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RASSEGNA STAMPA

OTTOBRE 2012

 
Globalist.it, 2.10.2012
Camilleri per Crocetta: governo di sindaci per la Sicilia
Alla vigilia del voto, lo scrittore siciliano scende in campo per l'ex sindaco di Gela che ha messo nel listino anche il sindaco di "Vigata".

"Per il governo della Sicilia ci vuole un sindaco, perché come sindaco ha già un approccio diverso nei confronti dei problemi della gente, cioè quello di saper guardare tutti i giorni negli occhi i cittadini che lo hanno scelto". Parla Andrea Camilleri e scende in campo con questa considerazione alla vigilia del delicato voto siciliano per decidere il nuovo Presidente della Regione e la composizione del nuovo parlamento regionale.
Voto che arriva dopo l'esperienza di Raffaele Lombardo, rimessa alla storia dell'isola senza rimpianti. Camilleri dice che è necessario scrollarsi di dosso i professionisti della politica. Lo scrittore siciliano fatte sue le parole dall'ex sindaco di Gela, in corsa per Palazzo d'Orleans, prosegue: "Apprezzo il fatto che Crocetta abbia voluto nel suo listino, sindaci che hanno dato prova di grande capacità e lungimiranza come Lillo Firetto, il sindaco del mio paese, Porto Empedocle, che dopo anni di buona amministrazione intende ora porre la sua esperienza al servizio dei siciliani. E come lui altri bravi sindaci candidati, che, se eletti, - conclude lo scrittore siciliano - sicuramente sapranno amministrare la cosa pubblica molto meglio di qualsiasi altro professionista della politica".
 
 

Adnkronos, 2.10.2012
Coppie di fatto, niente registro in Sicilia
Per il Ddl rinvii e barricate dei cattolici

Palermo - Non e' bastato neppure l'appello di un gruppo di intellettuali ed esponenti della societa' civile ai parlamentari dell'Assemblea regionale siciliana. Trecento firme, tra cui quelle di Franco Battiato, Andrea Camilleri, Leo Gullotta, Ficarra e Picone, Rita Borsellino e Pina Maisano Grassi, nel febbraio del 2011 non furono sufficienti a convincere i deputati siciliani ad un rapido via libera in Aula al ddl sulle coppie di fatto, annunciato per la prima volta in aula nel giugno del 2010.
[...]
 
 

La Valle dei Templi, 3.10.2012
Andrea Camilleri: “Sono d’accordo sul fatto che la Sicilia abbia bisogno di un sindaco al governo della Regione”

“Sono perfettamente in accordo con quanto sostiene il candidato alla presidenza della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, che ci vuole un sindaco al governo della Sicilia perché come sindaco ha già un approccio diverso nei confronti dei problemi della gente, cioè quello di saper guardare tutti i giorni negli occhi i cittadini che lo hanno scelto. E apprezzo il fatto che Crocetta abbia voluto nel suo listino, sindaci che hanno dato prova di grande capacità e lungimiranza come Lillo Firetto, il sindaco del mio paese, Porto Empedocle, che dopo anni di buona amministrazione intende ora porre la sua esperienza al servizio dei siciliani. E come lui altri bravi sindaci candidati, che, se eletti – ha concluso lo scrittore siciliano Andrea Camilleri – sicuramente sapranno amministrare la cosa pubblica molto meglio di qualsiasi altro professionista della politica”.
GJMorici
 
 

La Sicilia, 3.10.2012
«Una voce di notte», Salvo Montalbano ritorna in libreria

Dopo «Una lame di luce» d'inizio anno, lo scrittore empedoclino Andrea Camilleri raddoppia con il Commissario di polizia più amato d'Italia.
Infatti, arriverà nelle librerie il prossimo 18 ottobre, «Una voce di notte», con protagonista ancora Salvo Montalbano. Una sorta di regalo di Natale anticipato quello che Camilleri e la Sellerio hanno voluto fare ai tanti fan del Commissario.
Questa è la trama:
«In un supermercato di Vigàta viene commesso un furto, nella notte è stato sottratto l'incasso - una grossa somma - ma non ci sono segni di effrazione. Il direttore Borsellino appare un po' frastornato, si sente chiamato in causa dalle domande di Augello e Montalbano, in una parola ha paura. Il giorno seguente Borsellino è morto, impiccato nel suo ufficio. Suicidio? Il dottor Pasquano ha qualche dubbio; cosa si nasconde dietro quel furto? E cosa ha taciuto il direttore? Nel frattempo in un appartamento di Vigàta viene trovato il cadavere di una ragazza. È stata accoltellata, a denunziare l'omicidio il convivente, Giovanni Strangio, che però ha un alibi di ferro. I due fatti criminosi sfiorano i nomi di due potenti: l'onorevole Mongibello, amministratore della società proprietaria del supermercato, e Michele Strangio, presidente della Provincia, padre di Giovanni. Come sempre nei gialli di Camilleri due storie si rincorrono, si incrociano, si separano e poi tornano a intrecciarsi. E Montalbano questa volta si trova a giocare duro: stretto da un lato dai superiori che dicono e non dicono, dall'altro dal giudice che non la vede come lui, infine dall'opinione pubblica guidata da Televigata, decide di intervenire in prima persona gettando a mare problemi di coscienza e sensi di colpa. E il quadro improvvisamente si ricompone e appare in tutta la sua scomoda verità».
Una storia avvincente che come al solito Camilleri ha intrecciato con fatti e fattacci che incolleranno gli amanti al volume.
Camilleri, comunque, da indiscrezioni, sarà nuovamente in libreria con un romanzo storico, l'ennesimo a dire il vero, proprio sotto Natale.
Gaetano Ravanà
 
 

ANSA, 4.10.2012
Al via primo 'BiblioPride' italiano
Il 13 ottobre a Napoli con videomessaggio Camilleri

Roma - L'orgoglio delle biblioteche scende in piazza con il primo 'Bibliopride' che sara' ospitato il 13 ottobre a Napoli, con un videomessaggio di Andrea Camilleri. La giornata nazionale vuole ricordare ''che biblioteche e bibliotecari italiani sono ''una risorsa insostituibile'' come ha detto Stefano Parise, presidente dell'Associazione Italiana Biblioteche che ha organizzato l'iniziativa, con adesione del Presidente della Repubblica e sostegno fra l'altro del Centro per il Libro e la Lettura.
 
 

La Nazione, 4.10.2012
"Con il Numero unico abbiamo inteso ricreare un'emozione visiva"
Tutti i nomi degli "autori". Applausi per "Inno alla vittoria" del Valdimontone. Nel video il grande Camilleri

Siena - "Se ripensiamo a quei giorni non vediamo parole scritte ma immagini, colori, volti e suoni: con il Numero unico abbiamo inteso ricreare un'emozione visiva", ha spiegato il pro-vicario Simonetta Petreni illustrando il "librone" del Palio dell'Assunta a cui hanno lavorato decine di contradaioli, dividendosi i compiti. Di grande effetto anche i disegni pubblicati e donati alla Contrada da un gruppo di eccellenti artisti. Quanto al video, è stato costruito con immagini esclusivamente "girate in casa" ad eccezione, ovviamente, per quelle della corsa concesse dal Consorzio per la tutela del Palio. Contiene una sorpresa finale che è bello scoprire.
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La Repubblica, 5.10.2012
L'iniziativa
Oltre 250mila firme per l'appello di Repubblica. Sì di Camilleri, Milva, Sacchi e Vecchioni
Va avanti la raccolta di adesioni per la legge anticorruzione. L'ex tecnico di Milan e Nazionale: "L'illegalità sta facendo precipitare il Paese, il malaffare è una piaga da debellare per rendere l'Italia più giusta e trasparente"

Roma – […]
Ha firmato Andrea Camilleri.
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Tiziana Testa
 
 

Kataweb TvZap, 5.10.2012
RomaFictionFest, da Borsellino a Germano, i premi della kermesse

Si chiude oggi il RomaFictionFest con la cerimonia di chiusura trasmessa in diretta da Rai Premium dalle ore 20.15. Nel corso della serata verranno assegnati i premi del RomaFictionFest Concorso Fiction Italiana Edita, TV Sorrisi e Canzoni, L.A.R.A. e Francesco Scardamaglia alla migliore sceneggiatura. La lista dei premiati è stato già resa nota nel corso di una conferenza stampa che il direttore artistico del RFF Steve Della Casa, ha tenuto stamattina al Parco della Musica.
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Miglior attore lunga serie Michele Riondino per ‘Il giovane Montalbano’ (Palomar per Rai Fiction).
[…]
 
 

La Sicilia, 5.10.2012
«Con l'aiuto di Montalbano finalmente metto la testa a posto»

Ormai è diventato un personaggio fisso della fiction più amata dagl'italiani, quel "Commissario Montalbano" che incolla al piccolo schermo milioni di spettatori da Ragusa a Bormio. Lui è Fabio Costanzo, catanese di San Giovanni Galermo, formatosi come attore in teatro e oggi richiesto tanto da tv quanto dal cinema. Nello sceneggiato tratto dai fortunati romanzi polizieschi di Andrea Camilleri, Costanzo interpreta Pasquale Cirrinciò, il figlio scapestrato di Adelina, la cammarera del commissario più famoso dello Stivale.
«Nelle nuove puntate - dice Costanzo - cambio vita, divengo un bravo ragazzo tutto casa e famiglia. Infatti mi sposo e divento padre di un bel bambino. E nel frattempo continuo a dare informazioni al commissario per facilitargli le indagini sui delitti che vengono compiuti a Vigàta e dintorni. Io sarò co-protagonista di ben tre puntate».
Com'è l'atmosfera sul set? Fila tutto liscio, c'è armonia oppure non mancano tensioni?
«Assolutamente no, nessun contrasto, niente battibecchi, perché il regista Alberto Sironi fa funzionare tutto alla perfezione, sia quando si lavora, sia nelle pause. Lui è un grande perfezionista, poi, fuori dal set, è allegro e fa da collante in una troupe dove regna un bel clima di amicizia. E' proprio vero il detto secondo il quale squadra vincente non si cambia. I personaggi che ruotano attorno a Montalbano-Zingaretti sono sempre gli stessi e funzionano a meraviglia. Mi riferisco, oltre naturalmente allo straordinario Luca, per esempio all'imbranato Catarella (l'attore Angelo Russo), a Fazio (Peppino Mazzotta), all'eterna fidanzata Livia (Katharine Bohm) e al mio Pasquale».
[…]
Mario Bruno
 
 

La Repubblica (ed. di Torino), 5.10.2012
Mille copertine blu nella vetrina delle boutique
Da Sciascia a Camilleri, la lunga storia di un'avventura culturale nata nel 1969 a Palermo. I libri pubblicati da Elvira ed Enzo Sellerio si troveranno nei negozi di via Roma mentre nel pomeriggio un tram trasformato in salotto letterario ospita gli scrittori della casa editrice

Venne il giorno in cui si scoprì che "la periferia è il centro". Cadeva il 1969 quando accadde qualcosa del genere a Palermo, già città "felicissima" al tempo degli arabi e anche dei Florio; nell'Italia repubblicana, poi, sarebbe diventata a lungo assai infelicissima sotto il giogo mafioso. Nella splendida città della Sicilia, da mille anni capitale dell'Occidente e da altrettanti al suoi confini, Elvira ed Enzo Sellerio fondarono in quell'anno una piccola e raffinata casa editrice. Lo fecero insieme a Leonardo Sciascia, anche lui andato dalla periferia (di Racalmuto) al centro del Paese, e all'antropologo Nino Buttitta, nella convinzione di arrischiarsi in un'avventura dove l'impegno, come si diceva allora, fosse implicito, non esplicito, e con il desiderio che la cultura si condensasse in una non banale leggerezza, o lievità, eleganza, idee espresse in forme belle.
Quella storia, la fortuna nazionale del marchio, sono adesso sotto gli occhi di tutti, e, soprattutto, lo sono a maggior ragione guardandone il catalogo: da Raymond Roussel a Sciascia, da Bufalino a Bolaño, da Dumas padre a Glauser, passando per mademoiselle Diderot e la Giménez-Bartlett, Anatole France e Camilleri, Augusto De Angelis e Santo Piazzese, Maria Messina e Penelope Fitzgerald. Da oggi sarà al cospetto dei torinesi, dato che la casa editrice palermitana si racconta "en plein air" nel cuore di Portici di Carta. È il fiore all'occhiello della manifestazione unitamente all'omaggio, a cento anni dalla nascita, a Elsa Morante, che sarà ricordata attraverso fotografe inedite, libri e manifesti delle prime edizioni, al gazebo del giardino Sambuy di piazza Carlo Felice, ribattezzato "L'isola di Elsa". L'Einaudi, intanto, pubblica in questi giorni "L'amata", l'epistolario della Morante.
Ma è la Sellerio che impronta di sé il centro di Torino, lungo l'asse di via Roma, da piazza Carlo Felice alla piazza di San Carlo e a piazza Castello, con i circa suoi mille libri esposti, spesso davvero benissimo, in cento vetrine di boutique e botteghe. Ieri pomeriggio si poteva pertanto vedere tanto Antonio Sellerio, figlio di Elvira e di Enzo, quanto Rocco Pinto, inventore della cosiddetta libreria più lunga del mondo, e Rolando Picchioni, timoniere della Fiera del Libro, battere a tappeto i negozi della "main street" subalpina. Tutto ciò nell'intento di convincere i titolari delle boutique e affini, con "qualcuno di questi un po' restio" come dice un Picchioni un tantino seccato, a esporre i volumi di Sellerio, dai libri ormai introvabili alle ultime novità.
Alcuni degli scrittori della casa editrice saranno presenti a incontri e dibattiti assortiti. Si tratta di Marco Malvaldi, di Francesco Recami, di Salvatore Silvano Nigro, di Francesco Cataluccio, di Andrea Molesini e di Paolo Di Stefano. Sabato (alle 15.30) e domenica (alle 11.30), gli autori saliranno persino su un tram. Quella che Edmondo De Amicis aveva chiamato, al tempo ancora dei cavalli, la "Carrozza di tutti", ossia la vettura del pubblico trasporto cittadino, si trasforma per Portici di Carta in un salotto letterario, con tanto di mostra acconciata in diversi pannelli. È il tram storico numero 7, messo a disposizione da Gtt e vestito per l'occasione con i colori selleriani. Il tram chiamato Sellerio ha il capolinea in piazza Castello, fronte via Po, e circolerà come di consueto nel centro storico.
Massimo Novelli
 
 

I Cesaroni, 5.10.2012
Episodio 7
Lontano dai pregiudizi
Un latitante siciliano fa credere ai protagonisti di essere il vero Camilleri, e che quello che abita a Roma è un impostore prezzolato da lui perché così lui può rimanere nascosto e scrivere in pace, senza che nessuno lo disturbi.
Cliccare qui per rivedere l'episodio
 
 

ubik monterotondo, 6.10.2012
Andrea Camilleri incontra il pubblico

Sabato 6 ottobre ore 17.30
Sala consiliare – Palazzo Orsini
Piazza Marconi, 4 Monterotondo
A cura di libreria ubik monterotondo
 
 

Il Resto del Carlino (Pesaro), 6.10.2012
Universita’. La laurea ad honorem allo scrittore sara’ il 15 novembre
Camilleri sarà letto dalla Guerritore
Il padre di Montalbano parlerà della “salute” della lingua italiana

L’Universita’ di Urbino il 15 novembre conferirà la laurea ad honorem in Lingue e letterature straniere allo scrittore siciliano Andrea Camilleri. La decisione era già stata resa nota da tempo, e diffusa da queste colonne, ma si attendeva la convalida del Ministero. La notizia di ieri è che alla cerimonia che si terrà al Polo didattico Paolo Volponi (ex Magistero) sarà presente anche l’attrice Monica Guerritore, che leggerà—in segno di amicizia verso il rettore e Camilleri — alcuni brani tratti dai successi editoriali di Camilleri confermando il desiderio di rivedere la città ducale visitata poche settimane fa durante la festa del Pd. Lo scrittore, classe 1925, nato a Porto Empedocle nella provincia di Agrigento, è celebre per il personaggio il commissario Montalbano, dalla cui storie è stata tratta anche una fortunata serie televisiva interpretata da Luca Zingaretti. Nel 1944 Camilleri si iscrive alla facoltà di Lettere ma senza mai ottenere la laurea. Iscritto al Pci dal 1945 comincia invece a pubblicare racconti e poesie. Quindi, attorno agli anni ‘50, entra in Rai come sceneggiatore. Il suo primo romanzo arriva nelle librerie nel 1978 e s intitola «Il corso delle cose».
La consegna avverrà alle ore 11. Intanto quel che si sa è che la lectio magistralis di Camilleri avrà per tema un argomento che riscuote sempre maggiore interesse visto l’ingresso delle nuove tecnologie e di un nuovo modo di fare comunicazione. Lo spiega il titolo: «Lo stato di salute delle lingua italiana».
 
 

La Sicilia, 6.10.2012
Nuova opera teatrale
«Per mosse d'anima»: Vetrano e Randisi omaggiano il drammaturgo Luigi Pirandello
Due registi palermitani hanno presentato un’opera destinata a raccogliere successo. La 7 ha acquistato i diritti televisivi
Ha partecipato anche un grande estimatore del Premio Nobel, lo scrittore empedoclino Andrea Camilleri

Agrigento. Enzo Vetrano e Stefano Randisi, attori, autori e registi teatrali, entrambi di Palermo, hanno deciso di dedicare il loro ultimo lavoro allo scrittore e drammaturgo agrigentino Luigi Pirandello. Nasce un'opera documentaria dal titolo «Per mosse d'anima» che gli stessi definiscono come «un viaggio che attraversa la vita e le opere di Pirandello seguendo un doppio percorso fra il ricordo di vicende personali e il concretizzarsi di personaggi e azioni sceniche da lui immaginate e descritte: frammenti di spettacoli, monologhi e dialoghi tratti da testi letterari e teatrali».
Accomunati da un grande amore per la propria terra, la Sicilia, la celebre coppia siciliana ha già ampiamente lavorato sulle opere dello scrittore agrigentino, proponendo rappresentazioni di successo nazionale come «Il berretto a sonagli» (1999), «L'uomo, la bestia e la virtù» (2005), «Pensaci, Giacomino! » (2007), «Fantasmi» (2010 - che comprende «L'uomo dal fiore in bocca», «Sgombero» e brani da «Colloqui coi personaggi»), «I Giganti della Montagna», giudicato miglior spettacolo di prosa al «Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2011», e in ultimo «Trovarsi».
La produzione di questo ultimo lavoro rappresenta per la nostra realtà un passo ulteriore per l'incremento dell'attività di produzione cinematografica e la divulgazione delle ricchezze storiche e artistiche del territorio. In questa opera, figurano, oltre Vetrano e Randisi, altri compagni di viaggio che raccontano il loro contatto con Pirandello. Attori, scrittori, giornalisti, spettatori, gente di teatro dentro e fuori le quinte, memorie presenti o passate, regaleranno sul palco parole, immagini, emozioni, seguendo le parole del grande Maestro che chiedeva ai suoi attori di agire sempre «per mosse d'anima», per innescare una perfetta circolarità tra personaggio e interprete. Prevista la partecipazione straordinaria dello scrittore empedoclino Andrea Camilleri. Gli scritti di Pirandello - dalle novelle ai romanzi ai testi teatrali - sono stati come detto alla base di molti laboratori tenuti da Vetrano e Randisi, dando loro l'opportunità di scandagliarne il pensiero trovando analogie, assonanze e a volte sovrapposizioni sorprendenti fra la vita privata - pensieri, lettere, appunti legati alla quotidianità dell'uomo - e le parole che Pirandello mette in bocca ai personaggi dei suoi drammi. Ne è nato un doppio percorso nel mondo pirandelliano, che procede parallelamente attraverso le vicende personali e frammenti di testi letterari e teatrali.
Deborah Annolino
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 6.10.2012
Un tram chiamato Sellerio per le strade di Torino

Un tram chiamato Sellerio a Torino. Sullo storico bus della Linea 7 vestito con i colori della casa editrice si potrà conoscere la storia della Sellerio dall' esordio nel 1969, alla nascita dei libri blu de "La memoria" nel 1979, alla prima "App" di Andrea Camilleri del 2012. L' omaggio, nel quadro dell' iniziativa "Portici di Carta" che ogni anno la capitale Piemontese dedica a una casa editrice. Non solo il tram ma anche i portici - da qui il titolo della manifestazione - delle vie del centro, avranno le vetrine istoriate da libri e manifesti della Sellerio. Un racconto per immagini fatto di documenti, fotografie dei fondatori Enzo ed Elvira Sellerio, tavole e pannelli che raccontano i momenti più importanti dell' editrice. A bordo del tram oggi alle 15,30 ci saranno gli scrittori Marco Malvaldi, Francesco Recamie Francesco M. Cataluccio, mentre domani alle 11,30 l' appuntamento è con Andrea Molesini, Paolo Di Stefano e Salvatore Silvano Nigro. I sei autori saranno anche protagonisti di un incontro sulla storia della casa editrice oggi alle 17 nello spazio incontri di piazza San Carlo,a cui saranno presentii figli dei due editori scomparsi, Olivia e Antonio Sellerio.
 
 

Solo Libri.net, 6.10.2012
Andrea Camilleri. Ritratto dello scrittore – Marco Trainito

Agile per levità di scrittura e complesso per la profondità delle tematiche trattate, il libro di Marco Trainito "ANDREA CAMILLERI", sottotitolato "Ritratto dello scrittore" (Treviso, Anordest 2010, pp. 254), si presenta con una copertina abbellita dalla fotografia recante l’immagine della casa a mare di Montalbano lungo la spiaggia di “Punta Secca”, nel ragusano.
Nel suo risvolto risulta così sintetizzato sia la natura che lo scopo dello scritto:
“un saggio e un’introduzione generale all’opera di Andrea Camilleri (…) accessibile al pubblico sia dei lettori accaniti del grande scrittore siciliano sia di quelli che ancora non si sono cimentati con le sue opere”.
Si compone di una premessa, di tre capitoli ciascuno dei quali, viene suddiviso in quattro paragrafi, nonché di una essenziale bibliografia. Già in premessa Trainito fissa alcune ascendenze di Camilleri, tra cui la presenza ineliminabile di Pirandello: il suo insegnamento entrato “nella carne viva della sua parola, traendo una lezione di metodo, di stile e di poetica”. A partire da questa riflessione, egli poi percorre uno spazio tanto vasto, avvalendosi di numerose letture di libri di Camilleri da cui trarre gli ingredienti necessari alla costruzione della sua interpretazione.
Il capitolo primo, dopo alcune notazioni bio-bibliografiche, individua nel romanzo "Un filo di fumo" il nucleo essenziale della produzione di Camilleri:
“vero e proprio generatore per le opere degli anni Novanta che hanno dato allo scrittore un clamoroso successo di pubblico”.
In maniera chiara e dettagliata, ne riporta la trama e, in merito, sintetizza il pensiero dei critici più autorevoli, quali Bruno Porcelli e Maria de Las Lieves Muñiz Muñiz. A conti fatti, le sue argomentazioni appaiono convincenti. Sia la strategia compositiva adottata sia le strutture conoscitive (l’invenzione di Vigata, nonché la spiccata vocazione socio-antropologica nel contesto post-unitario fin quasi all’avventura dei Fasci Siciliani) e le sonorità segniche (l’invenzione d’una inconfondibile lingua corredata di un glossario, funzionale alla resa espressiva della comunità dei parlanti nativi) sono i motivi che incideranno di più nella stesura delle successive opere, tant’è che il revisionismo del Risorgimento, documentato da due Commissioni d’Inchiesta, sarà poi ripreso, ad esempio, nei romanzi "La bolla di componenda", "La stagione della caccia", "Il birraio di Preston", "La mossa del cavallo"…
Anche le lettere fanno parte dell’apparato documentario del romanzo Un filo di fumo: un dato, rinvenibile ne "La luna di carta", ne "La vampa d’agosto" e ne "Il campo del vasaio", dove il commissario Montalbano scrive a se stesso per mettere in ordine le varie tessere delle sue indagini. L’apice di questa tecnica – annota Trainito – viene raggiunto ne "La scomparsa di Patò".
Tanti altri sono gli aspetti critici che ci sono rivelati dalla sua opera. Vorrei indicare le corrispondenze individuate tra il glossario presente ne "Il filo di fumo" e "Il gioco della mosca", indubbiamente rilevanti, perché aiutano a ricomporre il puzzle che dà il ritratto dello scrittore di Porto Empedoche. Ad ogni modo, i filo conduttore dello studio va individuato in un atteggiamento non acquiescente verso il potere d’ogni tipo. Lungo questo tracciato, basato essenzialmente sul motivo della “laicità”, egli mette così in luce l’attualità di Camilleri, vista come coscienza critica e rigorosa misura di verità.
Federico Guastella
 
 

6.10.2012
Laurea Honoris Causa ad Andrea Camilleri
Il 15 novembre alle 11:00 Andrea Camilleri riceverà la laurea Honoris Causa in Lingue e letterature straniere all'Università di Urbino.
 
 

Il Sole 24 Ore, 7.10.2012
Posacenere

Gli sms, le e-mail finiranno con l’uccidere la corrispondenza tradizionale? Oggi la comunicazione della perdita del lavoro o della fine di un amore o della scomparsa di una persona cara avviene attraverso la brutale concisione alla quale questi mezzi quasi ci costringono. Gli innamorati non perdono tempo a scrivere "ti voglio bene", mandano una sigla, tvb. E se si vuole far partecipi gli amici di un dolore o di una gioia, basta inviare loro il disegnino che mostra un faccino triste o sorridente. L’omologazione assoluta. Spero che i poeti, gli scrittori, gli artisti, gli scienziati continuino a scrivere lunghe lettere agli amici, ai colleghi, alle loro donne. Altrimenti i nostri posteri non capiranno nulla dei nostri sentimenti, di com’eravamo.
Andrea Camilleri
 
 

Il Sole 24 Ore, 7.10.2012
A Napoli
L'orgoglio dei bibliotecari
Sabato 13 ottobre a Napoli si terrà BiblioPride, la Giornata nazionale delle biblioteche: numerosi scrittori e intellettuali fra cui Andrea Camilleri, Michela Murgia, Loredana Lipperini, Marcello Fois ricorderanno l'importanza del sistema bibliotecario nazionale per la crescita culturale, economica e sociale del nostro Paese. Qui pubblichiamo in anteprima il testo del videointervento dello scrittore siciliano che verrà proiettato per l'occasione. Info: www.aib.it

Non impoverite le biblioteche
La riduzione, il taglio dei sovvenzionamenti e dei contributi alle biblioteche, di qualunque tipo esse siano, è un provvedimento assolutamente insensato, lo si può definire così, con assoluta tranquillità. Perché oggi i libri costano e il costo della vita aumenta ogni giorno che passa.
Siamo in piena recessione.
Quindi, chi vuole leggere, chi ha necessità di consultare dei volumi, non può che rivolgersi alle biblioteche.
In una situazione di crisi come questa la cosa dovrebbe essere inversa, cioè le biblioteche dovrebbero essere sovvenzionate maggiormente, per poter far fronte alla richiesta.
Questo rientra nel campo della logica, ma molte cose oggi sono illogiche. Quindi mi auguro che questa iniziativa possa in qualche modo, usando un verbo che mi sta antipatico, sensibilizzare più che l'opinione pubblica, i responsabili che sono oggi al potere.
Per ciò che mi riguarda, durante gli anni del liceo frequentavo molto la biblioteca comunale di Agrigento. Avevo tantissima voglia di conoscere, vedere, entrare dentro la Biblioteca Lucchesi Valli, che era annessa al Vescovado e di cui avevo letto Pirandello e tanti altri. Ma negli anni in cui c'ero io l'accesso era vietato perché le condizioni erano inagibili. Mi sono interessato a distanza di anni e ho saputo che era stata messa qualche pezza per arrestare se non altro il cammino dei danni.
Andrea Camilleri
 
 

La Sicilia, 7.10.2012
Un'opera di Salvo Barbagallo in due volumi su Antonio Canepa: per i sicilianisti un eroe e un martire, ma per Leonardo Sciascia un personaggio troppo ambiguo
A Randazzo l’enigma finale di un maestro della dissimulazione
La figura e la fine del capo dell’Esercito volontari per l’indipendenza siciliana

[...]
Canepa e L'Evis sono stati comunque una tentazione costante per gli scrittori siciliani. Andrea Camilleri, nel 2008, in un racconto si sofferma sul fallito complotto di San Marino nel 1933, quando Canepa, il fratello minore Luigi e Luigi Attinelli cospirarono con oppositori sanmarinesi per un'azione dimostrativa che mostrasse al mondo quanto fosse viva in Italia l'opposizione antifascista. Il complotto fu scoperto. Luigi Canepa e Attinelli, mandati in avanscoperta, furono arrestati e subirono pesanti condanne, uscirono dal carcere nel 1935 grazie a un condono. Lo stratega fu arrestato a Messina ma evitò la prigione fingendosi pazzo e asserendo di essere un'automobile. Camilleri fa dell'episodio un apologo della follia siciliana.
[...]
Salvatore Scalia
 
 

Cattivi di Cuore, 7.10.2012
Serata Camilleri

con Simone Gandolfo
e Matteo Curallo, musicista eclettico, polistrumentista e cantante, autore, insieme a Mauro Ermanno Giovanardi, di Io confesso, la canzone rivelazione del Festival di Sanremo 2011.
Un percorso di parole e musica attraverso le opere di Andrea Camilleri. Una sorta di indagine che piacerebbe all’amatissimo commissario Montalbano, uno che non rinuncia a capire.
«Il commissario era di Catania, di nome faceva Salvo Montalbano, e quando voleva capire una cosa, la capiva». da La forma dell'acqua.
La volontà di capire è qualche cosa di molto importante: significa una volontà di posizionarsi all'interno di se stesso e in rapporto con gli altri. Capire è comprendere e accettare cose a volte difficili da giustificare. È forse l'unico modo, serio e possibile, di resistere alla vita.
Per arrivare a capire bisogna necessariamente fare un'indagine. Nella nostra esistenza quotidiana non passa momento che non siamo costretti a fare un'indagine, che va dal: "perché l'autobus ancora non arriva?" fino a "esiste Dio?". È un'indagine continua.
 
 

Roba da Matti, 8.10.2012
Andrea Camilleri a Monterotondo. Una giornata particolare

“Elio Vittorini aveva promesso di pubblicare alcune mie poesie su ‘Il Politecnico’, ma poi un giorno mi disse che non avrebbe più pubblicato né le mie poesie né altro”. Il Politecnico avrebbe infatti concluso la sua avventura da lì a pochi giorni in seguito alla famosa disputa ideologica che contrappose Vittorini a Togliatti. Questo e altri gustosi aneddoti sono stati raccontati da Andrea Camilleri durante un affollatissimo incontro con il pubblico che si è tenuto sabato scorso al palazzo Orsini, sede del comune di Monterotondo.
Corruzione, governo Monti, Europa, futuro delle giovani generazioni, cinema, cultura, rapporto tra letteratura e impegno politico: Camilleri non si è risparmiato nel rispondere alle mie domande (io avevo il compito di intervistarlo e di coordinare il dibattito con il pubblico) e a quelle di una platea numerosissima, attirata sì da un nome di grande richiamo ma anche affamata di stimoli, di risposte, di occasioni di incontro e di scambio. Visibilmente a suo agio, con l’ironia accentuata dalla cadenza siciliana, l’immancabile sigaretta tra le dita, lo scrittore (nonché saggista, sceneggiatore, poeta, regista e attore) ha spaziato tra questi argomenti a volo d’uccello. Non senza una punta di pessimismo sulle sorti del nostro paese ma affidando un germe di speranza ai giovani, “che dovranno ricostruire il paese come noi facemmo dopo la Seconda guerra mondiale”.
L’appuntamento è stato organizzato dalla libreria Ubik, con il patrocinio del Comune e il sostegno della Fondazione onlus Angelo Frammartino, molto attiva a Monterotondo e non solo, e fa parte di una serie di incontri con letterati, personaggi pubblici e artisti che si sono già svolti e si svolgeranno in futuro nel paese laziale. Certo, Camilleri è un nome di forte richiamo. Ma il numero di persone rimaste fuori dalla sala e dal palazzo Orsini dovrà costringere gli amministratori e gli organizzatori a individuare un luogo di incontro all’altezza delle loro ambizioni.
Carlo Gnetti
 
 

La Voce d'Italia, 8.10.2012
Bookspot: e' ancora Cinquanta sfumature di grigio
Entrano in classifica Camilleri, Murakami e Läckberg

Milano - Finalmente un po’ di movimento nelle zone basse. Parlo della classifica dei libri, evidentemente. Malpensanti!
[...]
Al sesto posto un’altra nuova entrata, ovvero il quattro stagioni Andrea Camilleri che per Sellerio, neanche a dirlo, ha scritto Una voce di notte.
Mi inteneriscono gli incipit delle rencesioni che esordiscono con: finalmente una nuova avventura del commissario Montalbano. Oppure: sentivamo la mancanza di Montalbano, e ancora: aspettavamo con ansia il nuovo Montalbano.
Mancanza di che? Nostalgia di chi? Le uscite dei suoi libri dettano il ciclo delle stagioni, ci si può regolare gli orologi, prevedere le maree. Nella vita, del resto, ci vogliono certezze.
[...]
Eva Massari
 
 

CanicattìWeb.com, 8.10.2012
Sanità e Precari in Sicilia: le due priorità del candidato all’Ars Lillo Firetto

[...]
Durante l’evento sono stati proiettati i messaggi di saluto [...] e dello scrittore Andrea Camilleri che com’è noto ha invitato i siciliani a sostenere la candidatura dei sindaci Rosario Crocetta e Lillo Firetto. [...]
 
 

ANSA, 9.10.2012
Scandalo fondi pdl
«Subito al voto nel Lazio», scrittori e artisti chiedono elezioni «al più presto»
«La Regione non può essere governata da una maggioranza travolta da vicende che offendono la coscienza civile»

(foto Lapresse)

Roma - Da Andrea Camilleri a Carlo Lizzani, da Simona Marchini a Valerio Mastandrea, da Gabriele Salvatores a Dacia Maraini fino a don Ciotti. È lungo, ed è destinato a diventarlo ancora di più, l'elenco di artisti, scrittori, presidenti di associazioni che si oppongono, «consapevoli del danno morale e materiale provocato dal permanere di questa situazione», a ogni «tentativo di rinvio del voto» nel Lazio. E chiedono che «si possano svolgere al più presto le elezioni per restituire ai cittadini i loro diritti».
DISCREDITO - «Nel manifestare la nostra crescente preoccupazione per la crisi democratica in cui è precipitata la Regione Lazio - si legge nell'appello - sottolineiamo con forza l'urgenza di voltare al più presto pagina e ricostruire condizioni di fiducia e affidabilità della rappresentanza democratica. Un ente così importante per la vita dei cittadini, per lo sviluppo e per la coesione sociale non può continuare a essere governato da una giunta dimissionaria e da una maggioranza travolta da vicende che offendono la coscienza civile e gettano discredito sulle Istituzioni».
 
 

Europa, 10.10.2012
Francoforte legge italiano
Le novità di Saviano, Giordano e Messori. Attesa per il libro del papa

[…]
Ciò che sta nei fatti è che la produzione libraria italiana non è esattamente quella su cui il mercato internazionale ama scannarsi. Tirano di più gli americani, gli inglesi, gli spagnoli, tirano di più gli autori esotici, e d’altronde occorre ammettere che l’offerta, dalle nostre parti, fatica ad apparire allettante già da un po’. Però ci sono delle eccezioni […].
Restando a Einaudi, ecco i titoli già sistemati e dove: […] “Giudici” di Camilleri/Lucarelli/De Cataldo (Francia, Germania, Grecia, lingua inglese) […].
[...]
 
 

ValdichianaOggi.it, 10.10.2012
Lori ha letto per voi... Una lama di luce (di Andrea Camilleri)

Atmosfere cupe gravano su Montalbano, che sempre più spesso si sente stanco e dubbioso e che ora viene anche turbato da sogni inquietanti come premonizioni. Una lama di luce lo colpisce lasciando un segno più profondo di quello di un coltello. Ci sono due misteri di non facile soluzione, mentre la quotidianità viene interrotta da quella che sembra essere la conferma della fine della relazione tra il commissario e l'eterna, ma sempre più lontana, Livia. Un epilogo tragico potrà forse incrinare delle certezze, sovvertire il corso delle cose.
Ma sebbene a tinte fosche, anche questo capitolo della saga non manca di regalare buonumore, con le sortite improbabili di Catarella (mai come qui, in cui l'appuntato ha un'inaspettata familiarità con la lingua latina) e gaffes imperdonabili di Salvo con le donne, a cui fanno seguito le immancabili azzufatine.
Insomma, vale la pena leggerlo perché è scorrevole, poetico, inquietante, divertente, intrigante, commovente.
Recensire un giallo è estremamente difficile, perché si rischia di fare torto al lettore che scorge anticipazioni, dunque non dirò altro, ma passerò ad una considerazione sulla vita personale del protagonista. Con tante scuse, spenderò qualche riga in pettegolezzi.
Ammetto di essere incapace di imparzialità quando si tratta di Camilleri in generale e di Monsieur le Commissaire in particolare. Lo amo. E d'altra parte già da diversi anni il commissario vive di vita propria, capace di tenere testa anche al suo creatore (vedi un racconto di circa dieci anni fa, nella raccolta "Un mese con Montalbano", nel corso del quale il nostro si rifiutava di prendere la strada tracciata per lui dall'autore). Ma soffermiamoci un po' sul suo rapporto con le donne. Dopo anni di fedeltà estrema a Livia, resistendo persino alle lusinghe dell'affascinante e simpaticissima svedese Ingrid, ad un certo punto ("La vampa d'agosto") Salvo cede e tradisce la fidanzata. Da lì non si ferma più: un susseguirsi di beddre fimmine lo conduce ad una media di una relazione extra fidanzamento a romanzo. Ecco, io non voglio mettermi nei panni di Livia e fare la morale, ma spezzare piuttosto una lancia per Ingrid: ma come, quella per anni ha tentato di sedurlo, lo ha aiutato in tante indagini, anche con una certa dose di rischio, lo ha consigliato, è stata sua complice e lui sempre con la scusa della fedeltà e poi a queste fatalone da romanzo non sa dire di no? Ma soprattutto, e qui mi rivolgo a Camilleri (o forse direttamente a Montalbano) in persona, che fine ha fatto la nostra bella meccanica scandinava? Forse la svidisa è tornata alle fredde lande d'origine, o non sarà piuttosto un po' offesa per il trattamento subito?
Loredana Bruno
 
 

GraphoMania, 10.10.2012
"La rizzagliata" di Andrea Camilleri, giornalisti investigatori

La Rizzagliata, tipologia di pesca con rete, è un romanzo che fa riflettere. Attraverso la sua nota abilità di scrittore Andrea Camilleri si lancia in un complicato gioco di poteri, dove il non detto e l’abilmente celato diventano cardini di una verità negata a favore dei soliti noti. Il tutto condito da un giallo nel tipico stile di Camilleri, ma senza Montalbano. In realtà il caro commissario viene citato, ma per sfottere la fantasia irreale del romanzo, non certo per vantarne le doti «Non è che ora ti devi mettiri a fari il commissario Montalbano» ma poiché il serio e l’irreale sono scritti dalla medesima persona, poco ci importa.
La vicenda prende forma in una Palermo attuale; protagonista Michele Caruso prudente direttore del telegiornale siciliano della RAI; la morta è Amalia Sacerdote, figlia del Segretario Generale dell’ Assemblea Regionale Antonino Sacerdote; principale sospettato Manlio Caputo, figlio del leader della sinistra siciliana.
Le particolari attenzioni del direttore del telegiornale verso i potenti a cui preferisce pestare i piedi solo con fatti certissimi, e comunque svelati solo in un secondo momento per evitare responsabilità, innescano meccanismi complicati che, suo malgrado, lo coinvolgono.
L’intricato delitto – intricato a causa delle mezze verità, dei favori tra politici, degli accordi presi ma mai rivelati – si snoda descrivendo anche la vita privata del direttore, a sua volta degna di una telenovela: tradimenti, amori perduti e ritrovati, bugie e delusioni incorniciano una vita per nulla invidiabile.
Nel complesso, il giallo è molto divertente, l’abilità dell’autore nel descrivere balletto e ballerini lascia l’amaro in bocca, perché inevitabilmente ci chiediamo quanto di ciò che quotidianamente viene spacciata per verità sia invece il risultato di una manipolazione costante all’origine.
Anna Fogarolo
 
 

VignaClaraBlog.it, 10.10.2012
Stabile del Giallo, al via la nuova stagione

Roma. Partirà giovedì 1 novembre la nuova stagione del Teatro Stabile del Giallo di via al Sesto Miglio, 78, sulla Cassia. Tre le rappresentazioni in cartellone: “Verso l’Ora Zero”, da Agatha Christie, “Il Commissario Montalbano - La Luna di Carta”, da Andrea Camilleri, e “Uno Studio in Rosso”, da sir Arthur Conan Doyle. Tre grandi gialli che intrigheranno gli spettatori del peculiare teatro che da ventisei anni mette in scena il delitto e il lato oscuro dell’umanità.
L’acutezza del sovrintendente Battle di Scotland Yard, le intuizioni di Salvo Montalbano, per la prima volta protagonista di una piece teatrale, le capacità deduttive di Sherlock Holmes, al suo primo incontro con il fidato dottor Watson: shakerate il tutto senza mescolare ed eccovi servito il nuovo, invitante, cocktail offerto dal Teatro Stabile del Giallo.
[…]
IL COMMISSARIO MONTALBANO - LA LUNA DI CARTA
Per la prima volta protagonista di una rappresentazione teatrale, il celebre commissario di polizia nato dalla penna di Andrea Camilleri farà il suo esordio teatrale proprio sulle assi dello Stabile del Giallo.
Nono romanzo della serie dedicato al poliziotto siciliano, pubblicato nel 2005 da Sellerio Editore, “La Luna di Carta” ci presenta un Salvo Montalbano nostalgico e pessimista, un funzionario di pubblica sicurezza che, invecchiato e tentato da due donne bellissime, dovrà risolvere l’intricato caso relativo all’omicidio di un noto femminaro. La regia dell’adattamento teatrale è firmata da Marialuisa Bigai, lo spettacolo andrà in scena dal 12 gennaio al 10 marzo.
[…]
Giovanni Berti
 
 

Kebooks.org, 10.10.2012
A vueltas con Camilleri: “La danza de la gaviota”
La danza de la gaviota, Camilleri

La danza de la gaviota. Publicada por Salamandra, como las anteriores entregas del prolífico autor italiano, uno de los escritores más populares en Europa, La danza de la gaviota supone sin embargo una vuelta de tuerca en la serie de del comisario Montalbano: la trama parte de un suceso real encontrado en las páginas de un periódico. He aquí la sinopsis: “El insomnio ha vuelto a sacar al comisario Montalbano de la cama. Al amanecer, con una taza de café en la mano, sale a la terraza para contemplar el mar y asiste a un solitario y lúgubre espectáculo. En la arena, una gaviota enferma, o quizá herida, parece ejecutar los pasos de una extraña coreografía antes de caer fulminada, como si la vida se resistiera a abandonar su cuerpo para siempre. La visión, que tiene la misma naturaleza fúnebre e insidiosa que en casos anteriores, enturbia la mente del comisario como una niebla espesa.
Livia está en Vigàta y Montalbano y ella tienen previsto disfrutar juntos de unas vacaciones. Pero nada saldrá como planeaban, pues Fazio, la inestimable mano derecha de Montalbano, ha desaparecido. No ha vuelto a casa y su teléfono está desconectado. Se lo vio por última vez junto a una zona llena de pozos en desuso. Montalbano y sus compañeros se temen lo peor. La imagen de su querido Fazio herido, o quizá muerto, en el fondo de un oscuro pozo los aterroriza y no repararán en esfuerzos para encontrarlo”.
Los acontecimientos de La danza de la gaviota transcurren cerca del lugar donde se está rodando un episodio de la famosa teleserie sobre el mismo comisario Montalbano. Por supuesto, el comisario evita a toda costa cruzarse con el actor que lo interpreta, que es mucho más joven y atractivo, aunque difícilmente tan irresistible para las mujeres, según aprecia Montalbano/Camilleri con su habitual ironía.
El maestro siciliano ha dicho a propósito del verismo de la historia: «Cuando se escribe, aunque sea inventando, ¿no se hace siempre en referencia a la realidad?»
«Escrita con la habitual maestría [...] esta nueva novela se lee con un placer amargo, pues el malestar de Montalbano no deja de ser la proyección de un fenómeno social generalizado.» Il Mattino.
Miss K.
 
 

TMNews, 11.10.2012
Nobel/ Oggi la letteratura, favorita la canadese Alice Munro
Anche Eco e Magris tra i possibili

Stoccolma - Come ogni anno, alla vigilia dell'assegnazione del premio Nobel per la Letteratura, che sarà annunciato questa mattina alle 13, gli esperti del settore si sbilanciano in pronostici che a dir la verità quasi mai vengono rispettati.
[...]
A sorpresa potrebbero vincere [...] gli italiani Claudio Magris, Umberto Eco e Andrea Camilleri.
[...]
 
 

Videocon, 11.10.2012
Andrea Camilleri visita al Vittoriano la mostra di Guttuso

 
 

Italia chiama Italia, 11.10.2012
Lo scrittore ha visitato oggi la rassegna su Guttuso al Vittoriano
Mostre, Andrea Camilleri: ecco la mia Vucciria
Camilleri inizia a raccontare la sua Vucciria, personale e vissuta interpretazione del capolavoro di Renato Guttuso, esposto con altre cento opere al Vittoriano in occasione della grande antologica che celebra il centenario della nascita del maestro siciliano.

'E' la ripetizione di un tempo lontano, che si riversa in questo spazio magico'. Cosi' Andrea Camilleri inizia a raccontare la sua Vucciria, personale e vissuta interpretazione del capolavoro di Renato Guttuso, esposto con altre cento opere al Vittoriano in occasione della grande antologica che celebra il centenario della nascita del maestro siciliano.
Nella grande sala centrale, su ciascuna delle pareti, ecco i quattro dipinti di grandi dimensioni, a raccontare un periodo indelebile della storia italiana: 'I funerali di Togliatti', la 'Zolfatara', 'La spiaggia' e, appunto, 'La Vucciria'. Al fianco di Fabio Carapezza Guttuso, curatore della rassegna con Enrico Crispolti, Camilleri si e' soffermato su quest'ultimo dipinto che ricrea l'atmosfera densa di umanita', profumi, colori del mercato palermitano. E al quale lo scrittore si e' ispirato per il suo racconto, intitolato 'La ripetizione' e contenuto nel libro 'La Vucciria' pubblicato nel 2008.
'Noi avevamo studiato il quadro, i personaggi che affollano il cunicolo, frutto dell'invenzione dell'artista, ma non avevano dato alle figure la loro giusta caratura - ha detto Carapezza - e' stato Camilleri che ha svelato le relazioni esistenti tra loro'. 'Sono andato a rivedere gli studi, le diverse versioni preparatorie del quadro - ha spiegato lo scrittore - e ho visto che l'atteggiamento, gli sguardi di lui, cambiano. C'e' tutta una storia, il precedere di un incontro che mi ha ispirato'.
Una storia in cui c'e' amore, passione, ma soprattutto 'una ripetizione di un tempo lontano che si riversa in questo spazio magico straordinario', ha proseguito Camilleri sottolineando come la Vucciria (e i suoi dintorni) fosse 'il nostro luogo di frequentazione'. 'C'era la trattoria Panarelli - ricorda -, la nostra compagnia, Guttuso, io, Musco, Giuseppe Ruggeri, si riuniva sempre li', tutte le sere a mangiare', facendo musica e poesia.
E parlando di Roma quale citta' di adozione per gli artisti siciliani, Camilleri si e' soffermato sul fatto che ne' per Venezia ne' per Torino scatti questa relazione. Invece a Milano e Roma si', come evidenzia il cammino di Guttuso, svoltosi tra le due metropoli. Per quanto lo riguarda, 'io mi sento sempre siciliano - ha concluso -. Roma va benissimo, ma viene subito dopo'.
 
 

Corriere della Sera - Sette, 11.10.2012
Cammeo
Ma può uno che ama Camilleri e Julian Barnes amare anche Nicola Di Bari? Direi di sì

Il lettore Peppino Di Tano di Cremona non riesce a farsi una ragione del fatto che mi sono piaciuti sia Il senso di una fine di Julian Barnes che Una lama di luce di Andrea Camilleri e scrive: «Capisco che si possa apprezzare Nicola di Bari (La prima cosa bella, per esempio) e Glenn Gould o The Kholn Concert e Vincenzo e Milano (cosa che del resto faccio tranquillamente), ma un po’ di pudore! Un libro totalmente in pseudo-dialetto, di “antipatica lettura” anche a un siculo mezzo-sangue come me, macchiettistico. Ma lei scherza o fa sul serio? Spero la prima ipotesi! Il mestiere è mestiere, ci mancherebbe, ma cerchiamo di essere, ognuno nel proprio campo, un po’ più seri. Altrimenti finisce, come sappiamo, perennemente “a tarallucci e vino”. E non è una dieta da consigliare quotidianamente, mi creda! Grazie comunque di avermi segnalato il libro di Barnes».
Risposta. Mi sa che lei è troppo serio e sospetto che sia un intellettuale (se è così le porgo le mie più sentite condoglianze. È sicuro di aver capito appieno la grandezza sublime di Nicola Di Bari da lei citato con tanta sufficienza? E non parlo della Prima cosa bella (troppo facile, era un pezzo che faceva delirare Lucio Battisti) ma di capolavori come Paese, Zapponeta, Vagabondo, Il cuore è uno zingaro, la cover Il mondo è grigio, il mondo è blu (di cui non a caso Battiato si è ricordato in una delle sue composizioni più intense). Grandissimo Nicola, un saluto da un vecchio fan (e fan anche di Camilleri e Barnes). Per Liliana Azzio, alla quale era molto piaciuto (ma guarda un po’) Una lama di luce, Il senso di una fine «è strepitoso per intelligenza, stile, humour e profondità di concetti».
[…]
Antonio D’Orrico
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 12.10.2012
Appello anti-casta a quota 1.200 firme aderiscono anche Camilleri e la Maraini

Il tam tam di adesioni all'appello anticasta lanciato dal giurista Giovanni Fiandaca e da padre Cosimo Scordato rimbalza da Palermo a Roma, incassando oltre mille consensi in 48 ore. Dalla sua dimora capitolina, lo scrittore Andrea Camilleri ha sottoscritto il documento che chiede ai dieci aspiranti governatori siciliani di dare agli elettori «tre motivi per non astenersi». Tre impegni da assolvere entro un anno dalla loro eventuale elezione: ridurre a 50 il numero dei deputati regionali, abolire il finanziamento pubblico ai gruppi parlamentari all'Ars e tagliare del 50 per cento il compenso degli inquilini di Sala d'Ercole, oggi pari a quello di un senatore della Repubblica. Martedì le firme saranno consegnate ai candidati che accetteranno il pubblico confronto che si terrà nell'aula multimediale del pensionato universitario San Francesco Saverio, dove i promotori chiederanno loro di prendere una posizione sulle tre richieste dell'appello. Hanno già assicurato la loro partecipazione, di persona o tramite un delegato, Rosario Crocetta, Mariano Ferro, Giancarlo Cancelleri, Giovanna Marano, Gaetano Sturzo, Lucia Pinsone, Giacomo Di Leo e Cateno De Luca. All'appello mancano ancora Gianfranco Miccichè e Nello Musumeci. […] Per firmare basta collegarsi al sito www.palermo.repubblica.it e con un semplice click sarà possibile dare la propria adesione.
Giusi Spica
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 12.10.2012
'BiblioPride', capitale dei libri per un giorno

Napoli, città dell'orgoglio bibliotecario. Suona quasi come un paradosso alla luce dei recenti casi di cronaca: da un lato il furto di volumi antichi nel complesso dei Girolamini, dall'altro la resistenza dell'avvocato Gerardo Marotta per salvare dai tagli del governo il patrimonio letterario dell'Istituto degli studi filosofici. Eppure, proprio queste emergenze rientrano tra i motivi che hanno spinto l'Aib (associazione italiana biblioteche) a designare Napoli come capitale del primo "BiblioPride", festa per la valorizzazione del sistema bibliotecario nazionale. Fino a domenica la cultura e la conservazione dei libri farà sentire la propria voce in tutte le città italiane con diverse iniziative, per sensibilizzare il maggior numero di persone alla causa. Domani sarà il capoluogo partenopeo a scendere in campo con un carnet ricco di appuntamenti. […] Dalle 17 nella basilica di San Giovanni Maggiore partirà la festa finale con un videomessaggio di Andrea Camilleri […].
Alessandro Vaccaro
 
 

Solo Libri.net, 12.10.2012
Tutto Camilleri – Gianni Bonina

"Tutto Camilleri" (Palermo, Sellerio – collana La diagonale - 2012) potrebbe definirsi una preziosa galleria, dato che il giornalista e scrittore Gianni Bonina offre ai lettori l’opportunità di incontrarsi con i testi di Andrea Cammilleri da "Il Corso delle cose" (1978) a "La Setta degli Angeli" (2011). Ne sono destinatari coloro i quali leggono con passione e sistematicamente Camilleri, chi vorrebbe conoscerlo, e anche quanti ne parlano, pur rifiutandosi di leggerlo.
L’intento dell’autore è quello di delineare un “canone” unitario, orientato al superamento del dualismo tra la serie di Montalbano e i romanzi storici. Da quest’ottica che rifiuta gerarchie asfissianti, affiora “un’autentica e sorgiva vocazione” del Maestro di Vigàta, aperta a uno sperimentalismo di ampio raggio da leggersi nello stretto rapporto dello scrittore con le attività di regista e di produttore. Non è un caso che i suoi libri, pur rappresentando ognuno un prototipo, segnino punti di snodo e di ripartenza per nuove strade. d’inesauribile inventiva (dalle avventure di Montalbano al narratore di romanzi storici, dall’autore fantastico all’elegante saggista…).
Interessante la messa a punto dei dati biografici e convincente l’introduzione: un breve saggio critico in cui Bonina, utilizzando riferimenti opportunamente circostanziati, situa Camilleri nel solco di una ben precisa tradizione letteraria che muove da Boccaccio e giunge a Sciascia, passando da Verga, da Pirandello e da Brancati. Ascendenza, questa, sostanzialmente siciliana in un perimetro che racchiude un “destino di verità”, vivificata da una ben nota personalissima cifra linguistica. Specificamente egli può così riferirsi alla frantumazione dell’io propria di Pirandello, nonché alla nobilitazione dei "faits divers e histories événementielles" che viene da Sciascia e trova in Camilleri una sistemazione riuscita e inattesa senza irrigidimenti in un solo genere. In tale direzione è la variazione di ambienti, di epoche e di personaggi caratterizzati nella pronuncia e nell’intonazione agrigentina a suscitare il gradimento del pubblico: se il lettore fosse uno spettatore si troverebbe davanti a una scena dove il regista sta con gli attori e parla loro in un modo che suscita ilarità e sorpresa, non risparmiando la “battuta salace”, “la parlata da trivio e il motto di spirito” di plautiana memoria.
Segue il commento degli scritti camilleriani, divisi per anno di pubblicazione e accompagnati da un’intervista in cui è lo stesso scrittore di Porto Empedocle a fornire per ciascuno di essi spiegazioni sulla loro genesi, nonché sugli aspetti più salienti dell’intreccio. Un riassunto, abbastanza analitico di ogni opera, viene altresì fornito alla fine del libro.
Chiarezza espositiva, coerenza interna e convincente interpretazione sono, in sintesi, le qualità tipiche del volume di Bonina: lungo e denso percorso di studio, attento a destrutturare intelligentemente una superficiale critica letteraria, per la quale il nostro scrittore sarebbe esclusivamente autore di intrattenimento. Niente di più errato, invece, giacché la sua fortuna coincide anche con una scrittura impegnata del vivere. Una sola osservazione – specifica Bonina – può essere accolta da questa critica quando nota che il Camilleri degli anni Novanta riusciva più brillante e convincente di quello più recente, concedendo come romanzi quali "Il birraio di Preston" e "La concessione del telefono" possano iscriversi tra i titoli principali del nostro tempo.
Federico Guastella
 
 

l’Unità, 12.10.2012
Latini, una battaglia (poco) resistente

”Seppur voleste colpire. Programma di battaglie per la resistenza teatrale”: è il titolo del nuovo spettacolo di Roberto Latini, che martedì ha aperto la stagione del Teatro Argot di Roma.
[…]
Tiro un sospiro di sollievo solo quando entra in scena Massimiliano Civica, che con molta naturalezza, seduto su una sedia e con quaderno nero tra le mani, tenterà di ritrovare i suoi appunti e parlerà del grande Eduardo. Aneddoti, curiosità e vecchi ricordi si intrecciano regalandoci uno spaccato di storia del teatro molto umano. Civica ci parla dei suoi rapporti con il fratello Peppino, di Andrea Camilleri che ebbe la fortuna di lavorare con lui, del senso che ha fare teatro per una vita intera. E forse, anche solo per ricordarlo, vale la pena ascoltare il breve monologo di Civica.
Francesca De Sanctis
 
 

Il Fatto Quotidiano, 12.10.2012
Sapeva già tutto, ma è "insicuro": perciò non imparerà nulla neanche stavolta

Anche dalla "faccenda Maruccio" Di Pietro non imparerà nulla. […]
Avesse realizzato tre anni fa il "big bang" che gli proponevamo, verso il 20% oggi ci sarebbe Di Pietro anziché Grillo. Potrebbe farlo ora, con più radicalità (vista la diminuita credibilità): liste elettorali Idv di sola società civile, con i mille candidati fatti scegliere da personalità indipendenti come Camilleri, Barbara Spinelli, Gallino, Corrado Stajano e il tentativo di avere come leader un prete (don Ciotti, don Gallo), un sindacalista (Landini, Airaudo), un magistrato (Caselli, Scarpinato, Ingroia). Non lo farà. È troppo insicuro, preferisce "gente fidata".
Paolo Flores D'Arcais
 
 

La Repubblica, 13.10.2012
L'appello di Camilleri: salvare le biblioteche
Cliccare qui per il video

Andrea Camilleri lancia un appello al governo per salvare le biblioteche. In occasione del primo "BiblioPride" di Italia, la festa nazionale delle biblioteche organizzata dall’Aib in diverse città, lo scrittore siciliano chiede al governo di sovvenzionare i luoghi di lettura pubblici. "I tagli alle biblioteche – dice Camilleri nel video realizzato da BiblioPride – sono un provvedimento insensato. Oggi i libri costano e chi vuole leggere non può che rivolgersi alle raccolte pubbliche. La chiusura delle biblioteche è ancor peggio di quella dei musei, perché nelle prime hai tutto lo scibile mentre lì vai solo a godere dell’arte”. Oggi il video sarà proiettato a Napoli, scelta dall’Aib come fulcro dei festeggiamenti per il BiblioPride.
(a cura di Anna Laura De Rosa)
 
 

Il Sole 24 Ore, 14.10.2012
Posacenere

Non capisco perché nel linguaggio dei politici e dei governanti con "grandi opere pubbliche" si intendano solo ed esclusivamente la costruzione di ponti, gallerie, autostrade. Che spesso e volentieri, sia detto tra parentesi, si rivelano essere né impellenti né necessarie, ma sicura fonte d’illeciti guadagni. Mi chiedo: mettere mano a Pompei, che se ne cade letteralmente a pezzi non sarebbe una grande opera pubblica? E non lo sarebbe anche una vera riforma universitaria che adeguasse i nostri atenei alle richieste di lavoro del mondo d’oggi dotandole di attrezzati laboratori di ricerca? E come definire altrimenti la ristrutturazione e l’attenta manutenzione dei nostri archivi storici che sempre più s’approssimano allo sfacelo?
Andrea Camilleri
 
 

Teatri di Nina, 15.10.2012
A Todi al Palazzo del Vignola
sabato 27 ottobre 2012 alle ore 18.00
La scomparsa di Patò

Proiezione del film, tratto dal racconto di Andrea Camilleri, alla presenza del regista Rocco Mortelliti e alcuni attori del cast.
La proiezione del film sarà con sottotitoli in inglese.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 16.10.2012
Le iniziative della casa editrice: a fine mese un romanzo di Fabio Stassi
Sellerio prepara i gialli di Capodanno

L’assassino colpisce a mezzanotte. O quanto meno quando nelle case inizia il conto alla rovescia per salutare il nuovo anno.
E così dopo “Natale in giallo”, la casa editrice palermitana Sellerio sposta misteri e omicidi qualche giorno più avanti, per una raccolta di racconti ambientati nell’ultima notte dell’anno.
A confezionare quest’antologia di gialli di Capodanno saranno sei autori, due dei quali siciliani: il capofila è Andrea Camilleri, di cui giovedì uscirà la nuova avventura del commissario Montalbano “Voce di notte”, seguono Gian Mauro Costa, che faceva parte della “squadra di Natale” dello scorso anno, e poi Marco Malvaldi, Francesco Recami, Antonio Manzini e la scrittrice turca Esmahan Aykol. L’uscita è prevista a metà novembre. Insomma, un pezzo dell’argenteria di famiglia messo in vetrina per un’operazione editoriale natalizia che ancora una volta punta sul genere prediletto da casa Sellerio: il giallo, appunto, che grazie a Camilleri, e ai contributi di Costa e di Santo Piazzese, ha acquisito negli ultimi anno una specificità siciliana, se non altro per la sovrapproduzione recente e per il comun denominatore dell’ambientazione. E di certo l’atmosfera festosa, ma non sempre, del Capodanno, potrà suggerire spunti suggestivi ai sei autori coinvolti.
[…]
m.d.c.
 
 

Quotidiano.Net, 16.10.2012
Notizie di poesia
L’intervista. Camilleri e la Musa/1
VEDI IL VIDEO Andrea Camilleri si racconta (prima parte)

Firenze – «Non pensavo mai di diventare uno scrittore. Pensavo di avere buone chances in poesia...». Lo avreste mai detto che agli inizi della sua carriera letteraria Andrea Camilleri fosse stato tentato più dalla poesia che dalla narrativa di cui sarebbe poi diventato esponente di spicco, ultracclamato e ultratradotto, dei nostri giorni?
Sì, proprio così: il futuro padre di Montalbano, giovanissimo, trovava in Ungaretti, Montale e Saba e semmai nel Cecchi prosatore d'arte di Pesci rossi i suoi punti di riferimento privilegiati, i suoi autori elettivi, i suoi modelli. Un'attrazione primigenia e continuata, quella della poesia, da un'infanzia incuriosita e turbata dall'approccio all'Orlando Furioso di Ariosto in una edizione illustrata posseduta dal padre alle prime tappe dell'esordio letterario ufficiale.
Camilleri pubblica infatti su «Mercurio» – rivista romana di politica, arte e scienze diretta da Alba de Céspedes – due poesie: Solo per noi (maggio 1945) e Mito (marzo-maggio 1947), mentre poco dopo, nel 1948, altre sue liriche appaiono nella prestigiosa antologia dei Poeti scelti curata da Giuseppe Ungaretti e Davide Lajolo nella collana mondadoriana «Lo Specchio».
«Non pensavo mai di diventare uno scrittore. Pensavo di avere buone chances in poesia...». Ascoltate l'intervista (incomincia proprio così) nella quale Andrea Camilleri rievoca le tappe salienti del suo percorso umano e artistico e apprenderete questo ed altro dalla sua viva voce: dal suo intrigante fascino affabulatorio di narratore di storie, storie non solo scritte, non solo inventate.
(continua)
Marco Marchi
 
 

l’Unità, 17.10.2012
L’intervista
«Aria pulita per la Sicilia»
Andrea Camilleri sull’Italia e il nuovo Montalbano
Finzione e realtà. Nell’inchiesta del commissario sull’omicidio di una donna i nomi di due potenti politici…
Lo scrittore in una intervista a l'Unità: «Non esito ad appoggiare la sfida di Crocetta».

Un caso strano, curioso e complesso, quello che si presenta a Salvo Montalbano nel nuovo romanzo di Andrea Camilleri, Una voce di notte (Sellerio), domani sarà nelle librerie. Montalbano partendo da una vicenda che appare minore, si ritrova alle prese con questioni articolate ed intricate, che sembrano generarne altre. Prima un furto, poi un suicidio che lascia molte perplessità. Ed ancora, il ritrovamento del cadavere di una ragazza. Con la certezza di un delitto, la donna è stata accoltellata. Montalbano si interroga sui fili che possono legare gli accadimenti. E mentre tenta di venire a capo del mistero, nelle inchieste finiscono i nomi di due potenti politici siculi. Montalbano nella sua Vigàta deve anche fronteggiare attacchi mediatici. Non vi è un attimo di tregua. Una storia di pura invenzione che però, come è tipico dello stile scritturale camilleriano, ha sempre dei rimandi alla storia ed all'attualità italiana. Del nuovo romanzo montalbaniano, delle metafore contenute nel libro, Camilleri ne parla a l'Unità. Ma va oltre, commentando alcune delle recenti vicende che hanno sgomentato l'Italia. E da intellettuale impegnato che non si tira mai indietro, esprime il suo sostegno al candidato alla presidenza della Regione Siciliana, Rosario Crocetta (appoggiato da Pd, Udc, Api e Psi), balzato agli onori delle cronache nazionali per le sue battaglie antimafia da sindaco di Gela.
Il suo nuovo romanzo con protagonista Salvo Montalbano parte da uno strano furto in un supermercato...
«E perché no in un supermercato? C'è stato un periodo nel quale ero affascinato dai supermercati. Ci passavo ore a guardare la gente che comprava le cose più disparate con aria felice. I supermercati sono stati il tempio dove si officiava il rito del consumismo».
Il suicidio del direttore del supermercato desta subito sospetti. L'intuito del commissario in queste situazioni raramente sbaglia.
«Se un poliziotto non è dotato di intuito, che poliziotto è? Deve possedere il sommo grado di quello che Hammett chiamava "l'istinto della caccia"».
Qual è il ruolo delle figure femminili nella trama di questa nuova storia?
«Come sempre, le donne hanno un ruolo importantissimo. Magari a volte non evidente, in seconda fila, ma pur sempre di primaria importanza».
Nell'inchiesta vengono sfiorati i nomi di due politici potenti. La vicenda si complica. Entra in gioco anche una campagna mediatica. È una metafora di cose accadute e che accadono in Italia?
«Certamente. Montalbano è un personaggio che vive e opera in Italia, ai nostri problematici giorni. Le cose che accadono nel nostro Paese gli provocano le stesse reazioni di ogni cittadino onesto. Non è una metafora, è la constatazione di una realtà».
Il precedente romanzo montalbaniano si è concluso con una scena che ha commosso molti lettori. Vi è chi l'ha commentato mandando lettere ai siti internet con autentico trasporto. La morte del mancato figlio adottivo di Livia e Salvo, come muta il loro rapporto?
«Date le conclusioni facilmente traibili da Una lama di luce, non c'è dubbio alcuno che il rapporto tra Salvo e Livia assuma una maggiore e intensa profondità».
Montalbano ha successo ovunque, dai paesi nordici a quelli arabi, dalla mitica Bbc agli States. A parte il giapponese, quale traduzione montalbaniana in lingua straniera la diverte ed incuriosisce di più?
«Mi aspetto di vedere stampata la prossima traduzione in cinese, sono sicuro che mi farà un certo effetto».
Cosa prova Montalbano dinanzi a vicende come quelle del Lazio o della Lombardia?
«Cosa vuole che provi? Scelga lei. Sdegno, rabbia, ripulsa, vergogna...».
Da Roma, il papà di Montalbano segue sempre la sua terra natia. Sempre con una dimensione di speranza verso il cambiamento. Le piace la sfida di Rosario Crocetta?
«La sfida di Crocetta mi piace molto. E non esito ad appoggiarla. Credo che sia venuta l'ora per i siciliani di aprire le finestre e fare entrare l'aria pulita».
Salvo Fallica
 
 

La Provincia di Varese, 17.10.2012
«A febbraio torno con Montalbano. Ma che bello girare a Gallarate»

Gallarate. Montalbano è una sua creatura, ma non gli spiacerebbe girare un film a Gallarate.
Alberto Sironi, regista ospite a Gallarate per Duemilalibri, si racconta così: «Dal punto di vista televisivo, Montalbano è una specie di creatura mia. Ci lavoro da 15 anni. E dal 25 febbraio prossimo andranno in onda altri quattro nuovi episodi, dagli ultimi libri di Camilleri».
[...]
[La notizia riguardo alla data di messa in onda è stata smentita dalla Palomar, NdCFC]
 
 

Adnkronos, 17.10.2012
Sicilia: Crocetta, ringrazio Andrea Camilleri per le belle parole

Palermo - "Ringrazio con entusiasmo Andrea Camilleri per le belle parole che ha avuto nei miei confronti sull'edizione odierna dell'Unita' ("La sfida di Crocetta mi piace molto e non esito ad appoggiarla. Credo sia venuta l'ora per i siciliani di aprire le finestre e fare entrare aria pulita"). Per me sono uno stimolo a condurre con ancora maggiore impegno queste ultime settimane di campagna elettorale". Lo ha detto Rosario Crocetta, candidato alle elezioni regionali siciliane. "Voglio rappresentare quella 'ventata di aria pulita' - aggiunge Crocetta - di cui parla lo stesso Camilleri perche' sento di avere accanto a me la Sicilia migliore, alla quale voglio dare una risposta di speranza e di rinascita".
 
 

Corriere TV, 18.10.2012
Ecco il nuovo Montalbano
Camilleri: «È più arrabbiato»

Esce nelle librerie "Una voce di notte" (Sellerio), l'ultimo libro di Andrea Camilleri. Lo scrittore - oltre all'ultima avventura dell'ispettore Montalbano - parla del biglietto tutto-compreso che riceviamo all'atto di nascita, del giornalista di regime, della storia di un figlio che si è assunto la colpa del padre, del prurito del commissario e anche del dialetto siciliano che - senza più amici - lo stesso Camilleri rischia di perdere.
Antonio D'Orrico
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 18.10.2012
Esce oggi per Sellerio il nuovo giallo di Camilleri, il ventesimo della serie che aggiunto ai cinquantanove racconti, lancia una sfida di cifre ai personaggi di Simenon e Christie
Un’indagine su un supermercato che si imbatte nella politica
Montalbano nº 20
Il commissario insegue il record di Maigret
L’incipit. “S’arrisbigliò che erano appena le sei e mezza del matino, arriposato, frisco, e perfettamenti lucito di testa. Si susì annò a rapriri le persiane, taliò fora”
La frase. “Era stata ‘na voci di notti che avrebbe potuto essiri benissimo quella della stissa sò coscienza. Era ‘na giustificazioni tanticchia tirata, tanticchia ipocrita, certo”

Una voce di notte" di Andrea Camilleri (Sellerio, 270 pagine, 14 euro, da oggi in libreria) è il romanzo numero venti della saga che ha al centro il commissario cartaceo più amato in Italia: Salvo Montalbano, un uomo intelligente e ironico, allergico alle regole e sempre pronto, nonostante tutto, a centrare il bersaglio. Attorniato da una squadra perfetta: Catarella, correlativo oggettivo del ghiribizzo linguistico; Fazio, perennemente in preda alla coazione nomenclatoria da albero genealogico; Augello, il vice di Montalbano, dongiovannesco e più fedele all'ortodossia investigativa. Sono ingranaggi d'inchiostro che assemblati danno forma a un congegno narrativo praticamente ineccepibile.
Venti romanzi, dunque, che testimoniano la vitalità inesausta del personaggio, lo zampillare continuo dell'estro creativo camilleriano, la fedeltà dei lettori, se si guarda alle cifre stratosferiche delle copie vendute. Comprese quelle delle raccolte di racconti: da un "Mese con Montalbano" (che consta di trenta piccole indagini) a "Gli arancini di Montalbano" (volume che allinea venti microstorie), dalla "Paura di Montalbano" a "La prima indagine di Montalbano" (cinque [sei, NdCFC] nel primo e tre nel secondo). Per essere protocollari, in questo consuntivo bisogna pure tener conto di "La finestra sul cortile" (racconto inedito che salta fuori dall'antologia "Racconti di Montalbano", 2008). Senza trascurare, infine, il romanzo scritto a quattro mani da Camilleri con Lucarelli, intitolato "Acqua in bocca", dove gomito a gomito si trovano Montalbano e l'ispettrice Grazia Negro. A conti fatti, insomma, sarebbero venti romanzi canonici e uno in comproprietà, e ben cinquantanove racconti.
Siamo dunque nella giurisdizione dei grandi giallisti, dei mostri sacri della letteratura seriale. Laddove spadroneggia l'ineguagliabile Simenon, forte dei suoi settantacinque romanzi e ventotto racconti che hanno come protagonista il commissario Maigret. Ma certo non sfigura, Camilleri, accanto ad Agahta Christie: se è vero che la scrittrice inglese ha pubblicato trentotto romanzi con protagonista l'indimenticabile Hercule Poirot, è vero anche che la deliziosa Miss Marple (forte di dodici romanzi) è stata quasi doppiata da Montalbano. Che ha messo in scacco pure un classico come Sherlock Holmes, presente in quattro romanzi e in cinquantasei racconti del grande Arthur Conan Doyle. E non sappiamo ancora con precisione quanti dattiloscritti custodisca la cassaforte della casa editrice Sellerio: certo è che lo scrittore empedoclino ha già consegnato il romanzo dal titolo "Riccardino", che rappresenta il finale delle storie del commissario e sarà probabilmente l'ultimo libro che verrà pubblicato. Solo a una condizione: che venga tirato fuori, ha dichiarato l'autore nel corso di un'intervista, quando l'Alzheimer per me sarà irreversibile. Intanto - ha aggiunto - con le facoltà di intendere e di volere intatte, mi diverto a inventare nuove storie».
Come quest'ultima, ad esempio: una delle più vischiose, una sorta di palude minacciosa che più volte mette in pericolo il commissario di Vigàta. A dare l'abbrivio alla narrazione, un furto di incassi in un supermercato: circa ventimila euro . Non ci sono segni di effrazione, il direttore, che si chiama Guido Borsellino, denuncia l'ammanco ma dimostra segni di paura e cedimento. Trattiene a stento le lacrime, fa di tutto per trattenere Fazio e Montalbano nel suo ufficio. Morale della favola: l'indomani viene ritrovato cadavere, impiccato nel suo supermercato.
Il dottor Pasquano, acido come uno yogurt andato a male, coprolalico nel suo azzannare con le parole il commissario, ha dei dubbi e però non vuole esporsi. Dice e non dice. Poco dopo, un altro morto ammazzato, riconducibile al furto nel supermercato. Montalbano prova a mettere sulla bilancia, da un lato i soldi rubati, dall'altro i due cadaveri. Un piatto pende troppo, un carico spropositato rispetto alla cifra in ballo.
C'è del marcio aVigàta, avrebbe detto Shakespeare. Un marcio sempre più guasto e terribilmente putrido: lo conferma il ritrovamento del cadavere di una ragazza, barbaramente accoltellata e ritrovata in posizione sconcia. È lo stesso convivente, Giovanni Strangio, a denunciare l'omicidio, forte del suo alibi di ferro. Come al solito, si dipanano due filoni nei gialli di Camilleri: che si sviluppano fino poi a lambirsi, trasformandosi in una pericolosa tenaglia pronta a stritolare il commissario Montalbano. Che questa volta deve fare pure i conti con il potere politico della zona, in entrambe le indagini in qualche modo compromesso. Ci sono di mezzo, infatti, 1'onorevole Mongibello, che amministra la società proprietaria del supermercato in questione, fatta di prestanome dei boss Cuffaro, e il presidente della Provincia, Michele Strangio, il padre di Giovanni. Ma è bene che pure si guardi, Montalbano, dalla prudenza eccessiva dei suoi superiori, pronti a fare un passo avanti e due indietro; dalla loro dissimulazione disonesta: sorprende, in questo senso, la reazione del poliziotto. Che allo scontro frontale preferisce il subdolo bluff, il gioco raffinato di chi la dà sapientemente a bere.
Saltano tutti gli schemi: qui più che altrove Montalbano ricorre ad astuzie malevole, a sotterfugi eterodossi. A tallonarlo, come un cane rabbioso, è la sua coscienza: «Era stata 'na voci di notti che avrebbe potuto essiri benissimo quella della stissa sò coscienza. Era 'na giustificazioni tanticchia tirata, tanticchia ipocrita, certo. No, avrebbi fatto quello che aviva addeciso. E se aviva funzionato 'na prima volta, avrebbi funzionato macari la secunna», si legge a un certo punto del romanzo. Alla voce della coscienza, si unisce pure quella dell'opinione pubblica, che si lascia manipolare sulla falsariga di chi non vuole scontentare i potenti di turno.
Di conseguenza, il giallo numero venti del commissario Montalbano si fa inquietante apologo, parabola malevola di un tempo in cui (il nostro) la politica e il malaffare copulano all'impazzata.
Salvatore Ferlita
 
 

Il Piccolo, 18.10.2012
La mezza età di Montalbano senza scrupoli di coscienza

In un supermercato di Vigàta viene commesso un furto, ma non ci sono segni di effrazione. Il direttore Borsellino appare un po’ frastornato, si sente chiamato in causa dalle domande di Augello e Montalbano, in una parola ha paura. Il giorno seguente, Borsellino è morto, impiccato nel suo ufficio. Suicidio? Il dottor pPasquano ha qualche dubbio; che cosa si nasconde dientro quel furto? E cosa ha taciuto il direttore? Nel frattempo in un appartamento di Vigàta viene trovato il cadavere di una ragazza. È stata accoltellata, a denunziare l’omicidio il convivente, Giovanni Strangio, che però ha un alibi di ferro. I due fatti criminosi sfiorano i nomi di due potenti. Montalbano questa volta si trova a giocare duro: stretto da un lato dai superiori che dicono e non dicono, dall’altro dal giudice che non la vede come lui, decide di intervenire in prima persona gettando a mare problemi di coscienza e sensi di colpa. di Arianna Boria È il giorno del suo cinquantottesimo compleanno quando Montalbano si scopre a pensare che, al risveglio, i sogni appena fatti non gli passano più davanti in fila come al “ginematò”, ma deve sforzarsi per ricordarli. Che un “purpo” pronto per le abili mani della tuttofare Adelina, abbandonato nel lavello, gli sembra una bestia enorme, dagli occhi “minazzosi”, colmi di odio profondo, come se lo volesse morto. Che non digerisce più come una volta e una doppia porzione di coniglio gli risale lungo l’esofago, quasi per scappargli dalla bocca. E non è neppure più infallibile sui nomi, anzi “sempre cchiù annava assomigliando a Catarella”, ma nemmeno sulle date. È Livia, quella fatidica mattina, a ricordargli il compleanno, mentre lui si arrabatta a escludere che si tratti di un qualsiasi anniversario del loro “zitaggio”, ormai prossimo all’argento, e quindi a impedire la proverbiale “azzuffatina colossali”. È diventato vecchio, Montalbano, in “Una voce di notte”, la ventesima indagine del commissario creato da Andrea Camilleri, che esce oggi per Sellerio (pagg. 168, euro 14,00)?. L’autore lo esclude: crisi di senescenza e litigi troppo contestualizzati con l’eterna fidanzata, si devono alle alchimie editoriali per cui una storia scritta molti anni fa arriva adesso in libreria. Eppure, questo Montalbano, qualche segno dell’avanzare degli anni lo mostra: più circospezione, a volte insofferenza, con i comprimari della storia, qualche problema digestivo che gli impedisce di godere pienamente dei piaceri della tavola, un “aramazzarisi nel letto”, voltarsi e rivoltarsi prima di prendere sonno. Soprattutto, quella “voce di notte”, ovvero la sua stessa voce, contraffatta, con cui interviene direttamente per spingere il malvagio a scoprirsi, mettendo a tacere la coscienza di sbirro con una giustificazione che lui stesso sa “tanticchia tirata, tanticchia ipocrita”. L’indagine come sempre si dipana verso la conclusione, la corruzione viene portata a galla, ma il paladino della legalità è meno disposto a farsi scrupoli davanti a chi - storia vecchia, dice Camilleri, ma tristemente di queste ore - sfugge al castigo “giovannosi del potiri politico”. Un Montalbano più inquieto, dall’”umori più nìvuro”, quello che si accinge alla consueta doppia indagine: un uomo “suicidato” per impiccagione, una ragazza incinta accoltellata nella casa del convivente. Due fatti di sangue distinti eppure concatenati, che coinvolgono entrambi politici di potere, l’onorevole amministratore di una società di prestanome di mafiosi, e il presidente della Provincia, ex insegnante e corruttore di studentesse. Accanto a loro, il solito Ragonese, l’opinionista di Televigata con la “facci a culo di gaddrina”, e il questore Bonetti Alderighi, due facce della stessa “contiguità” e compromissione con una gestione malata del potere. Alla fine, sarà una mezza vittoria per Montalbano. La “voce di notte”, la sua illegale spintarella risolutoria alla coscienza del malvagio, viene attribuita a un ricattatore di mestiere, e lui estromesso dall’azione finale. Ma l’indagine sui veri burattinai, ha promesso il pm, andrà avanti anche con il suo contributo. La “nuttata era scurosa”, eppure meglio di così non poteva andare. E Adelina gli ha preparato un piatto “squasi” vegetariano.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 19.10.2012
Matita Allegra

Gianni Allegra
 
 

La Sicilia, 19.10.2012
La rassegna di Roma orfana di Veltroni
Un festival appena nato e già morto

Vedete come la politica influenza anche il cinema. A volere il festival di Roma era stato l'allora sindaco Veltroni. Ora che Walter si è ritirato pensando soprattutto alla sua Africa, questo festival con appena sei anni di vita rischia di morire perché in fondo non interessa a nessuno e non ci sono più soldi da buttare.
[…]
La questione è che non si capisce perché si debbano fare dei festival costosi e superflui. Nel mondo di rassegne celebri ce ne sono soltanto due, la Mostra di Venezia e il festival di Cannes che è soprattutto un mercato di nuovi film. Tutti gli altri, compreso l'«Orso d'oro» di Berlino, non hanno senso se non vengono «vestiti» bene culturalmente. Anche Taormina, dopo aver fatto scintille con i David di Donatello negli anni 60-70, si arrabatta e la sua utilità si misura sui flussi turistici in città e sulle presenze al teatro antico. Serve a tenere viva la tradizione, ma ci vorrebbe una spinta culturale più forte. Ad esempio si potrebbero invitare gli scrittori di cinema, gli autori dai cui libri sono stati tratti dei film, oppure gli scrittori-sceneggiatori. Una volta a Taormina si faceva: gli scrittori venivano ospitati al San Domenico e di solito si riunivano nel giardino dell'ex convento domenicano a discutere di lavoro e di progetti. C'erano Vitaliano Brancati, Ercole Patti, Sandro De Feo, Carlo Laurenzi, padre della collega Laura Laurenzi. Ora sono tutti morti, ma c'è una nuova generazione di scrittori, e soprattutto ci sarebbe Andrea Camilleri, che sarà decano finché si vuole, ma ha la testa più giovane di tutti. Forse, se il sindaco di Taormina lo invitasse nei giorni della rassegna del cinema, attorno a Camilleri si potrebbe ricostituire il cenacolo di tanti anni fa.
Tony Zermo
 
 

La Sentinella del Canavese, 19.10.2012
Le ricette nei cortili che raccontano i sapori di un tempo

Cossano. Suggestivo lo spettacolo andato in scena tra i cortili del paese: “Cinque cortili, Cinque ricette, Cinque stelle”. Ad interpretarlo i bravissimi attori della compagnia Liberipensatori “Paul Valéry” con la regia di Oliviero Corbetta che all’inizio ha spiegato il funzionamento della serata. «L’idea di partenza - ha sottolineato Corbetta - era di parlare di ricette perdute. Invece abbiamo scoperto che la vostra tradizione è molto viva e non sono tante le ricette smarrite. Avete ancora molto legame con la tradizione. Questo ci ha indotto a fare un ragionamento più ampio: è vero che parleremo delle ricette meno utilizzate qui a Cossano, ma faremo un viaggio tra le ricette perdute di tutta Italia. Abbiamo ampliato il concetto e raccontato una storia di gusto, passione, tradizione, sapienza antica». È così iniziato un viaggio tra i cortili del paese in cui gli attori hanno ricordato l’emigrazione degli italiani, figure storiche per il paese come la maestra Giulia Avetta, hanno “intervistato” il famoso scrittore Andrea Camilleri sulla cucina di sua nonna oppure scoperto cosa si mangiava nel 1934, attraverso una rivista dell’epoca o ancora “criticato” il cibo moderno chiacchierando con Pellegrino Artusi, noto maestro di cucina del 19°secolo. In ogni cortile al termine dello spettacolo si potevano gustare i piatti tipici della tradizione. Infine davanti al municipio le attrici hanno dato vita ad un apprezzato spettacolo tratto da “le ricette immorali” di Manuel Vasquez Montalban. Corbetta infine ha ringraziato anche Valeria Salto che ha dato una mano nella stesura di alcune scene.
Antonella Allazzetta
 
 

ContattoNews.it, 20.10.2012
"Una lama di luce" di Andrea Camilleri

Il commissario alle prese con le insidie di un nemico più sfuggente di qualsiasi criminale: la solitudine. Strano a dirsi ma a Vigata è una giornata tranquilla. Montalbano si può permettere il lusso di visitare una nuova galleria d’arte aperta in paese. Mafai, gattuso, Morandi, tutti da gustarsi in santa pace: per il commissario “na goduria”. Figuriamoci poi quando, da una “porticeddra”, sbuca una donna affascinante, dai grandi occhi e i lunghi capelli neri: ”a prima ‘mprissioni, pariva ‘na brasiliana”. E’ lei la gallerista Mariangela De Rosa, per gli amici Marian, tornata da poco a Vigata dopo il divorzio e così affascinante da mettere in discussione il rapporto tra Salvo e Livia. Grande imprudenza per Montalbano, che appena rientrato in commissariato trova ad attenderlo non uno , ma ben due casi: la rapina con(presunta) violenza carnale ai danni di Loredana Di Marta, giovane moglie del proprietario di un grosso supermercato, e la scoperta di un casolare utilizzato come deposito d’armi. A diradare le tenebre, sentimentali o no, sarà un lampo improvviso, Una “lama di luce” tanto tagliente quanto dolorosa.
Una lama di luce è il nuovo libro di Andrea Camilleri che ha come protagonista il commissario Salvo Montalbano [Non esattamente... NdCFC]. Un romanzo, anche questo come i numerosi precedenti, ricco di colpi di scena e di vicende eterogenee che finiscono inevitabilmente per intersecarsi. Ne emerge però un Montalbano diverso: un personaggio a tutto tondo, tratteggiato dall’autore anche nei suoi aspetti più intimi e personali – come d’abitudine – ma colto da improvvisi attacchi di solitudine e sempre più tormentato dai rimpianti. Il ritratto di un uomo che, pur senza dimettere la professionalità che da sempre lo caratterizza, si scopre ancora vulnerabile al fascino femminile e agli affetti, vigliacco ed egoista, malinconico e nostalgico. Ma le sorprese non finiscono qui. In questa nuova indagine il commissario ritroverà un personaggio dei primi romanzi, una presenza importante di cui aveva perso le tracce, che lo costringerà a fare i conti con i nodi irrisolti e più dolorosi del suo passato.
 
 

Tempi, 20.10.2012
Perché (per ora) smettiamo di leggere gente come Saviano, Eco, Camilleri

Dice Milena Gabanelli al Corriere della Sera che «il nazismo è cominciato così». È vero. Ha ragione. Però non è cominciato, il nazismo, con un mancato emendamento al ddl anticorruzione che avrebbe dovuto coprire la libertà di diffamare senza pagare dazio, come vorrebbe la Gabanelli e lo showbiz dei puri e dell’anticorruzione. È cominciato, il nazismo, con l’informazione di Joseph Goebbels (Ministro della Propaganda del Terzo Reich dal 1933 al 1945) che si diede l’obiettivo e la libertà di diffamare e di perseguitare chiunque si opponesse al governo “dei puri e dell’anticorruzione”.
Ora, siccome all’epoca del nazismo in Germania c’è un certa comunità di individui, gli ebrei, che si distinguono per originalità culturale, intraprendenza, efficienza, laboriosità, fare politico e qualità professionali eccellenti in ogni ambito della società, ecco che, secondo l’informazione “dei puri e dell’anticorruzione”, gli ebrei devono essere raccontati nei giornali come dei corrotti e caricaturati nelle vignette dei videogiornali, come esseri dai volti deformi e ghignanti (ricorda qualcosa?). A questi esseri non si deve portare altro che sberleffo e disprezzo. Meritano odio e liquidazione.
Il mite nazismo italiano è cominciato così. Non come dice Milena Gabanelli con un mancato emendamento a un ddl anticorruzione in Senato. È cominciato, per parafrasare l’osservazione di Finkielkraut sull’incapacità dell’ideologia a pensare oltre lo schema binario dell’alternativa unica, col circuito mediatico-giudiziario che ripete ossessivamente solo due parole: “corruzione” (i politici, tutti i politici); la “vittime” (i cittadini, tutti i cittadini).
Finkielkraut dice che «la tendenza spontanea dell’ideologia è di dividere gli esseri umani in due categorie: da un lato coloro che agiscono, responsabili dei loro atti e quindi accusabili; dall’altro coloro che reagiscono, la causa dei loro atti rimane esterna a loro stessi e quindi sono innocenti. Essi godono dell’immunità del prefisso “re”. Essi re-agiscono e re-sistono». Anzi. «Resistono, resistono, resistono» (F.S. Borrelli, capo procuratore di Mani Pulite).
Come fa dunque a vincere l’informazione “dei puri e dell’anticorruzione” e ad arrivare l’epoca che l’ebrea Hannah Arendt chiama “l’epoca della banalità del male”? Vince e arriva col funzionario che obbedisce solo alle leggi di uno Stato. Con magistrati che interpretano la legalità come una “lotta” contro i corrotti. Con i giornalisti che sanno contare solo fino a due.
Vince grazie al crollo di una Repubblica (Weimar, 1919-1933), avvenuto sotto il peso di una grande crisi economica e a causa di una grande debolezza della politica. Vince e arriva, infine, grazie all’allineamento degli intellettuali (di destra e di sinistra) alla propaganda “dei puri e dell’anticorruzione”. Scrisse la sopravvissuta al nazismo: «Tra gli intellettuali l’allineamento – Gleichshaltung – era la regola. E non l’ho dimenticato». E così anche noi, per adesso, smettiamo di leggere intellettuali come Saviano, Eco, Camilleri… Così, tanto per cercare di collaborare a non perdere, un giorno, la libertà di dimenticarli.
Luigi Amicone
 
 

ANSA, 20.10.2012
Virzi', scandalizzato da fiction Italia

Roma - La fiction italiana? ''E' camomilla per anziani''. Parola del regista Paolo Virzi' che al programma di Rai3 TvTalk, si dice ''scandalizzato'' dalle fiction nostrane, soprattutto se confrontate con quelle che arrivano dall'America, dove e' invece il settore di maggiore sperimentazione. ''Non guardo piu' le fiction della nostra tv generalista - dice - le trovo girate e scritte malissimo, credo siano le peggiori del mondo''. Unica eccezione, sottolinea, ''e' Montalbano''.
 
 

Il Sole 24 Ore, 21.10.2012
Posacenere

«Risalga a bordo, c….!». Le parole dell’ufficiale che da Livorno ordinava al comandante Schettino, il quale aveva abbandonato la sua nave mentre c’erano ancora passeggeri da salvare, di risalire a bordo e ottemperare ai suoi doveri, mi è sembrata suonare come se fosse stata rivolta a tutti gli italiani.
L’Italia infatti in quel momento stava correndo il rischio d’affondare come la nave «Concordia», anche se al timone c’era ora un nuovo e competente timoniere. È stato come un incitamento a non sottrarsi alle proprie responsabilità, ad adeguarsi, tutti, alle difficoltà, ai sacrifici, alle prove che ci erano imposte dalla situazione d’emergenza. Forse anche quelle parole hanno contribuito a farci giungere in porto.
Andrea Camilleri
 
 

Ufficio Stampa Rai, 22.10.2012
Rai: a Berlino Il Giovane Montalbano tra i finalisti del Prix Europa 2012

Il primo episodio della fiction “Il Giovane Montalbano”, andato in onda su Rai1 lo scorso 23 febbraio, è entrato nel ristretto novero dei finalisti del Prix Europa 2012 di Berlino. Il vincitore sarà reso pubblico il prossimo 26 ottobre, nel corso della cerimonia di premiazione. All’importante concorso sono stati presentati oltre 640 lavori di 270 broadcaster, in rappresentanza di 38 Paesi europei. Tra questi, “Il Giovane Montalbano” ha meritato di rientrare nella lista dei finalisti del Best European TV, Radio or Online Production of the Year 2012 (miglior produzione tv, radio o online europea del 2012). “Essere in finale in una manifestazione di questa importanza - commenta il Direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta- conferma ancora una volta la validità della scelta dell’azienda di puntare all’eccellenza del prodotto. Dopo lo straordinario successo del Commissario Montalbano classico, la decisione di ideare e produrre una serie nuova basata sul personaggio del giovane Commissario, è stata premiata sia dai grandi ascolti su Rai1, sia dalla critica e dalle giurie internazionali. Per un Paese come l'Italia, anche nel campo della fiction televisiva occorre puntare sulla qualità della scrittura e della messa in scena sviluppando un legame fecondo con il territorio, ricco di tradizioni culturali e di valori paesaggistici. Non è un caso che sono proprio le fiction più caratterizzate localmente, come il Commissario Montalbano, ad essere maggiormente apprezzate anche all'estero". L’episodio scelto, dal titolo “La prima indagine di Montalbano”, è ambientato nell’autunno del 1990, quando Salvo Montalbano è un ancora un giovane vicecommissario. Le 6 puntate della serie “Il Giovane Montalbano” sono una coproduzione Rai Fiction – Palomar, con Michele Riondino nella parte di Salvo Montalbano.
 
 

Altriabusi, 22.10.2012
La minuscolità di competenza – Aldo Busi fa l’antidoping alla distinzione autore/scrittore

Mi rendo conto di quanto sia stato generoso a suo tempo nel voler portare nel panorama della ricezione e della critica quella distinzione tra autore e Scrittore - che per forza di cose dovevo scrivere con la maiuscola, con più autoironia che egolatria - che non solo in Italia, ma in nessun altro Paese del mondo era mai stata fatta, intendendo per autore chi si propone di compiacere un mercato, una nicchia di (non) lettori e un loro genere del cuore - giallo, horror, fiction, sentimentale, erotico, gay, machista/femminista, magico, fantascientifico, culinario eccetera -, un gruppo politico al potere, una comunità di fedeli di una data setta, una ideologia partitica o ideale che sia e per Scrittore chi a tutto pensa, scrivendo, meno che a versare un obolo a questo o a quello per ingraziarselo.
[...]
Ora però, finalmente, sempre più contrariato da quella esse maiuscola, maiuscola per reazione e non per convinzione intellettuale e sociopolitica, ho capito che per ripristinare la parola scrittore in tutta la sua epocale esse minuscola, occorreva attaccare la parola autore, capire meglio chi fosse chi usa per scrivere e per pubblicare la stessa cellulosa dello scrittore ma con mezzi, modi, fini e risultati del tutto dissimili, vale a dire chi persegue un successo di pubblico, e del pubblico per com'è e per come deve restare se a successo vuole che segua successo.
D'ora in poi l'autore sarà un semplice e dignitoso creativo, come chi in pubblicità inventa uno slogan per un prodotto o un'azienda, un creativo che estende su più fogli - non chiamiamole più pagine: sono fogli - il suo slogan, quindi l'opposizione sarà tra autore e creativo: l'autore è colui che tenta di conquistare una fetta di mercato del genere letterario più in voga al momento e non ci riesce, il creativo l'autore che ci sarà riuscito, fosse pure un giornalista o uno sceneggiatore o un magistrato.
Faccio un esempio in positivo tutto italiano: Faletti, Giordano, Tamaro, Camilleri, Saviano, De Carlo, Travaglio, Siti, Melissa P., Carofiglio, Baricco, Benni, Gramellini avendo indovinato alcuni estesi slogan al momento giusto, sono dei creativi. I creativi si oppongono semmai ai creativi che, pur dandosi a un gusto, a una tendenza, a una moda, a un luogo comune all'ultimo grido non ce l'hanno fatta e sono pertanto degli autori. Un giorno vendono centomila copie dei loro fogli rilegati? Assurgono automaticamente a creativi.
Lo scrittore esce da questo e da qualsiasi altro accostamento improprio, da ogni forzata opposizione, e può ritornare a gloriarsi della propria incomparabile e irripetibile minuscolità.
Lo scrittore è e resta da solo, e lo decido io chi è scrittore e chi no.
Aldo Busi
 
 

Mauxa, 23.10.2012
Libri: Andrea Camilleri, il sogno cinematografico di una voce di notte
Montalbano torna ad affascinarci con un nuovo caso, la metafora della vita rompe i confini italiani e con la premonizione di un sogno Vigàta diventa la Chicago di Al Capone

Che dire? Semplicemente è uscito il nuovo caso di Salvo Montalbano, il commissario più famoso d’Italia, Una voce di Notte è stato accolto così sul sito della Sellerio: “Cari lettori, vi ringraziamo per il consueto affetto mostrato. Le copie autografate di Una voce di notte si sono esaurite in poco più di un’ora […].”
Il commissario Montalbano compie cinquantotto anni. Un passaggio importante, a cui non vorrebbe pensare, ma che è costretto ad accettare. Il lavoro ci mette del suo, una serie di delitti seguono il furto degli incassi di un supermercato. Tra le burbere osservazioni dell’amato  medico legale, Pasquano, Montalbano si imbatte in un sogno, ritrovandosi sul set cinematografico di Brian De Palma, catapultato nella Chicago corrotta e violenta di Al Capone. La scottante premonizione rimanda a una trama tutta da scoprire, ripropone  in vigatese dell’amara  e antica requisitoria latina: “In quale parte del mondo ci troviamo? Quale governo abbiamo? In quale città viviamo?”.
Andrea Camilleri è un autore unico, speciale, capace di riunire in sé il gusto della semplicità e dell’appartenenza. I suoi personaggi ci fanno sentire orgogliosi di essere italiani, forse è questo uno dei tanti segreti del suo successo, rappresentare a Vigàta quel tessuto umano che rivive in ogni città d’Italia, grande e piccola, ma in questo suo ultimo lavoro la metafora della vita rompe i nostri confini e si sposta addirittura a Chicago. Ricordiamo qui solo i titoli dei suoi ultimi tre libri [del commissario Montalbano, NdCFC]: Il gioco degli specchi (2011), Una lama di luce (2012), Una voce di notte (2012).
Diego Rossi
 
 

Adnkronos, 24.10.2012
Polizia: Camilleri a Scuola Superiore racconta il commissario Montalbano
Il comunicato stampa del Ministero dell'Interno

Roma - 'Una voce di notte' e' il titolo del nuovo libro di Andrea Camilleri sulle vicende del commissario Montalbano. Lo ha presentato ieri Andrea Camilleri ai giovani commissari e ai dirigenti della Polizia di Stato, che frequentano la Scuola Superiore di Polizia, l'istituzione che forma i funzionari direttivi e dirigenti.
L'iniziativa, spiega una nota, si inserisce in un progetto denominato 'Tra cinema e libri la cultura che fa crescere' e ha come obiettivo quello di favorire il confronto su temi, vicende storiche e d'attualita' con autori, registi ed interpreti del mondo cinematografico e letterario italiano. Tra aneddoti di vita e riflessioni sull'attualita', lo scrittore ha raccontato la nascita di Montalbano, l'amore per la scrittura e il senso di legalita' che emerge dal suo 'Commissario'.
L'incontro e' stato arricchito dalla presenza dei due attori, Cesare Bocci e Peppino Mazzotta, rispettivamente Mimi' Augello, vice del commissario Montalbano, e l'ispettore Fazio nella famosa serie Tv, che hanno interpretato alcuni passi del libro. La presentazione del libro di Camilleri ha inaugurato la prima delle tre giornate. Seguiranno, martedi' 6 novembre, la proiezione del film 'E' stato il figlio' alla presenza del regista Daniele Cipri' e, a seguire il 27 novembre, l'anteprima assoluta in Italia di "The company you keep" di Robert Redford.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 24.10.2012
L'intervista
Camilleri crede nella svolta alle urne
"Sono ottimista, mi fido dei siciliani"

Lo scrittore: siamo un popolo intelligente, non martoriamoci

Ne ha viste tante il vecchio affabulatore, onorevoli forchettoni, tangentisti dalla faccia di bronzo, corrotti e corruttori impuniti, malavitosi in doppiopetto col salvacondotto incorporato. Ma nonostante ciò continua a sperare che la Sicilia possa con insospettabile slancio smacchiare l'unto di marcio nei palazzi del potere e scaricare i politici untori nel buco nero della dimenticanza. Sì Andrea Camilleri ci crede davvero. Per lo scrittore empedoclino il voto di domenica potrebbe innestare il dietrofront per fare avviare l'Isola verso una nuova frontiera. E ci crede a dispetto di tutti i brutti ceffi che ammiccano dai manifesti che infestano i muri di campagne, paesi e città. A dispetto dei tanti che sgomitano per arraffare un posto nella grande mangiatoia.
Inguaribile ottimista professor Camilleri?
«Inguaribile no, ma ottimista sì. Ho fiducia negli uomini e nei siciliani, popolo di grande intelligenza».
Ci risiamo con i siciliani sale della terra. Il presupposto primato dell'intelligenza, come se decenni di malgoverno subiti, tollerati o fomentati fossero passati invano?
«D'accordo, forse è fuori luogo il primato, ma lo è anche parlare di secondariato. Vogliamo forse cancellare quel che di grande hanno fatto i nostri scrittori nell'Ottocento e nel Novecento?».
Qui ha ragione, ma il presente è scadente, purtroppo anche nella letteratura. Per non dire poi del desolante puzzle dei milleseicento candidati alle regionali...
«E allora mettiamo subito le cose in chiaro. Finiamola con l 'automartoriarci. La Sicilia è come l'Italia, indebitata e con tante pecche. Candidati con fedine penali non immacolate ci sono ovunque. Quindi nessuno può venirci a dare lezioni, come ho visto fare in televisione. Almeno in questo siamo normali. La cosa incredibile è che a Roma il governo di tecnici prova a varare una legge sulla corruzione senza prevedere l'incandidabilità dei condannati. E la Sicilia non c'entra».
È nel resto che siamo un po' meno normali, vengono in mente i tanti provvedimenti scellerati dei precedenti esecutivi regionali, fabbriche di clientele e illusioni. Governi che hanno diseducato al lavoro, prendendo gente che svolgeva mansioni manuali - pulizia delle spiagge, delle scuole, eccetera - e immettendoli negli uffici a nulla fare. Dipendenti che nessuno riuscirà più a scollare dalle scrivanie. Che ne pensa?
«Tutto il male possibile. Il problema del precariato è drammatico e va risolto facendo sì che queste persone vengano stabilizzate, ma per produrre. A loro dico: ribellatevi e chiedete di svolgere l'attività per cui siete pagati. Bisogna levarsi dalla testa il ruolo assistenziale della Regione. Perché è lì che si insinua e si alimenta la corruzione. La colpa non è solo dei politici. Il nero non è mai da una sola parte. C'è quella zona grigia in cui ognuno cerca la propria comodità. Anche a me è capitato nella mia vita in Rai di vivere dei periodi di segregazione, pagato per non fare niente. Ho sempre protestato fino a quando non mi veniva assegnato qualche compito. Ecco perché esorto a rivendicare la dignità del lavoro».
Finora abbiamo girato al largo, ora andiamo al sodo. Qual è il "suo" candidato tra i dieci in lizza?
«Rosario Crocetta, lo conosco, lo stimo come persona e lo reputo un ottimo amministratore. A Gela è stato un sindaco impeccabile».
Non la preoccupano i suoi compagni di viaggio, ex cuffariani, e lombardiani e qualche inquisito?
«Come dicevo questo fenomeno è trasversale a tutte le liste e in tutto il paese. Basta non votare i personaggi chiacchierati, indagati, condannati o i saltimbanchi destrasinistra. Con Crocetta ci sono tante persone per bene. E altri ce ne sono in altri schieramenti. Se mi posso permettere di dare un suggerimento ai miei conterranei è di votare candidati capaci e puliti. Per avviare quel cambiamento in cui credo».
Qual è il punto debole delle sue speranze?
«Nella carenza di idee e nel personale politico obbligato alla mediocrità, poiché l'accesso ai parlamenti non è più scandito da un lungo apprendistato che iniziava nelle sezioni e continuava con l'inserimento nei vari passaggi elettorali, dai quartieri al parlamento europeo. Oggi la candidatura non è più un punto di arrivo ma di partenza. E questo genera una pernicioso appiattimento. Il declino è iniziato quando la politica si è trasformata da mezzo a fine. D'altra parte quando i sondaggi parlano del 50 per cento di probabile astensionismo è evidente che c'è in atto un processo di disaffezione. E la colpa non è certo degli elettori. E allora se questa massa dovesse dare il proprio voto alle persone giuste sarebbe veramente il viatico di un grande mutamento. Quindi, siciliani votate».
Cosa pensa di Grillo, che sta spopolando ai quattro canti della Sicilia, e del grillismo?
«È un fenomeno inevitabile quando la vera politica lascia il campo scoperto. Una vecchia storia iniziata con "L'uomo qualunque" di Giannini. Fuochi di paglia che presto si spengono. La Sicilia spesso ha votato di pancia, mi auguro che stavolta usi di più la ragione».
Una domanda a bruciapelo per chiudere, l'incazzoso Montalbano per chi voterebbe?
«Sarebbe molto combattuto tra Crocetta e la Marano, ma alla fine credo che voterebbe per il primo. Naturalmente non lo confesserebbe mai, nemmeno sotto tortura».
Tano Gullo
 
 

La Repubblica, 24.10.2012
All’isola d’Elba sul set della serie Sky “I delitti del BarLume” diretta da Eugenio Cappuccio
Stesso gruppo di lavoro del commissario di Camilleri, protagonisti l’attore e quattro comici over 70
L'anti Montalbano
Timi: “Il mio barista detective un eroe da provincia italiana”

Marciana Marina (Isola d'Elba). Non sembra un set, perché quel bar affacciato sul mare nella piazzetta di Marciana Marina, col biliardo, le sedie spaiate e le bottiglie in bella mostra è uguale a tanti bar di provincia. E anche i quattro amici che parlottano al sole sembrano pensionati che tramano qualcosa, come in tutti i bar del mondo. «Sì Timi è bello, ma anche tu da giovane eri particolare» dice Carlo Monni a Marcello Marziali, che sembra Daniel Auteuil settantenne. Il sole picchia forte all'isola d'Elba e le nuvole corrono veloci, il direttore della fotografia diventa pazzo, il regista Eugenio Cappuccio dà lo stop. Gira I delitti del BarLume, miniserie di Sky tratta da due libri di Marco Malvaldi: Il re dei giochi e La carta più alta, operazione letterario-televisiva come per i libri di Camilleri (stesso gruppo di lavoro: editore Sellerio, sceneggiatura di Francesco Bruni, stresso produttore, Carlo degli Esposti), quindi già definita la risposta toscana a Montalbano.
[…]
Se Montalbano si muove a Vigata, Massimo ha come campo d'azione l'immaginaria Pineta.
[…]
I delitti del BarLume sono un po' considerati le avventure dell'anti-Montalbano. «No, i paragoni con Luca Zingaretti non mi piacciono, è bravissimo a fare quello che fa» spiega l'attore.
[…]
Silvia Fumarola
 
 

politicamentecorretto.com, 25.10.2012
Lettera aperta a Camilleri dopo intervista sulle elezioni siciliane

Caro Camilleri, dopo aver letto la sua intervista e la sua posizione elettorale (La Repubblica, Cronaca Palermo, del 24 c.m.) mi preme dire che se un Sindaco fa quello che dovrebbe fare non si trasforma suo malgrado in un eroe ne tanto meno vittima sacrificale delle sue scelte ma fa solo quello che un Sindaco degno di tale incarico dovrebbe‘naturalmente’ fare e nulla di più. Mi permetto di ricordarLe che in Sicilia, perchè di questa si parla, esistono decine di cittadini, magari semplici rappresentati di associazioni ambientaliste, che hanno subìto minacce anche di grave entità e di stampo mafioso ma non hanno mai pensato di sfruttare a proprio vantaggio tali criminali atti, non hanno sbandierato ai quattro venti nè tanto meno hanno avuto e mai che mai chiesto una scorta e un‘auto blu o grigia per essere accompagnati dovunque essi desiderano (per impegni istituzionali ovviamente!). Ma posso anche dirLe, e Taranto ci insegna malgrado Taranto, che non tutti i Sindaci o i vari politici di ogni area, hanno preso posizione a difesa di una raffineria (vedi Gela- Augusta-Priolo-Milazzo)schierandosi apertamente contro coloro, cittadini e ambientalisti, che hanno cercato con i pochi mezzi a disposizione di denunciare pubblicamente e agli stessi organi preposti (peraltro senza alcuno scopo di lucro o di arrivismo politico) quanto stesse accadendo alla popolazione e agli stessi operai (e quelle poche statistiche sanitarie conosciute parlano chiaro e non da ora ma da decenni) sotto gli occhi di tutti preferendo, come spesso capita in ogni ambito siciliano, chiudere gli occhi di fronte alla devastante e criminale realtà (e questa cos’è se non cultura mafiosa?). E poi, mi permetta Camilleri, visto l’amore che tutti nutriamo per il Commissario Montalbano: lo lasci libero di pensare a modo suo come nei film sa fare!
Alfio Lisi
 
 

Giuseppe Di Salvo, 25.10.2012
Andrea Camilleri, la sacra croce, paura partitocratica di Beppe Grillo e tanti conformisti e Croc-Ché!
Voto disgiunto, Camilleri e Croc-Ché!

Si può amare o no Andrea Camilleri come uomo di lettere. A noi produce un po’ di noia. Ripetitivo, creatore di un linguaggio non del tutto coerente con l’antropologia espressiva dei diversi Siciliani. Noi preferiamo l’oralità vernacola difficile da codificare, ma facile da sentire: sia negli ambienti più popolari sia in quelli piccoloborghesi ricchi di invenzioni fonetiche con vocali più o meno aperte che, in alcune parole ascoltate, talvolta, non possono che produrci l’orticaria percettiva. Ma la fonetica non è linguistica codificata, non lo è mai stata; essa semmai è legata ad emissioni sonore ora piacevoli ora fastidiose. Proprio come i suoni linguistici del genovese Beppe Grillo. Possono piacere o no al pari dei “suoni” emessi da Camilleri.
Che suoni? Quelli codificati nella sua produzione scritta, in questo contesto, non mi interessano. Ma voglio analizzare alcune sue idee espresse oggi e pubblicate da La Repubblica, pagine di Palermo di mercoledì 24 ottobre 2012. E’ un suo diritto schierarsi in occasione del voto siciliano, ci mancherebbe altro! Siamo talmente libertari (ma non liberisti come i Radicali di Bonino e Pannella -invisibili nei sondaggi- che appoggiano l’antipopolare e cinico governo Monti col megafono del presidente Giorgio Napolitano che, in questo caso, fa giustamente rivoltare Pannella!) che nelle sue dichiarazioni non vediamo nessun attentato né a danno di Israele, né dell’Iran tanto caro a Beppe Grillo, ma non a noi! Sulla politica estera in queste elezioni, com’ è ovvio, i candidati non si esprimono, quindi qualche animo in ansia si tranquillizzi: la Sicilia non può deliberare nessuna dichiarazione di guerra contro gli stati esteri sia che parli Grillo sia che parli Crocetta, ma -nella sua autonomia- può solo codificare leggi regionali, purché non vadano in contrasto col nostro dettato democratico e costituzionale. Detto.
Cosa dichiara dunque Andrea Camilleri nell’ intervista a La Repubblica curata da Tano Grillo? Citiamo alcuni passi delle risposte di Camilleri: “Candidati con fedine penali non immacolate ci sono ovunque. Quindi nessuno può venirci a dare lezioni… Almeno in questo siamo normali… La cosa incredibile è che a Roma il governo dei tecnici prova a varare una legge sulla corruzione senza prevedere l’incandidabilità dei condannati. E la Sicilia non c’entra”. Ma di quale normalità sta parlando Camilleri? I Radicali in Sicilia non hanno presentato liste: e non possiamo parlare di fedine penali dei loro esponenti. I candidati del Movimento Cinque Stelle, stando al Garante Grillo, sono tutti penalmente candidi. Quindi il “tutti” di Camilleri è linguisticamente sballato. Il suo linguaggio “politico” assomiglia a quello di Casini. E i “conti” contano e tornano. Infatti, più avanti parla del “suo” candidato: “Rosario Crocetta, lo conosco, lo stimo come persona e lo reputo un ottimo amministratore. A Gela è stato un sindaco impeccabile”.
Auguri e buon voto ad Andrea Camilleri.
La matrice libertaria di chi scrive non concorda con le rigide posizioni di Beppe Grillo quando si tratta di selezionare i candidati. Fino a quando non c’è un tribunale che condanna una certa persona, togliendole anche i diritti civili, come Costituzione vuole, si deve ritenere innocente, quindi candidabile. Ma questa è una mia opinione. Il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo può adottare criteri meno liberali e sarà valutato dalla gente che quel Movimento con quei candidati selezionati da Grillo-Garante vota. Ma visto il clima politico vigente e la sfiducia nei confronti della partitocrazia, come non vedere quantomeno strana l’alleanza Pd-Udc? E non tanto per l’ex presunto “innocente” Totò Cuffaro -così creduto da Pier Ferdinando Casini prima che l’ex governatore siciliano venisse condannato-, quanto per gli obiettivi davvero incompatibili sia per quanto riguarda le scelte economiche sia per quanto riguarda i diritti civili fra i due partiti alleati: come non ricordare le assemblee e i comizi degli esponenti Udc capaci di diffondere tanta insana omofobia? E diffonderla sapendo di rimanere impuniti. E anche il loro rifiuto di codificare i giusti diritti a favore dei gay non avvicina l’Italia verso i boia iraniani che impiccano gli omosessuali senza pietà? Non avere diritti è socialmente come essere ammazzati. Né più, né meno! In Italia allora occorre avere paura di Beppe Grillo -che ancora non ci governa- oppure di chi governa e serve solo l’illiberale città del Vaticano: sia politicamente sia economicamente?! Di tanto in tanto la demagogia clericale si fa sentire: basta tasse verso i certi più deboli! Ma che bravi! Perché allora non si affrettano a pagare l’Imu, a rinunciare all’8 per mille, a pagarsi l’acqua… e a rinunciare ad ogni privilegio che al Vaticano proviene dal Concordato? Perché non ritornano a vivere lo spirito evangelico rinunciando ai privilegi di quel lontano accordo fascista? Ecco allora come si spiega l’immagine del clericalismo riflesso sul Pd di Crocetta e sull’Udc di Casini che in Sicilia hanno sancito la Santa Clericale Alleanza. Bravo dunque Camilleri: come usa bene la sua ragione! Ma noi che amiamo la “Matelogica” diciamo subito che questo è, in definitiva, il vero voto di pancia. Libero di esprimerlo nelle urne, per carità, ma lo si chiami linguisticamente (perché la linguistica e la semantica sono “logica”) per quel voto che è: MERO VOTO DI CONSERVAZIONE!
Perché diciamo ciò? Semplice. Lo si capirà meglio se riportiamo l’intera risposta data da Camilleri a proposito del fenomeno politico Beppe Grillo. “E’ un fenomeno inevitabile quando la vera politica lascia il campo scoperto. Una vecchia storia iniziata con L’uomo qualunque di Giannini. Fuochi di paglia che presto si spengono. La Sicilia spesso ha votato di pancia, mi auguro che stavolta usi di più la ragione.” E, infine, Camilleri aggiunge che il suo Montalbano sarebbe combattuto, sempre nel voto, tra Crocetta e la Marano, ma alla fine, sempre secondo Camilleri, Montalbano finirebbe per votare per il primo, cioè per Crocetta. Ecco dunque la “ragione” di Camilleri. Siamo al nitido canto del conformismo, pensiero utile al regime partitocratico. Auguri!. Se questi sono i nostri intellettuali… il noioso voto di pancia, piccoloborghese, propagandistico e funzionale alla partitocrazia dalla gente invisa, sappiamo finalmente dov’è. E’ il perfetto voto dei conformisti partitocrati che la partitocrazia fingono di criticare, ma in realtà con essa amano convivere: ebbene, la partitocrazia è tale anche quando si definisce di “sinistra”: siamo al gioco di Bande Magnetiche che si attraggono, la contrapposizione è solo demagogica finzione benedetta dalle presunte idee di questo tipo di “ragione” che partorisce idee politiche espresse da “chierici” a servizio dei partiti clericali. Ma non è ragione, sono semplici umane budella gentili! Ben messe in posa. Poi sappiamo che nulla, anche in politica, dura in eterno. Nemmeno il PCI, nemmeno Berlusconi, tantomeno il Pdl o altri: come Giannini, tutto ciò che nasce è destinato a morire. Ma, a mio avviso, chi ben ragiona in Sicilia, oggi, è colui che si ribella nelle urne e che domenica 28 ottobre 2012 voterà le liste del Movimento Cinque Stelle: se fosse reale (quindi razionale) anche Montalbano voterebbe per Beppe Grillo. Ma siccome è una finzione non può che produrre eruttini, aria piccola piccola: sì, da quelle profonde budella e da quelle impostate pose con rigonfi pancini.
E l’acronimo Croc-ché? Chiedetelo, il significato, agli strateghi del cosiddetto “voto disgiunto”, (non a Camilleri, per carità!, che questi giochi e cordate sembra non voler capire), cioè a quelli che sanno mangiare e pensare con passione alla loro pancia partitocratica… Chiedetelo a Crocetta e a Miccichè? Gianfranco Micciché, infatti, come sostengono gli esponenti partitocrati del Pdl, non è sostenuto ufficialmente da Lombardo con l’obiettivo di sottrarre voti al Pdl stesso? E Rosario Crocetta, invece, da chi è sponsorizzato? In quali liste sono gli uomini di Lombardo? Chiedetelo a Lumia e a Cracolici: chi ha tenuto in piedi il governo siciliano uscente?
Certo non vi diranno che Beppe Grillo, ragionevolmente, sta sparigliando i giochi. Quanta non razionale flatulenza! Se questa è antimafia! Rendiamo grazie a Camilleri!
 
 

ANSA, 25.10.2012
"Una voce di notte" di Andrea Camilleri
Montalbano e la camurria del compleanno
Doppia indagine tra mafia, politica e stampa asservita

''S'arrisbiglio' che erano appena le sei e mezza del matino, arriposato, frisco, e perfettamenti lucito di testa'': comincia bene la giornata di Montalbano. Ma una telefonata di Livia gli ricorda che compie 58 anni. E il commissario, che ''le date, le ricorrenze, i compleanni, l'onomastici, l'anniversari e camurrie simili, se li scordava tutti'', vorrebbe non pensarci.
A complicare la faticosa presa di coscienza dell'eta', che apre l'ultimo capitolo della saga - in realta', puntualizza Camilleri nella nota finale, il romanzo e' stato scritto diversi anni fa - intervengono due fatti criminosi che si intersecano fra loro. In un supermercato di Vigata viene rubato il cospicuo incasso e il giorno dopo il direttore viene trovato impiccato.
In un appartamento della citta' viene trovato il cadavere di una ragazza: a denunciarlo e' il fidanzato, Giovanni Strangio.
Entrambi i casi coinvolgono due nomi che contano: l'onorevole Mongibello che amministra la societa' proprietaria del supermercato, peraltro fatta di prestanome della famiglia mafiosa dei Cuffaro, e il presidente della Provincia, padre di Strangio.
L'intreccio di fatti, scoperte, intuizioni, prove, architettato con consumata ironia dallo scrittore, pungola Montalbano e torna in scena con piu' forza rispetto agli ultimi romanzi. Attorno al commissario ruotano gli ingredienti classici del paradigmatico mondo di Vigata: la mafia e le collusioni con la politica, le intimidazioni dell'autorita' costituita, ma anche lo sdegno e l'insofferenza verso un Paese in cui i condannati continuano a sedere in Parlamento, l'opinione pubblica e' addomesticata dalla televisione e le ''voci libbire'' languono, un certo giornalismo non esita per natura ad inchinarsi al potere. Un universo tentacolare, che Montalbano trasfigura in sogno nella Chicago di Al Capone, in un'esplicita citazione degli 'Intoccabili' di Brian De Palma e della memorabile sequenza (a sua volta citazione della Corrazzata Potemkin di Ejzenstejn)della carrozzina che scende senza controllo giu' dalla scalinata. Un contesto pieno di zone d'ombra che a un certo punto rischia di mettere in discussione l'esistenza stessa del piccolo commissariato. Ma Montalbano non si arrende e non si fa scrupolo, piu' ancora che in passato, di ricorrere a 'furfantaggini' e mezzi poco ortodossi, fino a camuffarsi dietro una 'voce di notte' che al telefono strappa la confessione all'onorevole Mongibello.
Attorno al commissario, la squadra dei suoi formidabili comprimari: Fazio, puntuale e quasi irritante con i suoi 'pizzini' genealogici e con l'efficienza del 'gia' fatto', Augello sempre piu' suscettibile e soprattutto Catarella, genio sgrammaticato dell'informatica che stavolta ha il suo momento di gloria e contribuisce in modo decisivo alle indagini con la decrittazione di un lettore ''mippitri'''. Un noir costruito a puntino, per il popolo dei lettori di Montalbano e per la trasposizione in tv.
Angela Majoli
 
 

Solo Libri.net, 25.10.2012
Una voce di notte - Andrea Camilleri

Incontriamo Salvo Montalbano nel giorno del suo compleanno. Ha appena compiuto cinquantotto anni, ma le cose non gli vanno proprio bene: l’immaginazione si accanisce contro di lui e a ciò si aggiunge l’incontro, lungo la strada per Vigàta, con uno strano automobilista, Giovanni Strangio, figlio del Presidente della Provincia di Montelusa che, provocandolo, mette a dura prova il suo controllo. In commissariato viene informato di un furto commesso, di notte, in un supermercato della cittadina. Dagli accertamenti risulta la sottrazione dell’incasso, ma gli inquirenti non riscontrano segni di effrazione.
Comincia così il romanzo “Una voce di notte” (Sellerio, Palermo 2012), dove il dato esteriore rispetto alla narrazione giallistica è stavolta ridotto al minimo. Il commissario, infatti, oltre a mostrare sin dall’inizio dell’indagine spiccate competenze investigative, si rivela via via sempre più dotato di ottimo intuito sia nella ricostruzione di scene delittuose sia nella condotta degli interrogatori in cui è immancabile il “carico da undici”.
“Complimenti vivissimi, maestro, il suo è stato un interrogatorio da manuale” gli dice Augello, riferendosi all’incalzante dialogo tra Montalbano e Borsellino, che in quel supermercato era stato assunto come direttore su sollecitazione dell’onorevole Mongibello. Il giorno successivo viene trovato impiccato nel suo ufficio. Si tratta di suicidio? Il medico legale, dottor Pasquano, nutre in merito dei dubbi. Cosa si nasconde dietro quel furto? Apprendiamo che del supermercato era proprietaria una società fatta di prestanomi “in quanto quelli che veramente ci avivano mittuto i dinari appartinivano alla famiglia Cuffaro. La quali, con l’avvirsaria famiglia Sinagra, si spartiva l’affari di Vigàta”. Perciò nessuno si sarebbe mai sognato di andarvi a rubare. Il direttore, dunque, sapeva e ha preferito tacere, togliendosi la vita? Intanto Montalbano è alle prese con il legale di Giovanni Strangio contro il quale aveva sporto denunzia invano, data la protezione da lui goduta.
Ai soliti nemici da combattere (“Uno, la sdilinquenza comuni; dù, gli omicidi occasionali; tri, la mafia; quattro, i deputati collusi con la mafia”) si doveva però aggiungere l’avversione nei suoi riguardi di Pippo Ragonese, opinionista di “televigàta”, nonché l’ostilità del questore, pronto a cedere a pressioni esterne, pur di non vedere compromessa la carriera. Assoluto lo scetticismo del nostro commissario sulla casta politica e totale lo sdegno rivoltoso che gli provoca, senza un minimo cedimento alla resa. Le reazioni, in fondo, egli manifesta di ogni cittadino onesto. Nel frattempo, la scomparsa della guardia notturna Tumminello, che sicuramente durante il servizio notturno aveva visto qualcosa di cui non avrebbe mai dovuto parlare, rende di crescente coinvolgimento il ritmo narrativo. Non a caso, in un sogno bizzarramente elaborato dall’inconscio sulla base di film da lui visti, Montalbano è protagonista di scene della Chicago degli anni Trenta. Fa la sua comparsa Giovanni Strangio che si reca in commissariato per denunciare l’omicidio della sua fidanzata, da lui trovata morta accoltellata, nell’appartamento dove convivevano. Nel corso dell’interrogatorio, lo stesso rivela un alibi di ferro...
Negli ultimi capitoli, le tessere del mosaico, oltre le apparenze, sorprendentemente si ricompongono con la massima chiarezza sulla dinamica dei crimini commessi. Eppure, il senso del disagio si insinua nell’animo del nostro commissario. A inquietarlo è un profondo senso di colpa:
‘Na voci di notti che avrebbe potuto essiri benissimo quella della stissa sò coscienza.
Federico Guastella
 
 

Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, 26.10.2012
Comunicato stampa
L´Accademia Nazionale d´Arte Drammatica "Silvio d´Amico" ha indetto il bando pubblico per l´ammissione al Master di Primo livello in Drammaturgia e Sceneggiatura
Cancella spesso, se vuoi scrivere cose che siano degne d'essere lette. Quinto Orazio Flacco, Satire
Scrivere il futuro
Nasce il Master in Drammaturgia e Sceneggiatura dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico", nuova offerta formativa per l'anno accademico 2012/2013.

Cosa. L´Accademia Nazionale d´Arte Drammatica "Silvio d´Amico" presenta, per l'anno accademico 2012/2013, il Master di primo livello in Drammaturgia e Sceneggiatura, istituito dal Ministero dell´Istruzione. Pensato per essere seguito anche da chi lavora - ha una durata annuale che si concentra principalmente nel fine settimana (dal giovedì al sabato) - il corso rilascia un Diploma Accademico di Master di I Livello, con relativo riconoscimento di 60 Crediti Formativi.
Perché. Nel 1936 Silvio D´Amico ha fondato l´Accademia per riformare il teatro italiano creando una figura nuova, quella del regista, attorno al quale costruire uno spettacolo diverso. Da allora fino ad oggi l´Accademia non ha dimenticato la vocazione di scuola che, nel formare le nuove generazioni di attori e registi, pensa, progetta e realizza la scena del futuro. In quest´ottica, nell´ultimo triennio, sono stati attivati laboratori con maestri della scena europea come Luca Ronconi, Peter Stein, Eimuntas Nekrosius, Emma Dante, Carlo Cecchi, Antonio Cirillo, Valerio Binasco, Antonio Latella, ma anche corsi di recitazione e regia cinematografica con Michele Placido, Cinzia TH Torrini e Sergio Rubini. Questi laboratori hanno prodotto corti e medio metraggi presentati in rassegne internazionali come il Roma Fiction Fest (nel 2011) e le "Giornate degli Autori Venice Days", alla Mostra Internazionale dell´Arte Cinematografica di Venezia (nel 2012), e soprattutto hanno avviato una riflessione sull´attrazione, fino alla contaminazione, che i linguaggi cinematografici e dei nuovi media esercitano sulla scena. Su un altro versante il teatro più vitale oggi ha posto al centro una nuova drammaturgia, una scrittura attenta al presente, in grado di dare voce ad aspirazioni e urgenze giovanili. E´ in questo campo fertile che il Master vede la nascita.
Chi. Il master vede la partecipazione di autori e maestri come Andrea Camilleri, Roberto Cavosi, Ugo Chiti, Ivan Cotroneo, Caterina D´Amico, Steve Della Casa, Peter Exacoustos, Daniela Bortignoni, Edoardo Erba, Giorgio Gosetti, Giovanni Minoli, Enzo Moscato, Giuseppe Piccioni, Andrea Purgatori, Giuseppe Rocca, Sergio Rubini e Lorenzo Salveti. Sotto la supervisione di professionisti del settore, gli allievi del Master creeranno testi da analizzare, riscrivere e rimontare, verificheranno e indirizzeranno abilità espressive e tecniche di scrittura. Si alleneranno a conservare la tensione, gestire la comicità, far emergere il non-detto, definire il personaggio, costruire un'atmosfera… Insomma impareranno la pratica della scrittura.
L´Accademia offre una possibilità di formazione che vuole essere sempre più professione e lo fa, com´è nella sua tradizione, pensando al futuro. Ha trovato solo un modo nuovo: scriverlo.
Per informazioni: www.mastersceneggiatura.it
 
 

MicroMega, 26.10.2012
Roma, 30 ottobre: LA MAFIA RINGRAZIA dibattito con Ingroia, Camilleri, Colombo e d’Arcais

A pochi giorni dalla sua partenza per il Guatemala, martedì 30 ottobre alle ore 19 il magistrato ANTONIO INGROIA sarà il protagonista del dibattito “La Mafia ringrazia, omertà collusioni reticenze” organizzato da MicroMega al (e con la collaborazione di) Teatro Ambra alla Garbatella, Roma.
A discuterne col pm ci saranno lo scrittore ANDREA CAMILLERI, il deputato FURIO COLOMBO e il direttore di MicroMega PAOLO FLORES D'ARCAIS.
Il dibattito sarà il primo di un ciclo di convegni di MicroMega al Teatro Ambra alla Garbatella, sito in Piazza Giovanni da Triora 15, Roma.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti.
www.ambragarbatella.com
Cliccare qui per ascoltare le registrazioni di alcuni interventi
 
 

The Guardian, 26.10.2012
Crime's grand tour: European detective fiction
Crime fiction is a magnifying glass that reveals the fingerprints of history. From Holmes and Poirot to Montalbano and the rise of Scandi-noir, Mark Lawson investigates the long tradition of European super-sleuths and their role in turbulent times

One of the functions of fiction is to serve as a kind of tourism, either showing us places, situations and people that we might not otherwise reach or scrolling through snapshots of events or sensations that we remember. Crime stories rarely serve the latter purpose – most admirers of homicide novels will, thankfully, never become or even know a murder victim – but are a perfect illustration of the former.
Throughout its history, crime literature has operated as a sort of imaginative travel agency, taking customers across borders and introducing them to unknown cultures. The story commonly considered the birth of the whodunit – Edgar Allan Poe's "The Murders in the Rue Morgue" (1841) – was written by an American and set in Paris. Since then, the genre has regularly been a ticket for a Grand Tour.
Agatha Christie, an enthusiastic globe-trotter through her wealth and marriage to an archaeologist, sent Hercule Poirot on the Orient Express, Nile cruises and aeroplane journeys, depicting trips that the majority of her audience was unlikely ever to experience for real. Later in the 20th century, readers, listeners and viewers of detective tales learned about France from Simenon's Maigret and the Netherlands through Nicolas Freeling's Commissaris Van der Valk, who achieved the rare double of topping both the TV ratings lists (in the ITV series starring Barry Foster) and the pop charts, with the Simon Park Orchestra's recording of the theme tune, "Eye Level".
And, these days, Britons have a greater understanding of Scandinavian culture than ever before: not from exports such as Abba, Bjorn Borg, Volvo or Ikea, but through what was – at least until the recent apothesois of sado-masochistic soft porn – the biggest publishing phenomenon of the 21st century: the super-selling mystery stories of writers from Sweden (Stieg Larsson, Henning Mankell) and Norway (Jo Nesbø).
Retracing these journeys, I have made a 15-part series for BBC Radio 4, “Foreign Bodies”, which uses celebrated fictional detectives – from Christie's Poirot to Nesbø's Harry Hole – to explore the history of modern Europe. Cop novels are a useful tool for such a survey because the police procedural turns on detail. Novelists working in crime-free narratives have no need (and often no wish) to specify a character's job, clothes, income or family background. But because observation and evidence are crucial to the investigation of a crime – the motive for which will often rest on who someone was or what they possessed or desired – crime writers routinely provide a mass of social detail: menus, train timetables, fashion labels, shops, newspaper stories. As a result, good crime novels become a case-file of their times. The introduction of the welfare system and unemployment benefit, for example, can be traced through the comments of posh employers in Christie's mysteries. And reporters preparing to cover the impending referendum on Scottish independence would be well advised to read Ian Rankin's DCI Rebus books, which systematically depict the country's re-examination of its identity over the last 25 years, with one book – Set in Darkness (2000) – even involving the discovery of a corpse in the foundations of the Scottish parliament building.
In the same way, future historians considering why Sweden holds the improbable distinction of being the only western democracy to have both its prime minister and foreign minister assassinated in modern times – or why a racist gunman killed 77 people in Norway in 2011 – will find clues to the forces behind those events in crime novels written at least a decade earlier.
Crime fiction is a magnifying glass that frequently reveals the fingerprints of history before they become visible to politicans or journalists. And – as in a forensic investigation – separate pieces of evidence can begin to reveal patterns.
[…]
In Rome, Andrea Camilleri – creator of the Sicilian policeman Inspector Montalbano – pointed out to me the complete set of Maigret books on his shelves.
[…]
In the work of Spain's foremost author in the form – Manuel Vázquez Montalbán (1939-2003) – the conflict that underlies the writing is the Spanish civil war, or, at least, the dictatorship of General Franco that followed and the subsequent transition to a constitutional monarchy, with King Juan Carlos I as a rare example of a monarch as a post-revolutionary figure. Montalbán (after whom Camilleri's Inspector Montalbano is named in homage) employs his Barcelona private eye, Pepe Carvalho, to interrogate this complex political situation. Montalbán's work is an exemplar of how crime novels can be used to analyse shifts in society: An Olympic Death, published just after the 1992 Barcelona games, makes fascinating reading in a London also struggling with the cost and legacy of hosting the event.
[…]
Mexicans sceptical about this kind of literature, though, should note Italian crime fiction, which pointedly accommodates ambiguity about the possibility of resolution and the role of the investigator. Leonardo Sciascia (1921-89), identified as a past master by contemporary authors almost as often as Simenon, openly showed an Italian society in which the power of the Mafia is so great that the judicial system judges it unwise to identify the true culprits. In Equal Danger (1971), Inspector Rogas, a rural 'tec looking into murders in the legal profession, soon realises that his police and political bosses do not want him to uncover the truth. That novel, and The Day of the Owl (1961), were landmark books in making Cosa Nostra a legitimate subject for fiction.
Andrea Camilleri – who, like Sciascia, comes from the Mafia heartland of Sicily – has continued his predecessor's project of dramatising the overlap between the political and gangster establishments. Inspector Montalbano directly addresses, in anguished inner monologue, the question of what it means to be a good policeman in a culture where it can be unwelcome – or even dangerous – to crack a case.
[…]
It's notable, though, that even in settings where a redemptive ending is unlikely, the central investigator is invariably on the side of right. However pressured or frightened Boruvka, Rogas, Montalbano or Zen may be, they at least attempt to do the right thing. Even at its most sophisticated, the genre seems to reflect a belief that order will be restored.
[…]
In the modern publishing world, with marketing managers craving a new title in a bestselling series every Christmas for as many years as possible, authors have to make a formal decision about the longevity of their cops. […] Camilleri told me that a final Montalbano novel was written out of sequence and locked in a safe at his publishers (as Christie did with the Poirot coda, Curtain). Miming a waterfall with his hands, he joked that he has made it impossible for his detective to be resurrected.
[…]
• ”Foreign Bodies” runs on weekdays until 2 November at 1.45pm on BBC Radio 4. “The Martin Beck Killings” begins on 27 October at 2.30pm on BBC Radio 4.
Mark Lawson
 
 

Agrigento TV, 27.10.2012
“Una birra al caffè Vigata”, libro-intervista di Lorenzo Rosso

Mercoledì 31 ottobre, distribuito da Rcs Libri, sarà nelle librerie “Una birra al caffè Vigata” nuova edizione del libro-intervista con lo scrittore Andrea Camilleri.
È un libro di metaletteratura, questo di Lorenzo Rosso, ma è anche e soprattutto il prendere contatto con uno dei più celebri scrittori a cavallo tra i due secoli, con un uomo che dice poco di sé e che tutti conosciamo per la sua voce: profonda, catarrosa, impastata da anni di sigarette. Si torna dentro la Vigàta, adesso sì, quella vera, la Porto Empedocle che non esiste più, se non nei racconti di qualche “sopravvissuto”, «dove arriva forte l’odore del mare» e le navi entrano ed escono dal porto a ritmi vertiginosi. Si torna agli anni della guerra e dei bombardamenti, quando al liceo ci si andava in littorina.
Valentina Alaimo
 
 

Il Sole 24 Ore, 28.10.2012
Posacenere

I bonobo sono degli scimpanzè che ignorano la violenza, praticano la parità assoluta tra maschio e femmina, si dividono equamente il cibo, si accoppiano più volte al giorno, conoscono il perdono e la riconoscenza. Sulla rete si possono leggere commenti più o meno intelligenti, molti si spingono a sostenere che i bonobo rappresentano il meglio dell’uomo. Ci andrei molto piano con simili dichiarazioni. Prima di farle, bisognerebbe che uno scimpanzè bonobo avesse almeno scritto la «Divina commedia» o dipinto il «Giudizio universale». Piuttosto penso che essi ci torneranno utili, in un possibile imbarbarimento futuro, per ricordarci il valore di alcune regole fondamentali della convivenza e dei buoni sentimenti.
Andrea Camilleri
 
 

La Sicilia, 29.10.2012
«Una voce di notte», il nuovo romanzo di Andrea Camilleri
Montalbano tra potere politico e malaffare

Il tempo passa anche per Salvo Montalbano, gli mancano due anni per diventare un «sissantino». Lo sente il peso degli anni il commissario, in realtà è da un pezzo che lo sente, in precedenti romanzi il suo corpo gli ha mandato dei segnali chiari e decisi. Quel che pesa di più al personaggio letterario inventato da Andrea Camilleri, è il fluire del tempo e le sue influenze sul piano psicologico ed esistenziale. Montalbano però non si lascia mai bloccare dalla riflessione interiore ed è sempre pronto a risolvere nuovi casi. In questa fenomenologia montalbaniana, il nuovo romanzo «Una voce di notte» (edito da Sellerio, pagine 288, euro 14,00) è un esempio della capacità di azione e di reazione del commissario anche dinanzi ai contesti più complicati. Il suo metodo di indagine fatto di intuizione e deduzione è un meccanismo che si mette in moto in automatico, e dietro le cose semplici gli fa scoprire gli elementi complessi che stanno dietro. Così quello che appare un semplice furto in un supermercato cela dietro una storia davvero intricata. Il direttore del supermercato con i suoi timori, le due indecisioni, le sue paure, non fa altro che insospettire Montalbano. Così che, quando viene trovato morto impiccato nel suo ufficio il giorno dopo, è difficile credere ad un suicidio. Come se non bastasse al quadro già complicato si aggiunge un'altra vicenda drammatica: sempre a Vigàta una giovane donna vien uccisa a coltellate. A denunciare l'omicidio è il convivente della ragazza, che però ha un alibi solido. Sono accadimenti diversi o hanno un filo in comune? La cornice delle vicende è ancora più ampia e nelle indagini vengono fuori i nomi di due potenti politici locali. Montalbano sa che deve procedere con cautela, quando entra in gioco la politica le indagini diventano incandescenti. Il commissario non ha però alcuna intenzione di fermarsi, agisce con astuzia sofisticata, pondera ogni mossa. Non lo intimorisce neanche una campagna mediatica di una tv locale, che del resto gli è sempre stata contraria. Camilleri narra fatti di fantasia, ma attraverso l'invenzione letteraria continua a raccontare l'Italia di oggi e le sue contraddizioni. Il suo Montalbano per risolvere il caso va oltre le regole, e non esita a tacitare i dubbi della sua coscienza. Ha dinanzi a sé un potere pericoloso, descritto con efficace sintesi da Silvano Salvatore Nigro nel risvolto di copertina che sciascianamente diventa saggio introduttivo: «Si intuisce un disegno criminale guidato, con mano di ghiaccio e cinica impudicizia, lungo la zona d'ombra nella quale il potere politico convive e si confonde con quello del malaffare e della mafia: non senza i dimenamenti, le scorrettezze o le connivenze persino di autorità preposte al rispetto della legge». Montalbano risolve il caso e non soccombe.
Salvo Fallica
 
 

ANSA, 29.10.2012
Crocetta, prima volta Presidente sinistra
E che ha fatto chiara scelta antimafia

Palermo – ”Non e’ mai accaduto in Sicilia che un rappresentante del centrosinistra venisse eletto e che venisse eletto un presidente con una chiara opzione antimafia. Credo che siano questi due elementi forti del cambiamento che dimostrano come in Sicilia, come dice anche Camilleri, sia entrata aria nuova e pulita”. Lo ha detto il candidato a Governatore Rosario Crocetta nel suo comitato elettorale.
 
 

infoAgrigento, 30.10.2012
E' in libreria "Una birra al caffè Vigata" di Lorenzo Rosso

E' in libreria a partire da mercoledì 31 ottobre, distribuito da Rcs Libri, "Una birra al caffè Vigata" nuova edizione del libro-intervista a cura di Lorenzo Rosso con protagonista lo scrittore Andrea Camilleri.
Non è vero che realtà e letteratura sono separate. La letteratura crea mondi che a volte hanno il privilegio di diventare concreti e conquistare respiro, vita, mare, odori, facce, luoghi.
La Vigàta di Camilleri esiste forse solo sui libri, ma diventa reale nel momento in cui turisti da ogni parte del mondo inseriscono nelle loro rotte Porto Empedocle, o i luoghi dove è stata girata la fiction del commissario Montalbano; nel momento in cui il Caffè del paese, quello dove Camilleri ha allestito il suo "ufficio" e passa ore a firmare copie e ricevere ospiti, dai grandi editori ai giornalisti, cambia nome, e diventa Caffè Vigàta.
È un libro di metaletteratura, questo di Lorenzo Rosso, ma è anche e soprattutto il prendere contatto con uno dei più celebri scrittori a cavallo tra i due secoli, con un uomo che dice poco di sé e che tutti conosciamo per la sua voce: profonda, catarrosa, impastata da anni di sigarette.
Si torna dentro la Vigàta, adesso sì, quella vera, la Porto Empedocle che non esiste più, se non nei racconti di qualche "sopravvissuto", «dove arriva forte l'odore del mare» e le navi entrano ed escono dal porto a ritmi vertiginosi. Si torna agli anni della guerra e dei bombardamenti, quando al liceo ci si andava in littorina. Si torna alle prime pulsioni, maturate davanti alle persiane verdi della casa che poi diventò la Pensione Eva. Si torna con la memoria alla partenza, quella cui ogni siciliano non si sottrae, per riscattare le proprie sorti.
Per fare poi, immancabilmente, ritorno, "per lavare i panni in Arno", ma anche perché senza l'odore del porto e il rumore del mare la vita è un'altra cosa.
I rapporti con Leonardo Sciascia all'ombra di Verga e Pirandello, il racconto di un successo che ha tardato a venire e di tutte le cose che sono accadute nel frattempo, la passione per i romanzi storici e una quantità indicibile di libri letti e immaginati, la ricerca linguistica per preservare un patrimonio che va perdendosi, i bilanci e il futuro.
Il racconto lungo una vita dello scrittore più amato dagli italiani.
Lorenzo Rosso, giornalista torinese, da oltre vent'anni ha l'onore di vivere «ospite, in terra di Sicilia». Perché siciliani si nasce e non lo si diventa. Essere ospiti in Sicilia, dove l'ospitalità è sacra, è la condizione migliore per godere di un privilegio riservato a pochi.
 
 

Affaritaliani.it, 30.10.2012
Sicilia/ Andrea Camilleri, con Crocetta spero un po' d'aria pulita

"Sono contento che abbia vinto Crocetta. Spero possa formare una Giunta buona, cosi' c'e' un po' di aria pulita". Cosi' lo scrittore Andrea Camilleri, a margine di un incontro a Roma, ha commentato i risultati del voto in Sicilia.
 
 

l’Unità, 30.10.2012
«Conosco Rosario Crocetta. A Gela ha fatto miracoli»
L’intervista. Santo Piazzese
Lo scrittore e giallista: “Certo da sindaco aveva una maggioranza schiacciante, adesso la situazione è diversa. Ma speriamo bene”

[…]
Andrea Camilleri, Piazzese, l’artista e mecenate Antonio Presti, tutti per Crocetta gli intellettuali siciliani?
”No, ho avuto modo di sentire altri scrittori prima delle elezioni ed erano contrari. Io invece, nonostante qualche mal di pancia per qualche candidato all’Ars fra i centristi, ero assolutamente convinto della mia scelta. L’endorsement di Camilleri a favore di Crocetta, del quale conosco lo spirito critico, mi ha confortato”.
[…]
Salvo Fallica
 
 

Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, 31.10.2012
Inaugurazione anno Accademico 2012/2013 e laurea Honoris Causa ad Andrea Camilleri

Laurea Honoris Causa ad Andrea Camilleri
"Inventore di una scrittura orale che supera ogni confine tra le lingue, i paesi e i generi letterari"
Lectio magistralis dello scrittore "Sullo stato di salute della lingua italiana"
Monica Guerritore leggerà brani de “Il re di Girgenti”
Giovedì 15 novembre - ore 11 - Aula magna Area Volponi (via Saffi, 15)

In occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2012/2013 verrà conferita la Laurea ad Honorem in Lingue per la didattica, l’editoria, l’impresa a Andrea Camilleri, scrittore, sceneggiatore e regista italiano, tra gli autori più letti al mondo. Famoso per il suo Commissario Montalbano, Camilleri ha pubblicato oltre ottantanove opere tra cui romanzi e copioni teatrali, e venduto quasi 14 milioni di copie in Italia.
L’onorificenza verrà conferita giovedì 15 novembre (ore 11) nell'aula magna dell’Area Scientifico Didattica Paolo Volponi (via Saffi, 15).
Grande attesa per la Lectio magistralis di Camilleri "Sullo stato di salute della lingua italiana" culmine della cerimonia. In questa importante occasione Monica Guerritore, nota attrice italiana, darà la voce a brani scelti da “Il re di Girgenti”, romanzo storico di Camilleri pubblicato dall’editore Sellerio nel 2001. L’attrice è nota al pubblico italiano per la sua brillante carriera teatrale e televisiva. La sua esperienza artistica l'ha vista affiancata a nomi  illustri di registi e attori italiani e interprete di ruoli di rilievo (Giocasta, Lady Macbeth, Ofelia) e personaggi femminili di grande forza, come la Signorina Giulia e Alice, la protagonista di Danza di morte di Strindberg.
L’evento sarà introdotto dalla prolusione del rettore Stefano Pivato.
La laurea magistrale ad honorem viene conferita dalla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere con la seguente motivazione: "Camilleri si inserisce a pieno titolo fra i grandi scrittori della sua terra: Verga, Pirandello, Sciascia, Vittorini. Sempre impegnato nella ricerca di una lingua “vera” che possa restituire le atmosfere e la varietà culturale e umana della Sicilia, inventa una sorta di oralità scritta, o di scrittura orale, che costringe il lettore a misurarsi con sonorità e con espressioni non sempre d’immediata intuizione per chi provenga da altri luoghi, ma ricche di quella Storia e di quella Identità che forse solo così può essere trasmessa in modo autentico. Uomo di spettacolo oltre che scrittore, docente oltre che sceneggiatore, il suo sguardo è interculturale e multimediale: così come accoglie le culture “altre” che convivono nella sua terra, allo stesso modo transita da un genere e da un medium all’altro, creando contaminazioni e arricchendoli: dal teatro al cinema, dall’arte alla televisione, dal romanzo al racconto storico. Portando Vigàta sulla scena internazionale così come porta Shakespeare nel suo amato Siciliano, compie un’azione estremamente liberatoria ed epocale, annullando ogni confine tra le lingue, i paesi e i generi letterari”.
Sarà il Coro universitario 1506 a eseguire il Gaudeamus Igitur.
Si attende una grande partecipazione di pubblico. Per questo saranno allestite altre sale dell’Ateneo per la diretta in streaming.
 
 

Gli Amanti dei Libri, 31.10.2012
Laurea ad honorem ad Andrea Camilleri: finalmente qualcuno che la merita

La laurea honoris causa è quello strano fenomeno per cui un personaggio, solitamente pubblico, riceve senza far esami, senza pagare rette universitarie, senza scrivere tesi, senza libretti e senza burocrazia, una laurea. Chi ne viene insignito è da considerarsi dottore a tutti gli effetti, pur non avendo speso un giorno davanti a manuali e libri.
Accade così che motociclisti, cantanti decrepiti, e attori si trovino dopo anni di carriera nei più svariati settori con un bel pezzo di carta da appendere al muro, lo stesso pezzo di carta che è costato sudore alla maggior parte degli studenti.
Oggi però possiamo festeggiare l’eccezione, e rallegrarci per la laurea in lingue conferita ad Andrea Camilleri dall’Università di Urbino. L’ autore di moltissimi romanzi e della famosissima serie di Montalbano, siciliano doc, è forse uno dei pochi che veramente merita questo riconoscimento, per le sue parole e per le sue profonde riflessioni sulle grandi problematiche del paese. Camilleri terrà una lectio magistralis sullo stato di salute della lingua italiana.
Da parte nostra le più sentite congratulazioni ad un grande della letteratura contemporanea.
 
 

Il Fatto Quotidiano, 31.10.2012
Camilleri: "Se i magistrati vanno via è la fine"
Lo scrittore incontra Ingroia a Roma prima della partenza per il Guatemala: “In Sicilia un passo avanti”

"Speravo di non trovarmi più costretto a stare al fianco di un magistrato: dopo la grande pioggia berlusconiana credevo arrivasse un po' di primavera. Invece a 87 anni mi sento richiamato in servizio. Ecco perché sono qui: perché sta diluviando". Andrea Camilleri arriva al teatro Ambra della Garbatella, a Roma, e siede assieme al pm Antonio Ingroia, venuto a salutare il suo pubblico prima della partenza, sabato prossimo, per il Guatemala. Ci arriva con la fatica dei suoi anni che pero' sparisce appena prende la parola: "Se oltre ai cervelli vanno via anche i magistrati restiamo con le pezze al culo - dice lo scrittore - si vuole una magistratura addomesticata, il porto delle nebbie romano dove si insabbiava tutto".
Anche se - spiega Ingroia - la partenza "non è una fuga: se fossi rimasto sarei stato accusato di esibizionismo, andandomene dicono che l'indagine è debole. Ma la partenza mi renderà più libero di parlare". Tanto che aprirà un blog su Micromega - si chiamerà "Dall'esilio", dice sorridendo - per affrontare tutti i temi su cui da pm non avrebbe potuto esprimersi. Nella serata organizzata da Paolo Flores d'Arcais si parla del conflitto d'attribuzioni sollevato dal Colle (per Camilleri, un presidente come Pertini avrebbe semplicemente detto "io non ci sto" alla richiesta di ingerenze), una scelta che, come ribadisce Ingroia, "danneggia le istituzioni e crea tifoserie".
Una decisione che "ferisce per via del doppiopesismo - dice il pm - dato che il capo dello Stato non ha sollevato alcuna questione di principio quando si è saputo delle sue telefonate con Bertolaso, nelle quali faceva un'ottima figura". E il senso d'isolamento che respira il pool di Palermo emerge anche dai molti esempi che cita Ingroia: "Hanno fatto la stessa cosa con i miei maestri, Falcone e Borsellino. Li denigravano, accusavano Paolo di scappare quando andò a lavorare a Marsala, e Giovanni di cercare il consenso della gente. Chi denigra usa sempre le stesse accuse, e continuano a funzionare vent'anni dopo". Ma a due giorni dal voto in Sicilia si parla anche di quella che, se non è stata una rivoluzione, sicuramente e' un cambiamento positivo. "Ha fatto bene sia chi non ha votato, cioè' il 52%, sia chi ha votato il Movimento 5 stelle. Il governatorato in Sicilia negli ultimi anni è stato un'infamia, con uno schifoso clientelismo: c'erano piu' forestali da noi che in tutta la foresta nera di Germania", dice Camilleri. E aggiunge: "Sia l'astensionismo che Grillo gridano un grande 'no' a certa politica. Poi, altro fatto positivo: quel 31% di elettori che ha scelto Crocetta, vera barriera dell'antimafia. Se gli lasciano fare il 50% di quello che ha in mente i vecchi politici se ne pentiranno".
Sulla stessa linea Ingroia, secondo cui "astensionismo e 5 stelle sono segnali di contestazione contro vecchia politica".
 
 

Il Secolo XIX, 31.10.2012
Ingroia: «Vado in Guatemala ma non si tratta di una fuga»

Palermo - «Non vado in Guatemala perché mi sono arreso: nessuna fuga. È solo un arrivederci. Continuerò a parlare da un blog, dialogando ben contento di poter far sentire la mia voce con le mani più libere».
Ormai prossimo alla partenza per assumere il nuovo incarico all’Onu, il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia parla a un dibattito sulla mafia organizzato da Micromega e annuncia che continuerà a dialogare con chi vuole «verità e giustizia sulla stagione delle stragi di mafia».
A Palermo si è appena votato («anche astensionismo e il risultato di Grillo sono un segnale di contestazione alla vecchia politica» commenta il pm). Si è anche appena svolta l’udienza preliminare del processo sulla trattativa Stato-mafia: al momento, per il magistrato è la prima e l’ultima.
Ingroia lascia l’Italia per un incarico a tempo (rinnovabile) che dovrebbe durare fino a settembre 2013, volta pagina perché sente di «aver fatto tutto quanto era possibile per l’indagine» sulla trattativa e ora passa a «una nuova esperienza professionale attraverso cui si occuperà di mafia da una prospettiva internazionale».
Ma porta con sé anche un profondo senso di «isolamento». Più volte cita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, descrive un lavoro condotto con «forte tensione morale» diventato oggetto di «attacchi e strategie di delegittimazione» che hanno colpito lui e i colleghi.
Questo è accaduto perché «pezzi dello Stato hanno sempre trattato col potere criminale e ora, forse per la prima volta, vengono chiamati a rispondere». Lo scrittore Andrea Camilleri, che gli siede accanto, è d’accordo con lui («c’è chi vuole una magistratura addomesticata»).
Il pm è preoccupato: «Dopo la pioggia del berlusconismo speravo venisse un po’ di primavera: invece diluvia nel modo più pericoloso. Prima gli attacchi alla magistratura venivano da chi ha tali e tanti scheletri nell’armadio da far invidia alla cripta dei cappuccini di Palermo. Ora in Parlamento siedono persone accusate di collusione o di reati connessi con la mafia che devono fare le leggi per combattere la mafia, ma non si può mettere Dracula a capo dei donatori di sangue».
Poi la discussione si sposta sul conflitto sollevato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano davanti alla Consulta nei confronti dei pm di Palermo per le sue telefonate con l’ex ministro Nicola Mancino finite nelle intercettazioni.
Un conflitto che «ci ha amareggiato e non so se questa scelta ha fatto bene alle istituzioni e soprattutto se ha fatto bene agli italiani - afferma Ingroia -. Noi abbiamo fatto di tutto perché nulla uscisse e nulla è uscito» sui contenuti di quelle telefonate».
Le fughe di notizie si sono verificate dopo che è stato sollevato il conflitto di attribuzione, ha puntualizzato il magistrato. Camilleri ha una lettura che definisce «semplicistica», ma lucida: «La risposta a quelle telefonate avrebbe dovuto essere “Carissimo, non posso intervenire in nessun modo”. Credo sia un dovere non rispondere».
Quanto alle motivazioni che hanno mosso Napolitano, «non credo - ha detto lo scrittore - in un fatto personale ma in una grandissima paura: teme uno scardinamento delle istituzioni nel momento attuale». Camilleri ha osservato che «se la Corte darà ragione a Napolitano, io cittadino dirò che la Corte si è piegata al desiderio del presidente e questo crea già un po’ di aria infetta».
 
 

Dagospia, 31.10.2012
“Il mio non è un addio ma un arrivederci!” Ingroia in partenza per il Guatemala, sul palco del Teatro Ambra, con Flores D’Arcais, Camilleri, Travaglio, Ruotolo
“Ho fronteggiato attacchi personali, campagne offensive provenienti sia dalla mafia che dalla politica, quasi al limite della caccia all’uomo. Ma un paese senza verità sui momenti cruciali della sua storia non è vera democrazia”
Il “martire” di Palermo continuerà a far sentire la sua voce con un blog di denuncia sul sito di MicroMega (che si chiamerà “Dall’esilio”) e con gli articoli per il Fatto Quotidiano (“Lettere dal Guatemala”, risponde ridendo Travaglio)
Un incazzato Andrea Camilleri carica a testa bassa Napolitano: “La sua risposta al telefono avrebbe dovuto essere: “Carissimo, non posso intervenire in nessun modo”. Ho l’impressione che il Presidente abbia una grandissima paura”

«Mi sono trovato a fronteggiare attacchi personali, vere e proprie campagne offensive provenienti sia dalla mafia che dalla politica...» C'è chi ha il libro (‘'Palermo'') di Antonio Ingroia aperto a pagina 18 e chi, come Flores D'Arcais, parla al telefono: tutti aspettano l'arrivo del magistrato siciliano.
«Nessuna fuga, non mi sono arreso». Alla vigilia della sua partenza per il Guatemala, il procuratore aggiunto di Palermo in versione no surrender racconta sul palco del teatro Ambra, alla Garbatella, «l'emozione e l'animo sereno» con cui ha affrontato la prima udienza preliminare del processo sulla trattativa Stato-mafia che ha messo sul banco degli imputati mafiosi, ex ministri, servitori dello Stato e rappresentanti delle istituzioni.
«Questa indagine - spiega Ingroia - è stata il massimo contributo che potessi dare all'accertamento della verità sulle stragi Falcone e Borsellino». A salutare il partigiano della Costituzione, c'è l'Italia che chiede «la rivoluzione della legalità». Accanto al direttore di Micromega, Paolo Flores D'Arcais, lo scrittore Andrea Camilleri, il vicedirettore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, e la punta di lancia del SanToro team, Sandro Ruotolo. Manca all'appello solo Furio Colombo impegnato alla Camera.
Ingroia ha deciso di accettare un incarico a tempo (fino a settembre 2013 ma rinnovabile) dall'Onu, si occuperà di mafia da una prospettiva più internazionale ma continuerà a far sentire la sua voce con un blog di denuncia sul sito di Micromega (che si chiamerà «Dall'esilio») e con gli articoli per Il Fatto Quotidiano («Lettere dal Guatemala», risponde ridendo Travaglio). Il magistrato siciliano sente di aver fatto tutto il possibile per l'indagine ma continuerà a far luce sulla stagione delle stragi e dei patti inconfessabili «con le mani un po' meno legate» ché «un Paese senza verità sui momenti cruciali della sua storia non è vera democrazia».
Ipocrisie, silenzi, depistaggi, papelli avvelenati, conflitti di attribuzione: «non è mai accaduto nemmeno ai tempi di Falcone e Borsellino, che nei confronti dei magistrati impegnati a lottare contro la mafia si scatenasse un tentativo di delegittimazione di questo tipo», afferma con compunzione giacobina, Flores D'Arcais.
Ci pensa Ingroia a ricordare come anche Falcone fu messo in discussione e additato come magistrato «carrierista che voleva costituire un centro di potere all'interno del pool antimafia» e la stessa cosa dissero di Paolo Borsellino, bollato come professionista dell'antimafia, «del quale dissero perfino che aveva chiesto il trasferimento a Marsala per andare a fare i bagni».
Ora come allora, non è cambiato nulla. «Il senso di isolamento dei magistrati è sempre lo stesso - prosegue Ingroia - il principio elementare di giustizia è negato da pezzi della classe dirigente che pretendono impunità e un trattamento differenziato».
Quello che Antonino Caponnetto considerava «l'ultimo cucciolo» del pool Antimafia conosce gli effetti della «disinformazione massiccia» così come non trascura l'importanza della cosiddetta società civile che non è solo la grande mobilitazione civica delle primavere di Palermo ma anche quella del comitato di cittadini del suo quartiere che chiedevano al prefetto del capoluogo siciliano di far rimuovere il divieto di sosta istituito per tutelare l'incolumità del magistrato e dei suoi familiari oppure quella della direttrice della scuola materna che lo pregò di non accompagnare più suo figlio a scuola perché gli altri genitori si preoccupavano che i loro figli potessero rimanere impressionati dalla scorta.
Il bacio tra Ingroia e Camilleri
Ingroia rivive gli attacchi e le strategie di delegittimazione, ricorda anche le campagne di stampa, «quasi al limite della caccia all'uomo», come scrive nel suo libro, con il florilegio di accuse nei confronti del magistrato che fa politica («il peggior insulto che si possa rivolgere ad un magistrato è quello di accusarlo di non essere imparziale»). Ne ha dubitato Pierluigi Battista dalle colonne del Corriere della Sera quando criticò la partecipazione del pm palermitano e di Scarpinato ad un forum di presentazione del Fatto.
Dopo le critiche nei confronti della «controriforma» della giustizia di Berlusconi ed essere sceso in piazza per difendere la Costituzione nel marzo 2011, Ferrara lo accusò di fare comizi invocando un intervento del capo dello Stato in quanto capo del Csm. E quando il partigiano della Costituzione e socio onorario dell'Anpi salì sul palco del congresso dei Comunisti italiani, i sospetti di una imminente discesa in campo si mescolarono agli editoriali di fuoco, con il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, che lanciava il suo j'accuse: «Ingroia andrebbe allontanato dalla magistratura e da subito».
Andrea Camilleri
Una canea mediatica che può riattizzarsi adesso con la sentenza della Corte Costituzionale («un verdetto già scritto», per l'ex presidente emerito Gustavo Zagrebelsky) sul conflitto di attribuzione sollevato davanti alla Consulta dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano nei confronti dei pm di Palermo per le telefonate fra il capo dello Stato e l'ex ministro Mancino finite nelle intercettazioni.
«Abbiamo fatto di tutto perché nulla uscisse, e nulla è uscito, fino a quando non siamo stati costretti a rivelare che le telefonate erano 4», Ingroia confessa la sua amarezza e parla di indagine tabù («questa è la prima volta che vengono giudicati uomini della mafia che hanno ricattato lo Stato, uomini dello Stato che hanno agevolato la mafia ed ex ministri che avrebbero mentito su ciò che stava accadendo dietro le quinte nel momento in cui si stava trattando una nuova pax. È questo il tabù? Credo che, in parte, sia così»).
«Si vuole una magistratura addomesticata», Andrea Camilleri carica a testa bassa i parlamentari collusi chiamati a legiferare («come se Dracula fosse a capo dei donatori di sangue») e Napolitano («la sua risposta al telefono avrebbe dovuto essere: "Carissimo, non posso intervenire in nessun modo". Ho l'impressione che il presidente abbia una grandissima paura: teme lo scardinamento delle istituzioni e una perdita ulteriore di credibilità del Paese»). Lo scrittore siciliano invoca il presidente-partigiano Pertini e una autentica rivoluzione morale: «se oltre i cervelli perdiamo anche i magistrati migliori, restiamo con le pezze al culo».
Ingroia, Paolo Flores D'Arcais, Andrea Camilleri
Ma si può vincere ancora la mafia impegnando le forze migliori delle istituzioni, come ammoniva Falcone? Camilleri guarda al risultato delle elezioni in Sicilia e saluta con soddisfazione la vittoria di Crocetta. «Una bandiera dell'antimafia, un uomo coraggioso. Chi ha votato Crocetta, ha scelto la strada giusta, spero sia contagiosa».
Non vede una Sicilia «rassegnata» ma «una terra che si risveglia e pretende qualcosa di nuovo e diverso», Ingroia commenta con Dagospia il voto siciliano che investe la politica di un disagio (l'astensione al 53 per cento) e di una rinnovata speranza. Beppe Grillo? «Nel voto che ha premiato il M5S non c'è antipolitica ma richiesta di una politica nuova».
Se in questa politica nuova ci sarà posto anche per Ingroia è ancora presto per dirlo. «Il mio non è un addio ma un arrivederci», precisa, a scanso di equivoci, il magistrato che, per adesso, vola in Guatemala. Tanto, come ricorda Travaglio, «i tempi della giustizia in Italia sono tali che, dopo aver risolto i problemi del Guatemala, Ingroia tornerà, di sicuro, in tempo per il dibattimento». Sempre che la speranza di qualcosa di nuovo e diverso non lo spinga a tornare prima.
Luciano Di Bacco
Francesco Persili

 
 

Globalist.it, 31.10.2012
Quel che Montalbano pensa dei giornalisti
Nel nuovo capitolo della saga del commissario di Vigata, Andrea Camilleri ci va giù duro (forse troppo) con i giornalisti. Leggete qui.

Siamo messi male, colleghi, se pure un opinion leader come Andrea Camilleri getta il bambino con l'acqua sporca. Ci va giù duro con i giornalisti il papà del commissario Salvo Montalbano, nel nuovo capitolo della saga dedicata all'anomalo poliziotto di Vigàta: Una voce di notte (Sellerio).
Qui Montalbano si riferisce al giornalista leccaculi (molteplici) di Televigàta, Pippo Ragonese:
"Finuta la tilefonata, si annò ad assittari nella verandina fumannosi 'na sicaretta. Pirchì uno come Ragonese, si spiò, e come lui tanti autri, cchiù importanti, che scrivivano supa ai giornali nazionali e comparivano nelle televisioni cchiù seguite, facivano il loro misteri in questo modo? Un giornalista erio gli avrebbi tilefonato per conosciri la sò virsioni dei fatti e, ascultate le dù campane, avrebbi ditto la sò pinioni.
'Nveci i giornalisti come Ragonese stavano a sintiri 'na sula campana, quella dei loro patroni. E spisso non si poteva diri che lo facivano per dinaro.
E allora pirchì? Non c'era che 'na risposta: pirchì avivano l'anima del servo. Erano gli entusiasti volontari del servilismo, cadivano 'n ginocchio davanti al Potiri, quali che era. Non ci potivano fari nenti: erano nasciuti accussì" (pagine 54-55).
Avete riconosciuto qualcuno? E non è finita, perchè Camilleri/Montalbano rincarano la dose alle pagine 180-181. Qui il commissario parla con l'unico giornalista locale con la schiena dritta, Nicolò Zito di "Retelibera":
Zito: e allura, secunno tia, la stampa e la tilevisioni non servino a nenti? Non servino a formari l'opinioni pubblica?
Montalbano: Nicolò, la stampa in quanto giornali non servi a nenti. L'Italia è un paìsi con dù milioni di analfabeti totali e il trenta per cento della popolazioni che sapi appena fari la propia firma. I tri quarti di quelli che accattano i giornali, si leggino sulo i titoli che spisso, e questa è 'na bella usanza tutta taliàna, dicino 'na cosa opposta a quello che dici l'articolo. I pochi che restano, 'n'opinioni già se la sono fatta e s'accattano il giornali che esprimi le loro opinioni.
Zito: per quanto arriguarda la stampa potrei essiri in parti d'accordo, però ammetterai che la tilevisioni se la taliano macari l'analfabeti!
Montalbano: e infatti i risultati si vidino. Le tri maggiori tilevisioni private sunno di propietà pirsonale del capo del partito di maggioranza e dù riti della tilevisioni di Stato hanno a capo òmini scigliuti dal capo del partito della maggioranza. Eccoti come si forma la tò bella opinioni pubblica!
Zito: ma la mia tilevisioni non è.
Montalbano: la tò tilevisioni è una delle poche eccezioni, è veramenti 'na voci libbira. E allora io ti dimanno: quanti sunno i tò ascoltatori rispetto a quelli di "Televigàta"? Un decimo? Un vintesimo? L'italiani non amano sintiri le voci libbire, le virità disturbano il loro ciriveddro in sonnolenza perenni, preferiscino le voci che non gli anno problemi, che li rassicurano sulla loro appartinenza al gregge"(pagine 180-181).
Eccessivo Camilleri?
Pino Bruno
 
 

 


 
Last modified Friday, April, 11, 2014