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RASSEGNA STAMPA

GENNAIO 2012

 
Libreria all’arco, 1.1.2012
Andrea Camilleri
La setta degli angeli

Il nuovo romanzo di Andrea Camilleri è ambientato in un borgo siciliano d’invenzione: otto chiese (sette per gli abbienti, una per i contadini), un Circolo litigioso e scalmanato, segreti compromettenti, aggressioni sbagliate fatte in nome dell’onore, un brigante dal nome biblico, l’astio e le divisioni tra bassa aristocrazia di campagna, professionisti borghesi, massari, campieri, nullatenenti.
La vicenda raccontata è invece vera e realmente esistito è il protagonista Matteo Teresi, avvocato dei poveri e dei deboli, nonché giornalista.
Corre l’anno 1901. Si teme un’epidemia di colera. Per un susseguirsi sbrigliato di equivoci, si crede al contagio, a un’invasione del Maligno. Nelle chiese si raccolgono e si mescolano le classi sociali. I preti colgono l’occasione e infamano Teresi, accusandolo di essere un sovversivo. Tra miti popolari e avanzare del laicismo, la battaglia per la verità di rivelerà assai difficile.
 
 

Solo Libri.net, 1.1.2012
Privo di titolo – Andrea Camileri

Nel 1941 a Caltanissetta viene celebrato un ventennale. Si riferisce alla morte del giovane eroe “fascista”, Lillino Gattuso (nello scritto Gigino Grattuso), ucciso, il 24 aprile del 1921, da un colpo di pistola nella via Arco Arena di una città siciliana non precisata, nel momento in cui assieme ad altri due fascisti aggrediva il comunista Michele Ferrara (nello scritto Michele Lopardo). Appena sedicenne, assiste alla cerimonia lo stesso Camilleri. Ad un certo momento si accorge di un uomo che sta piangendo e suo padre gli dice che quello è l’“assassino”. Dio solo, poi aggiunge, sa come sono andate effettivamente le cose.
Prende il via da questo episodio il romanzo "Privo di titolo" (Palermo, Sellerio 2005), un’opera ideologica che racconta “grandi falsificazioni” e mette a fuoco, nel contesto di un patriottismo retorico, almeno tre aspetti: l’invenzione di un “martire”, la cultura del sospetto tradotta nel linciaggio e l’inesistenza di una città. Compositi anche i registri linguistici e stilistici, già collaudati in altri scritti (La concessione del telefono, La mossa del cavallo, La scomparsa di Patò) e non comune la padronanza nel variare i mezzi espressivi (dal burocratico al comico, dal realistico al retorico), alternando a documenti di vario tipo (articoli, lettere, manifesti, note e verbali) piacevolissime ed effervescenti micro-narrazioni.
Sull’anzidetto fatto di sangue le divergenze degli inquirenti non mancano. Tinebra, maresciallo dei carabinieri che, con scrupolo cerca la verità e aiuta il Tenente Pellegrini, ritiene improbabile la colpevolezza di Lopardo, anche se un insieme di circostanze (ad esempio, il susseguirsi di false testimonianze e il trasferimento a Cuneo del tenente) rende difficoltosa l’inchiesta. Le manovre, infatti, riescono a far dichiarare il comunista colpevole. Siamo ora nel maggio del 1924, data coincidente con il terzo anniversario della morte di Gattuso, quando Mussolini si reca in Sicilia. A Caltagirone, egli interviene per la posa della prima pietra di Mussolinia, città-fantasma mai edificata, di cui Sciascia aveva parlato ne "La corda pazza", e che si sarebbe dovuta costruire nella zona del bosco di Santo Pietro (da Camilleri la documentazione è riportata nella “Nota” in margine al romanzo). L’accostamento delle due vicende non può assolutamente dirsi casuale, perché unitario è l’obiettivo della demistificazione condotta spesso con toni satirici come nel caso della descrizione di incidenti durante la visita di Mussolini. In tale circostanza il noto avvocato comunista Mario Pigna riesce in sede giudiziaria a dimostrare l’innocenza dell’imputato. Interessanti le prove di cui egli si avvale, anche se l’assoluzione per non aver commesso il fatto non consente a Lopardo di fare una vita tranquilla, ma soggetta a continue vessazioni. E’ chiaro! L’intento di fargli violenza ha una sua logica propagandistica funzionale al regime, mentre all’ucciso viene addirittura intitolata una strada, perché considerato “Martire fascista”. Dopo il 1943 l’apposizione “fascista” viene cancellata: martire dunque senza aggettivo, cioè privo di titolo. Oggi senza la dicitura “Martire”.
Così il filo conduttore è la costruzione di una realtà fittizia spacciata per reale: non c’era mai stato un martire fascista e nemmeno Mussolinia era stata fondata. Non solo! Grande rimane la descrizione psicologica e ambientale che, nell’ultima parte del romanzo , raggiunge le sue pagine più intense.
Federico Guastella
 
 

USIT media - America Oggi/ Oggi7, 2.1.2012
Libri
Montalbano la verità tra gli specchi

Il canovaccio è sempre lo stesso, i luoghi della vicenda non cambiano e così pure i personaggi (anche se, per ragioni ovvie, ci sono “nuovi” criminali di turno); allora, che cos’è che coinvolge e trattiene il lettore fino all’ultima pagina quando si trova alle prese con un’altra delle storie di Montalbano & Co.? Certamente l’intelligenza e il rebus da sbrogliare e risolvere di volta in volta, nonché quel linguaggio - colto e popolare a un tempo - in cui italiano e siciliano vanno a formare una lingua particolare gustosa e saporita (proprio come quei cibi e quei vini che il commissario non sa rifiutare), e poi quel filosofeggiare di Andrea Camilleri, che insegna e diverte insieme,sugli uomini e sulla loro spesso misteriosa quotidianità.
Non fa differenza, e il successo nelle librerie lo conferma sempre, «Il gioco degli specchi», popolato da spacciatori di droga e da mafiosi, con cittadini ancora omertosi e cittadini questa volta decisi a collaborare con la giustizia, perché venga fatta finalmente luce sulla verità dei fatti, una verità che, pirandellianamente, appare una, nessuna e centomila; e non manca neppure la giovane donna bellissima alla quale l’attempato commissario non sa proprio resistere e che - guarda caso – è invece al centro di quest’ennesimo groviglio di vipere che si rivoltano l’una contro l’altra. Il tutto, personaggi e cose e vicende, svolgentesi entro un’irreale stanza degli specchi dove ciò che si ha davanti può essere il vero o il suo esatto contrario, il riflesso o il controriflesso di una realtà impercettibile e sfuggente, come quella delle parole e delle indagini che ci si trova a sbrogliare.  Montalbano non vuole cadere vittima delle apparenze, anche se qui il rischio lo corre davvero più di una volta.
Eppure, malgrado la lentezza dei riflessi e la stanchezza derivanti dall’età sempre più avanzante, anche stavolta – poteva essere diversamente? - il commissario riesce prima e meglio degli altri a trovare il bandolo della matassa e a scoprire le ragioni e le cause di ammazzamenti brutali e di bombe lasciate “per caso” dinanzi a negozi e portoni di case apparentemente fuori da ogni sospetto.
Montalbano, insomma, anche qui colpisce ancora; e la lettura non si riesce a interromperla pur se sembra ci si trovi parte di un film già visto e rivisto. Ovvio che - trattandosi un thriller - non si può entrare nel merito dei particolari su cui ogni lettore deve far luce da sé e da solo. Una narrazione comunque, questa di Camilleri, che pur non essendo apparentemente paludata e “alta”, è pur sempre avvincente e bella, oltre che di grande intrattenimento per via di quell’umorismo latente che la pervade e per quel ghigno di ironia sulle cose e sugli uomini di ogni giorno.
Franco Borrelli
 
 

bol.it, 3.1.2012
Andrea Camilleri: il diavolo, certamente

Camilleri non si ferma mai: eccolo pronto a inaugurare il 2012 con Il diavolo certamente, titolo con citazione colta cinefila per una raccolta di racconti appena pubblicata da Le Libellule, nuova collana Mondadori di libri ad “alta qualità” ma con meno pagine, mai sopra le 200, e quindi ad un prezzo contenuto, prossime uscite Chiara Gamberale e altri.
Ma torniamo a Camilleri e al diavolo, il quale, si sa, è un tipo preciso ed è quindi dai numeri che bisogna cominciare: 33 racconti composti esattamente da 3 cartelle ciascuno, con il diabolico imprevisto della vita quotidiana a far capolino da ogni riga. E se il demonio di Camilleri non è che “un mezzo diavolo”, di certo non è neppure un buon diavolo, e il suo zampino si fa sentire eccome lungo il filo rosso che collega le vite dei tanti protagonisti di queste pagine. La perfida battaglia a suon di iperboli tra due grandi filosofi contemporanei, un infernale ritorno di fiamma da parte di un uomo di “comprovata onestà”, l’insopprimibile tentazione di un partigiano, la presa di coscienza di un topo di appartamenti, e poi segretarie troppo zelanti e tradimenti coniugali: il caronte Camilleri ci traghetta fra le piccole meschinità della vita quotidiana facendo proprio quel motto secondo il quale “se vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi piani”. Attenzione, però: non c’è alcuna connotazione moralistica tra le pagine di questi deliziosi microracconti in cui il destino può cambiare le sorti di una vita intera. Perché “ognuno ha il diavolo all’uscio”. E Lucifero non è certo un tipo che si faccia mettere alla porta facilmente.
Andrea Camilleri in breve
Camilleri, probabilmente, è oggi lo scrittore più amato di Italia, e secondo noi se lo merita. La capacità di maneggiare parole e invenzioni del linguaggio, l’invidiabile maestria nel di dar vita ai personaggi irresistibili, la bravura nello scrivere i dialoghi, l’ironia sorniona, lo studio e il rispetto della storia e della cultura, tutte queste caratteristiche hanno decretato il trionfale successo di Camilleri in libreria. E se il ciclo di Montalbano, di cui il Camilleri ha già pronto il prossimo episodio, è stato quello che ha svelato l’autore al grande pubblico, a noi e a molti altri piace parecchio leggere anche i suoi saggi (Un inverno italiano, Voi non sapete) o i romanzi come Maruzza Musumeci o Il re di Girgenti, permeati di quella sicilianità che diventa imprescindibile condizione dello spirito.
 
 

La Sicilia, 4.1.2012
Teatro Stabile di Catania. Intervista al direttore Dipasquale
«Stagione al femminile con un occhio alle spese»
«Un milione in meno». «Camilleri sta scrivendo un lavoro teatrale»

[…]
Si parla di un lavoro teatrale di Andrea Camilleri...
«Sì già ci sta lavorando e sarà un grande evento perché il Maestro non ha mai voluto scrivere un copione teatrale».
Qualche anticipazione?
«E' ambientata nel passato».
Sergio Sciacca
 
 

ANSA, 4.1.2012
A febbraio in sala La scomparsa di Pato'

Canicatti' (Agrigento) - Arrivera' nelle sale cinematografiche di tutta Italia il 3 febbraio il film ''La scomparsa di Pato''' tratto dall'omonimo libro di Andrea Camilleri girato a Canicatti' ed in provincia di Agrigento. Ad oltre un anno dalla presentazione al Festival di Roma la produzione con il regista Rocco Mortellitti e lo scenografo Biagio Fersini sono riusciti a trovare un distributore.
 
 

l’Unità, 5.1.2012
E ora Camilleri prende il diavolo con filosofia
Dello scrittore escono, editi da Mondadori, trentatré racconti.
Filo rosso: mostrare il diabolico che alberga nell’essere umano

Una nuova frontiera dello sperimentalismo camilleriano è l’insieme di questi 33 racconti, editi da Mondadori, con un titolo che racchiude in sé il gioco intellettuale attuato dall’autore: “Il diavolo, certamente” (pp.176, euro 10). Il testo, in libreria in questo inizio di gennaio, si iscrive nel genere della sperimentazione narrativa che l’autore ottantaseienne si diverte a esplicare con costanza.
Le storie raccontate hanno un filo rosso, mostrare il diabolico nell’esistenza umana. Un elemento che in realtà non è monolitico, ma una pluralità di possibilità che vanno da eventi paradossali ed assurdi a vicende giocate su un piccolo errore o un lapsus, che cambiano il corso delle storie umane. Storie dove molte donne sono protagoniste, spesso vittime di manipolazioni o di perfide vendette. Non tutte raggiungono la meta sperata, ma anche quando la raggiungono, un piccolo elemento rende il finale inconsueto, o magari rende superflua la vendetta medesima.
GIOCHI LINGUISTICI
Camilleri gioca con i dettagli, i particolari, sa che nello spazio temporale di un gesto può cambiare un’esistenza. Ma il suo non è solo un gioco intellettuale, il suo è anche un confrontarsi con una delle sue grandi passioni: la filosofia. Alcuni critici che non si fermano ai gialli di Montalbano e alla sua fidanzata, hanno colto la sua passione per la storia, l’analisi dei meccanismi del potere, la sua attenzione psicologica ai personaggi, la ricostruzione della dimensione sociale. Ma il punto vero (e il romanzo storico “Il re di Girgenti” è il più alto esempio di questa interpretazione critica) è che il terzo livello di lettura è quello filosofico-antropologico, la dimensione ermeneutica ed esistenziale. In questi racconti Camilleri fa saltare lo schema dei livelli, presente soprattutto nei romanzi storici, e l’autore si confronta direttamente con esperimenti narrativi che giocano con la filosofia in maniera logica.
Nel suo giocare con gli opposti si ispira a un Pirandello dialettico senza la sintesi di Hegel e gioca con i paradossi sciasciani utilizzando l’ispirazione wittgensteiniana, creando giochi linguistici in chiave filosofica resi semplici da una scrittura chiara e tagliente. Nel far questo lo scrittore non utilizza il suo famoso stile italo-siculo, il linguaggio inventato che tanto successo gli ha dato, ma lo stile italiano dei suoi esperimenti di romanzi borghesi, Che non sono obiettivamente fra le sue migliori prove narrative, e Camilleri lo sa, ma gli permettono di sperimentare come un artigiano sa fare. Senza sacralità della scrittura, ma con amore della scrittura, Questi racconti rispetto ai romanzi borghesi, grazie alla sintesi sono più efficaci, ma vi è qualche problema di ritmo. In quasi tutti però, c’è uno spunto che li rende letture interessanti. La storia dei due filosofi in lotta è emblematica dell’intero testo ed infatti lo apre, come lo è anche quella del magistrato che si lascia condizionare da un giallo che ha letto durante il caso che sta seguendo. E finisce per sbagliare, quando crede di aver raggiunto la verità ed aver convinto tutti.
Il concetto della verità, o meglio della pluralità delle verità, è ricorrente nella produzione camilleriana, l’autore di Porto Empedocle vi ha dedicato un romanzo con protagonista Montalbano che è fra le sue opere migliori, “La forma dell’acqua”. La verità costruita e ricostruita, decostruita e manipolata, la verità che si perde nei meandri del’animo umano, e magari emerge da un dettaglio, da un particolare trascurato, da una azione improvvisa e non programmata. Una verità che non sempre è oggettiva, riproducibile, verificabile. E a volte è così sfuggente e ambigua, che non vuol mostrare il suo vero volto.
Salvo Fallica
 
 

Canicattì Web Notizie, 5.1.2012
Canicattì, a febbraio la prima de “La scomparsa di Patò” girato a Naro

Ad oltre un anno dalla presentazione al Festival di Roma la produzione con il regista Rocco Mortellitti e lo scenografo Biagio Fersini sono riusciti a trovare un distributore.
Arriverà nelle sale cinematografiche di tutta Italia il 3 febbraio il film ”La scomparsa di Pato”’ tratto dall’omonimo libro di Andrea Camilleri girato a Naro ed in provincia di Agrigento. ”L’amministrazione di Canicattì – dice l’assessore comunale ai Grandi Eventi Giuseppe Bannera – ha preso contatti con la produzione per organizzare in citta’ nei primi giorni di febbraio una manifestazione di presentazione”.
Il film e’ stato realizzato tra gennaio ed aprile 2010 con il sostegno finanziario del Ministero dei Beni Culturali mentre la casa produttrice e’ la Palomar, la stessa della serie televisiva di Montalbano [La produzione non è della Palomar ma della 13 Dicembre con EMME cinematografica e S.Ti.C, NdCFC]. Le scene sono state girate tra Canicatti’, Naro, Porto Empedocle e la provincia di Agrigento.
Una sorta di ”prima” quindi assieme ad alcuni attori del cast che annovera tra gli altri Nino Frassica, Maurizio Casagrande, Neri Marcore’, nel ruolo del protagonista Pato’, Alessandra Mortelliti, Gilberto Idonea, Flavio Bucci, Simona Marchini, Danilo Formaggia e Roberto Herlitzka. La regia e’ stata di Rocco Mortelliti, genero di Camilleri, che con Maurizio Nichetti e lo scrittore ha lavorato alla sceneggiatura del film.
ansa
 
 

Leggi Oggi, 5.1.2012
Il giudice nelle pagine del dream-team Camilleri, Lucarelli, De Cataldo
Un magistrato inviato in Sicilia, una ragazzina istruttore a Bologna, un PM di provincia

Nel 2011 Einaudi, all’interno della nota collana “Stile Libero”, ha proposto un libro, dal titolo “Giudici”, che ha attirato l’attenzione non solo degli addetti ai lavori ma anche del lettore non solitamente attento al genere legal o ai romanzi a sfondo giuridico. Il motivo è semplice: i tre autori di altrettanti racconti che hanno al centro della trama la figura di un giudice sono Andrea Camilleri, Giancarlo De Cataldo e Carlo Lucarelli, ossia tre degli autori preferiti dal pubblico italiano.
Il volume, che si legge agilmente (sono meno di 150 pagine, che scorrono in maniera molto fluida), è diviso essenzialmente in tre parti. La prima, con un racconto di Andrea Camilleri, è dedicata a un giudice torinese inviato in Sicilia subito dopo i fatti politici conseguenti l’unità d’Italia. La seconda parte è costituita invece da un racconto di Carlo Lucarelli, ambientato a Bologna nel 1980. La terza storia, a firma di Giancarlo De Cataldo, si volge nei giorni nostri in una piccola città di provincia.
Tutti e tre gli autori giocano, con grandissima sapienza (ed esperienza), sui tre caratteri dei giudici attorno ai quali incardinano la loro breve storia. E ognuno dei tre autori usa, al meglio, la dote caratteristica del suo modo di scrivere che ha già riscontrato successo in tante altre opere: Camilleri punta sulla sicilianità, sul senso dell’umorismo e su quella sua capacità fuori dal comune di descrivere con pochi tratti bellissimi contesti paesani, Lucarelli mette sul tavolo l’approccio poliziesco e d’azione, con tempi serrati e tanto sangue, mentre De Cataldo offre al lettore una commistione sopraffina di passato e presente, politica e questioni giuridiche, sogni e realtà.
Nel primo racconto Camilleri descrive l’arrivo di un giudice torinese in una città della Sicilia, subito dopo l’unità d’Italia, con l’intento di “ricostruire” il Tribunale che versa in condizioni disastrate. I temi di sfondo spaziano dalla disorganizzazione degli uffici al rapporto con la criminalità organizzata locale e con i potenti del luogo. Le atmosfere descritte sono molto simili quelle viste e apprezzate nei grandi film del secondo dopoguerra (mi sovviene, ad esempio, “In nome della legge” di Pietro Germi, girato peraltro a Sciacca) e il personaggio del giudice, come caratterizzato da Camilleri, è davvero originale: disincantato, puro, con qualche piccola nevrosi ma rigido nel suo codice etico e nella sua professione e pronto a passare sopra a ogni cosa pur di far trionfare la giustizia.
Lucarelli cambia completamente ambientazione (e registro) e disegna invece una Bologna molto scura dilaniata dai traumi di Ustica e della strage del 2 agosto e caratterizzata da inseguimenti delle volanti, sparatorie, un vivace sottobosco criminale, episodi di corruzione, servizi deviati e strani rapporti tra centri di potere e istituzioni. Il giudice in questo racconto è una “bambina”, un giovane giudice istruttore che si trova coinvolto in questioni molto delicate in un periodo storico ben preciso (e problematico).
De Cataldo, infine, gioca con i piani paralleli dell’infanzia, dell’adolescenza e della vita da adulti di due acerrimi nemici che diventeranno, “da grandi”, uno pubblico ministero e uno sindaco dello stesso paese, sino a scontrarsi più volte in processo. Il tono è divertente (la parte sui sogni dilanianti del giudice pensati come scatole cinesi è geniale) ma il racconto non disdegna riflessioni serie (come quella sul tema delle intercettazioni e della loro importanza investigativa) e offre anche qualche raffinatezza processuale e qualche tocco di classe, da giurista e scrittore d’esperienza.
La lettura, come anticipavo, è in un certo senso “leggera” e rapida, ma è allo stesso tempo coinvolgente. Una nota finale: la passione cinematografica dei tre autori sembra evidente: Camilleri descrive, come dicevo, alcune scene che sembrano prese dal filone giudiziario italiano e francese del secondo dopoguerra, Lucarelli è immerso in una atmosfera alla “Romanzo criminale”, seppur localizzata nella “sua” Bologna, De Cataldo fa tornare alla mente, con l’acerrima lotta tra il sindaco e il giudice, il magistrato Bonifazi e l’imprenditore Santenocito, già interpretati da Gassman e Tognazzi in “In nome della legge”.
Giovanni Ziccardi
 
 

La Repubblica, 6.1.2012
Processo all'Italia è meglio andarsene o restare per salvarla?

L'interesse e il merito di Italy: love it or leave it (Italia: amarla o lasciarla), a parte il sistema di distribuzione on line che si affianca ad alcune sale, è quello di sviscerare con serietà - e originalità - un tema un po' logorato, un po' da chiacchiera salottiera radical-chic. Scantona il luogo comune - diciamo così - disfattista (l'Italia fa schifo, bisogna andarsene altrove, in posti più civili: dove non c'è un saltimbanco a capo del governo, la cultura è rispettata, le risorse giovanili valorizzate, le case costano di meno e le unioni omosessuali sono ammesse,) mettendo a confronto due personaggi che incarnano lo sdoppiamento di sentimenti spesso conviventi in tanti di noi, insomma l'amore critico e preoccupato per il nostro Paese.
[…]
Si tratta dunque di un viaggio-diario, di un diario di viaggio. E di un'inchiesta, in definitiva, anche se rivestita di contributi, pochi, di fiction. […] I due incontrano e intervistano tanta gente.
Gente famosa come Camilleri (abbandono uguale fuga e tradimento), Petrini, Vendola, Lorella Zanardo autrice del documentario "Il corpo delle donne". E non famosa.
[…]
Paolo D'Agostini
 
 

La Sicilia, 6.1.2012
Nelle sale «Italy. Love it or leave it»
Camilleri: «Non mollare mai»

Roma. Due italiani che sembrano di due mondi diversi. L'altoatesino ( di lingua tedesca) Gustav convinto che andarsene dall'Italia , ormai paese in caduta libera, sia la cosa migliore da fare, e il romano Luca convinto che l'Italia sia ancora un luogo in cui poter vivere, restare, un paese da poter ancora cambiare. Prima di prendere una decisione definitiva, si concedono sei mesi per andare a cercare delle risposte. Magari «capire se è possibile tornare a innamorarsi dell'Italia» o se tutto è perduto e conviene prendere il volo per Berlino, Londra, Parigi o un altrove ancora più lontano. Le risposte saranno in un viaggio, a bordo di una vecchia Fiat 500, su e giù per lo stivale, in cerca di storie per scoprire ciò che resta del Belpaese.
Che cosa c'è al fondo della strada? Un paese diviso e contraddittorio, lacerato ma forse (dicono loro) sull'orlo di un cambiamento. Che cosa fare, allora, in un paese bello, certamente, ma in cui ogni tipo di regola conta sempre troppo poco? Restare per dare il proprio input innovativo o fuggire per salvarsi?
Luca Ragazzi e Gustav Hofer, alla fine una risposta la trovano. Lo spettatore troverà la sua dopo aver visto questo «Italy. Love it or leave it» da due giorni nelle sale e su YouTube che ha già vinto al Milano Film Festival ed è stato presentato - e premiato - in numerosi festival. I due registi-attori dopo la menzione speciale a Berlino per «Improvvisamente l'inverno scorso», ritornano con questo, docu-trip in cui compare Andrea camilleri che dice: «Comunque vada si ha il dovere di restare e di non mollare mai».
Silvia Di Paola
 
 

La Stampa - Ttl, 7.1.2012
Cara biblioteca, sei la mia Babele

[…]
Ma, per uno scrittore intenzionato a ridimensionare, molti intellettuali sono impegnati a conservare. In che modo organizzano gli amati «ferri del mestiere», i testi del passato e del presente? Quali bussole guidano nei labirinti delle loro biblioteche?
Ttl ha girato la domanda a otto autori, per raccogliere le loro indicazioni di improvvisati archivisti e anche le testimonianze sulla libreria-mappa di umori, amori, ripulse, attrazioni più o meno fatali.
[..]
Anche Andrea Camilleri - nove mila tomi - combatte con i ranghi serrati e pure con i desiderata della famiglia. «L'organizzazione dei libri smuove corde segrete e incendia gli animi», dice il narratore. «Mia moglie, per esempio, si è ritagliata il settore dedicato alla Shoah e quello per le gialliste, che io apprezzo in generale assai poco, tranne Patricia Highsmith. Nel mio studio c'è una sezione speciale, i livres de chevet: Beckett, Joyce, Faulkner, Gogol, Gadda, Savinio, Sciascia, Pirandello».
[..]
Mirella Serri
 
 

Cinerepublic, 7.1.2012
Murì Patò o s'ammucciò?
Da Andrea Camilleri al cinema

In uscita al cinema il 3 febbraio 2012

Anni prima che il commissario Montalbano cominciasse ad indagare per le strade di Vigata, il paesino siciliano fu al centro di una vicenda che mise in luce contraddizioni, vizi e difetti della Sicilia e dell'Italia tutta. Era infatti il venerdì santo del 1890 quando la popolazione si ritrovò di fronte a un increscioso fatto, pregno di mistero e dubbi.
Dopo aver interpretato Giuda nella rappresentazione del Mortorio — la passione di Cristo -, infatti, il mite impiegato della Banca di Trinacria Antonio Patò scomparì nel nulla, indossando ancora i vestiti di scena, dalla botola in cui era caduto dopo la scena dell'impiccagione.
Tutti si prodigarono sin da subito nelle ricerche ma non ci fu nulla da fare fino a quando su una palizzata comparve una scritta che inquietò in primo luogo la moglie Elisabetta. Murì Patò o s'ammuccio?
In un'Italia unificata da appena un trentennio, ad indagare sono sia la Pubblica Sicurezza sia i Reali Carabinieri, rappresentati dal "settentrionale" delegato Bellavia e dal "meridionale" maresciallo Giummarò. Pensare che l'enigma sia di facile risoluzione è un'utopia, ognuno in paese ha la sua tesi. Patò conduceva affari illeciti con la banca, Patò aveva un'amante, Patò era cornuto, la mafia si era rotta la minchia di Patò, Patò ha perso l memoria dopo una caduta? Chi lo sa...
Immagino abbiate riconosciuto la storia. Nasce dalla penna dello scrittore siciliano Andrea Camilleri. Perché ne parlo? Semplice: La scomparsa di Patò è anche un film che finalmente — dopo due anni di attesa, una premiere al Festival di Roma del 2010, la partecipazione a 11 festival internazionali e la vendita a decine di Paesi, Cina compresa — arriva in sala a partire dal prossimo 3 febbraio.
E si tratta di un evento nel vero senso della parola. È la prima volta che un'opera di Camilleri arriva sul grande schermo e il merito va sia alla Palomar, la casa di produzione di tutti i film tv su Montalbano, sia a Rocco Mortelliti, regista e sceneggiatore del film (insieme a Maurizio Nichetti) e — particolare di non poco conto — genero dello stesso Camilleri, che si riserva un piccolo cameo alla fine del lungometraggio e fa da voce narrante nel trailer diffuso da poco in rete.
Il cast, poi, è quello delle grandi occasioni. Patò ha la faccia, il corpo, la gestualità e la "barba" di Neri Marcorè, il delegato Bellavia è Maurizio Casagrande, il commissario Giummarò invece è interpretato da Nino Frassica. Completano il quadro Alessandra Mortelliti, Simona Marchini, Guja Jelo, Flavio Bucci, Gilberto Idonea, Danilo Formaggia, Roberto Herlitzka e Manlio Dovì, che così presentano il film — girato in Sicilia tra Canicattì, Naro e Porto Empedocle — insieme al cast tecnico [Segue link a un’intervista già nota, NdCFC].
Spaggy
 
 

Il Sole 24 Ore, 8.1.2012
Posacenere

Alcuni anni fa, passeggiando per Torino con Laura Betti, vediamo con stupore un grande portone sormontato da un lungo striscione sopra il quale c’è scritto a caratteri cubitali: «Non abusate dei luoghi comuni!». Gradevolmente sorpresi, ci avviciniamo al portinaio e gli chiediamo spiegazioni. Risponde che è stato costretto a mettere lo striscione perché alcuni inquilini, abbandonando in disordine motorini, biciclette, carrozzine all’entrata, ostacolavano il passaggio comune. Riprendiamo a camminare un po’ delusi. Ci sarebbe piaciuto immaginare una città dove sui portoni ci fossero scritte raccomandazioni come: «Cercate di essere sempre originali» oppure: «Prima di far vostra un’idea d’altri, pensateci due volte».
Andrea Camilleri
 
 

Grazia, 9.1.2012
Geni ereditari. Andrea Camilleri e Alessandra Mortelliti
Il successo è un vizio di famiglia
Andrea Camilleri è il “papà” del commissario Montalbano, ma è anche il nonno di Alessandra Mortelliti, l’attrice che ha recitato nel primo film mai realizzato da un libro dello scrittore siciliano. Che, davanti a noi (e a lei), ammette: «E pensare che ho fatto di tutto per non farla accettare all’Accademia!».

«Lo sapete che vi assomigliate parecchio?». «Oddio, spero di no, lei è uguale a sua mamma. Comunque, Alessandra, se dovessi confondermi durante l’intervista, non esitare a correggermi. Sto diventando sempre più rincitrullito».
«Non ti preoccupare, nonno, non sei affatto rincoglionito, come dici sempre tu...». Siamo a Roma, nel quartiere Prati, di fronte alla sede della Radio Rai. Più esattamente nel salotto dello scrittore Andrea Camilleri, l’autore del Commissario Montalbano, ovvero colui che, da 20 anni a questa parte, vede ogni suo nuovo libro nella top ten italiana - l’ultimo è La setta degli angeli (Sellerio). Tra pupi siciliani a grandezza umana, librerie colme di romanzi di George Simenon e del suo amico Manuel Vázquez, lo scrittore ci riceve insieme alla nipote Alessandra Mortelliti, attrice e protagonista di La scomparsa di Patò, il primo film per il grande schermo tratto da un romanzo del nonno.
Alessandra, com’è Andrea Camilleri?
«Pesante!», la anticipa lo scrittore. «Se così non fosse, non mi celerebbe, sino all’ultimo, ogni cosa che fa. Mi fa vedere le sue opere solo a cose fatte. Viene da me e mi dice: “Sai, nonno, ho scritto questa cosa”. Quando a me sarebbe piaciuto leggerla per primo».
È così?
Mortelliti: «Be’, già sono timida in generale, figuriamoci se non ho timore del tuo giudizio».
La nipote di Andrea Camilleri scrive? Che cosa?
Mortelliti: «Un monologo, Famosa, che sto portando in scena a teatro. È una storia ambientata in Ciociaria e ha per protagonista un ragazzo che crede di essere una donna mancata e che sogna di diventare celebre partecipando a un talent show».
Camilleri: «Mentre io faccio un uso molto personale del dialetto siciliano, lei impiega un misto di romanesco e rom italianizzato, una ricerca linguistica che funziona. Ha preso il coraggio di portarlo in scena dopo avere inviato anonimamente il testo a un concorso. Non voleva passare per la “nipote di”...».
Lei, Andrea, parla ancora il siciliano?
Camilleri: «Mia moglie è romana di origine e milanese di educazione. Ogni tanto mi attaccavo al telefono e stavo ore a parlare con gli amici rimasti sull’isola per rinfrescare il dialetto, ma adesso sono l’unico superstite, mi è rimasto solo un cugino. Ma con lui ci facciamo lunghe chiacchierate».
Suo nonno ha due milioni e 300 mila soci nel suo fan club [Sic!, NdCFC]. E lei, Alessandra?
Mortelliti: «Se su Facebook arrivo a 850 amici è già tanto. Lui è imbattibile, gli vogliono bene tutti».
In privato, però, com’è? Prima ha risposto lui...
Camilleri: «E continuo! Alla mia età si può dire la verità. Per esempio che non sono stato un buon padre: facevo il regista, ero sempre in giro per l’Italia, o in studio. Però sono stato un buon nonno. Io e Alessandra avevamo un rituale pomeridiano quando lei era piccola: facevamo il gioco del negozio di stoffe. Lei era specializzata nella vendita dei foulard e io ero un cliente molto pretenzioso. Ho sempre trascorso molto tempo con i miei nipoti. I più piccoli, Francesco e Silvia, avevano il loro ufficio sotto la mia scrivania».
Ha scritto i romanzi di Montalbano con i nipoti letteralmente tra i piedi?
«Certo. Non so scrivere nel raccoglimento. Ho bisogno di vita intorno a me e i bambini facevano un grande casino creativo. Mia moglie dice che non sono un romanziere, ma un corrispondente di guerra».
Mortelliti: «Mi ricordo che quando ero piccola, il nonno metteva sempre musica jazz di sottofondo e passeggiava su e giù: le sue famose pause di riflessione. Mi sono accorta di fare lo stesso anche io. E poi giocavo a portargli caffè immaginari... Per colpa sua mi è rimasta la testa tra le nuvole».
Camilleri: «Scoprii che alle bambine piacevano vestiti orrendi con paillettes e lustrini luccicanti. Così passavo in rassegna i grandi magazzini e li compravo. Ero l’unico cliente di quel genere di cose».
Andrea, lei che ricordi ha dei suoi nonni?
Camilleri: «Quella materna, Elvira, aveva una casa di campagna a Porto Empedocle. In estate stavo sempre con lei, mi leggeva Alice nel paese delle meraviglie. Mi ha insegnato a fantasticare».
Fu lei a iniziarla alla scrittura?
Camilleri: «Penso di sì. Mia nonna aveva un linguaggio personalissimo con gli oggetti. Una volta la sorpresi a parlare con una saliera del Settecento: “Tu sono centinaia di anni che ci guardi a noi e ci vedi morire, ma io non te la darò questa soddisfazione”. Poi la prese e la buttò via. Il mestiere del nonno è bello: non hai responsabilità e sei il padre dei vizi».
Quali, Alessandra? Fiorello, nell’imitazione di suo nonno, ha calcato la mano su quello del fumo...
Mortelliti: «Ero una fumatrice, sì, ma ho smesso».
Camilleri: «Certo, io sono un dissuasore del fumo, anche se i miei tentativi di dire basta sono stati un fallimento. Al massimo ho resistito per 22 giorni, poi sono svenuto. Ora ho un’autonomia di sei ore, a prova di viaggio in treno».
“La scomparsa di Patò” è il primo dei suoi romanzi a diventare un film. Come mai?
Camilleri: «Non c’è romanzo che non sia stato “opzionato” da qualche produttore, ma poi puntualmente qualcuno alza le braccia di fronte ai costi. Invece questa pellicola è la dimostrazione che si può fare un lavoro ottimo supplendo con l’intelligenza alla scarsità di fondi».
E lei, Alessandra, che voto si dà per l’interpretazione?
Mortelliti: «Io mi sono preparata tantissimo e poi ho seguito i consigli di mio nonno, che mi ha suggerito di non “caricare” troppo il mio personaggio. Alla fine il suo commento è stato: “Niente da dire”».
Se ho capito bene, in camillerese, questo è un gran complimento... Lei, invece, ha mai temuto i critici?
Camilleri: «Sono abituato a leggere ad alta voce a mia moglie quello che ho scritto. Lei è la mia vittima designata, ma è anche una donna tosta: quando facevo il regista, non ero terrorizzato dai critici, ma dalla sua presenza in platea! Per questo non smetterò mai di esserle grato. Io e lei siamo un mostro a quattro zampe».
E che cosa ha detto quando ha visto Alessandra in “La scomparsa di Patò”?
Camilleri: «Io e mia moglie eravamo esterrefatti: con quel trucco e costumi, assomigliava tantissimo... a mia zia Elisa. E pensare che, quando voleva entrare all’Accademia di arte drammatica, ho anche telefonato ai miei ex colleghi perché non l’accettassero all’esame. Ho fatto il possibile per impedirle di diventare attrice!».
Mortelliti: «E io ho studiato il doppio, per non fare la figura della “nipote di...”».
David Allegri
 
 

Apollodoro, 9.1.2012
Recensione
Il diavolo, certamente di Andrea Camilleri, un demonio fra le Libellule

Abbiamo appena finito di leggere a tempo di record il libro dal titolo ‘Il diavolo, certamente’ di Andrea Camilleri e vogliamo condividere con voi le nostre impressioni. Come ricorderete, si tratta del primo libro appartenente alla nuova collana Libellule di Mondadori: ad essere onesti dappertutto c’era scritto che i primi 4 libri di questa serie sarebbero usciti il 5 gennaio, ma noi abbiamo trovato il libro di Camilleri già il 4 nei supermercati e ne abbiamo approfittato spudoratamente. Prima di tutto diamo uno sguardo alla struttura: si tratta di 33 racconti di 3 pagine ciascuno, né più né meno, almeno nel dattiloscritto mandato alla casa editrice. Una scelta precisa di Camilleri, che deve aver richiesto un notevole lavoro di cesello da parte sua.
333, per un libro che ha nel titolo il 666, il diavolo: anche questa una decisione consapevole di Camilleri. Un libro che abbiamo letto nel corso di un pomeriggio, non particolarmente ostico come scrittura, anche perché è in italiano, non in siciliano come i romanzi del Commissario Montalbano o come l’ultima sua fatica, La setta degli angeli. A dire il vero un po’ ci è mancato il siciliano, anche se in questo modo abbiamo potuto ancora una volta notare l’abilità di Camilleri di creare personaggi credibili con poche e semplici parole.
Le 33 storie si leggono d’un fiato e in tutte serpeggia un sottile filo conduttore, un senso del destino e del fato ineluttabile, che ti colpisce quando meno te lo aspetti. Come a dire che la mala sorte, il diavolo, la maledizione di Tutankhamon, il karma negativo, chiamatelo come volete, ci mette sempre lo zampino, stravolgendo letteralmente la nostra vita.
Non si salva nessuno da questo destino: manager, bambini, mogli e mariti, disoccupati, preti e tanti altri ancora. Persone comune, potremmo essere noi stessi, i nostri vizi, le nostre bugie, le nostre illusioni messi alla berlina, ci si ritorcono contro, forse istigati da una presenza demoniaca. Che non si vede mai, ma che si sente.
Interessante la scelta di Camilleri di far iniziare e finire questo volume con due storie legate alla filosofia: l’abbiamo sempre trovata indigesta, ma in questo caso diventa quasi un’ossessione, di filosofia si può anche morire, come Camilleri docet.
Un libro che ci pone di fronte all’umana sorte, vista dal suo lato più negativo, una commedia umana che sotto l’apparente velo dell’umorismo cela la verità di una vita fatta di apparenze e di menzogne, di falsità e malvagità, con qualche sprazzo di sincera bontà. Un libro apparentemente leggero, ma che ti fa riflettere.
Manuela Chimera
 
 

QNM, 10.1.2012
Il diavolo, certamente di Andrea Camilleri

Neanche il tempo di goderci in pieno l’ultimo romanzo di Andrea Camilleri intitolato La Setta degli Angeli (peraltro ancora in vetta alle classifiche di vendita) che ecco arrivare un nuovo libro ad opera del maestro siciliano. Il titolo è tutto un programma: Il diavolo, certamente.
Il diavolo è il grande protagonista, in una raccolta di racconti che giocano molto con i numeri e i simbolismi. Nel libro trovano spazio 33 racconti composti da 3 pagine ciascuno, per un totale di 333 pagine, ovvero la metà di quello che è il numero della Bestia 666. Tutto voluto, ovviamente.
Il diavolo, certamente inaugura una nuova collana della Mondadori chiamata Libellule, progetto editoriale che ha lo scopo di proporre opere brevi di autori italiani e stranieri, affermati ed esordienti. La formula è molto chiara: “Libri di alta qualità, dentro e fuori, ad un prezzo contenuto. In una battuta: grandi nel breve”.
Non poteva esserci esordio migliore che con un maestro che ha fatto della concisione una vera e propria arte. Per l’occasione Andrea Camilleri abbandona il commissario Montalbano e il dialetto siciliano, ma la sua scrittura resta sempre e comunque riconoscibile. L’impresa di scrivere 33 racconti di 3 pagine ha previsto un lavoro di cesello notevole, ma tutto fila liscio senza intoppi o cali di tensione.
Il totale delle pagine è 333 perché non si discute che mezzo diavolo sia sempre meglio di uno intero. Anche il laico Camilleri deve fare i conti con il demonio che alberga nel mondo e devia le sorti umane dai binari canonici. Che questo sia un bene o un male, l’autore lo lascia decidere al lettore.
Il diavolo ci mette sempre lo zampino, e non si salva davvero nessuno: due filosofi in lotta per il Nobel, un partigiano tradito da un topolino, un ladro gentiluomo, un magistrato tratto in inganno dal giallo che sta leggendo, un monsignore alle prese con un lapsus, un bimbo che rischia di essere ucciso e un altro capace di sconvolgere un’intera comunità con le sue idee eretiche, una ragazza che russa rumorosamente, un’altra alle prese con il tacco spezzato della sua scarpa, una segretaria troppo zelante, una moglie ricchissima e tante altre che amano.
Il diavolo, certamente è edito da Mondadori al prezzo di € 10,00.
Mario Bello
 
 

unoenessuno, 10.1.2012
Il diavolo, certamente di Andrea Camilleri

Un bambino affidato ad una nonna che non perde occasione per vessarlo.
Un arciprete che per colpa di un errore del correttore ortografico scrive pene per pane.
Un eremita che per cercare Dio si perde se stesso (e la sua vita).
Un presidente che si macchia i calzoni prima di una importante riunione e così perde la faccia di fronte al suo consiglio.
Un suicida che viene alla fine salvato da un altro aspirante suicida.
Un irreprensibile direttore di un quotidiano che non ha mai tradito la moglie (nè avuto altre debolezze), all'improvviso si trova con due amanti. Contemporaneamente vicine.
Una persona alla vigilia della sentenza del suo processo scrive al suo giudice: peccato che a salvarlo potrebbe essere solo la verità della fede.
E ancora:
Due filosofi in lotta per il Nobel, un partigiano tradito da un topolino, un ladro gentiluomo, un magistrato tratto in inganno dal giallo che sta leggendo, un monsignore alle prese col più impietoso dei lapsus, un bimbo che rischia di essere ucciso e un altro capace di sconvolgere un'intera comunità con le sue idee eretiche... E ancora: una ragazza che russa rumorosamente, un'altra alle prese con il tacco spezzato della sua scarpa, una segretaria troppo zelante, una moglie ricchissima e tante, tante donne che amano.
I 33 racconti brevi di Camilleri (per 3 pagine a racconto, la metà del numero del diavolo) sono delle freddure dietro cui si nasconde lo zampino del diavolo, certamente.
Un pò sullo stile de "Il lato sinistro del cuore" di Carlo Lucarelli.
Non tutti sono all'altezza dell'autore e, anzi, troppe volte ritorna il tema del tradimento della moglie col marito (e ovviamente del marito con la moglie).
E di conseguenza la freddura finale, il tocco diabolico di belzebù, non è sempre lo stesso.
Il racconto migliore?
Il monsignore alle prese con l'errore di scrittura: dovendo pubblicare una poesia su un giornale (lui che è sempre stato restio a pubblicare qualunque cosa per non peccare di superbia) riscopre (dalla sua giovinezza) certi versi:
"Il fornaio levò la lastra di ferro che copriva l'apertura del forno.
Ah, che gioia introdurre il pane nell'antro che l'accoglie in sè, tra le sue pareti calde,
e lo trattiene nelle sue profondità.
In quell'ardente unione, il pane, da peso inerte qual era, si intosta, cangia colore..."
Ecco provate voi a vedere come cangia il senso se al posto di pane, uno scrive pene ...
alduccio
 
 

Corriere della Sera, 10.1.2012
Editoria virtuale. Le top ten di eDigita, BookRepublic e Ibs. In arrivo il formato ePub3 per i «libri arricchiti»: testi e multimediale
Ebook Nesi e Cornwell, star del digitale
Il vincitore dello Strega e la scrittrice americana in testa alle classifiche dei best seller elettronici Fra i più venduti anche Camilleri e Hessel. Da Cybook a Biblet, le alternative all’iPad per leggerli

Prima vera estate di lettura digitale sotto l’ombrellone. Le cifre sono ancora modeste, ma gli operatori italiani degli eBook sono ottimisti. Anche perché la scelta degli eBook non implica la rinuncia alle novità: da Nesi alla Cornwell, i lettori stanno decretando il successo dei bestseller anche online. [...] La classifica di giugno di BookRepublic vede al primo posto «L’ultima risposta di Einstein» di Miralles-Rovira Celma, seguito da «Facebook per genitori» di Boccia Artieri, «Indignatevi!» di Hessel, «Autopsia virtuale» di Patricia Cornwell e «Acqua in bocca» di Camilleri-Lucarelli.
[...]
 
 

Wuz, 11.1.2012
Il nuovo libro di racconti di Andrea Camilleri - Il diavolo, certamente - inaugura la nuova collana Mondadori, Libellule.
Ancora dopo cinque anni che erano sposati, Manlio non riusciva ad abiturasi al russare di Floriana. Già la prima volta che avevano dormito assieme, l'anno precedente il matrimonio, lui non aveva potuto chiudere occhio. Dopo l'amore, Floriana gli si era addormentata tra le braccia cadendo in un sonno profondo e subito aveva preso a russare.

L’officina di Andrea Camilleri non chiude mai, e questa sua prima prova per l’anno 2012 - anno di millenarismi, apocalissi e profezie assortite - mette in fila un bel numero di stuzzicanti esercizi di stile sopra un tema caro allo scrittore siciliano: che non è esattamente il male, come il titolo preso a prestito e parafrasato dal film di Robert Bresson lascerebbe supporre, quanto piuttosto la capacità inesauribile e diabolica che hanno gli uomini di remare contro sé stessi, sabotando con le proprie grottesche e goffe macchinazioni la possibilità di essere felici.
Accanto alla nostra stupidità, e per emendare almeno in parte il tasso complessivo di entropia al quale siamo condannati, lavora senza posa il caso, che nel suo tracciare eleganti traiettorie fra i dettagli delle nostre vite mostra spesso di essere intelligente, o perlomeno di avere un certo gusto.
Già, i dettagli. È proprio lì che si nasconde il diavolo, com’è noto: e per un affabulatore come Camilleri dev’essere stato un piacere sublime esercitarsi nel gioco di congegnare piccoli, perfetti dispositivi narrativi pronti a scattare come trappole attorno alla curiosità dei lettori.
Sbattiamo le ali come colibrì vicino al nettare che il papà di Montalbano dispensa a piene mani nei suoi racconti, non chiedendogli altro che di farci rimanere prigionieri della malìa.
“Non vi accadrà nulla, sapete? Sono solo storie, le mie”, sembra sussurrarci sornione all’orecchio, mentre già si frega le mani pregustando il piacere di raccontare. Ed ecco che il cantastorie di Vigata accontenta il nostro bisogno di storie, squadernando sotto i nostri occhi un teatrino cinico e intelligente, nutrito di figure gogoliane nella loro tragicomica statura.
Ci sono i due filosofi che si detestano e sembrano aver impostato la propria vita ciascuno via negationis all’altro.
Ci sono coppie che scoppiano (o rischiano di scoppiare) nel momento in cui uno dei due coniugi decide di intraprendere una terapia per mettere a tacere quella russata che da anni disturba i sonni dell’altro.
Ci sono amanti che si recano in gita di piacere all’estero occultando tutte le tracce, salvo poi venire scambiati per terroristi internazionali e messi alla berlina sulle prime pagine dei giornali.
Ci sono incontri consumati su di un tacco incastrato fra le griglie di una grata, e che attorno al ritardo che da quell’inconveniente discende apparecchiano tavole sontuose.
Ci sono, insomma, trentatrè variazioni su di un tema antico e sempre nuovo, un leitmotiv sul quale si è esercitato ogni scrittore che si possa dire attento ai sommovimenti dell’animo umano e al modo in cui l’imprevisto – unico vero motore di ogni possibile storia – spariglia le carte che avevamo preparato con tanta cura.
Ognuno è il volenteroso carnefice di sé stesso, sembra volerci dire Camilleri; ma lo scopriamo inesorabilmente troppo tardi, quando il celebre motto esistenzialista si rovescia nel suo doppio, facendo nascere il sospetto che se l’inferno sono gli altri, il diavolo siamo noi.
Certamente.
 
 

Adnkronos, 12.1.2012
Ad arricchire l'offerta nuove maschere comiche ma anche la satira esilarante e tagliente interpretata da Max Paiella
'The show must go off', il debutto di Dandini su La7 tra satira e intrattenimento
La conduttrice presenta il suo nuovo programma: "La scelta del sabato sera è una vera pazzia. Ma non abbiamo obblighi di ascolto anche se il nostro obiettivo è quello di fare di più dell'attuale 1,5% magari cercando di raddoppiare". Accanto a lei Dario Vergassola ed Elio e le Storie Tese

Roma - Si accendono i riflettori del sabato su La7. Ad animare, con la sua ironia, le serate della rete di Telecom Italia Media ci pensa Serena Dandini che, da dopodomani, darà il via al suo nuovo programma 'The show must go off'.
[...]
Nella prima puntata nel 'salotto' di Serena Dandini arriveranno lo scrittore Andrea Camilleri e il cantante Tiziano Ferro.
[...]
 
 

Tropea e Dintorni, 12.1.2012
Storie…di Andrea Camilleri
Le sue creature hanno una carica espressiva linguistica notevole
Le parole sostituiscono a pieno le immagini, fornendo un’ottima caratterizzazione degli eventi e dei personaggi

Di lui poco si deve dire, meglio lasciare il campo alla lettura; di seguito due recensioni ad altrettanti libri del grande autore siciliano che con le sue opere ha riavvicinato la Sicilia al resto del continente come solo i grandi della letteratura hanno saputo fare. Le sue creature, sia quelle scritte in italiano che quelle scritte in vernacolo siciliano, hanno una carica espressiva linguistica notevole; le parole sostituiscono a pieno le immagini, fornendo un’ottima caratterizzazione degli eventi e dei personaggi. Ho piacere di raccontarvi due delle storie anche se non recentissime: la prima è una delle tante vicende che vede protagonista il celebre Commissario Montalbano, il primo dei libri usciti dopo la scomparsa della signora Elvira Sellerio; la seconda, invece fa parte di una trilogia dedicata alla “metamorfosi” che insieme ad “Il casellante” ed “Il sonaglio” compongono un grande classico di questo fine narratore.
Il Sorriso di Angelica
Montalbano si ritrova nella sua bellissima Vigata a dover fare i conti con una serie di furti d’appartamento strani, non riconducibili a manodopera di carusi locali. E’ un periodo particolare per Salvo Montalbano la vecchiaia, infatti, incalza e lui da buon eterno ragazzo non vuol cedere il passo. La stanchezza però ha il sopravvento che si materializza nella routine del suo rapporto con l’eterna fidanzata Livia. Non ha la forza di dire basta a Livia, o forse più pavidamente ha paura di perdere un’ancora di salvezza. Montalbano sa di essere un uomo non facile, con mille problemi e fisime da sbirro. La Carne però ha ancora su di lui un forte richiamo, che in questa storia prenderà il nome di Angelica, bellissima ragazza coinvolta negli avvenimenti. Angelica però è anche altro; è la donna che nella sua gioventù rappresentò l’essere femminino per eccellenza delle sue immaginazioni erotiche ed emotive; è l’Angelica dell’Ariosto, eroina cantata nell’Orlando Furioso, immortalata nelle illustrazioni del Dorè che tanti piaceri apportarono all’ adolescenza di Montalbano. Questa volta il Commissario cede alla tentazione, si concede a questa Fimmina bellissima forse proprio in ricordo delle tante travagliate sensazioni vissute in giovane età. Rivive anche il sentimento della gelosia, dimenticata con la sua Livia, gelosia che lo rende ancora capace di sentirsi in gioco e vivo; si ritrova anch’egli Furioso. La sorpresa però è dietro l’angolo: come ogni cosa desiderata e fortemente agognata alla fine la stessa è fonte di disillusione e di pentimento. Angelica e tutto ciò che ella rappresenta non è, poi, così eccezionale; ancora una volta la beltà stà tutta nell’attesa. Per Salvo Montalbano non è ancora tempo di pensione; il suo essere è giovane e lo sarà sempre, fin quando anche il suo creatore sarà fanciullo nello spirito. W Montalbano, e sempre W Camilleri!
MARUZZA MUSUMECI
(di A. Camilleri Sellerio, editore Palermo,2007)
Maruzza Musumeci, è questo il titolo di uno splendido libro di A. Camilleri.Un nome semplice che può essere ricondotto ad una qualsiasi “donna”, “conoscente”, “comare” ma, invece, nasconde in sé l’identificazione di una creatura speciale, inventata, fatata. Là dove il mondo storico e quello mitologico si incrociano, l’autore colloca la sua leggenda, storia fantastica scaturita dall’elaborazione di vecchi racconti ascoltati da fanciullo e reinterpretati attraverso l’interiorizzazione globale della sua sicilianità che caratterizza tutto lo stile. Il luogo scelto per far recitare i personaggi è Ninfa ( il nome è già una garanzia) un lembo di terra circondata dal mare, quasi a voler ricordare non solo un’isola incantata ma, un luogo mistico dove tutto può succedere se davvero ci si abbandona al sovrannaturale e dove possono coesistere credenze-superstizioni e preghiere. Il tempo è incastonato tra la fine dell’800 e gli inizi del 900 epoca di grandi cambiamenti, in cui un semplice ed “ignorante” contadino sentiva quasi il dovere, se aiutato dalla buona sorte, di solcare il mare per tentare la fortuna nelle Americhe in cerca di un futuro migliore. In questo tempo di grandi disagi economici, delle grandi guerre,di una società prevalentemente contadina e rurale Gnazio, il protagonista, muove i primi passi e vive l’intera vita tra sudore, sacrificio ed una mesta felicità. E’ proprio da vero contadino, da uomo di terra non ama il mare ma, ad esso sarà per sempre legato attraverso le vite ed il destino delle persone più care.
Rientrato nella sua splendida terra di Trinacria, dal sogno americano, ormai uomo fatto con una certa dote economica, decide che è il momento di progettare passo dopo passo , la sua vita: compra un appezzamento di terreno, appunto contrada Ninfa, stranamente abbandonato, bello, selvaggio e fecondo; costruisce con le sue mani le prime mura della casa che tanti avvenimenti strani racchiuderà in sé; organizza il suo mondo senza mai rivolgere lo sguardo verso il misterioso mare che Lo circonda. La natura, sotto ogni sua forma Lo chiama, Lo scuote, Lo fa patire e Lo consola: è giunta l’ora di trovare una brava moglie; lui uomo di indole solitaria e di carattere spigoloso si affida, per questa ricerca sentimentale, ad una vecchia “guaritrice-fattucchiera”. La vecchia “ruffiana” sa fare il suo mestiere, gliela trova la moglie non solo brava ma anche bella di una bellezza indicibile da far perdere i sensi ed il senno. Ma dietro questa bellezza straordinaria che “incanta” si nasconde il segreto di Maruzza, selvaggia creatura addomesticata nel ruolo quasi perfetto di moglie e madre. L’avventura di Gnazio inizia una notte di luna piena, notte ideale per sottostare ad un rituale arcaico voluto e celebrato dalla bisnonna di Maruzza affinchè possano unirsi in matrimonio secondo natura. Le vite dei due novelli sposi si compensano, si rispettano, si amano nonostante la differenza d’età. Lui fatica e suda per lavorare la terra ed accudire il bestiame; Lei brava donna di casa colma ogni desiderio del marito eccetto in qualche periodo dell’anno, al cambio di stagione, tempo da dedicarsi autocelebrando il suo vero Essere. E’ in questo periodo che Maruzza ritorna con la mente al mare, luogo amato e desiderato, racchiuso per lei dal marito in due cisterne costruite appositamente. Qui la donna rinasce, libera il suo Io, ritorna ad essere creatura fantastica e mitologica.
La vita, intanto, scorre coronata da un’insaziabile passione, arrivano i figli anch’essi creditori di peculiarità non comuni; figli di due nature contrapposte che si attraggono e si sfidano allo stesso tempo. Cola e Resina legano il loro destino in modo univoco, là dove la vita del primo perde forza sulla terra, l’essenza della seconda Lo salva e lo porta con se nella sua dimensione: il mare. Come le onde e la risacca del mare non finiscono mai così è la vita di Maruzza che dalla notte dei tempi prosegue incessantemente perché, appunto, creatura particolare capace di rinascere nel tempo: è una Sirena. Gnazio da “omo” di terra in essa finisce seppellito, in tarda età, all’ombra dell’ulivo saraceno tanto ammirato e rispettato in vita, sentito come posto sicuro sotto cui rifugiarsi dalle proprie paure. La storia finisce e contemporaneamente se ne apre un’altra ed un’altra ed un’altra ancora, ogni qualvolta rinasce una Sirena ed ogni volta si legge e ci si tuffa dentro i racconti di Camilleri che pur scrivendo in vernacolo è talmente bravo da portare il lettore, man mano che prosegue la lettura, a leggere speditamente come se quel dialetto fosse il Suo da sempre. I tanti scritti di questo autore Ti costringono a viaggiare nello spazio e nel tempo, nella storia, nella leggenda rendendoti spettatore e nello stesso tempo protagonista di ciò che leggi. Questo in particolare è una storia nella Storia infatti sono molti i rimandi all’Odissea ed alla mitologia, ad altre opere siciliane come se ci fosse tra le righe del racconto l’esortazione a prendere in mano altre pubblicazioni e conoscere altri scrittori.
Ancora una volta leggere Camilleri è come leggere un racconto illustrato ad ogni parola corrisponde un’immagine, una sensazione, un sentimento, accompagnati dalla vista e dagli odori di Sicilia che solo un grande narratore come Lui può far sentire
Caterina Sorbilli
 
 

La scomparsa di Patò, 13.1.2012

Sulla pagina FaceBook ufficiale del film è stata diffusa la seguente notizia:
"La 13 dicembre srl, produzione del film La scomparsa di Pato', ha ufficialmente annunciato l'uscita del film il 24 febbraio 2012.
Ringraziamo tutti gli amici di Patò per l'enorme pazienza dimostrata e vi aspettiamo tutti al cinema!"
 
 

Radio Capital, 13.1.2012
Il caffè
Intervista ad Andrea Camilleri su "Il diavolo, certamente".
Cliccare qui per scaricare l'audio dell'intervista
 
 

Solo Libri.net, 13.1.2012
Il diavolo, certamente - Andrea Camilleri

Il nuovo libro di Andrea Camilleri, dal titolo "Il diavolo certamente", è in libreria dal 3 gennaio 2012, con la casa editrice Mondadori (collana Libellule).
Camilleri, che scrive in lingua usando il tempo presente per attualizzare le vicende sicuramente allo scopo di farle apparire realmente accadute, utilizza uno stile sobrio e asciutto. Egli racconta come se conversasse con amici; la comunicazione ha il tono dell’immediatezza e del tutto concreto è il linguaggio utilizzato, in piena sintonia con i variegati aspetti della quotidianità e degli affari che sfociano in risvolti grotteschi. Il libro è composto da trentatrè racconti in lingua e senza titolo, ciascuno di tre paginette, nonché una nota d’appendice dove il nostro autore dà qualche chiarimento.
Il primo racconto ha come personaggi due filosofi: di nazionalità francese è Dassin, nato in una ricchissima famiglia dell’alta borghesia industriale; della Bassa Baviera, è Maltz, figlio di poveri contadini. Nulla li accomuna e sembra che i due vogliano ignorarsi. I problemi cominciano quando l’Accademia di Svezia si orienta ad assegnare il Nobel per la letteratura a Dassin, avendo costui scritto anche romanzi. L’atteggiamento dei letterati francesi è senza entusiasmo. Addirittura, il decano di una nota rivista conclude così l’articolo:
“Che ne pensa dell’eventuale Nobel per la letteratura a Jean Paul Dassin il grande Dieter Matz? Sono del parere che, nel suo eremo, se la stia ridendo”.
A seguito delle pressioni esercitate su questi perché si astenga dall’intervenire, Matz, irritatosi, legge e stronca i romanzi del collega, utilizzando le armi dell’ironia e dell’iperbole. Ecco il titolo del suo scritto: "Perché non si può non dare il Nobel a Dassin". A questo punto la voce narrante si fa più esplicita:
“… l’ironia di quell’articolo nessuno la coglie, tutti prendono per autentici gli sprecati elogi, i complimenti stratosferici, i paragoni supremi”.
L’effetto desiderato si ribalta nel suo contrario e gli accademici svedesi, dopo avere rotto gli indugi, assegnano il premio a Dassin. Basta una coincidenza, un attimo (Kairos, il giusto momento dei greci: “una sorta di reagente chimico” che altera… tutte le componenti dell’intero sistema”), a dare una svolta diversa dalle aspettative.
Leggendo il secondo racconto, l’inatteso, che ha il fascino del mistero, trova questa precisazione:
“Un caso. Qualcosa d’incredibile, d’irreale. Una probabilità su miliardi e miliardi. Ma era accaduto. E se era accaduto, doveva ben significare qualcosa”.
Camilleri, che ama divertirsi e divertire, stando al titolo dell’opera, attribuisce al diavolo il compito di modificare il corso delle cose. In meglio o in peggio non importa. L’essenziale è che la situazione iniziale si svolga e si concluda in modo antitetico da quello voluto dai personaggi. A una vera e propria visione della vita, capricciosa e contraddittoria, e per questo luciferina, fanno in sostanza riferimento le sue microstorie, come a dire che l’unica certezza ricavabile dall’esistenza è la presenza dell’imponderabile, asse di riferimento dal quale, senza uno scopo moralistico, prende corpo il frastagliato mondo dei tipi umani: configurazione in cui è anche possibile riconoscere l’insegnamento di Maupassant per il privilegio accordato a trame dominate da rivalità ambiziose e bassezze, da tradimenti coniugali e slanci erotici, da apparenze e menzogne. Questa, in sintesi, la preziosità del libro nel quale ognuno potrebbe, via via, ritrovare lo zampino del proprio diavolo.
Federico Guastella
 
 

Paperblog, 13.1.2012
La setta degli angeli di Andrea Camilleri

Scrivere divertendosi per divertire, con un pizzico di critica all’ingenuità umana, Andrea Camilleri riesce, se possibile, a stupire nuovamente, strappando sorrisi, e sonore risate. La setta degli angeli è la novella per eccellenza, capace di sdrammatizzare e contemporaneamente di inserire quella pulce, quel pensiero, che fa storcere il naso, che alla fine del racconto indigna, per solidarietà e per giustizia.
Scrive l’autore «Questo libro racconta un fatto storico, ma soprattutto punta l’indice su un fenomeno assai diffuso oggi nel nostro paese: il rifiuto della conoscenza della verità»; i fatti reali abilmente ripresi e stravolti da Camilleri riguardano un paese siciliano, anno 1901, dove un ex farmacista, avvocato e giornalista scopre e denuncia una setta segreta fondata dai preti del paese, setta che violenta giovani fanciulle, ingenue e ignoranti.
L’abilità di Camilleri sta nel riuscire a narrare un fatto tragico dandogli la giusta dose di leggerezza e serietà, lasciando l’amaro in bocca alla fine ma concedendo momenti divertenti; nel suo romanzo le femmine incinte sono ben sette, per opera dello spirito santo, chiuse in casa dai genitori, che nel frattempo picchiano presunti padri ignari del torto, tanto da far sospettare un attacco di colera causando panico e allarmismi in tutto il centro abitato.
Due i personaggi di maggiore interesse letterario, l’Avvocato Matteo Teresi, l’ex farmacista, e il capitano Montagnet, perspicace, curioso il primo, pulito e coerente il secondo, nel mezzo diversi personaggi caratteristici, imperdibili, ancorati nelle loro tradizioni, capaci di unire mafia, Chiesa e Stato in un unico giro di ballo.
I due “buoni” scappano, vengono allontanati, la mafia rimane, i preti vengono assolti, non da Dio, ma dalla legge e dallo Stato, alla fine il ricordo rimane nel ventre delle fanciulle, sistemate nel frattempo con i giovani malmentati, e la verità rischia di venire stravolta, cambiata, contorta e nascosta, come sempre accade.

“Zio, la sai qual’è la to colpa cchiù gravi? Quella d’esseri un idealista.”
“E sarebbi ‘na colpa?”
“Se non ti piaci colpa, chiamiamola difetto”.

Annare
 
 

Adnkronos, 13.1.2012
Tv: La7, al via domani 'The show must go off' di Serena Dandini

Roma - Al via domani, alle ore 21.30, la prima puntata di "The show must go off", il nuovo programma condotto su La7 da Serena Dandini, accompagnata anche in questa nuova avventura da Dario Vergassola e la musica e l'ironia di Elio e le Storie Tese.
Il primo ospite della puntata intervistato da Serena Dandini sara' il grande scrittore Andrea Camilleri che, in virtu' del suo passato di regista televisivo, dara' dei consigli alla padrona di casa su come affrontare la sfida del sabato sera televisivo italiano.
[…]
[A causa della decisione di mandare in onda uno speciale giornalistico su un evento di cronaca, l'esordio della trasmissione è stato rinviato al 21 gennaio, NdCFC]
 
 

Imago Romae, 13.1.2012
Crescere al Sud
Giovanni Piperno fa raccontare ad Andrea Camilleri, Erri De Luca, Mario Desiati, Nicola Lagioia, Antonio Pascale, Gilda Policastro, Roberto Saviano, Chiara Valerio, Mariolina Venezia la loro infanzia nel documentario Crescere al sud.

Segnaliamo da lunedì 16 gennaio la proiezione del documentario "Crescere al Sud".
Nove testimonianze raccolte da Giovanni Piperno per la Conferenza programmatica sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza nel Mezzogiorno intitolata Crescere al Sud (www.crescerealsud.it) e promossa da Save the Children e Fondazione con il Sud a Napoli nel settembre del 2011.
Andrea Camilleri ricorda la scuola pubblica di Porto Empedocle, dove poteva diventare amico dei figli degli scaricatori del porto; Roberto Saviano rievoca la bellezza e la distruzione del casertano, ma anche le partite per strada con il pallone supersantos; Mariolina Venezia l'inutile educazione al cucito e al ricamo nel suo paesino lucano d'origine, e la scoperta della modernità, il treno, l'ascensore, il flipper, con il trasferimento a Monopoli; Erri De Luca la violenza sui bambini napoletani e la gioia di abitare un dialetto. E con loro anche Antonio Pascale, Chiara Valerio, Mario Desiati, Nicola La Gioia, Gilda Policastro: nove scrittori meridionali italiani ci hanno raccontato cosa ha significato per loro crescere al Sud. Ognuno portando la sua atmosfera, il suo accento, i suoi ricordi.
Save the Children - s.t. foto libreria galleria
lunedì 16 gennaio 2012, ore 19:00
s.t. foto libreria galleria
via degli ombrellari, 25 Roma (Borgo Pio) proiezione del documentario
di Giovanni Piperno
CRESCERE AL SUD
Nove scrittori nati nel meridione -Andrea Camilleri, Erri De Luca, Mario Desiati, Nicola Lagioia, Antonio Pascale, Gilda Policastro, Roberto Saviano, Chiara Valerio, Mariolina Venezia- raccontano la loro infanzia.
Montaggio: Paolo Petrucci; Suono: Fabio Santesarti; Fotografia e regia: Giovanni Piperno
Al termine della proiezione seguirà l'incontro con il regista Giovanni Piperno, Matteo Rabesani (Save The Children) e gli scrittori Gilda Policastro, Chiara Valerio e Antonio Pascale, che  leggeranno dei brani dai loro libri.
Iperio
 
 

Il Sole 24 Ore, 15.1.2012
Posacenere

«Diffamate, diffamate, qualcosa resterà». Si diceva che questa una volta fosse la tecnica gesuitica per togliere dimezzo gli avversari. Usavano il verbo al futuro, si affidavano a un effetto, come dire, differito. Gutta cavat lapidem. Ma ai tempi nostri, con l’informazione istantanea via tv o internet, tra la diffamazione e il suo effetto immediato non c’è più quel lasso di tempo che permetteva alla vittima di reagire preparando le sue smentite o le sue contromosse. La macchina del fango, come oggi viene detta, in Italia ha una solida tradizione secolare, si è sempre curata, lubrificata, si è aggiornata mettendola al passo con le nuove tecnologie. È una delle poche cose che funzioni alla perfezione nel nostro Paese.
Andrea Camilleri
 
 

La Provincia, 15.1.2012
Da Eco a Vitali e Camilleri
Strategie da best seller

Spesso, ragionando superficialmente, sembra che gli scrittori, una volta imboccata la strada del successo, non vogliano più lasciarla e quindi tentino di ripetere il colpo da bestseller che li ha resi famosi. A volte succede, altre invece ci troviamo di fronte a dei "flop", come capita agli autori di un solo "successo" che poi non riescono più a ritornare a scalare le classifiche di vendita per raggiungere la vetta.
[...]
Rimanere fedele ad un proprio stile e ad una ambientazione propria, vuol dire riscrivere sempre lo stesso libro?
Spesso questo giudizio è usato in senso negativo, ma da sempre ci sono teorici della letteratura che sono convinti che nelle storie non ci sia niente da inventare e che tutto sia già stato scritto. E che anzi la fedeltà al proprio mondo e al proprio stile siano non solo una garanzia per il lettore, ma anche un pregio stilistico.
[...]
Come si può notare ci sono sempre posizioni diverse tra critici e lettori: i primi valutano "la fedeltà" ai propri temi e al proprio stile come un difetto e una limitazione; i secondi invece lo ritengono un nodo sostanziale del loro rapporto con lo scrittore, perché amano ritrovarsi al sicuro nelle stesse storie. Del resto da anni si è affermato il tema della "serialità" e anche alcuni psicologi, attraverso studi approfonditi. Hanno più volte segnalato come sia importante per il lettore ritrovare personaggi e ambientazioni: lo dimostra il successo sempre crescente del romanzo giallo, dove cambia l'oggetto dell'investigazione, ma viene sempre ritrovato lo stesso commissario, lo stesso scenario: per il lettore questo risulta una sicurezza. Come spiegare altrimenti il successo di un autore come Andrea Camilleri e del commissario Montalbano? Sta proprio in questa "garanzia" che lo scrittore dà al suo lettore, tanto che l'editore Sellerio ha affermato che l'uscita di un libro con una nuova indagine, non solo si assesta subito tra i libri più venduti, ma ha un effetto di ripresa anche per gli altri: come dire la novità porta a far scoprire anche le altre vecchie storie. E non vale solo per il romanzo giallo: quando l'ambiente è ben definito, quando i personaggi sono riconoscibili come "voce" di un narratore, anche la commedia all'italiana, funziona e va forte.
[...]
Fulvio Panzeri
 
 

Il Giornale, 15.1.2012
Anche l'800 aveva i suoi Moccia Ma adesso chi se li ricorda più?

Fabio Volo, Luciana Littizzetto, Faletti, la Mazzantini. Sono i più venduti di questa settimana (e di tante altre, passate e probabilmente future). Poi ci sono i Moccia, i Camilleri, i Carofiglio: insomma, i bestselleristi del 2011, del 2012 e anche del 2013... Scrittori di cui oggi non possiamo fare a meno, ma che è arduo immaginare possano essere letti anche dai nostri figli, e dai loro. I bestselleristi di oggi, tra cent'anni li leggeremo ancora? I loro titoli, oggi strapopolari, a portata di mano in ogni autogrill e in ogni supermercato, sopravviveranno nella memoria collettiva?
Se il futuro si può immaginare applicando gli stessi parametri del passato, allora i Volo, le Avallone, i Moccia, forse anche i Baricco e i De Luca, tra un secolo (anche meno) saranno dei signori nessuno.
[…]
Per capire quanto sia effettivamente alto lo spread tra i valori letterari da una parte e il successo commerciale dall'altro, bisognerebbe spulciare una montagna di dati e documenti accumulati lungo la centocinquantenaria storia (editoriale) del nostro Paese. Impresa compiuta da Michele Giocondi, studioso esperto di storia dei consumi culturali, che nel saggio I best seller italiani (Mauro Pagliai editore) ricostruisce gli «indici di Borsa» del mercato librario dal 1861, nascita del Regno d'Italia, al 1946. Mentre un secondo volume, in preparazione, sarà dedicato al dopoguerra, fino - appunto - a Tamaro, Moccia, D'Avenia, Paolo Giordano.
[…]
Anton Giulio Barrili, invece, già ghostwriter di Garibaldi, fu autore seguitissimo e prolifico: settantadue (!?) opere fra romanzi, novelle, diari. Il suo personale bestseller fu Come un sogno, un bel feuilleton uscito nel 1875 che nel 1910 aveva già raggiunto le 28mila copie e nel 1940 le 75mila, e che insieme agli altri titoli sempre ristampati gli fruttava - come confessò a un amico - «molti biglietti da mille ogni anno». Un po' come il nostro Camilleri, insomma.
[…]
Luigi Mascheroni
 
 

Italpress, 16.1.2012
Il 24 gennaio
«Magaria», a teatro la fiaba firmata da Andrea Camilleri
In scena al Politeama Garibaldi di Palermo

Palermo - Andrea Camilleri (testo) e Marco Betta (musica) firmano Magaria, fiaba musicale per voce recitante e orchestra in scena il 24 gennaio al teatro Politeama Garibaldi, nell'ambito dell'80^ stagione degli Amici della Musica di Palermo. «Magaria» (ossia “Magia”) nasce da un divertente testo/monologo che ha suggerito al compositore Marco Betta di realizzare «una piccola opera di teatro letterario della mente nella quale i personaggi sono evocati dagli strumenti dell’orchestra». E così, se il romanziere immagina parole magiche che fanno scomparire e riapparire chi le pronuncia, Betta crea una partitura in cui gli strumenti musicali corrispondono ai vari personaggi: il Nonno è un violocello, Lullina è un violino, il Maresciallo è una tromba. La musica diventa quindi una sorta di testo parallelo, di riflesso sonoro della narrazione. Una favola gustosa dai risvolti noir, per l’occasione narrata da Ernesto Maria Ponte, arricchita da vari colpi di scena, dalla musicalità del dialetto siciliano e dal classico “e vissero felici e contenti”.
La parte narrativa si può sintetizzare come apparizione, incantesimo e magia, la parte sonora è rappresentata da linee immaginarie, di orizzonte, di cielo, di nuvole, tracce melodiche che delimitano il confine tra l’immaginazione della parola ed il suo divenire suono. La versione appositamente realizzata per gli Amici della Musica di Palermo ha la regia di Alfio Scuderi in collaborazione con Riccardo Scilipoti che ha tradotto la partitura originale, l’opera verrà eseguita da bambini e ragazzi dell’Orchestra Leonardo da Vinci curata da Andrea Anselmi.
 
 

Il Sole 24 Ore, 16.1.2012
Camilleri comanda ma arrivano Saviano e Simenon

“Che novità! Si ricomincia con Camilleri” ha giustamente titolato Luciano Genta su TuttoLibri del 14 gennaio. L’avevamo previsto anche noi: Camilleri è tornato ed è subito in pole position nelle classifiche del cartaceo (in seconda posizione secondo Nielsen Book Scan) e in quelle del digitale. Colpa del “Diavolo, certamente”. Anche se la sua ultima fatica sembra avere il dono dell’ubiquità: comprare in seconda posizione su Bookrepublic e Ultima Books, in quinta su Libreria Rizzoli e iBook di Apple, in settima in quella dell’ebookstore di MediaWord e in ottava sul Kindle Store italiano.
[...]
a cura di Francesca Colletti
 
 

Lib(e)ro libro, 17.1.2012
Andrea Camilleri – Il diavolo, certamente

L’inesausta creatività letteraria di Andrea Camilleri ha concepito questo ultimo libro “Il diavolo, certamente”, in cui ha dato ampio respiro alla sua feconda immaginazione. 33 racconti di 3 pagine l’uno, secondo un disegno o una numerologia simbolica rovesciata: non 666, ma 333 perché – citazione di Camilleri – è meglio avere a che fare con mezzo diavolo che con uno intero.
Nella nota alla fine dei racconti, l’Autore dice di sapere benissimo che esiste un film di Robert Bresson che in Italia è stato intitolato Il diavolo probabilmente … e che non ha nessuna remora a confessare d’essersene impadronito perché è stato proprio quel titolo a fargli venire l’idea di scrivere queste brevi 33 narrazioni.
Diavolo di un Camilleri! Quasi in combutta con la Bestia ci propina questi scritti diabolici, luciferini, lo zampino del diavolo…del caso…dell’imprevisto sono sempre pronti a cogliere di sorpresa la vita, a scompigliare le carte degli eventi. Nulla è prevedibile, la sorte gioca a rimpiattino con le umane vicende e non sempre quello che desideriamo avviene per vie consuete. Mettersi nei panni di questa variegata umanità è un’impresa improba, si rischia di sprofondare nel buio dell’imperscrutabile. I racconti sono congegnati all’interno di un meccanismo pressoché perfetto, i personaggi manovrati con arte e maestria sbalorditive: una rappresentazione sinistra di tutto ciò che alberga negli animi …passioni, vizi, desideri, vendette, perfidie, ma anche slanci, generosità e altro.
Fanno da cornice a tutta la raccolta, il primo e l’ultimo racconto, entrambi sono due riflessioni filosofiche che diventano l’anello di congiunzione di tutta la trama narrativa; nel primo il ricorso all’iperbole, ai paragoni supremi, ai complimenti stratosferici verso un avversario, non sostenuti da un’efficace ironia, fanno prendere per autentico il contenuto e quindi invece di una stroncatura risulta un elogio sperticato. Nell’ultimo una discussione filosofica tra due amici si trasforma in un duello argomentativo all’ultimo spasimo sulla discussa dimostrazione della verità (άλήθεια).
Ed ecco aprirsi il sipario e su un fondale grigio recita un’umanità invereconda in cui si disvelano abissi interiori: un prefetto perfetto e di cristallina onestà sente riaccendersi una giovanile passione amorosa, un partigiano, tradito dall’irrompere di memorie e sentimenti, tradirà dei suoi compagni. Un ladro d’appartamenti diventa ladro gentiluomo, un bambino dodicenne ordisce freddamente una vendetta famigliare, il monsignor, venerato come un sant’uomo dai fedeli, a causa di un refuso tipografico la sua integrità morale viene deturpata per sempre, il tacco spezzato di una scarpa segna la fine di una relazione, ma è galeotto di una nuova…Tante donne concupiscenti, mogli tradite e che tradiscono a loro volta, amanti di troppo, segretarie che custodiscono segreti…insomma molteplici sfaccettature di personalità e situazioni, a volte paradossali o assurdamente verosimili, sono sinonimi di una realtà che spesso sta davanti ai nostri occhi e non vogliamo decifrarla nella sua crudezza. Il male è spesso motore dell’agire umano, si annida e si manifesta nelle forme più subdole; è un demone che s’insinua nelle menti dei personaggi e come un tarlo scava e corrode i loro pensieri, Camilleri è stato in un certo senso demoniaco a cercare le combinazioni più bislacche, a far incrociare destini, ad architettare incontri: il caso, qualcosa d’incredibile, d’irreale. E se era accaduto doveva ben significare qualcosa.
L’attualità nella sua drammaticità è uno dei temi presenti, con la crisi economica, le difficoltà aziendali, lo spauracchio della rovina, i licenziamenti, l’impossibilità di trovare lavoro…Ho letto da qualche parte che l’inferno riesce meglio del paradiso; queste fulminanti e nere e amare storie in cui la verità si colora di menzogna e viceversa si avvalgono dello stile ineguagliato di Camilleri, così netto e deciso, con sottesa ironia, come scriverebbe lui, profusa a tinchitè (a iosa), mai pesante e tedioso, sempre insita quella speciale leggerezza di linguaggio che lo contraddistingue.
Un’altra piacevolissima occasione di lettura.
Arcangela Cammalleri
 
 

Live Sicilia, 17.1.2012
“Senza padrini” allo Steri

L’Ascc (Associazione siciliana consumo consapevole) insieme a Coop Italia e all’Università di Palermo presentano il libro di Filippo Astone: “Senza padrini – Resistere alle mafie fa guadagnare” (edito da Tea con una prefazione di Andrea Camilleri). L’appuntamento è per mercoledì 18 gennaio alle ore 18.30 a Palazzo Steri (P.zza Marina 61, Palermo).
Prenderanno parte alla presentazione, moderata da Claudio Sardo direttore Unità: Rita Borsellino (deputato europeo) [poi assente, NdCFC], Ivo Blandina (Confindustria Messina), Francesco Cascio (presidente Assemblea regionale siciliana), Enrico Colajanni (presidente di Libero Futuro), Antonio Ingroia (procuratore aggiunto – Procura della Repubblica di Palermo), Daniele Marannano (presidente Addiopizzo), Giuseppe Todaro (vicepresidente Confindustria Palermo con delega sulla legalità). Porterà il saluto il rettore dell’Università di Palermo Roberto Lagalla, concluderà Vincenzo Tassinari, presidente di COOP Italia [poi sostituito da un altro alto dirigente di COOP Italia, NdCFC].
La presentazione è dentro il percorso che l’ASCC si è data – come dice il suo direttore Fulvio Bella – di “educare al consumo critico e consapevole”, che è un argine fondamentale contro tutte le forme di criminalità organizzata. Questo percorso è fatto con il contributo decisivo di COOP Italia che è un soggetto economico che, per cultura e per statuto, si oppone a tutte le mafie e al pizzo.
 
 

Europa, 19.1.2012
Se il diavolo ci mette l’artiglio
Trentatré racconti di Camilleri per inaugurare una nuova collana

Fa le pentole ma non i coperchi, si nasconde nei dettagli e quando ti accarezza vuole l’anima. Chi è? Il diavolo, certamente. Conclusa la lettura dell’ultimo Andrea Camilleri la risposta viene spontanea e non tanto perché il libro si intitola così, Il diavolo, certamente, quanto piuttosto perché al termine delle 169 pagine si ha la certezza che certe situazioni possono comporsi o scomporsi – secondo le interpretazioni – solo se lui, il diavolo, ci mette coda o zampino, si annida in qualche particolare, “cucina” gli eventi con pentole scoperchiate o languidamente sfiora una qualche anima.
Certezza – non a caso Camilleri toglie ogni dubbio al titolo italiano del film di Bresson del 1977 Il diavolo probabilmente al quale per sua stessa ammissione, ma solo al titolo, si è ispirato – matematica visto che la struttura del libro è incardinata sulla reiterazione del numero tre, il numero perfetto. Trentatré racconti, ciascuno di tre pagine (il numero di battute è lo stesso per ognuno di essi): 333 dunque e non il demoniaco 666, «perché è meglio avere a che fare con mezzo diavolo che con uno intero» scrive Camilleri nella nota finale, fino all’ultimo intridendo lo scritto di quell’ironia che tanta parte ha nella sua narrativa, Montalbano compreso.
Qui del commissario non c’è traccia e nemmeno del singolare pastiche linguistico sul quale il prolifico scrittore siciliano intesse le indagini del suo personaggio simbolo: i racconti sono scritti in un italiano chiaro e senza asperità. Prosa piana, scorrevole, che va dritta alla meta e si chiude, sempre, su un particolare, che somiglia tanto a una zampata del destino o, sembra insinuare Camilleri, all’artigliata del diavolo.
Tanti personaggi – uomini e donne innamorati e no, bambini giovani e vecchi, eroi e vittime, porporati e laici, filosofi e segretarie, donne virago e uomini privi di nerbo – quanti ne esistono nel mondo, così lontani eppure così vicini, accomunati da quello scarto che può cambiare, anche in un attimo solo, il corso di una vita. E non è forse la possibilità che quello scarto si verifichi che rende così viva la vita e diversa l’esistenza umana da quella di ogni altro essere vivente?
È l’interrogativo che ci lascia Camilleri con questa raccolta di racconti, con la quale Mondadori inaugura la collana “Libellule”, racconti lunghi e romanzi brevi di autori italiani e stranieri, suggerendoci la risposta. Perché un particolare, un salto all’indietro sono in grado di stravolgere anche i piani meglio congegnati e insegnarci a credere all’impossibile.
Anche al diavolo, certamente.
Luciana Matarese
 
 

Corriere della Sera, 19.1.2012
Viaggio nel capoluogo siciliano
Palermo, «capitale» senza speranza
Ora impugna i forconi

La caccia ai politici e la cronaca di un fallimento

Palermo — Palermo è fallita. E non per i debiti. Per la mancanza di prospettive, di speranze. Restano rabbia e dolore, cui un capopopolo scaltro e disperato ha dato un simbolo: i forconi.
[...]
Una terra da sempre produttrice di miti, oggi inaridita. Ci sarebbe Camilleri, che però ha quasi novant’anni e da sessanta vive a Roma; qui non tutti lo amano, se Lombardo lo voleva assessore Micciché lo definì «grandissimo nemico, prezzolato ideologico, assassino del Polo». Più che da miti, Palermo sembra abitata da fantasmi. La grande editrice Elvira Sellerio.
[...]
Aldo Cazzullo
 
 

Io Chiara e l'Oscuro, 20.1.2012
Chaise longue
Andrea Camilleri
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Volete ascoltare una pagina dell’ultimo libro di Andrea Camilleri letta in esclusiva per voi? ASCOLTATE QUI…
Alzate bene il volume e… ASCOLTATE QUI LA BARZELLETTA che ANDREA CAMILLERI ci ha regalato FUORI ONDA…
RIASCOLTA QUI LA PRIMA PARTE DELLA PUNTATA!
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(D.Come si fa a piacere alla pancia e alla testa di un paese, soprattutto come l’Italia?)
Come si fa non saprei dirlo però mi è riuscito. Evidentemente c’è stata una buona ricetta, venuta per caso, che ha funzionato.
(D.Corpo: Ma Jela famo a superà Fabio Volo?)
Ma quello …vola! Difficile superare uno che nel cognome ci ha scritto “volo”. Io al massimo vado con i cammelli, “Camilleri”: lento, nel deserto.
E’ difficile capire da che cosa si possa essere mossi nella vita. Certe volte la spinta ,l’imput può essere di natura mentale,certe volte un fatto istintuale: però io non credo che la lettura possa portare a dei risultati pratici. Credo che sia più così, come qualche cosa che al massimo può modificare piccoli sistemi di pensiero di un individuo. Ma…ti fermi. A me viene molto da ridere quando un autore pensa che col proprio libro possa modificare un qualche destino di una parte dell’umanità.
Può aiutare al massimo la propria vita, quella dei propri amici, e quella di un ristrettissimo numero di lettori. Insomma, del resto noi abbiamo quattro autori non disprezzabili: Matteo, Marco, Luca, Matteo che hanno scritto qualche cosa di un certo valore, non sono riusciti loro a modificarci…
Il mio primo ricordo posso datarlo esattamente: mancava un mese a compiere 3 anni. Sono sulle ginocchia di mio nonno paterno che è malato, seduto in poltrona accanto al letto, mi ha preso sulle ginocchia , davanti c’è l’armadio con lo specchio e giochiamo che lui mi fa scomparire l’immagine dallo specchio inclinandomi e poi mi riporta su ed io ricompaio. Questo è il primo nitido ricordo che io ho.
(Chiara: Non mi pare però che lei sia un narcisista…)
Diciamo che mi sforzo di non esserlo. La tentazione di esserlo è forte! Ogni tanto si apre un varco di narcisismo piuttosto serio che immediatamente mi affretto con mani e piedi a buttare in fondo al sacco.
Un certo narcisismo in gioventù era fisico: riuscivo a stare mezz’ora davanti allo specchio per guardarmi per vedere se questi capelli già spalmati di un quintale di brillantina avessero un filo di capello fuori posto. Quando ero assolutamente certo che tutti erano appiccicati al posto giusto… potevo uscire. Dopodiché quei capelli erano trampolini di lancio per guardare i capelli degli altri, soprattutto delle ragazze.
Io ho avuto un fior di mamma di cui tutt’ora, ad anni 87, ricordo le mani ossute quando mi picchiava. Perché apparteneva a quella generazione che farà inorridire oggi di mamme che picchiavano i loro figli. Ed io non finirò mai di ringraziare quelle botte materne date sempre a ragion veduta. Sapevano anche carezzare, quelle mani: benissimo, e mai a torto.
Mio padre fingeva di disinteressarsi di me. Però voleva educarmi a certe cose, ad una certa maschilità ma era sempre, poveruomo, deluso. Lui era una grande giocatore di biliardo: io non ho mai imparato. Papà era il presidente dell’Empedoclina, squadra di categoria Z che la domenica pomeriggio lo fermavano, andava all’ospedale, aveva fatto a cazzotti… per questo mi è nato una sorta di trauma nei riguardi del calcio: non ho mai assistito ad una partita!
C’era sempre quest’attesa la domenica: papà ce la farà a tornare a casa?
Ero figlio unico…
Papà era squadrista, marcia su Roma, però devo dire: a modo suo. Vorrei rendergli omaggio.
Un giorno nel 1938, un mio carissimo amico, Francesco Pera, che con me aveva fatto le elementari e il ginnasio e un giorno disse: “da domani non posso più frequentare questa scuola”. Ed io chiesi “perché, tuo padre è stato trasferito?” – “No, perché sono ebreo.”
Tornando a casa, chiesi a papà: “perché il mio amico Pera non può più frequentare questa scuola. Mi ha detto che è ebreo..” Papà saltò su, cominciò a insultare Mussolini per questa storia degli ebrei. E quindi era fascista sì, ma a modo suo. Mi spiegò che era una pazzia dovuta all’amico tedesco, che gli ebrei erano esattamente come noi e che quindi Pera andava aiutato…
Questa è una lezione a cui rendo omaggio, senz’altro.
(D.Questa sua Sicilia che ritorna non sarà forse anche un po’ una mitizzazione? E’ un posto reale la sua Sicilia?)
E’ il rischio continuo che si corre, la mitizzazione. Io cerco continuamente di non caderci dentro, ma il tranello è quotidiano e ad ogni parte. La Sicilia ha una marcia in più per farsi mitizzare.
Io sono sposato con una donna da 54 anni e passa.
Che significa questo? Significa semplicemente che io con questa donna ho fatto un patto, tra uomo e donna. Ho detto: vogliamo provare a vivere la vita insieme? Ci siamo detti di sì. Il che significa che tutti e due abbiamo cercato di rispettare in tutti i modi possibili questo patto che si era stabilito al di fuori di qualsiasi cerimonia, al di fuori di qualsiasi altra cosa.
Siamo stati fortunati, probabilmente perché abbiamo saputo,col passare degli anni, adattarci al diverso tipo di relazione che si crea all’interno di una coppia.
La mia dedica di un libro, “La stagione di caccia”, era dedicato a lei e alla sua “trentennale pazienza nei miei confronti” (eravamo sposati da 30 anni): io ho avuto una certa fortuna nel trovare una donna che ha saputo capirmi e io non ho mai potuto pronunciare la frase “sai, mia moglie non mi capisce.”
(D. Camilleri, le piace questo governo tecnico?)
Sì o no. Sì perché credo sia l’unico governo che possa prendere dei provvedimenti data la situazione nella quale ci troviamo. Forse però Monti si è spinto un po’ troppo nelle prime dichiarazione che fece sull’equità: non trovo molte cose eque, in alcuni dei provvedimenti. E poi trovo una certa improntitudine nello ..“svegliare il cane che dorme”: perché per esempio, parlo con totale franchezza, non fare una legge esclusiva per i pensionati? Cioè per la rintracciabilità del percorso della moneta. Perché costringere degli 80enni magari semi analfabeti ad aprire un conto corrente, pagare le spese del conto corrente in banca, mettono in serio imbarazzo i miei cari contadini siciliani e calabresi. E poi un governo serio rimborsa le spese dei conti correnti ai pensionati. Mi sembrano cose che creano un certo malumore: non ce n’era bisogno.
Non c’era bisogno di andare a toccare l’articolo 18, mi preme enormemente dirlo: ritengo l’articolo 18 una conquista di civiltà del lavoro. Sentire dire “facilita in un certo senso i licenziamenti”mi ferisce : un governo deve evitare in tutti i modi i licenziamenti. Poi mi si dice “fanno assumere contestualmente i giovani”. Beh, allora un industriale che deve licenziare porti contestualmente il contratto d’assunzione un giovane allora ne può licenziare uno. Altrimenti, non mi piace.
Cosa mi piace? La non rissa! Mi piace la civiltà dell’espressione. Mi piace certi altri provvedimenti che sono stati presi. Mi piace… Cortina! Mi piace… Cola di Rienzo!
(Testa – D. Lei ha sempre detto “il pubblico ha ragione”. Lei c’ha fatto caso che è diventato un autore di bestseller nello stesso arco di tempo in cui lo stesso popolo che comprava i suoi libri votava qualcun’altro! Lei ha avuto successo con il Cavaliere)
La cosa più terribile che alcuni di quelli che votavano per alcuni di quelli che votavano per una certa persona compravano i miei libri! Come me lo spiego? Beh, l’abbiamo detto all’inizio: la letteratura è una cosa a parte rispetto alla vita delle persone!
In tutto… ho scritto 80 libri!
La scrittura per me è una sorta di dipendenza: quando scrivo mi dimentico di certe situazioni. Se sono arrabbiato per esempio, per qualche motivo, poi non lo sono più.
(Chiara: Fra poche ore ci sarà il “Funeral party” di Carlo Fruttero…)
Carlo Fruttero non l’ho mai conosciuto personalmente, ma l’ho sempre amato, stimato, ascoltato. Mai avuto l’onore e il piacere di conoscerlo di persona.
Il mio scrittore di gialli preferito è Simenon.
(Testa, Cuore e Corpo?)
Il Cuore c’entra poco. C’entra mooolto la Testa e parecchio l’Istinto.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 20.1.2012
Il volume che inaugura una nuova collana Mondatori inaugura un anno particolare per lo scrittore: il saggio celebrativo edito da Sellerio e il film da “Patò”
I diavoli di Camilleri
Escono i racconti satanici trentatrè storie di tentazioni

Andrea Camilleri non ha certo bisogno di comportarsi alla stregua del protagonista di un delizioso racconto di Max Beerbohm, un giovane poeta che vende l'anima al diavolo al fine di consultare il catalogo del British Museum di cent'anni dopo e così scoprire la bibliografia postuma su se stesso. Per avere un'idea della dimensione storica del suo successo, il padre del commissario Montalbano potrà disporre tra breve di un'autentica enciclopedia che lo riguarda nel dettaglio: si tratta del volume del giornalista e scrittore Gianni Bonina "Tutto Camilleri", che Sellerio pubblicherà il mese prossimo, con dentro la vita dello scrittore, le trame dei suoi oltre sessanta libri, le ascendenze letterarie, l'interpretazione critica, la fortuna bibliografica. Con in più, la viva voce dello scrittore, in un'intervista registrata in cd che è essa stessa un racconto. [In effetti al volume non sarà allegato nessun CD, NdCFC]
Del diavolo, dunque, lo scrittore empedoclino può benissimo fare un uso diverso. Magari provare a piegare i favori di Belzebù alle sue esigenze narrative: anzi, tutto questo Andrea Camilleri l'ha già fatto, confezionando il volume appena sfornato da Mondadori, "Il diavolo, certamente", che oltretutto inaugura una nuova collana di narrativa: Libellule, un'iniziativa editoriale che proporrà piccole opere in forma di romanzi brevi o racconti lunghi di autori italiani e stranieri. La formula dichiarata è: "Libri di alta qualità, dentro e fuori, ad un prezzo contenuto. In una battuta: grandi nel breve". E però, va detto tra parentesi, un patto col diavolo o qualcosa del genere l'autore del "Birraio di Preston" l'avrà di certo stipulato: se è vero che riesce sempre a piazzarsi ai primi posti delle classifiche di vendita, come testimonia da ultimo il romanzo "La setta degli angeli" (Sellerio). E se è vero che a marzo è prevista, sempre per i tipi della casa editrice palermitana, l'uscita del secondo volume delle "Storie di Vigàta" (il primo, è meglio ricordarlo, allineava due o tre piccoli gioielli narrativi, a metà tra la commedia grottesca e l'indagine antropologica). Per non dire che ad Antonio Sellerio Camilleri ha già consegnato, oltre a due o tre nuove avventure di Montalbano, un altro romanzo storico-civile, una storia della banda Sacco, composta da cinque fratelli siciliani la cui missione era far fuori i mafiosi. Una specie di vendicatori, di giustizieri solitari, all'epoca del prefetto Mori. E ancora, venerdì 3 febbraio [in effetti il 24 febbraio, NdCFC], nelle sale cinematografiche italiane, verrà finalmente proiettato "La scomparsa di Patò", il film diretto da Rocco Mortelliti e tratto dal romanzo eponimo. Sfatando una sorta di crudele sortilegio, per il quale quasi tutti i romanzi di Camilleri sono stati, diciamo così, opzionati da qualche produttore, ma ogni volta, puntualmente, qualcuno, come ha ammesso tempo fa lo stesso scrittore, ha alzato le braccia di fronte ai costi.
Non c'è altra spiegazione, insomma, dicono i malpensanti: per essere lo scrittore italiano più amato, tradotto e fecondo, deve entrarci in qualche modo lo zampino del maligno. Del resto, prima di dare alle stampe questo suo ultimo libro, l'autore aveva disseminato alcune tracce "infernali". Vi ricordate il racconto con protagonista il commissario di Vigàta, intitolato "L'arte della divinazione"? In esso, Montalbano mostrava di conoscere perfettamente il romanzo di Jacques Cazote "Il diavolo innamorato"; e qua e là, in quelle pagine, l'odore del diavolo, quello «spaventoso feto di zolfo e di cloaca», aveva fatto più volte capolino. Se questo non dovesse bastare, nel 2005 Donzelli pubblicò di Camilleri il racconto "Il diavolo che tentò se stesso", in cui si narra di un povero demonio d'aria, Bacab, che provò ad indurre in tentazione niente meno che la pronipote della monaca di Monza.
Ma torniamo al "Diavolo, certamente": che inaugura il 2012 nel migliore dei modi, proponendoci un Camilleri alle prese con diverse fenomenologie di esistenze e destini umani. Con un perfetto schema numerico: 33 racconti di 3 pagine ciascuno, dunque 333 e non 666, numero ufficiale della Bestia. Meglio mezzo diavolo, vuol sottintendere l'autore del "Re di Girgenti", che uno intero. E anche se dimidiato, Belzebù si mostra davvero in forma in questi brevi racconti, allineati alla stregua di tanti capitoli di un unico romanzo corale. Dove non può ficcar la testa, recita un proverbio, il diavolo ficca la coda. E qui l'estremità appuntita come una freccia, se la più bieca e tradizionale iconografia demoniaca non fallisce, Satana riesce sempre a incuneare, in un interstizio che nella vita di ciascuno, a un certo momento, si viene a formare. Le occasioni possono essere tra le più varie: un giro di boa cronologico, come un compleanno tondo, che si presta a inquietanti bilanci; oppure un furto, effettuato da un topo di appartamento che si mostra sensibile e premuroso; o un prepensionamento, che ti costringe a mandare al diavolo, è il caso di dire, quelle poche certezze che uno si porta dietro. O l'epifania inopinata di una vecchia fiamma: a questo proposito, Victor Hugo non si sbagliava quando affermava che «Dio s'è fatto uomo; il diavolo s'è fatto donna». Per le ferventi femministe, quale timido correttivo, ecco una frase celebre di Cervantes: «l'uomo è di fuoco, la donna è di stoppa: il diavolo arriva e soffia».
E in questi racconti, gli spifferi mefistofelici, manco a dirlo, abbondano. Aprono e chiudono il volume due apologhi filosofici, che fanno da collante allegorico per le vicende di volta in volta narrate. Insomma, vuol dirci Camilleri, ognuno di noi ha il suo diavolo all'uscio. Provate ad aprirgli la porta...
Salvatore Ferlita
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 20.1.2012
Bjorn Larsson "Il mio giallo ispirato a Camilleri e Saviano"

[…]
Il sottotitolo del suo nuovo libro è "Una specie di giallo". Che cosa intende?
«Dopo Stieg Larsson, mio omonimo, è diventata una moda scrivere mistery dalle mie parti. Ma la scrittura non la vivo come una gara e non credo in un mainstream superiore agli altri generi. La mia storia è una parodia del giallo, molto più vicina al Montalbano di Camilleri che non ai personaggi del noir svedese, troppo serio. Credo di aver scritto l' unico giallo della storia del genere che si chiude con un omicidio, proprio quando si credeva di aver risolto il mistero».
[…]
Renata Caragliano
 
 

The show must go off, 21.1.2012
Intervista ad Andrea Camilleri


 
 

Rai Storia - Dixit 150 anni, 21.1.2012
La II Guerra Mondiale degli italiani: i civili
1940-1945: il fronte italiano, i bombardamenti, i rifugi e la fame. Le violenze e gli stupri degli eserciti. Infine il perdono e la giustizia
Con un'intervista ad Andrea Camilleri
 
 

Malgrado poi, 21.1.2012
Il diavolo, certamente di Andrea Camilleri

Il libro di Andrea Camilleri, Il diavolo, certamente, edito nella collana Libellule Mondadori a gennaio 2012, è una raccolta di 33 racconti. Un unico filo li percorre tutti: in essi, animati da personaggi e situazioni tra loro molto diverse e magistralmente narrate da uno dei maestri indiscussi della narrativa contemporanea, “il diavolo suggella la storia con il suo inequivocabile zampino”.
Nel bene o nel male
Partiamo dalla coda, quella del diavolo: in ciascuno dei racconti è lui a modificare il corso degli eventi, a sparigliare le carte, a lasciare di stucco i protagonisti che con fatica e dedizione avevano edificato tutt’altra strada. Poi arriva, lui, inatteso e imprevedibile, a sfidare le leggi della probabilità, a stravolgere i destini delle operose formichine; talvolta nel bene, più spesso nel male.
Assume fattezze di volta in volta diverse: nel primo racconto è la scarsa destrezza nell’adoperare l’arma sottile e micidiale dell’ironia; nel secondo il caso, una probabilità su miliardi e miliardi; nel terzo è il confuso riemergere della coscienza provocato dal calore di un topo; è l’onestà di un ladro gentiluomo a deflagrare nel quarto racconto, con conseguenze imprevedibili; e via così, in un susseguirsi di storie dissimili che l’Autore ha saputo condensare in poche battute, senza pregiudicarne la compiutezza, lasciando ogni volta uno spiraglio per la Bestia.
Nel manoscritto originale consegnato all'Editore da Camilleri, si legge nel risvolto di copertina, ciascuno dei 33 racconti aveva un numero di battute incredibilmente congruente, in tutto 3 pagine: 333, la metà di 666, il numero della Bestia.
Un libro da annoverare tra le letture consigliate.
Francesco D'Agostino
 
 

Il Sole 24 Ore, 22.1.2012
Posacenere

Durante lo sbarco alleato in Sicilia nel 1943, una mia zia, proprietaria di un enorme campo coltivato ad alberi di pistacchio, fece otturare le falle della recinzione, incatenò i due cancelli di ferro d’accesso e vi pose a guardia due campieri a cavallo armati di fucili. «Che la guerra non entri nella pistacchiera!» –ordinò, correndo a barricarsi nella cantina della sua villa.
Ovviamente, la guerra non solo entrò di prepotenza nella pistacchiera, ma la spazzò via per tre quarti. Ecco, quando sento qualche uomo politico sbraitare che è necessario erigere barriere per contrastare il flusso degli immigrati o che bisogna respingerli in mare, mi torna alla memoria la stupida, non miopia, ma assoluta cecità, di mia zia.
Andrea Camilleri
 
 

l'Espresso, 22.1.2012
Gli Antennati
El pueblo/unido/Serena non ha divertido

Non è che non lo capisca, il grande popolo del centrodestra, quando si stravolge d'irritazione al solo apparire sul teleschermo di Serena Dandini. Non potrebbe andare diversamente, in fondo, e non c'è alcuna possibilità che la situazione cambi; anzi, nella sua nuova avventura madame Serena fa il possibile per accentuare questa reazione.
[…]
C'è, come primo ospite intervistato, Andrea Camilleri, non travolgente ma di discreta compagnia con il racconto dei tempi andati e la recensione un po' baristica del presente.
[…]
Riccardo Bocca
 
 

La Stampa, 22.1.2012
Enzo tra candore e dignita' feroce

[…] Nel narrare le lamentazioni di un ribelle del paese di San Fratello, borgo siciliano popolato da coloni lombardi al tempo della normanna Contessa Adelasia, dove ancora si parla un dialetto gallo-italico, con echi di piemontese, ligure, lombardo, emiliano e provenzale, e si allevano celebrati cavalli di razza, Consolo intreccia italiano e lingue povere, anticipando lo stile che Andrea Camilleri forgera' in best seller globale. […]
Gianni Riotta
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 22.1.2012
Addio a Consolo, narratore della sua isola perduta
L'eterna nostalgia per la Sicilia perduta

[…]
Fuor di metafora venerava i grandi autori siciliani dell'Otto - Novecento (Verga, Pirandello e De Roberto su tutti), ma prendeva le distanze dalle suggestioni di Bufalino o dalla serialità consolatoria di Camilleri nei cui romanzi il bene trionfa sempre sul male; dove anche il democratico, insofferente a ogni gerarchia o alle lusinghe di carriera, commissario Montalbano, finisce con il fare il gioco del potere costituito.
[…]
Tano Gullo
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 22.1.2012
La musica di Betta per la fiaba Magaria

Dal cartellone dei piccoli Magaria di Marco Betta e Andrea Camilleri passa alla stagione "ufficiale" degli Amici della musica al Politeama, domani alle 17.15 per il turno pomeridiano e martedì alle 21.15 per il serale (ingresso da 10 a 20 euro). Fiaba per voce recitante e orchestra di bambini, è una piccola opera di teatro letterario dalla magia fiabesca, i cui personaggi sono evocati dagli strumenti dell' orchestra. La nuova versione della partitura, a cura di Riccardo Scilipoti, sarà eseguita dai ragazzi delle orchestre Leonardo da Vinci e Hans Kràsa, mentre sul palco saliranno Ernesto Maria Ponte e Luisa Ippolito, per la regia di Alfio Scuderi e la scenografia degli allievi del liceo artistico Catalano.
al. sci.
 
 

Amici della Musica Palermo, 23-24.1.2012
Magaria
Lunedì 23 gennaio, Politeama Garibaldi ore 17.15
Martedì 24 gennaio ore 9.30 e 11.30 Teatro al Massimo per "Bimbi a teatro"
Martedì 24 gennaio, Politeama Garibaldi ore 21.15

80a Stagione concertistica 2011/2012
Fiaba musicale per voce recitante e orchestra di bambini
musica di Marco Betta / testo di Andrea Camilleri
adattamento della partitura di Riccardo Scilipoti
Ernesto Maria Ponte voce recitante
Orchestra Leonardo da Vinci
Andrea Anselmi maestro concertatore
Riccardo Scilipoti direttore
regia di Alfio Scuderi

“Alla picciliddra, che di nome si chiamava Lullina e manco aveva sei anni, piaceva assai camminare campagna campagna col nonno che le spiegava tante cose, per esempio che le nuvole erano di panna montata...”. Lo stile è quello inconfondibile di Andrea Camilleri, ma questa volta senza delitti né commissari, bensì in versione fiabesca, con qualche colpo di scena (soprattutto nel finale) e il classico “e vissero tutti felici e contenti”. Rappresentata per la prima volta nel 2011, la versione “per orchestra di bambini” di Magaria (che vuol dire “incantesimo”) si avvale della presenza di Ernesto Maria Ponte e della regia di Alfio scuderi. Sulla scena i bambini e ragazzi dell’Orchestra Leonardo da Vinci, guidata nello studio da Andrea Anselmi
 
 

La Sicilia, 23.1.2012
Favola di Betta-Camilleri a Palermo
La vera «Magarìa» sono i ragazzi

Palermo. Reduce dal successo dello scorso anno, torna al Politeama, oggi e domani "Magaria", fiaba musicale di Marco Betta e Andrea Camilleri diretta da Alfio Scuderi. «La forza di questo progetto - sostiene il regista - sta nell'esclusiva vivacità che danno i ragazzi alla favola. L'unicità di questa orchestra giovanile ha dato a tutti noi una grande e nuova energia e simbolicamente diventa ancora più forte quando l'orchestra di più di 100 ragazzi "occupa" il teatro chiedendo agli adulti di farsi da parte». Anche per Ernesto Maria Ponte, che interpreta in modo singolare una narrazione in cui affiorano sia la caratteristica sintassi che lo spirito sornione camilleriani, è una bella avventura questa che lo vede assieme all'Orchestra della scuola media "Leonardo da Vinci", guidata da Andrea Anselmi, e all'Orchestra Giovanile "Hans Kràsa", diretta da Riccardo Scilipoti. «Non è la mia prima esperienza con il teatro musicale ma la prima con i bambini - ammette l'attore - ed è incredibile il fatto che l'orchestra sia composta da ragazzi così giovani».
Dietro le quinte entusiasmo contagioso e voglia di credere nel futuro che spesso gli adulti smarriscono. Lo spettacolo vede anche la partecipazione di Luisa Ippolito e la proiezione di alcuni disegni degli studenti dell'«Eustachio Catalano».
Agata Motta
 
 

Ma se domani..., 23.1.2012
Recensione
Il diavolo certamente di Andrea Camilleri

Buongiorno a tutti,
sono il Demonio. Il diavolo, certamente.
Vedo i vostri occhi che seguono le mie parole da sinistra verso destra, dall’alto verso il basso (tranne i tuoi, ehi bel biondino, vedi di concentrarti su questo scritto e chiudi quella pagina con le foto delle pin-up, in genere apprezzerei ma in questo momento voglio la tua attenzione).
Mentre leggete mi starete immaginando munito di corna, coda a punta pronta ad essere utilizzata come un frusta e spessissima pellaccia rossa mediamente maleodorante di zolfo. Non ho intenzione di smentire questa vostra trasposizione mentale (anche se lo zolfo quaggiù lo abbiamo abbandonato una quindicina di secoli fa), ma ci terrei ad aggiungere un elemento: tra le mani, in questo momento, ho l’ultimo libro di Andrea Camilleri, ed ho appena terminato di girare l’ultima pagina con una delle mie unghie appuntite. Già, mi piace rimanere informato, ed una raccolta di racconti dal titolo “Il diavolo, certamente” con tanto di copertina infernale non poteva sfuggire alle mie attenzioni.
Diciamo che l’idea da cui partiva l’omaggio non era del tutto male: 33 racconti di 3 pagine ciascuno (diventano 5 nel formato editoriale): un modo per richiamare la metà di 666, numero che come si sa mi è particolarmente gradito (a differenza della musica c.d. satanica che invece mi fa venire un gran mal di cranio proprio qui, sotto il corno sinistro).
Il mio apprezzamento per il volume si è purtroppo fermato qui, perchè dopo un primo momento di divertimento mi son reso conto che lo schema narrativo era costantemente ripetuto. Due pagine di spiegazione ed introduzione della vicenda e dei personaggi, un altro paio di sviluppo della trama verso lidi abbastanza prevedibili e colpo di scena finale, in gran percentuale proprio all’ultima riga. Il problema è che le prime tre volte la cosa può divertire, nelle successive dieci cominci ad aggrottare le sopracciglia (bruciacchiate, nel mio caso) e nei restanti episodi narrati finisci per sapere esattamente cosa aspettarti, e non hai neppure la soddisfazione di essere smentito. Da uno stereotipo all’altro, in un fluire di storie di tradimenti ed azioni poco sorprendenti, si finisce per scivolare poco a poco nella noia, ed i più affezionati lettori di Camilleri si staranno chiedendo cosa abbia spinto lo scrittore siciliano a dedicarsi ad una simile operazione.
Beh, eccomi qui. D’altra parte si sa, il Diavolo ci mette sempre lo zampino.
Alf76
 
 

Aise, 23.1.2012
In Egitto si ricomincia dell'infanzia: l'Italia alla 43 Fiera Internazionale del Libro del Cairo

Cairo - Saranno i libri per ragazzi i protagonisti della partecipazione italiana alla 43^ Fiera Internazionale del Libro del Cairo, che ha aperto i battenti ieri, 22 gennaio, negli spazi dell’area fieristica della capitale cairota e si concluderà il 7 febbraio, con una interruzione di due giorni, il 25 e il 26 gennaio, durante i quali si terranno le manifestazioni commemorative a un anno dalla Rivoluzione.
[...]
Domenica 5 febbraio si terrà il convegno “Letteratura siciliana e mondo arabo” nel corso del quale verranno presentate opere di autori siciliani tradotti in lingua araba, tra i quali Luigi Pirandello, Elio Vittorini, Vitaliano Brancati, Leonardo Sciascia, Vincenzo Consolo, Giuseppe Bonaviri e Andrea Camilleri. Verrà anche inaugurata la mostra “Pirandello e gli altri scrittori siciliani”, curata da Enzo Zappulla e Sarah Zappulla Muscarà.
[...]
 
 

Comune di Scicli, 24.1.2012
Il Commissario Montalbano torna a girare a Scicli

Il Commissario Montalbano torna a girare a Scicli.
Dalla fine di marzo, e per almeno tre mesi, la Palomar girerà i nuovi episodi del serial televisivo di cui è protagonista Luca Zingaretti.
Ieri i responsabili delle location hanno incontrato il commissario straordinario del Comune di Scicli, Margherita Rizza, ottenendo la disponibilità del Comune alla collaborazione logistica.
 
 

MicroMega, 24.1.2012
Finché c'è lotta c'è speranza: in piazza con la Fiom sabato 11 febbraio
Firma l'appello anche tu

In una «Repubblica democratica fondata sul lavoro» quale l’Italia deve costituzionalmente essere, la libertà operaia è la libertà di tutti, la sicurezza del disoccupato e del precario è la sicurezza di tutti.
Ecco perché siamo convinti che la manifestazione nazionale indetta dalla Fiom per sabato 11 febbraio debba raccogliere attorno alle bandiere dei metalmeccanici tutte le forze vive della società civile.
Ecco perché invitiamo ogni cittadino che senta ancora come propri i valori della Costituzione, non solo ad aderire ma a farsi promotore e protagonista di questa manifestazione, partecipando ad organizzarla.
Ecco perché invitiamo ogni testata giornalistica e ogni sito che ritengano irrinunciabili i princìpi della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista a mobilitare la propria forza di comunicazione e informazione, contro il muro di gomma di un monopolio massmediatico che sceglierà il silenzio.
L’Italia democratica ha bisogno di speranza, e solo la lotta tiene viva la speranza. L’impegno dei cittadini. Il tuo impegno.
Primi firmatari: Paolo Flores d’Arcais, Andrea Camilleri, Margherita Hack, Dario Fo, Antonio Tabucchi, don Andrea Gallo, Carlo Lucarelli, Fiorella Mannoia, Erri De Luca, Ascanio Celestini, Franca Rame, Luciano Gallino, Gustavo Zagrebelsky, Telmo Pievani, Moni Ovadia, Furio Colombo, Fabrizio Gifuni, Valerio Magrelli, Pierfranco Pellizzetti, Angelo d’Orsi, Roberto Esposito, Luciano Canfora, Massimiliano Fuksas, Carlo Galli, Franco ‘Bifo’ Berardi, Adriano Prosperi, Nadia Urbinati, Andrea Scanzi, Valerio Evangelisti, Carlo Formenti, Marco Revelli
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 24.1.2012
Un'orchestra di ragazzi per "Magarìa"
La magia di Camilleri

L'edizione palermitana di "Magarìa", la fiaba musicale scritta da Andrea Camilleri e musicata da Marco Betta, è anzitutto simbolo di un successo culturale, una voce di rinascita musicale rappresentata dai centocinque ragazzini della scuola media Leonardo da Vinci che suoneranno insieme sul palco del Politeama stasera alle 21,15 per la stagione degli Amici della musica (costo del biglietto 20 euro intero, 15 ridotto, 10 anfiteatro). La storia sicilianissima di Lullina e di suo nonno, tra burla, magia e colpi di scena, è stata scritta da Camilleri nel 2001 e musicata da Marco Betta per un organico molto simile a quello di Pierino e il lupo di Prokof'ev. Già eseguita svariate volte con successo e tradotta in tedesco, l'opera sarà interpretata dal collaudato cast che la scorsa edizione troneggiava nel cartellone "Bimbi a teatro" della stessa associazione, ma con ben cinquanta piccoli orchestrali in più. La voce recitante di Ernesto Maria Ponte sarà sostenuta dall'Orchestra Leonardo da Vinci preparata da Andrea Anselmi e dall'Orchestra giovanile "Hans Kràsa" diretta da Riccardo Scilipoti per la regia «profonda, essenziale, lineare», dice Marco Betta, di Alfio Scuderi e con la partecipazione straordinaria di Luisa Ippolito. «Sono particolarmente affezionato alla versione palermitana che definirei una "traduzione" della partitura a cura di Riccardo Scilipoti, mio ex allievo», afferma il compositore. «L'orchestra degli alunni della scuola media è una testimonianza della musica come identità civile. L'operazione è dunque di importanza strategica: collegare una scuola media a un'istituzione musicale significa fare la scelta di affrontare una declinazione diversa dello studio della musica. É un simbolo di come la società dovrebbe accogliere le arti». "Magarìa" (che significa sortilegio, magia, stregoneria) ha già al suo attivo tre versioni musicali con diversi organici: l'originale per orchestra, una per orchestra di bambini composta dallo stesso autore per l'edizione milanese del 2010 e quella di Scilipoti per l'associazione siciliana. La musica si muove tra il testo come una sua evocazione, «i leitmotiv di Lullina, del nonno e della magarìa diventano ombre del testo stesso - spiega Betta - frammenti di paesaggi sonori, ombre del testo che si allungano nella musica in un'altra dimensione».
Magarìa Teatro Politeama, ore 21,15 Biglietti da 20; 15 e 10 euro
Alessandra Sciortino
 
 

Il Guardiano dei Coccodrilli, 24.1.2012
Andrea Camilleri – Il diavolo, certamente – Recensione

Andrea Camilleri ama divertirsi quando scrive. Ce accorgiamo con questa breve raccolta di racconti, dove, in un modo o nell’altro, c’è sempre il diavolo che ci mette lo zampino.
Indaga sugli slanci e le pochezze dell’umanità, spiazzando per la semplicità dei gesti e delle storie narrate. Una donna che se la prende con il tacco spezzato della propria scarpa, un’altra che russa in maniera rumorosa, sono solo alcune delle protagoniste delle storie de “Il diavolo, certamente”.
I racconti sono 33, di 3 pagine ciascuno, quasi a voler scherzare dimezzando il diabolico 666. Perché, dice Camilleri, mezzo diavolo è meglio di uno intero.
Camilleri ci ha abituato ad una consueta ironia dal taglio ora surrealistico, ora tragicamente concreto. Con beffardo gusto riesce a comporre i raccontini di questo umoristico gioiellino, dove il lato oscuro d’ognuno dei poveri protagonisti emerge in tutta la sua reale umanità.
peppeguarino
 
 

Corriere della Sera, 24.1.2012
I programmi al debutto. Su La7 sembra di essere rimasti fermi alla «Tv delle ragazze».
Dandini, Bignardi, Chiambretti La nuova tv è già vecchia
Nessuna idea originale. E l'effetto Saviano sembra svanito

[...]
Meglio l'intervista con Tiziano Ferro che quella con Andrea Camilleri, trattato ormai come un'icona vivente, cui è stato chiesto di ripetere sempre la stessa aneddotica, come da repertorio frusto.
[...]
Aldo Grasso
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 24.1.2012
Il testamento di Consolo "Io, siciliano per sempre"

[...]
C'è infine chi si stupisce della presenza in Chiesa dell'assessore regionale all'Istruzione Mario Centorrino che omaggia la signora Caterina, rimarcando che al funerale di Elvira Sellerio proprio quando ha cominciato a parlare l'esponente del governo regionale (che appena qualche giorno prima aveva invitato a non leggere Sciascia, Tomasi di Lampedusa e Camilleri perché troppo pessimisti) Consolo e la moglie erano usciti indignati dalla Chiesa in segno di protesta.
[...]
Tano Gullo
 
 

Il Messaggero, 25.1.2012
Camilleri e musica per un “Cuore sano”: al Santo Spirito la Filarmonica di Tivoli

Roma - Orchestra Filarmonica di Tivoli per “Cuore Sano” onlus. Il prossimo 28 Gennaio, alle ore 18,00, l’Orchestra Filarmonica di Tivoli si esibirà in concerto all’interno del Complesso Monumentale Santo Spirito in Saxia, Via dei Penitenzieri. L’evento avrà lo scopo di raccogliere fondi a favore dell’Associazione “Cuore Sano” Onlus e vedrà la partecipazione del Maestro Andrea Camilleri che ha promosso l’iniziativa. Musiche di Mozart, A. Marcello, Brahms, Mascagni, Marinuzzi, Rota, Gershwin e Morricone. L’ingresso è libero.
L’Orchestra, composta prevalentemente da non professionisti, è diretta dal Maestro Francesco Romanzi e nasce a Tivoli nel Maggio 2011 annoverando musicisti di età compresa tra i 14 ed i 50 anni. Attraverso il proprio repertorio, che spazia dal classico al contemporaneo, il gruppo esprime una maturità timbrica che lo pone tra le solide realtà culturali del territorio. Per maggiori informazioni: www.filarmonicaditivoli.org
 
 

Corriere di Arezzo, 25.1.2012
Il processo di Falzano raccontato nel libro di Eugeni.
Sabato prossimo ci sarà la presentazione nella sala consiliare.

Cortona - I fatti avvenuti il 26 giugno 1944 a Falzano, con l'uccisione di 14 civili da parte delle truppe della Whermacht, hanno segnato profondamente la comunità cortonese; mai in oltre sessant'anni è stata tralasciata una cerimonia, un pensiero, una iniziativa per rafforzare la memoria di quegli eventi e quello che ci hanno insegnato. La storia, poi, ha preso una strada inaspettata con l'individuazione dei responsabili ed un percorso processuale unico al mondo, che abbiamo seguito con sentimento e determinazione. La sentenza dell'agosto 2009 del tribunale di Monaco di Baviera che ha condannato Josef Scheungraber, 91 anni ex ufficiale degli Alpini della Whermacht, all'ergastolo a Monaco, infatti, rappresenta un atto che fa onore al popolo tedesco e restituisce un senso di giustizia a questa atroce vicenda della strage di Falzano. Una parola di verità e giustizia tanto più significativa perché questa sentenza è stata emessa in Germania e, in particolare, a Monaco di Baviera, città dove sono state messe le basi del partito nazista nei primi anni del novecento. Oggi questa storia processuale diventa un libro originale e di straordinario valore storico. A scriverlo Alessandro Eugeni, italiano che vive a Monaco di Baviera dal 1980, alla sua prima esperienza di scrittore. Questo impegno editoriale di Eugeni "Il falegname di Ottobrunn", nel ripercorrere i tragici fatti di Falzano e delle vicende processuali di Scheungraber ci riconsegna con puntualità e rigore una storia simbolica di tante stragi nazifasciste rimaste purtroppo impunite. "Cortona in questo panorama, dichiara il Sindaco di Cortona Andrea Vignini, può ricordare e riflettere con maggiore chiarezza senza mai dimenticare la grande lezione che questi eventi ci hanno consegnato. Ad Alessandro Eugeni, prosegue Vignini, va il nostro più sentito ringraziamento per questo libro che rimarrà quale testimonianza straordinaria di una vicenda tragicamente fondante della vita etica e sociale della nostra comunità cortonese." Ad arricchire la pubblicazione, pubblicata da Pacini Editore, vi è la prefazione scritta con passione dal grande Andrea Camilleri. Alla presentazione del volume, in programma per sabato 28 gennaio alle ore 10.30 nella Sala Consiliare del Comune di Cortona, sarà presente l'autore assieme al Sindaco di Cortona Andrea Vignini ed a vari ospiti provenienti dalla Germania.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 26.1.2012
Kanakis: "Io, sicula leale scrivo un amore torrido"

Anna Kanakis scrittrice non è più una sorpresa. La prova l' aveva già data con il romanzo d' esordio "Sei così mia quando dormi" che svelava i segreti d' alcova di George Sand. Ora nell' ambizioso "L' amante di Goebbels" (Marsilio) l' attrice messinese sempre più scrittrice racconta un amore torrido, insaziabile fin quasi all' annullamento di sé: quello dell' attrice cecoslovacca Lida Baarova per Joseph Goebbels, il ministro della Propaganda di Hitler.
[...]
So che ha letto molto Pirandello e Sciascia ma che non ama Camilleri. Perché?
«Non mi piace il modo di Camilleri di raccontare la nostra terra, è distante, "babbo", manca la "pancia"».
[...]
Sergio Buonadonna
 
 

Corriere della Sera, 27.1.2012
San Lorenzo. Un libro mette insieme la psicoterapia e il giallo
L'analista fa il detective tra Freud e Montalbano
Presentazione. Alla libreria Assaggi interverranno anche due dei co-autori: Fulvio Mazzacane e Giovanni Foresti

Il primo - si può dire - è stato il regista americano Alfred Hitchcock che nel film del 1945 «Io ti salverò», interpretato da Ingrid Bergman e Gregory Peck, usa la psicanalisi per risolvere un giallo: quello dell'assassinio di un giovane e talentuoso dottore Antony Edwards del quale Gregory Peck-John Ballantyne avrebbe preso inconsciamente il posto. Sogni, ricerche, simbologia per arrivare alla soluzione del caso: lo psicanalista - in questo caso una donna - diventa così un detective. E in fondo la domanda alla base sia della psicanalisi che del cinema o del romanzo poliziesco è la stessa: di chi la colpa? È dunque talmente simile l'interrogativo che unisce queste scienze che adesso è arrivato un libro: «Psicoanalisi in giallo - L'analista come detective» (Cortina editore, 194 pagine) a cura di Antonino Ferro, Giuseppe Civitarese, Maurizio Collovà, Giovanni Foresti, Fulvio Mazzacane, Elena Molinari e Pierluigi Politi. Verrà presentato stasera alla libreria Assaggi (via degli Etruschi 4 a San Lorenzo alle 20.30, subito dopo il Freud's bar alle 19) da Gioacchino De Chirico, dallo scrittore Beppe Sebaste, e da due dei co-autori: Fulvio Mazzacane, segretario scientifico del Centro psicoanalitico di Pavia e Giovanni Foresti, segretario della Società psicoanalitica italiana. Dunque il modo in cui funziona un giallo e quello in cui si dipana un'analisi sono talmente affini che i sette autori del libro, un affiatato gruppetto di psicoanalisti pavesi, lo svolgono a tanti livelli, non tralasciando di parlare di due dei più famosi detective dei nostri giorni, il tenente Colombo e il Commissario Montalbano. Dal racconto di storie di alcuni casi clinici, a quelli più letterari, gli autori ricordano come la letteratura poliziesca nasca con Edgard Allan Poe, in un periodo storico di poco precedente i primi lavori di Freud. Quindi anche temporaneamente c'è un legame da non sottovalutare, del quale gli autori parlano nella prefazione: «La decisione di scrivere alcuni lavori psicoanalitici partendo dalla letteratura gialla - dicono - non è stata per il nostro gruppo solo un esercizio di stile. Vi sono vari elementi che giustificano un libro in cui la psicoanalisi viene avvicinata al romanzo giallo e alle sue evoluzioni, non ultimo il fatto che questo genere letterario nasca in un periodo appena precedente i lavori di Freud». E così come «l'investigatore è dotato di estrema fiducia nel suo metodo basato su procedimenti logici infallibili... - scrivono gli autori - allo stesso modo l'analista affianca alle verità interpretative altre funzioni, che diventano necessarie se si accetta l'immersione nelle turbolenze del campo analitico». Dunque i meccanismi della detective story possono a pieno titolo essere accostati a quelli di una indagine nella mente del paziente, dato che in ogni caso si parte da congetture in cui il «colpevole» non è facilmente identificabile. E se il commissario Montalbano o il tenente Colombo procedono guidati da ragione e scienza, sicuri del trionfo della verità, dall'altra parte l' analista, attento osservatore delle vicende del paziente, è mosso dalla convinzione che il suo intervento interpretativo porterà alla soluzione migliore.
Lilli Garrone
 
 

La Repubblica (ed. di Genova), 27.1.2012
Festa per il negozio antimafia "Solo così la criminalità arretra"

I segnalibri con la faccia di Camilleri sono incollati tra loro a forma di freccia, sui sampietrini dei caruggi portano in vico Mele. Ma non c' è bisogno di segnaletica, perché trovare la bottega "In Scia stradda - on the road", davvero, non è difficile. [...]
Erica Manna
 
 

La Repubblica, 28.1.2012
Per la prima volta una storia dell'inentore di Montalbano arriva sul grande schermo, con la regia di Rocco Mortelliti
Un racconto ambientato in Sicilia alla fine dell'Ottocento ma specchio dell'Italia presente. Nel cast Neri Marcorè
Nuovo cinema Camilleri
"Patò, il mio furbetto come gli evasori d'oggi"

Roma. Le sigarette amiche inseparabili, circondato dai libri, Andrea Camilleri è un narratore instancabile, curioso, appassionato. Il nuovo governo? «Passi da gigante rispetto all'altro, non c'è paragone... Un altro mondo. Certo, c'è da fare un po' di lavoro sulla comunicazione, ci arriveranno. Non si può dire che l'articolo 18 è un tabù, meglio che "sono tempi duri ed è necessario metterci le mani", no? Sempre dei diritti dei lavoratori stiamo parlando. O quel viceministro che dà degli "sfigati" ai laureati di 27 anni... Ma per favore». Poi sorride raccontando dell'invito a un convegno di geriatria con Franca Rame e Morricone: «Che trio».
L'occasione per l'incontro è l'uscita - il 24 febbraio - del film tratto dal suo romanzo La scomparsa di Patò di Rocco Mortellitti (genero dello scrittore), che firma la sceneggiatura con Maurizio Nichetti. Per la prima volta Camilleri al cinema con una storia interpretata, tra gli altri, da Neri Marcorè, Nino Frassica, Maurizio Casagrande, Alessandra Mortelliti, Manlio Dovì, che attraverso la vicenda di un ragioniere, nella Sicilia del 1890 rivela l'ottusità del potere. A Vigata va in scena il Mortorio ossia la Passione di Cristo, nella quale l'integerrimo Patò interpreta Giuda. Nel momento dell'impiccagione cade nella botola, ma scompare davvero. La moglie, uno zio senatore, polizia e carabinieri prima rivali e poi alleati, iniziano le ricerche, le ipotesi si moltiplicano.
Camilleri, chi è Patò?
«Un mascalzone. I Patò sono sempre attuali, ieri come oggi. Il ragioniere ha del genio, frega i soldi ai mafiosi. Rappresenta la quintessenza della rispettabilità borghese, ma è un delinquente».
La signora Patò viene accompagnata sul "luogo del delitto", parte un'indagine come in "Chi l'ha visto?".
«Mi piace quel programma, lo seguo sempre. L'idea del flashback l'hanno avuta Rocco e Nichetti, io sono entrato in punta di penna nella sceneggiatura. Le pagine tradotte in immagini sono un affettuoso tradimento, non mi permetterei mai di dire: "Non mi hai fatto sentire il punto e virgola"».
Com'è nata la storia del ragioniere doppiogiochista?
«Leggendo le dieci righe conclusive di A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia, dove viene citata la storia, leggendaria, di un ragioniere che recitando la parte di Giuda non ricomparve mai più. "Spirì come a Patò" è diventato un modo di dire. Sciascia lo considero il mio elettrauto quando la batteria è scarica». Il film racconta il potere, la difesa delle apparenze. «Da scrittore m'interessava la differenziazione del linguaggio: il sottosegretario parla un italiano desueto. Ricordo la lettera che un sottosegretario alla Marina spedì a papà in Capitaneria di porto. A un certo punto scriveva: "Le tue oscitanze". Si riunì la famiglia per capire che "le oscitanze" erano i dubbi».
Lei parla della fine dell'Ottocento ma racconta l'Italia.
«La stupidità e la protervia del potere sono immutabili. È la furberia dell'Arlecchino servitore dei due padroni, dell'italiano che con l'alzata d'ingegno riesce a cavarsela in situazioni spaventose».
Chi sono i Patò di oggi?
«Ce ne sono tanti, all'apparenza irreprensibili: il mio Patò s'innamora di un'altra donna, quelli di oggi vanno con le escort, non pagano le tasse. Sono la punta di un iceberg, altrimenti a 120 miliardi di evasione fiscale come ci si arriva?».
Lo giudica, ma in fondo per Patò prova simpatia.
«Ricordo la frase che ispirò un altro mio romanzo, quando il senatore Cusa chiede a un sindaco: "Ci sono stati fatti di sangue nel suo paese?". E quello risponde: "No eccellenza, fatta eccezione di un farmacista che per amore ha ucciso sette persone". Anche Patò complotta per amore».
Montalbano è un successo in tv, questo è il primo film da un suo romanzo: come guarda i prodotti tratti dai suoi libri?
«Da spettatore. Riesco a mettermi davanti allo schermo senza coinvolgermi. Ero a Genova a presentare un libro, e il vicesindaco m'invita a Boccadasse. La proprietaria del ristorante mi prende sotto braccio e mi indica un balconcino. "Vede? Quella è la casa di Livia"».
Cosa le scrivono i lettori?
«Appunti, annotazioni. Ricevo centinaia di lettere e rispondo a tutti. Una busta aveva questa intestazione: "Dottor Salvo Montalbano presso Camilleri". Dentro c'era una cartolina di Boccadasse: "Salvo mio, mi sto cominciando a stufare dei tuoi tradimenti, dei vieni e non vieni a Bocadasse. Che vuoi tu da me? Tua Livia". Livia non piace alle lettrici. A Catania cinque signore escludono mia moglie e mi circondano. "Sentisse, dottore, sta Livia è antipatica, si taliasse intorno, non ci sono beddi picciotti?". Non gli andava giù che finisse con Montalbano».
Silvia Fumarola
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 28.1.2012
La "Magarìa" sonora della piccola orchestra
Magarìa di Marco Betta. Amici della musica

«Vogliamo il teatro!» recitavano i cartelli dei piccoli orchestrali di Magarìa, la fiaba in musica di Camilleri e Betta di scena agli Amici della musica con una mutilazione (la scenografia assente perché la Sinfonica siciliana aveva smontato il proiettore) che tuttavia non ha intaccato la meraviglia della musica. Entrati in sala come scioperanti, i professorini hanno preso possesso del palco con una serietà che alcune orchestre sconoscono (plauso ai docenti preparatori e a Riccardo Scilipoti, direttore in scena) conducendo il pubblico al supremo gioco che è al di là del serio, complici la magarìa sonora e l'emozionata affezione di Ernesto Maria Ponte.
Alessandra Sciortino
 
 

La Stampa, 28.1.2012
TV & TV
Dandini e la farcitura dello Show

[..]
E Camilleri intervistato? “Noi in Italia abbiamo la specialità di avere un peggio sempre nuovo e diverso”. Grande.
[…]
Alessandra Comazzi
 
 

Il Sole 24 Ore, 29.1.2012
Posacenere

Credere che la giovane età di un uomo politico sia già di per sé portatrice d’idee innovative a me pare, sinceramente, un’avventatezza. Tra l’altro, il fascismo privilegiava i giovani e si è visto il bel risultato. Le idee veramente nuove possono venire tanto dai giovani quanto dalle persone anziane. Le idee non sono un fatto anagrafico, e la politica, soprattutto, è anche maturità ed esperienza. Il vero problema è che l’uomo politico difficilmente si accorge di aver esaurito il suo corso e rimane attaccato al suo posto di potere come la patella allo scoglio. Ma allora bisogna che i giovani, per scrostarlo, usino la forza delle idee nuove, assolutamente originali. Agitare la carta d’identità con la data di nascita non serve.
Andrea Camilleri
 
 

The Sunday Business Post, 29.1.2012
Interview
Watching the detective
Literary success came late in life for Italian crime novelist Andrea Camilleri, but the 86-year-old is making the most of his time in the sun

In an age when fame and celebrity are so often the preserve of the young, there remain some notable exceptions to the rule - and Italian novelist Andrea Camilleri is one of them. At the ripe old age of 86, Camilleri is now an international publishing phenomenon. Despite having only begun to write full time in his 70s, he is Italy’s most successful novelist - his series featuring the irascible detective SalvoMontalbano has sold more than ten million copies, and his work is enjoyed in translation in countries around the world.
In Dublin on a rare overseas trip to accept an honorary doctorate from UCD, Camilleri happily admits that his success didn’t come easy. ‘‘You must suffer a bit,’’ the former teacher and theatre producer says in Italian (he speaks very little English), with the rasping voice of a lifelong smoker.
He emphasises that the reader is not interested in the writer’s struggles, ‘‘the failing eyesight, the hardwork, you don’t need to hear about it’’.Only the words on the page matter.
Appropriately for an author who was responsible for bringing Beckett’s work to Italy in the 1950s, Camilleri appears to have lived his life by the old Beckett maxim: ‘‘Ever tried. Ever failed. No matter. Try again. Fail again. Fail better.’’ In Camilleri’s case, the late return proved a most unexpected and unqualified success.
Aside from penning a few literary novels which did not sell particularly well, Camilleri had spent most of his career in theatre production. He was in his late 60s when he decided to try the publishing game again, rattling out a few well-received novels.
Then, at the age of 68, he published The Shape of Water. Set in his native Sicily, it was his first book to feature Salvo Montalbano, an irritable, maverick detective with a love of fine food. With the publication of the sequel The Terracotta Dog, two years later, the Italian public were hooked.
The Montalbano series now runs to 19 books, of which 13 have been translated into English, winning huge popularity in the US, Britain and Ireland too. Novel number 13, The Potters’Field, is due to be published in April.
The series has turned Camilleri into an Italian celebrity - he’s a well-known personality on television programmes, and he clearly revels in the madness that is the typical Italian chat show, playing on the ‘‘learned grandfather’’ status he has attained, but never making the mistake of taking himself too seriously.
He has a somewhat complex attachment to Montalbano, the man who made him famous. ‘‘I am known for Montalbano, but not only for Montalbano,’’ he is quick to point out. He has, indeed, written more than 60 other novels, an astonishing level of output, with a few more in the pipeline, not to mention a stream of regular newspaper columns.
Camilleri accuses Montalbano of being a ‘‘killer of characters’’, meaning that the long hours spent working on the detective has robbed him of time to pursue other ideas. ‘‘I think I am a writer because of the other books, not because of Montalbano,’’ he says. ‘‘However, Montalbano is known all round the world. When a Montalbano is published, one of my books which came out 20 years ago is resold - not many, maybe 300 or 400 copies. They are all there in the catalogue.’’
Camilleri calls it ‘‘the blackmail of Montalbano’’ - he needs to keep writing to sell his other books. It’s as if he gets more of a kick out of the few hundred extra copies of his other work that could be sold on the back of a new Montalbano, than out of a new Montalbano itself. Yet hearing him talk about the detective, it seems clear that the latter, too, is a labour of love.
The Montalbano series is translated into English by the US-based academic Stephen Sartarelli. It’s no easy task - the books are full of what might be called Sicilian dialect, though the author himself prefers to think of it as ‘‘my own dialect, a personal language. Many words are invented for sound, it is the way we speak in families’’.
The popularity of the books in Ireland and Britain was given a major boost by BBC Four’s showing of several episodes of a TV dramatisation of the Montalbano series, with Italian actor Luca Zingaretti bringing the main character brilliantly to life.
It introduced a whole new audience to the detective who is never willing to bend to the ‘‘go along to get along’’approach of many of his superiors. Abox set of the DVDs will be available here in March from AcornMedia, together with highlights of the UCD conferring.
The stories fit into the police procedural genre, and are tightly-crafted with clever twists. In an era when so many novels lack much of a sense of location, Montalbano is rooted in Camilleri’s native Sicily: its way of life, its scenery, its closely interlinked communities and its food so beloved of the detective. ‘‘In recent years, I don’t travel much,’’Camilleri says. ‘‘I can’t eat like Montalbano. What I can’t eat any more myself, I make Montalbano eat.’’
If the closely-knit community of the imaginary town of Vigata, where the series is set, could easily be found in an Irish town, many of the themes reflect life in Sicily, from immigration to Mafia-driven drug dealing and prostitution. Like many other long-lived fictional sleuths, Montalbano has a complicated personal life - he has never married poor Livia, who becomes gradually disenchanted - and he suffers from the gradual onset of the afflictions of age.
Camilleri has, intriguingly, already written the final book, though he plans ‘‘another three or four’’ in between. He wanted to give the Montalbano story a definitive end. ‘‘I wrote it six years ago,’’ he says. ‘‘I got a good idea and I said: ‘Write it immediately.’ Maybe I will get Alzheimer’s and I will forget it. He cannot be reborn. He is not dead, but he cannot make a return, like in Conan Doyle [with Sherlock Holmes].’’
Camilleri feels a particular affinity to Ireland and Irish writers. ‘‘We all have different mothers and fathers. Ireland is one of my mothers. This is because from Ireland came Joyce, Yeats, Beckett and many more.’’
Camilleri is particularly proud of having brought Beckett to Italy in 1958. Following the translation of Endgame into Italian by a friend of his, he decided to risk the play on an Italian audience.
‘‘I took a gamble by presenting Beckett - the theatre of the absurd - on stage,’’ he says.
‘‘For the first half-hour, it was terrible. People were frozen. They were looking at each other, wondering what was going on. Only when Hamm declared: ‘I’d like to pee’, and then five minutes later, without having left the stage, declared that he had done so, did the audience connect and realise that there was comedy among the absurdity.
‘‘The laughs exploded suddenly across the theatre. They did not expect it. It went on to be a great success.’’ Ten years later, Camilleri did a TV adaptation of Endgame.
Another unique link to Ireland is that Camilleri’s second book, Un Filo Di Fumo (A Thread Of Smoke), was translated into Irish on the initiative of Dr Rosangela Barone, ‘‘amythical woman’’, the former director of the Italian Cultural Institute in Ireland and herself a fluent Irish-speaker.
As a supporter of the left, Camilleri celebrated the departure of Silvio Berlusconi as Italian president. ‘‘I am happy that this moment when he leaves politics has come to pass, and that it happened for a political reason, not a judicial one,’’ he says. ‘‘If it had happened for a judicial reason, he would have said he was a victim.’’
How did Berlusconi survive for so long, given the antipathy of so many Italians to him? ‘‘He was the great seller of smoke,’’ replies Camilleri. ‘‘He gave people the illusion he could create a better life for them. There was also the fracturing of the opposition to him for many years. The left could not agree among themselves, and so could not get the numbers in parliament to get rid of him.’’
Berlusconi’s control of Italian television - via his Mediaset company and, as president, his influence on state-controlled stations such as RAI - was a major factor. ‘‘In Italy, few enough people read newspapers,’’ says Camilleri. ‘‘Public opinion is made from TV, and he controlled five stations. It was a terrible danger.’’
Camilleri believes that the Mario Monti led government is now a necessity and that, while it is a ‘‘technical government’’, it has political legitimacy, as it needs support in parliament to act.
As a parting question - and expecting a brief reply - I ask Camilleri what his secret is, as an 86-year-old smoker and bon viveur, still working hard. He leans forward and his previous bantering tone is replaced by something more forceful.
‘‘Perhaps it is constancy, perseverance. There must never be an exception. You get up the morning, wash, shave, turn on the computer and work for three hours. In the afternoon you check it and work again. It is the method of the craftsman. You must never show the tiredness.’’
He compares what he does to the trapeze artist. ‘‘When they are in the air, you just see the smile, the lightness - not the fatigue, the daily exercises and the fear.’’
The interview over, Camilleri moves to the hotel garden for a cigarette, asking curiously about Ireland and talking about work still to be done.
Cliff Taylor
Thanks to Giulia Abalos of the Piccola Accademia di Italiano for assistance in translating this interview
 
 

La Gazzetta dello Sport, 29.1.2012
Camilleri non sbaglia mai «È un artigiano dei sogni»
I lettori sanno che è onesto, che scrive per loro e non per i premi o le accademie GAETANO SAVATTERI GIORNALISTA
Non vuole essere identificato con il suo commissario, ma è il traino a un grande universo GIANNI BONINA CRITICO LETTERARIO
Con una raccolta di racconti il creatore di Montalbano sorpassa Volo in testa alla classifica. L'esperto: «Ogni sua parola vale 70 centesimi...»

Stavolta ci ha messo lo zampino il diavolo, anche se ad Andrea Camilleri di solito non servono aiuti. La nuova impresa è tra le più ardite di questi tempi: spodestare Fabio Volo dalla vetta dei volumi più venduti. Da ottobre era un primato di granito, ma il nuovo libro dell'86enne scrittore siciliano ha scavalcato d'un fiato Le prime luci del mattino. Uscito a inizio 2012, ammicca già dal nome: Il diavolo, certamente Mondadori, 171 pagine, 8,50 euro è una raccolta di trentatrè brevi racconti ognuno di tre pagine in cui Lucifero sembra tirare i fili. Un gioco arguto che si concede all'ironia: tra l'umanità varia che popola le pagine incombe sempre il maligno. C'è pure un po' di sperimentalismo nella lingua, il giusto per inaugurare la collana «Libellule», nuova creatura della casa editrice di Segrate. E tutto a pochi mesi da La Setta degli angeli Sellerio, romanzo storico edito ad ottobre con cui aveva già scalato le classifiche. Poi a marzo toccherà a La regina di Pomerania e altre avventure di Vigàta, atteso ritorno sulla scena della creatura prediletta dal pubblico: il commissario Montalbano, scorbutico ma pure irresistibile [In effetti non è un libro del commissario Montalbano, NdCFC]. Insomma, da quasi vent'anni tante combinazioni, ma un unico risultato: «Successi. Uno dopo l'altro e nessuno dovrebbe stupirsi - racconta Gaetano Savatteri, giornalista siciliano del Tg5, esperto di cose camilleriane e amico intimo dello scrittore -. Romanzi, racconti, gialli, saggi o anche solo un'intervista: ha una prodigiosa capacità di racconto, è un fabbricante di sogni e di incanto. Si è inserito in un vuoto e fa in Italia quello che altrove fanno John Grisham e Stephen King: letteratura di qualità e che vende». Non solo Montalbano, quindi: esistono dieci, cento, mille e più Camilleri. Il critico letterario Gianni Bonina li ha catalogati in un saggio Tutto Camilleri, Sellerio, nuova edizione aggiornata in arrivo a febbraio e sull'argomento s'è fatto un'idea: «Lo scrittore non vuole essere identificato col suo commissario, ma quello è diventato il traino a un universo ampissimo. Qualsiasi cosa scriva, piace: è quasi una coazione a ripetere. Ma ora la domanda è questa: è la serie tv della Rai a continuare a trainare le vendite?». Nel suo viaggio dentro l'industria del bestseller, è riuscito a fare qualche conto: «Incredibile, ogni singola parola di Camilleri fa incassare 70 centesimi. Spazia su diversi generi, scrive contemporaneamente più storie e, quando si impalla su una, chiude il file e ne apre un'altra. Ecco spiegata la decina di libri che sforna ogni anno». Per Bonina, pochi dubbi: Camilleri starà tra i grandi della narrativa contemporanea, catalogato come «un autore audace e sperimentale e non solo di intrattenimento». Ai posteri la sentenza, mentre i viventi s'interrogano sul segreto del boom. Savatteri, ad esempio, ha scelto una parola: «Onestà. I lettori sanno che è onesto e generoso, che scrive per loro e non per i premi o le accademie». Lo chiama «artigiano» e poi si chiede: «Noi abbiamo sempre bisogno di sedie comode, vero? Ecco, lui le produce. Continuamente».
Filippo Conticello
 
 

Il Club de La Lettura, 29.1.2012
Il diavolo, certamente
Autore: Andrea Camilleri / Editore: Mondadori / Prezzo: € 10 / Voto: 10

Aiutatemi! Davanti a questi 33 pezzi di bravura non so proprio decidermi. È più bello e promettente l'incipit del numero 13 («Homer, sicario rinomato per l'infallibilità della mira e per la scrupolosità nel lavoro, venne assoldato per uccidere un bambino di dieci anni») o quello del numero 11 («Ancora dopo cinque anni che erano sposati, Manlio non riusciva ad abituarsi al russare di Floriana»)? Il secco attacco del numero 15 («Il giudice Schiaffino è un cinquantenne scapolo, meticoloso, ordinato») o la partenza impeccabile del numero 30 («Corrado Tozzi, quarantenne, scapolo,  atletico, decisamente un bell'uomo, sempre elegante, mai un capello fuori posto, capo della squadra omicidi, è considerato forse il migliore investigatore che abbia la polizia») o l'aziendalistica mossa d'apertura del numero 14 («Gisella, trentacinquenne, non proprio una bellezza, è da otto anni la fidatissima segretaria del direttore generale Carlo Tommasi»)? Il libro, fatto inesorabilmente di 33 pezzi di cinque pagine ciascuno, mi ricorda altre belle e assortite opere-mosaico come i "Sillabari" di Parise, i racconti «femminili» di Moravia, "Centuria" di Manganelli. Lo stile è quello algebrico propugnato da Roland Barthes nel "Grado zero della scrittura". In questi sonetti romanzeschi, veloci come spot pubblicitari (per me il massimo dei complimenti), c'è la quintessenza dell'arte di raccontare, il pensiero narrativo puro. Ai tempi della grande Inter di Mancini e di Mourinho (ma Ranieri è bravissimo), mi piaceva tanto intonare con il resto dello stadio, all'ingresso e all'uscita di quello squadrone, il canto: «Sa-lu-ti-a-mo-la-ca-po-li-sta». Lì a San Siro lo facevo a mezza voce, qui invece voglio ripeterlo ad alta voce e  dedicarlo, con gioia e rispetto, ad Andrea Camilleri e al suo primato nella classifica dei bestseller: «Sa-lu-ti-a-mo-il-ca-po-li-sta».
Antonio D’Orrico
 
 

Messaggero Veneto (ed. di Pordenone), 29.1.2012
Da Fo a Camilleri e Maraini: un’antologia molto speciale

Si scrive handicap, si legge cultura. Non è solamente il sottotitolo ma è anche lo slogan coniato dalle sezioni provinciali dell’Anmil (associazione dei mutilati e invalidi del lavoro) e dell’Uici (unione degli ipovedenti e dei ciechi) per destare l’attenzione della società verso un tema che merita approfondimento: l’handicap. Le due associazioni hanno coordinato e pubblicato l’antologia “Parole d’autore”. Grazie al lavoro volontario dei curatori – Amedeo Bozzer, Carlo Favot e Claudio Quattrin – raccoglie poesie e racconti sui disagi, gli handicap, le fatiche ma anche le speranze, il riscatto e la dignità delle persone. Decisamente importante l’elenco degli autori, tutti entusiasti della proposta di collaborare gratuitamente, con testi editi o inediti, alla causa. In ordine alfabetico: […] il siciliano Andrea Camilleri (creatore del commissario Montalbano) […]
Giacinto Bevilacqua
 
 

Il Messaggero, 30.1.2012
Da Gershwin a Mozart per “Cuore sano” applausi da Camilleri a Filarmonica Tivoli

Roma - Da Gershwin, a Rota, passando attraverso le musiche di Ennio Morricone e Mozart. Ma anche tarantelle, valzer e un omaggio al Giorno della memoria col canto ebraico “Freilach”, particolarmente apprezzato da Andrea Camilleri (ospite d’onore) nel suo intervento finale. E’ stato questo il programma dell’orchestra Filarmonica di Tivoli (diretta dal maestro Francesco Romanzi) che si è esibita nel complesso monumentale del Santo Spirito in Sassia in un concerto di beneficenza per l’associazione “Cuore sano”.
Successo di pubblico. Una manifestazione che ha riscosso un successo oltre le previsione con decine di persone costrette ad assistere alla manifestazione in piedi. «La musica unisce, è un linguaggio universale che non ha bisogno di traduzioni o sottotitoli», ha detto Andrea Camilleri al termine del concerto.
Camilleri socio della Filarmonica. Camilleri è diventato, con l’occasione, socio onorario della Filarmonica, una giovane orchestra nata a maggio dello scorso anno formata da musicisti non professionisti da 14 a 50 anni.
 
 

Varese News, 30.1.2012
Le cronache del topo dal treno alla sua tana letteraria
Incipit “favolosi”? Ma mi faccia il piacere…

[...]
Intanto apro pagine di attualità per respirare un po’ di cultura e, ohibò, sull’inserto domenicale (La lettura) del Corriere, m’imbatto in una “dorricata” che mi fa sussultare e tornare ancor più “acido”. Perdonatemi, se a qualcuno non farà piacere, ma, una recensione di Antonio D’Orrico mi costringe a ribadire, forte e chiaro: non sopporto Camilleri.
Non la sua opera, sia chiaro, ma l’icona che, dopo anni di lifting televisivo, diventa immagine di culto per compiacere se stessi, lo scrittore siciliano, i grandi editori, il grande pubblico. Insomma, utilizzando un vecchio trucco del grande schermo, per strappare un applauso.
Le anime di De Santis e Croce non s’arrabbieranno se quell’Antonio D’Orrico, critico e recensore, proprio non lo digerisco: e costui mi ha fatto esplodere dal petto un “Camilleri, basta!”, per via di una genuflessione davvero inopportuna. La “dorricata” va a recensire il best seller delle classifiche italiane del momento, l’ennesima pubblicazione del papà di Montalbano che, questa volta (con mio piacere), si misura col racconto breve (Il diavolo certamente, ovvero una raccolta di 33 brani di cinque pagine ciascuna). Nulla da eccepire, se non cominciasse a spargere incenso e commozione di fronte agli incipit “meravigliosi” del Camilleri. E ne cita parecchi, tuttavia io mi limito a uno (preso a caso): “Corrado Tozzi, quarantenne, scapolo, atletico, decisamente un bell’uomo, sempre elegante, mai un capello fuori posto, capo della squadra omicidi, è considerato forse il migliore investigatore cha abbia la polizia”…..Ok, e allora? Ah beh, sì beh, dai dai cunta sü.
I gusti, per carità, sono elementi soggettivi, basta che poi non si pretenda di fare catechismo ruttando in chiesa: come fa D’Orrico, quando per compiacere chissà chi, accosta Camilleri a una schiera di “santi” come Moravia e Parise, spingendosi fino a Roland Barthes (che fa figo, poiché il popolo bue in questo caso spalanca la bocca e dice “cavolo”, tanto non sa chi è), per poi accostare il tutto agli ultrà dell’Inter, a Mancini e Mourinho. Un tuffo carpiato di Tania Cagnotto sarebbe stato meno da brividi. Ma non sarebbe bastato un semplice e modesto “leggetelo e divertitevi”?
Permettetemi di ricordarvi le giuste proporzioni tra favoloso e normale, pur senza andar sul continente, ma rimanendo sull’isola di Camilleri. Questo sarebbe un INCIPIT con cui commuoversi: “Era alta, magra; aveva soltanto un seno fermo e vigoroso da bruna e pure non era più giovane; era pallida come se avesse sempre addosso la malaria, e su quel pallore due occhi grandi così, e delle labbra fresche e rosse, che vi mangiavano”. (“La lupa” di Giovanni Verga)
Spulciando tra novelle e racconti, quali sono, per voi, gli incipit capolavoro?
Lorenzo Franzetti
 
 

Asca, 30.1.2012
Tv: Rai, Fiorello e Montalbano mattatori degli ascolti 2011

[...]
Sul fronte fiction ''Il commissario Montalbano - il campo del vasaio'' con 9.5 milioni e il 32.60% e' la fiction Rai piu' vista.
[...]
 
 

Stefano Grilli, 31.1.2012
Andrea Camilleri - I sapori del giallo
[Da quello che dice Camilleri si evince che l'intervista è stata registrata il 5 settembre 2008, NdCFC]



Intervista di Ursula Boschi.
Riprese e montaggio di Stefano Grilli

 
 

Affaritaliani.it, 31.1.2012
Cool-tura
Malvaldi e i 'gialli-comici' da bestseller: "Con i salotti letterari ci ignoriamo felicemente". L'intervista
IL PERSONAGGIO/ In queste settimane Marco Malvaldi si gioca la vetta della classifica dei libri più venduti con Andrea Camilleri e Amy Bratley. L'autore de "La carta più alta" (Sellerio) si racconta a tutto campo con Affaritaliani.it. E parla dei suoi libri che presto potrebbero essere trasposti in tv e al cinema (magari con un regista come Gianni Di Gregorio...). Inoltre, si dice orgoglioso di pubblicare con Sellerio ("Vorrei diventare la bandiera della mia squadra del cuore"), commenta il paragone con l'autore di Montalbano (le differenze tra Malvaldi e Camilleri non mancano...), descrive i suoi riferimenti letterari, analizza i motivi del successo dei suoi pensionati-detective ("L'ironia e...") e parla infine del suo rapporto con i salotti letterari ("Ci ignoriamo felicemente. Del resto nella vita di tutti i giorni sono un chimico... Pubblico letteratura d'intrattenimento e ne vado fiero...").

Marco Malvaldi piace al pubblico normale, quello "reale", che nonostante il difficile momento economico si ostina a far di tutto per comprare un bel libro se non ogni settimana, almeno una volta al mese. E piace perché leggendo i suoi libri si ride tanto (un'autentica rarità nella nostrana letteratura contemporanea). Sarà anche per questo che in tempi di crisi (generale, ma anche per il mercato librario) il suo ultimo libro, il "giallo comico" "La carta più alta" (Sellerio) in queste settimane si sta giocando la vetta della classifica con l'abitué Andrea Camilleri ("Il diavolo, certamente", Mondadori) e con la rivelazione Amy Bratley ("Amore, zucchero e cannella", Newton Compton). "La sfida a distanza con Camilleri? Se me l'avessero preannunciato qualche anno fa avrei preso per pazzo l'interlocutore di turno... A dire il vero non riesco a crederci neppure adesso che sta succedendo". Ma a differenza di Camilleri,  Malvaldi si gode il successo, e non scrive senza sosta nuovi romanzi e racconti (con una qualità sempre medio-alta, va precisato nel caso di Camilleri): "Il prossimo libro? Un'idea in mente ce l'ho, ma per il momento penso a promuovere il romanzo appena uscito". E sempre restando al paragone con il creatore del commissario Montalbano, storico autore Sellerio che però pubblica anche altri libri per editori come Mondadori e Rizzoli (tanto per citare i più importanti), per ora Marco Malvaldi è ben contento di restare fedelissimo alla casa editrice palermitana: "Non sento il bisogno di pubblicare per un grandissimo editore. Per usare una metafora calcistica, sono orgoglioso di giocare - e spero di continuare a farlo ancora a lungo - con la mia squadra del cuore. Sono un tifoso del Toro, e mi piacerebbe diventare una sorta di 'bandiera' della Sellerio".
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Antonio Prudenzano
 
 

 


 
Last modified Sunday, November, 06, 2016