pure che Casini (con la sua bella galassia editorial-cementizia Caltagirone) sta con Fini, e Rutelli conta zerovirgola, e il Pd è diviso in diciotto correnti?
[...]
Walter Veltroni è l’uomo che a sinistra è stato più di tutti coccolato (per non dire di peggio) e scaricato nel momento della disgrazia dagli intellettuali da riporto. Il suo apice è stato nella campagna elettorale del 2008, quando sembrava potesse anche vincere. Allora filosofi, cantanti e attori si erano manifestati nel loro grande amore per Walter. Per poi dimenticarlo fatalmente solo un anno dopo. Anche Andrea Camilleri lo votò, anche se «malvolentieri», prima di passare nell’ala più dura (genere Palasharp) che al momento è quella più cool per le teste fini (da Eco in giù, tutti benedetti dal tycoon De Benedetti). I furbetti del libriccino hanno fiutato che l’onda giusta per farsi più belli ora è quella del Fatto e delle piazze viola. Almeno per il momento è più carino farsi vedere lì, poi quando cambia il vento vedremo.
[...]
Paolo Bracalini
 
 

Gazzetta del Sud, 15.2.2011
Camilleri: poeti, tornate a scrivere d'amore
Divertente conversazione dello scrittore siciliano sul tema “il cuore”, tra sentimento e letteratura

«Spero che i poeti tornino ad usare la parola amore senza ritegno». Non è uno sdolcinato invito in occasione della giornata di San Valentino quello che ieri ha lanciato Andrea Camilleri, ma un più profondo allarme sulla capacità dei giovani – e anche dei poeti – di vivere i propri sentimenti. «La generazione attuale – spiega Camilleri – ha difficoltà a dire "ti amo", ha paura, pudore, oppure compie un esercizio volontario dell'oblio di questo sentimento, come se inconsciamente i giovani sapessero di andare incontro ad un mondo sempre più duro e quindi indossano una specie di corazza».
Lo scrittore è intervenuto a una conversazione sul tema "Le parole del cuore", organizzata dall'associazione Cuore sano onlus allo scopo di raccogliere fondi per la ricerca sulle malattie del cuore, in collaborazione con l'ospedale Santo Spirito, nel cui teatro si è svolto l'incontro.
La conduttrice introduceva un argomento inerente al cuore dal punto di vista medico e lo scrittore rispondeva per associazione di idee. Alla parola "sport", che tanto fa bene al funzionamento del cuore, Camilleri ha risposto citando una massima di George Bernard Shaw: «Lui diceva "amo immensamente il lavoro, nel senso che mi piace tantissimo vedere la gente che lavora", così io amo tantissimo lo sport, mi piace incredibilmente vederlo fare. Credo – ha aggiunto – di essere stato l'unico studente nella storia della scuola italiana ad essere rimandato in educazione fisica».
Immancabilmente, alla domanda «cosa le viene in mente alla parola cuore?», «spavento e calore» ha risposto lo scrittore, che poi ha affermato di non essere aristotelico («il cuore è il luogo delle sensazioni»), bensì pascaliano e dunque ciò che gli suscita in mente la parola "cuore" è «morale, perché Pascal dice che il cuore è la guida morale, è la filosofia, è l'eloquenza».
Da lì una serie di citazioni, come il siciliano «core d'asino e core di lione», come tutto ciò che stimola il pensiero del libro "Cuore" e, di contro, l'altro grande antagonista contemporaneo, "Pinocchio": «Il primo, depositario dei buoni sentimenti – ha sottolineato Camilleri – il secondo della furberia, dell'intelligenza».
Costanza Villari
 
 

La Feltrinelli, 16.2.2011
Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta
Autore Andrea Camilleri
Editore Sellerio
Collana La memoria
Data uscita 03/03/2011
Pagine 288
Prezzo 14,00 euro

Otto storie, tanto perfette e compiute da costituire ciascuna un breve romanzo. Ci sono i personaggi della Vigàta di ogni tempo, l’inventario di una Sicilia dalle inesauribili sfaccettature: avvocati brillanti, chiromanti improvvisate, contadini e studentesse, preti e federali, comunisti sfegatati, donne risolute, un repertorio che suscita il sorriso o la pietà, e sempre un forte coinvolgimento. Ma in queste storie c’è anche un elemento fiabesco, mitico, un improvviso scarto dalla narrazione che ritorna insistente. È una traccia sotterranea che si mescola con il momento storico che è sempre ben definito, al punto che sin dalle prime righe di ogni storia la narrazione viene incastonata in una data precisa, la fine dell’Ottocento, l’alba del 1900, ma più spesso gli anni del fascismo, dello sbarco, del dopoguerra. Quasi sempre è l’ironia, la burla a dominare, o il gallismo brancatiano, oppure l’umanità solidale che non manca mai nelle storie di Camilleri che in quella «piazza della memoria» che è Vigàta, attinge a storie vere o verosimili depositate fra i suoi ricordi, per reinventarle e raccontarle con la sua capacità affabulatoria, tutte spruzzate da una polvere di simpatia.
 
 

Con parole mie, 16.2.2011
Storie di Plinio il Giovane: editori

Umberto Broccoli apre la puntata con le “Lettere ai familiari” di Plinio il Giovane: “Caro Svetonio Tranquillo, la tua opera è completa e perfetta, consentimi di vedere un frontespizio col tuo nome”.
A seguire, una lettera inviata da Arnoldo Mondadori e Arturo Tofanelli a Vincenzo Cardarelli, il 14 dicembre 1944: “Nostro carissimo Vincenzo, finalmente speriamo di poterti far giungere il nostro saluto più caro e più affettuoso”.
La terza lettura di oggi è Andrea Camilleri che parla dei suoi esordi: “Ho cominciato a scrivere e a pubblicare che ero molto giovane. Scrivevo poesie e racconti, racconti brevissimi, da terza pagina”.
[…].
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Eco di Sicilia, 17.2.2011
Palermo: il 3 marzo anteprima dell’album “Sale di Sicilia”

È un omaggio alla Sicilia di cui si è innamorato trent’anni fa, che gli è entrata nel cuore per non uscirne più. “Sale di Sicilia”, l’ultimo album di Edoardo De Angelis, per l’etichetta Rai Trade, sarà presentato il prossimo 3 marzo a Palermo in anteprima nazionale. L’appuntamento è alle 18:00 al Kursaal Kalhesa al foro Umberto I.
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Dulcis in fundo “Spasimo”, una piccola suite musicata da Giuseppe Greco a cui hanno partecipato Andrea Camilleri, Francesco Giunta e Franco Battiato che conclude l’ascolto regalando un frammento della sua “Stranizza d’amuri” in una veste inedita ed emozionante. Il testo di “Spasimo” è una lirica, straordinariamente interpretata dalla voce del maestro Camilleri che Mariacristina Di Giuseppe ha dedicato per l’occasione alla chiesa a cielo aperto di Santa Maria dello Spasimo, a Palermo.
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ASCA, 17.2.2011
Immigrati: da Camilleri e De Filippo 'Questo mondo un po' sgualcito'

Roma - ''I mutamenti cosmici sono lenti ma ne abbiamo gia' le prime avvisaglie. Forse senza nemmeno che ce ne rendiamo conto. La prima cosa e' l'immigrazione.
L'immigrazione che noi consideriamo fino a questo momento, fin quando e' assorbibile, come una forza lavoro non indifferente per esempio per lo sviluppo dell'Italia. E la tolleriamo. Mi chiedo: come reagiremmo se di queste persone non avessimo bisogno? Sicuramente reagiremmo ancora peggio di come stiamo facendo, e' naturale. Ora - dico numeri a caso - fin quando sono diecimila persone e' un conto, quando inizieranno a diventare cinquecentomila, come inevitabilmente sara', questa politica che fara'? Perche' questa di oggi e' una politica cieca che affama per piccole dispute nazionali, e' una politica che provoca tutto quello che provoca in Africa e in altre parti del mondo, ma e' un boomerang, e' inevitabilmente un boomerang. Questa gente scappa, va via, e in qualche modo arriva qua. E allora sono questi i fatti che possono in qualche modo determinare un cambiamento, non per volonta' di chi detiene il potere, ma costretto dagli eventi.
In un certo senso costretto da uno tsunami fatto di esseri umani''. Cosi' Andrea Camilleri in 'Questo mondo un po' sgualcito', il primo libro-intervista ad Andrea Camilleri sul Camilleri Maestro, un uomo che a 85 anni ha ancora tanto da dire e da insegnare. Scritto per Infinito Edizioni assieme a Francesco De Filippo, giornalista dell'Ansa.
Camilleri e' un grande Saggio, depositario di una sterminata cultura nazionale e internazionale che, per la prima volta, qui parla a cuore aperto di tutto. Perche' il Maestro e' la Memoria storica del Paese, ne e' Padre morale.
Dice infatti: ''Ritengo che l'Italia sia un Paese che va ricivilizzato a partire dalle asticelle a scuola. Sono venute a mancare le regole elementari. C'e' l'analfabetismo dell'apprendere e l'analfabetismo della democrazia che aumenta. E' sempre cosi': il danno prodotto da governi corrotti prosegue oltre la durata del governo stesso; occorrono anni per riprendersi''.
Con i proventi di questo libro il Maestro Camilleri, De Filippo e la casa editrice contribuiscono alla costruzione di un ospedale a Bilogo, nel Burkina Faso.
Con il patrocinio di Mehala onlus.
 
 

ANSA, 17.2.2011
Successo nuovo ebook store minimum fax
200 download in tre giorni, piu' scaricato Camilleri-Lucarelli

Roma - Successo per il nuovo eBook store di minimum fax. A tre giorni dal lancio, con piu' di 200 download, la casa editrice registra ottimi risultati di vendita dei propri titoli direttamente da www.minimumfax.com. 'Acqua in bocca' di Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli e' tra i piu' venduti anche in formato elettronico. [...]
 
 

18.2.2011
Incontro con Andrea Camilleri
Sede del Partito Comunista della Garbatella (Roma)
 
 

Il Venerdì, 18.2.2011
Libri
La moneta di Akragas
Andrea Camilleri, Skira, pp. 115, euro 15

Agrigento, 1909: un delitto si consuma dopo il ritrovamento di una preziosa moneta coniata nel 400 a.C dai Cartaginesi che invasero Akragas (antico nome greco di Agrigento). Prendendo spunto da un racconto familiare, Andrea Camilleri ricrea una perfetta commistione tra leggenda e realtà, italiano e dialetto siculo, in un romanzo che appassionerà anche i profani della Storia.
Silvia Pingitore
 
 

Modena Qui, 18.2.2011
Non è un paese per lettori. O forse sì
Al via ‘Buk’, il festival della piccola editoria

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Tra le iniziative in programma, la presentazione del nuovo libro di Andrea Camilleri «Questo mondo un po’ sgualcito», scritto in forma di intervista con Francesco De Filippo, giornalista dell’agenzia ‘Ansa’ e del quotidiano ‘Il Sole 24 ore’ e pubblicato da un piccolo editore, Infinito edizioni.
Lo scrittore siciliano interverrà domani pomeriggio alle 18 in collegamento telefonico.
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Gazzetta di Parma, 19.2.2011
Un pezzo d'oro, una catena di delitti
La moneta di Akragas, Skira, pag. 136, € 15,00

Da un lato un’aquila ad ali aperte e una lepre, dall’altro un granchio e un pesce. E’ la piccola moneta d’oro protagonista del nuovo romanzo di Andrea Camilleri, «La moneta di Akragas» (ed. Skira). Una storia che inizia intorno al 406 a.C., quando Akragas (l'antica Agrigento) cade in mano ai Cartaginesi e il mercenario Kalebas, scampato all’eccidio fugge portando con sé un sacchetto con trentotto monete d’oro, paga di un lungo periodo di lavoro. Ma è morso da una vipera, e prima di morire, in una sorta di delirio, butta le monete lontano. Nel 1909, un anno dopo il terremoto di Messina, un contadino zappando il suo campo trova una piccola cosa sporca, coperta di fango indurito, che accuratamente ripulita si rivelerà come una moneta d’oro. Cosimo, lo zappatore, non è in grado di capire l’enorme valore della moneta, ma pensa di regalarla al medico del paese, il dottor Gibilaro. Occasione per sdebitarsi con lui di un favore ricevuto in passato. Il dottore riconosce la moneta, e per prenderla, cade da cavallo spezzandosi una gamba. La storia, un centinaio di pagine che si leggono tutto d’un fiato, prende lo spunto da un fatto vero della famiglia dello scrittore, perché Gibilaro è parente di Camilleri: «Un fratello di un mio catanonno che era medico di quelli di una volta che andavano campagna campagna a visitare i pazienti a cavallo, era anche un numismatico e possedeva una discreta collezione. E siccome siamo nella zona di Akragas chiedeva ai contadini che se zappando avessero trovato monete antiche lui le avrebbe pagate bene». Tutto il resto del racconto è frutto della fantasia dello scrittore che ha costruito un giallo che lega bene e male, strane coincidenze, guerre, terremoti, omicidi e morti naturali. Tra intrighi e sorprese, tragedie e sorrisi, la storia corre tra le campagne di Vigata e Messina, per illustrare, un piccolo tesoro reale, che sembra dotato di anima e guidato dalla volontà di tornarsene dentro quella terra dalla quale un giorno l’hanno tirata fuori. E comunque, in linea subordinata, di non andare mai a finire nella povera collezione di Gibilaro. È come se un’imperatrice si rifiutasse di abitare in una stamberga.
Edda Lavezzini Stagno
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 19.2.2011
Dieci viaggi in Sicilia. Mito, eros e fede: l'isola ieri e oggi

Ha ancora senso parlare di quella "isolitudine" teorizzata da Gesualdo Bufalino per definire una condizione di struggente solitudine insulare che ci attanaglia in questi tempi in cui il mondo è sconquassato da Internet e ravvicinato dai voli aerei low cost? E che si può dire oggi della "sicilitudine", inventata per caso dal pittore naif Crescenzio Cane e successivamente elevata a dignità antropologica e letteraria da Leonardo Sciascia? Siamo ancora pervasi da quella traboccante sessualità da «ingravida balconi» - tutta di testa, di sguardi e di odori - raccontata dal catanese Vitaliano Brancati? E i siculi-semidei del gattopardo Giuseppe Tomasi di Lampedusa, tormentati da un delirio di onnipotenza frammisto a un senso di impotenza di fronte all'effimera ineluttabilità dell'esistenza, si aggirano ancora nelle dorate stanze? I giovani, infine, continuano a nutrirsi dei miti che hanno segnato tanta letteratura prima e dopo Omero? Questi interrogativi ci vengono suggeriti dalla lettura del libro "Da tempo ti devo parole d'amore", un'antologia curata da Angela Caruso (Edizioni Pietro Vittorietti, 376 pagine, 22 euro). Dieci incursioni nel cuore della Sicilia "fra emozioni, immagini e suggestioni", come è scritto nel sottotitolo. Il volume è corredato dalle illustrazioni di Carlo Maiorca. Autori di ieri e di oggi (oltre a quelli citati, Consolo, Quasimodo, Vittorini, Camilleri, Bonaviri, De Roberto, Savarese, Pirandello, Verga, Rabito, Vilardo, Martoglio, Piccolo, D'Arrigo, Dacia Maraini, Evelina Santangelo, Maria Attanasio, Simonetta Agnello Hornby e altri) che si addentrano nei meandri dei territori e delle teste isolani. I brani proposti ingenerano il sospetto che la chiave di lettura dei contemporanei non si discosti granché dagli autori "classici". Coloro che - per citare ciò che ebbe a dirci in una delle sue ultime interviste il grande poeta Mario Luzi - hanno dato lustro alle patrie lettere: «La letteratura italiana del secolo scorso sarebbe povera cosa senza i siciliani», una sorta di sentenza inappellabile, che ripresa da Massimo Onofri e altri è poi diventato un tema della critica nazionale.
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Tano Gullo
 
 

HorrorMovie, 19.2.2011
"Dr.Morgue"

E' in arrivo una nuova miniserie a fumetti annunciata dalla Star Comics; "Dr.Morgue" è il titolo di questo nuovo progetto creato da Silvia Mericone e Rita Porretto, due autrici emergenti che hanno tratto la loro ispirazione dalla letteratura di Dürrenmatt, Camilleri, Stevenson e McGrath.
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Daniele Francardi
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 20.2.2011
Camilleri racconta un giallo durato 2300 anni
L’Akragas di Camilleri le due monete magiche che stregano e uccidono

Quasi una premessa. Akragas è caduta in mano ad i Cartaginesi, dopo un lungo assedio, poco prima del tramonto del giorno precedente il solstizio d'inverno. Per il nostro calcolo del tempo, nel 406 a.C. Una giornata gelida, inusuale addirittura, ma nessuno ha avvertito il freddo intenso, né combattimenti accaniti nell'ardore della battaglia né i civili arsi dalla paura. E subito dopo l'abbandono di ogni resistenza si è scatenato il saccheggio, la devastazione, la carneficina, lo scempio. I Cartaginesi sono comandati da Annibale di Gescone, nipote di Amilcare Gelone, in precedenza vinto dagli Akragantini a Hymera.
Una sconfitta bruciante. È questa sconfitta che Annibale intende vendicare annientando la potenza di Akragas e massacrando i suoi abitanti.
Ora le fiamme che divorano il tempio dedicato a Zeus Atabyrios, posto sulla cima più alta del colle, illuminano la città; altre altissime fiamme disegnano a valle, poco lontana dal mare, la cintura sacra dei sette grandi templi protettori.
Akragas ha dovuto cedere soprattutto per il tradimento degli ottocento mercenari campani che si sono venduti al nemico per quindici talenti, unendosi agli altri mercenari campani già al soldo dei Cartaginesi, guidati dall'abilissimo Imilcore. I millecinquecento altri mercenari al servizio d'Akragas, agli ordini dello spartano Deixippos, si sono invece battuti tanto valorosamente che i Cartaginesi hanno deciso di premiare il loro coraggio con la morte, l'ordine è stato di sterminarli tutti, niente prigionieri...
Incipit del libro La moneta di Akragas di Andrea Camilleri (edizioni Skira, 116 pagine, 15 euro) «Il mio è un fungo: "il fungo di Camilleri", giacché sono venuto fuori all'improvviso - così risponde lo scrittore di Porto Empedocle a chi gli chiede quale sia l'alchimia del suo successo - Ma è dal '48 che stampo e pubblico, quando un signore che si chiama Giuseppe Ungaretti decide di pigliare tre poesie mie e di pubblicarle in un'antologia della prestigiosissima collana "Lo Specchio" di Mondadori. Mando racconti a "L'Ora" di Palermo e me li vedo pubblicati senza che mi conoscano neppure».
Adesso, cercando di liberarci dal peso della fama del creatore di Momtalbano, chiediamoci con maggiore distacco: cos'è che ci cattura nei romanzi di Camilleri? Cosa del pregevole volumetto La moneta d'Akragas (Skira editore, 116 pagine, 15 euro) ci ha conquistato? In ognuno dei libri di Camilleri sembra esserci una sorta di "genius loci", un "quid" che ci accompagna per tutta la lettura sino a quando all'ultima pagina ci fa sentire del tutto appagati. Ciò è quello che si prova dopo aver letto La moneta di Akragas, un'opera originale, arricchita da preziose foto e illustrazioni che ci guidano dentro la storia, nella quale si equilibrano e ben si mescolano avvenimenti realmente accaduti con altri di pura immaginazione. Eredità manzoniana quella di combinare realtà e fantasia di cui l'autore stesso parla: «il debito grosso è con Manzoni... È quindi naturale che io faccia delle citazioni non accorgendomene». Senza azzardare ipotesi, su quale stile possa aver prediletto lo scrittore per costruire la trama - se un romanzo storico, un giallo archeologico- considerata la passione che egli nutre per il rimescolio dei generi, atteniamoci a ciò che ci racconta proprio nella nota del libro: «Questa storia nasce da una cronaca, o da una leggenda familiare. Secondo la quale un nostro lontano parente, lontano anche nel tempo, che era medico e numismatico, incontrò un giorno un contadino che gli mostrò, per regalargliela, una monetina d'oro...».
Oggetto della narrazione, come anche del contendere, è proprio questa moneta d'oro, detta "piccola Akragas", il cui valore è inestimabile e che attraversa silenziosamente i secoli sotto una zolla di terra dura dura, sino a quando: «doppo un'orata, a Cosimo capita di ritrovare una timpa troppo grossa, tanto che addecidi di spaccarla in dù con una zapponata.
Lo fa, e quanno la timpa si rapre, 'ntravidi 'n mezzo d'iddra come uno spirluccichìo dovuto al sole oramà àvuto. Si cala, piglia la cosa lucenti. È 'na monita nica nica...».
Parallelamente a questo ritrovamento un'altra piccola moneta d'oro aveva fatto la sua apparizione 2314 anni dopo la caduta di Akragas - l'antica Agrigento-. A differenziarla dalla prima nel recto della moneta c'è un'aquila con ali chiuse che ghermisce una serpe, nel verso c'è solo un granchio, mentre in quella trovata dal contadino Cosimo Cammarota, c'è incisa un'aquila con le ali aperte che tiene tra gli artigli una lepre e nel verso un granchio e un pesce. Ad accomunarle sono invece due tragici avvenimenti: uno quando intorno al 406 a. C., Akragas cade in mano ai Cartaginesi, e due quando nel 1908, un'altra città siciliana, Messina, viene distrutta dal terremoto. A suggellare infine quelle che potrebbero sembrare semplici coincidenze è il destino. Ognuna delle due rare monetine viene donata per sdebitare un aiuto ricevuto.
Stefano Gibilaro, medico condotto di Vigata, appassionato numismatico è il personaggio attorno a cui si sviluppa la storia e su cui la piccola Akragas, (quella ritrovata da Cosimo), esercita il maggiore influsso, quasi fosse realmente dotata di un potere magico o di una sua volontà di scelta. Freud direbbe che un certo grado di feticismo sia comune e non patologico tra gli uomini, in particolare nelle fasi di innamoramento. Di fatto è quello di cui sembra essere vittima il medico, stregato da quel prezioso oggetto, del quale gode dalla sola contemplazione. Ma se davvero riteniamo la moneta dotata di qualità soprannaturali non potremo rimproverarle poi di apparire, scomparire a suo piacimento né di essere causa di un delitto o di finire su tutti i giornali dell'epoca sino a diventare un caso giuridico: «La proposta nasce dal presupposto che "la piccola Akragas" sia stata rubata.
Quindi che senso avrebbe una causa civile tra le parti su un'eredità inesistente? Non è meglio sottoporre la questione ad un giurì d'onore che emetterebbe giudizio vincolante anche nel caso in cui la moneta venisse ritrovata? Il giornale milanese indice un referendum d'accordo con il "Quotidiano dell'Isola": Quali nomi indicate per il giurì d'onore?».
Camilleri inoltre utilizza un diverso registro linguistico nel romanzo per differenziare i personaggi, il dialetto per il contadino Cammarota, l'italiano per il medico Gibilaro. Un espediente questo che ci consente di addentrarci meglio nella psicologia dei personaggi. «Che - sostiene - faccio parlare prima ancora di descriverli. E in realtà io dico questo al mio personaggio: "Vieni avanti, parla: ti fabbrico secondo come mi hai parlato, secondo le cadenze e il tono, le inflessioni e la voce". Dopodichè, se ne ho voglia, gli do un aspetto fisico, ma in genere preferisco lasciare libero il lettore di farsi da sé un'immagine. Io gli metto a disposizione i dati». Così da Kalebas, il mercenario di Akragas, a 'Ndondò, la moglie del medico, ai contadini, Cosimo, 'Ntonio, Ernesto, al delegato Melluso, ognuno di loro usa un personale modo di esprimersi o di ragionare. «Lei che è un uomo di scienza, mi saprebbe dire se un uomo intelligente è intelligente sempre?» Chiede il delegato Melluso al medico Gibilaro.
«Se uno è intelligente, lo è sempre.
Ma si può dare il caso che un uomo intelligente si comporti da cretino.
Avviene spesso, quando si è innamorati». Il delegato socchiude gli occhi, sorride, perduto dietro un personale ricordo lontano: «Vero è».
Valeria Ferrante
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 20.2.2011
Il nuovo Montalbano studia in città "Ascolto per imparare il dialetto"

"Il giovane Montalbano" è in trasferta a Palermo. Da quattro giorni gira per i mercati col suo cane Margot, dal Borgo Vecchio a Ballarò, e "studia" la lingua, frequenta bar e trattorie, ma anche la borgata di Mondello e i luoghi di ritrovo più "fighetti". «Lo faccio per riaccordarmi col siciliano, per riascoltare soprattutto il "sound" palermitano in tutte le sue versioni, visto che la lingua della fiction pescherà prevalentemente dalla lingua di questa città». Lui è Michele Riondino, il trentunenne attore pugliese de "Il passato è una terra straniera" di Daniele Vicari e del recente "Noi credevamo" di Mario Martone, che da domani sarà impegnato da protagonista a Sperlinga sul set de "Il giovane Montalbano", sorta di prequel che racconta le gesta giovanili del commissario più popolare della tv. Stavolta la mini-serie, prodotta dalla Palomar di Carlo Degli Esposti, avrà la regia di Gianluca Tavarelli e racconterà le prime indagini del commissario, sempre tratte da soggetti di Andrea Camilleri. In attesa dell'inizio delle riprese, che lo terranno per diversi mesi in Sicilia, Riondino è approdato a Palermo, al quale è legato ormai da una lunga frequentazione. «È vero, mi sento adottato da questa città. Ho cominciato a frequentarla nel 2003 quando sono venuto in tournée al Biondo con "Uno sguardo dal ponte" e poi ho continuato con "Cani di bancata" di Emma Dante: uno spettacolo che ha cambiato il mio modo di essere attore e che mi ha fatto vivere profondamente Palermo». L'ultima tappa in città, poi, era stata quella dell'anno scorso, per lo spettacolo "W Niatri", presentato al Montevergini e interpretato con Fabrizio Ferracane e Daniele Pilli. «Tornare a Palermo mi serve per calibrare il linguaggio prima di cominciare a girare - racconta l'attore - nella serie tv, infatti, ci saranno molti attori palermitani e credo proprio che la cadenza principale sarà quella anche se il risultato finale dovrebbe essere un italiano sporcato appena un po' dal dialetto». Un'esperienza già intrapresa, comunque, stando gomito a gomito con Luigi Maria Burruano ne "Il segreto dell' acqua" di Renato De Maria, nel quale Riondino interpreta il figlio di un boss mafioso che rifiuterà di seguire le orme paterne. «Lì il dialetto era molto più stretto e Burruano è stato un ottimo insegnante. Quello che ho imparato da lui me lo porto sempre dietro come bagaglio».
Laura Nobile
 
 

MicroMega.net, 21.2.2011
Se non ora, quando?
Modesta proposta ai parlamentari delle opposizioni
Su MicroMega.net l'appello di Andrea Camilleri, Paolo Flores d'Arcais, Dario Fo, Margherita Hack, Franca Rame, Barbara Spinelli e Antonio Tabucchi: "Si blocchi il Parlamento fino alle dimissioni di Berlusconi".

Il governo Berlusconi, e la sua maggioranza parlamentare obbediente "perinde ac cadaver", è entrato in un crescendo di eversione che mira apertamente a distruggere i fondamenti della Costituzione repubblicana e perfino un principio onorato da tre secoli: la divisione dei poteri.
Di fronte a questo conclamato progetto di dispotismo proprietario chiediamo alle opposizione (all'Idv che si riunisce domani, al Pd che dell'opposizione è il partito maggiore, ma anche all'Udc e a Fli, che ormai riconoscono l'emergenza democratica che il permanere di Berlusconi al governo configura) di reagire secondo una irrinunciabile e improcrastinabile legittima difesa repubblicana, proclamando solennemente e subito il blocco sistematico e permanente del Parlamento su qualsiasi provvedimento e con tutti i mezzi che la legge e i regolamenti mettono a disposizione, fino alle dimissioni di Berlusconi e conseguenti elezioni anticipate. Se non ora, quando?
Andrea Camilleri, Roberta De Monticelli, Paolo Flores d'Arcais, Dario Fo, Margherita Hack, Franca Rame, Barbara Spinelli, Antonio Tabucchi, Marco Travaglio
 
 

22.2.2011
Fermiamo il massacro in Libia
Il Mediterraneo dei gelsomini
Pane, lavoro, democrazia, accoglienza
FIRMA, FAI FIRMARE, ADERISCI, PARTECIPA.
Per adesioni: gelsomini2011@gmail.com
PRIMO APPUNTAMENTO A ROMA DAVANTI A MONTECITORIO GIOVEDI’ 24 FEBBRAIO ORE 16.00

C’è una Italia che si riconosce nella lezione di coraggio e dignità che arriva dal mondo arabo.
Il profumo dei gelsomini arriva anche nel nostro paese, anche nelle barche piene di giovani con la loro domanda di futuro.
Il messaggio che porta con sé ci dice che non è obbligatorio subire il furto di futuro, il sequestro della democrazia, né la fame di pane, lavoro e libertà.
Ci conferma che è possibile riprendere in mano il proprio destino, e scrivere insieme una nuova storia per il proprio paese e per il mondo intero.
Dimostra che il vento del cambiamento si può alzare anche dove sembra più difficile.
Oggi soffia da una regione rapinata dai colonialismi vecchi e nuovi, oppressa da dirigenti corrotti e venduti, violentata da guerre e terrorismi, troppo spesso contesa, divisa, umiliata.
Alzare la testa si può, anche quando costa immensamente caro, come il prezzo che il popolo libico sta pagando in queste ore per aver sfidato il dittatore.
Siamo tutti coinvolti da ciò che accade aldilà del mare. Le speranze e i timori, i successi e le tragedie delle sollevazioni arabe disegnano anche il nostro futuro.
Viviamo conficcati in mezzo al Mediterraneo ed è da qui che è sempre venuta gran parte della nostra storia.
Non possiamo restare in silenzio, mentre il Governo italiano tace, preoccupato solo di impedire l’arrivo di migranti sulle nostre coste, e ancora difende il colonnello Gheddafi.
Uniamo le nostre voci.
Per chiedere la fine della repressione in Libia e in tutti gli altri paesi coinvolti dalla rivolta dei gelsomini, dallo Yemen al Bahrein fino alla lontana Cina.
Per sostenere i processi democratici in Tunisia e in Egitto e lo smantellamento dei vecchi regimi.
Per rafforzare le società civili democratiche che escono da anni di clandestinità e di esilio.
Per promuovere politiche di vero dialogo tra culture e per promuovere i “diritti culturali” delle popolazioni coinvolte.
Per la revisione degli accordi ineguali e ingiusti imposti dalle nostre economie ai vecchi regimi.
Per la fine delle occupazioni e delle guerre in tutta la regione.
Per chiudere la stagione dei respingimenti e di esternalizzazione delle frontiere, la stagione della guerra ai migranti.
Chiediamo che ai migranti della sponda sud sia, in questo frangente eccezionale, concesso immediatamente lo status di protezione temporanea.
Non possiamo tollerare che la reazione italiana ed europea alle rivoluzioni democratiche del mondo arabo sia la costruzione di un muro di navi militari in mezzo al mare.
Ai morti nelle piazze stanno aggiungendo in questi giorni ancora tanti, troppi, morti in mare. È arrivato il momento di dire basta!
Chiediamo a tutti e tutte di firmare questo appello, di farlo girare, di farsi sentire.
Primi firmatari: Andrea Camilleri, Luigi Ciotti, Margherita Hack, Dacia Maraini, Moni Ovadia, Igiaba Scego, Cristina Comencini
 
 

Il Giornale, 23.2.2011
Quelli che vogliono sospendere la democrazia

E per salvare la democrazia? Si blocca il Parlamento. La ricetta viene giù dalle colonne del Fatto [Anche su MicroMega, NdCFC], semplice come un soffritto surgelato di Benedetta Parodi, e compare lì, in prima pagina, fra le solite penne all’arrabbiata e un po’ di consueti cetrioli sott’odio. Quattro salti in Padellaro: bisogna proclamare «solennemente e subito il blocco sistematico e permanente del Parlamento», scrive il quotidiano. E l’appello porta tutte le firme nobili del partito all’Aceto balsamico, da Marco Travaglio a Barbara Spinelli, da Andrea Camilleri a Dario Fo, da Antonio Tabucchi a Paolo Flores d’Arcais, la crème dei giustizialisti italiani, l’intera Forca Italia, insomma a parte Roberto Saviano, che però - dicono alcune indiscrezioni - potrebbe presto scendere in campo per proporre la chiusura definitiva di Camera e Senato. «Sono inutili, a noi basta l’assemblea del Palasharp». Applausi dell’Ingegner De Benedetti.
Ma, insomma, com’è possibile che nessuno ci abbia pensato prima? In fondo è banale: cosa fa uno che vuole correre più veloce? Si taglia una gamba. E uno che vuol vederci meglio? Si cava un occhio. E uno che vuol salvare la democrazia? Blocca il Parlamento. È tutto logico, è tutto naturale. Per fortuna che ci sono quelli del Fatto, veri salvatori della Patria, nuovi eroi repubblicani, autentici paladini della Costituzione, che sanno come si difendono le istituzioni. E come si difendono le istituzioni? Appunto: impedendo loro di funzionare. E per fortuna che nessuno degli intellettuali del Fatto ha mai pensato di fare il medico. Se tanto mi dà tanto, appena si mettevano in testa di salvare la vita a qualcuno, sai che festa per gli obitori...
Sono forti, però, i nostri amici del quotidiano all’arrabbiata: prima hanno pensato che per salvare la democrazia e la civiltà fosse necessario incitare i propri fan a dare fuoco ai berlusconiani. Così hanno organizzato il concorso del piccolo killer, il festival del tiro al bersaglio, la Sanremo alternativa per suonarle a giornalisti e politici colpevoli di essere di centrodestra. «Morto il re muoiono tutti», «Quanto mi piacerebbe vederli a fare l’altalena dalla balaustra di un distributore...», «...a testa in giù naturalmente», «Un falò e dentro tutti». Poi, non sembrando sufficiente come difesa della democrazia, hanno pensato che bisognasse fare qualcosa di più. E così dopo aver progettato l’assalto ai berlusconiani, hanno avuto l’ideona: l’assalto al Parlamento. «Blocco sistematico e permanente», annunciano. E pare che il Fatto sia già pronto a pubblicare il seguito dell’impegnativo appello: «Trasformeremo quest’aula sorda e grigia in un bivacco per i manipoli della Boccassini».
La vittoria della democrazia è certa: si eliminano tutti gli avversari appendendoli a testa in giù, si blocca il Parlamento fino a quando non comandano Furio Colombo e Dario Fo, e se qualcuno osa dire qualcosa si fa intervenire la Procura di Milano che (democraticamente) lo arresta. Chi non vorrebbe vivere in un Paese così? Manca solo di riportare in vita la Stasi, e poi le garanzie democratiche trionferebbero davvero. «Se non ora quando?», come si chiedono gli intellettuali nel loro vibrante appello, dando prova, oltre che di amore per le istituzioni, anche di grande originalità. Già: «Se non ora quando?». È ovvio che prima o poi, per salvare la democrazia, uno il Parlamento lo deve bloccare, no? Quindi, tanto vale, procedere immediatamente, come da ordine di servizio dell’agente Mark Travagliescu.
Voi immaginate che cosa avrebbero detto e scritto i paladini delle istituzioni, se un Cicchitto o Gasparri qualsiasi avesse mai osato parlare di «blocco del Parlamento»? Voi immaginate che cosa sarebbe successo se Berlusconi avesse chiesto di impedire in modo «sistematico e permanente» i lavori delle assemblee legislative? Voi immaginate quanti aspiranti Giacomo Matteotti ci saremmo ritrovati in piazza Montecitorio, quanti lamenti e quante grida di dolore, quanti appelli a Napolitano e al rispetto della Costituzione, quanti nonni partigiani rispolverati dalla naftalina per giurare fedeltà ai valori della Resistenza da salvare? Ecco: invece l’appello sta sul Travaglio News, lo firmano Andrea Camilleri e Antonio Tabucchi, quindi è di per se stesso sinceramente democratico, anche se chiede una sospensione della democrazia; è in difesa della Costituzione, anche se vuole bloccare il funzionamento di un organo costituzionale, è a favore della libertà, anche se sembra scritto dai fautori dello Stato di polizia. Perfetto, no? Resta solo da capire quale sarà il prossimo menu cotto&mangiato degli intellettuali al pepe rosso: per aiutare la digestione, ci proporranno l’olio di ricino? Per farci tornare il sorriso, lanceranno un appello a spaccarci i denti? Ormai non ci stupiamo più di nulla. Ci viene solo il sospetto che quel quotidiano dovrebbe cambiare nome. In effetti, a forza di Spinelli, più che il Fatto sembrano «fatti».
Mario Giordano
 
 

Il Tempo, 23.2.2011
Il salotto di sinistra contro il Parlamento
Su "Il Fatto Quotidiano" l'appello degli intellettuali che vogliono boicottare le Camere.

Immaginate Di Pietro o Grillo alla guida del governo e le Camere bloccate. Ci mancano solo gli assalti ai forni, il tintinnio di manette e il patatrac è fatto. C'è da chiedere asilo politico. Fortunatamente è solo il delirio di una sinistra (sinistra?) impazzita quella che ormai fa riferimento a Il Fatto Quotidiano. La speranza è che quell'Italia che ora, in occasione dell'anniversario dell'Unità, tutti celebrano, sappia dare la risposta che meritano certi intellettuali. Soprattutto risponda quella parte ostile a Berlusconi, perché, seguendo certi suggerimenti, si incoraggia il disfacimento del Paese con conseguenze gravi per i cittadini, siano essi di destra o di sinistra. Ci viene in mente Marx nel Manifesto quando avverte che la lotta di classe può portare alla comune rovina delle classi in lotta. Sarebbe proprio così. Partiamo da un sondaggio de Il Fatto a cui hanno partecipato, fino al pomeriggio di ieri, ben 145 mila persone, su chi sarebbe l'avversario ideale per battere Berlusconi. Al primo posto c'è Di Pietro con il 28 per cento, segue Grillo con il 25, poi Vendola con il 24 e al povero Bersani resta un solo 7 per cento, poco più di Fini al 5. Ma fin qui siamo all'eterna confusione che in Italia rende la sinistra inaffidabile, divisa, rissosa e demagogica. E si vede quando è chiamata a governare. Ma preoccupa di più un appello che troviamo sulla prima pagina del giornale di Padellaro e Travaglio [Anche su MicroMega, NdCFC].
«Il governo Berlusconi e la sua maggioranza parlamentare - è scritto nel documento - è entrato in un crescendo di eversione che mira apertamente a distruggere i fondamenti della Costituzione repubblicana e perfino un principio onorato da tre secoli: la divisione dei poteri. Di fronte a questo conclamato progetto di dispotismo proprietario chiediamo alle opposizioni di reagire secondo una irrinunciabile e improcrastinabile legittima difesa repubblicana, proclamando solennemente e subito il blocco sistematico e permanente del Parlamento su qualsiasi provvedimento con tutti i mezzi che la legge e i regolamenti mettono a disposizione, fino alle dimissioni di Berlusconi e conseguenti elezioni anticipate. Se non ora quando?». Leggiamo alcune firme, Camilleri, Flores d'Arcais, Fo, Hack, Tabucchi, Colombo e Travaglio. Complimenti a questi signori. Si rendono conto del carattere eversivo di questa richiesta? Non siamo in Libia, grazie al cielo. Al massimo tra due anni qui si vota. Saranno gli elettori a scegliere il governo. Questi signori si rendono conto che se fosse attuata una strategia come quella suggerita autorizzerebbero anche l'opposizione di domani, magari a un governo di centrosinistra, a utilizzare lo stesso metodo? Avrebbero un precedente da sbandierare.
E quale sarebbe la reazione dei Travaglio, Fo ecc. È tanto assurdo pensare che lo scontro si sposterebbe nelle piazze? E questi sarebbero i democratici che pretendono di dare lezioni sul rispetto delle istituzioni? Ci auguriamo che i partiti respingano con indignazione questo appello. Consapevoli che su questa strada si porta il Paese nel caos, sia con, che senza Berlusconi. Sarebbe la fine della nostra democrazia che è il bene più caro che abbiamo. Difendiamolo dagli intellettuali da salotto televisivo. Lo faccia soprattutto la sinistra che giustamente aspira a guidare il Paese in futuro. La democrazia, come diceva Churchill, è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre che si sono sperimentate finora.
Giuseppe Sanzotta
 
 

La Repubblica, 23.2.2011
Lessico e nuvole
Titoli atipici

[…]
Camilleri santone: Gli arancioni di Montalbano
[…]
Stefano Bartezzaghi
 
 

Ondaiblea, 24.2.2011
Arriva a Scicli “Il Giovane Montalbano”

Scicli – Il giovane Montalbano arriva a Scicli.
Nuovo personaggio protagonista, nuovi attori, nuovo regista, stessa, produzione, la Palomar, stesse location: Scicli e gli Iblei continueranno ad essere set dei film ispirati ai libri di Andrea Camilleri.
La nuova serie si affiancherà alla vecchia serie, il Montalbano “classico”.
Le location individuate dalla Palomar a Scicli sono il Municipio, da sempre sede del commissariato, il lungomare di Donnalucata e palazzo Mormino, l'Antica Farmacia Cartia in via Mormina Penna, palazzo Spadaro, la pizzeria Pura Follia in piazza Busacca.
Le riprese in città si protrarranno dai primi giorni di marzo sino al 1 aprile.
 
 

TvBlog.it, 25.2.2011
Montalbano è ringiovanito e frequenta Belen Rodriguez: parola di Alberto Sironi

L’amato commissario Salvo Montalbano, nato dalla penna di Andrea Camilleri, ritorna su RaiUno protagonista in 4 nuovi episodi diretti da Alberto Sironi.
In una bella intervista concessa a Vittorio Zucconi su Sette (nr.8) di questa settimana Sironi fa l’annuncio di alcune novità, conseguenze delle preoccupazioni manifestate da Luca Zingaretti che non voleva rimanere incastrato nel personaggio.
Si torna alle origini
Più azione. Il personaggio era un po’ invecchiato. Camilleri negli ultimi romanzi lo aveva intellettualizzato un po’ troppo: biblioteche, riferimenti letterari.
I sogni di Montalbano
Nell’episodio ispirato a Il Campo del vasaio la scena di Riina che si intrufola nella cucina di Montalbano.
Belen Rodriguez
Interpreta una sudamericana. Ultra professionale. Concentratissima. Potrebbe diventare una brava attrice. Ma dovrebbe cominciare a pensare più a recitare e meno a far soldi con la pubblicità.
Marina
 
 

Gazzetta di Parma, 25.2.2011
"Festa di famiglia" al Teatro Due

Dopo il fortunato successo di "Roma ore 11", le stesse quattro straordinarie interpreti tornano a cimentarsi con la scrittura e la regia drammaturgica con una riflessione sulle dinamiche violente all’interno del nucleo familiare.
"Festa di famiglia", scritto e diretto da Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti, Mariangéles Torres, che lo interpretano insieme a Fabio Cocifoglia e Diego Ribon, sarà in scena a Teatro Due da martedì 1 a giovedì 3 marzo 2011 alle ore 21.00.
Partendo da alcuni testi teatrali di Luigi Pirandello, che proprio sulla famiglia e sulle problematiche uomo-donna ha fondato buona parte della sua riflessione, le quattro artiste riunite sotto il nome di Mitipretese, hanno ottenuto una storia al femminile, nuova e contemporanea, avvalendosi della supervisione drammaturgica e della complicità di Andrea Camilleri, maestro di ironia e grande conoscitore di Pirandello, nonché loro insegnante d’Accademia.
Ogni giorno avviene in Italia l’assassinio di una donna ad opera di un familiare, ma l’omicidio è solo la punta di un iceberg fatto di soprusi, percosse, umiliazioni fisiche e morali e la feroce violenza di “genere” che la nostra società cova al suo interno viene ancora definita “delitto passionale” – affermano le quattro autrici. E' proprio nel nucleo fondante della nostra società, nell’intimità della famiglia, dove in fondo non sta bene ficcare troppo il naso, che si perpetrano violenze inaudite ai danni degli esseri più deboli, siano essi donne, anziani, bambini.
In Italia la famiglia è cosa sacra, è baluardo di moralità, bandiera politica, e se nella cronaca nera si leggono ogni giorno vicende di omicidi e violenze, sono sempre opera di un “mostro”, di un pazzo, di uno straniero, che non ha niente a che fare con noi persone normali e perbene. Dovremmo invece renderci conto che tutto ciò ci riguarda, interrogarci seriamente su cosa sono oggi le donne e gli uomini e su quali modelli di donna e di uomo ci stiamo tutti ripiegando. Non è compito del teatro trovare soluzioni, ma raccontare storie che assomiglino alla Storia in cui tutti siamo.
Da alcuni brani di testi teatrali pirandelliani - Questa sera si recita a soggetto, Sei personaggi in cerca d’autore, L’amica delle mogli, Enrico IV, L’uomo, la bestia e la virtù, La vita che ti diedi e Trovarsi - lo spettacolo racconta di una festa di famiglia organizzata, a sorpresa, in occasione del compleanno di una madre sessantenne.
Sarà proprio durante la cena a sorpresa che si delineeranno, tra la gioia del rincontrarsi e la dolce leggerezza delle consuetudini familiari, tre inferni domestici: la coppia con dinamiche violente, la madre e la figlia adulta rimasta a casa con un rapporto malato, fatto di recriminazioni e dolori profondi e la coppia in crisi.
Con addosso la maschera dell’allegria e tra tipici convenevoli familiari, tutti cercheranno di portare avanti la festa, tra sgradevolezze e vecchie canzoni amate dalla famiglia, intonate con grande maestria da tutto il gruppo. Una storia drammatica per i temi ma raccontata in modo tragicomico, cercando di vederne il lato grottesco e ridicolo che si cela dietro le umane miserie.
A lavoro finito – afferma Andrea Camilleri - mi venne in mente che quella era la commedia sulla famiglia borghese che Pirandello avrebbe forse voluto scrivere ma non aveva osato. Il puzzle non è un gioco d'azzardo. Questo particolare puzzle invece lo è.
Io mi sono limitato solo a mettere qualche tassello al posto giusto. E questo va detto come riconoscimento al grande impegno profuso dalle quattro autrici-attrici.
 
 

TVM, 26.2.2011
A scuola di pace – Magaria

Il 13 febbraio 2011, ha debuttato al Politeama Garibaldi di Palermo "Magaria", scritta da Andrea Camilleri, musicata da Marco Betta ed eseguita da un'orchestra di 70 bambini, quelli della scuola media statale Leonardo Da Vinci di Palermo. Molte le prime volte all'interno del progetto: per la prima volta si è vista sulla scena un'orchestra di così tanti elementi solo ed esclusivamente di bimbi, oltre al coinvolgimento degli studenti del Liceo Artistico "Eustachio Catalano" di Palermo per gli elementi scenici; per la prima volta "Magaria", dopo il debutto a Ravenna di qualche anno fa, arriva in Sicilia. "A scuola di pace" ha seguito l'evento.
Cliccare qui per vedere lo special
 
 

AGI, 26.2.2011
Fiction: il Commissario Montalbano tra le strade di Chiaramonte

Palermo - Sono previste per i primi giorni del mese di marzo l'inizio delle riprese per i nuovi episodi della fortunata serie televisiva del Commissario Montalbano che fara' tappa stavolta anche a Chiaramonte Gulfi. Si allargano dunque anche alla cittadina montana gli ormai celebri "luoghi di Montalbano". Le strade, le piazze e i palazzi di Chiaramonte andranno cosi' a far parte di quell'immaginario suscitato dalla serie tv tratta dai romanzi di Andrea Camilleri che a ragione ha reso celebre la nostra provincia. "Siamo lieti di poter finalmente ospitare nella nostra citta' - commenta l'assessore alla Cultura Vito Marletta - il commissario Montalbano. Siamo certi ed orgogliosi di poter mettere a disposizione la bellezza discreta del nostro paese per una produzione che e' famosa in tutto il mondo, oltre che in Italia. La valenza promozionale di questa produzione televisiva per la nostra citta' e' indubbia.
Abbiamo lavorato sodo per arrivare a questo risultato, ospitando e accompagnando lungo gli scorsi mesi i sopralluoghi tecnici con gli scenografi, il regista e la direzione della produzione. Un percorso ragionato che ci ha dato la possibilita' di far scoprire la nostra cittadina e di andare incontro alle esigenze presentateci".
 
 

La Sicilia, 26.2.2011
Donne di Ragusa
La tassista
Rivela, una vita a tutta birra «Guido e faccio pure da guida»

Saranno gli occhi verdi e l'aria sbarazzina, sarà la disinvoltura al volante o forse solo l'atteggiamento rassicurante che le deriva, semplicemente, dal fatto di essere una donna. Fatto è che Angela Rivela, da dieci anni tassista a Ragusa, è una specie di istituzione cittadina.
[...]
Lavora più col turismo, o con i clienti locali?
«Sicuramente col turismo. Anche perché ormai tutti gli albergatori e i ristoratori della zona mi conoscono, sanno che possono fidarsi e quindi mi chiamano anche quando i loro clienti vogliono fare gite magari di un intero giorno. Io, per esempio, lavoro tantissimo sull'itinerario Modica-Noto-Siracusa; e poi negli ultimi anni, con il grande boom dei romanzi di Camilleri, sono molti quelli che mi chiedono il vero e proprio tour di Montalbano. E' tutta gente che ha visto i telefilm in televisione e arriva già qui preparatissima. Vogliono vedere tutti gli angoli, mi chiedono del commissariato, dei ponti che vengono sempre inquadrati nei film, e poi soprattutto vogliono vedere la casa del commissario, a Punta secca. Ricordo un paio di anni fa una signora che viaggiava sola e che per un intero giorno ho portato in giro sulle tracce di Montalbano; era venuta a Ragusa di proposito».
[...]
Maddalena Bonaccorso
 
 

Gazzetta del Sud, 26.2.2011
Quel segreto che uccide
Una caverna gigantesca, una vecchia abbazia e un misterioso manoscritto...

Da almeno un paio di anni, Glenn Cooper è sicuramente uno degli scrittori più letti al mondo. In Italia ha esordito nel 2009 con un romanzo edito da "Nord" che nel giro di pochi mesi è diventato, oltre che un best seller, anche un cult: "La biblioteca dei morti". L'anno scorso, ancora per "Nord" è uscito "Il libro delle anime", il seguito del romanzo precedente, che ha venduto, solo da noi, oltre seicento mila copie. Quest'anno ha scalato subito le classifiche, posizionandosi ai primi posti, col suo ultimo "L'atlante del destino" (Nord, pagg. 410, euro 19,60).
Nei giorni scorsi, Glenn Cooper, 58 anni, self-made man, una laurea ad Harward in Archeologia, un dottorato in Medicina, sceneggiatore e produttore cinematografico, è venuto in Italia per presentare il suo libro.
[…]
So che tra gli scrittori italiani di respiro anche internazionale ama soprattutto Umberto Eco. Volevo chiederle se per caso avesse letto anche la nostra tradizione noir come Faletti, Biondillo, Carrisi...
«Faletti sicuramente è nella lista dei libri che leggerò. Ma ho letto i libri di Camilleri che mi piacciono molto. Purtroppo molti degli autori italiani non vengono tradotti in inglese e questo per me è un grande limite, tuttavia quelli di Camilleri vengono tradotti e mi piace comprarli».
Antonio Prestifilippo
 
 

ANSA, 26.2.2011
Unioni civili: in Sicilia sostegno Camilleri e Battiato a ddl
Oltre 300 sottoscrivono appello riconoscimento coppie di fatto

Palermo - Oltre trecento persone tra esponenti del mondo della cultura, politici e giornalisti hanno gia' sottoscritto l'appello per l'approvazione del disegno di legge sulle coppie di fatto, presentato il 15 giugno corso all'assemblea regionale siciliana dal deputato del Pd Pino Apprendi. Un fronte trasversale che vede tra i firmatari il cantautore Franco Battiato, lo scrittore Andrea Camilleri, i comici Ficarra e Picone, il deputato di Fli Fabio Granata, il portavoce di Idv Leoluca Orlando, l'eurodeputato Rita Borsellino, l'attore Pino Caruso, Pina Maisano Grassi.
 
 

Adnkronos, 26.2.2011
Coppie di fatto: in Sicilia 300 firme per appello ddl, anche Battiato e Camilleri

Palermo - Ci sono anche Franco Battiato, Andrea Camilleri, Leo Gullotta, Ficarra e Picone, Rita Borsellino e Pina Maisano Grassi tra i sottoscrittori dell'appello rivolto ai parlamentari dell'Assemblea regionale siciliana, al suo presidente Francesco Cascio e al governatore Raffaele Lombardo per un rapido via libera al ddl sulle coppie di fatto. Il provvedimento, che prevede la creazione nei comuni siciliani di un unico registro per le unioni civili, anche tra persone dello stesso sesso, e' stato presentato a Sala d'Ercole dal parlamentare del Pd, Pino Apprendi. Ma la norma ha incassato un consenso trasversale anche tra parlamentari della maggioranza. L'appello ha gia' raggiunto quota 300 firme.
Secondo il comitato "Esistono i diritti", promotore dell'appello, il provvedimento nasce per "colmare un vuoto legislativo e non vuole ledere i diritti delle famiglie tradizionali". "Il ddl - spiega Antonella Monastra, consigliere comunale di Palermo di 'Un'Altra Storia' - e' importante perche' contiene anche un esplicito riferimento al rifiuto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e, dunque, potrebbe fare da apripista a livello nazionale per un provvedimento contro l'omofobia. Inoltre il registro delle unioni civili riconoscerebbe finalmente alle coppie di fatto anche dei diritti, considerato che a livello fiscale la tassazione tiene gia' conto dell'esistenza di un nucleo familiare composto anche da persone dello stesso sesso".
 
 

La Stampa, 26.2.2011
Oltretevere
Battiato-Camilleri pro-coppie di fatto

Un appello sottoscritto da oltre 300 esponenti del mondo della cultura e della politica siciliana, e rivolto al deputati regionali, al presidente dell'Ars, Francesco Cascio e della Regione Raffaele Lombardo, affinchè sostengano la battaglia in favore delle coppie di fatto. L'invito è ad approvare il ddl regionale per la creazione di un unico registro per le unioni civili, anche tra persone dello stesso sesso, in tutti i comuni dell'Isola, presentato trasversalmente da deputati di più forze politiche, Pd, Udc, Mpa e Fli, e promosso dal comitato «Esistono i diritti» che stamattina, al teatro Nuovo Montevergini, ha illustrato i contenuti del ddl regionale e le iniziative in suo favore. Nell'appello l'invito al parlamento siciliano affinchè deliberi al più presto, anche in virtù dell'autonomia statuaria che, secondo i promotori, «garantirebbe un futuro diverso a magliaia di cittadini, rispondendo allo stesso tempo ai pressanti inviti del Parlamento Europeo in materie di diritti civili». Nel frattempo i promotori si attiveranno per creare un movimento di opinione in grado di superare gli ostacoli di natura politica, ideologica, religiosa e culturale che pesantemente incidono nell'affermazione di elementari diritti civili. Tra i firmatari Franco Battiato, Andrea Camilleri, Pino Caruso, Leo Gulotta, Ficarra e Picone, Franco Scaldati, il parroco Cosimo Scordato, Rita Borsellino, Pina Maisano Grassi, Beatrice Monroy, Felice Cavallaro, Mimmo Cuticchio, Leoluca Orlando. «Il comitato nasce per colmare un vuoto legislativo per il riconoscimento dei diritti civili delle coppie di fatto - ha detto il presidente del comitato, Rossana Tessitore - e non vuole ledere in alcun modo i diritti delle famiglie tradizionali. Non si tratta, infatti, di una proposta per matrimoni tra coppie omosessuali, ma vuole solo riconoscere i diritti delle coppie non tradizionali. E in questa battaglia le regioni posso dare un grosso contributo, imprimendo una forza propulsiva a questo percorso». «Dopo l'approvazione del bilancio e della finanziaria - ha detto il deputato regionale del Pd, Pino Apprendi - è nostra intenzione portare in commissione Affari istituzionali la discussione del ddl anche se il presidente, Riccardo Minardo, ha negato la sua disponibilità».
Giacomo Galeazzi
 
 

Fondazione Premio Napoli, 27.2.2011
Che ci faccio qui?
Campania on the road tra scrittori, parole e sapori

Anteprima 27 febbraio
Jean Claude Izzo e Castel San Giorgio
Partecipano
Andera Camilleri attraverso il video di Brigida Corrao.
Antonio Fiore con un intervento letterario-gastronomico
Franco Iavarone che leggerà alcuni brani
Cliccare qui per scaricare il libretto edito nell’occasione dalla Fondazione Premio Napoli, con il testo dell’intervista a Camilleri.



Andrea Camilleri raconta Jean-Claude Izzo
Il testo è la trascrizione di una video-intervista realizzata il 13 maggio 2009 a Roma, a casa dello scrittore siciliano, per il “Jean-Claude Izzo Festival”

Come ha conosciuto Jean-Claude Izzo?
Come sempre succede, prima di conoscere uno scrittore vivente di persona, va a finire che uno conosce i suoi libri. A me capitò così, di entrare in una libreria e venire attratto da un titolo che era Casino totale e leggere i risvolti di copertina, capire che era un giallo, un noir ambientato a Marsiglia e l’ho comprato, me lo sono letto e sono rimasto estremamente sorpreso da questo scrittore. È stata un’autentica scoperta per me. Allora tornai in libreria per sapere se erano stati pubblicati anche altri libri suoi. E così riuscii in qualche modo a recuperare Chourmo e non ricordo bene se anche il terzo, Solea. Comunque mi ripromisi veramente di leggere i libri che questo signore avrebbe continuato a pubblicare.
Cosa l’aveva folgorato nella sua scrittura?
Mi aveva interessato enormemente la sua capacità di descrivere Marsiglia e di farti capire la verità e la realtà multirazziale di questa città in un modo così diretto e così autentico, che ne capivi assai di più che se avessi letto dieci saggi sociologici sull’argomento. Non solo, all’interno di questa scrittura c’erano due ammiccamenti che mi piacquero moltissimo, proprio mi divertivano. Uno era l’ammiccamento a quelle che erano le sue radici, comuni: tutti e due uomini del sud, su questo non ci pioveva. L’altra cosa era come contrabbandasse all’interno di questa sua scrittura, molto raffinata in realtà, addirittura dei versi di Saint-John Perse, cioè vale a dire uno dei poeti che ha fatto la poesia del Novecento assieme a Rilke e a qualcun altro, ma molto poco noto in Italia. E lì mi era piaciuto come riuscisse a citare con perfezione, al momento opportuno e con assoluta naturalezza questa citazione assolutamente dotta e riservata a pochi. Insomma fu una sorta di innamoramento, cosa che mi capita assai raramente.
Poi dopo qualche tempo vi siete incontrati a Parigi…
L’anno dopo venni invitato a Parigi al Salone del libro. Mentre ero nel mio stand, come usano fare, dove ti senti un po’ come un carcerato o un fenomeno da baraccone, mi si presentò un signore che mi disse “Sono Jean-Claude Izzo”. Ora, lui ignorava assolutamente il mio innamoramento per lui e dovette rimanere alquanto sorpreso dal fatto che io l’avessi immediatamente e violentemente abbracciato dicendo “Porca miseria, questo è l’incontro più bello e inatteso che sto facendo nella mostra”. E questo determinò subito una corrente di simpatia e amicizia per cui dopo due ore parlavamo come se ci fossimo conosciuti da una vita. E questo fenomeno mi era già capitato con Manolo Vázquez Montalbán. Il quale, ad un certo punto, si unì a noi due e quello è stato un pomeriggio stupendo tra tutti e tre.
Quali ricordi conserva?
Apprezzai la discrezione e in un certo senso la timidezza umana di Jean-Claude. Era delicatamente astratto rispetto al mondo che lo circondava, ebbi questa forte impressione. Era un uomo soprattutto.
Non l’ho conosciuto così bene, ma ebbi l’impressione di una persona dotata di un’enorme, grande bontà. Un individuo in un certo senso puro, semplice. Per i tre giorni che siamo stati assieme non ci siamo mai lasciati e lui alla fine mi regalò l’edizione francese che Gallimard aveva raccolto dei tre volumi in una sorta di cofanetto. E ci ripromettemmo di rivederci il prima possibile, anche perché lui mi disse che sarebbe venuto presto in Italia. In quella occasione capitò quella cosa deliziosa, strana, che parlammo di come liberarci dei nostri personaggi che francamente cominciavano un po’ a rompere le scatole. Manolo aveva elaborato una fine complicatissima per Pepe Carvalho, mentre Jean-Claude disse “Io lo lascio lì in quella barca ferito a morte, poi non so se lo salvo o non lo salvo”. Io stavo per dire come finiva il mio Montalbano ma venimmo interrotti da Sepúlveda, ed è stato un bene, perché a conti fatti loro due sono morti, i loro personaggi continuano a vivere ed io sono sopravvissuto grazie all’interruzione di Sepúlveda.
E poi cosa successe?
Mi telefonò tempo dopo, dicendomi se ero disposto a presentare i suoi libri in Italia. Io dissi che sarei stato felicissimo, figurati. E allora lui disse che mi avrebbe fatto telefonare dalla casa editrice per stabilire il giorno e il luogo, e mi disse più o meno quando ci sarebbe stata la presentazione.
Senonché, avvicinandosi il tempo della presentazione e non avendo notizie dalla casa editrice, ci tenevo tanto a quella presentazione che mi sono fatto vivo io, cosa che uno fa raramente, perché dice “Vabbè, non si fanno vivi, buonasera e tante grazie”. Io, invece, ci tenevo veramente.
Fu allora che mi dissero che stava male e che non poteva venire in Italia.
È stata un’autentica mazzata, anche perché quando l’avevo visto non aveva per niente accennato alla malattia e soprattutto non sembrava una persona malata. E poi ho saputo la notizia della morte, ecco qua.
Questo è stato il mio rapporto con Jean-Claude. E devo dire che ne ho un grosso rimpianto, perché penso che a una certa età è difficile avere dei nuovi amici. Penso che lui sarebbe stato un nuovo amico per me che mi avrebbe in qualche modo arricchito, non so come, non so in cosa, ma ho la sensazione di un’autentica perdita.
Izzo attraverso i suoi romanzi penetra nel profondo delle contraddizioni sociali. Ha la necessità di schierarsi sempre. Cosa significa questo per uno scrittore?
Uno degli aspetti che più me lo facevano amare era questo suo schierarsi. Io detesto gli scrittori che non si schierano, non capisco cosa scrivano a fare: per dirci una situazione obiettiva che noi conosciamo e che tutti conoscono? L’intervento dello scrittore consiste nel suo schierarsi, nel dirci una certa sensazione, come lui la vede. Lui si schierava, certo che si schierava. Faceva il suo mestiere di bravo scrittore, altrimenti non avrebbe avuto nessuna importanza ai miei occhi.
Se ebbe questa importanza è perché lui si schierava, evidentemente.
Il poliziotto Montale è disperatamente di sinistra, insofferente al razzismo e alla sopraffazione, in lui c’è un’umanità esasperata, che porta il lettore a soffrire con lui ad assaporare con lui vino, cibo, rabbia, orrore, amore, musica. In cosa si somigliano Salvo Montalbano, Fabio Montale e Pepe Carvalho di Montalbán?
Diciamo una cosa: che mentre non c’è nessuna somiglianza tra Pepe Carvalho e Montalbano, anche come fatto di cucina, perché quello che mangia Pepe Carvalho, Montalbano non lo mangerebbe mai. Anche se mangia cose genuine, ma la combinazione di queste cose, per carità…
Io ritengo che le ricette di cucina pubblicate da Manolo, le ricette di Pepe Carvalho, siano un atto di genocidio, cioè dovrebbe intervenire L’Aja. Intervenire, perché è chiaro che uno muore. Cioè, io sono stato a Barcellona con Manolo: ma Manolo alle nove del mattino era capace alla Boquería di mangiare il sanguinaccio, che a quell’ora è una cosa spaventosa. Quindi, da questo punto di vista, tra Pepe Carvalho e Montalbano e anche tra altri del mondo dell’indagine non c’è nessun rapporto. C’è invece un rapporto molto forte tra Fabio Montale e Salvo Montalbano. Innanzitutto nel non sopportare gli atti costitutivi della società contemporanea. Cioè, proprio non reggono il razzismo, il potere, non reggono una quantità di cose. E debbo dire che trovare in un poliziotto le stesse cose che ho messo in Montalbano mi ha fatto piacere. Cioè, se uno a Marsiglia pensa le stesse cose di Vigata forse c’è qualche speranza per la polizia… o no?
Quale dei romanzi di Izzo preferisce?
Quello dei Marinai perduti, anche perché mi è successo di sapere al mio paese di una nave con marinai abbandonati, è scritto da dio ed è il suo più bel romanzo secondo me, al di fuori di quelli con Fabio Montale. E mi ha divertito enormemente un libretto capitato per caso tra le mie mani, Aglio, menta e basilico, che già mi viene l’acquolina in bocca. È una delizia.
Lei ci racconta il mondo attraverso la città immaginaria di Vigata, Izzo attraverso Marsiglia. Poi ha l’esigenza di parlarci del padre, delle sue radici e parla di Castel San Giorgio che per lui rappresenta l’Italia dell’infanzia, dei ricordi, dei sapori, degli odori. Come agiscono le radici nell’opera di uno scrittore?
Sono radici profumate. Sono una comune ricchezza. Cioè, tu sei figlio di salernitani, nel suo caso. Trasferito, nato e vissuto a Marsiglia, quindi in realtà non sei di terza, quarta generazione, in cui cominci a perdere un pochino i contatti. Le tue radici sono vivissime, quotidiane, vengono rinvigorite e innaffiate quotidianamente dal rapporto col padre, dal rapporto con la famiglia. E quindi per forza di cose sono così presenti che le infili dentro al romanzo, sono la ragion stessa di essere di un modo di raccontare. Lo stesso capita per me. Io non sono a Marsiglia, sono a Roma. La distanza in realtà è come l’erpice, che passa sulla terra e mette a nudo le radici. Ecco la distanza fa lo stesso gioco. Le radici vengono in superficie e acquistano una evidenza, un valore dal quale non puoi prescindere in nessun modo.
Secondo lei, perché è così amato in Italia?
E’ amato in Italia perché evidentemente lo sentono italiano, innanzitutto. Perché poi in realtà che cos’è: è un commissario che si chiama italianissimamente Fabio Montale, alle prese con una realtà multietnica che è anche quella nostra di oggi, che ragiona da italiano. Perché Fabio Montale ragiona da italiano, non c’è il minimo dubbio. Quindi è come un personaggio nostro, come può essere un personaggio di Lucarelli o un personaggio mio. Questo dell’essere e rimanere italiani, dell’essere figli di italiani... Capita, ad esempio, che il mio traduttore francese, Serge Quadruppani, che è esattamente nella stessa situazione del padre di Jean-Claude, uno che se ne scappa dall’Italia giovanissimo per sfuggire al fascismo e ad altro, diventa il traduttore che è capace di penetrare nella mia scrittura più di qualsiasi altro. E quindi probabilmente è nella scrittura di Jean-Claude, in quello che Jean-Claude raccontava, che io ho visto delle assonanze che facevano vibrare dentro di me della altre assonanze.
Lei ha creato una lingua tutta sua per raccontare quello che voleva dire. Ci è riuscito come sa fare solo un grande musicista: ha trovato un tocco unico o se si può dire una “voce” inconfondibile. Da cosa si riconosce la “voce” di Izzo?
Fortunatamente mi capita di parlare, leggere e capire il francese, quindi quando Jean-Claude mi ha dato i suoi libri, me li sono andati a rileggere nell’edizione Gallimard. Sono ben tradotti in italiano, ma non c’è dubbio che ogni traduzione è un’altra cosa. Lo stesso capita con Simenon, per esempio quando lo vai a leggere nell’originale ti accorgi che il suo linguaggio non è così facile come viene reso nell’italiano.
Forse è anche perché le sue origini belghe lo portano ad un francese un po’ diverso da quello corrente. La ricchezza e l’inventiva linguistica di Jean-Claude sono notevolissime: io ho dovuto fare un’operazione di ripudio della lingua italiana. Lui invece ha fatto un’operazione di recupero di un certo francese smagliante e lucido, ecco. Come può avere uno per cui il francese è una seconda lingua.
Izzo è considerato uno dei padri del noir mediterraneo. Oltre alla delimitazione geografica, cosa si intende per noir mediterraneo?
È semplicemente la formula con la quale credo solo degli sciocchi possono continuare ad insistere sul fatto che è una letteratura di genere. Cioè a dire, è una letteratura che più di ogni altra, e meglio di ogni altra, riesce attraverso il tirante del romanzo giallo a mettere in luce il contesto socio-politico e socioeconomico di una realtà che in altri romanzi non viene neanche sfiorata. Cioè, il momento in cui il romanzo, chiamiamolo poliziesco, ha cominciato a portare sullo stesso piano non l’aneddoto del reato, ma il contesto socioeconomico, sociopolitico nel quale quel delitto avviene, in quel momento fa un salto di qualità enorme, comincia col diventare un romanzo semmai di denuncia e non di genere. Tant’è vero che non c’è poliziotto che non prenda parte, che non si schieri, si schierano tutti dalla stessa parte, a cominciare da Petros Markaris in Grecia, a Izzo, allo stesso Montalbán.
Se i lettori italiani fossero assai più attenti ai messaggi che vengono veicolati dal cosiddetto noir, forse avremmo una società leggermente migliore.
A proposito di Montalbano…
Un personaggio seriale se ha successo è una cosa terribile, lo dico seriamente. Perché quando scrissi i primi due Montalbano intendevo finire la serie con il secondo Il cane di terracotta perché per me il personaggio si era definito e non c’era più nulla da dire. Era una sorta di prova che avevo fatto a me stesso: volevo vedere se ero capace di scrivere un giallo, perché ti obbliga ad alcune regole, fine. Potevo mai immaginare che avesse tutto questo successo? La Sellerio mi disse: “Quand’è che mi dai un terzo Montalbano?”. Dissi “Non c’è un terzo Montalbano, non ci sarà mai”. E mi dissero “Guarda che lui ti sta facendo vendere i romanzi ai quali tu tieni di più”. E questo è un fenomeno che continua. Per cui ogni volta che esce un Montalbano ha un aumento medio di dieci-ventimila lettori. Ma si tira in ballo tutti i romanzi che ho scritto con la Sellerio. Li ristampano perché ne richiedono le copie e quindi indirettamente ti ricatta. Ho scritto dei racconti di Montalbano perché c’è stato un periodo nel quale io mi sentivo inseguito da lui come i lupi inseguono le slitte. Allora per tenere lontano i lupi buttano brandelli di carne e i lupi si fermano a mangiarli e la slitta và. Così con Montalbano: ho scritto trenta racconti per tenermelo lontano per un po’ di tempo. Poi ne ho scritti altri sempre con questo intento di tenerlo lontano. Poi ho scritto la sua fine, perché la sua fine mi è venuta in mente quattro anni fa, sempre memore di Jean Claude e di Manolo. Morire, non muore manco sparato. Allora mi è venuta una bella soluzione letteraria. Temendo l’alzheimer a ottant’anni mi sono detto “Ora la scrivo subito”: l’ho scritta e l’ho mandata, per cui l’ultimo Montalbano sta lì, per cui quando non sarò più in grado di scrivere dirò “Pubblica quello lì” e buonasera.
Brigida Corrado
 
 

La Sicilia, 27.2.2011
Casa Fragapane cade a pezzi
Ospiterà la Fondazione Camilleri

Porto Empedocle. La casa in cui il giovane Andrea Camilleri trascorreva tanti giorni delle sue estati sta cadendo a pezzi. Si tratta dell'immobile di valore storico e culturale da far ristrutturare all'Enel, nell'ambito degli interventi compensativi alla realizzazione del rigassificatore.
E' la casa Fragapane nella zona alta della cittadina marinara, salendo da via dello Sport, dove lo scrittore Andrea Camilleri trascorse grandi squarci della propria gioventù e che lo stesso scrittore nei mesi scorsi ha definitivamente ceduto al Comune. Si trattò del cambio di proprietà propedeutico alla creazione della Fondazione Andrea Camilleri che ha visto nello stesso scrittore e nel sindaco Calogero Firetto i promotori. Fatta la Fondazione è parso subito indispensabile individuare un luogo dall'alto valore anche simbolico da far assurgere a sede istituzionale e operativa della Fondazione stessa.
E quale miglior luogo del casale abbandonato da anni al proprio degrado strutturale, ma che il Comune ha intenzione di recuperare prima possibile, evitandone il crollo prima che vi s'insedi la Fondazione.
E sempre nei mesi scorsi al momento di chiedere al Comune empedoclino quale immobile avrebbe voluto che si recuperasse, l'Enel ha invitato l'amministrazione a indicare lo stabile che necessiterebbe di maggiori interventi in prospettiva.
Un gesto concreto di vicinanza alle esigenze della realtà che ospiterà il grande impianto di trasformazione del gas. Alcune settimane fa, la Giunta ha deliberato che questo stabile da rendere stabile e adeguare alle esigenze di un luogo di cultura deve essere la casa Fragapane. Una scelta certamente condivisibile, tenuto conto come nella cittadina marinara non vi siano altri immobili di particolare pregio storico di proprietà comunale. L'unico in questo senso è la Torre di Carlo V sulla quale però il restauro è stato di fatto ultimato e nei prossimi mesi diventerà il primo Museo del Mare di Sicilia, coordinato dalla Sovrintendenza del mare e dal Museo di Agrigento. I vertici di Enel dunque sanno già da moltissimo tempo dove dovranno essere spese le risorse per «ristorare» il Comune, a seguito del preventivato l'insediamento del rigassificatore, secondo i patti stabiliti con precisione.
Una volta recuperato e reso fruibile il casale, la Fondazione Camilleri avrà finalmente la propria sede, non solo operativa ma anche di rappresentanza.
La speranza è che questo intervento di recupero inizi prima possibile, perché le condizioni del casale meritano grande attenzione. Ma lo stop all'iter di realizzazione del rigassificatore ha stoppato da parte di Enel anche l'erogazione di quelle somme che il Comune avrebbe utilizzato per restaurare il casale abbandonato e sempre più cadente. Uno stop, quello inflitto dal Tar del Lazio contro il quale il Comune empedoclino ha presentato ricorso al Consiglio di Stato proprio nei giorni scorsi.
Non resta che attendere il verdetto di tale Consiglio e solo successivamente si saprà se il rigassificatore si farà o meno e se, in caso di via libera, anche gli interventi a ristoro potranno essere effettuati. Casa Fragapane compresa, prima che sia troppo tardi.
Francesco Di Mare
 
 

La Sicilia, 27.2.2011
Storia di presunti tesori e di una vera e solenne «bufala» giornalistica
A fine Ottocento vi fu una «caccia» alle monete d'oro che si supposero nascoste in territorio di Sutera: una vicenda che per certi versi ricorda l'ultimo racconto di Camilleri

Caltanissetta. L'ultimo racconto, in ordine di tempo, uscito dalla superprolifica penna di Andrea Camilleri s'intitola «La moneta di Akragas» e tratta della vicenda legata al ritrovamento di un'antichissima, quanto rarissima, moneta d'oro risalente al periodo della conquista di Akgragas da parte dei Cartaginesi (406 a.C.). La storia di questa moneta, poi ambientata nella Vigata dei primi Novecento, vede protagonista il medico condotto del paese Stefano Gibilaro, appassionato di numismatica, al quale la moneta viene mostrata da un contadino che l'ha casualmente ritrovata mentre zappava la terra. Una vicenda, quella inventata dallo scrittore empedoclino, incentrata dunque sul prezioso reperto che passa attraverso varie mani, vicenda dove ci scappa anche il morto e che finisce in ultimo per coinvolgere anche sua maestà il re Vittorio Emanuele III, dato il suo notorio interesse per la numismatica.
Il racconto del ritrovamento di questo piccolo «tesoro» richiama, per certi versi, alla mente un altro episodio, stavolta registrato in territorio nisseno, datato fine Ottocento e legato al presunto ritrovamento di un «tesoro» di monete d'oro nei dintorni di Sutera, di cui si occupò anche la stampa dell'epoca. Di questo fatto c'è menzione nella premessa che Gero Difrancesco, attuale sindaco di quel comune e noto cultore di storia patria, ha scritto per il volume «Il tesoro della Chiesa Madre di Sutera» (Paruzzo editore), la raffinata pubblicazione curata da Maria Concetta Di Natale, Maurizio Vitella e Maria Vittoria Mancino e dedicata ai preziosi reperti d'arte sacra tramandatisi nel patrimonio del paese.
Difrancesco cita un reale articolo di un autorevole giornale siciliano datato 13 ottobre 1893 che riporta l'eclatante notizia della scoperta di un tesoro nascosto da un ricco signore del Settecento nei pressi di Sutera. Questo il testo, firmato con lo pseudonimo "Camicus": «In maggio ultimo giungeva lettera a certo Virciglio Pasquale da questa, proveniente da Barcellona (Spagna) nella quale si parlava di un tesoro nascosto in questo territorio di Sutera da un ricco signore costretto a fuggire nel secolo XVIII per le persecuzioni del Re Filippo V allora padrone della Sicilia. Sopraggiunta la morte immatura, il detto signore senza aver potuto riprendere il tesoro, lo lasciava menzionato in alcuni suoi scritti».
«Tali scritti - proseguiva l'articolo - venuti ora in mano degli eredi, uno di questi si diresse al detto Virciglio promettendogli la metà del ritrovato tesoro ove questo avesse approntato non so qual somma. Il Virciglio, perché analfabeta, bisognò per mantenere la fortunosa corrispondenza far partecipi del segreto il cognato Vincenzo Scibetta ed un suo amico a nome Carruba Giuseppe. Egli a metà di settembre partiva alla volta di Barcellona accompagnato dal solo Carruba. Ritornati di là con l'erede del morto signore si recarono con l'intervento dell'autorità di P.S. sul luogo in contrada Donne Belle. Al punto designato si cominciarono i lavori di scavo…».
E, a questo punto, arriva la notizia-bomba data dall'anonimo articolista, che così proseguiva: «…ed ecco con grande sorpresa degli astanti, si rinvenne una lastra di pietra lavorata dalla mano dell'uomo. Si fu certi del tesoro e tolta la pietra si trovò un vuoto con dentro un recipiente di rame coverto e al di sopra una bellissima corona. Alla vista di ciò il Virciglio Pasquale con frenesia di gioia afferrò la corona ma il sindaco e il brigadiere dei reali carabinieri gliela tolsero di mano. Essa è girata di alti merletti e riccamente lavorata. Sembra tutta d'oro. Il recipiente era pieno di monete d'oro con l'impronta del Re Filippo II e Filippo V. Saputosi ciò in città una gran folla con la banda musicale andò ad incontrare i fortunati che commossi versavano lagrime di gioia».
Fin qui l'articolo, come s'è detto realmente pubblicato, tanto da smuovere l'immediato interesse del professore Antonino Salinas, all'epoca direttore del Museo archeologico di Palermo (che oggi gli è intitolato) e massima autorità in materia di numismatica. Difrancesco (che ha rintracciato documentazione in merito) ne segue le mosse e ci riferisce che l'eminente studioso, dopo aver letto la notizia, si mette subito in moto per tentare di fotografare, e soprattutto eventualmente acquistare qualcuna di quelle rare monete d'oro. All'epoca Salinas, ordinario di Archeologia all'ateneo palermitano, è già da vent'anni direttore del Museo archeologico di Palermo al quale, alla sua morte, lascerà la sua collezione privata, tra cui i molti libri e circa 6.000 monete da lui raccolte (fu anche tra i fondatori dell'Istituto Italiano di Numismatica e ne fu per un periodo il presidente).
Ed ecco dunque il celebre archeologo, avuto il nullaosta dal Ministero per l'Istruzione pubblica, recarsi a Sutera, ove peraltro è già stato in precedenza, ammirando i preziosi reperti artistici presenti in paese e trattando di essi nel primo volume dei suoi «Studi storici ed archeologici». Difrancesco ha rintracciato alcuni appunti in cui, scrivendo al Ministero, Salinas riferisce: «…mi recai subito sul posto con la speranza che qualche cosa di vero si contenesse in quell'articolo e che mi fosse possibile acquistare qualcuna delle rare monete d'oro siciliane dei due secoli ultimi… Allo stesso tempo aveva caro di completare le ricerche da me fatte nel 1880 sulle opere d'arte conservate in quel paese eseguendo fotografie di alcuni pezzi veramente notevoli…».
Ma una volta giunto a Sutera e cercati i dovuti riscontri, l'illustre accademico deve rendersi conto che il tutto è una solenne «bufala», architettata da chissà chi: «Del tesoro non v'ha niente di vero - scrive - sebbene veri siino i nomi delle persone e dei luoghi e si abbiano fondati sospetti di pratiche fatte da alcuni credenzoni allettati da una impresa di scrocco stabilita in Barcellona di Spagna. La corrispondenza del resto era stata falsificata e il giornale inizierà un processo per punire il falsario…».
Comunque Antonino Salinas non aveva fatto il viaggio a Sutera del tutto a vuoto e, seppur fortemente deluso dal non aver trovato le favoleggiate monete d'oro, avrebbe approfittato, come s'è detto, dell'occasione per approfondire ancor di più la sua conoscenza del tesoro - stavolta quello vero, visto, fotografato e catalogato - costituito dalle preziose testimonianze d'arte sacra lì esistenti, ad iniziare da quelle più rappresentative, due stupende casse d'argento finemente cesellate, e cioè la quattrocentesca urna di San Paolino e quella seicentesca di Sant'Onofrio.
Walter Guttadauria
 
 

Gazzetta del Sud, 27.2.2011
Suggestioni e significati della fiaba nella lotta eterna tra bene e male
“La moneta di Akragas” di Camilleri tra fantasia e storia

Questa volta i riferimenti principali della narrazione non sono i caratteri degli ineguagliabili personaggi nati dalla fantasia di Camilleri, protagonista è invece una moneta, la «piccola Akragas» che dà titolo al racconto, seguìta dallo scrittore lungo tutte le peripezie legate al suo ritrovamento, dopo la morte tragica del primo, legittimo proprietario, avvenuta nel 406 a.C. durante l'assedio cartaginese alla roccaforte siciliana.
È una fiaba, qua e là arricchita da fedeli ricostruzioni storiche, che mira a dimostrare una verità scomoda ma inconfutabile, visto il procedere degli eventi: i materiali, gli oggetti, sembrano essere dotati di un'anima, di una volontà che li fa apparire e scomparire, secondo le convenienze e in base agli atteggiamenti degli esseri umani, che s'illudono d'esserne padroni ma che in realtà ne divengono al massimo i temporanei custodi.
Accade così che il prezioso cimelio – massima aspirazione di tutti gli appassionati di numismatica – percorra passando di mano in mano importanti periodi della nostra Storia, preferendo però di fatto starsene nascosto sotto terra, in attesa di affidarsi alla persona giusta.
Che potrebbe essere un umile e onesto zappatore siciliano dei primi decenni del secolo scorso, se l'altrui cupidigia non intervenisse a innescare una serie di furti, con gli immancabili contorni dei fatti di sangue. E allora la moneta diverrà simbolo essa stessa della lotta eterna tra il bene e il male, tra la riconoscenza e l'arroganza, tra l'onestà e la malafede.
Sullo sfondo, eventi tragici come il terremoto di Messina del 1908, imprese eroiche e gloriose come quelle compiute dai marinai russi per venire incontro alle esigenze primarie della popolazione, nei giorni immediatamente successivi alla tragedia. Assieme a piccoli-grandi episodi di vita paesana, e all'indiretta descrizione di un monarca galantuomo, appassionato di antichità ma restio a sfruttare il proprio ruolo e la propria potenza per venire in possesso di ciò che non gli appartiene.
Nel mezzo – anzi, al centro – l'oggetto fatato, che in effetti non possiede alcuna qualità eccezionale se non quella di rappresentare una rarità preziosa, troppo preziosa da palesarsi presto impossibile da acquisire.
Per un romanzo in definitiva stilisticamente riuscito, e privo delle disgressioni di contenuto che in altri casi hanno in qualche modo penalizzato le narrazioni storiche di Camilleri. In una bella storia tutta siciliana, che proprio dell'isola raccoglie e concentra le infinite risorse umane, rimaste intatte nei secoli come le sembianze della moneta; e soltanto nascoste da strati e strati di fango e di sporcizia, accumulati più per l'avverso destino che per il logorio dell'azione distruttiva del tempo.
Che da vero galantuomo, sa bene cosa annientare e cosa gelosamente conservare.
Francesco Bonardelli
 
 

Gazzetta del Sud, 27.2.2011
Camilleri e questo mondo un po' sgualcito
In un libro-intervista lo scrittore parla a ruota libera di letteratura, politica, attualità

«La verità è che c'è la volontà di tenere basso il livello della cultura degli italiani, perché la cultura è pericolosa»: questa affermazione di Andrea Camilleri potrebbe essere messa a epigrafe di tutte quelle che si potrebbero estrarre dal succoso libretto "Questo mondo è un po' sgualcito" (Infinito, pp. 130, euro 12), in cui il giornalista e scrittore Francesco De Filippo intervista il padre del commissario Montalbano su temi che non hanno a che fare con i suoi fortunati libri, ma provocano quel grande, amato vecchio sui temi più vari di vita e sapere, per farci scoprire come, a 85 anni, quell'uomo abbia ancora tanto da dire per aiutarci a capire dove viviamo e dove andiamo. Con i proventi del libro, Camilleri, De Filippo e la casa editrice contribuiscono alla costruzione di un ospedale a Bilogo, nel Burkina Faso.
E poi, per chi ben conosce spirito, curiosità e onestà intellettuale del suo Montalbano, tra indagini e vita privata, non può essere una sorpresa la passione intellettuale, civile, la voglia di capire e informarsi, il non smettere mai di ragionare di Camilleri in queste pagine. Lo scrittore appare quindi come un grande saggio, depositario di una capacità di utilizzare il suo grande patrimonio di esperienza e di cultura che condivide col lettore, parlando a cuore aperto di tutto.
Questo grazie all'atteggiamento di De Filippo, che si avvicina a lui come a un Maestro, memoria storica del Paese e per molti uno dei Padri morali di quest'Italia tanto più sgualcita e strapazzata del resto del mondo.
«Che i fratelli Wright abbiano cominciato a volare a dieci metri di altezza con un aeroplano ci consente di avere il fatto che in sei ore arrivi negli Stati Uniti. In sé è una cosa strepitosa. Poi l'aereo piglia e butta le bombe, magari atomiche, ma non è responsabilità della scoperta del volo, è colpa della sua applicazione», riflette, per fare un esempio, Camilleri e qui pare di sentirlo parlare, grazie alla freschezza e la trascrizione «letterale» del suo eloquio.
Il volume-intervista è diviso in quattro parti che si focalizzano prima sull'Europa e poi sul nostro Paese con tutti i suoi difetti e pregi, per finire con discorsi sulla lettura, l'industria, i best seller, ma soprattutto una conclusione a sorpresa sul Principio di indeterminazione di Heisenberg.
«Quando dicono è difficile combattere la Sars perché il bacillo è in continua evoluzione, lo stesso è col terrorismo. Non è tanto l'azione contingente in sé che ha un senso, ma è fondamentale l'identificazione delle motivazioni che hanno portato al contingente» spiega sempre con pacatezza Camilleri, che parla di Israele e Palestina, di Obama, di Piazza Tienanmen e così via, in un continuo collegamento e associazione di idee, citando Machiavelli, Croce, Marx, ma anche Dan Brown o Moccia, senza snobismi.
Paolo Petroni
 
 

Corriere di Como, 27.2.2011
Camilleri solidale per il Burkina Faso
Intervista benefica

«Di interviste ad Andrea Camilleri è affollato il mondo del giornalismo e della televisione». Parola di Francesco De Filippo, redattore dell’Ansa e autore - appunto - dell’ultimo libro-intervista allo scrittore siciliano: Questo mondo un po’ sgualcito (Infinito edizioni, pp. 123, euro 12).
Quattro conversazioni con un duplice obiettivo: far emergere il Camilleri “politico” più che il Camilleri scrittore e raccogliere fondi per un progetto benefico organizzato in collaborazione con la Onlus comasca “Mehala Child & Family”.
La molla della solidarietà è diretta alla realizzazione di un centro medico-sanitario in un villaggio del Burkina Faso, il secondo Paese più povero del mondo, dove la speranza media di vita è di 47 anni e il reddito pro capite di un dollaro al giorno.
Impossibile, ovviamente, riassumere in poche righe il contenuto e il senso delle interviste. Certamente, gli affezionati montalbaniani troveranno un Camilleri diverso, appassionato, politicamente “scorretto”, curioso, tagliente nei giudizi sugli uomini politici e sui fatti storici. Un libro che racconta un’esperienza di vita (quella di Camilleri, ovviamente) vissuta guardando le pagine del mondo “sgualcirsi” di giorno in giorno.
Dario Campione
 
 

La7 - L’Infedele, 28.2.2011
Tripoli, Italia: la libertà ci fa paura?
Gad Lerner analizza l'Italia di quest'ultimo periodo, stretta tra le problematiche del Mediterraneo e i suoi conflitti interni. Tra gli ospiti Lucia Annunziata, Mario Borghezio e Andrea Camilleri.
Cliccare qui per vedere l'intera puntata
Cliccare qui per vedere l'intervista ad Andrea Camilleri
Cliccare qui per vedere l'intervista ad Andrea Camilleri e la replica di Borghezio


 
 

La Repubblica, 28.2.2011
L'iniziativa
Difendo la scuola pubblica, all'appello aderiscono anche Veronesi, Camilleri e Fo
Proteste da politica, sindacati, cittadini dopo l'attacco di Berlusconi alla istruzione pubblica. E Repubblica ha deciso di aprire uno spazio per dare voce ai messaggi di professori, studenti, genitori

"Libertà vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare princìpi che sono il contrario di quelli dei genitori". La frase rivela perfettamente l'idea che Berlusconi ha dell'istruzione, e nessuna smentita o correzione successiva ha potuto sminuire l'attacco alla scuola pubblica. Nessuna meraviglia per le voci di partiti, sindacati, società civile che si sono levate a difendere l'istruzione. E soprattutto dal mondo della scuola, che si è sentito insultato, e dai cittadini, che già da ieri si sono fatti sentire in mille forme.
All'appello di Repubblica hanno aderito Umberto Veronesi, Andrea Camilleri, Roberto Vecchioni, vincitore dell'ultimo Festival di Sanremo, ma stavolta soprattutto professore, e la moglie Daria Colombo, anche lei insegnante. E ancora Marco Lodoli e Paola Mastrocola, scrittori e docenti. La Mastrocola aggiunge: "Io difendo la scuola perché è pubblica". Aderisce Benedetta Tobagi, scrittrice e giornalista.
FIRMA L'APPELLO in difesa della scuola pubblica
[...]
Paolo Gallori
 
 

Funweek, 28.2.2011
Torna su RaiUno il Commissario Montalbano
Quattro nuovi episodi a partire dal 14 marzo

A partire dal 14 marzo 2011, tornerà su RaiUno il Commissario Montalbano, interpretato dall'ormai immancabile Luca Zingaretti.
Saranno quattro gli appuntamenti che la prima rete offrirà ai suoi telespettatori, tutti basati sui romanzi di Andrea Camilleri: 'Il campo del vasaio', 'La danza del gabbiano', 'La caccia al tesoro' e 'L'età del dubbio'. Il regista Alberto Sironi parla di questi quattro nuovi episodi, descrivendone i punti salienti: "Questa volta, per la prima volta, il pubblico vedrà i sogni del commissario Salvo Montalbano. In due dei quattro film - 'Il campo del vasaio' e 'L’età del dubbio' - l’incipit è rappresentato dal mondo onirico del protagonista. Atre volte Camilleri ci aveva raccontato gli incubi di Montalbano ma non c’era mai stata la possibilità o l’opportunità di metterli in scena".
I quattro appuntamenti saranno ovviamente ricchi di suspence e all'insegna del giallo. Non mancheranno, tuttavia, scene in cui si scoprirà maggiormente il carattere del Commissario, legate soprattutto all'amicizia con Mimì e con Fazio. Moltissimi gli interpreti che vedremo in tutti e quattro gli episodi: oltre a Zingaretti, Cesare Bocci e Peppino Mazzotta, ci sarà il solito immancabile cast fisso e anche qualche sorpresa.
Nel primo episodio, ad esempio, avremo modo di vedere Belen Rodriguez, che interpreterà la moglie di un uomo sulla cui scomparsa indagherà appunto Montalbano. Nel quarto episodio ci sarà invece la partecipazione straordinaria di Isabella Ragonese - ultima madrina del Festival di Venezia - nei panni del tenente Laura Belladonna, che sembra farà perdere la testa proprio al Commissario. I quattro episodi andranno in onda ogni lunedì per quattro settimane, finendo quindi per combattere - in termini di audience - contro il mostro di Canale5, il 'Grande Fratello'. Per gli amanti della famosa fiction, è comunque un appuntamento imperdibile. Come se la caverà, questa volta, il nostro Commissario?
Grazia Cicciotti
 
 

RTM, 28.2.2011
Il giovane Commissario Montalbano a Scicli set confermati

Location che vince non si cambia. Ciak, si gira. Da stamani, e per un mese, Scicli torna a essere set della serie tv Il Commissario Montalbano: stavolta però Salvo è il giovane Salvo. Nuovi attori (il commissario è Michele Riondino), nuovo regista, ma lo scenografo scelto dalla Palomar è ancora una volta Luciano Ricceri, che ha confermato le location. La pioggia odierna ha indotto la troupe a ripiegare sulle riprese interne. E così la stanza del sindaco di Scicli è diventata ancora una volta set del serial televisivo.
 
 

ASCA, 28.2.2011
Editoria: domani a Stamparomana presentato nuovo libro "Monnezza"

Roma - ''Una divertentissima e amara metafora sulla vicenda della monnezza che da fenomeno reale si trasforma addirittura in una metafisica della condizione umana''. Cosi' Andrea Camilleri scrive a proposito di 'Monnezza'', il libro scritto da Francesco De Filippo, ed edito da 'Infinito', che mette sotto la lente d'ingrandimento quel fenomeno che ha fatto il giro del mondo, e che non e' legato solo alla spazzatura. ''Pecche' qua, volente o nolente, tutto quello che si fa, deve passare per il Nord.
Sempre loro decidono e po' dicono che siamo stati noi, i pezzenti, i mariuoli, 'e fetient', avete capito? Loro fanno 'e 'mbruogl' e po' dicono che siamo stati noi!'', si legge nel libro.
Il libro viene presentato domani nella sede di Stamparomana, alla presenza del segretario Paolo Butturini alle ore 11,30.
Napoli, Italia (ma potremmo dire Calabria, Sicilia, Roma...) Una citta', un Paese assediati dalla malavita e dalla spazzatura. Monnezza - ma anche tanti rifiuti tossici - che da ogni parte d'Italia, talvolta d'Europa, la malavita trasporta, gestisce, interra, con gravi connivenze, in luoghi meravigliosi trasformati in insalubri pattumiere. In cui vive tanta gente, bambini inclusi. Uno scrittore racconta la sua citta', e l'intera Italia mentre sprofonda nei rifiuti, respira diossina, si ammala. E spiega quali sono i meccanismi, drammatici e criminali, che permettono che questo accada ogni giorno.
 
 

 


 
Last modified Wednesday, January, 20, 2016