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RASSEGNA STAMPA

MARZO 2011

 
I Quaderni de l’Ora, anno 1, n.2, 3.2011
Cultura: sulle pagine de l’Ora del ’49 uno dei primi racconti di Andrea Camilleri
Tre colonne di spalla per un giovane scrittore
L'11 maggio del 1949 il ventiquattrenne Andrea Camilleri pubblica sul Quotidiano L'Ora (all'epoca L'Ora del Popolo) un racconto intitolato "La barca". E' uno dei primi scritti dell'autore empedoclino, che ha già fatto il suo esordio l'anno precedente su un altro giornale. "La barca" viene impaginato su tre colonne di spalla, senza alcun distico, col solo titolo e firmato in coda. Ecco di seguito il breve racconto, così come pubblicato sulle pagine del quotidiano palermitano.
Andrea Camilleri
 
 

Books, 3.2011
L’ironie mordante de Collodi
Le célèbre écrivain Andrea Camilleri a découvert sur le tard Les Mystères de Florence, chef-d’œuvre méconnu de Carlo Collodi. Le futur auteur de Pinocchio y fait preuve d’une ironie qui n’épargne rien, pas même son propre art de romancier.

Petit préambule personnel. J’ai lu Pinocchio à l’âge de 8 ans, c’était un cadeau de ma grand-mère, qui m’avait déjà raconté Alice au pays des merveilles; je me souviens comme si c’était hier du réel enthousiasme que j’éprouvai. Je me pris alors à rêver: et si Pinocchio avait rencontré le Lièvre de mars au lieu du Chat et du Renard ou s’il était tombé sur le Chapelier fou? La bibliothèque de mon grand-père était rigoureusement divisée en deux parties, l’une réservée aux manuels sur l’élevage des animaux domestiques, l’autre aux livres sur l’éducation des enfants. Parmi ceux-ci, je découvris Giannettino et Minuzzolo, tous deux du même auteur que Pinocchio. Je les dévorai, dans l’espoir que le miracle se reproduise, mais je vis mes espérances déçues. Devenu à mon tour père puis grand-père, il m’est arrivé de relire Pinocchio à mes enfants et petits-enfants, en me gardant bien de leur faire part des découvertes qu’entre-temps philosophes, peintres célèbres, psychanalystes, surréalistes, savants divers et variés du monde entier avaient faites sur les aventures du pantin. Cela pour dire que mes connaissances sur Collodi tournent toutes autour de son chef-d’œuvre. À présent que j’ai lu Les Mystères de Florence, je fais acte de contrition. Certes, on n’y retrouve pas le splendide, l’incomparable, l’unique feu d’artifice d’inventions qui caractérise Pinocchio, mais on n’y jouit pas moins des feux d’une modeste fête de village, préparés par un jeune artificier s’entraînant pour nous émerveiller et nous surprendre plus tard. Ce qui frappe chez le Lorenzini […]
Andrea Camilleri
 
 

Sellerio Editore, 1.3.2011
Andrea Camilleri presenta 'Il commissario Montalbano. Le prime indagini' (Galleria)
 
 

Ufficio stampa Rai, 3.2011
Rai 1: i nuovi episodi del Commissario Montalbano
Luca Zingaretti torna su Rai1 con quattro nuovi appuntamenti della fortunata serie di film per la Tv tratti dagli omonimi romanzi di Andrea Camilleri che, dal 1999, appassiona critica e pubblico televisivo. Nuovi coinvolgenti casi da risolvere per Salvo Montalbano, il commissario più famoso della tv, che si ritrova alle prese con il “malessere” del tempo che passa e lascia spazio ai sogni. Firma la regia , ancora una volta, Alberto Sironi. In onda su Rai1 da lunedì 14 marzo.

Presentazione
Luca Zingaretti torna a vestire i panni del commissario Salvo Montalbano, il personaggio nato dalla fine penna di Andrea Camilleri, protagonista dei suoi celebri romanzi “Il commissario Montalbano” che, dopo aver stregato il pubblico letterario, ha conquistato sempre più anche il cuore della platea televisiva. Una personalità complessa, sfaccettata, un personaggio che attrae e affascina per quella sua capacità “naturale” di incarnare tutti i pregi, ma anche tutti di “difetti”, dell’essere “italiano”. Determinato, astuto e dotato di un vero e proprio fiuto nel ricomporre le tessere dei casi che di volta in volta è chiamato a risolvere ma, per contro, altrettanto dubbioso, introverso e “incostante” nei rapporti affettivi. Salvo Montalbano è un vero siciliano, nato e cresciuto in una terra tanto bella quanto “difficile” e “calda” che lo ha forgiato nel carattere rendendolo duro, anche un tantino spigoloso ma capace comunque di vedere oltre l’apparenza, oltre la “facciata” e di scorgere i tratti, anche più reconditi, dell’animo altrui. E’ un istinto innato che si sposa perfettamente con la sua professione di “commissario” a Vigàta, una cittadina assolata e dal profumo di mare, teatro, suo malgrado, di intrigate inchieste giudiziarie, talvolta raccapriccianti e dai risvolti mai scontati. Il Salvo Montalbano che ritroveremo sugli schermi nelle nuove quattro avventure, in onda su Rai1 da lunedì 14 marzo, sarà un Montalbano un po’ diverso, cresciuto, alle prese con il tempo che passa e con gli effetti che l’età lascia e non solo sulla pelle. E’ il momento della maturità, della retrospezione. Una sorta di viaggio onirico. Un tuffo nei sogni di Montalbano. Quelli ancora da realizzare e quelli ormai perduti, che non torneranno più. E c’e’ in particolare una storia d’amore, mai vissuta, ma tanto fortemente immaginata da essere percepita come un’occasione perduta, un rimpianto. E anche in questo caso il percorso non sarà facile, perché Montalbano una persona facile non lo e’ mai stata.
“Il commissario Montalbano”, una Produzione Rai Fiction realizzata da Palomar per la regia di Alberto Sironi, dietro la macchina da presa fin dal primo film trasmesso nel maggio del ’99. I soggetti sono tratti dagli omonimi romanzi di Andrea Camilleri editi da Sellerio Editori. Firmano la sceneggiatura Francesco Bruni, Salvatore De Mola, Leonardo Marini, con la supervisione dello stesso Camilleri. Con Luca Zingaretti, Cesare Bocci (Mimì Augello), Peppino Mazzotta (Fazio), Angelo Russo (Catarella), Davide Lo Verde (Galluzzo), Isabel Sollman (Ingrid), Roberto Nobile (Nicolò Zito), Marcello Perracchio (Dott. Pasquano), Giacinto Ferro (Bonetti Alderighi), Giovanni Visentin (Tommaseo).
Ad inaugurare il nuovo ciclo di quattro film sarà “Il campo del vasaio”, in onda lunedì 14 marzo, in prima serata, su Rai1. Questa volta il commissario Montalbano e la sua squadra dovranno fare i conti non solo con un omicidio dai risvolti misteriosi ma anche con la presenza di una donna conturbante, una presenza destinata a non rimanere nell’ombra; si tratta di Dolores Alfano, un ruolo interpretato da Belen Rodriguez. Sarà poi la volta di “La danza del gabbiano”, dove per Salvo Montalbano il caso da risolvere diventa quasi personale, in gioco infatti c’e’ la vita di uno dei suoi più cari collaboratori, anzi, la sua spalla, il suo uomo di fiducia: Fazio. E ancora, “La Caccia al tesoro”. Un maniaco semina il terrore. Prima invia macabre missive con indovinelli e enigmi, poi iniziano a sparire anche giovani ragazze. Infine “L’età del dubbio”. Il sipario sulla nuova storia si apre con un incubo. Salvo sogna il suo funerale. Un inizio giornata che non lascia intendere nulla di buono per il commissario Montalbano che per risolvere un caso di omicidio si ritroverà ad affrontare un grande rischio. Una situazione difficile che coinvolgerà anche una collega di Salvo, l’affascinate tenente Laura Belladonna (Isabella Ragonese).
Quello del commissario Montalbano è un ritorno sugli schermi molto atteso. La serie di film tv, aperta nel maggio 1999 su Rai2 da “Il ladro di merendine”, e passata su Rai1 nel 2002, ha riscosso in tutte le sue edizioni un successo di pubblico da record: picco d’ascolti come numero di telespettatori per “Gli arancini di Montalbano”, trasmesso nel novembre 2002, che ha ottenuto 9 milioni 892 mila e, nel novembre 2008, “La Vampa d’agosto” che ha raggiunto, invece, il record in termini di share con il 37.50. Ascolti altissimi, con medie intorno ai 6 milioni di telespettatori anche per le repliche. Un successo strepitoso che ha permesso al commissario Montalbano di diventare un vero e proprio evento televisivo capace di mettere d’accordo sia pubblico che critica.
La serie “Il commissario Montalbano” sarà sottotitolata alla pagina 777 di Televideo e audiodescritta.

Note di Regia
Ogni volta che mi affaccio nello scenario dei nuovi romanzi di Andrea Camilleri, mi perdo, dimentico il mio lavoro di regista mi diverto a seguire le nuove storie, mi appassiono ai personaggi, il mondo delle parole diventa realtà, come quando al cinema, se il film è buono, lascio il mio mestiere da parte, sono uno spettatore, un uomo che sogna davanti al lenzuolo bianco dello schermo.
Questa volta, per la prima volta il pubblico vedrà i sogni del commissario Salvo Montalbano.
In due dei quattro film “Il campo del vasaio” e “L’età del dubbio”, l’incipit è rappresentato dal mondo onirico del protagonista.
Altre volte Camilleri ci aveva raccontato gli incubi di Montalbano ma non c’era mai stata la possibilità o l’opportunità di metterli in scena.
Per un regista, avventurarsi nel mondo dei sogni significa raccontare qualcos’altro: le angosce, paure, desideri o premonizioni, che comunicano emozioni sottili e colorano la realtà con le ombre della psiche.
Ho scelto la strada di raccontare i sogni come fossero episodi veri, senza trascolorare la fotografia o indicare un mondo parallelo: così sogna Montalbano.
Anche nelle vicende di questi quattro film, in queste nuove storie, ci sono passi che sembrano sognati: i passi di Catarella nel fango del critaru, gli strani amori di un capo mafia, il paesaggio allucinato dove vivono Gregorio e Caterina Palmisano.
In tutte queste storie il nostro commissario si muove come al solito da solo e cade nella trappola di una storia d’amore incompiuta e purissima, una storia d’amore che non aveva mai conosciuto prima. È l’età del dubbio quella che attraversa Montalbano in questi nuovi film, un’età che aggiunge una nota diversa e ci racconta di un amore che non è stato.
Restituire sullo schermo l’emozione che ho provato leggendo è il mio lavoro e un’altra volta dopo tanto tempo dalla prima, ho avuto la fortuna di continuare questo lavoro.
Alberto Sironi

Il Campo del Vasaio
RAI 1 Lunedì 14 marzo 2011
Tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri edito da SELLERIO EDITORE
In un mattino di tregenda viene ritrovato presso il critaru, un impervio pendio argilloso, un sacco con dentro un cadavere fatto a pezzi: un uomo, ucciso e nascosto lì da circa due mesi. Montalbano inizia l’indagine, ma presto emerge anche un altro, grosso problema, che non può essere più ignorato: Mimì Augello, da tempo piuttosto cupo, diventa sempre più irascibile, scontroso, intrattabile; è spesso aggressivo e ingiusto con i sottoposti; insomma, al commissariato non si respira più. Montalbano capisce di dover fare qualcosa, e in breve scopre che Mimì ha un’amante, con la quale si incontra in segreto, di notte. Salvo ritiene che la tresca sia alla base dello strano comportamento di Mimì, che presto va di male in peggio: Augello pretende che Salvo gli assegni il caso del morto al critaru, altrimenti chiederà al questore il trasferimento ad altra sede. Montalbano prende tempo, e intanto va avanti con l’indagine, e scopre che il morto nel sacco è stato ucciso e sistemato in una maniera che richiama antichi rituali mafiosi: perciò di delitto di mafia si tratta, e non solo, ma operato da qualcuno che conosce bene il modo in cui agiva la vecchia mafia. E questa pista sembra presto avere conferma: il caso del critaru si intreccia con un altro caso, la scomparsa di Giovanni Alfano, denunciata dalla moglie Dolores. Alfano è parente dell’ormai vecchissimo e malato Balduccio Sinagra. Montalbano scopre che il morto nel sacco è appunto Giovanni Alfano, e molti elementi fanno pensare che questi possa essere stato ucciso, in quanto traditore, per ordine di Balduccio. L’indagine sembra avviata verso la sua risoluzione, quando d’un tratto Salvo scopre un fatto che lo sconvolge: la relazione adultera di Mimì potrebbe essere collegata con l’omicidio del critaru e questo forse potrebbe avere conseguenze per lo stesso Augello.
Per Montalbano si prospetta un caso più complicato dei soliti in cui l’amicizia con il fidato Mimì giocherà un ruolo significativo.
CAST ARTISTICO: LUCA ZINGARETTI - Salvo Montalbano, CESARE BOCCI - Mimì Augello. PEPPINO MAZZOTTA – Fazio. ISABELL SOLLMAN – Ingrid, ANGELO RUSSO – Catarella, TUCCIO MUSUMECI – Pintacuda, ROBERTO NOBILE - Nicolò Zito, MARCELLO PERRACCHIO – Pasquano, GIACINTO FERRO - Bonetti Alderighi, DAVIDE LO VERDE – Galluzzo, COSTANTINO CARROZZA - Avvocato Guttadauro, GIOVANNI BATTAGLIA – narratore, CARMELINDA GENTILE – Beba, ROBERTO BONURA - Arturo Pecorini, FRANCESCO COLAIEMMA -Pasquale Ajena, VINCENZO FAILLA – Tanino, MARIA ISABELLA PIANA - Esterina Trippodo
con la partecipazione di GIGIO MORRA - Totò Riina
e con BELEN RODRIGUEZ - Dolores Alfano

La Danza del Gabbiano
Rai 1 lunedì 21 marzo 2011
Tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri edito da SELLERIO EDITORE
Un fatto assai insolito: una mattina Fazio non si presenta al commissariato. Non si riesce a rintracciarlo in nessun modo, non è a casa, il cellulare è spento. Giunge addirittura il padre dell’ispettore, che rivela a Montalbano di essere preoccupato, perché aveva un appuntamento col figlio, che non si è presentato, e non riesce a trovarlo in nessuna maniera. Il commissario capisce che Fazio deve avere intrapreso un’indagine in solitaria, di testa sua, senza dire niente a nessuno, e probabilmente ha avuto qualche problema. Seguendo labili tracce, Montalbano individua il posto dove Fazio si era recato la sera precedente e vi trova i segni di una sparatoria. Tremendamente angosciato, non può che concludere che il suo ispettore è stato ucciso o catturato. Senza concedersi neppure un minuto di sonno, Salvo continua le indagini e finalmente viene contattato da un latitante, che ha qualcosa di importante, ma purtroppo non rassicurante, da raccontargli: presso la montagna Scibetta ha visto Fazio, ferito alla testa, nelle mani di due criminali che volevano ucciderlo gettandolo in uno dei pozzi secchi. Per Montalbano e i suoi inizia una drammatica ricerca: con la consapevolezza che con tutta probabilità il giovane ispettore è morto, Salvo fa ispezionare i pozzi secchi.
Di lui però nessuna traccia e la missione del commissario Montalbano , ormai in preda all’angoscia, sarà quella di ritrovarlo, ad ogni costo, vivo.
CAST ARTISTICO: LUCA ZINGARETTI - Salvo Montalbano, CESARE BOCCI - Mimì Augello, PEPPINO MAZZOTTA – Fazio, ANGELO RUSSO – Catarella, ILENIA MACCARONE – Angela, ALFREDO LIBASSI - Vittorio Carmona, SEBASTIANO RAPISARDA - padre Fazio, ROBERTO NOBILE - Nicolò Zito, MARCELLO PERRACCHIO – Pasquano, MONICA DUGO - Signora Manzella, MORGANA GARGIULO - Giovanna Lonero, ORNELLA GIUSTO - Signora Sinagra, DAVIDE LO VERDE – Galluzzo, MATILDE PIANA - portiera Via Forcella, RANIELA RAGONESE - moglie Enzo, RAIMONDO TODARO - agente Sassu, MARCO PAOLO TUCCI – Manzella, CONCETTA LAZZARO - Infermiera Fazio, ALDO MESSINEO – Enzo, DOMENICO MUNZONE – latitante, MASSIMO PROCOPIO - Adolfo Rizzica

La Caccia al Tesoro
Rai 1 Lunedì 28 marzo 2011
Tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri edito da SELLERIO EDITORE
Una mattina, Gregorio e Caterina Palmisano, due anziani e bislacchi fanatici religiosi, perdono del tutto il senno, si barricano nel loro appartamento e si mettono a sparare da finestre e balconi. Montalbano e i suoi, con un’operazione carica di tensione, riescono a disarmare e ad arrestare i due vecchi allucinati. Nell’appartamento, oltre a vari segni della follia dei due residenti, viene trovata una bambola gonfiabile, stranamente deturpata, che lascia il commissario piuttosto pensoso e perplesso. La sua impressione non tarda ad avere conferma, infatti il giorno successivo in un cassonetto viene ritrovata un’altra bambola gonfiabile. Montalbano, incuriosito, la confronta con quella di Palmisano, e vede che sono identiche: hanno anche gli stessi segni deturpanti, sono come due gocce d’acqua. Salvo comprende che le due bambole gemelle appartengono ad un enigma che dovrà risolvere. E difatti, di lì a poco, comincia a ricevere strane lettere anonime: si tratta di sciarade, indovinelli, una vera e propria caccia al tesoro alla quale il commissario viene invitato. Inizialmente sembra che l’autore di tali missive possa essere semplicemente un qualche arrogante picchiatello che vuole lanciargli una sfida di intelligenza, ma presto la caccia al tesoro prende una piega inquietante, e Montalbano intuisce che dietro quelle lettere c’è un folle che deve assolutamente fermare. Come è da temere, le cose presto precipitano, e al commissariato viene denunciata la scomparsa di una ragazza, Ninetta Bonmarito. Montalbano capisce presto che c’è un legame fra la caccia al tesoro del folle e la scomparsa della ragazza: il pazzo deve averla rapita. Salvo si adopera in ogni modo per ritrovare Ninetta: riesce a ricostruire le ore precedenti alla scomparsa e a scoprire il luogo e la modalità del rapimento, ma non ha elementi sufficienti per stringere ulteriormente il cerchio; il folle non ha lasciato tracce, conduce alla perfezione il suo gioco senza commettere errori.
E così, di lì a breve, viene purtroppo ritrovato il cadavere di Ninetta: è vestita, truccata e sfregiata in modo tale da essere identica alle due bambole gonfiabili, una macabra copia di esse. A questo punto non c’è davvero più tempo ; il maniaco deve essere trovato al più presto per evitare altri macabri omicidi; la caccia al tesoro si è trasformata in un enigma inquietante.
CAST ARTISTICO: LUCA ZINGARETTI - Salvo Montalbano, CESARE BOCCI - Mimì Augello, PEPPINO MAZZOTTA – Fazio, ALESSANDRO INTINI - Alfredo Pezzella, ANGELO RUSSO – Catarella, ISABELL SOLLMAN – Ingrid, GIOVANNI MOSCHELLA - Giuseppe Bonmarito, DAJANA RONCIONE - Ninetta e Alba Carraio, ROBERTO NOBILE - Nicolò Zito, GIOVANNI GUARDIANO – Jacomuzzi, DAVIDE LO VERDE – Galluzzo, MARCELLO PERRACCHIO – Pasquano, GIOVANNI VISENTIN - Giudice Tommaseo, PIER GIUSEPPE GIUFFRIDA - Gregorio Palmisano, LAURA LUPO - prostituta dell’est, ALDO MESSINEO – Enzo, FILIPPO MINACAPILLI - Girolamo Cavazzone, MARIO MORABITO – Calorio, RANIELA RAGONESE - moglie Enzo

L’Età del Dubbio
Rai 1 Lunedì 4 aprile 2011
Tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri edito da SELLERIO EDITORE
Un risveglio inquietante: Montalbano ha sognato il suo proprio funerale, a cui però Livia aveva deciso di non partecipare. Un sogno che mette il commissario di malumore, un malumore accentuato dal fortissimo temporale che ha allagato mezza Vigàta e che non accenna a terminare. Sulla strada per il commissariato, Montalbano soccorre una ragazza bruttina e occhialuta, la cui auto sta per sprofondare nel fondo stradale inghiottito dal fango. La ragazza dice di chiamarsi Vanna Digiulio, viene da Palermo e deve andare al porto turistico di Vigàta dove ha un appuntamento con la zia, in arrivo con il suo yacht. Montalbano la ospita in commissariato, e quando finalmente lo yacht della zia arriva a Vigàta – e il motivo del suo ritardo è spiegato dal fatto che l’equipaggio ha trovato un cadavere in mare – Vanna sparisce. E anche la stessa zia – Livia Giovannini, proprietaria dello yacht che tra l’altro si chiama proprio Vanna – sembra molto sorpresa quando Montalbano, indagando sul cadavere trovato in mare, le chiede di lei. Il commissario comincia a sospettare che quella ragazza occhialuta e apparentemente indifesa gli abbia raccontato un sacco di balle. Intanto però il dottor Pasquano scopre che il cadavere trovato in mare in realtà è stato avvelenato. Si tratta quindi di un caso di omicidio, in cui per giunta la vittima è stata sfigurata in modo da rendere impossibile la sua identificazione. A complicare il tutto ci si mette pure l’ufficiale della Capitaneria di Porto che aiuta Montalbano in questa indagine; si tratta del tenente Laura Belladonna, una trentenne bella e simpatica che fa perdere la testa al commissario. Al punto che a Montalbano viene il dubbio di essere a una svolta della sua vita: forse deve lasciar perdere tutto e accettare l’invito all’amore che gli arriva da Laura? Ma non ha il tempo di farsi troppe domande: l’indagine lo porta a sospettare proprio dell’equipaggio dello yacht della Sig.ra Livia Giovannini. E quando viene ucciso anche un componente del team del Vanna, e Montalbano scopre che c’è un denominatore comune tra lo yacht, il cadavere sfigurato e un motoscafo chiamato Asso di cuori, ecco che i dubbi cominceranno a diradarsi, anche grazie alla ricomparsa della Digiulio, finalmente pronta a rivelarsi nella sua vera identità e soprattutto nel suo vero ruolo. La risoluzione del caso richiederà una certa dose di rischio, un rischio che Laura, pur di stare accanto all’uomo che ama, è pronta a correre. E Montalbano? Lui non sa cosa prova esattamente per lei , ha dei dubbi.. è certo però che togliersi questi dubbi significherà soffrire e far soffrire...
CAST ARTISTICO: LUCA ZINGARETTI - Salvo Montalbano, CESARE BOCCI - Mimì Augello, PEPPINO MAZZOTTA – Fazio, ANGELO RUSSO – Catarella, ROBERTO NOBILE - Nicolò Zito, MARCELLO PERRACCHIO - Dott. Pasquano, GIACINTO FERRO - Bonetti Alderighi, DAVIDE LO VERDE – Galluzzo, MATTEO AZCHIRVANI - Comandante Sperlì, GIANLUIGI FOGACCI - Ten. Garrulo, ETTORE COLOMBO - Ten. Sferlazza, ANIS GHARBI – Zizì, ADRIANO GIAMMANCO - Attilio Geremicca, PAOLO GASPARINI - Mario Di Giulio
con CATERINA VERTOVA - Livia Giovannini
con ANA CATERINA MORARIU - Vanna Di Giulio
con la partecipazione straordinaria di ISABELLA RAGONESE - Ten. Laura Belladonna
 
 

SiciliaInformazioni, 1.3.2011
Siciliani. Camilleri chiede il boicottaggio del premier in Parlamento, Lombardo l’intervento umanitario in Libia

Lo scrittore Andrea Camilleri propone il boicottaggio di ogni iniziativa parlamentare “berlusconiana” senza eccezione alcuna e si fa portavoce di un appello che alcuni intellettuali italiani hanno fatto a tutte le opposizioni presenti nelle Camere. Il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo vuole un immediato intervento umanitario della comunità internazionale, in prima fila Europa, in Libia. E commenta, irritato: “Se non in questa occasione, dove e quando?”.
Entrambi all’Infedele, entrambi fuori dal “coro”. È un caso che queste voci vengano dalla Sicilia? Forse no. Il destino geografico del siciliano è diverso da quello del resto dell’Italia, come osserva Gad Lerner, il conduttore dell’Infedele.
“Di fronte al dispotismo proprietario di Berlusconi deve esserci un’azione di difesa repubblicana”, spiega Andrea Camilleri. “Un blocco sistematico da realizzare con ogni mezzo messo a disposizione dalle norme e regolamenti delle Camere. Non un aventino, precisa lo scrittore siciliano, ma l’esatto contrario, la partecipazione attiva, un invito opposto per “combattere” dentro il Parlamento il dispotismo proprietario”.
Andrea Camilleri sostiene che non ci sia altro da fare perché le proposte di legge annunciato devono essere fermate. Sono un attacco alla Costituzione e alla democrazia. Per farlo, suggerisce, basta applicare alla lettera i regolamenti parlamentari: si bloccherebbe tutto, “si paralizzerebbe il blitz berlusconiano”- Ostacoli dunque contro un progetto che sembra non conoscere ostacoli. “Occorre boicottare il Parlamento, facendo sul serio l’ostruzionismo, senza sconti”. E poi, con una espressione colorita tipicamente siciliana, chiosa: “A brigante, un brigante e mezzo”.
Camilleri confessa di non essere affatto contento del comportamento delle opposizioni che, a suo avviso, dovrebbero fare azione comune nella presente circostanza, perché l’attuale è un momento di emergenza, la cui pericolosità è data dal declino di Berlusconi, che potrebbe avere gravi conseguenze: colpi di coda, quelli che i tonni sferrano prima di finire nella rete”.
Quanto alle rivolte “democratiche” nei Paesi arabi, Camilleri manifesta irritazione per le non-scelte del governo italiano. E non solo per questa ragione. Il Mediterraneo è una vasca da bagno, osserva, dobbiamo essere per forza dalla stessa parte. “La paura verso la rivoluzione nordafricana è indotta”, spiega Camilleri, “un’accoglienza meno allarmistica e più razionale aggiusterebbe ogni cosa”. La nostra missione, prosegue, non può che essere una: favorire la democrazia. Magari così si farebbe perdonare il baciamano al colonnello Gheddafi. “Servono perciò fantasia, coraggio e generosità, dismettendo la paura per l’altro”.
Ultima questione, l’Unità d’Italia e l’atteggiamento leghista. Camilleri, su questo, scende giù come una scimitarra: se si sentono altra cosa rispetto agli italiani, osserva lo scrittore, non si facciano pagare gli stipendi mensili da Roma ladrona. Mario Borghezio, eurodeputato della Lega Nord, ha giudicato “idiota la proposta di Andrea Camilleri, ed il suo discorso eversivo, brigatista. “È da matti volere bloccare il Parlamento”.
Il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, ha espresso giudizi lusinghieri su Camilleri. “Bisogna intervenire in Libia, la comunità internazionale deve farsi carico di difendere la democrazia e di aiutare i libici che subiscono conseguenze sanguinose per la loro aspirazioni democratiche. Senza democrazia, ha sostenuto, non ci può essere sviluppo in quei paesi. I despoti hanno affamato la loro gente e si sono portati i soldi all’estero. “Bisogna dismettere l’approccio coloniale che continua a prevalere”.
Lerner ha posto al governatore alcune domande sul villaggio della solidarietà che dovrebbe ospitare gli immigrati in territorio di Mineo, utilizzato una struttura che ha ospitato finora i militari americani. “Abbiamo fatto presente al ministro Maroni alcuni problemi di sicurezza e di integrazione con riferimento alle possibilità occupazionali. “Accoglieremo i richiedenti asilo, mantenendo una tradizione di ospitalità ed accoglienza che la Sicilia ha sempre avuto. Abbiamo solo fatto presidente che non ci sono sbocchi di lavoro dalle nostre parti, purtroppo. “I sindaci si sono preoccupati, proprio a causa di questo aspetto; tuttavia, questa preoccupazione riguardava un numero ben più grande di richiedenti asilo, ben 7500 immigrati, e non 1500, quanti il villaggio ne dovrebbe ospitare, avendo una ricettività idonea a questa dimensione”.
 
 

Il Recensore.com, 1.3.2011
L’ultimo di Andrea Camilleri: “La moneta di Akragas”

In un bel volume uscito per Skira ritroviamo un Camilleri in stato di grazia che con “La moneta di Akragas” ci propone un racconto dal sapore antico, elegante e raffinato ma, soprattutto, con quel tratto che solo questo autore sa regalarci.
Leggere Camilleri è un piacere, soprattutto quando ci racconta, come in una sorta di viaggio ideale, una Sicilia di primo novecento che odora di zagare e polvere, di sudore umano e frutta, di un tempo che sembra riabbracciare quello scandito dagli dei.
Una Sicilia colta ma popolare, genuina ma impostata come solo può essere il sud del nostro paese. Una Sicilia che aspetta sempre qualcosa – che sia un lieto evento o un omicidio poco importa –, una Sicilia che ascolta in silenzio e capisce perché conosce la terra e con essa ha un legame tutto suo, profondissimo. La Sicilia è infine il prolungamento italiano della Grecia. Testimonianza ne sono i luoghi, i templi, le persone. Persino il mare lì sembra ellenico.
Il punto di partenza del romanzo è un oggetto, un oggetto che rimanda ad un mondo antico, un oggetto d’uso quotidiano, una moneta che ha il valore simbolico di passare di mano in mano.
Il ritrovamento di una moneta coniata in pochissimi esemplari ad Akragas, intorno al 400 a.C. detta il ritmo della storia: il furto della moneta, misteri e un omicidio connesso a questa sparizione.
Conosciamo la perfezione delle storie raccontate da Camilleri: tutto procede allargandosi e restringendosi, alternando tragedia e ironia, spalancando agli occhi del lettore la splendida campagna siciliana e disfatta Messina, distrutta dal terremoto.
Ci rimane una sensazione di qualche cosa di prezioso, un richiamo ad un tempo senza tempo, un inno ad una terra che, anche grazie a Camilleri, si presenta ai nostri occhi come l’ultimo baluardo di un mondo che non c’è più.
Andrea Camilleri (Porto Empedocle, 1925) ha pubblicato per Sellerio diciassette romanzi della serie del commissario Montalbano e diversi romanzi storici tra cui Il birraio di Preston, Il re di Girgenti, La scomparsa di Patò, Il nipote del Negus. Ha pubblicato con Mondadori alcune raccolte di racconti del commissario Montalbano e diversi romanzi tra cui Il tailleur grigio, Un sabato con gli amici, L’Intermittenza. Per Skira ha pubblicato La Vucciria, con un saggio di Fabio Carapezza Guttuso (2008) e, in questa collana, Il cielo rubato. Dossier Renoir (2009).
Matteo Chiavarone
 
 

Il Giornale, 1.3.2011
La classifica dei libri più venduti è online

Libreriauniversitaria.it, la libreria online nell'editoria e nei servizi per il mondo accademico nata dall'esperienza di Webster, pubblica le classifiche di vendita sia web, attraverso l'e-commerce sul portale stesso, sia globali che a livello nazionale, e da queste emergono osservazioni interessanti sul rapporto fra italiani e lettura.
Dalla classifica del bimestre gennaio - febbraio emerge il successo dei romanzi a sfondo storico come le opere di Clara Sánchez e Umberto Eco, e il grande amore dei lettori per Andrea Camilleri e la Sicilia. […]
La classifica:
[…]
Andrea Camilleri, uno degli autori Italiani più amati e seguiti, occupa la quinta posizione.
"Gran circo Taddei e altre storie di Vigàta" propone otto storie tanto perfette e compiute da costituire ciascuna un piccolo romanzo raccontando una Sicilia all'alba del '900 dalle innumerevoli sfaccettature: avvocati brillanti, chiromanti improvvisate, contadini e studentesse, preti e federali, comunisti sfegatati, donne risolute, un repertorio che suscita il sorriso o la pietà, e sempre un forte coinvolgimento. [da notare che il libro non è ancora stato pubblicato e quindi non si tratta di vendite ma di prenotazioni, NDCFC]
[…]
In ottava posizione ancora Andrea Camilleri con "La moneta di Akragas", giallo storico ambientato nell'Agrigento dei primi anni del XX secolo per narrare la vicenda di una moneta d'oro coniata in pochi esemplari intorno al 400 a.C. presso la città di Akragas durante l'assedio cartaginese. Una moneta che passerà di mano in mano, da Girgenti a Roma, fino ad arrivare come dono a Sua Maestà Vittorio Emanuele III Re d'Italia, grande appassionato di numismatica.
[…]
Maddalena Camera
 
 

Trentino, 1.3.2011
Gobbi, romanziere a sorpresa

Mori. Rudi Gobbi è un ragazzo di 32 anni con la passione della scrittura, attualmente fa il metalmeccanico ad Arco, ma forse potrebbe aprirsi un nuovo - e tanto agognato - spiraglio lavorativo: lo scrittore. Il suo romanzo d’esordio “Dove luce e ombra si uniscono”, è stato presentato, con un buon successo di pubblico, lo scorso sabato nella fumetteria-libreria “Tra le nuvole”.
[…]
La casa editrice Albatros è stata presieduta dalla poetessa Alda Merini. La collana “Nuove Voci”, di cui fa parte il libro di Gobbi, è dedicata alla letteratura emergente, collana del settore più recensita e premiata d’Italia. Tra i prefatori della collana Andrea Camilleri […].
Daniele Tonelli
 
 

ANSA, 1.3.2011
Salvo Montalbano "incontra" Belen

Roma - L'amato commissario Salvo Montalbano, nato dalla penna di Andrea Camilleri, ritorna su Rai1 con quattro nuovi episodi che andranno in onda a partire da lunedi' 14 marzo per la regia di Alberto Sironi. Il primo ad essere trasmesso sara' 'Il campo del vasaio' e avra' come guest star la sensuale argentina Belen Rodriguez, reduce dal successo di Sanremo (dove l'abbiamo vista al fianco di Gianni Morandi, Elisabetta Canalis, Paolo Kessisoglu e Luca Bizzarri).
[…]
I nuovi episodi Di Montalbano (una produzione Rai Fiction realizzata da Palomar) andranno in onda tutti di lunedi' e avranno come competitor il Grande Fratello, il reality condotto da Alessia Marcuzzi su Canale 5. Sono tratti dagli ultimi quattro romanzi di Camilleri: Il campo del vasaio, La danza del gabbiano, L'eta' del dubbio e La caccia al tesoro. Le altre 'Montalbano girls', che andranno a completare il cast di questi nuovi episodi, saranno le brave e belle Isabella Ragonese e Ana Caterina Morariu.
Il campo del vasaio e' una storia in cui tutti tradiscono tutti: su un terreno nei dintorni di Vigata, buono solo per ricavarne creta per i vasai, viene trovato il cadavere di un uomo. Sfigurato, squartato, chiuso in un sacco affiorato dopo una forte pioggia. Non si sa chi sia lo sconosciuto, ma nel frattempo una donna del paese denuncia la scomparsa del marito, un colombiano di origini siciliane, imbarcato su navi di lungo corso che fanno la spola tra il Sud America e l'Italia. E' a quel punto che il commissario Montalbano si ricorda del racconto del Vangelo: il tradimento di Giuda, il pentimento, i trenta denari scagliati a terra e poi utilizzati per comprare il 'campo del vasaio' per dare sepoltura agli stranieri.
E lo stesso commissario si trovera' coinvolto in seconda battuta nella vicenda, verra' tradito anche lui. Sono intanto iniziate ai primi di febbraio le riprese de Il giovane Montalbano, il prequel televisivo. Verranno realizzati per Rai1 sei episodi: La prima indagine di Montalbano, Capodanno, Ritorno alle origini, Ferito a morte, Il quarto segreto e Sette lunedi'. A impersonare Montalbano e' Michele Riondino, la protagonista femminile e' Sarah Felberbaum (presto nelle sale con Il gioiellino, il nuovo film di Andrea Molaioli con Remo Girone e Toni Servillo). Il regista del giovane Montalbano e' Gianluca Maria Tavarelli. La messa in onda probabilmente tra la fine del 2011 e la primavera del 2012.
Nicoletta Tamberlich
 
 

Bresciaoggi, 1.3.2011
Inconfessabili segreti di famiglia
TEATRO SOCIALE. Bello spettacolo di Mandracchia, Reale, Toffolatti e Torres per «Altri percorsi»

È risaputo quanto siano pericolose le feste di famiglia, occasione canonica per lo scatenarsi di tensioni, l'emergere di angosce rimosse, lo svelamento di inconfessabili segreti. Non sfugge alla regola la «Festa di famiglia» che un poker di brave e intelligenti attrici del nostro teatro hanno portato al Sociale per la rassegna «Altri Percorsi». Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariàngela Torres, che hanno dato vita da qualche tempo alla compagnia Mitipretese (un paio di stagioni fa è stato applaudito a Brescia il loro «Roma ore 11»), hanno pensato una curiosa operazione di pastiche postmoderno mettendo insieme brani presi da alcune opere di Pirandello e, con la supervisione drammaturgica di Andrea camilleri, hanno scritto un loro testo in cui, attraverso le parole e i personaggi dello scrittore siciliano, riescono a parlare della violenza, dell'insoddisfazione, delle ipocrisie e del dolore che, oggi come ieri, si annidano dentro i rapporti familiari.
Pirandello, - ce lo aveva insegnato Massimo Castri con alcuni memorabili allestimenti del Ctb - facendo deragliare nel gioco metateatrale la struttura del dramma borghese, aveva sempre messo in scena la crisi della famiglia, fermandosi però sulla soglia di quello che ai suoi tempi era indicibile. Con «Festa di famiglia» Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariàngela Torres sono riuscite a realizzare un'operazione molto lucida che è, insieme, una riflessione su Pirandello e una spietata analisi sui meccanismi che si instaurano nei rapporti familiari e, in particolare, sul ruolo della donna destinataria designata di ogni forma di violenza e di umiliazione fisica e morale da parte di padri, mariti e fratelli.
Qui a riportare a casa tre sorelle che nella vita hanno preso strade diverse è il sessantesimo compleanno della madre, ma le cose non funzionano fin dall'inizio: Mommina, la figlia maggiore, è sposata con un uomo divorato da una gelosia possessiva e brutale; la seconda, che fa l'attrice, vive con il suo compagno un rapporto fatto di noia e indifferenza; la più giovane si porta dentro la bestia delle attenzioni moleste subite dal padre e accusa la madre di non aver voluto vedere. La gioia dell'incontro è solo ipocrisia, il salotto è la solita stanza della tortura, ciascuno depone la maschera e si mette a nudo senza pudore.
Uno spettacolo solido e compatto che arriva al cuore della poetica di Pirandello e la aggiorna con efficacia. Applausi meritatissimi per tutti.
F.D.L.
 
 

La Repubblica, 2.3.2011
Editoria
"Storie, viaggi, lavoro il nostro sguardo sul mondo"
Nasce "E", il mensile di Emergency. Direttore, Gianni Mura. Editore Gino Strada. Un'intervista a due voci per raccontare una scommessa: "Bella ed elegante scrittura, in una cornice etica e civile"

Le prove generali - o come si dice in gergo giornalistico il numero 0 - sono finite. E il 6 aprile uscirà il numero 1 di E, testata che riprende il simbolo di Emergency: 128 pagine, prima tiratura 150mila copie, vendita in edicola a 4 euro. Direttore, Gianni Mura. Che col suo editore, Gino Strada, racconta che giornale sarà.
[…]
E lei, Mura, resterà tutto solo?
GM "Solo proprio per nulla. […] Nel primo numero si inizierà anche un racconto inedito di Andrea Camilleri, I fantasmi. Tutti hanno assicurato la loro amichevole e disinteressata collaborazione, per il puro piacere di fare qualcosa per Emergency".
[…]
Luigi Bolognini
 
 

Leggo, 2.3.2011

Il Salone del Libro si espande: per la prima volta, oltre ai tradizionali spazi del Lingotto Fiere, occuperà anche l’Oval. L’edizione 2011, quella dei 150 anni dell’Unità d’Italia, si terrà da giovedì 12 a lunedì 16 maggio. […]
Ma la sorpresa dell’Oval sarà la grande mostra 1861-2011: l’Italia dei libri. Il percorso espositivo avrà cinque filoni: i 150 grandi libri, i 15 superlibri, i 15 personaggi, gli editori, i fenomeni editoriali. «Non è una mostra sui libri che parlano dell’Unità d’Italia - spiega il curatore Gian Arturo Ferrari - e non racconta neppure la storia della letteratura».
E’ un viaggio tra 150 libri diventati grandi in questo secolo e mezzo. Il divertimento sarà trovare nella stessa mostra i classici di Giovanni Verga, Antonio Fogazzaro, Beppe Fenoglio e i best seller degli autori che spopolano in libreria, da Giorgio Faletti ad Andrea Camilleri. Il bello, secondo gli organizzatori, sarà proprio quello di poter apprezzare i volumi esposti o magari di arrabbiarsi perché il libro del cuore non figura tra i migliori 150. Oltre che più grande, il Salone quest’anno sarà anche più comodo da raggiungere, grazie all’arrivo della metropolitana fino al Lingotto.
Chiara Ferrero
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 2.3.2011
Lombardo cerca un leader per il suo nuovo partito
residente della Regione annuncia che non sarà lui a guidare il movimento che nascerà dall'Mpa. "L'ideale sarebbe un intellettuale anche se so che non sarà possibile e bisognerà trovare una via di mezzo dalla politica militante. Mi piacerebbe Camilleri". E propone un governo politico con il Pd
Massimo Lorello

Cercasi nuovo leader autonomista. L'annuncio è dello stesso fondatore del Movimento per l'autonomia. Raffaele Lombardo, attraverso il suo blog, afferma che non è bene avere un governatore che è anche capo del partito e allora il presidente della Regione promette che non sarà lui il condottiero del nuovo movimento che nascerà dall'Mpa. Ma chi, allora? Il nome non c'è ancora anche se Lombardo ammette: "Mi piacerebbe lo scrittore Andrea Camilleri". Poi illustra le caratteristiche che dovrà avere il nuovo leader.
[…]
 
 

Corriere del Mezzogiorno, 2.3.2011
Dal 14 marzo su Rai 1
Belen al fianco di Montalbano
Vento di Sudamerica per Zingaretti

Continua il successo della sensuale argentina, di nuovo in prima serata Rai dopo l'esperienza sanremese

Palermo - Se le indiscrezioni sul sequel «Così fan tutte» del maestro del cinema erotico Tinto Brass, che volevano la showgirl argentina Belen Rodriguez come nuova protagonista, si sono rivelate false, dicevano il vero, invece, quelle che l'annunciavano al fianco di Zingaretti nelle nuove puntate del commissario Montalbano, il personaggio letterario dei romanzi polizieschi di Andrea Camilleri. La serie tv sarà in onda su Rai 1 a partire dal 14 marzo e per ogni lunedì per la regia di Alberto Sironi, e avrà un competitor molto temibile, il Grande Fratello, reality show condotto da Alessia Marcuzzi su Canale Cinque.
I NUOVI EPISODI - I quattro nuovi episodi di Montalbano sono tratti da «L`età del dubbio», «La danza del gabbiano», «Il campo del vasaio» e «La caccia al tesoro», tra gli ultimi romanzi dello scrittore agrigentino. Le riprese avviate in Sicilia si sono poi spostate a Roma e il costo per ogni episodio pare si aggiri intorno ai tre milioni di euro.
DA MORANDI A MONTALBANO - Dunque per la Rodriguez ancora prima serata e ancora Rai 1, dopo il successo sanremese, che l'ha vista calcare il palco dell'Arsiton accanto a Gianni Morandi. La sensuale argentina sarà in scena nelle inedite vesti di «compagna» di Montalbano. Le altre donne che accompagneranno Zingaretti nella risoluzione dei suoi spinosi casi, saranno Isabella Ragonese lanciata da Virzì in «Tutta la vita davanti» e Ana Caterina Morariu.
BELEN VS RAGONESE -Sironi in un'intervista su Sette, il magazine del Corriere della Sera, prende la parola sulle donne che accompagneranno il commissario nella nuova serie. Tra Belen e Ragonesi non ha dubbi nel prediligere la seconda: «È la più brava che c’è in Italia. È una delle poche “inglesi”: si trasforma con grande disinvoltura». Certo la Ragonese è attrice di «professione», mentre Belen si cimenta in un territorio a lei ancora poco conosciuto. Così anche il regista la invita a impegnarsi di più: «Interpreta una sudamericana. Ultra professionale. Potrebbe diventare una brava attrice. Ma dovrebbe cominciare a pensare più a recitare e meno a far soldi con la pubblicità».
Valeria Catalano
 
 

Rai Tre, 3.3.2011
Parla con me

A sedersi sul divano rosso di “Parla con me” insieme a Serena Dandini e Dario Vergassola è lo scrittore siciliano Andrea Camilleri.
[...]
Cliccare qui per vedere l'intervista ad Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica (ed. di Torino), 3.3.2011
I 150 Grandi Libri dell’Italia unita

La commissione presieduta da Gian Arturo Ferrari ne ha scelto idealmente uno per ogni anno, dalla nascita della nazione. Saranno esposti, spiegati e raccontati durante il prossimo Salone del Libro, nella mostra allestita all'Oval del Lingotto
[…]
1994
Andrea Camilleri, La forma dell’acqua
[…]
 
 

Daniele Silvestri, 3.3.2011
Comunicato uscita nuovo disco!!! In uscita il 29 marzo

Roma - Ci sara' anche un contributo speciale di Andrea Camilleri in "S.C.O.T.C.H.", il nuovo attesissimo album di Daniele Silvestri in uscita il 29 marzo, su etichetta Sony Music.
Oltre a quella con il grande scrittore siciliano, sono numerose e sorprendenti le collaborazioni contenute nel nuovo album, che esce a distanza di quasi tre anni dal successo del best "Monetine".
L'album, che ha per titolo un acronimo, arriva dopo una lunga stagione di live che ha portato il cantautore a sperimentare nuove soluzioni stilistiche e incontri inediti con mondi musicali diversi.
[…]
 
 

Giornale di Sicilia, 3.3.2011
“Gran Circo Taddei”. Esce oggi il nuovo libro di Andrea Camilleri
Da “La congiura”
Mariuzza e Ciccinu suli ‘n càmmara di letto…
Con otto racconti ambientati a Vigata (Gran Circo Taddei, pp.228, 14 euro Sellerio Editore) torna in libreria Andrea Camilleri. “Una sorta di campionario di uomini e donne di Sicilia. Non c’è che l’imbarazzo della scelta”, ha detto di questo libro lo scrittore di Porto Empedocle. Avvocati, federali, fattucchiere, preti, fascisti, comunisti, donne con i cabbasisi e mezzi uomini… Il menù è questo. Ambientazione che va da fine Ottocento a inizi Novecento; e poi il Ventennio e la guerra. Lo stile affabulatorio (inconfondibile) e la trama compatta fa di ciascun racconto un piccolo romanzo. E gli appassionati del papà del commissario Montalbano non rimarranno delusi. Pubblichiamo le prime pagine del primo racconto, “La congiura”, per concessione dell’editore.
GIMA

Nell’anni che furo ’ntorno al milli e novecento e trenta, ’na quinnicina di jorni prima di ogni cangio di stascione, ogni lunidì Ciccino Firrera, ’ntiso «Beccheggio», immancabilmenti arrivava a Vigàta col treno delle otto del matino che viniva da Palermo. Carricava supra a ’na carrozza un baullo e dù enormi baligie chine chine ligate con lo spaco e si faciva portari all’albergo «Moderno» indove, come al solito, pigliava ’na càmmara per dormirici e affittava per tri jorni il saloni «Mussolini» per fari l’esposizioni. Appena ghiunto in albergo, svacantava il baullo e le baligie e apparava nel saloni ’na mostra di abiti fimminili ultima moda della premiata sartoria palermitana Stella Del Pizzo, allura di grannissima fama ’n Sicilia, della quali egli s’acqualificava come l’unico rappresentanti ambulanti autorizzato alla vinnita. Verso l’una della stissa matinata, nell’ura nella quali tutti sinni stavano ’n casa a mangiari, a bordo di un sidecar affittato da Totò Rizzo che faciva macari da autista, Ciccino si firriava coscienziosamenti tutta Vigàta gridanno dintra a un megafono di lanna: «Beddre signure e beddre signurine! Ciccino arrivò! Arrivò Ciccino! L’esposizioni è aperta dalle quattro alle setti di doppopranzo presso l’albergo Moderno fino a mercordì. Viniti! Viniti a vidiri i meravigliosi, novissimi abiti di Stella Del Pizzo per la stascione che arriva!». A quell’annunzio, le fìmmine schette e maritate che si potivano permittiri d’accattarisi un abito della famusa sartoria, scasavano. Oltretutto Ciccino faciva sconti grossi assà, che erano squasi da liquitazioni. Nei tri jorni d’apirtura, il saloni era sempri chino e Ciccino pigliava nota del vistito che ogni signura si era scigliuto, contrattava il prezzo e si mittiva ’n sacchetta il dinaro. Po’, dal jovidì matina fino alla duminica matina, annava ’n casa di ognuna col vistito scigliuto, glielo faciva provari e in un vidiri e svidiri, da bravissimo sarto quali era, tagliava, cusiva, allungava, allargava, stringiva, accorzava, assistimava seduta stante. La duminica doppopranzo, con il baullo e le baligie vacanti, sinni tornava ’n Palermo e arrivederci tra tri misi.
Ciccino Firrera era un quarantino abbunnanti accussì laido da fari spavento. Piluso come a ’na scimmia, la fronti vascia, con un occhio a Cristo e l’altro a San Giuvanni, àvuto sì e no un metro e cinquanta, la tistuzza nica nica da lucertola supra alla quali c’era ’na tali massa di capilli nìvuri e ricci da pariri un cappeddro, aviva un paro di gamme accussì ad arco che quanno caminava pariva preciso ’ntifico a ’na navi che beccheggiava. La laidizza del corpo però era ’n gran parti compensata dalla biddrizza dell’occhi, lunghe ciglia squasi fimminine, pupille nìvure e profunne, e dal caratteri allegro e amicionero, sempri pronto a farisi ’na risata di cori macari supra alla sò diformità e alla ’ngiuria. I mariti di lui si fidavano, vuoi pirchì pinsavano che manco la cchiù affamata delle fìmmine avrebbi avuto il coraggio di mittirisi con un mostro simili vuoi pirchì il contegno di Beccheggio con le clienti era sempri rispittosissimo.
Po’, un vinniridia sira, doppo dù anni che Ciccino viniva a Vigàta, la trentina signura Mariuzza Sferla contò all’amica Tanina Buccè, ’n gran sigreto e con il giuramento sullenni di non parlarinni con nisciuno, pena morti ’mmidiata, quello che le era capitato nello stisso doppopranzo con Beccheggio. Era il principio della stascione ’stiva, o meglio l’urtima simana di majo, ma già faciva un càvudo di moriri. Ciccino s’apprisintò ’n casa della signura Mariuzza alli tri, quanno lei, finuto di mangiare, si era da ’na mezzorata stinnicchiata supra al letto con la sula fodetta e si era appinnicata. «Cu è?». «Ciccino sono. Il vistito ci portai». Si era completamenti scordata che erano ristati con Ciccino che lui sarebbi vinuto a quell’ura. Si ’nfilò la vistaglia e annò a rapriri. Era sula ’n casa. Il marito, Ubaldo, console della milizia fascista, era a Roma da tri jorni per un raduno e ci sarebbi ristato ancora dù. La cammarera ’Mmaculata dal jorno avanti non viniva pirchì aviva il figlio malato. La signura Mariuzza era ’na tali beddra fìmmina che l’òmini del paìsi ci pirdivano il sonno. Àvuta un metro e ottanta, biunna, occhi cilestri, gamme che non finivano mai, era cognita per l’assoluta sirietà e l’attaccamento al marito. «Quella non è ’na fìmmina, ma ’na lastra di ghiazzo» aviva ditto all’amici Paolino Sciabica, il seduttori del paìsi, doppo che aviva arricivuto l’ennesimo arrefuto. Come aviva fatto le altre volte, la signura fici trasiri ’n càmmara di letto a Ciccino pirchì lì c’era l’armuàr a tri specchi. Mentri quello scartava il vistito, lei si livò la vistaglia. Lo fici con naturalizza, pirchì sapiva che Ciccino mai si sarebbi pirmittuto manco ’na taliata cchiù longa del dovuto. ’Ndossò il vistito, si taliò negli specchi tri o quattro volte firrianno supra a se stissa. Po’ disse: «Abbisogna allungarlo di almeno tri centimetri e aggiustarlo darrè alle spalli pirchì indove c’è il gancetto di chiusura mi fa cannolo». (...)
Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 3.3.2011
Esce oggi “Gran Circo Taddei” il nuovo libro dello scrittore: otto storie ambientate tra Ottocento e fascismo e segnate dalla comicità
Una delle ultime cose lette dall’editrice palermitana, a cui è dedicato il volume
”Guardo al passato perché la Sicilia di oggi non la capisco”
I racconti di Camilleri
”La Sellerio approvò e disse: sei tornato come ai vecchi tempi”

È tornato alle origini Andrea Camilleri, alla sua Vigàta in bilico tra fine Ottocento e la prima metà del Novecento: pozzo di San Patrizio di storie e personaggi, specchio di una Sicilia ancora una volta irresistibile.
Si intitola "Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta" (Sellerio, 328 pagine, 14 euro, da oggi in libreria) il nuovo libro dello scrittore empedoclino, che allinea otto storie perfettamente congegnate, meccanismi inesorabili di un motore narrativo votato alla burla, alla tirata, allo sberleffo. Una sorta di "Decameron" ridotto, dominato dalla musa del comico, col suo codazzo di macchiette e figurine, che però, tra una risata e l' altra, sa riservare lo spazio anche alla pietà. Siamo, per intenderci, a metà tra il "Birraio di Preston" e "La concessione del telefono": un Camilleri, insomma, che nelle acque della sua immaginaria e però verissima Vigàta sguazza felice come un pesce.
Basterebbe il racconto d'apertura, dal titolo "La congiura", a fare di questa raccolta uno dei libri migliori dello scrittore: perfetto per come la macchinazione ai danni di una donna fascistissima prende corpo, mescolandosi le confessioni peccaminose di un gentil sesso apparentemente assatanato, e montando l'ira funesta nel sospetto di una trappola comunista, a suon di corna che si intrecciano sulla testa di contegnosi gerarchi. Per non dire del racconto che dà il titolo al libro, modulato tra dispute strapaesane, che rasentano la farneticazione, e leoni che non spaventano la vittima designata: sono amabili "apologhi", come li definisce nella bandella di copertina Salvatore Silvano Nigro, cronache vigatesi di un'umanità misera e scoppiettante, dedicate, recita l'epigrafe di apertura, a Elvira Sellerio, «nel ricordo di una profonda, e rara, amicizia». «Non potevo non farlo - dice Camilleri - si tratta delle ultime cose che ebbe modo di leggere Elvira. Ricordo ancora perfettamente la sua telefonata, ho nelle orecchie la sua voce: "Sei tornato ai vecchi tempi - mi ripeteva - sono storie spassosissime"».
Camilleri, a ricaricare le sue batterie di narratore è sempre la Vigàta che viene fuori dalle brume dell'Ottocento, per avventurarsi nel secolo della dittatura fascista: in pratica, è un suo chiodo fisso?
«Allora, a questo primo volume seguirà un secondo, con racconti della medesima maniacale lunghezza, anche se il periodo storico arretrerà un poco. Si tratta di un frangente privilegiato, in parte perché l'ho vissuto. Allora si diventava grandi prima, l'esperienza della guerra ti marchiava a vita. Ecco, voglio ancora sondarlo, non mi sono stancato di rivoltarlo come un calzino».
Leggendo le storie che narra, si ha l'impressione che i suoi numi tutelari siano, da una parte, Pirandello, per la componente surreale, dall'altra Brancati, per l'ossessione sessuale. È così?
«Benissimo, sono loro i miei padri nobili, non le dico altro».
Perché invece la Sicilia di oggi, quella dei Lombardo e dei Micciché, su di lei non ha lo stesso appeal?
«La Sicilia attuale non la capisco, la frequento poco. Per raccontare le cose, o le devo vivere oppure debbo immaginarle non standoci dentro. Ecco, nell'Isola di oggi mi trovo scomodo, non ho una bella percezione: mi pare che si trovi in un preoccupante stato confusionale. C'è da dire pure che tutta l'Italia non è messa bene».
Tra una settimana, l'8 e il 9 marzo, a Roma si svolgerà un convegno a lei dedicato organizzato dal professore Nigro, dal titolo "Camilleri e i suoi lettori". Non più, dunque, il "caso letterario", ma il rapporto privilegiato con l'esercito numerosissimo dei suoi estimatori...
«Io leggo sempre con grande attenzione quello che scrivono sui miei libri i lettori. Toccare il polso è sempre un'operazione importantissima, anche perché mi piace avere una comunicazione diretta, privilegiata. Questo non vuol dire farsi un' idea dei gusti di chi legge, per blandirli, ma tastare il terreno ogni volta che vede la luce una nuova opera, riflettere sulle reazioni, avere contezza di quella che gli specialisti chiamano la ricezione».
Che valore ha questo convegno per lei?
«Sono curiosissimo di ascoltare i colleghi scrittori e poi i critici. Al convegno ci saranno pure gli ospiti stranieri, da Marcelle Padovani a Emili Rosales. È come fare il punto della situazione: il primo convegno su di me e la mia opera si svolse nel 2000, quando uscì il "Re di Girgenti". A dieci anni di distanza, essendo io sopravvissuto, sono il più interessato a conoscere lo stato dell'arte, il punto in cui sono arrivato».
Se la prende quando le dicono che scrive troppo?
«Quando mi dicono una cosa del genere, io rispondo: troppo rispetto a che? Uno scrittore, a mio modesto parere, scrive troppo quando non avverte più la stanchezza del narrare. Nel mio caso, sarei il primo a percepirla. Fino a quando ho la carica, mi chiedo, perché porsi il problema dello scrivere troppo? Il lettore è libero di leggere o di non leggere, ma stabilire delle regole, delle unità di misura, mi pare assurdo, veramente insensato».
Sono problemi che di solito assillano gli italiani, no? «Proprio così. Dalle nostre parti gli scrittori sono sempre stati stitici. In Francia, tanto per fare un esempio, nessuno lo dice».
Basti pensare a Balzac o a Simenon, due vere e proprie macchine da guerra...
«Ecco, non li volevo fare quei nomi. Li fa lei, non posso che associarmi. In Italia siamo sempre stati autori di un unico capolavoro, di un solo libro meraviglioso: le dice niente il nome di Alessandro Manzoni?».
E a lei, cosa le dicono i nomi di Ficarra e Picone, che interverranno al convegno al suo fianco sull'arte del comico e l'essere siciliani?
«Il comico siciliano, ossia quell'universo farsesco ed esilarante che però sa capovolgersi in tragedia quando uno non se lo aspetta, è qualcosa di molto complesso. Proverò a dare qualche risposta assieme a Ficarra e Picone, che non conosco personalmente, e che non vedo l'ora di incontrare».
Brancati diceva che in tempi grevi, di dittatura più o meno velata, il comico fa le veci dell'intellettuale. È d'accordo?
«Come no: e questo è il momento giusto, non le pare?».
Salvatore Ferlita
 
 

l’Unità, 3.3.2011
Comunisti, fascisti e preti. Il mondo di Camilleri in otto nuovi racconti
Esce oggi in tutte le librerie italiane un nuovo libro di Andrea Camilleri, una raccolta di otto racconti. S’intitola «Gran circo Taddei» ed è edito dalla casa editrice siciliana Sellerio (pagine 336, euro 14,00).

Salvo Montalbano questa volta cede il passo ai racconti deIl Gran circo Taddei. Un testo che Andrea Camilleri dedica alla memoria di Elvira Sellerio. Le storie sono ambientate nella Vigàta, città dell’immaginario camilleriano, ma anche luogo che idealmente fa riferimento alla sua Sicilia, anzi alla provincia agrigentina. In questo nuovo libro Camilleri mette assieme 8 racconti che descrivono aspetti plurimi del mondo siculo: dai personaggi ai contesti storico-sociali. Con il suo linguaggio colorito e vivace dà vita ad una molteplicità di protagonisti, contadini, avvocati, maghe, studentesse, preti e federali, comunisti sfegatati, donne risolute. È il suo repertorio, e Camilleri lo sa far rivivere in una maniera sempre nuova, senza mai stancare il lettore. La congiura è uno dei racconti più importanti di questa nuova opera e condensa alcune delle caratteristiche essenziali di alcuni suoi romanzi storici. Ovvero l’analisi del periodo fascista attraverso il racconto degli aspetti grotteschi della dittatura mussoliniana.
Ed ancora una volta nel metterne in evidenza contraddizioni e parossismi, ne decostruisce il senso, svela i meccanismi del potere, ma anche le debolezze umane. La congiura però ricorda più il romanzo storico de La Presa di Makallè, per il suo giocare con l’erotismo ed il sesso. Ma questa volta il protagonista non è un bambino superdotato, ma un uomo di bassa statura, deforme, che di mestiere fa il sarto. Un uomo molto rispettoso ed educato, talmente brutto che non suscita mai il sospetto in alcun marito siculo, ma che è una vera calamita per le loro mogli. Il tutto inizia da un innocente contatto, e poi si trasforma in una maratona del sesso. Ma vi è la moglie di un uomo importante del fascismo locale, che risulta indifferente al sarto. Come è possibile? La donna si sente offesa e si convince che dietro ci sia una congiura. E se l’uomo fosse un comunista che si sta prendendo gioco di tutto il potere fascista locale? Sì perché il caso vuole che parecchie mogli di personaggi di spicco restino ammaliate. Camilleri gioca con questa storia, sembra che la trasformi in romanzo, ma poi la riporta nella forma del racconto.
Il Gran Circo Taddei ha un quid di felliniano, ma la storia è raccontata con il classico stile ironico-critico alla Camilleri. Divertente la storia del Merlo parlante, che gioca su ambiguità e tradimenti, sempre a sfondo erotico. Ma la cosa curiosa, che ovviamente non c’entra nulla con la storia raccontata che è una pura invenzione narrativa, è che l’autore ha avuto un pappagallo parlante che lo imitava. Sì, imitava davvero il vocione di Andrea, molto prima del bravissimo Fiorello. Ma torniamo ai racconti. La fine della missione è incentrato su argomenti a sfondo erotico. Un giro in giostra torna sul tema della bruttezza, questa volta non come elemento di eccezionalità, ma di marginalità e di solitudine. Anche in questo caso c’è un elemento che rompe la routine ed una ragazza bionda e meravigliosa si innamora del brutto. Camilleri racconta emozioni e turbamenti, con capacità di descrizione psicologica e comportamentale. Dai tratti esilaranti La fine della missione, che così come altri racconti di questo libro ha un sapore brancatiano. Racconta dell’avvocato Totino Mascarà, un «trentacinquino» che «non s’addecidiva a farisi zito». Un uomo che per missione si presta a ingravidare donne i cui mariti non riescono a raggiungere l’obiettivo. E dato che ci riesce a primo colpo, si è sparsa la notizia. Lui lo fa con atteggiamento stoico, con pura indifferenza, per beneficienza. Fin quando non si imbatte nella donna che gli ha da sempre fatto battere il cuore. Ed allora salta la routine. In questi racconti vi è un riferimento al periodo storico, che inserisce la narrazione in un contesto: sia la fine dell’Ottocento o l’alba del 1900, gli anni del fascismo o del dopoguerra. C’è anche un rimando all’elemento del fiabesco, altro genere sperimentato dal prolifico scrittore. In questi racconti ha voluto alternarli, ed in alcuni momenti fonderli, quasi a voler unire neoverismo camilleriano e surrealismo magico.
Salvo Fallica
 
 

La Sicilia, 3.3.2011
Ritratto divertente e amarognolo della gente siciliana, gli affacci sul passato, le manie di una piccola borghesia pettegola e bigotta. Intervista ad Andrea Camilleri
Gran circo Taddei e altri racconti del paese di Vigata
Lo scrittore Andrea Camilleri: «Il tradimento è la faccia oscura del carattere siciliano. La faccia chiara è quella in cui ci imbattiamo ogni giorno: aperta, sorridente, cordiale, espansiva e leale»

Con 8 racconti che sono il romanzo di Vigàta, paese inventato ma più vero di quelli che esistono realmente, Andrea Camilleri ci offre un ritratto divertente e amarognolo della popolazione siciliana. Gli affacci sul passato, manie d'una piccola borghesia pettegola e bigotta che non perde occasione per peccare in modo sfacciato, salvo camuffare e negare anche l'evidenza subito dopo, sono specchi falsi che restituiscono un'immagine spezzata e distorta della realtà.
E così la signora fascista de «La congiura» al centro di un complotto; la beffa ai notabili del circolo dove si gioca d'azzardo derubati da un comune malvivente in «Regali di Natale»; «Il merlo parlante» che svela insospettabili segreti d'alcova; «Il gran circo Taddei», sgangherata compagnia di guitti del quale fanno parte 3 giovani donne coinvolte in una tragicommedia pirandelliana, non sono altro che figure spesso burlesche che ritornano anche in «La fine della missione», «Un giro di giostra», «La trovatura» e «La rivelazione». Memorie, dice Camilleri, "di una sconfinata vanità e varietà umana rilette alla logica del presente e mondate da ogni incrinatura demoniaca", che prendono consistenza in "Gran circo Taddei e altre storie di Vigata".
Camilleri, dietro l'umorismo di ogni racconto, quanta tragedia c'è?
«Parecchia. E credo non tutta dissimulata dal divertimento. Anche questo è un modo di contrabbandare le cose».
I suoi racconti si sarebbero potuti intitolare anche "libro dei tradimenti", perché l'inganno è sempre presente. Tradire è proprio nella natura dell'uomo?
«L'inganno è una delle componenti, ma diciamo che il tradimento è la faccia oscura del carattere siciliano».
E com'è quella chiara?
«E' la faccia nella quale ci imbattiamo quotidianamente: aperta, sorridente, cordiale, espansiva e leale. E' l'altra faccia della luna, quella che non vediamo, ma c'è. E non sempre è cordiale e espansiva».
Storie a volte surreali ma indicative di quella che è l'anima della provincia ricca di tante sfaccettature. Tutte storie inventate, o si tratta di materiale raccolto sul campo?
«Sono tutte storie inventate, però nascono da un terreno di coltura. Preciso: sono inventate ma sono altrettanto possibili perché il terreno di coltura è quello. L'anima siciliana è molto variabile».
Quindi deve solo concimare un po' e penso che il concime non le manchi?
«Di concime ne ho quanto ne vuole, di tutti i tipi. Lo distribuisco sulle mie coltivazioni di storie che germogliano dalla mia fantasia come pianticelle, e perché crescano bene le curo come si deve».
Che cosa rende i siciliani così predisposti alla cospirazione, all'intrigo?
«La voglia di complicare le cose. Cito una bellissima frase che Moravia un giorno disse a Sciascia: "La differenza tra i milanesi e i siciliani è che i milanesi tendono a semplificare un fatto complicato. I siciliani operano all'inverso: un fatto semplicissimo tendono a complicarlo". E le complicazioni portano a sotterfugi e tradimenti».
L'ironia è la misura dei suoi racconti, tutti tessuti con un filo che associa alla storia una grande capacità rievocativa. Così anche la tragedia diventa comica.
«Per me è un fatto naturale cercare di trasformare la tragedia in comicità. Non so se ci riesco, ma in certe occasioni bisogna stemperare l'incombenza di certe situazioni. Ritengo sia anche questa una forma di difesa. C'è un bellissimo passaggio ne Il consiglio d'Egitto di Sciascia, in cui il vicerè chiede a un siciliano: "Come si fa a essere siciliani ?" Sciascia nel romanzo non dà una risposta. Io, modestamente, dico che si può essere siciliani solo se si ha ironia».
Le vicende si svolgono in un tempo in cui la burla era sinonimo d'intelligenza e il gallismo una sorta di sfida tra giovinastri dediti alla caccia di fimmine. In questi ritratti di provincia fonda, quanto s'identifica e quanto si diverte?
«Credo che il racconto italiano sia una grande tradizione. Mutatis mutandis, si può dire che i miei racconti sono pronipoti di certi racconti e novelle del Boccaccio, di Matteo Bandello e di tutta la grande novellistica italiana».
I politicanti fascisti di alcuni racconti nelle loro piccolezze, ripicche e dispetti bambineschi, non mi sembrano molto differenti da molti politici attuali. Una sorta di mediocrità dilagante?
«Il carattere centrale di tutte le cose è proprio la mediocrità dilagante, ed è un carattere eterno, La mediocrità è veramente più eterna dell'intelligenza. E' un connettivo enorme dovunque e soprattutto in politica».
Hanno un ruolo favolistico gli animali presenti nei suoi racconti?
«Essi non sono né esopiani né trilussiani, e la morale della favola di questi animali, non è molto educativa. Sono elementi di calcolo come tanti altri nella vita, utilizzati a scopi diversi da quelli cui la natura li ha creati».
Che cosa ne pensa Andrea camilleri dei fermenti rivoluzionari che stanno sorgendo a macchia d'olio nel Maghreb?
«Poiché spero che a queste ribellioni possano succedere dei governi democratici, io non posso che vederli bene, anche con il problema sovraeccitato dal terrore dei cinquantamila o centomila immigrati che possono arrivare. In genere dalle dittature si scappa, dalle democrazie no. E la democrazia, auspicando che si instauri al più presto in tutti i paesi, potrebbe essere l'unico deterrente a fermare gli sbarchi in Italia».
Le fa piacere la festa critica con la partecipazione degli studenti che hanno organizzato a Roma in suo onore nei giorni 8 e 9 marzo?
«Per me saranno giorni molto belli, perché sono siciliano ma prima di tutto un italiano nato in Sicilia. Ci vado molto volentieri e sono pronto a rispondere a tutte le domande dei giovani così come ho sempre fatto nelle scuole in cui sono andato ogni volta che mi hanno invitato. Per me parlare con i giovani è un invito a nozze, perché la loro freschezza intellettuale è piena di curiosità e sanno avanzare domande sempre interessanti».
Francesco Mannoni
 
 

Il Piccolo, 3.3.2011
Andrea Camilleri eros e fascismo al Circo Taddei
Trentacinque titoli pubblicati con Sellerio editore in una quindicina d'anni. E sempre i libri di Andrea Camilleri volano in testa alle classifiche dei più venduti. Anche se dentro, tra le pagine, manca il suo personaggio più amato: il commissario Montalbano. Da lui, i lettori accettano tutto al punto da entusiasmarsi per romanzi storici, storie ricostruite da documenti d'archivio, racconti su fatti dimenticati, inchieste in forma narrativa oppure frizzanti quadri di società della sua amata Vigàta. Adesso, per due giorni, tutti quelli che amano Andrea Camilleri e il suo mondo immaginario sono invitati all'appuntamento all'Auditorium del Parco della Musica a Roma. Si intitola proprio "Camilleri e i suoi lettori" e si svolge martedì 8 e mercoledì 9 marzo. Martedì, nel pomeriggio, si inizia con l'incontro "Una rivoluzione editoriale. La letteratura di Andrea Camileri", al quale intervengono Salvatore Silvano Nigro, Stefano Salis e Carlo Lucarelli. A seguire, "Un italiano all'estero. L'Italia vista attraverso il commissario Montalbano" con Iris Gehrmann, Marcelle Padovani, Emili Rosales e Elda Rotor. In serata, anteprima del film tv sul commissario Montalbano. Mercoledì 9 si prosegue con altri due incontri di studio. Da "Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta", il nuovo libro di racconti di Andrea Camilleri, pubblichiamo l'inizio del racconto "La congiura" per gentile concessione di Sellerio editore.

Nell'anni che furo 'ntorno al milli e novecento e trenta, 'na quinnicina di jorni prima di ogni cangio di stascione, ogni lunidì Ciccino Firrera, 'ntiso «Beccheggio», immancabilmenti arrivava a Vigàta col treno delle otto del matino che viniva da Palermo. Carricava supra a 'na carrozza un baullo e dù enormi baligie chine chine ligate con lo spaco e si faciva portari all'albergo «Moderno» indove, come al solito, pigliava 'na càmmara per dormirici e affittava per tri jorni il saloni «Mussolini» per fari l'esposizioni. Appena ghiunto in albergo, svacantava il baullo e le baligie e apparava nel saloni 'na mostra di abiti fimminili ultima moda della premiata sartoria palermitana Stella Del Pizzo, allura di grannissima fama 'n Sicilia, della quali egli s'acqualificava come l'unico rappresentanti ambulanti autorizzato alla vinnita. Verso l'una della stissa matinata, nell'ura nella quali tutti sinni stavano 'n casa a mangiari, a bordo di un sidecar affittato da Totò Rizzo che faciva macari da autista, Ciccino si firriava coscienziosamenti tutta Vigàta gridanno dintra a un megafono di lanna: «Beddre signure e beddre signurine! Ciccino arrivò! Arrivò Ciccino! L'esposizioni è aperta dalle quattro alle setti di doppopranzo presso l'albergo Moderno fino a mercordì. Viniti! Viniti a vidiri i meravigliosi, novissimi abiti di Stella Del Pizzo per la stascione che arriva!». A quell'annunzio, le fìmmine schette e maritate che si potivano permittiri d'accattarisi un abito della famusa sartoria, scasavano. Oltretutto Ciccino faciva sconti grossi assà, che erano squasi da liquitazioni. Nei tri jorni d'apirtura, il saloni era sempri chino e Ciccino pigliava nota del vistito che ogni signura si era scigliuto, contrattava il prezzo e si mittiva 'n sacchetta il dinaro. Po', dal jovidì matina fino alla duminica matina, annava 'n casa di ognuna col vistito scigliuto, glielo faciva provari e in un vidiri e svidiri, da bravissimo sarto quali era, tagliava, cusiva, allungava, allargava, stringiva, accorzava, assistimava seduta stante. La duminica doppopranzo, con il baullo e le baligie vacanti, sinni tornava 'n Palermo e arrivederci tra tri misi. Ciccino Firrera era un quarantino abbunnanti accussì laido da fari spavento. Piluso come a 'na scimmia, la fronti vascia, con un occhio a Cristo e l'altro a San Giuvanni, àvuto sì e no un metro e cinquanta, la tistuzza nica nica da lucertola supra alla quali c'era 'na tali massa di capilli nìvuri e ricci da pariri un cappeddro, aviva un paro di gamme accussì ad arco che quanno caminava pariva preciso 'ntifico a 'na navi che beccheggiava. La laidizza del corpo però era 'n gran parti compensata dalla biddrizza dell'occhi, lunghe ciglia squasi fimminine, pupille nìvure e profunne, e dal caratteri allegro e amicionero, sempri pronto a farisi 'na risata di cori macari supra alla sò diformità e alla 'ngiuria. I mariti di lui si fidavano, vuoi pirchì pinsavano che manco la cchiù affamata delle fìmmine avrebbi avuto il coraggio di mittirisi con un mostro simili vuoi pirchì il contegno di Beccheggio con le clienti era sempri rispittosissimo. Po', un vinniridia sira, doppo dù anni che Ciccino viniva a Vigàta, la trentina signura Mariuzza Sferla contò all'amica Tanina Buccè, 'n gran sigreto e con il giuramento sullenni di non parlarinni con nisciuno, pena morti 'mmidiata, quello che le era capitato nello stisso doppopranzo con Beccheggio. Era il principio della stascione 'stiva, o meglio l'urtima simana di majo, ma già faciva un càvudo di moriri. Ciccino s'apprisintò 'n casa della signura Mariuzza alli tri, quanno lei, finuto di mangiare, si era da 'na mezzorata stinnicchiata supra al letto con la sula fodetta e si era appinnicata. «Cu è?». «Ciccino sono. Il vistito ci portai». Si era completamenti scordata che erano ristati con Ciccino che lui sarebbi vinuto a quell'ura. Si 'nfilò la vistaglia e annò a rapriri. Era sula 'n casa. Il marito, Ubaldo, console della milizia fascista, era a Roma da tri jorni per un raduno e ci sarebbi ristato ancora dù. La cammarera 'Mmaculata dal jorno avanti non viniva pirchì aviva il figlio malato.
Andrea Camilleri
 
 

Il Piccolo, 3.3.2011
L’irresistibile sghignazzo di Camilleri

Chissà se riesce a stare serio, Andrea Camilleri. Chissà se è capace di frenare lo sghignazzo. Di ricacciare in gola il beffardo insorgere del "fou rire" quando scrive racconti come quelli contenuti nel suo nuovo, ennesimo libro. Sì, perché stare seri, mentre si leggono le otto novelle di "Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta", che Sellerio editore (pagg. 329, euro 14) distribuisce nelle librerie oggi, è praticamente impossibile. Ogni situazione, ogni maneggio, ogni intrigo finisce per mostrare il suo lato più grottesco. E stare seri, appunto, è difficilissimo. Si parte con "La congiura", che ha il ritmo di un crescendo indiavolato. Capita che a Vigàta sia molto richiesto il sarto Ciccino Firrera, detto Beccheggio. Un palermitano talmente brutto da potersi fidare ciecamente di lui. Se parliamo di onorabilità delle delle mogli, s'intende. E invece proprio quello sgorbio attira le "fimmini" come la carta moschicida. E rischia di innescare un incidente diplomatico, o meglio ideologico. Sì, perché tutte queste storie sono ambientate al tempo del fascismo. Quando imperava il Duce, il maschio sempre pronto ad amare qualunque donna gli capitasse a tiro. E allora è normale che i merli parlanti, come quello dell'omonimo racconto, finiscano per rivelare i segreti di corna del proprio padrone. E che un giovane sfaccendato trovi la donna più bella del mondo addormentata nella macchina di un losco faccendiere. Se poi capita a tiro un comunista convinto, come Prestìa della "Rivelazione", è normale che gli tocchi in sorte l'apparizione di Gesù. Che gli ordina di pentirsi. E lui, neanche per sogno va a pensare a uno scherzo: abiura il marxismo, e basta. Perché nei racconti di Camilleri la storia va così. Le donne custodiscono il mistero della femminilità. E gli uomini, con tutta la loro prosopopea, finiscono sempre cornuti e mazziati.
Alessandro Mezzena Lona
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 3.3.2011
Il retroscena. Il governatore al lavoro per realizzare il cambio di nome, simbolo e struttura del movimento: “Un intellettuale alla guida»
Nuovo Mpa, Lombardo si tira fuori "Il leader? Mi piacerebbe Camilleri"

Raffaele Lombardo cerca l’”uomo nuovo” per la guida dell’Mpa che verrà. Parla pubblicamente “di un poeta o di uno scrittore: di un intellettuale, insomma”. Ma il suo sogno lo confessa con qualche imbarazzo: “Mi piacerebbe Andrea Camilleri”. Sì, proprio il papà di Montalbano: “L’ho incontrato più volte – dice il governatore – l’ultima prima di Natale a casa sua. Abbiamo parlato a lungo di politica: con lui è inevitabile. Ha passione, lucidità, capacità di analisi: l’identikit di chi dovrà dirigere la nuova forza politica a cui sto lavorando. Oddio, non ci provo neppure a chiederglielo. Ma certo, se lui gradisse l’idea ne sarei onorato…”.
[…]
Si passa, ora, alla costruzione del nuovo soggetto politico che - visti i ritardi - vivrà di due fasi. Si inizierà il 17 marzo, festa dei 150 anni della Repubblica, con una conferenza stampa che lancerà una fase costituente lunga un mese. Quindi il battesimo vero e proprio, con una manifestazione che dovrebbe svolgersi a fine aprile a Napoli o a Reggio Calabria. Entro quella data Lombardo dovrebbe scegliere «l' uomo nuovo». Sognando Camilleri. Ma altre figure, all' orizzonte, non ce ne sono.
Emanuele Lauria
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 3.3.2011
Il disco
Una nazionale di musicisti per suonare “Sale di Sicilia”
"Sale di Sicilia" alle 18 al Kalhesa (Foro Umberto I 21) con Edoardo De Angelis, ingresso libero

Gli eleganti toni narrativi della migliore canzone italiana d'autore e le accese passioni e i suoni vividi della tradizione siciliana: un connubio azzardato che solo un artista sensibile e ispirato come Edoardo De Angelis poteva risolvere in raffinata e intensa elegia. L'autore romano, pioniere storico del cantautorato fin dal Folkstudio degli anni Settanta, oggi pomeriggio presenta al Kursaal Kalhesa il suo nuovo album "Sale di Sicilia" cui ha dato contributo in testi, voci e suoni un folto stuolo di artisti siciliani, tra cui Andrea Camilleri […].
g. r.
 
 

El País, 3.3.2011
Novetats

[...]
La triple vida de Michele Sparacino, Andrea Camilleri, Bromera, 87 pàgines. 12,95 euros
Aquesta és la primera obra de Camilleri, autor de la sèrie protagonitzada pel comissari Montalbano, a Brumera. Michele Sparacino va néixer la mitjanit d'un dia qualsevol, però al seu poble van avançar en aquell moment el rellotge deu minuts. La incertesa sobre el dia del seu naixement li marcarà per sempre l'existència.
 
 

l'Espresso, 4.3.2011
il Caffè Letterario
Andrea Camilleri racconta Georges Simenon
 
 

Il Venerdì, 4.3.2011
A sudisti e nordisti dico: arrendetevi la storia non fa dietrofront

Roma. Una lezione elementare arriva dall'altra parte della vasca da bagno. "La nostra vasca da bagno è il Mediterraneo. Sulla sponda opposta, nei Paesi arabi, si sta consumando un processo ineluttabile. Le cose potranno tornare mai come prima? No. Ecco, per l'unità d'Italia è accaduta la stessa cosa. Un avvenimento inevitabile. Discuterlo oggi è imbarazzante. La Storia non sarà maestra di vita. Ma è". Invece, 150 anni dopo, si polemizza con la realtà. "Il leghista Borghezio sostiene che Garibaldi entrò a Napoli con l'appoggio della camorra. Si riesuma la salma dell'Eroe dei due mondi per fucilarlo. Bella mentalità medioevale. Lo fecero a Roma con un papa: prima lo gettarono nel Tevere, poi ne processarono il cadavere".
La bottega di Andrea Camilleri, nascosta in un antico condominio che sembra tratto da un film di Vittorio De Sica, ha il gusto di altri tempi. Un'Italia che non c'è più, se non nei cuori. Sarebbe piaciuta a Dickens: piccola, ordinata, quasi dimessa. Qui nasce Montalbano, qui Camilleri inventa l'argot che lo ha reso celebre. Una lingua, quella di Dante e dei padri fondatori, frullata secondo i tre dialetti di Pirandello. Da qui gli avvenimenti sono visti in questo modo: "L'Unità fu una storia di pensieri diversi ma convergenti. Mazzini era diverso da Cavour, ma i due concordavano sull'obiettivo. Garibaldi aveva alle spalle un politico, Crispi, siciliano, su cui ci sarebbero molte cose da dire ma ben poco sui suoi sentimenti di italianità. Non fu scelta a caso, la Sicilia, per la spedizione dei Mille. Era un magma incandescente. Circolavano idee liberali, sentimenti antiborbonici. Crispi per due volte vi entrò clandestinamente, per animare quei comitati che si rivolgevano con furbizia ai contadini, dicendo loro che avrebbero avuto le terre negate dai Borboni. Si preparò il terreno, come nel '43 per lo sbarco degli americani".
Quattro libri raccontano ancora oggi, per Camilleri, l'avventura di quel tempo. Due, Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa e I Vicerè di De Roberto, testimoniano della resistenza dei nobili. Altri due, Cuore di De Amicis e Pinocchio di Collodi, narrano invece del Paese che nasceva. "L'elogio del cuore e l'elogio dell'intelligenza: furono due libri che fecero l'Italia" sorride il fondatore del metafisico regno di Vigàta. "L'accoglienza del popolo siciliano ai Mille fu entusiasta. I numeri parlano chiaro: l'annessione (perché questo era) fu votata dall'80-85 per cento degli oltre quattrocentomila aventi diritto. I "no" furono 667. Il principone di Tomasi di Lampedusa parlò di brogli. Vero. Nei "sì" ci furono anche aspirazioni separatiste. Vero. Ma il risultato del referendum fu strabiliante".
Un atto di fede. Per questo, ragiona Camilleri, il dopo, la disillusione, pesò sui siciliani più del dovuto. Piombò tra capo e collo la leva obbligatoria. "Era una tassa sulla povertà. Figli di contadini giunti in età di guadagno venivano sottratti per quattro anni alla famiglia. I familiari li accompagnavano al distretto vestiti a lutto, come se i figli fossero un morto provvisorio. Con la complicità di funzionari corrotti, molti maschietti all'anagrafe diventarono femminucce, per sfuggire all'ingiustizia. Si registrò il crollo della natalità. Fu coniata la frase: ni livaru u piaciri i futtiri (ci hanno tolto il piacere di fare l'amore)". Detto questo, aggiunge Camilleri, la leva obbligatoria fece conoscere nell'esercito gli italiani agli italiani. E con la scuola migliorò la piaga dell'analfabetismo.
Ma quell'atto di fede iniziale "venne tradito da un trattamento da colonia, dal metodo militaresco delle imposizioni. Seimila telai siciliani vennero distrutti perché alla Sicilia fu preferita Biella per l'acquisto di stoffe, anche se più costose. Due soli anni dopo la proclamazione dell'unità, scattò la legge contro il banditismo. In Sicilia c'era realmente il brigantaggio, residuo dell'esercito garibaldino allo sbando. Ma nelle altre province del Sud c'era la rivolta contadina. Quando le cifre parlano di quattro, seimila briganti fucilati, i conti non tornano. "Scoperchiate e date alle fiamme le case dei contadini, dentro troverete più fucili che pane", era il proclama dei generali".
Allora non avranno ragione i neoborbonici o i leghisti, principali fautori del revisionismo? "Ma cosa c'entra? Fare una critica al governo, non significa mettere in discussione la democrazia". Una metafora breve. Di quelle che Camilleri adora. "Ho la mania della misura" rivendica. Bastano venti righe, insegna Borges, per prefare la Divina Commedia? "Sì, ha ragione Borges". Il suo ultimo libro per Sellerio, Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta, conta otto racconti, tutti di ventiquattro pagine dattiloscritte e trentadue stampate. Istantanee di totale fantasia, ambientate nell'Ottocento o sotto il fascismo. "Niente Montalbano, ma storie molto divertenti". E l'8 e il 9 marzo lo scrittore verrà celebrato all'Auditorium di Roma. Camilleri e i suoi lettori si chiama il convegno. Che effetto fa? "In questi casi, mi diverto a sedermi in prima fila per sentirmi commemorare. Suscito un certo imbarazzo".
Sono giorni nei quali brucia ancora il voto di 315 parlamentari della Repubblica, a sostegno della tesi che Berlusconi credette davvero che Ruby Rubacuori fosse la nipote di Mubarak. Camilleri è sferzante: "Gli hanno dato dell'imbecille. Un conoscitore di donne come lui, che non si rende conto di chi ha davvero davanti...".
Piero Melati


A lezione con "Repubblica"

Si chiama 150. Le storie d'Italia, è l'opera curata da Andrea Camilleri e dallo storico Giovanni De Luna: otto dvd che da aprile verranno distribuiti in edicola con Repubblica e L'Espresso. Il progetto è stato allestito da Valentina Alferj e Barbara Frandino, con la regia di Franco Angeli. Ogni dvd è firmato da uno scrittore. I nomi: Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli, Melania Mazzucco, Alessandro Baricco, Giancarlo De Cataldo, Dacia Maraini, Sandro Veronesi e Francesco Piccolo. Il 3 aprile la collana sarà presentata all'Auditorium Parco della Musica di Roma.
 
 

Il Fatto Quotidiano, 4.3.2011
Premiata ditta
Quel falsario di Camilleri
I segreti dell’infaticabile scrittore siciliano, 85 anni, di cui ieri è uscita un’altra raccolta di racconti in dialetto vigatese. Il suo «artigianato di pregio» saccheggia i grandi classici della letteratura mondiale, da Shakespeare a Gogol e Faulkner

Da quando Camilleri vende libri a camionate, tàcchete. Puntuale è scattata la classica equazione degli intellettuali nostrani, inflessibili nel presupporre un rapporto inverso tra valore e successo. Se piace a tanta gente, dev’essere per forza roba andante. O no?
Peccato. Di rado capita di leggere un ragionamento serio sullo scrittore siciliano. Certo, è difficile tentare un bilancio quando la Premiata Ditta sforna una decina di titoli all’anno. Per Camilleri, come per Zeno, la scrittura è un esercizio quotidiano. Lo si capisce scorrendo le storie di Gran Circo Taddei, uscito ieri da Sellerio. Otto racconti di identica lunghezza, dove è in scena la Vigata tra le due guerre, in un turbine di corna e maldicenze degno di Piero Chiara o Vitaliano Brancati. Nella loro scia Camilleri restituisce uno spaccato irresistibile del quotidiano di regime (i nomi italianizzati, le divise grottesche, la deferenza untuosa, le facce feroci…). Un perfetto antidoto al diluvio di memorie e diari tarocchi del duce, per ricordare quale tragica carnevalata sia stato il fascismo.
Sarà un altro successo, moltiplicato su scala planetaria da centinaia di traduzioni. Artigianato italiano di pregio, in un settore nel quale siamo sempre stati dipendenti dalle importazioni (Confindustria dovrebbe chiedere una consulenza). Camilleri è amato anche nei paesi, come la Spagna, in cui i traduttori annacquano il suo inconfondibile impasto di italiano e dialetto. Com’è possibile? Non stava qui il segreto? In realtà le discussioni sul vigatese hanno lasciato in ombra due ingredienti fondamentali: voglio dire l’umorismo e le architetture studiatissime, che sostituiscono schemi di genere ormai logori.
Ora, per quanto il cuoco dissimuli, le pietanze sicule arrivano in tavola preparate con ricette internazionali. Lasciando perdere Gogol e Simenon, basterà ricordare che la struttura cubista del Birraio di Preston è ispirata al Pianista di Vázquez Montalbán; mentre una delle più note avventure di Montalbano, L’odore della notte, nel finale ricalca un capolavoro di Faulkner, Una rosa per Emily. Quanto ai maestri portati in scena in cinquant’anni di regie teatrali, sarebbe troppo lungo inseguirne le tracce.
E che dire di Troppu trafficu ppi nenti, versione messinese di Molto rumore per nulla? La vocazione del falsario percorre come una febbre l’opera di Camilleri, spingendolo a trasformare i libri in dossier, stipati di documenti, lettere, verbali, articoli inventati di sana pianta. In Gran Circo Taddei c’è persino la spassosa riproduzione della réclame di Arsenia, maga di Zammut (in coda l’avvertenza: «non si fanno fatture»).
Un modello misconosciuto, ma decisivo, fa capolino nella postfazione di Acqua in bocca, scritto con Lucarelli secondo questo metodo. Si tratta di Un delitto al largo di Miami (Murder off Miami), assemblato da Dennis Wheatley a partire da un’idea di J.G. Links. Un lavoro curiosissimo, che fece scalpore nel 1937, quando uscì nei Gialli Mondadori sotto forma di una raccolta di reperti. Telegrammi, fotografie, rapporti, persino due buste con fiammiferi e ciocche di capelli: al lettore il compito di ricostruire l’accaduto. Proprio ciò che avviene in tante storie di Camilleri. Con qualche eccezione. Per esempio L’intermittenza: un sorprendente thriller aziendale uscito per Mondadori. Dedicata con amarezza «Al lavoro che nobilita l’uomo», la vicenda scorre tra manager cinici, crack pilotati, licenziamenti, in un italiano asettico. Poi dicono che Camilleri a Segrate dia soltanto la fuffa! Balle. In compenso non rinuncia alla malizia: «A 75 anni passare la notte con una minorenne dev’essere abbastanza impegnativo. Da un po’ il vecchio ha scoperto la carne fresca e ne va ghiotto» (pag. 15). Ops! Per fortuna il vecchio si chiama Manuelli
Mauro Novelli
 
 

Wuz, 4.3.2011
Andrea Camilleri - Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta, 325 pagg., 14 € - Sellerio Editore Palermo 2011 (La memoria)
Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta, di Andrea Camilleri
Jana tornò nella posizioni di prima. Si appuiò tutta a Pippo. E un attimo appresso la so mano gli tastiò il davanti dei cazùna. Cinco minuti doppo lei si susì il darre della gonna e se la mantinni sollivata.
Po'il Duci disse: «... e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!».
Scoppiò un tirribbilio di vociate, d'applausi, un virivirì, 'na babilonia, c'era chi cantava «Il Piave mormorava» mentri che la fanfara sonava «Giovinezza, giovinezza». Sò Cillenza Binito Mussolini aviva finuto. Pippo macari. Allura si voltò verso il signori sissantino che gli stava 'ncoddrato a mano manca, e che battiva le mano alla dispirata gridanno con l'occhi spiritati «Duce, Duce», e gli spiò:
«Che disse?».
L'altro si bloccò, lo misi a foco e lo taliò completamenti pigliato dai turchi.
«Ma comu? Non aviti sintuto?».
«Surdo sugno».
«'Sto gran cornuto la guerra dichiarò».

“Una sorta di campionario di uomini e donne di Sicilia”, queste le parole di Andrea Camilleri a proposito del suo ultimo libro Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta. Una definizione puntuale della raccolta di storie pubblicata da Sellerio. Otto racconti lunghi, micro romanzi, che definiremmo forse meglio come novelle, limitrofe spesso al luogo letterario della burla. È come se ogni sera ci trovassimo riuniti per ascoltare una storia, una leggenda, una barzelletta che la memoria del narratore restituisce sempre piena di straordinaria suggestione. Il dialetto siciliano irrobustisce questo senso di trasmissione orale, di commedia. Una sorta di racconto cornice del Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta è rappresentato dall’ambientazione temporale: gli anni del Fascismo e della successiva caduta del regime, con la nascita dell’Italia Repubblicana. In Gran Circo Taddei la Storia è un convitato silenzioso, ma sempre presente, qualche volta lascia i bocconi più amari ai protagonisti, qualche volta sono i protagonisti a prendersi una rivincita nei suoi confronti. La bravura di Camilleri sta proprio nel riprendere il momento storico consegnando di volta in volta la macchina da presa a uno dei suoi personaggi. Per esempio nel racconto La fine della missione, Mariannina si lamenta perché il fascismo punisce chi non concepisce dei figli o premia chi invece ne mette al mondo molti, come se l’infertilità fosse una colpa. Mariannina e altre donne di Vigàta, non esistendo allora la fecondazione assistita, ricorreranno a rapporti extraconiugali, a volte anche col consenso dei rispettivi mariti. Perché c’è in ballo il sussidio, un’eredità, la promozione, la benevolenza del partito. Insomma Andrea Camilleri sbeffeggia il machismo meridionale e l’ideologia fascista, attraverso elementi boccacceschi. L’erotismo è sempre molto presente. Uomini e donne, vecchi e giovani, desiderano, tradiscono, si prendono con una fisicità anche animalesca e quando incontrano il sentimento, lo vivono con grande passione. Lo schema narrativo delle otto storie prevede quasi sempre una risoluzione finale, lo svelamento dello scherzo, le tessere trovano ognuna il proprio posto nel mosaico. Tornando alla definizione di Camilleri, in queste pagine prendono vita maschere di una commedia dell’arte, abbandonano le assi del palcoscenico e scendono per le strade di Vigàta. Gelosi, furbi, imbroglioni, maneggioni, irascibili, corteggiatori, amanti della bella vita, traditi e traditori, infelici, eroi e prepotenti, avvocati e contadini, comunisti, fascisti e uomini di Chiesa: Camilleri procede per racconti ma ci consegna un romanzo popolare dall’ironia provocante.
 
 

ASCA, 4.3.2011
Tv: Le nuove sfide Rai, torna Montalbano e fiction su Edda Ciano

Roma - Mentre sono sul set le riprese de ''Il giovane Montalbano'' per la regia di Gianluca Tavarelli, la Rai ha gia' dato conferma a due nuovi episodi de ''Il Commissario Montalbano'' con Luca Zingaretti tratti dai romanzi di Andrea Camilleri con la regia di Alberto Sironi.
In attesa di vedere prequel e sequel, arrivano in televisione quattro nuove storie dagli omonimi romanzi di Andrea Camilleri editi da Sellerio Editore: ''Il campo del vasaio'', ''La danza del gabbiano'', ''La caccia del tesoro'', ''L'eta' del dubbio'' in onda su Rai 1 da lunedi' 14 marzo alle 21.10 e diretti da Alberto Sironi con Luca Zingaretti. Nel cast Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Davide Lo Verde, Isabel Sollman, Roberto Nobile, Marcello Perracchio, Giacinto Ferro e Giovanni Visentin.
[…]
 
 

Gazzetta del Sud, 4.3.2011
Quelle "affinità ambientali" di Montalbano antieroe nella Sicilia dei delitti e dei misteri
”Il cane di terracotta”, un classico di Andrea Camilleri

Catania. Cinquantadue edizioni, e non è finita: il mistero di un uomo e una donna uccisi ai tempi dell'ultima guerra, e rinchiusi in una grotta misteriosamente allestita sul modello di una tomba egizia, continua ad appassionare i lettori, come "storia dentro la storia" di una faida di mafia e di un traffico d'armi su cui si costruisce la struttura narrativa portante del testo.
È il simbolico microcosmo di Vigata a rappresentare come sempre il riferimento sociale degli eventi. Una terra arsa e deserta, dove però s'intrecciano i loschi interessi delle cosche, fermamente intenzionate a non trascurare neanche una briciola di territorio per affermare e mantenere il loro potere.Montalbano si ritrova a dover gestire, come sempre, il difficile equilibrio tra l'aspetto pratico e le esigenze burocratiche dell'indagine; per questo, accetta di mettere in scena una vasta operazione delle forze dell'ordine per catturare un pericoloso latitante disposto invece a consegnarsi senza alcuna resistenza. Anche per i delinquenti incalliti arriva infatti l'età della pensione, e morire in carcere è sempre meglio che morire per strada, a colpi di proiettile.
Ma l'immancabile "talpa" renderà infine inutili gli sforzi del commissario per raggirare l'intera organizzazione mafiosa, e il boss pentito finirà egualmente ucciso. Prima di congedarsi definitivamente, troverà però la forza necessaria a compiere l'ultimo "sgarro" verso i suoi ex compagni di criminali avventure: rivelare il nascondiglio di un deposito d'armi e munizioni, un vero e proprio arsenale custodito e ben occultato all'interno di una grotta. Non occorre allora molto per scoprire e sequestrare il deposito; ma qui arriva la sorpresa; perché dietro l'anfratto, si cela un'ulteriore mistero, a sua volta abilmente nascosto per decenni. Due giovani giacciono ormai mummificati su un letto, "vegliati" da un cane di terracotta e da alcuni oggetti simbolici. È l'esito pietoso di un delitto di cinquant'anni prima, di una storia d'amore e di orrore, di una giovane innamorata e del suo violento genitore. Una storia siciliana, intrisa dal malinteso senso dell'onore, ma densa anche di pietà: quella che un popolo da sempre sottomesso all'altrui potere è capace di conferire anche ai più drammatici e violenti risvolti della sua triste cronaca.
L'antieroe di Camilleri si troverà così a mezzo tra un'inchiesta di tragica attualità e un'antica storia di vendetta; e, distratto dal fascino dell'"antico" , rischierà di rimanere schiacciato dai fatti. Ci vorrà dunque tutta l'abilità investigativa appresa in anni e anni d'esperienza a stretto contatto con la realtà ambientale del suo contesto per venire fuori con successo. E con la certezza di aver reso tardiva giustizia a chi aveva anteposto l'amore all'odio.
(f.b.)
 
 

Televisionando, 4.3.2011
Fiorello ospite solitario a Parla con Me

Fiorello irrompe nel programma Parla con Me di Serena Dandini. Ma lo fa a modo suo, nell’anteprima e a studio vuoto.
[...]
Non si lascia scappare un piccolo omaggio a Camilleri che sarà ospite nel corso della serata.
[...]
Fiorello conclude il blitz ritornando a sdraiarsi sul divano per un altro sonnellino. Quindi la puntata inizia con un finto stupore della Dandini che introduce Andra Camilleri. Il grande scrittore non lesina complimenti all’istrionico mattatore. Bella puntata per Fiorello, ma anche per Camilleri, li aspettiamo la prossima volta insieme, sempre dalla Dandini, naturalmente.
alexpara
 
 

SiciliaInformazioni, 4.3.2011
Andrea Camilleri, Presidente del Partito del Sud?
Lombardo ci "riprova". Missione impossibile, ma se...

Le probabilità sono davvero poche, ma l’insistenza di Raffaele Lombardo e la voglia di entrare a gamba tesa, per sparigliare il campo e combattere tutto ciò che lo indigna, potrebbe obbligare il “maestro” a prendere in considerazione la proposta. Quale? Di intestarsi il nuovo partito che Raffaele Lombardo si accinge a fare nascere il 17 marzo. Nome nuovo, dirigenti nuovi, obiettivi e progetti nuovi. Movimento (o partito) del Sud, non più “autonomista”. O meglio: autonomista come prima ma con una vocazione meridionalista.
Ce ne sono tanti in giro: Noi Sud, Io Sud, Forza del Sud, tanto per restare nel campo delle sigle conosciute. Che cosa avrebbe di diverso il Partito del Sud di Raffaele Lombardo? Se ci fosse alla testa lo scrittore siciliano, avrebbe Andrea Camilleri di diverso, e non sarebbe roba da poco.
Il primo a dovere fare i conti con Camilleri e le sue idee- che sono note e molto nette – sarebbe proprio Raffaele Lombardo. Ma se l’idea di affidargli questa responsabilità né sua, vuol dire che avrà valutato con cura le conseguenze della scelta. E’ inimmaginabile che si inviti Camilleri a dare la sua faccia a un partito senza avere messo in conto che si tratta di una “iconas” della sinistra.
Sinistra indipendente, senza tessera né partito, ma sinistra. Camilleri è un siciliano duro e puro, un meridionalista convinto e si indigna ferocemente quando le cose non gli vanno. Da qualche tempo ha l’imbarazzo della scelta. In cima ai pensieri dello scrittore, c’è Silvio Berlusconi, per il quale non stravede, anzi, non c’è occasione in cui non ribadisca la sua scarsa predilezione per il Premier. Parole di fuoco, feroci e spartane. Un fulmine di guerra.
Se un poco per gioco ed un poco sul serio, l’invito venisse preso in considerazione, toccherebbe a Raffaele Lombardo riflettere e ponderare l’eventualità con grande attenzione.
Lombardo propose già alle politiche del 2008 un posto in lista allo scrittore. Non si trattava di una candidatura ma, di fatto, di una “nomina”, come si conviene quando si ha a che fare con un personaggio “mitico” e si dispone di una legge elettorale che può permettere di fare senatori e deputati attraverso la giusta collocazione in lista.
Andrea Camilleri ringraziò e rifiutò.
Raffaele Lombardo ci riprova. Non ha cambiato idea. Del resto ha sempre detto di avere grande stima e simpatia per Camilleri. Per dimostrarglielo, ogni volta che può, gli propone ciò che di meglio può offrirgli. E’ il suo modo di dimostrargli la stima e la simpatia.
Se Andrea Camilleri accettasse?
Sarebbe davvero tutta da vivere una stagione politica “impregnata” della figura e delle iniziative dello scrittore siciliano. Sarebbe davvero divertente, magari fruttuosa.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 4.3.2011
Leanza e le scelte di Lombardo "Ecco tutti gli sbagli di Raffaele"
Parla uno dei fondatori dell'Mpa: "Il governatore ha preso delle cantonate - dice - ha scelto assessori tecnici irreprensibili ma che non sanno togliere le castagne dal fuoco. Io alla guida del soggetto che nascerà? Non è questo il vero problema"

[…]
Lombardo pensa a uno scrittore come leader del nuovo soggetto politico. Gli piacerebbe Camilleri. Che ne pensa?
"Lombardo temporeggia. Il messaggio è chiaro: chi vuole lavorare per la Sicilia si faccia avanti. Va benissimo Camilleri o un altro come Camilleri. L'importante è che sia qualcuno che si dedichi notte e giorno a questa scommessa. Il nuovo Mpa deve essere aperto a chi si accosta alla politica con passione, costanza, onestà, capacità e voglia di fare".
[…]
Antonella Romano
 
 

Il Messaggero, 5.3.2011
Casi letterari
Due giornate all’Auditorium con critici e testimoni anche stranieri per analizzare il mondo dello scrittore siciliano
E un nuovo libro, “Gran Circo Taddei”, che raccoglie otto racconti. Fra cui quello che anticipiamo
Camilleri. L’Italia vista da me

Nell’anni che furo ’ntorno al milli e novecento e trenta, ’na quinnicina di jorni prima di ogni cangio di stascione, ogni lunidì Ciccino Firrera, ’ntiso «Beccheggio», immancabilmenti arrivava a Vigàta col treno delle otto del matino che viniva da Palermo.
Carricava supra a ’na carrozza un baullo e dù enormi baligie chine chine ligate con lo spaco e si faciva portari all’albergo «Moderno» indove, come al solito, pigliava ’na càmmara per dormirici e affittava per tri jorni il saloni «Mussolini» per fari l’esposizioni.
Appena ghiunto in albergo, svacantava il baullo e le baligie e apparava nel saloni ’na mostra di abiti fimminili ultima moda della premiata sartoria palermitana Stella Del Pizzo, allura di grannissima fama ’n Sicilia, della quali egli s’acqualificava come l’unico rappresentanti ambulanti autorizzato alla vinnita.
Verso l’una della stissa matinata, nell’ura nella quali tutti sinni stavano ’n casa a mangiari, a bordo di un sidecar affittato da Totò Rizzo che faciva macari da autista, Ciccino si firriava coscienziosamenti tutta Vigàta gridanno dintra a un megafono di lanna:
«Beddre signure e beddre signurine! Ciccino arrivò! Arrivò Ciccino! L’esposizioni è aperta dalle quattro alle setti di doppopranzo presso l’albergo Moderno fino a mercordì. Viniti! Viniti a vidiri i meravigliosi, novissimi abiti di Stella Del Pizzo per la stascione che arriva!».
A quell’annunzio, le fìmmine schette e maritate che si potivano permittiri d’accattarisi un abito della famusa sartoria, scasavano.
Oltretutto Ciccino faciva sconti grossi assà, che erano squasi da liquitazioni.
Nei tri jorni d’apirtura, il saloni era sempri chino e Ciccino pigliava nota del vistito che ogni signura si era scigliuto, contrattava il prezzo e si mittiva ’n sacchetta il dinaro.
Po’, dal jovidì matina fino alla duminica matina, annava ’n casa di ognuna col vistito scigliuto, glielo faciva provari e in un vidiri e svidiri, da bravissimo sarto quali era, tagliava, cusiva, allungava, allargava, stringiva, accorzava, assistimava seduta stante.
La duminica doppopranzo, con il baullo e le baligie vacanti, sinni tornava ’n Palermo e arrivederci tra tri misi.
Ciccino Firrera era un quarantino abbunnanti accussì laido da fari spavento.
Piluso come a ’na scimmia, la fronti vascia, con un occhio a Cristo e l’altro a San Giuvanni, àvuto sì e no un metro e cinquanta, la tistuzza nica nica da lucertola supra alla quali c’era ’na tali massa di capilli nìvuri e ricci da pariri un cappeddro, aviva un paro di gamme accussì ad arco che quanno caminava pariva preciso ’ntifico a ’na navi che beccheggiava.
La laidizza del corpo però era ’n gran parti compensata dalla biddrizza dell’occhi, lunghe ciglia squasi fimminine, pupille nìvure e profunne, e dal caratteri allegro e amicionero, sempri pronto a farisi ’na risata di cori macari supra alla sò diformità e alla ’ngiuria.
I mariti di lui si fidavano, vuoi pirchì pinsavano che manco la cchiù affamata delle fìmmine avrebbi avuto il coraggio di mittirisi con un mostro simili vuoi pirchì il contegno di Beccheggio con le clienti era sempri rispittosissimo.
Po’, un vinniridia sira, doppo dù anni che Ciccino viniva a Vigàta, la trentina signura Mariuzza Sferla contò all’amica Tanina Buccè, ’n gran sigreto e con il giuramento sullenni di non parlarinni con nisciuno, pena morti ’mmidiata, quello che le era capitato nello stisso doppopranzo con Beccheggio.
Era il principio della stascione ’stiva, o meglio l’urtima simana di majo, ma già faciva un càvudo di moriri.
Ciccino s’apprisintò ’n casa della signura Mariuzza alli tri, quanno lei, finuto di mangiare, si era da ’na mezzorata stinnicchiata supra al letto con la sula fodetta e si era appinnicata.
«Cu è?».
«Ciccino sono. Il vistito ci portai».
Si era completamenti scordata che erano ristati con Ciccino che lui sarebbi vinuto a quell’ura.
Si ’nfilò la vistaglia e annò a rapriri.
Era sula ’n casa. Il marito, Ubaldo, console della milizia fascista, era a Roma da tri jorni per un raduno e ci sarebbi ristato ancora dù. La cammarera ’Mmaculata dal jorno avanti non viniva pirchì aviva il figlio malato.
La signura Mariuzza era ’na tali beddra fìmmina che l’òmini del paìsi ci pirdivano il sonno.
Àvuta un metro e ottanta, biunna, occhi cilestri, gamme che non finivano mai, era cognita per l’assoluta sirietà e l’attaccamento al marito.
«Quella non è ’na fìmmina, ma ’na lastra di ghiazzo» aviva ditto all’amici Paolino Sciabica, il seduttori del paìsi, doppo che aviva arricivuto l’ennesimo arrefuto.
Come aviva fatto le altre volte, la signura fici trasiri ’n càmmara di letto a Ciccino pirchì lì c’era l’armuàr a tri specchi.
Mentri quello scartava il vistito, lei si livò la vistaglia.
Lo fici con naturalizza, pirchì sapiva che Ciccino mai si sarebbi pirmittuto manco ’na taliata cchiù longa del dovuto.
’Ndossò il vistito, si taliò negli specchi tri o quattro volte firrianno supra a se stissa.
Po’ disse:
«Abbisogna allungarlo di almeno tri centimetri e aggiustarlo darrè alle spalli pirchì indove c’è il gancetto di chiusura mi fa cannolo».
Si sfilò il vistito e lo pruì a Ciccino il quali lo posò supra al letto. Po’ dalla baligetta tipo medico che si portava appresso cavò l’occorrenti e si misi a travagliare.
Andrea Camilleri
 
 

Il Giornale di Vicenza / Bresciaoggi / L'Arena, 5.3.2011
Camilleri, fascismo e comicità
Libro. Otto nuovi racconti e una festa per lui a Roma

Un festa per Andrea Camilleri: all'auditorium Parco della musica a Roma, i prossimi 8 e 9 marzo si svolgeranno due intensi giorni di incontri e discussioni dal titolo «Camilleri e i suoi lettori», organizzati da Sellerio, l'editore palermitano che in quindici anni ha pubblicato trentacinque titoli dello scrittore, titoli arrivati sempre in cima alle classifiche di vendita.
Ma la festa è anche per un nuovo libro, Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta, otto racconti che sono altrettanti brevi romanzi, ciascuno con la perfezione di intreccio, in cui la complessità non cancella la assoluta semplicità della macchina narrativa, che ha fatto di Camilleri lo scrittore più amato della nostra storia letteraria recente. Al centro c'è il paese dal nome inventato che poi è la patria d'origine di Camilleri, Porto Empedocle; lì si ritrova anche la fisionomia profonda della Sicilia, come se nelle piazze, le spiagge, i rilievi rocciosi che circondano il villaggio si fosse concentrato il senso di una lunghissima storia isolana. Ci sono tutti i personaggi di quel mondo, ritrovati nel passato più remoto e in quello più recente, soprattutto il fascismo, serbatoio inesauribile della comicità agra, satirica, moralmente risentita di Camilleri. Sul palcoscenico dei racconti, perché spesso Camilleri ha un taglio e una vivacità teatrale, avvocati di scarsa fortuna e chiromanti improvvisate, preti e contadini, notabili, mafiosi e banditi. Ma anche quella vena mitica e leggendaria che ha fatto nascere dei piccoli capolavori come Maruzza Musumeci, qualcosa come uno scarto, un improvviso risalire nel tempo all'anima antica, greca della Sicilia.
Il primo racconto, La congiura, come il più antico Il nipote del Negus, del fascismo di Vigàta coglie la vena volgare, cattiva, becera e tuttavia, nella sua ottusità, comica, anche se questa volta i personaggi toccati dalla delazione e dalla cattiveria, sono donne. Qui, come in altri testi, il comico si sviluppa quando il tema è la sessualità, impulso irresistibile che è alla radice, in uomini e donne, di delitti, di vendette, ma anche di irresistibili capovolgimenti dell'intreccio.
Il tema della sessualità, o dell'eros è il centro anche della rappresentazione satirica e deformante del fascismo. Ne La fine della missione la parodia colpisce la propaganda fascista sulle nascite, che devono essere molte. La vera famiglia fascista ha sempre molti figli. Tasse superiori colpiscono chi non è sposato, oppure non ha figli. Questo favorisce la missione umanitaria di un giovanotto devoto che vuol fare del bene agli altri ingravidando le mogli di onorati cittadini, ma sterili.
Ne Il circo Taddei Camilleri prende di mira invece la mania fascista di eliminare tutto ciò che nella lingua non era perfettamente italiano, anche nei cognomi, che magari finivano con una consonante, destinata inesorabilmente a diventare una vocale.
Ma il respiro più breve del racconto non dà spazio alla rappresentazione cupa e corrosiva del fascismo come ne La presa di Macallé, dove la distruzione morale del protagonista, corrotto fin da bambino, è la trasparente metafora degli italiani corrotti dalla dittatura. La boria, la retorica guerrafondaia, il sublime linguistico, che precipita nel suo esatto opposto, del linguaggio fascista, in questi racconti, tutti ambientati tra il 1940 e il 1960, cioè nel periodo della guerra e del dopo guerra, subito prima del boom economico, sono rappresentati, ma con un piglio ridanciano che punta soprattutto sull'effetto comico, di una comicità spesso paradossale che fa ricordare la famosa definizione pirandelliana dell'umorismo, come senso del contrario. Come in tante altre opere di Camilleri la rappresentazione della Sicilia e dei Siciliani si giova del modello, attraversato e riattraversato, di Sciascia e di Pirandello. A Pirandello fa pensare la velata e intensa tristezza di Un giro di giostra, mentre Sciascia si avverte nella rappresentazione dei notabili intenti al gioco d'azzardo di Regali di Natale.
L'altro grande siciliano presente in controluce nella narrativa di Camilleri, è Verga con il suo linguaggio sospeso tra dialetto e lingua e la sua dolente visione della sicilianità. Sulla linea di Verga è forse l'invenzione più innovativa e geniale di Camilleri, cioè il linguaggio, che innesta il siciliano, o meglio il dialetto agrigentino nella varietà di Porto Empedocle, su una sintassi italiana, realizzando il miracolo di uno stile che possono leggere anche gli italiani "continentali", ma che resta siciliano. Dal punto di vista della lingua forse si potrebbe dire che Camilleri ha completato l'unità nazionale, dopo Cavour e Garibaldi.
Paola Azzolini
 
 

Adnkronos, 5.3.2011
Tv: Belen 'assassina' in Montalbano, Zingaretti e' l'uomo ideale

Roma - Com'e' Montalbano-Zingaretti? ''Non e' affatto orso come vuol far credere ai giornalisti. Con lui si puo' parlare di tutto. E' un attore bravissimo ma umile e non gli importa nulla di apparire sulle riviste: e' proprio l'uomo ideale''. Parola di Belen Rodriguez, la bella showgirl argentina che, dopo i successi del Festival di Sanremo, esordisce nei nuovi episodi del 'Commissario Montalbano'.
In un'intervista al settimanale 'Gente' l'attrice, che nel primo dei nuovo quattro film tv, 'Il campo del vasaio', interpreta un'assassina, rivela: ''All'inizio ero in difficolta' per il mio ruolo nel 'Commissario Montalbano', non sapevo a chi ispirarmi. Interpreto un'assassina. Allora ho visto dei thriller, in particolare ho cercato di copiare Nicole Kidman in 'The Others'. E' stato piu' facile diventare la bella oca di 'Se sei cosi' ti dico si'', commedia al cinema dal 15 aprile. Li' interpreto una donna leggera senza emozioni forti ne' talenti, una sorta di Paris Hilton un po' stronzetta''.
[…]
 
 

La Sicilia, 5.3.2011
«Salvo Montalbano sono» E la provincia ritorna set
Per la prima volta, come a Santa Croce, nuovi scenari per le riprese. La nuova serie racconterà le vicissitudini del commissario da giovane, interpretato da Michele Riondino

Santa Croce Camerina. Per la prima volta anche piazza Vittorio Emanuele di Santa Croce diventa location per la serie tv dedicata a Montalbano. E per questa prima volta, la piazza e la chiesa di San Giuseppe finiscono nella fiction dedicata al giovane Montalbano. Da qualche giorno si gira in provincia. Prima a Scicli, da ieri a Santa Croce Camerina, nei prossimi giorni a Vittoria e Chiaramonte Gulfi e poi a Ibla. Le riprese per la realizzazione di questa nuova serie continueranno fino ai primi di aprile. I set sono blindatissimi.
Ma il territorio della provincia di Ragusa non poteva che tornare ad essere la location obbligata per le riprese della fiction, avendo creato nel tempo un'unione inscindibile tra questi luoghi e la figura del commissario Montalbano. Sono sei in tutto gli episodi previsti per la nuova serie, ma un'importante novità riguarda queste nuove puntate e, quindi, le riprese per realizzarle. Raccontando stavolta le vicende di Montalbano da giovane, è cambiato il protagonista che adesso è l'attore pugliese Michele Riondino. Una scelta importante, presa in accordo con lo stesso autore, lo scrittore Andrea Camilleri. Ancora un altro importante cambiamento riguarda il set, che vede all'azione un nuovo regista. Restano immutati appunto i luoghi che faranno da cornice alle avvincenti vicende, proponendone anche di nuovi tra le bellezze del territorio ibleo. La Palomar, casa di produzione della fiction, ha individuato come location a Scicli il municipio, originaria sede del commissariato prima del breve cambiamento con la sede del Comune di Ragusa in piazza Pola a Ibla, ed ancora il lungomare di Donnalucata, palazzo Mormino, l'Antica Farmacia Cartia in via Mormina Penna, palazzo Spadaro, la pizzeria Pura Follia in piazza Busacca a Scicli.
E le novità riguardano anche le altre location coinvolgendo nuove città quali set per le storie del commissario più famoso della tv. Si girerà infatti per la prima volta anche a Chiaramonte Gulfi e Vittoria. Entusiasti e soddisfatti gli amministratori locali dei Comuni che ospiteranno la troupe, consapevoli dell'innegabile notorietà di una fiction che negli anni è diventata un importante mezzo di promozione per gli incantevoli luoghi mostrati. Le bellezze degli iblei hanno raggiunto le case di milioni di italiani, ma anche di numerosi stranieri, considerato il successo che la serie ha avuto all'estero, come ad esempio in Germania, ed il riscontro è stato corposo e reale, come dimostrato dall'afflusso a Punta Secca, storica casa di Montalbano (senior) che rientra nel territorio di Santa Croce Camerina, Comune maggiormente interessato.
"Siamo naturalmente contenti di avere la presenza ancora una volta della Palomar e della sua produzione - dice Lucio Schembari, sindaco di Santa Croce - Montalbano ha ormai creato un legame inscindibile con la nostra città, molti turisti percorrono le nostre strade come le strade di Montalbano, vengono qui a cercare i suoi luoghi. E questo sicuramente per la notorietà del commissario e per il successo, ma anche perché la fiction Rai è diventata un mezzo per veicolare le nostre bellezze architettoniche, i nostri spettacolari paesaggi, il mare incantevole". Ma se si gira il Montalbano junior, le nuove vicende del Montalbano senior, quelle girate lo scorso anno con protagonista anche la bella Belen Rodriguez, stanno per tornare in tv sulla Rai a partire da lunedì 14 marzo con la regia di Alberto Sironi. Il primo episodio che sarà trasmesso è "Il campo del vasaio" dove proprio Belen è tra il cast. La showgirl argentina per la prima volta ha recitato in un film.
Carmelo Saccone
 
 

Il Sole 24 Ore, 6.3.2011
Il «falsone» maltese

Contro ogni evidenza anagrafica, Camilleri è uno scrittore maltese. Ha origini letterarie. È nato nelle pagine del Consiglio d'Egitto di Leonardo Sciascia, due secoli prima di rivelarsi a Vigàta che, come si sa, esiste solo nei dizionari dei luoghi immaginari. Il suo antenato settecentesco era maltese. Si chiamava Giuseppe, ed era l'aiutante del falsario Giuseppe Vella, maltese anche lui. Insieme, i due maltesi, scrissero un allegro romanzo storico e civile, Il Consiglio d'Egitto, falsificando un codice arabo. E si inventarono una lingua mai esistita, più efficace di una qualsiasi lingua vera: una lingua falsamente vera, come quella vigatèse forgiata dal più recente Camilleri per scrivere una poderosa e ribalda enciclopedia narrativa dentro la quale i lettori possono entrare e bighellonare; procedere in modo dinoccolato, divertirsi e sdegnarsi, pur ridendo, delle tragicomiche buffonate e delle nanerie coturnate, similmussolinesche, di uomini di intrallazzo e di potere. Camilleri è uno scrittore civile, sempre: nei romanzi storici, come nelle inchieste del commissario Montalbano, e nei saggi narrativi che le false verità della storia smontano con le finzioni e le "menzogne" della letteratura. Italo Calvino diceva che la letteratura «vale per il suo potere di mistificazione», in quanto «ha nella mistificazione la sua verità». E concludeva: «un falso, in quanto mistificazione d'una mistificazione, equivale a una verità alla seconda potenza».
Una provvidenza eroicomica interviene, nei romanzi e nei racconti di Camilleri, a scombinare ogni buona e ogni cattiva intenzione (come nei racconti appena pubblicati da Sellerio: Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta, pagg. 328, € 14,00). Il garbuglio è la condizione normale della storia. Ed è così nel divertissement numismatico intitolato La moneta di Akragas (Skira, pagg. 116, € 15,00). Ma tutto avviene e si svolge dentro una felicità di lingua, dentro quella ribalderia verbale che è la cifra stilistica del Camilleri falsario. Lo scrittore maltese si è esibito in vigatèse. Ma ha pure anticato la sua lingua d'invenzione, barocchizzandola nel romanzo Il re di Girgenti (Sellerio). E ora anche nella commedia Troppu trafficu ppi nenti (Oscar Mondadori, pagg. 220, € 11,00), maramaldescamente attribuita (con il sostegno e la complicità del regista teatrale Giuseppe Di Pasquale) a un tal Crollalanza («Shakespeare», nella traslitterazione inglese), che avrebbe ispirato Troppo rumore per nulla dell'omonimo Shakespeare.
Camilleri non è soltanto un mago delle trame. È un alchimista della lingua, un manipolatore di linguaggi, un inventore di forme (si pensi alla reinvenzione burlesca del romanzo epistolare). Si può persino permettere di mettersi nei panni di Artusi con La cucina siciliana di Andrea Camilleri, ma solo in Germania. In un libro intervista a cura di Francesco De Filippo (Questo mondo un po' sgualcito, Infinito, pagg. 124, € 12,00), Camilleri dice, sbottando: «questo», il libro di ricette pubblicato in tedesco, «non traduciamolo in italiano… già quasi tutta la critica mi considera uno scrittore di genere, cioè uno scrittore di serie B, ignorando completamente tutto il lato dei romanzi storici e civili. Quelli preferiscono ignorarli. Allora, scrittore di gialli. Il noto giallista. E qui ti fermi. Se oltre al noto giallista si scopre che pubblico anche libri di cucina, io passo alla serie Z, vengo retrocesso ancora di più in Italia. E io questa soddisfazione non gliela do, perché loro non sono all'altezza di capire che uno può concedersi anche questo lusso. Come ha fatto Manuel Vázquez Montalbán, ma evidentemente appartiene a un'altra civiltà più progredita, quella spagnola, lo si vede con Zapatero».
La critica si insospettisce e arriccia il naso quando uno scrittore ha successo popolare, e ha dalla sua il consenso di un pubblico quasi sterminato. Manzoni diceva però che sono i lettori che fanno la densità culturale di un paese. Della questione si discuterà a Roma l'8 e il 9 di questo mese, in un Convegno organizzato dalla casa editrice Sellerio. Ed è, questo, il secondo Convegno su Camilleri voluto dalla casa editrice palermitana. Il primo si svolse a Palermo, per la decisa volontà di Elvira Sellerio, l'8 e il 9 marzo del 2002. La coincidenza vuole che le date si ripetano, ora che la direzione editoriale è passata da Elvira ad Antonio Sellerio.
Salvatore Silvano Nigro

Il convegno a Roma
Un classico contemporaneo
Si intitola «Camilleri e i suoi lettori» il convegno che si terrà a Roma martedì e mercoledì all'Auditorium Parco della Musica. Nel programma: martedì 8 (ore 18), «Una rivoluzione editoriale» con interventi di Salvatore Silvano Nigro, Stefano Salis, Carlo Lucarelli. Quindi gli ascoltatori di Fahrenheit recensiscono Andrea Camilleri e gli rivolgono le loro domande. Il 9 (alle 18) interventi di: Antonio D'Orrico, Leopoldo Fabiani, Melania Mazzucco, Mauro Novelli e Francesco Recami.
 
 

Il Sole 24 Ore, 6.3.2011
«Perché piaccio? Non me lo spiego»

Il convegno camilleriano di Roma ha un centro ben preciso che, per una volta, non sarà solo lo scrittore, né la sua lingua o lo stile, ma i lettori. Del resto, non si vendono 12-13 milioni di copie se non si poggia su questo zoccolo durissimo.
Camilleri, ma lei come se lo spiega tutto questo successo?
”Per me è un enigma. Un mistero, che il commissario Montalbano non saprebbe risolvere. Lo dico davvero: non mi so dare spiegazione di un tale successo. E non so nemmeno dire perché qualcuno dei libri che scrivo ha più successo e vende più di altri. Per esempio, un romanzo come Il re di Girgenti, sul quale io puntavo e amo molto, per restare ai non-Montalbano, non è andato meglio del Birraio. Non ha avuto l'esito che mi sarei aspettato.”
Perché ormai, dopo quasi settanta titoli, lei è in grado di riconoscere la "qualità" di un testo, diciamo così, mentre lo scrive?
”Sì. Capisco immediatamente il "valore", se così posso dire, di quello che sto scrivendo. Se da un testo posso avere cento, mi accorgo subito se sono solo a ottanta. Ma non è lo stesso per i lettori, che amano i miei libri e li apprezzano in maniera diversa dalla mia.”
Questo accade indifferentemente per i gialli e per gli altri libri?
”Mi accorgo che i lettori dei romanzi storici sono, in genere, più raffinati. E lo vedo anche perché l'uso della mia lingua, in questi romanzi non gialli, è più libero e forte. Perché spingo sul pedale della lingua in maniera più decisa. Nei gialli sono più attento il "camillerese", non interferisca poi troppo con la costruzione e lo sviluppo del plot. Il camillerese, però, è stata una scommessa vinta. Io faccio, mentre scrivo, una mia indagine mentale di mercato e mi accorgo se sto spingendo il pedale linguistico di più o di meno. Ammetto che sento di dover spingere a fondo per dire esattamente quello che voglio dire. E uso consapevolmente questa possibilità stilistica.”
Che effetto le fa assistere a un convegno nel quale, in qualche modo, la si celebrerà come classico in vita?
”Ricevo centinaia di lettere al giorno dai lettori, ma ho un'enorme curiosità su quello che diranno di me, oltre i lettori normali, anche gli "addetti ai lavori". Gadda diceva che questi convegni in genere si fanno «essendosi reso defunto» l'autore. In questo caso l'autore sarà presente. E, ripeto, dotato di una buona scorta di curiosità.”
Da lettore ai lettori: che libro consiglierebbe tra i classici per capire il nostro paese? E quale autore contemporaneo legge e ci consiglia?
”Non ho dubbi. Sul primo quesito I promessi sposi, in edizione mi raccomando completa di Colonna infame, fondamentale anch'essa. Tra i contemporanei, uno scrittore che leggo con estremo piacere e che consiglio e che anzi mi piacerebbe fosse più prolifico è Antonio Tabucchi.”
Stefano Salis
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 6.3.2011
All’Auditorium, martedì e mercoledì, lo scrittore parlerà delle sue opere con critici e esperti
E risponderà alle domande del pubblico sulla passione per teatro, cinema e narrativa poliziesca
Andrea Camilleri
“Dialogo con i lettori su Montalbano e i colori della Sicilia”

«È una fortuna poter assistere ancora vivente, seduto in prima fila, ad un evento celebrativo che ti riguarda», dice Andrea Camilleri dell'iniziativa "Camilleri e i suoi lettori", organizzata da Musica per Roma con Sellerio per l'8 e il 9 marzo all'Auditorium Parco della Musica. Critici ed esperti commenteranno la sua letteratura e i lettori potranno rivolgergli domande. La sera dell'8 è prevista l'anteprima del film tv "Il commissario Montalbano" e il 9 Camilleri, con Ficarra & Picone, discuterà temi come la comicità e la sicilianità. «Mi diverte e ho un’estrema curiosità. Siccome non so spiegare il mio successo e l’interesse di tante persone, c’è chi mi detesta e chi mi ama in modo viscerale, spero che qualcuno me lo spieghi».
In 15 anni Camilleri ha pubblicato con Sellerio 35 titoli - «Ma in tutto sono una settantina», precisa – e non solo Montalbano, anche inchieste, tradizioni popolari, romanzi storici. Una produzione copiosa dovuta «all’abitudine di lavorare come uno scrupoloso impiegato delle poste. Confesso che ho una fortuna, a me bastano cinque ore di sonno e, anche se ho qualche dispiacere, mi sveglio riposato. Un tempo, abituato al teatro, scrivevo di notte. Ora ho cambiato abitudini, mi sveglio alle sei e mi metto al computer, vestito e sbarbato, pronto come per andare in ufficio. Non lavoro in pigiama, è anche rispetto per la scrittura. Lavoro la mattina 4, 5 ore, ed è il lavoro veramente serio, poi si tratta di rivedere e sistemare».
Scrivendo di Montalbano il lavoro è più facile. «Come diceva Simenon quando scrivi di un personaggio seriale ormai lo conosci, ci sono cose già approntate. È più difficile un romanzo non seriale». Montalbano non sarà eterno: «Lui non è come Sherlock Holmes, quando mi arriverà la stanchezza, Montalbano sparirà, nell'ultimo romanzo sarà senza ritorno». A parlare del poliziesco all'Auditorium ci sarà (l'8) tra gli altri Carlo Lucarelli, che con Camilleri ha scritto Acqua in bocca. Sembra più sorprendente la presenza (il 9) di Marco Bellocchio. In realtà «Marco è stato mio allievo al Centro Sperimentale. Era entrato come attore, ma dopo un po' lo vedevo distaccato, sentivo che non aveva voglia di recitare. Allora lo presi sottobraccio, gli dissi la mia impressione e mi diede ragione. L'anno dopo passò al corso di sceneggiatura». Dunque se il cinema italiano ha acquistato un maestro si deve a Camilleri, ma nella sua fortunata carriera in teatro, televisione e letteratura, manca proprio il cinema. «Ho perso la mia occasione. Tanti anni fa Monica Vitti, dopo due film con Antonioni, mi disse che avrebbe voluto fare un film comico. Scrivemmo una sceneggiatura, il titolo era "A donna che t'ama proibisci il pigiama", era una farsa un po' alla Feydeau. Antonioni rifiutò di farla ma, gentilissimo, mi propose di fare la regia, ma non avevo esperienza di riprese, mi spaventai e lasciai perdere».
A Roma dal '49, «ricordo la meraviglia di trovarmi subito come a casa. Amo Roma di quegli anni, ma continuo a starci bene. Mi piace l'Auditorium, ne hanno fatto un punto di ritrovo. Lo so, durante gli incontri non si fuma, ma per tre, quattro ore riesco a trattenermi. Smettere? Ci sono riuscito per venti giorni. Poi il mio medico a cena mi ha visto troppo infelice e mi ha offerto una sigaretta. E mi consenta - scusi la citazione - a 85 anni e mezzo perché dovrei smettere?».
Maria Pia Fusco
 
 

La Repubblica, 6.3.2011
Emergenti
Sexy, dolce o rampante
Al cinema c'è sempre Sarah...

La Ferbelbaum è la grande protagonista di questa stagione cinematografica con tre film: Brizzi, Vanzina, e ora Molaioli sul crac Parmalat. Intervista all'attrice trentenne, che rivedremo in "Il giovane Montalbano": "Fortuna e talento per avere questi ruoli: ma vi assicuro che non mi rivedrete tanto spesso a ballare scosciata sui tavoli"

[...]
Il giovane Montalbano invece è una cartezza.
"Sì, comincio a girare la prossima settimana, nella zona di Ragusa. Sono molto contenta anche se, confesso, non sono una lettrice di Camilleri. Mio padre invece sì: infatti mi ha prestato tutti i suoi libri, tradotti in inglese. Quando la fiction sbarcherà in tv sarà sicuramente il mio spettatore più attento, come del resto è sempre".
[...]
Claudia Morgoglione
 
 

Gazzetta del Sud, 6.3.2011
Quel pioniere delle due ruote nella terra delle zolfare
La bicicletta come simbolo di riscatto sociale e successo imprenditoriale

C'è la Sicilia del Novecento, quella segnata in modi diversi dai due conflitti mondiali, o quella della faticosa e spesso ingrata ripresa economica dei decenni successivi.
E c'è soprattutto, nella «Volata di Calò» di Gaetano Savatteri, l'isola che non si arrende e che nonostante le difficoltà oggettive riesce a «fare impresa» e a vincere – sia pure parzialmente e con fatica – la corsa per il progresso. Simbolo di un traguardo tagliato più volte a braccia alzate è Calogero (Calò) Montante, industriale della bicicletta classe 1908, nato e cresciuto tra le terre aride di Serradifalco, nel cuore dell'isola delle zolfare, simbolo negativo di speculazione sulla manodopera e di miopia imprenditoriale, fatalmente destinate all'irreversibile declino e al definitivo fallimento.
L'esatto contrario della filosofia di base del suo vecchio «Marchio Montante», disegnato nei primi decenni del secolo e destinato per i periodi più drammatici e significativi del nostro recente passato a rappresentare l'affidabilità e la robustezza del «made in Sicilia». È dunque una storia di passione e abilità, quella raccontata da Savatteri con il sostegno di uno scritto introduttivo di Andrea Camilleri, testimone nelle settimane interminabili dell'occupazione anglo-americana di quanto una bicicletta possa incidere sul destino stesso di un essere umano. Perché in definitiva è proprio questo il senso della biografia romanzata che ha restituito alla memoria collettiva l'immagine di una sigla gloriosa: le due ruote come strumenti di libertà del movimento, come riscatto dalla pigra consuetudine della staticità di una società ancora in gran parte arcaica, come tensione a traguardi importanti e significativi in ambito nazionale.
Per questo non potevano mancare, sullo sfondo, le edizioni pionieristiche del Giro d'Italia, il primo «sbarco in Sicilia» della corsa, con le storiche tappe attraverso le tre maggiori province dell'isola; e soprattutto il mito del campione, rappresentato da quel Costante Girardengo e dalla sua travagliata vicenda umana, nel rapporto d'amicizia ancor oggi avvolto da un alone di mistero con il bandito anarchico Sante Pollastri. Il «nemico pubblico numero uno» nell'Italia degli anni Venti, per la sua abilità nel compiere in bicicletta i delitti più efferati e i furti più audaci, per lo più nascosti all'opinione pubblica dalla censura fascista, abbattutasi anche sul diritto di cronaca nera.
Montante ambiva a produrre biciclette e a fondare una squadra di ciclisti con il marchio della sua industria: obiettivi raggiunti quanto meno a livello locale e regionale, attraverso un coinvolgimento personale che andava ben oltre l'affermazione professionale e il legittimo ricavo dall'attività di famiglia. Per questo, la sua vicenda umana e la sua fedeltà assoluta all'intramontabile mezzo di comunicazione divengono oggi riprova della caparbietà di un popolo che con ben altre etichette vorrebbe sintetizzare il proprio carattere, rispetto ai tristi luoghi comuni dei sempre troppi denigratori.
Più volte attoniti di fronte ai capolavori di meccanica di quelle biciclette siciliane, che per tanti decenni hanno sfidato con successo le trazzere d'innumerevoli siti, riuscendo – come testimonia nel libro lo scritto di Camilleri – ad essere più forti della stessa forza distruttiva della guerra.
Francesco Bonardelli
 
 

Corriere della Sera, 7.3.2011
Io ricordo. Memorie d'autore
Andrea Camilleri
«Scrissi la prima storia per papà malato. Con Pasolini, una sera, ci scornammo di brutto»
Cliccare qui per vedere il video dell'intervista

«Io sono figlio unico, nel senso che i miei due fratelli, precedenti, erano morti piccolissimi». Andrea Camilleri è un sopravvissuto sin dalla nascita, anche se a vederlo ora, nel suo appartamento di via Asiago, sembra che la sopravvivenza se la sia giocata piuttosto bene. Seduto sulla poltrona più comoda, quella verde d'angolo, circondato da una libreria ordinatissima, è un pascià, la sigaretta sempre tra le dita: «L'età non mi fa paura, la vecchiaia è compresa nel prezzo del biglietto, fumo come un turco e non me ne preoccupo». L'unica cosa che non digerisce, in vecchiaia, è non tornare più spesso al suo paese: «È da un anno che manco e soffro. Ho bisogno di respirare l'aria del mio paese. Una volta se non andavo, mi bastava telefonare al mio compare e chiedergli: cumpa' parlatemi in siciliano, tanticchia».
Nostalgia. Ricordi dell'infanzia: «Mamma non me le lasciava passare, anzi mi menava... Aveva mani magre e ossute. Ma sapevo che era una giusta espiazione». E papà, l'ispettore della Capitaneria di porto, lo squadrista che marciò su Roma? «Mi voleva un bene dell'anima, era molto tollerante. Ricordo una sola punizione corporale: in seconda liceo, il secondo trimestre non ero mai andato, neanche un giorno. Un record. Quando mi diedero la pagella, usai la scolorina e mi diedi voti più ragionevoli. Dimenticai che il preside era squadrista come mio padre. Si attaccò al telefono: quel farabutto di tuo figlio... A casa, papà mi mise in piedi al suo fianco e mi arrivò un sonoro schiaffo. Ero stato, e ne porto il vanto, l'unico studente rimandato anche in educazione fisica».
Neanche l'università, a quanto pare, fu un successo. «Volevo andare a Firenze, ma per necessità mi iscrissi in Lettere a Palermo. Non mi ci trovai bene, non avrei mai voluto morire insegnante in una scuola del mio paese». Già scriveva articoli e racconti per giornali e riviste, anche la poesia e la scrittura teatrale gli avevano regalato qualche riconoscimento. Vinse il concorso per l'Accademia d'Arte drammatica e lasciò Porto Empedocle: «I parenti mi considerarono un saltimbanco, ma i miei genitori mi difesero. Con papà ebbi lunghi dissidi politici molto violenti all'apparenza: lui era fascista e io mi ero tutto buttato a sinistra... Mi iscrissi al Pci, ma avevo tanti amici democristiani. Anni brutti, ma niente intaccava il rispetto. Oggi sarebbe impensabile. E poi l'amico siciliano, quando è un vero amico è la sicurezza, la tranquillità. La lunghissima amicizia tra Pirandello e Martoglio si interruppe per una parola sbagliata. Ma insomma, chiaritevela, Dio santo, 'sta parola, no?».
All'Accademia, l'allievo-regista Camilleri incontra quello che oggi definisce il suo unico vero maestro, Orazio Costa: «Per anni mi immersi completamente in quel lavoro. Avevo bisogno di comunicare, e lo facevo anche con le parole degli altri». Fino al '67, quando dalla penna di Camilleri, anzi dalla voce, viene fuori il primo romanzo. «Mi ritenevo incapace di scrivere romanzi, provavo e riprovavo, ma niente da fare. Ce la facevo sui cento metri, con i racconti, e non reggevo nei mille metri». Poi, si sa, le cose presero un corso diverso. Il corso delle cose. «Papà si ammalò. Io e mia madre ci alternavamo nella sua stanza del Gemelli, la notte. Un giorno gli dissi: papà, mi sta venendo in mente di scrivere una storia». Risposta del padre: «Cuntamilla», raccontamela: «Il primo romanzo è nato come racconto orale a mio padre. Poi lo lasciai decantare e lo scrissi. Da allora l'oralità è rimasta il segno della mia scrittura: devo leggere ad alta voce per verificare dove il flusso narrativo si inceppa, e mia moglie è la vittima designata: ma quando storce la bocca divento una bestia... Siamo sposati da 54 anni e coglie sempre il nervo scoperto». La sua vicenda editoriale è nota: il primo romanzo uscì dall'editore a pagamento Lalli, che in cambio pretese il suo nome nei titoli di coda dello sceneggiato. «Il patto infame fu concluso nel '78, ma sentii immediata la necessità di scriverne un altro». Un filo di fumo, apparve due anni dopo da Garzanti. Il successo, si sa, verrà con la Sellerio: «Un giorno mi sono chiesto: ma sei capace di scrivere un libro, porca miseria, dalla A alla Z?». La forma dell'acqua nasce come una prova e una sfida: «Ma Montalbano non era un personaggio compiuto, era una funzione per risolvere l'enigma. Scrissi poi Il cane di terracotta per completare il personaggio e lo mandai alla Sellerio deciso, giuro, a non tornare più sull'argomento. Sei mesi dopo Elvira mi dice: Andrea, guarda che qui sta succedendo qualcosa di strano...». Quel qualcosa sarebbero state circa dieci milioni di copie.
Ci sono due Elvire nella vita di Camilleri. Quando gli si chiede di donna Elvira Sellerio, il rimpianto si riassume in un sospiro e in un tiro di sigaretta. Se gli si chiede di nonna Elvira, viene fuori un ritratto tragicomico: «Quando morì scoprimmo che aveva il cilicio. Era una grande signora della casa, una figura formativa, che mi aprì la fantasia raccontandomi tante storie, persino Alice nel paese delle meraviglie: la stravaganza di parlare con gli oggetti, di inventare parole... Morì a Roma: voleva conoscere papa Giovanni e riuscii a ottenere un'udienza. Lo stesso giorno visitammo Villa Adriana, entrammo, si appoggiò a una ringhiera, disse: "Tutto questo è bellissimo" e morì». Ricorda l'epoca in cui Sciascia «non aveva ancora imparato a parlare, mugugnava...». Quando gli si chiede del suo unico incontro con Pasolini, ricorda la sera in cui «ci scornammo, ma di brutto» su come mettere in scena, a teatro, il Pilade. Quando gli si chiede dello sbarco alleato in Sicilia, racconta di aver visto il generale Patton sradicare la croce di un italiano e romperla sulle ginocchia: non sorride più e si fa prendere dalla commozione, come allora: «Piansi, non ero più fascista, però piansi». Ma è un attimo. A proposito di croce, ricorda quando per farsi cacciare dal Convitto vescovile decise di fare un gesto irreversibile e scagliò due uova sul grande crocefisso del salone: «Prima di cacciarmi, i preti dovettero difendermi dal linciaggio dei miei compagni».
Non doveva essere un tipo facile, il figlio Andrea. E il Camilleri padre di tre figlie? «Non credo di averle viste crescere. Da regista ero sempre in giro. Mia figlia Andreina in un tema raccontò che quando tornavo a casa litigavo sempre con mia moglie, poi mi chiudevo nello studio e la sera uscivo per rientrare l'indomani mattina. "Qualche volta - aggiunse - sa fare andare la lavatrice". Non è vero che litigassi e che stessi fuori come un ladro, però l'impressione era quella». La lavatrice? «Si inceppava e avevo trovato il modo di farla ripartire con un calcio». In compenso, ottimo nonno: «I miei nipoti sono cresciuti sotto la mia scrivania, ogni tanto salivano sulle mie ginocchia e battevano sui tasti del computer. Mia moglie dice: tu non sei uno scrittore, sei un inviato di guerra. Una volta sono andato in Toscana e al quarto giorno di uccellini mi sembrava di impazzire. Per riprendere a scrivere ho dovuto aspettare i miei nipotini».
Paolo Di Stefano
 
 

Il Velino, 7.3.2011
Agenda spettacoli / gli appuntamenti di domani

[…]
Roma (ore 11) – Al Multisala Adriano (piazza Cavour 22) presentazione di “Il Commissario Montalbano”, dagli omonimi romanzi di Andrea Camilleri, editi da Sellerio Editore. “Il campo del vasaio”, […]
[...]
 
 

La Sicilia, 7.3.2011
Il set di Montalbano

Ragusa. Dagli arancini ai cannoli di Montalbano. Chissà che non scoppi un'altra mania delle tante che ormai fanno parte della "Montalbanomania" di cui siamo abituati. Al giovane Montalbano, interpretato da Michele Riondino, questa volta piacciono i cannoli prima ancora degli arancini. E proprio il famoso dolce siciliano è stato portato in scena in uno dei ciak di questi giorni a Santa Croce Camerina dove la troupe della Palomar ha girato alcuni segmenti della nuova serie dedicata alle indagini del commissario Montalbano ma da giovane. Anche per "Il giovane Montalbano" sembra essere rimasto immutato l'entusiasmo degli abitanti dei centri che accolgono la troupe. Un ritorno al passato, alla giovinezza del commissario ideato dalla penna di camilleri. Storie e vicende che vengono raccontate nel sequel di "Il commissario Montalbano", che stavolta tocca anche nuove location, continuando a suscitare una grandiosa attrazione tra la gente che si imbatte sul set, blindato ai giornalisti. Tanti i curiosi che si sono barricati nelle vicinanze della produzione Palomar, sbirciando tra i vari ciak che hanno interessato per la prima volta piazza Vittorio Emanuele e la chiesa di San Giuseppe a Santa Croce Camerina. Riprese fatte sia in interni che davano sulla piazza principale, sia in esterni. Nei giorni scorsi i componenti della troupe, tra cui il regista Gianluca Maria Tavarelli, durante le pause hanno scambiato qualche chiacchiera con la gente di Santa Croce Camerina, fatto qualche foto, firmato gli autografi. "Hanno mostrato grande entusiasmo e gentilezza per essere stati accolti affettuosamente - dice il sindaco Lucio Schembari - Sono piaciute anche le luminarie per la festa di San Giuseppe, inquadrate perfino in alcune scene".
Carmelo Saccone
 
 

CittàOggiWeb, 7.3.2011
Pirandello a Parabiago per una Festa di Famiglia
Il 10 marzo al Centro Giovanile di Ravello quattro attrici portano in scena testi del maestro di Girgenti, rivisti in chiave tragicomica da Andrea Camilleri

Parabiago Sono molti e celebri i testi di Luigi Pirandello incentrati sulla famiglia, sulle sue dinamiche a volte violente, sulle sue miserie. Quattro attrici e registe italiane, insieme allo scrittore Andrea Camilleri, li hanno raccolti e rivisti, cambiando e moltiplicando i personaggi, e ne hanno messo in luce il lato tragicomico e grottesco. Così è nata la pièce di Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariàngeles Torres Festa di Famiglia, che andrà in scena giovedì 10 marzo alle 21 a Parabiago. Lo spettacolo fa parte della rassegna Te.A.T.Ar, che porta il teatro in dieci comuni del Varesotto e dell'Altomilanese con il contributo della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate.
Festa di Famiglia andrà in scena giovedì 10 marzo a Parabiago, ore 21, Sala Centro Giovanile in piazza Paolo VI, a Ravello. È una produzione Teatro di Roma - Mercadante Teatro e Stabile di Napoli - Artisti Riuniti. Il progetto è di Mitipretese.
Ingresso libero con prenotazione obbligatoria al 342-0686430, attivo da lunedì a giovedì dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 16.
 
 

Auditorium Parco della Musica, Roma, 8-9.3.2011
Camilleri e i suoi lettori

35 titoli con Sellerio editore in solo una quindicina d’anni, ciascuno in cima alle classifiche; e non solo Montalbano, anche romanzi storici, costruzioni d’archivio, fatti dimenticati, inchieste storiche in forma narrativa, pagine di tradizioni popolari, collage letterari; e anche nel giallo con il commissario di Vigàta non è il semplice intreccio che conta, talvolta è addirittura secondario. Dunque, che cosa chiede il lettore a Camilleri, cosa cerca in lui attraverso un suo libro? A queste domande cercheremo di dare una risposta, lasciando parlare i critici insieme a chi ha mediato Camilleri nelle culture straniere e lontane, e mettendo gli uni e gli altri, e lo scrittore stesso, davanti alle osservazioni dei suoi lettori.
Programma
Martedì 8
Sala Sinopoli ore 18 - ingresso: 5 euro
Una rivoluzione editoriale. La letteratura di Andrea Camilleri
Interventi introduttivi di Salvatore Silvano Nigro, Stefano Salis
Con la partecipazione di Carlo Lucarelli
Un italiano all'estero. L'Italia vista attraverso il commissario Montalbano
Modera Marino Sinibaldi
Interventi di Iris Gehrmann, Marcelle Padovani, Emili Rosales, Elda Rotor
Una giuria di soli lettori
Gli ascoltatori di Fahrenheit recensiscono Andrea Camilleri e gli rivolgono le loro domande.
Sala Sinopoli ore 21
Ingresso gratuito previo ritiro voucher alle casse su presentazione del biglietto d’ingresso ad uno degli altri tre incontri fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Il Commissario Montalbano
Anteprima nazionale di un film TV
Mercoledì 9
Sala Sinopoli ore 18 - ingresso: 5 euro
Un filo di critica
Modera Salvatore Silvano Nigro
Interventi di Antonio D’Orrico, Leopoldo Fabiani, Melania Mazzucco, Mauro Novelli, Francesco Recami
Il riso nel pianto
Andrea Camilleri e Ficarra & Picone discutono sull’arte del comico e l’essere siciliani.
Sala Sinopoli ore 21 - ingresso: 5 euro
Maestro Camilleri.
Il racconto di chi lo conosce da prima del grande successo
Conversazione dello scrittore con:
Marco Bellocchio, Luca Di Fulvio, Manuela Mandracchia
 
 

Virgilio Notizie, 8.3.2011
Cultura/ Roma celebra Camilleri e suoi 13 milioni di libri
Scrittori e critici a confronto. Lucarelli: Un grande narratore

Andrea Camilleri ha venduto tredici milioni di libri, è tradotto in più di trenta Paesi e il suo commissario Montalbano è protagonista di una serie tv da record. Roma celebra lo scrittore con due giorni di incontri e dibattiti dal titolo "Camilleri e i suoi scrittori" all'Auditorium: domani a parlare di lui ci saranno i comici Ficarra e Picone, vecchi amici come il regista Marco Bellocchio, colleghi come Melania Mazzucco. Oggi a rendere omaggio allo scrittore siciliano c'erano critici italiani e stranieri e scrittori che hanno inquadrato il "fenomeno Camilleri". Il giallista Carlo Lucarelli ha affermato: "Camilleri è soprattutto un grande narratore, racconta storie in maniera magica, e vuoi leggere i suoi libri perché sono come le favole per i bambini". Il giornalista de Il Sole 24 ore Stefano Salis ha ricordato che all'inizio i libri di Montalbano venivano stampati in 5mila copie, ora hanno una tiratura iniziale di 450mila copie, ma che la sua è stata una rivoluzione editoriale non solo perché vende molto, ma anche perché ha lettori fedeli su tutto il territorio nazionale ed è popolare nonostante non sia percepito come scrittore di intrattenimento ma scrittore civile, mentre il professor Salvatore Silvano Nigro ha sottolineato che "il giallo è diventato uno strumento importante di educazione civile in questo Paese grazie a lui". Il successo di Camilleri supera i confini italiani, va dall'Europa agli Stati Uniti, e oggi a Roma alcuni rappresentanti del mondo letterario internazionale hanno spiegato il perché gli stranieri amino tanto lui e Montalbano. La giornalista tedesca Iris Gehrmann ha spiegato che i tedeschi amano la sua ironia, il suo umorismo, la sua arguzia, mentre, secondo la direttrice editoriale di Penguin Usa, gli americani "amano l'umanità di Montalbano, perché non è un supereroe ma un uomo con dei difetti, con delle stranezze geniali con cui il lettore si identifica". Diverso il caso della Francia, visto che, come ha spiegato la giornalista Marcelle Padovani, lì Camilleri è considerato "l'ambasciatore dell'Italia, colta, ironica, vitale, che non scherza con la legalità ed è agli antipodi dell'immagine deteriore dell'Italia che si è ormai diffusa all'estero".
 
 

Virgilio Notizie, 8.3.2011
Lo scrittore: prima o poi avremo quote azzurre
8 marzo/ Camilleri: La donna va rispettata ogni giorno

"La festa dell'otto marzo non ha senso. È come la festa del papà, che non ha senso perché il padre va rispettato e onorato sempre. Anche la donna va rispettata ogni giorno dell'anno". Lo ha detto il maestro Andrea Camilleri, che ha incontrato i suoi lettori durante un convegno di due giorni sul 'Femonemo Montalbano' all'Auditorium a Roma. Concludendo con una battuta il suo breve commento sulla Festa della donna, lo scrittore siciliano ha poi aggiunto: "Prima o poi, anche se non so se riuscirò a vederlo, anche noi avremo le quote azzurre".
 
 

ANSA, 8.3.2011
Torna Montalbano con Belen attrice
Show girl nel primo dei quattro episodi su cui indaga Luca Zingaretti

Roma - Torna 'Il commissario Montalbano' e segna il vero debutto come attrice di Belen Rodriguez. La show girl, dopo il successo del Festival di Sanremo, sara' su Rai1 il 14 marzo in prima serata, ne 'Il campo del vasaio' - il primo dei quattro nuovi episodi tratti dai romanzi di Andrea Camilleri - nell'ambiguo ruolo dell'affascinante Dolores Alfano, apparentemente sconvolta dalla scomparsa del marito. Un omicidio su cui indaga l'intramontabile Montalbano di Luca Zingaretti.
''E' la prima volta in assoluto che ho provato a recitare. Sono contentissima, non sto nella pelle. Sono stati piu' coraggiosi loro di me'' ha spiegato Belen rivolgendosi al regista e alla produzione in una conferenza stampa finita in bagarre per l'intervento di un giornalista che l'ha aggredita verbalmente dalla platea parlando di una presunta lista di intercettazioni che sarebbe in suo possesso, e con accuse anche contro Fabrizio Del Noce.
E proprio il direttore di Rai Fiction poco prima aveva detto soddisfatto:''spero che Belen entri nella squadra di Rai Fiction con progetti che stiamo studiando''. Prodotti da Rai Fiction e realizzati da Palomar per la regia, anche questa volta, di Alberto Sironi che in 12 anni ha girato 22 film tv di Montalbano, i nuovi episodi sono, oltre a 'Il campo del vasaio', 'La danza del gabbiano', 'La caccia al tesoro' e 'L'eta' del dubbio' e vedono nel cast anche Isabella Ragonese e Ana Caterina Morariu.
 
 

Adnkronos, 8.3.2011
Tv: torna 'Montalbano' su Rai1, Del Noce 'grande ossigeno per Azienda'

Roma - Torna su Rai1 l'amatissimo Commissario Montalbano interpretato come sempre da Luca Zingaretti. Una scommessa vinta ogni volta con ascolti record, sin dall'esordio nel '99 ed ora giunta al 22esimo episodio. A 'presentare' al Cinema Adriano di Roma i nuovi quattro film, tratti dalla felice penna di Andrea Camilleri e affidati ancora una volta alla regia di Alberto Sironi, il nucleo storico degli attori Luca Zingaretti, Cesare Bocci (Mimi' Augello), Peppino Mazzotta (Fazio) ma anche le new entry, fra cui Belen Rodriguez, protagonista de 'Il campo del vasaio' che andra' in onda lunedi' in prima serata su Raiuno.
La presentazione e' stata anche l'occasione per il direttore di Rai Fiction Fabrizio del Noce per far sapere che vi sono altri quattro film "gia' scritti. Non so se li faremo - ha detto - ma speriamo di si'. Ogni volta 'Il Commissario Montalbano', anche nelle repliche, ha fatto il pieno di ascolti - ha rimarcato - E' davvero un grande ossigeno dal punto di vista aziendale". Belen, invece, ha ringraziato "lo staff che si e' dimostrato molto coraggioso" per averla scelta nel cast" ed ha anche posto l'accento su una strana coincidenza in termini di numeri: "L'11 e il 22 sono i miei numeri fortunati: questo e' il 2011 e mi sono accadute tante cose importanti (dal Festival di Sanremo a questa fiction) e 22 sono gli episodi cui ora e' giunta la serie".
La showgirl ha poi evidenziato i gradini che pian piano ha salito "con umilta' e professionalita', avendo la fortuna di incontrare persone che mi hanno protetto, bacchettato e consigliato", ha detto rivolta al regista Sironi che, dal canto suo, ha commentato: "L'unica difficolta' che ho avuto e' stata quella di far capire a Belen che non doveva sculettare". E lei: "Non smettero' di sculettare fino a 50 anni perche' secondo me la femmina deve sculettare...e poi - ha scherzato - e' colpa delle curve".
 
 

ASCA, 8.3.2011
Tv: anche Belen nella nuova serie del Commissario Montalbano

Roma - Il commissario Montalbano, interpretato da Luca Zingaretti, lunedi' 14 marzo torna su Rai1 con quattro nuove avventure della fortunata serie tv tratta dagli omonimi romanzi di Andrea Camilleri. La conferenza stampa di presentazione della fiction si e' tenuta questa mattina alla Multisala Adriano alla presenza dei protagonisti di sempre Cesare Bocci, che interpreta Mimi' Augello, Peppino Mazzotta, che impersona Fazio e di altri interpreti che hanno preso parte a questi nuovi 4 film come la showgirl Belen Rodriguez che ne ''Il campo del vasaio'' sara' Dolores Alfano. Tra gli altri l'attore Alessandro Intini, che ne ''La Caccia al tesoro'' sara' Alfredo Pezzella, Ana Caterina Morariu, che ne ''L'eta' del dubbio'' sara' Vanna Di Giulio e Dajana Roncione che vestira' i panni di Ninetta e Alba Carraro.
Inaugurera' il nuovo ciclo di puntate ''Il campo del vasaio'', a seguire ''La danza del gabbiano'', ''La Caccia al tesoro'' e ''L'eta' del dubbio'', che accanto a Luca Zingaretti vedra' l'attrice Isabella Ragonese nei panni del tenente Laura Belladonna.
La regia ancora una volta e' stata curata da Alberto Sironi, mentre firmano le sceneggiature Francesco Bruni, Salvatore De Mola e Leonardo Marini con la supervisione dello scrittore Andrea Camilleri. Una produzione Rai Fiction realizzata da Palomar.
''Questa serie, giunta la 22esimo episodio, e' l'unica prova di attualita' ripetuta assieme a ''Don Matteo''', ha dichiarato il direttore di Rai Fiction Fabrizio del Noce.
''Zingaretti resta un caposaldo insostituibile nell'immaginario collettivo'', ha aggiunto.
''Un record che speriamo acquisti il successo delle altre edizioni. Una serie che va in onda da 12 anni partendo sempre dai nuovi romanzi di Camilleri, che dopo una decina di anni continua a stupirci'', ha detto il produttore Carlo Degli Esposti. ''Di nuovo c'e' ben poco se non il fatto che per la prima volta abbiamo messo in scena i sogni e le preoccupazioni di Montalbano, cosa presente gia' negli altri racconti, che pero' non avevamo mai sviluppato'', ha raccontato il regista Alberto Sironi aggiungendo che quest'anno ''per il personaggio c'e' il ritorno all'azione''.
''Vorrei sottolineare un aspetto un po' sottovalutato - mi spiace farlo, sembra quasi che io voglia autocelebrarmi - come il fatto che ogni anno ci si incontra e sembra quasi di festeggiare un rituale, quando di rituale non c'e' niente, perche' ci sono dei racconti scritti da uno scrittore vivente che per essere all'altezza del pubblico ci richiedono di essere sempre attivi'', ha detto l'attore Luca Zingaretti.
''Siamo al 22esimo film e se facciamo due conti ne abbiamo girati 2 all'anno trascorrendo insieme 2, 3 mesi e se e' vero che abbiamo conquistato il mercato italiano e internazionale e' stato per la qualita' della serie, impegnandoci al mille per mille per la sua riuscita'', ha aggiunto spiegando che sebbene ''strategicamente avrei dovuto staccarmi dal personaggio nel momento degli applausi ho deciso invece di continuare ad impersonarlo perche' ho avuto nostalgia e fino a quando mi divertiro' lo faro'''. Parlando poi delle novita' della serie come le paure e le inquietudini del commissario, che inizia a vedersi invecchiare, Zingaretti ha detto: ''Io personalmente aspetto il mio primo figlio a luglio con una gioia incredibile, ma anche con una profonda inquietudine''.
''L'11 per me e' stato sempre un numero fortunato, cosi' come il 22 (numero a cui e' giunta la serie con l'ultimo episodio ndr.)'', ha detto Belen Rodriguez parlando dell'anno fortunato che sta vivendo. ''Per questa partecipazione non posso far altro che ringraziare quanti con la loro professionalita' mi hanno guidato a interpretare questo ruolo perche' io alla fine non sono una donna sono ancora una bambina'', ha detto ancora la showgirl raccontando: ''Quando Alberto mi ha spiegato la parte per prima cosa mi ha detto si smettere di sculettare. Ma io dico che sculettero' fino a cinquant'anni, la mia vita e' tutto uno sculettare''.
''C'e' un episodio in cui il mio personaggio, Fazio, viene creduto morto, dando la possibilita' di percepire il prezioso legame del gruppo di lavoro'', ha spiegato l'attore Peppino Mazzotta.
''Io come al solito metto in dubbio tante cose, ma Montalbano mi aiuta a reagire. Tornare a fare questa serie e' sempre bello perche' ogni volta grazie ad Alberto Sironi, che ha creato un vero e proprio stile, abbiamo un cast di attori eccezionali'', ha affermato Cesare Bocci, che impersona Mimi' Augello.
 
 

Movieplayer.it, 8.3.2011
Luca Zingaretti è di nuovo Montalbano
Presentate a Roma le quattro nuove avventure de Il commissario Montalbano, quattro nuovi film per la prima serata di RaiUno che vedranno Luca Zingaretti di nuovo nei panni del fascinoso uomo di legge siciliano. Tra le ospiti femminili anche Belen Rodriguez, oggetto di una contestazione.

Sono passati dodici anni, ma Il commissario Montalbano, la fiction Rai tratta dall'omonima collana di romanzi gialli di Andrea Camilleri, sembra non sentire affatto il peso del tempo anzi sembra giovare delle evoluzioni psicologiche e sentimentali del suo protagonista e ancor di più dell'estro del suo storico autore. Si tratta de Il campo del vasaio, La danza del gabbiano, La caccia al tesoro e L'età del dubbio (editi da Sellerio Editore), questi i titoli dei quattro romanzi di Andrea Camilleri trasposti sul piccolo schermo con maestria di nuovo da Alberto Sironi che in questi nuovi episodi punta molto di più sulla psicologia del personaggio di Salvo Montalbano presentandoci per la prima volta sullo schermo anche le immagini degli incubi del commissario, quelli scatenati da una storia d'amore incompiuta, da premonizioni, da desideri e paure ancestrali. Ma sono il dubbio e la presa di coscienza di star invecchiando al centro di queste nuove avventure di Montalbano e al centro dei suoi pensieri. Un momento della vita del commissario, quello narrato in queste nuove quattro puntate, che aggiunge un tassello importante ed inedito nel puzzle della sua affascinante e sfaccettata personalità.
Tornano Cesare Bocci nel ruolo del vice commissario Mimì Augello, Peppino Mazzotta nel ruolo del braccio destro Fazio entrambi oggi in conferenza stampa al fianco del protagonista Luca Zingaretti insieme a tre delle quattro guest stars al femminile che, come da tradizione, saranno protagoniste al fianco del fascinoso commissario in questi quattro nuovi casi. Parliamo di Belen Rodriguez, che nel finale di conferenza è stata oggetto della contestazione molesta da parte di un sedicente ex-collaboratore Rai che, dopo averla insultata parlando di intercettazioni, si è rivolto a Del Noce chiedendo il motivo dell'impiego della soubrette anzichè di una professionista titolata; ma anche di Ilenia Maccarone e Ana Caterina Morariu, elencate in rigoroso ordine di apparizione, orfane di Isabella Ragonese, assente in quanto impegnata in teatro per la prima del suo spettacolo Libere, recitato al fianco di Lunetta Savino e di scena stasera all'Ambra Jovinelli. In prima fila in sala il regista storico della serie Alberto Sironi accompagnato dagli sceneggiatori Salvatore De Mola e Leonardo Marini (che hanno agito sotto la supervisione di Andrea Camilleri), il direttore di RaiFiction Fabrizio Del Noce ed il produttore Carlo Degli Esposti per Palomar, società che sin dall'inizio ha prodotto per RaiFiction tutti i ventidue episodi de Il commissario Montalbano. I nuovi film andranno in onda per quattro lunedì a partire dal 14 marzo in prima serata su Raiuno.
Dopo dodici anni e ventidue episodi cosa si aspetta ancora RaiFiction da Montalbano?
Fabrizio Del Noce: Quella de Il commissario Montalbano è una squadra ormai consolidata e lungamente collaudata ma anche stavolta ci saranno delle partecipazioni straordinarie di volti noti della nostra televisione, nello specifico Belen Rodriguez che è oggi in sala con noi e che dopo San Remo ritroviamo nella nuova veste di attrice anche nel primo episodio di questa nuova stagione della serie con protagonista Luca Zingaretti, che il pubblico ama così tanto. Siamo al ventiduesimo film e ce ne sono già altri quattro scritti dal grande Camilleri, speriamo di poter portare in televisione anche quelli. Il commissario Montalbano è l'unica vera fiction seriale della Rai, di alcuni episodi abbiamo già trasmesso cinque o sei repliche ed ogni volta è sempre un successo, fa continuamente il 18-20% di share, alla stregua di grandi classici come Pretty Woman.
Cosa di queste storie piace tanto al pubblico secondo lei?
Fabrizio Del Noce: Credo sia qualcosa di insito nella natura dei gialli di Camilleri, la gente non si stanca mai di guardarli ed ogni volta lo fa con la speranza di trovarci qualcosa di nuovo. E poi la struttura narrativa brillante si presta molto alla trasposizione cinematografica e sappiamo quanto è bravo Alberto Sironi a trasformare questi romanzi in un intrattenimento sempre gradevole da guardare.
Altri quattro film prodotti ancora una volta dalla Palomar che promettono diverse novità dal punto di vista narrativo...
Carlo Degli Esposti: Non abbiamo mai scommesso sul futuro di Montalbano ma nonostante tutto è una serie che va in onda da dodici anni senza mai dare nulla per certo o scontato. Di volta in volta ci riuniamo e proviamo a vedere se c'è la voglia e il materiale per costruire nuovi avvincenti film per la televisione. C'è da dire che i romanzi di Camilleri dopo tutto questo tempo e dopo tante avventure continuano a stupirci ogni volta. Queste quattro storie costituiscono una tappa fondamentale per il commissario dal punto di vista letterario, narrativamente sono costruiti a strati e tutto ciò rende la visione dei film piacevolissima. Speriamo piacciano al pubblico come sono piaciuti a noi.
Un 2011 da incorniciare che ti vede per la prima volta in una fiction recitare al fianco di un 'pezzo grosso' come Il commissario Montalbano...
Belen Rodriguez: Sì, è stato un anno importante, nel quale pian piano sono riuscita a fare tantissime cose, sempre con umiltà. Se hai la fortuna di incontrare persone come Alberto Sironi che ti proteggono e ti bacchettano quando è necessario, come una bambina, sicuramente sei avvantaggiata. Lui mi ha aiutato a capire cosa significasse stare davanti ad una macchina da presa su un set senza sculettare, cosa che io facevo praticamente sempre perchè è nel mio essere femmina. Tutto è avvenuto prima di San Remo ed è stata la prima volta in assoluto che ho provato a recitare, anche se si tratta di un ruolo in cui non faccio quasi nulla a parte la vedova finta disperata. Mi rendo conto di essere estremamente critica con me stessa e di riuscire a fatica a rivedermi. Quando mi dissero che avrei partecipato ad una puntata di Montalbano mi spaventai moltissimo, ho pensato al fatto che si trattava di un giallo raccontato in un modo che fa anche ridere, ma soprattutto che si trattava di una fiction già rodata creata per instillare curiosità nello spettatore, che fino alla fine non capisce chi sia il colpevole.
Dopo tanti anni quali sono gli stimoli che la spingono a dirigere stagione dopo stagione le nuove avventure di Montalbano?
Alberto Sironi: In effetti c'è poco da dire di nuovo dopo dodici anni insieme, ma quello che muove tutti noi è il fatto di essere contentissimi di farlo e che ci divertiamo un mondo. La novità più grossa sta nei romanzi di Camilleri, che spingono molto di più sul lato onirico con il risultato che stavolta anche io ho deciso di non lasciare da parte questo aspetto come in passato, ma di provare a mettere in scena gli incubi del commissario. Finora erano rimasti in ombra ma in questi nuovi episodi escono fuori e riguardano sia la condizione psicologica del protagonista, turbata dallo scorrere inesorabile del tempo, sia lo sfondo politico/sociale del nostro Paese. Dopo alcuni film in cui Montalbano era diventato pensieroso e troppo riflessivo, qui si torna all'azione in veste di paladino della giustizia.
Qual è lo stimolo più grande di cui un attore ha bisogno per interpretare ogni volta lo stesso personaggio con lo stesso entusiasmo?
Luca Zingaretti: Vorrei sottolineare che non siamo qui per celebrare noi stessi come in una sorta di rituale. I romanzi da cui è tratta la serie sono opera di uno scrittore vivente e straordinario mentre i film che ne sono stati tratti sono il frutto del lavoro di un gruppo di professionisti che si sono salvaguardati reciprocamente la facoltà di scegliere se continuare a farlo o meno. Le aspettative del pubblico crescono di anno in anno e bisogna aver voglia di interpretare questi personaggi ogni volta come se fosse la prima. Le cose vanno fatte per bene, solo così riesci a conquistare il pubblico italiano e anche il mercato estero, perchè se è vero che i romanzi di Camilleri sono stati tradotti e venduti in altri Paesi, anche la nostra fiction ha fatto lo stesso. Con ventidue episodi in dodici anni, cosa che una normale serie fa in un anno di solito, siamo riusciti a diventare un prodotto riconosciuto ovunque per la sua qualità. Se siamo oggi qui è grazie all'estro di Camilleri e alla voglia di un gruppo di persone che si impegnano ogni volta a mille per produrre questi film.
In questi nuovi episodi si evince una maturazione del commissario che pur essendo più giovane del suo omonimo letterario risulta comunque più inquieto del solito nei confronti del tempo che passa...
Luca Zingaretti: Abbiamo cercato di legare questa cosa al momento che viviamo, perchè è inutile negarlo, l'intera società di oggi vive un momento davvero oscuro. Io diventerò padre a luglio per la prima volta e seppur sia molto felice sono anche molto preoccupato perchè mi rendo conto che lo scenario è davvero disastroso. In questi ultimi film viene messa maggiormente in evidenza l'umanità del commissario, i suoi rapporti con i colleghi più stretti anche se questo aspetto c'è sempre stato nei romanzi di Camilleri, forse col passare degli anni queste cose gli pesano un po' di più.
Luciana Morelli
 
 

Mymovies.it, 8.3.2011
Il ritorno di Montalbano
Da lunedì i nuovi episodi del commissario di Luca Zingaretti.

Mentre nei vicoli soleggiati della provincia di Ragusa sono da poco cominciate le riprese delle avventure del giovane Montalbano interpretato da Michele Riondino, il Montalbano "maturo" dal volto più familiare di Luca Zingaretti torna in prima serata con altri nuovi racconti. Quattro per l'esattezza, che vanno a sommarsi ai diciotto precedenti episodi che in circa dodici anni hanno creato una grande cerchia di appassionati e allargato ulteriormente i lettori degli altrettanti racconti che Andrea Camilleri ha dedicato al suo personaggio più noto e più amato. I quattro episodi in questione si confrontano per la prima volta con un Montalbano più inquieto, più tormentato. Il primo, in onda lunedì 14 marzo su RaiUno, è Il campo del vasaio, storia che vede direttamente implicato il fidato vice Mimì Augello (Cesare Bocci) all'interno di un complicato intrigo in cui muove le fila nientemeno che Belen Rodriguez. A dirigere i protagonisti più rodati e i comprimari eccellenti (oltre alla showgirl argentina, compaiono in questa serie anche Ana Caterina Morariu e Isabella Ragonese), è ancora Alberto Sironi, da dodici anni immancabile traghettatore delle pagine di Camilleri verso il mondo delle immagini.
Sironi si dichiara infatti grande appassionato delle storie di Camilleri: "Ogni volta che mi affaccio nel mondo di Camilleri, mi perdo e mi lascio abbandonare al piacere delle storie. La passione per i racconti e per il personaggio Montalbano è la forza principale che mi porta ogni volta a buttarmi con lo stesso entusiasmo di sempre in ogni nuovo episodio". La novità rispetto ai precedenti racconti, il regista la spiega in termini "onirici": "Dei nuovi episodi, l'ultimo (L'età del dubbio) è il più significativo, perché rappresenta il Montalbano più maturo, quello più inquieto. Questa inquietudine la mostra soprattutto durante la fase dei sogni, che ho deciso per la prima volta di inserire all'interno delle storie, visto che ne sono parte integrante".
Montalbano e la showgirl
Per Luca Zingaretti parlare di Montalbano è come parlare di un parente, o meglio di un fratello gemello: "Faccio questo personaggio da più di dieci anni e ormai mi identifico moltissimo con lui. Certo, non sono solo Montalbano. Lo interpreto per soli due o tre mesi ogni circa due anni e per il resto del tempo mi piace fare altro, ma ogni volta che posso tornare ad essere Salvo lo faccio sempre volentieri perché lo adoro e perché mi diverte moltissimo". Tutti gli attori, dal protagonista ai comprimari maschili Cesare Bocci e Peppino Mazzotta, sono concordi nel definire la bravura e l'eterogeneità del cast come la molla principale della creatività e della qualità della serie, ma come sottolinea lo stesso Zingaretti: "La vera ricchezza di queste storie è sentire un'esigenza sempre rinnovata nel volerle raccontare. Ogni tanto ci ritroviamo, discutiamo dei nuovi scritti di Camilleri, condividiamo nuove idee e decidiamo se portare avanti nuovi progetti. Tutto in maniera assolutamente genuina, dettata solo dal puro desiderio".
La guest star Belen Rodriguez si dichiara molto emozionata all'idea di aver preso parte alla squadra di Montalbano: "È una delle serie più importanti e più storiche della Rai e avvicinarmi a questa macchina così rodata, capace di raccontare un giallo facendo anche ammazzare dalle risate, mi intimoriva molto. E devo dire che mi intimorisce tuttora. Infatti, come tutti i nati sotto il segno della Vergine, ho sempre il terrore di rivedermi: sono molto insicura e non sono mai soddisfatta dal mio lavoro". La paura nasce anche da un lavoro di attrice sostanzialmente nuovo per lei, come spiega più avanti: "Nel film di Natale facevo una parte molto simile a me, in cui dovevo sorridere molto, quindi il tutto mi veniva piuttosto naturale. Qui faccio un ruolo molto più complesso: una donna conturbante e pericolosa e per fare certe scene non ho dormito per tre notti!". Sulla qualità del lavoro, la tranquillizza comunque il regista Sironi: "Belen è stata bravissima ed è stato molto facile per me dirigerla. L'unica cosa difficile è stata spiegarle che non doveva camminare come fosse in una passerella!".
Lo spirito del tempo
A tirare un fugace bilancio di un'esperienza straordinaria che va avanti da più di un decennio, ci pensa Luca Zingaretti, che confessa: "Due anni fa avevamo deciso di smettere con la serie e di far uscire il nostro Montalbano fra gli applausi, ma poco tempo dopo abbiamo sentito di dover riempire nuovamente questa profonda nostalgia che la serie ci aveva lasciato. Inoltre, ci appassionava l'idea di portare avanti l'evoluzione malinconica di Montalbano narrata da Camilleri. Anche se il Salvo Montalbano letterario è più vecchio di me di circa vent'anni, non bisogna dimenticare che si evolve con i pensieri e i dubbi che lo stesso Camilleri vive nei riguardi della contemporaneità. Che sono poi le stesse inquietudini che vivo anch'io, così come tutta l'Italia per questo periodo così poco sereno. Tra qualche mese sarò padre per la prima volta e vivo questo momento con grande gioia, ma anche con qualche timore legato a un'involuzione generale delle cose".
Di macchine del tempo e di passaggi di testimone con il giovane Montalbano attualmente in produzione negli stessi luoghi del Montalbano originale (la provincia di Ragusa), non si parla volentieri. Probabilmente perché l'idea è quella di portare avanti i due progetti in maniera parallela, se anche il giovane Montalbano diretto da Gianluca Maria Tavarelli dovesse avere successo come quello di Sironi e Zingaretti. A chiudere pacificamente ogni possibile risposta ci pensa l'uomo che fa finanziariamente da vero tramite fra le due serie, il produttore Carlo degli Esposti della Palomar: "Considerate per un attimo la Sicilia come la vera protagonista. Non la Sicilia delle coppole e dei fichi d'India, ma un'altra Sicilia. Le meraviglie di Marina di Ragusa sono lo sfondo che rende così magiche, realistiche e suggestive tutte queste storie. E la penna di Andrea Camilleri è ciò che ha saputo dargli nuova vita".
Edoardo Becattini
 
 

Il Velino, 8.3.2011
Montalbano stregato da Belen Rodriguez e Isabella Ragonese
Luca Zingaretti torna nei panni del commissario di Vigàta in una dimensione onirica. In onda su RaiUno da lunedì 14 marzo

Roma - “È l’età del dubbio quella che attraversa Montalbano in questi nuovi film, un’età che aggiunge una nota diversa e ci racconta di un amore che non è stato”, il regista Alberto Sironi, dietro la macchina da presa fin dal primo film trasmesso nel maggio del ’99 a dirigere Luca Zingaretti, così descrive il commissario di Vigàta nei nuovi quattro appuntamenti, prodotti come sempre da Rai Fiction e dalla Palomar e in onda in prima serata su RaiUno a partire da lunedì 14 marzo, tutti rigorosamente tratti dagli omonimi romanzi di Andrea Camilleri editi da Sellerio Editori. È un Salvo Montalbano un po’ diverso, alle prese con il tempo che passa e con gli effetti che l’età lascia e non solo sulla pelle. Per lui è il momento della maturità, per noi un tuffo nei sogni di Montalbano. Quelli ancora da realizzare e quelli ormai perduti, che non torneranno più. E c’è in particolare una storia d’amore, mai vissuta, ma tanto fortemente immaginata da essere percepita come un’occasione perduta, un rimpianto. E anche in questo caso il percorso non sarà facile, perché Montalbano una persona facile non lo è mai stata. “Per un regista - spiega Sironi -, avventurarsi nel mondo dei sogni significa raccontare qualcos’altro: le angosce, paure, desideri o premonizioni, che comunicano emozioni sottili e colorano la realtà con le ombre della psiche”.
Ad inaugurare il nuovo ciclo di quattro film sarà “Il campo del vasaio”. Questa volta il commissario Montalbano e la sua squadra dovranno fare i conti non solo con un omicidio dai risvolti misteriosi ma anche con la presenza di una donna conturbante, una presenza destinata a non rimanere nell’ombra. Si tratta di Dolores Alfano, un ruolo interpretato da Belen Rodriguez. Sarà poi la volta di “La danza del gabbiano”, dove per Salvo Montalbano il caso da risolvere diventa quasi personale, in gioco infatti c’è la vita di uno dei suoi più cari collaboratori, anzi, la sua spalla, il suo uomo di fiducia: Fazio. E ancora, “La Caccia al tesoro”. Un maniaco semina il terrore. Prima invia macabre missive con indovinelli e enigmi, poi iniziano a sparire anche giovani ragazze. Infine “L’età del dubbio”. Il sipario sulla nuova storia si apre con un incubo. Salvo sogna il suo funerale. Un inizio giornata che non lascia intendere nulla di buono per il commissario Montalbano che per risolvere un caso di omicidio si ritroverà ad affrontare un grande rischio. Una situazione difficile che coinvolgerà anche una collega di Salvo, l’affascinate tenente Laura Belladonna che ha il volto di Isabella Ragonese.
Quello del commissario Montalbano è un ritorno sugli schermi molto atteso. La serie di film tv, aperta nel maggio 1999 su Rai2 da “Il ladro di merendine”, e passata su RaiUno nel 2002, ha riscosso in tutte le sue edizioni un successo di pubblico da record: picco d’ascolti come numero di telespettatori per “Gli arancini di Montalbano”, trasmesso nel novembre 2002, che ha ottenuto 9 milioni 892 mila e, nel novembre 2008, “La Vampa d’agosto” che ha raggiunto, invece, il record in termini di share con il 37,50. Ascolti altissimi, con medie intorno ai 6 milioni di telespettatori anche per le repliche. Un successo strepitoso che ha permesso al commissario Montalbano di diventare un vero e proprio evento televisivo capace di mettere d’accordo sia pubblico che critica.
 
 

Il Messaggero, 8.3.2011
Il commissario Montalbano torna in tv con Belen al debutto come attrice

Roma - Torna Il commissario Montalbano e segna il debutto come attrice di Belen Rodriguez. La showgirl, dopo il successo del Festival di Sanremo, sarà su Rai1 il 14 marzo in prima serata, nell'episodio del celebre commissario intitolato Il campo del vasaio - il primo dei quattro nuovi episodi tratti dai romanzi di Andrea Camilleri - nell'ambiguo ruolo dell'affascinante Dolores Alfano, apparentemente sconvolta dalla scomparsa del marito. Un omicidio su cui indaga l'intramontabile Montalbano di Luca Zingaretti.
«È la prima volta in assoluto che ho provato a recitare. Sono contentissima, non sto nella pelle. Sono stati più coraggiosi loro di me», ha spiegato Belen rivolgendosi al regista e alla produzione in una conferenza stampa finita in bagarre per l'intervento di un giornalista che l'ha aggredita verbalmente dalla platea parlando di una presunta lista di intercettazioni che sarebbe in suo possesso, e con accuse anche contro Fabrizio Del Noce.
Il giornalista ha cominciato a contestare la scelta della Rai di arruolare Belen nella serie tv accusandola di figurare fra le persone coinvolte nelle intercettazioni del premier e quindi di non essere persona adatta a far parte del cast. L'intervento ha creato da subito un certo imbarazzo per i toni offensivi usati dal giornalista. Imbarazzo che si è trasformato quasi in panico quando il giornalista ha palesato di avere una pistola con sè con tanto di porto d'armi. Per fortuna non è accaduto nulla: prima è stato privato del microfono e poi allontanato.
Prodotti da Rai Fiction e realizzati da Palomar per la regia, anche questa volta, di Alberto Sironi che in 12 anni ha girato 22 film tv di Montalbano, i nuovi episodi sono, oltre a Il campo del vasaio, La danza del gabbiano, La caccia al tesoro e L'età del dubbio e vedono nel cast anche Isabella Ragonese e Ana Caterina Morariu.
«Spero che Belen entri nella squadra di Rai Fiction con progetti che stiamo studiando», ha detto invece soddisfatto Del Noce.
 
 

l’Unità, 8.3.2011
RaiUno, torna Montalbano con un amore impossibile

Luca Zingaretti torna su Rai1 con quattro nuovi appuntamenti de «Il commissario Montalbano», la fortunata serie di film per la tv tratti dagli omonimi romanzi di Andrea Camilleri che, dal 1999, appassiona critica e pubblico televisivo. Nuovi coinvolgenti casi da risolvere per Salvo Montalbano, il commissario più famoso della tv, che si ritrova alle prese con il «malessere» del tempo che passa e lascia spazio ai sogni. Firma la regia , ancora una volta, Alberto Sironi.
In onda su Rai1 da lunedì 14 marzo. Il Salvo Montalbano che ritroveremo sugli schermi sarà un Montalbano un pò diverso, cresciuto, alle prese con il tempo che passa e con gli effetti che l'età lascia e non solo sulla pelle. È il momento della maturità, della retrospezione. Una sorta di viaggio onirico. Un tuffo nei sogni di Montalbano. Quelli ancora da realizzare e quelli ormai perduti, che non torneranno più.
E c'è in particolare una storia d'amore, mai vissuta, ma tanto fortemente immaginata da essere percepita come un'occasione perduta, un rimpianto. E anche in questo caso il percorso non sarà facile, perché Montalbano una persona facile non lo è mai stata.
 
 

CorriereInformazione, 8.3.2011
Belen Rodriguez minacciata alla conferenza stampa dei nuovi episodi del commissario Montalbano

Belen Rodriguez e Fabrizio del Noce questo pomeriggio al Cinema Adriano di Roma sono rimasti vittima di un maniaco che li ha minacciati con una pistola.
L’uomo, Vincenzo Terranova, ex dipendente della Rai e collaboratore del Giornale di Sicilia, ha fatto irruzione durante la conferenza stampa organizzata in occasione del lancio dei nuovi episodi del commissario Montalbano che andranno in onda il prossimo 14 marzo. Tutto si è risolto bene anche grazie al fatto che l’arma era finta; allo spavento, però si è aggiunta l’umiliazione per il sex symbol Belen Rodriguez, fresca del successo riscosso all’Ariston di Sanremo. La showgirl argentina è alla sua prima esperienza in campo della recitazione e potrà essere ammirata ne “Il campo del vasaio”, primo dei quattro episodi tratti dai romanzi di Camilleri e interpretati da un grande Luca Zingaretti. Quest’ultimo è stato definito da Del Noce “un caposaldo insostituibile nell'immaginario collettivo''.
Terranova non ha affatto gradito la presenza della Rodriguez: “Con tutte le brave professioniste dello spettacolo che ci sono in circolazione – ha sottolineato l’attentatore -, perché continuate ad offrire lavoro a questa sedicente attrice, visto che il nome della signora è pure comparso nelle intercettazioni?”.
Belen è attualmente nelle cronache dei gossip per la sua turbolenta storia con Fabrizio Corona e ulteriori critiche certo non migliorano la sua immagine.
A cura di Marcella Sardo
 
 

TMNews, 8.3.2011
Tv/ Esposto Rai dopo bagarre in conferenza stampa Montalbano
Un giornalista aveva accusato Del Noce e Belen

Roma - La bagarre avvenuta alla fine della conferenza stampa di oggi sulla nuova serie del commissario Montalbano finirà con un esposto della Rai: al termine della presentazione della nuova serie tv tratta dai libri di Camilleri un giornalista aveva accusato il direttore di Rai Fiction Fabrizio del Noce di aver arruolato Belen Rodriguez, che secondo lui figurerebbe in un elenco di presunte intercettazioni. Ora la Rai prepara un esposto contro il giornalista. La stessa Belen, dopo aver parlato del suo nuovo ruolo di attrice di fiction, aveva lasciato il cinema Adriano dove si svolgeva la presentazione della serie, accompagnata dal suo agente Lucio Presta, senza rilasciare interviste alle tv e alle radio.
 
 

Merate Online, 8.3.2011
Verderio I: il nuovo libro di Camilleri in favore di Mehala

E' ufficialmente nelle librerie "Questo mondo un po' sgualcito" il libro del Maestro Andrea Camilleri e di Francesco De Filippo i cui proventi sono destinati al Progetto di Mehala onlus finalizzato alla costruzione di un Centro sanitario e Maternità nel villaggio di Bilogo, in Burkina Faso. E' una grande soddisfazione per l’associazione e per il progetto che un Maestro come Camilleri abbia deciso di devolvere i diritti di autore a loro sostegno. Francesco De Filippo sarà presente per la presentazione e la promozione del libro durante tre giorni di iniziative che Mehala Onlus ha organizzato l'11, il 12 e il 13 marzo. Nel meratese, il giornalista Francesco De Filippo, presenterà il libro domenica 13 marzo, dalle 18.30, presso il Circolo Arci Pintupi, a Verderio Inferiore. La presentazione sarà allietata da un aperitivo con i prodotti di Libera Terra.
Per ulteriori informazioni www.mehala.org - info 331.6798201 039.510737
 
 

La Repubblica TV, 9.3.2011
Roma celebra Camilleri
Tredici milioni di libri venduti, tradotto in oltre 30 Paesi di tutto il mondo: il 'fenomeno Camilleri' non si arresta.
 
 

Books Blog.it, 9.3.2011
Camilleri e i suoi lettori, prima parte

Una celebrazione così, in genere, la si riserva a chi è passato a miglior vita, ma per Andrea Camilleri si può di certo fare un’eccezione. E infatti la casa editrice Sellerio ha deciso di dedicare due giorni di incontri al grande scrittore siciliano, in un evento dal titolo “Camilleri e i suoi lettori“, presso l’Auditorium Parco della musica di Roma. La giornata di oggi è stata scandita da tre momenti; in questo post cercherò di raccontarvi la prima parte e mi riservo poi di riprendere l’argomento per riportarvi tutti gli spunti e le testimonianze. A salire sul palco oggi non è stato il creatore di Montalbano, ma varie personalità, tra cui Salvatore Silvano Nigro, Stefano Salis e Lucarelli. “Lui” è rimasto seduto in prima fila a godersi la meritata gloria.
Ognuno dei tre personaggi ha regalato al pubblico il suo punto di vista su Camilleri, come “rivoluzione editoriale”. Ha aperto Salis “dando un po’ di numeri”: dalle cinquemila copie di tiratura de La forma dell’acqua alle trentamila de La voce del violino, fino ad arrivare alle quattrocentomila degli ultimi romanzi con il commissario Montalbano. Salvatore Nigro, “il bandellista”, ha definito Camilleri “scrittore civile e non di intrattenimento” e ha parlato di “densità culturale” come elemento direttamente proporzionale al numero di lettori.
Molto bello il contributo di Lucarelli che ha raccontato il suo approccio alle opere del Maestro. Era in treno e aveva comprato La stagione della caccia, aveva cominciato a leggere, ma si era fermato al decimo rigo e con rabbia aveva pensato di chiamare Elvira Sellerio e chiederle come le fosse venuto in mente di pubblicare una cosa del genere. Poi dopo un po’, visto che non aveva altro da leggere, aveva ripreso in mano il libro, lo aveva sfogliato e si era pian piano ricreduto: “all’undicesimo rigo capivo già tutto e dopo qualche pagina pensavo come Camilleri“, ha detto. Lucarelli ha poi accostato il piacere della lettura dei romanzi di Camilleri a quello che si prova ascoltando i Beatles o i Rolling Stones. “Ma la vera unicità non sta neanche in questo, ha continuato, il vero tratto distintivo dei suoi libri è che mentre li leggi percepisci la presenza del Narratore. Se non fosse diventato quel che è Andrea Camilleri oggi sarebbe di sicuro al bar di Gigi a raccontare storie con il capannello di persone intorno ad ascoltarlo“.
Se vi siete persi l’appuntamento di oggi, non perdetevi quelli di domani. Si partirà alle 18 con Un filo di critica, con gli interventi di critici, giornalisti e scrittori, si proseguirà con Il riso nel pianto con Camilleri e Ficarra e Picone e si chiuderà alle 21 con Maestro Camilleri. Il racconto di chi lo conosce da prima de grande successo. Se proprio non riusciste a partecipare, almeno cercate di non perdere i prossimi post!
Lara
 
 

TMNews, 9.3.2011
Roma celebra Andrea Camilleri e i suoi 13 milioni libri venduti
Omaggio allo scrittore siciliano per il 'fenomeno Montalbano'

Tredici milioni di libri venduti, tradotto in oltre 30 Paesi di tutto il mondo: il 'fenomeno Camilleri' non si arresta e il suo commissario Montalbano è ormai protagonista di una serie tv da record. Roma celebra Andrea Camilleri con una due giorni di incontri e dibattiti dal titolo "Camilleri e i suoi scrittori".A rendere omaggio allo scrittore siciliano critici italiani e stranieri, scrittori come Carlo Lucarelli. Poi l'incontro con alcuni lettori, che domandano al maestro siciliano quali sono i suoi scrittori preferiti. E Andrea Camilleri non risparmia qualche battuta. Durante l'incontro vengono poi proiettati alcuni spezzoni, originali e divertenti, di Montalbano in lingua straniera. Un insolito Zingaretti che parla francese, tedesco e spagnolo.
 
 

Repubblica Radio Tv, 9.3.2011
Zingaretti: ”Montalbano invecchia e migliora”
Torna su Rai Uno da lunedì 14 marzo con quattro nuovi episodi il commissario dei romanzi di Andrea Camilleri. L’intervista all’attore protagonista di Valentina Vecellio
 
 

Vanity Fair, 9.3.2011
Vanity Come eravamo
Camilleri, quasi mio padre
Incontro di emozioni con lo scrittore siciliano. Per parlare "ovviamente" del commissario Montalbano. Ma anche delle estati trascorse insieme, di libri, del gatto Barone, di Berlusconi. E di giochi di parole che oggi nessuno fa più

Figlia unica di genitori separati, ho passato la mia adolescenza in un mugugnare pallido e assorto, ascoltando musica di gente che sarebbe morta presto o, meglio ancora, già defunta.
Però ci sono state un paio di estati, quelle cruciali secondo gli psicologi dell’età evolutiva, durante le quali i1 mio umore si ringalluzzì parecchio. Le estati in cui ho sognato che, in una realtà parallela da film di fantascienza, io ero la quarta sorella Camilleri. Saremmo state quattro, come quelle tizie di “Piccole donne”. Il massimo della vita, secondo certi miei criteri di ragazzina.
Vedevo mio padre Ruggero giusto d'estate. E poiché era amico e collega (all'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico) di Andrea Camilleri, in diverse occasioni abbiamo condiviso giornate intere con la famiglia di Andrea, composta dalla moglie Rosetta e tre figlie. Andreina, qualche anno più di me. Betta coetanea «gemella». Mariolina, di poco più piccola.
Mio padre è morto nel 1981, a giugno saranno trent'anni esatti. Da allora, i miei contatti con i Camilleri si sono diradati. Però, come tutti gli italiani, ho seguito il suo successo come scrittore, ho imparato qualche parola di siciliano, ho stretto amicizia con il commissario Montalbano su carta e in tivù.
Eppure, da giornalista, non mi era mai capitato di andare a intervistare Andrea. Nei giorni scorsi, è arrivata una duplice «scusa» d'attualità: l'uscita, il 3 marzo, del nuovo libra “Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta”, e un convegno dal titolo «Camilleri e i suoi lettori» che si terra all'Auditorium di Roma 1'8 e il 9, dove sul tema si confronteranno critici e pubblico.
Per me è soprattutto la scusa per ritrovare dei ricordi, anche alcuni che nemmeno sapevo di avere. Quindi, è con l'agitazione delle migliori occasioni che busso al campanello di casa Camilleri, un sabato mattina.
(Nota: diversamente dal solito, in questa intervista ci si dà del tu).
II nuovo libro è dedicato a Elvira Sellerio, scomparsa l'estate scorsa. Dimmi di lei.
«Vedi, a una certa età è difficile che si creino delle nuove amicizie. Invece, con Elvira accadde questa cosa singolarissima: era come se ci conoscessimo da sempre. Penso che saremmo diventati amici anche se io fossi stato un rappresentante di elettrodomestici».
Ho letto il tuo primo libro, “Un filo di fumo”, nell' estate del 1979, o forse del 1980, ad Agrigento. Me lo diede papà, era ancora in bozze.
«Non era il primo. Perché il primo, che scrissi nel '68, si intitolava “Il corso delle cose”. Per dieci anni tutti gli editori lo rifiutarono. Poi nel '78 un amico mi propose di adattarlo per la televisione. A quel punto intervenne un piccolo editore che accettò di pubblicarlo in cambio del fatto che nei titoli dello sceneggiato sarebbe apparso il suo nome. Ebbe una sola recensione, su Tuttolibri. A firma di Ruggero Jacobbi. Ci conoscevamo già, ma non eravamo ancora amici. Per me, la pubblicazione di quel libro fu come levare il tappo a una bottiglia. Nell'anno successivo scrissi “Un filo di fumo”, lo diedi da leggere a tuo padre. Gli piacque e lo portò a Gina Lagorio, allora compagna di Livio Garzanti. Piacque anche a loro e lo pubblicarono. Insomma, tuo padre e più che compromesso con questa faccenda».
La faccenda, che per comodità chiameremo «fenomeno Camilleri», però esplode più avanti. Con la pubblicazione da Sellerio e la nascita del commissario Montalbano. Siamo ne1 1992. Non hai più smesso di scrivere. E di avere successo.
«Un giorno si è aperto un rubinetto. D'altronde, se si potesse programmare il successo, io preferirei non averlo e vendermi la formula. Mi comprerei un castello e ci andrei a vivere».
Ma nel castello continueresti a scrivere, no?
«Penso proprio di si».
Quando hai capito di essere diventato Camilleri, lo scrittore di best seller?
«Quando mi è arrivata la copia di “Un filo di fumo” tradotta in gaelico. Mi sono detto: "Toh, vuoi vedere che sono uno scrittore". Del successo ebbi la prima sensazione nel '98. Avevo venduto 60-70 mila copie dei miei libri e li promuovevo intensamente. Mi era fatto 80 librerie in tre mesi. Di solito, c'era un pubblico di una quarantina di persone che andavano dai 50 anni in suo Poi, una sera a Firenze, una grande libreria era piena di una folla strabocchevole. Non solo: dal fondo, vidi comparire dei giovani vestiti da giovani, con l'orecchino e tutto il resto. Mi augurai che mi contestassero. Invece si sedettero zitti. E, alla fine, chiedevano di firmare i libri. Quell'anno, poi, Elvira mi disse che superammo le 900 mila copie».
Montalbano non è un po' misogino?
«Lo è. Lo dimostra ampiamente. Poveraccio, però. È un orfanello. Forse Livia gli ricorda una madre severa».
In Livia c’è qualcosa di tua moglie, con cui sei sposato da 53 anni, o delle tue figlie?
«Nulla. Piuttosto in Montalbano c’è molto di mio padre: dal gusto per la tavola alla lealtà nei rapporti con gli altri. Di questo si è accorta mia moglie, per me è stato un processo inconscio».
Ma la tua famiglia come ha reagito al successo?
«È arrivato tardi. Quando i rapporti erano stabilissimi. Non poteva succederci quello che è capitato a certe giovani coppie ai tempi del boom, mandate a rotoli dal benessere. A noi il successo ha dato tranquillità».
Prima eri un uomo irrequieto?
«Lo ero e lo sono ancora. Ma, nella scrittura, la mia inquietudine ha trovato un canale per esprimersi».
Divago un attimo, scusa. Che ne è del gatto Barone?
«È morto ad anni 18, circondato dall’affetto dei familiari».
Immaginavo. Non ha fatto in tempo a conoscere Montalbano?
«No. Ma è stato per tanto tempo un consigliere, un amico fidato. Mai sostituito».
Che cosa ti piace di più dell’essere arrivato a 85 anni?
«Aver vissuto il secolo breve è stato un dono. Sì, è stato il secolo di due guerre mondiali, e una me la sono anche fatta tutta, però la vertigine della compressione delle scoperte è impagabile. Negli anni Settanta io mi ero fissato che non avrei visto il Duemila, invece sono felice di essere finito dentro al futuro, a questo futuro. Per esempio, Internet. Io non so come si usa, ma questo fatto che consenta di mantenere in comunicazione tutti con tutti è una meraviglia».
Ci pensavo stamane. Ci fosse stato Internet allora, sarei rimasta in contatto con le tue figlie e non ci saremmo perse di vista così.
«Ma certo, è ovvio».
Parte una lunga parentesi in cui io chiedo notizie delle «ragazze». Chi è sposata e chi no. Chi ha figli e quanti. Chi lavora e chi fa la mamma. Comunque, stanno bene.
Scusa, torniamo all’intervista, sezione «massimi sistemi». Pensi che le tecnologie stiano influenzando anche la letteratura?
«Anche se i libri un domani potessero essere risucchiati dentro una siringa e iniettati per via endovena, non cambierebbe nulla!».
Parliamo di politica. Moriremo berlusconiani?
«È una domanda che mi devo porre io, non tu! Mi auguro proprio di no».
Tu che hai vissuto sotto il fascismo, che cosa pensi quando qualcuno dice che questo è un nuovo Ventennio?
«È un errore. Tu non saresti qui a pormi questa domanda, e comunque non potresti pubblicarla su nessun giornale. Il berlusconismo è un gravissimo tentativo di degenerazione della democrazia, ma non è il fascismo».
Come va a finire?
«Non lo so. In ogni caso, dopo di lui, il problema sarà l' eliminazione dei rifiuti tossici, quello che gli sta intorno, quello che lui ha creato. Credo che la difesa dei pretoriani sarà feroce».
Tu hai lavorato alla Rai negli anni della tivù «buona», degli sceneggiati divulgativi: pensi che la sinistra abbia sottovalutato il potere della televisione?
«È la verità. Pensa che un giorno Ettore Bernabei (direttore generale della Rai dal '61 al '74, ndr) mandò me e Angelo Guglielmi a contattare intellettuali per farli scrivere per la televisione. Sarebbero stati pagatissimi. Ricevemmo solo dei no. Un errore: la percentuale di analfabetismo totale o di ritorno era elevata, si parla di milioni di persone. L'unica fonte di informazione per le masse sarebbe stata la tivù, altro che i giornali».
Ogni tanto mi vengono in mente quei giochi di parole che facevi con papà. Li fai ancora?
«No, non ho più il compagno. Era bello farli insieme, durante gli esami in Accademia o in viaggio. Una volta, in treno, andando a un convegno, io leggiucchiavo un rotocalco. C'era una foto dello Scià di Persia a Cortina con una nuova fiamma. Scrissi a lato delle foto: "Se lo Scià scia, chi lascia nella sua scia?". Passai la rivista a tuo padre, che concluse: "Se il persian gusta e deliba, che Farah Diba?"».
Viaggiavate spesso insieme.
«Una volta fummo gli unici a imbarcarci su una nave, da Napoli a Palermo, nonostante il maltempo. Scrivemmo un foglietto in cui liberavamo la società di navigazione Tirrenia da ogni responsabilità. Arrivammo a destinazione con mezza giornata di ritardo, dopo aver consumato tutto il whisky in dotazione al bar».
Io vi ricordo, a casa tua in Toscana, avvolti in una nuvola di fumo, circondati da libri. Tu leggevi i gialli, lui i libri di fantascienza. Due professoroni che, per rilassarsi, leggevano libri leggeri.
«Sì, funzionava così. Poi tuo padre faceva i tarocchi».
Mica sul serio. Erano una bufala.
«Chiaramente, tutta un'invenzione. Ma si fingeva di credergli».
Ridiamo. Stiamo zitti. Ridiamo e parliamo ancora. Arriva la signora Camilleri, praticamente uguale a come la ricordavo, come del resto Andrea, con le sue sigarette e i suoi occhiali quadrati.
Un'ultima cosa. Ma voi che siete stati giovani durante la guerra, che cosa avete di speciale?
«Noi possiamo rinunciare a tutto in qualsiasi momento».
Paola Jacobbi
 
 

ANSA, 9.3.2011
Torna Montalbano e incontra Belen

Roma - Torna 'Il Commissario Montalbano' e segna ''il vero debutto'' come attrice di Belen Rodriguez. Dopo il successo personale al Festival di Sanremo la show girl sara' lunedi' 14 marzo, in prima serata su Rai1, nell'ambiguo ruolo dell'affascinate Dolores Alfano, apparentemente sconvolta per la scomparsa del marito. Una morte misteriosa su cui indaga l'intramontabile Montalbano Luca Zingaretti ne 'Il campo del vasaio', il primo dei quattro nuovi episodi della serie tratta dai romanzi omonimi di Andrea Camilleri, fenomeno editoriale al centro di un convegno che si inaugura oggi all'Auditorium Parco della Musica di Roma. ''E' la prima volta in assoluto che ho provato a recitare. Nel film di Natale ('Natale in Sud Africa') dovevo fare me stessa, sorridevo. Quando mi hanno dato questa parte in Montalbano, prima di Sanremo, mi sono spaventata, non ho dormito per quattro notti'' ha detto Belen in una conferenza stampa finita in bagarre per l'intervento di un giornalista che la ha aggredita dalla platea parlando di una presunta lista di intercettazioni che sarebbe in suo possesso, e con accuse anche contro Fabrizio Del Noce.
E proprio il direttore di Rai Fiction poco prima aveva detto soddisfatto: ''spero che Belen entri nella squadra di Rai Fiction con progetti che stiamo studiando. Montalbano e' una sorta di Pretty Woman che possiamo incrementare. I nuovi passaggi di episodi gia' andati in onda sono sempre intorno al 18%''. Un anno d'oro il 2011 per la show girl-attrice che vedremo anche nel film 'Se sei cosi', ti dico si'' di Eugenio Cappuccio, nelle sale dal 15 aprile distribuito da Medusa, e poi con Facchinetti alla conduzione di 'Ciak si canta' dall'8 aprile. ''L'undici e' sempre stato il mio numero. Mi perseguita come il 22'' dice e proprio 22 sono i film di Montalbano realizzati in dodici anni da Palomar per Rai Fiction con la regia di Alberto Sironi. ''E' un anno importante per me. E' fondamentale fare le cose giorno dopo giorno. Bisogna lavorare con umilta' e profondita' e ho avuto la fortuna di trovare persone che mi hanno protetta, stimolata perche' io sono ancora una bambina'' dice Belen e poi aggiunge rivolgendosi al cast e alla produzione: ''sono contenta, non sto nella pelle. Sono stati piu' coraggiosi loro di me ad accettarmi nel cast''.
L'unica cosa che abbiamo dovuto spiegare a Belen, dice Sironi ''e' che non doveva camminare come un'indossatrice''. Belen comunque non si e' ancora rivista nella sua riuscita interpretazione di Dolores: ''Quando mi guardero' non mi piacero'. Sono sempre critica con me stessa. Anche quando mi hanno detto che dovevo fare Sanremo ho pensato 'siete pazzi'''. Zingaretti - ''insostituibile caposaldo. Lui - dice Del Noce - e Montalbano sono la stessa cosa'' - spiega: ''faccio questo personaggio da dodici anni. Se continuo e' perche' mi diverto. E' ben scritto da Camilleri, e' un personaggio che viene dalla letteratura. Anni fa avevo detto che dovevo lasciare per andarmene fra gli applausi ma poi avevo una tale nostalgia come quella di un amico lontano''.
Nei nuovi episodi - dopo 'Il campo del vasaio' che si apre con una telefonata con la fidanzata Livia - ci saranno 'La danza del gabbiano', 'La caccia al tesoro' e 'L'eta' del dubbio', tutti in onda il lunedi' su Rai1, con nel cast anche Isabella Ragonese e Ana Cristina Morario, Montalbano, sempre piu' giovane rispetto al personaggio letterario, tornera' all'azione. ''Per la prima volta sono in scena i sogni di Montalbano. Aprono il primo e l'ultimo film della serie (L'eta' del dubbio') e c'e' un ritorno all'azione del Commissario'' ha spiegato Sironi. Le sue inquietudini sono portate su un piano piu' generale. ''Sono legate al momento che stiamo vivendo, non solo in Italia, ma sulla terra. A luglio nascera' il mio primo figlio - dice Zingaretti - e lo aspetto con gioia ma c'e' di che essere ansiosi oggi. Quanto alla politica c'e' mio fratello (Nicola Zingaretti) che parla per tutti e due''.
 
 

Il Fatto Quotidiano, 9.3.2011
A Vigata arriva la cattiva Belén
Presentati i nuovi Montalbano. In conferenza stampa un giornalista minaccia la showgirl

“Io questa repubblica di merda non la riconosco. Io monarchica sugno”. Fierezza nello sguardo racchiuso nel volto anziano, la nostalgica del regno è una delle chiavi per risolvere il caso. E Salvo Montalbano non se la lascia sfuggire. “Parli con me signora, che sugno monarchico anch'io”. Sovrano in arguzia, cosa non direbbe l'eroe di Camilleri pur di scovare la verità. Che nello specifico di cui sopra sarà rivelata in prima serata il 14 marzo su Rai Uno, in sfida diretta con Il Grande fratello di Canale 5. È questa infatti la data di programmazione de Il campo del vasaio, il 22° in assoluto nonché il primo dei quattro nuovi episodi sulle gesta del Commissario più amato dagli italiani, ancora diretti da Alberto Sironi e presentati ieri alla stampa romana. Un evento televisivo nazional popolare che Luca Zingaretti, da sempre volto e anima di Montalbano, ama definire “non rituale benché si ripeta da 12 anni”. Nessun obbligo contrattuale lega il cast alla serie: “Ogni volta che Andrea (Camilleri, ndr) finisce un romanzo, si valuta e si fa. Il vero motore   è l'affetto del pubblico”. Indubbiamente, visto che “anche per le puntate ripetute lo share si aggira sul 18-20% ad ogni messa in onda”, incalza Fabrizio Del Noce, direttore di Rai Fiction, fiero dei suoi nuovi prodotti da intrattenimento intelligente. E c'è da scommetterci che proprio l'appuntamento del 14 marzo farà record di audience “speciale”. Il motivo si chiama Belén Rodriguez, coprotagonista dell'episodio.
Già, ancora lei, la soubrette-attrice dall'ormai consolidata capacità di ridestare da qualunque letargia, anche quelle insostenibili da conferenza stampa. È bastata infatti la sua presenza ad animare, in chiusura, un siparietto fra il thriller e il carnevalesco odierno. Un giornalista, che pare fosse anche armato ma “a salve”, la accusa di essere un personaggio “inquietante”, perché “appesantita” da intercettazioni telefoniche di cui lui sarebbe in possesso. Vivacità in sala, ma nessun panico: sembra che il giornalista non sia nuovo a certe “uscite”. Questo basta a far volar via la Rodriguez, che rinuncia alle interviste successive. Ne Il campo del vasaio Belén veste i panni di Dolores Alfano, una dark lady colombiana sposata a un uomo di Vigata. “Era la prima volta che recitavo, ero terrorizzata da questa sfida. Sono autocritica, mi vedo inadeguata a tutto. Ma a quanto pare il 2011 è il mio anno, l'11 mi porta fortuna...”. Senza dubbio, dopo Natale in Sudafrica, Sanremo e ora Montalbano, la vedremo dal 15 aprile ancora sul grande schermo protagonista femminile del film Se sei così, ti dico sì di Eugenio Cappuccio. Si è inserita bene nel cast abituale della “famiglia” di Montalbano, così come le altre due attrici ospiti dell'ultimo episodio di questa serie, L'età del dubbio (4/4), la sicula Isabella Ragonese e Ana Caterina Morariu. Zingaretti promette di esser Montalbano finché si divertirà. Ogni due anni sento la nostalgia di stare dentro di lui”. Il carattere e l'universo del Commissario sono ben noti ai suoi fan, ma qualche variazione sul tema ce la dovremo aspettare nei novelli capitoli-romanzi che includono anche de La danza del gabbiano (21/3) e La Caccia al tesoro (28/3). “Vedremo i sogni di Montalbano e forse riconosceremo in maniera più netta alcuni dei problemi di questo Paese”, chiosa il regista Sironi.
Anna Maria Pasetti
 
 

La Stampa, 9.3.2011
The show must go on
Tutti i guai del nuovo Montalbano

Se i realizzatori della serie televisiva dedicata alle avventure del commissario Montalbano fossero superstiziosi, dovrebbero immediatamente correre ai ripari, mettendo in atto ogni possibile strategia contro la malasorte. Il ritorno in tv dell’amatissimo personaggio creato da Andrea Camilleri si annuncia nell’arco di una giornata nera, punteggiata da cattivi auspici.
Prima la presentazione con ospite armato, poi la bufala messa in giro su Facebook, con lo scrittore siciliano che spara a zero sulla serie. Roba da film. Ieri mattina, al cinema Adriano di Roma, la conferenza stampa si chiude con colpo di scena, tafferugli, paura e fuga precipitosa del nuovo acquisto Belen. Un giornalista, pare tristemente noto agli uffici stampa romani, si presenta all’incontro con piglio aggressivo, insiste per avere la parola, poi si rivolge al direttore di Rai Fiction Fabrizio Del Noce e lo accusa di aver ingaggiato un’attrice che, secondo lui, sarebbe presente in un elenco di intercettazioni in suo possesso. Sorpresa, sconcerto, il giornalista viene invitato a lasciare la sala, ma, mentre si allontana, nel cinema si sparge la voce che sotto la giacca del cronista insistente si nasconderebbe nientedimeno che una pistola. Sta’ a vedere che ci scappa il morto, e stavolta fuori dal piccolo schermo. Il più preoccupato è Lucio Presta, agente di Belen gallina-dalleuova-d’oro. Fiutato il rischio, porta via la soubrette di gran carriera. Un attimo prima Del Noce aveva sottolineato con soddisfazione l’esordio della showgirl nel mondo della fiction Rai: «Spero che entri nella nostra squadra, con progetti che stiamo studiando».
Nel pomeriggio, quando ormai tutto doveva essere dimenticato, ecco che dagli affezionati di Facebook parte un nuovo allarme, Camilleri lancia in resta contro il film. Parole durissime, anche un po’ troppo per non far subito germogliare l’ipotesi della burla: «Vi sembrerà strano che un vecchio come me si sia messo a scrivere una pagina Facebook. Ma strano non è. E voglio divertirmi...». Seguono chiarimenti e improperi: «Sono quello scrittore che oggi si sente offeso e ferito dalla vergognosa rielaborazione filo-berlusconiana del suo Montalbano. Uno scempio che potrete tranquillamente non vedere su Raiuno il 14 marzo. Signori di MediaRai mediocrissima, vergognatevi!».
Sulla bacheca i toni sono anche peggiori. Raggiunto al telefono, il regista Alberto Sironi, già provato dalla mattinata di fuoco, smentisce subito: «E’ un falso, tutto questo non ha senso, Camilleri non ha ancora visto il film, è l’operazione di un mitomane». Il caso si sgonfia, appuntamento alla prossima puntata, lunedì, sperando che il film regga l’urto del malocchio.
Fulvia Caprara
 
 

il manifesto, 9.3.2011
Raiuno
Il ritorno del malinconico Montalbano

Il commissario Montalbano è una sorta di alieno del piccolo schermo. Se una fiction normale macina in media venti episodi a stagione, Rai fiction e Palomar con l’opera ispirata ai romanzi di Camilleri distillano puntate con il contagocce; appena ventidue dal 1999 ad oggi. Ma con ascolti inauditi, anche nelle ripetute repliche. È una sicurezza che rasenta quasi il metodo: ci sono i panorami mozzafiato della Sicilia, i succulenti pranzi a base di pesce nei ristorantini tipici a strapiombo sul mare e i tanti personaggi minori che popolano l’immaginario descritti con abilità nelle sceneggiature supervisionate dallo stesso Andrea Camilleri. E poi le storie, curate ma non patinate, i misteri ma non troppo intricati e soprattutto gli omicidi mai troppo efferati. E quando questo succede, come nel primo dei quattro nuovi Montalbano, Il campo del vasaio, che Raiuno lancia il lunedì alle 21.10 a partire dal 14 marzo, il cadavere del malcapitato di turno ritrovato fatto a pezzi, diventa l’occasione per un siparietto a base di cannoli siciliani fra il commissario e il medico legale, il dottor Pasquano (Marcello Perracchio).
Insomma, nei racconti del commissario Montalbano ci si «naufraga dolcemente» che è un piacere. Luca Zingaretti poi gioca sul personaggio per sottrazione, mostrando il suo lato malinconico ma non lesina la giusta gradazione d’azione. «La ricetta segreta - spiega l’attore - non esiste. Ci vediamo ogni due anni, leggiamo le nuove storie e dalla validità capiamo se è il caso di continuare. Io mi diverto a interpretare questo ruolo, nel momento in cui non succederà più la serie sarà finita». Al cast storico, composto da Cesare Bocci (Mimì Augello), Peppino Mazzotta (Fazio, sarà lui il protagonista del secondo drammatico episodio, La danza del gabbiano, dove verrà rapito da una banda di criminali) si aggiunge, nel primo film, una misurata Belen Rodriguez che se la cava assai decorosamente nel ruolo di una seducente femme fatal. Completano la lista altri due titoli: La caccia al tesoro e L’età del dubbio.
s.cr.
 
 

Corriere della Sera, 9.3.2011
Un giornalista si presenta armato e lancia accuse a Del Noce e alla showgirl.
Torna Montalbano (con Belén): parapiglia e attimi di paura in Rai
I 4 nuovi episodi saranno trasmessi a partire da lunedì. Zingaretti: con Camilleri sempre sorprese

Roma - Montalbano: il giallo nel giallo. Stavolta, il celebre commissario del piccolo schermo interpretato da Luca Zingaretti ha rischiato di dover «arrestare» un giornalista «armato». Ieri mattina, la conferenza stampa di presentazione dei nuovi episodi dedicati al personaggio di Andrea Camilleri (in onda su Raiuno dal 14 marzo) si è trasformata in un'autentica bagarre. Si era ormai quasi concluso l'incontro con la stampa, quando un cronista, Vincenzo Terranova, che era giunto in sala già con piglio battagliero, è riuscito a «espugnare» il microfono per fare un'ultima domanda. Dopo i complimenti di rito all'attore protagonista, ha poi puntato il dito contro direttore di Rai Fiction Fabrizio Del Noce, che produce la serie, accusandolo di aver «arruolato» in una fiction della tv pubblica un'attrice, Belén Rodriguez (new entry nel cast di Montalbano), che, secondo Terranova, sarebbe presente in un elenco di presunte intercettazioni in suo possesso. Non è dato di sapere a quali intercettazioni alludesse ma, quando un funzionario dell'ufficio stampa Rai lo ha avvicinato, per tentare di calmarne l'esuberanza eccessiva, si è accorto che sotto la giacca l'uomo nascondeva una pistola. Sorpreso e preoccupato gli ha quindi chiesto se si trattasse di un'arma «vera», ma il cronista ha minimizzato: «È a salve, ma io il porto d'armi ce l'ho sul serio».
Tant'è, ma nello scompiglio generale, la stessa Belén, che pochi minuti prima aveva dichiarato di vivere un momento «molto fortunato» della sua carriera, se n'è andata via impaurita, scortata dal suo agente Lucio Presta, così come il resto del cast. La Rai ha poi presentato un esposto al commissariato di zona nei confronti del giornalista pistolero, se non altro per il fuoriprogramma di panico che ha scatenato tra i presenti.
Insomma, un brivido in più che va ad aggiungersi a quelli promessi dalla fiction in quattro puntate, realizzata da Palomar per Rai Fiction con la regia di Alberto Sironi. Inaugura il nuovo ciclo di tv-movie «Il campo del vasaio». Poi tocca a «La danza del gabbiano», «La caccia al tesoro» e infine «L'età del dubbio».
Prima che irrompesse il minaccioso giornalista, Belén, che sarà tra i protagonisti del primo episodio, aveva ringraziato lo staff «che si è dimostrato molto coraggioso per avermi scelto». Zingaretti aveva voluto porre l'accetto sul fatto che, pur trattandosi di una serie che va avanti dal 1999, Montalbano regala sempre delle sorprese: agli attori che interpretano lo sceneggiato e al pubblico. «Perché c'è uno scrittore vivente (Camilleri) che scrive ancora - ha detto Zingaretti - e degli episodi che, proprio per questo, ogni volta presentano qualche novità. L'intento è di fare sempre meglio, sapendo che negli anni le aspettative crescono, visto il successo registrato ogni volta». E stavolta Montalbano ha sorpreso la platea ancor prima di andare in onda.
Emilia Costantini
 
 

Il Giornale, 9.3.2011
E la Rodriguez prova anche a rianimare Montalbano

Tensioni per Montalbano. Sia nel film che nelle realtà. Partiamo dalla seconda: ieri in conferenza stampa si sono avuti momenti di paura. Un giornalista che evidentemente sta vivendo un momento difficile, alla fine della conferenza ha posto domande concitate al direttore della fiction Fabrizio Del Noce accusandolo di aver infilato nella serie un’attrice (Belen) che sarebbe presente in alcune intercettazioni disposte dalla magistratura. Il giornalista aveva anche una pistola riposta nella fondina, cosa che ha destato preoccupazione, poi gli addetti stampa della Rai sono riusciti a calmarlo e ad allontanarlo.
Per quanto riguarda Montalbano, si ritroverà un commissario (finalmente protagonista di quattro nuovi episodi, su Raiuno da lunedì) per la prima volta afflitto da una strana inquietudine. Addirittura il pensiero della morte. «Nei romanzi di Camilleri, Montalbano ha vent’anni più di me - spiega Zingaretti (dopo 12 anni e 22 film tutt’altro che intenzionato ad abbandonare il personaggio)-; quindi è normale che cominci a porsi inquiete domande sul passo estremo. Fino a sognare il proprio funerale». Sogni che rimarranno anche negli episodi tv; «più come segno del disagio esistenziale di un’epoca come la nostra, che come turbamento privato del commissario». Insomma: anche gli eroi invecchiano? «Si. Perché anche gli eroi sono uomini». Il tono maggiormente malinconico dei quattro film «farà però - avverte il regista Alberto Sironi - da contrappeso ad un aumento dell’azione nel racconto. Nelle sue ultime inchieste Montalbano era stato piuttosto riflessivo. Stavolta si rivelerà più concreto e dinamico». L’altra grande novità sarà la presenza, nel primo episodio, Il campo del vasaio, di una neoattrice ultrafamosa: Belen Rodriguez: «Interpreterò la moglie della vittima di turno, donna misteriosa e cinica - racconta la soubrette -, quando me l’hanno proposto ho detto no. So di non essere un’attrice e Montalbano è un prodotto di altissima qualità. Mi ha convinto il regista spiegandomi che mi avrebbe semplicemente aiutato ad essere spontanea».
Paolo Scotti
 
 

La Sicilia, 9.3.2011
«Montalbano sono»
Quando Camilleri scrive nuovi libri, ci incontriamo e riscopriamo ogni volta se abbiamo voglia di tornare sul set. Quando non mi divertirò, smetterò

Roma. In dodici anni Salvo Montalbano ha risolto diversi casi, tradito una volta la sua donna, mangiato quantità di pesce, nuotato sempre nel suo mare siciliano. Nei prossimi quattro film su Raiuno da lunedì in prima serata, il Commissario inventato da Andrea Camilleri e interpretato da Luca Zingaretti comincia a mostrare un po' di quell'inquietudine tipica dell'età che avanza. «Sia chiaro Montalbano non invecchia - taglia corto Zingaretti - Vive solo le inquietudini di questo momento».
L'attore non parla di politica «c'è già mio fratello che lo fa per entrambi», ma della situazione in generale. «Aspetto un figlio per luglio, come faccio a non essere preoccupato per il mondo che si troverà di fronte? C'è di che essere ansiosi».
I nuovi film, diretti sempre da Alberto Sironi, sono tratti da altrettanti libri dello scrittore siciliano: lunedì si comincia con Il campo del vasaio in cui Belen Rodriguez interpreta una donna conturbante e pericolosa, poi tocca a La danza del gabbiano, La caccia al tesoro e infine a L'età del dubbio nel cui cast figurano anche Ana Caterina Morariu e Isabella Ragonese.
«Se è vero che il pubblico ci segue - ricorda Zingaretti - è anche vero che le aspettative crescono sempre di più. Ogni volta che si ricomincia a lavorare bisogna averne voglia, come fosse la prima volta, senza mai sedersi. Interpreto questo personaggio per tre mesi ogni due anni e mezzo, per il resto del tempo sono impegnato in altro. Se ogni volta torno a farlo è perché mi diverto».
Ci tiene Zingaretti a difendere la sua scelta, messa in dubbio qualche anni fa quando si era dichiarato pronto a lasciare la serie, per paura di stancare. «Volevo lasciare quando Montalbano era al massimo - va avanti l'attore - Temevo che quel ruolo potesse portare sia me che il pubblico a una certa stanchezza. Ma dopo due anni ho cominciato a sentire nostalgia, mi sono detto che avevo ancora voglia di divertirmi con Montalbano».
E così Luca Zingaretti è tornato da Salvo Montalbano e dal suo creatore Andrea Camilleri che nel frattempo non ha mai smesso di dare vita al suo commissario siciliano. Senza obblighi, né contratti, ma per una scelta personale. «Il giorno in cui non mi divertirò più, smetterò - va avanti Zingaretti - Non ho un contratto milionario a cui devo attenermi. Quando Camilleri scrive nuovi libri, ci incontriamo e riscopriamo ogni volta se abbiamo voglia di tornare sul set».
Per il produttore Carlo Degli Esposti e soprattutto per Raiuno il Commissario Montalbano è una garanzia di ascolti che continuano a tornare nonostante le continue repliche. «Questa serie va in onda da dodici anni - sottolinea Degli Esposti - Ma ogni volta non diamo niente per certo o per scontato».
Di certo c'è che nella prima puntata Belen Rodriguez, reduce dai fasti sanremesi, offre al pubblico la sua prima prova di attrice in una fiction, dopo il suo cinepattone. «Nel film di Natale dovevo interpretare me stessa, sorridere e non molto di più - confessa la showgirl - Qui dovevo interpretare una donna ambigua, una assassina. Quando me lo hanno proposto mi sono spaventata, da perfezionista quale sono ero certa che non mi sarei piaciuta. Ma se si lavora con umiltà e professionalità e hai la fortuna di incontrare persone che ti sgridano, ma ti proteggono, i risultati arrivano».
La sua unica pecca, a sentire il regista, «il continuo sculettare». «Le dicevo sempre di non sculettare troppo durante le riprese», sorride Sironi. «Io sculetterò sempre, anche a cinquanta anni - replica lei - perché la femmina deve fare la femmina sempre».
Nel cast fisso tornano Cesare Bocci (Mimì Augello), Peppino Mazzotta (Fazio), Angelo Russo (Catarella).
E poi c'è la Sicilia di Montalbano che in ogni episodio torna protagonista, restituendo profumi, colori, odori, sapori di luoghi diventanti ormai il marchio di fabbrica d una fiction che dal 1999, anno del suo esordio, porta la firma di Alberto Sironi. «Per noi tornare sul set di Montalbano è un vero divertimento - commenta il regista - Di nuovo in queste nuove puntate c'è poco, stavolta abbiamo messo in scena i sogni del commissario, solitamente lasciati nascosti. In due dei quattro film l'inizio è rappresentato dal mondo onirico del protagonista. Anche altre volte Camilleri ci aveva raccontato degli incubi di Montalbano, ma non c'era mai stata la possibilità o l'opportunità di metterli in scena. E poi dopo alcuni film in cui il commissario era diventato un po' filosofo e introverso, stavolta torna a combattere come un paladino».
Andata in onda nel maggio '99 su Raidue la serie su Montalbano era stata aperta da Il ladro di merendine. Il successo è stato immediato e i film tv promossi su Raiuno. Il picco di ascolti lo ha incassato Gli arancini di Montalbano trasmesso nel novembre del 2002, con quasi dieci milioni di spettatori. Anche le repliche hanno ottenuto una media di sei milioni di spettatori. Per questo in Rai nessuno ha intenzione di mollare Montalbano. «Con questi nuovi quattro episodi siamo a ventidue - conclude il direttore di Rai fiction, Fabrizio Del Noce - Ce ne sono altri quattro già scritti, spero di farli presto». Ma prima sono in cantiere le puntate sul giovane Montalbano.
Tiziana Leone
 
 

Il Mattino, 9.3.2011

Roma. «È la prima volta in assoluto che ho provato a recitare. Sono contentissima, non sto nella pelle. Sono stati più coraggiosi loro di me». A parlare è Belén Rodriguez, partner di Luca Zingaretti nel primo dei nuovi episodi del «Commissario Montalbano» che Raiuno manda in onda da lunedì in prima serata. La showgirl che ha ottenuto un successo personale sul palco dell’Ariston al Festival di Sanremo, si presenta ora ufficialmente in veste di attrice, dopo un piccolo ruolo nel cinepanettone «Natale in Sudafrica». «In quel film dovevo fare me stessa, sorridevo. Quando mi hanno dato questa parte in Montalbano, prima di Sanremo, mi sono spaventata, non ho dormito per quattro notti», ha detto Belén in una conferenza stampa finita in bagarre per l’intervento di un giornalista che l’ha aggredita verbalmente accusando la Rai di aver arruolato una persona coinvolta in alcune intercettazioni del premier in suo possesso. Non è mancato un momento di imbarazzo. Anche perché il direttore di Raifiction, Fabrizio Del Noce, aveva annunciato soddisfatto: «Spero che Belén entri nella squadra di Raifiction con progetti che stiamo studiando. Montalbano è una sorta di ”Pretty woman” che possiamo incrementare. I nuovi passaggi di episodi già andati in onda sono sempre intorno al 18 per cento». D’altronde il 2011 s’annuncia come un anno d’oro per la Rodriguez che si vedrà anche nel film «Se sei così, ti dico sì» di Eugenio Cappuccio, nelle sale dal 15 aprile distribuito da Medusa, e poi con Facchinetti alla conduzione di «Ciak si canta» dall’8 aprile. In questo primo episodio intitolato «Il campo del vasaio», Belén appare nell’ambiguo ruolo dell’affascinate Dolores Alfano, apparentemente sconvolta per la scomparsa del marito. Una morte misteriosa su cui indaga l’intramontabile Montalbano-Luca Zingaretti che nel settembre 2005, presentando «Il giro di boa» e «Par Condicio» - rispettivamente undicesimo e dodicesimo episodio della serie nata dalla penna di Andrea Camilleri - aveva annunciato l’intenzione di non recitare più quel ruolo. Ora invece siamo all’ottava stagione televisiva di Montalbano, che porta Zingaretti a totalizzare ben 22 film televisivi dedicati ad altrettante avventure del suo alter ego, sempre diretto dal veterano Alberto Sironi. Prodotti come di consueto dai Rai Fiction e realizzati dalla Palomar, i film di Montalbano, sceneggiati da Francesco Bruni, Salvatore De Mola e Leonardo Marini, sono supervisionati dallo stesso Camilleri, che dà il suo imprimatur alla serie. Nel raccontare il film, che comincia con un curioso incubo del commissario che sogna Totò Riina che bussa alla sua porta per comunicargli che sta andando a Roma come presidente del consiglio e gli offre, pistola puntata, il ruolo di ministro dell’interno, Zingaretti ha spiegato il segreto del successo di questa serie tv, cominciata nel maggio 1999. «Sono dodici anni che facciamo Montalbano», dice l’attore, «e in dodici anni abbiamo realizzato ventidue film. In una serie normale, se va bene, ventidue film si fanno in un solo anno, sempre che non te ne chiedano addirittura trentacinque, o più. La forza di Montalbano è innanzitutto nel fatto che nasce dai grandi romanzi di Camilleri, un autore che, negli anni, ha saputo far crescere e maturare il personaggio». Dopo «Il campo del vasaio», dove Montalbano deve anche contenere le intemperanze del suo vice Mimì Augello (Cesare Bocci), sono previsti «La danza del gabbiano», dove è in gioco la vita di Fazio (Peppino Mazzotta), suo uomo di fiducia, «La caccia al tesoro», con un maniaco che opera lasciando indovinelli ed enigmi e «L’età del dubbio», con l’entrata in scena dell’affascinante tenente Laura Belladonna (Isabella Ragonese), mentre la protagonista di puntata è Ana Caterina Morariu. «Per un attore, se non è un vanesio la popolarità è semplicemente l’opportunità di scegliere - conclude Zingaretti - è il lusso più grande che ci si possa permettere e permette di lavorare divertendosi».
Oscar Cosulich
 
 

Vanity Fair, 9.3.2011
Cesare Bocci: «Belén? E che ci azzecca?»
Il 14 marzo partono le nuove puntate del «Commissario Montalbano». Con un'ospite d'eccezione, poco gradita a uno dei volti storici della serie...

Sarà un Montalbano più maturo quello che ritroveremo a partire da lunedì 14 marzo,  in prima serata, nei quattro nuovi episodi della serie sul famoso commissario nato dalla penna di Andrea Camilleri (Il campo del vasaio, La danza del gabbiano, La caccia al tesoro e L’età del dubbio). Ma il protagonista (Luca Zingaretti) non sarà l’unico a evolversi: «A suo modo, col suo carattere, lo farà anche Mimì», spiega l’attore Cesare Bocci, 53 anni, da sempre volto del grande amico di Montalbano (nonché vice commissario di Polizia a Vigata e imperituro don Giovanni).
Non ci dirà mica che Mimì depone le armi da seduttore?
«No, no: Mimì rimane il “femminaro” che è sempre stato, ma la leggerezza lo ha lasciato. E nel primo episodio, Il Campo del vasaio, si fa condizionare da una storia con una donna che lo prende più del solito».
S’innamora?
«Non credo si tratti di amore: lui è sempre molto fedele al ruolo di marito e padre, anche se ha questo “vizio” a cui non riesce a non dare ascolto.
Ma la differenza è che per questo rapporto metterà a repentaglio la sua professionalità, cosa che non era mai successa prima».
Confessi: dopo 11 anni non si è stufato?
«Ogni volta è come la prima: la fortuna è che giriamo tre, quattro  puntate ogni tre anni… Stavolta, però, abbiamo dovuto fare qualche riflessione su certe dinamiche a cui si pensava che Montalbano fosse immune».
A che cosa si riferisce, scusi?
«Alla presenza di non attrici nel cast, una presenza molto forte».
Parla di Belén Rodriguez, tra i protagonisti del primo episodio?
«Sì, ma la mia non vuole essere tanto una critica a Belén – che neanche conosco – quanto al “sistema”: perché? Che bisogno c’era? Finora la serie è sempre andata avanti, e bene, affidandosi a emeriti sconosciuti come noi, che siamo diventati  famosi proprio grazie a Montalbano».
Quest’inversione di tendenza come pensa sarà accolta dai fan?
«Allo spettatore “classico” non credo piacerà.
Ma Montalbano ha 10 milioni di ascoltatori, non c’è solo l’intellettuale che lo vede, quindi raccoglie il gusto di tante persone. Ciò di cui non mi capacito, però, è appunto che senso abbia, considerato che riusciamo a fare grandi numeri anche solo con le repliche».
Archiviata la delusione per Terapia d’urgenza (fiction medicale di cui era protagonista, sospesa dopo poche puntate, ndr), quali progetti ha in cantiere per il dopo-Montalbano?
«Ho da poco finito di girare la nuova stagione della Prof con Veronica Pivetti, che sarà trasmessa in autunno».
Il cinema non le interessa?
«Guardi, lasciamo stare: a gennaio avevo iniziato a girare un film, di Massimo Spano, ma è stato bloccato dopo 10 giorni per questioni di budget. È il problema del cinema indipendente in Italia: anche se riesci a partire poi non è detto che arrivi fino alla fine, nonostante noi lavorassimo tutti gratis. E questo non solo per i tagli ai fondi ma anche perché manca un mercato libero».
Raffaella Serini
 
 

La Repubblica, 9.3.2011
A un mese dalla scadenza i grandi editori non hanno ancora scelto i loro nomi
Il caso dello Strega ancora senza candidati

Madonna, che silenzio c'è allo Strega. Gli altri anni, di questi tempi, a meno di un mese dalla scadenza ultima per presentare i libri, si intrecciavano candidature, e liste di amici-presentatori. Quest'anno nessun editore si è ancora fatto formalmente avanti, men che meno i grandi.
[…]
L'attesa è tanta, comunque, da innervosire: alla vigilia si fronteggiano i fantasmi di un premio disertato (mai successo) e di un premio controverso (quasi sempre). Le regìe dei tempi di Bellonci e Rimoaldi, che sceglievano mesi prima il candidato della regina, che a sua volta disegnava la griglia di partenza, sono un ricordo. L'unico rimedio assoluto all'incertezza, certo sarebbe il colpo di scena clamoroso. E il più clamoroso di tutti sarebbe un autore così bestseller da pubblicare insieme da Sellerio, Mondadori, Bompiani, Gems (Chiarelettere), perfino minimum fax e Skirà. Ce n'è uno solo: Camilleri, naturalmente. Targato Sellerio con Gran circo Taddei e altre storie di Vigàta e votabile da quasi tutti. Sarebbe una bella opportunità anche per mostrare che un piccolo editore può farcela. Ma per ora è solo una suggestione che tutti i diretti interessati smentiscono.
Maurizio Bono
 
 

Affaritaliani.it, 9.3.2011
Premio Strega 2011, su Affaritaliani.it tutti i nomi e le manovre dietro le quinte...
Se gli editori medio-piccoli hanno già le idee piuttosto chiare […] in vista dello Strega 2011 sono i grandi gruppi a non aver ancora deciso. […] C'è infine l'incognita Camilleri: se Sellerio lo candidasse, tutti gli equilibri verrebbero stravolti...

Anche quest’anno la sola certezza è che la corsa allo Strega, il premio letterario italiano più importante, sarà accompagnata da indiscrezioni e polemiche. Nelle ultime quattro edizioni ha trionfato il gruppo Mondadori e nulla vieta che ciò possa accadere anche nel 2011. Al momento, però, i grandi gruppi (Mondadori, Rcs Libri e Gems) devono ancora decidere su chi puntare. L’anno scorso Rizzoli sembrava avere la vittoria in pugno con l’esordiente Silvia Avallone, peccato che all’ultimo l’abbia spuntata Segrate con Antonio Pennacchi... Prima di venire ai nomi, va ricordato che è in scadenza il mandato di Tullio De Mauro, direttore della Fondazione Bellonci. Nelle prossime settimane sarà presa la decisione sulla sua eventuale riconferma (quasi certa). Di sicuro, il linguista resterà in ogni caso membro del direttivo. Le due cariche, infatti, sono indipendenti.
[...]
"PREMIO ALLA CARRIERA" PER CAMILLERI? - Tutto cambierebbe se davvero Sellerio decidesse di portare allo Strega l'ultima fatica di Andrea Camilleri, "Gran circo Taddei e altre storie di Vigàta". Il creatore di Montalbano non ha certo bisogno del verdetto positivo degli Amici della Domenica per scalare la classifica. Per Camilleri si tratterebbe di una sorta di "premio alla carriera". Per ora da Sellerio smentiscono. L'eventuale candidatura di Camilleri stravolgerebbe tutti gli equilibri e costringerebbe Mondadori ed Rcs a rivedere i programmi...
Antonio Prudenzano
 
 

RagusaNews, 9.3.2011
Ornella Giusto, iblea: Torno a recitare con Montalbano

Catania - Non è certo il momento di superlavoro a spaventare Ornella Giusto, poliedrica attrice catanese di nascita, di origine iblea e romana d'adozione. Ornella è, infatti, la protagonista di una serie di appuntamenti che la vedranno impegnata, nei prossimi giorni, su vari palcoscenici siciliani, oltre che in tv, con uno degli episodi del "Commissario Montalbano".
[…]
E' questa l'occasione, dunque, per parlare anche della sua esperienza televisiva che, ancora una volta, la vedrà recitare al fianco di un "mostro sacro" della fiction: Luca Zingaretti. Ornella, infatti, interpreta il ruolo della signora Sinagra ne "La danza del gabbiano", per la regia di Alberto Sironi e la produzione della Palomar di Roma, uno dei quattro nuovi episodi del "Commissario Montalbano" in onda su Raiuno a partire da lunedì 14 marzo. "E' un cameo nel quale interpreto la moglie del boss Sinagra che scopre da Montalbano di essere stata tradita dal marito. La sua glaciale indifferenza nel dialogo con il commissario ha una vampata d'orgoglio femminile quando sferza con lingua tagliente il marito in una scena ossessiva...". 
 
 

10.3.2011
Dichiarazione di Andrea Camilleri
Rendiamo nota una dichiarazione di Andrea Camilleri, a seguito di notizie pubblicate da quotidiani nazionali (vedi ad esempio l'articolo su La Stampa del 9.3.2011)

Su una pagina Facebook a me dedicata (ma che con me nulla ha a che fare) mi è stata attribuita una dichiarazione, poi ripresa anche da testate nazionali, con una valutazione negativa sui telefilm della nuova serie del Commissario Montalbano: tengo a chiarire di non aver mai detto cose simili, che peraltro non corrispondono al mio pensiero.
 
 

Books Blog.it, 10.3.2011
Camilleri e i suoi lettori, seconda parte

Eccomi di nuovo per continuare a raccontarvi l’evento Camilleri e i suoi lettori che si è svolto all’Auditorium Parco della Musica di Roma nei giorni 8 e 9 marzo. Questo post è dedicato all’appuntamento Un italiano all’estero. L’Italia vista attraverso il commissario Montalbano a cui hanno preso parte rappresentanti dell’editoria tedesca, spagnola, francese e statunitense. L’elemento comune a tutti questi paesi è l’enorme successo dei romanzi di Camilleri, sorprendente negli Stati Uniti dove di solito il mercato è impietoso con gli autori stranieri. Nei confronti dello scrittore siciliano, invece, racconta Elda Rotor, editor della Penguin, il riscontro dalla rete vendite è sempre più positivo. E lei lo motiva così: “Gli americani si identificano nei personaggi di Camilleri per la loro umanità e sono felici di immergersi nelle atmosfere di quotidianità che l’autore riesce a creare.”
Molto puntuale l’intervento di Marcelle Padovani, che definisce Camilleri “ambasciatore di un’altra Italia”. Un’Italia ironica e vitale, che non scherza con la legalità, che non è ossessionata dalla televisione e dalle nipoti di Mubarak. Dice ancora: “I libri di Camilleri costituiscono una ragione per continuare ad amare l’Italia. Dopo Sciascia è l’ambasciatore di una Sicilia non mafiosa e illuminista”. Altro merito che la giornalista riconosce allo scrittore è quello di aver riconciliato i francesi con i loro dialetti.
L’intervento dello spagnolo Rosales mette in luce un altro aspetto dei libri di Camilleri: l’attenzione riservata al cibo che, insieme all’ironia, ha fatto innamorare gli spagnoli. “Grazie a questi romanzi, ha raccontato, si conosce meglio l’Italia, ma in modo stimolante, perché viene proposto un punto di vista critico.“. La Germania, secondo Iris Gehrmann, lo apprezza per l’arguzia e lo spirito. I tedeschi amano Camilleri come narratore, per il microcosmo vivace che è riuscito a creare, per l’immagine di Sicilia nostalgica che emerge dalle sue storie.
E per quanto riguarda la traduzione? Il più meticoloso pare che sia il traduttore francese, Serge Quadruppani che, a detta di Marcelle Padovani, vive una sorta di simbiosi con Camilleri. Lui per sopperire alla mancanza di termini francesi equivalenti al dialetto siciliano ha coniato dei neologismi. In genere per quasi tutte le lingue le strade sono due: o si trovano termini dei vernacoli locali o se ne inventano di nuovi. La terza via la “svela” Rosales: si può lasciare la parola virgolettata, ma, come precisa anche Marino Sinibaldi, che ha presentato tutto l’evento, “è la scelta più furba per un traduttore e, di solito, l’ultima spiaggia.”
Lara
 
 

La Sicilia, 10.3.2011
Andrea Camilleri, Ficarra&Picone discutono de «Il riso e il pianto» ospiti di «Musica per Roma»
«L'umorismo siciliano dilaga fino ad Arcore»

Roma. Un viaggio nell'universo Camilleri, tra libri, lettori, critici, registi e attori. Una sorta di «camilleriana» organizzata da «Musica per Roma» per festeggiare l' artista siciliano, una due giorni fitta di incontri, interventi, testimonianze, che ha avuto nella Sala Sinopoli il suo quartiere generale, toccando il massimo dell'interesse, ieri sera , nel tassello «Il riso e il pianto» con Andrea Camilleri a discutere con Ficarra & Picone «sull'arte del comico e l'essere siciliani».
Seduti l'uno a fianco all'altro hanno tirato fuori tutto l'umorismo, l'ironia possibili e se il duo palermitano ha confermato la sua irresistibile comicità, la sorpresa è venuta dallo scrittore di Porto Empedocle, che ha saputo star dietro alle loro battute fulminanti, a volte anche provocandole e stimolandole.
Dice subito l'autore del Commissario Montalbano e di altri capolavori letterari: «L'umorismo siciliano è quello di essere nati in Sicilia». Immediato l'intervento dell'irresistibile Ficarra: «E' vero, solo che questa comicità sta dilagando, si sta spostando in tutt'Italia, dalla Sicilia sta arrivando fino al Nord, ad Arcore».
E via, allora, con le frecciate sul Ponte di Messina , «mentre in treno da Catania a Palermo si ci si impiegano ancora cinque ore». Già, le ferrovie, croce e delizia del trasporto siciliano, «con quei treni puntualmente in ritardo - dice Camilleri - tant'è vero, che una volta dovendo andare da Porto Empedocle a Trapani sono riuscito a prendere quello delle nove del mattino, che però era quello delle sette, arrivato con due ore di ritardo».
Poi, tutti e tre ironizzano sullo smodato uso di internet, compreso quello di servirsene per inviare certificati di vario tipo. «Vuoi mettere le file di un tempo, in cui si socializzava, ci si conosceva e magari quando si arrivava alla meta, l'impiegato ti chiudeva lo sportello sotto il naso?», dicono con un'amara risata. La Sicilia per Camilleri «è un condensato di letteratura e tante altre cose», mentre per Ficarra «è un luogo che non esiste, che viene montato a maggio e smontato a settembre», con Picone che non esita a dire «che è più vicina a Tunisi che a Roma». Camilleri, che da fine letterato trova dell'umorismo anche in Pirandello, ritorna poi sulla questione del Ponte pronto a sostenere «che non c'entra nulla, anche se Lui ha detto che lo farà per passare alla storia». «E' allora si faccia costruire una bella piramide», è l'immediata considerazione di Ficarra.
Osvaldo Scorrano
 
 

Libero, 10.3.2011
La Padania contro Montalbano

C’è qualcosa di buffo e inquietante nell’accanimento della Padania contro il commissario Montalbano, sbirro terrone, patriota e un po’ comunista.
Accade questo. Il quotidiano leghista in un pezzo freudiano titolato “Montalbano non diventi il salvatore della patria” annuncia: «Da giorni, soprattutto su Raitre (covo notoriamente di anarco-leninisti, impegnati, nottetempo ad attentare al federalismo tra l’argine del Po e i tralicci del Monviso... ndr) appare lo spot che spiega che presto sulla Rai torneranno le avventure del commissario Montalbano...» . Uno dice: bene, qual è il problema? Il problema sono tanti, quanti i cardi nella bagna cáuda, direbbe Borghezio: dato che Montalbano non è il poliziotto più amato dagli italiani, è inutile che la Rai l’insinui. Ohibò. E perchè mai Montalbano «maturo, sperto, omo di ciriveddro e d’intuito», col suo accento sghembo, col volto pietroso di Zingaretti non sarebbe amato? Per motivi insidacabili, secondo il giornale di Bossi: a) Montalbano è antipatico perchè figlio putativo del sinistrorso Andrea Camilleri che lo fa schierare “da una parte politica piuttosto che dall’altra”, pure se noi fatichiamo a immaginarci il commissario che, nel segreto dell’urna, vota Bersani; b) Montalbano è meridionale. Terrone. E già questo è un problema. Perdipiù è terrone siculo, e da ogni suo gesto promana un odore acre di cannoli, pasta con le sarde e mafiusità; c) Montalbano, come Garibaldi, unifica l’Italia (è vero: La gita a Tindari o Gli arancini di Montalbano costati 6 milioni ne hanno resi più del triplo in tutto il mondo...), e ciò è disdicevole. E poi -spiega la Padania- “se proprio si vuole essere sinceri fino in fondo ci sono anche Maigret, Colombo e Derrick...”, che notoriamente provengono dalla Val Camonica.
Ora, capiamo la questione di principio. La Padania, trovasse ascendenze pugliesi in Sherlock Holmes, sarebbe capace di boicottare tutte le mantelline d’importazione scozzese e bruciare in roghi etnici ogni pipa da Baker Street. Non riusciamo ad immaginarne l’imbarazzo, poi, se si scoprisse che il maggior detective milanese, Duca Lamberti era figlio di un immigrato russo bolscevico con simpatia insana per i napoletani chissà che direbbero i bossiani (e, in effetti, Lamberti fu creato dal profugo sovietico Giorgio Scerbanenco, amatissimo al sud e ex comunista suo malgrado…).
Francesco Specchia
 
 

Italy Magazine, 10.3.2011
New Episodes of Detective Montalbano soon on RAI 1

The intriguing crime series "Detective Montalbano" based on the novel by popular Italian writer and screenwriter Andrea Camilleri is back on Rai 1 with 4 new episodes starting Monday 14th of March with Il Campo del Vasaio (The Potter's Field) and following on every Monday until the 4th of April with the following episodes: L’età del dubbio, La danza del gabbiano e La caccia al tesoro.
When, in 1994, Camilleri published the first in a long series of novels, La forma dell'Acqua (The Shape of Water), written in Italian but with a substantial sprinkling of Sicilian words and grammar structure, no one could have imagined the fame and popularity its character Inspector Montalbano and the imaginary Sicilian town of Vigata would have achieved in Italy and around the world.
Translated in over 30 different languages and having sold over 13 million copies worldwide, there is no question that Camilleri is the contemporary Italian literary star. With his extensive experience as a director and screenwriter, it does not come as a surprise that his books perfectly translated into amazing movies.
The TV adaptation of Montalbano's adventures, starring the perfectly-cast Luca Zingaretti, was an instant success from the very first episode. The location of the movie, the sunwashed Sicilian province of Ragusa with its breathtaking countryside and seaside, the quality of the direction, photography and acting, but most of all Montalbano's character, with a personal war against his professional ideals, his commitment to his beautiful long-distance girlfriend in Liguria and his constant flirtation with the ultimate temptress, his love for Sicilian cuisine, make this crime series one of the best product of contemporary Italian fiction.
The episodes of the series are now available in DVD collections here and you can also watch the episode in Italian on the RAI TV website.
 
 

marketpress.info, 10.3.2011
Libri come Festa del libro e delle lettura Roma, Auditorium Parco della Musica, 1-10 aprile 2011 Anteprima con Jonathan Franzen: lunedì 21 marzo

Roma - Libri come raddoppia. Dopo il successo della prima edizione (arricchita in autunno dal ciclo di “lezioni americane” a New York, che ha visto la partecipazione di Carlo Lucarelli, Nathan Englander, Jonathan Galassi, Stefan Merrill Block e Benedetta Tobagi, Giancarlo De Cataldo, Paula Fox, Gino Roncaglia e Daniel Mendelsohn), la festa del libro e della lettura torna all’Auditorium Parco della Musica di Roma, con un programma di incontri, laboratori, corsi e iniziative per le scuole che non si limita più allo spazio di un weekend, ma si sviluppa su dieci giorni, dal 1° al 10 aprile 2011. […] I 150 anni d’Italia - Nell’anno in cui il Belpaese celebra i 150 anni dalla sua nascita, non può mancare un omaggio alla storia d’Italia. Questo si concretizza in particolare con due appuntamenti, uno dedicato al pubblico generico e l’altro alle scuole. Il primo è una maratona di reading, in programma domenica 3 aprile e battezzata 150. Le storie d’Italia, in cui otto grandi narratori raccontano altrettanti eventi che hanno punteggiato il primo secolo e mezzo di vita del nostro paese. Curato dallo scrittore Andrea Camilleri e dallo storico Giovanni De Luna, il progetto prevede la partecipazione di autori del calibro dello stesso Camilleri (che ricorda l’arrivo dei piemontesi in Sicilia), Carlo Lucarelli (la battaglia di Adua), Melania Mazzucco (le migrazioni), Alessandro Baricco (la disfatta di Caporetto), Dacia Maraini (le leggi razziali), Sandro Veronesi (il popolo del boom economico), Giancarlo De Cataldo (gli anni bui del terrorismo), Francesco Piccolo (l’Italia della televisione). Tappe fondamentali della nostra storia vengono così illustrate attraverso le parole dei maestri della letteratura e della comunicazione. […] Radiotre seguirà in diretta Libri come, dalle 18 alle 19 di sabato 2 e 9 aprile e domenica 3 e 10 aprile.
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 10.3.2011
Nel mondo dei libri
Dialoghi, storie e segreti: gli scrittori in scena
Sono 350 gli autori attesi al Parco della Musica in due fine settimana aperti al pubblico. Dal 1 al 10 aprile la seconda edizione della manifestazione dedicata ai lettori

[…]
Sarà tutta dedicata ai 150 anni dell'Unità d'Italia con una maratona (ore 16,30-24) in sala Santa Cecilia aperta da Andrea Camilleri (I Mille, la Sicilia e l'Unità) e chiusa da Francesco Piccolo (La televisione che ci ha cambiati) passando per Alessandro Baricco (Caporetto, il racconto di un'infamia), una galleria di interventi per una mappa letteraria della storia d'Italia.
[..]
Francesca Giuliani
 
 

RagusaNews, 10.3.2011
Il giovane Montalbano col sindaco Schembari

Santa Croce Camerina - Dagli arancini ai cannoli di Montalbano. Chissà che non scoppi un'altra mania delle tante che ormai fanno parte della "Montalbanomania" di cui siamo abituati. Al giovane Montalbano, interpretato da Michele Riondino, questa volta piacciono i cannoli prima ancora degli arancini. E proprio il famoso dolce siciliano è stato portato in scena in uno dei ciak di questi giorni a Santa Croce Camerina dove la troupe della Palomar ha girato alcuni segmenti della nuova serie dedicata alle indagini del commissario Montalbano ma da giovane. Anche per "Il giovane Montalbano" sembra essere rimasto immutato l'entusiasmo degli abitanti dei centri che accolgono la troupe. Un ritorno al passato, alla giovinezza del commissario ideato dalla penna di Camilleri. Storie e vicende che vengono raccontate nel sequel di "Il commissario Montalbano", che stavolta tocca anche nuove location, continuando a suscitare una grandiosa attrazione tra la gente che si imbatte sul set, blindato ai giornalisti. Tanti i curiosi che si sono barricati nelle vicinanze della produzione Palomar, sbirciando tra i vari ciak che hanno interessato per la prima volta piazza Vittorio Emanuele e la chiesa di San Giuseppe a Santa Croce Camerina. Riprese fatte sia in interni che davano sulla piazza principale, sia in esterni. Nei giorni scorsi i componenti della troupe, tra cui il regista Gianluca Maria Tavarelli, durante le pause hanno scambiato qualche chiacchiera con la gente di Santa Croce Camerina, fatto qualche foto, firmato gli autografi. "Hanno mostrato grande entusiasmo e gentilezza per essere stati accolti affettuosamente - dice il sindaco Lucio Schembari - Sono piaciute anche le luminarie per la festa di San Giuseppe, inquadrate perfino in alcune scene".
Carmelo Saccone
 
 

Ufficio Stampa CGIL, 11.3.2011
150° Unità d'Italia : CGIL, tra il 16 e il 17 marzo ‘notte bianca’ in Corso d’Italia
A partire dalle 18.30 con spettacoli, dibattiti e visite patrimonio artistico

Roma, 11 marzo - La CGIL festeggia i 15 anni dell’Unità d’Italia insieme a scrittori ed artisti ed apre la sede di Corso d’Italia a Roma al pubblico la notte tra il 16 e il 17 marzo. “Sarà una notte tricolore, una notte di storia, una notte di festa per il compleanno dell’Italia”, spiega in una nota il sindacato annunciando che a partire dalle 18,30 del 16 marzo la CGIL nazionale si apre al pubblico per un viaggio a tema attraverso i 150 anni dell’Unità d’Italia con i protagonisti del mondo della cultura, dell’arte e dello spettacolo. Musica, letture, teatro, dibattiti, pittura, immagini, ma anche storia e gastronomia animeranno la notte in Corso d’Italia, dove ha sede il palazzo “color salmone”.
Sulle note dell’Orchestra Roma Sinfonietta e il Nuovo Coro Lirico Sinfonico Romano, Susanna Camusso darà il benvenuto agli ospiti che interverranno per le tante iniziative che si susseguiranno durante la serata e nel corso della notte. Il dibattito “Il lavoro salverà l’Italia”, con il Segretario generale della CGIL,  Andrea Camilleri, Vincenzo Cerami, Lucio Villari, Ettore Scola, aprirà la lunga kermesse tricolore. A seguire uno spettacolo teatrale “Dal Risorgimento” di e con Massimo Wertmuller.
Molti gli  artisti, che si alterneranno in letture di pagine di storia risorgimentale e dell’Unità d’Italia, tra cui Omero Antonutti, Paolo Bonacelli, Livia Bonifazi, Paolo Briguglia, Benedetta Buccellato, Pino Caruso, Massimo Dapporto, Enzo De Caro, Gigi Diberti, Giulio Forges Davanzati, Maria Sole Manzutti, Mita Medici, Adalberto Maria Merli, Ivana Monti, Luigi Pisani, Paola Pitagora, Daniela Poggi, Stefano Pesce, Raffaella Rea, Franco Trevisi. Contemporaneamente sarà possibile visitare una selezione del patrimonio artistico della confederazione, attraverso un percorso guidato alle opere, pitture e sculture, che testimoniano un lungo cammino di produzione culturale, ispirata al lavoro, dei maggiori artisti del ‘900.
 
 

Dagospia, 11.3.2011
Il Gemelli di Camilleri

Dove ha scritto il suo primo romanzo Andrea Camilleri? In una stanza del policlinico Gemelli di Roma. S'intitolava 'Il corso delle cose' del 1968. Lo racconta lo scrittore siciliano in 'Vita & Pensiero', bimestrale di cultura e dibattito dell'Università Cattolica, diretto da Lorenzo Ornaghi.
 
 

La Repubblica, 11.3.2011
Il convegno sulle edizioni straniere di Andrea Camilleri
Tradurre Montalbano nello slang del Bronx

Nel mondo anglosassone Montalbano parla uno slang che mescola newyorchese e italiano, in voga a Brooklyn come nel Bronx, in Francia, tradotto dal giallista Serge Quadruppani, si serve di una lingua che inventata che pesca dal bretone al marsigliese, in Germania si esprime come un teutonico medio e affascina i lettori col suomoodlatino. Il commissario di Vigàta ha conquistato il mondo grazie alla sua spavalda sicilianità e al suo marchio di fabbrica tutto italiano. Tradotto in 37 paesi ha trovato lettori anche in Turchia e Israele, in Giappone e in Corea.
Al “fenomeno Camilleri” diventato globale, Sellerio ha dedicato un convegno di due giorni all’Auditorium di Roma. Con i suoi lettori e gli editori che lo pubblicano all’estero. D’altra parte non solo è stato lo scrittore più venduto in Italia (2 milioni di copie nel 2010, già nella top ten con l’ultimo libro Sellerio, appena uscito, il Gran circo Taddei e altre storie di Vigàta) ma anche tra gli italiani più tradotti. Come è stato possibile conquistare il mondo? Per Elda Rotor, direttore editoriale della Penguin Classics, il successo americano – dodici titoli pubblicati negli Stati Uniti dal 2004, per una tiratura di 481.900 copie in totale – è il risultato di più fattori, tra cui gioca un ruolo chiave l’atmosfera mediterranea, un tocco di esotismo che fa la differenza: «I lettori americani sono attratti dalla Sicilia. Il mondo descritto da Camilleri è seducente. Ci sono i paesaggi, c’è il mare e naturalmente il cibo. I suoi personaggi sono carichi di umorismo e umanità ». Lo scoglio della lingua, quella parlata che non è del tutto siciliana ma neanche italiana, non l’ha ostacolato. I traduttori si sono messi al lavoro e hanno cercato di renderla al meglio possibile. «Così Stephen Sartarelli, traduttore di Montalbano in lingua inglese, che – come racconta Elda Rotor – ha pescato nello slang americano, a volte mescolandolo con le espressioni italiane».
Il paese in Europa dove vende di più è la Germania. Pare che i tedeschi impazziscano per l’“italianità” del commissario: i tascabili classici di Montalbano, da La forma dell’acquaal Cane di terracotta al Ladro di merendine, vendono tra le 200 mila e le 300 mila copie. Iris Gehrmann, editor delle edizioni Lübbe, ultima pubblicazione La pista di sabbia e in preparazione Il campo del vasaio, spiega che il segreto è in quel “saper vivere” tutto italiano, fatto di amore per la vita, per le donne e per il cibo: «Montalbano è un gaudente, per questo ci piace. Tanto che in Germania si vende anche come romanzo culinario. I lettori tedeschi inoltre apprezzano la sua autenticità, ma anche la sua ironia, quell’arguzia che è una caratteristica dei personaggi di Camilleri».
L’autore ha veri e propri fan club, così quando Fahrenheit ha chiesto ai suoi lettori di inviare una recensione registrandola sulla segreteria dello YouBook della trasmissione di Radio Tre tantissimi hanno risposto. Anche per questo forse, nonostante le smentite da parte dei diretti interessati, c’è chi pensa che lo scrittore potrebbe essere il “Candidato” per lo Strega.
Raffaella De Santis
 
 

Il Venerdì, 11.3.2011
In libreria
Un saggio per l’Africa

Si intitola Questo mondo un po' sgualcito ed è una lunga conversazione con Andrea Camilleri di Francesco de Filippo, giornalista dell'Ansa (Infinito, pp.123, euro 12).
L'anziano saggio parla un po' di tutto: politica, immigrazione, diritti umani... E il ricavato del libro andrà a finanziare la costruzione di un ospedale a Bilogo, in Burkina Faso, il secondo Paese più povero del mondo. Lì il centro sanitario più vicino è a quasi venti chilometri.
 
 

AGI, 12.3.2011
Italia 150: musiche e canti risorgimentali al Bellini di Catania

Catania - I canti e le musiche risorgimentali, la lettura di testi in tema, uno scritto di Andrea Camilleri.
Dalla collaborazione tra il Teatro Massimo Bellini, il Teatro Stabile e il Comune di Catania nasce lo spettacolo celebrativo per il 150esimo anniversario dell'Unita' d'Italia che si terra' il prossimo 16 marzo 2011 alle ore 20,30 al Teatro Massimo Bellini. L'ingresso e' gratuito con ritiro del biglietto.
L'orchestra e il coro del "Bellini", diretti rispettivamente da Will Humburg e da Tiziana Carlini, eseguiranno cori e canti legati al Risorgimento […]. Tra l'uno e l'altro brano, i giovani allievi della Scuola d'arte drammatica "Umberto Spadaro" del Teatro Stabile leggeranno testi letterari noti e meno noti sul tema della Patria e dell'Unita' d'Italia […]. Interverra' l'attore Massimo Ghini che leggera' un testo tratto da un racconto di Andrea Camilleri, "Lo stivale di Garibaldi". […]
 
 

Movieplayer.it, 12.3.2011
Sogni, amici e delitti: Montalbano si fa in quattro
Recensione dell'episodio Il campo del vasaio
Vedremo per la prima volta Montalbano alle prese con i ricordi, con la malinconia, con gli affetti e con una maturità arrivata troppo tardi come la consapevolezza che i sogni, quelli da realizzare e quelli ormai perduti, sono un fardello con cui tutti dobbiamo convivere, anche un uomo apparentemente imperturbabile come lui.

A dodici anni dalla messa in onda del primo episodio de Il commissario Montalbano la Rai si appresta a trasmettere la nuova stagione della serie che vede Luca Zingaretti vestire i panni del famoso commissario siciliano nato dalla finissima penna di Andrea Camilleri che dopo aver stregato i lettori di tutto il mondo ha fatto affezionare ed emozionare milioni di telespettatori. Buono, burbero, buffo, grintoso, intuitivo, sensibile, bambinone, affascinante, goloso e a suo modo anche fragile, Montalbano è il prototipo dell'italiano per bene e dell'uomo di legge che nonostante sia chiamato ad agire in una terra difficile e calda come la Sicilia, riesce sempre a mantenere il necessario sangue freddo e a guardare sempre oltre le apparenze. In questi nuovi quattro episodi Montalbano si appresta ad affrontare quattro nuovi casi che insieme alla sua storica indolenza di fondo gli toglieranno letteralmente il sonno. Sì perchè oltre alle tante belle donne che gli graviteranno intorno, agli amici che lo circondano e che spesso anzichè aiutarlo gli complicano la vita e all'amore lontano della sua storica fidanzata Livia, Montalbano pensa sempre più spesso all'inesorabile scorrere del tempo e a risolvere omicidi sempre più ingarbugliati, mostrandoci per la prima volta i suoi strani sogni ricorrenti.
Vedremo per la prima volta Montalbano alle prese con i ricordi, con la malinconia, con gli affetti e con una maturità arrivata troppo tardi come la consapevolezza che i sogni, quelli da realizzare e quelli ormai perduti, sono un fardello con cui tutti dobbiamo convivere, anche un uomo apparentemente imperturbabile come lui. Torna Luca Zingaretti, più in forma che mai, torna la sua squadra di inseparabili amici e colleghi, tornano le belle donne e torna il mare di Vigàta ad inebriare con il suo profumo.
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Luciana Morelli
 
 

Affaritaliani.it, 12.3.2011
Zingaretti-Montalbano (futuro papà) promuove Belen: "Tanto bella quanto brava"
"A luglio diventerò papà. Sono felicissimo. L'unico timore riguarda la situazione di profonda inquietudine che viviamo a livello globale a causa di guerre, incertezza e crisi economica”. Luca Zingaretti si racconta a tutto campo con Affaritaliani.it in occasione del ritorno in tv della fiction "Montalbano", che lo vede da anni protagonista assoluto. Quest'anno nel cast c'è anche Belen Rodriguez: "E' stata una bella sorpresa, ha lavorato con rigore e professionalità, tanto da impressionarci più per questo che per la sua indiscutibile bellezza”.

Attore tra i più apprezzati del panorama cinematografico nostrano, Luca Zingaretti torna sul piccolo schermo per impersonare quel Salvo Montalbano che tanta notorietà gli ha regalato. Una sorta di alter ego ormai per Zingaretti, giunto all'ottava stagione della serie ispirata ai fortunati romanzi di una penna raffinata come quella di Andrea Camilleri. Nessuna stanchezza per Zingaretti: “Avevo deciso di abbandonare la serie, ma alla fine non ce l'ho fatta. Montalbano per me è ormai un amico e mi piace, periodicamente, tornare a fargli visita”. Tante novità quest'anno per la fiction sbanca-ascolti di RaiUno che tanto successo ha riscosso anche all'estero. Prima fra tutte la new entry Belen Rodriguez, protagonista del primo episodio intitolato “Il campo del vasaio”. E a proposito della procace argentina, Luca Zingaretti racconta ad Affaritaliani.it: “Belen è stata una bella sorpresa, ha lavorato con rigore e professionalità, tanto da impressionarci più per questo che per la sua indiscutibile bellezza”.
Torni, per l'ottava stagione, a vestire i panni del commissario Montalbano...
“Sì, una bella soddisfazione. Vado molto fiero di questa fiction che tante soddisfazioni ci ha regalato non solo in Italia, ma anche all'estero. Sono passati dodici anni dal primo episodio, eppure il commissario Montalbano e le sue avventure continuano ad appassionare il pubblico”.
Quale credi sia il segreto del successo di questa fiction?
“Ogni due anni ci ritroviamo a dedicarci a questo prodotto televisivo davvero di qualità e, ogni volta, l'entusiasmo è sempre maggiore. Credo che ciò dipenda dal fatto che, alla base, ci sia una precisa scelta: ossia la libertà d'impegnarsi in un lavoro che ci piace, rinunciando magari anche ad altre offerte professionali economicamente più vantaggiose. E poi naturalmente il merito più grande va all'estro e al talento di uno scrittore eccezionale come Andrea Camilleri”.
Non hai mai temuto che questo carismatico personaggio potesse, in qualche modo, limitare troppo la tua carriera?
“Assolutamente no, anche perché Montalbano è per me come un vecchio amico che, ogni due anni circa, vado a trovare. Nel frattempo, faccio molto altro e dunque nessun timore di essere etichettato a vita con questo personaggio. Amo il mio mestiere e mi piace esplorare sempre ambiti nuovi”.
Nemmeno un po' di stanchezza dopo tutti questi anni?
“No, finora mai. In realtà tempo fa, pensai ad un'uscita strategica dalla fiction, volevo congedarmi dal mio Montalbano nel bel mezzo del suo straordinario successo, in modo da lasciare un ricordo indelebile. Ma alla fine non me la sono sentita: non avrei resistito senza di lui. E evidentemente ho fatto bene: finché continuerò a divertirmi, non rinuncerò a lui”.
Come ti sei trovato a recitare al fianco di un sex-symbol come Belen Rodriguez?
“Benissimo, è una ragazza volenterosa con tanta voglia di apprendere. Se l'è cavata alla grande e sono certo che anche il pubblico mi darà ragione. É riuscita ad affascinarci, paradossalmente, più per il rigore con cui ha lavorato, che con la sua bellezza”.
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Luigi Miliucci
 
 

Oggi, 12.3.2011
Belen Rodriguez: “Luca Zingaretti è un vero maschio, peccato sia già impegnato!”

Belen Rodriguez e il commissario Montalbano. Dopo il triondo al Festival di Sanremo, la showgirl argentina debutta sul set di una dell’amatissima fiction di Raiuno. «E non fermo qui», promette. Ecco cosa ci racconta e le immagini in anteprima dal set.
SOGLIOLA SURGELATA - A Sanremo ha dimostrato di sapere cantare e ballare, e di avere una certa spigliatezza sia sul palco, sia durante le conferenze stampa. Facendo sembrare la sua collega-rivale Elisabetta Canalis, e qui citiamo Repubblica, una «splendida sogliola surgelata». Ma Bélen non si accontenta: ora si è messa in testa di fare l’attrice. E di conquistare il più amato dalle italiane, Luca Zingaretti, alias Salvo Montalbano.
IL TABU’ CORONA - Sì, perché la bella argentina è la guest star della prima puntata della nuova serie sul commissario di Vigata (l’episodio è Il campo del vasaio, su Rai 1 il 14 marzo). Guai a chiederle del suo fidanzato Fabrizio Corona: si dice che siano in crisi, lui smentisce, per lei l’argomento è tabù. Parla più volentieri di Luca Zingaretti. «È l’uomo ideale, peccato sia già impegnato!», confessa.
Ma ce l’avrà almeno un difetto, Zingaretti?
«Nessuno, è perfetto! Dicono sia un orso, invece è solo riservato. Ci siamo fatti tante risate, ed è innamorato dell’Argentina: lui e la sua compagna, Luisa Ranieri, ci sono stati più volte».
Anche tu vittima del suo fascino? In fondo è un tipo pelato e tarchiatello…
«Non è altissimo e non assomiglia a un modello di Tom Ford. Però ha un bellissimo viso e una voce sexy. Piace al 99 per cento delle donne e sai perché? È un uomo a tutti gli effetti. Non è un immaturo, uno che a 40 anni va in discoteca con i capelli lunghi a fare il ragazzino. È una persona realizzata, innamorata persa, che presto diventerà padre e non vede l’ora di sposarsi. Non ne fanno più così, Luisa Ranieri è fortunata».
Chi è Dolores, il personaggio che interpreti?
«È una sudamericana, sposata con un italiano, ma suo marito è scomparso. È una donna cinica, cattiva, un’infamona».
A Sanremo te la sei cavata alla grande. E sul set?
«Era la prima volta che cercavo di recitare, l’ho presa sul serio. Perché io sono così, ho paura di deludere, temo di essere incapace e mi impegno al massimo».
Il momento più divertente?
«Eravamo in un paese nel ragusano. Quando si è sparsa la voce della mia presenza, sono arrivati così tanti curiosi che mi hanno nascosto nel camion dei costumi».
Nel telefilm, Zingaretti perde la testa per te.
«Lo tento in tutti i modi, ma lui alla fine mi resiste. In una scena, mentre io parlavo, doveva fare la faccia da pesce lesso, e mi ha fatto ridere per mezz’ora. Non riuscivo a smettere, non mi capitava dai tempi del liceo».
Ti ha dato consigli?
«Uno solo: “Studia e vedrai”».
Avevi mai letto i romanzi di Camilleri?
«Mai. Quando mi hanno proprosto il ruolo, ho provato a leggere Il campo del vasaio. Mi sono impegnata, ma dopo cinque minuti non ce la facevo più, tutti quei termini astrusi in siciliano mi rimbambivano. Per caso, però, in vacanza a Formentera, ho trovato in casa una biblioteca piena di libri di Camilleri. Ci ho riprovato, ho capito che alla fine i termini in siciliano sono sempre gli stessi e sono riuscita a leggerli tutti».
Da parte di Zingaretti, nessuno snobismo di fronte a una che viene dalla tv?
«No, ma lo snobismo esiste. Per gli attori di cinema, quelli della tv sono tutti un po’ deficenti. Come dargli torto? La tv ha contenuti così leggeri…».
Quindi non ci rimani male?
«No, perché è un pregiudizio che sparisce subito. Quando ho conosciuto Michele Placido, dopo quattro minuti ha capito che sono una ragazza con la testa sulle spalle».
Alberto Sironi, il regista di Montalbano, ha dichiarato che hai potenzialità da grande attrice, ma devi fare meno spot.
«Nell’ambiente del cinema, meno ti fai vedere, più ti considerano. Ma io non ce la faccio, non è nel mio carattere. E poi non mi considero ancora una vera attrice! Ho iniziato come modella e gli spot sono sempre stati la mia fonte di guadagno. Ognuno ha il suo mestiere, non c’è niente di male».
[…]
Dea Verna
 
 

La Nuova Venezia, 12.3.2011
Festa di famiglia, compleanno a sorpresa

Scovare il lato grottesco che si cela dietro alle umane miserie, svelarne gli aspetti ridicoli e raccontarli con toni tragicomici e realizzare l’intera operazione insieme a una delle penne più ironiche del panorama letterario contemporaneo. Si avvale della consulenza drammaturgica di Andrea Camilleri il testo «Festa di famiglia», un lavoro ispirato ai testi di Luigi Pirandello, che Mitipretese porta in scena al Teatro Villa dei Leoni di Mira oggi alle 21 all’interno della sezione «Fuoriclassico» del cartellone.
«Festa di famiglia», vincitore del premio Alabarda d’oro per il miglior spettacolo 2010, sviluppa una riflessione sulle dinamiche violente all’interno di un nucleo familiare.
«Festa di famiglia» narra il giorno del sessantesimo compleanno della capostipite, la madre, Ignazia. Le figlie le hanno organizzato una piccola festa a sorpresa. La madre, con un gran mal di denti, offesa del fatto che nessuno si sia ricordato del suo compleanno, uscirà per comprarsi da sola lo champagne per festeggiare, e gli altri, in un’apparente calma ritrovata, potranno preparare la festa. Al suo ritorno Ignazia troverà la sorpresa: dopo una canzone di benvenuto, tutti, con la maschera dell’allegria e tra tipici convenevoli familiari, si dispongono attorno al tavolo per la cena. Ma qualcosa non va come dovrebbe andare: e la festa procederà tra sgradevolezze e canzoni di famiglia.
«Siamo partiti da Pirandello - raccontano gli autori - un autore che conosce a fondo la nostra realtà. Abbiamo isolato le scene che ci sembravano centrate sul nostro tema, abbiamo scambiato le battute tra i personaggi, abbiamo cambiato genere ai personaggi, creato un nuovo personaggio da due-tre altri personaggi già esistenti. Abbiamo pensato che Camilleri, grande conoscitore di Pirandello e maestro di ironia, potesse essere la persona più adatta per consigliarci in questo lavoro. Ne è nato un vero e proprio sodalizio, un vero e proprio progetto comune».
Biglietti (intero 13 euro, ridotti 10, card Giovani a teatro 2,50) acquistabili all’ufficio Teatro di Villa dei Leoni in via don Minzoni 26 dal martedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18; agli sportelli della Banca del Veneziano fino al giovedì mattina; prenotabili su www.teatrovilladeileoni.it o acquistabili online su www.greenticket.it. Nei giorni di spettacolo la biglietteria apre un’ora prima della rappresentazione.
 
 

La Stampa, 12.3.2011
Blocknotes

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BANCHETTE Amici del Libro Nella sala "Emilio Pinchia" di via Roma 59, alle 21, il gruppo Amici del Libro presenta "Acqua in bocca", libero adattamento dal testo di Andrea CAMILLERI e Carlo Lucarelli.
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TG1 – Focus Billy, 13.3.2011
Andrea Camilleri
Bruno Luverà
 
 

Il Mattino, 13.3.2011

Nell’ambito della rassegna «Destini d’artista» della Fondazione Premio Napoli, mercoledì a Palazzo Reale incontro con Stefania Nardini con la sua biografia romanzata «Jean Claude Izzo, storia di un marsigliese (Perdisa Pop)». Prevista una testimonianza video di Camilleri, interverrà Isaia Sales. La scrittrice pubblica la sua opera a dieci anni dalla scomparsa dell’autore.
 
 

Gazzetta di Parma, 13.3.2011
Su «Tv Parma» un viaggio nell'Italia colta

Una serie di interviste a scrittori, giornalisti, intellettuali che per il Paese rappresentano un tema, un’esperienza di vita e di fede (come nel caso di Enzo Bianchi) per celebrare il 150esimo dell’Unità d’Italia e per riflettere sul cammino della nostra nazione. Nati dal progetto dell’Istituzione Biblioteche, intitolato «Quest’Italia che ci tocca raccontare», gli incontri diventano un ciclo di appuntamenti televisivi. TV Parma metterà in onda infatti a partire da martedì, in coda ai Tg delle 12.45 e delle 19.30, il viaggio tra i protagonisti della scena culturale italiana che le Biblioteche hanno composto in una sorta di «sussidiario». Un percorso dedicato agli studenti di Parma come strumento di approfondimento per l’anno scolastico dell’anniversario. Lo storico Alessandro Barbero, gli scrittori Antonio Scurati, Andrea Camilleri, Alessandro Baricco, Massimo Montanari e Enzo Bianchi, il sociologo Ilvo Diamanti, i giornalisti e scrittori Paolo Rumiz, Gianantonio Stella, Massimo Gramellini, uno per giorno, svilupperanno temi legati a questo secolo e mezzo dell’Italia. Dal profilo di chi ha fatto l’Italia ai risvolti artistici del Risorgimento, dalle diversità regionali a emigrazione e immigrazione, dal senso di appartenenza al Paese alla sua impronta cristiana. Un modo perché i 150 anni dell’Unità d’Italia non siano soltanto una retorica celebrazione. Un lungo approfondimento che riflette, al di là dei pro e dei contro, su cosa significa «sentirsi italiani».
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La Repubblica (ed. di Palermo), 13.3.2011
Lo scrittore
Carmelo Pinna: "Il sorriso di Angelica per Camilleri"

«Penso che i tempi che furono rivivano nel presente, cioè quelle storie narrate, vissute senza consapevolezza. Storie senza titolo, forma e contenuto. E il presente vive di storie narrate, in quel narrare lontano - dice Carmelo Pinna - In questo episodio del commissario Montalbano, titolo Il sorriso di Angelica, di Andrea Camilleri, coesistono tradizioni che sfumano tra fili di pupi e dialetti lontani dalla quotidianità, che lo scrittore tramanda come i giullari di corte per non dimenticare chi siamo e da dove veniamo».
Adriana Falsone
 
 

TG1, 14.3.2011
Il ritorno di Montalbano, videochat con Luca Zingaretti
L'attore, ospite nella nostra videochat, ha parlato del suo ritorno nei panni del commissario creato dalla penna di Andrea Camilleri. Una serie di quattro puntate, in onda su Raiuno.
 
 

Corriere della Sera, 14.3.2011
L’eroe di Camilleri contro il reality
Le repliche hanno fruttato, in media, oltre cinque milioni e mezzo di spettatori

Montalbano dei record. Torna il commissario più amato d’Italia e, stasera, la sfida degli ascolti col «Grande Fratello» sarà di estremo interesse. Perché Montalbano piace a tutti, giovani e adolescenti compresi, lo zoccolo duro degli spettatori del GF. Montalbano è un caso forse unico nella televisione italiana contemporanea, una sorta di ciclone che catalizza l’attenzione dell’audience e si fa evento. Le cifre del Commissario siciliano sono veramente impressionanti. Un decennio di messe in onda, che, su Raiuno, hanno fruttato quasi nove milioni di spettatori medi, per uno share stabilmente sopra il 30%. Cifre che oggi fanno solo lo sport e gli eventi importanti.
Ma Montalbano ha la capacità di essere “resistente”, di funzionare da “evergreen” per la tv generalista. La prima rete Rai l’ha sfruttato tanto, forse anche troppo (che è sempre un rischio…): sessantotto repliche, ogni serie è tornata quasi ogni anno. Ma senza perdere molto dell’appeal originario: le repliche hanno fruttato, in media, oltre cinque milioni e mezzo di spettatori, per uno share di quasi il 23%, ovvero quanto sognano di fare altre fiction o produzioni. Ad amare il personaggio sono certo più gli adulti (con picchi di quasi il 40% di share sopra i 50 anni) ma anche gli adolescenti (sopra il 20% lo share), a segnalare il suo carattere intergenerazionale. Qual è il segreto di Montalbano? Di certo la qualità della scrittura, che è un valore che il pubblico riconosce e valorizza: dalle pagine di Camilleri a quelle visive di Alberto Sironi.
Nell’attesa di capire, domattina, se il Commissario supererà agilmente il GF, possiamo solo notare l’appeal di un’autorialità virtuosa: saprà fare qualcosa di simile Roberto Saviano, impegnato a serializzare Gomorra per Sky? In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel.
Aldo Grasso
 
 

Corriere della Sera, 14.3.2011
Per distrarsi
Zingaretti ancora indaga a Vigata
Il commissario Montalbano, Raiuno, ore 21.10

Che astinenza! Quanti anni abbiamo dovuto aspettare, noi Montalbano-dipendenti prima che arrivassero le nuove puntate. Eccole. Stasera («Il campo del vasaio») la prima di quattro, sempre con il volto di Luca Zingaretti affiancato da una presenza femminile conturbante: Belén Rodriguez. Sullo sfondo sempre il delizioso paesino siciliano, Vigata, dove tutti vorremmo correre almeno a passare le vacanze. Ritroviamo un Montalbano più disincantato e alle prese con una storia d'amore, mai vissuta, ma tanto fortemente immaginata ..
 
 

La Stampa, 14.3.2011
Montalbano sfida il Grande Fratello con Belen e Zingaretti
Su Raiuno il primo di quattro episodi dal titolo "Il campo del vasaio"

Roma. Luca Zingaretti torna a vestire i panni del commissario Salvo Montalbano, il personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri, protagonista dei suoi celebri romanzi "Il commissario Montalbano". Da domani, per quattro prime serate su Raiuno, il commissario siciliano di Vigàta apparirà diverso, cresciuto, alle prese con il tempo che passa. E c'è in particolare una storia d'amore, mai vissuta, ma tanto immaginata da essere percepita come un'occasione perduta, un rimpianto. E anche in questo caso il percorso non sarà facile.
Ad inaugurare il nuovo ciclo di quattro film sarà l'episodio dal titolo “Il campo del vasaio”. Questa volta il commissario Montalbano e la sua squadra dovranno fare i conti non solo con un omicidio dai risvolti misteriosi ma anche con la presenza di una donna conturbante, una presenza destinata a non rimanere nell`ombra; si tratta di Dolores Alfano, un ruolo interpretato da Belen Rodriguez.
Sarà poi la volta di “La danza del gabbiano”, dove per Salvo Montalbano il caso da risolvere diventa quasi personale, in gioco infatti c`è la vita di uno dei suoi più cari collaboratori, anzi, la sua spalla, il suo uomo di fiducia: Fazio.
E ancora, “La Caccia al tesoro”. Un maniaco semina il terrore. Prima invia macabre missive con indovinelli e enigmi, poi iniziano a sparire anche giovani ragazze.
Infine “L’età del dubbio”. Il sipario sulla nuova storia si apre con un incubo. Salvo sogna il suo funerale. Un inizio giornata che non lascia intendere nulla di buono per il commissario Montalbano che per risolvere un caso di omicidio si ritroverà ad affrontare un grande rischio. Una situazione difficile che coinvolgerà anche una collega di Salvo, l’affascinate tenente Laura Belladonna (Isabella Ragonese).
Quello del commissario Montalbano è un ritorno sugli schermi molto atteso. La serie di film tv, aperta nel maggio 1999 su Rai2 da “Il ladro di merendine”, e passata su Rai1 nel 2002, ha riscosso in tutte le sue edizioni un successo di pubblico da record: picco d’ascolti come numero di telespettatori per “'Gli arancini di Montalbano”', trasmesso nel novembre 2002, che ha ottenuto 9.892.000 e, nel novembre 2008, “La Vampa dagosto” che ha raggiunto, invece, il record in termini di share con il 37,50%. Ascolti altissimi, con medie intorno ai 6 milioni di telespettatori anche per le repliche.
 
 

La Repubblica, 14.3.2011
Torna Montalbano e indaga sulla dark lady Belen

Mimì Augello che perde la testa, il fido Fazio perplesso, Catarella che debutta come attore dilettante, un misterioso caso di omicidio da risolvere: stasera su RaiUno alle 21.10 torna il Commissario Montalbano (Luca Zingaretti) e ha parecchi nodi da sciogliere. Il primo è legato al delitto del marito della dark lady Belen Rodriguez nell'ambiguo ruolo di Dolores Alfano nel Campo del vasaio, il primo dei quattro nuovi episodi della serie tratta dai romanzi omonimi di Andrea Camilleri. «E' un anno importante per me» dice Belen «Bisogna lavorare con umiltà e ho avuto la fortuna di trovare persone che mi hanno protetta: sono contenta, non sto nella pelle. Sono stati più coraggiosi loro di me ad accettarmi nel cast». «Interpreto Montalbano da dodici anni» dice Zingaretti «Se continuo è perché mi diverto. È un personaggio così ben scritto da Camilleri, perfetto perché viene dalla letteratura. Anni fa avevo detto che dovevo lasciare per andarmene fra gli applausi ma poi avevo una tale nostalgia, come quella di un amico lontano, che sono tornato».
 
 

Il Messaggero, 14.3.2011
Stasera su Raiuno
Montalbano e l’amico in pericolo per una dark lady

Sull’uscio di casa sua se ne sta Totò Riina: «Commissario - gli dice - vado a Roma a formare il Governo: Provenzano vicepresidente, Bagarella alla Difesa, uno dei fratelli Caruana agli Esteri. E lei, lei, commissario, andrebbe agli Interni?». Finalmente lui si sveglia. Che incubo. Così inizia così Il campo del vasaio, primo dei nuovi quattro nuovi film tratti dai romanzi di Andrea Camilleri, che segnano il ritorno di Salvo Montalbano su Raiuno (da stasera).
Un giallo, Il campo del vasaio, diretto da Alberto Sironi con tratto più sanguigno degli ultimi episodi visti. Ma anche con passione per una Sicilia della quale riesce a far percepire la carnalità e financo i segreti. Accanto a Luca Zingaretti, legato al poliziotto di Vigata da un patto quasi ancestrale, c’è Belen Rodriguez che, pur non essendo la Duse, restituisce al pubblico una dark lady sudamericana tanto seducente quanto credibile (dovendo avere accento spagnolo non è dovuta nemmeno ricorrere al doppiaggio, come sarebbe meglio facessero non pochi attori italiani...). Il bravo Cesare Bocci è l’altro copratogista dell’episodio.
 
 

La Sicilia, 14.3.2011
Montalbano con Belen stasera l'esordio

L'amato commissario Salvo Montalbano, nato dalla penna di Andrea Camilleri, ritorna su Rai1 a partire da stasera, con quattro nuovi episodi sempre con la regia di Alberto Sironi. Il primo ad essere trasmesso sarà "Il campo del vasaio" e avrà come guest star la sensuale argentina Belen Rodriguez, reduce dal successo di Sanremo, che nella fiction tenterà di sedurre quel Salvo Montalbano interpretato da Luca Zingaretti. I nuovi episodi di Montalbano, con la produzione Palomar-Rai Fiction, andranno in onda tutti di lunedì in caccia di ascolti per superare, l'obiettivo dichiarato, il Grande Fratello su Canale 5.
Gli altri tre episodi sono "La danza del gabbiano", "L'età del dubbio" e "La caccia al tesoro" e come per l'episodio in onda stasera, ci saranno anche altre sensuali donne a tentare il commissario, interpretate dalle brave e belle Isabella Ragonese e Ana Caterina Morariu. Location, come sempre, Punta Secca, Ragusa Ibla (dove tra l'altro in questi giorni ai giardini iblei si sono girate alcune scene della nuova produzione della Palomar, quella del Montalbano giovane), e poi Vittoria e l'immancabile Scicli. Il campo del vasaio, come le altre scritta da Andrea Camilleri, è una storia in cui tutti tradiscono tutti: su un terreno nei dintorni di Vigata, buono solo per ricavarne creta per i vasai, viene trovato il cadavere di un uomo. Sfigurato, squartato, chiuso in un sacco affiorato dopo una forte pioggia. Non si sa chi sia lo sconosciuto, ma nel frattempo una donna del paese denuncia la scomparsa del marito, un colombiano di origini siciliane, imbarcato su navi di lungo corso che fanno la spola tra il Sud America e l'Italia. E' a quel punto che il commissario Montalbano si ricorda del racconto del Vangelo: il tradimento di Giuda, il pentimento, i trenta denari scagliati a terra e poi utilizzati per comprare il "campo del vasaio" per dare sepoltura agli stranieri. E anche lo stesso commissario sarà poi tradito. Suspence quanto basta ma anche bellezza e sensualità con Belen Rodriguez che si aggira in piazza San Giovanni con il circolo della Cattedrale, trasformato in macelleria Pecorini.
Michele Barbagallo
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 14.3.2011
Cesare Bocci: «Vi racconto il vero Salvo Montalbano»

Sono amici da sempre, Salvo e Mimì. E da sempre sanno di poter contare uno sull’altro. Nella vita e sul lavoro. Perché Salvo, il commissario Montalbano, e Mimì Augello, il suo vice, sono entrati insieme in Polizia tanti anni fa e da allora sono amici fraterni, prima ancora che colleghi. «Il loro rapporto ricorda quello tra Sandra e Raimondo» spiega sorridendo Cesare Bocci, l’attore che interpreta il fidato Mimì. «Si punzecchiano sempre, litigano in continuazione, ma si vogliono un gran bene». Dal 14 marzo su Raiuno vanno in onda quattro nuovi episodi de «Il Commissario Montalbano», diretti da Alberto Sironi e tratti da altrettanti romanzi di Andrea Camilleri. E proprio nella prima puntata, «Il campo del vasaio», succede qualcosa di incredibile: l’amicizia tra Montalbano e Mimì sembra vacillare.
«Mimì è irriconoscibile: cupo, teso, irascibile» prosegue Bocci. «Uno stato d’animo che si spiegherà solo con il procedere delle indagini su un omicidio di stampo mafioso. Mai come in questo caso, il lavoro si intreccia con l’amicizia tra i due. Salvo mette Mimì di fronte a una realtà che non riusciva più a vedere e, da amico, lo difende da lui stesso. Da commissario avrebbe potuto deferirlo, invece lo salva». Sono 13 anni che Luca Zingaretti e Cesare Bocci si ritrovano sul set per interpretare i due poliziotti di Vigata. «I nostri personaggi sono cresciuti e cambiati insieme a noi» continua Bocci. «Ne “La danza del gabbiano” Salvo e Mimì sono straziati dal dolore per il timore di aver perso il loro collega Fazio. Non li avevamo mai visti così disperati. In amore, poi, Montalbano è sempre stato uno tutto d’un pezzo, ma nell’ultima puntata, “L’età del dubbio”, lo vedremo perdere la testa per una donna. E allora i ruoli si ribaltano e toccherà proprio a Mimì, che non ha mai imparato a essere fedele, consigliargli di “non fare minchiate”».
Sul lavoro, ritroveremo un Montalbano più disincantato. «Gli fa male pensare di dover combattere ogni volta contro la violenza, la corruzione, la mancanza di moralità della società. Si sente quasi impotente, ma questo non gli impedisce di continuare a combattere. E trovarsi a parlarne davanti a un piatto di spaghetti con le vongole, guardando il mare e il sole della Sicilia, rende in qualche modo tutto più accettabile. E poi, c’è sempre l’ironia che alleggerisce il tono».
Nelle indagini, il commissario Montalbano è un lupo solitario e questo innervosisce Mimì, che spesso si sente escluso. «Mimì prova ammirazione per Salvo: Montalbano è Montalbano, è il più bravo». E nella vita vera? «C’è un bel rapporto tra me e Luca. Io sono romanista, lui laziale e ci siamo sempre punzecchiati. Ma proprio come succede a Salvo e a Mimì, nonostante le differenze c’è un affetto sincero. Che si rinforza con il nostro impegno nella solidarietà: sono testimonial dell’Anfass (Associazione delle famiglie di disabili) e spesso lo coinvolgo nelle iniziative di beneficenza. È amicizia anche questa!».
Stefania Zizzari
 
 

Libri Blog, 14.3.2011
Gran Circo Taddei e altre storie di Vigata

La casa editrice Sellerio ha recentemente mandato alle stampe il nuovo libro di Andrea Camilleri, Gran Circo Taddei e altre storie di Vigata, una raccolta di otto racconti ambientati in diversi periodi storici a Vigata.
Il libro è inserito nella collana La memoria della casa editrice ed ha per protagonisti una serie di personaggi unici e indimenticabili, appartenenti a una Sicilia ormai irraggiungibile: “Una sorta di campionario di uomini e donne di Sicilia. Non c’è che l’imbarazzo della scelta”, queste le parole con cui Andrea Camilleri descrive il Gran Circo Taddei e altre storie di Vigata.
Tra i bellissimi personaggi che popolano i racconti di Camilleri, in particolare, spiccano: avvocati dalla marcata furbizia, contadini, studentesse, donne determinate e forti, uomini di chiesa e tantissimi altri. Ognuno è il protagonista della storia che Andrea Camilleri ha ideato su misura, storie verosimili o vere racchiuse nella memoria dell’autore, reinventate e riportate alla luce per descrivere un mondo ormai scomparso e alimentare la memoria collettiva.
Ognuno degli otto racconti, poi, è inquadrato in un preciso periodo storico, un carattere tipico dello scrittore siciliano che, in questa occasione, per i suoi piccoli romanzi d’altri tempi, ha scelto una cornice che va dagli ultimi anni dell’Ottocento fino al secondo dopoguerra. Oltre all’elemento fiabesco presente nelle singole storie, quindi, l’autore fissa dei punti di riferimento temporali utili a renderle ancora più verosimili e intense.
Lo stile narrativo dello scrittore, poi, anche questa volta si caratterizza per le sue espressioni in dialetto siciliano, un fattore molto suggestivo che colora le vicende narrate e sottolinea la personalità dei personaggi.
Ironia e umanità solidale sono alcuni dei caratteri tipici di questo nuovo libro di Andrea Camilleri, un tesoro prezioso per tutti coloro che vogliono scoprire o ricordare la Sicilia di un tempo.
Valentina
 
 

La Sicilia, 14.3.2011
L'antica moneta un omicidio il gusto della storia
Un romanzo nello stile magico di Andrea camilleri che mette assieme l'eleganza espressiva dello scrittore di ricca vena e l'esaltazione del dialetto di Girgenti

Un romanzo (di Camilleri) corredato da una bibliografia numismatica internazionale in cui spicca un saggio apparso su una delle più esclusive riviste di studi latini di lingua francese e scritto dal luminare di fama europea Giacomo Manganaro, maestro della scuola storica catanese (quella che vanta il nome di Santo Mazzarino)? Con un apparato illustrativo degno di un libro d'arte? Con richiami storici che partono dalle pagine di Diodoro Siculo (di Agira) e giungono alle cronache del terremoto di Messina con il contrammiraglio Vladìmir Ivànovic Litvinov e con i retroscena delle relazioni tra la real casa di Savoia e gli ultimi Romanov? Sì tutto questo troverete nel recente romanzo di Camilleri sotto il titolo «La moneta di Akragas», che vi farà scoprire, se non lo avete, il gusto della storia, della cultura archeologica, della riscoperta di antichità… e della immaginazione che è molto più realistica di quanto non si creda. Le cose hanno un'anima e una intenzione che noi raramente conosciamo, le cose che hanno vissuto tragedie immani poi le trasportano nel tempo che per loro non passa come per gli effimeri mortali e passano indifferenti da un millennio all'altro.
Lo stile magico di Camilleri qui tocca una delle vette dell'arte mettendo assieme l'eleganza espressiva dello scrittore di ricca vena e l'esaltazione del dialetto di Girgenti (quello illustrato da Pirandello), in un continuo scambio di colori e di suoni di cui dovremmo essere fieri tutti i siciliani: la lingua di Giacomo da Lentini e di Ciullo d'Alcamo mostra al naturale tutta la sua forza, la ricchezza sorgiva, la nettezza anche sulla bocca dei popolani più modesti.
Il libretto è un romanzo giallo, che ruota attorno a una preziosissima moneta agrigentina del V sec. a.C., con il suo omicidio, con i suoi intrighi e con quell'andamento da thriller con cui il nostro Camilleri supera anche Dürrenmatt, uno dei primi a conferire nobiltà al genere. Bisogna leggerlo tutto di un fiato (si può fare: comprende meno di 120 pagine) e poi bisogna rifletterci sopra: Esiste il destino degli uomini? Esiste la dignità degli straccioni? Dove finiscono gli affetti familiari? E così, rapidamente divorate le eleganti pagine, si comprende che Camilleri ha operato la magia non solo sulle carte, ma in noi. Ci ha fatto riflettere sul fluire del tempo, sullo scopo da dare al proprio lavoro e alla propria vita, su quella parte di storia che ci appartiene e che non dovremmo lasciare solo agli specialisti come nessuno ordinariamente pensa di affidare la musica solo ai musicologi. E' un libretto da leggere e soprattutto da fare leggere, perché anche i giovani che si dice leggano poco (ma per fortuna non sempre è vero) possano uscire dalla minorità in cui i letterati dozzinali li stringono e quelli scolastici li deprimono. Perché scoprano i nostri classici attuali e ne intendano la profonda intelligenza della quale siamo in grado di cogliere molte sfumature e tutte le allusioni al presente. Come avviene per i libri di Sciascia o Bufalino che hanno suscitato molte scintille di consapevole complicità tra i lettori e con in più una vivacità di intreccio che ne fa l'ideale soggetto per un film. Film nel senso di traduzione visiva, perché il film più avvincente che possiate immaginare su questa moneta aurea di 25 secoli addietro, è quello che si avvolgerà nella vostra sensibilità dopo averlo letto scoprendo che i protagonisti della Storia non sono solo i grandi della politica, ma quanti vivono una consapevole umanità. In un palazzo o in una capanna.
Sergio Sciacca
 
 

Ondaiblea, 14.3.2011
"Il Giovane Montalbano" a Comiso

Comiso – La città di Comiso torna ad essere location della serie film-tv “Il Commissario Montalbano”. Venerdì 18 marzo la troupe della Palomar Spa effettuerà alcune riprese per uno dei sei nuovi episodi de “Il giovane Montalbano”, per la regia di Gianluca Tavarelli, prodotto dalla Rai.
Questa mattina, Saverio Nicastro , assistente location per la Palomar Spa, accompagnato dal comandante della Polizia municipale, maggiore Antonio Fiorile, ha visionato gli spazi cittadini individuati come adatti e più consoni alla lavorazione del film. Si tratta, in particolare, dell'esterno, dell'ingresso e  della scalinata del Palazzo comunale, e del sagrato della Chiesa Madre con affaccio in piazza delle Erbe.
Venerdì prossimo, pertanto, al fine di rendere possibile l'effettuazione delle riprese cinematografiche, è stato istituito il divieto di sosta con rimozione in via San  Biagio , tratto via Matrice via Di Vita, via degli Studi, via SS. Annunziata, tratto davanti la chiesa, in piazza delle Erbe.
In via San Biagio , inoltre, saranno posteggiati i mezzi della Palomar Spa.
Sempre venerdì 18, alle ore 12, avrà luogo una conferenza stampa in Municipio, alla quale interverranno il sindaco Giuseppe Alfano e il location  manager della Palomar Spa Pasquale Spadola.
 
 

Gazzetta di Parma, 15.3.2011
L'Unità d'Italia attraverso le interviste: Andrea Camilleri
Guarda il servizio del Tg Parma
 
 

Panorama, 15.3.2011
I 10 più grandi scrittori europei di gialli

Spulciando tra le centinaia di classifiche e recensioni che si possono trovare in Rete, si è fatto notare in questi giorni lo spunto dato dall’inglese Observer, che ha stilato una lista dei 10 migliori scrittori europei contemporanei di gialli. L’Italia è rappresentata da Andrea Camilleri, l’ideatore del commissario Salvo Montalbano, che evidentemente ha i suoi fan anche all’estero. Ecco i magnifici 10:
Arnaldur Indridason – Islanda
Henning Mankell – Svezia
Fred Vargas – Francia
Per Fredrik Wahlöö e Maj Sjöwall – Svezia
Petros Markaris – Grecia
Pierre Magnan – Francia
Manuel Vázquez Montalbán – Spagna
Jean-Claude Izzo – Francia
Andrea Camilleri – Italia
Timothy Williams – Francia
Non si tratta di una classifica vera e propria, ma di un giro dell’Europa poliziesca (Inghilterra esclusa, pare) che parte dai paesi del nord, con l’islandese Arnaldur Indridason e lo svedese Henning Mankell, creatore della serie del commissario Kurt Wallander. Si nota l’assenza di Stieg Larsson, nonostante i suoi primati di vendita, ma fa piacere vedere al suo posto la coppia svedese Wahlöö e Sjöwall, i veri precursori del giallo made in Scandinavia con le storie dell’ispettore Martin Beck.
L’immancabile Fred Vargas è la madrina della delegazione francese, accompagnata da Pierre Magnan, Jean-Claude Izzo e dal naturalizzato francese Timothy Williams. Il Mediterraneo (oltre al marsigliese Izzo) è premiato con il greco Petros Markaris, lo spagnolo Manuel Vázquez Montalbán e, non ultimo, il nostro Andrea Camilleri, che si è ispirato proprio all’autore spagnolo per il nome del commissario Montalbano.
Martino De Mori
 
 

Il Tempo, 15.3.2011
Raiuno. Il Commissario di Camilleri invecchia. Belen attrice senza talento
Montalbano si rimette in gioco
Ieri sera è tornato ad indagare su Raiuno Il commissario Montalbano, interpretato da Luca Zingaretti.

La serie, tratta dai romanzi di Andrea Camilleri, iniziata nel maggio 1999, ha ottenuto, in tutte le edizioni precedenti, un successo di pubblico da record anche nelle innumerevoli repliche. I telespettatori, nel primo dei quattro nuovi episodi previsti, «Il campo del vasaio», hanno notato qualcosa di diverso, pur nel rispetto delle tradizionali atmosfere create da Camilleri: Salvo Montalbano sta invecchiando e, nella maggiore consapevolezza del tempo che passa, fa trapelare le sue inquietudini sul futuro. Una rivelazione che si concretizza con la messa in scena dei sogni del commissario, spesso lugubri. Come l'incubo di assistere in sogno al proprio funerale, presagio di un'inchiesta difficile che si materializza l'indomani. La maggiore maturità di Montalbano coincide con quella del suo interprete storico: anche Zingaretti attraversa l'età del dubbio ed esprime inquietudini su un futuro non solo personale ma che coinvolge l'intera società. Forse è per combattere la malinconia di queste sensazioni dell'interprete e del personaggio che Montalbano torna all'azione, si rimette in gioco ed affronta nuovi casi giudiziari pieni di erotismo e sensualità. Come quello visto ieri sera, con protagonista femminile Belen Rodriguez che, nel ruolo di un'apparente giovane e indifesa vedova, riesce a fare breccia nel cuore del più vicino collaboratore di Montalbano. Certo, nessuno ha mai creduto alle capacità recitative di Belen, tanto più dopo averla vista ieri sera. Neanche lei immaginava di calcare un giorno le scene accanto a Zingaretti, al punto che l'idea inizialmente le sembrava una follia. Invece l'Italia è il paese dove i sogni folli divengono realtà per starlette straniere in cerca di gloria.
Marida Caterini
 
 

Corriere di Ragusa, 15.3.2011
Ragusa: il proscenio ibleo nel primo episodio inedito della saga del commissario
Montalbano e Belen convincono il pubblico
«Il campo del vasaio» è il nuovo episodio che apre la nuova serie e via Mormina Penna è sempre il fulcro dell’azione

Montalbano è in grande forma e Belen Rodriguez gli tiene bordone. Sono loro i protagonisti della nuova serie del commissario più amato d’Italia. Sullo sfondo, immancabile come sempre, la provincia di Ragusa con il suo barocco , i suoi muretti a secco, le sue trame urbane cristallizzate nel tempo, almeno come appaiono attraverso la macchina da presa di Mario Sironi. «Il campo del vasaio» è il nuovo episodio che apre la nuova serie e via Mormina Penna è sempre il fulcro dell’azione con Montalbano che entra ed esce dal suo commissariato.
La Rai fa un impagabile spot alla provincia di Ragusa in apertura di puntata con riprese aeree che valgono più di dieci Bit e il territorio assume fascino e contorni mitici allo stesso tempo con Ibla che si staglia con il suo S. Giorgio e la costa che brilla con i suoi colori. La storia che Camilleri racconta è complessa al punto giusto e mette in risalto i suoi protagonisti. Quelli di sempre che ritornano e non tradiscono le attese. L’attesa era tutta per Belen che ancheggia troppo e non ha proprio il passo dell’attrice; se la cava meglio nei dialoghi e negli sguardi che lancia ad un impassibile Montalbano. La sua bellezza buca lo schermo ma non è solo forme. Basta per un esordio sul set, il tempo lavora per lei.
Duccio Gennaro
 
 

Teleipnosi, 15.3.2011
Belen con Montalbano e Ferrara da Radio Londra al centro della scena: l'uno svicola e l'altra convince

Li aspettavamo tutti al varco ieri sera. Parliamo di Belen Rodriguez e Giuliano Ferrara, al centro dell'attenzione televisiva e quindi del dibattito pubblico del Paese, l'uno impegnato con il debutto della sua nuova trasmissione dopo il Tg1, cinque minuti di libertà d'arringa nell'ora di massimo ascolto, l'altra alle prese con la prima, vera, grande prova di recitazione della sua carriera: una parte quasi da protagonista in una delle serie italiane più belle di sempre, quella con protagonista il mitico commissario Montalbano creato dalla geniale penna di Andrea Camilleri.
Com'è andata? […]
La showgirl argentina dopo la buona prova di Sanremo invece continua a sorprendere e porta a casa un'interpretazione pienamente dignitosa, sicuramente sopra la desolante media della qualità di recitazione nelle fiction nostrane, e non sfigura nel vero gioiellino della televisione italiana: i film tv sceneggiati da Camilleri e diretti da Sironi sul poliziotto siciliano più famoso d'Italia. Che Belen faccia centro senza mostrare il sedere è una notizia, chissà che archiviata la sovraesposizione mediatica, le pubblicità da cinepanettone e i programmi della trash tv, la ragazza non possa davvero costruirsi una carriera dignitosa. Staremo a vedere.
 
 

Adnkronos, 15.3.2011
Tv: ascolti Rai, trionfa Montalbano con quasi 10 mln di spettatori

Roma - Un ritorno trionfale sul piccolo schermo per 'Il commissario Montalbano', la fiction di Rai1 trasmessa ieri, lunedi' 14 marzo, che ha ottenuto con l'episodio 'Il campo del vasaio' 9 milioni 561mila telespettatori e uno share del 32.60. In particolare, l'ascolto e' stato quasi sempre superiore ai 10 milioni con numerose punte di share del 38 per cento.
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 15.3.2011
«Il commissario Montalbano» si conferma programma evento: oltre 9 milioni e mezzo di spettatori per «Il campo del Vasaio»

L’arrivo dei nuovi film tv della serie «Il commissario Montalbano», dopo due anni e mezzo di repliche, ha sbancato l’Auditel. «Il campo del Vasaio», in onda ieri sera su Raiuno, ha infatti ottenuto una media di 9.561.000 spettatori, pari al 32.59% di share, risultato che supera di 1.300.000 spettatori e quasi 4 punti di share la media dell’inedito più recente («La luna di carta»), trasmesso il 17 novembre 2008.
[…]
 
 

Virgilio Notizie, 15.3.2011
Rai/ Del Noce su Montalbano: Successo testimonia vitalità genere
Direttore Rai Fiction: "Serata più vista del 2011 dopo Sanremo"

Il direttore di Rai Fiction Fabrizio Del Noce esprime la sua soddisfazione per il successo del primo episodio de 'Il commissario Montalbano', tornato ieri su Raiuno, che ha ottenuto quasi 10 milioni di spettatori e il 32,60% di share. "E' un risultato strepitoso che testimonia la vitalità di un genere, quello della fiction Rai, che non teme la moltiplicazione dell'offerta dei canali satellitari. Ieri sera nonostante una ricca offerta televisiva e con il 'Grande Fratello' che ha raggiunto il 25,00 di share, la fiction - ha dichiarato in una nota Rai - ha ottenuto un risultato record con picchi di oltre 10 milioni e 800 mila spettatori con il 38.00 di share". "Una conferma che ci rende orgogliosi, se solo pensiamo che 'Il Campo del Vasaio', il primo dei quattro nuovi film tv de 'Il Commmisario Montalbano', è stata la serata più vista del 2011 dopo Sanremo, ma soprattutto - prosegue Del Noce - perché ha eguagliato il risultato ottenuto nel 2002 dallo stesso Montalbano. Questo straordinario ascolto, oltre a quello di recenti fiction come 'Atelier Fontana' ed 'Edda Ciano e il comunista' dimostrano - conclude - come il pubblico risponda sempre in maniera straordinaria davanti ad un prodotto di eccellente qualità editoriale".
 
 

SiciliaInformazioni, 15.3.2011
Il nuovo Montalbano? Una caricatura di se stesso

Una volta il commissario Montalbano le parolacce, quando proprio doveva dirle, le gridava senza troppa enfasi, facendo sollevare il sorriso del telespettatore. I personaggi delle fiction erano simpatici e divertenti ed ognuno con una forte personalità.
La nuova puntata del poliziotto "figlioccio" di Andrea Camilleri, è invece apparsa lenta e come scritta a tavolino artificiosamente. I personaggi principali, pilastri delle storie, erano caricature di sé. Esasperati, gridavano ad alta voce le loro peculiarità senza più affascinare.
Poi è arrivata lei, Belen, che ha attirato tutta l'attenzione. La prima mezz'ora de "Il campo del vasaio" sembrava invece girare intorno al nulla.
I telespettatori hanno premiato il lungometraggio sedendosi numerosi davanti alla tv, ma i prossimi episodi ci diranno come stanno le cose. E speriamo che il commissario Montalbano torni ad essere quello di una volta.
Dario La Rosa
 
 

Varese News, 15.3.2011
“Adoro la perplessità di Montalbano di fronte ai mali del mondo”
Oltre 9,5 milioni di spettatori per la prima delle quattro nuove puntate del commissario nato dalla penna di Camilleri. La soddisfazione del regista Alberto Sironi, di origini gallaratesi

Montalbano sembra proprio essere l’unica certezza delle tv, esattamente come Sanremo e Benigni. Ovvero l’unico programma televisivo che “macina” spettatori senza dubbi. Infatti, la puntata Il campo del Vasaio, primo di quattro nuovi episodi, andato in onda lunedì sera su Rai1, ha inchiodato davanti alla tv oltre 9 milioni e mezzo di persone, con più del 32 per cento di share. È la fiction più vista del 2011, molto meglio anche di altri programmi tv.
«Non ci possiamo certo lamentare – commenta ironicamente il regista Alberto Sironi, gallaratese che da sempre, ovvero quasi 15 anni, dirige le puntate dell’investigatore nato dalla penna di Andrea Camilleri -. Me l’aspettavo perché questa volta le storie sono tutte e quattro molto belle e molto nuove. Sono storie che danno una possibilità a Luca Zingaretti di interpretare un personaggio più maturo, più profondo».
Tempo fa si diceva che per Montalbano non ci sarebbero stati altri episodi…
«Ne abbiamo già in programma altri quattro, li gireremo nel 2012. Finche siamo vivi, soprattutto Camilleri, andiamo avanti. Fin quando il pubblico ci dirà che gli piacciono queste storie, noi non ci fermeremo i certo. E poi abbiamo fatto gli ascolti più alti dell’anno, perché ci dovremmo fermare?»
Se l’aspettava questo rinnovato successo?
«Da un certo punto di vista sì, siamo una bella squadra, lavoriamo bene insieme. E poi le storie di Camilleri sono uniche e sempre bellissime. Moltabano è uno dei pochi esempi di prodotto italiano televisivo che piace sia al pubblico che ai palati più fini».
A livello personale, non da regista, a lei cosa piace di più di Montalbano?
«Adoro la sua perplessità di fronte alle paure del mondo. Come l’inizio dell’episodio di ieri sera, quando gli appare in sogno Totò Riina che gli comunica che la mafia ha preso il potere. Questa premonizione così terribile di un Italia sommersa dalle cose peggiori, e poi la rinascita di Montalbano attraverso le sue inchieste, sono una specie di cartina di tornasole del nostro Paese. Abbiamo sempre davanti agli occhi una realtà brutta e pesante, ma allo stesso tempo anche una realtà costruttiva, fatta di persone perbene e che lavorano. Questo è Montalbano, questo è quello che piace a me e che credo piaccia a molti altri italiani».
Manuel Sgarella
 
 

l’Unità, 16.3.2011
In diretta web con Camusso e Camilleri
Oggi, in occasione della Notte Tricolore organizzata dalla Cgil, su www.radioarticolo1.it in diretta il dibattito «Il lavoro salverà l'Italia» con Susanna Camusso, Andrea Camilleri, Vincenzo Cerami, Ettore Scola ed Enrico Panini.
 
 

RadioArticolo1.it, 16.3.2011
La notte tricolore della Cgil. Intervento di Andrea Camilleri
 
 

CGIL TV, 16.3.2011
Notte tricolore. Intervista ad Andrea Camilleri
Notte tricolore: la CGIL festeggia i 150 anni dell'Unità d'Italia con musica, arte, teatro e dibattiti. Ospite d'eccezione lo scrittore Andrea Camilleri
 
 

TMNews, 16.3.2011
Unità Italia/ Camusso: Chi disprezza inno, disprezza Costituzione
Il governo lavora per dividere e disprezzare

"Chi disprezza l'inno, chi non ha voglia di festeggiare, chi non ha voglia di esporre la bandiera sta disprezzando i valori fondamentali della Costituzione". È il messaggio del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Nel corso di una iniziativa organizzata in occasione dell'anniversario del 150esimo dell'unità del Paese, nella sede del sindacato di corso d'Italia, alla presenza di esponenti anche del mondo della cultura come lo scrittore Andrea Camilleri, il segretario della Cgil ha sottolineato come il tema del lavoro possa servire ad unire il Paese: "Il lavoro può salvare il paese se da lì si riparte per costruire una unità. Non si può parlare della storia dell'Italia se non si parla del lavoro". Il paese "è profondamente diviso - ha aggiunto la Camusso - c'è un governo che lavora per dividere e disprezzare questo paese. Crediamo che l'unità sia un punto di riferimento da ricostruire, a partire dai suoi valori".
 
 

Mappa Castelli Romani, 16.3.2011
Frascati: 150° Anniversario dell’Unità d’Italia

[…]
Sabato 30 aprile 2011 ore 18,00
Auditorium delle Scuderie Aldobrandini
PRESENTAZIONE DEL LIBRO
Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta
di Andrea Camilleri (Sellerio Editore 2011)
Intervengono: Andrea Camilleri, Piero Dorfles
A cura di Gianna Clemente, Giornale Radio Rai
[…]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 16.3.2011
Il Salone di Torino ha stilato una “hit parade” letteraria che vede numerosi siciliani ma anche qualche assenza illustre
I romanzi dell’Unità
Da Verga a Camilleri gli oscar dei 150 anni

Eccola la vetrina della grande letteratura italiana che abbraccia un secolo intero e scorci di altri due. Centocinquanta libri, uno per anno, che segnano il grande cammino dell'Unità d'Italia. Dodici titoli sono di autori siciliani, qualche altro ha contaminazioni isolane. Questa compilation stilata da Gian Arturo Ferrari per celebrare la riunificazione del Paese al Salone del libro di Torino che si terrà a maggio, non rende pienamente giustizia al primato della letteratura siciliana che il poeta Mario Luzi in una nostra intervista definì la più significativa di tutto il Novecento: ma prima di fare la conta delle presenze e delle assenze, va aggiunto che in altri due elenchi, quella relativa ai quindici superlibri e l'altra sui quindici "grandi personaggi" dal 1861 a oggi, l'Isola ne esce bene: nella prima annovera Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore di quel testo universale che è Il Gattopardo, nella seconda campeggiano Luigi Pirandello e Leonardo Sciascia, inseriti nell'Olimpo per la loro opera complessiva.
[…]
Cominciamo con i dodici prescelti: […]Andrea Camilleri (1994, La forma dell'acqua ).
[…]
Discorsi a se stante per Andrea Camilleri, scrittore seriale con i Montalbano, ma anche di grande impegno civico, e per Rosario Romeo, unico saggista siciliano incluso. La sua lettura del Risorgimento pro Cavour e anti Garibaldi, fa ancora discutere. Anzi, litigare. E oggi? Tanta malinconia. A parte i tre viventi tra i citati, Maraini, Consolo e Camilleri, il vuoto assoluto. Un vuoto pieno di nulla.
Tano Gullo
 
 
Parla uno dei membri del comitato scientifico della mostra
Ficara: 'Altro che marginale l'Isola è una madre fondatrice'

Dei 150 Grandi libri dell'Italia unita scelti dal Salone di Torino abbiamo parlato con Giorgio Ficara, membro del comitato scientifico della mostra e legato alla Sicilia da origini familiari.
I siciliani possono ritenersi padri fondatori dell' Italia almeno sul piano letterario?
«Sicuramente. La Sicilia tra Otto e Novecento s'identifica con la letteratura italiana. Può sembrare un paradosso se si pensa al concetto di "disappartenenza" del quale parlava Sciascia ma la letteratura siciliana non solo non è marginale nel panorama nazionale ma ha dato all'Italia alcuni dei massimi scrittori. Penso a Verga con I Malavoglia, a De Roberto con I Viceré».
C'è anche Camilleri con La forma dell' acqua. È stato scelto forse perché inaugura la saga di Montalbano?
«Sì ma ammetto di non essere tra quelli che hanno caldeggiato questo romanzo perché credo che su Camilleri esista un equivoco di fondo: l' incapacità di valutare i due piani letterari della produzione di intrattenimento e di quella di ricerca. Camilleri è un grande intrattenitore».
[…]
Tra gli editori della mostra c'è Sellerio. Qual è il più grande merito della casa palermitana?
«Sellerio è l'editore italiano più originale e per due ordini di motivi: l'attenzione per la letteratura siciliana senza quell'insistenza peregrina sulla "sicilianitudine" che avrebbe nuociuto all'operazione, e il recupero delle radici razionali, illuministiche e settecentesche della Sicilia all'interno di un grande progetto».
Emanuela E. Abbadessa
 
 

La Repubblica, 16.3.2011
Canal Grande
Solo il Montalbano pop riesce a unire l'Italia

Baudo e Vespa faranno il possibile, ma l'unità d'Italia in tv riesce solo al commissario Salvo Montalbano, e con buona approssimazione. Vola oltre i nove milioni di media il ritorno delle avventure tratte dai romanzi di Camilleri, ormai sfornate a strettissimo giro da una produzione torrenziale. Il meccanismo da fiction unificante è ferreo e l'evoluzione è soprattutto quella degli attori-personaggi, a cui il pubblico è legatissimo. Al punto che le storie in sé vanno per il surreale spinto: nel Campo del vasaio, la gag dell'agente fesso Catarella che si scopre attore di strada interpretando Giuda, più il cadavere smembrato in trenta pezzi come i denari è da virtuosismo folle e compiaciuto. Plus dell'episodio la concessione ultrapop: l'assassina è Belen Rodriguez. Zingaretti la guarda per l'intera puntata con l'aria di pensare: "Signorina, in effetti lei è una favola, ma se le faccio conoscere la mia compagna le viene l'invidia. E se la guarda recitare, poi...".
Antonio Dipollina
 
 

Il Giornale, 16.3.2011
Solitario ed intrigante: perché piace Montalbano
Grande successo del primo episodio della nuova serie dove il commissario è soltanto un po’ più cicciottello ma sfoggia le virtù che lo rendono un eroe

Lunedì sera ho disdetto qualsiasi appuntamento, alle venti avevo già cenato e alle ventuno ero davanti al televisore a vedermi la nuova serie di Montalbano. Il commissario era in gran forma, leggermente appesantito nel fisico, ma, si sa, superata una certa età i peccati di gola si smaltiscono con più difficoltà, l’inchiesta che gli capitava fra le mani era particolarmente complicata, c’era un’assassina sudamericana, bella da far girare la testa, dietro cui il vice di Salvo e suo grande amico, Mimì Augello, perdeva la testa, c'erano più delitti di sesso che di magia, alla fine il nostro eroe risolveva il caso, salvava la reputazione di Mimì e si meritava il suo abbraccio.
Io non so perché mi piace Montalbano, o meglio lo so benissimo, ma non c'entra niente con la serie in sé. Voglio dire, non è l'interpretazione, accurata anche nei personaggi più secondari, né la regia, senza sbavature, ammiccamenti, retorica, né l'intreccio, mai tirato via, mai inverosimile e mai banale. E' che innanzitutto vien fuori un'Italia, un paesaggio italiano da mozzare il fiato. C'è questa luce che corre sul mar di Sicilia e lo incendia e incendia le campagne e i paesi, illumina i muri a secco, delinea i contorni di palazzi antichi di pietra, gli interni di cortili e di fichi d'india, il lastricato delle strade, i terrazzi a strapiombo sul Mediterraneo...
C'è questo culto umile e insieme sontuoso del cibo, cannoli alla siciliana, spaghetti con il granchio reale, spigola arrosto, un vino rosato a innaffiare il tutto e si capisce perché poi il cibo è cultura e quel cibo è cosa nostra, nel senso buono del termine, e non dobbiamo andare a lezione da nessuno, non c'è artificio di Francia che tenga e se agli altri piace il fast-food e il sushi e l'hamburger che se lo mangino loro e, per dirla con Montalbano, «non ci scassassero i cabbasisi».
E poi c'è questo universo maschile, perché inutile nascondercelo, Montalbano piace alle donne per come le donne si illudono che il maschio sia, protettivo e affidabile, generoso e cavaliere, ma comunque virile, non una via di mezzo. Un miraggio, insomma, perché di maschi così si è rotto lo stampo e non se ne fanno più, ma ci illudiamo anche noi, che di quel sesso facciamo parte, che se ne possa perpetuare la specie, che si sia tutti d'un pezzo, ma senza perdere la tenerezza, onesti ma senza essere fessi, disposti al sacrificio perché in nome dell'amicizia.
E' un senza famiglia Montalbano, gli sono morti i genitori, è uno scapolo come vorrebbe esserlo ogni marito italiano: con la propria donna a distanza, che ogni tanto arriva e lo fa felice, e poi se ne riparte e lo fa ancora più felice, perché ciò che uccide è la consuetudine che si porta con sé la noia, la ripetitività dei gesti, il soffocare degli spazi angusti, dove a forza di cedere per far contenta l'altra persona alla fine si è soltanto scontenti in due.
Un solitario, insomma e però non un uomo solo, uno che ha i suoi piccoli riti, le sue piccole manie, le sue tristezze e i suoi incubi, ma che ogni mattino spalanca il balcone della sua casa sul mare e quando è la bella stagione (ma quand'è che la stagione non è bella nel sud...) si fa la sua nuotata avvolto in un silenzio che il rumore delle bracciate riesce a malapena a scalfire. Fra tante brutture, imbrogli, impicci e delitti, Montalbano ci riconcilia con una certa idea dell'Italia e degli italiani, il volto serio di una nazione antica, che ne ha viste tante e tutte le ha superate, sufficientemente smagato per non prendersi troppo sul serio, sufficientemente orgoglioso per non sminuirsi più del giusto. Un italiano, appunto.
Stenio Solinas
 
 

La Stampa, 16.3.2011
Lo strano caso del commissario Montalbano

Una seratona da tv generalista, lunedì, di quando la scatola riesce ancora a essere ecumenica. Nove milioni 561 mila spettatori per «Il campo del vasaio», il primo dei nuovi racconti con il commissario Montalbano-Luca Zingaretti, Raiuno. Del Noce gongolante. Sei milioni 95 mila su Canale 5 per un «Grande Fratello» che, nonostante possa apparire esangue, basta abbiamo capito, chi se ne importa, sta invece difendendo ancora bene la sua ideologia di telenovela vivente. E quasi sei milioni per il ritorno di Giuliano Ferrara con «Radio Londra», dopo il Tg1 […]. Montalbano dunque, regista Alberto Sironi, Andrea Camilleri tra gli sceneggiatori. Nella sua evoluzione, il personaggio tv non segue quello del libro, così infastidito, e impaurito, dalla «vecchiaglia» che avanza. Qui il crepuscolo non c'è, e la sceneggiatura, serrata, affilatissima, scritta benissimo, gioca sempre più sulle macchiette, principe Catarella. Recitano tutti bene, pure la statuaria Belen, e non soltanto i protagonisti: questa è una splendida consuetudine. Che porta a seguire Montalbano anche chi non guarda più la tv.
Alessandra Comazzi
 
 

Corriere della Sera, 16.3.2011
Ascolti. Il Commissario batte il Grande Fratello. La showgirl.attrice: Zingaretti mi ha dato consigli sul set
Montalbano fa il record con Belén
La serata più vista del 2011 dopo Sanremo: oltre 9,5 milioni di spettatori Inediti In onda «Il campo del vasaio», restano ancora tre episodi inediti sul personaggio di Camilleri

Milano - Abbiamo atteso due anni e mezzo. Il 17 novembre 2008 è andata in onda su Raiuno «La luna di carta», ultima puntata inedita del Commissario Montalbano. Che è finalmente tornato con una nuova serie, lunedì. E i riscontri non si sono fatti attendere: ascolti trionfali. L'episodio «Il campo del vasaio» è stato seguito da 9 milioni 561 mila spettatori con uno share del 32.60%. Una nota di Viale Mazzini sottolinea che l'ascolto è stato quasi sempre superiore ai 10 milioni con numerose punte di share del 38%. Dall'altra parte, su Canale 5, il «Grande Fratello 11» ha ottenuto 6 milioni di spettatori con il 25.06% di share. Nulla può contro Luca Zingaretti, volto del commissario di Vigata (cittadina immaginaria della costa siciliana) dal lontano 6 maggio '99, quando andò in onda il primo episodio, «Ladro di merendine», su Raidue (6.251.000 spettatori, 24,45% di share). «Sono veramente felice del successo del primo dei nuovi quattro film sul commissario Montalbano tratti dai romanzi di Andrea Camilleri - commenta l'attore -. Voglio innanzitutto ringraziare di cuore tutti gli spettatori che ci seguono da anni e quelli che anche lunedì sera ci hanno seguito numerosissimi con affetto e stima. Per me e per tutti gli artefici di questi film, regista, cast e produzione, il loro attaccamento resta la cosa più bella e importante. Grazie grazie e ancora grazie!». Ha ben ragione il commissario perché mantenere un successo per 12 anni non è cosa da poco. Se si considera, tra l'altro, che nell'arco di una decina d'anni sono andate in onda ben sessantotto repliche, (che hanno totalizzato una media di oltre cinque milioni e mezzo di spettatori, con il 23% di share) il rischio-usura era davvero alto. In questo quadro idilliaco si è inserita felicemente Belén Rodriguez, reduce dai successi sanremesi e con tutti gli occhi addosso, pronti alla verifica: saprà recitare? Il suo debutto nella fiction non è stato affatto male. Nell'episodio di lunedì, Belén ha dato il volto a Dolores una vedova (fintamente) distrutta, dalla carica erotica esplosiva. In questo senso non deve aver fatto fatica a recitare. Ieri, appresi i dati d' ascolto, ha commentato: «Ringrazio tutta la produzione per avermi dato questa importante opportunità. Un ringraziamento in particolare va ad Alberto Sironi (il regista, ndr) perché è stata una persona chiave per la mia carriera, mi ha fatto scoprire che posso "giocare" con la recitazione. Ciò che mi gratifica di più è poter interpretare ruoli lontani da me stessa e dal mio personaggio pubblico». E ancora: «Un grazie speciale a Zingaretti che mi ha aiutata tanto, è stato geniale ed altruista, non è sempre semplice e scontato che un attore accetti un personaggio televisivo. Mi ha accolta come una studentessa alle prime armi e mi ha dato consigli, cosa che non accade spesso nel mondo dello spettacolo». Una vittoria questa, che naturalmente fa felice la tv pubblica. «È un risultato strepitoso che testimonia la vitalità di un genere, quello della fiction Rai, che non teme la moltiplicazione dell'offerta dei canali satellitari» ha commentato Fabrizio Del Noce, direttore di Rai Fiction. E ha concluso: «È stata la serata più vista del 2011 dopo Sanremo, ma soprattutto ha eguagliato il risultato ottenuto nel 2002 dallo stesso Montalbano». Restano ancora tre episodi inediti. Possiamo solo sperare che Camilleri si dia da fare.
Maria Volpe
 
 

Il Messaggero, 16.3.2011
Visti in tv
Montalbano risolve il caso e ritrova il successo di sempre

Un incubo, un cadavere ritrovato per caso, l’amico imbrigliato in un rapporto pericoloso, una donna in nero, misteriosa e seducente, un uomo sparito nel nulla, vecchie gocce di sangue che conducono all’assassino. Il Commissario Montalbano torna su Raiuno con Il campo del vasaio, primo dei 4 film della nuova serie, e segna un ascolto stellare (oltre 9 milioni e mezzo con uno share del 32,60 e picchi del 38). Riconfermandosi uno dei poliziotti più amati dal pubblico. Tratti dai romanzi di Camilleri, i film riscuotono fin dall’origine meritati successi grazie agli sceneggiatori (Bruni, De Mola, Marini), al regista Alberto Sironi, a Luca Zingaretti (straordinario in questo ruolo), al cast, a una scenografia superba come la Sicilia. Dal Sud al Nord, tutti seguono i gialli del Commissario. Tanto le parole in vernacolo delle storie sono entrate nel lessico comune, così come i piatti regionali sono finiti sulle tavole degli italiani tutti. Montalbano restituisce al pubblico non solo la godibilità di un buon noir. Ma orgogli e pregiudizi, miserie e nobiltà di un’isola che rappresenta il Paese.
 
 

L’Opinione, 16.3.2011
Montalbano sbanca l'Auditel

Ritorno in grande stile per “Il commissario Montalbano”, la fiction prodotta da Palomar e Rai Fiction, che lunedì 14 marzo fa impennare la curva d’ascolto di Rai 1 fin sopra i 9 milioni di telespettatori. Il primo dei 4 film tv previsti in questo periodo di garanzia primaverile sbaraglia ogni concorrenza e segna l’ascolto record di 9.
561.000 telespettatori, pari al 32,60% di share. La serie tratta dai romanzi di Andrea Camilleri si conferma, così, tra le più amate dai telespettatori italiani. A ricoprire il ruolo di Montalbano è ancora Luca Zingaretti, che in questo primo film tv oltre a ritrovare i compagni di sempre, il vicecommissario Augello (Cesare Bocci) e l’ispettore Fazio (Giuseppe Mazzotta), si ritrova ad indagare su un’avvenente colombiana, interpretata da Belen Rodriguez.
Il taglio è quello di sempre, ironia mista ad arguzia, la qualità anche; ingredienti che piacciono a un pubblico composto in maggioranza da donne (34,73% di share media) e da spettatori di varie fasce d’età: accanto agli adulti over 45enni, che superano il 30% di share con picchi del 44,07% tra gli ultra65enni, ci sono anche ampie fette di pubblico giovane dagli 8 ai 24 anni, con percentuali che superano il 20% di share.
Una platea di alta classe socio-economica (40,23% di share) e con alto livello di istruzione (i laureati arrivano al 45,43%) che rimane incollata agli schermi di Rai 1 per tutta la durata della puntata, contribuendo a disegnare una curva d’ascolto tutta in salita. Il picco arriva alle 21.46, quando Montalbano chiede all’amica Ingrid di indagare sulla relazione extraconiugale del fidato Augello: in quel minuto davanti agli schermi di Rai 1 ci sono ben 10.857.000 telespettatori, che valgono alla prima rete pubblica anche la palma del minuto più visto dell’intera giornata.
Alessandra Palma
 
 

Europa, 16.3.2011
Montalbano, il più lieto dei ritorni in tv

Un tuffo nel passato
«Sta per tornare in onda uno dei personaggi più amati del pubblico di Raiuno». Quando Attilio Romita si è così espresso al Tg1, pensavamo quasi che lanciasse l’appuntamento con Giuliano Ferrara. E invece, ovvio, c’era in studio Luca Zingaretti, pronto con le nuove puntate di Montalbano. Questo lunedì sera di Raiuno faceva uno strano effetto, come un tuffo nel passato. Il ritorno di Ferrara. Il ritorno di Montalbano. C’era attesa.
Da quando non capitava che Raiuno catalizzasse così l’attenzione, al di là del baraccone di Sanremo? Peccato che Romita abbia rovinato l’atmosfera, quando ridendo nervosamente ha chiesto a Zingaretti «come è stato lavorare con Belen?».
Tipo scolaretto di fronte alla prosperosa supplente.
[…]
L’evento
Un incubo. Toto Riina è capo del governo, e minaccia Montalbano: «Vuole diventare mio ministro dell’interno?». C’è Catarella che fa Giuda. Mimì che forse ha tradito.
Belen sensuale e affranta, forse menzognera. E Montalbano di nuovo Montalbano. L’avevamo lasciato, nelle ultime puntate in onda nel 2008, un po’ stanco, un po’ costretto a ripetere alcune sue modalità senza mordente. Come ogni eroe seriale, Montalbano vive di ripetizione e variazione, ma se le varianti cominciano a diventare opache e le costanti inconsistenti, crolla tutto. E invece questa nuova puntata, Il campo del vasaio, cui ne seguiranno altre tre, ravviva il passato e rilancia il presente. La bellezza di Montalbano è la capacità di lavorare sui luoghi comuni, esaltandoli.
È la capacità di creare un giallo psicologico moderno e arcaico.
È l’arancio della terra bruciata, il verde della vegetazione, il blu del cielo e del mare. È Montalbano con le sue nuotate, i suoi vezzi, le sue mangiate, le scelte talvolta ambigue, quasi obbligate per chi deve fare quadrare la giustizia in Italia, e in Sicilia. E poi ci sono poi i comprimari, sempre all’altezza di cotanta personalità. Montalbano è tornato. Ormai non possiamo più sperare che il nostro diventi un eroe seriale moderno, ovvero che si emancipi dai romanzi di Camilleri, che viva altre avventure, che vada al di là delle poche puntate ogni tot anni. Montalbano è un evento. È il lieto ritorno, che ci ricorda che volendo è possibile creare buona fiction.
E trionfare su un Gf sempre più simile al degenerato Uomini e donne.
Stefania Carini
 
 

Gazzetta del Sud, 16.3.2011
Spettacoli

Montalbano ha fatto nove milioni e mezzo di telespettatori. E allora? Ha vinto la prima serata contro il GF e ci mancava pure. Un ritorno trionfale, con "Il campo del vasaio" che ha dimostrato la continua affezione del pubblico alla accoppiata Camilleri- Zingaretti.
A rischio di venire sconsacrati dal sacro ordine del televisore del tinello, vi diremo che a noi questo episodio non è piaciuto affatto e, per peggiorare la nostra già precaria posizione di fronte al cavalierato del telecomando, motiveremo il perché. Innanzitutto non è che ora ci possono mettere Belen in qualsiasi cosa che passa in tv: manca solo che faccia la chierichetta nella Messa cantata e che presenti "Occhio alla spesa" e poi abbiamo completato. A onor del vero dobbiamo riconoscere che la ragazza non recita per niente male, ma ormai è sovraesposta e non se ne può più. Ma poi come gli è venuto in mente di affidare a una bellezza così solare come Belen quello che dovrebbe essere il ruolo di una dark lady?
Il povero Catarella ormai è la macchietta di se stesso. Caricato all'inverosimile da effetti speciali di stupidità, Catarella è diventato una parodia, anche lui non è credibile, anzi, viene da chiedersi come lo tengano ancora in Polizia. Mimì Augello, invece, nel copione di questo episodio aveva il ruolo dell'allocco, ma est modus in rebus: anche lui sembrava un invasato, o troppo isterico o troppo melodrammatico, comunque troppo.
Di fronte a questi eccessi caratteriali delle figure di contorno della serie, Montalbano – Zingaretti, assume invece, un contegno sempre più misurato e sobrio, quasi distaccato. Poiché ciò non fa parte della natura di Montalbano, attribuiamo a Zingaretti una sorta di uggia nel ricoprire lo stesso ruolo. Probabilmente anche Zingaretti, nonostante la barca di soldi che prenderà, si sarà annoiato di fare sempre la stessa parte e, così, prende in qualche modo le distanze.
Poiché siamo convinti che esista il Montalbano-pensiero, è probabile che il commissario creato da Camilleri e dotato di autonomo raziocinio, si chieda se sia ancora credibile continuare a scoprire delitti di mafia e omicidi con cadaveri putrefatti e sezionati, senza avvalersi dei rilievi dei Ris e senza avere come medico legale Kay Scarpetta. A lui basta il dott. Carmine Pasquano, uno che fa le autopsie con contorno di cannoli e che riesce sempre e comunque a individuare ora e causa della morte e arma del delitto. Si capisce che è per fiction.
Donatella Cuomo
 
 

La Sicilia, 16.3.2011
Telefona agli amici per parlare in dialetto
Camilleri, lo scrittore che pensa in siciliano

Andrea Camilleri vive da decenni a Roma, ha un buen retiro in Maremma, ma scrive solo di Sicilia. Si cala nella memoria delle cose, nel nostro strano dialetto in cui chiedere si traduce omertosamente in «spiare», e poi butta giù pagine e pagine, più prolifico di Salgari. Per ravvivare la sua sicilianità ogni tanto telefona agli amici solo per parlare in dialetto: «Dicemu qualche cosa, parlami tanticchia». Ogni tanto torna nell'Agrigentino per risciacquare i panni nel mare di San Leone e per fissare nella mente altri racconti. E' un personaggio straordinario perché a 85 anni ha una produzione miracolosa, continuando a fumare come un turco, il che me lo rende ancora più simpatico.
Lunedì sera su Rai 1 hanno trasmesso il primo dei nuovi quattro episodi del commissario Montalbano con il solito immutato successo. E' curioso come abbia ancora questo filo sottile che lo lega alla sua Porto Empedocle trasformata in Vigata.
Con lui ho avuto solo due incontri, anzi più che incontri direi contatti. Una volta quando all'inizio del suo travolgente successo tenne una delle sue poche conferenze al circolo culturale «La focetta» di Agrigento, che ora mi dicono non esista più. Mi bastò mettergli il registratore sul tavolo per poter scrivere un'intera pagina. La seconda volta quando l'imprenditore di Caltanissetta Antonello Montante mi raccontò che durante la guerra suo padre prestò una bicicletta al giovanissimo Camilleri che si scapicollò dal capoluogo nisseno fino ad Agrigento per sapere se la sua famiglia ci fosse ancora. Per fortuna erano tutti vivi. E il tragitto in bici lo fece su strade devastate dalle bombe mentre gli eserciti si fronteggiavano ancora.
E dire che all'inizio Camilleri non trovava editori per i suoi libri, come ad esempio «Il birraio di Preston» che uscì dai cassetti quando lo scrittore agrigentino era da anni in testa alla top ten delle vendite. L'incontro felice avvenne con quella geniale editrice siciliana che rispondeva al nome di Elvira Sellerio, la quale in pratica lo adottò, un po' come aveva fatto con Sciascia (per la verità era stato Sciascia ad adottarla). Un giorno la Sellerio telefonò a Camilleri e gli disse: «Qui sta accadendo una cosa strana, stiamo vendendo milioni di copie dei tuoi libri». Così cominciò la favola di Camilleri, che a Roma aveva fatto il regista, lo sceneggiatore e altro, ma non riusciva a diventare uno scrittore.
Tony Zermo
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 16.3.2011
Storia di un marsigliese scritta da Stefania Nardini

Una serata dedicata a Jean-Claude Izzo, al Mediterraneo e al noir. Appuntamento, oggi, alle 17 a Palazzo Reale (nella sede del Premio Napoli), per la presentazione del libro di Stefania Nardini: "Jean-Claude Izzo. Storia di un marsigliese", edito da PerdisaPop (14 euro, 160 pagine). L'appuntamento rientra nella rassegna "Destini d'artista" della Fondazione Premio Napoli. Sarà proiettato anche il video di Andrea Camilleri, che intervistato da Brigida Corrado (anima del Festival a Castel San Giorgio), parla del mito di Izzo e del noir mediterraneo. […]
Cristina Zagaria
 
 

Il Fatto Quotidiano, 17.3.2011
Il peggio della diretta
Romanzo a immagini

Lunedì sera sono tornati su Raiuno Giuliano Ferrara e il commissario Salvo Montalbano. Il cardinal Bertone non ce ne vorrà se osserviamo che quel puritano di un poliziotto si conserva meglio del devoto direttore del “Foglio”. Ma forse non c’entra la Provvidenza, e nemmeno l’Auditel (con ascolti che per Montalbano sono stati altissimi, come sempre; e per il predicozzo di Ferrara ben più modesti, come sempre); bensì lo stile. In “Il campo del vasaio”, il nuovo film-tv interpretato da Luca Zingaretti e diretto da Alberto Sironi, abbiamo visto rimaterializzarsi alcuni equilibri del tutto inusuali nella nostra fiction corrente. Per primo, quello tra testo e traduzione scenica. Andrea Camilleri è stato un bravo regista in proprio; ma i suoi veri film sono proprio i romanzi di Montalbano, non per nulla uno dei rari casi letterari esplosi in Italia negli ultimi vent’anni, in piena era televisiva. Romanzi che nascono per diventare immagini e per dimostrarci che l’ennesima serie poliziesca ammannita dal video può volare ben oltre il fumetto.
Da qui ha origine un secondo prodigio; la serie non si misura con i modelli americani, da cui pure la nostra fiction avrebbe tanto da imparare; ma segue una sua strada, meno azione e più scrittura, meno adrenalina e più carattere, una strada a tutti gli effetti cinematografica. È come se l’anima del cinema d’autore italiano, sul punto di esalare l’ultimo respiro, si fosse rifugiata a Vigata, nelle piazze barocche, nelle spiagge smaltate, negli altopiani aridi e deserti, in quei piani lunghi e in quegli sfondi infiniti dove Montalbano, tra un’arrabbiatura e un lampo di genio, cerca il bandolo della matassa come l’ago nel pagliaio. È una Sicilia incantata, purtroppo assai diversa da quella reale; ma forte di una perfetta potenza metafisica, dove tutto resta misterioso anche quando il mistero si scioglie. Lo potremmo chiamare il fattore M. M come Montalbano ma anche come una magia a cui nessuno è estraneo. Quando Belén Rodriguez appare nei panni di una non troppo probabile dark lady, la prima sensazione è che sia iniziata la pubblicità, con lo spot della Tim. Ma poi, mentre Montalbano prova a dipanare ammazzatine mafiose e torbidi passionali, anche Belén acquista una sua verosimiglianza. Forse con la Canalis non sarebbe accaduto (anche le magie hanno un limite); ma resta il fatto che, se nulla è vero, nei casi di Montalbano tutto risulta verosimile: prova certa di qualità artistica.
Per un verso debitore di Sciascia, Camilleri lo è anche di Simenon, sebbene in chiave rovesciata. Il suo eroe è inseparabile dalle sue atmosfere, esattamente come Maigret. Ma mai atmosfere furono più diverse, anche nella resa televisiva. Maigret sguscia nell’ombra delle portinerie, nel fumo delle brasserie, nelle nebbie e nelle piogge del Nord (e nel meraviglioso bianco e nero di Gino Cervi); Montalbano smadonna e si affanna nel sole a picco del Mediterraneo, dove i colori accecano e le ombre sono più lunghe dei corpi. Come il suo collega parigino è assai goloso, ma sotto questo profilo destinato a patire più sacrifici. Nel “Campo del vasaio” niente arancini, solo alcuni, notevoli cannoli divorati insieme al medico legale, nel corso di una dotta discussione su ricotta, mandorle e cannella. Mai cadaveri furono più eccellenti.
Nanni Delbecchi
 
 

SoloLibri, 17.3.2011
Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta - Andrea Camilleri
Sellerio editore Palermo
Otto microstorie vigàtesi nella cornice scenografica dell’italico ventennio fascista.

Come recensisce tutti i libri di Camilleri pubblicati dalla casa editrice Sellerio, Salvatore Silvano Nigro, sono otto i racconti che qui fanno libro e non semplice raccolta. Non considerare raccolta queste storie, schegge impazzite dalla tastiera del pc di Camilleri, vuol dire che si procede in un continuum crono-logico narrativo e stilistico: un rutilante susseguirsi di situazioni che suscita il riso immediato e, metaforicamente, amarezza profonda. Se la metafora domina e orchestra personaggi e fatti, l’immarcescibile lingua vigàtese sbeffeggia e satireggia come un buffone a corte. Questi racconti sono forse i più corrosivi ed invidiabilmente amabili scherzi letterari che il Maestro fa agli incauti lettori, ormai pronti a subire qualsiasi sua arditezza artistica. Cesellati insieme, incastrando con arguzia le trame, certo che il romanzo potrebbe prendere corpo e incorporare le microstorie vigàtesi in una macrostoria italica. La Storia, quella Storia, che mai così contemporanea non è stata, si presenta ai nostri occhi non come mera narrazione di ciò che fu, ma trasfigurata in ciò che ne conseguì; le ideologie rappresentate attraverso i comportamenti, le psicosi degli uomini, asserviti al potere dominante e svuotati di personalità propria. Un’umanità quasi fittizia si aggira tra le ombre dell’epoca fascista e tutto viene investito da retorica baluginante e triste presagio di velleità mortificate. É l’espressionismo della violenza che deforma volti in maschere e risate crasse in ghigni. Vigàta, teatro sublimato del fascismo, è una sorta di palcoscenico ideale ed idealizzante in cui si esaltano miti e fandonie non mai sopiti. La galleria umana intride ignobiltà e millantata virilità, tra fimmine ardimentose, devote alla causa, camerati e federali e gerarchi orwelliani e garanti della fede al Capo e paventati comunisti che da congiurati, con un colpo d’ala, sono trasformati in perseguitati: pantomima e derisione. Che dire di scene alla Quentin Tarantino o che fanno il verso a certe pillicule di covviboisi; gli anni della Liberazione americana rivissuti e reinterpretati tra scocci di revorbari, giochi d’azzardo in bische clandestine, denaro in discesa libera e una rapina a regola d’arte con lupara d’ordinanza che lascia scornati i soci di un circolo. ll rischio e il pericolo di portare a conoscenza intrallazzi e tresche amorose viene da un aceddro, Il merlo parlante, che ripete le frasi compromettenti che sente. Il culto dell’italianità, espresso nella mania di italianizzare i nomi stranieri e di trasformare quelli italiani con le consonanti finali, è uno dei puntelli del Gran Circo Taddei. Trame tutto sommato semplici si complicano per scarti della sorte e, come riporta Camilleri, la voglia del complicare le cose è tutta siciliana:
Cito una bellissima frase che Moravia un giorno disse a Sciascia: "La differenza tra i milanesi e i siciliani è che i milanesi tendono a semplificare un fatto complicato. I siciliani operano all’inverso: un fatto semplicissimo tendono a complicarlo". E le complicazioni portano a sotterfugi e tradimenti.
Ironia a tinchitè, erotismo sommerso che fa capolino da tutte le parti alla maniera di Brancati, tragicomicità e surrealismo alla Pirandello sono alcuni degli ingredienti naturali che fanno da terreno di coltura per l’arte camilleriana. Un altro tassello fascista, con la sua politica demografica di incrementare le nascite, si trova ne La fine della missione; chi non può avere figli trova la soluzione a dir poco boccaccesca con pace santa della chiesa e dei mariti. Come dire il fine giustifica i mezzi. Un giro di giostra è forse il più solipsistico delle storie e una dolente riflessione esistenziale. La bruttezza fisica del protagonista è una condanna che relega alla solitudine più triste, quando una luce pare illuminare quella vita spesa vacuamente, la fine lapidaria lascia schiantati. La trovatura è veramente una trovata geniale, soprattutto nella conclusione, chi cercava non trova e viene trovato da chi non cercava. Tutto torna secondo un caso capriccioso o forse giusto? La rivelazione è una novella di beffa architettata, il comunista arraggiato riceve la grazia della rivelazione nell’apparizione di Gesù, tutta racchiusa in quella frase
”facitilo… sapiri a tutti… sgherzo fu”.
Ogni racconto contiene uno spezzone di Storia, ogni finale è esemplare e dà a ciascuno quello che ha meritato. C’è come una sorta di giustizia a seconda delle colpe, Camilleri, al pari di un novello Caronte, assegna ai personaggi la loro etterna collocazione. Aveva perfettamente ragione l’editrice Elvira Sellerio, alla quale il libro è dedicato, a dire all’autore dopo la lettura di essere tornato il Camilleri dei vecchi tempi.
Arcangela Cammalleri
 
 

18.3.2011
La scomparsa di Patò
Presentazione del film al cinema Latina di Parigi.
 
 

La Repubblica, 18.3.2011
Passaparola
Camilleri, questo sconosciuto
il suo mondo, oltre Montalbano

In "Questo mondo un po' sgualcito" Francesco de Filippo intervista lo scrittore. ne emerge un ritratto inedito, il suo sguardo sul pianeta attraverso la lente di una sterminata cultura e di un'eccezionale vitalità

Il personaggio Andrea Camilleri, non l'autore dell'arcinoto Commissario Montalbano o dei tanti romanzi che l'hanno reso uno degli scrittori più amati dagli italiani, ma quello meno conosciuto che ancora può rivelarsi una sorpresa. L'intellettuale a tutto tondo, l'uomo saggio che tutto sa e che tutto può insegnare, il " buon maestro" che, chiamato a commentare gli eventi più significativi del nostro tempo e i grandi temi che interessano la società, riesce a raccontare il suo sguardo sul pianeta attraverso la lente esclusiva di una sterminata cultura nazionale e internazionale, a comunicare i suoi pensieri e le sue convinzioni usando il filtro dell'esperienza e di un sapere eclettico accumulato in 85 anni portati con eccezionale vitalità e un'intelligenza straordinaria. Intervistato da Francesco de Filippo, Camilleri a domanda risponde e mette in campo la sua eccezionale memoria storica, con lievità, come fosse una chiacchierata tra amici, un dialogo costruttivo e senza asprezze.
Lo scrittore non parla dei suoi libri che lo hanno reso tanto popolare, e ci regala invece un inedito aspetto di sé che ne amplifica il fascino e il valore, quello del saggio che sparge esperienza in maniera semplice e diretta. Un ruolo che, pagina dopo pagina, si svela con ondivaga leggerezza attraverso una carrellata di pareri che spaziano dalla politica estera ai fatti di casa nostra, passando per innumerevoli temi d'attualità, senza tralasciare il suo amore per la scienza e per la filosofia.
L'idea di far emergere l'altro Camilleri, efficace voce critica della realtà contemporanea, è di Francesco de Filippo, giornalista e scrittore, che in Questo mondo un po' sgualcito lo ha saputo intervistare con domande tanto puntuali quanto stimolanti, materia prima per un libro che offre argomenti serissimi trattati con toni discorsivi e rilassati. Una griglia di spunti che, passando attraverso una conversazione gradevole e istruttiva, fornisce un ritratto di "questo mondo un po' sgualcito" destinato ad arricchire la coscienza di chi legge.
De Filippo, perché ha scelto Camilleri?
"Ho un'amicizia più che ventennale con lui, un rapporto cominciato verticalmente del tipo maestro-allievo. Un'asse successivamente inclinatasi su un lato, anche se mai diventerà orizzontale: è difficile avere una relazione da pari a pari con una persona capace di profonde (e rapide) analisi critiche e storiche come lui, che ha letto (imparando) migliaia di libri ed ha visto (con occhio tecnico da regista) altrettanti film. Un uomo ricco di esperienza, che ha navigato dentro il "secolo breve". Camilleri è una personalità di altissimo livello intellettuale, capace di interpretare la società e le sue dinamiche. Della quale la critica letteraria e i media mettono in risalto l'aspetto più superficiale se non ludico. Ma il pur amato e arguto commissario Montalbano nulla può contro l'apparato storico-linguistico dello Zosimo de Il Re di Girgenti e l'intreccio intelligente delle inchieste di Vigata sono divertissement a confronto della rilettura - ironica - degli anni del fascismo o di quelli post-unitari. Scomoda e non organica è la sua analisi critica della situazione politica italiana. Dunque, il libro mira a colmare una lacuna nelle numerose pubblicazioni su e intorno alla figura di Camilleri che, a mio parere, troppo indugiano sul messaggio del "vecchio saggio", del "buon maestro" e troppo indulgono agli eccessi del tabagismo, dell'alcool o del buon vivere. E a tratteggiare un ipotetico testimone da lasciare alle generazioni dei quarantenni e a quelle più giovani".
Il libro è un saggio che è un'intervista, con quale filo rosso?
"Si parte da un'analisi ampia, planetaria, per zoommare progressivamente l'attenzione sull'Italia, sui fatti di casa nostra. Le domande mirano a ottenere risposte inedite, a conoscere il pensiero dello scrittore in merito a fatti per i quali non è mai stato interpellato. E penso ne abbia cose da dire e che le abbia dette: dal conflitto israelo-palestinese a Obama con conseguente politica estera statunitense; dal ruolo della Chiesa al senso dell'arte e della filosofia nella società contemporanea. Ho ritenuto superfluo riproporre la consueta discussione intorno a Berlusconi o al berlusconismo: il suo punto di vista è chiaro ed è stato più volte espresso. E' inutile acquistare una Ferrari per fare il giro del quartiere senza mai nemmeno ingranare la seconda. Molto più interessante approfondire comunismo, Heisenberg e Duccio da Boninsegna, e mai con prosopopea ma sempre con estrema chiarezza e leggerezza. Nella convinzione che la cultura deve essere di tutti e avere, involontariamente, un approccio didattico nello stimolare la riflessione e la conoscenza.
Qual è la lezione più grande che si trae da questo libro?
"Spero di essere riuscito a disegnare l'immagine di un uomo dall'estremo rigore morale, dalla grande onestà intellettuale, quale è Camilleri. Era ed è la lezione che conosco di lui e che volevo trasmettere. Un ottantacinquenne in armonia con se stesso, curioso della vita, aperto a ogni nuova idea; un intellettuale che si sporca le mani scendendo in piazza e che continua a leggere cinque quotidiani al giorno, decine di libri all'anno e a documentarsi - studiando - prima di ogni intervento pubblico. E infine, certo, anche l'uomo-personaggio che ci ritorna dalla televisione: distaccato e spiritoso, paterno, acuto, grande fumatore...".
Silvana Mazzocchi
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 18.3.2011
La fiction. A Ragusa Ibla il set dei nuovi episodi con Michele Riondino
"Il giovane Montalbano" aspetta la fidanzata alla fermata

Ragusa - Piazza della Repubblica, cuore antico di Ragusa Ibla. Posteggiata in un angolo c'è l'inconfondibile Fiat Tipo grigio scura: tutti si aspettano di vedere la "pelata" di Luca Zingaretti invece spunta la figura esile di Michele Riondino. L'attore pugliese si muove sul set come se il ruolo del commissario di Camilleri fosse sempre stato suo: è lui il "nuovo" Montalbano, con vent'anni di meno. Il confronto con Luca Zingaretti non lo spaventa, il suo è un ruolo del tutto diverso, più fresco, più giovane.
Riondino è un Salvo Montalbano alle prime armi, che tentenna nelle sue prime indagini e mostra insicurezza nel destreggiarsi con malavitosi e delinquenti di ogni tipo. Ma il carattere è sempre quello imposto da Camilleri, sia che si tratti della fiction di Alberto Sironi, che di quella di Gian Maria Tavarelli (regista della serie tv " Paolo Borsellino").
Anche nella nuova fiction di Tavarelli, Montalbano ha una fidanzata: non si tratta della genovese Livia ma di una giovane donna di nome Mary, che nell'episodio "La prima indagine di Montalbano" briga per lui, potendo contare su autorevoli agganci al ministero dell' Interno, per farlo nominare commissario a Vigàta, dove lo accompagna per la sua seconda visita, per prendere possesso del suo nuovo ufficio. Inizia così l'avventura del commissario più amato d' talia. I primi contatti con il territorio, la ricerca della casa, i primi incontri con i colleghi che poi diventeranno suoi amici fidati come Mimì Augello e l'ispettore Fazio. Ma rispetto alla vecchia serie il "Giovane Montalbano", prodotto dalla Palomar di Carlo Degli Esposti ha operato un taglio netto col vecchio cast. Non c'è, ovviamente, Zingaretti, non ci sono né Cesare Bocci (Mimì Augello) nè Peppino Mazzotta (l'ispettore Fazio).
Appena trasferitosi a Vigàta, Montalbano che ama la costa, prende casa a Marinella (Punta Secca) a due passi dal mare, dove può nuotare liberamente. La fidanzata non vive con lui, Montalbano si sa, è un uomo che ha bisogno dei suoi spazi, ma va a trovarlo spesso a Vigàta. Ed è una scena che si ripete spesso quella della corriera che lascia Mary ai piedi del duomo di Ragusa Ibla, in pieno centro storico, dove il commissario Montalbano si fa trovare con la sua auto d'ordinanza, la Fiat Tipo, per accompagnarla nella sua casa di Marinella. Due giorni di riprese fitte fitte per Michele Riondino in piazza della Repubblica e nei giardini di Ragusa Ibla, alle prese con l'accoglienza di Mary dalla quale un commissario più rispettoso del potere e del fascino femminile (lontano da quell'adorabile bugiardo legato alla fredda Livia).
Saranno sei gli episodi del prequel: "La prima indagine di Montalbano", "Capodanno", "Ritorno alle origini", "Ferito a morte", "Il terzo segreto" e "Sette lunedì". I prossimi set saranno ambientati a Scicli e Chiaramonte Gulfi.
Federica Molè
 
 

Giornale di Sicilia, 18.3.2011
Pistorio: "Per il nuovo movimento ci vorrebbe uno come Saviano"
l braccio destro romano di Lombardo traccia l'idenkit del leader: "Dovremmo coinvolgere una figura sganciata dal propotipo meridionalista, che a volta può diventare uno stereotipo". Tentativi anche per Andrea Camilleri

Palermo. L’appuntamento è fissato per domani alle 10,30 all’Albergo delle Povere a Palermo. Lì Lombardo scioglierà l’Mpa e aprirà la fase costituente del nuovo partito «che si concluderà entro fine aprile». Il presidente sta provando a coinvolgere nel suo progetto alcuni intellettuali siciliani. Uno potrebbe essere Giuseppe «Uccio» Barone, ordinario di storia contemporanea presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Catania, della quale è anche preside.
Un altro potrebbe essere il filosofo Pietro Barcellona. Entrambi provengono dalla sinistra. Contatti che il presidente sta curando personalmente: «Mi piacerebbe che al vertice del nuovo partito non ci fosse un politico» ripete da giorni. Lombardo aveva provato a sollecitare Andrea Camilleri. Ieri il suo braccio destro romano, Giovanni Pistorio, ha detto che a lui piacerebbe coinvolgere Roberto Saviano: «Secondo me Lombardo dovrebbe coinvolgere una figura sganciata dal prototipo meridionalista, che a volte può diventare uno stereotipo. Serve uno che metta i piedi nel piatto: penso a qualcuno come Saviano. Se potessi cercherei di coinvolgere anche il professore Gianfranco Viesti». Ma per Lombardo «Pistorio ha espresso un suo desiderio, come poteva esserlo Camilleri».
Giacinto Pipitone
 
 

Terra di Cinema
Tremblay (Francia)
La scomparsa di Pato
de Rocco Mortelliti
Attori: Neri Marcorè, Nino Frassica, Maurizio Casagrande, Flavio Bucci
Vigata 1890, Vendredi Saint. Sur la place du village, on met en scène le "Mortorio" c'est à dire, la passion du Christ., dans laquelle le directeur de la banque locale de Trinacria, Antonio Pato interprète le rôle de Judas.
La représentation se termine par la pendaison de Judas-Pato. Celui-ci disparait et on ne retrouve rien de lui.
Le film est adapté d'un roman d'Andrea Camilleri
Samedi 19 mars: 20h45
Lundi 21 mars: 21h
 
 

Auditorium Parco della Musica, 19.3.2011
Sala Sinopoli ore 21
"Dilli che venghino!!!"
Coro dei Minatori di Santa Fiora & Friends
con la partecipazione di
Andrea Camilleri (videomessaggio registrato), Laura Morante. Simone Cristicchi, Alessandro Mannarino, Ambrogio Sparagna, Quartetto Euphoria, Rossoantico, Kocani Orkestar, Solis String Quartet, 3 minatori cileni sopravvissuti al crollo dell'agosto 2010

Il concerto del Coro dei Minatori di Santa Fiora è una vera e propria festa che animerà la Sala Sinopoli con ritmiche incalzanti e coinvolgenti e anche momenti di intensa emozione, poesia e commozione, grazie alla miracolosa energia di un gruppo composto da 18 persone (tra cui due ultra-ottuagenari, con voci, fiati, chitarre, fisarmonica e percussioni). La formazione amiatina ha oltre 50 anni di storia. Il gruppo cantava per diletto, nelle cantine dei borghi dell’Amiata, fino a quando nel 2008 in una di queste cantine avvenne l’incontro con Antonio Pascuzzo, musicista e produttore. A lui si deve la parabola del Coro e il fortunato sodalizio con Simone Cristicchi. Gli ultimi due anni sono stati un’incredibile cavalcata, dall’Auditorium Parco della Musica, al Teatro degli Arcimboldi di Milano, ai più importanti palchi d’Italia, fino al Festival di Sanremo, il Primo Maggio a San Giovanni, la notte della taranta e altri 150 concerti nei più importanti festival e teatri.
 
 

Giornale di Brescia, 19.3.2011
Camilleri
Capriole d'ipocrisia nel «grande circo» della vita
Grande Circo Taddei, Andrea Camilleri, Sellerio, 327 pagine, 14 euro

Il cavalier Erlando faceva il domatore, la moglie Alinda la presentatrice, Beniamino era il clown e Oreste l'autista. Un cavallo, un leone spelacchiato e tre figlie Jana, Jona e Juna, tanto affamate quanto sveglie. Eccolo il Grande Circo Taddeis. Ma quella esse finale dava al nome un sapore esotico e «So cillenza Benito Mussolini» aveva severamente vietato l'uso di nomi stranieri. Così un podestà più solerte di altri impone la conversione italiana dell'insolito patronimico. Presto fatto: una pezza nera apposta sul cartellone consunto e la esse non c'è più.
Non a caso questo episodio dà il titolo alla raccolta, perché sintetizza un'intero microcosmo, quello della Vigàta raccontata da Andrea Camilleri. L'epoca è quella a cavallo tra il Fascismo e la Liberazione, con un solo accenno alla guerra. E in quel contesto di conclamati «grandi ideali» accompagnati da ipocrisie di dimensioni non inferiori, si muovono i personaggi creati dalla fervida fantasia dell'autore. Tanina Buccè, «capa delle fìmmine fasciste», intravede congiure comuniste tra le lenzuola delle sue camerate. Amedeo Lozito per salvare una biondina, consegna un mafioso come regalo di Natale ai carabinieri. Ninuzzo, per far contenta sua madre, sceglie la moglie su misura e non vuole credere alla «spiàta» del merlo parlante che lo mette in guardia sulla fedeltà della consorte. L'avvocato Totino Mascarà, bello e casto, è disponibile solo per compiere «buone azioni» ed aiutare le coppie che non possono aderire all'appello del Duce di fare figli per la Patria. Il prof. Nito Cirrincione, solo e introverso, viene travolto dall'inaspettato amore d'una sua allieva. La maga Arsenia indovina per caso i numeri del lotto. E Luigi Prestìa, comunista «arraggiato», si fa eremita perché crede che gli sia apparso Gesù.
La raccolta unisce otto romanzi-bonsai, opere in miniatura costruite secondo una meccanica mirabile: otto storie, ciascuna composta da quattro capitoli, dove i personaggi entrano in scena, si agitano seguendo finalità proprie e infine, cadono nella trappola del destino che ribalta ogni intenzione.
Pare di vederlo, l'autore, squadernare le 32 tavole e mettersi a «cuntare» le sue storie, con il sorriso sornione di chi la sa lunga. E sa anche che la commedia umana risponde inesorabilmente ad alcune regole: chi vede complotti e congiure finisce per esserne vittima, chi pensa di poter aggiustare ogni cosa sulle sue dita rimarrà scornato. E in quei tempi di proclamate virtù - che non poco assomigliano ai nostri - spicca l'abilità tutta italiana di piegare le grandi dichiarazioni universali e di principio al personalissimo, meschino e talvolta inconfessabile tornaconto.
Divertente e agrodolce, è il sapore che lascia, quando passa, il carretto siciliano del Camilleri cantastorie.
Claudio Baroni
 
 

La Nuova Sardegna, 19.3.2011
Andrea Camilleri scrittore archeologo in cerca di storie

Si chiamano paratesti quei corredi retorici, dalla copertina al titolo, dal risvolto all’epigrafe in quarta, al corredo fotografico, con cui ogni libro cerca di uscire da se stesso per raccontare la sua storia. Conviene perciò partire dalle immagini incastonate con numeri romani (da I a XVI) nella storia della Moneta di Akragas (Skira, pagine 118) specialissimo e sorprendente romanzo archeologico con cui Andrea Cammilleri, cerca di sottrarsi, senza rinnegarsi però, alle insidie barocche della sua invenzione letteraria. È proprio dal confronto delle illustrazioni che si libera una chimica della narrazione immaginaria, dalla quale il testo sembra essere generato senza che se ne veda il nesso di causa ed effetto: da una parte la Sicilia archeologica del V secolo a.C., rappresentata dalle gouache settecentesche di Jean-Pierre-Laurent Houël, così finemente colorate, e dall’altra la Sicilia storica del Novecento rappresentata dalle immagini in bianco e nero, ricchissime di tutte le sfumature del grigio d’epoca, che fotografano il terremoto di Messina. Già! Si tratta pur sempre di rovine: rovine antiche e rovine moderne, Il tempio di Giove Olimpico di Agrigento e la Prefettura distrutta di Messina, così irriducibili fra loro, tanto incantevoli ci appaiono oggi gli acquarelli di Houël quanto ancora sono capaci di riverberare turbamento civile le immagini del terremoto del 1908.
C’è però un’altra immagine, in due fotografie, completamente fuori sequenza nelle due serie contrapposte, che funziona come la mossa del cavallo in una partita a scacchi: spiazzante. Dice la didascalia portandoci al punto di partenza, al titolo appunto: «Moneta di Akragas, 407-406 a.C., recto e verso». Una moneta davvero minuscola del peso di 1,74 grammi e del diametro di 13 millimetri, conservata al British Museum di Londra che come succede agli oggetti magici studiati da Vladimir Propp nelle fiabe russe, come un motore immobile fa muovere tutti i protagonisti, veri e inventati, verso i destini segnati dai passaggi cruciali del racconto di Camilleri.
Comincia con la storia del mercenario Kalebas intento a trovare una via di fuga per scampare alla furia dei carteginesi che hanno raso al suolo Akragas, portando con se un sacchetto con la sua ultima paga: «Sono monete appositamente coniate, da un lato c’è un’aquila ad ali aperte e una lepre, dall’altro un granchio e un pesce». Attraverso il reticolo di ipogei riesce a sottrarsi ai nemici ma non al morso fatale di una vipera. Sopravvivono invece le monete. Una anzi, per la storia. Due nel romanzo, leggermente diverse fra loro. Quella inventata viene regalata all’ammiraglio Litvinov, quello vero, che con le sue navi ha prestato soccorso ai terremotati di Messina, dal marito di una scampata riconoscente. Ne farà dono allo zar Nicola. L’altra, quella del British, arriverà nelle mani di un dottore di campagna, regalo di un suo paziente resuscitato, per essere poi donata a Vittorio Emanuele III, alla fine di un tortuosissimo e avvincente percorso con tanto di morti ammazzati, indagini poliziesche, arresti ed ergastoli, rivelazioni giornalistiche e grazia finale per motu proprio del re. E il dottore potrà vantare per la sua generosità la nomina a Grande ufficiale. Non manca l’agnizione finale, sublime e imprevedibile come solo nei grandi romanzi d’appendice. Perché anche la moneta, si scoprirà, è un personaggio dotato di una sua nascosta forza di volontà.  Assuefatti dagli apparati dei Meridiani, che hanno fatto entrare nel pantheon dei classici le narrazioni di Camilleri, con il peso delle citazioni incrociate, diventa difficile evitare di cadere nelle insidie di una lettura colta. Come succede con l’immensa narrazione di Georges Simenon, dove l’accumulazione di storie sembra generata da un unico romanzo a priori, anche nel profondo dell’immaginazione di Camilleri si può pensare esista un deposito borgesiano di tutte le storie possibili. Da cui, sollecitati dall’aria del tempo, emergono racconti e romanzi, storie e narrazioni che si inseguono all’infinito. Ma per mettere un segno, seppure instabile, in questo universo continuamente in movimento ci piace esprimere una preferenza per il Camilleri scrittore di «romanzi storici e civili». Come La moneta di Akragas, il primo nome greco di Agrigento.
Pasquale Chessa
 
 

La Nuova Sardegna, 19.3.2011
Biografia della nazione scritta da Vigàta

Pubblicata poche settimane dopo «La moneta di Akragas», la raccolta di racconti «Il gran circo Taddei» (Sellerio, 325 pagine, 14 euro) è in vetta alle classifiche di vendita. Andrea Camilleri firma otto storie tanto perfette e compiute da costituire ciascuna un breve romanzo. Ci sono i personaggi della Vigàta di ogni tempo, l’inventario di una Sicilia dalle inesauribili sfaccettature: avvocati brillanti, chiromanti improvvisate, contadini e studentesse, preti e federali, comunisti sfegatati, donne risolute, un repertorio che suscita il sorriso o la pietà, e sempre un forte coinvolgimento. In queste storie, però, c’è anche un elemento fiabesco, mitico, un improvviso scarto dalla narrazione che ritorna insistente. È una traccia sotterranea che si mescola con il momento storico che è sempre ben definito, al punto che sin dalle prime righe di ogni storia la narrazione viene incastonata in una data precisa, la fine dell’Ottocento, l’alba del 1900, ma più spesso gli anni del fascismo, dello sbarco, del dopoguerra. Quasi sempre è l’ironia, la burla a dominare, o il gallismo brancatiano, oppure l’umanità solidale che non manca mai nelle storie di Camilleri che in quella «piazza della memoria» che è Vigàta, attinge a storie vere o verosimili depositate fra i suoi ricordi, per reinventarle e raccontarle con la sua capacità affabulatoria.
Ma di Camilleri è appena uscito anche un libro intervista: «Questo mondo è un po’ sgualcito» (Edizioni Infinito, 130 pagine, 12 euro). «La verità è che c’è la volontà di tenere basso il livello della cultura degli italiani, perché la cultura è pericolosa»: questa l’affermazione dello scrittore siciliano che potrebbe essere messa ad epigrafe di tutte quelle che si potrebbero estrarre da questo succoso libretto, in cui un giornalista e scrittore come Francesco De Filippo intervista il padre del commissario Montalbano su temi che non hanno a che fare con i suoi fortunati libri, ma lo provocano sui temi più vari di vita e sapere, per farci scoprire come, a 85 anni, quest’uomo abbia ancora tanto da dire per aiutarci a capire dove viviamo e dove andiamo. Con i proventi di questo libro, Camilleri, De Filippo e la casa editrice contribuiscono alla costruzione di un ospedale a Bilogo, nel Burkina Faso.
E poi, per chi ben conosce spirito, curiosità e onestà intellettuale del suo Salvo Montalbano, tra indagini e vita privata, non può essere una sorpresa la passione intellettuale, civile, la voglia di capire e informarsi, il non smettere mai di ragionare di Camilleri. Lo scrittore appare qui come un grande Saggio, depositario di una capacità di utilizzare il suo grande patrimonio di esperienza e di cultura parlando a cuore aperto di tutto. Questo grazie all’atteggiamento di De Filippo, che si avvicina a lui come a un Maestro, memoria storica del Paese e, per certi versi e grazie alla sua popolarità, per molti Padre morale di quest’Italia tanto più sgualcita e strapazzata del resto del mondo.
Il volume-intervista è diviso in quattro parti che vanno via via, partendo da discorsi umanistici e sociali generali, a focalizzarsi prima sull’Europa e poi sul nostro paese con tutti i suoi difetti o e pregi, per finire con discorsi culturali sulla lettura, l’industria, i best seller, ma soprattutto una conclusione a sorpresa sul Principio di indeterminazione di Heisenberg, uno dei padri della fisica moderna, dei Quanti, un uomo che ha cambiato, per Camilleri, il nostro modo di riflettere sul mondo.
Paolo Coretti
 
 

ttL - La Stampa, 19.3.2011
Camilleri. Otto racconti per minare il superomismo e la probità femminile
Il fascismo è una macchietta a Vigàta
"Gran Circo Taddei": nella provincia remota dove il Duce arriva solo attraverso gli altoparlanti
Gianni Bonina
 
 

L’Opinione, 19.3.2011
Montalbano regala il pieno d'ascolti agli spot

Dopo tanta attesa, lunedì scorso su Rai Uno è tornato il commissario Montalbano con le sue nuove indagini. Nessuna sorpresa per gli addetti ai lavori: il primo episodio della nuova serie ha catalizzato l’attenzione di oltre 9 milioni e mezzo di telespettatori, facendo salire lo share ad oltre il 32%.
Ottime notizie anche per i “fortunati” brand che sono riusciti ad aggiudicarsi gli spazi pubblicitari, andati in onda all’interno dei tre intervalli. Oltre a raggiungere una buona visibilità in termini quantitativi, (gli ascolti non sono mai scesi sotto i 7 milioni di telespettatori), gli spot, dedicati in prevalenza al mondo delle quattroruote e alle promozioni telefoniche, hanno catturato l’attenzione del loro target prediletto: adulti di entrambi i sessi, di estrazione sociale, economica e culturale eterogena.
Il primo commercial a scendere in campo è stato quello della pasta Mutti: 9.477.000 i fedeli del commissario Montalbano e di Luca Zingaretti che sono rimasti sintonizzati su Rai Uno alle 21.49. Passa solo un minuto ed ecco susseguirsi sul piccolo schermo le pubblicità della Hyundai e di Vodafone.
A fare da protagonista al nuovo spot dedicato alle offerte internet, ancora il capitano giallorosso Francesco Totti e la moglie Ilary Blasi. In questo caso l’ascolto medio ha superato il tetto degli 8 milioni e 200mila spettatori. Ha superato la soglia degli 8 milioni e 200mila telespettatori, invece, l’ultimo “minuto spot” del primo break, andato in onda alle 21.52. Ad intrattenere gli oltre 8 milioni e 300mila telespettatori, la nuova pubblicità delle Vigorsol Air Action, le merendine Kinder Pane cioc e la reclame sui mutui on line. Più che buoni anche gli ascolti incassati dai promo dei programmi Rai: 8.770.000 la platea media che alle 21.53, in attesa della ripresa delle indagini di Montalbano, ha guardato le anteprime delle serie Rai “Cugino e cugino” e di “Un medico in famiglia” mentre alle 22.19 sono stati 8.400.000 i telespettatori che hanno seguito i promo di “Porta a porta” e di “Il commissario Manara 2”. Ascolti da record anche nel secondo intervallo pubblicitario. Anche in questo caso, le reclame si sono concentrate sulle compagnie di telecomunicazioni e sulle automobili, non trascurando però i prodotti per la casa e le creme di bellezza.
Alle 22.16 è stata la volta degli spot delle caramelle Tic Tac, del Viakal e del Gran Ragù Star mentre alle 22.17 hanno fatto capolino su Rai Uno le pubblicità di Infostrada con Fiorello, Somatoline e l’ultima campagna Enel dedicata alle nuove tecnologie. A chiudere il secondo intervallo, con una media di 8 milioni di spettatori, i commercial della Opel Astra e Mastro Lindo.
Nel terzo break, invece, il “minuto spot” più seguito della puntata. Alle 22.39 sono stati più di 8 milioni e mezzo i fan di Camilleri che si sono lasciati intrattenere dalle pubblicità della Hyundai e dalle promozioni Wind, ancora una volta affidate al trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo.
Che il secondo episodio del commissario Montalbano sarà un altro successo non c’è dubbio, rimane solo la sorpresa di vedere quali saranno i prossimi spot fortunati.
Chiara Vizzini
 
 

Ondaiblea, 19.3.2011
Lunedì su Rai Uno l’episodio del Commissario Montalbano girato a Scoglitti

Vittoria – Andrà in onda lunedì sera, su Rai Uno, l’episodio della serie Il commissario Montalbano intitolato “La danza del gabbiano”, girato a Scoglitti.
“Non posso che essere orgoglioso del fatto che sia stata selezionata Scoglitti come location per una puntata della famosa fiction televisiva – dichiara l’assessore al Turismo, Luciano D’Amico – e sono certo che questa scelta si tradurrà in un ritorno d’immagine e in un ottimo veicolo di promozione turistica per il nostro territorio. Grazie al commissario di polizia uscito dalla penna di Andrea Camilleri, il mare e le spiagge di Scoglitti saranno famosi in tutt’Italia, e mi piace pensare che in molti sceglieranno di trascorrere qui le loro vacanze estive. Non è la prima volta che la nostra città ospita set cinematografici e televisivi; era già accaduto in diverse altre occasioni, a testimonianza della bellezza e del fascino dei nostri luoghi”.
 
 

La Sicilia, 19.3.2011
Montalbano in Tribunale
Il Palazzo di città diventa Palazzo di giustizia per le riprese dei nuovi episodi della fiction

Comiso.Il Palazzo municipale trasformato in Palazzo di giustizia. Il set del Commissario Montalbano è tornato a Comiso. La cittadina ipparina, già set nel 2006, nell'episodio intitolato "Gli arancini di Montalbano", ha ospitato ieri la troupe della Palomar Spa che ha girato alcune scene di uno dei sei nuovi episodi de "Il giovane Montalbano", per la regia di Gianluca Tavarelli, prodotto dalla Rai, con Michele Riondino nei panni del poliziotto creato da Andrea Camilleri, e Valentina D'Agostino tra le protagoniste dell'episodio girato ieri mattina sulla scalinata del Municipio e sul sagrato della Chiesa Madre. Insieme ai protagonisti, una stuolo di comparse iblee, tra i quali i comisani Mario Incardona, Tina Coltello, Rosario Guastella ed Enza Vedda. "Il giovane Montalbano" nasce da un'idea dello stesso Camilleri e, com'è intuitivo, ritorna indietro nel tempo, lasciando il commissario ormai maturo impersonato da Luca Zingaretti, per seguire gli inizi della sua carriera e i primi casi.
"In questa nuova serie di film Tv - ha detto Pasquale Spadola, location manager della Palomar Spa e direttore della Fondazione Film Commission Ragusa nel corso della conferenza stampa in Municipio seguita dopo le riprese, presente il sindaco Giuseppe Alfano e l'assessore Dante Di Trapani - Montalbano, non ancora commissario ma soltanto vice, si muove comunque negli stessi luoghi e gli ruotano attorno gli stesso i medesimi personaggi, ma anch'essi ovviamente più giovani - dal fido Mimì a Fazio e Catarella - che tutti abbiamo imparato a conoscere. Ci auguriamo che questi nuovi episodi abbiamo lo stesso successo dei precedenti". Riondino interpreta un Montalbano sanguigno e pratico, immerso nella sua sicilianità e ricco di dettagli. Le riprese sono iniziate lo scorso febbraio, a Sperlinga, per poi continuare a Ragusa, Santa Croce e Comiso. La troupe della Palomar resterà nel Ragusano ancora qualche settimana, poi ad aprile saranno girate in un teatro di posa di Roma le scene degli interni del commissariato. La lavorazione dovrebbe terminare ad agosto. " Spadola ha altresì posto l'accento sul ruolo di Film Commission Ragusa, tra i cui soci fondatori della Fondazione vi è, insieme a molti comuni iblei, anche quello di Comiso. "Film Commission Ragusa nasce dall'esigenza - ha concluso Spadola - di spingere il cinema ad occuparsi di una fascia di territorio che è un set naturale nel quale sono stati girati molti film. Purtroppo Film Commission Ragusa è piuttosto trascurata dalla Regione e da Cine Sicilia che privilegia, forse per motivi politici, altre zone della Sicilia". Il sindaco Alfano, dopo aver ricordato i "precedenti" cinematografici di Comiso, ha posto l'accento sulla valenza promozionale per il territorio. "Comiso e il suo centro storico - ha detto - si prestano a diventare set cinematografico sia per la bellezza degli scorci che possono cogliersi sia perché qui è ancora possibile trovare una Sicilia genuina e non costruita in studio".
Antonello Lauretta
 
 

Gazzetta del Sud, 19.3.2011
Ciak si gira Tanti curiosi in piazza Fonte Diana
Delusi perché non c’è Zingaretti e attirati dalle comparse

Comiso. Folla di curiosi in piazza Fonte Diana dove ieri mattina è sbarcata la troupe del «Commissario Montalbano» per girare alcune scene del primo dei sei episodi intitolati «Il giovane Montalbano» e diretti per la Rai da Gianluca Tavarelli.
Le riprese sono state effettuate sul sagrato della Chiesa di Santa Maria delle Stelle e sulla scalinata del municipio, trasformato per l'occasione in palazzo di Giustizia. Chi si aspettava di vedere all'opera Luca Zingaretti, però, è rimasto deluso: il ruolo di Montalbano appena entrato in Polizia è stato affidato infatti a Michele Riondino e anche gli altri personaggi, come Fazio, il commissario Mimì Augello e Catarella, sono interpretati da attori diversi da quelli soliti.
In compenso nelle riprese sono state utilizzate parecchie comparse locali, il che ha accresciuto l'interesse dei curiosi.
Dopo Comiso la troupe si trasferirà a Roma per ritornare in Sicilia a maggio. Altre scene della stessa serie sono state girate nei giorni scorsi a Ragusa Ibla, Sperlinga e Santa Croce Camerina. Le riprese de «Il giovane Montalbano» che andrà in onda il prossimo autunno dovrebbero terminare ad agosto.
Non è la prima volta che Comiso viene scelta come location della fiction tratta dai popolari romanzi di Andrea Camilleri. Qualche anno fa vi furono girate alcune riprese dell'episodio «Gli arancini di Montalbano».
«Non escludiamo di potere tornare qui in un prossimo futuro – ha spiegato il manager della Palomar spa, Pasquale Spadola –. Comiso possiede tanti angoli caratteristici e palazzi di notevole interesse che vanno valorizzati».
Antonio Brancato
 
 

Vivere, 19.3.2011
L'agorà di Roy
Il trombettista Paci e la piazza virtuale di Facebook: "Sul social network lancio appelli, mi confronto su politica e società"

[...]
«Attraverso internet, noi di Etnagigante (la sua casa di produzione, ndr) abbiamo portato avanti tante battaglie, una delle prime credo sia stata quella contro le trivellazioni nel Val di Noto...».
Non tutti sanno che lei è stato il primo a sollevare questo problema. Solo dopo, su sua sollecitazione, si è mosso Andrea Camilleri...
«Sì, è vero. Ritenevo che queste trivellazioni fossero uno scempio, perpetrato ai danni di una delle zone più belle della Sicilia. Il Maestro Camilleri ci ha appoggiati, e da lì è iniziata la battaglia contro questi petrolieri texani. Che ha registrato un lieto fine, anche se temporaneo».
[...]
Maddalena Bonaccorso
 
 

Corriere della Sera, 20.3.2011
L’intervista
Camilleri continua a scrivere. Nuove storie sono già pronte. Se questi sono i risultati non lo lascerò La riforma della giustizia? Non sarebbe d'accordo. Come gran parte degli italiani se qualcuno gliela spiegasse
«Montalbano piace perché non ha prezzo»
Zingaretti: gli uomini lo copiano, le donne lo vorrebbero vicino

Milano - Quella casetta in riva al mare, terrazza vista orizzonte proprio come quella di Salvo, è stata il suo rifugio segreto di tante estati. Ma da quando Montalbano è diventato una star, Luca Zingaretti ha dovuto rinunciarvi. Come potersi tuffare in quelle acque trasparenti senza il memento delle furiose nuotate del commissario? Come cenare al chiaro di luna senza il pensiero che il telefono squillerà nel bel mezzo di una pasta alla Norma? «Già, l'identificazione sarebbe davvero troppa. Per me e per gli ormai tantissimi turisti che quei luoghi meravigliosi hanno scoperto proprio grazie alla nostra fiction», ridacchia l'attore, in questi giorni in tournée con il suo spettacolo, La sirena, da Tomasi di Lampedusa.
Per fortuna di lunedì i teatri sono chiusi. Domani sera anche lei potrà vedersi in santa pace il secondo episodio, «La danza del gabbiano», che si apre con la sparizione dell'ispettore Fazio. Un bel colpo di scena. Se andrà come l'altra volta... Quasi 10 milioni di spettatori, la serata più vista dopo Sanremo. Qual è il segreto di tanto successo?
«Non dare mai niente per scontato. Il problema di Montalbano è che deve reggere il confronto con se stesso. E quindi fare risultati sempre migliori. Lo frequento ormai da 12 anni, ma sempre per libera scelta. Ogni volta decidendo, come del resto tutto il cast, se rinnovare o no il contratto. Si torna sul set solo se siamo convinti, se l'entusiasmo per la nuova avventura è intatto. Come le coppie senza vincoli, che si scelgono ogni giorno».
Montalbano ha fatto la fortuna non solo della fiction ma di un'intera zona. L'immaginaria Vigàta di Camilleri assembla pezzi di Ragusa, Ibla, Scicli, Donnalucata...
«Luoghi prima poco noti, ora fin troppo invasi da turisti in pellegrinaggio alla casa del commissario. Per fortuna la gente del posto è rimasta semplice e ospitale come in un film anni 50. Per loro io sono solo Luca, un amico».
Ma perché Montalbano piace tanto? Anzi, perché piace sempre di più?
«Perché risponde a una voglia di eticità molto più diffusa di quanto si creda. Mentre destra e sinistra passano il tempo a tirarti per la giacchetta, lui mantiene il suo baricentro. Agisce sempre secondo coscienza, controcorrente, a costo di pagare di persona, di non fare carriera. Un uomo all'antica: gli uomini vorrebbero somigliargli, le donne averlo vicino. In un mondo dove tutto ha un prezzo, lui è senza cartellino».
Il primo episodio, «Il campo del vasaio», comincia con un incubo: la visione di un Parlamento popolato di mafiosi.
«Incubo realistico in tempi di prolasso della legalità. Nel film di Martone, Noi credevamo, il personaggio che interpreto, Francesco Crispi, è un antesignano di quella mala politica oggi imperante. Per fortuna, girando l'Italia con il mio spettacolo e parlando con la gente, mi sono reso conto che il Paese reale è molto meglio».
A proposito, che direbbe Montalbano del disegno di legge per la riforma della giustizia?
«Non sarebbe d'accordo. Come non lo sarebbero gran parte degli italiani se qualcuno gliela spiegasse. La giustizia va riformata certo, ma per renderla più agibile ai cittadini, non ai malfattori. Le leggi che si stanno preparando mi pare vadano in quella direzione».
Il commissario però a sua volta è un po' disinvolto con la legge. Quando gli serve scavalca regole, dribbla magistrati...
«Solo perché può far conto su una sua etica interiore fortissima. Mi piace quel suo tratto. Sono un moralista anch'io. Un termine oggi da rivalutare».
E se il commissario incontrasse Ilda Boccassini?
«La inviterebbe a bere un bel bicchiere di vino bianco nella sua veranda. Come tra vecchi amici».
A proposito di donne, come se la passa Salvo?
«Con Livia è un amore a distanza, con Ingrid un'amicizia amorosa... Poi ci sono le altre. Le donne sono le sue vere amiche. Da vero gentiluomo del Sud, Salvo ha gran rispetto per loro».
Non si fa indurre in tentazione nemmeno da Belén. Com'è stato lavorare con lei?
«Una piacevole sorpresa. È bella e divertente. Una perfetta dark lady. Doveva essere una che quando entra in commissariato fa svenire gli agenti. Ha dato il suo meglio».
E il suo rapporto con l'autore? Quanto interviene Camilleri sul personaggio?
«Siamo affettuosamente vicini. Camilleri partecipa alla sceneggiatura, ma sul set di Alberto Sironi non ha mai interferito. Il mio Montalbano è più giovane rispetto a quello dei romanzi, ultrasessantenne. E questo cambia un po' le cose. Non il fatto di essere goloso. Io purtroppo sono un pessimo cuoco, ma un ottimo commensale».
Aveva detto: basta Montalbano. Per fortuna ci ha ripensato. E domani: ancora Montalbano?
«Camilleri continua a scrivere. Nuove storie sono già pronte. Se questi sono i risultati, direi di sì».
Giuseppina Manin
 
 
Il produttore Degli Esposti
«Fiction costosa che però alla fine rende»

«Ringrazio Del Noce che ha creduto in questa fiction e dedico il successo di Montalbano a un amico scomparso, Carlo Bixio». Carlo Degli Esposti, produttore della Palomar, esulta. «La conferma che il coraggio premia e che il servizio pubblico fa il suo mestiere sostenendo un prodotto "costoso" come questo, che però alla fine, considerati i passaggi tv, le vendite all' estero e i dvd, si rivela il più "economico". Un po' come è stato per Noi credevamo di Martone, prodotto con Rai cinema. La sua crescita costante fa sì che oggi sia in classifica tra i film italiani più visti. E presto arriverà in tv».
(g.ma.)
 
 

TvBlog.it, 21.3.2011
Angelo Russo, ovvero Catarella: "Non ho letto neanche un libro sul Commissario Montalbano"

Angelo Russo è il bravo attore che interpreta Catarella, il poliziotto centralinista esperto di “informaticcia” del commissario di Vigata. E Russo intervistato da Telesette (nr. 12 pag.8) racconta come è arrivato a essere uno dei personaggi più amati della serie Il Commissario Montalbano (stasera su RaiUno in prima serata con il nuovo episodio La danza del gabbiano). Tra l’altro su Facebook ha già un suo fanclub.
Racconta Russo, in maniera assolutamente disincantata, che per preparare il personaggio di Catarella non ha mai letto un libro di Camilleri sulla saga del Commissario Montalbano:
”Ogni volta, alla fine delle riprese, mi regalano i quattro romanzi che abbiamo messo in scena, per invitarmi a farlo. Ma il personaggio mi è venuto d’istinto. Camilleri mi ha fatto personalmente i complimenti per aver messo in scena proprio quello che lui aveva in mente.”
Ma come arriva Angelo Russo a Catarella, allora? Il segreto è presto detto: lunghi anni di lavoro in teatro, è siciliano (abita a Ragusa alta nei pressi di Punta Secca, uno dei set) e sopratutto è un comico di talento. Spiega che Catarella nasce non solo dalla sua esperienza ma anche dal mix di alcuni suoi personaggi, essendo lui comico imitatore, quali Franco Franchi e Nino Terzi cabarettista che aveva l’abilità di parlare in maniera un po’ ansimata, alla Catarella. La voce quasi in falsetto, invece è un tocco di colore del tutto personale.
Eccome come racconta il provino che poi l’ha consacrato nel ruolo dell’agente di polizia più amato dopo Montalbano:
”Durante il provino ho fatto vedere come sbatto la porta quando entro nell’ufficio di Montalbano. Ridevano tutti come matti e la parte mi è stata assegnata. A volte regala indizi preziosi a Montalbano. “Vero Catarè” esclama il commissario che ha una considerazione speciale per lui.”
Marina
 
 

Il Nord, 21.3.2011
Il profumo di Sicilia dallo schermo della tv al salotto di casa.

Finalmente è tornato. Con il suo caratteraccio irascibile, i colpi di testa, la cocciutaggine. Ma soprattutto con i suoi pranzi in riva al mare che hanno fatto venire a tutti “pittito”, le sue sfuriate con l’impareggiabile Catarella, i suoi tentativi di portare sulla giusta via Mimì, gli infiniti dialoghi con Fazio. Gli appassionati avranno già capito: sto parlando del “Commissario Montalbano” che da lunedì 14 marzo è tornato in prima serata su Rai 1. E da ritorno tanto atteso da molti ha fatto il record di ascolti: solo nella prima puntata “Il campo del vasaio” erano 9,5 miglioni gli italiani che hanno seguito Luca Zingaretti nei panni dell’amato commissario siciliano.
Inutile dire che parte del successo di questa serie Tv è da attribuire all’infinita maestria con cui Camilleri compone i suoi racconti.
Ma molti meriti vanno anche a un cast eccezzionale. A partire dal protagonista Luca Zingaretti, bravissimo nel non far rimpiangere neanche per un momento il Montalbano dei libri. E Cesare Bocci, che interpreta Mimì Augello, perfetto sciupafemmine, Peppino Mazzotta uno scrupolosissimo Fazio, Angelo Russo che sembra nato per fare la parte di Catarella. E poi il profumo del mare, del vento, dei polipetti pare attraversare lo schermo per arrivare fino al divano di casa.
Questa sera andrà in onda l’episodio “La danza del gabbiano”.
Montalbano si ritrova ad investigare sulla scomparsa di Fazio che nessuno riesce a rintracciare.
Il commissario intuisce che il motivo della sua scomparsa può essere spiegato solamente con la scelta dell’agente di indagare da solo su un caso.
Montalbano decide così di ripercorrere le più recenti tracce di Fazio: è stato visto per l’ultima volta al molo, aveva appuntamento con un vecchio compagno di scuola, un ex ballerino finito nei guai. Qualcuno poi l’ha notato in campagna, in una zona disseminata di pozzi artesiani, forse un cimitero di mafia. In effetti un primo cadavere affiora. E Montalbano è sempre più preoccupato per la vita dell’amico.
Per chi non vuole rinunciare a sorridere, appassionarsi e respirare un po’ del profumo della terra siciliana, l’appuntamento è per stasera su Rai 1 alle 21.10.
Anna Guainazzi
 
 

Il Messaggero, 22.3.2011
Sussurri e grida
Montalbano, ritorno con passione

Non finirò mai di esprimere gratitudine ad Andrea Camilleri per aver inventato, anni fa, quel meraviglioso personaggio che è il Commissario Montalbano. Confesso non solo di aver letto le storie di Montalbano nei libri di Camilleri ma di aver seguito le puntate quando sono andate in onda in televisione, di aver poi comprato i DVD e di essermi rivisto in vacanza le stesse puntate. Ed ora, da lunedì 14 marzo, ecco tornare Montalbano - Zingaretti con nuove storie, certamente d’effetto e piacevoli. Non a caso il ritorno di Montalbano ha segnato un 32% di share e 9 milioni di spettatori di media. Credo siano solo quattro le storie nuove e dobbiamo perciò sperare che Andrea Camilleri, ultraottantenne ne scriva ancora e che Zingaretti abbia sempre voglia di interpretarle. Tra l’altro, Zingaretti “è” Montalbano, tanto gli somiglia nei tic, nei modi di fare e persino nei pensieri. Di rado, devo ammettere, mi sono trovato ad essere così totalmente acritico nei confronti di un prodotto televisivo, ma questa fiction è bella che più bella forse non si può. Erano interessanti anche le puntate de “La Piovra”, ma in quel caso c’era un modello, la mafia, che conoscevamo. Qui, invece, c’è stata una immersione nella provincia estrema dove valgono altri codici, altri modi di pensare e di esprimersi. Un esempio: il rapporto di Montalbano con le donne, è strepitoso.
[…]
 
 

TMNews, 22.3.2011
Rai/ Ascolti, oltre 9 milioni per 'Il commissario Montalbano'
Per fiction Rai1 picchi di quasi 10 mln con oltre 40% di share

Roma - Ancora ascolti a livelli record per 'Il commissario Montalbano'. La fiction di Raiuno in onda ieri ha realizzato, con l'episodio 'La danza del gabbiano', una media di 9.032.000 telespettatori e uno share del 31,21. In particolare, l'ascolto - si legge in una nota Rai - ha rilevato picchi di quasi 10 milioni con punte di share oltre il 40 per cento.
[…]
 
 

RagusaNews.com, 22.3.2011
Commissario Montalbano
Ilenia Maccarrone, ottima prova al fianco di Zingaretti

Catania - Nella puntata de «Il Commissario Montalbano» in onda su Rai Uno ieri sera la protagonista femminile, Angela, era interpretata da Ilenia Maccarrone, giovane attrice siciliana, nata a Giarre e cresciuta a Riposto.
Ilenia, chi è il tuo personaggio?
«Angela è un'infermiera che lavora nell'ospedale in cui viene ricoverato Fazio, braccio destro di Montalbano. Angela s'imbatte nel commissario, di cui è noto lo scarso senso dell'orientamento, e lo aiuta nella ricerca della stanza in cui si trova Fazio. Da qui inizia una frequentazione tra Angela e Montalbano che porterà al disvelamento di una verità».
Com'è stato per te recitare in questa fortunata serie?
«Avervi preso parte è stata per me una grande gioia e un onore. La soddisfazione più grande è stata quella di prendere parte ad un prodotto di altissima qualità: il fatto che la serie da 12 anni vada in onda in Italia e all'estero parla da sé».
E Luca Zingaretti che tipo è?
«Se dovessi indicare un aggettivo per descrivere la sua persona direi che è un attore distinto, è molto gentile, cordiale, professionale, ma allo stesso tempo sa essere anche molto simpatico».
[…]
 
 

Corriere di Maremma, 22.3.2011
Santa Fiora - Sold out per il Coro dei minatori.
Tanta gente al Parco della musica di Roma per ascoltare i canti popolari. Special guest Simone Cristicchi e Alessandro Mannarino

Un concerto che è stata una grande festa e che ha registrato, sabato scorso, il tutto esaurito all’Auditorium Parco della Musica di Roma per il Coro dei Minatori di Santa Fiora. Un sogno, come lo ha definito Antonio Pascuzzo in apertura per spiegare la nascita della parabola del Coro dei Minatori di Santa Fiora e l’incontro con Simone Cristicchi. E un sogno è stato anche tutto il concerto con gli ospiti che si sono alternati durante la serata. […] Alla serata hanno partecipato Simone Cristicchi, Alessandro Mannarino, Quartetto Euphoria, Solis String Quartet, Ambrogio Sparagna, Marco Rinalduzzi oltre a un intervento in video di Andrea Camilleri sull'importanza della tradizione e della memoria. […]
 
 

Il Tirreno (sez. Grosseto), 22.3.2011
Il trionfo dei minatori più di mille spettatori nella notte delle stelle

Roma. “Dilli che venghino!”. E quelli son venuti. Tanti, tantissimi, tutti o quasi quelli che potevano starci nella capientissima Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, tempio internazionale delle sette note. Ben più di mille persone, sabato sera, hanno raccolto lo slogan-invito del Coro dei Minatori di Santa Fiora, il grido di battaglia che l’Italia intera ha conosciuto un anno fa in tivù, lanciato dal palco di Sanremo nel memorabile duetto con Simone Cristicchi.
[…]
Arrivano gli amiatini: di nascita, come la santafiorese Laura Morante, e di adozione, come lo scrittore Andrea Camilleri, che sostengono le imprese del Coro.
[…]
Emilio Guariglia
 
 

Il Velino, 22.3.2011
L'Olanda celebre i migliori scrittori italilani

Roma - L'Olanda celebra i migliori scrittori italiani degli ultimi due secoli con la mostra "Copy in Italy: autori italiani nel mondo 1945 - 2009". L'evento, che durera' fino al 1 aprile, e' stato realizzato in collaborazione con l'ambasciata italiana all'Aja, la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e il ministero degli Esteri. I suoi obiettivi sono da una parte restituire l'immagine dell'Italia per come viene percepita all'estero: da Primo Levi a Umberto Eco, da Giovannino Guareschi a Andrea Camilleri, dal Gattopardo di Tomasi di Lampedusa a Gomorra di Saviano. Dall'altra, mettere in evidenza, attraverso un approccio innovativo, la diffusione della lingua e della cultura italiane nel mondo nella seconda meta' del Ventesimo secolo, focalizzando l'attenzione in particolare sui flussi degli autori italiani verso i paesi stranieri. A questo proposito saranno esposte le immagini di circa duemila copertine, attraverso le quali si potra' ripercorrere le vicende della fortuna degli autori italiani fuori dai confini nazionali. Ci saranno anche alcune eccellenze del made in Italy letterario (il Copy in Italy) del settore per l'infanzia: dalla prosa d'autore (da Rodari a Munari a Pitzorno e Piumini) fino ai grandi marchi globali (Stilton, le Winx, passando per la Disney).
 
 

Libero, 22.3.2011
"Silvio forever", da insulto a cine-spot. La pellicola una celebrazione del Cav

[…]
Ma, dicevamo, non è vero che questo film appare «né pro né contro Berlusconi». Tutto impegnato a fare l’opposizione, finisce per essere un’agiografia berlusconiana. I sostenitori di Forza Italia prima e del PdL poi vengono sempre dipinti come rozzi, ignoranti, urlatori, esagitati. Ma la figura che i nemici del Cavaliere rimediano è ben peggiore. […] Andrea Camilleri con la boccuccia rattrappita dallo sdegno […]. Visti loro, ogni volta che appare sullo schermo Silvio si esulta. Ne esce simpatico, fa ridere.
[…]
Francesco Borgonovo
 
 

23.3.2011
In edicola e in libreria

Sarà in edicola l'8 aprile con La Repubblica e l'Espresso il primo dvd di 150. Le storie d'Italia, l'opera curata da Andrea Camilleri e dallo storico Giovanni De Luna.
Probabilmente a settembre l'uscita in libreria di Giudici, il volume pubblicato da Einaudi con racconti di Andrea Camilleri, Giancarlo De Cataldo e Carlo Lucarelli.
 
 

Corriere TV, 23.3.2011
Televisioni
Montalbano, un mare di elogi (meritati)
Tre motivi di successo: serialità d'autore, il commissario Zingaretti e l'eroe affascinante
Aldo Grasso
 
 

Il Messaggero, 23.3.2011
Visti in tv
Montalbano, il piacere che dà un film di qualità

Un pescatore denuncia uno strano traffico al porto, l’agente Fazio scompare, e il commissario Montalbano e il suo vice Augello immediatamente si mettono sulle sue tracce. Fino ai pozzi secchi, profonde bare di due cadaveri, fino alla vecchia galleria dove finalmente ritrovano il poliziotto, ferito e in stato confusionale. Una storiaccia nera di mafia, di testimoni che mai avrebbero dovuto vedere. C’è la Sicilia della notte, delle grotte, dei luoghi occulti, complice suo malgrado del delitto in La danza del gabbiano. Ci sono il fiuto, la sagacia, l’umanità di Salvo Montalbano che vede la pistola come extrema ratio e il cellulare come un ordigno infernale (però usa quello di chi gli capita a tiro). Ci sono un grande attore, un grande cast. Un regista che film dopo film supera se stesso. Riesce, Alberto Sironi, a restituire sentimenti, sensazioni, emozioni, far sì che il giallo giunga alla risoluzione come in una sciarada. Soprattutto è capace di dare vita a una immaginaria Vigata, rendendola protagonista accanto ai protagonisti.
 
 

Italia Oggi, 23.3.2011
Digitale Extraterrestre
Montalbano, terz'ultimo atto

Stiamo raschiando il fondo del barile. Andrea Camilleri ha scritto 22 libri sul commissario Montalbano. La danza del gabbiano (Raiuno, lunedì, ore 21,20) era il ventesimo episodio della saga dedicata al poliziotto di Vigata. Dopo le prossime due puntate non ci sarà scelta: o Camilleri [...]
Massimo Tosti
 
 

BSicilia, 23.3.2011
Gli occhiali di Camilleri “patrimonio dell’umanità”

Se c’è una cosa che gli piace fare la mattina è “tambiasare”. Tambiasare non è un agire, ma una predisposizione dell’animo che si presenta al mattino e corrisponde a quella dimensione interiore che ha tempo e non aspetta tempo, che si avvita su stessa, che fa scorgere il titolo di un quotidiano, l’immagine di una foto, il bordo di una tazzina di caffé, che fa pregustare un’azione prima di compierla o che rimane lì senza essere compiuta, nell’idea.
Ma la prima cosa che viene da sé, spontanea e indispensabile, è inforcare gli occhiali e per uno che ha gli occhiali così grandi, come Camilleri, metterli è un gesto fondamentale…è come aprire una finestra e affacciarsi sul mondo, osservare le cose, magari al di sopra di “un filo di fumo” di una sigaretta accesa.
Una volta che si sono indossati gli occhiali anche “tambiasare” acquista una visione più nitida, la visione di un occhio attento e vispo abituato a scorgere quelle caratteristiche che fanno appartenere gli uomini a tante disparate categorie, che ti fanno scorgere alla maniera di Sciascia “l’omo fitusu” dall’uomo vero e che ti fanno dire di un atro uomo che forse non si tratta di un “essere umano” e la finezza non è tanto legata alla licenza letteraria, ma a una capacità di lettura degli animi che solo i grandi drammaturghi possiedono e che riescono a farti sentire un “figlio cambiato” quando la realtà si discosta dalla tua legge interiore.
Una volta indossati gli occhiali tutto appare chiaro, allora è più facile inventare personaggi piuttosto che storie e sospingerli sul palcoscenico, creargli ambientazioni tutto intorno e mettergli in testa una parte da recitare, non a caso, ma secondo una regia sottile che muove le fila della narrazione o il corso delle cose.
Un altro “Re di Girgenti” avrebbe creato Sei personaggi e li avrebbe messi alla ricerca di un autore che avesse avuto il coraggio di mettere in scena il dramma della loro personale vicenda, che avesse avuto il coraggio di passare dalla persona al personaggio, dall’avere forma, all’essere forma. L’anima si sa è come l’acqua che di per sé non ha forma.
Camilleri sembra creare i personaggi e dargli i caratteri e la psiche piuttosto che creare le trame. E’ come se volesse muovere l’ordito per disegnare tutto intorno un dove e un quando e poi un perché. E com’è la visione delle cose agli occhi di un siciliano vero come lui?
E’ la visione nella visione, il dramma nel dramma, il viaggio da fermo in un’isola che da sola assorbe tutta la storia del Mediterraneo, che da sola attraversa tutta la storia delle genti. Chi è siciliano ha in sé la quintessenza dell’Umanità una sorta di Patrimonio di un Bene immateriale indelebile formato di cultura, lingua, tradizioni, clima, paesaggio che incarna la storia e che ha in sé la capacità di partorire nuove storie fecondate dal mare, dalla terra e dall’essenza della sua propria natura.
Ed ecco che, con questi occhiali, prendono forma personaggi minori di quelli che indicano una strada o portano fuori strada. Gli occhiali di Camilleri mettono a fuoco la genti sana sana, spesso viddani che nun sanno leggiri libra ma sannu leggiri la vita. Questo si vede attraverso le lenti. Si vede la vita. Che prende forma ogni volta con saggezza rinnovata.
Ognuno si riconosce in “quella favola del figlio cambiato” che Pirandello scrive parlando di se stesso. “Quando si è in grado di comprendere”, quando le proprie idee si staccano dalla realtà che non riesce ad accoglierle allora i miti proliferano altrove, negli spazi della carta stampata, negli orizzonti delle visioni disincantate che pure ancora sanno creare immagini, sanno sovrapporle agli scenari impeccabili o imprecisi della verosimiglianza e del romanzo.
Dietro quegli occhiali, in fondo ci siamo tutti noi. Senza saperlo.
Antonio Capitano
Marianna Scibetta

 
 

Corriere della Sera, 23.3.2011
Identità. Un saggio del giornalista Marco Demarco sulle degenerazioni del nostro localismo
Terronismo, malattia d' Italia
«I fondamentalismi del Nord e del Sud lacerano il Paese»

Che cosa unisce il leghista che rivaluta i briganti e il sudista che maledice i piemontesi? Maroni che tra Vittorio Emanuele II — il re che ha fatto l’Italia — e il brigante Musolino— u rre dill’Asprumunti— sceglie il brigante, e i neoborbonici, «la voluttà della malinconia, l'antagonismo meridionale, la favola del Borbone garantista, il Sud colonizzato dal Nord»? È il Terronismo, con la enne. Geniale neologismo coniato da Marco Demarco, il direttore del «Corriere del Mezzogiorno», che l’ha scelto come titolo del saggio che oggi Rizzoli manda in libreria.
Il riferimento immediato, ovviamente, è il longseller «Terroni» di Pino Aprile. Un libro ossessionato dal Risorgimento e dai piemontesi, paragonati in ordine sparso agli sterminatori di Marzabotto, ai lanzichenecchi di Roma, ai carcerieri americani di Abu Ghraib, ai soldati marocchini in Ciociaria, ai francesi in Algeria, alle truppe di Tamerlano e di Gengis Khan, di Attila e di Pinochet. Un libro, annota Demarco, letto e apprezzato sia nell’ex Regno delle Due Sicilie sia in quello di Sardegna; e non solo perché al Nord ci sono molti immigrati meridionali. Terronismo non significa solo rivalutare il Borbone. Il terronismo è il localismo italiano nella sua degenerazione. È il combinato disposto di turboleghismo e ultrasudismo, «i quali possono specchiarsi, avvicinarsi e sovrapporsi molto più di quanto si possa immaginare». Perché «nell’unire i fondamentalisti del Nord e del Sud, il terronismo lacera l’Italia unita e, in fin dei conti, altro non è che un aspetto dello sfilacciamento dell’identità nazionale». Terronista, secondo l’autore, è anche Luca Zaia, governatore del Veneto, quando definisce Pompei «quattro sassi» . O Pino Daniele, quando dichiara che Bossi gli fa schifo perché è venuto a Napoli a cantare Maruzzella. Terronisti sono «i professionisti degli amarcord e degli anacronismi, i preraffaelliti del pensiero meridiano, i nostalgici della duosicilianità verginale che, nell’era dell’iPad e del Blackberry, vorrebbero oggi un Sud "arcaico e perfino magico e superstizioso". Nonché borbonico».
Per cui è terronista anche Andrea Camilleri, quando nell’ora più nera dello scandalo rifiuti a Napoli scrive sull’«Unità» un dolente articolo per denunciare che al tempo dell’unificazione in Sicilia c’erano ottomila telai, tutti fatti sparire a vantaggio di quelli di Biella. «Io capii solo che i siciliani tessevano più e forse meglio dei biellesi. Mi lasciò invece basito — chiosa Demarco — il fatto che a Napoli noi si penasse tra cumuli di pattume e miasmi e Camilleri tentasse di spiegare tutto con i suoi telai. Non afferravo il nesso. Se a lui fossero rimasti i telai, a noi avrebbero tolto l’immondizia?».
[…]
Aldo Cazzullo
 
 

La Sicilia, 23.3.2011
La recensione
Api in giallo e nero

Il miele di montagna è tra i migliori, ma quando quello della Val Pelice comincia a tingersi di sangue vuol dire che qualcosa non va, che qualche equilibrio antico e naturale si è rotto. Ma per nostra fortuna ci sono il commissario capo Simona Tavianello col marito, il questore in pensione e buongustaio Marco Tavianello, sempre pronti a battibeccare come accade a una vecchia coppia. Ed è proprio durante una di queste discussioni, in cui lui, geloso, la rassicura sul proprio amore, che scoprono il corpo di un uomo, con un buco in testa. A riconoscerlo è il maresciallo Calabonda, e sarà solo l'inizio di una lunga e complessa storia in questo paradisiaco angolo delle Alpi, tra paesaggi meravigliosi e prati fioriti. Sottolineiamo questo, perchè ne «La rivoluzione delle api» la natura ha un ruolo da protagonista e Serge Quadruppani, scrittore francese di fortunati noir e traduttore, tra gli altri, dei libri di camilleri, non punta mai solo a uno scheletro giallo a suspance, ma lavora bene, con qualità letteraria, attorno alla storia, all'ambiente, alle atmosfere e i personaggi. Con tanto di omaggio a Montalbano, col siciliano dottor Pasquano, che inevitabilmente esclamerà anche lui «non mi venite a scassare i cabasisi».
Paolo Petroni
 
 

Affaritaliani.it, 23.3.2011
Carofiglio ad Affaritaliani.it: "Lo Strega? Mi piacerebbe, ma...". Scopri le ultime sulle candidature al premio...

[...]
CAMILLERI... - Restando sempre alle possibili "sorprese", appare sempre più remota la possibilità di vedere in cinquina Camilleri (che ha appena pubblicato "Gran circo Taddei e altre storie di Vigàta"). Da Sellerio, infatti, smentiscono. Certo, due Amici della Domenica potrebbero sempre decidere di candidare il creatore di Montalbano senza il "permesso" della casa editrice ma, a quel punto, regolamento alla mano, l'autore dovrebbe far sapere se accetta o meno di partecipare al premio. L'8 aprile, comunque, si riunirà il Direttivo dello Strega per decidere sulle candidature pervenute. Staremo a vedere.
[...]
Antonio Prudenzano
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 23.3.2011
Una 'Festa di famiglia' molto pirandelliana

Davvero un sostanzioso esempio di scrittura scenica contemporanea, sul serio una drammaturgia di pezzi non facili eppure micidiali, e senza dubbi uno spettacolo che rilegge, rigenera, ricompatta e ricostruisce una macchina teatrale di intenso e angoscioso fascino, questa Festa di famiglia che proviene da prelievi e da attraversamenti di materiali di Pirandello, un progetto di Mitipretese con testo (rielaborato), regia e interpretazione di Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariàngeles Torres e con collaborazione al rimontaggio di scrittura ad opera di Andrea Camilleri, con rinforzo attoriale di Fabio Cocifoglia e Diego Ribon. Ora che questo lavoro pirandelliano di vaga marca tedesca si replica, è da non perdere. Teatro Biblioteca Quarticciolo via Ostuni, tel. 06/45460705,22-23 h.21, e Tor Bella Monaca.
(r. d. g.)
 
 

TMNews, 25.3.2011
Musica/ Silvestri: Per cd spinta deteminante 'Vieni via con me'
'S.C.O.T.C.H.' esce martedì, contributi di Camilleri Paoli e Fabi

"Ci tengo tanto a 'S.C.O.T.C.H.' perchè c'è tanto di mio: è così ricco che si potrebbe dire che è un film più che un album". Daniele Silvestri presenta così alla stampa oggi il suo ultimo lavoro nei negozi da martedì. Il titolo è un acronimo ma indica anche "l'attualità raffazzonata e sempre alle prese con l'emergenza". Registrato in presa diretta in compagnia della sua storica band, Silvestri non nasconde di essere "orgoglioso di questo cd: contiene tante collaborazioni sincere e fortunate". Come quella con lo scrittore Andrea Camilleri: "Avevamo un amico in comune, un incisore di nome Nino Cordio e ci siamo ritrovati a parlare di pittura. Ma lui - prosegue il cantautore romano - ha più impegni di Obama. Eppure ci teneva al progetto e alla fine ci siamo riusciti". La voce unica dell'autore di Montalbano introduce il brano 'L'Appello' dedicato alla strage di via D'Amelio: "Ne parlo ancora perchè è stata una cosa ingiusta e lo dico come un bambino, 'ingiusta'". "Ma - sottolinea - dirlo ora serve a capire meglio quale macchia ha questo Stato".
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Varese News, 25.3.2011
Il Baff si presenta: “Non solo lustrini e ospiti, ma cultura”
Presentata la nona edizione per il festival del cinema in programma dal 2 al 9 aprile con ospiti come Michael Madsen, Valerio Mastrandrea, Silvio Muccino. In concorso i film italiani non ancora usciti al cinema

Il Busto Arsizio Film Festival giunge alla nona edizione e come al solito annuncia ospiti nazionali e internazionali, come tutti i festival del cinema. Venerdì mattina a Villa Calcaterra, sede della scuola di cinema dedicata a Michelangelo Antonionioni e legata a doppio filo con il Baff, si è svolta la presentazione del programma del festival, previsto in diversi cinema della città tra il 2 e il 9 aprile. Presentazione in cui i responsabili del festival e politici hanno parlato molto del Baff e dei suoi successi, meno delle opere in programma.
Tema e ospiti
Anche quest’anno il festival avrà un tema: “L’uomo è un desiderio senza fine”, come annunciato nei giorni scorsi.
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Omaggi e programma
Diversi i film in programma nella sezione principale, il Made in Italy, tutte anteprime di opere in cerca di visibilità. Secondo il presidente Tosi è questa l’anima del festival, dare visibilità a film che altrimenti rischierebbero di non averne. In concorso, tra gli altri, ci sono quindi La scomparsa di Patò di Rocco Mortelliti e tratto dall’omonimo racconto di Andrea Camilleri […].
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Manuel Sgarella
 
 

Corriere della Sera, 25.3.2011
Premi. L'8 aprile la selezione dei dodici candidati. Arrivano piccoli editori e opere prime
Lo Strega cerca grandi firme
In gara Desiati, Castellina, Geda. In attesa della scelta Rizzoli. Strategie. Manovre editoriali in atto per la selezione. Tra i sicuri Nisini, Di Pietrantonio, Bertante, Severini. In forse Arpaia e D'Amicis

Cercansi grandi firme per il premio Strega. A poco più di dieci giorni dalla chiusura delle candidature (le presentazioni devono arrivare entro l'8 aprile), le manovre per il premio letterario più ambito d'Italia quest'anno sembrano svolgersi un po' sottotono rispetto al passato. Tutti sembrano aspettare le decisioni definitive dei grandi gruppi, soprattutto Rcs che non ha ancora sciolto le riserve, ma ancora di più tutti, a partire dalla Fondazione, si aspettano che qualcuno estragga dal cappello la grande firma capace di animare un po' questa vigilia stranamente avara di casi e di polemiche. Fallito il tentativo di coinvolgere nella corsa al podio Andrea Camilleri […].
Cristina Taglietti
 
 

La Repubblica, 25.3.2011
I diritti del pubblico e l'educazione all'ascolto

Per il festival Libri come pensato, per così dire, "dalla parte dei lettori" e pieno di appuntamenti in cui gli scrittori verranno invitati a raccontare come nascono i loro libri e come leggono quelli altrui, insomma come materialmente, laicamente lavorano, è assai istruttivo quello che è accaduto lunedì sera all'Auditorium di Roma, con l'impazienza degli spettatori alla presentazione di Jonathan Franzen con Alessandro Piperno (di cui intelligentemente ha parlato l'altro ieri su queste pagine Elena Stancanelli). Pochi giorni prima, nelle stesse sale, Andrea Camilleri (che si autodefinisce ironicamente uno scrittore "democraticamente eletto", visto che i lettori comuni lo hanno amato prima e più dei critici) si era esibito in uno straordinario elogio del lettore e dei suoi diritti, stupendosi della sottovalutazione tutta letteraria del pubblico. […]
(L'autore è direttore di RadioTre e curatore di Libri come)
Marino Sinibaldi
 
 

Agrigentonotize.it, 25.3.2011
A Porto Empedocle “I 150 anni dell’Unità d’Italia tra storia, musica e poesia”

Si svolgerà lunedì prossimo, 28 marzo, a Porto Empedocle, alle 18.15, all’auditorium San Gerlando di Porto Empedocle un convegno storico-letterario intitolato “I 150 anni dell’Unità d’Italia tra storia, musica e poesia”.
Nel corso della manifestazione, coordinata dalla professoressa Anna Gangarossa, alcuni alunni della scuola media “Luigi Rizzo” dell’istituto “Pirandello” di Porto Empedocle, ripercorreranno  le tappe fondamentali verso l’Italia unita e indipendente, rievocando il contesto storico-sociale regionale ed empedoclino di quell’epoca attraverso le opere di autori siciliani come Giovanni Verga, Baldassare Marullo ed Andrea Camilleri. In scaletta anche l’esibizione dei ragazzi in balli e canti, diretti dal maestro di musica Carlo Scibetta.
 
 

Il Messaggero, 26.3.2011
Il mondo incerottato di Daniele Silvestri: «Sempre alle prese con l'emergenza»
Il 29 marzo S.C.O.T.C.H., un disco nel quale compaiono tra gli altri Gino Paoli, Bollani, Camilleri, Niccolò Fabi

Roma - Daniele Silvestri è bravo, a comporre, a scomporre, a rimare, a remare contro ma stando dentro. Ci ha messo tre anni per dare vita a S.C.O.T.C.H., in uscita il 29 marzo, un disco denso, che esplora molte direzioni senza mai perdere la bussola. Ci si trovano canzoni intimiste come “Le navi”, “In un’ora soltanto” e “Acqua che scorre”, il rock (“Monitor”), lo ska (“L’appello”), il reggae che finisce in bolero (“Lo scotch”), il funky (“Fifty fifty “) e tante collaborazioni: Stefano Bollani, Bunna, Raiz, Niccolò Fabi, Diego Mancino, Pino Marino, Peppe Servillo, Gino Paoli, Andrea Camilleri, Solis String Quartet.
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Ha incassato subito anche la disponibilità di Andrea Camilleri?
«Ci eravamo conosciuti in alcuni incontri dedicati a Nino Cordio, che reputo uno straordinario pittore. Poi l’ho contattato per una collaborazione sul disco ed è stato meravigliosamente generoso ad accettare perché è un uomo più impegnato di Obama. Ho scelto di fargli interpretare in treno uno stralcio del suo racconto “Being here”, dove Charles Zuck torna da Chicago a Palermo e scopre di essere dato per morto. Alla domanda cosa abbia provato a leggere il suo nome sul Monumento ai Caduti Zuck risponde: “Rimpianto che le cose non siano andate come c'è scritto sulla lapide. Mi è toccato vivere”».
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Simona Orlando
 
 

l’Unità, 26.3.2011
Intervista
Silvestri: la mia Italia disillusa
«Questo paese non è più capace di indignazione, si abitua al peggio» Il nuovo album del cantautore

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E poi gli ospiti: il bravissimo cantautore milanese Diego Mancino, ma anche il sodale Niccolò Fabi e addirittura due tuoi idoli: Gino Paoli e Andrea Camilleri, che presta la voce in «Lo scotch» assieme a Bunna degli Africa Unite e a Peppe Servillo…
«[…] Su Camilleri devo dire che non esiste suo scritto che io non abbia letto. Lo adoro. Addirittura in tempi non sospetti feci un’intera canzone dedicata alla sua Vigata, ma non l’ho mai pubblicata».
Un altro grande italiano...
«Dopo la scomparsa di Monicelli sono rimasti lui e pochi altri...»
Silvia Boschero
 
 

Corriere della Sera, 26.3.2011
In arrivo «S.C.O.T.C.H.» è il nuovo disco del cantautore con le voci di Paoli, Camilleri, Servillo
Daniele Silvestri: vorrei andare via da quest'Italia ridotta a «stivaletto»
Nell'album c'è anche un brano-appello al Presidente Napolitano. In «L'appello» dedicata a Borsellino c'è la voce di Caponnetto presa dai tg

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Non solo musicisti, ma anche le voci recitanti di Peppe Servillo e Andrea Camilleri: «Peppe doveva venire solo a fischiare e invece ha avuto l'idea per un testo. Con Camilleri siamo in contatto per amicizie comuni. Viene da una famiglia di miei fan e io sono talmente fan di Montalbano dall'aver scritto un brano, mai pubblicato, sui suoi personaggi».
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Andrea Laffranchi
 
 

La Sicilia, 26.3.2011
Dal 29. Il nuovo cd di Silvestri
«Il mio Scotch dedicato a Borsellino»

Roma. Sembra un film, ma è un disco, fatto di canzoni, tra cui un omaggio a Giorgio Gaber e una rivisitazione di La gatta con Gino Paoli, parole recitate da Beppe Servillo nel brano Lo s.c.o.t.c.h., che dà il titolo all’intero album e un racconto, brevissimo, di Andrea Camilleri, una riflessione sulla vita prima che cominci il brano L’appello, dedicato a Borsellino. Non è il classico cd da promuovere quello di Daniele Silvestri (nei negozi dal 29 marzo), ma un lavoro in cui l’artista ha cucito tante parti diverse con amici e colleghi.
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La voce di Andrea Camilleri irrompe verso la fine per raccontare, con il suo infondibile accento siciliano, la storia di un uomo, partito per l’America, tornato nel suo paese, Vigata, costretto a fare i conti con nuove costruzioni e una lapide che annuncia la sua morte. Di fronte alla quale prova «rimpianto che le cose non siano andate come c’è scritto, invece ho dovuto vivere». «Ho conosciuto Camilleri grazie a un pittore siciliano, Nino Cordio. Andrea è stato meraviglioso nella sua generosità visto che è più impegnato di Obama. Inizialmente avrei voluto che scrivesse qualcosa apposta per il disco, ma poi il suo racconto non noto è stata la scelta migliore. Mi piaceva l’idea che questa storia con protagonista un vecchio dato per morto introducesse il mondo dei Borsellino, protagonisti del brano successivo. La forza con cui Salvatore, fratello di Paolo, ha preso la sua eredità è quella di un uomo che si batte per qualcosa che vive».
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Tiziana Leone
 
 

Reality & Show, 27.3.2011
Il Commissario Montalbano, lunedì su Rai1 l'episodio La caccia al tesoro. Produttore e regista gongolano per gli ascolti: "Grande cast"

Una mattina Gregorio e Caterina Palmisano, due anziani e bislacchi fanatici religiosi, perdono del tutto il senno, si barricano nel loro appartamento e si mettono a sparare da finestre e balconi. Salvo Montalbano (Luca Zingaretti - voto: 8 -) e i suoi, con un'operazione carica di tensione, riescono a disarmare e ad arrestare i due vecchi allucinati. Nell'appartamento, oltre a vari segni della follia dei due residenti, viene trovata una bambola gonfiabile, stranamente deturpata, che lascia il commissario piuttosto pensoso e perplesso. La sua impressione non tarda ad avere conferma, infatti il giorno successivo in un cassonetto viene ritrovata un'altra bambola gonfiabile. Montalbano, incuriosito, la confronta con quella di Palmisano, e vede che sono identiche: hanno anche gli stessi segni deturpanti, sono come due gocce d'acqua.
Salvo comprende che le due bambole gemelle appartengono ad un enigma che dovrà risolvere. E difatti, di lì a poco, comincia a ricevere strane lettere anonime: si tratta di sciarade, indovinelli, una vera e propria caccia al tesoro alla quale il commissario viene invitato. Inizialmente sembra che l'autore di tali missive possa essere semplicemente un qualche arrogante picchiatello che vuole lanciargli una sfida di intelligenza, ma presto la caccia al tesoro prende una piega inquietante, e Montalbano intuisce che dietro quelle lettere c'è un folle che deve assolutamente fermare. Come è da temere, le cose presto precipitano, e al commissariato viene denunciata la scomparsa di una ragazza, Ninetta Bonmarito. Montalbano capisce presto che c'è un legame fra la caccia al tesoro del folle e la scomparsa della ragazza: il pazzo deve averla rapita. Salvo si adopera in ogni modo per ritrovare Ninetta: riesce a ricostruire le ore precedenti alla scomparsa e a scoprire il luogo e la modalità del rapimento, ma non ha elementi sufficienti per stringere ulteriormente il cerchio. Il folle non ha lasciato tracce, conduce alla perfezione il suo gioco senza commettere errori.
E così, di lì a breve, viene purtroppo ritrovato il cadavere di Ninetta: è vestita, truccata e sfregiata in modo tale da essere identica alle due bambole gonfiabili, una macabra copia di esse. A questo punto non c'è davvero più tempo. Il maniaco deve essere trovato al più presto per evitare altri macabri omicidi. La caccia al tesoro si è trasformata in un enigma inquietante.
Questa la trama de La caccia al tesoro, il terzo film tv de Il Commissario Montalbano (8), in onda lunedì 28 marzo alle 21.10 su Rai1.
Intanto il produttore Carlo Degli Esposti sottolinea al Tv Sorrisi e Canzoni: "Se l'entusiasmo è ancora lo stesso a 12 anni dal debutto è perchè non abbiamo spremuto il prodotto e, anzi, l'abbiamo reso più brillante. Questo ci sprona a continuare. Due nuovi romanzi sono già stati scritti e un terzo è in cantiere". E il regista Alberto Sironi aggiunge: "Siamo abituati ad alti dati di ascolto ma la riconferma ci ha fatto molto piacere. Il segreto? La straordinaria qualità degli attori che compongono un terzetto d'altissimo livello. Una grande recitazione, fatta anche di sguardi, pause e silenzi. Zingaretti è sempre stato bravo ma stavolta, cresciuto e maturato, ha superato se stesso. Gli ingredienti sono il talento di Andrea Camilleri nello scrivere bellissime storie ambientate in uno straordinario paesaggio siciliano, storie che permettono una riflessione su ciò che avviene nel nostro Paese ma anche attori strepitosi che arrivano dal teatro, grandi caratteristi, tecnici e scenografi eccellenti".
Fabio Traversa
 
 

Trentino / Alto Adige, 27.3.2011
Tenere insieme l'Italia? Forse la ricetta giusta è quella della maionese
Marco Malvaldi, Odore di chiuso, Sellerio, 198 pagg., 13 euro

Adesso non è più un azzardo accostare Marco Malvaldi ad Andrea Camilleri. Se la mini-serie dei vecchietti-investigatori del BarLume, per le sue atmosfere, per l’indulgenza a esilaranti passaggi dialettali e per la raffinatezza delle trame gialle, è parzialmente assimilabile alle avventure del commissario Montalbano, l’autore toscano dimostra di saper battere altri territori letterari, cari al maestro siciliano, con il suo ultimo lavoro, prova di grande erudizione storica e gastronomica. Ripescare la figura di Pellegrino Artusi - primo scrittore italiano di libri di ricette - per infilarlo in Maremma, nella villa dello squattrinato barone di Roccapendente, quasi nei panni di un investigatore privato, è già un colpo di genio. Sarà lui, infatti, ad ispirare la soluzione del caso dell’assassinio di un servo, trovato avvelenato in cantina, riconoscendo l’inconfondibile olezzo dell’urina di chi ha mangiato asparagi. Aggiungete una prosa antica, asciutta ma eccellente, quasi Malvaldi avesse vissuto in prima persona, per poi raccontarlo appunto con gli accenti di fine Ottocento, l’incontro del figlio del barone, aspirante poeta, con Giovanni Pascoli (che lo ignora e urina contro il muro). Divertissement che ricordano appunto Camilleri. Manca l’impegno civile, direte voi, riferendovi a Camilleri. Invece c’è anche quello, e anche l’attualità politica: dopo aver studiato con attenzione la biografia di Artusi, iscritto alla Giovine Italia e fervente mazziniano, Malvaldi ne fa un sottile critico dell’Unità d’Italia ottenuta a colpi di leggi e decreti. La ricetta giusta, per tenere assieme Nord e Sud (e magari non ritrovarci, 150 anni dopo, tutti questi problemi), era quella della maionese. Ed invece la povera Italia, l’abbiamo fatta impazzire.
M. Di Giangiacomo
 
 

Adnkronos, 27.3.2011
Cultura: domani a Università Roma Tre Camilleri incontra gli studenti

Roma - Domani [l'incontro in effetti si è tenuto il 29.3.2011, NDCFC] alla Facolta' di Giurisprudenza di Roma Tre alle ore 16 lo scrittore Andrea Camilleri incontrera' gli studenti.
Mentre domenica prossima, all'interno di 'Libri come', la II edizione della Festa del Libro e del Libro all'Auditorium Parco della Musica, sara' uno dei protagonisti della maratona-reading che reinterprera' i 150 anni dell'Unita' d'Italia. Sempre all'Auditorium costruito da Renzo Piano l'8 e il 9 marzo scorso lo scrittore siciliano ha partecipato all'evento 'Camilleri e i suoi lettori'.
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 28.3.2011
Montalbano: tutto quello che vedremo negli ultimi due episodi

Tutti pazzi per Montalbano. Apprezzamenti e ascolti record per la nuova serie del celebre commissario nato dalla fantasia di Andrea Camilleri e portato in tv dalla casa di produzione Palomar e dal regista Alberto Sironi. Fin dalla puntata che ha segnato il debutto della nuova serie, «Il commissario Montalbano» ha inchiodato davanti alla tv uno spettatore italiano su tre, superando quota 9,5 milioni: al momento è la fiction più seguita dell’anno.
E non finisce qui: stasera e lunedì prossimo, due coinvolgenti casi da risolvere aspettano il commissario più famoso della tv. Il terzo e il quarto episodio, intitolati «La caccia al tesoro» e «L’età del dubbio», sono segnati da più azione, sparatorie, arresti e inseguimenti in mare. Montalbano si ritroverà a lottare contro il tempo, ad affrontare l’incubo della morte, ma sarà anche coinvolto in una travagliata storia d’amore, quella con Laura Belladonna, tenente della Capitaneria di porto interpretata da Isabella Ragonese.
Gli artefici del successo, intanto, esultano. A partire da Luca Zingaretti, che da sempre presta il volto al commissario: si gode il momento d’oro ringraziando «di cuore tutti i telespettatori per l’interesse alla serie».
Commenta il produttore Carlo Degli Esposti: «Se l’entusiasmo è ancora lo stesso a 12 anni dal debutto, è perché non abbiamo “spremuto” il prodotto e, anzi, l’abbiamo reso più brillante. Questo ci sprona a continuare. Due nuovi romanzi sono già scritti e un terzo è in cantiere».
Il regista Alberto Sironi, dietro la macchina da presa fin dal primo film andato in onda nel maggio del 1999, si aspettava il successo. «Siamo abituati a questi dati d’ascolto, ma la riconferma ci ha fatto molto piacere» dice. «Abbiamo stappato champagne e brindato al successo in allegria. Il segreto? La straordinaria qualità degli attori che compongono un terzetto d’altissimo livello. Una grande recitazione fatta anche di sguardi, pause e silenzi. Luca Zingaretti è sempre stato bravo, ma stavolta, cresciuto e maturato, ha superato se stesso. C’è stata la novità di un’attrice-diva come Belen, che si è dimostrata brava, confrontandosi con un ruolo difficile con umiltà e serietà. Insomma, gli ingredienti sono il talento di Camilleri nello scrivere bellissime storie ambientate in uno straordinario paesaggio siciliano, storie che permettono una riflessione su ciò che avviene nel nostro Paese, ma anche attori strepitosi che arrivano dal teatro, grandi caratteristi, tecnici e scenografi eccellenti».
La stessa Belen Rodriguez è rimasta conquistata dalla sua esperienza sul set. Di più: la showgirl, che in «Il campo del vasaio» ha interpretato l’assassina cinica e spietata Dolores, è al settimo cielo: «Sono felice di questo successo. “Montalbano” segna un’importante tappa per la mia carriera. Ringrazio Luca Zingaretti per i consigli e Alberto Sironi per avermi fatto scoprire che posso giocare con la recitazione». Anche Peppino Mazzotta, l’ispettore Fazio della fiction, è entusiasta dei risultati: «Ho subito chiamato Luca Zingaretti, che pur essendo una persona di poche parole era molto contento, e poi ho telefonato a Cesare Bocci (l’interprete di Mimì Augello, vice di Montalbano, ndr). Ci siamo scambiati commenti e ricordi, ripercorrendo gli inizi dell’avventura quando, 12 anni fa, erano previsti solo due episodi e noi eravamo giovani e sprovveduti».
Cesare Bocci dal canto suo rivela: «Tutti ci aspettavamo questo successo. E, vedrete, le nuove puntate sono ancora più belle!».
Il successo di Montalbano ovviamente fa felice pure la Rai. «È la dimostrazione che il pubblico risponde sempre di fronte a un prodotto di qualità» conclude il direttore di Rai Fiction Fabrizio Del Noce.
Lucia Di Spirito
 
 

La Sicilia, 28.3.2011
Ma sullo schermo la nostra Isola non è solo mafia
Dal «Padrino» di Coppola alla fiction «La Piovra», la Sicilia è sempre stata vista attraverso lo stereotipo della mafia. Ma qualcosa, adesso, sta cambiando

Per chi è siciliano è impossibile abituarsi a quell'accento fasullo e stonato che spesso stride sulla bocca di attori che, solo per parte e per finzione, dovrebbero avere avuto i natali in Sicilia. Come del resto è impossibile rassegnarsi all'immagine stereotipata che nel tempo cinema e tv hanno costruito e diffuso dell'isola. Battendo sempre su un unico chiodo già dolorosamente conficcato nella carne di chi in Sicilia c'è nato e cresciuto. All'ombra della mafia. Marchio indelebile tatuato sulla pelle di ogni siciliano, per il solo fatto di esserlo. Apparentemente invisibile, ma sempre pronto a riaffiorare per colpa di banali pregiudizi nutriti dall'ignoranza. Ma anche dai mezzi di comunicazione più popolari.
[…]
In quell'atmosfera sospesa che ricorda quella inconfondibile della Vigata immaginaria di Montalbano, presepe arroccato a poca distanza dal mare di Ragusa che le presta gli scenari, teatro suggestivo di quella che, all'ottava stagione, si conferma la fiction più amata dagli italiani, di grande successo anche all'estero. Grazie al tocco classico del regista Alberto Sironi e all'insostituibile protagonista, Luca Zingaretti, nei panni dell'affascinante commissario. Più aitante e giovane che nei romanzi di Camilleri, ma con lo stesso modo di ragionare. Ed un accento inconfondibile che risulta persino sensuale, come l'aria da burbero sentimentale. Irresistibile nella sua involontaria comicità, accanto agli immancabili compagni di avventura, Mimì, Fazio e Catarella. Ottime spalle per il commissario, come per l'attore che lo interpreta.
Basterebbe già questo per spiegare il successo di una fiction che si distingue nel panorama televisivo italiano e che ha aperto la strada ad un'immagine nuova della Sicilia nel mondo. Ma non può dimenticarsi la scrittura brillante di Camilleri, maestro dell'intreccio che si dipana poco alla volta, per intuito e fortunate coincidenze. Una scrittura di qualità le cui pagine rivivono nelle riprese di Sironi e nelle interpretazioni degli attori. Premiate da un pubblico, che con una valida alternativa a reality e tv trash, dimostra ancora di saper scegliere.
Con felice compiacimento di una Sicilia che si divincola da antichi cliché e che, almeno nelle fiction, sconfigge la mafia con fascino, bellezza, intrigo e seduzione. E anche qualche sana risata.
Ornella Sgroi
 
 

Corriere della Sera (Ed. Roma), 29.3.2011
Roma Tre
Andrea Camilleri incontra gli studenti

«La cultura non si mangia» è l'ironico titolo dell'incontro di oggi tra lo scrittore Andrea Camilleri e gli studenti dell'Università Roma Tre. L'appuntamento, con ingresso libero, è alle ore 16 presso la facoltà di Giurisprudenza, in via Ostiense 161. L'iniziativa è organizzata dalle rappresentanze studentesche dell' ateneo.
 
 

29.3.2011
Camilleri all’Università Roma Tre

L'incontro è stato organizzato da uno studente, nell'ambito di alcune iniziative che sta organizzando la lista di politica universitaria in cui è eletto. Camilleri ha parlato di come vede l'Italia oggi, di come ha vissuto la sua giovinezza, della scuola pubblica, della lingua italiana e dei dialetti, con aneddoti molto divertenti. Sicuramente il momento più bello è stato quando ha parlato del rapporto con suo padre quando era giovane, facendo trasparire una travolgente commozione.
Alessia
 
 

Adnkronos, 29.3.2011
Lingua italiana: Camilleri, senza l'italiano anche i dialetti sono finiti

Roma - ''Pirandello diceva che 'il dialetto esprime il sentimento mentre la lingua chiarisce il concetto'. Io scrivo sia in siciliano che in italiano, ma quando queste due realta' vengono messe l'una contro l'altra dai politici, non posso esimermi dall'avvertire che senza la lingua madre i dialetti hanno vita breve''. Lo ha detto Andrea Camilleri nel corso di un incontro che lo scrittore ha tenuto, oggi pomeriggio, con gli studenti dell'Universita' degli studi di Roma tre.
''Se in un determinato luogo una grande lingua viene meno -ha continuato lo scrittore-, a vincere non saranno i dialetti ma un'altra grande lingua che finira' per colonizzare quei territori. A riprova di quanto appena detto stanno i tanti inglesismi che costantemente vengono introdotti nel nostro gergo''.
 
 

Adnkronos, 29.3.2011
Scrittori: Camilleri agli studenti, lottate per difendere scuola e lavoro

Roma - ''Scendete in piazza per difendere l'istruzione e il lavoro, perche' su questi due elementi si fonda il benessere di un Paese e non sul Pil''. Con questo invito e' cominciato l'incontro che, oggi pomeriggio, Andrea Camilleri ha tenuto con gli studenti dell'Universita' degli studi di Roma tre. ''La situazione in cui versa l'Italia -ha continuato lo scrittore rivolgendosi ai giovani, che lo hanno accolto con una standing ovation- e' simile a quella di una persona che sta precipitando da un grattacelo, ma si consola dicendo ad ogni piano: 'fin qui tutto bene'. A consolarci sono persone che, come Frattini, ci dicono che non dobbiamo soffrire della sindrome dall'esclusione, se l'Italia non partecipa al meeting di ieri, a cui hanno preso parte gli Usa, la Francia, la Gran Bretagna e la Germania''.
''All'eta' di 85 anni mi sembra di vivere in un'epoca dominata dal paradosso'', ha rincarato l'autore, per poi aggiungere: ''sara' mai possibile che stiamo discutendo sull'importanza della scuola e dell'acqua pubblica, come se fossero prodotti qualsiasi. Tutto questo dimostra la pericolosa deriva democratica in atto. Ho visto con fiducia pero' la vostra protesta non contro una riforma, ma una contro riforma dell'universita' che non voleva fare altro che tagliare i finanziamenti''.
''Ma noi abbiamo perso pero', la riforma e' passata'', gli ha risposto uno studente. ''Solo gli eroi epici non vengono mai sconfitti -ha sottolineato Camilleri-. Le battaglie si possono perdere, e noi democratici ne abbiamo conosciute di sconfitte. Non dobbiamo arrenderci pero', ma per farlo non dobbiamo mai perdere la coerenza e la fiducia nell'uomo''. (segue)
 
 

Adnkronos, 29.3.2011
Scrittori: Camilleri agli studenti, lottate per difendere scuola e lavoro (2)
'Non sono qui per dirvi leggete ma vivete'

''Perche' la cultura -ha precisato lo scrittore- non vuol dire solo frequentare biblioteche. La cultura e' il prossimo, risiede anche in quei tanti crocifissi che stanno popolando Lampedusa. Io non sono qui per dirvi leggete ma vivete, e fatelo con gli occhi aperti, assorbendo quello che vi accade intorno senza lasciarvelo scivolare addosso''. Ricordando il periodo del fascismo, Camilleri ha poi spiegato che la sua generazione ''non ha avuto una cosa molto importante che voi pero' avete, cioe' internet. Senza la rete non ci sarebbero mai state le rivolte nei Paesi arabi. Il web, che premetto io non so usare, permette ai popoli di comunicare e se le persone comunicano riescono a trovare modi migliori per stare insieme''.
''Noi pero' -ha affermato lo scrittore, ex militante del Partito comunista- avevamo le ideologie. Oggi queste mi sembra che siano state sostituite dal volontariato, che e' una cosa importantissima, ma non trascurate l'impegno politico. E ricordate che la militanza puo' essere fatta anche fuori dai partiti, ormai decotti''. Solo di due cose pero' Camilleri ha detto di sentire la mancanza, ''cioe' dell'apporto intellettuale di Sciascia e Pasolini, perche' avevano il potenziale di risvegliare le coscienze e rimettere in moto l'opinione pubblica''.
 
 

Televisionando, 29.3.2011
Ascolti tv 28 marzo 2011, Il Commissario Montalbano boom con 9,3 mln

Il terzo film tv del nuovo ciclo de Il Commissario Montalbano, La Caccia al Tesoro, segna l’ennesimo risultato boom, raccogliendo in media 9.293.000 telespettatori (31,37%). Non molla il Grande Fratello 11, che registra ben 6.323.000 telespettatori (25,79%) e conquistando il suo record stagionale. Di seguito i dati di prime time delle emittenti generaliste.
Giorgia
 
 

SiciliaInformazioni, 29.3.2011
Camilleri, Montalbano e i film tv. Disinvolti e lacunosi. "La caccia al tesoro", per esempio, aveva dei “buchi” paurosi…

Lo confessiamo, non vediamo i film con la partecipazione che richiederebbero, così quando ci imbattiamo nei gialli, noir, thrilling e polizieschi qualcosa sfugge. Per quale ragione? Non riusciamo ad imprigionare i nostri pensieri; ci è quasi impossibile anche quando leggiamo, figuriamoci davanti allo schermo televisivo con tutte le distrazioni casalinghe: si risponde al telefono, si parla con qualcuno, ci si muove; insomma, si continua a vivere come al solito. La sala cinematografica è un’altra cosa, ti aiuta a concentrarti, è più facile, dunque, che la trama scorra con maggiore nettezza nella mente e finisce che capiamo quasi tutto. Quasi, perché qualcosa sfugge sempre. E non è detto che sia colpa nostra, in assoluto. Gli sceneggiatori non sono perfetti, come gli architetti, i medici, i giudici, gli avvocati e così via. Con l’unica eccezione di chi sapete voi ed è inutile rivelarlo qui, perché non c’entra niente e ci farebbe perdere il filo del discorso, che è già difficile da tenere, visto che avremmo dovuto già agganciare l’incipit e non l’abbiamo ancora fatto, quasi che fossimo irretiti da qualcosa.
Ed è proprio così, criticare Andrea Camilleri, anche se indirettamente, ci procura spasmi lievi ma insistenti, è come fare male alla famiglia. Se ci levate lui, che cosa rimane di questa benedetta Sicilia senza capo né coda?
Ma stavolta non possiamo esimerci, avendo convenuto con il nostro senso di colpa una specie di “gentlemen agreement”: scriviamo ciò che ci passa per la testa a proposito di un suo giallo, ridotto male in televisione, segnatamente “La caccia al tesoro”, con lo scopo di suscitare attenzione sulla necessità di aggiustare il tiro.
Naturalmente, è un alibi, lo sappiamo bene che nessuno ci ascolterà e prenderà in discussione le nostre riflessioni, sicché il compromesso non ha capo né coda e serve solo a metterci la coscienza in pace, ma non abbiamo trovato di meglio per dare sfogo al bisogno di raccontare che cosa pensiamo della nuova serie del lunedì, trasmessa su Rai 1, dedicata al commissario Montalbano.
Il commissario ci piace da morire, Zingaretti – come lo scrittore siciliano – sono intoccabili, fuori discussione, anche quando sbagliano una mossa. Quoque Homerus dormitat, ci mancherebbe. Ciò premesso, vi riveliamo che alla fine del film, visto con l’altalenante attenzione sopra confessata, avente il titolo “La caccia al tesoro”, ci siamo dovuti rivolgere a chi ci stava accanto – nel nostro caso la moglie – per capirci qualcosa. Una circostanza che non aiuta l’autostima. Insomma, non ci abbiamo capito quasi niente.
Per quale ragione?
Quelle di cui sopra, che salvano gli autori e il regista, fino a un certo punto, e per le incongruenze, tante, del film. Avendo posto la domanda a chi aveva letto il giallo di Andrea Camilleri, abbiamo potuto ricevere le spiegazioni che ci mancavano e, nel contempo, ci siamo riconciliati con il nostro quoziente intellettivo, messo in croce dalle lacune di comprensione.
Chi ha visto il film, senza avere letto il libro, non ci poteva capire niente. Insomma, quasi niente, nel senso che la storia poteva scorrere e regalarci come al solito il lieto fine, ma non avremmo potuto pretendere di avere chiara la logica che sottende i fatti. Ci è stato spiegato che c’era un nesso di parentela fra i due personaggi chiave del giallo, che sarebbero il nonno talebano (sparava agli esseri umani che passavano sotto il suo balcone ritenendoli tutti peccatori a prescindere dall’età, sesso, fede eccetera) e il colpevole fino al midollo di un efferato omicidio (che voleva mettere alla prova l’acume del commissario Montalbano) c’era un filo di parentela molto stretto, nonno e nipote o qualcosa di simile.
Ci è stato altresì fatto osservare che le due bambole di gomma trattate malamente dai due pazzoidi che “abitano” Vigata appartengono al nonno pazzo la prima ed al nipote, che ne ha ereditato il cervello fuori fase, e che perciò la povera ragazza ammazzata dal nipote pazzo è stata trattata allo stesso modo delle bambole (occhio cavato, coltellate multiple e così via).
Questi i fatti essenziali che non ci hanno aiutato a capire e che, invece, erano assai presenti in chi ha letto il giallo di Camilleri.
Ma c’è il resto, che mette tutti sullo stesso piano. Mettere insieme le macchiette, come l’agente imbranato, episodi di puro noir all’americana (Montalbano pronto a ricevere un trattamento chirurgico da parte del pazzoide di giovane età in un ambiente solare del tipo ambulatorio dentistico) è rischiosissimo: il tasso di credibilità si sperpera con immensa facilità.
Infine, una osservazione. Il pazzoide ventenne che sfida Montalbano con enigmi per tutto il film è scopertamente il colpevole fino dal suo apparire, perché non c’entra niente con la storia e la sua curiosità – seguire le indagini di Montalbano - generosamente sopportata dal commissario oltre ogni cautela non lascia spazio all’intrigo, al sospetto, al rovello. E’ lui, fin dal primo momento.
Questa osservazione finale, tuttavia, non va in alcun modo addebitata agli autori del film né a Camilleri. E’ la conseguenza della nostra lettura di gialli al ritmo di uno al giorno in età adolescenziale. Un’abitudine ossessiva compulsiva, placata dalla scoperta che era abbastanza facile indovinare il colpevole anche quando non si trattava del maggiordomo. Finito l’intrigo, finita la sindrome.
Non vorremmo che accadesse con i film tratti dai gialli di Camilleri: questa tornata è costruita con disinvoltura. Forse.
Salvatore Parlagreco
 
 

il manifesto, 29.3.2011
Daniele Silvestri - Anche Camilleri nel nuovo cd
«Volevo andarmene e mi sono attaccato qui»

[…]
La voce rauca di Camilleri sul finire di S.c.o.t.c.h., introduce L’appello il cui protagonista è Salvatore, fratello del giudice Borsellino: «Camilleri mi ha aiutato ad entrare in Sicilia, e per questo gli ho fatto leggere in treno un racconto tratto dalla saga di Montalbano. Parlo di Falcone e di Borsellino e di mafia».
Stefano Crippa
 
 

Tgcom, 29.3.2011
Silvestri attacca gli amici con lo S.C.O.T.C.H
Da Andrea Camilleri a Niccolò Fabi per un album senza tormentoni

[…]
E' vero che hai conosciuto Camilleri parlando di pittura?
Verissimo, abbiamo un incisore in comune e quando ci siamo conosciuti abbiamo parlato di arte. Mi sono creato un po' di problemi nel chiedergli di partecipare al disco, lo stimo tantissimo e ammiro la sua forza e tenacia nonostante l'età. E' inarrestabile. Fa già tante cose e mai e poi mai avrei pensato che avrebbe accettato di partecipare.
[…]
Andrea Conti
 
 

AsseSempione, 29.3.2011
Iniziano le proiezioni al B.A. Film Festival 2011

Busto Arsizio - Iniziano lunedì 4 aprile le proiezioni delle pellicole partecipanti al Concorso Made in Italy – Anteprime, riservato ai film in prima visione di giovani registi.
Al Cinema Teatro Nuovo di Castellanza […]
Terzo e ultimo film della serata, in programma al Teatro S.Anna di Busto Arsizio, è La scomparsa di Patò di Rocco Mortelliti, trasposizione cinematografica dell’omonimo libro di Andrea Camilleri che ha venduto più di un milione di copie. Il film, sceneggiato dallo stesso regista, da Maurizio Nichetti e da Andrea Camilleri, è una storia ambientata nel 1890 a Vigata e narra della scomparsa del ragioniere Antonio Patò e delle vicende che portano alla risoluzione del mistero. Tra i protagonisti Nino Frassica e Neri Marcorè. Ospite della serata Il regista Rocco Mortellitti
 
 

il Capoluogo, 30.3.2011
Camilleri: «La politica lasciata agli altri sarà sempre fatta contro di voi»
Incontro con i giovani, all'Università di Roma Tre

Roma - «Non siate indifferenti all'impegno politico. Perché la politica lasciata fare agli altri sarà sempre fatta contro di voi».
L’esortazione proviene da Andrea Camilleri, all’incontro con studenti (e non solo), tenutosi ieri presso la facoltà di Giurisprudenza di Roma Tre.
86 anni da compiere e una vita da raccontare. Non un monologo ma un incontro. Ripercorrendo le tappe significative della sua vita e di quella del nostro paese, il Maestro, così odia essere chiamato, ha raccontato, spiegato, divertito ma sopratutto illuminato.
Uno sguardo, a tratti nostalgico, rivolto al passato, l’altro, più cinico, al presente. Il tutto per un futuro migliore, per non lasciare in eredità a figli e nipoti una nazione in cui l’ideale democratico è in pericolo, in cui la degenerazione della democrazia è ormai ordinaria amministrazione.
Il riferimento al passato, al suo passato, è onnipresente. Dal fascismo alla resistenza: nelle sue parole c’è la storia di un Paese vista dagli occhi disincantati di un uomo che ha vissuto tutto, o quasi.
L’invito principe è all’impegno politico: prima vero dovere civile, oggi assente di lusso in un’epoca dominata dal paradosso, fatta più di partiti che di idee.
L’intento è quello di svegliarci tutti da uno stato catatonico che intorpidisce gli spiriti e le menti, inebetendo di riflesso settori vitali come la scuola e il lavoro.
Dalla privatizzazione dell’acqua a quella delle scuole, dai soldi che mancano per l’istruzione ma che per magia ricompaiono per lanciare bombe. Dalla letteratura alla riforma della giustizia. Da Berlusconi a Totò Rina. I parallelismi, i confronti, le citazioni si susseguono in due ore, di cui il Maestro sembra non voler sprecare neanche un minuto.
Il consiglio per ognuno e la speranza per tutti è quella di maturare, prendendo ogni giorno coscienza di sè e dei propri limiti, ma con l’intima ambizione di poterli superare. Elemento indispensabile diventa quindi la cultura. Cultura che vive in ogni uomo e che non vuol dire solo frequentare biblioteche ma anche e sopratutto convivere e condividere le umane esperienze, pilastro di un pluralismo che la privatizzazione del pensiero sta tentando di demolire.
«Io non sono qui per dirvi leggete ma vivete, e fatelo con gli occhi aperti, assorbendo quello che vi accade intorno senza lasciarvelo scivolare addosso».
A chi gli ricorda che però i giovani scesi in piazza, spinti dalla tanto agognata ideologia apartitica, alla fine dei giochi hanno perso, Camilleri risponde serafico che l’unico uomo che non conosce sconfitta è l’eroe greco. La sconfitta fa parte della battaglia, della vita. Altro è la resa. Il cammino per la democrazia ha sempre conosciuto l’una, mai l’altra.
Carolina Sconci
 
 

La Sicilia, 30.3.2011
Prime tv
E' calato il buio del noir svedese su Montalbano

Fazio perplesso mormora: «C'è qualcosa di strano, qualcosa che mi fa paura». «Anche a me», replica turbato Montalbano. Una sorta di buio si è infiltrato nei telefilm (e ancor prima nei libri) del commissario più amato dagli italiani, elementi esplosi nell'episodio "La caccia al tesoro" (Raiuno, lunedì, 21.10). Camilleri fa i conti con il cinema e la letteratura poliziesca (soprattutto quella svedese, spesso presa in giro) in cui fiumi di sangue annaffiano serial killer dediti alle più perverse consumazioni delittuose, ossessi che nutrono corpo e spirito con perverse visioni religiose. A maneggiar tale materia occorre equilibrio e tratto leggero. Elementi che Camilleri non possiede più da un pezzo e di conseguenza anche i telefilm. E' così che Vigàta perde luce e solarità, dimentica paesaggi e sole riducendoli a veloci passaggi e privilegiando interni stracolmi di crocifissi e stanze di commissariato. La Sicilia, carta vincente dei telefilm, è diventata quasi una fastidiosa scenografia. Il tempo distrugge tutto, soprattutto le fiction italiane a lunga durata. La trama di "Caccia al tesoro" è alquanto sconclusionata, e lo era già nel libro. Ma gli sceneggiatori trattano Camilleri come la Bibbia. Intoccabile. Forse, certe volte, nel passaggio dalla pagina alla tv, un ritocco andrebbe fatto. Ci sono due vecchi che vivono in un appartamento stracolmo di crocifissi, state di Madonna e tengono nel letto una bambola di plastica, e poi non si capisce dove vada a finire questo tema, se non per qualche piccola citazione; c'è un barbone ucciso che cita Poe prima di morire: qualcuno mi dica a che serve nella storia! Lo "scontro mentale" tra Montalbano e lo psicopatico è banale e prevedibile. Non c'è clima e descrizione di caratteri attorno alla loro storia. E poi, permettetemi, il commissario legato nudo mi sembra più in pericolo di ridicolo che di assassino. Camilleri abbandona il clima del Maigret mediterraneo per tentare incastri alla Ed McBain o angosce alla Kurt Wallander (commissario svedese). Smarrita semplicità nelle storie e spessore psicologico nei personaggi, Montalbano affonda. Nonostante l'abilità del protagonista (a tratti stucchevole). Gi attori completano l'opera: perduti i forti caratteristi di un tempo, oggi scorrono attori, soprattutto giovani, che sembrano appartenere alla lista dei bocciati di una scuola di recitazione da provincia. Regge, magnifico d'arte e ironia, testimone omerico di una antica eredità, Marcello Perracchio.
Filippo Arriva
 
 

Il Messaggero, 30.3.2011
Visti in tv
Il tesoro di Montalbano

Se nelle metropoli italiane si commettesse un decimo dei delitti di Vigata, non si conterebbero i cadaveri, e gli assassini continuerebbero a colpire perché di Salvo Montalbano ce n’è uno solo. Personaggio immaginario, come i crimini della la cittadina più nera della Sicilia, figlio di Andrea Camilleri, è il commissario che non sbaglia un caso, è l’uomo ancestralmente legato alla sua terra carnale e misteriosa, è il poliziotto che, più che nella legge, crede nella giustizia. Da 17 anni è un best seller e da 12 è la star del pubblico televisivo (sia nelle prime visioni sia in replica). Parte del suo idioma è entrato nel linguaggio comune, e le sarde a beccafico, la pasta incaciata, gli arancini e la caponata vengono cucinate dal Nord al Sud.
Oltre 9 milioni di spettatori (quasi il 32 per cento di share) hanno seguito lunedì sera La caccia al tesoro. Il terzo e finora il più raffinato film della nuova serie con i rebus, le sciarade, la tensione nel finale, al di là del congegno noir, ancora una volta sorprende per la realizzazione curata nei minimi dettagli da Alberto Sironi. Per Luca Zingaretti e gli altri attori, per la scenografia naturale. Quell’isola che muta e diventa minacciosa, complice, tenebrosa è in sintonia con lo stato d’animo dei protagonisti.
 
 

Il Messaggero, 30.3.2011
Premi letterari. Il 9 aprile i nomi dei candidati Intanto le case editrici puntano su diversi scrittori under 40
Strega
Largo ai giovani e occhio al web

[…] Infine c’è l’incognita dell’outsider, ovvero Andrea Camilleri che con Sellerio non ha nè confermato nè smentito finora la possibile candidatura allo Strega col suo Gran circo Taddei e altre storie di Vigàta. Che tra tanti giovani finisse per spuntare la mitica penna del papà di Montalbano?
Leonardo Jattarelli
 
 

Il Fatto Quotidiano, 30.3.2011
L’antItalia di Daniele Silvestri
Un album a tutto impegno con il contributo di Camilleri, Paoli, Bollani

[…]
Tra i partecipanti di “S.c.o.t.c.h.” c’è, a sorpresa, Andrea Camilleri: “ci siamo incontrati a una cena parlando di pittura: è nato un dialogo piacevole ed, in sèguito, un suo intervento nel disco. Il suo timbro di voce antico, così siciliano, apre un brano dedicato al fratello di Borsellino”.
[…]
Guido Biondi
 
 

La Repubblica (ed. di Bologna), 30.3.2011
Addio a Giuseppe D'Agata scrisse "Il medico della mutua"

È morto ieri mattina, a 84 anni, Giuseppe DAgata, scrittore elegante e raffinato quanto schivo e allergico alle luci della ribalta. Eppure, sotto quelle luci, lui avrebbe potuto starci molto meglio di altri, in quanto autore di grandi successi editoriali e televisivi, come Il medico della mutua, uscito nel '64 da Feltrinelli, da cui fu tratto il memorabile film di Luigi Zampa con Alberto Sordi. […] D'Agata, che abitava in via Testoni ed era presidente del sindacato nazionale scrittori, ha pubblicato una decina di libri e collaborato a parecchie sceneggiature lavorando fianco a fianco con Andrea Camilleri in Rai.[…]
Valerio Varesi
 
 

Gazzetta del Sud, 30.3.2011
L'ironia di Camilleri sale sul palco con "Motion"
Stasera alle 21 lo spettacolo di Danilo Mosca che s’ispira a “Il gioco della mosca”

Quando pensi a Camilleri ti viene in mente il Commissario Montalbano. Ma Camilleri è anche racconto, memoria, ironia, tradizione. Ce lo spiegano bene quelli della compagnia teatrale Scenari Invisibili che oggi alle 21 saranno in scena al Teatro dell'Acquario con "Motion", liberamente ispirato a "Il gioco della mosca" di Camilleri. Sarà Dario Natale, che ne firma anche la regia a dare vita ad una carrellata di suoni e di voci, ad una galleria di uomini e donne che si sono cristallizzati nel ricordo per aver espresso un motto o aver fatto un gesto. Motion, movimento è la narrazione orale che mette in risalto quelli che Verga chiamava i vinti, gli umili, gli oppressi della società, ma anche i ciarlatani o gli artigiani. Uno sfondo di fotografie è la scena che dà forza alla narrazione, un corredo visivo che spiega e abbraccia tutto quello che è avvenuto, realtà storica, o tutto quello che deve ancora avvenire, ma che ha in sé la ragioni della storia. Nella narrazione si trova di tutto: umorismo, sorriso, risata, tensione, dramma, poesia. La parola diventa azione e simbolo, e può dominare la scena, il dialetto diviene protagonista e alla fine ci accorgiamo che ci appartiene come la nostra identità. I documenti fotografici sono di Angelo Maggio, le luci e i suoni di Maria Teresa Guzzo, la tecnica di Gianluca Vetromilo.
Donatella Chiodo
 
 

Terra, 31.3.2011
Leggiamo la Costituzione a voce alta

APPELLO. Da diversi anni, in Italia, assistiamo alla demolizione di quel progetto di convivenza civile, che è la Costituzione Italiana, base fondativa per una società aperta, democratica, laica, pluralista e solidale. Emerge, nel Paese, una profonda insofferenza verso il dettato costituzionale - che stabilisce principi, garanzie, regole, diritti e doveri di tutti coloro che vivono nei confini della Repubblica – a vantaggio di una democrazia d’investitura, dove la costituzione viene piegata alle esigenze delle mutevoli maggioranze.
È per questo che la bella Costituzione italiana dovrebbe essere conosciuta e sottoscritta da tutti i cittadini, vecchi e nuovi, per rinnovare quel patto che ci tiene insieme. È per questo che proponiamo di diffondere, in tutta Italia, la lettura collettiva “A Voce Alta!” della Costituzione Italiana.
Non è solo un atto di resistenza civile ma è una proposta che vogliamo suggerire - come forma di partecipazione ai 150 anni dell’Unità d’Italia - alle scuole, alle università, alle associazioni, ai presìdi culturali, alle librerie, alle biblioteche. La lettura collettiva della Costituzione italiana rappresenta, infatti, il modo migliore per apprezzarne la bellezza, la modernità, l’elevato profilo etico-politico e per continuarla a considerare il nostro più prezioso bene comune.
Prime adesioni: Andrea Camilleri, Giancarlo De Cataldo, Luigi Ferrajoli, Gabriella Stramaccioni, Tonio Dell’Olio, Francesco Indovina, Giuseppe De Marzo, Ninni Bruschetta, Simone Amendola, Enrico Fontana
L’appello è promosso da Equorete (www.equorete.it, info@equorete.net), network dell’ecologia sociale.
 
 

La Repubblica (ed. di Firenze), 31.3.2011
La fiera tv
Montalbano conquista le tv scandinave
Aperto in Palazzo Vecchio "Screenings" vetrina della Rai per le produzioni televisive: 200 buyer per fiction e programmi di vario format

Si è aperta a Firenze l'edizione 2011 di "Screenings in Florence" l'iniziativa con cui la Rai presenta i suoi prodotti a circa 200 buyer esteri. Nella cornice di Palazzo Vecchio i potenziali compratori di tutti i Paesi stanno visionando fiction, documentari, format di programmi. Tra le fiction hanno suscitato grande interesse le quattro nuove puntate del "Commissario Montalbano", tre delle quali già trasmesse su Raiuno: il personaggio interpretato da Luca Zingaretti è diventato popolarissimo nei paesi scandinavi, i cui buyer presenti a Firenze stanno visionando con attenzione anche la seconda serie del 'Commissario Manara', che interessa anche alle tv di Francia, Spagna, Portogallo e Cina.
Buoni riscontri di interesse fin qui anche per 'L'ispettore Coliandro' […]. Vetrina fiorentina anche per film prodotti da Rai Cinema come 'Gorbaciof', 'Noi credevamo', 'La scomparsa di Pato'.
[…]
 
 

 


 
Last modified Sunday, January, 29, 2017