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RASSEGNA STAMPA

GIUGNO 2011

 
Giornale di Sicilia, 1.6.2011
Anteprima. Da oggi in libreria la nuova avventura del commissario creato da Andrea Camilleri
Montalbano si svegliò dall’incubo e trovò la bella vicina in panne…
Per gentile concessione dell’editore Sellerio, che lo pubblica nella collana “La Memoria”, ecco le prime pagine de “Il gioco degli specchi” in libreria da oggi (272 pagine, 14 euro)

Era da minimo du’ ure che sinni stava assittato, completamenti nudo come Dio l’aviva fatto, supra a’na speci di seggia che assimigliava perigliosamente a ’na seggia lettrica, ai polsi e alle cavigli gli avivano attaccato dei braccialetti di ferro dai quali si partivano ’na gran quantità di fili che annavano a finiri dintra a un armuàr di mitallo tutto dicorato all’esterno di quatranti, manometri, amperometri, barometri e di lucette virdi, russe, gialle e cilestri che s’addrumavano e s’astutavano ’n continuazioni. ’N testa aviva un casco priciso ’ntifico a quello che i parruccheri mettino alle signore per la permanenti, ma questo era collegato all’armuàr con un grosso cavo nìvuro dintra al quali c’erano arrutuliati cintinara di fili colorati.
Il profissori, cinquantino, capilli a caschetto con la riga ’n mezzo, varbetta caprigna, occhiali d’oro, cammisi bianco che più bianco non si può e ariata ’ntipatica e supponenti, gli aviva arrivolto a mitraglia un migliaro di dimanne tipo:
«Chi era Abramo Lincoln?».
«Chi scoprì l’America?».
«Se vede un bel sedere di donna a cosa pensa?».
«Nove per nove?».
«Tra un cono gelato e un pezzo di pane ammuffito che preferisce?».
«Quanti furono i sette re di Roma?».
«Tra un film comico e uno spettacolo pirotecnico quale sceglie?».
«Se un cane l’assale, lei scappa o gli ringhia contro?».
A un certo momento il profissori s’azzittì di colpo, fici ehm ehm con la gola, si livò un pilocco dalla manica del cammisi, taliò fisso a Montalbano, po’ sospirò, scotì amaramenti la testa, sospirò ancora, rifici ehm ehm, schiacciò un bottoni e automaticamenti i braccialetti si raprero, il casco si sollivò.
«La visita sarebbe terminata» dissi annanno ad assittarisi darrè alla scrivania che c’era in un angolo dello studio medico e accomenzanno a scriviri al computer.
Montalbano si susì addritta, pigliò ’n mano mutanne e pantaloni, ma ristò ’mparpagliato.
Che significava quel sarebbe? Era finuta o no, ’sta grannissima camurria di visita?
’Na simana avanti aviva arricivuto un avviso a firma del questori nel quali lo si ’nformava come e qualmenti, in base alle novi norme per il personali emanate di pirsona pirsonalmenti dal ministro, avrebbi dovuto sottoporsi a un controllo di sanità mintali presso la clinica Maria Vergine di Montelusa entro e non oltre deci jorni.
Com’è che un ministro po’ fari controllari la sanità mintali di un dipinnenti e un dipinnenti non pò fari controllari la sanità mentali del ministro?, si era spiato santianno. Aviva protistato col questori.
«Cosa vuole che le dica, Montalbano? Sono ordini dall’alto. I suoi colleghi si sono adeguati».
Adeguarsi era la parola d’ordini. Se non t’adeguavi, avrebbiro nisciuto ’na filama, che eri un pedofilo, un magnaccia, uno stupratore abituali di monache e ti avrebbiro costretto alle dimissioni.
«Perché non si riveste?» addimannò il profissori.
«Perché non...» farfugliò tintanno ’na spiegazioni e accomenzanno a rivistirsi. E ccà capitò l’incidenti. I pantaloni non gli trasivano cchiù. Erano sicuramenti quelli stissi che aviva quanno era arrivato, però si erano stringiuti. Per quanto tirasse narrè la panza, per quanto si ’nturciniasse tutto, non c’era verso, non gli trasivano. Come minimo, erano di tre taglie ’nfiriori alla sò. Nell’urtimo dispirato tintativo che fici, persi l’equilibrio, s’appuiò con una mano a un carrello con supra ’n apparecchio mistirioso e il carrello sinnì partì a razzo annanno a sbattiri contro la scrivania del profissori. Che satò all’aria scantato.
«Ma è impazzito?!».
«Non mi entrano i pa... i pantaloni» balbettò il commissario tintanno di giustificarisi.
Allura il profissori si susì arraggiato, pigliò i pantaloni per la cintura e glieli tirò su.
Trasero pirfettamenti.
Montalbano si sintì vrigognoso come un picciliddro dell’asilo che, annato al cesso, ha avuto bisogno della maestra per rivistirisi.
«Già nutrivo seri dubbi» fici il profissori riassittannosi e ripiglianno a scriviri «ma quest’ultimo episodio fuga ogni mia incertezza».
Che ’ntinniva diri?
«Si spieghi meglio».
«Cosa vuole che le spieghi? È tutto talmente chiaro! Io le domando a cosa pensa davanti a un bel sedere femminile e lei mi risponde che pensa ad Abramo Lincoln!».
Il commissario strammò.
«Io?! Io ho risposto così?».
«Vuole contestare la registrazione?».
A ’sto punto Montalbano ebbi un lampo e accapì. Era caduto in un trainello!
«È una congiura!» si misi a fari voci. «Voliti farimi passare per pazzo!». Non aviva finuto di gridari che la porta si spalancò e comparsero dù ’nfirmeri forzuti che l’aggramparo. Montalbano circò di libbirarisi santianno e mollanno càvuci a dritta e a manca e allura...
...e allura s’arrisbigliò. Tutto sudatizzo, il linzòlo tanto arravugliato torno torno al corpo che non potiva cataminarisi, pariva ’na mummia.
Quanno doppo contorsioni varie si libbirò, taliò il ralogio. Erano le sei.
Dalla finestra aperta trasiva aria càvuda di scirocco. Il pezzo di celo che vidiva dal letto era tutto cummigliato da ’na nuvolaglia lattiginosa. Addecidì di starisinni corcato ancora ’na decina di minuti.
No, il sogno che aviva appena finuto di fari era sbagliato. Lui non sarebbi mai nisciuto pazzo, ne era certo. Semmai si sarebbi a picca a picca rimbambito, scordannosi macari nomi e facci delle pirsone cchiù care, fino a sprufunnari in una speci di solitudini ’ncoscenti.
Ma che confortevoli pinseri che gli vinivano di primo matino! Reagì susennosi e precipitannosi ’n cucina a pripararisi il cafè.
Quanno fu pronto per nesciri, s’addunò ch’era troppo presto per annare in commissariato. Raprì la portafinestra della verandina, s’assittò fora, si fumò ’na sicaretta. Faciva veramente càvudo. Prifirì trasire dintra e mittirisi a tambasiare casa casa fino a quanno non si ficiro le otto.
Allura acchianò ’na machina, principiò a fari la brevi stratuzza che collegava Marinella alle provinciali. A ducento metri dal sò villino cinni stava ’n autro, squasi uguali, che doppo anni che era ristato sfitto, ora da cinco misi era bitato da ’na coppia senza figli, i signori Lombardo. Lui, Adriano, era un quarantacinchino àvuto, aliganti, che, a quanto gli aviva arrifirito Fazio, era il rapprisintanti unico per tutta l’isola di ’na grossa marca di computer epperciò viaggiava spisso. Possidiva ’na machina sportiva viloci. Sò mogliere Liliana, che aveva deci anni meno di lui, era ’na beddra bruna torinisa di tutto rispetto. Àvuta, gamme longhe e pirfette, doviva aviri praticato qualichi sport. E quanno uno la vidiva caminare taliannola di darrè certamenti, manco se era un pazzo furioso, pinsava ad Abramo Lincoln. Lei ’nveci aviva ’na machina giapponisa di cità.
Con Montalbano avivano sulo rapporti limitati al bongiorno e alla bonasira quanno che raramenti si ’ncontravano con le machine nella stratuzza e allura era ’na camurria di manopire pirchì dù auto ’n contemporanea non ci passavano.
Quella matina il commissario vitti, con la cuda dell’occhio, la machina della vicina col cofano isato e la signura calata a mità a taliarici dintra. Di certo c’era qualichi probrema. Dato che non aviva nisciuna prescia, squasi senza pinsarici sterzò a dritta, fici deci metri e s’attrovò davanti al cancello aperto del villino. Senza scinniri dalla machina spiò:
«Serve aiuto?». (...)
Andrea Camilleri


Il romanzo. Come un gioco di echi e rifrazioni
Tra la realtà e l’apparenza si nasconde una regia misteriosa

Montalbano entra come in un gioco di rifrazioni e di echi confondenti nella nuova avventura della serie, da oggi è in libreria (Il gioco degli specchi, Selierio).11 commissario più popolare d'Italia affronta vicende che nulla sembrano avere in comune: una bomba in uri deposito vuoto da tempo, il motore manomesso della macchina della vicina di casa (una torinese di 35 anni molto avvenente), le lettere anonime che indirizzano verso piste improbabili, un proiettile nella carrozzeria dell'auto di servizio. E lettere anonime che suggeriscono indizi e piste, così come una voce che ogni tanto spunta al telefono a fornire coordinate che puzzano di improbabilità.
Che cosa sta accadendo? Lui avverte il pericolo; sente che qualcosa non torna, che accanto a lui si muove qualcosa come una regia che vorrebbe farlo muovere a comando, come un pupo. «Ha paura di scivolare in un mondo che sempre più gli appare complice delle apparenze. Capisce che attorno a lui realtà e illusione si sfiorano e si confondono», scrive Salvatore Silvano Nigro che, come al solito, firma la quarta di copertina. Di più, qualcuno «cerca di confonderlo con il suo zelo epistolare e telefonico, con le sue anonime delazioni. Misura i passi del commissario. Li indirizza. Li spinge là dove è inutile che vadano, dove nulla sembra coincidere con nulla: lungo piste che, se sono giuste, si rendono irriconoscibili, si cancellano, o si labirintizzano». Non a caso lo stesso poliziotto cita un film di Orson Welles (La signora di Shangai) nel quale egli sente quasi di essere finito.
Molto prima che si abbia sentore di un delitto, tutto sembra scorrere nel più normale dei modi: la vita al commissariato, il gioco del corteggiamento, le cene sulla verandina…
Giancarlo Macaluso


Una serie di successo. È il diciottesimo appuntamento con i lettori
Elvira Sellerio capì: “Qui sta succedendo qualcosa”

Quello che va in libreria da oggi è il diciottesimo romanzo con protagonista il commissario Salvo Montalbano. Il cui successo ha poi avuto un effetto moltiplicatore per via dello strepitoso consenso di pubblico ottenuto dalle riduzioni per la tv con Luca Zingaretti nelle vesti del poliziotto di Vigata.
Classe 1925, nato a Porto Empedocle, imparentato alla lontana con Luigi Pirandello, Andrea Camilleri alla sua veneranda età continua a sfornare i suoi best seller a un ritmo che farebbe impallidire un giovane e talentuosissimo narratore. Il successo per lui arrivò relativamente tardi. Il primo romanzo con Montalbano pubblicato con Sellerio (nel 1994) fu la Forma dell'acqua. Aveva già settantun anni, e non era certo in cerca delle notorietà sconfinata. Da quel momento, qualcosa cambiò. Elvira Sellerio, editore dal fiuto infallibile, capì che stava diventando un fenomeno. «Andrea - gli disse nel corso di una telefonata - con questo libro sta succedendo qualcosa...». Era l'inizio di un caso letterario senza precedenti in Italia.
Giancarlo Macaluso
 
 

Il Piccolo, 1.6.2011
Il commissario Montalbano preso nel gioco degli specchi
Il diciciottesimo romanzo sul commissario siciliano

Sarà da domani [da oggi, NdCFC] in tutte le librerie il nuovo romanzo di Andrea Camilleri, "Il gioco degli specchi" (Sellerio, pagg. 204, euro 14,00), diciottesimo volume della serie dedicata alle avventure del commissario Salvo Montalbano. In questo libro, dove tornano tutti i personaggi principali della saga "in giallo", Camilleri gioca ancora una volta con il parlato "vigatese", una lingua inventata mutuata dal dialetto siciliano, e racconta, con la solita e immancabile ironia, un caso che si svolge intorno a falsi indizi ed episodi apparentemente scollegati, ma che, appunto in un gioco di specchi, sembrano infine rimandarsi e riflettersi l'un l'altro in una crescente serie di situazioni oscure. di Pietro Spirito Cita Orson Welles, il commissario Montalbano, mentre davanti a lui Fazio lo ascolta curioso. Parla di un film nel quale c'era «'na scena che si svolgeva dintra a 'na cammara fatta tutta di specchi e uno non accapiva cchiù indove s'attrovava, pirdiva il senso dell'orientamento e cridiva di parlari con uno che gli stava davanti mentri 'nveci quello era darrè a lui». Mi pare, spiega Montalbano al fido Fazio, «che con noi vonno fari lo stisso 'ntifico joco, portarci dintra a 'na cammara fatta di specchi». Siamo nell'ultima avventura di Montalbano, la diciottesima, "Il gioco degli specchi", un'altra oliata macchina narrativa dove il lettore ritrova quei meccanismi tanto precisi da identificarsi ormai nell'immaginario pubblico con il Montalbano televisivo, diverso da quello letterario solo dal particolare che quest'ultimo fuma, come il suo creatore, mentre quello televisivo no. E dalla lingua, ovviamente, perché il cinema usa le immagini, la letteratura le parole, ed è per marcare la distanza dal Montalbano-Zingaretti che Andrea Camilleri ha affinato quella sua lingua espressionista già sperimentata in altre opere e nelle ultime peripezie del commissario, un siciliano fasullo ricco di sfumature, richiami, echi letterari, com'è per ogni lingua inventata (e nei romanzi, in ogni romanzo, la lingua è sempre inventata, anche quando - soprattutto quando - mima l'eloquio reale e quotidiano). Ma veniamo alla trama. Nella villetta accanto a quella dove abita Montalbano è venuta a stare una coppia. Lui, Adriano, non si vede perché gira per lavoro. Lei, Liliana, «'na bedda bruna torinisa di tutto rispetto», si vede eccome. Nel frattempo, la mattina in cui Montalbano come da prassi si sveglia «tutto sudatizzo, il linzòlo tanto arruvigliato torno torno al corpo che non potiva cataminarsi», ignoti fanno saltare una bomba in un deposito. Storia di pizzo? No, la bomba era destinata a qualcuno che abita nel palazzo vicino dove vivono alcuni pregiudicati: Carlo Nicotra, che gestisce lo spaccio di droga per conto dei potenti Sinagra, e Stefano Tallarita, attualmente in carcere, al servizio proprio di Nicotra. Mentre si reca in commissariato Montalbano incrocia Liliana con l'auto in panne, e si offre di accompagnare la donna al lavoro a Montelusa, mentre il lettore già sa che tra i due saranno presto scintille. E così inizia l'avventura, come sempre giocata su un doppio binario, due vicende che finiranno per incrociarsi e completarsi, due storie legate dal giovane Arturo Tallarita che fa il commesso proprio nello stesso negozio in cui lavora Liliana. Il resto è un ingranaggio collaudato: la vita al commissariato, il gioco del corteggiamento, le cene sulla verandina, i giornalisti un po'complici un po' intrallazzatori, Pasquano amichevolmente scostumato, Livia al telefono, gli arancini di Adelina, agguati sventati, il colpo di genio che permette a Salvo di imboccare la strada giusta. Un impianto narrativo immutato e immutabile. Eppure funziona. Funziona eccome, e il carburante di questa inesorabile macchina narrativa è proprio il linguaggio, quel "vigatese" che, superate forse le prime resistenze di lettori poco avvezzi a masticare linguaggi diversi dal quotidiano chiacchiericcio massmediale, entra con forza nell'immaginario e mette in scena con efficacia la rappresentazione delle indagini di Montalbano, riuscendo nel duplice intento di obbedire al principio d'identificazione diffuso dalla tv, e al contempo di distanziarsene, dando al Montalbano letterario vita propria, di personaggio tutto fatto di parole.


E Salvo «s'arrisbigliò» prima di finire nei guai
Per gentile concessione pubblichiamo un brano dal primo capitolo de "Il gioco degli specchi" di Andrea Camilleri.

... e alllura s'arrisbigliò. Tutto sudatizzo, il linzòlo tanto arravugliato torno torno al corpo che non potiva cataminarisi, pariva 'na mummia. Quanno doppo contorsioni varie si libbirò, taliò il ralogio. Erano le sei. Dalla finestra aperta trasiva aria càvuda di scirocco. Il pezzo di celo che vidiva dal letto era tutto cummigliato da 'na nuvolaglia lattiginosa. Addecidì di starisinni corcato ancora 'na decina di minuti. No, il sogno che aviva appena finuto di fari era sbagliato. Lui non sarebbi mai nisciuto pazzo, ne era certo. Semmai si sarebbi a picca a picca rimbambito, scordannosi macari nomi e facci delle pirsonecchiù care, fino a sprufunnari in una speci di solitudini 'ncoscenti. Ma che confortevoli pinseri che gli vinivano di primo matino! Reagì susennosi e precipitannosi 'n cucina a pripararisi il cafè. Quanno fu pronto per nesciri, s'addunò ch'era troppo presto per annare in commissariato. Raprì la portafinestra della verandina, s'assittò fora, si fumò 'na sicaretta. Faciva veramenti càvudo. Prifirì trasire dintra e mittirisi a tambasiare casa casa fino a quanno non si ficiro le otto. Allura acchianò 'n machina, principiò a fari la brevi stratuzza che collegava Marinella alla provinciali. A ducento metri dal sò villino cinni stava 'n autro, squasi uguali, che doppo anni che era ristato sfitto, ora da cinco misi era bitato da 'na coppia senza figli, i signori Lombardo. Lui, Adriano, era un quarantacinchino àvuto, aliganti, che, a quanto gli aviva arrifirito Fazio, era il rapprisintanti unico per tutta l'isola di 'na grossa marca di computer epperciò viaggiava spisso. Possidiva 'na machina sportiva viloci. Sò mogliere Liliana, che aviva deci anni meno di lui, era 'na beddra bruna torinisa di tutto rispetto. Àvuta, gamme longhe e pirfette, doviva aviri praticato qualichi sport. E quanno uno la vidiva caminare taliannola di darrè certamenti, manco se era un pazzo furioso, pinsava ad Abramo Lincoln. (...)
Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 1.6.2011
Esce oggi il nuovo giallo di Andrea Camilleri “Il gioco degli specchi”: uno tra i più godibili e ben congegnati della serie
Il ritorno di Montalbano
Una maliarda per il commissario

Cosa fa de "Il gioco degli specchi" (Sellerio, 254 pagine, 14 euro, da oggi in libreria), diciottesima avventura del commissario Salvo Montalbano, un romanzo dall'inizio alla fine godibile? Un meccanismo narrativo perfettamente oleato? Un teatro di carta dove si consuma il dramma di un attore che sembra la somma di tutti i suoi lettori? La risposta è una e una sola: l'estro di Andrea Camilleri, la sua magia affabulatoria. Il piglio da perfetto sceneggiatore, in grado di misurare i tempi, di determinare con precisione da orologio svizzero l'entrata in scena di un personaggio, la sua eclissi. Di ordire dialoghi a ritmo alternato, che sapientemente passa da quello di una indiavolata tarantella a quello di un rallenty sfiancante.
È inutile dirlo: da qualche tempo a questa parte si comincia a sfogliare l'ennesimo giallo con riluttanza, sicuri del fatto che a pagina 30 lo si metterà di lato, esponendolo all'attacco degli acari. Niente da fare: appena l'epifania dell'inconscio del commissario di Vigàta si manifesta, con la zavorra di incubi tragicomici, ci si trova invischiati in una sorta di carta moschicida. E più ci si vuole liberare, più ci si trova incollati.
Questa volta, la macchina narrativa messa in moto ha qualcosa di sinistramente barocco: Montalbano, che si sente minacciato dalla stupidità delle istituzioni, quasi schiacciato dal peso della burocrazia, si trova in una stanza degli specchi malevola, una trappola di inganni, un maleficio che altera gli spazi, moltiplica a dismisura le comparse. Ne viene fuori un disturbo della visione: il commissario vede quello che gli altri vogliono che veda, in una ridda di indizi depistanti, di lettere anonime che si rivelano specchietti per le allodole. È pure tallonato dalla vecchiaia, il nostro commissario: tirata fuori ogni volta alla stregua di un alibi, nei momenti perigliosi.
Come quello in cui si trova nel romanzo in questione, il cui primo motore mobile è lo scoppio di un pacco bomba: la solita intimidazione, forse. Un pizzo non pagato, probabilmente. La sintassi di segnaletiche e volenterose indicazioni che vengono fornite a Montalbano sembrerebbero avallare il sospetto: troppo facile. All'inizio l'eroe di Andrea Camilleri abbocca, si trova nel calappio senza quasi accorgersene. Ma il suo fiuto non ha eguali: ci vuole poco, un sospetto, la crepa minima nell'apparente granitica certezza, e il tarlo inizia a scavare, senza posa. Anche nelle situazioni più difficili, viene fuori la sua statura titanica a suo modo, di uomo contro le istituzioni inutilmente rigide, solo e pensoso. Che si ribella al profluvio di pratiche, che per partenogenesi si moltiplicano sulla sua scrivania: l'incubo kafkiano è alle porte.
Nel frattempo, la solita bellezza femminile che non dà scampo abborda il commissario, che si lascia perfettamente abbordare, va detto tra parentesi, come ormai succede da qualche giallo a questa parte. E il cerchio provocato da un timido, almeno a tutta prima, sassolino, si allarga, producendone altri, tutti quanti concentrici.
Ecco come funziona un romanzo di Camilleri: uno assiste al lancio del sassolino, al suo effetto una volta caduto in acqua, il gioco ipnotico delle increspature. E il lettore è fritto: il diabolico marchingegno d'inchiostro e carta ha fatto l'ennesima vittima. Il tutto, con una naturalezza impressionante. Dicevamo della bellezza femminile: ha un marito, la signora Lombardo, ma lontano e poco motivato in amore; almeno un amante, e spasimanti, tanti. C'è una Volvo che di notte viene parcheggiata nei pressi del villino: l'incontro clandestino è fatto. Ma la donna non molla il commissario, se ne va in giro in sua compagnia per farsi notare, dispensa abbracci e baci, lo chiama per nome. E lo invita a cena: una trappola? Il condominio, teatro dello scoppio della bomba, gronda indiziati in maniera quasi smaccata: ma potrebbe esserci qualcuno apparentemente pulito, che però nasconde la rogna. Ci sono mafiosi, spacciatori, figli di spacciatori. Madri che stanno in apprensione, magazzini presi di mira, amanti che vorrebbero far credere chissà cosa. C'è Carlo Nicotra, che gestisce lo spaccio di droga per conto dei Sinagra, e c'è Stefano Tallarita, attualmente in carcere, al servizio proprio di Nicotra. Fino a un certo punto, Montalbano è «imparpagliato», secondo il lessico di Camilleri. Il commissario non sa più a chi credere, non sa più se il suo sesto senso funzioni ancora. Ma la rivincita non tarda ad arrivare: l'illuminazione perviene a tavola, nel locale di Enzo, croce e delizia del palato. Una parola detta a un certo punto, una sorta di dinamite invisibile, che fa esplodere il castello di menzogne, la muraglia di finzione che pian piano s'è innalzata.
Non mancano, anche in questo romanzo, le trafitture del cuore, per un Montalbano che sa come sono fatti gli uomini, e però non manca di avere fiducia nella buona fede di ciascuno. Quando, una volta individuata la strada, l'indagine prende l'abbrivio giusto, la narrazione registra un'accelerazione improvvisa. Il lettore naviga a vele spiegate in direzione della soluzione, che mette ogni cosa al suo posto, come nei gialli veri, quelli che si rispettano. Ma ciò che rimane attaccato, come una specie di mastice invisibile, è sempre qualcosa che ha a che vedere poco con il plot e tanto col protagonista: sorprendentemente prismatico, in grado di dispensare, avventura per avventura, un aspetto inatteso della sua indole.
Come dire, nel bavero della giacca del commissario di Vigàta c'è scritto: Montalbano sei anche tu.
Salvatore Ferlita
 
 

E - il mensile di Emergency, 6.2011 (in edicola dal 1.6.2011)
I fantasmi
di Andrea Camilleri
illustrazioni Shout

Continua il racconto inedito di Andrea Camilleri.
Se vi siete persi i primi capitoli, li trovate sul sito www.e-ilmensile.it.
Buona lettura.
 
 

L'Eco del Chisone, 1.6.2011
Letteratura a Torre Pellice: arriverà a Camilleri

Andrea Camilleri a Torre Pellice. Non è una boutade ma una notizia. Sarà ospite del festival letterario "Una torre di libri" alla sua quarta edizione. Sarà lui, lo scrittore noto al grande pubblico per il suo Commissario Montalbano, ad aprire la manifestazione (ma ci sarà un'anteprima l'11 giugno con Alessandro Barbero) e a ricevere la cittadinanza onoraria del Comune della Val Pellice.
La manifestazione porterà anche quest'anno scrittori prestigiosi, confermandosi definitivamente come la proposta culturale più articolata, professionale e capace di attirare pubblico da fuori zona di tutto il territorio. […]
Paola Molino
 
 

L'Eco del Chisone, 1.6.2011
Andrea Camilleri cittadino onorario di Torre Pellice
Il 26 giugno aprirà la quarta edizione del festival della letteratura "Una Torre di libri"

Quando la scorsa estate Simonetta Agnello Hornby, ospite a Torre Pellice per incontrare i lettori, chiacchierando in serata con gli organizzatori se ne uscì con la proposta «perché non chiamate il mio amico Andrea Camilleri. Lui conosce bene i valdesi; so che gli farebbe piacere», nessuno tra i presenti prese la cosa sul serio. Eppure, poco tempo dopo, fu di nuovo l'avvocatessa siciliana-londinese, sentita per un bilancio sul festival torrese, a rilanciare la proposta. Non si stava più scherzando. […]
Paola Molino
 
 

Leggo, 1.6.2011
Artisti per il referendum: "12 e 13, mare chiuso" VIDEO
Cliccare qui per vedere il video

Roma - "Il 12 e il 13 giugno il mare è chiuso". Un messaggio chiaro da parte di molti artisti italiani che si sono apertamente schierati a favore del referendum e dei quattro sì, contro il nucleare, contro la privatizzazione dell'acqua e contro il legittimo impedimento. Dai Negrita a Cristicchi, da Camilleri ai Subsonica, insieme a Paola Turci, Daniele Silvestri, Irene Grandi, Piero Pelù, Manuel Agnelli e molti altri, gli artisti italiani mostrano in un video che spopola su YouTube i loro slogan pro quorum: "Spiagge chiuse, seggi aperti", "Cabine sì, ma solo elettorali" e così via.
 
 

DavideMaggio.it, 1.6.2011
Ascolti Tv di martedì 31 maggio 2011: Squadra Antimafia (22.65%) e Ballarò’ (22.37%) sfiorano i 6 milioni. Solo il 12% per Montalbano in replica. Da da da riparte dal 13%. Matrix oltre il 28%

PRIME TIME – [...] Su Rai1 il Commissario Montalbano in replica non è andato oltre il 12.37% di share con 3.361.000 spettatori. [...]
Thomas Tonini
 
 

Civiltà della Tavola, n. 228, 6.2011
Premio "Orio Vergani"
L’Accademia ha attribuito il premio “Vergani” 2011 ad Andrea Camilleri e a Luca Zingaretti, che impersona il commissario Montalbano nella serie televisiva.

Tra i premi dell’Accademia, rivolti a tutti coloro che, a vario titolo, lavorano nel mondo della gastronomia, diffondendone i valori culturali e garantendone i principi, il Premio Orio Vergani è il più importante. Viene conferito a persone, enti o associazioni che, estranei all’Accademia, abbiano grandemente onorato, con la loro attività, la cultura gastronomica e la Civiltà della Tavola italiana, in qualsiasi campo, in Italia o all’estero.
Quest’anno l’Accademia ha voluto premiare, attraverso il personaggio del commissario Montalbano, il suo autore Andrea Camilleri e il suo interprete televisivo Luca Zingaretti. Tra le fiction televisive più riuscite prodotte dalla Rai negli ultimi anni figura infatti, a buon diritto, la serie dedicata alle indagini del commissario Montalbano. Facile fare del buon cinema - si potrebbe dire - con a disposizione tutta quella gustosissima letteratura di base messa a disposizione da Andrea Camilleri con decine di storie scritte sul tema. Purtroppo non è sempre così; accade anzi spesso che una buona storia non venga tradotta sullo schermo con l’incisività che merita.
In questo caso gli autori (tra cui lo stesso Camilleri), il regista (Alberto Sironi), gli interpreti (primo tra tutti Montalbano-Luca Zingaretti ma anche comprimari e caratteristi sempre all’altezza) hanno saputo offrire un prodotto cinematografico di qualità. Ma per l’Accademia le storie di Montalbano sono interessanti in modo speciale perché pervase dal profumo della buona cucina. Quella cucina casereccia ma di qualità, fatta di dettati antichissimi, di corretta esecuzione, di sapore, che il personaggio Montalbano sembra amare forse più delle sue indagini, forse più di Livia, l’eterna fidanzata.
“Se la pasta ’ncasciata, quanno scomparse (dopo una cenetta ben riuscita, ndr), fu rimpianta assà, le milanzane alla parmigiana si meritarono, arrivate al termine, ’na speci di lungo lamento funebre. Colla pasta, trovò onorevole morte macari ’na bottiglia di un bianco tenero e ’ngannevoli, con le milanzane si sacrificò invece ’na mezza bottiglia di un altro bianco che, sutta ’n’apparenza di mitezza, ammucciava un animo tradimentoso”. È un passo tratto da Le ali della sfinge.
Sarebbe proprio un buon Accademico il commissario Montalbano, perché, competente ed esigente, onora la cultura gastronomica italiana. Per questo lo si premia.
 
 
Gli arancini di Camilleri
L’intervista che Andrea Camilleri ha rilasciato alla nostra rivista.

Nella sua casa di Roma, il cui indirizzo, guarda caso, porta il nome di un formaggio, Andrea Camilleri ha risposto alle domande dell’intervista, mostrando il suo profondo legame con la gastronomia tradizionale siciliana che, ancora non molto tempo fa, si esprimeva anche in una annuale riunione con gli amici dove, in casa sua, si celebrava il rituale degli arancini fatti a regola d’arte.
Tra gli obiettivi dell’Accademia Italiana della Cucina c’è quello di tutelare le tradizioni della cucina italiana. Lei come si pone di fronte al cibo e alla gastronomia: predilige la cucina tradizionale o le piace anche sperimentare?
Per quello che mi è permesso, visto il regime al quale da diversi anni mi sottopongono i miei dottori (!) prediligo la cucina tradizionale, ma se potessi sperimenterei. Leggo a volte di nuovi cuochi o di nuove ricette che sembra prescindano dalla cucina e siano più ispirati all’architettura o all’arte contemporanea. Mi affascinano molto.
Come è nato per lei il gusto per la tavola, e quando?
Da sempre, da bambino. Mia nonna era una straordinaria cuoca che ha abituato “male” tutta la famiglia. Devo dire però che mia madre e oggi mia moglie hanno seguito la tradizione.
Il gusto per la tavola è un tratto non secondario della personalità di Montalbano, il suo personaggio più famoso. Lo era anche per Maigret e per Nero Wolfe. Mangiare bene aguzza l’ingegno?
Certamente mangiare bene aguzza l’ingegno. È possibile comunque che alcuni investigatori usino la tavola come una sorta di inconscio risarcimento per le situazioni mortali con le quali si vengono a confrontare. Di certo in Europa capita spesso che finiscano la giornata davanti a un piatto prelibato, in America invece hanno del buon whisky o una bionda mozzafiato.
Torniamo a Montalbano. Lei non si limita a dire che il commissario va a mangiare, ma scende nel particolare dei piatti che gusta sia al ristorante sia a casa. Si tratta sempre di piatti della tradizione siciliana: quali ama di più (lei e Montalbano) e perché?
È una domanda che mi fanno spessissimo e alla quale non saprei rispondere. I piatti della mia vita cambiano di anno in anno, di età in età. Rimangono come fari nella notte gli arancini che richiedono, nella mia ricetta familiare, un’elaborazione di almeno 2 giorni di lavoro.
Provando a stilare un ipotetico menu con i piatti più citati nei libri con Montalbano, questo sarebbe composto, per antipasto, da una caponatina, per primo piatto dalla pasta “’ncasciata”, per secondo da triglie di scoglio olio e limone o fritte, per dolce dai cannoli giganti. Sono i piatti della cucina siciliana che anche lei preferisce o sono quelli da non dimenticare, da salvaguardare? Ce ne sono altri che secondo lei rischiano di scomparire e andrebbero valorizzati o salvaguardati?
Ritengo che negli ultimi anni la Sicilia stia facendo un ottimo lavoro di promozione dell’enogastronomia, penso ai prodotti, ai vini e ai cuochi che valorizzano il territorio in maniera assai positiva e concreta.
Montalbano, a volte, si sofferma sulla preparazione “canonica”, a regola d’arte, per esempio degli arancini o dei cannoli, per i quali chiede se sono realizzati ancora avvolgendo la pasta su una canna. Ha quindi un palato raffinato e un’elevata cultura gastronomica?
No, è abituato forse male come me.
Montalbano pranza ogni giorno al ristorante: niente fast-food. Cosa rappresenta il rito del pasto per lui/lei?
Mangiare ha un suo tempo, esige una scansione temporale e quindi io sostengo la comodità del mangiare. Mangiare non è solo nutrirsi ma anche obbedire a un rituale di vita.
Per l’Accademia Italiana della Cucina la convivialità è un elemento importante della civiltà della tavola; Montalbano, invece, quando mangia non vuole parlare: sacralità del cibo? esaltazione del gusto?
No, è diverso, non è che Montalbano ami mangiare da solo, può mangiare in compagnia, anzi… ma parla esclusivamente tra una portata e l’altra. Mentre sta gustando un piatto preferisce concentrarsi su quello che sta facendo.
Il premio “Vergani” che le è stato conferito, anche attraverso il suo personaggio, ha in sintesi la motivazione di premiare le persone che hanno grandemente onorato, con la loro attività in qualsiasi campo, la cultura gastronomica e la civiltà della tavola. In che modo lei ci si riconosce?
Io scrivo continuamente della civiltà del cibo.
Silvia De Lorenzo
 
 

Corriere della Sera, 2.6.2011
La biblioteca
In edicola ogni giovedì e sabato

Esce oggi in edicola Super Santos di Roberto Saviano: il primo volume della nuova serie «Inediti d'autore», in edicola con il «Corriere della Sera» al prezzo di un solo euro più il costo del quotidiano. Si tratta di racconti firmati da alcuni degli scrittori più noti, presentati con una gradevole veste grafica, in vendita con il «Corriere della Sera» ogni giovedì e ogni sabato.
[…]
Una «targa» firmata Camilleri
30 giugno
Il papà del commissario Montalbano (Porto Empedocle, 1925) pubblica nel 1994, con l'editore Sellerio, il primo episodio della saga, La forma dell'acqua (1994). Seguono innumerevoli successi, da Il birraio di Preston a Il gioco degli specchi. Per il «Corriere» firma La targa.
[…]
 
 

MicroMega, 3.6.2011
12 e 13 giugno: quattro "Sì" per liberare l'Italia
Referendum, il video-appello di Andrea Camilleri
 
 

Il Venerdì, 3.6.2011
La beddra bruna che confonde Montalbano

"A differenza di molti libri incentrati su Montalbano, questo non nasce da un fatto di cronaca, ma dall'immagine di un film di Orson Welles, La signora di Shangai: la scena finale che rappresenta un gioco di specchi". Così Andrea Camilleri spiega il titolo del suo nuovo romanzo, Il gioco degli specchi (da oggi [in effetti dal 1 giugno, NdCFC] in libreria). La vicenda parte dall'esplosione di due bombe che danneggiano due magazzini vuoti da tempo. Montalbano e i suoi uomini all'inizio pensano a una storia di pizzo, ma sono molti gli elementi che non quadrano.
A complicare le cose ci si mettono i coniugi Lombardo, che abitano in un villino vicino la casa di Montalbano. Il marito è spesso lontano da Vigàta, dove rimane sola la sua splendida consorte, Liliana, "'na beddra bruna torinisa di tutto rispetto. Àvuta, gamme longhe e pirfette, doviva aviri praticato qualichi sport". Il commissario è confuso dalla sua bellezza: "Si era mittuta un vistitino liggero liggero, curto curto e aderentissimo. Pariva pittato supra alla pelli. Montalbano la seguì come un automa, completamenti pinnotizzato dall'armoniosa ondulazioni della sfera caminante". Il commissario comprende che le bombe e la meravigliosa trentacinquenne hanno un legame. Ma il caso è ancora più intricato, spuntano personaggi mafiosi, vien fuori la pista dello spaccio di droga.
E immancabilmente giunge il delitto, anzi i delitti...
Salvo Fallica
 
 

Televisionando, 3.6.2011
Anticipazioni sul Commissario Montalbano: cosa potrebbe succedere nelle nuove puntate

Il Commissario Montalbano torna su RaiUno nel 2013 con quattro nuovi episodi: questo ‘annuncio fatto dalla casa di produzione Palomar e da RaiFiction al termine dell’ultimo fortunato ciclo di film tv tratti dai romanzi di Andrea Camilleri che continua a sfornare nuove avventure del commissario di Vigàta, per la gioia dei lettori e del pubblico tv. Il set siciliano della fiction, che ha aiutato a riscoprire le meraviglie di un territorio spesso noto solo per la cronaca, si riaprirà nel 2012 e fioriscono le ipotesi sui casi che il Commissario Montalbano si troverà ad affrontare nei nuovi episodi. Alcuni dei romanzi da cui trarranno ispirazione i nuovi film tv non sono stati ancora pubblicati, ma qualche cosa la si sa già. Seguiteci per avere anticipazioni sui nuovi casi del Commissario Montalbano.
Quali saranno i quattro nuovi episodi tv del Commissario Montalbano? I fans non stanno nella pelle e sebbene si sia concluso da poco il nuovo ciclo di film tv e nonostante RaiUno sfrutti intensamente le repliche per ‘tappare i buchi’ della programmazione – soprattutto quando c’è bisogno di dare fastidio alla concorrenza – si ha sempre l’impressione che di Vigàta non se ne abbia mai abbastanza.
Quattro nuove storie, dicevamo, come sempre tratte da altrettanti libri di Camilleri, che proprio il 1° giugno ha visto uscire in libreria il 18° episodio della ‘saga’, Il Gioco degli Specchi, da cui sarà tratto uno dei prossimi episodi tv. Già noti anche i titoli di altri romanzi prossimamente in uscita, come Voce di Notte, La Tana della Vipera e Riccardino. Beh, onestamente speriamo che quest’ultimo (Riccardino) esca il più tardi possibile: è proprio questa l’ultima avventura di Montalbano, già custodita nel caveau della Sellerio Editore, che da sempre pubblica i gialli di Camilleri (a parte le raccolte di racconti edite da Mondadori e altri romanzi non ‘montalbaniani’). Lo ha confermato lo stesso Camilleri in un’intervista a Repubblica del 2006: “Ho dato Riccardino alla casa editrice solo a questa condizione: che venisse tirato fuori quando l’alzheimer per me sarà irreversibile. Intanto, con le facoltà di intendere e di volere intatte, mi diverto a inventare nuove storie“.
Ma vediamo cosa potrebbe succedere nei prossimi episodi tv de Il Commissario Montalbano.
Il Sorriso di Angelica
Uno dei prossimi film tv sarà tratto da Il Sorriso di Angelica, romanzo uscito nel 2010: qui il Commissario si trova invischiato in un caso che rinverdirà alcuni suoi sogni proibiti dell’adolescenza. Come sempre più spesso gli capita, non riesce a sottrarsi al fascino femminile, in questo caso quello di Angelica Cosulich che, per dirla alla Montalbano, è ‘una stampa e una figura’ col personaggio dell’Orlando Furioso o almeno con l’immagine che se n’era fatta a scuola. E così la gelosia per Livia (che mormora nel sonno un nome ‘mascolino’, Carlo) e il trasporto per Angelica rendono ‘furioso’ Montalbano, alle prese con apparenti topi d’appartamento che nascondono ben altro. Le illusioni sono pericolose. Ovviamente una delle domande è: chi interpreterà Angelica?
Il Gioco degli Specchi
Come sempre accade nei romanzi di Montalbano, niente è ciò che sembra: la squisita cordialità della nuova vicina del commissario a Marinella, la ‘trentacinquina’ torinese Liliana Lombardo ‘maritata’ a un rappresentante di materiale informatico che sembra al centro di misteriosi interessi, nasconde insidie e non solo sentimentali. Mentre lei cerca di sedurlo per far credere al paese di avere con lui una relazione (con tanto di appostamento di paparazzi), lui intravede la manovra oscura nella quale si sente un pupo in mano ai ‘pupari’. L’esperienza vissuta con Adriana (La Vampa d’Agosto) ha reso ormai Montalbano sensibile ai tranelli delle donne, ma rischia di diventare ‘pazzo’ a seguire il gioco di specchi messo in atto dalle sue prede. E come nella scena finale del film di Orson Welles, La Signora di Shanghai, la verità è un riflesso sfuggente.
Acqua in Bocca
In attesa che vengano pubblicati altri inediti di Montalbano, non si esclude che uno dei nuovi episodi possa ispirarsi ad Acqua in Bocca, realizzato a quattro mani da Camilleri e Carlo Lucarelli. Si tratterebbe di un curioso crossover, visto che i protagonisti della storia sono i personaggi cardine della produzione seriale dei due giallisti, ovvero il commissario Montalbano e l’ispettrice Grazia Negro, di servizio a Bologna. Proprio qui la Negro s’imbatte nell’omicidio di un vigatese, Arturo Magnifico, e pertanto chiede la ‘consulenza’ di Salvo Montalbano. La scena del crimine si presenta ‘oscura’: il cadavere è rinvenuto in cucina con la testa avvolta in un sacchetto di plastica, una sola scarpa ai piedi e con accanto dei pesci rossi anch’essi morti e apre scenari di donne killer e servizi segreti deviati. In questo caso la trasposizione non è semplicissima, visto che la storia si sviluppa essenzialmente per via epistolare: ma non mettiamo limiti al genio degli sceneggiatori.
Del quarto possibile episodio ancora non si sa nulla e attendiamo con ansia l’uscita dei prossimi romanzi di Camilleri con Montalbano protagonista. Ma prima o poi Salvo Montalbano sposerà Livia Burlando?
Giorgia Iovane
 
 

Gazeta Wyborcza, 3.6.2011
Papierowy księżyc
Tygodnik Walbrzyski
[Recensione della traduzione polacca de "La luna di carta" - cliccare qui per scaricare la scansione, NdCFC]
 
 

La Sicilia, 3.6.2011
Comincia il toto-assessori
Porto Empedocle. Saranno 4: 2 a Città nuova, uno a Martello, 1 a Cimino, ma...

Porto Empedocle.Le cose certe sono poche. Una è che Andrea Camilleri continuerà a scrivere romanzi e non sarà uno dei 4 assessori comunali empedoclini.
[…]
Francesco Di Mare
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 3.6.2011
Forchette rotte inviate alla casta "Non mangiate col nostro futuro"

Altro che indignados. «Se in Spagna si è scatenata una rabbia così forte, in Sicilia stiamo ancora peggio. Qui la casta non è solo politica, sta dappertutto: università, mondo delle professioni, sindacati e imprenditori. È arrivato il momento di cambiare». La sfida è lanciata con centinaia di forchette di plastica spezzate inviate alla classe dirigente dell'Isola. Negli ultimi due giorni, se le sono viste recapitare i 90 deputati dell'Ars e il governatore Lombardo, ma anche i rettori dei tre atenei e il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello. E poi, sindaci e consiglieri comunali. Una consegna simbolica che non ha risparmiato nessuno. «I giovani siciliani si sono rotti. Con il nostro futuro non ci mangia più nessuno», spiegano i promotori di un movimento che per adesso è solo virtuale. Almeno fino al 25 giugno, quando a Palermo si riuniranno in una manifestazione regionale sul modello della Leopolda, dove il sindaco di Firenze Matteo Renzi lanciò i "rottamatori". Ancora per qualche giorno, quindi, la rabbia degli indignati siciliani resterà solo sul web, tra face book e mail. Una protesta leggera, «per capire chi ci sta». In meno di 48 ore, le adesioni al gruppo creato sul social network hanno sfondato quota 200. «Siamo contenti di questa risposta. Il bisogno di cambiare è forte, ma finora nessuno è riuscito a interpretarlo davvero». A parlare, sono soprattutto i giovani: «Rigorosamente dai 16 ai 40 anni, perché prima di tutto è una questione generazionale», insistono. «Questa iniziativa è nata perché abbiamo ricevuto sollecitazioni enormi, e diffusissime», racconta il consigliere comunale del Pd Davide Faraone. Che però avverte: «È una protesta della gente, molto trasversale e per nulla ideologica. Nessuno deve metterci il cappello». Dopo la protesta, promettono la proposta. «Un decalogo chiaro, su temi concreti. A partire dall'abrogazione della legge 104, che regala le baby pensioni ai dipendenti regionali». Del resto, le iniziative che porteranno alla manifestazione del 25 giugno parlano chiaro: «L'etimologia di precario è legata alla preghiera, e purtroppo in Sicilia sappiamo bene cosa significa. Il nostro slogan sarà "Noi non preghiamo nessuno, il lavoro è un diritto"». Non è più il tempo dei favori, dicono, ma della meritocrazia: «Chiederemo ai ragazzi di portare i loro curriculum in piazza e non più nelle segreterie politiche, formando una catasta che chiameremo "torre del merito"». «È un movimento spontaneo che mostra un'indignazione forte, che va oltre le sigle dei partiti», ragiona Pippo Russo, portavoce regionale dell'Idv che con le "forchette" è entrato in contatto proprio su facebook, mentre Erasmo Palazzotto, segretario regionale di Sel, lo vede come «un appello lanciato alla politica perché finalmente si occupi di un tema centrale come il futuro dei giovani». Insomma, una battaglia generazionale senza confini politici. E proprio questo trasversalismo potrebbe convincere testimonial d'eccezione per la manifestazione del 25 giugno: «Stiamo cercando di coinvolgere personaggi del mondo della cultura, siciliani e non. Da Dacia Maraini a Tornatore, da Camilleri a Guccini. L'importante è che incarnino lo spirito del movimento».
Cristoforo Spinella
 
 

Il Mattino, 5.6.2011
Il noir. Camilleri lancia il commissario nell'inchiesta numero diciotto: fra traffici di drgoa e sgozzamenti
Una femmina ad alta carica erotica frastorna il polizziotto siculo. Che poi rinsavisce e risolve il caso
Labirinto di specchi per Montalbano
Francesco de Core
 
 

Il Sannio, 5.6.2011
Palazzo Barberini, gli alunni del Liceo Classico a lezione da Camilleri
Il 14 in Campidoglio per il voto dello Strega

Airola - Palazzo Barberini è davvero straordinario: si tratta di uno dei palazzi più importanti e belli d’Italia, che ospita parte della prestigiosa Galleria Nazionale d’Arte Antica (con la Fornarina di Raffaello) e l’Istituto Italiano di numismatica. In questo stupendo edificio seicentesco dalle forme neo-barocche, si è tenuto un incontro con Andrea Camilleri. Tullio De Mauro, illustre linguista  e membro dell’Accademia della Crusca, ha intervistato lo scrittore siciliano, autore della celeberrima serie di libri di Montalbano. L’evento è stato organizzato dalla Fondazione Bellonci, nell’ambito del progetto “Un Anno Stregato”, che richiama ragazzi e ragazze, al di sotto dei diciotto anni, da ogni parte d’Italia. È un’iniziativa curata dalla medesima fondazione che si occupa del Premio Strega, alla quale gli alunni della IV A del Liceo Classico “A. Lombardi “ di Airola hanno avuto l’onore di partecipare, guidati dal professore Costantino Massaro, sempre attento alle occasioni culturali che offrano agli studenti la possibilità di uscire del chiuso mondo caudino per aprirsi e confrontarsi con allievi del resto d’Italia. “E’ stata un’affabulante lezione sulla valenza letteraria del dialetto – ha commentato Massaro -, tenendo conto del fatto che tanta parte della nostra letteratura è scritta in “lingua prima”: si pensi al Belli, al Porta, al Ruzante, a Goldoni, a Pascarella, finanche nelle poesie di Montale c’è sempre un “controcanto” dialettale nascosto. Ma sono contento soprattutto perché ho dato ai miei alunni un’occasione di confronto e di crescita. Roma, Palazzo Barberini, Camilleri, De Mauro, studenti provenienti  da tutta Italia: c’era, insomma, tutta la bellezza in ogni sua manifestazione e noi eravamo lì, pronti a coglierla. Alcune giornate possono valere una vita… Fare scuola è anche questo: rendere partecipi i propri alunni di certe manifestazioni della bellezza (per molti non necessarie…) che si fa humanitas e paideia”.  “Per noi, ragazzi del quarto ginnasio di un Liceo Classico, - hanno commentato gli studenti - questa è stata un’esperienza entusiasmante e fondamentale per la nostra istruzione. Incontrare Camilleri è stata un’emozione unica perché ci ha svelato parecchie curiosità sul proprio modo di scrivere e sul personaggio di Montalbano. Leggere i libri nei luoghi in cui sono stati scritti rendono di più: questa è, molto probabilmente, la frase che più ci ha colpito”. Molti lettori e amanti del siciliano Salvo saranno stati sorpresi e, forse, anche un po’ delusi, nello scoprire che il linguaggio che Camilleri utilizza nei suoi libri non è vero e proprio siciliano, ma una lingua da lui inventata, che riunisce dialetto, italiano ed alcune espressioni popolari. Per Camilleri, il dialetto è la linfa vitale che scorre e che nutre l’albero della lingua; ma, senza l’italiano, il dialetto non avrebbe modo di esistere. La differenza tra il dialetto e la lingua sta nel fatto che la seconda ha alle spalle l’esercito, che l’ha imposta…  Lo scrittore siciliano ha ricordato anche l’amico Giovanni Falcone, che molto spesso, per ragioni di opportunità, usava il dialetto durante i suoi interrogatori con l’intento di carpire dalle dichiarazioni degli imputati “sfumature” che, altrimenti, non si sarebbero evinte. Camilleri ha, inoltre, affermato, incuriosendo gli astanti, di non aver mai “visto” Montalbano come  personaggio “intero”: il suo commissario altro non sarebbe che un lungo ritratto di suo padre. Persino Catarella sembra essere esistito davvero! Ad un certo punto della conferenza, Andrea Camilleri ha risposto a qualche domanda; gli alunni del liceo gli hanno chiesto se per uno scrittore sia necessario rinnovare il proprio stile. Egli ha puntualizzato che il “modus scribendi” di uno scrittore non deve essere cambiato; lo si può raffinare, lavorarci intorno, ma, una volta che ci hai sudato sopra, perché modificarlo? In ogni caso, quando si scrive, è importante la ricerca.  Lo scrittore ha concluso dicendo che la sua militanza è la scrittura; non si serve di armi per far capire agli altri le proprie idee, ma di parole, di quel dialetto che lui utilizza non perché non conosca l’italiano, ma perché è come se alla lingua mancasse qualcosa; proprio come i Greci, che utilizzavano lo stesso verbo per indicare il gesto di scagliare una freccia e quello di pronunciare una parola perché sia la freccia che le parole possono “colpire il bersaglio”, ovvero ferire la persona alla quale ci rivolgiamo e farle capire qualcosa. Il prossimo 14 giugno gli alunni del liceo si recheranno a Roma, in Campidoglio, per votare il “loro” vincitore dello Strega, ovviamente dopo aver letto i dodici libri finalisti, da cui uscirà la “cinquina” finale.
 
 

La Sicilia, 5.6.2011
Sortino
«Serata della legalità»

Ieri sera, all'istituto comprensivo «Columba», si è svolta la «Serata della legalità», dedicata alle forze dell'ordine in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.
[...] Infine, è stata rappresentato «Il Casellante», di Andrea Camilleri.
p. m.
 
 

Gazzetta del Sud, 5.6.2011
Dall'Australia a Punta Secca Montalbano colpisce ancora
Una coppia di Forest Range attratta dai luoghi

Santa Croce Camerina. Viaggiano sui 50 anni, Jeoff e Sue Pascoe, australiani veraci da tre generazioni, originari di Forest Range, vicino Adelaide, nel sud dell'Australia. Sono stati in vacanza in un bed and breakfast di Caucana, gestito dai giovanissimi Giorgio e Nicolanna, che si possono vantare così di aver avuto per la prima volta degli ospiti di un Paese così tanto lontano. Perché Jeoff e Sue hanno scelto questi luoghi? Manco a dirlo: per il fascino dei luoghi del commissario Montalbano! Come è possibile? E' possibile grazie alla rete televisiva pubblica australiana Sbs, che trasmette telefilm, serie televisive e sceneggiati da tutte le televisioni del mondo e che otto anni fa ha iniziato a trasmettere alcune puntate del famoso commissario nato dalla penna di Andrea Camilleri, tutte in lingua originale e sottotitolate in inglese.
E' stato per Jeoff e Sue un amore a priva vista per i luoghi dove è stato girato "Il commissario Montalbano".
[...]
Federico Dipasquale
 
 

DaringToDo, 6.6.2011
Andrea Camilleri. “Presto in tv il giovane Montalbano”

E’ in libreria dal primo giugno Il gioco degli specchi, il nuovo romanzo del commissario Montalbano. Una serie che dire fortunata è poco: 27 volumi sino a questo momento, inclusi anche i libri di racconti e alcune  raccolte. Il tutto per oltre dieci milioni di copie vendute e traduzioni in decine di lingue.  Tre nuovi libri con le avventure del commissario sono già annunciati, e con tanto di titolo [è dato il link alla Bibliografia sul nostro sito, NdCFC], solo la data non è stata ancora resa nota e in tutto questo non abbiamo ancora considerato il successo televisivo del commissario Montalbano - Zingaretti, l’unica serie tv che anche quando è trasmessa in replica  colleziona ascolti “milionari”. Andrea Camilleri è l’autore di tutto questo, l’unico scrittore italiano noto quanto il suo personaggio, e incontralo vuol dire non poter prescindere dal suo commissario. Di domande al riguardo ne avremmo mille, ci limitiamo a fargliene una soprattutto, nella certezza che tutto il pubblico femminile vorrebbe ragguagli sulla situazione sentimentale dell’aitante, seppur oramai maturo: Salvo Montalbano commissario di P.S a Vigata.
DT – Non le chiediamo come finirà Montalbano, ma ci dica, diventerà sentimentalmente adulto prima o poi?
AC – No. Non è detto che nella vita si diventi sentimentalmente adulti invecchiando, si può rimanere sentimentalmente ragazzini a 90 anni ed è una cosa bellissima
DT – Un personaggio come Montalbano, quanto pesa sul quotidiano di Andrea Camilleri?  Riformulando la domanda, davanti a un fatto di cronaca o ad un qualsiasi evento lei pensa mai Montalbano farebbe così o direbbe così…
AC – Mai. Tant’è vero che non rispondo mai a giornali che mi chiedono di rilasciare interviste riguardanti fatti di cronaca nera.
DT – Ci saranno nuove puntate del Montalbano televisivo?
AC – Sì, prossimamente. Ci saranno puntate tanto di Montalbano giovane, interpretato dal bravo Michele Riondino, quanto puntate con il canonizzato Zingaretti.
DT – Lei è quello che si dice un autore di culto, ma è troppo ironico per prendere sul serio la definizione, che pure è veritiera, insomma come vive il fatto che ad un certo punto della sua vita, in età non più giovanile, sia diventato lo scrittore italiano più popolare, con tanto di fan club e stuoli di ammiratori?
AC – Siccome tutto si è svolto realmente a mia insaputa e al difuori della mia volontà l’ho preso con molto piacere dato che si è trattato di una libera scelta dei lettori.
DT – Lei incarna e racconta la Sicilia migliore, quella che conosce il suo passato ma guarda avanti, che non scende a compromessi, una Sicilia consapevole della sua identità e lontana dagli stereotipi… cosa augura oggi alla sua terra e più in generale dal Sud dell’Italia? E magari all’Italia tutta…
AC – Per ciò che riguarda il Sud mi auguro migliori condizioni di vita e lavoro, che mi pare non vi siano nemmeno nel resto dell’Italia.
DT – Tornando al discorso dell’identità, che di questi tempi viene sbandierata anche pericolosamente, c’è chi sostiene che al Sud esista una forte consapevolezza dell’essere, a Nord del fare… e infatti proprio al Nord c’è una sorta di ossessione a volere recuperare l’identità “perduta”, ma secondo lei è sufficiente allo scopo insegnare il dialetto nelle scuole? E soprattutto si può andare a lezione di dialetto?
AC – Direi di si all’insegnamento nei dialetti nelle scuole non obbligatoriamente; che sia facoltativo e non diventi una questione politica, soprattutto non sostituiscano la lingua madre; iI dialetti sono una linfa che apporta vita all’albero della lingua italiana.  Circa l’identità noi siciliani abbiamo una connotazione identitaria così definita e radicata nel corso dei secoli che non abbiamo alcuna paura di perderla.
DT – Come nasce un romanzo?
AC – Un romanzo nasce da suggestioni esterne. Uno scrittore tenta di comporre la propria riflessione in relazione alla realtà esterna.
DT – Ad uno dei tanti autori che circolano liberi per le strade, con i cassetti pieni di testi non pubblicati, cosa consiglierebbe? Insistere o desistere?
AC – Consiglio l’ostinazione. Ricordo a tutti che il mio primo romanzo fu rifiutato da tutti gli editori italiani e attese dieci anni prima di vedere la sua pubblicazione.
DT – Lei è contento del suo lavoro, ovvero, quando piazza il punto finale ad una storia generalmente è soddisfatto o comincia a scorgerne i difetti?
AC – Quando termino una storia, dopo averla scritta e riscritta infinite volte, sicuramente avrà dei difetti ma io sono impossibilitato a vederli, così non ne sono nè soddisfatto nè insoddisfatto. Il romanzo è li.
DT – Di cosa tratterà il suo prossimo libro extra-Montalbano?
AC – Il prossimo romanzo uscirà con Sellerio in ottobre e si infila nel filone dei romanzi storici. Si riferisce ad un episodio che sconvolse un intero paese siciliano ed ebbe notevoli ripercussioni anche nel resto del paese. Titolo: La setta degli angeli.
DT – In questa Italia è più facile fare ridere o fare piangere?
AC – Più facile far piangere.
DT – Cosa vorrebbe vedere di cambiato domani, appena alzato dal letto?
AC – Tutto.
Virginia Zullo
 
 

ANSA, 6.6.2011
Tv: ciak in provincia di Ragusa per il giovane Montalbano
Scicli per il 13/o anno consecutivo e' la Vigata di Camilleri

Sono iniziate stamattina, a Scicli (Rg), le riprese del giovane commissario Montalbano, prodotto dalla Palomar per la Rai.
Scicli resta per il 13/o anno consecutivo la Vigata dello scrittore Camilleri e stavolta conferma la propria appetibilità di location anche nella nuova serie, che racconta le vicende professionali, sentimentali e private del Montalbano, agli esordi della propria carriera di poliziotto.
Una Giulietta anni ottanta davanti al Municipio di Scicli, tornato ad essere il commissariato di polizia. Un inedito Caffé Novecento, in via Francesco Mormina Penna, e l’immancabile Fiat Tipo. Questi gli elementi che caratterizzano le prime scene della fiction tv.
 
 

La Sicilia, 6.6.2011
Ciak per il giovane Montalbano
Scicli è ancora la Vigata di Camilleri, cominciate le riprese della nuova serie dei film per la Rai. Nei panni del commissario l'attore Michele Riondino, che sostituirà Luca Zingaretti

Scicli (Ragusa) - Una Giulietta anni '80 davanti al Municipio di Scicli, tornato a essere il commissariato di polizia.
Un inedito "Caffè Novecento" in via Francesco Mormina Penna e l'immancabile Fiat Tipo. Sono iniziate stamani a Scicli, nel ragusano, le riprese del giovane Commissario Montalbano, prodotto dalla Palomar per la Rai.
"Scicli - si legge in una nota del comune - si conferma per il tredicesimo anno consecutivo la Vigata di Andrea Camilleri e stavolta conferma la propria appetibilità di location anche nella nuova serie, che racconta le vicende professionali, sentimentali e private del Montalbano agli esordi della carriera".
Il giovane commissario sarà interpretato da Michele Riondino (distretto di polizia e La freccia nera), attore pugliese di 31 anni, perchè Luca Zingaretti sembra ormai troppo in là con gli anni per interpretare il celebre commissario anche da giovane. La nuova serie sarà composta da sei puntate dedicate interamente al commissario più famoso d'Italia quando era ancora un ragazzo alle prime armi. Alla sceneggiatura resterà l’immancabile Andrea Camilleri.
In questa sorta di prequel della fiction originale, sebbene non ancora commissario, il giovane Montalbano è un agente che si impegnerà nelle sue prime indagini e con i suoi primi criminali e le ambientazioni non cambieranno moltissimo rispetto alla fiction originale.
 
 

Il Velino, 6.6.2011
Il Commissario Montalbano sbarca in Francia ad inizio luglio
Zingaretti: Il personaggio di Camilleri mi diverte

“Montalbano mi diverte, ho provato a lasciarlo ma non ci sono mai riuscito”, così Luca Zingaretti che ha incontrato insieme a Carlo Degli Esposti della Palomar la stampa transalpina a Parigi dopo che la Direzione Commerciale della Rai ha siglato un accordo con France Television per trasmettere dai primi di luglio su France 3 la fiction diretta da Alberto Sironi. “Con la vendita di otto episodi del Commissario Montalbano – ha osservato Luigi De Siervo, direttore commerciale della Rai - siamo riusciti ad entrare nel mercato francese, quasi esclusivamente aperto a prodotti nazionali o statunitensi, con una fiction italiana di grande qualità. Guardiamo con grande attenzione a questa operazione perché rappresenta la concreta possibilità per il nostro prodotto di entrare stabilmente in un mercato importante complesso e maturo come quello transalpino. In quest'ottica abbiamo investito una cifra considerevole anche nel doppiaggio”. In questo i distributori di France Television hanno cercato e trovato attori capaci di dare voce alle diverse peculiarità della Fiction di Sironi: “Abbiamo – hanno detto – lavorato sulla vivacità e sulla creatività dei diversi personaggi. Non è stato facile realizzare il tutto ma il risultato finale è straordinario: siamo certi che il pubblico francese lo gradirà”.
“Sono davvero curioso – ha detto Luca Zingaretti - di vedere come verrà accolto in Francia il ‘mio’ commissario che nel mondo ha già ottenuto un successo senza pari. E’ un prodotto tipicamente italiano che in Scandinavia come in Russia ha ottenuto ottime critiche. I francesi sono curiosi, aperti alle nuove proposte ed è proprio questo che aumenta la mia curiosità verso la percezione e il gradimento del Commissario Montalbano”. Alla stampa francese l’attore capitolino ha spiegato che “questa fiction funziona perché parla di una terra meravigliosa, la Sicilia. E, volta per volta, viene raccontata una storia diversa. La mafia? C’è – ha dichiarato -, è un problema davvero grave in una terra alle prese con mille difficoltà. Ma Montalbano, che nasce dalla penna di Camilleri, ha a che fare con crimini comuni e non si trovano legami con le famiglie di malavitosi organizzati”. […]
 
 

Adnkronos, 6.6.2011
Tv: Montalbano sbarca in Francia, siglato accordo Rai-France 3 per 8 episodi

''I francesi sono un popolo molto curioso e attento alle novita''', ha detto Zingaretti, oggi a Parigi per la presentazione dell'accordo tra la Rai e France 3 e per incontrare, insieme a Carlo Degli Esposti della Palomar, la stampa francese. […] E su Montalbano ha affermato: ''Questa fiction funziona perche' parla di una terra meravigliosa, la Sicilia. La mafia? C'e', e' un problema davvero grave in una terra alle prese con mille difficolta'. Ma Montalbano, che nasce dalla penna di Camilleri, ha a che fare con crimini comuni e non si trovano legami con le famiglie di malavitosi organizzati''. Per il doppiaggio i distributori di France Television, hanno cercato e trovato attori capaci di dare voce alle diverse peculiarita' della Fiction di Alberto Sironi: ''Non e' stato facile realizzare il tutto -hanno affermato- ma il risultato finale e' straordinario: siamo certi che il pubblico francese lo gradira'''.
 
 

AGI, 6.6.2011
Tv: Zingaretti, provai a lasciare Montalbano ma non ce l'ho fatta

Parigi - "Ho provato a non fare piu' il personaggio di Montalbano ma non ci sono riuscito...". L'ha confessato Luca Zingaretti nell'incontro con la stampa oggi a Parigi in occasione della presentazione dell'accordo che la Direzione commerciale della Rai ha siglato con France Television per la messa in onda su France 3 di otto puntate della fiction diretta da Alberto Sironi e ambientata in Sicilia. Zingaretti ha risposto cosi' quando gli e' stato fatto notare che forse rischia di apparire quasi "ingessato" nella figura del commissario. L'attore ha poi detto che comunque il suo lavoro non e' solo quello di interpretare Montalbano: "faccio teatro, faccio anche altro in televisione e faccio cinema". […]
Leuccio Emmolo
 
 

Adnkronos, 7.6.2011
Premi: l'"Orio Vergani" dell'Accademia Cucina a Camilleri e Zingaretti

Roma - L'Accademia Italiana della Cucina, presieduta da Giovanni Ballarini, consegna il Premio 'Orio Vergani' 2011 al Commissario Montalbano, al suo creatore, Andrea Camilleri, e al volto che lo interpreta, Luca Zingaretti, ''per aver contribuito a diffondere e promuovere i valori della cucina tradizionale italiana''.
Il Premio Orio Vergani e' stato istituito in memoria del fondatore dell'Accademia e viene conferito a chi ha onorato la cultura gastronomica e la civilta' della tavola italiana in qualsiasi campo, in Italia o all'estero.
Giovedi' 16 giugno alle 11,30 ci sara' la conferenza stampa dell'evento al Rome Marriott Grand Hotel Flora con Camilleri, Zingaretti, Ballarini e il presidente del centro studi dell'Accademia, Paolo Petroni.
 
 

Messaggero Veneto, 7.6.2011
Un'altra bella confonde Montalbano

Non c'è niente da fare. Camilleri è uno che non si stanca e non stanca. Alla diciottesima avventura di Montalbano, il lettore s'approccia con scetticismo fino a quando non può fare a meno di assaporare avidamente pagina su pagina come per ogni giallo che si rispetti. Qui poi già il titolo, Il gioco degli specchi (Sellerio, 254 pagine, 14,00 euro), annuncia una dimensione kafkiana, e in effetti il punto di partenza per il commissario è proprio lì: qualcosa anche si riflette, si specchia, è vicino, ma fa fatica a vederlo. Fino a quando... al tavolo di Enzo, cioè nel suo ristorante preferito dove palato e idee s'incrociano, tutto si dipanerà all'improvviso facendo cadere il quadro dei misteri e svelando al commissario la strada giusta. Ma la partenza era una trappola di inganni, un maleficio che altera gli spazi e disturba la visione sicché il commissario vede quello che gli altri vogliono che veda, lettere anonime, qualche indizio di anzianità, e un'intimidazione: una bomba, forse un pizzo non pagato. Ma è così semplice? No, naturalmente, e come accade da qualche romanzo a questa parte, a confondergli le idee è una bella donna che questa volta abita perfino in un palazzo vicino alla sua bella villetta sul mare. La signora Lombardo che viene da fuori ha sex appeal da vendere, un marito, spesso assente e molto disattento nei suoi confronti, un amante e molti spasimanti, ma per il commissario ha un debole cui Montalbano non sa resistere. Già s'immagina la resa televisiva dopo che anche Belén è apparsa al fianco di Zingaretti, quando la seducente Lombardo provoca i turbamenti linguistici di Catarella, gli ormoni del commissario Augello, la sicurezza di Montalbano e soprattutto si fa vedere accanto a lui a passeggio per le vie di Vigàta. Quanti rischi signor commissario. Eppure anche questa volta, un colpo di reni cancellerà i depistagli salvando dignità e quadro investigativo. Diavolo d'un Montalbano. Pardon di un Camilleri!
Sergio Buonadonna
 
 

La Sicilia, 7.6.2011
Zingaretti: «Montalbano mi diverte non sono mai riuscito a lasciarlo»
La serie tratta da Camilleri andrà in onda sulla tv francese

Roma. Seduto in un bar del quartiere Saint Michel di Parigi, Luca Zingaretti si concede una colazione a base di croissant con la stampa francese per raccontare il suo Commissario Montalbano che a luglio farà il grande salto sulla tv d’Oltralpe.
La Direzione commerciale della Rai ha venduto i diritti a France tv che trasmetterà a luglio in prima serata sul canale France 3 le ultime otto puntate della fiction tratta dai libri di Andrea Camilleri.
Raramente l’attore romano, in attesa di un figlio dalla compagna Luisa Ranieri, vola in terra straniera per accompagnare il lancio pubblicitario del suo Montalbano, ma ha fatto due eccezioni, per la Svezia e ora per la Francia. Il perché lo spiega lui stesso: «I francesi sono molto curiosi, a differenza degli italiani che oggi definirei "un po’ appesantiti". Stiamo passando un momento difficile, ma ne usciremo fuori e non è unicamente una questione politica, è da anni ormai che non abbiamo scatti in avanti. Per rendere l’idea vorrei fare un esempio: i francesi quando vanno al teatro si siedono sul bordo della poltrona, cercano di ascoltare e capire cosa esce fuori, mentre gli italiani si mettono ben comodi sullo schienale della sedia e come si abbassano le luci si mettono a dormire. Ma sono sicuro che da questa situazione ne usciremo, perché siamo un grande popolo».
Un popolo che le fiction di Montalbano aiutano a far conoscere nel mondo intero, anche se è soprattutto la Sicilia, con la sua terra, il suo dialetto, la sua cultura, le sue usanze a uscirne privilegiata. «Montalbano è un personaggio "caldo", per questo piace - sottolinea l’attore - Parla di una terra meravigliosa come la Sicilia, una terra calda non solo dal punto vista climatico».
La stampa francese ha sete di notizie, vuol sapere se una fiction capace di convogliare milioni di spettatori possa contenere riferimenti alla politica nostrana, notoriamente in fase di agonia. «In Montalbano non ci sono riferimenti politici - taglia corto Zingaretti - Ci sono allusioni magari, ma la politica non è certo il corpo centrale della serie. Tutto parte dai libri di Camilleri, e lui racconta la sua Sicilia».
Immediata e scontata la domanda successiva, quindi parla di mafia? «No, nemmeno di quella. Sappiamo che la mafia c’è, è un problema serio, ma non compare all’interno di Montalbano, dove viene invece raccontata la criminalità comune e tutte le cose che vi ruotano intorno. La scrittura di Camilleri non è ossessionata dalla mafia che è e resta un problema grave e importante della Sicilia, ma non la parte centrale della nostra fiction».
Per sbarcare in Francia Montalbano ha dovuto piegarsi al dialetto marsigliese, quello scelto da France Tv per doppiare il non facile linguaggio del Commissario.
Una scelta che i dirigenti della tv francese spiegano così: «Abbiamo lavorato molto sulla vivacità e sulla creatività, più che sul dialetto vero e proprio. Non è stato facile realizzare il doppiaggio, però il risultato è straordinario e siamo certi che il pubblico francese rimarrà stupito».
Soddisfatto Zingaretti, ha ritrovato nel suo doppiatore una sorta di alter ego vista la straordinaria somiglianza fisica. Diverso invece il carattere che l’attore sembra condividere più con il suo personaggio.
«Entrambi siamo burberi- dice - E anche io come lui ho una certa propensione a scegliere: adoro il mio lavoro di attore e sono molto rigoroso nelle mie decisioni». Ma quando i giornalisti francesi gli chiedono se Zingaretti e Montalbano siano la faccia di una stessa medaglia, l’attore chiarisce: «Montalbano entra a far parte della mia vita per due-tre mesi ogni due-tre anni. Sono state fatte soltanto ventidue puntate, mentre una stagione normale è di almeno trenta: non è granchè, considerato che il primo episodio è stato girato più di dieci anni fa - conclude - Ho anche altre cose da raccontare, oltre a questo faccio cinema e teatro, ma sia chiaro non mi dispiace interpretare Montalbano perché mi diverte molto. Ho provato a lasciarlo diverse volte, ma non ci sono mai riuscito».
Tiziana Leone
 
 

Gazzetta del Sud, 7.6.2011
Ho provato a lasciare però mi mancava...
Il protagonista della fortunata fiction

Parigi. Arriva anche in Francia la serie tv "Il commissario Montalbano": l'emittente pubblica France 3 trasmetterà quest'estate in prima serata gli ultimi otto episodi, quelli che in Italia, su Raiuno, sono usciti tra il 2008 e il 2010. «France 3 è una rete di intrattenimento e ha la tradizione di diffondere serie tv europee di grande qualità – spiegano alla direzione di France 3 – "Il commissario Montalbano" è ambientato in una terra meravigliosa, la Sicilia, e ne trasmette il calore e la vitalità».
Gli episodi sono stati doppiati cercando di mantenere la vivacità della lingua, il dialetto siciliano, oltre che la creatività dei personaggi. La prima puntata sarà "La luna di carta".
«Quale è il segreto del successo di Montalbano? – si chiede Luca Zingaretti, che interpreta il commissario Montalbano, a Parigi per la conferenza stampa di presentazione della serie –. Lo dico sempre: tutti gli uomini vorrebbero assomigliargli e tutte le donne vorrebbero avere accanto un marito come lui!». Ma assicura: «No, io non sono il Jean-Paul Belmondo degli italiani. Nel mio Paese sono certo conosciuto, molto amato. Ormai di attori come Belmondo non ne esistono più». E aggiunge: «Montalbano è venduto in quasi tutti i Paesi del mondo. Il trucco per essere amati all'estero è restare autentici, non annacquare il prodotto, ma presentarlo com'è». «Questo personaggio mi diverte da pazzi. Ho provato a lasciarlo, una volta, ma dopo qualche anno mi sono reso conto che mi mancava». Ora Zingaretti è su due set contemporaneamente: in Francia ha un piccolo ruolo in "Asterix", quello di un generale romano, mentre in Italia è sul set de "La kryptonite nella borsa", opera prima di Ivan Cotroneo.
«Sono davvero molto curioso di vedere come il pubblico francese accoglierà "Il comissario Montalbano" – dice – anche perché la Francia è il paese più vicino all'Italia dal punto di vista cinematografico». «Ma non aspettatevi riferimenti alla politica o alla mafia – dice ai giornalisti transalpini – Camilleri racconta la sua Sicilia, è estraneo all'ossessione per i fatti di mafia a cui questa regione è stata legata negli ultimi trent'anni».
Aurora Bergamini
 
 

Gazzetta del Sud, 7.6.2011
Montalbano in un gioco di specchi
Attesa anche per sei puntate sull'investigatore da giovane. La serie sbarca su France 3

Roma. Il risveglio inquietante da un sogno, in cui il protagonista si immagina sottoposto a un controllo di sanità mentale ordinato dal ministro. E poi un villino, due esplosioni apparentemente senza senso, uno sparo a vuoto, due cadaveri. E ancora gli arancini e la pasta 'ncaciata di Adelina, i pizzini di Fazio, l'inguaribile passione per l'universo femminile di Augello, l'irruenza pittoresca di Catarella. La spiaggia, il faro, la terra secca e una donna fatale, portatrice di vita e morte.
Gli ingredienti classici del fascino del commissario Montalbano tornano tutti nel nuovo romanzo di Andrea Camilleri, "Il gioco degli specchi", appena uscito in libreria per Sellerio e già "promesso" alla tv.
Come "Il sorriso di Angelica", infatti, "Il gioco degli specchi" è uno dei quattro titoli destinati a diventare i nuovi film tv con cui la Rai ha deciso di scommettere ancora sul personaggio interpretato da Luca Zingaretti, dopo il boom degli ultimi quattro episodi: "Il campo del vasaio", "La danza del gabbiano", "La caccia al tesoro" e "L'età del dubbio", trasmessi tra marzo e aprile su Raiuno, hanno ottenuto un'eccellente media di 9 milioni 300 mila spettatori, sfiorando il 32% di share e risultando la fiction più vista dell'anno.
Le nuove avventure, sempre prodotte dalla Palomar di Carlo Degli Esposti per Rai Fiction, arriveranno in tv nell'autunno 2012. Nel frattempo, i telespettatori potranno vedere su Raiuno l'atteso "Il giovane Montalbano", interpretato dall'emergente Michele Riondino: sei puntate che racconteranno le indagini del commissario da giovane su soggetti di Camilleri e regia di Gianluca Maria Tavarelli. Nel cast Sarah Felberbaum nei panni di Livia.
Le riprese sono in corso da febbraio e dopo gli esterni in Sicilia e gli interni a Cinecittà la troupe è per l'ultima parte delle riprese da ieri a Scicli (Ragusa), chiamata anche in questo caso, per il tredicesimo anno consecutivo, a rappresentare Vigata. Sulla scena, adeguatamente indietro nel tempo per gli inizi di carriera del commissario, si sono fatte notare ieri una Giulietta anni Ottanta davanti al Municipio di Scicli che per la tv è il commissariato di polizia, mentre è inedito il Caffè Novecento, in via Francesco Mormina Penna. Nel nuovo romanzo, come in un gioco di specchi, Montalbano sembra perdersi in un labirinto di piste false e sbagliate, tra depistaggi e messaggi anonimi che deformano la realtà. A mettere a dura prova la lucidità del commissario, la bellezza prorompente e le avances di Liliana, moglie di Adriano Lombardo, rappresentante di computer sempre in giro per l'isola, che abita nel villino accanto a quello del commissario. Le indagini su una bomba scoppiata davanti a un deposito vuoto, apparentemente una ritorsione contro un pizzo non pagato, finiranno in un crescendo di tensione nel mondo della mafia e del traffico di droga.
Intanto, Montalbano sta per sbarcare su France 3 con otto episodi inediti. Ma la fortuna del commissario sul piccolo schermo – iniziata in Italia nel maggio del 1999 con "Il ladro di merendine" su Raidue, poi confermata su Raiuno, edizione dopo edizione, dell'alto gradimento del pubblico, con medie intorno ai 6 milioni di telespettatori anche per le ultime repliche – è ormai un fenomeno mondiale.
Angela Majoli
 
 

Leggo, 7.6.2011
Montalbano espatria: star anche in Francia

Roma - «Oui, je souis Montalbano»: il commissario di Vigata, nato nel 1994 dalla penna di Andrea Camilleri e arrivato sulla tv italiana per la prima volta nel maggio ’99, ha conquistato ieri la Francia, che trasmetterà su France 3 gli otto episodi andati in onda su Raiuno tra il 2008 e il 2010.
Ma Montalbano è già da un anno anche in Finlandia. E in America Latina. In Bulgaria, in Iran, persino negli Stati Uniti, dove si è meritato otto stelle su dieci nel più grande archivio di film del mondo, l’Internet Movie Database: «Il segreto del successo di Montalbano è semplice - dice Luca Zingaretti, volto storico del Commissario - tutti gli uomini vorrebbero assomigliargli e tutte le donne vorrebbero avere accanto un marito come lui». Un fenomeno mondiale, quello de Il Commissario Montalbano, che in Italia riesce ancora a catturare 9 milioni di telespettatori a puntata, con repliche che toccano punte di sei milioni. Un business che, ragionevolmente, nessuno sembra aver intenzione di mollare. Né Camilleri, tornato da poco a Vigata con il nuovo romanzo Il gioco degli specchi, né la Rai, che ha già messo in cantiere per l’autunno 2012 quattro puntate nuove di zecca, né tantomeno il protagonista Luca Zingaretti: «Montalbano mi diverte da pazzi. Ho provato a lasciarlo un volta - ha detto - ma dopo qualche anno mi sono reso conto che mi mancava».
Del resto proprio a Zingaretti, lungamente indeciso se riprendere o meno il ruolo, si deve la nascita della serie Il giovane Montalbano, ideata dalla Rai per far sopravvivere il franchise anche all’eventuale fuga del protagonista: in produzione da anni e finalmente in dirittura d’arrivo con l’ultima tranche di riprese nelle tradizionali location siciliane, Il giovane Montalbano racconterà in sei puntate (su soggetto dell’instancabile Camilleri) l’adolescenza del Commissario, interpretato da Michele Riondino e affiancato da Sarah Felberbaum nei panni dell’eterna fidanzata Livia. «Se Montalbano piace a tutti in realtà c’è un trucco - dice Zingaretti - siamo sempre restati autentici e non abbiamo mai annacquato il prodotto. Anche agli stranieri, siamo piaciuti così come siamo».
Ilaria Ravarino
 
 

Newnotizie, 7.6.2011
Montalbano: il commissario siciliano attraversa le Alpi e si trasferisce su France3

Commissario Montalbano in Francia- Da commissario Montalbano a commissario Montalbanò! Forse pronunceranno così i cugini francesi il nome di Luca Zingaretti nel ruolo che l'ha reso strafamoso in Italia e che adesso lo vede attraversare le Alpi per cercare fortuna anche in Francia. L'attore è infatti in procinto di approdare sul piccolo schermo francese dove sarà impegnato in otto episodi della fiction che l'ha reso famoso che andranno in onda su France3 a partire da luglio. La presentazione ieri mattina in un ristorante molto chic di Saint-Germain-de-Prés, in un ambiente decisamente lontano da quelli di Vigata che noi italiani siamo abituati a vedere. Zingaretti volerà quindi a Parigi, dove, tra l'altro, lo scorso anno aveva acquistato casa.
"Montalbano suis-je"?- Ancora non si conosce la versione della fiction tradotta in francese e lo stesso Zingaretti dice di non aver ancora avuto la possibilità di guardare il copione che, comunque, gli hanno assicurato gli autori, funziona benissimo. Eppure agli italiani sembra strano pensare questo personaggio dall'animo e dalla parlata fortemente siciliani alle prese con una lingua che, delle cadenze sicule, pare discostarsi non poco. Grande attesa invece tra i cugini d'oltralpe che non nascondono la loro curiosità verso l'attualità politica italiana portata sullo schermo. In proposito potrebbero rimanere un pò delusi: Camilleri, così come ha ribadito Zingaretti, "racconta la sua Sicilia, una Sicilia non ossessionata dalla mafia", benché consapevole che questa ci sia e che se ne debba parlare.
Successo internazionale- Ma Montalbano è già da un anno anche in Finlandia; da ancora più tempo in America-Latina e Stati Uniti, Iran, Bulgaria. E lo stesso attore protagonista spiega che il successo internazionale, così come in Italia, deriva dalla genuinità del personaggio e dal fatto che tutti gli uomini vorrebbero assomigliarvi e tutte le donne vorrebbero accanto un marito così. Lo stesso Zingaretti sarebbe rimasto stregato dal personaggio di cui ricopre il ruolo e più volte ha ribadito di divertirsi talmente tanto nelle riprese, che non riesce ad abbandonarle. Ci aveva provato, infatti, qualche anno fa, ma poi la "mancanza" lo aveva costretto a ritornare sui suoi passi. Naturalmente anche la Rai non se la sente di abbandonare un programma dal successo ormai mondiale, e per l'autunno 2012 ha già messo in cantiere quattro puntate inedite.
Maria Serena Ranieri
 
 

La Stampa, 7.6.2011
"Oui, je suis Montalbanò ma ora affianco Asterix"
Colloquio
Zingaretti a Parigi per la versione francese del commissario "Poi sarò un generale romano nel film tratto dai fumetti"

«Montalbano suis»? Chissà come suonerà, in francese, il siciliano di Vigata, pardon, Vigatà. Luca Zingaretti non ne ha la minima idea: «No, la versione tradotta ancora non l’ho vista. Ma mi hanno detto che funziona benissimo».
Ieri mattina, in un ristorante cool di Saint-Germain-des-Prés molto poco montalbanesco, è stato presentato lo sbarco in Francia del commissario più famoso d’Italia, otto episodi su France3 a partire da luglio. L’occasione vale l’ostensione del mattatore, che peraltro a Parigi è di casa perché da un anno ne ha comprata una. Ovviamente, i colleghi francesi vogliono subito sapere quanto di attualità politica italiana c’è nella fiction (ignorano, beati loro, che da questa parte delle Alpi la realtà supera, e di molto, la fantasia). Zingaretti è prudente: «La serie di Montalbano esce dalla fantasia di un autore vivente e scrivente. E’ chiaro che nei libri di Andrea Camilleri ci sono allusioni alla politica italiana. Allusioni che noi abbiamo riportato tali e quali». Altro capitolo, ovviamente, la mafia, uno dei prodotti made in Italy di maggior notorietà internazionale: «Camilleri racconta la sua Sicilia, una Sicilia non ossessionata dalla mafia. Questo non vuol dire che la mafia non ci sia e che non se ne debba parlare. Ma Camilleri è un’altra cosa».
Certo, per Zingaretti il «Montalbano sono» da delizia rischia di diventare croce. Non si è mai stufato? «In effetti, no. Finché mi diverte, Montalbano lo faccio. Cinque anni fa ho creduto di averne avuto abbastanza e ho provato a lasciarlo. Ma mi mancava troppo. Come se avessi un amico in quel paesino che aspettava solo di vedermi di nuovo. E poi sembra che di Montalbano ne abbiamo fatti tantissimi, perché la Rai continua a replicarli. Ma in realtà in dodici anni ho girato solo 22 film, meno che per qualsiasi serie tivù di successo. Insomma, in media sono Montalbano due mesi ogni tre anni. Nel resto del tempo, faccio altro. Poi, è chiaro, su dieci persone che mi fermano per strada otto mi chiamano Zingaretti e due direttamente commissario. Ma fa parte del gioco. E’ pericoloso solo quando scatta l’identificazione totale, tipo Malcolm McDowell: anche se recita una commedia romantica, tutti se l’aspettano con la mazza da baseball in mano come in Arancia meccanica. Io non sono ancora a questi livelli, via...». Ma il successo cos’è? «Per un attore, la possibilità di scegliere. Se, poniamo, oggi volessi fare Riccardo III, avrei molta meno difficoltà a trovare un produttore che vent’anni fa». Appunto: Montalbano a parte, cosa sta facendo? «Attualmente sono su due set contemporaneamente, uno in Francia e l’altro in Italia. In Francia ho una piccola parte, quella di un generale romano, nell’ultimo Asterix. Sono cresciuto leggendo Asterix (e anche Tintin), quindi per me è una gioia. Il film italiano invece si gira a Napoli, s’intitola La kryptonite nella borsa ed è l’opera prima di Ivan Cotroneo, che finora tutti conoscevamo come scrittore ma che vi consiglio di tenere d’occhio anche come regista..».
Resta da capire perché Montalbano piace tanto e se piacerà altrettanto anche ai francesi. «Montalbano piace perché mantiene la rotta sulle cose importanti, bada al sodo, non si fa distrarre dall’effimero come tutti. E questa è la ragione per cui noi maschietti vorremmo assomigliargli e le femminucce vorrebbero averlo accanto. E poi, Montalbano è di quei burberi talmente burberi da risultare, alla fine, simpaticissimi». Quanto a come lo prederanno i cugini, «piacerebbe saperlo anche a me. Da un punto di vista cinematografico, la Francia è il Paese più vicino a noi. Montalbano è un prodotto tipicamente italiano e credo che il segreto del suo successo internazionale sia appunto questo. E’ come la bresaola della Valtellina: è buona, quindi piace, appunto perché viene da lì. E poi il pubblico francese è sveglio, lo vedi da come stanno seduti a teatro, non accasciati sulle poltrone come gli italiani. Purtroppo in Italia veniamo da molti anni di un lungo, inesorabile abbrutimento. La gente è stanca, sembriamo tutti dei pugili suonati. Le ragioni sono molte e non sto a elencarle. Certo la politica non è estranea...». Insomma, Zingaretti, siamo alle solite: povera Italia. «Il momento è molto difficile, noi italiani dobbiamo ritrovare noi stessi. Ma ne usciremo, anzi ne stiamo già uscendo. E sapete perché? Perché nonostante tutto, siamo un grande popolo».
Alberto Mattioli
 
 

Telecolor – PrimaLineaTg, 7.6.2011
Montalbano a Scicli
Servizio TV sulle riprese de “Il giovane Montalbano”
 
 

Altritaliani.net, 7.6.2011
Oltre la polvere. Letteratura contemporanea.
Maruzza Musumeci, di Andrea Camilleri
Palermo, Sellerio, 2007

La grande popolarità di cui gode Andrea Camilleri è legata alle indagini di Montalbano. In realtà, lo scrittore di Porto Empedocle non è solo un giallista, e Maruzza Musumeci non è un poliziesco anche se la storia, come quelle del celebre commissario, è ambientata a Vigàta. Non si tratta però della Vigàta dei nostri giorni, ma di quella di fine Ottocento, dove Gnazio Manisco fa ritorno “doppo venticinco anni passati nella Merica” (p.9).
Gnazio è un contadino, attaccato alla terra, al suo sapore di “natura fimminina”, ed è terrorizzato dal mare, la cui sola vista gli provoca un senso di panico. Eppure, tornato in Sicilia, decide d’installarsi in contrada Ninfa, un lembo di terra circondato dalle acque il cui ultimo proprietario è impazzito a causa di una misteriosa visione. Venuto il momento di accasarsi, Gnazio si sposa con Maruzza Musumeci, una ragazza bellissima che viene da una famiglia di pescatori, che ha bisogno di guardare il mare quando si sveglia e ha anche una strana fissazione: ogni tanto, si sente diventare sirena. I due sposi non potrebbero essere più diversi, ma è proprio per questo che vivranno “d’amori e d’accordo”, anche se le sirene non sono creature facili e amabili: sono crudeli, vendicative, e con la loro voce suadente portano alla rovina chi ha fatto loro un torto. Per fortuna, nei momenti di difficoltà, Gnazio può andare a rifugiarsi sotto il suo albero preferito che, guarda caso, è un ulivo saraceno.
Passano gli anni, e come in ogni fiaba che si rispetti Gnazio e Maruzza, un umano e una creatura magica, hanno una discendenza fuori dal comune: il loro primogenito, Cola, passa le notti a guardare le stelle, mentre la secondogenita, Resina, è una figlia del mare, come sua madre. Ma anche i due fratelli, proprio perché appartenenti a due universi così lontani, sono uniti da un legame speciale. Il libro prosegue raccontando di altre nascite, morti, incontri con strani personaggi, come il pittore americano che fa le caricature e che si scoprirà essere amico di Walter Gropius. Ad un certo punto, la storia irrompe nella fiaba, e ne spezza l’incanto: per fortuna le sirene sono capaci non solo di vendetta, ma anche di amore, e la loro voce calda, oltre ad uccidere, può dare sollievo nei momenti più dolorosi.
La prima volta che si legge Maruzza Musumeci queste sottigliezze non si colgono: la storia sembra solo una bella favoletta, non certo per bambini, in cui è disseminata qualche citazione. Una seconda lettura aiuta a vedere quello che all’inizio è passato inosservato, ad apprezzare il gioco delle opposizioni: terra e mare, mare e cielo, amore e vendetta, concetti contrapposti e complementari, che possono ribaltare qualche nostra convinzione. Leggendo l’Odissea, non “parteggiavamo” forse per Ulisse? Non eravamo intrigati dalla sua furbizia? Ora, guardandolo con gli occhi delle sirene, non siamo più così sicuri di volerci schierare dalla sua parte.
Ma la cosa che colpisce di più di questo libro è la lingua. I lettori di Camilleri sono abituati a decifrare il siciliano dei gialli di Montalbano, ma lì si tratta di qualche parola o espressione che si ripete con frequenza e che, dopo un po’, diventa familiare. La lingua di Maruzza Musumeci è un’altra cosa, è più difficile, più dura. Il siciliano (autentico o no, la questione è dibattuta) non intacca solo il lessico, ma anche la fonetica, e anche a lettura inoltrata la sensazione di asprezza non scompare. Ma questa scelta linguistica non è certo un difetto, anzi, permette di evocare sensazioni, immagini, profumi, come quello di contrada Ninfa, che “la matina alle sett’arbe pariva aviri lo stisso odori di quanno uno metti la testa dintra a un pozzo e senti profumo d’acqua e di lippo, a mezzojorno, […] accomenzava a pigliari lo stisso sciauro del pani appena nisciuto dal forno, quanno principiava a fari scuro […] si profumava di gersomino e di zagara” (p. 26).
Forse è proprio la lingua, più che la trama, la principale innovazione di questa fiaba; per il resto, il libro si legge d’un fiato ma, se si vuole trovare qualcosa di più che una storiella, è meglio non correre troppo.
Francesca Chiericato
 
 

Gazzetta del Sud, 7.6.2011
La "Serata di Legalità" chiude l'iniziativa del Columba

Sortino. Si è conclusa con la "Serata Legalità" la diciannovesima edizione della settimana Sport-Cultura-Salute organizzata dal I istituto comprensivo G.M. Columba.
[…]
Nel corso della settimana si è svolta inoltre la rappresentazione teatrale "Il Casellante" di Andrea Camilleri con l'adattamento e la regia dell'insegnante Teresa Gigliuto, la direzione, i costumi e la coregia di Nina Rizzo e la direzione musicale degli insegnanti Sebastiano La Rosa e Roberta Franzò.
[…]
g.f.
 
 

Gazzetta del Sud, 8.6.2011
«Il mio Festival è legato alla tradizione»
Un ricchissimo cartellone che punta sulle prime nazionali ma anche sui grandi eventi

Taormina. Un grande evento ("Rugantino" di Garinei e Giovannini, con Enrico Brignano il 27 agosto oppure "Panariello non esiste"), uno spazio importante dedicato alla drammaturgia civile (con un dibattito e con quattro piéces di autori rappresentativi come Vacis, Baliani, Cappa e Pirrotta) e poi progetti tematici, mirati, per affrontare problematiche di scottante attualità. Simona Celi ha le idee chiare («Il teatro non deve fare audience o intrattenimento ma essere uno strumento propositivo di incontro, confronto, approfondimento», afferma perentoriamente) per ridare vigore e lustro - impresa non facile, sia chiaro, soprattutto in questo momento di obiettiva difficoltà - alla sezione teatrale di Taormina Arte, con una stagione che punta su prime nazionali (l'80% delle proposte); mentre prosegue il percorso, iniziato lo scorso anno, che dovrebbe portare alla costituzione di una compagnia della rassegna («per avere un serbatoio a cui poter attingere in ogni momento», ammette).
[...]
Del variegato cartellone ci piace rimarcare, ancora, "Cannibardo e la Sicilia" di Camilleri, con Massimo Ghini e Mimmo Mignemi, per la regia di Giuseppe Dipasquale (di scena il 17 luglio nella sala A del Palacongressi taorminese).
[...]
Matteo Pappalardo
 
 

Wuz, 8.6.2011
Il gioco degli specchi. Andrea Camilleri e un Montalbano in gran forma
«'Na vota mi capitò di vidiri 'na pillicola di Orson Welles nella quali c'era 'na scena che si svolgiva dintra a 'na càmmara fatta tutta di specchi e uno non accapiva cchiù indove s'attrovava, pirdiva il senso dell'orientamento e cridiva di parlari con uno che gli stava davanti mentri 'nveci quello era darrè a lui. Mi pari che con noi vonno fari lo stisso 'ntifico joco, portarci dintra a 'na càmmara fatta di specchi.»

Proviamo a immaginare di non aver mai letto un romanzo di Camilleri e in particolare un giallo con protagonista il commissario Montalbano. È difficile, lo so, ma proviamo a farlo.
Che idea ci facciamo di questo personaggio leggendo le prime pagine de Il gioco degli specchi?
È un uomo tormentato da incubi notturni, che ama mangiare bene e abbondantemente (soprattutto pesce) al ristorante di sua fiducia, che adora gli arancini cucinati dalla sua cameriera Adelina, che conosce la sua cittadina e l'animo dei suo abitanti, ma che spesso non ricorda i nomi delle vie e delle persone, gentile con le signore in difficoltà ma senza secondi fini e in modo "neutro", in grado anche di fronte alla donna più attraente di mantenere la capacità di ragionare e scovare la menzogna, intuitivo e ribelle, intollerante con i collaboratori ma anche pronto a slanci di generosità nei loro confronti, che parla in siciliano per la maggior parte del tempo ma non gradisce gli eccessi di campanilismo, che ha un rapporto a distanza con una fidanzata, Livia, con la quale regolarmente litiga al telefono, e che si compiace della solitudine della sua casa affacciata sul mare.
È lui, noi che lo conosciamo bene lo riconosciamo subito.
E chi non lo conoscesse? Ecco la capacità di Camilleri: in poche pagine, con brevi accenni ad abitudini, sogni e pensieri, traccia l'intera personalità di Montalbano, crea lo scenario, imbastisce la storia e presenta i collaboratori del commissario, con i loro pregi, difetti e debolezze, immergendo anche il lettore "nuovo" in quelle acque di Sicilia, tormentate e spumeggianti, che bagnano le sue storie.

Il diffidente e un po' permaloso Montalbano, l'uomo insofferente verso le perdite di tempo e che cerca di guardare le cose sempre da un insolito punto di vista, è questa volta alle prese con una bomba che non si sa bene a chi fosse destinata e una macchina danneggiata apparentemente senza un motivo.
Due fatti contemporanei ma distinti.
Due situazioni totalmente diverse: la bomba sembra collocata davanti a un magazzino vuoto a scopo intimidatorio, ma è anche di fianco al portone dell'abitazione di due pregiudicati e un pezzo grosso della famiglia mafiosa dei Sinagra; l'auto è parcheggiata davanti alla casa della proprietaria, Liliana, una bella vicina di casa dello stesso Montalbano, che pare una donna maritata e indifesa ma è anche una gran bugiarda, una che "non conta manco la mezza missa".
A questi fatti se ne aggiunge un altro: qualcuno ha sparato alla sua macchina, c'è un foro e una pallottola, ma non di quelle esplose nel corso di un conflitto a fuoco in cui casualmente si trova coinvolto...
È un Montalbano meno in affanno rispetto al passato, più tranquillo, quasi pacificato con il mondo, capace di mediare anche con se stesso (assistiamo a dialoghi interessanti tra il Montalbano uno e il due) e in grado (questa non è una novità) di scansare con astuzia le trappole che buttano davanti ai suoi piedi, anzi, di rompere gli specchi con cui cercano di deviare la sua attenzione creando immagini inesistenti.
Un Montalbano che deve rispondere a queste domande:
"Quando, indove e pirchì avivano sparato alla sò macchina?
Pirchì mittivano bumme davanti a magazzini vacanti?
Pirchì Liliana era annata a contargli 'na gran quantità di farfantarie?"

Un accenno finale alla copertina: non è la prima volta che viene scelta un'opera di Antonio Donghi per regalare un piccolo valore aggiunto al libro. C'era già stato Il giocoliere a offrire il suo sguardo ai lettori de La caccia al tesoro, ora è la volta della Canzonettista, opera del 1925.
Online potete vedere le riproduzioni di altri quadri del pittore romano e molte pagine biografiche che ne raccontano la vita.
Nessun libro o catalogo a lui interamente dedicato è in questo momento tra i titoli in commercio, ma vi segnaliamo Realismo magico e altri scritti sull'arte di Massimo Bontempelli, un ritratto di questa corrente artistica che non a caso sceglie un particolare dell'opera di Donghi - Carnevale (1923) - come immagine emblematica.
Giulia Mozzato
 
 

La Sicilia, 8.6.2011
Lo Stabile etneo a Spoleto con «Cannibardo e la Sicilia»
Proposte interessanti nonostante la crisi economica

Roma. Mancano poche settimane al Festival dei Due Mondi di Spoleto che si inaugura il 24 giugno con un'opera di Giancarlo Menotti «Amelia al Ballo».
Numerosi gli appuntamenti e gli eventi di musica e di teatro in programma in cui figura, come è già noto, lo Stabile di Catania, per la prima volta presente nella prestigiosa manifestazione umbra, con due lavori teatrali "Cannibardo e la Sicilia" di Andrea Camilleri, regista Giuseppe Dipasquale e "Il tredicesimo punto" di Sergio Claudio Perroni, per la regia di Roberto Andò.
[...]
Ettore Zocaro
 
 

Comune di Castelfiorentino, 8.6.2011
Aspettando Camilleri, premi agli studenti e omaggio a Palazzeschi
Venerdì 10 giugno a Castelfiorentino premiazione del XIII Concorso Letterario Giovanile

Si preannuncia un fine settimana ricco di suggestioni poetiche e letterarie quello offerto dalla cittadina valdelsana.
[...]
L’appuntamento di venerdì ci introduce nel migliore dei modi alla cerimonia di conclusione XIII edizione del Premio Letterario Castelfiorentino di Poesia e Narrativa 2011. Sabato 11 giugno alle ore 17.00 nella splendida cornice del Teatro del Popolo, l’attesa sarà grande e duplice: per la proclamazione dei vincitori per l’inedito e per la premiazione di Andrea Camilleri, lo scrittore amato non solo dalla critica ma anche dal grande pubblico, cui sarà conferito il “Premio Speciale” alla carriera.
L’ingresso alle iniziative è gratuito e aperto a tutti. Per informazioni: tel. 0571 631731 e 338-4293724 – www.premioletterariocastelfiorentino.it. [...]
 
 

9.6.2011
Notizie
Andrea Camilleri non sarà presente né alla consegna del "Premio Letterario Castelfiorentino" (sabato 11 giugno) né alla consegna del "Premio Orio Vergani" (giovedì 16 giugno).
Venerdì 24 giugno Andrea Camilleri sarà a Ethica (www.ethicaforum.it), ad Asti, in compagnia di Alberto Sinigaglia.
 
 

Siracusa, 9.6.2011
Anche Andrea Camilleri firma l'appello di SOS Siracusa
Per difendere la Pillirina e le Mura Dionigiane a Siracusa

Si aggiunge Andrea Camilleri ai firmatari della petizione di Sos Siracusa. Firma numero 2294 per lo scrittore siciliano autore del commissario Montalbano. E di recente altri 50 archeologi di fama internazionale hanno sottoscritto l’appello.
La vicenda riguarda alcuni “appetiti cementificatori” che hanno preso di mira la costa della Pillirina e le Mura Dionigiane, due fra i luoghi più belli della città aretusea patrimonio mondiale Unesco.
Di fronte alla sollevazione della società civile di Siracusa, di cui il coordinamento di associazioni le più varie ha dato vita a Sos Siracusa, è entrata in forte imbarazzo l’amministrazione cittadina.
L’appello delle associazioni chiede una variante specifica sulle zone indicate per bloccare concessioni edilizie che ne snaturerebbero l’identità in maniera irreversibile. Dopo una parziale retromarcia dell’amministrazione, ora il coordinamento, forte delle numerose ed autorevoli adesioni, non tollera più ulteriori tentennamenti in questa direzione.
Non vi è dubbio che il caso abbia spiazzato l’attuale amministrazione comunale che sull’argomento non ha ancora trovato una onorevole via d’uscita. E le adesioni continuano a salire.
A rimarcare quella che possiamo definire sconcertante insipienza nel salvaguardare e valorizzare le zone di pregio, anche e soprattutto in chiave turistica, arriva una lettera aperta di Natura Sicula.
In essa si lamenta l’incuria ed il degrado della zona del fiume Ciane che ne rendono inagibile la fruizione ai visitatori. Questo nonostante siano stati stanziati fondi pubblici a tale scopo. Si attendono le spiegazioni del caso….
Marco Magrini
 
 

Dooyoo, 9.6.2011
Un Camilleri "diverso", ma non troppo
Il birraio di Preston - Andrea Camilleri
Valutazione: 4/5
Vantaggi: storia appassionante e divertente
Svantaggi: per me nessuno

Amando in maniera viscerale Camilleri, non potevo certo perdermi anche questo suo lavoro di qualche anno fa, in cui il maestro siciliano si diverte a romanzare una storia particolare e ricca di situazioni paradossali.
Non ci sono commissari e poliziotti, Camilleri e libero di spaziare senza vincoli indagativi, ma si inventa scrittore del verosimile, creando una storia di fantasia, con spunti presi dalla realtà.
Molti miei amici, descrivendomelo, sono rimasti assai delusi, non tanto per la scarsezza dei contenuti, ma perchè si aspettavano sempre qualche "montalbanata".
Invece questa storia mette in risalto la maestria di Camilleri, che attraverso le vicende del bambino protagonista, riesce a intricare la matassa con una serie di eventi affascinanti e anche divertenti, tratteggiando i molteplici protagonista della storia come una abile vignettista, che delinea i tratti ma non l'animo.
L'incendio che apre il libro, scalda la vicenda, fa luce solo doive vuole lo scrittore, mettendo in secondo piano quello che è veramente marginale e ininfluente.
C'è sempre un solo piccolo vero protagonista, una sola voce nel piccolo coro degli altri, in seconda fila.
Stilisticamente sempre di gran livello, sembra quasi di vederlo ridacchiarre in certi tratti del libro, che si diverte a tracciarne il profilo.
Consiglio ai molti ammiratori del maestro di leggerlo, rimarranno certamente affascionati dalla sua particolarità.
Conclusione: Gran bel libro
ThePaolin
 
 

Paperblog, 9.6.2011
Perché Andrea Camilleri uccide il suo commissario

Che si prova a uccidere il personaggio che non solo hai fatto vivere titolo dopo titolo, ma ti ha anche regalato il successo?
Ci penso su da quando mi sono imbattuto in alcune frasi di Andrea Camilleri, che pare aver condannato il suo Montalbano. Con una sentenza capitale che difficilmente sarà commutata:
Non volendo fare la fine di altri giallisti come Manuel Vazquez Montalbàn o Jean-Claude Izzo, che sono deceduti prima di far uscire di scena il loro personaggio, io mi sono portato avanti e ho già messo nero su bianco la fine del mio commissario. Ho scelto di farlo morire nelle pagine del libro, non per strada
Umano, troppo umano, che uno scrittore alle prese con la sua mortalità non prenda in considerazione anche la mortalità delle sue creature - e non decida di regolarsi a modo suo. Se poi si tratta di uno scrittore di gialli e noir la cosa si fa persino suggestiva: dopo tanti delitti sulla carta, in fondo, ecco un delitto che fa fatica a rimanere sulla pagina, che implica qualcosa anche nella vita vissuta.
Però, a dirla tutta, questa è solo l'ultima delle illusioni dell'autore, la più insensata: sperare che i tuoi personaggi ti accompagnino nella dipartita. Quando loro rimarranno vivi e vegeti, per forza, e magari ti saluteranno dall'altro lato della sponda, perfino irridenti.
Vivi perlomeno fino a quando non si consumerà l'ultima possibilità di lettura.
Paciampi
 
 

Comune di Castelfiorentino, 10.6.2011
Castelfiorentino: Premio Letterario 2011, la serata conclusiva
Sabato 11 giugno a Castelfiorentino premiazione dei vincitori per l’inedito e conferimento del “Premio Speciale” alla carriera ad Andrea Camilleri

Si svolgerà sabato 11 giugno alle ore 17.00 nella splendida cornice del Teatro del Popolo la cerimonia conclusiva del Premio Letterario Castelfiorentino, giunto quest’anno alla sua XIII edizione. Posto sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il Patrocinio della Regione Toscana e della Provincia di Firenze, il prestigioso Premio è organizzato dal Comune di Castelfiorentino-Assessorato alla Cultura, dalla Banca di Credito Cooperativo di Cambiano, dal Comitato Attività Promozionali “Per Castello”, dalla Confederazione Nazionale Misericordie d’Italia e dall’Associazione Toscana per la Lotta contro la fibrosi cistica.
La serata di sabato, alla quale interverranno il Sindaco di Castelfiorentino, Giovanni Occhipinti, l’Assessore alla Cultura Maria Cristina Giglioli e il Presidente della Banca di Credito Cooperativo di Cambiano Paolo Regini, sarà condotta come di consueto da Marco Marchi, Presidente del Premio Letterario e della giuria.
Premio Speciale alla carriera sarà quest’anno conferito ad un protagonista della scena letteraria internazionale, il narratore, sceneggiatore, regista e saggista Andrea Camilleri, che, come sottolinea lo stesso Prof. Marchi, “non è solo il rappresentante di un incredibile fenomeno sociologico di successo mondiale legato alla creazione di un personaggio come Montalbano, ma – a tutti gli effetti e con dovizia di prove – un grande autore della nostra letteratura, all’altezza dei suoi coltivati miti giovanili all’insegna della poesia di Ungaretti e Montale e della prosa d’arte di Cecchi”.
“Camilleri - aggiunge Marchi - arricchisce così a pieno titolo l’”albo d’oro” del nostro premio che, inaugurato da Luzi, vanta al suo attivo il meglio della letteratura contemporanea”.
Narratore arguto e affabile dei fatti e misfatti della sua terra, delle sue gesta grottesche e tragiche, lo scrittore tra i più letti e amati del nostro tempo, intreccia memoria e fantasia in un suggestivo e godibilissimo amalgama affidato alle risorse espressive di un personale idioletto di matrice colta e popolare insieme.
L’augurio è che Camilleri possa ritirare personalmente il Premio. La partecipazione dell’anziano scrittore a Castelfiorentino, data per certa fino a poche ore fa, è legata infatti alle sue condizioni di salute.
Sabato sarà in ogni caso la ribalta delle grandi promesse, dei poeti e scrittori provenienti da tutta Italia che aspirano alla bravura e notorietà di Camilleri. Saranno infatti proclamati i vincitori per l’inedito e assegnati i relativi premi del concorso, anche quest’anno dedicato al tema “In Toscana: storie e impressioni”, intendendo con ciò ribadire il ruolo della regione quale insostituibile fonte di ispirazione, poetica e letteraria.
“Sul versante dell’inedito su tema toscano – dichiara il Prof. Marco Marchi – i testi in versi e in prosa inviati a concorrere sono stati in questa edizione singolarmente maturi: una complessiva buona qualità che ha reso il lavoro di valutazione e selezione della giuria, a voler essere come sempre equi e rigorosi, molto impegnativo. Ma alla fine un podio tra poesia e narrativa si è delineato: un podio indicativo, tra l’altro, delle provenienze geografiche su scala nazionale dei nostri scrittori, con la presenza di Piemonte, Umbria e Toscana”.
I testi di Andrea Camilleri e degli scrittori premiati saranno letti da un noto attore siciliano, Giovanni Calcagno, che vanta al suo attivo importanti esperienze cinematografiche (Ciak d’oro 2009 con “Si può fare”, regia di Giulio Manfredonia), tra cui nel 2010 “La scomparsa di Patò”, tratta dal romanzo di Andrea Camilleri, per la regia di Rocco Mortelliti, e “Noi credevamo” di Mario Martone.
Oltre alla proclamazione dei vincitori e dei segnalati per l’inedito sul tradizionale, specifico e connotante tema toscano, durante la serata saranno ufficialmente presentati e consegnati agli autori risultati vincitori e segnalati nel 2010, gli Atti della XII edizione del Premio: un libro dal titolo Alla Madonna del Parto e altri testi. Una copia della publbicazione sarà data in omaggio a tutti i partecipanti.
L’ingresso alla manifestazione è gratuito e aperto a tutti. Per informazioni 0571 631731 e 338 4293724 – www.premioletterariocastelfiorentino.it.
 
 

Il Tirreno, 10.6.2011
Premio letterario anticipato per Andrea Camilleri

Castelfiorentino. La serata conclusiva del Premio Letterario Castelfiorentino, in programma domani al Teatro del Popolo di Castelfiorentino, sarà anticipata al pomeriggio, con inizio quindi alle ore 17 anziché alle 21. La variazione, come ha spiegato l’assessore alla cultura Maria Cristina Giglioli, si è resa necessaria per assicurare la presenza di Andrea Camilleri, vincitore del premio speciale alla carriera di questa XIII edizione del Premio Letterario Castelfiorentino di Poesia e Narrativa 2011. Oltre alla presenza di Camilleri, nel pomeriggio di domani è prevista anche la proclamazione dei vincitori per l’inedito con l’assegnazione dei relativi premi. All’incontro - promosso dal Comune di Castelfiorentino e dalla Banca di Credito Cooperativo di Cambiano e condotto dal professore Marco Marchi, presidente del Premio Letterario Castelfiorentino - parteciperanno il sindaco Giovanni Occhipinti, il presidente della Banca di Credito Cooperativo di Cambiano Paolo Regini e l’assessore Maria Cristina Giglioli.
I testi di Andrea Camilleri e degli altri scrittori premiati saranno letti dall’attore Giovanni Calcagno. L’ingresso alla manifestazione è gratuito e aperto a tutti.
[…]
 
 

Gazzetta del Sud, 10.6.2011
Montalbano si perde in un labirinto di false piste
Nuovo romanzo

È in libreria l'ultimo romanzo (il diciottesimo della saga) di Andrea Camilleri del quale egli stesso precisa che «non nasce, come tanti altri della serie di Montalbano, da uno o più fatti di cronaca. È completamente inventato. Perciò posso a maggior ragione dichiarare che nomi dei personaggi, situazioni e accadimenti, non hanno rapporto con fatti realmente accaduti. Certo potrebbero accadere. E infatti è accaduto, nell'estate del 2010, dopo che avevo terminato di scrivere il romanzo. ».
"Il gioco degli specchi" , edito da Sellerio (pagg 255 euro 14,00) è un vero e proprio labirinto di piste false e sbagliate in cui sarà facile perdersi persino per il protagonista.
Con l'usuale ironia a cui Camilleri ci ha ormai abituati, Montalbano si trova a dover risolvere una storia di mafia e "ammazzatine". Qualcuno mette una bomba in un deposito ormai vuoto da molto tempo. Chi può essere il responsabile? Le tracce fanno pensare ai vicini di casa, dove vivono anche alcuni ex malviventi con la fedina penale decisamente sporca. Sempre lì vicino abita però una simpatica coppietta borghese: i Lombardo. Lui per lavoro è costretto a viaggiare per tutta l'isola, mentre lei lavora vicino a casa e casualmente finirà tra le braccia del nostro Commissario. Perché? È casuale che le se rompa la macchina e chieda aiuto a Montalbano? O qualcuno l'ha manomessa? Confuso dalla bellezza prorompente della ragazza, il commissario farà fatica a mantenere la sua lucidità e a far luce sul caso. Le due storie, quello della bomba e della ragazza, sembrano non c'entrare nulla, ma come nel più classico dei casi scritti di Montalbano, nulla accade per caso e i fili della storia si legano strettamente.
Sullo sfondo la Sicilia magica di Vigata, quasi inabitata, distante e colorata in cui le battute e i pensieri che il lettore intercetta sono in siciliano, una lingua che Camilleri mischia con quella reale, rendendola ancora più divertente e più impregnata di realtà.
Tra un arancino, una scollatura avvenente e un bagno nel suo mare, il Commissario riuscirà però a far fronte a questo intricato gioco di specchi in cui tutto si riflette e rimanda ad un'altra storia e poi ancora ad un'altra in un crescendo di tensione, di omicidi, lettere anonime e pathos. Poco c'entrano la mafia e il traffico di droga perché nei libri di Andrea Camilleri e in particolare in questo ultimo noir sono il bene e il male, il lato oscuro e più impenetrabile di ognuno di noi, persino dei personaggi positivi, a far venire a galla il vero colpevole.
Sandro Sarti
 
 

Paperblog, 10.6.2011
Acqua in bocca - Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli

I Contenuti
Un gioco, un esperimento, una collaborazione letteraria senza precedenti: i due "re" del giallo italiano contemporaneo, entrati in contatto durante le riprese del documentario "A quattro mani" (Minimum fax media 2007), uniscono le forze e ci regalano una storia che vede protagonisti i loro personaggi di maggior successo: il commissario Salvo Montalbano e l'ispettrice Grazia Negro. A metterli in contatto è un insolito omicidio in cui la vittima viene ritrovata con un pesciolino in bocca: il caso è nelle mani di Grazia Negro, che, resasi conto di non trovarsi di fronte a un delitto di ordinaria amministrazione, chiede aiuto al collega siciliano; i due scopriranno di avere a che fare con i servizi segreti deviati e nelle indagini rischieranno la propria stessa vita. Il libro è reso unico e appassionante dalla sua struttura: invece che un romanzo convenzionale, è un collage di lettere, biglietti, ritagli di giornale, rapporti e verbali, 'pizzini' che fanno rocambolescamente la spola fra i due detective, stimolando e accompagnando il lettore nella ricostruzione dell'indagine, che si conclude con un finale mozzafiato. Una 'jam session' fra due narratori geniali che si divertono a far interagire il loro immaginario e il loro stile, una lettura imperdibile per gli amanti del poliziesco e del noir.
La Recensione
"Acqua in bocca" nasce dal connubio di due tra i romanzieri italiani più amati, Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli: la postfazione spiega il dietro le quinte di questo progetto, nato durante uno dei rari incontri tra i due autori - rari perché entrambi oberati di impegni: cosa succederebbe se Grazia Negro e Salvo Montalbano si trovassero a lavorare insieme a uno stesso caso? Il dilemma non era tanto la sostanza, quanto il come scrivere un romanzo a quattro mani a distanza: trattandosi di due che con i rompicapo ci campano, la soluzione è stata presto trovata.Il lettore si trova tra le mani un romanzo epistolare sui generis, corredato da articoli di giornale e rapporti di polizia, scritto nel giro di cinque anni a suon di botta e risposta: è una tentazione succosa che però potrebbe deludere.Da un connubio così particolare mi sarei aspettata una lettura altrettanto interessante: prima delusione, perché lo stile dei due autori è decisamente omogeneizzato. Conosco bene Camilleri, molto poco Lucarelli, e sicuramente del primo non ho trovato la solita verve, l'ironia e nemmeno i modi un po' bruschi tipici del commissario di Vigata. Resta comunque un omogeneizzato gradevole, da gustare come un divertissement tra una lettura impegnativa e l'altra. E solo leggendolo con leggerezza si può evitare di venire infastiditi dai piccoli nei sfuggiti alle grinfie dell'editor: per contare le incoerenze non bastano le dita di una mano e saranno pure sciocchezze ma in un giallo hanno un gran peso. Ne cito una come esempio: Montalbano ingaggia un ragazzetto per consegnare una missiva a Grazia e nella stessa dichiara di aver pagato il corriere improvvisato ben dieci euro.Al di là del fatto di sangue che offre lo spunto allo scambio epistolare, sono proprio le lettere e ancor più i metodi di consegna a catturare l'attenzione del lettore e a solleticarne la curiosità: forse un po' poco per un lavoro di due grandi teste del thriller made in Italy.
Giudizio:+2stelle+
Pythia
 
 

Televisionando, 10.6.2011
Programmi tv stasera, oggi 10 giugno 2011: chiude Squadra Antimafia 3, Montalbano in replica e Guzzanti su SkyUno

[...] Rai 1 risponde, invece, con La pista di sabbia un’avventura del sempre eccezionale Commissario Montalbano, le cui avventure presto approderanno in Francia. [...]
 
 

Premio Letterario Castelfiorentino, 11.6.2011
Il «Premio speciale» 2011 a Andrea Camilleri
Cliccare qui per vedere il video, pubblicato su Antenna 5 il 22.8.2011, che riporta anche la telefonata di Andrea Camilleri in occasione della consegna del Premio

È Andrea Camilleri il vincitore del «Premio speciale» alla carriera della XIII edizione del Premio Letterario Castelfiorentino di Poesia e Narrativa 2011. La premiazione, assieme alla proclamazione dei vincitori per l’inedito e all’assegnazione dei premi relativi, avrà luogo a Castelfiorentino sabato 11 giugno 2010, alle ore 17, nella magnifica cornice del Teatro del Popolo, Piazza Gramsci.
L’ingresso alla manifestazione è gratuito e aperto a tutti. Per informazioni: tel. 0571-631731 e 338-4293724 - www.premioletterariocastelfiorentino.it.
 
 

La Nazione (Empoli), 11.6.2011
In forse la presenza di Andrea Camilleri al Premio letterario di Castelfiorentino
 
 

Antenna 5, 11.6.2011
Castelfiorentino, Premio Letterario Scuole Aspettando Camilleri

Protagonista della scena letteraria internazionale, Andrea Camilleri ha ricevuto nel pomeriggio a Castelfiorentino il Premio Speciale alla Carriera conferitogli nell’ ambito della 13° edizione del Premio Letterario promosso dal Comune e dalla Banca di Cambiano, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.
Purtroppo per motivi di salute Camilleri non era presente.
[...]
 
 

Corriere della Sera, 11.6.2011
Le consultazioni verso il voto. Lo scrittore per il sì «Io ho sempre fatto il mio dovere e lo eserciterò ancora di più per questi quattro referendum»
Camilleri: vietato andare al mare, una scelta per la vita
Mi faccio fare una fotografia sventolando un divieto di balneazione per domani e lunedì. Mi auguro che gli italiani rispondano, ma so che è un' incognita. E che ogni tanto ci sia un'incognita nella vita è anche bello «Non ho dubbi su come esprimermi. Il quesito sul nucleare è il più importante: non voglio centrali a casa mia»

Palermo - Dispaccio d'autore per il commissario Montalbano. «Per due giorni niente bagni a Vigata». La spiaggia di Marinella sarà un incanto, ma meglio andare alle urne per il referendum, stando all'ordine di servizio del combattivo e ironico Andrea Camilleri: «Intanto mi faccio fare una foto sventolando un divieto di balneazione per domani e lunedì».
Nessun dubbio quindi davanti a Berlusconi che proclama di disertare le urne e al presidente Napolitano che annuncia di esercitare il dovere di elettore?
«Non ho dubbi da che parte stare. Io ho sempre fatto il mio dovere e lo eserciterò ancora di più per questi quattro referendum, il primo dei quali, quello sul nucleare, considero un referendum per la vita».
Ma votare in questo caso è un diritto, dicono tanti...
«Sarà un diritto, ma io lo sento come un dovere».
È legittimo che chi lo considera un diritto possa decidere di esercitarlo o no?
«Qualche dubbio ce l'ho. Se non sbaglio, tempo fa erano previste sanzioni per chi non esercitava il "diritto", poi ce le siamo perse strada facendo. Insomma, la non espressione del voto una volta veniva segnalata».
Beh, questa non sarebbe una mancanza di libertà?
«Può darsi. Ognuno faccia quello che crede. Io vado a votare».
Perché considera quello sul nucleare un referendum per la vita?
«Il referendum al quale tengo di più in assoluto è proprio questo. Oddio, sarei andato a votare anche se la Corte non avesse ammesso questo specifico quesito, ma adesso che c'è abbiamo una ragione in più per salvare l'ambiente, la terra, l'aria che respiriamo».
Si fa un gran parlare delle centrali nucleari realizzate tutt'intorno al nostro Paese con i rischi eventuali che potrebbero arrivare da Francia o Germania...
«Si, però, a casa mia non mi piace averne. Anche perché ho capito che il problema sono i "venti chilometri". L'esperienza giapponese ci dice che il pericolo si addensa soprattutto nel raggio di quei 20 chilometri. Infatti, nessuna Regione italiana ne vuole. Se si facessero i referendum regione per regione... Comunque, cerchiamo altre risorse per risolvere i problemi energetici».
Va bene, lei è per le rinnovabili. Ma non si indigna come Vittorio Sgarbi davanti allo scempio delle pale eoliche sui pendii?
«Ci sono anche altre forme di energia come i pannelli solari, ma quello che voglio dire è che in questa materia bisogna cercare e sperimentare, provando a usare al meglio la forza della natura».
E quale «forza» ci vuole per il tema del «legittimo impedimento»?
«La forza di un popolo che deve dire no a un provvedimento non necessario perché equivarrebbe a fissare un eccesso di paletti piazzati attorno a una sola persona e a un gruppetto di potenti. Basta quell'articolo del codice penale che consente al giudice di prendere nota del legittimo impedimento per qualsiasi cittadino. Dobbiamo metterci in testa che siamo tutti "qualsiasi cittadini", contrari come tutti dovremmo essere a ogni sorta di particolarismo».
Questi referendum però sono diventati una partita pro o contro Berlusconi.
«Io non condivido questa storia del referendum su Berlusconi. Io ho creduto che davvero ci fosse un referendum sul premier, per capire se aveva o no il consenso di questo Paese, alle ultime amministrative. Ma sono arrivato a questa considerazione perché le amministrative le ha politicizzate lui. Adesso no. È un'altra storia. E sarà interessante vedere la differenza delle risposte date ai quattro referendum, se si raggiungerà il quorum».
Pensa che, oltre al commissario Montalbano, lettori ed elettori rispetteranno il suo «divieto di balneazione»?
«Mi auguro che gli italiani rispondano, ma so che è un'incognita. E che ogni tanto ci sia un'incognita nella vita è anche bello».
Felice Cavallaro
 
 

Il Futurista, 11.6.2011
Camilleri: «Niente spiaggia. Conta solo il referendum»

Vietato andare al mare, il referendum è una scelta per la vita. Endorsement per il raggiungimento del quorum questa mattina sulla pagine del Corriere della Sera firmato da Andrea Camilleri. Lo scrittore siciliano annuncia di volersi far fotografare sventolando un divieto di balneazione per domenica e lunedì, invitando i cittadini a recarsi alle urne. «Non ho dubbi da che parte stare – dice - il quesito sul nucleare è il più importante: non voglio centrali a casa mia». E aggiunge che il voto referendario è un diritto, «ma io lo sento come un dovere».
Sottolinea che al momento esistono altre forme di approvvigionamento energetico praticabili, come il solare, ma il suo ragionamento è rivolto essenzialmente alla sperimentazione. Dal momento che è proprio in questa fase che sarebbe utile provare a usare meglio la forza che proviene direttamente della natura. L’esperienza giapponese, rileva, ci dice che il pericolo si addensa soprattutto nel raggio di venti chilometri. Infatti nessuna regione italiana ne vuole. Se si facessero i referendum regione per regione…
Si augura che gli italiani rispondano, ma si dice certo anche del fatto che si tratta di una grande incognita. Ma aggiunge che il fatto che ogni tanto ci sia un’incognita nella vita è anche bello.
 
 

ttL - La Stampa, 11.6.2011
La saga di Camilleri
Orson Welles in soccorso di Montalbano
«Il gioco degli specchi»: bombe, proiettili, telefonate anonime, piccoli e grandi spacciatori, una bella torinese, due cadaveri
Ripensando a un vecchio film, «La signora di Shanghai», il commissario impara a muoversi in un mondo ribaltato

Una bomba davanti a un magazzino vuoto, un motore di automobile messo fuori uso, un’altra bomba in un altro magazzino vuoto, un proiettile che si infila nella carrozzeria dell’auto di Montalbano. E poi lettere e telefonate anonime, piccoli e grandi spacciatori, una (va da sé) bellissima signora (torinese, questa volta) che intrattiene relazioni clandestine nell’indifferenza del consorte rappresentante di computer e insidia pure il commissario, in modo troppo esibito per non insospettire, strani movimenti sulla spiaggia, davanti alla verandina della celebre casetta diventata - grazie anche ai film tv - il sogno di tanti italiani. E naturalmente un paio di morti ammazzati: ed ecco Il gioco degli specchi di Andrea Camilleri.
Ci sono almeno due scogli da aggirare in un giallo seriale come quelli che hanno per protagonista Montalbano: il primo è come mantenere la tensione, sapendo che alla fine l’eroe uscirà in un modo o nell’altro vincitore; il secondo è come disseminare tracce apparentemente irrelate, sapendo che prima o poi convergeranno tutte in uno stesso intrigo.
In questo diciottesimo episodio della saga, dove rispetto ad altri precedenti c’è forse meno ambiente ma più trama, Camilleri riesce fino all’ultimo a confondere il lettore attraverso una girandola di spiazzamenti che ogni volta modificano, o ribaltano, la verità fino a quel momento (in apparenza) acquisita.
Lo strumento privilegiato di questa operazione è appunto lo specchio che entra nel titolo, un topos borgesiano e di molta letteratura e filmografia novecentesca. Lo specchio rivela e insieme confonde, riflette l’immagine della realtà ma la restituisce ribaltata. Montalbano se ne rende conto abbastanza presto. Ripensa a un vecchio film di Orson Welles, La signora di Shanghai, la cui scena finale si svolgeva nel labirinto degli specchi di un luna park «e uno non capiva cchiù indove s’attrovava, pirdiva il senso dell’orientamento e cridiva di parlari con uno che gli stava davanti mentre ’nveci quello era darrè a lui». Con il commissario qualcuno (o forse più d’uno) vuole fare lo stesso gioco, lui lo sa ma questo non gli giova granché. Fino a quando impara a muoversi in un mondo ribaltato.
Alla fine, nella consueta Nota, Camilleri avverte che questo giallo, a differenza di altri, è pura invenzione. Nessun nesso con fatti realmente accaduti. Anche se, certo, potrebbero accadere. «E infatti è accaduto, nell’estate del 2010, dopo che avevo terminato di scrivere il romanzo». L’ultimo colpo di coda, l’ennesimo gioco di specchi: della realtà, questa volta, che riflette la fantasia.
Maurizio Assalto
 
 

Giornale di Brescia, 11.6.2011
Gioco di specchi per Montalbano
Il gioco degli specchi, Andrea Camilleri, Sellerio, 253 pagine, 14 euro

Da bambina andai una sola volta al Luna Park. Entrata nel gioco degli specchi, i gestori del carrozzone dovettero aprire tutte le porte per farmi uscire. Le mie immagini rflesse all'infinito e il senso di smarrimento provato mi fecero scoppiare in un pianto disperato tanto che - per non spaventare gli altri ragazzini - decisero di portarmi fuori. Da allora non ci ho più messo piede. Almeno fino a questo nuovo giallo di Andrea Camilleri con protagonista il commissario Montalbano. L'autore de «Il gioco degli specchi» fa un chiaro riferimento alla scena del film di Orson Welles, «La signora di Shanghai», genialmente costruita dal regista americano, interprete del film insieme ad una biondissima Rita Hayworth (che vi invito a vedere o rivedere).
Nell'indagare su una bomba fatta esplodere davanti ad un magazzino, il commissario di Vigàta si sente sbattuto da una parte all'altra, indirizzato verso le più diverse piste ma costruite ad arte per fargli perdere l'orientamento, per creare confusione e allontanarlo di fatto dalla verità. Ma come nel gioco, anche leggendo il romanzo, bisogna tenere bene a mente che l'immagine vera è una sola, seppur ripetuta centinaia di volte, che resta chiara davanti a noi.
In parallelo all'inchiesta sulla bomba (cui ne segue poco dopo un'altra), Montalbano si trova catapultato in un'altra storia: fa conoscenza con la sua avvenente vicina di casa, Liliana, che non esita ad esibire un corpo perfetto sotto abitini striminziti, da poco trasferitasi nel villino accanto a quello del commissario, sulla spiaggia di Marinella. La donna è sposata con un rappresentante di computer che non c'è mai e che lascia spazio e tempo alla 35enne di frequentare giovani e focosi amanti, di invitare a cena lo stesso Montalbano o di andare con lui da Adelina a gustarsi i famosissimi arancini. Due vicende che corrono parallele per buona parte del giallo, ma solo in apparenza. Camilleri è bravo a costruire e ad alimentare una tensione crescente che esplode - davvero come una bomba - nella seconda parte del romanzo, quando le morti si susseguono, quando si scoprono legami d'amore e d'affare (o malaffare) che sono sempre rimasti sullo sfondo. Se il «Sorriso di Angelica» ci aveva poco convinti per una struttura «già letta» in altri capitoli della saga di Montalbano, ne «Il gioco degli specchi» Camilleri riesce invece a ideare una storia avvincente e geniale al tempo stesso, con la stessa forza della scena del film di Orson Welles. Si seguono le intuizioni del commissario, affiancato dall'insostituibile Fazio e da un commosso Catarella pronto a tutto per il superiore, ci si sente sballottati come lui da una parte all'altra (tra un tentativo di scoop alle sue spalle da parte del perfido giornalista Ragonese e un vano tentativo di attribuirgli le responsabilità di due omicidi) ma alla fine tutto appare chiaro. Come nel gioco degli specchi, la verità è come la nostra immagine, sì riflessa per centinaia di volte, ma di fatto sempre unica davanti ai nostri occhi.
Daniela Zorat
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 11.6.2011
Berlusconi, Bush, la Cina chiacchierando con Camilleri

Per la prima volta Andrea Camilleri, lo scrittore siciliano con dieci milioni di copie vendute in Italia e all'estero, inventore della saga di Montalbano, si concede alle domande di un giornalista-narratore come il napoletano Francesco De Filippo. Ne viene fuori un giro del mondo in 125 pagine, dal capitalismo speculativo e ingiusto al futuro, dall'arte agli immigrati, da Bush a Berlusconi passando attraverso le bugie che puntano sull'emozione bandendo la ragione, dalla classe politica italiana che più ignorante non si può alla Cina che dimostra come si può governare «comunistemente il capitalismo» fino agli ambientalisti italiani che litigano sull'eolico. Insomma, di tutto e di più. Ci sono tanti aspetti di questo libro a due voci, ma uno in particolare primeggia sugli altri. È come se il duo Camilleri-De Filippo fornisse al lettore non tanto domande e risposte, quanto gli strumenti per riflettere, per aprire meglio gli occhi, e possibilmente «per seguir virtute e conoscenza». Giusto una canna da pesca o una protesi con la quale scandagliare senza paraocchi il mondo che ci circonda e che ci consente di distillare ciò che è in noi. Prendete ad esempio le osservazioni fatte sulla televisione commerciale, che non può non essere quella che impone il mercato. Sarebbe mai possibile che gli vada contro? E poiché siamo in un Paese complessivamente ignorante, fra maschi palestrati e femmine dai sederi formidabili con gambe di sei metri, la televisione ne è lo specchio più fedele, assecondandolo e anzi spesso anticipandolo nei gusti e nelle tendenze.
Piero Antonio Toma
 
 

Corriere della Sera (Ed. Roma), 12.6.2011
Auditorium Il concerto è l' omaggio a una cultura dimenticata
«Diwan»: Franco Battiato canta i poeti arabi siciliani
Sul palco. La voce dell'artista intona i testi di Ibn Hamdis e nuove canzoni scritte per questa serata

Franco Battiato celebra i 150 anni dell'Unità d'Italia con un omaggio alla scuola poetica araba siciliana: una cultura fino ad oggi dimenticata e una lingua che nella sua diversità appartiene al patrimonio della nostra nazione. «Diwan - l'essenza del reale», stasera al Parco della Musica (ore 21, viale de Coubertin 30), è un omaggio sincero a una cultura dimenticata, a una lingua apparentemente lontana ma che ci appartiene e che ha lasciato tracce indelebili nel patrimonio della nostra nazione. Intorno all'anno Mille prende vita, in Sicilia, un'importante scuola poetica araba che, in quasi tre secoli di attività, lascerà tra i manoscritti dell'Andalusia e del Nord Africa tracce preziose di una ricca produzione e di un indelebile intreccio di culture. È in questa babele sincretica e fertile che affonda le sue radici il nuovo progetto immaginato da Franco Battiato per la stagione di «Contemporanea». La voce inquieta e insaziabilmente curiosa dell'artista intona i testi del poeta arabo-siciliano Ibn Hamdis, il più grande interprete della poesia araba di Sicilia tra l'XI e il XII secolo con nuove canzoni scritte espressamente per questa serata, nuovi arrangiamenti di celebri opere come Haiku, le Sacre Sinfonie del Tempo ed esecuzioni di capolavori della tradizione medievale arabo-andalusa come Foghin Nakhal. «Quest'opera - scrive lo scrittore siciliano Andrea Camilleri - è gioiosa perché i poeti della scuola siciliana di cultura occidentale e orientale non facevano altro che parlare dell'amore, ragionare sull'amore, cantare l'amore. E l'amore, quando porta con sé sofferenza e pena, resta comunque un sentimento vitale e rivitalizzante». Franco Battiato sarà accompagnato sul palco da un gruppo di musicisti: Etta Scollo, Nabil Salameh dei Radio Dervish, la cantante araba Sakina Al Azami, H.E.R., il tastierista e collaboratore di Battiato Carlo Guaitoli, Gianluca Ruggeri del PMCE, Jamal Ouassini e le prime parti della Tangeri Café Orchestra.
R. S.
 
 

El Mundo, 12.6.2011
Fueron los autores más demandados en Madrid
Espinosa, Marías y Allende, los 'ganadores' de la Feria del Libro

La Feria del Libro de Madrid hace ya años que no realiza sondeos sobre las obras más vendidas, pero si uno consulta en varias librerías saca la conclusión de que los escritores que mayor éxito han tenido en esta edición son Isabel Allende, Javier Marías, Albert Espinosa y Mario Vargas Llosa.
[...]
También fueron muy demandadas la última de José Luis Sampedro, "Cuarteto para un solista", y toda la obra de Nemirovsky y Camilleri.
[...]
Efe
 
 

La Sicilia, 12.6.2011
Rivive il Teatro antico con una stagione di prosa e musica

Catania. «Prendere la rincorsa per saltare meglio» dice un proverbio e Catania si appresta a risalire alle sue origini teatrali di circa 25 secoli, quando qui sedette il regista Eschilo e venne a parlare il generale Alcibiade, per creare stagioni estive veramente uniche, che mettano assieme la saggezza antica e la problematica moderna, che facciano del teatro luogo di incontro e di educazione per la cittadinanza e per i suoi ospiti.
Tanti eventi teatrali
E' stato questo il senso della presentazione dei prossimi avvenimenti teatrali dell'estate catanese, ieri mattina, sotto i fornici dell'antico teatro di via Vittorio Emanuele, che era antico di secoli quando i Romani lo ricostruirono e che si appresta ad ospitare la nuova classicità già la settimana prossima con "Quei Ragazzi di Regalpetra" di Gaetano Savatteri e Vincenzo Pirrotta.
[...]
Musica e prosa
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Si è programmata una vera stagione con a luglio l'attesissimo "Cannibardo e la Sicilia" di Andrea Camilleri, spettacolo che il prossimo 24 giugno inaugurerà il 54° Festival dei Due Mondi di Spoleto, regia di Giuseppe Dipasquale, con Massimo Ghini e Mimmo Mignemi.
[...]
Sergio Sciacca
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 12.6.2011
"Sicilia senza speranze terra di gattopardi e di eroi prigionieri"

«La Sicilia è un'isola sequestrata: sotto il giogo del potere politico-mafioso che ha fatto strame del periodo eroico delle lotte contadine, dell'occupazione delle terre, dell'emigrazione e sotto quello della Regione, che tra favori, privilegi, assunzioni clientelari, stipendi d'oro, è qualcosa di vergognoso, indecente, incivile»: è rabbioso Vincenzo Consolo. I suoi 78 anni lo fanno sembrare più piccolo, stretto nelle spalle, ma forte nella voce, tra i suoi libri nello studio-rifugio di Milano, le carte con le quali sta attendendo al suo ritorno letterario atteso da dieci anni, e le incisioni e i disegni che gli sono cari: "Il sorriso dell'ignoto marinaio" di Guttuso che illustrava la primissima edizione della sua opera più famosa, quella numerata fatta uscire da un illuminato bancarellaio siciliano emigrato anche lui, e "I due ragazzi" dedicatigli da Pasolini, compagno di idee negli anni della rivoluzione antropologica. Ma l'ira non sbolle. «Mi ha fatto sempre irritare la frase di Lampedusa: «Noi fummo leoni e gattopardi, dopo di noi verranno le iene e gli sciacalli». Loro queste iene le conoscevano benissimo, erano i gabelloti che opprimevano i contadini, dove è nata poi la mafia e che portavano i frutti e i soldi nei loro palazzi di Palermo». Poi finalmente sorride: «Quando è uscito "L'ignoto marinaio" venne subito chiamato il Gattopardo di sinistra».
Tanto per capirsi, insomma.
Consolo, erede di Vittorini e Sciascia, non le manda a dire. Come si sa nemmeno a Camilleri. Sferza: «Lui non si può toccare, è come Dante».
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Sergio Buonadonna
 
 

l’Unità, 13.6.2011
Un giallo insolito. Due bombe esplodono a Vigàta ma i veri delitti si trovano altrove
Un pizzico di Orson Welles nella nuova avventura del commissario Montalbano
«Il gioco degli specchi», nuovo romanzo di Camilleri, sembra prendere spunto da una sequenza cult di un famoso film di Orson Welles, «La signora di Shangai». Montalbano dovrà distinguere la realtà da falsi riflessi.

Un labirinto per depistare Salvo Montalbano. Un labirinto fatto di specchi o meglio da un gioco di specchi, che rifrangono apparenti verità, ombre di verità. È questo il complesso contesto nel quale il commissario si trova ad operare nel nuovo romanzo di Andrea Camilleri, Il gioco degli specchi. Un giallo che prende spunto da una sequenza cult della storia cinematografica. Il riferimento è al famoso film di Orson Welles, La signora di Shangai, con Rita Hayworth, e in maniera specifica alla scena della stanza degli specchi. In quel gioco di immagini vi è una visione di inganni e mistificazioni, con le quali nella nuova indagine si scontrerà Salvo Montalbano. Elementi di apparente coerenza che all’inizio lo metteranno fuori strada nella ricerca del filo rosso che gli permetterà ancora una volta di giungere alla soluzione del caso. Un caso che non parte da un delitto, ma che di delitti sarà segnato. Un giallo che non parte in maniera classica, ma sempre giallo è, seppur sui generis, alla Camilleri. A Vigàta nel giro di poco tempo esplodono due bombe. La cosa curiosa è che colpiscono dei magazzini vuoti. Montalbano e Fazio pensano che l’obiettivo della prima bomba non sia il magazzino vuoto, ma l’abitazione accanto. E dispongono indagini sulle persone che vi abitano, in particolare su alcuni pregiudicati. Ma si accorgono di girare a vuoto. Montalbano intuisce che il gioco degli specchi è la via attraverso la quale lo vogliono condurre fuori pista.
Una parte importante la recita la coppia dei Lombardo. Non hanno figli e da alcuni mesi abitano in quel meraviglioso luogo dove sorge la casa di Montalbano, davanti al mare. Montalbano se li ritrova come vicini, e ad un certo momento le loro strade si incrociano. O meglio quella del commissario e di Liliana, la moglie di Adriano, che fa il rappresentante di computer. Liliana ha la macchina in panne e Montalbano le da un passaggio. Liliana è una donna molto bella, sensuale e piena di fascino. Il commissario ne resta colpito. Anzi, folgorato. Ma tranne che in alcuni frangenti, e grazie anche all’aiuto del fidato Fazio, Montalbano non cade nella trappola, anzi riesce a scoprire che la trentacinquenne ha una relazione con Arturo Tallarita, che ha soli 20 anni. Gli elementi dell’indagine sono molti, spesso si sovrappongono, si contraddicono. Vi sono pure le lettere anonime che in realtà sono piste false. E l’atteggiamento dolce di Liliana? Le cene sulla verandina di casa Montalbano? Pian piano il commissario ricostruisce il puzzle, riesce a trovare il filo rosso che dipana il mistero del caso. Non bastano gli indizi, le tracce, ma l’intuizione psicologica. È proprio sondando gli atteggiamenti dell’animo umano, il lato oscuro, che si illumina l’iter che conduce al disvelamento. La struttura logico-razionale, la deduzione è il passaggio successivo.
In questo romanzo incuriosisce la figura del medico legale Pasquano, molto più disponibile del solito. E nonostante il linguaggio sarcastico e tagliente, è come se trovasse una nuova dimensione di dialogo con Montalbano. La verità è che i due in fondo si stimano, e Camilleri è un maestro nel costruire dialoghi che in realtà servono non solo alla singola storia, ma alla descrizione in fieri dei personaggi. Con una scrittura efficace e fluida inserisce i personaggi nel contesto, ma non li fissa nel tempo, li racconta in divenire. Anche in questo romanzo, il collegamento con l’attualità è presente. In particolare quando si occupa del mondo mediatico, della tv che vuole colpire Montalbano. L’analisi della macchina del fango rimanda a storie recenti, ma a questa Camilleri contrappone il buon giornalismo di Nicola Zito, alla guida di un’altra tv locale. Perché lo scrittore di Porto Empedocle ha le idee chiare, non è mai caduto nel qualunquismo, sa che vi è un buon giornalismo che tiene la schiena dritta, che sta aiutando l’Italia ad uscire dal guado. Camilleri scrive, inventa, ma non dimentica mai il mondo che lo circonda. Lo interpreta, lo decodifica, e con il suo stile divertente, non smette mai di far riflettere.
Salvo Fallica
 
 

Il Recensore.com, 13.6.2011
“Il gioco degli specchi”. Camilleri primo in classifica

Ne “Il Gioco degli specchi“ (Sellerio) di Camilleri la descrizione dell’universo onirico del poliziotto di Vigata apre il 18° episodio. “E allora si arrisbigliò. Titto sudatizzo, il linzolo tanto arravugliato torno torno al corpo che…”.
Alle sei di una mattina che porta dentro la finestra aperta della camera del commissario “aria cavuda di scirocco” Salvo cerca di reagire al sogno che ha appena fatto nel quale è diventato pazzo. Montalbano si alza e si prepara un caffè. Dopo aver fumato una sigaretta sulla verandina il commissario esce da casa e incontra Liliana Lombardo “’na bedda bruna torinisa di tutto rispetto” moglie di Adriano “un quarantacinchino avuto, aliganti” spesso lontano da Vigata per motivi di lavoro. La coppia senza figli abita da cinque mesi nel villino distante duecento metri da quello di Montalbano. Il profumo di Adriana “dilicato e penetranti a un tempo” rimane nella macchina di Salvo che ha accompagnato la donna dal meccanico.
“Stamatina all’arba misiro ‘na bumma davanti a un magazzino di via Pisacane. Nisciun firito, sulo un gran scanto e qualichi vitro rotto. Oltri alla saracinesca sfunnata, naturalmenti”. La voce di Fazio al telefono informa il commissario delle ultime novità. Si aprono le danze per Montalbano alle prese con due bombe fatte scoppiare davanti a due magazzini vuoti, con un proiettile infilato nella carrozzeria dell’auto del commissario mentre il motore dell’automobile della “beddra fimmina” Liliana viene messo fuori uso. Non mancano in questa camurria spacciatori, telefonate anonime e come se non fosse già abbastanza due delitti. Su tutta questa trama concepita ad arte per confondere la mente poliziesca di Montalbano il fascino pericoloso di Liliana Lombardo moglie infedele e bugiarda “non gli aviva contato manco la mezza missa”, alta e dalle “gamme lunghe e pirfette” sembra adescare, circuire Salvo in un gioco molto sospetto. “Si era mittuta un vistitino leggero, leggero, curto, curto e aderentissimo. Pareva pittato supra alla pelli”.
Nella nota finale che accompagna il libro Andrea Camilleri, che si dichiara un “impiegato della scrittura”, scrive che il romanzo “non nasce, come tanti altri delle serie di Montalbano, da uno o più fatti di cronaca. È completamente inventato”. Il Maestro specifica che questi fatti di cronaca “potrebbero accadere. E, infatti, è accaduto nell’estate del 2010, dopo che avevo terminato di scrivere il romanzo. Ma questo è un altro discorso”. Quindi “un joco di specchi” dove la fantasia anticipa la realtà e la supera in questo ennesimo capolavoro di maestria letteraria di Camilleri. “Il giallo è una scrittura onesta” ha dichiarato l’autore e la regola principale alla quale si è sempre attenuto è quella che il lettore deve sapere le stesse cose che sa l’investigatore e se a quest’ultimo viene un’intuizione potrebbe averla contemporaneamente anche il lettore. Le deduzioni di Montalbano devono procedere sullo stesso piano di quelle dei tanti fan del poliziotto, come avviene in questo romanzo nel quale Montalbano si trova di fronte al mondo ribaltato in uno specchio e deve imparare a rompere l’incantesimo e a uscirne.
È stata l’immagine della scena finale del film del 1947 The Lady from Shangai con Rita Hayworth e Orson Welles nelle vesti di regista e di protagonista della pellicola che si svolgeva in un labirinto di specchi di un luna park a dare origine al libro nella mente raffinata di Andrea Camilleri. “‘Na vota mi capitò di vidiri ‘na pillicola di Orson Welles nella quali c’era ‘na scena che si svolgiva dintra a ‘na càmmara fatta tutta di specchi e uno non accapiva cchiù indove s’attrovava… Mi pari che con noi vonno fari lo stisso ‘ntifico joco, portarci dintra a ‘na càmmara fatta di specchi”.
A pochi giorni dalla pubblicazione avvenuta lo scorso 1 giugno il libro è balzato al primo posto della classifica dei romanzi italiani più venduti. Un nuovo record per l’autore, per la Sellerio ma anche per la copertina rappresentata da La canzonettista (1925) dipinto dell’artista romano Antonio Donghi il cui realismo magico è il perfetto compagno di viaggio di Salvo Montalbano commissario sui generis dalla personalità complessa e affascinante. “Il probrema era che di quella fimmina gli piaceva proprio tutto. Macari la farsità”.
Alessandra Stoppini
 
 

La Gazzetta dello Sport, 13.6.2011
In giro per la Sicilia con Malatesta tra vino, scrittori e vecchie storie
Notizie tratte da: Stefano Malatesta, La pescatrice del Platani, Neri Pozza, 2011.

[...]
CAMILLERI Andrea Camilleri, nato a Porto Empedocle, da quarant’anni vive a Roma, dalle parti di piazza Mazzini. Scrive tutti i suoi libri a Santa Fiora, sull’Amiata. [l'affermazione è quantomeno discutibile, NdCFC]
MITTELEUROPA «Le critiche più favorevoli sono arrivate dal Piccolo di Trieste, dai giornali dell’Alto Adige. È uscito anche un articolo sul giornale in lingua italiana di Pola. Non sto scherzando. Io dico sempre a mia moglie che sono uno scrittore mitteleuropeo» (Camilleri dopo i primi giudizi positivi sui suoi romanzi).
SANGUE Camilleri, che ha preso spunto dall’Inchiesta sulle condizioni sociali ed economiche della Sicilia del 1875-76 per scrivere La stagione della caccia: «Il presidente della commissione d’inchiesta chiede al sindaco di un paese della provincia di Caltanissetta se gli risulta che nella sua zona ci siano stati fatti di sangue. E il sindaco risponde testualmente: no. C’è stato solo un farmacista che per amore ha ammazzato sette persone. Gli pareva cosa normale».
[...]
A cura di Luca D'Ammando per Il foglio dei fogli
 
 

Comunicati-Stampa.net, 13.6.2011
Festival 11 Lune a Peccioli (Pisa)
Dal 1 al 31 luglio l'Anfiteatro Fonte Mazzola di Peccioli ospiterà la settima edizione del Festival 11Lune.
Un calendario di spettacoli prestigiosi, dai Pooh a Panariello, passando per i grandi artisti del Teatro e dello spettacolo Toscano che infiammerà la vostra estate!

Peccioli. Torna anche quest'anno la Rassegna delle 11 Lune a Peccioli (Pisa). Questa mattina è stato presentato il programma dell'edizione 2011, curato dalla Fondazione Peccioliper per la produzione esecutiva del Teatro Verdi di Pisa, giunto alla sua settima edizione, con cui si rende omaggio al 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
11 Lune propone anche quest’anno un cartellone ricco, composto da spettacoli teatrali, concerti, talk show, serate d’arte. Per vivere le notti d'estate in un modo nuovo e originale. Come sempre il Rassegna si svolge dal 1 al 31 luglio ed ha come palcoscenico lo scenografico Anfiteatro Fonte Mazzola, a Peccioli.
[...]
Per il teatro ci saranno Massimo Ghini (giovedì 14 luglio) con 'Cannibardo e la Sicilia', di Andrea Camilleri per la regia di Giuseppe Dipasquale: la storia di Garibaldi e della Sicilia post unitaria ripercorsa, su testo dello scrittore siciliano, come la breve parabola di un sogno. Lo spettacolo si inserisce nei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
[...]
 
 

La Repubblica Tv, 14.6.2011
Teatro Valle, l'appello dei lavoratori dello spettacolo

L'appello dei 'lavoratori e lavoratrici dello spettacolo' (così vogliono farsi chiamare, senza nomi e cognomi) a tutti i cittadini per difendere il Teatro Valle ma anche il 'patrimonio artistico del paese'. Tra i firmatari: Franca Valeri, Andrea Camilleri, Toni Servillo, Massimo Popolizio, Fabrizio Gifuni, Maddalena Crippa, Ascanio Celestini, Filippo Timi, Maya Sansa, Anna Bonaiuto, Vinicio Marchioni, Elio Germano, Silvio Orlando, Andrea Rivera, Valerio Mastandrea
(a cura di Giulia Santerini)
 
 

l'Unità, 14.6.2011
Teatre Valle occupato in campo i big dello spettacolo

In pieno centro a Roma, in funzione quasi 3 secoli (venne inaugurato nel 1727) il teatro Valle non è solo uno de tanti palcoscenici della capitale. E’ un simbolo. E come tale è stato oggi occupato da lavoratrici e lavoratori dello spettacolo autorganizzati.
Gli stessi di quel movimento che da circa un anno ribolle nel mondo culturale italiano e che si è palesato in più occasioni, dal red carpet della mostra del cinema di Roma ad altre battagliere manifestazioni romane (per tutte l’ex cinema Palazzo di San Lorenzo, oggi Sala Vittorio Arrigoni).
Sul piatto la questione del teatro a due passi dal Senato, che da quando è stato soppresso l’Eti (Ente teatrale Italiano), cui sino ad ora era stata affidata la gestione, era serrato in attesa di una prevista privatizzazione, ma anche lo “stato dell’arte” in Italia.
Per questo gli occupanti hanno lanciato un appello, già sottoscritto da moltissimi nomi della cultura e dello spettacolo, da Franca Valeri a Toni Servillo, da Andrea Camilleri a Fabrizio Gifuni, Elio Germano, Emma Dante, Anna Bonaiuto, Claudio Santamaria, Ascanio Celestini, Sabina Guzzanti, Maya Sansa e altri. «Come cittadini – si legge nel testo - vogliamo difendere il patrimonio artistico del Paese. Le politiche governative stanno dismettendo una funzione essenziale che la Costituzione Italiana assegna allo Stato: la promozione e la tutela dei Beni Culturali. Come lavoratori dello spettacolo, della cultura e dell’arte vogliamo essere riconosciuti come interlocutori indispensabili nelle scelte politiche che riguardano il nostro settore, il nostro lavoro, la nostra vita ».
Gli attori, ma anche e sopratutto i tecnici e le maestranze, precarissimi, si sono mobilitati, «perché il Teatro Valle venga realmente destinato all'innovazione artistica con un respiro nazionale e internazionale secondo la sua naturale vocazione, attraverso un progetto di assegnazione pubblico, trasparente e partecipato» e non venga destinato, stando ai propositi dell’assessore capitolino Gasperini a un bando europeo che potrebbe magari vedere distolta la funzione di baluardo del teatro di qualità che ha avuto finora a favore, invece, di un “teatro-bistrot”.
Mentre si parla anche di un interessamento di Luca Barbareschi. Ma gli intermittenti chiedono anche «con forza un'assunzione di responsabilità da parte del soggetto pubblico e una ridistribuzione delle risorse più equa e trasparente» e una «tutela dei lavoratori dello spettacolo, dell’arte e della cultura attraverso un sistema sociale adeguato che garantisca la continuità dei diritti nella discontinuità d’impiego, come nel resto d'Europa».
La sala del Valle è gremita. Tra gli occupanti Vinicio Marchioni, Pino Quartullo, Rolando Ravello, Paolo Triestino, Valentina Carnelutti, Ivano De Matteo, Edoardo Leo, Cinzia Mascoli, Fabrizio Gifuni, Augusto Fornari. C’è Silvio Orlando che propone «mettiamoci le mani noi, prendiamoci il Valle e organizziamo la stagione del prossimo anno. Facciamo un cartellone di cinque mesi, in cui tutti i lavoratori dello spettacolo, che donano i ricavati, fanno due settimane di spettacolo e ogni artista più famoso fa metà spettacolo e per metà fa da padrino a uno giovane emergente. Se dimostriamo che per 5 mesi riusciamo a gestire questo teatro, credo che metteremo insieme la stagione più bella d'Italia, dimostrando la nostra forza. Servono forme di lotta gentili ma forti». «Scusate se parlo - dice Orlando - essendo io un ultracinquantenne, sono più la malattia che la ricetta dello spettacolo, perché la nostra generazione consegna ai giovani una situazione compromessa. Ma al Valle sono venuto a vedere spettacoli unici, difficili, anche a farli, per questo parlo e faccio questa proposta al comitato. Questo giocattolo costa 2 milioni di euro di spesa, sottratti, come ci dicono, agli asili nido, alla scuola e ad altre cose belle. Per questo bisogna pensare ad un altro teatro possibile».
E c’è Elio Germano: «sono qui da cittadino, preoccupato per le sorti del Valle. Qui ho visto le cose più belle, è un santuario della qualità. Ora l’Eti è stato soppresso, un bando ai privati è l’ennesimo servizio pubblico che viene violentemente tolto ai cittadini. Il Valle è un simbolo molto forte, delle garanzie del Comune ci siamo stancati, è importante trovare delle linee guida che impediscono le speculazioni e possiamo farlo solo noi cittadini col partecipazione, noi siamo i controllori». Ora il Valle è in assemblea permanente. Stasera, tra gli altri, spettacoli di Fabrizio Gifuni, Banda Malancia, Pietro Sermonti, Lucilla Galeazzi.
Domani sera sul palco la coppia Germano/Camilleri. Per la terza serata d’occupazione previsti Franca Valeri, Giovanna Marini e Sabina Guzzanti. Per sostenerli pagina facebook Lavoratori e lavoratrici dello spettacolo.
Luciana Cimino
 
 

Libero, 14.6.2011
Roma, okkupano il Teatro. Quanti vip sulle barricate
I 'lavoratori dello spettacolo' hanno riaperto la sala che rischia di diventare un bistrot. Dalla Guzzanti a Germano, tre giorni di attività

Teatro occupato perché non diventi un bistrot. Martedì mattina alle 10, un centinaio di persone del collettivo "Lavoratrici e lavoratori dello spettacolo autorganizzati" sono entrati nello storico teatro Valle a Roma, in pieno centro per dare il via, a un'occupazione di tre giorni. Tra di loro c'è Elio Germano e tanti altri noti artisti parteciperanno alle serate della protesta. Gli occupanti hanno riaperto il teatro che la liquidazione dell’Eti (Ente teatrale italiano) aveva chiuso in attesa della privatizzazione: "rischia la chiusura" o la paventata trasformazione in un "bistrot".
Le ragioni della protesta - "Come l'acqua, l'aria ora la cultura", e "Riprendiamoci il Valle": sono gli slogan che si leggono sugli striscioni che i manifestanti appendono dalla più alta galleria del teatro. "Oggi lavoratrici e lavoratori dello spettacolo autorganizzati hanno occupato il Teatro Valle che, a seguito della soppressione dell'Ente Teatrale Italiano cui sino a ora è stata affidata la gestione, rischia la chiusura", si legge sul volantino. "L'assessore alla cultura del Comune di Roma Dino Gasperini - continua il testo preparato - ha dichiarato che si impegnerà per la tutela del Valle e della sua identità. Queste rassicurazioni non bastano. Chiediamo trasparenza e chiarezza. Chiediamo che gli artisti e i professionisti del settore vengano coinvolti a livello progettuale e decisionale sul destino di uno dei Teatri più importanti d'Italia attraverso la creazione di una commissione competente".
Le attività - [...] Elio Germano sarà protagonista sul palco dello storico teatro, in coppia con lo scrittore Andrea Camilleri, mercoledì, per la seconda serata di occupazione, con un discorso d’apertura.
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Il Tirreno, 14.6.2011
Premio Castelfiorentino 5 i segnalati della zona

Castelfiorentino. Ci sono anche 5 italiani all’estero fra i 212 partecipanti della XIII edizione del Premio Letterario Castelfiorentino di Poesia e Narrativa 2011, la cui serata conclusiva si è tenuta sabato scorso. Una serata dedicata alle promesse della cultura nazionale ma anche segnata dal commosso saluto telefonico in diretta di Andrea Camilleri, vincitore del “premio speciale”, impossibilitato all’ultimo ad intervenire di persona al momento conclusivo del concorso. «Nonostante l’assenza di Andrea Camilleri - commenta soddisfatto Marco Marchi, presidente del Premio - la serata si è rivelata un vero successo e l’attesa del pubblico non è andata delusa. Questo grazie al commosso saluto telefonico in diretta che lo scrittore ha voluto riservarci».
[...]
 
 

Bologna 2000, 14.6.2011
Con ‘Note d’Estate’ un mese di musica e parole in piazzale della Rosa a Sassuolo

Si rinnova l’appuntamento con Note d’estate, la prestigiosa rassegna musicale promossa dal Comune di Sassuolo e dalla Fondazione Arturo Toscanini di Parma grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.
Quattro concerti che, nella suggestiva cornice di Piazzale della Rosa, porteranno in scena eventi musicali di grande qualità, resi tali dall’Orchestra regionale dell’Emilia Romagna, dalla Filarmonica Arturo Toscanini e da soliti di primissimo piano nel panorama musicale internazionale.
Si parte venerdì 24 giugno con “Favole sotto le stelle”: Lella Costa, accompagnata dall’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna diretta da Fabrizio Dorsi, porterà in scena Pierino e il Lupo, la favola musicale di Sergey Prokofiev, e Magaria, di Marco Betta, tratto dall’omonima fiaba di Andrea Camilleri.
[...]
Tutti i concerti saranno ad ingresso gratuito, offerti dal Comune di Sassuolo e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. In caso di maltempo i concerti si terranno al Teatro Carani.
Per informazioni è possibile contattare il Servizio Attività Culturali del Comune di Sassuolo (0536/1844965), l’Urp (0536/1844801), lo Iat (0536/1844853) oppure visitare i siti internet www.comune.sassuolo.mo.it.
 
 

La Provincia Pavese, 14.6.2011
Le mie storie noir nate per caso tra i filari dell'uva

Montalto Pavese. “Can che dorme” (Instar, 2009), “Le giornate della cipolla” (Zona, 2007), “Se c'è una strada sotto il mare” (Cicorivolta, 2006) e “Pietro si volta” (Pendragon, 2005), Paolo Repossi torna a raccontare l'Oltrepo Pavese in versione poliziesca nell’ultimo libro “La gestione dell'aria” (Instar Libri, pagg. 120, 12 euro). [...] Il suo stile ricorda un po' Andrea Camilleri. Montuberchielli cittadina immaginaria come la Vigàta di Camilleri, i vignaioli come i pescatori e poi un giallo da risolvere, come quelli di Montalbano. Il paragone la lusinga? «Non me l'avevano mai detto. Camilleri è uno dei più grandi scrittori di questo secolo, anche se devo essere sincero: io Montalbano non l'ho mai letto. Adesso però mi ha incuriosito». [...]
Marta Pizzocaro
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 15.6.2011
Teatro Valle
Camilleri, Germano e Rivera questa sera protagonisti sul palco
L'appuntamento, aperto al pubblico, inizierà alle 20 con l'intervista allo scrittore fatta dall'attore romano poi impegnato nello spettacolo 'Viaggio al termine della notte'. Presenti anche tanti altri artisti, tra cui Vinicio Marchioni

Lo scrittore Andrea Camilleri intervistato da Elio Germano che poi porterà sul palco 'Viaggio al termine della notte' e tanti altri artisti tra cui Vinicio Marchioni, il 'Freddo' della serie televisiva 'Romanzo Criminale' e il cantante Andrea Rivera. Questo il programma per questa sera al Teatro Valle occupato ieri mattina da un centinaio di lavoratori dello spettacolo.
La serata, aperta al pubblico, inizierà alle 20 con l'intervista ad Andrea Camilleri fatta dall'attore Elio Germano [...].
 
 

La Repubblica, 15.6.2011
Post teatro
Il Valle occupato, dall’assemblea a Camilleri

Bisognerebbe dire grazie ai ragazzi che stanno occupando da ieri il Teatro Valle di Roma. In meno di ventiquattro ore hanno riempito la sala di gente e di artisti (stasera un Andrea Camilleri grandissimo!)e hanno permesso di sbloccare (vedremo poi gli esiti del come) una situazione di totale stallo, indifferenza, dimenticanza come quella che si era venuta a creare su una delle sale storiche più belle di questo paese.Stallo creato dalle istituzioni pubbliche che in un paese normale dovrebbero risolvere i problemi non crerarli.
[...]
Anna Bandettini
 
 

Canicattì Web, 15.6.2011
Andrea Camilleri apre a Sciacca il festival “LetterandoInFest”

Inizia venerdì 17 giugno a Sciacca, splendida cittadina in provincia di Agrigento, la seconda edizione di LetterandoInFest. Carovana della letteratura mediterranea: per tutto il fine settimana, dal 17 al 19 giugno, Sciacca sarà animata da una coinvolgente festa della letteratura e dell’arte, in un continuo viaggio tra le due sponde del Mediterraneo. Il programma si apre con la proiezione di una video intervista inedita di Andrea Camilleri che saluterà il pubblico del festival. [...]
 
 

Corriere della Sera, 15.6.2011
In edicola. Una piccola biblioteca da collezionare ogni giovedì e sabato. La prossima settimana Colaprico e Gamberale
Gialli, storia e passioni al tempo dell'email

Dopo Saviano, Avallone, Veronesi e Volo, prosegue con Carlo Lucarelli e Daria Bignardi l'iniziativa editoriale «Inediti d'autore» del «Corriere della Sera», in edicola il giovedì con «Sette» e il sabato con «Io Donna»: ogni volume propone un romanzo breve o un racconto scritto appositamente per questa collana dai più apprezzati autori contemporanei italiani e presentato in una veste grafica insolita, con la copertina «incisa», a 1 euro (più il prezzo del quotidiano). Gli autori sono stati scelti tra coloro che negli ultimi anni hanno ottenuto i più importanti premi nazionali o sono stati selezionati tra i finalisti, e tra gli scrittori che hanno scalato le classifiche dei bestseller e sono stati tradotti all' estero. [...] «La targa» di Andrea Camilleri ambienta nell'immaginaria e ormai celebre cittadina siciliana di Vigata una vicenda del tempo di guerra (30 giugno) [...].
Ida Bozzi
 
 

Style.it, 15.6.2011
Consigli, suggerimenti e piccoli segreti sulla Sicilia svelati da Alessandra Mortelliti.
A Vigata con mio nonno
ALESSANDRA MORTELLITI attrice
Nata a Roma 30 anni fa, è nipote dello scrittore Andrea Camilleri. A giugno la vedremo al cinema in La scomparsa di Patò, tratto dall'omonimo racconto e diretto dal padre.

«La Sicilia è incredibilmente ricca di storia, di cultura, di luce. È un'esplosione di vitalità, di colori, di sapori forti e veraci. Amo la sua travolgente ospitalità che non ho mai trovato in nessun altro luogo. E amo il suo mare che mi suscita una profonda meraviglia, anche se per anni ho avuto il terrore dell'acqua ma poi ho deciso di superarlo e di imparare a nuotare. E solo ora, a trent'anni, comincio a godermi quelle acque del colore dello zaffiro spingendomi fino al largo come faceva mio nonno che allora invidiavo.
A Porto Empedocle, nella casa dove è nato mio nonno Andrea Camilleri, ho trascorso tutte le estati fino all'adolescenza. Ora si chiama anche Vigata, quella di Montalbano, e oggi come allora la sera andiamo all'omonimo Caffè per un aperitivo con gli arancini. Lì il nonno andava a prenderci la granita al limone, e ce la faceva trovare la mattina insieme a delle favolose brioche ripiene di gelato. Un altro locale per noi fondamentale è l'Osteria al Timone da Enzo dove si mangia il pesce appena pescato. La si riconosce perché ha una barca appoggiata sul tetto ed è diventata famosa grazie a Montalbano: il nonno l'ha mandato lì a mangiare. Durante le vacanze, mio nonno passava molto del suo tempo a casa a scrivere, e io pensavo che fosse un sedentario. Ma la prima volta che ci ha raggiunto al mare, allo stabilimento Fico d'India, mi ha lasciato a bocca aperta: si è tuffato, ha nuotato fino al largo, e una volta a riva ha bevuto una birra e se n'è andato.
Da piccolo, lui andava a nuotare alla Scala dei Turchi lungo la costa di Realmonte, una grande parete rocciosa di un bianco quasi irreale. Anche mio padre è molto legato a questo luogo, che ha ripreso nel film La scomparsa di Patò. Negli ultimi anni abbiamo scoperto la riserva di Torre Salsa, ma non manchiamo mai una tappa alla Valle dei Templi di Agrigento: al tramonto, mi incanta sempre. A Naro "la perla del barocco agrigentino" abbiamo invece girato Patò: tutti gli interni di fine Ottocento, dai divani alle tazze da tè, alle bambole sono originali. E poi c'è Sciacca dove andiamo a mangiare la tabisca, un enorme striscione di pasta con sei condimenti che si serve su enormi tavole di legno. La fanno benissimo a Porto San Paolo un delizioso ristorante che domina il porto. Verso sera è d'obbligo una passeggiata in via Atenea, il salotto di Agrigento, tra antichi palazzi e chiese e boutique di ogni genere. Sarà anche perché è lì che il nonno da bambine ci comprava dei vestiti deliziosi, ma l'atelier Factory Officina d'Arte di Canicattì è davvero originale: è in un palazzo anni Trenta e propone abiti unici e accessori fatti a mano. Su tutta la costa, da Porto Empedocle a San Leone, ci sono anche molti locali notturni per ballare fino al mattino come il Mambo Club, uno dei più trendy nella piccola località di Raffadali.
Recentemente sono stata a Ragusa sul set de Il giovane Montalbano la nuova fiction top secret per la Rai in onda il prossimo autunno. E anche lì l'emozione è stata fortissima: qui tutto ruota intono al commissario più famoso. Il mare è bellissimo, come il centro storico con la Basilica di San Giorgio, un imponente esempio di barocco siciliano, o la Villa Comunale, con un grande giardino ben curato con vista sulla valle dell'Irminio. Con la troupe abbiamo sempre mangiato nell'ottimo Ristorante Orfeo. A pochi chilometri dal set c'è il teatro greco di Siracusa, e alla chetichella sono andata a vedere il Filottete di Sofocle diretto da Gianpiero Borgia: un'esperienza indimenticabile. A proposito di cultura: imperdibile è il Taormina Film Fest, il principale evento cinematografico dell'estate italiana. Anche Palermo, nonostante sia molto caotica e per certi versi non facilissima, è molto vitale culturalmente. D'estate nelle piazze si alternano spettacoli, balletti e concerti di ottimo livello e ci sono locali alla moda come il Sesto Senso, in un antico palazzo nel centro.
Tra le tante storie che mi ha raccontato mio nonno c'è quella legata al film che ci riporta indietro nel tempo. Leonardo Sciascia andò a vedere con Camilleri un Mortorio, la rappresentazione della Passione di Cristo. Quando Giuda venne ucciso e scomparve in una botola, Sciascia disse a mio nonno: "Pensa se non riapparisse più". E da lì Andrea si è inventato la storia: La scomparsa di Patò».
GLI INDIRIZZI DI ALESSANDRA
Caffè Vigata via Roma 35, Porto Empedocle (Ag), tel. 329 9681734
Osteria al Timone da Enzo via Nino Bixio, Porto Empedocle, tel. 333 4132461
Ristorante Porto San Paolo largo San Paolo 1, Sciacca (Ag), tel. 0925 27982
Atelier Factory Officina d'Arte di Canicattì
Mambo Club via F 16, 28, Raffadali (Ag), tel. 0922 472813
Ristorante Orfeo via Sant'Anna 117, Ragusa, tel. 0932 621035
Discoteca Sesto Senso vicolo Fonderia 3/5, Palermo
Teatro Greco di Siracusa info: www.indafondazione.org
Taormina Film Fest dall'11 al 18 giugno
Zoraide Cremonini
 
 

Artribune, 16.6.2011
Al Valle si resiste, tra assemblee e spettacoli a oltranza. E Camilleri discute di rivolte…

Elio Germano e Andrea Camilleri al Teatro Valle occupato - photo by Luca Labanca

Giù le mani dal Valle. Con questo grido di protesta è esplosa tutta la rabbia di un folto gruppo di occupanti, che dal 14 giugno sta presidiando il celebre teatro romano, divenuto simbolo delle proteste di intellettuali e artisti italiani in lotta per difendere la cultura. Ottenute alcune importanti garanzie, raggiunto un fondamentale traguardo legislativo, che affida il teatro al Comune di Roma, i rivoltosi continuano la loro avventura: a togliere le tende non ci pensano nemmeno, di interrompere l’azione non se ne parla. Si resta là, barricati dentro al Valle, lavorando a una serie di proposte concrete da allungare alle amministrazioni. In vista, soprattutto, della stesura del fatidico bando pubblico per l’affidamento della gestione del teatro.
E intanto, dopo intense giornate di impegno politico, alla sera che si fa? Si va in scena, che domande. Per questi (primi?) tre giorni di occupazione, s’è messo su un programma fitto di spettacoli, concerti, momenti di confronto on stage con attori, intellettuali, scrittori, musicisti. “La nostra volontà” ha dichiarato nelle scorse ore uno dei portavoce del gruppo di occupanti, “è di rispettare il percorso di occupazione in cui stiamo costruendo possibili ipotesi sul ‘come’ gestire il teatro. Per esempio che il bando sia fatto con trasparenza per nomine, che il teatro preveda percorsi formativi per artisti e un progetto serio di formazione del pubblico. Siamo nell’imbarazzo di dover porre questioni ovvie del vivere civile: che ci sia, cioè, un impegno nel rispettare e tutelare i diritti dei lavoratori”.
Questa sera sul palco ci è salito Andrea Camilleri, per parlare di rivolte e di risveglio civile, durante un’intervista speciale raccolta dall’attore Elio Germano: “Un popolo che rinuncia alla sua cultura è un popolo che piscia, per farle essiccare, sulle proprie radici”, ha affermato, flemmatico e solenne, lo scrittore siciliano. Artribune c’era, naturalmente, e ha messo da parte un po’ di materiali. Eccovi un video “rubato”, con un frammento del dialogo tra i due; e poi una manciata di foto che immortalano alcuni momenti della serata: la folla davanti all’ingresso, gli striscioni con gli slogan di protesta, il pubblico assiepato in sala tra poltrone e palchetti, alcuni degli artisti all’opera, tra cui lo stesso Germano interprete di Viaggio al termine della notte, l’attore-chanosonnier Andrea Rivera, e Maddalena Crippa che ha cantato Gaber. Si continua anche oggi, con assemblee, dibattitti e nuovi spettacoli, a partire dalle 20: in azione Andrea Cosentino, Sabina Guzzanti, Pino Marino, Giovanna Marini.
Helga Marsala
 
 

Corriere della Sera (Ed. Roma), 16.6.2011
In teatro. Ultimatum del ministero della Cultura: dovete uscire subito, altrimenti è violenza inaccettabile
Valle, show di Camilleri: «Sì alla rivolta spontanea»
Applausi per lo scrittore. La replica degli occupanti: non ce ne andiamo

Dopo ventiquattr'ore di occupazione dei «lavoratori dello spettacolo», il ministero dei Beni culturali alza la voce (quella del sottosegretario Giro): «Il Valle va liberato subito. L'occupazione, dopo che il teatro è passato al Campidoglio, è solo una dimostrazione di prepotenza e di violenza che fa a pugni con la cultura. Bisogna liberarlo prima che diventi un bivacco. Sarebbe inaccettabile». Gli occupanti - che ieri sera hanno offerto pastasciutta e vino ai numerosissimi visitatori - sorridono: «Non ce ne andiamo. E in ogni caso non è il sottosegretario a dettare i tempi della protesta. A lui possiamo solo dire che, a prescindere dagli accordi tra ministero e Campidoglio, a noi non interessa chi lo gestisce, ma come». Insomma, l'occupazione prosegue. E anche con notevole partecipazione di cittadini. Ieri sera, sul palco, applausi lunghissimi per Andrea Camilleri il quale, intervistato da Elio Germano, non si rifugia in banali giri di parole: «L'unico modo per resistere è la ribellione spontanea». La sala è stracolma, l'applauso fortissimo. Accade anche altro: martedì pomeriggio, diverbio all'ingresso di alcuni occupanti che non hanno gradito la presenza di Luca Barbareschi, attore e politico (ora gruppo misto, prima Pdl e Fli). Gli è stato chiesto di non entrare, lui è andato via. Camilleri esordisce così: «Mi chiedono molti perché sono qui, in questo storico teatro occupato. Il senso della mia presenza qui è chiaro: negli ultimi anni della mia vita, visto che ne ho 86, mi trovo sempre più caricato da quelli che avverto come doveri di cittadino: ad esempio, come si fa a sopportare i tagli alla cultura? Forse bisognerebbe spiegare a questi signori che cos'è, la cultura». Gli applausi non si contano. Lui prosegue: «Colpire il Valle significa colpire il simbolo del teatro italiano. Qui si è svolta la prima rappresentazione di Sei personaggi in cerca d'autore che ha cambiato modo di fare teatro. Lo sanno, i signori che ci governano? Temo di no». Anche perché, sintetizza Camilleri, «Una nazione civile di questo teatro avrebbe fatto un monumento nazionale. Noi siamo costretti a lottare per non farlo trasformare in una paninoteca. E io penso che l'unica resistenza a questa frana che sta travolgendo il Paese sia la rivolta spontanea». Secondo Camilleri, «per cambiare questo andazzo che ci sta portando verso il nulla, bisogna mettersi assieme, le persone devono unirsi. L'hanno dimostrato anche i referendum, che hanno spiazzato anche i partiti...». Una stoccata alla Lega: «Perdere la cultura significa rinunciare all'identità. Parlano tanto di Padania, ma l'unica identità di un popolo è quella, la cultura».
Alessandro Capponi
 
 

Corriere della Sera, 16.6.2011
Teatro Valle, gli occupanti allontanano Barbareschi

Roma […]
Ieri sera molto pubblico per Andrea Camilleri: ” L’unico modo per resistere è la rivolta spontanea. Questo teatro, in un Paese civile, sarebbe un monumento nazionale”.
Applausi, lunghissimi
 
 

La Repubblica, 16.6.2011
La protesta
Camilleri al Valle tra gli occupanti oggi Franca Valeri

Roma. C’è voluto un “grande vecchio” come Andrea Camilleri per regalare commozione e divertimento (“L’unico modo per sopravvivere oggi è la rivolta spontanea”) alla strabocchevole platea (con gente fuori) e ai lavoratori che da due giorni stanno occupando il Teatro Valle di Roma.
[…]
(a.b.)
 
 

Italia chiama Italia, 16.6.2011
Camilleri, Si può affermare di "fare Cultura"?
'La “Cultura”, caro Camilleri, non è il fine o il target di un autore, di un attore, di un intellettuale, di un politico. La vera Cultura la si riconosce a posteriori...'

“Forse bisognerebbe spiegare a questi signori che cos’è la cultura”… Uno scroscio di applausi si diffonde al Valle. Vorrei sapere, a questo punto, che cosa sia la “Cultura” per Camilleri, visto che questo termine viene ripetutamente profanato dallo scrittore a più riprese. E’ una parola chiave che fa sempre colpo sul popolo che si crede sovrano e, perciò, la prima cosa che abbiamo imparato è: Chi fa vera cultura è di sinistra o, quantomeno, è antiberlusconista! Vedi Barbareschi che è stato cacciato dallo stesso teatro. La seconda cosa del momento è che si deve essere - a parole, beninteso - antipartitici, considerando il fatto contingente che il PD ormai è allo sbrago totale (peggio del PdL), ed essere in rivolta costante, apparentemente “spontanea”. Il terzo fattore lascia perplessi, in quanto quelli che manifestano si vantano di rappresentare la ventata nuova di un'età rampante, il nuovo che avanza: però ci sono ottantaseienni che galvanizzano la scena insegnando ancora come si fa Cultura.
Insomma, la “Cultura” per costoro è quella generata dalle sovvenzioni a pioggia, dallo spontaneismo (finto) aggregativo; dal teatro, dal cinema, eternamente sperimentale; dall’assemblearismo e dalle decisioni comunarde percentualizzate per gruppi e per movimenti. Il fine di questa Cultura è il mantenimento a salario delle maestranze artistiche, le quali si arrogano il principio di pensare “loro” all’acculturamento omogeneo della società, delle masse. Come si arriva a quest’apoteosi dell’esegesi culturale? Autogestendo gli spazi, autogestendosi il lavoro in cooperative e propinando al pubblico quello che “deve” vedere.
La “Cultura”, caro Camilleri, non è il fine o il target di un autore, di un attore, di un intellettuale, di un politico. La vera Cultura la si riconosce a posteriori, solo quando il binomio: Artefice/ Utilizzatore si è compenetrato in un tutt’uno con rispettiva soddisfazione. Un artista non può dire: ora faccio un’Opera d’arte per la Cultura. Sarà Cultura, solo se - a parte i commercianti critici - il lavoro sarà comprato ed ammirato dal pubblico generico… Se a Teatro, la gente non ci va più e quindi i teatranti fanno la fame, vuol dire solo che questi producono uno scarso livello artistico, che, inevitabilmente, non può far cultura, in quanto manca il gradimento di riscontro! Checché ne dica il Guru Camilleri!
Totò, a suo tempo, era considerato di serie B dagli intellettuali, ma piaceva al pubblico. Ora si riconosce, a posteriori, che anche lui ha generato una eccellente Cultura! Il Principe non avrebbe mai detto: “Ora faccio un’Opera d’Arte per la Cultura!”, ma semplicemente: “Faccio un film per far divertire la gente”.
Roberto Pepe
 
 

Adnkronos, 16.6.2011
Teatro: Giro, un appello a liberare subito il Valle (2)

''Proseguire l'occupazione -aggiunge ancora Giro- sarebbe allora un atto di pura protervia e solo un grave pregiudizio di natura politica contro l'amministrazione comunale potrebbe in qualche modo spiegare questa scelta che noi consideriamo a questo punto illegale. Torno a chiedermi perche' cio' non sia accaduto a Firenze con l'amministrazione del sindaco Renzi dove abbiamo raggiunto un'intesa simile per il teatro La Pergola''.
''A Andrea Camilleri -prosegue- rispondo che l'accusa di voler trasformare il teatro in 'una paninoteca' e' risibile. Le norme, le leggi, i codici prevedono un vincolo di destinazione d'uso e una forte tutela culturale del teatro. Non e' lecito, sopratutto ad un prestigioso scrittore come lui, parlare senza avere la minima conoscenza dei fatti e delle cose. E' davvero insopportabile''.
''E poi non mi risultano occupazioni di teatri ai tempi del governo Prodi o dell'amministrazione Veltroni a Roma quando di teatri in crisi, gestiti male e talvolta malissimo, strangolati dai debiti e a rischio chiusura ce n'erano, eccome. Perche' -conclude Giro- allora tutti zitti?''.
 
 

Adnkronos, 16.6.2011
Teatro: il Valle rimane occupato, stasera Valeri, Santamaria e Guzzanti (2)

''L'enorme partecipazione -prosegue il comunicato degli occupanti- e la solidarieta' del mondo delle arti visive, del cinema, della danza, dell'universita' ci spinge a sollevare un malessere condiviso dai lavoratori di tutti i settori della cultura a livello non solo territoriale ma nazionale''.
''Gli unici tavoli che ci rappresentano sono le tavole del palcoscenico. E non solo quelle di questo teatro. La nostra lotta non riguarda solo le sorti del teatro Valle, ma mette in discussione le politiche culturali che da anni massacrano il nostro settore. Anche noi -concludono- insieme a Andrea Camilleri invochiamo una rivolta culturale. E che sia contagiosa!''.
E stasera dalle 20 sul palco del Valle si alterneranno, fra gli altri, Franca Valeri, Giovanna Marini, Francesca Reggiani, Claudio Santamaria e Sabina Guzzanti. Tra le adesioni di domani ci sono quelle di Rocco Papaleo, Filippo Timi e Riccardo Caporossi.
 
 

Accademia Italiana della Cucina, 16.6.2011
"Premio Orio Vergani" 2011
Roma, 16/06

Quest'anno il Premio "Orio Vergani", istituito dall'Accademia in onore del suo Fondatore e conferito a persone o enti che abbiano grandemente onorato, con la loro attività, la cultura gastronomica e la civiltà della tavola italiana, viene consegnato ad Andrea Camilleri, autore dei celebri volumi che hanno per protagonista il Commissario Montalbano, e a Luca Zingaretti, interprete del personaggio nella fortunata serie televisiva.
[Camilleri non sarà presente, NdCFC - 9.6.2011]
 
 

AISE, 16.6.2011
L’Accademia Italiana della Cucina conferisce il premio ''Orio Vergani'' al Commissario Montalbano: per la prima volta trionfa un personaggio letterario

Roma - La Sicilia, le sue passioni e le sue contraddizioni. L’ironia e soprattutto… la cucina. Tutti elementi presenti nel mondo di Salvo Montalbano, il popolare Commissario che al cibo, nella sua vita, ha riservato un posto davvero speciale. Un legame viscerale che va di là del semplice piacere per la buona tavola e racconta un profondo affetto verso la terra natia, le persone e i sapori intramontabili della cucina familiare.
Ed è proprio al “romantico” personaggio, nato dalla fantasia del grande scrittore Andrea Camilleri e interpretato nella serie televisiva dal celebre volto di Luca Zingaretti, che l’Accademia Italiana della Cucina - Istituzione Culturale della Repubblica Italiana da oltre mezzo secolo impegnata in difesa della cultura gastronomica nazionale - ha attribuito oggi, 16 giugno, a Roma, il premio Orio Vergani 2011. Un riconoscimento prestigioso - porta il nome del grande giornalista fondatore dell’Accademia Italiana della Cucina - che viene conferito ogni anno, dal 1984, a chi ha onorato la cultura gastronomica con la propria attività, in ogni campo, in Italia o all’Estero. Un premio che unisce in sé i valori della letteratura e della gastronomia, destinato a segnalare quelle opere che, nel tempo, hanno segnato delle tappe importanti nella storia della civiltà della tavola italiana.
“L’assegnazione del Premio Vergani al commissario Montalbano, - afferma Giovanni Ballarini, Presidente dell’Accademia Italiana della Cucina - vuole sottolineare il ruolo fondamentale che due strumenti divulgativi come la letteratura e la televisione di qualità hanno avuto nella diffusione e quindi nella salvaguardia delle tradizioni gastronomiche regionali. Nell’opera di Camilleri e nell’interpretazione di Zingaretti emerge uno spaccato unico dei valori della civiltà della tavola: dal rilievo dato all'importanza dell'origine e della naturalità degli alimenti, alla loro interpretazione familiare, fino al tema, a noi tanto caro, della convivialità. Un universo gastronomico dove materie prime, partecipazione umana e tradizione sono inscindibilmente unite”.
È la prima volta che il premio viene assegnato ad una figura “di fantasia” – il commissario Montalbano - e “consegnato” ad entrambi gli artefici del successo del celebre personaggio. Da una parte Andrea Camilleri, geniale ideatore del Commissario di Vigata e delle magiche atmosfere - raccontate nei suoi libri - che raccontano il lato più emozionante della cultura gastronomica siciliana. Dall’altra Luca Zingaretti, il volto televisivo di Montalbano, a cui va riconosciuto il merito immenso di aver contribuito a diffondere, attraverso il piccolo schermo, gli usi e i costumi della cucina tradizionale, facendo appassionare alla cultura del cibo anche il grande pubblico.
“Nei miei libri ho sempre raccontato la civiltà del cibo”, afferma lo scrittore Andrea Camilleri. “Mangiare ha un suo tempo, esige una scansione temporale e quindi io sostengo la comodità del mangiare. Mangiare non è solo nutrirsi ma anche obbedire ad un rituale di vita. I piatti della mia vita cambiano di anno in anno, di età in età: rimangono come fari nella notte gli arancini che richiedono, nella mia ricetta familiare, un’elaborazione di almeno 2 giorni di lavoro”.
“Ogni volta che mi hanno chiesto cosa l’attore Luca Zingaretti avesse in comune con il Commissario inventato dalla penna di Andrea Camilleri, non ho mai rivelato quello che sto per dire: in comune abbiamo l’amore per la buona cucina”, afferma l’attore Luca Zingaretti. “Ecco perché è un piacere celebrare il mio amico Salvo Montalbano per questo prestigioso riconoscimento. Mangiare, ma soprattutto saper mangiare bene è un dono, una fortuna e una magia”.
Orio Vergani, fondatore dell’Accademia Italiana della Cucina e giornalista del Corriere della Sera è stato un personaggio di primo piano nel mondo del giornalismo, della letteratura e dell’arte. Scrittore finissimo, commediografo, critico d’arte cronista attento e curioso ha lasciato di sé una profonda impronta nel giornalismo italiano.
L’idea di fondare l’Accademia Italiana della Cucina è maturata durante le manifestazioni sportive del Giro d’Italia, e soprattutto di Francia, che gli diedero modo di scoprire anche la gastronomia e i Paesi che traversava. Aveva infatti imparato a memoria tutti i vini di Francia e per questo metteva in imbarazzo i camerieri con nomi che non avevano mai sentito. Per questo si era convinto della necessità di fare qualcosa in rapporto alla nostra cucina e alla nostra enologia, soprattutto dopo che aveva avuto modo di conoscere da vicino la rete dei clubs e delle chaines che sostenevano in Francia il primato della tavola che tutto il mondo le riconosceva. Fu cosi che il 29 giugno 1953, diede vita all’Accademia Italiana della Cucina.
 
 

Paperblog, 16.6.2011
Il gioco degli specchi di Andrea Camilleri

Inizia con un sogno, l'ennesimo, questo diciottesimo romanzo col commissario Montalbano. In questo si trova seduto su una sedia, attaccato a dei fili, di fronte ad un medico dalla varbetta caprigna, che lo sottopone ad un test psicologico...
Dal sogno, il risveglio alla realtà: una bomba fatta scoppiare davanti ad un magazzino vacante. Ovvio pensare ad una storia di pizzo non pagato, essendo in terra di mafia. Ma questo non persuade la testa fina del commissario e nemmeno quella dei suoi collaboratori, Fazio e Augello.
Il magazzino era vuoto. Il danno fatto è stato minimo.
Che significato ha allora la bomba? Ma siamo sicuri che l'obiettivo era il magazzino, si chiede il commissario.
Nella villetta di fianco casa sua, a Marinella, sono arrivati ad abitare i coniugi Lombardo: la mattina stessa della bomba, Montalbano incontra Liliana Lombardo “’na bedda bruna torinisa di tutto rispetto”, ferma col cofano aperto della macchina.
Qualcuno le ha volutamente spaccato il motore, ma questo lo sapremo poi, e così Salvo l'accompagna dal meccanico.
Il sogno, un caso di cronaca, una bella donna: su questi ingredienti si basa “Il gioco degli specchi”, per imbastire una trama in cui nulla è come appare, tutto sembra senza una spiegazione: arrivano al commissario una serie di false piste (lettere anonime, soffiate ) che lo indirizzano sulle piste più sbagliate. Viene tirato dentro una storia di ricatti che potrebbe metterlo ko e da cui riesce a uscirne anticipando le mosse di un nemico invisibile.
- Mentre tu m'arrifirivi di Aloisi,io mi annavo sempre cchiu facenno pirsuaso di 'na cosa - continuò il commissario.
Fazio Appizzò l'orichi.
- Me la dicissi.
- Na vota mi capitò di vidiri 'na pillicola di Orson Welles nella quali c'era 'na scena che si svolgiva dintra a 'na càmmara fatta tutti di specchi e uno non accapiva cchiù indove s'attrovava, pirdiva il senso dell'orientamento. Mi pari che con noi vonno fari lo stisso 'ntifico joco, portarici dintra a 'na cammara fatta di specchi.
- Si spiegassi meglio.
- Vonno farinni perdiri il senso dell'orientamento. Stano facenno tutto il possibili e magari l'impossibili per non farinni accapiri a chi era veramente destinato l'avvertimento. Tanto per esseri chiari, non penso cchiù che la bumma sia stata casualmenti spostata verso il magazzino d'Arnone, sugno convinto che la bumma è stata posizionata accussì apposta.
- Accomenzo a capiri.

La storia si trasforma in un noir in bianco e nero (come in bianco e nero è la pillicola americana, La signora di Shangai di Orson Welles), o anche in una “tragedia scespiriana”, perchè i pupari che stanno mettendo in piedi questa opira, non si fermano alle bombe, ma ora è lo stesso commissario che potrebbe trovarsi tirato dentro un tranello.
Difficile confondere le idee al commissario, anche se a portare avanti questi depistaggi è la bella Liliana, che forse ha pure lei qualche legame con la storia delle bombe (che sono due, la seconda sempre di fronte ad un magazzino dismesso). Bombe fatte esplodere senza senso, proiettili sparati ma non si capisce chi fosse l'obiettivo, una storia d'amore, un villino con una stanza segreta e tanta violenza. Immagini che si riflettono, senza un preciso perchè, da questi specchi metaforici.
E Montalbano dovrà agire secondo giustizia, ma non solo:
“La giustizia si era mittuta 'n moto.
Ma Montalbano non era convinciuto che la giustizia alla fine avrebbi fatto giustizia.
Ostacoli assà, e continuati, avrebbi 'ncontrato nel pricorso, avvocati pagati a piso d'oro, onorevoli che dovivano la loro elezioni alla mafia e si dovivnao sdibbitari, qualichi judici meno coraggioso dall'autri, un cintinaro di favusi testimoni a favori ..
Ma forsi un modo di futtirlo definitivamenti c'era”.

Funicelli
 
 

Corriere del Mezzogiorno, 16.6.2011
I luoghi del sogno
Da Vigàta a Parigi e ritorno
Un tour sui luoghi di Montalbano e il successo arriva anche in Francia

La terrazza della casa del commissario, con tramonti straordinari da gustare con un bicchiere di quello buono, il mare pulito su cui Zingaretti nuotava in tranquillità e solitudine, sono immagini che fanno oramai parte del nostro immaginario di una Sicilia capace ancora di accogliere le persone in un contesto di grande pace e ricchezza culturale.
In realtà i racconti di Camilleri sarebbero dovuti essere ambientati in un contesto simile a quello dell'agrigentino e più precisamente nella zona di Porto Empedocle, la città costiera che meglio poteva trasmettere le sensazioni che il lettore prova nel leggere le descrizioni di Vigàta e Montelusa, le città immaginate dall'autore, in cui si muove il Commissario Montalbano. La televisione ha invece trasportato le ambientazioni tra il barocco del ragusano, tra vie e paesaggi che possono offrire uno spaccato di Sicilia forse più tradizionale e vera, sicuramente più affascinante nel contesto architettonico.
Dove vedere i luoghi della fiction di Montalbano?
Esistono sul luogo dei tour organizzati da agenzie che possono condurvi a scoprire i vari punti in cui sono stati girati gli episodi della serie televisiva. Oppure potrete muovervi in autonomia, e se dotati di spirito d'osservazione riconoscere voi stessi i luoghi visti in TV. A Scicli, bellissima cittadina barocca del ragusano, potrete vedere il municipio che corrisponde al Commissariato di Vigàta. Sempre a Scicli si può vedere il Palazzo Iacono, che nella fiction corrisponde alla Questura di Montelusa. Ragusa ha fatto anch'essa da sfondo a parecchi episodi della serie, ha fornito lo sfondo per la piazza centrale di Vigàta, qui si trova il ristorante dove Montalbano gustava la straordinaria cucina di mare, nella fiction San Calogero ma in realtà si chiama La Rusticana. Volendo si può poi ammirare la Chiesa Madre di Vigata che corrisponde al Duomo di San Giorgio. Trasferiamoci sul mare, dove molti episodi del telefilm ci hanno mostrata le lunghe nuotate di Zingaretti tra le onde di un mare pulito: per ammirarlo ci si deve recare a Punta Secca, ad ovest della Marina di Ragusa, ed arrivare nei pressi della torre Saracena dove facilmente si riconoscerà la casa del commissario Montalbano, per la sua bella terrazza che si affaccia direttamente sulla spiaggia. Non tutti sanno che questa casa viene affittata al pubblico, e cioè è possibile dormire nello stesso edificio dove è stata girata gran parte della fiction: fare una ricca colazione al mattino, oppure cenare a sera accompagnati da un struggente tramonto proprio come fa Montalbano in ogni suo episodio è possibile anche se ha un certo costo. Il prezzo è infatti pari a 70 euro a persona (inclusivo di colazione) in alta stagione mentre in autunno e primavera si scende a 45 euro circa a persona. L'unica accortezza è prenotare con largo anticipo. A detta di chi è stato nella casa, le ambientazioni però non sembrano proprio quelle della fiction (mobili diversi da quelli del telefilm?) ed anche la terrazza sembra più piccola rispetto a quanto si immagina vedendo le scene in televisione. Non mancano comunque i commenti positivi, diciamo che la caso di Montalbano divide un po' l'opinione dei suoi visitatori.
Sempre sulla costa, ma ad est di Marina di Ragusa troviamo la località di Donnalucata, che negli episodi di Montalbano corrisponde alla città di Marinella. Nelle vicinanze anche Punta Pisciotto dove si trova la Fornace Penna. Da non perdere poi, ma nell'interno a sud di Vittoria e Comiso, il Castello di Donnafugata, che vi accoglierà con la sua elegante facciata neogotica: qui venivano filmati gli incontro tra il Commissario Montalbano ed il boss mafioso Balduccio Sinagra.
Le gesta di Salvo sono sbarcate anche in Europa e già hanno ammaliato il pubblico francese già abituati alle gesta del marsigliese Fabio Montale, poliziotto figlio di immigrati campani.
Del resto già da qualche anno i romanzi di Andrea Camilleri, quelli nei quali il protagonista è proprio il commissario Montalbano, sono in testa alle classifiche di vendita anche a Parigi e dintorni e la fiction televisiva, come dalle nostre parti, non ha fatto altro che avvicinare il grande pubblico alla fortunata “invenzione” dello scrittore siciliano. Non è un caso, dunque, che uno degli stand più ammirati al ventitreesimo Salone del libro sia proprio quello di "Le Fleuve Noir", la casa editrice che pubblica i gialli di Montalbano con la singolare traduzione di Serge Quadruppani. Singolare, perché non è affatto facile rendere comprensibile - e al tempo stesso apprezzabile - il tipico slang del commissario e l'italiano sicilianizzato che ha reso celebre Andrea Camilleri. “Per mesi ho studiato un metodo di lavoro - racconta Quadruppani - ma alla fine ce l'ho fatta. Una buona parte del successo di Camilleri è dovuta proprio al suo particolare linguaggio: renderne il "gusto" in un'altra lingua è una faccenda delicata. Io lavoro su tre livelli: quello dell'italiano ufficiale, quello del dialetto puro e quello, il più complicato, dell'italiano sicilianizzato, nel quale l'autore utilizza termini che non rientrano nemmeno nel dia1etto ma addirittura nella parlata paesana. Del resto - continua il traduttore francese - la lingua di Camilleri non è la semplice trascrizione di un idioma fatta da un linguista ma la creazione personale di uno scrittore. E così, per rendere al meglio l'italiano sicilianizzato ho usato in certe occasioni il francese del Sud. Magari qualche volta ho anche utilizzato dei tempi sbagliati per la lingua transalpina, ma l'effetto non è stato disprezzabile. Solo una frase - conclude Quadruppani - non me la sono proprio sentita di tradurla. È troppo bella, troppo siciliana, per osare metterci le mani. E cosi il "Montalbano sono" è rimasto "Montalbano, je suis". L'avessi modificata, Camilleri forse non me l'avrebbe mai perdonato...”. E che il risultato finale sia eccellente lo dimostrano le circa 35 mila copie di media che ogni titolo della saga di Vigata ha venduto in Francia.
 
 

RagusaNews, 16.6.2011
Il giovane Commissario Montalbano villeggia a Sampieri
La troupe si è spostata da Scicli in piazza Flavio Gioia al molo di Sampieri

Scicli - Il giovane commissario Montalbano ama villeggiare dalle parti del molo di Sampieri, in piazza Flavio Gioia.
La troupe della Palomar si è trasferita, armi e bagagli, nella frazione rivierasca di Scicli per girare alcune scene di mare.
La location inedita scelta per girare la nuova serie del commissario più amato, durante i suoi esordi giovanili al commissariato di Vigata-Scicli, è quella della piazzetta in cui vengono tirate in secco le barche.
Il giovane Montalbano è, lo ricordiamo, Michele Riondino.
La troupe ha anche affisso alcuni bigliettini, sui pali della luce, per scusarsi degli eventuali disagi recati ai residenti, che sornioni hanno ben accolto l’inatteso arrivo.
 
 

La Nuova Sardegna, 16.6.2011
Il romanzo? Morto. E adesso ciascuno legga quel che vuole

[…]
Difficile non ravvisare nel sempre più operoso Berardinelli, che ora, dopo «Che intellettuale sei?» (Nottetempo), pubblica l’impegnativo e sorprendente «Non incoraggiate il romanzo». Sulla narrativa italiana (Marsilio, pp. 288, 21.00 euro), un’ostinata fedeltà a quell’epoca solitaria e eroica: ribadita, quella fedeltà, tutte le volte che il critico ha sottolineato l’importanza della vicenda dell’amico Bellocchio, consegnatosi a un silenzio vieppiù assordante. Ho detto sorprendente: se è vero che Berardinelli, divenuto nel frattempo il più rigoroso teorico del saggismo (del 2002 è «La forma del saggio»), è spesso stato rimproverato d’un certo disinteresse per la narrativa italiana coeva. Eppure il quadro generale, di genesi occasionale e involontaria (composto in larga misura da articoli scritti per Il Foglio), se manca ovviamente di molti dettagli, resta tra i più precipui disegnati, puntando su nomi molto rappresentativi. E non mi riferisco solo ai classici: Gadda e Tomasi di Lampedusa, Vittorini e Landolfi, Soldati e Moravia, Volponi e Parise: cui si aggiungerebbero Calvino e Elsa Morante, se non fossero già stati inclusi in «Casi critici» (2007).
Penso proprio alla letteratura in corso: a La Capria e Arbasino. E a Camilleri: che nei suoi gialli recita «in costume regionale per il piacere dei turisti».
[…]
 
 

Gazzetta del Sud, 16.6.2011
Intitolata allo scrittore Biagio Belfiore una nuova strada
Nella sua città natìa

Sant'Agata Militello. Una delle nuove strade della città sarà intitolata al compianto Biagio Belfiore, giornalista, vice direttore della Gazzetta del Sud, scrittore e drammaturgo. [...] Ha scritto testi di grande valore e deliziose commedie. Una sua opera, "Merli e Malvizzi", per la regia di Andrea Camilleri, inaugurò il Teatro in Fiera.
[...]
Mario Romeo
 
 

LetterandoInFest, Sciacca, 17-19.6.2011
Sulle orme del cibo
Venerdì 17 giugno, ore 20:30, Sala degli Archi
Video intervista: Andrea Camilleri saluta il pubblico del LetterandoInFest.
Cineletterando - La scomparsa di Patò
Domenica 19 giugno, ore 21:30, Sala degli Archi
Eleonora Lombardo, giornalista di “La Repubblica”, incontra Rocco Mortelliti, regista del film “La scomparsa di Patò”.
Il regista Rocco Mortelliti proietterà alcuni frammenti tratti dal suo ultimo film “La scomparsa di Patò” per spiegarci come, partendo dall’omonimo romanzo dello scrittore Andrea Camilleri, sia arrivato alla realizzazione del film.
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 17.6.2011
Il caso
Valle, continua la protesta. Galan: "Subito il bando"
Attori, registi e lavoratori ancora impegnati nell'occupazione in difesa dello storico teatro. Sul caso è intervenuto il ministro dei Beni Culturali: "Auspico che il Comune voglia indire al più presto il bando per l'assegnazione". Il sottosegretario Giro: "E' una protesta illegittima e pretestuosa". Ma gli occupanti chiedono maggiori garanzie: "Pronti a una rivolta culturale"

[...]
Un'occupazione definita "una protesta a senso unico e tutta politica" dal sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro. Che ha parlato "anche da cittadino di Roma, nato in questa città. Credo di aver dimostrato in questi tre anni di rispettare con il mio impegno istituzionale al servizio del patrimonio culturale, storico, artistico e archeologico della Capitale. Basti pensare al restauro di palazzo Barberini e della Villa Farnesina alla Lungara e al rilancio dell'area archeologica centrale di Roma che culminerà nel restauro integrale del Colosseo". E poi si è rivolto allo scrittore siciliano: "Perché non ricordare questi successi, caro Andrea Camilleri invece di dipingerci sempre con il solito snobismo della sinistra come degli zoticoni di centro destra? Mi spiace ma io non sono uno zoticone".
[...]
Valeria Forgnone
 
 

Corriere della Sera (Ed. Roma), 17.6.2011
«Il Valle? Quanti giovani attori strumentalizzati»
L'intervista. Luca Barbareschi: nei nostri teatri troppi scalzacani che guadagnano un sacco di soldi. Il privato è necessario

[…]
Molti di coloro che occupano il Valle hanno serie difficoltà nell'andare avanti.
«Mi dà fastidio vedere i giovani attori usati in questo modo, le battaglie si fanno in un modo diverso. L'occupazione del teatro è strumentale, inutile. Le sciocchezze dette da Camilleri, sulla rivolta spontanea, mi fanno tenerezza. Poi quando si tratta di fare sciopero, lo si fa per un giorno, spesso di lunedì quando i teatri sono chiusi. Ridicolo. Io dico: blocchiamo tutto per sei mesi, e poi andiamo a trattare e vediamo. Io ho una storia che hanno pochi, tra quelli che stanno occupando».
[…]
Alessandro Capponi
 
 

BooksBlog, 17.6.2011
Anticipazioni. Faletti, Grillo, Battisti e l'inflazione-Camilleri

[...]
Racconti a tre per De Cataldo, Lucarelli e Camilleri, che si dedicheranno, in una raccolta in uscita per Einaudi, a un trittico di storie sulla figura del magistrato, nell’omonima antologia Giudici (io avrei incluso nel terzetto anche Carofiglio, ma tant’è).
A me personalmente rimane la domanda: questa “inflazione” di Camilleri che pubblica con diversi editori (vedi l’exploit di vendite, subito rientrato, con minimum fax, e una recente pubblicazione con Infinito) non rischia di fare vendere di meno i suoi best seller montalbanesi?
La classifica dice di no, e allora mi sono risposta che sta agli editori stessi pubblicare un libro a firma dell’autore siciliano in un’ottica di qualità o al contrario in quella che Camilleri non “lava più bianco”, trasformandolo in una “marca” che garantisce vendite da sponsorizzare per risollevare le proprie sorti imprenditoriali.
[...]
sara
 
 

Mag-Serieg, 17.6.2011
Il commissario Montalbano: ecco alcuni titoli della prossima serie

Grazie al settimanale Vero tv, è stato possibile avere in anticipo quelli che dovrebbero essere alcuni tra i nuovi titoli che comporranno la nuova serie di casi del Commissario Montalbano, che come sappiamo non torneranno prima del 2013, nel frattempo penso che Rai Uno ogni volta che potrà manderà altre repliche, anche perchè questa produzione, anche in replica ottiene risultati auditel davvero notevoli e quindi rappresenta un ottimo tappa buco televisivo.
Uno dei prossimi titoli nuovi quindi dovrebbe essere quasi sicuramente Il gioco degli specchi tratto dall’ultimo libro di Andrea Camilleri, mentre il secondo episodio dovrebbe essere Il sorriso di Angelica, libro già venduto dallo scorso anno, forse ma non sicurissimo anche Acqua in bocca che Camilleri ha scritto in collaborazione con Carlo Lucarelli.
Giuseppe
 
 

Il Secolo XIX, 17.6.2011
Assegnato l'Orio Vergani dell'Accademia della Cucina
Un premio a Montalbano commissario gourmand

Sarà il fascino di quella terrazza solitaria che si affaccia sulla spiaggia di Marinella. Sarà quel tocco di verismo connaturato alla vena narrativa degli scrittori siciliani, che attenua il confine fra realtà e finzione. Sarà la personalità dell’interprete che riesce a dare credibilità al personaggio. Ma, quando il commissario Salvo Montalbano, protagonista dei gialli “made in Sicilia” di Andrea Camilleri, nonché di una fortunata serie televisiva, assapora in silenzio la sua caponata o il piatto di “sarde a beccafico”, allo spettatore sembra quasi di percepire il sapore delle verdure stufate, di cogliere afrori marini, sapidi e speziati.
Anche un racconto o una fiction televisiva possono svolgere un’azione culturale, come quella di invogliare alla riscoperta del patrimonio gastronomico di una regione o di un Paese. Con questa motivazione l’Accademia Italiana della Cucina, che da oltre mezzo secolo promuove la civiltà del cibo, ha assegnato quest’anno il suo premio più prestigioso, intitolato a Orio Vergani, al commissario Montalbano e, con lui, allo scrittore che lo ha creato, Andrea Camilleri, e all’attore che ne interpreta le imprese sullo schermo, Luca Zingaretti. Commediografo, critico d’arte, cronista (al Corriere della Sera), Vergani nel 1953 ha fondato l’Accademia riunendo un gruppo di intellettuali e gastronomi, come Giò Ponti, Arnoldo Mondadori, Dino Buzzati, il marchese Giulio Gavotti, uniti dall’intento di fare qualcosa per salvare un patrimonio di saperi e di tradizioni che si stava perdendo.
Il premio Orio Vergani è sempre stato attribuito a personalità che hanno operato per la promozione della cucina italiana. «È la prima volta che il premio viene assegnato a una figura di fantasia e consegnato agli artefici del suo successo» spiega Giovanni Ballarini, presidente dell’Accademia Italiana della Cucina «ma nell’opera di Camilleri e nell’interpretazione di Zingaretti emerge uno spaccato unico dei valori della civiltà della tavola: dall’importanza dell’origine e della naturalità degli alimenti, alla loro interpretazione familiare, fino al tema della convivialità».
Arancini di riso, raffinato cibo di strada. Melanzane, ortaggi venuti dall’Oriente, che si impongono sulla tavola dei siciliani con piatti fondamentali quali la caponata e gli spaghetti a La Norma, dedicati all’opera di Bellini. Acciughe protagoniste saporite di piatti unici come le sarde a beccafico e la pasta con le sarde. E ancora la pasta al nero di seppia e gli involtini di carne alla siciliana. Le ricette si trovano on line sul sito dell’Accademia. Sono i piatti preferiti dal Commissario che, fra un’indagine e l’altra, si concede un pasto nella trattoria di Calogero, dove uno spaghetto alle vongole o un piatto di alicette non mancano mai, o nella casa di Marinella, dove Adelina, cuoca fidata ed esperta, esegue gli ordini del padrone di casa. Pietanze che Montalbano assapora in religioso silenzio. «Mangiare ha il suo tempo, esige una scansione temporale» osserva Camilleri «non significa solo nutrirsi, ma anche obbedire a un rituale di vita». La specialità preferita? «I piatti della mia vita cambiano di anno in anno, di età in età. Ma rimangono, come fari nella notte, gli arancini, che richiedono, nella mia ricetta familiare, un’elaborazione di almeno due giorni».
Egle Pagano
 
 

L’Opinione delle Libertà, 17.6.2011
Vizio di sinistra
Ma è il vento dell’intolleranza

Non è un vento di novità quello che è venuto fuori dalle amministrative e dai referendum.
[…]
Il vento che proviene da chi si considera vincitore delle recenti tornate elettorali è, dunque, il vento della incapacità di saper vincere nel rispetto delle regole democratiche. In una parola è quello dell’intolleranza. Che si manifesta nelle dichiarazioni e nei comportamenti dei dirigenti politici come Bersani e Vendola, nelle azioni di personaggi come Michele Santoro e Andrea Camilleri, nelle iniziative di quelle Procure e di quei magistrati ormai convinti che sia arrivato il momento di chiudere i conti con i loro avversari.
[…]
Arturo Diaconale
 
 

RagusaNews, 17.6.2011
Mario Incudine con Donatella Finocchiaro e Andrea Camilleri
Il cantautore sarà protagonista di un’opera teatrale scritta dal papà di Montalbano, di un omaggio alla Balistreri

L’estate del cantautore siciliano Mario Incudine è già iniziata. Dopo gli applausi tributati al progetto “Beddu Garibbardi” dal pubblico sardo all’interno del terzo Festival dell’Etnografia di Nuoro lo scorso 10 giugno, adesso sarà la volta di importanti appuntamenti che lo vedranno protagonista accanto ad artisti del calibro di Donatella Finocchiaro e personalità come Andrea Camilleri.
[…]
E per la prima volta, arriva per Mario anche la collaborazione musicale in un’opera scritta dal papà del commissario Montalbano, l’intellettuale Andrea Camilleri che ha contattato il cantautore ennese dopo aver saputo della pubblicazione del cd “Beddu Garibbardi”. Sono di Incudine infatti le musiche originali (alcune delle quali inedite) dello spettacolo “Cannibardo e la Sicilia” che debutterà il 24 giugno all’interno del teatro romano di Spoleto per il Festival dei Due Mondi, per la regia di Giuseppe Dipasquale, musiche eseguite dal vivo da Incudine e Antonio Vasta, e con gli attori Massimo Ghini, Mimmo Mignemi e Vincenzo Crivello.
[…]
 
 

Libération, 18.6.2011
Librairie hors Champs
Reportage

Il y a trente ans, Emmanuel Delhomme ouvrait Livre Sterling à deux pas des Champs-Elysées. Aujourd’hui, ce libraire peine à survivre aux mutations du quartier et de la société.
[...]
Un vendeur de vins italiens, entré par hasard, évoque avec gourmandise l’œuvre d’Andrea Camilleri. «Et celui-là, vous le connaissez? C’est une merveille absolue», lui répond le libraire en montrant l’Opéra de Vigàta.
[...]
Maria Malagardis
 
 

Persinasala, 18.6.2011
Tavole rotonde, tavole da palcoscenico
I lavoratori del Valle occupano il teatro organizzando assemblee cittadine e la sera spettacoli gratuiti per chiedere garanzie e trasparenza sulla gestione del teatro. La protesta si allarga all’intera gestione nazionale del settore spettacolo – che ha visto l’attuale Governo imporre tagli e seguire una miope politica clientelare.

Con il microfono saldo in mano un uomo ricorda che in questo luogo, il 9 maggio 1921, ha debuttato una delle commedie che hanno cambiato per sempre il teatro: Sei personaggi in cerca d’autore. Una nazione civile avrebbe fatto di questo spazio un monumento nazionale, invece l’Italia lo chiude e ne cambia – forse – destinazione d’uso. A parlare è Andrea Camilleri, giunto sul palco del Valle occupato mosso – ci spiega – dalla responsabilità di cittadino che non può rimanere indifferente dinanzi allo smantellamento del teatro italiano e della sua memoria – si veda la prestigiosa Biblioteca del Burcardo chiusa e trasferita dalla sua centralissima sede nei pressi di largo Argentina agli edifici Siae dell’Eur.
Andrea Camilleri, romanziere e regista teatrale, è il primo di un lungo elenco di ospiti in questa seconda serata di spettacolo autogestito dai lavoratori dell’ex Eti (Ente Teatrale Italiano) – cancellato dalla scorsa finanziaria come “Ente inutile” – che ha gestito il teatro Valle fino alla stagione appena conclusa.
[…]
A sostegno dell’iniziativa, numerosi attori e autori – da Elio Germano a Franca Valeri – si avvicenderanno in queste serate di occupazione a oltranza, mentre ogni pomeriggio un’assemblea popolare e pubblica discuterà di argomenti di vitale importanza “politica”, cioè della “vita della polis”. Dalla formazione all’idea di cultura, cinema e teatro, ai diritti dei lavoratori dello spettacolo, le assemblee confermano appieno la vocazione dello spazio teatrale a farsi luogo d’incontro (e scontro) di un popolo, delle vecchie idee con le nuove, come ha ricordato Camilleri: la stessa sera del debutto di Sei personaggi in cerca d’autore, metà del pubblico protestò perché non aveva accettato quel che la commedia pirandelliana comunicava loro; ma se il pubblico si scontra e discute – ha concluso lo scrittore siciliano – vuol dire che c’è confronto e vita democratica. Mercoledì 15 il Valle era al completo, e c’era gente fuori in attesa che qualche posto si liberasse, dimostrando che una gestione diversa dei beni pubblici e culturali è possibile, e che la gente è pronta a sostenerla, a sponsorizzarla, a volerla.
L’enorme partecipazione del mondo delle arti visive, del cinema, della danza, dell’università non solo esprime solidarietà, ma un disagio comune, condiviso dai lavoratori di tutti i settori della cultura – e non – a livello nazionale. Inizia a essere sempre più chiaro che la lotta non riguarda solo la gestione futura del Valle, ma mette in discussione le politiche culturali nazionali che da anni massacrano questo settore.
Si spera che trovi presto realizzazione l’augurio espresso da Camilleri: che questo nuovo entusiasmo civile sia contagioso e si diffonda in tutto il Paese.
Alessandro Paesano
 
 

Italia Oggi, 18.6.2011
Convegni e buffet

Luca Zingaretti – L'Accademia italiana della cucina premia Andrea Camilleri e il commissario Montalbano, alias Luca Zingaretti, nella loro veste di ambasciatori della cucina siciliana nel mondo. Per festeggiarli, un pranzo luculliano sicilian style sulla terrazza dell'hotel Flora di Roma: mini-arancini, caponatine al cucchiaio e poi trionfi di primi, involtini e cannoli. Peccato per la pasta al nero di seppia: anche Montalbano si aspettava qualcosa di meglio. Voto 7
Bartolomeo Scappi
 
 

Teatro Naturale, 18.6.2011
Un ulivo all’inferno
Andrea Camilleri ci coinvolge con un linguaggio denso di passionalità. In Gita a Tindari, l'olivo saraceno rimanda alla storia di molti uomini. Le radici di un albero secolare rappresentano la libertà

L’amore per la Sicilia è un sentimento che somiglia al fuoco: s’accende come una fiammella, riscalda come un focolare e brucia come un incendio. Almeno per me è così: avvolgente, penetrante, implacabile.
Colpa, o merito, della sicilianità: un’impronta inalterabile, refrattaria al tempo e alle regole, fatta di colori forti, di sapori contrastanti che se provi una volta, poi non dimentichi più. Mescola la semplicità all’orgoglio, la generosità alla fierezza, l’umiltà alla passione, le lacrime al sangue, l’Uomo alla Terra … il Paradiso all’Inferno.
I romanzi di Andrea Camilleri trasudano di questo sentimento così viscerale e coinvolgono il lettore fino a strappargli il libro di mano e portarlo via con sé, travolgendolo con un linguaggio denso di passionalità. Pagina dopo pagina, sembra che le parole prendano vita, come in quei racconti per bambini, in cui dal libro aperto s’ergono magicamente boschi e castelli, principi e fate, orchi e regine, creature favolose da toccare, stagliate nella carta, eppure così vive, così reali!
Spesso mi è capitato di perdermi nei romanzi di Camilleri. E’ stato leggendo La gita a Tindari per esempio, tanti anni fa (ma lo ricordo ancora bene), che circa a metà libro, mi son figurata passeggiare anch’io per le campagne assolate poco lontano dal mare, quando tutt’a un tratto si è animato davanti a me un magnifico olivo saraceno … un olivo che pareva umano tanto era bello, forte e vigoroso! Sì, somigliava a un uomo, pareva persino che sospirasse e mi parlasse: sembrava un vecchio saggio che conservava nella sua memoria un’infinità di vite vissute, tremende e magnifiche, tutte da scoprire. Così, risucchiata nel racconto, mi sono ritrovata seduta ai suoi piedi in silenzio, accanto a Montalbano, ad ascoltare e a condividere un sentimento profondo, acuto, feroce d’amore e di rabbia …. un sentimento che bruciava come il fuoco. E oggi, queste righe che parlano d’un olivo somigliano più che mai alla storia di un uomo, anzi, di moltissimi uomini, ognuno con la sua vita da raccontare. Ognuna diversa, eppure, alla fine, tutte tragicamente uguali.
“Pareva un àrbolo finto, di teatro, nisciùto dalla fantasia di un Gustavo Doré, una possibile illustrazione per l'Inferno dantesco. I rami più bassi strisciavano e si contorcevano terraterra, rami che, per quanto tentassero, non ce la facevano a issarsi verso il cielo e che a un certo punto del loro avanzare se la ripinsavano e decidevano di tornare narrè verso il tronco facendo una specie di curva a gomito o, in certi casi, un vero e proprio nodo. Poco doppo però cangiavano idea e tornavano indietro, come scantati alla vista del tronco potente, ma spirtusato, abbrusciato, arrugato dagli anni. E, nel tornare narrè, i rami seguivano una direzione diversa dalla precedente. Erano in tutto simili a scorsoni, pitoni, boa, anaconda di colpo metamorfosizzati in rami d'ulivo. Parevano disperarsi, addannarsi per quella magarìa che li aveva congelati, "canditi", avrebbe detto Montale, in una eternità di tragica fuga impossibile. I rami mezzani, toccata sì e no una metrata di lunghezza, di subito venivano pigliati dal dubbio se dirigersi verso l'alto o se puntare alla terra per ricongiungersi con le radici.
… Montalbano, quando non aveva gana d'aria di mare, sostituiva la passiata lungo il braccio del molo di levante con la visita all'arbolo d'ulivo. Assittato a cavasè sopra uno dei rami bassi, s'addrumava una sigaretta e principiava a ragionare sulle facenne da risolvere. Aveva scoperto che, in qualche misterioso modo, l'intricarsi, l'avvilupparsi, il contorcersi, il sovrapporsi, il labirinto insomma della ramature, rispecchiava quasi mimeticamente quello che succedeva dintra alla sua testa, l'intreccio delle ipotesi, l'accavallarisi dei ragionamenti. ... Isando gli occhi e la testa per far calare meglio la prima tirata di fumo, il commissario s'addunò di un braccio dell'ulivo che faceva un cammino impossibile, spigoli, curve strette, balzi avanti e narrè, in un punto pareva addirittura un vecchio termosifone a tre elementi. "No, non mi freghi" gli murmuriò Montalbano respingendo l'invito. Ancora non c'era bisogno di acrobazie, per ora bastavano i fatti, solamente i fatti.
… Per una mezzorata se ne stette a panza all'aria, senza mai staccare lo sguardo dall'àrbolo. E più lo taliava, più l'ulivo gli si spiegava, gli contava come il gioco del tempo l'avesse intortato, lacerato, come l'acqua e il vento l'avessero anno appresso anno obbligato a pigliare quella forma che non era capriccio o caso, ma conseguenza di necessità. Quando arrivo' nella parte di darre' la villetta, ando' a sbattere contro quella che sulle prime gli parse una troffa di spinasanta. Punto' la pila, talio meglio e fece un urlo. Aveva visto un morto. O meglio, un moribondo. Il grande aulivo saraceno era davanti a lui, agonizzante, dopo essere stato sradicato e getta 'n terra. Agonizzava, gli avevano staccato i rami dal tronco con la sega elettrica, il tronco stesso era stato gia' profondamente ferito dalla scure. Le foglie si erano accartocciate w stavano seccando. Montalbano si rese conto confusamente che si era messo a chiangiri, tirava su il moccaro che gli nisciva dal naso aspirando a sussulti come fanno i picciliddri. Allungo' una mano, la poso' sul chiaro di una larga ferita, senti' sotto il palmo ancora tanticchia d'umidita' di linfa che se ne stava andando a picca a picca come fa il sangue di un uomo che muore dissanguato. Levo' la mano dalla ferita e stacco' 'na poco di foglie che fecero ancora resistenza, se le mise in sacchetta. Poi dal chianto passo' ad una specie di raggia lucida, controllata ...”
Chiudendo il libro, ho chiuso anche gli occhi con voluta forza e mi son vista lì, a terra dove poco prima s’ergeva fiero quell’olivo ormai agonizzante, esanime, inutile. E ho sentito rabbia e dolore anch’io in quel momento, e oggi più di allora. Perché da quell’istante ho capito il senso di quella somiglianza, ho capito quanto l’olivo fosse davvero simile all’uomo. Non solo nel suo vigore, nella sua bellezza e nella sua fierezza ma soprattutto nella sua fragilità e nella sua rassegnata impotenza.
Quando un uomo, qualsiasi uomo, viene strappato alla sua terra … quando è costretto a spezzare le sue radici, ad abbandonare la sua casa, rinunciare al suo passato, cancellare la sua storia, calpestare il suo orgoglio, tradire la sua dignità … non somiglia forse a un grande albero ridotto ad arbusto, violato e condannato a un’eterna, tragica fuga impossibile?
Forse, queste bellissime pagine di Camilleri, non rappresentano solo uno squarcio della sicilianità che amo e che brucia come il fuoco. Qui dentro non c’è solo la sofferenza di un olivo saraceno raccontata da un siciliano innamorato della sua terra ma c’è una verità molto più grande e tragica.
Le radici, quelle di un albero secolare così come quelle di un essere umano, rappresentano la libertà … Senza, si muore
Paola Cerana
 
 

MicroMega, 19.6.2011
MicroMega 4/2011 - Il sommario del nuovo numero in edicola e libreria da martedì 21 giugno
ICEBERG 1 - Bolzaneto, Italia?
Salvo Montalbano in conversazione con Pierfranco Pellizzetti - La mia polizia e la loro
All’indomani del G8 di Genova, fu l’unico poliziotto che condannò pubblicamente il comportamento dei suoi colleghi, minacciando persino di lasciare la polizia. A dieci anni da quel luglio del 2001, in questa intervista esclusiva concessa a MicroMega, il commissario di Vigàta torna a parlare delle zone grigie interne alle forze dell’ordine e conferma: ‘Chi copre coloro che sbagliano compie un errore ancora più grande’.
 
 

Caterpillar, 19.6.2011
Elenco oggetti per l’asta pro Libera
sabato 2 luglio a Senigallia, piazza Roma

[…]
Cofanetto di 8 dvd sull’unità d’Italia donato da Camilleri con dedica personalizzata
[…]
Luca Camisasca
 
 

La Nuova Sardegna, 20.6.2011
Una ripetitiva originalità

L’inventiva: ecco cosa mai tradisce nella consolidata struttura delle storie di Montalbano. Potremmo parlare d’una sorta di ripetitiva originalità. Il puparo Camilleri gioca con le regole della serialità, e di conseguenza con la materia della finzione: e però non scorda mai che finzione e realtà son più che parenti alla lontana. Lo precisa, ad esempio, nella consueta nota in cui avverte che «Il gioco degli specchi» (Sellerio, 255 pp., 14 euro) presenta personaggi e situazioni senza alcun «rapporto con fatti realmente accaduti. Certo - ci tiene a precisare - potrebbero accadere». E infatti così è stato - continua Camilleri, un poco misterioso -, a libro chiuso, nell’estate del 2010. Insomma: un rivo di inneschi tra realtà e finzione, alla ricerca dell’“invenzione del vero”.
Ma torniamo al nostro romanzo. Struttura consolidata, dicevo, e familiare. Il lettore che s’appresta a cominciare un nuovo Montalbano sa già che il commissario sarà sorpreso, impudicamente, nello scuro della sua stanza da letto, forse alle prese con incubi da caldo o digestione. Qui, doppia impudicizia, entra nel suo incubo, strategicamente drammatizzato, però, in modo da mescolare effetto reale e onirico. Primo «gioco di specchi», leitmotiv wellesiano (il riferimento è alla magnifica sequenza di «La signora di Shangai») sfruttato a mo’ di riflesso identificativo tra personaggi e lettori. Il commissario è impegnato in un’indagine complessa: fatti apparentemente slegati e sovrabbondanza di indizi, creati però ad arte per imbrogliare le carte. A rincarare la dose il recente chiodo fisso del commissario: la vecchiaia, la consapevolezza d’essere nell’«età del dubbio»: e dunque il dovere di dubitare di tutto, ben sapendo che il verosimile lo si può far passare per vero. E pure il contrario. Pur di ricusare la vecchiaia, poi, il “pupo” Montalbano non ha più vergogna di innamorarsi come un ragazzino. È il turno della tutt’altro che candida Liliana, figura attorno a cui son seminati indizi che si vorrebbe far stimare fatti. È con lei che il commissario ha un approccio non troppo casto - almeno nel pensiero -, salvo poi capire che la seduzione è un altro specchio, e lui stesso l’allodola. Allo specchio, ancora, si scopre il rapporto focoso tra Liliana e il giovane Arturo: altro indizio che porta fuori strada. Come se ciò non bastasse, ci si mette di mezzo pure la televisione, specchio per eccellenza, nella sua declinazione morbosa, dell’irrealtà che si vorrebbe far credere vera. Ecco: come poche altre volte l’intreccio si scopre venato di un sapido barocchismo: il tema, senz’altro, lo richiedeva. E il divertimento è assicurato.
Alessandro Cadoni
 
 

l'Espresso, 20.6.2011
Food&wine
La cucina di Montalbano
Dagli arancini alla caponatina, dalla pasta al nero di seppie a quella alla Norma, Giovanni Ballarini, presidente dell’Accademia Italiana della Cucina, ricostruisce l’aspetto storico e  culturale legato ai piatti principali della cucina che oggi più che mai è conosciuta dal grande pubblico grazie alla figura del commissario creata da Andrea Camilleri e interpretata da Luca Zingaretti. Ecco  i  segreti per riproporre queste specialità, anche a casa, nel rispetto rigoroso della tradizione

Luca Zingaretti premiato all'Hotel Marriott di Roma dall'Accademia Italiana della Cucina perché come interprete del commissario Montalbano ha contribuito a esportare la cultura della cucina siciliana anche all'estero

Luca Zingaretti con il presidente dell'Accademia Italiana della Cucina, Giovanni Ballarini

CAPONATA E CAPONATINA
Pare tragga il suo nome dai cibi offerti nelle 'cauponae', osterie dei porti siciliani, dove furono inizialmente cucinate le melanzane importate dall'oriente. Melanzane che dai ceti signorili erano ritenute cattive e pericolose tanto da dare credito all'etimologia (non corretta) di melanzana = malum insanum. I cuochi delle caupone trasformarono le melanzane in succose e prelibate caponate e caponatine INGREDIENTI: 5 o 6 melanzane non troppo grosse e sode, 5 o 6 peperoni a polpa spessa, olive verdi snocciolate, un bel sedano, due cucchiai colmi di capperi, una grossa cipolla, 5 o 6 pomodori pelati tagliati a dadini piccoli, due cucchiai di zucchero, aceto bianco, sale e olio d'oliva PREPARAZIONE: Mettere in un tegame le verdure tagliate a cubetti non troppo piccoli, i capperi, la cipolla tagliata sottile, il sale, l'olio, le olive e lo zucchero. Coprire il tegame e lasciare cuocere a fuoco alto. A cottura ultimata aggiungere l'aceto e fare evaporare, sempre a fuoco alto. Si può servire subito. È ottima come contorno. Volendola conservare si mette in vasi di vetro (pulitissimi e asciugati in forno caldo) unendo però, quando ancora è calda, un grammo di acido salicilico per ogni chilo di caponata
ARANCINI DI RISO
Il riso è stato portato in Sicilia dagli Arabi ed era un riso che non faceva 'colla' e non mantecava (come quello poi coltivato in Nord Italia). La forma di piccole arance ne fa comodo cibo di strada. INGREDIENTI (per 6 persone). Per gli arancini: 500 gr di riso, 150 gr di pangrattato, 2 uova, farina bianca, 50 gr di burro, 60 gr di caciocavallo grattugiato, sale, pepe, prezzemolo tritato. Per il ripieno: 200 gr di carne al sugo, 50 gr di piselli freschi cotti con la cipollina, 100 gr di tuma di capra fresca non salata a pezzetti, 60 gr di caciocavallo ragusano grattugiato, olio d'oliva per friggere, un pizzico di zafferano. PREPARAZIONE: Lessare il riso in un litro d'acqua salata bollente, cuocendolo a fuoco moderato per circa 15 minuti, mescolando di continuo finché avrà assorbito tutta l'acqua. Toglierlo dal fuoco e incorporare rapidamente due uova sbattute, il burro e il caciocavallo grattugiato. Farlo raffreddare e, intanto, preparare il ripieno mescolando la carne (precedentemente tritata) con un po' di sugo, un pizzico di zafferano, i pisellini, la tuma a pezzetti e un po' di caciocavallo grattugiato. Con le mani inumidite, prelevare un po' di riso, spianarlo sul palmo, deporvi un cucchiaio di ripieno e richiudervi sopra il riso, ottenendo una pallina. Passare nella farina, nell'uovo sbattuto e nel pangrattato quindi friggere
PASTA CON LE SARDE
INGREDIENTI per 4 persone: 400 g di pasta (cannolicchi, perciatelli, o bucatini), 400 g di sarde freschissime, 200 g di finocchietti selvatici novelli, 2 acciughe sotto sale, 1 cucchiaio di pinoli, 1 cucchiaio di uvetta, ½ cipolla, pangrattato, 1 bustina di zafferano, olio d'oliva, sale e pepe. PREPARAZIONE: Pulire e lessare un mazzo di finocchietti selvatici, in acqua salata, per 15 minuti a partire dal bollore; sgocciolarli (tenere l'acqua a parte), strizzarli, tagliarli a sottili tocchetti di 1-2 cm. Tritare una cipolla e farla imbiondire in mezzo bicchiere d'olio; unire 4 acciughe salate pulite e spinate facendole disfare con la forchetta, quindi 400 gr di sarde fresche (completamente spinate e pulite), sale, pepe, 25 gr di uva passa, 25 gr di pinoli, 20 gr di graniglia di mandorle tostate: mescolare delicatamente e fare insaporire per 10 minuti. Aggiungere i finocchietti e un pizzico di zafferano, mescolare delicatamente; abbassare la fiamma, e far cuocere per altri 10 minuti. A parte friggere 8 sarde fresche, aperte a libro, senza farina. In un padellino fare imbiondire 6 cucchiai di pangrattato. Far lessare la pasta nell'acqua di cottura dei finocchietti e ritirarla molto al dente. Condirla con la salsa di sarde e finocchietti, sistemarla in una pirofila unta, spolverare di pangrattato e coprire con le otto sarde fritte. Passare in forno a 220° per 8-10 minuti
PASTA AL NERO DI SEPPIE
Il nero di seppia é un liquido prodotto dalla seppia per proteggersi dai pericoli. Viene prodotto da una ghiandola in prossimità del tratto terminale dell'intestino e raccolto in una vescica. Una volta estratto va conservato in ambiente refrigerato. È usato in cucina per due caratteristiche: il colore e una sia pur limitata capacità legante dovuta al muco. Mentre verde, giallo e rosso sono colori di diffuso significato alimentare, e il bianco ha un valore sanitario, il nero (come l'oro) rientrano in una simbologia preziosa. INGREDIENTI (per 4 persone): spaghetti o linguine g 350; una seppia fresca con il nero circa 400 g; 2 pomodori maturi, 2 spicchi d'aglio, Olio d'oliva, Sale e Pepe PREPARAZIONE: Pulite bene la seppia eliminando l'osso, la pelle, gli intestini, gli occhi e il becco, conservate invece la vescichetta contente l'inchiostro. Lavatela e tagliatela a pezzi. In una padella rosolate, in 6 cucchiai d'olio, gli agli interi e prima che prendano colore, unite i pomodori pelati e spezzettati e la seppia. Salate, pepate e tenete sul fuoco basso per circa 20 minuti, girando spesso e bagnando con acqua calda; in ultimo aggiungete il sacchetto dell'inchiostro e rompetelo. Cuocete la pasta e colatela al dente, passatela nella padella, saltatela un attimo e servitela subito con del pepe macinato al momento. Il parmigiano o il pecorino non sono proibiti
PASTA A LA NORMA
Questo piatto fu dedicato quale omaggio alla Norma belliniana: quindi si dirà pasta a la Norma (pasta alla Norma); e così la troviamo indicata in molti testi nella forma italiana; ed in pochissimi nella forma siciliana. Con questo piatto le melanzane passano dalle osterie alla cucina borghese delle trattorie e dei ristoranti INGREDIENTI (per 4 persone): 330 g di spaghetti, 500 g di pomodori da sugo, 6 cucchiai di olio extravergine di oliva, 3 melanzane, 100 g di ricotta salata grattugiata, olio per friggere, 2 spicchi d'aglio, 5 foglie di basilico, sale e pepe. PREPARAZIONE: Preparare la salsa partendo a freddo con 1500 gr di polpa di pomodoro, mezzo bicchiere d'olio d'oliva, sale, pepe e mezza cipolla affettata: far ridurre fino ad un terzo del volume. C'è chi usa l'aglio al posto della cipolla. Friggere un chilo di melanzane, sbucciate e tagliate a fette (dopo averle tenute sotto peso e sale per un'ora). Cuocere 500 gr di spaghetti, e tirarli al dente. Scolare la pasta; sistemarla in una zuppiera; sformaggiare 150 gr di ricotta salata; unire la salsa di pomodoro; aromatizzare con le foglie di basilico e pepe, e mescolare. Sistemare ora la pasta nei piatti individuali, aggiustarvi alcune fette di melanzane, ed ancora grattugiare della ricotta fresca salata e decorare con foglie di basilico
SARDE A BECCAFICO
Mentre i ricchi con diritto di caccia potevano cibarsi dei grassi beccafichi, i poveri potevano soltanto sognarseli, mangiando le povere sarde 'ingrassate' come i beccafichi. Così si presentano sul piatto con la coda all'esterno per prenderle per la coda e sbocconcellarle come beccafichi. INGREDIENTI per il ripieno: 100 gr di mollica di pane tostato, un cucchiaio d'olio extravergine d'oliva, un cucchiaio di succo di limone, la buccia di un limone grattugiato, mezzo cucchiaino di zucchero, poco sale, pepe, la salsetta di 4 acciughe salate e sfaldate in olio d'oliva, un ciuffo abbondante di prezzemolo tritato, 50 gr di capperi, 50 gr di olive nere snocciolate e tritate fini, 40 gr di uva sultanina, 40 gr di pinoli, 50 gr di mandorle tostate e tritate. PREPARAZIONE: Le sarde vanno squamate, sventrate, decapitate, diliscate, lavate e aperte a libro. Il ripieno si prepara mescolando gli ingredienti citati. Quando il ripieno è stato mescolato e reso omogeneo, se ne spalma un poco sulla sarda aperta, che va richiusa con una leggera pressione delle dita. Le sarde vanno quindi sistemate in una teglia unta, separate una dall'altra da una foglia d'alloro. Spargere un po' d'olio d'oliva, sformaggiare del pangrattato (non tostato), passare al forno a 220° per 15-20 minuti
INVOLTINI DI CARNE ALLA SICILIANA
Questo piatto sensuale di cucina povera cucinato in ogni angolo della Sicilia subisce variazioni nel ripieno e negli aromi a seconda delle località. Ad esempio gli ottimi sasizzeddi del catanese prevedono anche il salame piccante. A Palermo il ripieno tradizionale è composto da pangrattato, caciocavallo, passoline (uvetta di piccole dimensioni appassita, in mancanza anche uva sultanina) e pinoli, amalgamando il tutto con qualche goccia di olio di oliva. INGREDIENTI: 1 chilo di fettine di manzo ben spianate (dimensioni 3 x 6 cm. circa); Due grosse cipolle; Foglie di alloro - Per il ripieno Mezza cipolla grattugiata; 300 grammi di pangrattato; 300 grammi di caciocavallo semistagionato o pecorino grattugiato (o parmigiano); 50 grammi di passoline; 50 grammi di pinoli; Mezzo bicchiere d'olio extravergine d'oliva; Sale e pepe q.b. PREPARAZIONE: A Palermo il ripieno tradizionale è composto da pangrattato, caciocavallo, passoline e pinoli (anticamente all?impasto veniva unito anche il midollo d'osso che serviva ad amalgamare e insaporire la farcia). Mentre gli spiedini cuociono sulla carbonella, il profumo di alloro, frammisto con l'aroma sprigionato dalla cipolla penetra nelle narici, culminando nell'esplosione di sapori caratteristici di questa pietanza.
CANNOLI SICILIANI
Il nome di cannolo proviene dal volgare latino dell'arbusto "canna", con fusto cilindrico vuoto, il quale anticamente serviva per vari usi ordinari, anche per contenere altri ingredienti alimentari. Si narra anche di un'antica abitudine carnevalesco siciliana nella quale si faceva uscire da una cannella crema di ricotta invece dell'acqua. Il cannolo, costituito da una scorcia fritta deve essere ben croccante e quindi la crema di ricotta va aggiunta all?ultimo momento. Le migliori pasticcerie riempiono i cannoli al momento della vendita. PREPARAZIONE: preparare gli involucri, o acquistarli già confezionati, e quindi la crema di ricotta. Per riempire i cannoli è preferibile la dose di un chilo di ricotta dolce, che va sbattuta con la forchetta con 500 gr di zucchero, allungando con poco latte ed aromatizzando con vaniglia e cannella: passare al setaccio ed incorporare 200 gr di canditi a dadini e pezzetti di cioccolata amara. Farcire ora gli involucri, spolverare ai bordi graniglia di pistacchi, ed imbiancare esternamente con finissimo zucchero a velo. Gli involucri vanno riempiti solo al momento di essere serviti: dopo qualche ora infatti rammolliscono e perdono il croccante. I cannoli, con la cassata, sono i dolci che qualificano la più tradizionale pasticceria siciliana. Era un dolce tipico carnevalesco, oggi però presente in qualsiasi periodo dell'anno
(a cura di Eleonora Cozzella, foto di Alfonso Mongiu)
 
 

Il Fatto Quotidiano, 21.6.2011
Il G8 secondo Montalbano
Su MicroMega in uscita oggi Pierfranco Pellizzetti intervista Salvo Montalbano (ovvero Andrea Camilleri) sui fatti del G8 Genova. Il punto di vista di un commissario che non ha mai nascosto le sue opinioni su una parte della Polizia: ecco una parte del dialogo.

Pierfranco Pellizzetti: Caro commissario, l’altra sera mi trovavo a Boccadasse proprio con Livia Burlando, la sua fidanzata. Ci siamo ritrovati a parlare delle sue dichiarazioni subito dopo il G8 genovese, quando lei ha manifestato la volontà di dimettersi dalla polizia per l’indignazione che le hanno procurato i gravissimi fatti di violenza compiuti dai suoi colleghi. Livia mi ha confidato: “Ma Salvo, con chi pensava di avere a che fare, in che ambiente credeva di essere capitato? Non sarà che magari è stato solo un colpo di testa un po’ donchisciottesco, un rigurgito sessantottino; come quando studiava Giurisprudenza a Catania?”.
Salvo Montalbano: Ma com’è curioso che in fondo le nostre donne finiscono con l’essere quelle che ci conoscono di meno. No, non c’è stato nessun colpo di testa donchisciottesco sessantottino, no, no, è stato un serio momento di smarrimento e di sdegno perché ho avuto un’impressione immediata, confermata poi dagli eventi successivi. Fin dall’inizio infatti – ben prima di quel che è successo alla Diaz e a Bolzaneto – grazie ai reportage giornalistici, televisivi e soprattutto grazie alla documentazione dei partecipanti muniti di piccole telecamere o di telefonini, notai una certa discordanza tra gli ordini che venivano impartiti dalla centrale e l’esecuzione dei medesimi. Se la centrale diceva “andate a sinistra” certi reparti andavano a destra. In alcune immagini si vede benissimo che ai black bloc viene lasciata via libera, non vengono fermati e ho subito pensato a una sorta di prova generale, fortunatamente finita male. Naturalmente poi i fatti della Diaz, con le finte bombe, la finta coltellata, e poi anche di Bolzaneto, non fecero altro che confermare quella prima impressione. Io voglio che la polizia, come tutte le altre istituzioni dello Stato, stia al suo posto e non debordi. Tutto qua.
Pellizzetti: La Genova del G8 è il luogo dove probabilmente si è raggiunto il punto più basso nella credibilità democratica delle nostre forze dell’ordine. (…) È come se improvvisamente fosse avvenuto un cortocircuito nel dialogo fiduciario con i cittadini, per cui oggi il comune sentire civile non riconosce più alle forze dell’ordine il ruolo di garanti delle conquiste democratiche.
Montalbano: Il che è gravissimo. Però volevo ricordare che quando Camilleri pubblicò il libro, Il giro di boa, che parlava proprio di questi miei dubbi sull’operato dei miei colleghi della polizia, capitò un fatto che pochi conoscono: un sindacato di polizia, il Silp, riunì tutti i suoi iscritti in un teatro di Roma invitando Camilleri per discutere di quello che lui aveva scritto sul G8 di Genova – il teatro era gremito di poliziotti – e la discussione è stata straordinaria perché si arrivò a due constatazioni: primo, come faccio io a perdere la testa quando si ha in mano un’arma e gli altri sono disarmati; il secondo, la necessità della manutenzione quotidiana della democrazia nei reparti armati. Per un romanzo è già tanto che si sia raggiunto questo risultato, ma soprattutto emerse come posso dire, una sorta di rabbia perché pochi avevano fatto perdere agli occhi dell’opinione pubblica quella stima guadagnata col quotidiano sacrificio di tanti nella lotta alla mafia, alla criminalità organizzata e – come notò uno dei partecipanti – ci vogliono molti anni per guadagnarsi la stima dell’opinione pubblica mentre basta pochissimo per perderla, e riguadagnarla è cosa difficilissima. Tutte considerazioni che spero che abbiano messo radici.
Pellizzetti: E lei che sensazione ha? Che queste radici siano state messe o piuttosto tagliate? In certi settori delle forze di polizia pare sia avvenuta una vera e propria mutazione antropologica.
Montalbano: Io credo che ci sia all’interno stesso della polizia una sorta di divisione, che non viene allo scoperto ma che so che esiste, perché mi capita spesso di incontrare colleghi dai sentimenti veramente democratici così come purtroppo mi capita di assistere a comportamenti antidemocratici ma, vede, la cosa peggiore in assoluto, a mio avviso, è la difesa cieca e corporativa: coloro che difendono chi sbaglia commettono un errore più grande di quello commesso da chi ha sbagliato.
Pellizzetti: Non c’è dubbio. E allora, se permette, vorrei farle notare che, al di là di casi circoscritti (mi viene in mente il nome del dirigente Perugini e pochi altri), tutti i funzionari e gli agenti che sono stati inquisiti dalla magistratura per palesi comportamenti che possiamo tranquillamente definire non solo antidemocratici ma anche intimidatori, prevaricatori, improntati al totale disprezzo dei diritti, ebbene questi signori poi hanno fatto tutti carriera. Un fenomeno che induce a preoccupazione.
Montalbano: Certo che induce a preoccupazione. C’è un proverbio siciliano – che però credo esista anche in italiano e anche forse nel dialetto genovese o piemontese – che recita: il pesce comincia a puzzare dalla testa. Molti agenti o funzionari di polizia mordono il freno ad essere comandati da gente che è stata condannata, questo glielo posso assicurare, perché ne ho ricevute amichevoli confessioni.
Pellizzetti: Lei diceva, ci fu un tentativo politico non andato in porto. Un’impressione suffragata da una serie di elementi. A quel tempo il ministro dell’Interno Claudio Scajola dichiarò di avere dato disposizione ai poliziotti del G8 di sparare sui manifestanti. Affermazione che successivamente si è rimangiato. (…). Sempre in quei giorni l’allora vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, era segnalato nella centrale operativa della questura di Genova: per fornire avalli a quanto avveniva?
Il governo si era insediato da poco più di un mese e stava incominciando a promuovere tematiche leggi-ordine. Si doveva diffondere paura per dimostrare la necessità di una stretta repressiva. Resta nell’impressione di molti la sensazione di un disegno politico dai connotati eversivi, intimamente antidemocratici.
Montalbano: Che alla base ci sia questo ne ho la convinzione. Ho avuto subito l’impressione che ci fosse un disegno preordinato, una sala di regia, e che le persone che si trovavano nella sala non avrebbero dovuto esserci.
Pellizzetti: Certamente induce a questa considerazione, prima ancora dei fatti della caserma di Bolzaneto, quanto avvenne nella scuola Diaz, i pestaggi di quella notte. (…).
Montalbano: Una macelleria a me è sembrata… (…) Io penso che sia stata fatta una precisa scelta di coloro che dovevano mandare là dentro. Se noi accettiamo la tesi che ci sia, chiamiamola così, una zona grigia nella polizia, è chiaro che per certi scopi venga utilizzata questa. Ma la zona grigia non si muove autonomamente, non è che 180 carabinieri motu proprio dicono: Sai che facciamo, andiamo alla Diaz e vediamo di fregare quelli là. Oltre tutto è un gesto stupido, perché è chiaro che, perché il piano riesca, li devono ammazzare tutti e poi farli saltare in aria dicendo… è stato un incidente mentre preparavano una bomba… tecnica che conosciamo benissimo… perché se ne rimane uno e racconta come sono andati i fatti e qualcuno gli dà credito siamo tutti fregati. Quindi nei fatti della Diaz c’è anche la stupidità della violenza in sé, come se si fosse voluto dare sfogo alla rabbia per qualcosa andata male. E qui torniamo all’inizio: può darsi che quel disegno non ha funzionato e dobbiamo prenderci la rivincita perché schiumiamo di rabbia? È un’ipotesi plausibile.
 
 

Adnkronos, 21.6.2011
''Un teatro occupato in ogni città'', dal Valle di Roma il seme della rivolta culturale

Roma - ''Occupiamo un teatro in ogni citta'''. E' questa l'iniziativa di 'contagio' che gli occupanti del Teatro Valle di Roma, nell'ottavo giorno di occupazione, lanciano a tutti i lavoratori dello spettacolo, partendo dalla frase che lo scrittore Andrea Camilleri ha lanciato alcuni giorni fa proprio dal palcoscenico dello storico teatro romano: ''E' dal contagio che puo' nascere una rivolta culturale''.
[...]
 
 

Adnkronos, 21.6.2011
Sicilia: sabato happening 'Forchette rotte', Camilleri e Maraini aderiscono

In queste settimane le Forchette Rotte hanno utilizzato esclusivamente i social network per condividere idee e scambiarsi opinioni. Gruppi spontanei sono nati in tutte le province siciliane raccogliendo oltre mille ''forchettari''.
"Complessivamente su facebook, considerati i gruppi locali - spiegano -, siamo ad oltre 4000 adesioni". Le adesioni al movimento sono arrivate prevalentemente dall'Italia ma non mancano quelle dall'Europa (22 dalla Spagna, 22 dall'Inghilterra, 11 dalla Germania, 10 dagli Usa e perfino dall'Australia, Russia, Irlanda, Polonia e Romania). L'iniziativa verra' trasmessa in live streaming su http://www.forchetterotte.it.
All'iniziativa hanno gia' aderito: la scrittrice Dacia Maraini che ha mandato un messaggio: ''Aderisco volentieri all'iniziativa. Avete perfettamente ragione. Abbiamo una classe dirigente egoista, e di vedute corte''; lo scrittore Andrea Camilleri, il climatologo Luca Mercalli, Giulio Ferroni, critico letterario, Roy Paci e Ivan Segreto.
 
 

La Repubblica, 21.6.2011
Rai, dall'autunno arriva Fiorello. Dandini e Gabanelli sono in stand by

La Rai, di tutto ma certo non di più. Ieri, presentati agli inserzionisti i palinsesti autunnali. [...] Tra le serie, il prequel Il giovane Montalbano di Gianluca Tavarelli con Michele Riondino. [...]
Leandro Palestini
 
 

Articolo 21, 22.6.2011
"L'Italia sono anch'io". Parte la campagna per i diritti di cittadinanza

“Dicono che ci vogliono rimandare a casa, ma la nostra casa è qui in Italia, i nostri figli sono nati qui e qui frequentano la scuola italiana...” Quante volte sarà capitato a ognuno di noi di leggere o sentire in prima persona dichiarazioni del genere. É il nostro vicino di casa bengalese, è il rom cacciato dall'ennesimo campo abusivo, è il volto di un'Italia che è cambiata ma che guardandosi allo specchio non ha voglia di riconoscersi. Eppure questo volto nuovo è rappresentato ormai da ben 5 milioni di persone ( pari all'8% della popolazione) e per la maggior parte giovani se non giovanissimi. Stando ai dati divulgati da demoistat.it al primo gennaio 2010 i minori in Italia erano 932.675, di cui 572.720, quelli nati in Italia. Dove sta però l'inghippo?
Sta nel fatto che, nonostante siano nati in Italia e magari frequentino regolarmente la scuola, questi bambini, per la legge italiana rimangono stranieri, in quanto figli di stranieri. Possono sperare di ottenere la cittadinanza solo al raggiungimento della maggiore età, facendone apposita richiesta e solo a patto che “abbiano risieduto legalmente e senza interruzione sul suolo italiano”. Un percorso lungo ( anche diversi anni) e fitto di ostacoli e che, il più delle volte, si conclude con un nulla di fatto, costringendo questi nuovi italiani a vivere in una condizione di totale marginalità.
Marginali come chi, pur vivendo da anni nel nostro paese e contribuendo fattivamente alla sua crescita e al suo sviluppo, continua ad essere privo di uno dei diritti fondamentali, la partecipazione democratica attraverso l'esercizio del voto.
Ci avevano provato già tempo addietro alcuni parlamentari e a favore si era espresso lo stesso presidente della Camera Fini: il diritto di cittadinanza doveva passare attraverso lo jus soli e la partecipazione democratica doveva essere garantita per le amministrative... adesso a riprovarci con il lancio di una campagna nazionale ad hoc sono ben 19 organizzazioni della società civile.
Si chiama L'Italia sono anch'io ed è praticamente già partita.
L'idea che sta alla base è semplicissima: ridare valore in maniera fattiva al dettato costituzionale sancito dall'articolo 3. Per farlo le realtà promotrici ( Acli, Arci, Asgi-Associazione studi giuridici sull’immigrazione, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cgil, Cnca-Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza, Comitato 1° Marzo, Emmaus Italia, Fcei – Federazione Chiese Evangeliche In Italia, Fondazione Migrantes, Libera, Lunaria, Il Razzismo Brutta Storia, Rete G2 - Seconde Generazioni, Tavola della Pace e Coordinamento nazionale degli enti per la pace e i diritti umani, Terra del Fuoco, Ugl Sei e editore Carlo Feltrinelli) con Presidente il Sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio avvieranno, a partire da settembre, una raccolta firme su tutto il territorio nazionale a sostegno di due proposte di legge di iniziativa popolare: una proposta di riforma della legge sulla cittadinanza e una proposta di legge per il diritto di voto alle amministrative. Il tutto accompagnato da un'azione di sensibilizzazione quanto più ampia e capillare possibile, nella speranza, ha sottolineati il sindaco Delrio durante la conferenza stampa di presentazione tenutasi questa mattina: “ Che i mezzi di informazione facciano bene la loro parte.”
Il mondo del lavoro, rappresentato da Cgil, Acli e Ugl, avrà poi un ruolo di primo piano visto il ricatto imposto dalle leggi vigenti: “Ricordiamoci- ha sottolineato Vera Lamonica della segreteria nazionale della Cgil- che un immigrato che perde il lavoro non è uguale a un italiano.”
Riforme necessarie e non più procrastinabili per generare “ vera integrazione e coesione sociale” e soprattutto a “costo zero” ha tenuto a precisare Olivero, presidente delle Acli.
I materiali della campagna, il manifesto, i documenti, le due proposte di legge... sono già disponibili sul sito di riferimento. Testimonial d'eccezione Andrea Camilleri, che affida il tutto ad un breve e incisivo videomessaggio.

Si attendono a questo punto le adesioni che già arrivano numerose, per partire in massa a settembre e gridare con forza che anche la cittadinanza è un “bene comune”.
Per info e approfondimenti http://www.litaliasonoanchio.it
Bruna Iacopino
 
 

Corriere della Sera, 22.6.2011
I prossimi appuntamenti. Una piccola biblioteca da collezionare ogni giovedì e sabato
Vigata senza Montalbano e una donna in carcere

Corti, inediti e contemporanei. […]Si prosegue la prossima settimana, il 30 giugno, con un racconto del «padre» del commissario Montalbano: lo scrittore Andrea Camilleri nel suo La targa racconta un episodio della storia dell'immaginaria cittadina di Vigata ai tempi della Seconda guerra mondiale, quando Michele Ragusano, che «sinne era stato confinato a Lipari», torna a casa dal confino durato cinque anni. […]
Ida Bozzi
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 22.6.2011
Il festival
Arti visionarie all'ex manicomio
Sul palco Gifuni, The Niro e Rivera

Dal 2 al 10 luglio al Santa Maria della Pietà, la manifestazione Linea35 organizzata dalla ex Lavanderia, che da anni ha sede nell'ex ospedale psichiatrico. Fra i tanti ospiti Andrea Camilleri, Sonia Bergamasco, Diana Tejera e Alessandra Vanzi

Cortometraggi, musica, mostre e spettacoli. L’antico manicomio della Provincia, il Santa Maria della Pietà, si trasformerà per ospitare il Linea35, un festival di arti visionarie che ha l'obiettivo di promuovere nuove forme espressive per rielaborare un confronto con lo spazio ospitante. La manifestazione, organizzata dall'associazione culturale "Ex lavanderia", si svolgerà dal 2 al 10 luglio.
Ogni sera, dalle 19 alle 24, a dare spettacolo nei padiglioni della struttura occupata ci saranno tanti artisti: Andrea Camilleri, Fabrizio Gifuni, Sonia Bergamasco, Andrea Rivera, The Niro e Diana Tejera, Elena Arvigo, Marco Solari, Alessandra Vanzi e il Collettivo Angelo Mai. Le prime due serate saranno dedicate all’inaugurazione con una grande festa con concerto sul palco esterno dell'ex lavanderia.
Nelle sale interne ci sarà un’esposizione di arti visive realizzata in collaborazione con Techné e i lavori grafici di Angela Zurlo, che ha anche realizzato, tra i padiglioni esterni, piccoli interventi che rievocano le storie vissute all'interno del manicomio. In cartellone anche le proiezioni di corti, filmati, reportage prodotti intorno all’argomento e introdotti brevemente dai loro autori, alternati con concerti di musicisti, gruppi e singoli artisti. Il pubblico avrà a disposizione una caffetteria e un punto ristoro.
Flaminia Savelli
 
 

Tempi, 22.6.2011
La rosa del giorno
Il bunga bunga di Montalbano
Per "Il gioco degli specchi", ultima avventura del commissario Salvo Montalbano, Andrea Camilleri potrebbe essere accusato di istigazione al bunga bunga

È da poco in libreria Il gioco degli specchi, ultima avventura del commissario Salvo Montalbano. La storia comincia con delle bombe fatte esplodere davanti a dei magazzini vuoti e arriva molto più in alto, passando per un amore travolgente e clandestino. Gli elementi divenuti classici nelle vicende del burbero e intelligente commissario ci sono tutti: l’arsa e affascinante Sicilia, l’acuto ispettore Fazio, lo sciupafemmine e vicecommissario Mimù Augello, il fedele Catarella, le proverbiali mangiate, le passeggiate a “ripa di mare” e pure la “bedda figliola” di Torino che si invaghisce del fidanzatissimo (e fedelissimo) commissario inventato da Andrea Camilleri.
MINCHIA. Il commissario flirta con la “picciotta” e qualcuno pensa bene di incastrarlo usando un giornalista in cerca di scoop per filmare la scena “hot”e creare uno scandalo che stroncherà la carriera di Montalbano. Ma il commissario scopre la trappola e fa arrestare i cameramen e ritirare il filmato. «Attentato alla libertà di stampa», grida l’odiatissimo giornalista. «Lei non è un giornalista, ma un ricattatore», risponde l’ispettore. Ma Camilleri si è accorto che potrebbe essere accusato di apologia di censura e di istigazione al bunga bunga?
 
 

Kult Underground, 22.6.2011
Il Gioco Degli Specchi - Andrea Camilleri

Bombe che vengono depositate in magazzini disabitati, una coppia formata da Liliana e Arturo Lombardo che va ad abitare nella villetta adiacente a quella del commissario Montalbano, al quale sparano mentre è in macchina, un cadavere trovato carbonizzato su una macchina ed un secondo brutalmente violentato prima dell’uccisione. Vi è questo, ed altro ancora, in questo 18^ libro dello scrittore incentrato sulla figura del commissario, che, alle soglie dei sessant’anni, sente che non è più lucido come in passato. Lo scrittore imbastisce una trama narrativa , come al solito articolata e complessa dove, prendendo come pretesto cinematografico il film “La signora di Shanghai“ di Orson Welles, si assiste ad un gioco di specchi, in cui la realtà viene ad essere deformata, non è chiara e nitida e sembra di fare parte del cast di un film. Qualcuno, pensa il commissario e, non a torto, si prende gioco di lui come l’affascinante e bella Liliana, che indossa vestiti “rovina famiglie” che gli fa la corte, con un marito? sempre assente. Una realtà difficile da decifrare perché il gioco non appare chiaro, ma sfuocato . Si tratta di decifrare diversi messaggi, come le lettere anonime, i messaggi trasversali del giornalista Ragonese tramite Televigàta e gli specchi cominciano ad apparire al nostro eroe più chiari e limpidi. Cosa si nasconde dietro il corteggiamento sfrenato della donna per lui? Perché hanno sparato alla sua macchina e chi era l’obiettivo? Lui o Liliana? Perché le bombe vengono collocate in garage deserti e non frequentati? Montalbano incomincia a decifrare i messaggi trasversali, si forma un’idea degli omicidi specie dopo la scomparsa del giovane Arturo Tallarita, amante di Liliana, comprende che alla base di tutto vi è l’eterna lotta, per il traffico degli stupefacenti, fra i Sinagra e i Cuffaro, delinea il contesto malavitoso e riesce ad interpretare la realtà, uscendo dall’impasse iniziale. Gli specchi incominciano ad essere meno deformanti, le immagini della realtà più chiare. E’ un libro, come avverte l’autore, frutto solo di fantasia, che non scaturisce, come tanti altri libri, da fatti di cronaca e bisogna riconoscere la facilità nello scrivere e la felicità, per i lettori di Camilleri, che ci offe storie avvincenti ricchi di intrighi seducenti. La vena ironica dello scrittore è inesauribile: basti pensare ai dialoghi, a volte surreali, tra il commissario e l medico legale Pasquano, uno dei migliori personaggi della serie dedicata a Montalbano, a quelli con il giudice Tommaseo, “il maniaco sessuale perché non pratica sesso”, alla caratterizzazione di personaggi come l’insostituibile Catarella che, in questo libro, giustamente, ha il suo momento di gloria. Non ci si stanca a leggere Camilleri, la descrizione di personaggi e situazioni è formidabile, il contesto sociale efficacemente e dettagliatamente tratteggiato. Un ottimo libro che conferma le indiscusse capacità artistiche del “Maestro” di Vigàta.
Giuseppe Petralia
 
 

L'Eco del Chisone, 22.6.2011
Torre Pellice, cittadinanza onoraria per Camilleri ospite di "Torre di libri"
Domenica 26 lo scrittore siciliano riceverà la cittadinanza onoraria, lunedì 27 la Hornby e Quadruppani

Domenica 26 alle 17,30, nella piazza del Municipio, Andrea Camilleri riceverà la cittadinanza onoraria di Torre Pellice.
Lo scrittore siciliano sarà in Val Pellice in compagnia di due amici, gli scrittori Simonetta Agnello Hornby e Serge Quadruppani (suo traduttore in Francia). Entrambi sono stati già ospiti della manifestazione Una Torre di libri e il loro entusiasmo ha contagiato il grande scrittore tanto da schiodarlo dalla sua vita romana.
[...]
E così, uno dei più conosciuti e apprezzati scrittori italiani, sarà domenica in piazza a Torre.
[…]
Paola Molino
 
 

Giornale di Siracusa, 22.6.2011
Dal 24 al 26 giugno la rassegna si tiene nella zona artigianale
Sonorità, visioni e incontri con gli artisti. Il Floridia Film Fest omaggia Perracchio

Floridia - "Commissario Montalbano, ha finito di scassarci i gabbasisi"? La frase, ormai celebre, è tra i tormentoni dell’altrettanto celebre serie televisiva ispirata al personaggio di Camilleri. Ed ha reso simpatico ai più anche il dottor Pasquano, medico legale di Vigata, interpretato dall’attore siciliano Marcello Perracchio, a cui il Floridia Film Fest, nell’edizione 2011 che sta per aprire i battenti, dedica un omaggio.
Marcello Perracchio infatti sarà ospite della rassegna che da venerdì prossimo, fino a domenica 26 giugno, si terrà a Floridia nel centro servizi della zona artigianale.
[…]
Da non perdere la conversazione con il dottor Pasquano, ovvero, Marcello Perracchio con un omaggio alla carriera, domenica, a conclusione dell’evento, curato da, Renato Scatà, giovane ma intraprendente direttore artistico della rassegna.
Damiano Chiaramonte
 
 

Il Mattino (Salerno), 23.6.2011

«Si tratta, senz’ombra di dubbio, del poeta più importante del Novecento italiano, in linea con Montale, Ungaretti, Quasimodo, Luzi». Questo il giudizio perentorio di Andrea Camilleri, in una intervista realizzata a Roma e curata da Filippo Trotta per la Fondazione Alfonso Gatto, da lui presieduta (brani di questa intervista sono visibili sul sito della fondazione sulle pagine web di facebook). Questa ed altre importanti, inedite testimonianze saranno protagoniste dell’incontro con il poeta e il suo mondo di parole, presso la sede della Casa della Poesia di Baronissi, domani a partire dalle 20 e 30. Tra le testimonianze, quelle di Italo Calvino che sottolinea la forza e la poesia arrabbiata del poeta salernitano, «di un arrabbiamento che è qualità poetica», ha scritto, e quelle rese vive, interpretate con emozione da Diego De Silva, Lello Arena, Yari Gugliucci. Ma mattatore, more solito, sarà lo scrittore siciliano, padre letterario dell’ispettore Salvo Montalbano, presente, purtroppo, solo in video. «Gatto mi divertiva; era incazzoso, partiva in quarta e poi si calmava. Da buon meridionale si stufava, mollava le redini - uno spunto tra i tanti della lunga intervista raccolta da Trotta e da Vittorio Dini nello studio romano dello scrittore - Ho capito chi era ad un congresso del Partito comunista quando lesse la poesia “Liberate l’Italia, Curiel vuole/ essere avvolto nella sua bandiera…”. La poesia in questione è 25 aprile e il Curiel citato si chiamava Eugenio; il suo nome da partigiano era Giorgio. Una squadra di militi repubblichini lo riconobbe in piazza Conciliazione e cadde sotto i colpi dei loro fucili. Era il 24 febbraio del 1945». «Con Gatto si era profondi senza raggiungere i livelli della tragedia, come con Vasco Pratolini. Era una maniera di amare la vita», racconta tra i vortici delle sigarette (un vizio che lo accomuna al poeta salernitano), Camilleri. È della fine degli anni ’60 un altro reperto sonoro che riguarda il poeta: «È una registrazione realizzata nel salotto di casa Capponi a Firenze. Alfonso Gatto legge alcune sue poesie; poi prova a cantare, ma si accorge che la voce, la tonalità non vanno e così smette», spiega Filippo Trotta che cerca, con certosina meticolosità, di reperire frammenti della vita letteraria e umana del grande intellettuale di cui è nipote. Walter Mauro tratteggia l’opera poetica di Gatto a partire dal primo libro «Isola», pubblicato a Napoli, presso la Libreria del Novecento, nel 1932; le radici nell’ermetismo e poi l’impegno sociale e politico, mai tralasciato e soprattutto la forza della parola poetica. Testimone inedito di una collaborazione teatrale è Maurizio Costanzo; insieme al poeta salernitano hanno scritto a quattro mani una piéce «Cabaret letterario», modellata su un giovane Paolo Villaggio, arrivato e smarrito nella capitale. Era il 1968. Questa invenzione poetica ebbe come estimatore l’indimenticato attore Alberto Sordi. Va sottolineato l’impegno della Casa della Poesia su tutto il fronte letterario, poetico nazionale e internazionale; all’impegno dei conduttori, Sergio Iagulli e Raffaella Marzano, si deve l’interesse e le traduzioni di poesie di Alfonso Gatto in inglese; due libri tradotti da Jack Hirschman, «Magma», e «Selected poems», tradotti da Philip Parisi. Quanto alla Fondazione, «si spera che ci sia maggiore attenzione da parte delle istituzioni politiche rispetto ad un autore da non dimenticare», rimarca Filippo Trotta.
Marcello Napoli
 
 

l’Unità, 23.6.2011
Un fronte vasto che va dalle Acli all’Arci, dalla Cgil all’Ugl, dagli evangelici alla rete G2
Camilleri «Ci vuole un nuovo Risorgimento e l’Italia non può fare a meno degli stranieri»
Cittadinanza e voto agli stranieri 50mila firme per la nuova legge
Due proposte di legge di iniziativa popolare. E una raccolta di firme che partirà a settembre, perché cittadini di fatto, gli stranieri che vivono in Italia possano diventare cittadini anche di diritto.

Dietro ai banchi della maturità, in queste ore, sembrano tutti uguali: parlano e scrivono la stessa lingua, hanno studiato Dante e Leopardi, il Risorgimento e il Fascismo. Solo che una parte di quel mezzo milione di ragazzi (che magari hanno studiato l’articolo 3 della Costituzione), nati in Italia come i loro compagni di classe o comunque cresciuti in Italia anche se di genitori stranieri, compiuti i 18 anni, devono ancora conquistare la cosa più importante, per gli altri è scontata dalla nascita: la cittadinanza.
Quasi 8 ragazzi su 100 nella scuola italiana - un milione di minori stranieri che stanno crescendo in Italia, mezzo milione che in Italia sono nati -, vivono questa ingiustizia. E certo che l’Italia sono anche loro.
«L’Italia sono anch’io», come recita la campagna per i diritti di cittadinanza e il diritto di voto promossa nel 150mo dell’Unità d’Italia da un cartello di associazioni così vasto da ricordare il fronte messo insieme in occasione del referendum per l’acqua.
Si va dall’Arci alle Acli, dall’Associazione studi giuridici sull’immigrazione alla Caritas, dal Centro Astalli alla Cgil, dall’editore Carlo Feltrinelli alla Sei Ugl, dal Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani alla Federazione Chiese Evangeliche, dalla Rete delle Seconde generazioni a Libera, alla Tavola per la Pace. E poi il Cnca, il Comitato 1mo Marzo, Emmaus Italia, Fondazione Migrantes,Lunaria, Il Razzismo Brutta Storia, Terra del Fuoco. Obiettivo: lanciare, a partire da settembre, una raccolta di firme a sostegno di due proposte di legge di iniziativa popolare.
La prima riguarda la cittadinanza e corregge lo «ius sanguinis» con lo «ius soli» per cui «chi nasce in Italia da almeno un genitore legalmente presente in Italia da un anno è italiano». Mentre possono ottenere la cittadinanza anche i minori che sono andati a scuola in Italia. E gli adulti che siano legalmente soggiornanti da 5 anni (e non da 10).
La seconda riguarda il diritto al voto alle amministrative. E di firme ne servono 50mila perché gli stranieri residenti in Italia, che «italiani di fatto» lo sono già, possano essere «italiani di diritto». Lo dicono anche i numeri che le cose così non vanno. In Portogallo ottengono la cittadinanza quasi 6 stranieri ogni 100, in Italia su 4,2 milioni di stranieri solo 1,5 ogni 100. Invertire la rotta è una grande battaglia civile per il 150mo dell’Unità d’Italia.
Senza gli stranieri che vi parteciparono, neppure la spedizione dei Mille sarebbe stata la stessa, come ricorda Andrea Camilleri, testimonial della campagna, che invoca un nuovo Risorgimento per l’Italia. Impossibile senza gli stranieri. «Sentirsi cittadini a casa propria è un bene non meno essenziale dell’acqua», ricorda il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, presidente del comitato promotore.
In rappresentanza dei sindaci, che hanno un ruolo centrale nella proposta di legge, visto che sono loro e non il Viminale a presentare istanza al presidente della Repubblica per la cittadinanza. «Riforme a costo zero, senta bene Maroni, che creano coesione sociale», avverte il presidente delle Acli, Andrea Olivero. «Basta con la paura, gli immigrati sono una risorsa», ripete Vera Lamonica, della Cgil, che si impegna a portare questa battaglia «nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro».
Mariagrazia Gerina
 
 

Il Giornale, 23.6.2011
«Sono di sinistra e giro cinepanettoni, che male c’è?»

Roma. È fatale. Anche solo parlando d’uno spettacolo ambientato nel 1860, con Massimo Ghini si finisce sempre per buttarla in politica. Forse perché proprio la politica, è il senso dichiarato del suo essere attore. Così anche l’apparentemente innocuo Cannibardo e la Sicilia (spettacolo tratto dagli scritti di Andrea Camilleri, che stasera inaugura la prosa al Festival di Spoleto) fa da scintilla alle passioni dell’attore. Che a settembre debutterà anche come presentatore tv, in una delle poche novità di Raidue, Delitti rock, trasmissione che va a scandagliare i misteri della musica. E che da sempre, anche nel suo lavoro, si dichiara politicamente schierato. A sinistra.
«Bisogna dire la verità. E senza inutili lagne, ma con ironia, Cannibardo e la Sicilia la dice. In Sicilia il Risorgimento fu una rivoluzione sostanzialmente tradita. Partendo da cinque romanzi di Camilleri (che apparirà come narratore, sia pure solo in video), e con l’ausilio delle musiche di Giuseppe Verdi e di canti d’epoca reinterpretati dallo chansonnier Mario Incudine, io e gli attori Mimmo Migniemi e Vincenzo Crivello racconteremo come l’entusiasmo patriottico dei siciliani venne frustrato e tradito da tutti quelli che calarono dal Nord: piemontesi, liguri, lombardi. Tutti dimostratisi inadeguati a governare. Lo scriva, lo scriva. Vediamo, se avrà il coraggio di scrivere queste cose sul Giornale».
E perché non dovrei averlo, scusi?
«Perché esiste un parallelo fra allora e oggi. E, sia pure a denti stretti, i testi di Camilleri inducono a sorridere sulle strane attinenze fra la Sicilia del dopo unità d’Italia, e quella del suo centocinquantenario».
Dunque il vostro sarà uno spettacolo politico?
«Sarà una giusta operazione culturale. Se svolgerà anche una funzione politica, tanto meglio».
[…]
Paolo Scotti
 
 

Spoletocity, 23.6.2011
Presentazione "Cannibardo e la Sicilia"

Spoleto - Arriva Massimo Ghini e la presentazione dello spettacolo “Cannibardo e la Sicilia” di Andrea Camilleri acquista una teatralità fluida e vivace. Ferrara inizia dichiarando la sua gioia per la presenza di un attore versatile e intelligente, uno di quelli di cui “si sente il cervello e si sente il cuore”, l' aspetto più importante per un interprete.
Dice poi che gli attori amano Spoleto, Ghini torna dopo tanti anni (1992), e ci sono progetti per il prossimo anno e addirittura per una “presenza costante”.
Il regista Giuseppe Dipasquale parla del fatto che la salute di un Festival si vede dalla capacità di creare contaminazione e competizione di linguaggio e questo Festival lo fa.
Viene nello spettacolo data la visione che di Garibaldi aveva un siciliano, una visione “aggiustata”, la storpiatura del nome è l'immagine popolare.
La musica di Mario Incudine esalterà questo “viaggio”.
A nome del Teatro Stabile di Catania si dichiara felice di essere doppiamente presente (l'altra produzione è “ Il Tredicesimo Punto”).
Ghini narra come lo spettacolo sia “work in progress”, nato da una lettura di brani di Camilleri a Parigi per una serata in suo onore, lettura che doveva avvenire dopo un'intervista a Camilleri che però non potè essere presente, quindi lettura che si “ampliò”.
Ghini parla anche di pagine da una lettura precedente (due anni fa a New York), lettura basata su di un carteggio tra Lincoln e Garibaldi.
In questo scambio di lettere autentiche si rivela come molti garibaldini parteciparono alla Guerra di Secessione Americana per i Nordisti, molti borbonici per i Sudisti.
Lo spettacolo è un “contributo” alla Storia da parte di un grande autore che scrive con mano leggerissima e gusto pungente.
Non è mancato un riferimento puntuale e preciso all'occupazione del Teatro Valle da parte di lavoratori del mondo dello spettacolo(attori, scenografi, registi e altri addetti ai lavori) per rivendicare i propri diritti e contro i tagli alla cultura. Ghini ricorda che la cultura non è un peso ma un valore.
Anche un valore di mercato, che crea occupazione tramite anche l'indotto, di circa 3 milioni di persone.
La presentazione finisce con uno scambio di battute tra attori, Ghini e Mimmo Mignemi, tratto dallo spettacolo, per rispondere ad una domanda sui Borboni.
La Sicilia ha avuto tanti “ospiti”, Arabi, Borboni,Savoia.....e conclude Ghini, l'Impresa dei Mille fu fatta da giovani, e “c'è qualcuno che li fotte, prima e dopo”.
C.A.
 
 

Il salvagente, 23-30.6.2011
Labirinto di specchi per Montalbano

Ma come si fa a dire che non ti è piaciuto l’ultimo romanzo di Andrea Camilleri, che - oltretutto - ha per protagonista il mitico Montalbano e che è salito in vetta alla classifica dei più venduti nel giro di una settimana?
In effetti la tentazione di glissare è forte, anche perché Il gioco degli specchi (Sellerio editore, 244 pagine, 14 euro) reca pur sempre il marchio di fabbrica di un eccellente autore.
Il personaggio di Liliana, ad esempio, è avvincente. I suoi tentativi di sedurre il commissario sono carichi di eros e lui si trattiene a stento (e, diciamoci la verità, quasi non si trattiene).
“Il so pedi destro mosse un passo verso il letto a malgrado che il ciriveddro gli ordinassi con tutta l’autorità che aviva di starisinni fermo, di non cataminarisi. Il pedi mancino seguì il collega con pari ‘ntusiasmo. Solo un intervento soprannaturali potiva salvari a Mon¬talbano dall’abisso nel quali era oramà destinato a sprufunnari. ‘Dai, vieni!‘ - esorta la bella Liliana dal letto. Sulu sant’Antonio a¬vrebbi potuto resisteri. E sant’Antonio, chiamato in causa, ‘ntirvinni prontamenti”.
Insomma, la prosa è sempre quella, efficace, di Camilleri.
Ma la trama fondata sul rimando tra gli specchi finisce per confondere il lettore. Lo scrittore cerca troppe simmetrie e finisce per forzarle pur di condurre in porto la sua “scaletta”.
È una cosa che succede in tutti i romanzi, dove il problema è quello di tenere insieme l’ordito e la trama. Ma la mano stavolta non è completamente felice e si avverte la fatica di riannodare i fili.
Siccome, però, si tratta di un giovane autore, speriamo che il suo prossimo romanzo superi que¬sto difetto.
Stiamo scherzando, naturalmente. Ma questo non vuol dire che non ci aspettiamo - la prossima volta - un Montalbano migliore. Anche a Georges Simenon (lo scrittore più amato da Camilleri) non tutte le ciambelle riuscivano col buco.
Rocco Di Blasi
 
 

Fondazione Alfonso Gatto, 24.6.2011
Proiezione dell'intervista "Andrea Camilleri ricorda Alfonso Gatto"
Venerdì 24 giugno • 20.30 - 23.30
CASA DELLA POESIA di Baronissi

Nel corso della serata verranno proiettate, oltre all'intervista completa al Maestro siciliano, una serie di testimonianze da Italo Calvino e Walter Mauro a Maurizio Costanzo etc. Ascolteremo una breve lettura del 1965 dalla voce di Alfonso Gatto. Una serata a sostegno della Casa della Poesia e della Fondazione Alfonso Gatto.


 
 

Festival dei Due Mondi di Spoleto, 24.6.2011
Teatro Romano venerdì 24 giugno - 19:00
Biglietti: posto unico €30
Cannibardo e la Sicilia
di Andrea Camilleri
regia Giuseppe Dipasquale
con Massimo Ghini, Mimmo Mignemi, Vincenzo Crivello
musiche originali di Mario Incudine eseguite dal vivo da Mario Incudine e Antonio Vasta
coproduzione Teatro Stabile di Catania - Tunart

"Quando i nostri non arrivarono, Cannibardo si prese la Sicilia.
Quando arrivò Cannibardo i Sabaudi si presero la Sicilia.
Nulla era cambiato da quando gli Arabi si erano presa la Sicilia.
Ora chè è presa, la Sicilia è libera perché libero lo spirito dei Siciliani"

Lo spettacolo ripercorre la storia di Garibaldi e la Sicilia post-unitaria attraverso alcuni brani tratti dai suoi cinque romanzi storici ("La bolla di componenda", "Il filo di fumo", "Il Birraio di Preston", "La concessione del telefono", "Il Re di Girgenti"): l´autore siciliano traccia la breve parabola di un sogno, raccontando le speranze suscitate dallo sbarco di Garibaldi in Sicilia, l´entusiasmo con cui il popolo andò alle urne nell´ottobre del 1860 tributò una «maggioranza bulgara» all´annessione dell´isola al regno d´Italia, e le delusioni che invece suscitò la politica post-unitaria.
«La storia ha detto che Garibaldi ha fatto la cosa giusta ma al momento chi lo poteva sapere? Mettiamoci nei panni del regio impiegato postale, uno dei tanti piccoli borghesi di fronte a queste schiere rosse che danno la terra ai contadini, aprono le carceri liberando i "politici" ma anche i tagliagole, che infatti ritornano subito a essere tali, rivoltano insomma il mondo. Il generale diffida chiunque dal chiamarlo "voscenza", è libertario ma semina diffidenza e all´inizio non riesce a scalfire la saggia prudenza siciliana. C´è un nostro bellissimo detto che dice "Munno (mondo) è, munno sarà". Come a dire: che c´è poi da cambiare? Tanto cambierà pochissimo. Sto Garibbaldo che vorrà?». Instancabile ricercatore di vecchi documenti da cui prende spunto per storie straordinarie come La concessione del telefono, Camilleri ha sempre dimostrato anche un grande interesse per i risvolti e le motivazioni psicologiche che stanno dietro le scelte dei suoi personaggi. Garibaldi è carismatico, affascinante, furbo, ha un clamoroso senso della comunicazione e della propaganda, senza avere televisioni: anche oggi sarebbe il più bravo. Arriva con mille uomini, trova alleati un po´ di contadini, di cui giustamente non si fida, armati soltanto di bastoni chiodati, e batte un esercito di 100 mila uomini con 130 navi, facendo una sola battaglia vera, a Calatafimi. Così nasce la fama dell´eroe invincibile e il popolino non lo chiamerà più "Canebardo" così come Bixio non sarà più "Biscio"».
 
 

La Stampa, 24.6.2011
Il Risorgimento in chiave siciliana nella conversazione con Camilleri Conferenza. Con «Ethica» oggi alle 18 al polo universitario

C'e' attesa ad Asti per l'incontro (oggi alle 18 nell'Aula magna del Polo universitario di piazza De Andre', ex caserma Colli di Felizzano), con lo scrittore Andrea Camilleri. Intervistato dal giornalista de La Stampa Alberto Sinigaglia, rivisitera' il Risorgimento italiano visto dalla Sicilia, ricostruito fra le pagine del Gattopardo. E' una delle tappe del viaggio nella storia d'Italia intrapreso dall'associazione Ethica per festeggiare i 150 anni dell'Unita' italiana. Camilleri, scrittore siciliano, noto al grande pubblico come autore della saga del commissario Montalbano, e' anche attento interprete della cultura siciliana, raccontata attraverso il dialetto. Insieme agli organizzatori ha scelto «Il principe di Salina», personaggio del Gattopardo, come filo rosso della conversazione dedicata a letteratura e Risorgimento. L'ingresso e' libero.
 
 

Il Centro, 24.6.2011
Al Ridotto del teatro
Incontro con Camilleri

L’Aquila. Domenica 3 luglio alle 18,30, al Ridotto del teatro, lo scrittore Andrea Camilleri sarà protagonista di un incontro con i cittadini. L’autore, in tal modo, recupererà l’appuntamento saltato durante «Volta la carta», la prima fiera dell’editoria indipendente organizzata alla Cartiera del Vetoio dalla casa editrice Arkhé.
 
 

La Sicilia, 24.6.2011
«Cannibardo e la Sicilia» una «provocazione» per parlare di Meridione
Parliamo di Garibaldi, ma i veri protagonisti sono coloro che hanno vissuto subito dopo Garibaldi

Spoleto. Debutta alle 19 in prima nazionale al Teatro Romano di Spoleto, nell'ambito del Festival dei due Mondi, "Cannibardo e la Sicilia" di Andrea Camilleri, regia di Giuseppe Dipasquale, musiche originali di Mario Incudine, eseguite dal vivo da Mario Incudine e Antonio Vasta, con Massimo Ghini, Mimmo Mignemi, Vincenzo Crivello.
Sarà una coproduzione dello Stabile di Catania con Tunart ad inaugurare stasera la 54ª edizione del prestigioso Festival dei due Mondi di Spoleto che - mentre ricorre l'anniversario della nascita del suo illuminato fondatore Giancarlo Menotti - quest'anno è attraversato dal tema dei 150 anni dell'Unità d'Italia. «Cannibardo e la Sicilia» è uno spettacolo multimediale che il regista Giuseppe Dipasquale ha impaginato attingendo al ricco universo di personaggi, immagini e provocazioni intellettuali dei romanzi storici di Andrea Camilleri, dal «Birraio di Preston» alla «Concessione del telefono», dalla «Bolla di componenda» al «Filo di fumo» fino al «Re di Girgenti». Lo stesso Camilleri - scrittore sempre in vetta alle classifiche e prolifico papà del Commissario Montalbano - comparirà in suggestive immagini filmate nel ruolo di impareggiabile affabulatore. Allusivo già nel titolo, «Cannibardo e la Sicilia» ripercorre la vicenda di Garibaldi e il controverso significato della sua impresa in Sicilia in difficile equilibrio tra liberazione e delusione storica. L'entusiasmo iniziale suscitato nella popolazione dall''eroe dei due mondi, protagonista carismatico del Risorgimento italiano, produsse l'effetto della «maggioranza bulgara» con cui nelle consultazioni referendarie del 1860 i siciliani decisero l'annessione dell'isola al Regno d'Italia. Ma la politica post-unitaria avrebbe fatto presto emergere nella realtà meridionale un senso di abbandono e di estraneità rispetto allo Stato.
Sulla scena a dare voce e corpo alla parola ironica e surreale dell'autore agrigentino due attori siciliani, Mimmo Mignemi e Vincenzo Crivello, che affiancheranno il popolarissimo attore romano Massimo Ghini.
«Sono felice di collaborare con lo Stabile di Catania - spiega Ghini, attore multiforme e versatile che, dopo essersi assicurata una parte nel prossimo film di Woody Allen, presto vedremo in tv nell'inedito ruolo di narratore in "Delitti rock", un programma che indaga sul mistero di alcune morti illustri nel mondo della musica - "Cannibardo" è una grande provocazione. Ricordiamo e parliamo di Garibaldi, ma i veri protagonisti sono coloro che hanno vissuto o subito Garibaldi. Camilleri è un meridionalista attento che, lontano dal sostenere ipotesi separatiste, fa luce sulle molte zone d'ombra della storia risorgimentale, a partire dalla cocente delusione del popolo che sentiva di passare da una dominazione ad un'altra. Rimane indiscussa e viene fuori da questo spettacolo, il senso profondo dell'appartenenza alla patria Italia».
Spettacolo composito che in un ritmo serrato intesse monologhi, mise en scène, dialoghi e canzoni, «Cannibardo e la Sicilia» descrive la parabola di un sogno che per poco tempo illuse i siciliani sulla possibilità della rivoluzione sociale.
«All'inizio racconto una storia che mi è accaduta veramente. A New York ho scoperto un carteggio tra Lincoln e Garibaldi: l'uno chiedeva all'altro di intervenire nella guerra di Secessione, mentre i Borboni sostenevano la causa dei Sudisti. Parte da questo evento l'indagine-provocazione affidata poi all'accattivante narrazione di Camilleri e ad alcune meravigliose pagine dei suoi romanzi storici. Dagli States all'estrema provincia siciliana si dipana un racconto appassionante che è storico ma anche psicologico ed ha una valenza simbolica».
Insofferente ai ruoli e alle «specializzazioni», Ghini si definisce un artigiano del Teatro che ama misurarsi con tutte le provocazioni dei personaggi. «A chi mi chiede, spesso malignamente, come faccio a passare dai cinepanettoni al cinema d'autore, rispondo che evidentemente so fare entrambe le cose. Nella vita mi sento un po' Cirano, per metà guascone e per metà poeta, e chissà che non decida di portare a teatro questo bellissimo personaggio di Rostand…».
Giovanna Caggegi
 
 

Corriere dell’Umbria, 24.6.2011
Garibaldi unisce Ghini e Ferrara.
L’attore con “Cannibardo e la Sicilia” inizia una collaborazione con il festival destinata a proseguire.

La versatilità di Massimo Ghini al servizio del Due Mondi, non solo per una sera bensì per una collaborazione destinata a durare. Giorgio Ferrara, direttore artistico del festival e presidente della Fondazione, lo annuncia in occasione dell’incontro di presentazione del primo omaggio festivaliero ai 150 anni di Unità d’Italia:“Cannibardo e la Sicilia” di Andrea Camilleri con Massimo Ghini e alla regia di Giuseppe di Pasquale, questa sera in prima nazionale alle 19 al teatro Romano. “Con Ghini ci sono dei progetti importanti - ribadisce Ferrara -, è un artista che può dare molto al festival con la sua capacità di spaziare dal cinepanettone al teatro d’autore e la sua grande verve affabulatoria”. E da parte dell’attore romano: “Ho voglia di trovare ‘casa’ e entrare in una nuova fase artistica”. La presenza di Massimo Ghini promette bene: battuta sagace e contenuti d’attacco che fanno saltare subito fuori suo impegno politico-sindacale nel parlare del Valle e delle prospettive future del patrimonio culturale italiano. E poi c’è una vivace tensione su “Cannibardo”, in scena alle 19 al teatro Romano, prima che faccia buio. Canebardo è la storpiatura che al sud fanno di Garibaldi. Il testo nasce da un patchwork costruito a più mani su testi tratti dai cinque romanzi storici di Andrea Camilleri con riferimenti all’Eroe dei Due Mondi e al suo arrivo in Sicilia. Ne viene fuori un mise en space in cui si ride a “denti stretti” nel ripercorrere una storia questa volta vista secondo un’ottica che “aggiusta un po’ la statura dell’eroe invincibile” come dice Di Pasquale regista e direttore dello Stabile di Catania, presente al festival anche con un secondo spettacolo, “Il tredicesimo punto” sulla figura di Nilde Iotti. “Cannibardo e la Sicilia” vede in scena, oltre a Massimo Ghini, gli attori Mimmo Mignemi e Vincenzo Crivello con musiche eseguite dal vivo da Mario Incudine e Antonio Vasta. “Il nostro è un lavoro in progress - aggiunge Ghini - che ha origine nei testi di Camilleri e in un carteggio tra il presidente Lincoln e Garibaldi che mi sono trovato a portare in scena a New York scoprendo una sottostoria fatta di borbonici che combattevano per il nord e garibaldini impegnati per il sud, giovani che mossi dagli stessi ideali”. “Un omaggio al Risorgimento attraverso la verità” commentano regista e attori. Su tutto la mano leggera dell’autore che così chiosa in una nota: “L’Italia c’è, nel bene e nel male, con le sue luci e le sue ombre. Ed è quello che conta”.
Sabrina Busiri Vici
 
 

in Umbria, 24.6.2011
“L’occhio di Cordio”, a Todi
Il volume, già illustrato all’Umbria Libri 2011 con meritato successo, sarà presentato a Todi da Francesco Cordio, Daniele Silvestri e Luca Zingaretti

Domani, 25 giugno 2011, alle 16,30 presso il Palazzo del Vignola di Todi, sarà presentato il libro “L’occhio di Cordio. Le opere di Nino Cordio, le testimonianze”. Si tratta di un lavoro opera del regista Francesco Cordio che lo ha dedicato al padre, il pittore e scultore Nino Cordio.
All’iniziativa interverrà oltre all’autore, il cantautore Daniele Silvestri, che ha curato la prefazione dell’opera, e l’attore Luca Zingaretti, nonché la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini.
A moderare l’incontro Francesco Siciliano, attore e vice responsabile nazionale dell’informazione e cultura del Partito Democratico. Il libro è arricchito da un’introduzione di Andrea Camilleri.
 
 

Libri Blog, 24.6.2011
Il gioco degli specchi

Il gioco degli specchi di Andrea Camilleri è il nuovo romanzo giallo che ha per protagonista il famoso commissario Montalbano. Il libro è edito dalla Sellerio e inserito nella collana La memoria.
Sin dalle prime pagine del libro si ritrova lo stile tipico che caratterizza i romanzi di Andrea Camilleri incentrati sulla figura di Salvo Montalbano: la tensione cresce pagina dopo pagina e, soprattutto in questo romanzo, essa inizia a essere avvertita ancor prima che la narrazione entri nel vivo.
Ne Il gioco degli specchi di Andrea Camilleri, il commissario Montalbano è impegnato nella soluzione di un caso ambiguo: qualcuno ha fatto esplodere una bomba nei pressi di un deposito.
Quella che all’inizio sembra una vendetta legata a un pizzo non pagato, man mano che le indagini proseguono, inizia ad assumere sfaccettature diverse e ambigue: il deposito, infatti, era vuoto da anni… Quale scopo aveva la bomba? Le indagini del commissario Montalbano si concentrano inizialmente in un condominio situato a poca distanza dal deposito fatto esplodere: al suo interno, infatti, vi abitano anche alcuni pregiudicati.
Per quanto riguarda la vita privata, invece, il Commissario ha conosciuto i suoi nuovi vicini, i Leonardo, una giovane coppia che ha acquistato una villa in riva al mare molto simile alla sua. Alcuni eventi apparentemente fortuiti, inoltre, portano Montalbano a fare i conti con un amore imprevisto e inaspettato che finisce per destare sospetti nella mente del Commissario e ad avere risvolti anche in ambito lavorativo.
Il Commissario e la sua squadra, in particolare, si troveranno a dover scoprire il nesso tra due vicende apparentemente distanti al fine di risolvere il caso della bomba nel deposito e portare finalmente alla luce la verità. Le indagini saranno portate deliberatamente fuori strada più volte da qualcuno che agisce nell’ombra, interessato a mantenere nascosti i suoi traffici a tutti i costi.
Valentina
 
 

La Repubblica, 25.6.2011
Il teatro. La modestia
Ronconi ci fa volare tra Europa e Argentina
Al festival di Spoleto il debutto di "La Modestia" che il regista firma dal testo di Spregelburd
Bravissimi gli attori. Presentato anche il lavoro di Massimo Ghini tra le pagine di Camilleri

[…]
Dopo, anche Andrea Camilleri fa altrove professione di "modestia", apparendo solo sui monitor di Cannibardo e la Sicilia dove Massimo Ghini è story-teller e entertainer non in due ma in tante vesti.
Rodolfo Di Giammarco
 
 

Una Torre di Libri, 26.6.2011
Domenica 26 giugno, ore 17,30, Piazza del Municipio, via Repubblica 1
Apertura della manifestazione e conferimento della cittadinanza onoraria a Andrea Camilleri

L’Amministrazione Comunale è onorata di assegnare ad Andrea Camilleri la cittadinanza onoraria di Torre Pellice.
Lo scrittore siciliano verrà a trovarci personalmente, in compagnia della sua e nostra amica, la scrittrice Simonetta Agnello Hornby. Ospite speciale della giornata, lo scrittore e traduttore di Camilleri in Francia, Serge Quadruppani.
Siamo contentissimi ed emozionati. E lo ripetiamo: è un onore. Non faremo altro che “tambasiare” in piazza, perchè fa sempre bene bighellonare con la fantasia e apparentamente senza un obiettivo, inventare storie, “taliare” le persone e il mondo, parlarne e scriverne. Con Andrea Camilleri.
Ore 19,30, Ristorante Flipot, Corso Gramsci 17
Cena con Andrea Camilleri
a cura di Gisella e Walter Eynard
è gradita la prenotazione: tel. 012191236


 
 

La Repubblica (ed. di Torino), 26.6.2011
Gli arancini di Andrea
Camilleri in Val Pellice apre "Una torre di libri"

Metti una sera a cena gli arancini fritti siciliani e il Seirass del Fen della Val Pellice. È uno strano incontro gastronomico-culturale, quello che apre oggi la nuova edizione di «Una Torre di Libri», la kermesse letteraria promossa nel principale centro delle Valli Valdesi, Torre Pellice, dall'amministrazione locale in accordo con la Libreria Claudiana, Claudiana Editrice, associazione Spad e Centro Culturale Valdese. Ospite illustre dell'appuntamento inaugurale odierno dalle 17.30, con ritrovo nella piazza del Municipio (e in caso di maltempo all'interno del Palaghiaccio), sarà il romanziere Andrea Camilleri, cui è dedicata interamente la prima giornata del prezioso festival dei libri di Torre, e al quale verrà anche consegnata dalle mani del sindaco, e alla presenza dell'amica scrittrice Simonetta Agnello Hornby e del suo traduttore per la Francia Serge Quadruppani, una speciale pergamena con cui viene conferita allo scrittore di Porto Empedocle la cittadinanza onoraria. Dopo l' incontro vis à vis sotto il sole tra il pubblico di lettori e l'autore di tanti romanzi e racconti ambientati in terra siciliana, da "L'odore della notte" a "La gita a Tindari", da "Gli arancini di Montalbano" a "Biografia del figlio cambiato", la manifestazione proseguirà in un ambiente più fresco con una curiosa cena a cui prenderà parte lo stesso Camilleri, che verrà servita dalle 19.30 ai tavoli di un vero e proprio "conservatorio" della tradizione culinaria delle vallate valdesi, il ristorante Flipot di Walter e Gisella Eynard in corso Gramsci 17. Una nota profumata e gustosa che darà il via questa sera allo spettacolo di pagine che danzeranno al vento fino al 31 luglio, occupando spazi all'aperto, librerie, ristoranti e cantine del posto. Quaranta giorni in totale fra iniziative culturali e presentazioni di libri, tutte ad ingresso gratuito, che quest'anno avranno come filo rosso di congiunzione il temabinomio "Nazioni/Narrazioni", una sorta di bussola intellettuale per orientarsi nell'esplorazione di tutte le nazioni, reali e letterarie, di cui si compone il nostro mondo. Si ricomincia a discuterne già domani dalle 17.30 con la presentazione dell' ultimo libro di Simonetta Agnello Hornby "Un filo d' olio", mentre sabato prossimo toccherà a Giovanni De Luna e Alberto Sinigaglia ritornare sull'argomento presentando il loro libro "Buon compleanno, Italia!". Fra i numerosi ospiti in cartellone, poi, si segnalano nelle prossime settimane gli interventi di Elena Loewenthal (3 luglio), Marco Pannella (9/7), Marco Revelli (15/7), Mario Calabresi (21/7), Luca Rastello e Gabriele Del Grande (22/7), Maurizio Maggiani (30/7) e Margherita Oggero (31/7).
Guido Andruetto
 
 

L’Eco del Chisone, 26.6.2011
Camilleri a Torre: "Onorato di far parte di questa comunità"

"Voi dite che è un onore avermi qui. Io, invece, rispondo che sono io ad essere onorato che mi abbiate chiesto di far parte della vostra comunità. E che comunità". Così Andrea Camilleri ha accolto la cittadinanza onoraria conferitagli poco fa dal Comune di Torre Pellice. L'incontro, ospitato nello splendido scenario di piazza della Libertà gremita, prosegue ora con una piacevole chiacchierata con gli amici e traduttori Simonetta Agnello Hornby e Serge Quadruppani. È uno degli appuntamenti nel programma della rassegna letteraria "Una Torre di libri". Presente almeno un migliaio di persone.
Daniele Arghittu
 
 

La Stampa, 26.6.2011
Camilleri l'ottimista incanta Asti con un ''moderno'' principe di Salina Evento. Applaudito dai lettori alla conferenza organizzata da Ethica

Andrea Camilleri con Alberto Sinigaglia

Se Paolo Conte patisce dell’«umor nero del tramonto», lui no. Lui è un inguaribile ottimista. Neanche gli anni che si rincorrono (ormai sono 86), rendono incerta quella visione buona del domani.
«Pagheremo tanto, sarà dura, ma noi italiani ne abbiamo viste tante. Passerà anche questa». Andrea Camilleri lo dice a una sala affollata. E’ la sua seconda volta ad Asti. Sono duecento, forse anche di più. Tante donne, tanta voglia di dimostrargli che questi astigiani non son poi così gelidi.
Lo hanno accolto nell’Aula Magna dell’Università, alzandosi in piedi, con un lungo, caloroso applauso. Lo scrittore «padre» di Montalbano ricambia la cortesia: «Non vado più da nessuna parte. Ho troppi medicinali da portarmi dietro e mi tocca guardare gli altri mangiare. Quando ho visto che questa conferenza era organizzata da Ethica, però, mi son detto: ma son matti ad Asti? L’etica non va più di moda. E ho accettato l’invito».
Si ride e si comincia. La conferenza di Camilleri chiude il ciclo di incontri sul Risorgimento di Ethica, orchestrate da Astiss e la Prefettura. L’accoglienza è del presidente Giovanni Periale. Poi, sollecitato dal giornalista Alberto Sinigaglia, il romanziere disserta su quella figura tragica e complessa del principe di Salina e della Sicilia borbonica al tramonto così come la rimanda «Il Gattopardo».
Una pennellata di storia rivisitata con la fantasia del Camilleri scrittore che scivola sempre sull’attualità. «Parlavano dialetti diversi, non si capivano, eppure gli ideali hanno unito i piemontesi e i siciliani nel Risorgimento. Siamo un popolo fatto così: capace di reagire quando si trova con le spalle al muro. Il corpo dell’italiano è elastico: riesce a sopportare tanta tensione».
L’importante è l’etica, appunto. «E’ lo sforzo di rapportarci lealmente con gli altri». Camilleri ha un debole per la provincia. «Mentre la città assorbe, la provincia dona vita, è il luogo in cui è facile fare e comunicare». Due ore di chiacchierata, e alla fine l’attesa sigaretta. Camilleri se ne va con una promessa. «Da oggi ho incominciato davvero nel venire ad Asti». E Asti lo aspetta ancora.
Fiammetta Mussio
 
 

La Sicilia, 26.6.2011
L'Unità d'Italia secondo Camilleri
Straordinari Massimo Ghini, Mimmo Mignemi, vero mattatore della serata, e Vincenzo Crivello
Lo scrittore «L'Italia ora c'è, nel bene e nel male, e questo è importante». Applausi alle musiche

Spoleto. «La storia ha detto che Garibaldi ha fatto la cosa giusta, ma al momento chi lo poteva sapere?»: ha alla base questo interrogativo la vicenda dell'Eroe dei due mondi dopo lo sbarco a Marsala, anzi di Cannibardo e la Sicilia, come si intitola lo spettacolo del Teatro Stabile di Catania basato sul racconto di Andrea Camilleri e presentato l'altra sera in anteprima al Festival dei Due Mondi di Spoleto.
La conclusione, affidata alla voce dello scrittore sarà: «L'Italia ora c'è, nel bene e nel male, e questo è l'importante», dopo una serie di scene e racconti che illustrano come la conquista della Sicilia da parte dei Savoia sia stato un disastro, uno sfruttamento bieco e di tipo coloniale, con repressioni violente, quando la gente arrivava a insorgere, magari solo per la fame.
In scena tre straordinari attori, il popolare Massimo Ghini, Mimmo Mignemi, vero mattatore della serata, e Vincenzo Crivello, accompagnati e sostenuti dalle musiche d'ispirazione popolare di Mario Incudine, eseguite dal vivo con Antonio Vasta, molto applaudite anch'esse da una numerosissimo pubblico che ha riempito le gradinate del Teatro Romano.
A differenza di quanto ha scritto Giancarlo Fusco in "Garibaldi in Sicilia", pubblicato da Mursia, racconto epico sull'impresa, Camilleri si pone dalla parte della gleba, cioè delle classi povere, ricordando il desiderio di riscatto al tempo dei Borboni ma al tempo stesso denunciando le delusioni a causa di inspiegabili episodi registrati durante l'occupazione dei Piemontesi. Ricorda, ad esempio, la sanguinosa battaglia di Bronte, ed altri episodi simili. E poi i funzionari piemontesi, corrotti e incapaci di capire dove sono e con chi hanno a che fare. Sino al tradimento di Crispi, diventato presidente del Consiglio. Solo dopo le due guerre mondiali cominciano a cambiare le cose, ma il lavoro da fare, lascia intendere Camilleri, è ancora molto. Un insieme di luci ed ombre per la regia di Giuseppe Dipasquale, il quale snoda gli aspetti drammaturgici stando bene attento a non calcare la mano sul carattere didascalico che la materia comporta.
Il lavoro ha l'andamento della parabola di un sogno, raccontando le speranze suscitate dallo sbarco di Garibaldi, l'entusiasmo con cui il popolo nell'ottobre del 1860 tributò una stragrande maggioranza all'annessione al Regno d'Italia, e le amare delusioni che invece suscitò la politica post-unitaria, arrivando solo sei annci dopo alla prima rivolta di piazza.
Per il Festival dei Due Mondi, dunque, un buon viatico, ma soprattutto la conferma del teatro come mezzo espressivo per rilevazioni pure.
Ettore Zocaro
 
 

Paperblog, 26.6.2011
Recensione Il gioco degli specchi di Andrea Camilleri

Signori, vengo a voi con una splendida notizia: il commissario Montalbano è tornato, ed è tornato con una trama gialla!
Se negli ultimi episodi della saga del commissario di Vigata il focus era infatti prevalentemente concentrato sulla biografia di un Montalbano attanagliato dalla paura della vecchiaia o sorpreso da sentimenti amorosi quasi adolescenziali, con “Il gioco degli specchi” salutiamo il ritorno ad un plot convincente e (finalmente) thrilleristico.
Sospettosamente concupito da una vicina di casa bellissima e allegramente disponibile, il nostro commissario inizierà ad indagare su una bomba artigianale scoppiata davanti ad un magazzino (e la matrice pizzo pare indiscutibile) e su un proiettile che ha colpito la sua auto (impossibile non visualizzare la Tipo guidata da Zingaretti nella versione filmica per la tv). In questo contesto, Montalbano torna a giocare con i suoi avversari - siano essi famiglie mafiose o giornalisti asserviti alla criminalità organizzata – ed ad immaginarne efficacemente ogni mossa successiva: un gradevole ritorno alle origini dopo qualche avventura in cui il Nostro sembrava subire gli avvenimenti, più che esserne protagonista.
Lettura tipicamente estiva, lo sappiamo, al punto che Sellerio programma le nuove uscite di Camilleri a maggio o giugno con una certa costanza, ma non per questo da sminuire: tra i talenti letterari di Camilleri troneggia, senza alcun dubbio, quello di riuscire a tracciare con spietato umorismo la realtà tipicamente italiana di questi anni.
Consigliato a tutti, anche a chi non abbia ancora posato gli occhi su una avventura di Montalbano in uno dei diciassette (!) volumi che hanno anticipato “il gioco degli specchi”.
La citazione:
“Na vota mi capitò di vidiri ‘na pillicola di Orson Welles nella quali c’era ‘na scena che si svolgiva dintra a ‘na càmmara fatta tutti di specchi e uno non accapiva cchiù indove s’attrovava, pirdiva il senso dell’orientamento. Mi pari che con noi vonno fari lo stisso ‘ntifico joco”
Quelli_di_alfonso76com
 
 

Corriere del Mezzogiorno, 27.6.2011
Proiettata a Salerno per sostenere la Casa della Poesia di Baronissi
Camilleri racconta Gatto: «Uno dei più grandi del '900»
In una video intervista lo scrittore parla del suo amico: «Per me è stato secondo solo a Montale e Ungaretti»

Salerno - Si è svolta venerdì scorso una serata di proiezioni, di interviste e documenti organizzata dalla Fondazione Gatto per sostenere la Casa della Poesia di Baronissi, che sta attraversando una seria crisi finanziaria. La maggior parte dei materiali proviene dall’archivio Gatto che recentemente ha raccolto, a Roma, un’affascinante intervista ad Andrea Camilleri che del poeta fu amico e assiduo sodale fino alla sua tragica scomparsa. Allora lo scrittore siciliano, regista teatrale e televisivo, frequentava i maggiori intellettuali italiani, da Pasolini, a Montale, da Ungaretti al Quasimodo fino agli artisti futuristi e ai più famosi registi del neorealismo italiano da Rossellini a De Sica. Nella serata è stato proiettato un reading del 1965 dove Gatto recita brani di prosa e poesia. Poco note sono le testimonianza di Maurizio Costanzo, Walter Mauro e un testo di Italo Calvino. Ma l’aspetto più interessante della serata è stata l’intervista rilasciata pochi mesi fa dallo scrittore di Porto Empedocle a Filippo Trotta, nipote e conservatore dei più importanti documenti visivi e cartacei di Alfonso Gatto.
Nel racconto Camilleri ricorda quasi un decennio della vita romana e salernitana del poeta salernitano: dagli ultimi anni ’60 fino al 1976 l’anno della morte del poeta. A quell’epoca Camilleri e famiglia erano assidui ospiti, a Salerno, di Edoardo Sanguineti che risiedeva all’ultimo piano del neogotico Palazzo Barone. Sanguineti, Gatto e Camilleri erano dei sostenitori espliciti, dichiarati del Pci e partecipavano attivamente alle campagne del partito, specialmente alle ultime elezioni amministrative del 1975 e politiche del 1976. Per la storia ricordiamo ancora che 1975 Edoardo Sanguineti con il segretario del Pci Franco Fichera e Michele Santoro stava per preparare un film su Salerno città di Mare per la regia Andrea Camilleri. Sempre in quell’anno sui muri della città comparve un manifesto optical, disegnato dall’architetto Roberto Visconti che annunciava la chiusura della campagna elettorale con un comizio proprio di Gatto e Sanguineti. E di fatto di questi trascorsi si avverte la eco nell’intervista in cui Camilleri spiega: «Credo sinceramente che Gatto sia stato il più importante poeta del Novecento dopo Montale e Ungaretti. Lo dico a ragione veduta, perché si era trovata questa straordinaria voce particolare che era proprio una sorta di ritmo cantabile che ti entrava dentro con facilità, e poi dicevi: ‘Fammelo rileggere’. Il peso delle parole di Alfonso ti arrivava dopo». E poi continua ancora Camilleri: «Un po’ come Leopardi, che leggi per la prima volta e scorre via come acqua fresca, ‘la donzelletta vien dalla campagna’, un attimo dopo ci ripensi e te ne riappropri con un altro peso, un altro senso. Ecco Alfonso apparteneva a questa categoria alta di poesia».
Ma Camilleri entra anche nel carattere del poeta: «A me divertiva, quando l’ho conosciuto abbastanza bene, perché era incazzoso, si arrabbiava, partiva in quarta però subito si calmava: non è che manteneva la tensione, il livello di scontro continuo si stufava da buon meridionale e mollava le redini. A me questa cosa divertiva da matto, quando assistevo a queste discussioni con Ruggero Jacobbi che erano una meraviglia». «Quando si aprì il congresso del Pci di cui non ricordo l’anno, lui recitò la sua poesia meravigliosa ‘Liberate l’Italia’ e la sala fu attraversata dalla commozione… Io mi ricordo le serate bellissime con Vasco Pratolini e Alfonso. Si era profondi ma non c’era bisogno che la cosa fosse a livello di tragedia. Forse era un modo meridionale di affrontare l’esistenza… Coraggio delle proprie opinioni, coraggio di esprimerle, l’amore per la vita, come dice un suo libro ‘Amore della vita’. Anche per le donne, ma quasi quasi uno oggi si vergogna a dirlo sapendo che c’è chi le ama in maniera diversa da come le amavamo noi. Siamo una generazione diversa».
 
 

Mauxa, 27.6.2011
Montalbano è tornato. Il gioco degli specchi
Ecco la notizia che molti lettori appassionati di giallo nello stile italiano attendevano: Il commissario Montalbano è tornato, Il gioco degli specchi è il suo ultimo lavoro (Edito Sellerio Palermo).

Ecco la notizia che molti lettori appassionati di giallo nello stile italiano attendevano: Il commissario Montalbano è tornato, Il gioco degli specchi è il suo ultimo lavoro (Edito Sellerio Palermo).
Con questo nuovo lavoro, Andrea Camilleri ha voluto indirizzare la trama e l'attenzione del lettore sulla dinamica della storia e lo sviluppo dell'intrigata trama. Negli ultimi episodi della saga del commissario di Vigata l'interesse infatti era prevalentemente concentrato sulla biografia di un Montalbano angosciato dalla paura della vecchiaia o sorpreso da sentimenti amorosi quasi adolescenziali. Con Il gioco degli specchi assistiamo al ritorno ad un Montalbano meno ansioso rispetto al passato, più tranquillo, quasi pacificato con il mondo, capace di mediare anche con se stesso e in grado di scansare con astuzia le trappole che buttano davanti ai suoi piedi, trovando l'intuizione giusta per risolvere brillantemente il caso. Un racconto avvincente, dinamico, dove il lettore affezionato alle storie di Camilleri sa comunque di ritrovare nel protagonista un amico.
Questa è la trama:
Qualcuno gioca ingegnosamente con Montalbano. Misura i passi del commissario. Li indirizza. Li spinge là dove è inutile che vadano: lungo piste che, se sono giuste, si rendono irriconoscibili, si cancellano. Montalbano ha una sua cultura cinematografica. E gli viene in mente il vecchio film La signora di Shanghai di Orson Welles: il torbido noir, con tutti i suoi scombussolamenti, e tutti i suoi illusionismi barocchi. Montalbano entra nel film. E vede se stesso disorientato, dentro la scena finale, nella sala degli specchi di un padiglione del Luna Park. Un villino, un giro di macchine, una storia d'amore un po' scespiriana, due esplosioni apparentemente insensate, un proiettile senza tracciabile direzione, una coppia di cadaveri, bruciato uno, bestialmente violentato l'altro, entrano nella trama del romanzo.
La Sellerio programma le nuove uscite di Camilleri nel periodo estivo, forse perchè considerata lettura da ombrellone. Ma non per questo i lavori di Camilleri sono da sottovalutare. Alla sua creatività si deve dare il merito di saper tracciare con intenso realismo, accompagnato da spietato umorismo, la situazione italiana di questi ultimi anni.
Michela Menicocci
 
 

Corriere della Sera (ed. di Roma), 27.6.2011
Feltrinelli via Appia
Montalbano si racconta

Alle 18 presso al libreria «La Feltrinelli Libri e Musica di via Appia Nuova, 427 incontro dal titolo «Montalbano racconta Montalbano». Protagonista Luca Zingaretti, interprete del personaggio del Commissario Montalbano, in occasione della presentazione della serie tv in uscita in Dvd.
 
 

PUB, 28.6.2011
Vigàta: storie di sesso e/o amore!
Gran circo Taddei e altre storie di Vigàta, Andrea Camilleri, Sellerio editore, 2011, €14,00

Da buona siciliana non poteva mancare il mio omaggio a un grande corregionale, che continua instancabilmente alla sua età (ottantacinque anni suonati!) a regalarci vivide emozioni. Vi voglio parlare di una delle ultime fatiche letterarie di Andrea Camilleri, non di un giallo-noir della serie “Montalbano”, ma di otto racconti ambientati nella famosa Vigàta, ricercatissima dai turisti, ma inesistente nella realtà, in quanto mera invenzione letteraria dello scrittore. Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta è un libro per tutti coloro che vogliono scoprire o ricordare la Sicilia di un tempo, in realtà non troppo distante da quella di oggi… Si tratta di otto racconti ambientati durante gli anni del regime fascista e quelli della sua successiva caduta. L’autore definisce gli otto micro-romanzi che compongono l’opera “una sorta di campionario di uomini e donne di Sicilia”. I racconti hanno come file rouge l’eros, che nella società iperfascista rappresentata da Camilleri, diventa quasi un obbligo, una necessità per contribuire a “dare uomini” alla patria. In questo contesto gli amori più intensi, passionali, veri e autentici sono quelli difficili, impossibili, extraconiugali. Per questo motivo uomini, ma soprattutto donne, vecchi e giovani, desiderano, tradiscono, si prendono con una fisicità in alcuni casi animalesca e quando incontrano il sentimento vero e autentico lo vivono con grande passione. Le donne di Vigàta ricorreranno a rapporti extraconiugali, a volte anche col consenso dei rispettivi mariti, per ottenere la tanto attesa promozione o per la benevolenza del partito. Sicuramente i personaggi maschili dei racconti sono uomini scaltri, importanti, virili, ma che soccombono sempre alla forza e alla volontà delle donne, determinate e intenzionate a raggiungere i propri fini con qualsiasi mezzo. Camilleri piace soprattutto al ‘gentil sesso’ perché è palesemente dalla loro parte; le donne sono rappresentate come portatrici sane di un eros forte e autentico, e lo scrittore, vuole sfatare dei miti fortemente maschilisti radicati nella società meridionale e non solo, come a voler precisare che non piace “farlo” solo agli uomini, ma piace soprattutto alle donne! In alcuni casi però l’autore mette in guardia gli uomini, invitandoli a non lasciarsi ingannare dalla “rassicurante facci di mogliere”(p.94) delle donne. Daniela Protonicola, protagonista femminile del racconto Il merlo parlante, era una ragazza né bella, né brutta che aveva un corpo carino ma non tale da fare girare gli uomini a guardarla. Insomma, una donna che non avrebbe avuto cattivi pensieri verso altri uomini. Ecco qual è il meccanismo che scatta nella mente dell’uomo-tipo quando deve scegliere la madre dei propri figli. Ma, come spesso accade, l’abito non fa il monaco… “La fami d’omo che sò mogliere aviva addimostrato era cosa naturali per una sposina o no? E lui sarebbi stato ‘n condizioni di continuari a sfamarla?” (p. 110). Preparatevi a un the end alla Divorzio all’italiana! Il sesso diventa anche il mezzo per compiere una missione. In La fine della missione Tonino Mascarà aveva una missione segreta, autorizzata persino dalla chiesa, che era quella di ingravidare mogli di mariti sterili. La fine della missione arrivò quando dovette unirsi con la donna che lui aveva sempre desiderato:
“Perché lei… lei è l’unica donna che io… mi sogno la notte, ecco. E mi costringe l’indomani mattina ad andare a confessarmi. E quando servo messa e lei è lì, in prima fila, e mi guarda coi suoi splendidi occhi, io devo chiedere perdono a Dio per i pensieri che… No, mi creda, non posso.” (pp. 206-207).
L’atmosfera circense del racconto Gran Circo Taddei che dà il titolo al libro costituisce la metafora della grande pagliacciata del fascismo. È proprio in un periodo del genere e in quello immediatamente successivo che esplode la gioia di vivere, l’amore, il gioco. L’umanità si prende una sorta di rivincita e lo scopo primario degli uomini è godersi la vita che tante volte si è rischiato di perdere: “Era la vita che esplodiva in tutta la sò potenzia, era la gioia di viviri quella che nottitempo isava alla luna il sò canto...”(p.230). I racconti prevedono sempre una risoluzione finale, lo svelamento dello scherzo, il lieto fine. Inoltre l’autore nel raccontare le vicende dimostra di essere un abile drammaturgo, riuscendo magistralmente a far muovere i propri personaggi in una maniera quasi pirandelliana. Ciò che affascina dello stile di Camilleri, oltre alla fantasia, è soprattutto la prosa scorrevolissima e la fluidità della lingua. L’uso del dialetto serve a colorare le vicende narrate e a caratterizzare i tanti personaggi dei racconti. Un dialetto musicale, difficile da identificare con uno ben preciso della regione. Siamo davanti a una lingua creata apposta dallo scrittore e assistiamo, pagina dopo pagina, a una sorta di “elevazione” letteraria del dialetto. Camilleri piace per la forza narrativa, per l’ironia, per la forte carica erotica dei suoi racconti, per la descrizione di una Sicilia primigenia e per il suo gusto noir, che inserisce quando e dove può. Poco più di trecento pagine da leggere tutte d’un fiato. Buona lettura!
Francesca Politi
 
 

La Sicilia, 28.6.2011
Nuovo lavoro per lo scrittore Stefano Malatesta
E' arrivata in libreria l'attesa «pescatrice del Platani»

Agrigento. La pescatrice del Platani è una giovane donna che alla foce del fiume, rimane per ore, di prima mattina, con le gambe a mollo nell'acqua, nascosta in mezzo alla vegetazione, nel tentativo di pescare gli ultimi pesci che ancora sguazzano nel rio. Una figura, questa della pescatrice, che ha colpito in modo particolare lo scrittore Stefano Malatesta. [...] «La pescatrice del Platani» è infatti il titolo dell'ultimo lavoro editoriale dello scrittore giornalista. [...] Stefano Malatesta racconta nei suoi micro-viaggi alla scoperta del territorio, un mondo tutto agrigentino e più in generale siciliano. Nella sua ultima fatica letteraria (Editore Neri Pozza, Collana Narratori delle Tavole, 224 pagine, 16 Euro) [...]. Senza dimenticare i tanti personaggi che hanno popolato l'universo letterario della nostra terra: da Andrea Camilleri «il più bravo fra gli affabulatori» fino a Leonardo Sciascia [...].
Lorenzo Rosso
 
 

Corriere della Sera, 29.6.2011
Inediti d'autore
Garibaldini e fascisti
Giallo a Vigata prima di Montalbano. Tutto comincia l’11 giugno 1940

Vigata, anno 1940. La sera dell'11 luglio, il giorno dopo l'entrata in guerra dell'Italia salutata dall'intero paese come se fosse «la vincita di una quaterna al lotto», al circolo Fascio & Famiglia ricompare, dopo cinque anni di confino a Lipari in quanto «diffamatore sistematico del glorioso regime fascista», Michele Ragusano. Siamo molti anni prima del commissario Montalbano, ma Andrea Camilleri è già lì, nella Vigata che in molti identificano con la sua Agrigento, in tempo per vedere Ragusano, allontanato dal circolo per indegnità, fare letteralmente pigliare un colpo a don Manuele Persico, «scheletro camminante» di novantasette anni, lunga barba bianca, squadrista «arraggiato» (arrabbiato) ai tempi della marcia su Roma. Il tutto semplicemente pronunciando una frase: «Il nomi di Antonio Cannizzaro vi dice nenti?»: otto parole come otto colpi di revolver che, nel corso del racconto, andranno tutte a bersaglio.
Comincia da qui, da questo colpo di scena, con il medico che si inginocchia, mette l'orecchio sul cuore del paziente e sentenza: «Morto è», La targa di Andrea Camilleri, racconto esemplare (in uscita domani con il «Corriere») con cui lo scrittore di Agrigento torna a un'epoca, il ventennio fascista, che già ha nutrito parte della sua narrativa, dalla Presa di Macallè ai racconti di Gran Circo Taddei e Il nipote del Negus.
Il «colpevole», per quanto di omicidio preterintenzionale (nel far venire un infarto a una persone non può certo esserci premeditazione) è a furor di popolo lo stesso Ragusano che subito viene preso a pugni e calci al grido di «assassino», finché i carabinieri lo arrestano più vivo che morto per tradurlo, condannato a quindici anni, nel carcere di Ventotene. Per lo squadrista quasi centenario, invece, ci sono funerali solenni, picchetto d'onore a lato del catafalco dove le spoglie giacciono con la camicia nera indossata per la marcia su Roma, peccato che la lunga barba bianca copra completamente la camicia e che il federale, venuto apposta da Montelusa per rendere omaggio al camerata sia costretto a ordinare che due fascisti a turno tengano sollevata la barba del cadavere in modo che si veda la camicia indossata. Segue la proposta di proclamazione di «vittima dell'antifascismo», da inscrivere nel Pantheon dei martiri, preludio all'intitolazione di una strada con la dicitura «Via Emanuele Persico, caduto per la causa fascista» e all'elargizione di una «pensione privilegiata» alla moglie venticinquenne.
Nel racconto c'è tutto il Camilleri che i lettori amano, la lingua, prima di tutto, quel misto di italiano e siciliano che ormai è il suo marchio di fabbrica e che viene compreso anche oltre i confini dell'isola, l'ironia sottile, i personaggi a volte macchiettistici ma credibili, i dialoghi surreali, le metafore ardite per descrivere i rapporti d'amore e convenienza, le femmine di una bellezza da far spavento, gli «omini» in attesa che il frutto cada dal ramo, senza il coraggio, però, di dare una scrollata.
Lo scrittore apparecchia la scena da par suo, con pochi, sapienti tocchi, alternando ammiccamenti e affermazioni esplicite, battute e digressioni. Pagina dopo pagina tesse la sua tela procedendo a ritroso, fino al 1862, quando Manuele Persico viene liberato dai garibaldini dal carcere di Palermo dove, sedicenne, è stato rinchiuso, per aver preso a sassate un cannoniere dell'esercito borbonico. Il suo mistero parte da lì e arriva fino a Marsiglia in una danza di trasformismi e revisionismi sepolti nella memoria di pochi, che fanno di lui un vero e proprio carattere italiano.
La scena del consiglio comunale che dovrà decidere se revocare o meno la targa a Manuele Persico è un capolavoro del compromesso dagli esiti esilaranti.
Cristina Taglietti
 
 

l'Espresso, 29.6.2011
Con l'Espresso estate da brivido
Si inizia l'1 luglio con Camilleri. Seguiranno tanti altri, da Carofiglio a Faletti, da De Cataldo a Malvaldi. Ogni venerdì, fino a settembre, gialli e noir allegati al nostro settimanale in edicola

La collezione è da palmarès: da Andrea Camilleri a Pete Dexter, passando per le grandi firme del giallo italiano (Gianrico Carofiglio, Giancarlo De Cataldo e Mimmo Rafele, Giorgio Faletti, Marco Malvaldi) e mondiale (Alicia Giménez Bartlett, Anne Holt, Esmahan Aykol, Fred Vargas). E' un'antologia dei migliori romanzi degli ultimi anni quella che "l'Espresso" e "la Repubblica" propongono ai lettori con la collana "Noir", a partire dal primo luglio e fino al 2 settembre.
Una lettura rilassante, "da spiaggia"? Sì, ma non solo. Perché il giallo con il passare degli anni si è appropriato sempre più di un ruolo di vera critica sociale e di conoscenza di ambienti vicini o esotici: un ruolo che fino a poco tempo fa veniva riconosciuto solo ai romanzi "seri", non alla narrativa di genere. E mentre oggi i giallisti americani si lasciano andare a quadri sempre più violenti della società, con delitti splatter e trame sempre più sanguinolente, gli europei continuano a preferire storie che mostrano uno spaccato della società: dove tra il bene e il male ci sono molte sfumature, una più inquietante dell'altra.
Il "giallo" è un genere che è cambiato profondamente negli anni. Il giallo classico inglese era un gioco intellettuale che si divertiva a portare la cronaca nera in quegli ambienti dell'alta società in cui - come spiegava genialmente Michael Crichton nella sua ricostruzione della "Grande rapina al treno" - per un pregiudizio classista dell'epoca, che in fondo ancora oggi ha il suo peso, il delitto non aveva diritto di cittadinanza. Le storie orgogliosamente "d'evasione" di Agatha Christie e soci si tenevano alla larga da ogni rischio di denuncia psicologica o sociale grazie ad alcune precise regole non scritte che evitavano ogni coinvolgimento personale del lettore: il morto in fondo se l'era cercata, l'assassino era un cattivo che meritava di essere scoperto e arrestato, e il delitto si consumava con il minimo indispensabile di cattiveria e senza troppo sangue. Tre pilastri che con gli anni sono crollati.
Prima sono arrivati gli americani a inanellare una serie di vittime che spezzano il cuore del lettore: avete presente la ragazzina che viene uccisa in "Mystic River" (da "La morte non dimentica" di Dennis Lehane), quella che Clint Eastwood accarezza con la cinepresa mentre balla sul bancone di un bar? Solo dopo che il lettore o lo spettatore si sono affezionati a lei, l'autore fa entrare in scena l'assassino: un colpo basso che i lettori di Agatha Christie non hanno mai rischiato. Come non hanno mai rischiato un graffio i bambini che comparivano nelle trame dell'epoca. Oggi è il contrario: appena un bambino fa capolino in un giallo, il lettore lo vede e lo piange.
A far fuori il secondo pilastro su cui si fondava il giallo classico hanno pensato gli scandinavi. Prendete Karin Fossum, una maestra del giallo psicologico che in Italia è conosciuta soprattutto per un suo libro trasposto nella Pianura padana, "La ragazza del lago". Nell'originale ("Lo sguardo di uno sconosciuto"), come in tutti i suoi romanzi, l'assassino in fondo non è cattivo, anzi: è una persona talmente perbene, anche se imperfetta, che il lettore può arrivare a identificarsi con lui. E questo è l'orrore assoluto, la terribile scoperta da cui il giallo americano di oggi e gli scandinavi "americanizzati" alla Stieg Larsson - con i loro serial killer psicopatici e assetati di sangue - si tengono a distanza di sicurezza. Quei mostri da Guinnes della cronaca nera con i loro delitti sempre più splatter sono, a pensarci bene, molto più tranquillizzanti degli assassini della porta accanto che popolano i gialli europei. Che non a caso cercano sempre più spesso delle ambientazioni quotidiane in cui il lettore si sente di casa.
A far sentire a casa il lettore di gialli sono da sempre gli investigatori. E se i soliti scandinavi ormai eccedono nel rendere umani i loro campioni d'acume - possibile che nell'intera Scandinavia non ci sia un investigatore che non sia divorziato, depresso e alcolizzato? - c'è un filo rosso che lega Sherlock Holmes, Poirot, Maigret e il commissario Montalbano. Che è particolarmente umano nel romanzo che apre la collezione, "Il sorriso di Angelica", in edicola il primo luglio. Qui Andrea Camilleri intesse intorno al suo personaggio più famoso una trama che unisce un enigma investigativo - una serie di furti apparentemente inspiegabili - e una fascinazione prima intellettuale e poi fisica. Il nostro eroe che incontra un'Angelica che sembra l'incarnazione di quella dell'Ariosto, e perde la testa al punto da credere che anche Livia possa capire la sua passione per quella donna che "aviva un sorriso che era come 'na lampadina da cento che s'addrumava 'mprovisa nello scuro". E su questo il lettore è più sveglio di Montalbano: perché capisce prima di lui come andrà a finire.
Angiola Codacci-Pisanelli
 
 

l’Unità, 29.6.2011
L’intervista
Crisi greca: «Le prime vittime? Sono le famiglie»
Petros Markaris Stavolta il suo detective, protagonista di «Prestiti scaduti», è alle prese con direttori di banca decapitati... La matassa è sempre più intricata

Milano. «C’è la Marsiglia di Jean-Claude Izzo, c’è il mio Montalbano e c’è la Grecia di Markaris. Questo è stato il grosso passo in avanti fatto fare al romanzo giallo»: parola di Andrea Camilleri. Con l’avallo di questo presentatore d’eccezione, giunge in Italia il nuovo romanzo dello scrittore greco Petros Markaris, Prestiti scaduti (traduzione di Andrea Di Gregorio, pp. 336, euro 18,90), pubblicato da Bompiani e presentato nei giorni scorsi alla «Milanesiana», il festival diretto da Elisabetta Sgarbi.
[...]
Andrea Camilleri ha dichiarato di amare i suoi libri. Lei ritiene che abbiate qualcosa in comune come scrittori?
«Potrebbe sembrare una cosa un po’ organizzata, perché lui sponsorizza i miei libri in Italia e io promuovo i suoi in Grecia. Ciò accade perché ci siamo letti a vicenda e abbiamo scoperto di avere molto in comune. Siamo due scrittori mediterranei: quando leggo della Sicilia di Montalbano, mi sembra che sia la Grecia del mio Charitos. Penso che come scrittori siamo piuttosto simili anche per il nostro modo di osservare la realtà con una particolare attenzione alla dimensione sociale. Spesso con ironia e umorismo».
Roberto Carnero
 
 

Articolo 21, 30.6.2011
Rai: Appello Art.21, "Nessuno tocchi Report" di Milena Gabanelli. Firmano Roberto Saviano e Roberto Benigni
Cliccare qui per leggere e firmare l'appello

"Dopo aver rinunciato ad Annozero e a Vieni via con me diciamo basta: la Rai non può perdere anche la trasmissione di Milena Gabanelli! Firma anche tu per Report nel servizio pubblico”. Così si conclude l’appello lanciato da Articolo21 attraverso il direttore Stefano Corradino e il portavoce Giuseppe Giulietti. Tra i primi a firmare l’appello Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Roberto Saviano, Antonio Tabucchi, Andrea Camilleri, Vinicio Capossela, Dario Fo, Franca Rame, Fiorella Mannoia, Michele Serra, Natalia Aspesi, Giancarlo De Cataldo, Caparezza, Lidia Ravera.
L'APPELLO
“Report è la principale trasmissione d'inchiesta della televisione italiana, quella con il miglior rapporto costo-ascolti e il più alto indice Qualitel. Report è una trasmissione di servizio pubblico che ogni anno, solo di pubblicità, porta nelle casse della Rai quasi 5 milioni di euro a fronte di un costo di poco più di 2 milioni.
Report è il programma di approfondimento giornalistico che ha raccolto più riconoscimenti in Italia e all'estero.
Report è uno dei simboli del servizio pubblico.
La Rai ha confermato Report nel palinsesto autunnale, eppure il futuro della trasmissione è concretamente a rischio. Perché apprendiamo che la Direzione Generale dell'azienda intende sospendere la copertura legale al programma.
È chiaro che per Report libertà d'informazione significa potersi difendere dalle querele per diffamazione e dalle cause per risarcimento danni, che possono avere anche un carattere intimidatorio.
Report, in questi anni, ha affrontato decine di cause e non ne ha mai persa una.
Senza copertura legale Report muore.
Senza Report la televisione pubblica smette di raccontare i problemi del Paese”.
"Invieremo l'appello - affermano Corradino e Giulietti - a tutte le associazioni, ai movimenti, ai siti internet che in questi anni si sono battuti contro ogni bavaglio e per affermare i principi contenuti nell'articolo21 della Costituzione. Chiederemo a tutti di firmarlo perchè la continua esplusione di programmi sgraditi alle diverse logge non è un problema che riguarda solo e soltanto le persone colpite ma è un insulto e un'aggressione nei confronti di tutte quelle donne e quegli uomini che amano e scelgono programmi come Report".
 
 

Il Centro, 30.6.2011
Camilleri

Cambio di data per l’incontro con Andrea Camilleri, che sarà in città (auditorium Finanza Coppito) martedì 5 luglio alle 18.
 
 

Quotidiano d’Abruzzo, 30.6.2011
Andrea Camilleri all'Aquila il 5 luglio

Mancava un tassello per chiudere la prima edizione della fiera dell'editoria indipendente "Volta la carta", svoltosi lo scorso maggio a L'Aquila. La comunicazione ufficiale è arrivata poche ore fa: Andrea Camilleri "recupererà" il suo mancato intervento (previsto per il 26 maggio e annullato per un malore) martedì 5 luglio presso l'Auditorium "Gen. S. Florio" della Scuola Guardia di Finanza di Coppito.
Lo scrittore siciliano lo aveva promesso: tra le tante date e i mille impegni culturali, quella dell'Aquila era una tappa a cui non poteva rinunciare. Il Maestro, primo in classifica da alcune settimane con il suo ultimo romanzo "Il Gioco degli specchi" (Sellerio), a partire dalle 18.00 di martedì prossimo.
La fiera "Volta la carta", organizzato dall'omonima associazione, ha visto la partecipazione di ospiti illustri, come Piero Dorfles, Dacia Maraini, Margherita Hack, Marco Santarelli, Daria Bignardi e Giancarlo Governi. L'ultimo appuntamento, fissato per la prossima settimana con Camilleri, costituirà una buona occasione per conoscere e concentrare la propria attenzione sulla situazione post-sismica aquilana, ascoltando e discutendo con uno dei maggiori esponenti della cultura mondiale contemporanea.
Andrea Cati
 
 

Corriere della Sera (Ed. Roma), 30.6.2011
Santa Maria della Pietà
«Linea35Festival» nove giorni d'arte

All'entrata domina ancora la scritta «Manicomio della Provincia» ma ormai il Santa Maria della Pietà è tutt'altro. Lo sa bene Hossein Taheri, direttore artistico del «Linea35Festival», in programma dal 2 al 10 luglio in quella che fu la Lavanderia dell'ex ospedale psichiatrico, che infatti dedica la rassegna «a chi ha voglia di confrontarsi con la forza viva e contraddittoria della sua mole monumentale, dei suoi complessi temi, della sua eredità storica e della sua potenzialità collettiva». Nove giorni di spettacoli, videoproiezioni, concerti e mostre per svelare la struttura attraverso lo sguardo contemporaneo degli artisti, in un confronto serrato con gli spazi ospitanti. [...] Tra gli artisti presenti al festival anche Andrea Camilleri (2 luglio) con il video «Arte e follia» [...].
Natalia Distefano
 
 

La Repubblica, 30.6.2011
I grandi del noir
Da Camilleri a Pete Dexter una lunga estate di thriller

Si comincia con Montalbano che a Vigata si trova di fronte una donna «pricisa 'ntifica, 'na stampa e 'na figura, con l'Angelica dell'Orlando furioso» e se ne innamora un po', per dire che il noir non ha più complessi culturali da un pezzo, e Camilleri l'ha capito benissimo.
[...]
In una varietà così estesa di declinazioni, e con frontiere ormai così labili tra prodotti di genere di forte ambizione letteraria e romanzi-romanzi che strizzano l'occhio al genere, il mistero più insolubile di tutti è in ogni caso quanto "pesa" esattamente il noir nell'economia monetaria e culturale del libro. Il 40 abbondante per cento censito dalle statistiche di lettura? Certo di più se ci si aggiungono le "venature gialle" della narrativa contemporanea (che tutta vale un po' più del 50%). Di sicuro c'è che nelle statistiche americane, dove l'ebook è un mercato maturo, la crime story nel passaggio al futuro digitale raddoppia. La profezia più facile è che gli investigatori resteranno molto a lungo con noi.
Maurizio Bono
 
 

Ruumiin kulttuuri n. 2/2011
(Periodico quadrimestrale dell´Associazione finlandese romanzo poliziesco "Suomen dekkariseura", in edicola 6.2011)
Andrei Camilleri jatkaa Simenonin eurooppalaista poliisiromaania
Montalbano kulkee Maigret´n polkuja
(Andrea Camilleri continua il romanzo poliziesco europeo di George Simenon)
Pagina 1
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Pagina 6
Esa Aallas
 
 

 


 
Last modified Friday, March, 11, 2022