home page




RASSEGNA STAMPA

APRILE 2014

 
Treccani - Piazza Enciclopedia Magazine, 1.4.2014
La vera ombra di Camilleri

Anche Inseguendo un'ombra ci si può rompere la capoccia. Andrea Camilleri ha scritto un romanzo così intitolato, il cui protagonista è Flavio Mitridate, ebreo convertito al cristianesimo, nato a Caltabellotta (Agrigento) intorno alla metà del XV secolo, il primo a introdurre la cabala nella cultura cristiana, nonché precettore di Pico della Mirandola, ma la sfuggente ed enigmatica figura gli è sgusciata tra le mani facendolo scivolare.
Quasi una nemesi narrativa per avere lavorato di fantasia caricando i toni oscuri e ambigui del personaggio, maneggiando la scivolosa materia. Il gioco di specchi tra invenzione e ricostruzione storica gli ha fatto prendere abbagli e incorrere nel sospetto di avere qualche debito di troppo con Giulio Busi, autore di Vera relazione sulla vita e i fatti di Giovanni Pico, conte della Mirandola (Aragno, 2010), direttore dell'istituto di giudaistica alla Freie Universität di Berlino. Del resto inventare deriva al latino “invenire” (trovare, escogitare, immaginare), e Camilleri ha interpretato il termine secondo un'etimologia non sempre legata all'area semantica della creazione che non sia quella altrui.
Di Flavio Mitridate sappiamo che per un “grave delitto” è fuggito da Roma, dove era entrato nelle grazie del cardinale Cybo, futuro papa Innocenzo VIII (e poi di Sisto IV), che si è rifugiato in Germania, che era “sodomita”, che ha rinnegato la fede del padre, un rabbino arabo-spagnolo. Il suo primo nome era Samuel ben Nissim, si è convertito come Guglielmo Moncada per diventare Flavio Mitridate. Nomi che corrispondono ad altrettante fasi della vita.
Nulla la storia dice sulla natura di quel grave delitto romano. Camilleri gli fa commettere due omicidi: uno da ragazzino a Caltabellotta, lapidando il ladro che voleva rubargli un gruzzolo nascosto nel pozzo, l'altro a colpi di candelabro per far fuori un usuraio ebreo che voleva ricattarlo a Roma. Inoltre gli attribuisce la colpa di diversi pogrom, scatenati dalle sue prediche antisemite, e aventi come risultato tra l'altro la distruzione della sinagoga di Agrigento. Non manca l'acquisto di un bambino di otto anni a Napoli per ragioni ben immaginabili. In altre parole siamo di fronte a “La faccia ferina dell'Umanesimo” come è intitolato un saggio di Sciascia, che ha ispirato Camilleri (la frase “Inseguendo un'ombra”, viene da qui), più di trent'anni fa.
Busi ha cesellato una trama dove realtà documentale, ipotesi storiche e invenzioni si intrecciano nel delineare il rapporto tra Pico e Mitridate. Camilleri ha pescato nell'acqua piena di riflessi narrativi non solo le parti documentali ma anche le invenzioni. Per esempio quando racconta la venuta a Roma di Pico per discutere le sue tesi con il papa, ambienta quel soggiorno durante il carnevale e a casa del fratello, e si appropria di una invenzione di Busi. Lo stesso si può dire dell'episodio dell'arresto. Che Mitridate venga catturato in un'osteria è invenzione busiana così come la frase pronunciata dalle guardie pontificie: “finalmente sei preso”, usata da Camilleri. Qui al danno si aggiunge un sapore beffardo, perché Camilleri spiega al lettore che si tratta di un'ipotesi narrativa di Busi e che lui dovrà escogitare qualcos'altro ma poi si limita a cambiare qualche dettaglio.
E anche l'episodio del rapimento di una donna sposata da parte di Pico, tale Margherita, è un disinvolto “prestito” non autorizzato dalla Vera relazione: per l’ambientazione (all’alba, davanti alla chiesa), i personaggi (la serva e il garzone che accompagnano la donna), la connotazione dei protagonisti (per esempio il fatto che il primo marito fosse uno “speziale”). Ci sarebbero altri episodi di emulazione letteraria ma evitiamo di fornire troppi dettagli in questa vicenda editoriale dove Mitridate sembra avere beffato chi come Camilleri ha cercato di impossessarsi del personaggio, facendo leva sul suo fascino sfuggente, esoterico e rinascimentale, di chierico e orientalista senza scrupoli e dalle mille maschere. La vita dell'autore di bestseller (il titolo Inseguendo un'ombra, Sellerio, è primo in classifica) non è semplice... Se si diventa una macchina narrativa prolifica non si può andare troppo per il sottile?
Passando da Busi Giulio attraverso Busi Aldo (i due hanno solo lo stesso cognome, non sussistono parentele), andiamo a un secondo caso di autore noir molto prolifico e forse con qualche debito non ammesso nei confronti altrui. Perché andare con una donna, come dice Busi (Aldo, naturalmente), quando puoi andare con una donna che ha qualcosa in più? Cioè un travestito. O viceversa: chiaro che quella “dotazione” non è puramente decorativa e chi sceglie di andare con un travestito lo sa benissimo. Lo sanno benissimo anche i mafiosi che chiedono a Toni di liberarsi di quell'amante poco consona alle regole d'onore del clan. L'omicidio del travestito fa parte dell'educazione criminale di Toni, il pentito della pièce teatrale di Carlotto, Crime Story, diretta da Giorgio Gallione. Dita di polvere è invece il titolo di un libro dello scrittore Massimiliano Comparin, inviato a Carlotto, consulente della casa editrice e/o, un manoscritto, e ancora inedito.
Carlotto non dirige solo una collana di e/o ma, come tutti sanno, scrive noir (il primo della serie, uscito nel '95 e intitolato Il fuggiasco, ricalca le orme dell'autore, a lungo latitante a causa di una condanna per omicidio e infine graziato da Scalfaro). Come direttore ha scartato il manoscritto, “non in linea con la collana editoriale”, ma in qualità di scrittore ha dimostrato di apprezzarlo fin troppo. Crime Story, in scena da fine gennaio, un paio di mesi dopo il rifiuto, ricalca per diversi aspetti Dita di polvere. Comparin, già autore di un romanzo sulle foibe, I cento veli (Baldini & Castoldi), chiede che sia riconosciuta la paternità del soggetto.
Anche in Dita di polvere c'è l'affiliato della mafia al Nord (nel varesotto), al centro di un percorso di educazione criminale: Antonio Zagari si chiama il pentito (di 'ndrangheta) dai cui interrogatori, relativi al grande processo di mafia “Isola Felice”, Comparin ha tratto il materiale per dar voce al coprotagonista della storia. Dita di polvere si basa sullo snodarsi e intrecciarsi di due vicende o vite parallele: quella del mafioso e futuro pentito; e quella di un vicino della vittima di un rapimento. Il corpo del ragazzo rapito, il 16enne Emanuele Riboli (ucciso, tagliato a pezzi e dato in pasto ai maiali), non verrà mai ritrovato: la vicenda è cronaca non fiction. Il vicino di casa diventerà magistrato, suo nipote farà lo scrittore e racconterà questa storia (qui siamo alla fiction). Il libro sarà il suo modo per opporsi alla barbarie.
Anche Crime Story di Carlotto si basa su due personaggi, ha una struttura dialogica. C'è il mafioso collaboratore di giustizia al Nord (Toni come Antonio Zagari di Dita di polvere) e lo scrittore, nei cui panni recita lo stesso Carlotto. Lo scrittore sa che di libri sulla mafia se ne pubblicano già tanti, che ci deve mettere del sesso (il travestito) per vendere, ma sa che di mafia bisogna scrivere perché questo è il modo di fare baccano, di non arrendersi. Del travestito in Dita di polvere neanche l'ombra. Ma il travestito di Crime Story sembra essere la vittima sacrificale corrispondente al ragazzo rapito di Dita di polvere, sostiene Comparin. E nel finale di Dita di polvere lo scrittore sbatte il manoscritto sulla tomba dello zio magistrato. Nella pièce di Carlotto, lo scrittore che dialoga col pentito sventola in scena con la stessa valenza il libro sulla mafia sul quale è imperniato il dialogo. La legge da sola non ce la può fare: la morale, il finale della favola noir è simile, spiega Comparin, oltre che la struttura narrativa e il tema.
Sdrammatizziamo questa vicenda di presunte appropriazioni letterarie indebite con una battuta di Busi (Aldo) sui polizieschi sfornati a manovella. Alla presentazione di E baci se l'è presa (chiaro il riferimento a Camilleri e al suo Montalbano) con i vari commissari il cui nome termina sempre per “ano”. Pretende il copyright.
Antonio Armano
 
 

Libreriamo, 1.4.2014
Andrea Camilleri torna in libreria e in vetta alla top ten delle vendite
Si intitola ''Inseguendo un'ombra'' il nuovo romanzo dell'autore siciliano in vetta alla top ten. Salgono sul podio ''Non è più come prima'' dello psicanalista Massimo Recalcati e ''La sirena'', l'ultimo giallo di  Camilla Läckberg

Milano – Non è una sorpresa il ritorno di Andrea Camilleri ai vertici della top ten italiana delle vendite. L'ultimo suo libro, targato Sellerio, non è però uno della serie di Montalbano, ma un romanzo a metà tra lo storico e la finzione letteraria più ardita. Dietro di lui, sale in seconda posizione il saggio dello psicanalista Massimo Recalcati ''Non è più come prima'', sull'importanza del perdono nelle relazioni amorose. Sul terzo gradino del podio troviamo un nuovo ingresso – ma, anche in questo caso, si tratta di un nome che siamo abituati a vedere nelle parti alte della classifica –, Camilla Läckberg con “La sirena”. L’altra new entry è il terzo capitolo della saga “Divergent”, “Allegiant”, di cui si attende l’arrivo del primo film al cinema.
“Inseguendo un’ombra”  di Camilleri racconta la storia di Samuel Ben Nissim Abul Farag, di Guglielmo Raimondo Moncada, di Flavio Mitridate. Non si tratta di tre persone, ma di un solo individuo, ispirato a un personaggio realmente esistito. Attraverso di lui l’autore racconto il lato oscuro della civiltà dell’Umanesimo. Le strade del suo personaggio si moltiplicano e si confondono. Partono dalla giudecca di Caltabellotta, in Sicilia, e lungo il Quattrocento si inoltrano nelle capitali, nelle corti piccole e grandi, negli studioli umanistici, nelle Accademie e nelle Università. È un ebreo convertito, poliglotta, esperto soprattutto in lingue orientali, che aizza alla persecuzione e all’aggressione dei correligionari di una volta. Si fa traduttore e maestro di letteratura cabbalistica e mette a disposizione degli umanisti (fra essi Giovanni Pico della Mirandola) la kabbaláh ebraica. Ha una sua maniera gelida di ricorrere al delitto. E se talvolta la sua temperatura è umana, è perché si riscalda quando si incontra con ragazzi sgarbati o consenzienti, armati sempre di bellezza. Il romanzo segue fino alla sparizione  l’arco della vita del protagonista, incarnazione di un enigma espugnabile solo con gli strumenti di una letteratura.
[…]
 
 

Malgrado tutto, 1.4.2014
PESCE D’APRILE
E’ il giorno delle scelte. “Malgrado tutto” scende in campo: Gaetano Savatteri sindaco
Elezioni Racalmuto. Questo giornale scende in campo con una sua lista. Sarà guidata dallo scrittore e giornalista Gaetano Savatteri. Oggi è questa la notizia più importante. Savatteri è già in Sicilia per i primi incontri con alcuni esponenti della società civile.

La situazione politica di Racalmuto è complessa. I candidati sindaci compaiono e scompaiono, e ormai manca meno di un mese alla presentazione delle liste. Consapevoli di questa difficile situazione, e dei problemi che il paese di Racalmuto ha di fronte, abbiamo maturato una decisione.
Malgrado tutto parteciperà alle elezioni con una sua lista. Per i nomi di assessori e candidati consiglieri bisognerà aspettare, ma oggi possiamo già annunciare il nostro candidato a sindaco. Sarà Gaetano Savatteri, giornalista e scrittore, di sangue e passione racalmutesi, che pur vivendo lontano dal paese, è sempre rimasto legato a questo luogo.
Non è stato facile convincere Savatteri, ma dopo lunghe discussioni e pressioni ci ha dato la sua disponibilità. E così oggi possiamo  annunciare la sua candidatura alla guida della lista che prende il nome da questo piccolo giornale con una lunga storia, dove lo stesso Gaetano è cresciuto e ha mosso i suoi primi passi nel giornalismo.
Già oggi, Gaetano Savatteri è a Racalmuto – dopo un breve passaggio a Palermo, dove ieri ha avuto alcuni incontri politici – per i primi contatti con alcuni esponenti della società civile. Sia chiaro: non cerchiamo alleanze, né accetteremo tattiche o strategie. Sarà una lista indipendente, piena di entusiasmo, aperta ai giovani, alle ragazze e ai ragazzi di questo paese, a tutte le forze sane. Una lista piena di allegria, soprattutto.
Oggi questa è la notizia più importante. Per Malgrado tutto e, crediamo, per il paese di Racalmuto. Il  resto arriverà presto.
Egidio Terrana


Elezioni: a Savatteri gli auguri di Andrea Camilleri
Lo scrittore empedoclino telefona a Savatteri. Compiaciuta anche la Commissione straordinaria: è la scelta giusta

Dopo l’affissione, nel primo pomeriggio per le strade di Racalmuto, dei manifesti con i quali si comunica la presentazione ufficiale della candidatura a Sindaco di Gaetano Savatteri iniziano a diradarsi i commenti scettici pubblicati soprattutto sui social network sulla data scelta per l’annuncio. La notizia è stata infatti ripresa dai principali organi di informazione provinciale e questa sera, alle 19,30, il Tg3 regionale dedicherà a Racalmuto un’ampia pagina con un’intervista allo scrittore. Savatteri ha ricevuto anche gli auguri e l’incoraggiamento di Andrea Camilleri e della Commissione straordinaria che attualmente governa Racalmuto che ha espresso stima nei confronti del giornalista del Tg5 ritenendo che questa sia la scelta giusta per la rinascita del paese. Partiti e movimenti intanto si interrogano sulle conseguenze di questa scelta. Proprio stasera, alla presenza del segretario provinciale del Pd, Peppe Zambito, avrebbe dovuto chiudersi un importante accordo politico per un’ampia coalizione di cui dovrebbero far parte il Nuovo centro destra di Carmelo Collura, l’Udc di Lillo Bongiorno e Carmelo Mulé, solo una parte del Pd – quella che fa capo all’On. Angelo Capodicasa – e l’Mpa guidato da Luigi Penzillo con candidato a Sindaco Emilio Messana. Staremo a vedere. Nella fotogallery i manifesti per le strade di Racalmuto.


Sindaco Racalmuto. Savatteri: “Ecco tutta la verità sul mio programma!”
Un piccolo gioco per sdrammatizzare il clima. Uno scherzo per svelenire polemiche e tensioni. Gaetano Savatteri svela l’inganno organizzato da Malgrado tutto. Una beffa gioiosa che forse insegna qualcosa.

Gli indizi c’erano, disseminati qua è là nell’articolo. A partire da quel titolo altisonante: “E’ il giorno delle scelte”. In realtà, il primo d’aprile è il giorno delle beffe, degli scherzi gioiosi o crudeli. E i giornali spesso hanno dato vita a beffe clamorose, come quando il Tg2 annunciò la scoperta di petrolio su Marte, con un servizio ben confezionato e con tutti i crismi della scientificità. Una tradizione che si è un po’ spenta e che questo giornale ha voluto rinverdire.
Malgrado tutto ha voluto combinare questo piccolo scherzo, con la mia complicità, per far sorridere molti e, magari, fare arrabbiare qualcuno. Egidio Terrana mi ha candidato sindaco di Racalmuto, annunciando una lista che prende il nome da questo giornale. E ciascuno ha contribuito con grande inventiva e fantasia: Salvatore Picone e Gigi Restivo hanno raccolto indiscrezioni e retroscena, Alessandro Giudice Jyoti ha fotografato i manifesti elettorali, Giancarlo Macaluso da par suo ha dato vita a un’accesa polemica. E molti altri, come Salvatore Alfano, un alleato dall’ironia feroce, nei loro blog pur mangiando la foglia, hanno sorretto il gioco.
Che dire? A volte bisogna scherzare, anche e soprattutto quando le cose sono serie. Credo che alla fine, però, questa piccola tempesta in un bicchiere d’acqua insegni qualcosa. C’è un entusiasmo vero in questo paese e attorno a esso, anche da parte di chi non è di Racalmuto, si possono mobilitare energie, speranze, sogni. Tanti hanno scritto, da varie parti della Sicilia e dell’Italia tutta, che erano pronti a mettersi a disposizione di un progetto per Racalmuto. Vuol dire che questo paese ha tanti amici, anche al di fuori della cerchia del suo orizzonte.
Ma non è il giorno per diventare improvvisamente seriosi. Abbiamo scherzato, e molti sono stati al gioco. Abbiamo tirato in causa amici e persone, a volte a loro insaputa, confidando sul loro senso dell’umorismo. Da parte mia, ringrazio tutti quelli che, nei commenti al giornale o su facebook o con un sms, hanno scritto bellissime cose, riempiendomi di complimenti e di attestati di stima di cui non posso che essere compiaciuto. Alcuni mi hanno fatto gli auguri e altri si sono messi a disposizione per la mia “campagna elettorale”. A qualcuno ho dovuto rispondere al telefono in maniera sbrigativa, rinviando la discussione a un altro momento: non potevo fare altrimenti. Mi scuso, ma il gioco è una cosa seria.
Spero che tanti amici, colleghi giornalisti e lettori ci perdoneranno di questo piccolo inganno che non fa male a nessuno.
Grazie a tutti, dunque. E tanti auguri a chi sarà candidato a sindaco di Racalmuto. Mi raccomando: non fate scherzi.
Gaetano Savatteri
 
 

Diario Civile - Rai Storia, 2.4.2014
L`Ora: il ricordo di Andrea Camilleri

Nel 1949 collabora con L'Ora di Palermo un giovane Andrea Camilleri che pubblica sul giornale quattro racconti brevi.
L'autore ricorda che L'Ora era l'unico quotidiano ad avere una "terza pagina" dedicata alla cultura degna di questo nome.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 3.4.2014
L’isola

«Al viaggiatore di oggi suggerisco di guardare il mare e servirsene come base per conoscere l’Isola più intima. Montalbano lo dice chiaramente, lui preferisce la Sicilia riarsa, con le case a forma di cubo, messe lì in un equilibrio impossibile, le colline aride, brulle». Un viaggio ne “L’isola immaginaria”, vera o presunta tale, frutto della penna di Andrea Camilleri o della regia di Alberto Sironi, attraverso le immagini. Alle 18 alla libreria Broadway (via Rosolino Pilo 18) si inaugura la mostra fotografica di Giuseppe Leone a corredo della pubblicazione “L’isola immaginaria. Andrea Camilleri e la Sicilia” (Kalòs editore). È un racconto per testi ed immagini dell’Isola descritta nei romanzi dello scrittore di Porto Empedocle. «Non dimentichiamo che Camilleri non è un narratore che parla di paesaggio, come faceva Vittorini. Per lui la natura è parte della narrazione — spiega Giuseppe Leone — Ecco perché Sironi ha potuto ambientare la fiction non nell’Agrigentino bensì nel Ragusano». Il tour fotografico parte dalla Valle dei Templi, dal sole riflesso dagli ulivi saraceni, tra le vie del Rabato. «La scelta di questo percorso è stata dettata da una mia curiosità, orientando così il racconto tra il Montalbano televisivo e letterario — aggiunge — A Porto Empedocle ci ha illustrato i suoi luoghi di infanzia e io l’ho interpretato. Così il mio viaggio prosegue liberamente nella mia Sicilia, tra palazzi, campi e contadini. E solo all’ultimo raggiunge Ragusa e il set di Montalbano, nell’isola inventata da Sironi». In un’alternanza di testi e spazi, il visitatore della mostra viene preso per mano tra le pagine di Camilleri: dalla “Gita a Tindari” a “Il ladro di merendine”, passando per “La voce del violino” e “Il cane di terracotta”. E la voce dello scrittore, nell’intervista realizzata da Salvatore Ferlita è la speciale guida turistica: «Tutto quello che riguarda la nostra cultura leggendaria non proviene dalle sponde dell’isola ma da quella Sicilia che guarda all’interno di se stessa». Il tour fotografico passa per le campagne e le colline aride dell’entroterra, e arriva infine alla città, al barocco del Ragusano, ai quartieri arabi. Il percorso è costituito da fotografie in bianco e nero, eleganti e affascinanti, intervallate da passi dei romanzi che quei luoghi evocano. «La scelta del bianco e nero fa parte della memoria - conclude Leone - Ricordi, storie. Qualcosa di più astratto, una tipologia di colore che non è cartolina illustrata. Viene fuori una Sicilia metafisica».
Adriana Falsone
 
 

Libreria Broadway, 3.4.2014
Via Rosolino Pilo 18, Palermo - ore 18:00
Presentazione del libro di Salvatore Ferlita e Giuseppe Leone
L'isola immaginaria. Andrea Camilleri e la Sicilia
"Kalòs" Edizioni
insieme agli autori presenta il libro Nino Giaramidaro
Contestualmente alla presentazione del libro, sarà allestita una mostra fotografica di Giuseppe Leone con foto tratte dal libro stesso



Salvatore Ferlita / Giuseppe Leone, Nino Giaramidaro e Salvatore Ferlita (Foto CFC)


Il Camilleri Fans Club (Foto Nino Pillitteri)


Giuseppe Leone / Nino Giaramidaro e Melo Minnella (Foto Nino Pillitteri)

 
 

ANSA, 3.4.2014
Al Bif&st Sorrentino e Camilleri
Quinta edizione in programma a Bari dal 5 al 12 aprile

Bari - Saranno Paolo Sorrentino e Andrea Camilleri intervistato da Pif ad aprire e a chiudere la quinta edizione del 'Bif&st' (Bari international film fest), in programma a Bari dal 5 al 12 aprile. L'iniziativa è stata presentata in un incontro con i giornalisti dall'assessore regionale alla Cultura e Turismo, Silvia Godelli, e dal direttore artistico della manifestazione, Felice Laudadio.
 
 

l'Espresso, 4.4.2014
Intervista
Andrea Camilleri e il fascino dello Zelig di Sicilia
Nella sua casa romana, lo scrittore parla del suo ultimo romanzo 'Inseguendo un'ombra', ambientato nell'italia del XV secolo e dedicato a un misterioso personaggio, realmente esistito, che cambiò più volte identità fino a divenire maestro di cabala di Pico della Mirandola. Ma non solo: parla di cultura in tv, di politica, e di Europa

La sua casa romana è piena di libri. Rigorosamente sistemati in ordine alfabetico, nella grande libreria che abbraccia la stanza. Dal pavimento fino al soffitto. Ma è solo metà dell’immensa raccolta di volumi che abita in casa di Andrea Camilleri. Lui quei libri li ha letti tutti. «Quasi tutti» precisa sorridendo, sigaretta in mano e voce potente ma piena di garbo ed ironia.
A 88 anni è uno degli autori più prolifici del panorama letterario italiano, grazie all’inappagabile curiosità che resta la sua principale fonte di ispirazione. «Insieme alla lettura. Leggere è una grande scuola, la mia regola era almeno un libro al giorno».
Nasce così anche la sua nuova «macchina narrativa», Inseguendo un’ombra (Sellerio), ispirata alla storia vera di un misterioso personaggio, un ebreo siciliano del XV secolo, Samuel ben Nissim Abul Farag, convertitosi al cristianesimo per puro opportunismo con il nome di Guglielmo Raimondo Moncada, feroce persecutore della sua stessa gente e uomo di fiducia dei più alti prelati romani, poi «caduto in grave errore» (forse un omicidio) e per questo costretto a reinventarsi una terza identità, quella di Flavio Mitridate, maestro di lingue e cabala di Pico della Mirandola. Una storia che Camilleri apprende nell’estate del 1980 in casa dell’amico pittore Arturo Carmassi, leggendo la presentazione al catalogo di una sua mostra del ’72 firmata da Leonardo Sciascia e intitolata “La faccia ferina dell’Umanesimo”.
«Mi colpì la figura di quest’uomo di grandissima cultura, che fu capace di vivere compiutamente vite diverse. Non è che fingeva di essere qualcun altro. Ogni volta che cambiava identità diventava davvero un’altra persona, con una capacità più che camaleontica. Non mutava solo colore della pelle, ma trasformava la propria psicologia e il proprio modo di pensare».
“Inseguendo un’ombra” tuttavia non è un romanzo storico, né una biografia. Ed è lo stesso Camilleri ad avvertire il lettore, attraverso degli intermezzi narrativi in cui lo mette al corrente del proprio desiderio di indagare le tante zone d’ombra nella vita di Samuel-Guglielmo-Flavio attraverso gli strumenti che gli sono più congeniali, quelli del romanziere. In un’opera che è quasi un manuale di scrittura, in cui l’autore spiega il perché di certe scelte narrative e di certe invenzioni, ma anche una sorta di esplorazione psicologica delle contraddizioni e dell’ambiguità dell’animo umano.
«Contraddirsi è vivere. Leonardo Sciascia pensava spagnolescamente alla morte e al fasto della morte, tanto che scrisse da sé la propria epigrafe: “Ce ne ricorderemo, di questo pianeta”. Ma ne aveva pensata anche un’altra: “Visse e si contraddisse”. Sarebbe stata più giusta, piacerebbe anche a me. Quando ti trovi di fronte ad una personalità multipla come quella del mio personaggio, vedi contraddizioni spinte al livello estremo e capisci che la possibilità del cambiamento totale gli derivava dalla sua profonda cultura, somma appunto di culture contrapposte, anche se il pensiero ebraico rimaneva la riserva logica che adattava di volta in volta, mascherandola nelle forme adeguate».
Non sarà anche per questo che la cultura fa tanta paura al “potere”?
«Se è una cultura importante, per i potenti è sempre una nemica, a meno che non decidano di portarla dalla loro parte e di farsela amica. L’attuale guerra contro la cultura è dovuta ad una massa di gente che non ne capisce il valore e se la mette sotto i piedi. Come disse Cristo: “Signore perdona loro perché non sanno quello che fanno”. È gente affetta da un’ignoranza totale. Non bastano le citazioni per essere persone colte, la cultura fa parte del sangue che circola nell’individuo e la si può rispettare solo coltivando sin da ragazzi il sapere che un domani ti servirà. Ma i potenti hanno una visione ridottissima del futuro, per questo pensano ad erigersi tombe fastose finché sono in vita. Un poeta non ha bisogno di farlo, saranno i posteri a costruirgliela. L’unico dato positivo è che di solito i potenti chiamano grandi artisti per farsi erigere tombe che spesso sono vere opere d’arte». Sorride.
Attraverso la storia di una personalità multipla, Lei racconta un po’ anche la storia dell’uomo, che secolo dopo secolo per esempio persevera nelle guerre di religione. Vuol dire che non si impara mai dalla Storia?
«Si dice “Historia magistra vitae”, ma la Storia non ha mai insegnato niente a nessuno. È troppo mutevole, perché troppi sono i punti di vista per la sua interpretazione, spesso contrapposti. Non si impara dalla Storia ma dalla vita. E l’Ucraina, la Russia, l’Europa e l’America ne sono la prova. Se non c’è stata ancora un’altra guerra è perché ci fanno paura le armi che abbiamo. Senza contare poi che la guerra è contro natura, perché sono i genitori a seppellire i figli e ciò dimostra che appartiene al regno dell’assurdo».
Una caratteristica importante dei suoi romanzi è il gioco di contaminazione tra lingue e linguaggi, ma anche l’abilità con cui usa lo strumento del dubbio per tenere agganciato il lettore. Quanto si diverte a scrivere?
«Moltissimo! Lo sviluppo della lingua e la sua articolazione, il suo rinnovamento, sono fondamentali, altrimenti si correrebbe il rischio di rendere tutto inverosimile. Sin dal primo romanzo ho tenuto presente, all’inizio in forma inconscia, la mia esperienza di lettore e questo credo abbia fatto la fortuna dei miei libri, anche se nessun recensore fino ad ora l’ha mai notato. Io interagivo con i libri che leggevo e più un romanzo mi apriva varchi perché potessi entrarvi in profondità, più ero contento di farlo. Questo bisogno di interazione me lo sono portato nel mio modo di scrivere, lasciando che il lettore diventi parte attiva del mio lavoro, quasi fosse uno spettatore di teatro».
Lei ha sempre amato le sfide. L’ha fatto da scrittore e ancora prima da regista teatrale, il primo ad avere messo in scena in Italia Beckett, e da autore e regista di programmi culturali per la radio e la televisione. La sua esperienza televisiva sarà oggetto di un documentario di sua nipote Alessandra Mortelliti, “Andrea Camilleri, io e la Rai” al Bari International Film Festival. Perché oggi la cultura in tv è quasi un tabù?
«Perché si sottovaluta il telespettatore. Essendo oggi in Italia i fatti culturali elitari, si pensa che avrebbero un bacino di utenza ridotto. Così la televisione commerciale, che vive di pubblicità, opta per programmi di larghissimo consumo senza ambizioni culturali di alcun tipo. Mentre la televisione di Stato, che vive anche di canone e ha quindi dei doveri verso chi lo paga, dovrebbe infischiarsene degli ascolti e puntare su programmi culturali di valore per una platea che esiste e che potrebbe solo aumentare. C’è un errore di ricerca di mercato, il mercato culturale ci sarebbe ma serve il coraggio di farlo sul serio».
Anche la politica l’ha sempre vista parte attiva, da ultimo sulla questione della futura presidenza della Commissione Europea. Cosa si augura per l’Italia e che Europa vorrebbe?
«Per l’Italia vorrei intanto che uscisse dalla situazione infame in cui si trova, da questo profondo abisso in cui è precipitata con una disoccupazione al 13% che è una vera emergenza. L’Europa che vorrei non è questa, fondata solo sull’euro e sulle banche, strenuamente attenta ai bilanci. Oggi l’Europa traballa perché è l’euro ad essere stato attaccato e se l’Europa avesse avuto una vera identità comune avrebbe comunque resistito. Invece, le nazioni si comportano come fossero soci di una società per azioni, senza identità e senza tradizioni. Bisogna tornare a dare valore ai valori e non soltanto al denaro».
Ornella Sgroi
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 5.4.2014
Ha ispirato il romanzo di Camilleri e il libro di Cardillo e Scandaliato Ritratto di un sapiente che fu precettore di Pico della Mirandola e che fa riscoprire pagine nascoste di storia
Erudito, omicida e amico dei papi la vita spericolata dell’ebreosiciliano
Omosessuale e frequentatore di alcove, docente di successo cambiò nome quando riparò in Germania dopo un delitto

Se n’è rimasto acquattato, nelle pieghe dei secoli, questo ebreo siciliano del Quattrocento convertitosi al cristianesimo. Rintanato nella soffitta polverosa della Storia, ma sinistramente pronto a manifestarsi nella sua prepotenza affabulatoria, alla stregua di un pirandelliano personaggio in cerca d’autore. Di autori sarebbe meglio dire, se è vero che Semuel Bulfarachio, noto anche col nome di Guglielmo Raimondo Moncada, alias Flavio Mitridate, nel giro di pochi giorni ha fatto capolino dalle pagine di un romanzo di Andrea Camilleri, “Inseguendo un’ombra” (Sellerio), per poi ripresentarsi al centro di un interessantissimo volume, vergato non a caso a quattro mani da Licia Cardillo Di Prima e Angela Scandaliato, intitolato “Flavio Mitridate. I tre volti del cabbalista” (presentazione di Mauro Perani, Dario Flaccovio editore). La prima è una scrittrice di Sambuca di Sicilia, che ha all’attivo romanzi in cui spesso le vicende storiche si mescolano con l’invenzione; la seconda è una delle massime esperte di ebraismo in Sicilia.
Proprio a lei si deve il ritrovamento di un documento rogato dal notaio Ferdinando Giuffrida di Sciacca il 6 marzo 1491, grazie al quale è stato possibile identificare Flavio Mitridate (fino ad allora genericamente indicato quale agrigentino) come caltabellottese. Ne è venuto fuori una sorta di Giano bifronte cartaceo che però si rivela quale lavoro di sintesi, pur nella sua doppia scansione.
E se è vero che Andrea Camilleri, da allievo dell’abate Vella, ha costruito un perfetto apocrifo in quanto “mistificazione d’una mistificazione”, in cui il sembiante diremmo noir di Raimondo Moncada ha la meglio (tanto di cappello all’autore empedoclino), le due autrici di “I tre volti del cabbalista” hanno, pur nell’individualità dei contributi, dato forma a un affascinante ibrido, in cui dal romanzo storico e di ambiente viene fuori la sua escrescenza araldica. Col conseguente doppio risultato di avere ricollocato al centro della ribalta rinascimentale europea una figura straordinaria e contraddittoria, quella appunto di Mitridate, nello stesso tempo illuminando una zona d’ombra della nostra storia e geografia isolana, legata all’ebraismo.
Si tratta di un capitolo avvincente e forse ancora rimosso, prodigioso e a tratti oscuro, che da tempo attende una sorta di riscossa dell’entusiasmo e della conoscenza. Perché la parabola esistenziale di Semuel Abul Farag, uomo sapientissimo, teologo, filosofo, poeta, cabbalista, conoscitore del greco, del latino, dell’ebraico, del caldeo, dell’arabo, è anche quella di tanti altri personaggi che sostanziano un’identità giudaica isolana tuttora relegata in una sorta di limbo della Storia. A leggere infatti le pagine in questione si ha l’impressione di trovarsi innanzi all’unico plausibile paradigma indiziario in materia, costruito sulla base delle tracce, delle testimonianze, delle chiose che riguardano questo ebreo nato a Caltabellotta: uno di quei posti che nelle vecchie carte geografiche ci immagineremmo indicati con l’epigrafe “hic sunt leones”. Un piccolo paese della provincia agrigentina dimenticato da Dio e dagli uomini, verrebbe da dire, e invece centro animato da inaspettato fervore: quello del padre di Semuel ad esempio, ossia Nissim, rabbi molto colto e stimato, che dai segni alfabetici e dagli astri traeva responsi particolarmente concupiti. Il figlio si forma alla scuola rabbinica di Sciacca; dopo la sua conversione al cristianesimo verso la metà degli anni Sessanta, quando assume dal suo mecenate il nuovo nome, Guglielmo Raimondo Moncada approfondisce gli studi di lingue orientali a Catania e probabilmente a Messina. A un certo punto, egli lascia la Sicilia per recarsi all'università di Napoli e studiare medicina. Consolidatasi la sua formazione, con il favore di protettori di prim’ordine come i papi Sisto IV e Innocenzo VIII, questo ebreo convertito intorno al 1480 sarà all’apice del suo successo, famoso nel mondo dei dotti umanisti e dei cabbalisti cristiani. Siciliano dalla personalità misteriosa, eccessiva, omosessuale che non fece mai mistero della sua natura, docente ricercato e predicatore irresistibile, a un certo punto è costretto ad abbandonare Roma e gli ambienti della Curia (dove pare sguazzasse nel fango e nelle alcove): si macchia infatti di un delitto, forse un omicidio, e ripara in Germania. Lì cambierà nome, facendosi chiamare Flavio Mitridate e insegnando a Locarno, Tubinga, Colonia.
Ma altri problemi sarebbero sorti, costringendolo a tornare in Italia: lo troveremo a Firenze precettore niente meno che di Pico della Mirandola, per il quale tradurrà in latino molte opere cabbalistiche, facendo parte del gruppo di intellettuali amici del grande pensatore passato alla storia per la sua prodigiosa memoria: tra questi, Marsilio Ficino e Pier Leone da Spoleto. Anche se i rapporti tra il siciliano e Ficino non furono per niente facili, e molto ambiguo si rivelerà il legame con Pico, di cui perdutamente si invaghì. Oltre alle mirabili traduzioni, rimangono le glosse antipapiste e anticlericali di Mitridate, che rivelano particolari intimi e scabrosi dei papi e dei cardinali coi quali egli fu in relazione, poste ai margini di manoscritti tradotti per Pico della Mirandola (oggi conservati, ironia della sorte, presso la Biblioteca Apostolica Vaticana) e inserite in contesti diversi, dai passi biblici a quelli talmudici o cabbalistici. Chiose che offrono uno straordinario, inquietante, modernissimo affresco della corte papale di quel periodo. Da lì, l’ebreo dalle tante vite, “unico in tutto” e insieme scisso e nevrotico, megalomane e mentitore, si spostò a Fratta, poi si rifugiò a Viterbo avallando imposture ideologiche. Per ritornare in Sicilia, nel suo paesino d’origine, prima di sparire per sempre.
Salvatore Ferlita
 
 

Per un pugno di libri, 5.4.2014
La scomparsa di Patò
Cliccare qui per vedere la puntata

Nel corso della puntata, dedicata al romanzo di Andrea Camilleri, Piero Dorfles ha anche presentato "Inseguendo un’ombra".
 
 

Quotidiano.net, 6.4.2014
La Biblioteca
Soffia il vento. Di Trinacria

Soffia il vento. Vento di scirocco. E, lo sappiamo tutti, no?, scirocco è sinonimo di Sicilia, inimitabile terra di letteratura (quella che, stavolta ve lo dico all'inizio, unica può salvarci dalle stolide beghe di tutti i giorni). Da Cielo d'Alcamo a oggi. Ma non divaghiamo. Vi chiedo un po' d'attenzione perché nasce, made in Vinitaly, "la strada degli scrittori".
Nomi che fanno venire i brividi: Sciascia, Pirandello, Brancati (l'inimitabile), Consolo, Buttitta, Bufalino (il gigante), Camilleri per non parlare, ovvio, di Verga. Orbene, come si leggeva nei romanzi d'appendice, adesso viene il bello. Volete approfondire la vita di questi scrittori? Impadronitevi dei luoghi ove vissero amarono sognarono (e da cui, in qualche caso, furon costretti ad andarsene).
E' questo il senso dell'iniziativa promossa da Felice Cavallaro. A esempio sarà di sicuro interesse seguire passo passo i trenta chilometri che separano Racalmuto da Porto Empedocle. Da Sciascia a Camilleri. Nel mezzo potrete ammirare la davvero immortale Valle dei Templi e le targhe, le lapidi, le trattorie, le case natali, i paesaggi che riempivano gli occhi (e gli stomaci...) dei nostri amati autori. Chiaramente, non soffrirete fame né la sete. I vini, lì, sono ottimi. Come la letteratura. E se, per caso, passate da Vigàta andate a salutare Montalbano. E' un bravo commissario. Magari vi potrebbe dare una mano. Non si può mai sapere. La vita è un giallo.
PS Nei prossimi giorni vi darò altri ragguagli.
Francesco Ghidetti
 
 

Il Giornale, 7.4.2014
Camilleri e Carlotto, ombre (silenziose) di plagio
Troppi debiti letterari nelle nuove opere dei due giallisti. Ma tutti tacciono

La piccola storia che raccontiamo oggi insegna due cose, se ancora ce ne fosse bisogno: che esistono mostri sacri delle nostre (piccole) Lettere non immuni da ombre; e che, essendo sacri, sono intoccabili. Il portale dell'Enciclopedia Treccani (Treccani.it) da tempo ha un magazine che si occupa di cultura, società, scienze spettacolo...
Molto autorevole ma negli argomenti poco - come dire? - giornalistico. Da un mese, però, a dirigerlo è stato chiamato Riccardo Chiaberge, già capo Cultura del Corriere, poi responsabile dell'inserto «Domenica» del Sole24Ore, poi di «Saturno» del Fatto quotidiano. Insomma, uno che ha fiuto, fonti, idee. Bene. Fra le prime soffiate ricevute, trasformate in un pezzo firmato da Antonio Armano, c'è quella di due pesanti «emulazioni letterarie». Il primo caso riguarda il nuovo romanzo di Andrea Camilleri Inseguendo un'ombra (Sellerio), attualmente primo nella classifica dei più venduti in Italia, e la cui storia (con al centro Flavio Mitridate, sfuggente figura di ebreo convertito che nel XV secolo introdusse la cabala nella cultura cristiana) ha qualche debito di troppo con il saggio di Giulio Busi Vera relazione sulla vita e i fatti di Giovanni Pico, conte della Mirandola (uscito nel 2010 da Aragno): scrivendo in equilibrio tra invenzione e ricostruzione storica, Camilleri cita sì il libro di Busi per le parti documentali, ma poi ci pesca a piene mani anche per quelle narrative (e il pezzo su Treccani.it spiega tutto nei dettagli). Se non è plagio, una pesante scorrettezza. Il secondo caso invece coinvolge la pièce scritta da Massimo Carlotto Crime Story (il cui strillo è «Una storia inedita»...), in scena da gennaio, che ricalca per molti aspetti - secondo l'articolo di Armano - il libro Dita di polvere dello scrittore Massimiliano Comparin, inviato a suo tempo allo stesso Carlotto, consulente della casa editrice e/o. Il famoso noirista ha rifiutato il manoscritto (che è ancora inedito) per la collana che dirige, ma come scrittore sembra averlo apprezzato fin troppo. Comparin chiede il riconoscimento della paternità del soggetto. Il pezzo di Armano è online, sul portale dell'autorevolissima Treccani, da una settimana. Ma nessuno lo ha ripreso (neppure il Sole24Ore, di cui Busi è uno storico collaboratore). I mammasantissima delle lettere non si toccano.
Luigi Mascheroni
 
 

Tvblog.it, 7.4.2014
Rai vende fiction all'estero: Montalbano, Una Grande Famiglia e Non è mai troppo tardi i più richiesti

Dagli Screenings di Venezia nuovi ordini di acquisto di serie e miniserie italiane per i distributori internazionali, dalla Cina al Sudamerica.
La Rai chiude il mercato di Venezia poche ore prima del MIP TV di Cannes e ‘celebra’ il proprio successo aggiornando la lista delle serie tv e dei format fictional acquistati, od opzionati, dai distributori esteri. Sarebbero stati chiusi accordi per oltre 900.000 euro e ci sarebbero scambi per altri 600.000 euro da chiudere proprio a Cannes.
A fare la parte del leone c’è sempre Il Commissario Montalbano, anche nella sua versione ‘giovane’, con Michele Riondino ‘al posto’ di Luca Zingaretti. Il successo delle storie nate dalla penna di Andrea Camilleri, dunque, continua e dopo la Germania, l’Inghilterra, la Spagna, Finlandia, USA e altra buona parte delle tv del pianeta, hanno acquistato Montalbano, jr e sr, anche il canale pay latino-americano Chello, così come gli svizzeri hanno puntato su Riondino e il circuito spagnolo Forta sta trattando per la rimessa in onda delle collection targate ‘Vigàta’.
Giorgia Iovane
 
 

Dialoghi alla Kore, 8.4.2014

Ancora grandi protagonisti a "Dialoghi alla Kore" (la manifestazione organizzata dall'università di Enna e coordinata dal giornalista Salvo Fallica). Protagonisti dei prossimi dibattiti-seminari grandi firme del giornalismo, personaggi dalla valenza culturale e storica, scrittori ed artisti.
[...]
Il 15 aprile il dibattito su "Arte, cinema e cultura della comicità" vedrà come protagonisti Nino Frassica ed il regista camilleriano Rocco Mortelliti. Si parlerà anche di Andrea Camilleri.
[...]
 
 

Mauxa, 9.4.2014
Libri prossime uscite: Camilleri, Sveva Casati Modignani, Andrea Vitali e Tiziano Terzani
Libri prossime uscite: Segnali di fumo di Andrea Camilleri, La moglie magica di Sveva Casati Modignani, Quattro sberle benedette di Andrea Vitali e Un'idea di destino di Tiziano Terzani.

Segnali di fumo di Andrea Camilleri (Utet) – Uscita 18 aprile. Camilleri annota e lancia i propri “segnali di fumo”: la corruzione politica, la disoccupazione, l'impoverimento sociale, culturale ed economico dell'Italia sotto gli occhi di tutti. Non rinuncia al piacere dell'aneddoto, dell'incontro con personalità di rilievo. Né alle considerazioni letterarie lungo le opere degli scrittori che predilige e che, da sempre, lo accompagnano. C'è poi l'umore della vita legato al tempo che, inesorabilmente, scorre: "... mettiamola così: il tempo è una giostra sempre in funzione. Tu sali su un cavalluccio o un'automobilina, fai un bel po' di giri, poi, con le buone o con le cattive, ti fanno scendere."
Di Camilleri è da poco uscito “Inseguendo un'ombra” (Sellerio editore Palermo): l'enigmatica trina figura di Samuel ben Nissim Abul Farag-Guglielmo Raimondo Moncada-Flavio Mitridate, presente nella top five dei libri più venduti.
[...]
 
 

La Voce, 9.4.2014
Si e' conclusa la rassegna "Inedito d'autore" all'Auditorium
Celestinianamente, il lavoro
Ascanio Celestini racconta l'eccidio nazista dei minatori di Niccioleta

Si è conclusa "celestinianamente" la rassegna "Inedito d'autore" all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Le tre serate hanno visto succedersi sul palco della sala Sinopoli tre fra i più importanti rappresentanti del teatro di narrazione italiano: Marco Paolini, Marco Baliani e Ascanio Celestini.
Le storie, selezionate da Andrea Camilleri e "donate" ai tre narratori, sebbene molto diverse tra loro, avevano lo scopo di far conoscere al pubblico vicende poco note della storia dell'Italia e degli italiani.
Con "Niccioleta", Ascanio Celestini continua la sua instancabile ricerca sul lavoro e sulla Resistenza. La storia che Andrea Camilleri ha scelto per lui parla dell'eccidio nazista di Niccioleta, piccolo paese minerario nel Grossetano.
Il 13 giugno del '44, i 150 minatori che lavoravano alla miniera del paese vennero deportati (e 77 poi fucilati) per aver difeso con le armi la loro miniera dal rischio di attentati nazisti, nei giorni concitati della guerra partigiana.
E' una vicenda poco nota, forse perché meno legata di altre alla Resistenza vera e propria; infatti, dice Celestini, i lavoratori protagonisti, della strage non lottavano in nome della liberazione dell'Italia dall'invasore fascista, ma per preservare la loro miniera e quindi il loro diritto di continuare a lavorare.
Celestini inserisce nello spettacolo brevi estratti audio in cui è lo stesso Camilleri ha raccontare stralci della storia con ironia e calore.
E lo spettacolo è "celestiniano" non solo nella sostanza, ma anche nella forma, nella cura del linguaggio, nel privilegiare l'atto di narrare che è di per se stesso garante della memoria del passato.
Come sempre solo sul palco, senza intrusi scenografici, salmodiando vecchi canti operai, con un leggìo (che quasi non usa, per fortuna!), l'imbonitore Celestini racconta dell'importanza della lotta per il diritto al lavoro, ieri come oggi, soprattutto oggi, in un'epoca in cui il lavoro appare sempre più come un'entità aleatoria ed evanescente.
Antonio Careddu
 
 

TvZoom, 9.4.2014
Andrea Tidona, il Fazio del "Giovane Montalbano": «Forse gli ascolti alti della nostra serie non hanno fatto piacere a qualcuno»

Andrea Tidona è uno di quegli attori che in pochi conoscono, ma che in tanti riconoscono. Cinema, televisione, teatro: volto di tanti personaggi, dal pittori comunista dei Cento Passi al padre di famiglia della Meglio Gioventù, dal colonnello dei carabinieri del 7 e l'8 di Ficarra e Picone ai magistrati Giovanni Falcone, Rocco Chinnici nelle fiction tv, senza scordare l'amato Fazio nel Giovane Montalbano.
[…]
Tornerà nel ruolo di Fazio nella seconda serie del "Giovane Montalbano"?
«Sì, ma non so ancora se le riprese cominceranno in estate».
Non è che il giovane Montalbano dà fastidio al Montalbano senior?
«Molti siciliani hanno detto che era più bello di quell'altro, forse perché più castigato, meno folcloristico. Nelle ultime puntate di Montalbano mi sembra che si siano presi troppe licenze in questo senso, magari i nostri ascolti non hanno fatto piacere a tutti».
Tiziana Leone
 
 

Il Velino, 10.4.2014
Rai: ottimi risultati al Miptv di Cannes

La fine del mercato MIPTV di Cannes ha visto risultati di eccellenza per la commercializzazione dei titoli del portafoglio RAI che si sommano a quelli positivi già riscontrati agli Screenings di Venezia.
[...]
In Australia, High Gloss e SBS stanno trattando “La Narcotici 2”, la trilogia de “Gli Anni Spezzati” e il rinnovo della licenza sugli episodi di Montalbano. Nero Wolfe continua a suscitare interesse: è stato venduto in Iran ad IRIB e in Russia a Mauris. RTS Svizzera ha acquisito i diritti del “Giovane Montalbano” e in Inghilterra, British Telecom ha acquisito tutti i diritti SVOD del “Commissario Montalbano”. Gli operatori del mercato televisivo internazionale sono in fervente attesa per i prossimi episodi del “Giovane Montalbano” previsti per la fine 2014.
[...]
 
 

Il Tirreno, 10.4.2014
Io e la locomotiva che si arrampicava fino a Pavana

Pavana. Una tiepido pomeriggio di sole a Pavana, sul versante nord della Montagna Pistoiese, il borgo di Francesco Guccini che delimita il confine tra la provincia di Pistoia e quella di Bologna.
[…]
Legge gialli di altri autori?
«Certo, Camilleri, altri italiani e alcuni nordici».
[…]
Stefano Fiori
 
 

Bif&st, 11.4.2014

Tributo a Andrea Camilleri
Andrea Camilleri, io e la Rai
di Alessandra Mortelliti con Andrea Camilleri. Italia 2014, 95’.
SOGGETTO Annalisa Gariglio Alessandra Mortelliti
FOTOGRAFIA e MONTAGGIO Rosa Pugliese
PRODUZIONE Palomar
Il grande scrittore siciliano ripercorre in una approfondita e spesso divertente intervista la sua lunghissima esperienza all’interno della RAI in veste di programmista, autore, regista e tuttofare. Un pezzo importante di storia culturale del nostro Paese rivisitata da uno dei suoi grandi protagonisti anche in occasione dei sessanta anni della RAI, la più grande azienda culturale italiana.
ore 18.00 Galleria 1 - ingresso libero
A cavallo di un cavillo
Intervista a Andrea Camilleri di Felice Laudadio. Italia 2013, 40’.
Camilleri racconta il suo lungo e (solo) inizialmente contrastato rapporto col suo Maestro all’Accademia Nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico di Roma: Orazio Costa, che è stato anche il maestro di recitazione di Gian Maria Volonté e dei più grandi attori italiani del XX secolo.
ore 19.00 Galleria 4 - ingresso libero
 
 

La Repubblica (ed. di Bari), 11.4.2014
Amarcord Troisi

[…]
Oggi arriva a Bari anche Pif — il suo La mafia uccide solo d’estate, in concorso sempre tra gli esordienti, è alle 20,30 al Galleria con Cristiana Capotondi — che si prepara a dialogare con Andrea Camilleri domani mattina, nella giornata di chiusura. Già oggi, il pubblico può avvicinarsi allo scrittore con l’anteprima assoluta di Andrea Camilleri, io e la Rai di Alessandra Mortellitti (presente in sala 1 al Galleria alle 18) e A cavallo di un cavillo di Felice Laudadio (alle 20, sala 4).
[…]
Anna Puricella
 
 

Bif&st, 12.4.2014

A ciascuno il suo di Elio Petri
Teatro Petruzzelli Orario: 9:00. Indirizzo: Corso Cavour. Italia 1967, 90'.
A seguire, ore 11.15
Lezione di cinema di Andrea Camilleri su Gian Maria Volonté, Leonardo Sciascia e il cinema ricavato dai quattro romanzi di Sciascia interpretati da Volonté.
Teatro Petruzzelli Orario: 11:15. Ingresso: libero. Indirizzo: Corso Cavour. Modera Enrico Magrelli. Interviene Pif.

Serata finale
Teatro Petruzzelli Orario: 20:00. Ingresso: € 30/ 20. Indirizzo: Corso Cavour.
Federico Fellini Platinum Award for Artistic Excellence a Andrea Camilleri.


 
 

Colorata.tv, 12.4.2014
Lezione di cinema con Andrea Camilleri - Bari Bifest 2014



riprese video Roberto Pascale
 
 

La Repubblica, 12.4.2014
Camilleri superstar: insieme a Pif, la strana coppia
Al Bif&st lo scrittore tiene una "Lezione" e riceve il Premio Fellini per l'eccellenza artistica, accanto a lui sul palco il regista di "La mafia uccide solo d'estate". Una lunga chiacchierata fra passato e attualità, in un teatro gremito di pubblico che alla fine lo saluta con una lunga standing ovation
LIVEBLOG: foto, video e cronaca
Video di Gianvito Rutigliano
Foto di Anna Puricella e Gianvito Rutigliano




Sabato mattina, la gente in coda al Petruzzelli per Andrea Camilleri e Pif


Gente in coda per la lezione di cinema con Andrea Camilleri e Pif


Il pubblico in coda per poter accedere alla lezione di Camilleri e Pif


Pubblico in piedi per Camilleri


Ecco Camilleri con Pif


Pif e Camilleri


Bifest, Camilleri e Pif: "Simpatia reciproca con Volonté"


Mentre Camilleri e Pif parlano, questa è la situazione fuori dal teatro


Pif: "La mia infanzia sicuramente meno interessante di quella di Camilleri"


"Difficile trasposizione di Sciascia per cinema e radio. Finisci per banalizzare"


Camilleri sui reality: ho una vista ormai ridotta a nulla, vuole che la sprechi così?


Standing ovation per Camilleri alla lettura delle motivazioni del premio Fellini: "architetto della parola"


Tutti in piedi per il premio a Camilleri


Il Petruzzelli in piedi per Camilleri


La consegna del Fellini award a Camilleri da Vendola
Cliccare qui per il video del discorso di ringraziamento di Camilleri per il Fellini award, una lode alla Puglia

Bari - La fila gira intorno a Petruzzelli, all'interno c'è un incontro speciale, una "Lezione di cinema" e d'altro insieme a Andrea Camilleri e Pif, coppia bizzarra, il grande vecchio e il giovane talento, esploso nell'ultima stagione cinematografica con il suo debutto alla regia, La mafia uccide solo d'estate, che proprio al Bif&st ha ricevuto, ieri, il premio alla migliore opera prima. Il viaggio di Camilleri (che a Bari riceve il Premio Fellini) nella memoria prende le mosse dal suo rapporto con Leonardo Sciascia, passa per i film tratti dalle opere dello scrittore siciliano e interpretati da Gian Maria Volontè, al quale il festival ha dedicato un tributo (mostre, proiezioni, dibattiti, testimonianze) a vent'anni dalla scomparsa. Per lo scrittore siciliano è un trionfo. Il teatro stracolmo, le risate e gli applausi durante la conversazione, alla fine una lunga standing ovation e grida.
Il ricordo va indietro nel tempo, al rapporto con Volontè, "ci legava non un'ideologia comune ma una sorta di profonda simpatica reciproca, diventammo amici nonostante la differenza d'età", ma insieme lavorarono solo alla radio, "fece con me la riduzione di I vecchi e i giovani di Pirandello, era straordinario - racconta Camilleri - la sua capacità vocale era pari a quella che poi nel cinema sarebbe stata la sua presenza fisica. La sua voce era riconoscibilissima, per lui non era solo un fatto fisico ma proprio un adeguamento della voce al personaggio". E quando, nel 1968, il Centro sperimentale di cinematografia venne occupato e una delegazione di allievi guidata da Gian Maria "venne a chiedermi se avessi voluto insegnare al Centro occupato, accettati perché me lo aveva chiesto lui, feci lezione fino al 1970".
Poi ci sono i tanti aneddoti legati alla lunga e profonda amicizia con Sciascia, "fummo quasi obbligati all'amicizia, avevamo tante cose in comune, vivevamo a trenta chilometri di distanza, lui aveva avuto come professore Vitaliano Brancati, che era mio amico, e poi tutti e due eravamo sotto il segno di Pirandello, il nostro nume tutelare. Io feci uno sceneggiato da un suo racconto, lui portò un mio libro a Elvira Sellerio e fu grazie a lui che iniziai la mia collaborazione con la casa editrice. Eravamo veri amici perché litigavamo, la vera amicizia è quella, sennò sai che noia... Leonardo per me è una medicina: quando mi sento un po' scarico, e a 88 anni suonati ne ho anche il diritto, piglio un suo libro, leggo tre pagine e mi sento ricaricato: è come l'elettrauto".
Era, continua a raccontare Camilleri, "un uomo assolutamente irreprimibile, una 'testa di calabrese' come si suol dire, con la sua lucidità luciferina, quella scrittura nitida, puntuta, affilata come un bisturi". Per queste sue caratteristiche non poteva avere a che fare con la politica, racconta Camilleri, e fu per questo che lui lo sconsigliò quando decise di entrare in Parlamento, "gli spiegai che sarebbe andato incontro a grandi delusioni, non è che volesse fare carriera politica, è che sentiva l'istinto di partecipare come cittadino alla politica. Si fa eleggere consigliere comunale a Palermo, da indipendente, in una lista di comunisti. A quei tempi se il partito diceva A e tu provavi a dire B, ti davano una bacchettata sulle mani. La sua libertà era sempre condizionata. Dopo sei mesi mi fa: 'ma questi sono pazzi? io vado al consiglio comunale di Palermo per combattere l'esperienza orrenda del governo Milazzo, dove una parte della Dc s'è unita ai comunisti, e a Roma mi vogliono fare il compromesso storico?'. Era un pesce fuor d'acqua. Poi accettò di fare il deputato nelle fila del Partito radicale, stava scrivendo dell'affare Moro, pensò che da deputato avrebbe avuto accesso a certe carte che da comune cittadino non avrebbe potuto vedere. E infatti, finito questo excursus, si dimise".
Alla politica sono legati anche i litigi con Sciascia. Il più animato fu quando, durante il rapimento Moro, Sciascia insieme a Guttuso ("suo carissimo amico, uno dei pochi della cerchia che poteva chiamarlo Nanà invece che Leonardo") "decise di andare da Berlinguer per capire meglio che cosa ci fosse dietro al sequestro. Trovarono Berlinguer distrutto, perché il sospetto, nemmeno tanto campato in aria, era che il rapimento fosse il brillante risultato di un connubio fra Kgb e Cia, un bellissimo colpo contro il compromesso storico. Da quest'incontro Leonardo scrisse un articolo sul Corriere della sera - continua Camilleri - che Berlinguer fu costretto a smentire dicendo che Sciascia s'era sbagliato. 'Io ho capito benissimo', mi disse, 'c'era anche Guttuso con me'. Ma pure Guttuso, che all'epoca era membro della Direzione del PCI, chiamato in ballo fu costretto a dire che Sciascia aveva capito male. Non l'avesse mai fatto. Iniziò una storia di insulti e grida che andò avanti una settimana. A Natale Guttuso gli mandò un biglietto d'auguri, Leonardo mi disse: 'ma questo che vuole, la botta piena e la moglie ubriaca?'".
Sono Ricordi straordinari, di fronte ai quali Pif, sul palco del Petruzzelli, chiede a Camilleri: "Se io racconto la mia infanzia, ho 41 anni, è molto meno affascinante, capisco la differenza di livello ma ho il sospetto - dice il regista e giornalista - che la mia generazione sia molto meno interessante, più arida, ho l'impressione di essere arrivato troppo tardi, quando il divertimento è già finito...". "Se Dio vuole - risponde Camilleri - il mondo cambia, i rapporti umani cambiano, cambiano le valutazioni di certe situazioni alle quali noi prestavamo un valore assoluto e che oggi hanno un valore minimo. Sarebbe assurdo tirare fuori da questo una morale o fare paragoni".
Poi è Pif a dare lo spunto per un'altro aneddoto, quando parla di sicilianità e cita Il gattopardo, "io non l'ho mai letto ma ci sono due cose che ci piacciono tanto, se vai in Sicilia ti portano a visitare un palazzo storico e ti dicono che in quei saloni è stata girata la scena del ballo, sia che ti trovi a Palermo o a Catania o ovunque. E poi - continua Pif - ci piace la frase 'bisogna cambiare tutto perché nulla cambi', perché così diamo una allure intellettuale alla nostra lagnusìa, troviamo una giustificazione al nostro non voler fare nulla, 'tanto questo è il paese del Gattopardo...'". Camilleri racconta di quando, alla vigilia del 2000, ricevette la telefonata di un giornalista di El Paìs che gli chiedeva quale romanzo del Novecento avrebbe traghettato nel nuovo secolo. "Era l'ora di pranzo - dice lo scrittore - gli spaghetti erano in tavola, risposi I promessi sposi, arrivederci e grazie. Poi, a tavola, chiesi a mia moglie: ma I promessi sposi, esattamente, di che anno è? Lei mi rispose 'del 1840', 'minchia!' dissi...". Mi richiama il giornalista e mi fa notare che avevo citato un romanzo dell'Ottocento. 'Ma vede', gli rispondo, 'per me è così contemporaneo...'. Allora mi suggerisce che potrei citare Il gattopardo. 'Noo - rispondo - quello sì che è dell'Ottocento!'. E' un romanzo sopravvalutato, Tomasi di Lampedusa è bloccato in un'idea astorica della Sicilia, crede di fare la storia invece fa il pianto su quel che una certa parte della nobiltà è stata per la Sicilia".
La "Lezione" di Camilleri si sposta poi sul cinema, sui film tratti da Sciascia e interpretat da Volonté e sulla difficoltà di trasporre sul grande schermo uno scrittore come quello, "che parlava per metafore, per allusioni, parlava sempre riferendosi a qualcos'altro". E il discorso, inevtabilmente, si sposta sulla mafia, peraltro mentre qualcuno dalla platea annuncia la notizia della cattura di Marcello Dell'Utri in Libano. "In molti mi hanno chiesto se è ancora utile, oggi, fare un film sulla mafia", gli dice Pif. E Camilleri mette in guardia: parlare di mafia serve sempre, l'importante è in che modo, perché l'esempio sia efficace. "Pensate alle forze dell'ordine - dice lo scrittore - tu vedi la divisa e invece poi senti che pigliano un ragazzo, lo menano e l'ammazzano, e in quanto forze dell'ordine si trovano ad avere dalla loro parte i capi della polizia che li proteggono e li difendono. Questo è l'errore. Non vanno difesi, perché altrimenti danno il cattivo esempio, vanno cacciai a prdate, mandati in galera". Ma questi sono assassini casuali, mentre i mafiosi sono assassini per natura, per definizione. A maggior ragione per parlare di mafia - conclude Camilleri - bisogna evtare il rischio di rendere simpatici i mafiosi, perché a volte questi figghi di bottàna simpatici lo sono pure. Pensate a Il padrino di Marlo Brando: ci si dimentica che quello è uno che fa ammazzare la gente. Tra gli scrittori italiani, chi ha saputo centrare e raccontare bene la malavita organizzata è stato Roberto Saviano con Gomorra. Lì il giudizio morale c'è ed è negativo. Bisogna tenere sempre la barra dritta".
Alessandra Vitali
 
 

La Repubblica (ed. di Bari), 12.4.2014
"Dell'Utri arrestato: ogni tanto li acciuffiamo". Pif e Camilleri, il duetto al Petruzzelli
Sotto assedio di fan il politeama per la conversazione evento del Bif&st 2014. La lezione dello scrittore: "La mafia esiste e bisogna parlarne: il problema è come"

Fa salti di gioia ed esulta - "ogni tanto li acciuffiamo" - Pif quando, durante la sua conversazione sul palco del Bif&st con Andrea Camilleri, arriva il direttore artistico Felice Laudadio e annuncia l'arresto di Marcello Dell'Utri. È soltanto una delle tappe della "giornata particolare" di Pif al Petruzzelli, premiato dal festival del cinema per il suo film "La mafia uccide solo d'estate". Come un'altra vittoria è stata accompagnare lo scrittore Andrea Camilleri in quella che, senza dubbio, è stata la conversazione evento del Bif&st 2014. Ad ammetterlo lo stesso Pif: "Sono molto in imbarazzo, con Camilleri al Petruzzelli. Ci sono persone che arrivano talmente in alto da non dover più dimostrare nulla, io invece ho l'ansia di dover dimostrare".
Siciliani entrambi si parla naturalmente anche di mafia. "Dopo il mio film sulla mafia mi chiedono spesso - ha detto Pif - se è il caso ancora di associare Sicilia e mafia, ma io credo proprio di sì". Mentre Camilleri ha osservato: "Una volta qualcuno diceva che la mafia è invenzione dei giornalisti, ma c'è. Perché è brutto associarla, è brutto nasconderla, far finta di niente. Bisogna parlare della mafia, il problema è come semmai. C'è il rischio che parlando della mafia o descrivendo un mafioso possano risultare addirittura simpatici. Pensate al Padrino, alla interpretazione di Marlon Brando: ci dimentichiamo quasi che sia un mandante di omicidi!".
Secondo la penna che ha inventato Montalbano un esempio arriva invece da Roberto Saviano: "Se c'è uno che ha saputo analizzare la criminalità organizzata è Saviano con Gomorra" ha detto Camilleri. Diverse le standing ovation per Andrea Camilleri, a lui - definito con una mirabile sintesi "architetto della parola" - il Bif&st ha tributato il premio Fellini. Sotto assedio di fan, invece, il foyer e il perimetro esterno del teatro Petruzzelli.
 
 

Made in Italy, 12.4.2014
Bif&st 2014: Andrea Camilleri e Pif, un confronto generazionale

Tutti in piedi al teatro Petruzzelli di Bari per applaudire Andrea Camilleri, super-ospite nell’ultima lezione di cinema (condotta dal critico Enrico Magrelli) in programma nel Bif&st 2014. A dividere la scena con l’autore di Montalbano, c’è Pierfrancesco Diliberto in arte Pif, vincitore del festival con il suo film La mafia uccide solo d’estate nella categoria di Miglior opera prima.
La masterclass, seguita alla proiezione di A ciascuno il suo, film di Elio Petri tratto da un romanzo di Leonardo Sciascia, inizia con un ricordo di Gian Maria Volontè (protagonista del film) da parte del maestro Andrea Camilleri. «Lavorai con Volontè in radio su una riduzione de I vecchi e i giovani di Luigi Pirandello. Gian Maria era straordinario, aveva una capacità vocale pari alla sua presenza scenica. Riusciva – continua Andrea Camilleri – ad adeguare la propria voce al personaggio. Eravamo legati non da un’ideologia comune ma da una simpatia reciproca e profonda».
Pif che non perde tempo nel lesinare battute, afferma subito: «Sarebbe bello per me poter dire: quando ho lavorato con Volontè…».
La conversazione si sposta su Leonardo Sciascia con cui il maestro Andrea Camilleri, durante la sua attività di funzionario Rai, ha collaborato per scrivere uno sceneggiato in cui si trattava del primo delitto che legava insieme mafia, banche e politica. «Eravamo obbligati all’amicizia in quanto avevamo tanti punti in comune, in particolare entrambi eravamo nati sotto il segno di Pirandello, ma litigavamo molto. Oggi – continua Andrea Camilleri – a 88 anni, quando mi sento le batterie scariche, leggo Sciascia e mi sento ricaricato. È diventato il mio elettrauto».
Ammirando i ricordi dell’autore di Montalbano, Pif afferma: «La mia infanzia non è stata così interessante: sono arrivato troppo tardi, quando il divertimento era già finito o forse la mia generazione è più arida». A questa osservazione, Andrea Camilleri risponde: «Ognuno vive nel proprio tempo. Il mondo cambia, cambiano i rapporti umani e cambiano le valutazioni a cui prestiamo attenzione».



Andrea Camilleri ritorna poi su Leonardo Sciascia: «Aveva una lucidità luciferina e una scrittura nitida e affilata come un bisturi. Quando decise di entrare in politica – ricorda il Maestro – glielo sconsigliai: io ero comunista e Sciascia non amava i comunisti, così litigammo».
«Con chi ho litigato io? – si chiede Pif ironicamente – con il concessionario di auto?».
A questo punto, Andrea Camilleri riporta il dibattito sul tema letterario: «Il Gattopardo è un romanzo scritto per i piemontesi: la nobiltà siciliana era migliore di come è rappresentata da Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Da quest’opera infatti – continua l’autore di Montalbano – si ha un’idea astorica della Sicilia».
Pif pone un’interessante questione, affrontata anche nel suo film: «È il caso di unire sempre la Sicilia con la mafia?» Il giovane regista si risponde: «È brutto ma è peggio far finta di non parlarne». Per Andrea Camilleri «se la mafia c’è e la gente non è stata ammazzata da fulmini celesti ma da bombe o kalashnikov, è necessario parlarne. Ma come? – si chiede il Maestro – è questo il problema».
Si passa poi alle domande del pubblico. Andrea Camilleri interrogato su quale fosse l’essenza della letteratura, risponde: «Per me è comunicare cosa ho dentro al più vasto pubblico possibile».



«Da ex funzionario Rai, cosa pensa dei reality e dei format d’importazione?» chiede una persona del pubblico. A questa domanda, Andrea Camilleri risponde ironicamente con un’altra domanda: «Ho la vista ridotta a nulla, vuole che la sprechi guardando i reality?».
L’incontro si conclude con Felice Laudadio che, in tema con le questioni politiche affrontate, annuncia la notizia dell’avvenuta cattura di Dell’Utri a Beirut e anticipa le motivazioni del conferimento del Premio Fellini per l’eccellenza artistica al maestro Andrea Camilleri.
Giovanni Boccuzzi
Foto di Francesco Guida
 
 

Si24.it, 12.4.2014
Premiati sul palco del teatro Petruzzelli
Pif e Camilleri insieme al Bif&st di Bari “Bisogna parlare di mafia, è brutto nasconderla”

Pif e Andrea Camilleri si sono incontrati sul palco del teatro Petruzzelli di Bari nell’ambito della manifestazione Bif&st. Allo scrittore è stato consegnato il premio Fellini alla carriera, mentre a Pierfrancesco Dilibero è andato il premio come miglior film “Opera prima e seconda” per il suo “La mafia uccide solo d’estate”.
I due siciliani inevitabilmente finiscono con il parlare di mafia e durante il loro intervento sul palco è salito il direttore artistico dell’evento, Felice Laudadio, annunciando l’arresto di Dell’Utri. “Ogni tanto li acciuffiamo” ha commentato il regista.
“Dopo il mio film sulla mafia mi chiedono spesso – ha detto Pif - se è il caso ancora di associare Sicilia e mafia, ma io credo proprio di sì”. Mentre Camilleri ha detto: “Una volta qualcuno diceva che la mafia è invenzione dei giornalisti, ma c’è. Perché è brutto associarla, è brutto nasconderla, far finta di niente. Bisogna parlare della mafia, il problema è come semmai. C’è il rischio che parlando della mafia o descrivendo un mafioso possano risultare addirittura simpatici. Pensate al Padrino, alla interpretazione di Marlon Brando: ci dimentichiamo quasi che sia un mandante di omicidi!”.
Lo scrittore fa anche i complimenti al suo collega Roberto Saviano: ”Se c’è uno che ha saputo analizzare la criminalità organizzata è Saviano con Gomorra” ha detto.
 
 

La Gazzetta del Mezzogiorno, 12.4.2014
Camilleri il grande vecchio: «La Puglia andrebbe distrutta»

Bari – Andrea Camilleri è uno dei grandi vecchi del mondo dello spettacolo Italiano, e grande non solo per età (ha compiuto 88 anni), ma soprattutto per intelligenza, generosità, autoironia: a fronte delle numerose richieste di interviste, nel pomeriggio ne ha concessa un’altra, a margine del Bif&st, nel corso della quale ha parlato di sè, dell’Italia, della Sicilia. Uno dei primi argomenti che emerge è la mafia. Se ne parla sempre molto, secondo Camilleri, e subendone anche una certa fascinazione.
"Vedendo il 'Padrino' – dice – siamo stati colpiti dall’interpretazione di Brando dimenticando che è il ruolo di un bandito. Anche Giuseppe Lipari (geometra e consigliere di Provenzano) racconta di aver accompagnato Provenzano al cinema per vedere quel film e che lui rise dall’inizio alla fine". Gli unici che sanno scrivere di mafia - continua Camilleri – sono i magistrati, o i marescialli e i poliziotti che scrivono i verbali e Saviano con 'Gomorra', perchè riesce a trovare "una distanza giusta dagli eventi e consente allo spettatore di esprimere un giudizio e non essere coinvolto".
"Non c'è una banalizzazione della Sicilia in Montalbano – aggiunge – nei miei libri il commissario è diverso, più critico nei confronti della Sicilia". "Oggi in Italia manca in senso dello Stato – continua – la vecchia Democrazia Cristiana, per quanto composta da gente che faceva imbrogli, aveva un senso dello Stato che oggi i politici non hanno".
Stasera Camilleri, nell’ambito del 'Bif&st’, riceverà il premio Fellini alla carriera, ma mentre il suo rapporto con la televisione è stato stretto, non lo è stato altrettanto con il cinema. L’unica volta che avrebbe avuto la possibilità di farlo, scrisse una sceneggiatura con Monica Vitti ed entrambi la titolarono "A donna che t'ama proibisci il pigiama", ma Antonioni, che avrebbe dovuto dirigere la pellicola – ricorda - si rifiutò.
Poi il Sud, altro argomento che sta a cuore a Camilleri. Il Sud che "esiste da un punto di vista economico, e la mia non è una critica contro l’unità d’Italia ma su come venne fatta. Da allora la forbice economica si è allargata sempre di più e il Sud paga, nonostante l’imbecillità del fisco che sostiene il contrario". "La Puglia invece andrebbe distrutta - dice sornione – perchè è l’opposto dell’idea del Sud come un luogo dove la gente non fa nulla".
Nonostante l’età per fortuna Camilleri continua a fare progetti: a breve uscirà un nuovo romanzo storico [in realtà nessun romanzo storico è di imminente pubblicazione, NdCFC], un altro Montalbano estivo e, per festeggiare i venti anni del suo commissario, saranno nuovamente editi i romanzi. Ma una traccia di malinconia si nasconde in questi progetti per il futuro. "Ideologicamente sono sempre comunista, vorrei un mondo migliore con un punto di partenza uguale per tutti, non si può ancora cercare lavoro, che non c'è, a 50 anni. Così non ci può essere dignità di uomini".
 
 

La Gazzetta del Mezzogiorno, 12.4.2014
Bif&st: Camilleri e Pif intervista a due voci

Bari – Li separano oltre 40 anni di età, ma lo spirito e l’amore per la Sicilia sono gli stessi: Andrea Camilleri e Pif sono stati insieme stamattina per il Bif&st sul palco del Petruzzelli e hanno parlato di Sicilia, mafia, e soprattutto di letteratura. L'occasione è nata dall’ultima proiezione, stamane, del film 'A ciascuno il suo' di Elio Petri tratto da un romanzo di Sciascia per ricordare Gian Maria Volontè.
Camilleri ricorda di aver "impiegato Volontè solo in produzioni radiofoniche, ed era straordinario perchè la sua capacità vocale era pari alla sua presenza fisica, c'era un adeguamento della voce ai personaggi".
Pif si agita sulla poltroncina e confessa "sono imbarazzato, non mi sembra vero di parlare con Camilleri di Volontè, Petri, Sciascia e sul palco del Petruzzelli".
E Camilleri intanto continua il suo racconto e ricorda che la sua amicizia con Sciascia nacque quando lui, funzionario Rai, lo invitò a ridurre un suo romanzo per la radio. Dopo un lungo carteggio - continua – "diventammo amici perchè eravamo tutte e due sotto il segno di Pirandello e molto amici perchè litigavamo spesso e si litiga solo se si è molto amici".
Ma perchè – gli domandano - Sciascia non entrò mai in politica? "Sciascia – risponde – era irreprensibile con la sua precisione, la sua scrittura nitida, la sua mentalità: non ci azzeccava nulla con la politica, solo ai tempi dell’affaire Moro accettò una carica perchè pensava di potere avere così accesso a certe carte".
Qualcuno dal pubblico domanda ancora quale delle due generazioni abbia più da raccontare e, mentre Pif riflette che "la giovinezza di un tempo era meno interessante di quella di oggi", Camilleri aggiunge che "il mondo cambia, cambiano gli approcci alle cose e non è possibile trarre una morale. Ognuno vive il suo tempo".
"Pirandello chiudeva le sue lettere - continua – con la frase 'Ti bacio sulla bocca', oggi suonerebbe come immorale".
Il passo da Sciascia alla letteratura è breve. "Io ho il sospetto che a noi siciliani – dice Pif – una certa letteratura ci abbia fatto male. Prendiamo Il Gattopardo: quasi nessuno lo ha letto ma i siciliani, in particolare se ricoprono una carica pubblica, in qualunque palazzo nobiliare dell’isola dicono: 'Qui Visconti ha girato la scena del ballo'. L’altra frase: 'E' necessario che tutto cambi perchè nulla cambi' . E' una bella frase perchè con questa abbiamo dato una bella patina alla nostra ignavia, al fatto che in realtà non facciamo nulla". Ma qualcosa sta cambiando – continua Pif, contento perchè nel frattempo è giunta la notizia dell’arresto di Dell’Utri a Beirut - è necessario parlare alla mafia ma bisogna trovare il modo". "L'arresto di Dell’Utri – continua – mi sembra un film di James Bond: quando lo hanno trovato Dell’Utri stava accarezzando un gatto bianco e nelle cantine della sua abitazione alcuni tecnici stavano preparando una bomba".
"Di alcuni mafiosi sappiamo molto, di altri non riusciremo a sapere altro – dice Pif -. In passato era accettato dalla società che qualcuno potesse far parte della mafia, la Palermo bene faceva a gara per avere la mafia a casa. Le trattative tra Stato Italia e mafia ci sono sempre state". "Ora – continua Pif – dobbiamo cambiare. E’ vero quello che ho detto prima sul 'Gattopardo' che è una caratteristica meridionale essere convinti (o convincersi) che nulla può cambiare, dobbiamo cambiare, non è possibile che ancora oggi stiamo qui a parlare di mafia". Ma tu che sei testimone (dal nome della sua trasmissione su Mtv) – gli domandano – non hai paura?. "No" è la risposta di Pif.
 
 

ApuliaMagazine, 12.4.2014
Ultimo giorno del Bif&st con Camilleri, Pif e i vincitori
La platea del Petruzzelli è gremita, ma se alzi lo sguardo sono pieni anche tutti i palchi, il loggione e fuori c’è una interminabile fila di persone (400, poi si saprà) che non riusciranno ad entrare. Sul palco c’è Camilleri, capelli candidi, sguardo acuto e battute pronte e Pif, che lo affianca nella lezione di cinema, coordinata da Enrico Magrelli, pur avendo una cinquantina d’anni meno del Maestro, si rammarica di non avere la sua memoria.

E’ emozionante sentir parlare Camilleri, è una miniera di aneddoti e strappa applausi e risate soprattutto quando racconta con ironia episodi personali, anche con Sciascia protagonista. La sua verve è tale che i temi trattati, molto seri, - mafia, ruolo della letteratura, approccio dello scrittore nel trattare argomenti scottanti, modo di sceneggiare i romanzi trasponendoli in film - acquistano una ineffabile leggerezza ed una vivacità inattesa. Camilleri, prima di venire al Bifest, si è rivisto i 4 film con Volontè tratti dai romanzi di Sciascia (Todo modo, A ciascuno il suo, Una storia semplice e Porte aperte) ed osserva che il grande scrittore siciliano non ha mai collaborato alla sceneggiatura, cosa molto insolita perché ogni autore che viene trasportato in un altro linguaggio si preoccupa che almeno i punti fermi della sua opera siano rispettati e “traghettati” con fedeltà nel nuovo contesto. Il fatto che Sciascia non intendesse collaborare – ed aveva ragione, per Camilleri - si spiega considerando la difficoltà enorme nel trasporre al cinema o a teatro la sua scrittura, apparentemente semplice ma in realtà tutta basata sull’allusione, in un continuo rimandare ad altri discorsi. Sceneggiare un film di Sciascia è un’impresa “mostruosa”, si finisce con lo spiegare troppo e banalizzare o commettere errori. E a questo proposito il Maestro cita alcune scene dei film che Sciascia, se avesse collaborato alla sceneggiatura, non avrebbe mai consentito, perché assolutamente incongrue nel contesto siciliano. Il romanzo di Sciascia, per Camilleri, è incardinato in una struttura perfetta di romanzo giallo, funziona con la precisone di un orologio svizzero e trasformarlo in un’opera cinematografica è molto rischioso, anche se spesso la straordinaria interpretazione di Gian Maria Volontè ha reso possibili film molto buoni.
Pif, autore del film di successo “La Mafia uccide solo d’estate”, rivela che molti gli chiedono, dopo il film, se non sia brutto associare sempre la mafia a Palermo e lui gira la domanda a Camilleri. “Poiché la mafia esiste, bisogna parlarne ”-è convinto Camilleri “altrimenti facciamo come quel vecchio cardinale palermitano che decenni fa sosteneva che fosse tutta una invenzione dei giornalisti” e spiega che semmai il problema è come parlarne ,perché c’è il rischio che parlando di mafia o descrivendo un mafioso lo si possa rendere addirittura simpatico: si pensi a Marlon Brando nel Padrino o alla definizione, entrata nel linguaggio comune, di “quaquaraquà”, termine usato da un mafioso nel romanzo di Sciascia “Il giorno della civetta “per distinguere gli uomini in “Omini, ominicchi e quaquaraquà”. E a questo proposito Camilleri loda Il fatto che in Saviano, ad esempio, ci sia un giudizio morale, perché questo è molto importante, ed afferma che lo scrittore napoletano è riuscito a parlare di mafia in modo esemplare. Pif si dice convinto che in particolare nell’Italia del Sud sia molto diffuso l’atteggiamento “gattopardesco” che si esprime nella massima “Bisogna che tutto cambi perché tutto resti come prima” mentre nel 2014 è assolutamente necessario uscire da questa “decadenza intellettuale” .”Fermatemi, altrimenti attacco col mio pippone anti-mafia!”, scherza Pif, ma in realtà lui è un esempio concreto di uno che si è sempre messo in gioco in prima persona e non ha mai avuto paura di trattare certi argomenti (e dopo, in conferenza stampa, spiegherà che da anni supporta l’associazione “AddioPizzo” fondata da giovani, che oggi a Palermo ci sono 850 commercianti che non pagano il pizzo, cosa impensabile fino a qualche anno fa, e che lui stesso ha fatto riprese per il suo film a Palermo per quattro settimane senza pagare il pizzo). Le domande del pubblico si fanno incalzanti e toccano gli argomenti più disparati. A Camilleri viene chiesto quale unico libro del Novecento salverebbe, se fosse costretto, e la sorprendente risposta è Orcynus Orca di D’Arrigo; qualcuno gli chiede se vede i reality e la spiritosa risposta è che sarebbe un delitto sprecare la vista, ormai ridotta, in questo modo e per finire riceve anche una proposta di matrimonio da una bella signora, alla quale risponde con garbo “Mia cara, sono sposato con la stessa donna da 56 anni, sono una specie in via di estinzione”.
Alla fine di questo prezioso incontro un pubblico commosso ha tributato al Maestro una standing ovation durata alcuni minuti, nell’attesa di rivederlo stasera nuovamente protagonista al Petruzzelli, quando gli verrà tributato il premio Federico Fellini Platinum Award for artistic excellence.
[…]
Beatrice Camera
 
 

La Repubblica, 12.4.2014
Lo scrittore Markaris: “Solo propaganda la crisi c’è ancora”

Atene. […]
Alexis Tsipras, leader della sinistra radicale di Syriza, è sostenuto alle europee da una lista di intellettuali e scrittori italiani, molti dei quali suoi. Non può essere lui il futuro della Grecia?
«Non mi convince. Con i disastri combinati dalla Troika, Syriza dovrebbe essere al 50% nei sondaggi. Invece è ancorata al 20%, davanti di un’incollatura al partito di Samaras. Tsipras dice una cosa in Grecia e un’altra quando è all’estero. Promette il reintegro degli stipendi tagliati negli ultimi anni e sa che non è possibile. Se Andrea Camilleri mi avesse chiesto un parere, gli avrei detto che per me non è l’uomo giusto»
[…]
 
 

La Repubblica, 13.4.2014
Spettacoli. Autoritratti
Vent’anni fa ha raggiunto la fama inventando il commissario Montalbano
Ma prima, e per mezzo secolo, l’autore siciliano ha fatto tutt’altro
Funzionario, produttore, regista e anche addetto alla censura. Tanti ruoli che ora ripercorre in un documentario
Tra molti aneddoti e un ultima verità
Camilleri c’ero una volta alla Rai
Il documentario. Il testo e le foto sono tratte da “Camilleri, io e la Rai” di Alessandra Mortelliti (soggetto con Annalisa Gariglio) prodotto da Palomar.

Anno 1954: un bel giorno vengo chiamato a sostenere l'esame orale per il concorso Rai e la domanda cui rispondo al professor Apollonio riguarda i rapporti intercorrenti tra Jacques Copeau, André Gide e la Nouvelle Revue Française. Apollonio si alza, mi dà la mano e commenta: «Credo di interpretare il senso della commissione dicendole che questa discussione interessante la proseguiremo a Milano, dove terremo i corsi per quelli che sono stati ammessi». Il che sta a significare, appunto, che sono stato ammesso.
Così comincio ad aspettare questa cartolina, questo precetto che mi convochi a Milano, ma non arriva niente. Passano i mesi. Accetto un altro lavoro e dopo qualche tempo mi ritrovo in una cena davanti al dirigente Rai Gennarini. «Vuole sapere cosa è successo, Camilleri? È successo che abbiamo chiesto informazioni politiche ai carabinieri e quelle che sono arrivate fanno di lei se non Stalin qualcosa di un gradino più giù». Al tempo la Rai aveva come presidente l'ingegner Guala, che di lì a poco si sarebbe fatto frate trappista: figuratevi se poteva ammettere un comunista facinoroso come ero io, perlomeno agli occhi di un maresciallo dei carabinieri di un paese piccolo come il mio.
Un po' meno di due anni dopo squilla il telefono: «Sono Cesare Lupo, direttore del Terzo programma radio della Rai: vuole sostituire la nostra funzionaria addetta ai programmi che va in maternità? Le farei un contratto di sei mesi per mezza giornata di impegno». Lo ringrazio, accetto ma mi sento in dovere di informarlo che al concorso non ero stato preso "perché comunista". E lui mi rispose «Chissenefrega».
Così entrai e, a forza di contratti semestrali, passarono dieci anni prima dell'assunzione.
L'apertura della Seconda rete televisiva fu affidata in blocco a tutti coloro che fin lì avevano fatto parte del Terzo programma radio. Mentre il primo canale si rivolgeva a tutti, il secondo avrebbe dovuto essere più di nicchia, pensato per un pubblico più attento alla cultura. Tra i funzionari c'era un grande organizzatore, Maurizio Ferrara, che ebbe l'idea di sveltire le operazioni creando la figura di un funzionario che facesse da produttore sul campo, il delegato alla produzione. Eravamo tre delegati: lo scrittore Raffaele La Capria, la scrittrice Francesca Sanvitale e il sottoscritto, che sarebbe diventato scrittore solo molti anni dopo. Inaugurammo il Secondo canale con una grossissima produzione: l'originale televisivo La trincea, tratto da un racconto di Giuseppe Dessì su un episodio di guerra della Brigata Sassari. Il giorno prima della messa in onda trasmettemmo a circuito chiuso la prova generale. Invitai ad assistervi mio padre, che aveva fatto parte della Brigata Sassari e ci teneva moltissimo. Alla fine tutti facemmo i complimenti al regista Vittorio Cottafavi. Anche papà, che si era molto commosso, si congratulò con lui, ma aggiunse, con voce tremante, «Se mi posso permettere, tutte le mostrine delle divise sono sbagliate: non sono della Sassari ma della Aosta Cavalleria». Vittorio se lo portò nella sala costumi, confabularono mezz'ora, papà fece dei disegnini, lavorarono nottetempo e così il Secondo canale evitò di inaugurare i suoi programmi con una gaffe colossale.
EDUARDO E I FUOCHI D'ARTIFICIO
Gli intellettuali di destra o sinistra, in quei primi anni Sessanta, avevano un atteggiamento nei riguardi della televisione che variava dall'indifferenza al disprezzo: non volevano averci a che fare. Eduardo, aderendo all'invito per la ripresa televisiva di otto sue commedie, ruppe un muro. Ed era un grande intellettuale di sinistra, prima ancora di essere il grande commediografo che sappiamo. Eduardo aveva intuito prima degli altri l'importanza della televisione, la possibilità di far arrivare il proprio messaggio anche in quei tantissimi paesini dove non c'era un teatro e neanche un cinema. Insomma, la produzione era delicatissima e doveva filare liscissima.
«Caro Camilleri, in televisione c'è la censura e io lo so benissimo —mi avvisò—: quindi dovete usarmi la cortesia di farmi sapere quali sono le parti censurate prima ancora di entrare in sala prove». Ne Le voci di dentro c'era questa battuta: "Prima le feste si facevano con un prete, un sacrestano e quattro vecchiette che cantavano dietro, e venivano una meraviglia; mò si fanno con un ministro e quattro sottosegretari: una schifezza".
L'ufficio censura aveva chiamato per farla tagliare, ma io non glielo avevo detto. Così, vado in studio talmente nervoso che sbatto contro una porta, mi rompo gli occhiali e assisto alla prova senza vedere praticamente niente. Eduardo è seduto accanto a me. Riprovano la scena "incriminata" due, tre, quattro volte. Io muto: il coraggio non ce l'avevo e gli occhiali neanche. A un certo punto lui si volta verso di me e fa: «Camilleri, ma non vi sembra un po' troppo lunga sta battuta?»; «Eh, un po'...»; «Allora tagliamola». Io che non sono credente ringrazio tutti i santi lo stesso, dentro di me. Scendiamo in ascensore, dopo la registrazione, e Eduardo mi fa: «Io la battuta ve l'ho tagliata, ma voi perché non me l'avevate detto?», «Non potevo, ero senza occhiali, minorato, come facevo a discuterne... Ma poi a voi, Eduardo, chi ve l'ha detto?», «La faccia vostra me l'ha detto! Non avete idea della faccia che facevate, e ho capito che vi avevano detto di tagliarla». Gli pagai il caffè.
Sempre ne Le voci di dentro c'è un personaggio, lo zio, che comunica col mondo solo attraverso i fuochi d'artificio da un soppalco. Alla prova generale, nel finale lo zio accende una fontana luminosa: tutto bene. Alla registrazione, lo zio accende lo zolfanello, e succede il finimondo: non era una fontana, ma un furgarone. Sale a venti metri, si apre a ombrello, rimbalza sul soffitto: un cataclisma. Urlano, scappano tutti. Il razzo si va a infilare in una catasta di sedie di paglia della scenografia, dalla regia non vedo più niente, solo fumo. Terrorizzato, pensando che ci sarà sicuramente qualche ferito, mi precipito giù e al centro dello studio trovo immobile Eduardo con le mani dietro la schiena che mi fa: «Caro Camilleri, la televisione è in mano ai preti e ai piemontesi: non distinguono una fontana da un furgarone». E si allontana tristemente nella nebbia.
UN PARADISO FATTO A PEZZI
Dalla Pro Civitate Cristiana di Assisi ricevemmo l'incarico di mettere in scena il testo teatrale vincitore del loro concorso drammaturgico biennale. Il copione era un delirio mentale: si passava da un albergo di Perugia al paradiso come se niente fosse. L'allestimento comportava dunque problemi immani. Le scenografie erano di Silvano Falleni, grandissimo scenografo che non finì mai una scenografia in vita sua. Si doveva trasmettere in diretta, ormai il Radiocorriere l'aveva stampato. Ma Falleni si era rifiutato di fare il paradiso, perché il Radiocorriere non l'aveva citato, giustificandosi col fatto di non averlo mai visto, il paradiso. Allora con l'aiuto del primo cameraman, che idea una soluzione dipingendo nuvolette a mano a coprire i tubi Innocenti, riusciamo comunque ad allestire un paradiso.
Alla prova generale, nel pomeriggio che precede la rappresentazione serale in diretta, Falleni è latitante. Cinque minuti prima mi avvertono che gli ospiti della produzione vorrebbero assistere. Incautamente, acconsento. Entrano cinque cardinali, una decina di vescovi, uno stuolo di alti prelati. Il teatro si riempie completamente di preti e suore. In quel preciso momento entra Falleni, guarda il paradiso e urla «oh che l'è quel troiaio lì?». Nel frattempo il regista televisivo era scomparso, di fronte alle difficoltà della ripresa: s'era dato, e io ero stato convocato di corsa nel pullman di regia. Ricompare Falleni dopo due minuti sul palcoscenico con un martello e fa un salto per rompermi il paradiso. Avevo retto abbastanza: quando vedo Falleni che prende a martellate il paradiso, parto, attraverso bestemmiando come uno scaricatore di porto tutto il teatro, gli do un cazzotto in faccia, gli levo il martello, scorgo due carabinieri in un angolo e ordino «arrestatelo!». E quelli lo portano via. Mi volto e non c'è più anima viva in sala. Le mie bestemmie avevano fatto scappare tutti. Era rimasta in platea solo mia moglie, incinta col pancione, che piangeva disperata.
IL MONSIGNORE E IL MAGLIONCINO
In tv ho fatto non solo il regista, lo sceneggiatore o il produttore, ma anche un mestiere ingrato: l'ambasciatore dell'ufficio censura. Quello che doveva comunicare agli artisti le decisioni della commissione. Venne in Italia Abbe Lane, per esempio, ed ebbe l'ordine di esibirsi con lo sguardo sempre tassativamente fisso alla telecamera, senza mai voltarsi di schiena per ovvie ragioni. C'era poi una ballerina molto bella, Zizì Jeanmaire, che cantava e ballava con un maglione che le arrivava appena all'inizio delle gambe. Mi telefona il Vaticano, che interveniva sempre pesantemente, e un monsignore mi chiede di allungare il maglioncino. Lo vado a riferire. Lei sorride e lo allunga di due dita. Tutto bene. Dopo la trasmissione della puntata, risquilla il telefono ed è lo stesso monsignore: «Lo sa che c'è un problema, Camilleri? La signora alza le braccia, il maglioncino si solleva e tutti guardiamo lì...». Decidemmo che non era il caso di dirle di ballare senza sollevare le braccia.
UNO 007 IN AEROPORTO
Durante gli ultimi episodi di Maigret, di cui ero delegato alla produzione, c'era una scena in cui il commissario doveva uscire dall'aeroporto e veniva aggredito. A Fiumicino ci assegnarono un'uscita secondaria non aperta al pubblico per girare tranquillamente. Una comparsa doveva fare tre salti, puntare la pistola su Gino Cervi e tentare di portargli via il portafoglio. Il regista Mario Landi, ancora a luci spente, non soddisfatto dall'azione fa provare varie volte la scena alla comparsa, sempre più cattivo nella rapina. All'ennesima prova, al terzo balzo, contemporaneamente si apre la porta e spunta dall'aeroporto un elegante signore quarantenne. In una frazione di secondo si vede questo che con la pistola puntata e con un'eleganza estrema alza la sua ventiquattrore, la sbatte in testa al finto aggressore, tira fuori un revolver enorme e lo punta in faccia alla comparsa. Tutta la troupe salta fuori mani in alto urlando «cinema, cinema! Film!». E il signore: «Oh yes, sorry», e si rimette la pistola in tasca. Era un autentico 007.
TUTTO FA SPETTACOLO
Ogni domenica veniva trasmessa la Santa Messa in diretta dalla Cappella di via Teulada nella sede Rai alle otto del mattino. Un venerdì pomeriggio vedo le luci accese in questa cappelletta e il prete che dice messa. Finita la funzione, chiedo spiegazioni al direttore di produzione e mi dice che avevano registrato la messa «perché domenica non abbiamo la disponibilità delle telecamere». Questa fa il paio con la storia di quel cameraman che, dovendo riprendere il Papa e volendo fare una bella inquadratura, gli disse «Santità mi scusi, finga di pregare». Orbene: il miracolo della transustanziazione, cioè la trasformazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo, avviene hic et nunc, no? In quel caso era avvenuto sì il miracolo, ma il venerdì: quello che avrebbero visto i telespettatori la domenica non era più un miracolo, ma la rappresentazione di un miracolo. E questo è il destino della televisione, la sua fortuna o la sua sfortuna: tramutare qualsiasi cosa in spettacolo. Perfino il miracolo.
Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica (ed. di Bari), 13.4.2014
Il personaggio
Il Bif&st incorona Paolo Virzì

«L’esempio della Puglia è deleterio, la Puglia andrebbe distrutta, perché rovina l’equilibrio. È così bello immaginare questo sud povero, inerte, che non vuol fare niente, quindi voi pugliesi rovinate questa immagine, siete gente da cui guardarsi». Così dice Andrea Camilleri con il suo provocatorio sarcasmo.
Maria Pia Fusco
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 13.4.2014
Tre domande a…
Dipasquale “Porto in scena il Filo di fumo di Camilleri”

Ha rimesso insieme la coppia palermitana Lo Cascio- Pirrotta con “Otello” e adesso produrrà un altro spettacolo di marca palermitana con Filippo Luna. Lo Stabile di Catania guarda con interesse ai talenti della nostra città: ne parla il direttore Giuseppe Di pasquale.
[…]
Farà ancora qualcosa con Camilleri?
«Sì, lavoriamo a un’opera teatrale che prende spunto dal romanzo “Un filo di fumo”. È un’operazione simbolica perché si tratta del primo titolo di Camilleri, quando non era ancora Andrea Camilleri, cioè lo scrittore che tutti conoscono, ma dove c’è già in nuce tutto quello che poi diventerà. Questo lavoro sarà una grande sorpresa».
[…]
Nunzia Scalzo
 
 

La Sicilia (ed. di Siracusa), 13.4.2014
I cento anni dell'Inda

Senza un consiglio di amministrazione, senza un consigliere delegato, senza un presidente nella pienezza dei suoi poteri, sotto un'inchiesta giudiziaria finalmente ufficiale, l'Inda arriva al centenario col fiatone ma senza gran rossore. Nel totale vuoto di potere è in balia di una gestione dalla quale la Procura vuole tirare fuori il marcio. I vertici dimissionari e innanzitutto il commissario, stanno esperendo ogni sforzo per tirare a lucido il centenario, nascondendo però la polvere sotto il tappeto: operazione improba perché, nel silenzio permanente di forze politiche e sociali, la magistratura ha inteso scoperchiare le carte con una mossa che sembrando irriverente alla vigilia delle celebrazioni, appare piuttosto un atto di onestà, forse un atto dovuto, ancorché il comunicato della Procura sia pervaso da una sottile reticenza che alla fine sortisce l'effetto di intorbidare ancora di più le acque. In conseguenza di ciò, il clima interno all'Inda è di esasperazione e di tensione: non il migliore per apparecchiare un calendario che richiederebbe innanzitutto serenità ed entusiasmo.
Stando così le cose, va riletto sotto una nuova lente il grido di battaglia "giù le mani dall'Inda" lanciato dalla Siracusa politica e sociale come anche dallo stesso Inda, per respingere tentativi di destabilizzazione quando lo stesso grido andrebbe adesso rivolto proprio agli ambienti da cui era partito. La nomina prima e il mancato insediamento dopo del comitato scientifico presieduto dallo scrittore Camilleri, segna il punto di maggior cedimento delle ultime vicende di una gestione di cui lo stesso commissario fatica a tenere sia il controllo che la memoria. Cosa fare a pochi giorni dal debutto? Probabilmente occorre rifarsi al pensiero greco che consigliava di eludere il presente e ricondursi al passato per guardare al futuro con una disponibilità che il tempo di oggi non ci permette. Forse è un segno del destino che cento anni fa fu Agamennone la tragedia inaugurale, l'uomo che sacrificava sempre agli dei per averne il favore ma non riuscì a scongiurare di venire miseramente ucciso.
Laura Valvo
 
 

La Repubblica - RNEws, 14.4.2014
Camilleri: mai pensato alla tv scrivendo Montalbano
Nel ‘54 fece un concorso in Rai, non lo presero perché era comunista. Poi però Andrea Camilleri venne richiamato e a lungo per la Rai fece il funzionario e poi il regista. Era l’epoca d’oro della tv, un’epoca che lui racconta nel documentario appena uscito “Andrea Camilleri, io e la Rai” (regia di Alessandra Mortelliti). Gli abbiamo chiesto quanto quegli anni abbiano influenzato la sua cifra narrativa



la Domenica di Andrea Camilleri
montaggio di Giulio La Monica
a cura di Francesca De Benedetti

 
 

Movieplayer.it, 14.4.2014
Il grande Andrea Camilleri al Bif&st 2014
Abbiamo incontrato al Bari International Film Festival il grande scrittore ed autore televisivo siciliano che con grande coinvolgimento e sincerità ci ha raccontato il suo rapporto col cinema, con la televisione e con la letteratura. Lunghe code fuori dal Teatro Petruzzelli e applausi a scena aperta per Camilleri che è stato l'ospite d'onore dell'ultimo giorno del Bif&st regalandoci spunti di riflessione ma anche tante risate.

Grande amico di Leonardo Sciascia e Gian Maria Volonté, Andrea Camilleri ha incontrato il pubblico per una lezione di cinema al Teatro Petruzzelli ed ha ricevuto sabato sera il Federico Fellini Platinum Award for Artistic Excellence, ma non si è risparmiato perché nel pomeriggio ha concesso ad un numero ristretto di giornalisti un'intervista esclusiva, di quelle che raramente si dimenticano e che vi raccontiamo con grande emozione. Autore de Il commissario Montalbano, un fenomeno letterario, editoriale e televisivo senza precedenti, ma anche attore, insegnante, autore televisivo e regista teatrale, Camilleri ha sempre mostrato una certa fascinazione per le storie di gangster, per gli intrighi di potere e per il giallo e le storie narrate nei suoi racconti ne sono la riprova. Accolto da lunghissimi applausi e salutato dal pubblico del Teatro Petruzzelli con una standing ovation, Camilleri ci ha parlato, con il sarcasmo che lo contraddistingue da sempre, del suo passato, del presente e della sua visione del futuro.
Cos'ha provato stamattina sul palco del Petruzzelli quando il pubblico si è alzato in piedi per applaudirla lungamente?
E' senz'altro meglio che essere ingiuriati (ride), io non mi so spiegare il motivi reali del mio successo ma posso dire con assoluta sincerità che lavoro senza barare, soprattutto quando scrivo, forse sarà questo che arriva alla gente. Io so quello che valgo e se mi stimano così tanto forse c'è qualcosa che non va (ride).
Ha sempre avuto la fascinazione per i gangster e per le storie di malavita, qual è secondo lei il modo migliore di raccontare queste storie? Cosa ne pensa dei film de Il padrino?
Credo che il racconto perfetto di storie di mafia lo sappiano fare, meglio di chiunque altro, i poliziotti che talvolta in un italiano non proprio perfetto scrivono sui loro rapporti cos'è veramente la mafia e cos'è realmente un mafioso. L'unica eccezione negli ultimi è stato Gomorra, l'unico romanzo in cui ho trovato una giusta distanza narrativa tra i fatti e lo scrittore. Quando seppi che Bernardo Provenzano mandava i cosiddetti 'pizzini' ricordo che pregai la Procura di Palermo di mandarmi una copia di questi foglietti, volevo capire il meccanismo mentale del boss, il suo modo di scrivere, e loro me li mandarono, a parte due o tre che erano forse compromettenti. Ricordo che uno dei pentiti di mafia raccontò di aver accompagnato Provenzano in una sala stracolma di spettatori a vedere Il Padrino al cinema, disse che non aveva mai smesso di ridere, dal primo all'ultimo minuto. Chi meglio di lui poteva giudicare il film, forse il miglior spettatore che film potrà mai avere (ride).
Stasera riceverà il Premio Fellini per l'Eccellenza Artistica, ha mai conosciuto Fellini o visto qualche suo film?
Non ho mai avuto il piacere di conoscere di persona Federico Fellini, il mio ricordo di lui è quello che può avere qualsiasi spettatore dei suoi film, è legato strettamente alle sue opere.



Mi avvicinai al cinema grazie a Monica Vitti e fu un'esperienza non proprio fortunata. Lei era in procinto di girare L'Avventura, il film di Michelangelo Antonioni e per la sceneggiatura serviva qualcuno che traducesse in siciliano stretto i dialoghi. Io accettai, lei mi presentò Antonioni che era un regista meticoloso che cambiava i dialoghi ogni giorno e ogni giorno mi mandava quelli nuovi. Dopo le riprese di Deserto rosso a Monica venne l'idea per una commedia e mi chiese di scriverla insieme a Antonioni e noi ci provammo ma più le situazioni si facevano comiche e più Michelangelo si sentiva a disagio, vi dico solo che il film avrebbe dovuto intitolarsi A donna che t'ama proibisci il pigiama. Ad un certo punto Antonioni sbottò e mi disse "giralo tu" e io ero agli inizi non avevo ancora fatto televisione e non ci capivo niente di come si faceva un film e lui aggiunse una frase che non avrebbe mai dovuto dire "ti sto dietro io, ti aiuto". Fu in quel momento che dissi di no, immaginate cosa avrebbe potuto significare per me avere alle costole uno come Antonioni... (ride)
Quali sono i suoi progetti per il futuro? Sta scrivendo qualcosa?
Il mio futuro è a giorni (ride), è appena uscito il mio nuovo romanzo Inseguendo un'ombra (Sellerio Editore), che racconta la storia di un personaggio realmente vissuto nella Sicilia di fine '400, un ebreo che si convertì e fece più danni che mai. Sto scrivendo il solito Montalbano televisivo ed uscirà a maggio con Utet una raccolta di pensieri miei e di altri, poi c'è il Montalbano letterario perché sempre a maggio, per celebrare il ventennale del personaggio, riescono sempre con Sellerio tutti i libri della collana ad un costo accessibile e ogni romanzo avrà la prefazione di un autore italiano, da Michele Serra a Fabio Volo passando per vari giornalisti e scrittori.
Stamattina durante la Lezione di Cinema al Petruzzelli lei ha detto una frase forte che riguardava alcuni fatti di cronaca nera con protagonisti agenti delle forze dell'ordine che finiscono sempre assolti anche di fronte ad evidenti abusi. Perché secondo lei c'è un abisso che inghiotte la verità in questi casi?
Quello che mi sorprende è il giudizio di innocenza, quando un ragazzo disarmato viene ucciso a botte o con un'arma da fuoco io non riesco ad accettare che non venga fatta giustizia. Se li avessi davanti a me li condannerei, le mele marce devono essere eliminate altrimenti infettano tutto il resto. Ci fu un momento in cui Il commissario Montalbano letterario pensa di dimettersi per i fatti di Genova e del G8, e fu proprio in quel periodo che il sindacato di polizia mi invitò a presenziare una riunione degli iscritti al Piccolo Eliseo. Di quel giorno ricordo una frase in particolare "la democrazia ha bisogno di una manutenzione quotidiana" una frase che è importante tenere sempre in mente altrimenti si sbarella e andiamo per aria.
Le dà più gioia leggere un giornale o leggere un libro?
Sono due cose diverse ma mi danno comunque un enorme piacere soprattutto per uno come me che non ha tanta fantasia. Un giorno incontrai il figlio americano di Georges Simenon, John, che disse di volermi conoscere e mi disse una frase che io avevo sempre pensato di me, disse "Io non ho fantasia, non so inventare di sana pianta le cose, ho bisogno di un input, di una pedata...". E' per questo che i racconti di Montalbano nascono tutti da fatti di cronaca nera che io trasformo in modo da renderli irriconoscibili, a volte mi è capitato di prendere anche spunto da qualche libro di storia, da qualche vicenda che mi ha colpito in maniera particolare. Io e lui, come penso molti altri scrittori, sappiamo benissimo ricamare su un fatto di partenza ma la fantasia iniziale non c'è.



Quanto è cinematografica la sua vita? Riesce ad immaginare un film sulla sua vita? Di che genere farebbe parte?
Senz'altro sarebbe una commedia 'buona', sentimentale perché sono stato sposato per 56 anni con la stessa donna, una donna di quelle che non esistono più al giorno d'oggi, e sono sempre stato di idee comuniste. Vorrei un mondo migliore di questo ed ho sempre desiderato che ci fosse un punto di partenza uguale per tutti e che tutti potessero avere la possibilità di studiare e di lavorare. Oggi purtroppo non è più così, oggi il lavoro non c'è e se una volta potevi dire "ah, maledetti padroni!", oggi non puoi dire neanche questo.
Luciana Morelli
 
 

Affaritaliani.it, 14.4.2014
Pugliaitalia
Chiude Bif&st, Camilleri: ‘Tornerò. Arrivederci a Bari in primavera’

Il Bif&st, Felice Laudadio, Ettore Scola e Apulia Film Commission mettono in carniere un‘altra edizione di successo. Sono stati poco più di 70mila gli spettatori di questa quinta edizione, di cui 20mila solo per gli eventi al Teatro Petruzzelli e oltre 3000 quelli della rassegna Cinema e scuole curata dalla Coop: I bambini di Truffaut.
[…]
Una manifestazione che cresce e che riempie le sale cinematografiche di giovani attenzioni e freschissime aspirazioni, testimonianza di una vitalità che rende Bari e la Puglia “una realtà quasi sconcertante”, ha detto Andrea Camilleri, una squarcio di luce “anomala” sulla squallida e grigia realtà nazionale.
Confuso, sorpreso e commosso, lo scrittore siciliano ha espresso il desiderio di voler ritornare in una Bari molto cambiata rispetto a quella impressa nella sua memoria, dando a tutti, insieme a Felice Laudadio, Ettore Scola e Nichi Vendola: “l’arrivederci alla prossima primavera”, quando il Bif&st 2015 ricomincerà a girare proprio dal 21 al 28 marzo.
Antonio V. Gelormini
 
 

Teresa Mannino su Facebook, 14.4.2014
La mia prima opera da regista. Baci abbracci e pacche sulle spalle da Palermo. T
[Teresa Mannino sta girando una docu-fiction su Andrea Camilleri. Cliccare per vedere un backstage]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 14.4.2014
Gli bocciano il progetto di restauro, demolisce il palazzo dei romanzi di Camilleri

Porto Empedocle - La Soprintendenza gli boccia il progetto di restauro e lui la notte di tre giorni fa decide di abbattere tutto. In macerie è così finito il Palazzo Montagna, conosciuto dagli empedoclini come "u casamentu", location anche di alcune scene dei racconti di Andrea Camilleri (in particolare "Un filo di fumo"). Il Palazzo, costruito nel 1856, per esempio, fu filiale di una società americana ed era chiamato anche Stabilimento Goldheart, dal nome della società commerciale americana che realizzò nell'antico Molo la sede di una raffineria.
Ora la Soprintendenza di Agrigento ha denunciato alla Procura il proprietario, l'uomo che alcuni anni fa lo aveva acquistato dagli eredi della famiglia Montagna e che ha preferito beccarsi una denuncia per avere demolito un bene sottoposto a vincolo piuttosto che rischiarne una nel caso che un crollo avesse provocato danni alle persone. Lui è l'architetto Salvatore Burgio, che è anche un ex assessore ai Lavori pubblici di Porto Empedocle, e che nel 2003 rilevò il Palazzo con l'intento di farne "un centro per l'accoglienza turistica collegata ai futuri flussi crocieristici del Porto". Ora la parola passa alla Procura di Agrigento.
Fabio Russello (testo e foto)



Ieri hanno intervistato Camilleri, il quale ha specificato che di quel "palazzo" incivilmente abbattuto a Porto Empedocle non ha mai parlato nei suoi romanzi, ma che potrebbe, in futuro, ispirargliene uno.
Stelvio - Camilleri Fans Club, 16.4.2013
 
 

Nuovo Sud, 15.4.2014
"Segnali di fumo"
Inediti di Andrea Camilleri al Salone del libro di Torino

Oltre un centinaio di brevi testi totalmente inediti, scritti in uno stile personale e intimo. Sono i 'Segnali di fumo' (pp. 160, euro 14,00 ebook compreso) che Andrea Camilleri ha raccolto in una sequenza sapientemente "narrativa" in un libro che uscirà per Utet il 6 maggio, più o meno in coincidenza con il Salone del Libro di Torino, che si inaugura l'8 maggio. A maggio è attesa anche una nuova avventura di Montalbano che compie vent'anni: il famoso commissario ha venduto 15 milioni di copie con i titoli, oltre venti, pubblicati da Sellerio. 'Segnali di fumo' ospita anche una cinquantina di altri brevi testi già usciti nella rubrica "Posacenere" di Camilleri sulla Domenica del Sole 24 ore. Nel libro si ritrova il gusto mai perduto del racconto disteso, dell'aneddoto divertente e rivelatore. Il piacere degli incontri con personaggi del tutto sconosciuti o famosi come Wislawa Szymborska o il presidente argentino Alfonsìn. E poi le letture di una vita, da Luigi Pirandello a Elio Vittorini e da André Malraux a Philip Roth e Antonio Tabucchi, che suggeriscono alcune sobrie e per niente retoriche considerazioni sull'arte dello scrivere. Ci sono anche le riflessioni, mai troppo malinconiche, sul tempo che passa e sull'età che avanza. A questi brevi testi Camilleri, 88 anni, affida, in totale libertà, quello che gli suggerisce l'estro del momento. Camilleri si sofferma con molta partecipazione sulle nostre vicende politiche, l'assenza di etica, la corruzione, la volgarità, il populismo becero, gli insulti di troppi "politici senza onore" che hanno prodotto fame, disoccupazione, scontro sociale e impoverimento del Paese. L'effetto è quello di una conversazione a distanza con l'amico saggio, ironico, affettuoso che tutti vorremmo avere. Nel suo ultimo libro 'Inseguendo un'ombra' (Sellerio) Camilleri si è lasciato affascinare dalla storia di un oscuro personaggio dalle grandi doti intellettuali, l'ebreo siciliano convertito del XV secolo Samuel Ben Nissim.
desk1
 
 

La Sicilia (ed. di Agrigento), 16.4.2014
Mannino sulle tracce di Camilleri
Rai. L'attrice palermitana al Liceo classico Empedocle per un docu-film sullo scrittore

Una troupe Rai è ad Agrigento per girare delle scene finalizzate a una nuova produzione televisiva: un film documentario su Andrea Camilleri, che potrebbe andare in onda nell'autunno prossimo: un racconto sulla vita dello scrittore, senza tralasciare quella fase che l'ha visto tra i banchi di scuola. Per questo, ieri mattina, il Liceo classico Empedocle, da Camilleri frequentato, ha ricevuto la visita speciale delle telecamere della produzione Rai, ma soprattutto dell'attrice palermitana, comica, cabarettista e conduttrice televisiva, Teresa Mannino.
La troupe ha effettuato riprese nell'archivio storico dell'istituto e nella biblioteca, realizzato immagini sulle foto conservate e raccolto informazioni sul periodo di frequentazione scolastica del giovane Camilleri. A raccontare la sua vita nel docu-film sarà proprio la Mannino. Con lei non sono mancate le occasioni d'intrattenimento.
Oltre a incontrare la dirigente, Anna Maria Sermenghi e buona parte dello staff di docenti, la poliedrica artista siciliana, ha trascorso del tempo con alcuni studenti. Ha chiacchierato con gli alunni della I «D», impegnati nel laboratorio multimediale, e della III «D». Con loro ha parlato dello scrittore, dalla cui penna, tra gli altri, è uscito il famoso personaggio del Commissario Montalbano, dell'importanza del dialetto della nostra regione e della sua vita professionale. Una conversazione che ha lasciato davvero contenti gli studenti, entusiasti di questa singolare visita, quasi inaspettata. Solo sabato scorso la produzione Rai ha, infatti, contattato l'istituto chiedendo la possibilità di realizzare le riprese che hanno finito con riguardare anche i momenti spontanei che si sono svolti, aule e locali del liceo, trasformato per alcune ore in un set televisivo.
Ancora una volta la Mannino ha lasciato il segno ad Agrigento, come accaduto con i suoi spettacoli, nell'agosto scorso alla Valle dei Templi e prima ancora, nel marzo 2012, al Teatro Pirandello.
Chiara Mangione
 
 

AgrigentoFlash.it, 16.4.2014
Teresa Mannino a Porto Empedocle per un documentario su Camilleri


Nella foto di Daniele Rosapinta e Serena Marchica, Teresa Mannino con lo scrittore Alfonso Gaglio amico di Andrea Camilleri

Che ci fa Teresa Mannino a spasso per Porto Empedocle? Sta girando un documentario televisivo di novanta minuti sui luoghi dello scrittore Andrea Camilleri che andrà in onda prossimamente in due puntate su Rai Uno. Grande sorpresa per gli empedoclini, vedere da giorni aggirarsi per la cittadina quel personaggio televisivo che fa sorridere e diverte. La Mannino e la troupe infatti, dopo aver “girato” alcune scene presso la casa di campagna di Andrea Camilleri sede della Fondazione omonima, sulle alture del paese, questa mattina ha fatto visita nell’appartamento di piazza Italia, all’amico di sempre di Andrea Camilleri, Alfonso Gaglio, che, coetaneo dello scrittore, ha raccontato una serie di episodi giovanili che hanno visto entrambi protagonisti della vita culturale della cittadina. Gaglio ha sfoderato tutti i ricordi di quell’epoca lontana dove facevano gruppo tanti “giovani” che hanno vivacizzato il centro marinaro. Ancora una volta dunque, la Vigàta del papà del commissario Montalbano indiscussa protagonista di un programma televisivo nazionale.
“Questa come altre iniziative che seguiranno – ha detto il sindaco Lillo Firetto – testimonia il brand vincente di Porto Empedocle città letteraria, sul quale in questi anni ci siamo scommessi!”
 
 

Il Piccolo, 16.4.2014
Camilleri e l’uomo che cambiava se stesso

Sarebbe bello stroncarlo, almeno una volta. Aprire un romanzo di Andrea Camilleri, leggerlo fino all’ultima riga, poi scuotere la testa. E dire: «Mi dispiace, signor scrittore, ma questa volta mi ha davvero deluso». Non è così, perché sembra proprio che all’autore di Porto Empedocle non ci sia storia che riesca male. Prendiamo il suo ultimo libro. Non c’è Montalbano, non è un giallo, non ha niente delle strutture seduttive del thriller né dell’epopea popolare. No, Camilleri riporta a galla, in “Inseguendo un’ombra” (Sellerio, pagg. 246, euro 14), un personaggio di cui la stragrande maggioranza dei lettori non ha mai sentito parlare. Un campione del trasformismo, capace di passare rapidamente dal suo status di ebreo alla professione di fede cristiana, per poi mutare ancora identità e arrivare alla corte di Pico della Mirandola. A mettere Camilleri sulle tracce di Samuel ben Nissim Abdul Farag è stato un testo di Leonardo Sciascia, “La faccia ferina dell’Umanesimo”, scritto per una mostra allestita nel 1972.
Poi, strada facendo, non poteva non tornargli alla memoria quello che diceva Italo Calvino: «Un falso, in quanto mistificazione d’una mistificazione, equivale a una verità alla seconda potenza». Perché la storia di Samuel, l’ombra che ha inseguito tra vecchie carte d’archivio e testimonianze libresche, è talmente clamorosa da conquistare al primo colpo. La smania di conquistare un posto in prima fila nel mondo anima il giovane Samuel. Così lui ripudia il suo essere ebreo, abbraccia la religione cattolica, diventa persecutore della sua stessa gente. E poi, di successo in successo, di trasformazione in trasformazione, diventa l’uomo che apre la via alla kaballàh ebraica agli umanisti come Pico della Mirandola. Ma a un certo punto, la Fortuna gira le spalle a Samuel, alias Guglielmo Raimondo Moncada, alias Flavio Mitridate. Dentro questa storia che si legge a precipizio.
alemezlo
 
 

La Repubblica (ed. di Genova), 16.4.2014
“Tango per Barghouti” si balla a De Ferrari indossando la kefiah
Palazzo Ducale “Un tango per Barghouti” oggi dalle 18 alle 19, partecipazione libera

'Un tango per Barghouti' oggi sui gradini di Palazzo Ducale: oggi dalle 18 alle 19 sui gradini di Palazzo Ducale diverse coppie balleranno indossando la kefiah palestinese per la liberazione di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri palestinesi. Alla campagna hanno aderito tra i molti Andrea Camilleri, don Luigi Ciotti, Gino Strada, Leoluca Orlando, Egidia Baretta (madre di Vittorio Arrigoni),Moni Ovadia, Nichi Vendola, Guglielmo Epifani, Ettore Scola, Citto Maselli, Maurizio Landini, Susanna Camusso, e le associazioni Assopace Palestina, Libera, Arci, Cgil, Pax Christi, Un ponte per, Donne in nero, Rete della Pace, Fiom, Musicforpeace, Senza Paura, Ora in silenzio per la pace, Giuristi Democratici, Usciamo dal Silenzio, comitato Piazza Carlo Giuliani, Nuovi Profili, Fratelli e fratellastri, Laboratorio sociale Buridda, ass Co.Ci.Ma.
R.S.
 
 

Rai Movie, 16.4.2014
Cine Talk
Trasmessa una breve intervista ad Andrea Camilleri, probabilmente registrata al Bif&st di Bari nei giorni scorsi. [NdCFC]
 
 

Quotidiano Live, 17.4.2014
Covo di vipere di Andrea Camilleri

Il noto scrittore siciliano, in questa ultima opera dà veramente prova della sua capacità di creare intrighi, sempre più complessi e sconvolgenti, degni del suo personaggio di punta il commissario Salvo Montalbano, che ancora una volta non deluderà il lettore. La verità verrà fuori… con i suoi due assassini, svelata dal commissario Montalbano aiutato da Fazio e Augello, in un’ indagine particolarmente brillante. Il commissario si sveglia una mattina convinto di sentire un usignolo cantare, ma si sbaglia, nella sua “verandina”, ha trovato rifugio, per la notte, un vagabondo… molto sui generis. Infatti lo strano personaggio parla un italiano perfetto, ha modi educati e si intuisce che ha vissuto tempi migliori. Montalbano cerca di capire cosa stia succedendo, quando chiamato da Caterella, per un omicidio, corre in ufficio. La vittima, Cosimo Barletta, è un sessantenne, assassinato nel suo villino al mare, le indagini metteranno alla luce che si tratta di una brutta persona, arrogante e senza nessuna morale, invischiato in una serie di attività illecite che vanno dal ricatto a scopo sessuale, al prestito di denaro a strozzo, speculazione edilizie e forse altro. Ovviamente il Barletta risulta immediatamente odioso a Montalbano, che non ne fa misero, non può proprio digerire che abbia irretito delle giovani ragazze, in difficoltà economiche, abbagliandole con la prospettiva di denaro facile, per poi le ricattarle sessualmente, con fotografie scattate di nascosto. Montalbano, inizialmente, accecato dal disgusto non considera la situazione con lucidità, la vittima sembra essere stata” ammazzata due volte” e questo avrebbe dovuto metterlo sul chi va là….
Nicoletta
 
 

Lettera43, 19.4.2014
Cultura
Libri novità 2014, da «Suite 200» a «Segnali di fumo»
In libreria: le ultime ore di vita di Ayrton Senna, tra paure e pensieri tormentati. Gli articoli di Kasparov contro Putin. E un Camilleri a tutto campo. I consigli di Lettera43.it per il weekend di Pasqua.

La vita dell'uomo più veloce del mondo, l'ultima notte del più grande pilota di Formula 1, i pensieri e le parole di un grande della narrativa italiana. Usain Bolt, Ayrton Senna, Andrea Camilleri. E poi la battaglia per la libertà di Garri Kasparov, campioni di scacchi e grande oppositore di Vladimir Putin, e le geniali intuizioni di Leonardo da Vinci. Ecco i libri segnalati da Lettera43.it per il weekend di Pasqua.
[…]
Il mondo secondo Camilleri
Autore di gialli tra i più stimati d'Italia, ma anche intellettuale a tutto tondo. Andrea Camilleri è questo.
Ed è il secondo aspetto quello che emerge dai suoi segnali di fumo, piccoli foglietti scritti in poche righe, in cui Camilleri appunta i propri pensieri estemporanei e le proprie riflessioni sui vari aspetti della vita.
Dalla passione-disillusione per una politica sempre più becera e meno in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini, all'amore per la letteratura e l'arte.
Passando per gli incontri con personaggi più o meno noti, trattati tutti allo stesso modo e con lo stesso rispetto.
UNO DEI PIÙ GRANDI. I pensieri di Camilleri diventano così aforismi sotto i quali leggere e interpretare grandi autori come Pirandello, Vittorini, Malraux, Philip Roth, Tabucchi, con i quali analizzare il declino della Repubblica e riscoprire il senso della vita.
Una summa della vivacità intellettuale di uno dei più grandi scrittori contemporanei.
Andrea Camilleri, Segnali di fumo, Utet, 144 pagine, 14 euro.
[…]
Francesca Bussi
 
 

Gazzetta del Sud, 20.4.2014
Messina
Mollica e Camilleri a “caccia” di siciliani illustri da riscoprire
Una “chicca” sulla storica amicizia. Gli anni ‘70 vissuti con il futuro papà di Montalbano all’Azienda Turismo

Tra qualche giorno si commemorerà il primo anno dalla scomparsa, avvenuta il 1 maggio dello scorso anno, di Massimo Mollica, il noto e popolare attore che ha lasciato un vuoto difficilmente colmabile nel mondo dello spettacolo sia messinese che nazionale. Ma insieme alla sua straordinaria attività di “teatrante”, Mollica amava ricordare anche la sua attività di commissario straordinario dell’Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo di Messina (che gestì per ben 11 anni), durante la quale ideò e curò gli “Incontri d’arte”, iniziative culturali con cui venivano valorizzate tante figure di siciliani illustri. Il voluminoso Albo, elegantemente rilegato, si mostrava come un vero e proprio dizionario che raccoglieva le biografie dei siciliani eccellenti. A selezionare e elaborare le schede, l’amico e collega, allora ancora poco noto, Andrea Camilleri, destinato due decenni dopo a diventare lo scrittore più venduto in Italia e all’estero, con cui Mollica ebbe un lungo sodalizio, sia nell’ambito della Rai che a teatro (come ricordato da Matteo Allone su “Moleskine”), e con cui organizzò l’inaugurazione del Teatro in Fiera del 1977. Gli Albi 1974-76 rappresentano testi davvero unici, a volte autentiche primizie, contenenti dati biografici che Camilleri, studioso di storia del teatro (di cui è presente una rara autobiografia), raccoglieva in maniera inedita, aggiornandoli anno dopo anno. Da Carla Accardi, l’artista da poco scomparsa, al produttore e regista cinematografico Turi Vasile, scorrono centinaia di nomi celebri, ma anche figure dimenticate che meriterebbero di essere riscoperte. Tra questi ci piace ricordare l’artista di Milazzo Stefano D’Amico; il pittore peloritano Leo Guida; Mimmo Gusmano, docente all’Albertina di Torino, protagonista alla Quadriennale; lo scultore Augusto Perez, docente alle accademie di Urbino e Napoli; Gaetano Magazzù, ceramista e decoratore di fama sia in Inghilterra che negli Usa. In campo letterario, troviamo Mario Spinella, protagonista del Teatro Sperimentale, filosofo, scrittore e sociologo di fama; lo scrittore originario di Montalbano Elicona Nicola Terranova, segnalato al Premio Strega, collaboratore di importanti riviste culturali nazionali e quotidiani tra cui la “Gazzetta del Sud”; di Mistretta era Gaetano Testa, protagonista a Palermo del “Gruppo’ 63” e di racconti per Feltrinelli; messinese d’adozione era Maria Celeste Celi, poetessa di rilievo e pedagoga allieva di La Pira; musicista e apprezzata scrittrice, poetessa e storica della letteratura era Lillina Recupero Maugeri, letterata come Eleonora Jannelli D’Angiolino, critica della “Gazzetta”.
 
 

La Sicilia (ed. di Ragusa), 22.4.2014
Il ritorno dei due Montalbano
Palomar annuncia nuovi episodi sia per il «classico» che per il «giovane»: in onda il prossimo anno
La celebre fiction festeggia un miliardo di ascolti

Ragusa - Mentre Sellerio prepara una festa evento per maggio, al Salone del libro di Torino, il pubblico tv dovrà invece aspettare il prossimo anno per il ritorno del commissario e per la seconda serie del prequel, "Il giovane Montalbano", che ha il volto intenso di Michele Riondino. La produzione tv si prepara intanto a festeggiare il miliardo di telespettatori.
Sono queste le ultime novità che riguardano il poliziotto più amato della tv, il personaggio letterario nato dalla penna di Andrea Camilleri. A poco più di 20 anni dall'uscita del primo libro "La forma dell'acqua", edito appunto da Sellerio, il successo di Montalbano è plateale e sotto gli occhi di tutti. Lo sguardo ironico e sornione sulla vita, l'intelligenza di scrittura, la facilità d'inventiva di Andrea Camilleri impongono subito il commissario all'attenzione dei lettori.
Sarà poi l'esordio in tv, nel maggio 1999, a consacrarlo come un eroe cult, complici l'interpretazione sanguigna, gli scatti d'ira e le debolezze malcelate, la dolcezza e la cocciutaggine, la stazza mediterranea e persino le gambe arcuate di Luca Zingaretti. Ma adesso la Palomar annuncia che tornerà a girare ancora una volta in terra iblea. "Stiamo scrivendo entrambi, sia il Montalbano classico, sia il giovane: entrambi andranno in produzione nel 2015, quattro serate per il primo (una sarà la trasposizione dell'ultimo romanzo sfornato da Camilleri, Un covo di vipere) sei per il secondo - spiega Carlo Degli Esposti, che con la Palomar produce entrambe le serie - Ho sempre pensato, ma dopo Braccialetti rossi ne sono ancora più convinto, che un successo nasca innanzi tutto dalla potenza di scrittura. I nostri prodotti non sono industriali, ma artigianali".
Alla Palomar hanno un gran da fare ad aggiornare continuamente i numeri del boom di Montalbano: "Siamo arrivati a un ascolto complessivo di 877,036 milioni di spettatori e, visto l'enorme successo anche all'estero, ci prepariamo a superare il miliardo", gongola il produttore. Un traguardo che sarà sicuramente raggiunto per il 6 maggio 2019, quando il commissario festeggerà il ventennale dal debutto televisivo, all'epoca su Rai2 (prima del trionfo su Rai1), con "Il ladro di merendine".
Da allora il fascino di Montalbano, la terrazza sull'infinito e la spiaggia di Marinella, il faro sullo scoglio piatto, la presenza discreta dell'eterna fidanzata genovese Livia, gli arancini e la pasta ‘ncasciata di Adelina, i pizzini minuziosi di Fazio, l'inguaribile passione per l'universo femminile di Mimì Augello, l'irruenza pittoresca di Catarella sono entrati nell'immaginario e hanno macinato record su record di ascolto, grazie a 26 episodi che hanno generato oltre 110 serate, con risultati impressionanti anche in replica.
Il più visto di sempre è "Una lama di luce", con 10 milioni 715 mila spettatori e oltre il 38% di share raggiunti a maggio scorso su Raiuno. Un successo che ha assunto le dimensioni di un fenomeno mondiale. In questi anni, il Montalbano tv è stato venduto negli Stati Uniti, in Canada, in tutta l'America Latina, in Australia, Francia, Spagna, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Svezia, Belgio, Olanda e Lussemburgo, in Ungheria, Slovacchia, Ex Jugoslavia, Albania, Georgia, Bulgaria, Germania, Inghilterra, Galles, Scozia, Romania e persino in Iran.
Una promozione incredibile per l'area iblea che continua così a raggiungere nuove fette di mercato turistico. Bisogna però saperne approfittare di più.
Michelangelo Barbagallo
 
 

La Repubblica (ed. di Bari), 23.4.2014
Incontri

Alle 21 al teatro Van Westerhout di Mola di Bari, va in scena il reading di “La concessione del telefono” di Andrea Camilleri a cura di Paolo Panaro. Info 333.126.04.25.
 
 

Campania su Web, 23.4.2014
“Un'Altra Galassia”, torna la festa del libro di Napoli
L'evento, che si terrà il 31 maggio e l'1 giugno presso il Monastero delle Trentatrè, ha lo scopo di creare nel cuore del centro antico una cittadella del libro e della cultura

«Intrecci di culture che convivono e che trovano un momento di sintesi e di interesse collettivo. Siamo sempre volontari in questa Napoli per vederla risorgere». A parlare è Giuseppe De Stefano, della Comunità del Centro Storico di Napoli, fondazione che ha partecipato alla realizzazione della quarta edizione di “Un'Altra Galassia”. La festa del libro, che si terrà il 31 maggio e l'1 giugno presso il Monastero delle Trentatrè (via Armanni), è ideato dall’associazione culturale “Un’Altra Galassia”, formata da scrittori e giornalisti, quali Rossella Milone, Francesco Raiola, Valeria Parrella, Pier Luigi Razzano, Piero Sorrentino e Massimiliano Virgilio.
IL PROGRAMMA - Sabato 31 maggio, presso il refettorio, alle ore 17.30: incontro con Andrea Camilleri.
[…]
Francesca Saveria Cimmino
 
 

Corriere del Mezzogiorno, 24.4.2014
La scrittrice racconta la quarta edizione della festa del libro
«La provvidenza ama la cultura e Napoli»
Un'altra Galassia ritesse il centro storico

Il 31 maggio e il primo giugno ospiti nel monastero delle Trentatré Camilleri, Anedda, Rasy, Piccolo e Vassalli

[…]
Andrea Camilleri con il suo prossimo Montalbano, prima - e forse unica - uscita pubblica in Italia.
[…]
Valeria Parrella
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 24.4.2014
“Un’altra galassia” per due giorni il centro storico è cittadella del libro
IL MAESTRO Sarà Andrea Camilleri l'ospite d'onore della rassegna al Monastero delle Trentatrè

[...] A Camilleri — che il 30 maggio pubblicherà il nuovo, forse conclusivo [Notizia assolutamente infondata! NdCFC], romanzo che ha per protagonista il commissario Montalbano, "La piramide di fango" — tocca l'inaugurazione della rassegna (il 31 maggio alle 17.30). [...]
Gianni Valentino
 
 

La Sicilia (ed. di Agrigento), 24.4.2014
Promuoverà produzioni ed ambientazioni di fiction, programmi tv e spot nell'Agrigentino
Nasce «Film commission»

Quando si scelse Ragusa Ibla per girare la fiction ispirata al commissario Montalbano, molta gente a Porto Empedocle e Agrigento ci rimase male. Si parlò di tradimento da parte di Andrea Camilleri, di un colpo messo a segno dall'allora assessore regionale al Turismo Fabio Granata e si criticò la Rai. Come risposta alle critiche venne detto che i luoghi "originali" di Porto Empedocle erano brutti, disordinati e inadatti a un film mentre Ibla si presentava meglio ed era una location naturale più adatta e…già pronta.
Ma non si disse che la produzione non conoscendo tutta la Sicilia si rivolse alla Regione per avere permessi, appoggio logistico, sponsorizzazioni e quant'altro potesse occorrere alla produzione televisiva. Tutte indicazioni che vennero date dalla Regione, e per la precisione dall'assessorato regionale al Turismo che "scartò" Porto Empedocle in favore di Ragusa Ibla.
Ma il problema della promozione del territorio a fini televisivi o cinematografici e della "logistica" diventò una esigenza concreta. Nacquerò così in Sicilia i primi "Film commission", organizzazioni preparate dal governo locale (Comuni, province, distretti turistici) rigorosamente no profit che operano sul territorio offrendo gratuitamente servizi alle produzioni. Queste devono ricerca e proporre locations, ottenere permessi per le riprese, gestire i rapporti con altri enti pubblici, dare informazioni logistiche relative al territorio, fare da collegamento con professionisti del settore e/o fornitori di servizi. La ragione di questo interesse è molto chiara: l'impatto economico, diretto e indotto delle produzioni cinematografiche e televisive è estremamente positivo per le economie locali e non vanno trascurate le ricadute di carattere turistico e tecnologico. Gli effetti di "immagine" sono difficili da calcolare ma comunque assai rilevanti e con una durata nel tempo, basti pensare al forte incremento di traffico turistico che hanno i luoghi dove vengono girati i film di successo.
Tornando ai telefilm sul commissario Montalbano, ancora oggi da tutt'Italia si va in gita a Ibla, luogo delle riprese televisive e non a Porto Empedocle, dove il commissario di Andrea Camilleri ha operato. E questo porta turismo e conseguentemente un beneficio per le strutture ricettive, i bar, i ristoranti e tutto l'indotto. Inoltre, le aree come location in genere ottengono un'altra ricaduta positiva: la messa in moto di un circolo virtuoso di formazione e di promozione delle professionalità, delle tecnologie e delle produzioni locali, nel senso delle acquisizioni di esperienza grazie al contatto con strutture che sono all'avanguardia nel settore. Il compito principale della Sicilia Film Commission è dunque quello di promuovere la produzione e l'ambientazione di film, programmi televisivi, spot pubblicitari e produzioni audiovisive in genere nel territorio siciliano, nonché assistere le società di produzione nel momento della loro presenza produttiva sull'isola, ma si propone anche di promuovere e sviluppare nuove coproduzioni, sostenere e promuovere la distribuzione di produzioni siciliane (o realizzate in Sicilia) sui mercati esteri, assistere le imprese locali operanti nel settore, finanziare con appositi fondi le produzioni nazionali ed internazionali.
A concretizzare il primo film commission ad Agrigento è il solito vulcanico Gaetano Pendolino, già presidente del Consorzio Turistico Valle dei Templi e oggi presidente del Distretto Turistico Valle dei Templi, del quale fanno parte anche il Comune di Agrigento e quello di Caltanissetta. E' lui che insieme al direttore Enzo Camilleri, ha dato vita alle prime collaborazioni con Sky, con la Rai e con una co-produzione Italo-Brasiliana per la realizzazione di un film. Al momento si sono limitati a fornire tutto l'apporto logistico. Ma contemporaneamente si stanno preparando per predisporre un catalogo di luoghi adatti alle riprese, di aziende utili, come i service per le luci, le riprese, l'audio, la manodopera, e pure un elenco di attori, attrici e comparse. Questa volta le produzioni non dovranno andare altrove a girare, ma potranno scegliere il nostro territorio.
Stelio Zaccaria
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 26.4.2014
Elvira Sellerio, ritratto di signora “Quella voce che mi sedusse”
"Era la sarta delle copertine, decideva se allargare, abbassare sceglieva i colori"

In principio fu il canto di una sirena. Avvolgente, ipnotico, in grado di far levitare miraggi remoti. Una sirena dislocata a Palermo, in via Siracusa per essere precisi, che una sera d'inverno irretì con la sua voce suadente e misteriosa un giovane catanese, Salvatore Silvano Nigro, prigioniero di un inverno rigido e nevoso, in una mansarda sospesa su Villa Borghese a Roma. Il critico e storico della letteratura, alla stregua dell'ellenista di fama mondiale Rosario La Ciura, protagonista di "Lighea" (il racconto più bello di Tomasi di Lampedusa), non resistette alla pronuncia risonante di armonie innumerevoli: si arrese alla seduzione e da lei fu trascinato in una delle avventure editoriali più affascinanti e meno prevedibili. La sirena in questione risponde al nome di Elvira Sellerio, sorpresa in un ritratto fulmineo ma efficacissimo, a meno di quattro anni dalla sua scomparsa, da Silvano Nigro appunto, uno dei consulenti e direttori di collane più colti e influenti: "La Sirena e i suoi libri. Ritratto di Elvira Sellerio" (Edizioni Henry Beyle, a tiratura limitata) si intitola il volumetto che verrà presentato a maggio al Salone del libro di Torino. Quella voce tornò a bussare al telefono, ripetutamente: di sera tardi, non prima delle dieci. Per parlare di libri, di letteratura. Di storie: quelle legate ai destini delle donne borghesi in Sicilia, che stavano particolarmente a cuore ad Elvira Sellerio. La quale sapeva tutto di Elvira Mancuso, una scrittrice misconosciuta che ai primi del Novecento a Caltanissetta aveva pubblicato un romanzo sul riscatto di una donna in una società patriarcale. La passione per i libri, da utopia isolana, miracolosamente si concretizzò grazie all'incontro con Leonardo Sciascia: il sogno diventa un impegno di lavoro che permise ad Elvira di collaborare con il marito, «editore d'arte, fotografo, grafico di notevole immaginazione tecnica», col sostegno di uno scrittore che nell'editoria riesce a trovare un «prolungamento della sua attività di narratore e saggista» e la possibilità di dar forma a una biblioteca ideale, in grado di dialogare «con la società civile e sostenere battaglie morali contro l'anormalità politica del paese». Da questo impensabile cortocircuito tra una donna che «credeva con forza nel valore politico della lettura» e un autore «che impugnava la letteratura come dovere e come azione» nacque la casa editrice, corroborata dall'estro grafico di Enzo e dalle intuizioni e dai suggerimenti di Nigro stesso. Al quale la "Signora" chiese in prima battuta di curare la ristampa del romanzo della Mancuso, "Annuzza la maestrina", già però ipotecato per i tipi di Einaudi, avendolo proposto Nigro a Italo Calvino. Sciascia avrebbe scritto la prefazione: Elvira incassò la notizia e fece bella mostra della sua delusione. Ma si sa che alle sirene è difficile resistere: alla fine, dopo contrattazioni e vertenze, Nigro decise di fare il libro con Sellerio. Le bozze del romanzo si sovrapposero alla malattia di Sciascia, al suo aggravarsi. La "Signora" lasciò perdere ogni cosa e volò a Milano per l'ultimo incontro. Al quale è legato un aneddoto illuminante che riguarda l'opera estrema di Sciascia. Questi infatti aveva pensato di intitolare "L'interruttore" il volume destinato alla Adelphi, ma non era convinto del tutto. Elvira gli fece notare che il titolo aveva un timbro alla Dürrenmatt che avrebbe però anticipato in copertina la soluzione del giallo. Sciascia, dubbioso, si mise a sfogliare le bozze della Mancuso, sostando sul titolo cambiato: "Vecchia storia inverosimile". A un certo punto l'illuminazione: lo scrittore di Racalmuto ha trovato il titolo del suo, "Una storia semplice". Tra le ultime consegne, la collana "L'Italia" affidata a Nigro. Iniziò così un sodalizio avvincente: «Dovetti imparare a convivere con un mito», scrive l'autore della "Tabacchiera di don Lisander", a stare gomito a gomito con la "sirena". «Era una donna di profonda bellezza e di sofisticata semplicità», che ogni volta, nelle stanze di via Siracusa dava l'abbrivio a un vero e proprio rituale: il caffè offerto all'ospite di turno, la conversazione avviata, la seduzione intellettuale. Se decideva, la "Signora", di pubblicare il dattiloscritto, l'autore diventava pure consulente. Che dire poi delle attenzioni nei confronti dei "suoi"? Il pacchettino inviato con le prime copie, accompagnate sempre da un bigliettino di ringraziamenti e auguri. «La casa editrice era una grande famiglia»: affiorano così le figure delle collaboratrici, Chiara e Floriana, prende forma lo studiolo tappezzato dalle incisioni che di volta in volta accompagnavano la collana "La civiltà perfezionata". Il lavoro si risolve in una «impegnata conversazione a più voci, un'orchestra diretta dalla Signora ». Il momento più affascinante e delicato era quello dedicato alle copertine: «Elvira aveva una sua teoria. Le copertine non dovevano mai essere volgarmente didascaliche. Dovevano servire il libro, ma con libertà, autonomia. Dovevano vestirlo», alla stregua di abiti ben disegnati. Le prove di copertina si spalmavano sul tavolo, Elvira le studiava una per una: lo studiolo diventava un atelier: «Elvira era la sarta: decideva se allargare o abbassare, metteva spilli, decideva i colori del riquadro». Poi arrivava il momento della lettura dei risvolti di copertina, concepiti dalla "Signora" come racconti critici. Un giorno arriva la proposta indecente: la scrittura delle alette dei romanzi di Andrea Camilleri, ma questa volta personalizzati. «La faccio prigioniero, la chiudo in una gabbia». Nigro non ha scampo. L'ultimo incontro ebbe luogo pochi giorni prima della sua morte. Provata dalla malattia, eppure sempre reattiva: «Interveniva, discuteva, seguiva, si infervorava». Per vent'anni Nigro e la "Signora" lavorarono insieme, attorno alla stessa scrivania: «Eppure non mi sono mai posto una domanda — scrive l'autore — Quanti anni aveva la Signora? Era giovane? Era anziana? Quanti anni hanno le sirene?».
Salvatore Ferlita
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 26.4.2014
Il racconto
Al bar Mazzara per l’ultimo caffè “Cari clienti, non vi dimenticheremo”
Il vecchio proprietario "I nostri parfait di mandorle erano inimitabili come la torta alla banana che è stata inventata qui"

Il barista saluta due clienti con la frase: «Vi abbandoniamo ma non vi dimentichiamo». Sembra un pomeriggio di festa come tanti all'antico bar Mazzara di via Magliocco nel pieno centro di Palermo. Invece questo 25 Aprile per i 32 dipendenti dello storico bar pasticceria è tutto fuorché una festa. Il 30 aprile si chiude e da oggi le maestranze saranno in sciopero, anticipando di fatto la fine dell'attività. Davanti alle vetrine un signore si appoggia al suo bastone da passeggio e sospira. Non è un cliente qualunque ma Angelo Ingrao, classe 1931, che fino a tre anni fa per 52 anni è stato uno dei soci di Mazzara e ne conosce storia e segreti: «Questo non è un bar — sussurra — è un vero gioiello che ho preso in mano nel 1963 e che ha fatto la storia di questa città. Con il pasticciere Beninati abbiamo inventato il parfait di mandorle e la torta alla banana che poi tutti ci hanno copiato». Ingrao non si fa pregare per iniziare a navigare nei suoi ricordi ed elenca i tanti personaggi che ha visto passare dal suo "gioiello": «Veniva spesso Giuseppe Tomasi di Lampedusa che sui nostri tavolini ha scritto una parte de "Il Gattopardo" — ricorda con orgoglio — e poi Raimondo Lanza di Trabia con l'attore Errol Flyn, il presidente Sandro Pertini, Giulio Andreotti, Giovanni Spadolini. Tra i nostri clienti c'erano anche il giudice Giovanni Falcone e lo scrittore Andrea Camilleri». […]
Gioacchino Aamato
 
 

La Nuova Sardegna, 26.4.2014
Alghero in noir Giuseppe Marci dialoga con Vidal

Quarta giornata di appuntamenti per il Dia del llibre i de la rosa a l'Alguer. La libreria Il labirinto terrà oggi alle 19.30 nella torre S.Giovanni l'incontro sulle opere dello scrittore Andrea Camilleri con ospiti legati al noto personaggio siciliano, commissario Montalbano. Dialogheranno sul "letteratura del giallo e del noir mediterraneo" il giallista Pau Vidal Gavilan traduttore in Catalogna dei libri di Camilleri e Giuseppe Marci, ordinario di filologia italiana all'Università di Cagliari, vero volto ispiratore del noto commissario.
 
 

Unicanews, 3-4.2014
Alghero in noir Giuseppe Marci dialoga con Vidal
Cliccare per scaricare la rivista in pdf
Camilleri e Zingaretti, una meravigliosa avventura
L’incontro con l’attore romano ha chiuso a Cagliari il secondo seminario sull’opera dello scrittore siciliano, da tempo al centro degli studi coordinati da Giuseppe Marci

“Una meravigliosa avventura”: così Luca Zingaretti ha definito il lavoro compiuto per portare sullo schermo l’opera di Andrea Camilleri, ed in particolare le gesta del Commissario Montalbano, che interpreta per la fortunata fiction in onda sulla Rai.
Dopo un “assolo” di quasi un’ora, l’attore romano non si è sottratto al fuoco di fila delle domande del numeroso pubblico accorso negli spazi dell’ex Clinica Aresu. Il Commissario Montalbano? “E’ un personaggio all’antica come i nostri nonni – ha spiegato – Ci affascina così tanto perché non ci va che ci siamo venduti. Nel suo mondo c’è ancora l’integrità, quel pudore che in tanti perdono facilmente nella nostra società. Una delle ragioni del successo del personaggio è l’essere costantemente fuori dal coro, forse ci restituisce quell’autenticità che abbiamo perduto”.
A conclusione del secondo seminario sull’opera camilleriana organizzato e coordinato dal professor Giuseppe Marci (e patrocinato dall’Ateneo), l’incontro con Luca Zingaretti – cui ha partecipato anche il prorettore vicario, prof.ssa Giovanna Maria Ledda - ha consentito di svelare ulteriori aspetti anche della lavorazione del film: “E’ la prima volta che racconto il lavoro di trasposizione del libro dalle pagine all’immagine – ha ammesso l’attore – Sono stato allievo di Camilleri all’Accademia, e devo ammettere che era capace di trovare lo straordinario nel quotidiano, e ce lo insegnava. Era, già allora, un saggio che vedeva la vita con un sano distacco. Tra me e lui nacque all’epoca un buon rapporto, ma nulla di più. Dopo anni trovai con sorpresa nello scaffale di una libreria una sua opera, e ne rimasi fulminato”.
Segue la scoperta – quasi per caso – dell’avvenuta vendita dei diritti di quel volume al produttore Carlo Degli Esposti per la messa in onda di uno sceneggiato: “Dissi al mio agente che avrei voluto quel ruolo a tutti i costi – ha svelato il volto televisivo del Commissario – Così mi sottoposi a lunghi provini, e alla fine ottenni la parte, e riannodai anche i fili del rapporto con Camilleri. Dopo essere stato scelto, studiai a lungo – annotando appunti per sei mesi – il personaggio, che risulta davvero desiderabile per un attore, per la quantità di informazioni fornite dall’autore nei suoi libri”.
Sergio Nuvoli


E anche a Fortaleza spopola Montalbano
Report di un viaggio di studio tra il Brasile e il Messico, sulle tracce di un antico e sempre forte legame con il nostro Paese

Se volessimo fare una battuta, potremmo dire che, in Messico, Paese emergente del gruppo Mint (Messico, Indonesia, Nigeria e Turchia), abbiamo aperto la strada al Presidente del Consiglio.
Ci siamo stati a dicembre, Mauro Pala (docente di Letterature comparate nella Facoltà di Studi umanistici) e chi scrive (Filologia Italiana), non per parlare di politiche economiche, come a gennaio hanno fatto il Presidente Letta e i rappresentanti di Eni, Enel, Finmeccanica e Ansaldo, ma di studi umanistici e del contributo che la conoscenza delle lingue e delle letterature può dare alle relazioni fra i popoli e alla costruzione del mondo futuro per il quale prepariamo i nostri giovani. Abbiamo visitato le Università UNAM e UAM di Città del Messico e la BUAP di Puebla, tenuto lezioni e confrontato i nostri ambiti di ricerca, trovando punti di contatto che convalidano l’importanza dell’accordo già esistente (con la UAM) e suggeriscono di stringerne nuovi (con la UNAM e la BUAP). Risultato propiziato dal lavoro svolto in questi anni da Riccardo Badini (Letteratura ispano-americana) che ha costruito relazioni, stretto accordi, invitato docenti, scambiato studenti tra Cagliari e il Messico.
Senza dimenticare che il Rettore dell’Università di Cagliari, aprendo l’attività accademica, ogni anno ricorda il Privilegio Regio di fondazione firmato, nel 1619, da Filippo III, Re di Spagna, il cui regno comprendeva tanto la Sardegna quanto il Messico. Un legame antico che dice di una storia in qualche misura condivisa; di lingue, culture, identità possedute e perdute negli anni bui della dominazione, ritrovate, nel cammino faticoso per ricostruire la propria fisionomia nella contemporaneità.
Non è solo una labile memoria del passato, quindi, quella che ci unisce: ci sono anche i problemi del presente e, tra questi, in Messico come in Italia, le grandi migrazioni provenienti dal sud e dirette al nord, l’accoglienza, l’integrazione, il confronto culturale e linguistico.
Temi che con Duilio Caocci (Letteratura Italiana) avevamo già trattato in una precedente tappa della stessa missione svolta a Fortaleza (Brasile), nell’Università di Cearà. Anche questo un Paese emergente (fa parte del gruppo Bric: Brasile, Russia, India e Cina), anche qui un rapporto costruito negli anni e consolidato negli studi letterari e linguistici. A Fortaleza si è svolta una giornata di studio dedicata ad Andrea Camilleri e, in particolare, ai romanzi di cui è protagonista il commissario Montalbano, alla lingua nella quale sono scritti e ai temi che trattano: primo fra tutti quello della relazione con l’altro, lo straniero che arriva sulle coste siciliane fuggendo da persecuzioni e miseria. Di tutto ciò non hanno parlato solo gli studiosi ma anche gli studenti del professor Rafael Ferreira che imparano l’italiano tanto da riuscire ad affrontare le difficoltà della lingua camilleriana. Sono le premesse sulle quali è possibile pensare di costruire un futuro di accordi con altre Università dell’America latina.
Giuseppe Marci
 
 

l’Unità, 28.4.2014
L’intervista
Gente di Calabria
Calabria e la memoria dei luoghi. Ora si racconta nel «parco Abate»

Nasce a Carfizzi, nell’entroterra crotonese, il primo parco letterario dedicato ad uno scrittore vivente. Si tratta del calabrese Carmine Abate, uno dei migliori narratori contemporanei italiani, che ha successo anche all'estero. La sua scrittura ha una valenza antropologica e sociale. L'autore sa rielaborare in maniera originale nell'invenzione narrativa la memoria collettiva e la memoria soggettiva.
[…]
Subito viene in mente il grande effetto positivo di Salvo Montalbano per il Sud est della Sicilia. Quanto piacciono Camilleri e Montalbano ad Abate?
«Tantissimo. Confesso che non mi perdo una puntata di Montalbano, mi piace il personaggio sornione e intelligente, che ha un legame forte con la propria terra, e mi piace Zingaretti che ne ha colto l’anima più autentica. Camilleri lo ammiro fin dal Birraio di Preston, del resto è un affabulatore nato, un “gran tragediatore”, come lo definisce Nino Borsellino nel Meridiano Mondadori con le Storie di Montalbano. E inoltre, da autore plurilinguistico fin dal mio esordio in Germania, gli sono grato per aver contribuito a ridare dignità al dialetto o alle lingue altre nelle opere letterarie. Ricordo le difficoltà che nel 1991 ho avuto a far accettare all’editore le espressioni dialettali e arbëreshe presenti nel mio primo romanzo, Il ballo tondo e come, grazie al successo di Camilleri, quella sorta di ostracismo sia stato finalmente superato».
Salvo Fallica
 
 

l’Unità, 29.4.2014
Il ricordo di La Torre
Anche in Europa una Procura antimafia

[…]
La Torre, come ha scritto Camilleri, fu un siciliano di scoglio che se si metteva in mare poteva scoprire l’America.
[…]
Vito Lo Monaco
 
 

La Repubblica (ed. di Milano), 30.4.2014
L’uomo in giallo

Se sei un giallista e non ti ha mai intervistato Luca Crovi, non conti niente. Milanese, classe ‘68, quattro figli dai 6 ai 10 anni, Crovi è il signore in giallo dell'editoria, il poliziotto buono della letteratura. Talent scout, conduttore radiofonico, redattore di Bonelli, questo giornalista con la passione per il delitto ha creato un "movimento giallo" fiorente come non mai. Ha scritto una decina di saggi sul tema, legge tre libri alla settimana, fa un centinaio di presentazioni l'anno. Organizza Milano Calibro Noir, che quest'anno ha ospitato solo scrittrici donne.
[…]
Chi ama e chi odia dei giallisti/noiristi/thrilleristi?
«Il più ostico è James Ellroy. Gelido, schematico, non ti guarda negli occhi, se sbagli domanda ti caccia dalla stanza. Di molti altri sono diventato amico, da Joe Lansdale, a Jeffery Deaver e Andrea Camilleri. Con Björn Larsson sembra di stare sulla sua barca, con Arturo Pérez- Reverte in un romanzo di cappa e spada e Luis Sepúlveda mi porta metaforicamente nella giungla. Il segreto del loro successo è non salire mai sul piedistallo. Neanche Stephen King, il mio idolo, che ho incontrato lo scorso novembre a Parigi, se la tira».
[…]
Annarita Briganti
 
 

 


 
Last modified Sunday, November, 06, 2016