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RASSEGNA STAMPA

SETTEMBRE 2015

 
RagusaNews, 1.9.2015
E il Giovane Montalbano esclamò: Mi s'arrizzunu i carni. VIDEO
"Mi vien la pelle d'oca"

Roma - Tra gli spot, in onda su Rai Uno, per annunciare, dal 14 settembre, il ritorno del Giovane Montalbano, è il più autentico.
Perchè svela un fuorionda di Michele Riondino, in una scena col bravo attore ibleo Germano Martorana.
 
 

Rai.Tv, 2.9.2015
Il giovane Montalbano Seconda stagione
Promo 1 / Promo 2 / Promo 3 / Promo 4
La seconda stagione dal 14 settembre in prima serata su Rai1.
 
 

exibart, 2.9.2015
A Roma, per quattro giorni, si apre una finestra su Gaza. Ad entrare sono artisti e non terroristi, con la benedizione di Andrea Camilleri

Lo sapevate che Gaza non è solo una terra sfortunata perennemente massacrata dalla guerra e dall'instabilità, popolata di terroristi e vittime, ma ha anche una vitale scena culturale e artistica?
Ce lo racconta la mostra "Windows from Gaza. Pittori palestinesi a Roma”, che si inaugura domani nella Sala Santa Rita di Roma (detto tra noi, pericolosamente prossima al ghetto, l'antico quartiere della comunità ebraica: speriamo che questo possa essere spunto di dialogo e non ennesimo motivo di contrasto), attraverso cui sarà possibile sbirciare per quattro giorni (fino all'8 settembre) l'opera di tre artisti gazaui: Majed Shala, Basel El-Maqousi e Shareef Sarhan.
I tre hanno fondato nel 2003 il collettivo "Shababik Windows from Gaza for Contemporary Art”, che dà la possibilità agli artisti palestinesi di fare arte, nonostante la penuria di mezzi e di materiali causata dalla guerra.
Per questi artisti, costretti a vivere in quasi completo isolamento dal contesto internazionale, e quindi impossibilitati a comunicare e diffondere i loro lavori, è vitale ogni forma di dialogo con la comunità internazionale. Per questo la ONLUS Fotografi Senza Frontiere, che dal 2010 aveva avviato uno dei suoi laboratori di fotografia proprio a Gaza, insieme al Centro Italiano di Scambio "Vik”, e con la "benedizione” di Andrea Camilleri, ha lavorato perché una delle finestre da Gaza si aprisse anche a Roma.
E ognuno dei dipinti esposti – siano essi i ritratti di volti di Shala, le sensazioni di lande assolate e popolate di palme di El-Maqousi, i brulichii astratti affollati di caratteri arabi di Sarhan– è esso stesso una finestra che ci mostra frammenti di umanità dietro, dentro, all'odioso conflitto che tutti conosciamo. E ci fa sperare che una normalità sia ancora possibile, anche in quei luoghi.
Mario Finazzi
 
 

ANSA, 3.9.2015
Camilleri, ebook speciali per 90 anni
In vendita fino al 6 settembre tutto Montalbano e romanzi Vigata

Roma - Due ebook speciali, in vendita solo per quattro giorni, per i 90 anni di Andrea Camilleri. Fino al 6 settembre, giorno del compleanno dello scrittore, Sellerio pubblica: 'Le indagini di Montalbano' (90 euro) con i 23 romanzi e una raccolta di racconti con il famoso commissario apparso per la prima volta ne 'La forma dell'acqua' del 1994 e 'I romanzi di Vigata e altro ancora' (90 euro) con 23 tra romanzi e altre pagine senza Montalbano fra cui quelle ambientate nella sua città immaginaria.
 
 

Il Libraio, 3.9.2015
Camilleri, 90 anni di sogni

Il prossimo 6 settembre, Andrea Camilleri, uno degli autori italiani più amati (e più prolifici) compirà 90 anni. Per l’occasione, Sellerio pubblicherà I sogni, un cofanetto a tiratura limitata con 48 cartoline con le copertine dei libri dello scrittore pubblicati nella collana “La memoria” e l’antologia dei sogni narrati nei romanzi e nei racconti del creatore di Montalbano.
Motivo ricorrente nei romanzi di Camilleri è infatti, tra gli altri, il sogno. Lo ritroviamo nel corso del testo, o più spesso all’inizio della narrazione. I sogni occupano un posto speciale sia nei romanzi storici e civili che nelle storie di Montalbano; essi, come si legge nella presentazione, “consentono allo scrittore di esprimere un timore, un desiderio, un’aspirazione del protagonista, o di mostrare al lettore aspetti inconfessabili dei personaggi”.
In occasione del 90esimo compleanno Sellerio porta in libreria anche un secondo omaggio allo scrittore siciliano, Gran Teatro Camilleri: più di dieci anni fa un convegno dedicato a Camilleri indagava le ragioni della sua popolarità. Ci si chiedeva come potesse avere tanto successo in Italia – e all’estero – uno scrittore giunto al suo primo vero romanzo in età matura, inventore di una lingua che non è italiano e non è dialetto, intellettuale colto capace di corredare i suoi romanzi di riferimenti letterari, cultore della storia, radicale in politica, insomma: come poteva spiegarsi il suo incontro con una massa di lettori che, per il numero, ci si aspetterebbe immatura a comprenderlo e impreparata a goderlo?
Oggi nel 2015 che Andrea Camilleri sfiora il traguardo dei cento titoli e che il numero dei lettori è aumentato, quella domanda ce la poniamo ancora. E se la pongono soprattutto studiosi di diverse discipline: storici, critici, linguisti, filologi, antropologi, esperti della comunicazione, italianisti. Ciascuno di loro, in questo volume, propone una interpretazione a partire dalla propria disciplina e l’insieme dei punti di vista offre un quadro coerente. Lo storico Giovanni De Luna, il linguista Tullio De Mauro, il critico Vittorio Spinazzola, curatore dell’annuario “Tirature”, gli esperti di letteratura italiana contemporanea Ermanno Paccagnini e Mauro Novelli, il filosofo del linguaggio Franco Lo Piparo, oltre allo stesso Salvatore Silvano Nigro curatore del volume, sono solo alcuni degli specialisti chiamati a spiegare che scrittore è Andrea Camilleri e le ragioni della sua popolarità.
 
 

Comune di Agrigento, 4.9.2015
Per i 90 anni di Camilleri la cittadinanza onoraria di Agrigento


Foto AgrigentoNotizie

Domenica 6 Settembre Andrea Camilleri compie 90 anni. Il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, ha deciso di festeggiare il compleanno avviando la procedura per conferirgli la cittadinanza onoraria. La decisione è stata comunicata allo scrittore, che l'ha accolta con commosso entusiasmo. Verranno concordate con lui le date e le forme della celebrazione dell'evento, che onora la nostra città, la quale potrà annoverare in questo modo, tra i suoi concittadini, il grande scrittore padre, tra l'altro, di quel commissario Montalbano che da 21 anni conduce indagini serrate tra Vigàta e Montelusa. Camilleri ha studiato ad Agrigento, ed ha seguito costantemente le problematiche sociali e culturali della nostra città. La sua biografia e la sua produzione letteraria, tra tutte il capolavoro "Il Re di Girgenti", sono strettamente intrecciate al profilo e alla storia di Agrigento che ha contribuito a diffondere nel mondo.
"La cittadinanza onoraria ad Andrea Camilleri - ha detto il sindaco Lillo Firetto - sancisce anche la fine simbolica della presunta rivalità tra Vigàta e Montelusa e ricompone, nella grandezza dello scrittore, il profilo di una città che vuole tornare a crescere e a qualificare il suo tono civile e culturale".
 
 

AgrigentoInformazione, 4.9.2015
Cittadinanza onoraria
Camilleri diventa Giurgintanu, a Firetto aveva detto: Attento agli agrigentini

Cittadinanza onoraria di Agrigento allo scrittore Andrea Camilleri che domenica compie 90 anni.
Lo ha deciso e lo ha annunciato il sindaco Lillo Firetto, al quale lo stesso Camilleri nei giorni successivi alla elezione a sindaco aveva raccomandato di “stare attento ai Giurgintani”, suscitando più di una polemica e la dura presa di posizione di diversi Giurgintani.
La decisione – informa Firetto – è stata comunicata allo scrittore, che l’ha accolta con commosso entusiasmo. Verranno concordate con lui le date e le forme della celebrazione dell’evento, che onora la nostra città, la quale potrà annoverare in questo modo, tra i suoi concittadini, il grande scrittore padre, tra l’altro, di quel commissario Montalbano che da 21 anni conduce indagini serrate tra Vigàta e Montelusa. Camilleri ha studiato ad Agrigento, ed ha seguito costantemente le problematiche sociali e culturali della nostra città. La sua biografia e la sua produzione letteraria, tra tutte il capolavoro “Il Re di Girgenti”, sono strettamente intrecciate al profilo e alla storia di Agrigento che ha contribuito a diffondere nel mondo.
”La cittadinanza onoraria ad Andrea Camilleri – conclude – Lillo Firetto – sancisce anche la fine simbolica della presunta rivalità tra Vigàta e Montelusa e ricompone, nella grandezza dello scrittore, il profilo di una città che vuole tornare a crescere e a qualificare il suo tono civile e culturale”.
Firetto sembra avere dimenticato tutto. O quanto meno non ha dato molto peso alle raccomadazioni di Camilleri che lo metteva in guardia dai Giurgintani.
Ce lo vedere Firetto che polemizza con Camilleri?
“Credo – disse lo scrittore a Firetto – che ci sia un fatto caratteriale diverso perché, come diceva ‘u zio Luigi Pirandello, nella Marina di Porto Empedocle la gente è viva e tu e con la gente viva discuti , t’arrabbi, magari hai nemici, ma è gente viva. Nella morente “cittaduzza” come la chiamava Pirandello allora, fine Ottocento, Girgenti per lui era la morente “cittaduzza” e parlava del carattere dei “Giurgintani” “ca sunnu sutta traccia”, ‘u marinisi assai meno perché è vitale, perché esplode, dice le cose in faccia”.
L’occasione della consegna della cittadinanza onoraria potrebbe essere magari l’occasione per Camilleri di chiarire il senso e la portata dei consigli dati a Firetto, considerato che anche lui – da qui a qualche giorno sarà un Giurgintano – uno dei tanti dai quali il sindaco avrebbe dovuto “guardarsi” perchè non sono come i “Marinisi”.
Certo dire ad un sindaco di Porto Empedocle di stare attento agli agrigentini che lo hanno eletto e poi ricevere dallo stesso sindaco la cittadinanza onoraria che lo fara diventare “Giurgintanu” non è che sia – per utilizzare una terminologia “elegante” – molto lineare.
 
 

Adnkronos, 4.9.2015
Tutti in strada per i 90 anni di Camilleri, Rai e Palomar lo festeggiano in via Asiago

Il papà del commissario Salvo Montalbano compie 90 anni. La festa di compleanno, che cade domenica prossima, Andrea Camilleri la farà certamente in famiglia, ma lunedì prossimo la Rai e Palomar, la società di Carlo Degli Esposti che ha prodotto la fortunata serie tv con Luca Zingaretti, festeggiano lo scrittore siciliano in via Asiago a Roma, sotto casa sua. "Nel giorno del suo compleanno, che è domenica, lo lasciamo tranquillo - spiega Degli Esposti all'Adnkronos - e lunedì lo festeggiamo con la proiezione di strada di un documentario sulla sua vita in Rai".
Il doc si intitola 'Andrea Camilleri, io e la Rai' con la regia di Alessandra Mortelliti, nipote dello scrittore siciliano. "E' un'idea dei ragazzi del Cinema America - dice Degli Esposti - che sono bravissimi e che monteranno uno schermo improvvisato per strada. La Rai ha aderito con entusiasmo all'iniziativa e anche il Comune di Roma, che sgombererà la strada dalle macchine. La festa è aperta a tutti - sottolinea il patron di Palomar - ci saranno ovviamente Luca Zingaretti, i registi Alberto Sironi e Gianluca Maria Tavarelli, l'interprete del 'Giovane Montalbano', Michele Riondino, e speriamo i tanti appassionati lettori dei romanzi di Camilleri".
La festa inizia alle 20, "poi quando farà buio inizieremo la proiezione del documentario. E' una festa di affetto e riconoscenza per un grande scrittore che ha dato tanto a tanti e che vogliamo festeggiare e onorare nel giorno del suo compleanno", conclude Degli Esposti. E non sarà la sola: il 10 settembre infatti sarà presentata la nuova serie de 'Il giovane Montalbano' che andrà in onda su Rai 1 dal 14 settembre e, sempre il 10 ma di sera, all'Auditorium Parco della Musica di Roma ci sarà la proiezione della prima puntata alla presenza dello scrittore siciliano, nato il 6 settembre del 1925 a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento.
Proprio oggi il sindaco della città dei Templi, Lillo Firetto, ha deciso di onorare il compleanno del papà di Montalbano conferendogli la cittadinanza onoraria di Agrigento. "La decisione è stata comunicata allo scrittore - si legge sul sito del Comune del capoluogo siciliano - che l'ha accolta con commosso entusiasmo. Verranno concordate con lui le date e le forme della celebrazione dell'evento, che onora la nostra città, la quale potrà annoverare in questo modo, tra i suoi concittadini, il grande scrittore padre, tra l'altro, di quel commissario Montalbano che da 21 anni conduce indagini serrate tra Vigàta e Montelusa".
"Camilleri ha studiato ad Agrigento - prosegue la nota del Comune - ed ha seguito costantemente le problematiche sociali e culturali della nostra città. La sua biografia e la sua produzione letteraria, tra tutte il capolavoro 'Il Re di Girgenti', sono strettamente intrecciate al profilo e alla storia di Agrigento che ha contribuito a diffondere nel mondo".
"La cittadinanza onoraria ad Andrea Camilleri - ha detto il sindaco Lillo Firetto - sancisce anche la fine simbolica della presunta rivalità tra Vigàta e Montelusa e ricompone, nella grandezza dello scrittore, il profilo di una città che vuole tornare a crescere e a qualificare il suo tono civile e culturale".
 
 

La Repubblica, 4.9.2015
Il personaggio
Buon compleanno Camilleri, a Roma festa grande per lo scrittore
Per i novant'anni dell'autore di Montalbano la Rai e Palomar organizzano un evento speciale, con la proiezione di un documentario che racconta la sua carriera nella tv pubblica. Tra gli ospiti Luca Zingaretti e Michele Riondino

Sarà' festa grande per i 90 anni di Andrea Camilleri, un abbraccio corale. Domenica lo scrittore siciliano, papà del commissario Montalbano, festeggia il compleanno in famiglia e con gli amici ma lunedì sera a Roma in via Asiago l'appuntamento è aperto a tutti. Sarà proiettato il documentario Andrea Camilleri, io e la Rai con la regia della nipote dello scrittore, Alessandra Mortelliti. Il mondo di Camilleri s'intreccia tra teatro e televisione, dalla cattedra all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico", alle lezioni al Centro Sperimentale di Cinematografia fino alla lunghissima carriera in Rai fino agli anni '80. Ed è proprio attraverso il racconto del suo rapporto con la Rai che prende vita il docufilm: prima funzionario in radio, poi delegato alla produzione all'interno del secondo canale televisivo, quindi regista e addirittura maldestro esilarante portavoce dell'ufficio censura. Con la sua speciale ironia, Camilleri percorre trent'anni di televisione italiana, dove, seppur tra difficoltà di carattere censorio e politico, la "buona" e "bella" televisione era la priorità e la sperimentazione all'ordine del giorno. In questo percorso s'incontrano Raffaele La Capria e Francesca Sanvitale, Gino Cervi straordinario Commissario Maigret, le messe domenicali celebrate negli studi di via Teulada, le ballerine con abiti troppo osé, Eduardo De Filippo, il tenente Sheridan, Beckett e Pirandello... Ma Camilleri non tralascia il lato più tecnico del mezzo televisivo, spiegando l'invenzione della "taglierina" che dava la possibilità di fare i primi montaggi.
All'evento, organizzato dalla Rai (con i vertici che si dicono "felici di celebrare il compleanno di una figura così importante e centrale per l'azienda"), il produttore di Montalbano Carlo Degli Esposti e i ragazzi del @PiccoloAmerica, parteciperanno attori, registi, sceneggiatori, in prima fila il commissario Montalbano Luca Zingaretti e Michele Riondino, che interpreta Il giovane Montalbano (la nuova serie andrà in onda dal 14 settembre su RaiUno) con i registi Alberto Sironi e Gianluca Maria Tavarelli.
Degli Esposti invita i ragazzi a scrivere una domanda o un augurio allo scrittore su Twitter a @carlopalomar o all'indirizzo carlopalomar.it. "Per i ragazzi di Roma c'è una sorpresa" annuncia il produttore, "cinque di loro che avranno inviato il messaggio entro il 6 settembre, potranno consegnare direttamente il loro messaggio insieme ai ragazzi di Braccialetti rossi a Camilleri. Volevo festeggiare il compleanno di Andrea in un'Italia assonnata e rattrappita su se stessa, come merita. E' una persona che ha sempre tenuto la barra al centro con qualsiasi tempesta e ha dato tanto a tutti noi: a me come produttore, agli attori, agli sceneggiatori, ci siamo tutti formati grazie alla sua opera letteraria. La Rai ha capito l'importanza dell'evento. Ci auguriamo che sia una bella festa di strada per vedere quanto affetto e riconoscenza c'è nei suoi confronti". Una manifestazione che unisce lo scrittore e i giovani, vista la presenza dei ragazzini di Braccialetti rossi. "Una delle mie fissazioni - dice Degli Esposti - è avvicinare le generazioni. L'abbiamo fatto in passato e lo faremo in futuro, ci siano tanti ragazzi che conoscono e ammirano Montalbano, è bello tenere aperto il dialogo". Un successo da oltre 30 milioni di copie con titoli tradotti in tutto il mondo, libri che non fanno in tempo a uscire e diventano bestseller in testa alle classifiche, le opere di Camilleri sono un classico. Di Montalbano sappiamo tutto (nella nuova serie riapparirà la fidanzata Livia con il volto di Sonia Bergamasco), la Rai ha replicato gli episodi con risultati d'ascolto eccezionali. Fenomeno letterario e televisivo, il commissario di Camilleri ha conquistato il mondo. "E' un monumento che se ne sta lì, ancora destinato a crescere per qualche anno. Terminerà quando finirò io" aveva spiegato lo scrittore in occasione dei vent'anni del suo commissario "Non mi facevo capace di avere una tale fantasia per la lunga serialità. Però ci sono riuscito".
Intanto, per chi vuole conoscere meglio l'autore siciliano, domenica RaiTre manderà in onda alle 23.45 Andrea Camilleri, il maestro senza regole prodotto da Gloria Giorgianni insieme a Sellerio Editore, con Teresa Mannino sulle tracce dello scrittore. "Quello che mi interessava di più era raccontare il Camilleri uomo" ha spiegato l'attrice. "sono tante le cose che mi hanno colpito: la perfetta fusione di ragione e sentimento. È un uomo totalmente libero che non giudica mai". E RaiUno domenica manderà in onda il backstage di Il giovane Montalbano con Camilleri che rivela come è nata l'idea di raccontare com'è nato il personaggio. Lunedì Porta a porta celebrerà lo scrittore con uno speciale.
Silvia Fumarola
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 4.9.2015
Sessanta milioni di copie vendute in 33 paesi di tutto il mondo dall'esordio nel 1984 on "La forma dell'acqua"
I magnifici novant’anni di Camilleri
Il compleanno dello scrittore una festa lunga cento libri
È stato tradotto in trentadue lingue tra le quali l'arabo il cinese e lo Swahili
La sua "creatura" Salvo Montalbano veleggia verso il miliardo di telespettatori

«Ci sono adolescenze – ha scritto Alda Merini –che si innescano a novanta anni»: Andrea Camilleri, questo giovanissimo vecchio che ha messo in subbuglio il panorama letterario italiano, ne è la prova lampante. Raggiunto trionfalmente il traguardo del nono decennio di vita, caustico e reattivo come non mai, il padre del commissario Montalbano è a oggi, nel nostro bel paese, lo scrittore più prolifico, letto e tradotto, perennemente in vetta alle classifiche di vendita. Basta dare un'occhiata ai numeri per avere conferma del fatto che Andrea Camilleri è un conglomerato di primati.
Il successo gli piomba addosso a settant'anni suonati (nel corso dei quali aveva collezionato rifiuti e insuccessi editoriali), grazie al romanzo "La forma dell'acqua" (Sellerio, 1984). Cento (o quasi) i libri pubblicati (tutti quanti puntualmente censiti nel sito del Camilleri fans club, www.vigata.org): il precedente da richiamare alla memoria è il grande Georges Simenon, anch'egli romanziere bifronte: da un lato la saga del commissario Maigret, manna da far calare miracolosamente sui lettori; dall'altro, i romanzi più inquietanti e sorprendenti.
Su un doppio binario si muove pure lo scrittore empedoclino, elargendo agli appassionati le inchieste condotte dal suo amatissimo antieroe nello scoppiettante commissariato di Vigàta; concedendosi però anche il lusso di romanzi spesso sperimentali, a volte sorprendenti come la trilogia fantastica edita sempre da Sellerio.
Si dice che novanta fa spavento: provate infatti a dare un'occhiata al censimento delle copie vendute da Camilleri in Italia e nel mondo.
Sulla base dei dati forniti dalla casa editrice Sellerio per i cui tipi hanno visto la luce in tutto 48 titoli (a partire dal 1984, quando uscì "La strage dimenticata", uno dei gioielli dell'autore, arricchito da un risvolto allora vergato dal grande Leonardo Sciascia), sono trenta milioni le copie vendute in Italia (compreso le copie del bookclub e degli allegati ai quotidiani).
Un numero stratosferico, quasi senza precedenti, che mette le vertigini, se si guarda un po' in giro rilevando le cifre stitiche alle quali sono avvezzi in genere gli scrittori italiani. Il gioco si fa ancora più duro se si tiene in considerazione il successo planetario di Camilleri: le copie infatti quasi raddoppiano, raggiungendo quota sessanta milioni; l'autore del "Birraio di Preston" infatti è stato tradotto in trentadue lingue (tra le quali l'arabo, il cinese, lo Swahili) e pubblicato in 33 Paesi. Per dirne una: in Spagna Catarella e Fazio parlano quattro lingue, cioè lo spagnolo, il castigliano, il galiziano e il basco.
Se poi si allineano a questi dati quelli che provengono ad esempio dalla seconda casa editrice di Camilleri (autore poligamo per naturale propensione), ossia Mondadori, il capogiro è assicurato: quasi trenta titoli pubblicati, e un altro grappolo di milioni di libri venduti e tradotti. Per l'editore milanese, oltretutto, il nostro inesauribile novantenne ha pure dato forma a una sorta di epopea borghese, dal "Tailleur grigio" sino a "La relazione", mettendo rigorosamente a dieta la sua pronuncia: allontanandosi dalla sua Vigàta, voltando le spalle a Montelusa, l'autore ha sorprendentemente rastremato il suo stile, assumendo come propria quella "koiné" della borghesia additata da Pasolini nelle sue geniali escursioni linguistiche. Ne è venuto fuori, alla fine, un italiano regolare, privo di sbavature, costruito quasi interamente sui dialoghi: impressiona non poco questo caso di scrittore schizofrenico che però perfettamente funziona. Per non dire di Rizzoli, Skira, Chiarelettere, e di traverso pure Bompiani e Donzelli…
Ma non è finita qui: nel 1999 Salvo Montalbano esordisce in tv, interpretato da un Luca Zingaretti letteralmente in stato di grazia: è la consacrazione definitiva. Un successo che ha assunto via via le dimensioni di un fenomeno mondiale: in questi anni, il Montalbano televisivo è stato venduto negli Stati Uniti, in Canada, in tutta l'America Latina, in Australia, Francia, Spagna, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Svezia, Belgio, Olanda e Lussemburgo, in Ungheria, Slovacchia, Ex Jugoslavia, Albania, Georgia, Bulgaria, Germania, Inghilterra, Galles, Scozia, Romania e persino in Iran. Già lo scorso anno lo sceneggiato veleggiava verso il miliardo di telespettatori in totale nel pianeta.
Sarà vera gloria?, viene da chiedersi a questo punto citando il vecchio Manzoni. Certo, un fenomeno letterario di tal fatta ha qualcosa di unico e di inimitabile: le ragioni forse andrebbero cercate anche tra le pieghe della straordinaria formazione di Camilleri, che è stato anche sceneggiatore, regista, autore teatrale e televisivo, docente di regia presso l'accademia Silvio D'Amico, giovane poeta laureato da grandi critici e illustri colleghi, raffinato saggista.
Ne viene fuori una sorta di monstrum, festeggiato da Sellerio in occasione dei suoi novant'anni con una serie di iniziative editoriali: due e-book, un cofanetto e un libro. TrattaÈ stato si di "I romanzi di Vigàta e altro ancora" (ventitré scritti tra romanzi e altre pagine) e "Le indagini di Montalbano" (ventitré romanzi e una raccolta di racconti con al centro il commissario più famoso in Italia), che saranno in vendita solo per quattro giorni, sino al 6 settembre, data del genetliaco dell'autore.
Di un'antologia da titolo "I sogni di Andrea Camilleri", che allinea brani nei quali l'autore descrive i sogni dei suoi personaggi, in un cofanetto in edizione numerata che contiene anche quarantotto cartoline con le copertine dei suoi libri editi dalla casa editrice palermitana: sarà disponibile in libreria dal 7 settembre.
Non mancherà un volume celebrativo, a cura di Salvatore Silvano Nigro (l'estensore ufficiale delle alette Sellerio e uno dei suoi massimi chiosatori), con una serie di saggi nei quali si affronta tra l'altro la poetica di Camilleri, questione della lingua, il rapporto con i luoghi isolani, firmati da critici e intellettuali quali Giovanni De Luna, Tullio De Mauro, Vittorio Spinazzola e altri ancora.
Si vocifera tra l'altro che in autunno inoltrato vedrà la luce, sempre per i tipi di Sellerio, il terzo volume delle "Storie di Vigàta". Dal canto suo, Rizzoli manda in libreria una nuova edizione del racconto "La targa", ambientato nella Vigàta del 1940.
Insomma, stiamo per assistere a un vero e proprio spettacolo pirotecnico quasi senza precedenti almeno nella storia dell'editoria italiana. Viene alla mente, proprio a questo proposito, il Michele Pantaleone del saggio "Mafia e politica" (Einaudi 1962), riguardo alla chiosa che egli forniva dell'espressione tipica "pezzo da novanta": "il più grosso petardo di ferro, alto 26 cm, che veniva sparato nelle feste a conclusione dei giochi di fuochi e degli spari dei mortaretti". Auguri, maestro Camilleri.
Salvatore Ferlita
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 4.9.2015
La lingua liberatoria che dà voce all’impegno civile
La sua gioia nel narrare almeno in parte aiuta a tollerare il senso acuto della drammaticità della condizione umana
In occasione dei 90 anni di Camilleri l'editore Sellerio pubblica il volume "Gran teatro Camilleri", a cura di Salvatore Silvano Nigro. Pubblichiamo la parte conclusiva dell'intervento di Tullio De Mauro, "L'«àccipe» e il colibrì: linguaggio ed ethos di Andrea Camilleri".

Confortato da un estremo parere del padre che lo invita a raccontare storie come ha fatto parlando a lui, Camilleri decide di non narrare più per interposte persone come nella lunga esperienza teatrale, ma di narrare in proprio. La radice identitaria gli dà la linfa per nutrire i fatti narrati e dispiegare l'intero potenziale delle esperienze espressive cumulate negli anni. Nel narrare può abbandonarsi alla gioia del racconto, alla goethiana Lust zu fabulieren , una parte importante di quella gioia di vivere, del cibo, dell'amore, dello splendore dei luoghi che il suo protagonista, Montalbano, oppone alle molte lacrime delle cose in cui ha scelto di vivere e combattere. La gioia di narrare è, a me pare, la forza del narratore ed è ciò che lettrici e lettori sentono e godono nelle pagine. Frutto di fatiche e ripensamenti, infine Camilleri si diverte, è felice nel donarcele. È una gioia che almeno in parte se non può annullare tuttavia aiuta a tollerare il senso acuto della drammaticità della condizione umana che Malraux, come lui ama ricordare, gli aveva fatto scoprire «in una notte» dei lontani anni di guerra riorientando radicalmente la sua etica e la sua coscienza civile e politica. Dalla gioia di narrare viene tenuto a bada anche il malor civile, il senso altrettanto acuto dei guasti profondi che il risalire della «linea della palma», della corruttela mafiosa, ha portato in Italia e, oggi vediamo, oltre. Lo sdegno civile Camilleri ha dovuto più volte manifestarlo in questi anni con le sue "Poesie incivili" e le sue prese di posizione, e del resto esso appare anche in parole e atteggiamenti di Montalbano. La prosa di Camilleri è davvero un racconto nel senso primo di racconto orale. È lo spartito scritto di una narrazione parlata che si offre agli occhi per tornare a risuonare con la voce narrante nella nostra mente. Discutere se il prius è l'impianto dialettale o l'italiano porta fuori strada. Il prius è il ritmo del racconto e delle sue singole fasi e frasi, un ritmo tipico che Camilleri raggiunge sfruttando tutta la potenzialità espressiva datagli dalla sua capacità di escursione tra livelli e tradizioni linguistiche diversi, tra il sempre più vario italiano d'oggi e le diverse realtà dialettali che pigmentano la sua prosa. Come ci si può aspettare per quanto s'è fin qui detto, e come è spontaneo, naturale, per un siciliano colto, e perciò non solo esperto del variare dell'italiano, ma anche ben memore dei dialetti nativi esperiti nella loro varietà e delle parole dialettali salde come sassi nel loro significare e risuonare, il dialetto appare in varia funzione e forma. Dei dialettalismi sono stati redatti inventari, un vero dizionario di centinaia di parole fu redatto nel 2001 da Mario Genco (i fans di Camilleri lo hanno riprodotto in rete).
Non ci fermeremo qui sui singoli elementi se non per avvertire che a volte alcuni osservatori sono troppo generosi nell'ascrivere al dialetto siciliano espressioni che circolano in molti altri dialetti centromeridionali e nel comune italiano colloquiale come per esempio farsi pigliare dai turchi, alla sanfasò, papale papale. Di più è interessante osservare la specificità funzionale del ricorso a parole dialettali: parole girgentane appaiono nel parlato di personaggi come Tanu 'u Greco o mafiosi, parole più genericamente siciliane appaiono nei passaggi che riportano lo stream of consciousness di Montalbano, in battute di mafiosi e di poliziotti che tendono tuttavia all'italiano.
Ma in generale il pigmento della parola dialettale serve a colorare l'intera pagina, a richiamarla e richiamare chi legge alla prosodia dell'italiano di Sicilia, a un italiano nella cui ricchezza sonora risuona il controcanto prezioso della dialettalità siciliana. Non si può ignorare l'impegno civile esplicito, aguzzo e combattivo di Andrea Camilleri e il contributo che è venuto dando a parecchie battaglie democratiche. Ma forse la rilevanza civile maggiore è nel suo linguaggio e nella sua capacità di narrare, nel gioco dei personaggi che ha saputo creare. Non si deve sottovalutare il significato non solo letterario e artistico, ma appunto civile che ha l'efficacia linguistica liberatoria del suo raccontare. Il mostro mitico di cui gli raccontava Minicu nelle storie di Giufà, il mostro con due teste che parlavano due lingue diverse e così non capiva se stesso e dava di matto e distruggeva e uccideva, con Camilleri ha imparato a parlare uno stesso linguaggio svariando dall'uno all'altro polo linguistico e, delectando, ora fa sentire a noi tutti che questa unità è possibile. Così i racconti di Montalbano sono una preziosa «goccia di rugiada » tra incendi minacciosi. Una volta all'Auditorium di Roma Camilleri ha scosso il pubblico raccontando questa storia: Una foresta va a fuoco e tutti gli animali fuggono via, lontano dalle fiamme. Anche il leone che, di quella foresta, è il re. Mentre scappa si accorge che un colibrì, contrariamente a tutti gli altri animali, vola verso la foresta in fiamme. «Che fai, pazzo, non vedi che va tutto a fuoco?» gli urla il leone e il colibrì gli risponde: «Appunto, ho una goccia di rugiada sul petto e la sto portando per cercare di spegnere l'incendio!».
Tullio De Mauro
 
 

l'Espresso, 4.9.2015
Andrea Camilleri compie novant'anni. E racconta i suoi sogni
In occasione del compleanno dello scrittore, in libreria un'antologia delle scene oniriche dei suoi romanzi, da Montalbano alle novelle storiche. Una finestra su quella Sicilia immaginaria con cui ci ha stregato tutti

Andrea Camilleri compie novant'anni. Agrigento darà la cittadinanza onoraria allo scrittore di Porto Empedocle, ma anche senza riconoscimenti, convegni, pubbliche celebrazioni ci sono pochi esempi in Italia di un successo letterario così equanime, così capace di mettere tutti d'accordo. Con la figura del commissario Salvo Montalbano, malmostoso ma incorruttibile, umano, dignitosamente sempre dalla parte giusta, Camilleri ha messo d'accordo intellettuali e lettori 'deboli' e persino, grazie alla trasposizione delle sue storie, la platea della tv. Fino agli anni Novanta, quando era già più che adulto, è stato un illustre sconosciuto con una carriera alle spalle in Rai come regista e delegato di produzione.
Alla narrativa è arrivato tardi, negli anni Settanta, e al successo ancora più tardi. Nei Novanta, appunto, quando ha incontrato Elvira Sellerio e quando, grazie prima ai romanzi di ambientazione storica e poi alle avventure del commissario Montalbano, si è rivelato il colpo di genio editoriale della casa editrice palermitana. Questo suo nuovo traguardo dei novant'anni, Sellerio lo festeggia con una serie di uscite editoriali che ruotano intorno a lui: in Gran Teatro Camilleri storici come Giovanni De Luna, critici e linguisti come Tullio De Mauro, propongono una interpretazione del successo a partire dalla propria disciplina; l'ebook Le indagini di Montalbano riunisce in un unico volume tutte i 23 romanzi e i racconti che hanno per protagonista il commissario; un altro ebook, intitolato I romanzi di Vigàta e altro ancora mette insieme le novelle storiche e altri scritti.
Ma dovendo scegliere, per un brindisi a distanza con lo scrittore, la vera 'chicca' è il cofanetto I sogni di Montalbano: contiene 48 cartoline (ognuna la copertina di uno dei 'libretti blu' che ha pubblicato con Sellerio) ma soprattutto un volumetto che riunisce, in ordine cronologico, tutte le scene oniriche presenti nei romanzi storici e polizieschi. Nella trama di ciascuna storia il sogno è una piccola parentesi funzionale: anticipa gli eventi, fornisce all'intrigo una strada alternativa o semplicemente, com'è nella natura dei sogni svela le paure, i fantasmi erotici, i desideri reconditi di Salvo Montalbano. Ma è anche un divertissment in cui lo scrittore cambia tono e spesso anche lingua, passando dall'impasto di italiano e siciliano della narrazione a un sobrio italiano o magari, viceversa, rendendo il suo siciliano ancora più oscuro, carico come una nuvola di tempesta.
E' come aprire una finestra nell'immaginazione dello scrittore e dei suoi personaggi: ci sono le cosce bianche di Livia, l'eterna fidanzata lontana, stese lascivamente su un prato. C'è un uomo steso a terra, una canna di lupara premuta sul capo, che osserva un verme arrampicarsi su un filo d'erba. C'è il mare, ci sono casolari di campagna, i muretti a secco, i campi riarsi dal sole della Sicilia. C'è il cibo e c'è l'ossessione per il cibo: pasta al forno, pasta con le sarde, insomma tutto l'armamentario di quella luculliana fantasia gastronomica che è la malta del poliziesco che Camilleri ha imbastito, genialmente, intorno a Montalbano. Ci sono gesti concitati e fulminanti battute, perché i sogni sono anche momenti di puro teatro. Noi siamo i nostri sogni, come ci ha insegnato la psicanalisi e come sa ogni scrittore. Camilleri, nella sua lunga vita, ha continuato dalla capitale in cui viveva a sognare una sua Sicilia insieme reale e fittizia. Dobbiamo ringraziarlo per averci portato con sé in tutti i suoi sogni. O chissà, forse solo in una parte piccola piccola.
Lara Crinò
 
 

RaiNews, 4.9.2015
Andrea Camilleri: i 90 anni del papà di Montalbano
Il grande scrittore dalla cui penna è nato il commissario di polizia più amato che da 21 anni conduce indagini serrate tra Vigàta e Montelusa. Un successo da 30 milioni di copie: "Il commissario finirà con me"
Cliccare per vedere anche il servizio in video di Enzo Cappucci

Fenomeno letterario unico quello di Andrea Camilleri diventato autore bestseller ad oltre 70 anni, e che alla soglia dei novanta (il 6 settembre) dimostra quanto il suo successo, pur arrivato in tarda età, sia oggi più solido che mai. I romanzi che vedono protagonista il commissario Montalbano, il personaggio più famoso uscito dalla sua penna, hanno infatti superato i 30 milioni di copie con titoli tradotti in tutto il mondo. Montalbano conquista l'Italia Camilleri piace da Nord a Sud Italia e conquista lettori di ogni età: ogni nuova uscita entra subito in testa alle classifiche dei libri più venduti. Ma la storia dello scrittore di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, non è sempre stata così rosea. La sua carriera cominciò con l'Accademia d'Arte Drammatica poi, dal 1949 i primi lavori come regista, autore e sceneggiatore sia per la televisione, sia per il teatro. Tentò il concorso per entrare in Rai nel 1954 ma dopo un promettente orale non verrà mai chiamato: scoprirà più tardi da un dirigente dell'epoca che ad ostacolare il suo ingresso era la sua "fede comunista". L'ingresso in Rai Poco meno di due anni dopo dalla cocente delusione del concorso, quando ormai il giovane Camilleri sembrava aver perso le speranza, ecco arrivare "la telefonata": "Sono Cesare Lupo, direttore del Terzo programma radio della Rai: vuole sostituire la nostra funzionaria addetta ai programmi che va in maternità? Le farei un contratto di sei mesi per mezza giornata di impegno". Andrea ringrazia ma avverte il dirigente: "La ringrazio, accetto ma mi sento in dovere di informarla che al concorso non ero stato preso 'perché comunista'". Dall'altro lato della cornetta la risposta secca ma decisa che gli aprirà le porte della RAI: "Chissenefrega". La sfida del romanzo giallo Naturalmente passeranno dieci anni prima dell'assunzione intanto, forte di questo straordinario bagaglio di esperienze, Camilleri metterà la sua penna al servizio della saggistica. Col passare degli anni a queste attività affiancherà quella più creativa di scrittore. L'amore verso i polizieschi nacque in Camilleri dopo essersi imbattuto in alcune riflessioni di Leonardo Sciascia sul romanzo giallo: "E' la migliore gabbia dentro alla quale uno scrittore possa mettersi, perché ci sono delle regole, per esempio che non puoi barare sul rapporto logico, temporale, spaziale del racconto" scriveva l'autore di 'A ciascuno il suo'. Una sfida tra siciliani che Camilleri raccolse immediatamente. L'omaggio a Manuel Vazquez Montalban Il salto alle grandi tirature per Camilleri arriverà con il personaggio di Salvo Montalbano, apparso per la prima volta nel romanzo 'La forma dell'acqua' del 1994, il cui nome è un omaggio a uno degli scrittori più amati da Camilleri, Manuel Vazquez Montalban, e il cui modello ideale è stato Maigret. Due anni più tradi il vero balzo mediatico: nel 1996 quando Maurizio Costanzo, in una puntata della sua trasmissione, inviterà a comprare 'Il ladro di merendine' impegnandosi a restituire i soldi se il libro non fosse piaciuto. Da allora la fortuna del commissario siciliano colto, amante della buona tavola e fidanzato con Livia, non si è più fermata. Il Montalbano di Zingaretti Anzi migliora col tempo: superato ormai il giro di boa dei vent'anni, Montalbano è oggi entrato nell'immaginario collettivo grazie all'interpretazione sanguigna dell'attore Luca Zingaretti, ex allievo di Camilleri all'accademia d'Arte Drammatica, negli episodi della serie di Rai Uno, al top degli ascolti anche in replica. E dal 14 settembre, in prima serata sulla rete ammiraglia Rai, andrà in onda la nuova serie di sei episodi del 'Giovane Montalbano' che avrà ancora una volta il volto di Michele Riondino per la regia di Gianluca Maria Tavarelli. L'omaggio di Sellerio Il suo editore storico, la palermitana Sellerio, per i suoi 90 anni, gli rende omaggio con due ebook speciali, in vendita fino al 6 settembre: 'Le indagini di Montalbano' (90 euro) con i 23 romanzi e una raccolta di racconti con protagonista il famoso commissario e 'I romanzi di Vigata e altro ancora' (90 euro), 23 tra romanzi e altre pagine con le storie che Camilleri ha ambientato nella sua città immaginaria, da 'La stagione della caccia' a 'Il birraio di Preston' e 'La concessione del telefono'. La cittadinanza onoraria ad Agrigento Ma i festeggiamenti non si fermano qui: dal 7 settembre esce, in tiratura limitata, esce il cofanetto 'I sogni di Andrea Camilleri' (15 euro), un'antologia dei sogni raccontati nei romanzi e nei racconti dello scrittore insieme alle 48 cartoline con le copertine dei suoi libri Sellerio e il volume celebrativo, 'Gran Teatro Camilleri', a cura di Salvatore Silvano Nigro, con una serie di saggi in cui viene proposta una chiave di lettura della sua opera, del rapporto con la lingua, i luoghi e le abitudini, firmati da critici e intellettuali come Giovanni De Luna, Tullio De Mauro, Vittorio Spinazzola e Stefano Salis. E il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, ha deciso di festeggiare il compleanno dello scrittore avviando la procedura per conferirgli la cittadinanza onoraria. "Terminerà quando finirò io" Montalbano "è un monumento che se ne sta lì, ancora destinato a crescere per qualche anno. Terminerà quando finiro' io" ha confessato lo stesso Camilleri in occasione dei vent'anni del suo commissario le cui avventure si sarebbero dovute fermare al secondo episodio e invece non hanno mai smesso di stupire, anche affrontando gli imbrogli negli appalti delle opere pubbliche. "Non mi facevo capace di avere una tale fantasia per la lunga serialità. Però ci sono riuscito" ha spiegato lo scrittore, incallito fumatore. Gli altri romanzi Prima di Montalbano lo scrittore ha appassionato una cerchia di lettori di mezza età che non lo ha mai abbandonato pubblicando, dopo il rifiuto di 14 editori, 'Il corso delle cose' (Lalli, '78) e poi 'La strage dimenticata', 'La stagione della caccia' cui sono seguiti libri diventati cult come 'Il birraio di Preston' o 'Un filo di fumo'. Tutto senza fare troppo chiasso, come nello stile dell'amica Elvira Sellerio, per lo scrittore "una sorella", con cui ha venduto più di 15 milioni di copie. Pubblicato, oltre che da Sellerio, da editori come Mondadori - che ha puntato molto su Montalbano contribuendo alla sua fortuna - e poi da minimum fax, Chiarelettere, a Camilleri viene reso omaggio anche da Rizzoli che pubblica, in una nuova edizione con uno scritto di Giuseppina Torregrossa, 'La targa', che ci porta nel 1940 a Vigata.
Roberta Rizzo
 
 

RaiNews, 4.9.2015
Il giovane Montalbano fa gli auguri a Camilleri: "La grandezza della tua inesauribile curiosità"
Cliccare per il video

“Il regalo di interpretare Montalbano è potersi confrontare con l’autore che ti scrive e ti cuce addosso il personaggio" parola di Michele Riondino, l'attore che interpreta il giovane commissario scaturito dalla penna di Camilleri. "Andrea è sempre stato molto disponibile con me ed è stato proprio lui a rompere il ghiaccio tra di noi- confessa -. Oggi per me è diventato un confidente, un amico, e non perdo occasione di chiamarlo per chiedergli un consiglio quando mi propongono un ruolo”. E poi prosegue Riondino, la grandezza di un’artista come lui sta nella sua grande curiosità: “Da una persona di 90 anni puoi aspettarti delle risposte ma quando ti arrivano delle domande ti accorgi di avere davanti qualcuno che non è mai stanco di rinnovarsi”.
Roberta Rizzo
 
 

RaiNews, 4.9.2015
Quando Camilleri andò ospite di Fiorello e Baldini: "Fonderò il partito Fuma Italia"

"Sto fumando contemporaneamente 10 sigarette, devo alimentare il riscaldamento del condominio": così Andrea Camilleri, ospite del programma radiofonico di Fiorello & Baldini Viva radio2, difende, in modo singolare, il fumo. "Se tutti fumassero di più si alzerebbero le temperature. Non fumare - sentenzia ironicamente lo scrittore, 90 anni il 6 settembre - nuoce alla bolletta del gas". Rivediamo la puntata di Viva Radio2
 
 

ANSAmed, 4.9.2015
Montalbano creator Andrea Camilleri to turn 90
Sellerio publishing house to issue special ebook collections

Rome - Andrea Camilleri, creator of Inspector Montalbano, arguably the most famous fictional detective in Italy, will celebrate his 90th birthday on Sunday.
In honor of the occasion, Camilleri's original publishing house Sellerio is offering two special-edition ebook collections as well as two print collections.
The first ebook, 'Le indagini di Montalbano' (Montalbano's Investigations) contains all 23 Montalbano books, and the second, 'I romanzi di Vigata e altro ancora' (The Vigata Novels and Even More'), is a collection of 23 novels and other pages of stories that Camilleri set in the imaginary city of Vigata, where the Montalbano stories take place.
Both ebooks will be on sale only through September 6, at a cost of 90 euros each.
On September 7, Sellerio will release a limited-edition set called "I sogni di Andrea Camilleri" (Andrea Camilleri's Dreams), an anthology of dreams told in his novels together with a collection of 48 postcards of his Sellerio books.
Sellerio will also release a celebratory volume called "Gran Teatro Camilleri" (Camilleri Grand Theatre), a series of essays about his work, written by critics and intellectuals. Even the mayor of Sicilian town Agrigento, located just 10 minutes from Porto Empedocle where Camilleri was born, has decided to celebrate the writer's birthday by starting the process for declaring Camilleri an honorary citizen.
Camilleri became a best-selling author after he turned 70, and his books have sold more than 30 million copies worldwide.
"I didn't think I was capable of enough imagination for such a long series, but I managed to do it," Camilleri told ANSA on the occasion of the 20th anniversary of Inspector Montalbano.
And of his famed character, Camilleri said, "He's a monument that's there, still destined to grow for a few years.
He'll end when I do".
Michelle Ruelle
 
 

RB Casting, 4.9.2015
TIMvision festeggia i 90 anni di Andrea Camilleri

Domenica 6 settembre, Andrea Camilleri compirà 90 anni e, per rendere omaggio al grande scrittore, sceneggiatore e regista italiano, su TIMvision, la tv on demand di TIM, sarà disponibile, “Il maestro senza regole”, docufilm prodotto da Anele e Sellerio e diretto da Claudio Canepari e Paolo Santolini.
A narrare le mille vite di Andrea Camilleri sarà l’attrice comica e siciliana doc, Teresa Mannino che guiderà gli spettatori alla scoperta delle tante anime dello scrittore italiano ripercorrendone la vita privata e la straordinaria carriera che vanta ben trenta milioni di libri venduti e tradotti in trentacinque lingue.
Tra un aneddoto e una sigaretta dell’autore, Teresa Mannino raccoglierà numerose testimonianze tra cui quelle di Luigi Lo Cascio, Emma Dante, Luca Zingaretti, Fabrizio Gifuni, Pif e Antonio Manzini che faranno scoprire il Camilleri più privato: marito, padre, maestro, letterato, regista, funzionario Rai, amico e collega.
 
 

Corriere della Sera, 4.9.2015
25 domande per testare la vostra conoscenza del commissario creato da Camilleri. Lo scrittore il 6 settembre compirà 90 anni
Montalbano, quanto conosci davvero il commissario creato da Camilleri? Mettiti alla prova con il nostro quiz
Angela Geraci
 
 

Corriere della Sera, 4.9.2015
Montalbano, viaggio tra le copertine italiane e straniere dei libri di Andrea Camilleri

La copertina norvegese del libro «La forma dell’acqua» di Andrea Camilleri edito da Gyldendal: una delle oltre cento copertine dei libri che hanno reso famoso Andrea Camilleri in tutto il mondo e che sono state esposte nel 2014 al Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna. Un viaggio nella cultura, nella sensibilità e nei gusti dei diversi Paesi attraverso le immagini e i disegni che sono stati scelti per illustrare i romanzi dell’autore siciliano. In coda alle copertine «straniere», pubblichiamo tutte quelle italiane (foto Ansa)
a cura di Angela Geraci
 
 

Corriere della Sera, 4.9.2015
Andrea Camilleri compie 90 anni: fotostoria dello scrittore- regista che ha inventato il commissario Montalbano

Era il 1994 quando per l’editore Sellerio usciva il primo fortunato capitolo del Commissario Montalbano dal titolo “La forma dell’acqua”, ed esplodeva il fenomeno letterario di Andrea Camilleri: oltre dieci milioni di copie vendute, traduzioni internazionali e ripetuti primati nelle classifiche dei libri più letti. L’Italia e il mondo si accorgevano di uno scrittore non più giovanissimo, dalle fiere origini siciliane e dalla capacità di scrittura sorprendentemente visiva e teatrale, che di lì a poco avrebbe meritato fortunatissime trasposizioni cinematografiche. Eppure, Camilleri non è solo il padre del commissario Montalbano, e nei suoi 90 anni - che compirà il prossimo 6 settembre - ha vissuto tante vite in una, raccontandole con trasporto e ironia nel docufilm della Rai “Il Maestro senza regole”, in un mix di ricordi, aneddoti e punti di vista, tra carriera e vita privata, dagli esordi come regista agli anni in Rai, dall’insegnamento presso l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D'Amico alla pubblicazione dei primi romanzi storici, fino ad arrivare al successo planetario dei gialli ambientati nell’immaginaria cittadina siciliana di Vigata. Tra una sigaretta e l’altra, nel dialogo con un’insolita Teresa Mannino nella veste di narratrice-intervistatrice, intervallato dai ricordi di suoi allievi, colleghi e amici, si svela il profilo più intimo di Andrea Camilleri, l’uomo a cui il successo non ha certo dato alla testa, e se è stato tardivo é lui stesso a darsene una ragione con il consueto piglio: «Ci sono quelli come Alain-Fournier che pubblica “Il grande Meaulnes” a 23 anni e l’anno dopo muore sparato nella prima guerra mondiale. O come Raymond Radiguet che a 17 anni scrive “Il diavolo in corpo” e a 20 muore. Poi ci sono quelli che scrivono il loro capolavoro a 80 anni perché è la summa del loro percorso». Un ritratto di Andrea Camilleri durante il Festival della Filosofia del 2007
(LaPresse/Cosima Scavolini)
 
 

Il Venerdì, 4.9.2015
Michele Riondino torna su Rai 1 con il “Giovane Montalbano” (e nella realtà chiede giustizia per Taranto)
Cerco sempre la verità. E non solo in tv

Michele Riondino è uno di quegli attori che vive il suo mestiere con passione, con un’inquietudine e una ricerca della perfezione che un po’ lo divora. «È un problema che ho con me stesso» dice, «sono sempre alla ricerca di nuovi obiettivi e i dubbi mi ossessionano». Ha messo una cura minuziosa per i dettagli anche nell’affrontare il personaggio del commissario Montalbano trentenne. E infatti Il giovane Montalbano, prequel della più famosa e longeva serie con Luca Zingaretti, tre anni fa ha avuto un grande (e inaspettato) successo. Ora, dal 14 settembre, arriva su Rai 1 Il giovane Montalbano 2, sei puntate (sempre dirette da Gianluca Maria ‘Pavarelli e scritte da Francesco Bruni e Andrea Camilleri) in cui Michele Riondino tratteggia un commissario innamorato e vulnerabile, perfino geloso, lontano dallo scetticismo che segnerà il personaggio vent’anni dopo. Un uomo di cui conosciamo già tutto, ma che riesce a stupire e a emozionare.
«Il nostro riferimento è il personaggio letterario dei racconti di Camilleri non quello televisivo interpretato da Zingaretti» spiega Riondino, che negli ultimi mesi si è visto in tv (Pietro Mennea) al cinema (Il giovane favoloso) e a teatro (La vertigine del drago). «In questa seconda stagione, poi, abbiamo voluto depistare gli appassionati di Montalbano e far intravedere un futuro diverso da quello che già si conosce».
Non ha paura di rimanere incastrato nel personaggio di Camilleri? «No, amo il giovane Salvo. Mi piace il suo entusiasmo, la sua ingenuità e quella capacità di lasciarsi andare ai sentimenti che col tempo perderà». Un ruolo difficile? «Macché. Difficile è stato interpretare Pietro Mennea, così complesso e ostinato. Mi sono riconosciuto nella sua volontà ferrea di superare i limiti e nel desiderio di lasciare la sua terra per affermarsi, continuando però ad amarla follemente».
Michele Riondino è pugliese come Mennea e per la sua città, Taranto, si impegna da sempre. Fa parte del Comitato di cittadini e lavoratori liberi e pensanti che si batte per far chiudere lo stabilimento dell’Uva e sulla vicenda ha anche scritto un libro (Rubare la vita agli altri, Fandango, pp. 172, euro 11,90). «Combattiamo per sbugiardare governo e amministrazioni locali» dice l’attore. «Nella mia terra accadono cose incomprensibili: la magistratura chiude e lo Stato riapre. E di mezzo c’è la salute dei cittadini». Non ha mai pensato dì fare della vicenda uva uno spettacolo teatrale o un film? «Sì. E Io farò a modo mio, con le mie verità. Mi hanno proposto alcuni progetti ma ho preferito lasciar perdere. Consiglio, però, di andare a vedere Capatosta, lo spettacolo di Gaetano Colella che il 9 e 10 settembre sarà a Efestoval-Festival dei Vulcani a Bagnoli. Ne vale la pena».
Federica Lamberti Zanardi
 
 

Mainfatti, 4.9.2015
Rai1, Linea Verde Orizzonti 5 settembre: dall'acqua al vino, della Toscana
"Il viaggio intorno al mondo di Linea Verde Orizzonti, grazie all'Esposizione universale di Milano, sabato 5 settembre alle 10.25 su Rai1, farà tappa in Sud America. A seguire, la splendida Italia. Puntata dedicata alla Toscana insieme a due grandi artisti: Paolo Hendel, fiorentino, e Andrea Camilleri, il papà del commissario Montalbano", si segnala in una nota della tv pubblica.

"Il viaggio intorno al mondo di Linea Verde Orizzonti, grazie all'Esposizione universale di Milano, sabato 5 settembre alle 10.25 su Rai1, farà tappa in Sud America. Nei padiglioni di Brasile e Cile, alla scoperta della sostenibilità e di una convivenza consapevole e attenta con la natura. A seguire, la splendida Italia. Puntata dedicata alla Toscana insieme a due grandi artisti: Paolo Hendel, fiorentino, e Andrea Camilleri, il papà del commissario Montalbano, lo scrittore più letto in Italia negli ultimi anni, cittadino onorario di Santa Fiora. Un toscano d'adozione.
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Il Fatto Quotidiano, 5.9.2015
Camilleri 90
Caro Maestro, è tutta colpa sua"
Prima di lei non c'era attenzione verso il nostro modo di raccontare la strada, di analizzare la società attraverso il crimine
Purtroppo mai un giallista avrà lo Strega, se non abiurando con una decina di libri su familiari perversioni e inconfessabili amori

Visto che ha combinato, Maestro? Lei credeva di scrivere solo romanzi, straordinari, bellissimi romanzi. Credeva di raccontare le sue storie, piene di vita e strada e mare e sentimenti, di portare sulle pagine una lingua antica e nuovissima, di presentare a chi legge personaggi di carne e sangue e emozioni. E invece.
Noi nel genere avevamo avuto i nostri autori, per carità. Gente grande, in gamba: Fruttero e Lucentini, Scerbanenco, Veraldi. E le incursioni di altri fantastici scrittori, il suo meraviglioso Sciascia, Gadda, l'Eco de II nome della rosa.
Lo avevamo anzi inventato il genere, se è vero, com'è vero, che Il mio cadavere di Francesco Mastriani precede Uno studio in rosso di Conan Doyle di ben 36 anni.
Ma prima di lei, Maestro, si usciva dalle edicole con difficoltà.
Certo, gli americani si leggevano tanto, e così il Simenon del suo amico Maigret, che lei stesso aveva tradotto per quel piccolo schermo che cavalcava da produttore e regista con tanta perizia; e il vento mediterraneo dei Vázquez Montalbán e degli Izzo soffiava forte e caldo, incantando gli iniziati e i compulsivi lettori. Ma nella nostra vita culturale, sui comodini e nelle serate peninsulari fatte di neologismi, informatica e fiction il romanzo nero italiano non c'era.
Né c'era attenzione verso il nostro modo di raccontare la strada, di analizzare la società attraverso il crimine. Si preferiva la cronaca, secca e dura, senza approfondimento. Si preferiva dibattere tra colpevolisti e innocentisti sui grandi delitti, mantenendo quell'atteggiamento vagamente voyeuristico e imbarazzato di quando ci si appassiona a qualcosa di molto popolare; ma la scrittura nera italiana, quella restava negli scantinati e forse, nel ristretto, ottuso e limitato ambiente della letteratura mainstream siamo ancora confinati in un limbo.
Lei sorride, Maestro, di quel sorriso a metà che tradisce il profondo pensiero contrapposto alla superficie increspata dalla brezza del buonumore: ma sa, come sappiamo tutti, che mai un giallista riceverà lo Strega se non abiurando pubblicamente e dimostrando la propria redenzione attraverso una decina di libri su familiari perversioni e inconfessabili amori; e sa anche che nessuno di noi avrà la copertina ammirata dei grandi critici sulle grandi riviste. Manteniamo il peccato originale della letteratura d'evasione, curioso destino per l'unico genere che manda i colpevoli in galera.
Ma questo destino lei, Maestro, lo ha in parte cambiato per sempre: perché è stato lei che ha fatto irruzione nel cuore dei lettori, l'unico posto dove, parliamoci chiaro, chiunque scriva storie vuole arrivare.
È con lei, Maestro, che gli italiani hanno capito che il delitto è una lente. Una maledetta lente incrinata che per un magico gioco di rifrazioni offre della realtà una visione cruda e comprensibile, oscura e chiarissima. È con lei, coi suoi personaggi dolci e imperfetti, col suo modo alchemico di mescolare il bene e il male, con la sua terra fatta di luce abbagliante e quindi di tenebra impenetrabile, che il modo di raccontare la natura umana è diventato quello giusto, senza se e senza ma. E allora dall'ombra siamo usciti in tanti, e oltre la Sicilia assolata e musicale sono venute fuori la Milano urlante di sirene, la Bari aperta all'oriente, la Sardegna delle misteriose usanze, la pianura padana delle tradizioni oscure, la Genova del rumore del mare, il nord est delle promesse mancate, la Roma dei traffici perenni e, se crede, la Napoli delle passioni tormentate. Tutta colpa sua, Maestro. Perché mentre i grandi autori nordici replicano se stessi nel suonare sempre la stessa bellissima sinfonia, mentre l'America metropolitana o delle grandi distese rurali si ripete all'infinito, grazie a lei questa piccola recente nazione ha tirato la testa fuori dal sacco e ha cominciato a raccontare la dissonante polifonia della propria incantata diversità. E il mondo se n'è accorto, e tutte queste storie, tutte queste cartoline nere dalle nostre città, hanno destato l'attenzione dei lettori stranieri e sono state tradotte con successo, e ancora si traducono con crescente interesse. Tutta colpa sua, Maestro. La immaginiamo scuotere leggermente il capo, nel suo fumo perenne, il sorriso sulla bocca e negli occhi. Potrà pure schermirsi, come fa sempre.
Ma la verità è che è tutta colpa sua, perché è lei che ci ha guidato attraverso i diaframmi e le pesanti tende polverose fino al salotto buono; e l'ha fatto con una qualità di pensiero, con una sensibilità di scrittura e con una limpidezza di trama che da queste parti non si vedeva da molto, molto tempo.
Se le assume le sue colpe, Maestro. E ci abbracci tutti come noi, con commosso e immenso affetto, l'abbracciamo grati. Da lettori prima di tutto, e da raccontatori di storie poi. Ma molto poi. Perché ci aspettiamo di affondare nelle sue storie profonde e azzurre come il suo mare molte altre volte, cullati da quella lingua esotica e familiare che lei ha regalato per sempre alla cultura del suo Paese.
E ora sotto coi suoi secondi novanta, Maestro. Noi stiamo già aspettando.
Maurizio De Giovanni
 
 

La Sicilia (ed. di Agrigento), 5.9.2015
Storie in esclusiva sullo scrittore
Il “Fenomeno” fa 90
Domani Andrea Camilleri, fenomeno letterario e non solo degli ultimi 20 anni, compirà 90 anni. Il nostro quotidiano presenta storie e retroscena anche inediti sul «papà» del Commissario Montalbano, già molto apprezzato anche in precedenza in ambito teatrale e televisivo


Il regista teatrale di Raffadali apre in esclusiva per La Sicilia il libro dei ricordi trascorsi con il maestro empedoclino
Ne emerge un affresco di straordinaria precisione, con riferimenti a un personaggio divenuto noto nel mondo grazie a Montalbano
Andrea Camilleri “segreto” Viaggio alle origini del mito

Aveva cinquant'anni (domani saranno novanta) quando nel dicembre del 1976 conobbi Andrea Camilleri; era uno dei relatori del convegno nazionale di studi pirandelliani organizzato dal prof. Enzo Lauretta. Chi mi stava accanto disse che Camilleri era di Porto Empedocle e che viveva da tempo a Roma dove si dedicava a regie radiofoniche e televisive e altre iniziative artistiche nella capitale.
Subito realizzai quel nome: lo sentivo spesso alla radio dove seguivo commedie e drammi radiofonici per la regia di Umberto Benedetto, De Stefani, Alessandro Brissoni e, appunto, Andrea Camilleri.
Da poco ero al Piccolo Teatro Pirandelliano dove ero stato nominato direttore artistico. Così, dopo una breve consultazione, avvicinai Camilleri proponendogli una sua regia per la "Settimana Pirandelliana" dell'anno dopo.
Mi guardò muto per un lungo minuto e disse: "È la prima volta, dopo che sono andato via, che nella mia terra mi si propone una regia". Poi, dopo avermi fatto alcune domande d'ordine operativo, avermi detto che aveva solo un mese nel periodo estivo per dirigere, accettò.
E fu l'anno in cui presentammo, per la Settimana Pirandelliana, "L'uomo, la bestia e la virtù" con protagonisti Bertino Parisi, Mariuccia Linder e Pippo Montalbano".
E vedendo dirigere Camilleri (si provava presso la scuola elementare del Viale della Vittoria, di sera) capii cosa significava regia. La mia esperienza era limitata sulla memorizzazione del testo. Camilleri ti guidava con pazienza, paternamente, con un'aria sorniona che non capivi se voleva essere complicità o sfottò. Ma i risultati arrivavano. Diventava importante coniugare battuta al mo-vimento, usare il tono di voce sul significato stesso della battuta. Insomma, lezioni di teatro date con semplicità; ma si aveva la consapevolezza del bagaglio culturale che Camilleri esprimeva.
E negli anni vennero altre regie: "U ciclopu" (versione siciliana di Pirandello dal testo di Euripide), "La nuova colonia", una versione del "Vitalizio" dalla novella alla scena (testo di Camilleri attualmente diffuso in tutto il territorio nazionale dalla Sellerio). E al Villaggio della Gioventù di Raffadali venne a dirigere "La Tunisina" di Rosso di San Secondo con l'innesto tra gli attori locali di allievi dell'Accademia d'Arte Drammatica di Roma (Camilleri insegnava regia) e poi "Annata ricca massaru cuntenti" di Martoglio.
Le estati, tra metà degli anni Settanta e metà degli anni Ottanta, di Camilleri erano il suo divertimento tra gli amatori di teatro agrigentini; la sera dopo le prove tornava alla marina tra i suoi cari amici Pepe Fiorentino (a lui deve La strage dimenticata), l'vv. Gaglio, il prof. Burgio e pochi altri. Camilleri non guidava l'auto. Con piacere assunsi l'onere del suo trasporto per le prove, ma anche per delle "passeggiate" al porto di buon mattino; e lui stava per diversi minuti in silenzio sul lembo esterno del porto ad ascoltare il rumore del suo mare, lo stridio dei gabbiani, il rumore dei pescherecci che tornavano. Poi, se ne aveva voglia, raccontava episodi che parecchi anni dopo avrei ritrovato in alcune sue pubblicazioni.
A parte Pirandello del quale aveva venerazione ma anche timore (tutto risaliva a un episodio di quando era ragazzino; incontrò il premio Nobel che era andato a casa Camilleri per una visita), parlava di Pasolini, Sciascia con grande rispetto. Uno dei suoi riferimenti era Orazio Costa, maestro del teatro a Roma, altro riferimento Ruggero Jacobbi (che fu direttore dell'Accademia di Roma per diversi anni); lo portò ad Agrigento per la Settimana Pirandelliana per dirigere una sontuosa edizione della "Sagra del Signore della nave" e poi "Lazzaro".
Ecco, Camilleri aprì la mente a tanta gente; sviluppò le nostre manifestazioni artistiche dando un respiro nazionale (e diversi furono i giornalisti e gli scrittori che vennero al Caos: Ghigo De Chiara, Marida Boggio, Domenico Rea, per citarne alcuni). Ma anche attori di grido che grazie a Camilleri e Jacobbi vennero ad Agrigento (Achille Millo, Maria Pagano, Luigi De Filippo, Giorgio Albertazzi, Turi Ferro, Arnaldo Ninchi, Adriana Asti, Giulio Bosetti).
La prima presentazione dei suoi libri avvenne ad Agrigento ad opera di Enzo Lauretta durante una serie di incontri con l'autore. Mi si affidò il compito di "intervistarlo" e lui mi fece superare il disagio dicendomi "facemu finta che parlamu tra di nautri". Se un libro di Camilleri volete che indichi, faccio una cattiveria: "Gocce di Sicilia" (edizioni dell'Altana del 2001). Ho ritrovato diversi dei "racconti" che a voce mi faceva e comunque sono episodi di grandissima attualità e che toccano vicende politiche, di mafia, fatti assurdi realmente avvenuti, la processione di San Calò a Porto Empedocle. In tutto sei racconti e una premessa. La cattiveria sta nel fatto che "Gocce di Sicilia" è quasi introvabile.
E per fatto personale: a Camilleri debbo il perfezionamento teatrale di mia moglie e dei miei figli Filippo e Lucia. Fu durante "La Tunisina" a Raffadali; a mia insaputa li fece provare; e così sul palco una sera mi ritrovo attori che non "riconoscevo"; mi disse: "Quello che cerchi l'hai in casa". Una lezione di vita.
Oggi sono novant'anni vissuti con grande lucidità intellettuale, con un tenace attaccamento alla propria terra, la capacità di smuovere le coscienze.
Novant'anni vissuti tra gente che si chiamava Eduardo De Filippo, Renato Rascel, Adolfo Celi, Enrico Maria Salerno, Gino Cervi, ma anche tra amatori di teatro e tutto con lo stesso stile, una guida divertita ma sicura, con tante lezioni che gli hanno valso la stima e l'amore dei suoi alunni d'Accademia, diversi dei quali portava in Sicilia appena diplomati (vedi Caterina Silos Labini, Sabina Guzzanti, mentre Luca Zingaretti è diventato il suo Montalbano). L'uomo di Vigata naviga ancora ed è voce autentica di questa terra di Sicilia.
Enzo Alessi


Retroscena
Un legame con Naro nato grazie al fascio

Naro. Andrea Camilleri legato da un amore particolare per la città di Naro. Lo scrittore empedoclino che domani compie 90 anni, infatti, circa trenta anni fa, fu incaricato dalla Rai, di girare dei cortometraggi sui piccoli centri di particolare pregio artistico e monumentale della Sicilia e per la provincia di Agrigento scelse proprio la città di Naro. Documentari, che erano destinati agli emigrati italiani che vivevano nell'America del Sud. Ad accoglierlo al suo arrivo in piazza Garibaldi, il professore Giuseppe Camilleri, che all'epoca aveva fondato insieme ad altri amici l'associazione "Naro che Rinasce". "Immediatamente - racconta oggi il professore Giuseppe Camilleri, omonimo dello scrittore empedoclino e non legato da alcun vincolo di parentela, si instaurò tra di noi una viva simpatia anche perché verificammo subito che i nostri genitori sii chiamavano entrambi Giuseppe. A sorpresa -aggiunge Giuseppe Camilleri- lo scrittore chiese di essere iscritto come socio alla nostra associazione pagando addirittura due annualità. Andrea Camilleri, in quegli anni aveva pubblicato soltanto un paio di titoli rimasti sino a quel momento poco co-nosciuti e poco apprezzati dalla critica. Per quelle riprese -ricorda ancora Giuseppe Camilleri- lo scrittore di Porto Empedocle non volle iniziare a girare dalla piazza principale, dove invece molti anni dopo è stato ambientato il film la "Scomparsa di Patò", ma chiese di essere accompagnato vicino la casa del conte Alfonso Gaetani, che negli anni del fascismo, prima era stato segretario federale, giovane ventenne, e poi appena trentenne Prefetto di Enna prima e Lucca e Firenze dopo. Ed allora, il motivo per il quale Andrea Camilleri scelse proprio la città Barocca per quel cortometraggio, non fu solo per le qualità culturali ed architettoniche del paese ma soprattutto per dei ricordi legati alla sua giovinezza, quando simpatizzante del partito nazionale fascista, prese parte assieme all'ex onorevole Luigi Giglia e all'avvocato Antonio Rubino, ad una manifestazione fascista a Firenze. Questa verità -racconta Giuseppe Camilleri- è stata descritta dallo stesso scrittore empedoclino nel libro intervista realizzato tanti anni dopo da Marcello Sorgi nel volume "La Testa Ci Fa Dire". In quel libro, Andrea Camilleri, intervistato da Sorgi, parla di un colpo che gli era stato sferrato all'inguine dal gerarca fascista che presiedeva una manifestazione che si svolse proprio nel capoluogo toscano negli anni 40.
Andrea Camilleri, colpito, brutalmente cadde svenuto, venne soccorso subito ed una volta accompagnato in ospedale il medico che doveva redigere il verbale rimase bloccato dal dovere indicare il nome del gerarca fascista che lo aveva colpito. In quel momento intervenne Gaetani, che fece portare a casa propria Andrea Camilleri, curandolo ed evitando di scrivere in un verbale il nome del gerarca fascista che lo aveva aggredito solo perché al termine della manifestazione lo scrittore urlò dalla platea dove era seduto in un momento di silenzio "Viva il Re" senza inneggiare a Mussolini".
Carmelo Vella
 
 

Articolo 21 liberi di..., 5.9.2015
Camilleri, novant’anni di beata irriverenza

Novant’anni: auguri maestro Camilleri! Sì, lo sappiamo: a lei il termine “maestro” non piace, forse le fa persino venire l’orticaria, al pari di tutte le onorificenze, le colate di retorica, le esagerazioni, gli eccessi e le pessime abitudini di quanti tendono ad auto-elogiarsi e montare in cattedra, spesso senza averne i titoli.
Tuttavia, caro Camilleri, ci consenta di celebrare degnamente questa ricorrenza, magari leggendo un suo romanzo, magari gustandoci un siparietto fra Montalbano e Catarella, magari assaporando le scappatelle del dottor Augello, noto dongiovanni, o immergendoci in una delle sue tante ricostruzioni storiche, in quella Vigata a cavallo fra gli anni Trenta e Quaranta in cui dilagava, come in ogni altro angolo d’Italia, tutta l’ipocrisia del fascismo, la cappa soffocante del conformismo di regime e l’asservimento di una moltitudine inetta che, subito dopo la caduta di Mussolini, si scoprì improvvisamente antifascista, palesando uno dei caratteri tipici del nostro costume nazionale.
Ci permetta, caro Camilleri, di rileggere le pagine in cui si delineano i volti di quelle fanciulle in fiore, animatrici della “pensione Eva”, celebre bordello, in cui la guerra sembra quasi uno scherzo, un qualcosa destinato a rimanere sempre all’esterno e la vita pare una scoperta, un’invenzione, un’avventura scherzosa, fino a quando il dolore non irrompe dall’alto, finché le bombe non travolgono ogni esile certezza e anche i profumi di quelle ragazze finiscono col perdersi, con l’annegarsi nel puzzo tragico della disperazione collettiva.
Ci permetta di rileggere la storia straziante del bambino che impara ad essere un perfetto fascista, libro e moschetto, nei giorni falsamente eroici della conquista d’Etiopia, fino a quando le sue granitiche certezze non vengono travolte dalla friabilità e dall’assoluta inconsistenza di quella non ideologia abbagliante che molti italiani prese in giro e altrettanti ne tradì e ne disilluse, col suo carico di eccessi, parate smodate, adunate oceaniche, grida altisonanti e fiumi di inutile inchiostro che servirono solo a benedire una follia che finì col travolgere tutti, lasciando il Paese in macerie.
Da questi particolari, analizzando la sua storia, la sua biografia, il suo luogo di nascita e i numerosi dettagli della sua vita che sono emersi dai suoi scritti, dagli speciali che le sono stati dedicati e dalle numerose interviste che ha rilasciato, da tutto ciò comprendiamo bene la sua ritrosia ad accettare i complimenti, il suo rifiuto delle parole inutili, la sua scrittura scarna ed essenziale in cui la bellezza deriva dall’intensità e dalla potenza evocativa del racconto.
Comprendiamo e apprezziamo, ma ci permetta, per una volta, di andare contro le sue richieste, di inviarle un virtuale abbraccio, di ringraziarla come merita, di accantonare ogni formalità e di rendere il giusto omaggio a questi novant’anni di beata, gustosa, inarrivabile irriverenza, con la sua narrazione sempre geniale, il suo tocco d’arte, la sua saggezza greca, la sua ricchezza di linguaggio e la sua profondità nei messaggi e negli insegnamenti.
Ci permetta, caro Camilleri, di guardare a lei come a un simbolo e a un punto di riferimento, in questa stagione senza modelli, in cui spesso anche gli intellettuali sembrano più giullari di corte che voci critiche e propositive in grado di far riflettere e mettere a nudo i mali della società.
Ci permetta di immergerci in quel mare di Sicilia in cui nuota amabilmente Zingaretti: quel mare che è l’inizio e la fine di tutto, con i suoi odori, i suoi ricordi, il suo sole sempre splendente nel cielo; quel mare che è un po’ quello che le nebbie e il placido scorrere del Grande fiume furono per Guareschi; quel mare che induce a riflettere e si perde nelle notti stellate; quel mare che è uno dei simboli più belli di una terra affascinante e sventurata, mitica e barbara, capace di esprimere uomini abominevoli e cime del sapere e della conoscenza.
Poi si lasci avvolgere da una nuvola di fumo, che fa a male ma giunto alla sua età le risparmiamo la noia delle prescrizioni mediche, e si sieda nuovamente a scrivere, mentre riavvolge il nastro della sua lunga esistenza e le tornano in mente frammenti di bellezza e d’allegria, di tristezza e di autentica disperazione.
E resti sempre il ragazzo di allora: quel ragazzo costretto a diventare maturo negli anni della guerra, quel ragazzo che ha visto cadere le bombe e conosciuto il sapore amaro della disillusione collettiva, quel ragazzo che oggi ha novant’anni ma non se n’è accorto nessuno perché basta guardarla negli occhi, sentirla parlare o più semplicemente trovare rifugio tra le pagine di un suo libro per rendersi conto di quanti scherzi possa compiere l’anagrafe e di quanto sia bugiarda la sua carta d’identità.
Buon compleanno, maestro Camilleri!
Roberto Bertoni
 
 

Malgrado tutto, 5.9.2015
Andrea Camilleri, 90 anni. Gli auguri di Racalmuto
L’Amministrazione comunale augura buon compleanno e ringrazia lo scrittore per avere legato il suo nome a quello del paese di Sciascia.

Tanti auguri ad Andrea Camilleri dalla città di Racalmuto. Per i 90 anni dello scrittore siciliano l’amministrazione comunale del paese di Sciascia coglie l’occasione per ringraziare Camilleri, cittadino onorario dal 2003, per aver legato il suo nome a quello del paese di Leonardo Sciascia.
“Andrea Camilleri ha legato il suo nome al nostro paese e al teatro Regina Margherita di cui è stato direttore artistico più di dieci anni fa – dice il sindaco Emilio Messana, presidente della Fondazione Sciascia – Averlo tra i cittadini onorari è un orgoglio della comunità che esprime un particolare augurio per quest’importante traguardo”.


Luglio 2003. Camilleri riceve la cittadinanza onoraria di Racalmuto dal sindaco Gigi Restivo


Febbraio 2003. Camilleri a Racalmuto con Gaetano Savatteri e Salvatore Picone

“Camilleri ci ha regalato pagine straordinarie legate anche al nostro paese – aggiunge l’assessore alla Cultura Salvatore Picone – basta leggere la prima indagine di Montalbano per evidenziare il legame che questo scrittore ha con la comunità. La gita che il Commissario Montalbano fa a Racalmuto per assaggiare i famosi taralli è il regalo più bello che ci ha fatto, oltre a quello, naturalmente, di aver dato la sua disponibilità, nel 2003, a riaprire il teatro Regina Margherita”.
Foto di Pietro Tulumello
 
 

Malgrado tutto, 5.9.2015
Ad Agrigento Camilleri fa 90, cioè quasi spavento. I nostri auguri
COMPLEANNI. Il papà del commissario Montalbano compie novant’anni.
Gli auguri della redazione di Malgrado tutto. E un piccolo retroscena sulla cittadinanza onoraria offerta ad Andrea Camilleri, per sanare l’antica rivalità tra Vigata e Montelusa, che finisce per diventare un casus belli

Novanta è un bel numero. Ancora più bello quando viene raggiunto da un grande scrittore, ancora prolifico e lucido come Andrea Camilleri.
Per questo non possono mancare gli auguri di questa piccola redazione di Malgrado tutto che ricorda bene quanto Camilleri si sia speso per riaprire il teatro Regina Margherita di Racalmuto (che dodici anni dopo quella riapertura è oggi chiuso e chissà ancora per quanto).
Ma oggi è il giorno della festa e si parla di cose allegre. O divertenti.
E sicuramente divertente è per Camilleri la piccola polemica di fine estate che divampa ad Agrigento dopo la decisione del sindaco Lillo Firetto di concedere la cittadinanza onoraria allo scrittore empedoclino.
Firetto, nell’annunciare la decisione, ne ha voluto spiegare le ragioni: “La cittadinanza onoraria ad Andrea Camilleri – ha detto il sindaco Lillo Firetto – sancisce anche la fine simbolica della presunta rivalità tra Vigàta e Montelusa e ricompone, nella grandezza dello scrittore, il profilo di una città che vuole tornare a crescere e a qualificare il suo tono civile e culturale”.
Le ultime parole famose, potrebbe dirsi. Su facebook, infatti, sulle pagine di alcuni agrigentini serpeggiano critiche e poelemiche. Novanta fa paura, come nella smorfia dei numeri al lotto. C’è chi critica la scelta di Camilleri di avere sempre parlato bene di Firetto, fino al punto di schierarsi apertamente durante la campagna elettorale per il sindaco di Agrigento. C’è chi gli rimprovera di non avere preso posizione contraria al rigassificatore di Porto Empedocle, progettato e mai costruito.
Ma, soprattutto, c’è chi rimprovera a Camilleri di essere “marinisi”, cioè empedoclino. E ancor più di essersi permesso una battuta, quando Firetto diventò sindaco di Agrigento, nella quale diceva più o meno così: “Stai attento, Lillo: gli agrigentini non sono come i marinisi”.
Apriti cielo! Il delitto di lesa maestà era stato appena commesso. Non si parli male di Garibaldi, e nemmeno degli agrigentini. La permalosità siciliana al massimo grado di stupidità. E adesso c’è chi, seriamente, si dice indignato per la decisione di concedere la cittadinanza onoraria a Camilleri. C’è perfino chi pretende scuse formali dallo scrittore.
Camilleri, siamo sicuri, se la ride. Conosce la cose di Sicilia. Conosce l’antica rivalità di confine tra Porto Empedocle e Agrigento. Ed era proprio lui che, qualche anno fa, mostrava divertito ai suoi amici la statua di Pirandello nel corso di Porto Empedocle (un marinisi nato, per caso, ad Agrigento) che aveva questa scritta: “A Luigi Pirandello, la sua seconda città natale pose”. Rideva Camilleri di quell’orgoglio empedoclino che voleva far nascere Pirandello due volte, ad Agrigento e a Porto Empedocle.
Ma c’era una verità, in quella frase sconclusionata: i grandi scrittori nascono dovunque e sono cittadini di tutto il mondo. Nascono ogni volta che qualcuno legge un loro libro, a Porto Empedocle o ad Agrigento e perfino a Voghera.
Gaetano Savatteri
 
 

AGI, 5.9.2015
Camilleri compie 90 anni: Carrisi, De Cataldo e De Giovanni, "auguri maestro"

Andrea Camilleri, il 'padre' del commissario Montalbano spegne domani 90 candeline.
Lo scrittore, che ha raggiunto il successo a 70 anni, e' oggi tra gli autori italiani piu' amati con 30 milioni di copie vendute e titoli tradotti in tutto il mondo.
Tra i colleghi e ammiratori che hanno voluto fargli gli auguri, conversando telefonicamente con l'Agi, lo scrittore Maurizio De Giovanni: "Sono ovviamente un suo grande fan e lettore affezionato. E' l'autore che piu' di ogni altro ha inciso sulla letteratura noir italiana. Gli auguro altri 90 anni di storie e sono orgoglioso di far parte della generazione che ha potuto fruire del suo grande talento".
"E' il maestro e papa' di tutti noi scrittori - racconta l'autore de 'Il suggeritore' Donato Carrisi - e gli faccio tanti auguri. Credo che Camilleri abbia molto piu' di 90 anni perche' e' gia' proiettato al futuro e grazie alle sue opere vivra' per sempre".
Partecipa agli auguri anche l'amico e collega Giancarlo De Cataldo: "Auguro cento di questi giorni al grande Maestro. Ho avuto l'onore di collaborare con lui e fu una bellissima esperienza, e' un grande essere umano prima di essere un grande scrittore".
 
 

MicroMega, 5.9.2015
Novanta girotondi di auguri per Andrea Camilleri
Andrea compie novant'anni e lo festeggiamo con tutti i lettori di MicroMega ripubblicando le sue "poesie incivili", uscite nei numeri 4/2008 e 6/2008 di MicroMega.
 
 

Internazionale, 5.9.2015
Opinioni
Andrea Camilleri, il nemico più caro
“Stendiamo un velo pietoso sulla perspicacia degli editori”
“Porre la mafia al centro di un interesse letterario significa nobilitare degli assassini”
“Pirandello diceva che l’italiano esprime i concetti, mentre il dialetto i sentimenti”

Tutti hanno da ridire su Andrea Camilleri, tranne milioni di persone che comprano i suoi libri.
In questo cortocircuito, i numeri sono importanti. Nato il 6 settembre del 1925, Camilleri esordisce nel 1978 con Il corso delle cose, dopo dieci anni di rifiuti. Nel 1980 esce Un filo di fumo e nel 1984 La strage dimenticata: non se ne accorge nessuno. Il successo arriva negli anni novanta. Da allora ha pubblicato 97 libri, venduto trenta milioni di copie, ricevuto nove lauree honoris causa e rilasciato centinaia di interviste (con generosità anche al settimanale di Trenitalia, a quello della Polizia, a Cavallo Magazine).
I numeri hanno delle conseguenze. La prima è che vendere trenta milioni di copie non lascia indifferente nessuno, e molti nel successo ci vedono il diavolo. La seconda è che dei quasi cento libri pubblicati, alcuni sono usciti con una frequenza tale (sette in un anno, nel 2009) che molti in questa prolificità ci vedono il diavolo.
Vincenzo Consolo: “La cifra linguistica di Camilleri è di tipo folclorico”.
Pietrangelo Buttafuoco: “È come una cassata, e cioè una meravigliosa torta piena di squisitezze, ma zeppa pure di stucchevoli canditi, pesante e indigesta”.
Francesco Merlo: “Inventa una Sicilia arcaica, un’insularità quasi biologica, una separatezza che ovviamente non esiste se non come stereotipo, come pregiudizio”.
Massimo Onofri: “I suoi romanzi non hanno nessuna necessità espressiva”.
Per Goffredo Fofi dietro molte critiche c’è “una forma di snobismo assai diffusa” che nasce “dalle alte tirature dei suoi libri”. Per come la vedo io, lo snobismo è solo uno degli aspetti del cortocircuito che si consuma intorno allo scrittore di Porto Empedocle da più di vent’anni. Camilleri è un autore di letteratura popolare, e la letteratura popolare, in Italia, è il nemico più caro degli scrittori. Nel novecento le avanguardie hanno provato a farla fuori, finendo però per ammazzare il lettore.
Fruttero e Lucentini nella Prevalenza del cretino hanno dato un’immagine efficace delle contraddizioni che si scatenano quando un’opera entra a far parte della cultura di massa:
Mille turisti in un chiostro significano in pratica l’annullamento del chiostro. Cento turisti davanti a un Caravaggio equivalgono alla soppressione del Caravaggio. Perduta è la concentrazione, perduto quel lento approccio contemplativo, quel girare attorno, quell’inclinare la testa. (…) È un test durissimo per chi si crede tollerante, democratico
La letteratura popolare mette a dura prova i nervi dello scrittore italiano. La tendenza a semplificare la realtà e il linguaggio, la prevalenza della trama sulla psicologia dei personaggi, il gusto dell’intrattenimento più che della denuncia: tutto questo viene vissuto come un insieme di trucchi e di inganni ai danni del lettore. È una vecchia storia che si ripete, con bersagli ogni volta diversi, e talvolta anche ambizioni: Alberto Moravia, per dire, fu accusato di scrivere romanzetti rosa; mentre a Jonathan Franzen non si perdona di voler parlare a quanta più gente possibile.
Andrea Camilleri la sa lunga e per sfuggire a una polemica ormai stanca si definisce un contastorie. Cosa intende per contastorie, cos’è per lui la letteratura popolare, quali sono i suoi ferri del mestiere, come risponde a chi lo critica, tutto questo lo racconta in alcuni passaggi delle interviste che ha rilasciato negli ultimi vent’anni.
Interviste lette: 65.
Periodo: 1997-2015.
Lunghezza: 15mila caratteri.
Tra i giornali: The New York Times, Corriere della Sera, L’Espresso, Il Sole 24 Ore, La Stampa, L’Unità.
Tra le firme: Stefano Malatesta, Enrico Deaglio, Carlo Lucarelli, Felice Cavallaro, James Panichi.
Quando ha cominciato a scrivere?
Ho cominciato a scrivere quando avevo 12 anni. Poi, durante il liceo, due eccellenti professori mi hanno fatto conoscere il meglio della nostra letteratura di quegli anni, vale a dire Montale, Ungaretti, Alvaro e molti altri. Naturalmente, leggevo anche i romanzi stranieri che riuscivano a passare attraverso le maglie della censura fascista. Per esempio, nel 1942 La condizione umana di Malraux mi permise di guardare alla politica in modo diverso, facendomi scoprire che poteva essere altra cosa dal fascismo, che in casa mia era molto presente, giacché mio padre era un fascista convinto che aveva fatto la marcia su Roma. Nel dopoguerra altri due libri fondamentali furono Conversazione in Sicilia di Vittorini e Paesi tuoi di Pavese. Insomma, grazie alle letture, il mio modo di vedere la realtà era cambiato e la volontà di scrivere era uscita rafforzata.
Diario, 2000
Perché ha cominciato con i gialli?
Io ho cominciato a scrivere gialli per dare un ordine mentale alla mia scrittura. Perché è proprio rigoroso il giallo, c’è sempre un rigore sotto la sua grammatica narrativa. Quello è il mestiere vero, non c’è niente da dire, un mestiere di rigore. E come diceva Leonardo Sciascia: di onestà.
L’indice, 1998
Ha esordito tardi.
Lo scrittore siciliano “s’arrifandia”, cioè si guarda intorno con sospetto prima di venire allo scoperto. È come quello che naviga sotto il pelo dell’acqua, all’altezza del periscopio, e scruta prudentemente la riva, per decidere il tempo opportuno dello sbarco. Perché scrivere un romanzo vuol dire mettere a nudo pensieri e sentimenti, è uno rischio che ci si accolla, magari, con la saggezza dei 60 anni, dopo che un lavoro decente ti ha regalato la pensione.
Oggi, 1999
Chi l’ha scoperta come scrittore?
Niccolò Gallo che tuttavia non fece in tempo a farmi pubblicare da Mondadori. È stata poi la volta di Ruggero Jacobbi che ha passato un mio romanzo a Gina Lagorio. Debbo a Gina, al suo interessamento se sono uscito da Garzanti.
Sette, 1999
Com’è andata?
Acqua passata. Senza rancore. Il titolo veniva da una citazione di Merleau-Ponty: il corso delle cose è sinuoso. Così è stato. Dissero no, per varie ragioni, Marsilio, Bompiani, Garzanti, Feltrinelli, gli Editori riuniti e altri. Poi dal romanzo si fa uno sceneggiato tivù e un editore toscano a pagamento, Lalli, lo pubblica senza chiedermi un soldo purché nei titoli di coda appaia il suo nome. Nel 1998 Sellerio lo ripubblica, due edizioni in un anno. Stendiamo un velo pietoso sulla perspicacia degli editori.
Il Resto del Carlino, 1999
Come si spiega il successo?
Io sono uno scrittore nato per il tam tam del pubblico: non ho vinto premi di risonanza, Elvira Sellerio non fa nessuna pubblicità, eppure arrivavo a diecimila copie perché la gente si telefonava e, come si consiglia un film, si consigliava i miei libri. Ma il mio pubblico - lo vedevo quando andavo a presentare i libri in libreria - andava dai quarant’anni in su. Poi, con La voce del violino, ho cominciato a vedere ragazzi con l’orecchino: e quando sono arrivati i giovani sono passato a trentamila copie. È vero che intanto io, vergognandomi come un ladro, ero andato a diverse trasmissioni di Maurizio Costanzo per farmi un po’ di pubblicità. E Maurizio me l’ha fatta ad abundantiam: perché quando uno dice: comprate Il ladro di merendine, se non vi piace vi ridò io i soldi, è il massimo che può dire.
L’Espresso, 1998
Montalbano ha avuto un ruolo centrale in questo processo, come nasce?
Nel primo libro era una funzione nella struttura, poi è diventato un personaggio.
La Repubblica, 1998
A chi si è ispirato?
Come ha scoperto mia moglie, Montalbano è al sessanta per cento mio padre. C’è la sua ironia, il senso pratico, la voglia di accomodare, di perseguire la verità senza trasformarsi in rappresentanti dell’Inquisizione. E certi suoi silenzi, un certo coraggio che io non ho.
La Stampa, 2001
Ha in mente una sua fine?
Io dico che Montalbano morirà dopo uno scontro con me. Il capitolo è conservato nella cassaforte del mio editore, Elvira Sellerio. Solo io, lei e mia moglie, che da sempre è la prima a leggere le mie opere, ne siamo a conoscenza (…) Non volendo fare la fine di altri giallisti come Manuel Vázquez Montalbán o Jean-Claude Izzo, che sono deceduti prima di far uscire di scena il loro personaggio, io mi sono portato avanti e ho già messo nero su bianco la fine del mio commissario. Ho scelto di farlo morire nelle pagine del libro, non per strada.
La Repubblica, 2006
Ha provato anche a raccontare Silvio Berlusconi. Crede di esserci riuscito?
L’ho preso come oggetto di alcune favole. Però per raccontarlo ci vuole un grandissimo scrittore. Un grande romanzo, ascesa e caduta, lo farei molto volentieri. Come me lo immagino? Non realistico, no. C’è questa sorta di ventata di fiamma, è terribile che un uomo ovvio, perché è un uomo ovvio, riesca dannatamente bene a spacciare questa ovvietà per acutezza, novità, originalità.
Diario, 2001
La accusano di eccessiva prolificità.
Eccessiva prolificità rispetto a chi? Rispetto a Balzac non sono prolifico. E nemmeno rispetto a Georges Simenon. La differenza è che Simenon ci ha messo una vita per scrivere 214 romanzi. La prolificità non esiste, esiste il ritmo che riesci a mantenere. Quando mi accorgerò che la mia scrittura non cresce più o addirittura regredisce, mi fermerò. Anche perché non mi divertirei più.
Libertà, 2002
La accusano anche di lasciare sempre la mafia sullo sfondo.
Mah, non so se un intellettuale o uno scrittore possa avere un ruolo nella lotta anti-mafia. Sinceramente, non lo credo. Credo però che sia importante la testimonianza, credo che sia fondamentale la partecipazione in quanto cittadino, prima ancora di scrittore, alla lotta contro la mafia (…) Il compito dello scrittore, semmai, è quello di scrivere, se gli viene, contro la mafia. Se lo scrittore è un buon cittadino e un buon siciliano, nel caso specifico della Sicilia, gli viene automaticamente dal suo dna di scrivere contro la mafia. Che poi questo possa avere un esito, un risultato, io non ho molta fiducia negli effetti pratici della letteratura.
Carta, 2003
I siciliani che hanno scelto di scrivere di mafia, come lo hanno fatto?
Questo è un problema molto serio, che ha provocato equivoci sostanziali. Il primo ad affrontare in un romanzo il problema della mafia è stato Leonardo Sciascia, con Il giorno della civetta. Se andiamo a rileggere quel libro, ci accorgiamo che rispetto alla mafia di cui oggi ci parlano le gazzette, quella di Sciascia è una mafia quasi preistorica. E che il modo di ragionare di don Mariano Arena, nel suo suddividere gli uomini in omini, sott’omini, ominicchi, piglian’culo e quaqquaraquà, è un modo che può essere anche simpaticamente condiviso (…) Porre la mafia al centro di un interesse letterario significa nobilitare degli assassini, e io sinceramente non me la sento.
Carta, 2003
Rilegge spesso Sciascia?
Sempre. Tre o quattro pagine prima di mettermi a scrivere, mi serve per ricaricare le batterie. Anche se poi non c’è scrittore siciliano più lontano da me: il suo continuo esercizio della ragione per me è impossibile. Io ho bisogno della follia, della trasgressione, le mangiate del commissario, i sughi che preparano alla trattoria San Leonardo.
Sette, 1998
Più Pirandello?

Ha un metodo di lavoro?
Sono un anarchico, scrivo in qualsiasi momento. Non ho orari, non ho la sacralità della scrittura. Ho dei nipoti che mi vengono a interrompere perché si è rotto il giocattolo. Allora io mi fermo, cerco di aiutarli, e poi riprendo a scrivere. Mia moglie mi dice che sono un corrispondente di guerra, che scrive in mezzo al rumore. Questo non vuol dire che non ritorni su una pagina, anche quattro o cinque volte. Mi capita di stare giornate intere alla macchina da scrivere (non scrivo al computer, qualche volta scrivo anche a penna) e, viceversa, certi giorni non faccio niente. Ma c’è una certa oralità, pongo le mie pagine al vaglio dell’ascolto. Per questo dico che sono un contastorie.
Il Centro, 1999
Il cinema l’ha influenzata?
Da ragazzo ho sognato e viaggiato con il cinema, come ha fatto tutta la mia generazione. Prediligevo Tom Mix e Johnny Weissmuller e fantasticavo avventure mirabolanti con la serie dell’ispettore Charlie Chan. Per me, per lo scrittore Bufalino, per i giovani di un tempo, non c’era una vera distanza tra la letteratura e il cinema. Ho imparato molto dallo schermo: scrivo ancora per sequenze, immaginando sulla carta, una scena dopo l’altra.
Corriere della Sera, 1999
E il teatro?
Quando nel racconto devo inserire un personaggio, il più delle volte scrivo prima il dialogo. Solo in seguito lo descrivo (è alto o basso, è biondo o bruno (…) ma tutto è conseguenza del modo in cui lo faccio parlare ed esprimere. Procedo dall’interno del personaggio verso l’esterno; non c’è alcun dubbio che questo sia un tipo di scrittura teatrale.
Il Sole 24 Ore, 2007
Sulla lingua come lavora?
Ho cominciato ricostruendo il linguaggio usato dalla mia famiglia a casa, che era un miscuglio di italiano e dialetto tipico della piccola borghesia siciliana. Mi chiedevo come mai ricorressimo al dialetto per certe parole, ma non per altre. Pirandello diceva che l’italiano esprime i concetti, mentre il dialetto i sentimenti, e questa è la logica che ho seguito nei miei libri.
The New York Times, 2000
Delusioni?
Soprattutto la fine dell’ideologia in cui ho creduto. Sono stato un comunista convinto, ho avuto un passato che non rinnego assolutamente, e spero che possa rinascere da qualche parte, ma non attraverso forme dittatoriali.
La Vanguardia, 2000
Come vive il rapporto con la vecchiaia?
Non ho un rapporto con la vecchiaia, io sono vecchio. È una condizione lungamente prevista e quindi la accetto e cerco, fisicamente, di renderla il meno gravosa possibile e soprattutto di mantenere in esercizio il cervello in modo che possa invecchiare assai più lentamente di altre parti del mio corpo.
L’Unità, 2015
Giuseppe Rizzo
 
 

Famiglia Cristiana, 5.9.2015
Camilleri, 90 volte auguri al papà di Montalbano
Creatore di Montalbano, certo, ma senz'altro uno scrittore a tutto tondo, che muove i suoi primi passi in Rai, scrive per l'Ora di Palermo, approda alla letteratura e, dopo un inizio faticoso, conosce il successo. Le iniziative della Rai e dell'editore Sellerio per festeggiarlo.

Andrea Camilleri compie 90 anni e la casa editrice Sellerio dedica al suo scrittore più popolare quattro iniziative editoriali per festeggiare il suo compleanno. Un meritato omaggio per lo scrittore siciliano contemporaneo più tradotto e conosciuto nel mondo.0
La straordinaria esistenza di Camilleri inizia a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, il 6 settembre del 1925, un mese prima del terzo anniversario della marcia su Roma. L’infanzia e l’adolescenza trascorse durante il regime di Mussolini lo inducono a maturare un innato antifascismo e lo avvicinano al Partito Comunista. Nel dopoguerra, Camilleri si afferma come regista teatrale e come sceneggiatore. La sua carriera come funzionario della Rai inizia nella seconda metà degli anni Cinquanta. In quell’epoca collabora pure con le pagine culturali del quotidiano L’Ora di Palermo, la testata che annovera nelle sue fila i primi martiri antimafia del giornalismo.
L’esordio di Camilleri nella narrativa risale al 1978, nello stesso anno in cui il suo scrittore preferito, Leonardo Sciascia, pubblica l’Affaire Moro, uno scottante pamphlet dedicato ai misteri del sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro. Il primo romanzo di Camilleri si intitola Il Corso delle cose, scritto nel 1968 e pubblicato 10 anni dopo con un editore a pagamento citato nella sceneggiatura dell’omonimo film. Il suo primo premio letterario risale al 1980, anno della pubblicazione di Un filo di fumo, primo romanzo ambientato nell’immaginaria cittadina di Vigata. Ma il successo per Camilleri si consacra nel 1994 con l’esordio del commissario Montalbano nel giallo La forma dell’acqua.
Seguono 20 anni di trionfi. Alle avventure di Montalbano (celebrato da una fiction molto popolare) si accompagnano anche pregevoli romanzi storici come Il re di Girgenti.
Lette da decine di milioni di persone e tradotte in 120 lingue, le opere di Camilleri “sdoganano” il dialetto siciliano nella letteratura italiana, divertono il pubblico e, nello stesso tempo, sono improntate ad impegno civile e difesa degli oppressi. Nel Giro di Boa e in altri libri, Camilleri si schiera con gli immigrati e contro la pericolosa xenofobia imperante in settori della società e della politica. Antirazzismo, antimafia e antifascismo sono da sempre tre aspetti importanti dello scrittore di Porto Empedocle.
Camilleri trascorrerà in famiglia - con le 3 figlie e i quattro nipoti - il suo compleanno, domenica sera. Nella serata di lunedi 7 settembre, invece, sarà in via Asiago a Roma, per partecipare alla festa organizzata in suo onore dalla Rai. All’evento parteciperà pure l’attore Luca Zingaretti, interprete televisivo del commissario Montalbano. Quanto alle iniziative editoriali speciali della Sellerio, le opere in onore del suo compleanno saranno: un cofanetto dal titolo “I sogni di Andrea Camilleri”, una raccolta di saggi dal titolo “Gran teatro Camilleri” e due ebook con tutti i suoi romanzi targati Sellerio.
Il cofanetto si apre con i sogni contenuti nel volume La strage dimenticata, risalente al 1984, anno di inizio del sodalizio tra un geniale scrittore - non ancora conosciuto dai milioni di lettori che avrebbe raccolto attorno a sé - e la casa editrice Sellerio, animata da passione, impegno civile e amore per la cultura. Il cofanetto (in libreria dal 7 settembre) raccoglie un’antologia dei sogni narrati nei romanzi e nei racconti di Andrea Camilleri, insieme alle 48 cartoline con le copertine dei suoi libri Sellerio. L’antologia Gran Teatro Camilleri, invece, contiene i saggi di storici, critici, linguisti, filologi, antropologi, esperti della comunicazione, italianisti, che propongono un’interpretazione del successo dello scrittore di Porto Empedocle a partire dalla propria disciplina. Lo storico Giovanni De Luna, il linguista Tullio De Mauro, il critico Vittorio Spinazzola, curatore dell’annuario «Tirature», gli esperti di letteratura italiana contemporanea Ermanno Paccagnini e Mauro Novelli, il filosofo del linguaggio Franco Lo Piparo - oltre allo stesso Salvatore Silvano Nigro curatore del volume - sono solo alcuni degli esperti chiamati a spiegare quale scrittore sia Andrea Camilleri e le ragioni della sua indiscussa e autentica popolarità.
Ma non si tratta solo di spiegare il fenomeno editoriale. Qui si scava più a fondo, si tratta di comprendere cosa sono i racconti di Camilleri - non importa se si tratta dei romanzi storici o della saga di Montalbano -, il suo rapporto con la storia, con la lingua, con i luoghi, con le abitudini e i riti della terra cui appartiene e in cui ambienta le sue storie, quali contenuti trasmette e con quali metodi.
L’e-book Le indagini di Montalbano (in vendita fino al 6) contiene, invece, i 23 romanzi e una raccolta di racconti il cui protagonista indiscusso è il commissario Montalbano. L’altro e-book da collezione si intitola I romanzi di Vigàta e altro ancora e contiene gli scritti di Camilleri che non hanno Montalbano come protagonista: 23 tra romanzi e altre opere. In primo luogo, tutte le storie che Andrea Camilleri ha ambientato nella sua città immaginaria e nella storia isolana, a cominciare dal capolavoro sullo spirito «tragediatore»La stagione della caccia, primogenito e fondazione della sua lingua inventata, passando per i grandi libri del grottesco e dell’umorismo come Il birraio di Preston e La concessione del telefono, concludendosi con gli intrecci tratti dai fatti stravaganti del passato come La presa di Macallè e Il nipote del Negus. Questo e-book (in vendita eccezionale fino alla sera del 6 settembre) presenta al lettore, poi, le altre prose storico civili, di costruzione narrativa da eventi reali e da fondi di archivio, a partire dalla fervida e sarcastica denuncia della Strage dimenticata (primo romanzo pubblicato con Sellerio nel lontano 1984).
Pietro Scaglione
 
 

Corriere della Sera, 5.9.2015
Domenica i 90 anni dell’autore di Montalbano
Rai, cinque giorni di tv per il «suo» Camilleri
In vista del compleanno dello scrittore, la Rai ha in programma cinque giorni di celebrazioni multimediali, con proiezioni, eventi, trasmissioni ad hoc

Andrea Camilleri domani compie novant’anni e la nuova Rai pop del direttore generale Antonio Campo Dall’Orto parte proprio da qui. Dai cinque giorni di celebrazioni multimediali per lo scrittore siciliano da oltre 30 milioni di copie che, prima della gloria letteraria mondiale, fu a lungo un dipendente di Viale Mazzini a Roma (nel 1954 fece il primo concorso ma «non mi presero perché ero comunista»): programmista, autore, regista, tuttofare e persino addetto dell’ufficio censura, alle prese con le telefonate accorate di un monsignore turbato dal maglioncino troppo corto di Zizi Jeanmaire.
L’evento clou sarà lunedì sera, dalle 20 in poi, sotto casa di Camilleri, in via Asiago a Roma (storica sede dell’azienda), con la proiezione aperta a tutti del documentario Io e la Rai (lo si potrà vedere già domani su Raitre a mezzanotte e 40, preceduto alle 23.45 dall’altro docu-film Il Maestro senza Regole) diretto dalla nipote Alessandra Mortelliti e prodotto da Carlo Degli Esposti (lo stesso di Montalbano) che si commuove: «Siamo l’arte povera che ringrazia un grande scrittore che ci ha dato tanto». Un happening creativo, a cui prenderanno parte comuni cittadini e star di cinema e tv (Zingaretti, Bentivoglio, Albanese, in forse Roberto Benigni) e su cui aprirà una finestra il Tg1. Anche Porta a porta , in seconda serata su Raiuno, sarà dedicato allo scrittore di Porto Empedocle.
«Siamo felici di celebrare il compleanno di una figura così importante e centrale per la Rai», dicono orgogliosi i vertici di Viale Mazzini che hanno pianificato un palinsesto speciale, con tanti piccoli momenti su tutte le reti (compresa Rai Storia) dedicati al grande festeggiato, nei programmi contenitore del mattino e del pomeriggio e persino prima delle pubblicità, con dei minifilmati da sette secondi, spezzoni di interviste a Camilleri.
Il 10 settembre alle 21 serata di gala all’Auditorium, sala Sinopoli, proiezione in anteprima dello sceneggiato Il giovane Montalbano che andrà in onda su Raiuno a fine mese (domani in daytime il dietro le quinte della fiction). Presente il cast completo della fiction, il dg e il presidente Monica Maggioni.
Giovanna Cavalli
 
 

Mainfatti, 5.9.2015
Rai Storia 6 settembre: a 90 anni Andrea Camilleri e la tv

"'Con la televisione non puoi fare come col romanzo, cioè tornare indietro di una pagina e controllare. In televisione quello che viene detto passa e non viene ripetuto'. Così Andrea Camilleri rievoca il suo lungo rapporto con la televisione, i suoi generi e i grandi personaggi del piccolo schermo. Lo fa a 'Storie della Letteratura', il programma che Rai Cultura propone domenica 6 settembre alle 19.00 (e in replica lunedì 7 alle 23.30) su Rai Storia, in occasione del novantesimo compleanno dello scrittore" rende pubblico con un comunicato la tv pubblica di Stato.
Si rileva poi: "Lo scrittore siciliano ripercorre le tappe cruciali del proprio lavoro artistico che, dopo un'intensa esperienza in radiofonia, lo porta dietro le quinte televisive rivestendo numerosi ruoli, ad esempio come delegato alla produzione delle prime otto commedie in tv di Eduardo De Filippo o come produttore esecutivo dello sceneggiato Le inchieste del commissario Maigret."
"'I primi sceneggiati sembrano essere una biblioteca di raffinata cultura – spiega Andrea Camilleri – 'I fratelli Karamazov' - si chiarisce quindi -, 'Delitto e Castigo', 'I Promessi Sposi', sono dei capolavori della letteratura mondiale che vengono adattati per la televisione e questo faceva sì che, quasi contemporaneamente, gli editori rieditassero questi libri e quindi c'era già una rispondenza nella lettura e nell'allargamento della visione culturale degli italiani'."
Si comunica in ultimo: "Andrea Camilleri si sofferma, inoltre, sul ruolo pedagogico del mezzo televisivo, strumento indispensabile per l'unificazione linguistica del nostro Paese. Le riflessioni sulla relazione tra lingua e dialetti arricchiscono l'analisi dello scrittore sul suo personaggio più amato, Il commissario Montalbano, una sintesi di scelte stilistiche e linguistiche ben precise sia su carta che sullo schermo."
 
 

Comune di Palermo, 5.9.2015
Giunta delibera cittadinanza onoraria ad Andrea Camilleri

La Giunta ha deliberato il conferimento della cittadinanza onoraria della città di Palermo per meriti letterari e per la diffusione e promozione della cultura della Sicilia nel mondo, attraverso la letteratura e l'attività televisiva e cinematografica, al Maestro, Andrea Camilleri, in occasione del 90esimo compleanno che sarà domani 6 settembre, Il Sindaco Leoluca Orlando, d'intesa con lo scrittore, fisserà il giorno per la celebrazione ufficiale di tale conferimento.
 
 

AgrigentoNotizie, 5.9.2015
Colonne d'Ercole
Laggiù, in fondo al Viale

L’altro giorno, scendendo dalla Via Giovanni XXIII, ero ormai rassegnato: troverò traffico. Poi, con mia grande sorpresa, ho visto invece che la circolazione era scorrevole. Il che ha destato e non poco la mia sorpresa. Perché quella zona, proprio quella, nella nostra città dovrebbe essere piena zeppa, affollata, con la gente accalcata come se fossimo in una delle domeniche della festa di San Calò.
Il perché è presto detto: ditemi voi, ad esempio, se è normale che si riesca pure a discutere sull’iniziativa di rendere Andrea Camilleri (Andrea Camilleri!) cittadino onorario di Agrigento in occasione del suo compleanno. Ditemi voi se non è follia pura fare “opposizione” (opposizione?) persino sul Maestro Camilleri. Dicono, e a me in effetti viene da ridere, che lo scrittore abbia fatto una battuta, da ”marinisi” qual è, sui giurgintani. Era pure una battuta carina, e lo dico da giurgintano doc quale sono. Allora che dire, come ha per esempio fatto rilevare Giovanni Taglialavoro, di Luigi Pirandello che non ha mai risparmiato battutine molto pungenti a Girgenti e ai suoi abitanti? Il bello (anzi, il brutto) è che tutte queste polemiche non c’erano state quando, ad esempio, Marco Zambuto diede la cittadinanza onoraria a Raffaele Lombardo, allora presidente della Regione. Una volta volevano dare la cittadinanza onoraria persino a Vittorio Sgarbi (a Vittorio Sgarbi!). Speriamo che il Maestro Camilleri anziché ascoltare i ragli (o i belati?) di una sparutissima minoranza, senta fortissimo l’abbraccio di una maggioranza di cittadini che non raglia e non bela e che silenziosamente sarebbe orgogliosa di averlo concittadino, sia pure onorario. Non resta che decidere la data della cerimonia, previo accordo, si capisce, con quelli del Movimento Cinque Stelle, secondo cui ad esempio la Notte Bianca ad Agrigento l’11 settembre non si può fare perché ricorre l’anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle.
Peccato che queste fregnacce non interessino nemmeno a Grillo visto che, prendo a caso dal web, in primavera ha fatto un tour di spettacoli cominciato il 22 marzo, proprio nel giorno (proprio quel giorno!) in cui ricorreva il 71esimo anniversario dell’eccidio nazista di Montaldo. E poi un’altra tappa il 27 marzo nonostante proprio quel giorno (proprio quel giorno!), nel 2002 un attacco suicida uccise 28 persone a Netanya in Israele. Ma si sa Grillo può.
Quelli della notte bianca no. Comunque, sappiate che il mio compleanno è il 24 febbraio. E io festeggio lo stesso, nonostante proprio il 24 febbraio del 303 dopo Cristo l'imperatore romano Galerio abbia pubblicato l'editto che diede il via alla persecuzione dei cristiani sotto il suo regno. Don Franco, sono sicuro, mi perdonerà. Grilli e capre no.
Fabio Russello
 
 

AgrigentoInformazione, 5.9.2015
Camilleri giurgintanu
Di Rosa Ricorrerò al TAR: Camilleri ha insultato gli agrigentini non merita la cittadinanza

Giuseppe Di Rosa, presidente del comitato civico MANI LIBERE di Agrigento ha annunciato che ricorrerà al Tar avverso ogni provvedimento di concessione della cittadinanza onoraria allo scrittore empedoclino Andrea Camilleri da parte del suo concittadino Lillo Firetto.
Camilleri – spiega Di Rosa – ha offeso, diffamato e irriso gli agrigentini, non merita alcuna cittadinanza.
“Tutti i documenti firmati da un sindaco così, come la delibera di cittadinanza onoraria, possono essere impugnati al TAR. Chiederò – aggiunge Di Rosa – tramite i miei legali di fiducia l’annullamento per giusta causa della eventuale delibera sindacale di cittadinanza onoraria al cittadino Empedoclino di nascita Andrea Camilleri reo di avere offeso l’onore degli agrigentini e di averli diffamati !
Mostrerò il video in cui Camilleri insulta, diffama e irride gli Agrigentini alla presenza dell’allora candidato ed oggi Sindaco di Agrigento Firetto che annuiva!”.
 
 

6.9.2015
Buon compleanno Sommo!

 
Foto Guido Torrioli - Camilleri Fans Club
 
 

Rai 3, 6.9.2015
Il Maestro senza regole
In onda: 23:45 - 00:55
Durata: 70 minuti
In onda: 01:04 - 01:25
Durata: 21 minuti

Docu-film che racconta la vita di Andrea Camilleri. Oltre all'interazione tra i due protagonisti, Teresa Mannino e Andrea Camilleri, che porta ad improvvisazioni brillanti e nuove, l'attrice siciliana incontra Luca Zingaretti, Luigi Lo Cascio, Fabrizio Gifuni, Emma Dante, ex allievi all'Accademia d'Arte Drammatica Cecchi D'amico di Andrea Camilleri e ancora Pif, Antonio M anzini e molti altri... con Andrea Camilleri e Teresa Mannino
 
 

Domenica - Il Sole 24 Ore, 6.9.2015
Auguri Andrea
Montalbano, la vecchiaia non esiste!
Camilleri festeggia oggi 90 anni circondato dall'affetto dei suoi personaggi. E consola il Commissario che teme l'avanzare dell'età

Da Pirandello a Paul Auster è consuetudine che i personaggi d'invenzione vadano in visita dal loro autore. Capita anche a Camilleri. Oggi, il 6 di settembre, i suoi personaggi si sono dati tutti appuntamento in casa del padre-scrittore, nel suo studio, attorno al tavolo di lavoro ingombro di carte in mezzo alle quali troneggia spazioso il computer. L'occasione è il compleanno dell'autore. Si sono presentati in massa. Hanno lasciato Vigàta. Si accalcano ora attorno al loro borgomastro; all'inventore e organizzatore del villaggio che popolano: al grande urbanista, all'architetto, all'orologiaio che dà e regola il tempo, al maestro che ha forgiato la lingua che parlano. Non sono spettri che, per definizione, non appartengono a nessun luogo. Loro sono di Vigàta. Non hanno l'abitudine di attraversare la muraglia della notte e la caligine della luna. Non calcano le ore accidiose del torpore meridiano. Sono buoni cittadini, civilmente educati. Si presentano all'ora del tè: l'ora dei colloqui pomeridiani.
Guardano Camilleri con la devozione negli occhi. Contegnosi, rendono omaggio ai suoi anni e al suo talento di scrittore. Ma fanno subito largo al loro portavoce.
Si stacca dalla folla Montalbano. Lui, il commissario, può parlare per tutti: conosce le storie che ognuno si porta dietro; ha carattere, consapevolezza del proprio ruolo. È il personaggio che ha maggiore confidenza con l'autore, tanto da potersi permettere qualche volta, ma sempre con cauta cordialità, di entrare in conflitto con chi l'ha inventato. Montalbano sa penetrare l'ironia segreta dello scrittore, che l'ha buttato dentro un tempo che non ama (perla politica dei governi e della stessa Polizia di Stato) e gli ha messo attorno un commissariato domestico di disordinato calore affettivo che, con la sua onomastica ornitologica (l'ha colto bene lo storico Giovanni De Luna), «evoca lo starnazzare di un pollaio»: c'è un Augello, un Galluzzo, un Gallo, un Tortorella; e persino un telefonista, Catarella, che, smarronando, gloglotta come un tacchino. E poi Montalbano, che qualche romanzo di Camilleri l'ha pur letto, e l'ha fatto capire all'autore, conosce le astuzie del narratore che lo fa sì protagonista di trame gialle ma per una sverniciatura critica del genere. L'ha spiegato benissimo Melania G. Mazzucco: «Camilleri non scrive gialli più di quanto Goldoni non scriveva commedie dell'arte. In due dei primi romanzi della serie sembra quasi che si serva del veicolo del romanzo giallo come un autostoppista di una macchina di passaggio da cui scende a piacimento: sbrigata come per necessità la soluzione del caso, a metà del Cane di terracotta (1996) una raffica di mitra interrompe la narrazione, il romanzo cambia registro e si trasforma in una favolosa ballata storica; lo stesso accade a metà del Ladro di merendine (1996), che diventa un romanzo psicologico. Camilleri perciò finge di scrivere gialli, mentre fa tutt'altro». E soprattutto scrive romanzi «intrisi di realtà». E di lui, di Montalbano, che va eludendo la sua orgogliosa, malinconica, e irrequieta prostrazione, fa l'apripista imprevedibile e determinato di una storia narrativa, costantemente aggiornata, delle disfunzioni patologiche di un intero paese.
Il commissario non si limita a consegnare il bouquet degli auguri. Ora che è in permesso d'uscita dagli astucci dei libri che lo riguardano, vuole parlare liberamente con l'autore. Ha letto gli ultimi due libri in divisa blu della Sellerio: Morte in mare aperto e altre indagini del giovane Montalbano (2014) e La giostra degli scambi (2015). Si è trovato a rileggere se stesso lungo l'arco che va dalla giovinezza alla maturità. E vuole complimentarsi con il biografo di Vigàta. I libri sono due potentissime macchine narrative, magnificamente gestite: una raccolta di racconti costruita a matrioska; e un romanzo-labirinto che, come le tonnare, nasconde tra i suoi ingannevoli e attorcigliati andirivieni una cruenta «camera della morte». Ci vuole una mano forte e sicura per dominare ingranaggi così complessi, senza che si inceppino. E una scrittura maturata verso una verde freschezza senza età. Nel corso degli anni anche lui, il personaggio, grazie all'autore, è maturato verso una libertà dall'assuefazione alla routine che gli ha mantenuto intatto lo spirito di curiosità (legge dai racconti: «A mia le cose che restano senza spiegazioni mi danno fastidio») e conservato (legge dal risvolto) un «delicato senso di giustizia assai più giusto dell'impersonale rigore burocratico». Enrico Deaglio ha scritto: « Montalbano (...) è parte di un mondo, che è per lui continua fonte di stupore, di una realtà che si modifica, ed è pronto continuamente a mettersi in gioco».
Camilleri ascolta in silenzio. Ha capito qual è la domanda che il personaggio vorrebbe fargli, e non osa. Montalbano sente dentro di sé un tedio lento che lo logora. È frastornato dalla paura di invecchiare: dalla perdita di memoria, dal rammollimento, dalla decrepitezza. Tanto più che i suoi compagni di avventura letteraria sono teneramente persecutorii. E non si astengono dal ricordargli che gli anni passano e pesano. Già nei racconti che lo vedono giovane, la fidanzata gli dice: «Quando diventerai vecchio, ti comporterai peggio di un gatto abitudinario». E nell'ultimo romanzo uscito, è addirittura irritante: «Salvo, non ti offendere, ma il tuo istinto non è lo stesso di quello che avevi a trent'anni». Quasi quasi Salvo Montalbano se ne convince: «Ecco, si annava arripitenno: 'sti dubbi, 'sti scanti, ti venno pirchì sei avanti con l'età e le vicchiaglie levano la sicurizza e le cirtizze della gioventù».
Camilleri guarda con serenità il personaggio. Lo guarda dalla cima dei novant'anni che festeggia. Si aspettava il mugugno inespresso. E si era preparato. Da una scansia estrae un libretto dell'etnologo Marc Augé, pubblicato in Italia l'anno scorso da Raffaello Cortina. È intitolato Il tempo senza età. La vecchiaia non esiste. Camilleri apre a pagina 29. Legge, scolpendo gli accenti: « -Quanti anni ha?-. Da qualche tempo quando mi si rivolge la domanda sprofondo nell'imbarazzo. Anzitutto proprio nei confronti di chi me la pone visto che mi appare prova di un'indelicatezza di cui non sospettavo l'esistenza e, secondariamente, perché devo ben riflettere prima di rispondere. Come posso dire? Conosco la mia età, posso dichiararla, ma non ci credo». Interpretando Augé, aggiunge che la cosiddetta vecchiaia è matura e attiva esperienza umana: un tempo qualitativo, che fa astrazione dall'età.
Montalbano capisce. E con lui, i personaggi di Vigàta che si affollano alle sue spalle e invadono la casa dello scrittore.
Auguri, Andrea, dal tuo risvoltista.
Salvatore Silvano Nigro
 
 

Domenica - Il Sole 24 Ore, 6.9.2015
#CAMILLERIUNPEZZODA90
Gli auguri dei lettori
Tra i moltissimi, e tutti affettuosissimi auguri, arrivati dai nostri lettori, eccone una piccola selezione. Continuate a mandare i vostri tweet @24Domenica. Il compleanno è oggi!

1. Rosy genduso @ROSY_GENDUSO Auguri maestro mi stinnicchio davanti a vossia
2. Giulia cortesi @CORTESI7I «Macari che è il compleanno di Vossia?» «Bih, che grannissima camurria!» 9oauguri Maestro.
3. Pasquale Nuzzolese @MUOVENDOIDEE ...e tanti "pezzi" da 10 e Lode! Buon compleanno! ;-)
4. mycoplasma (DMYCOPLASMA se sto nirbuso, con i miei pensieri/dubbi non ho, men corro in libreria/m'accatto da #Sellerio un #Camilleri
5. #libriAMOci il 6 non ci siamo...«e non ci rompiti i gabbasisi». Auguri al maestro Camilleri. #camilleriunpezzoda90 #montalbano
6. Jo Fresu de Azevedo @JOANINHASID 90 candeline e la voglia di fumarsi almeno 90 sigarette insieme mangiando IN SILENZIO qualche cannolo
7. Giorgio Romai- @GIOROMAN_ROMANO auguri ad Andrea Camilleri. Capace di affabulare nell'arte della narrazione della carne viva dell'umano
8. Antonio de Guglielmo @ANDEGU #camilleriunpezzoda90 quando scrive in siciliano è un pezzo da 180!
9. ZeroZen @KREACTIVO #camilleriunpezzoda90 Accussì priziu-su e raru ca nun si po' scanciari
10. Clodia (WCLODIATARAS #camilleriunpezzoda90 Sempre e per sempre il più "nirbùso e squieto" degli scrittori italiani
11. Gino Troli (AÙGITROLI VERGA Pirandello, Tornasi di Lampedusa, Sciascia, Camilleri come i cinque cerchi dell'Olimpiade: ma senza il quinto non è lo stesso!
12. Beatrice Trentanovi @BEATRICETRE Augurissimi, e... chapeau! (Ammesso che non replichi; «Non mi scassate i gabbasisi»)
 
 

Materadio, 6.9.2015
Lucania ‘61 - Matera ’19 | 13.10 – 13.45 Casa Cava
Il manuale della vita
Cliccare qui per ascoltare l'intervento di Andrea Camilleri
Conduce Marino Sinibaldi

Non esiste, dice Andrea Camilleri: non c'è un manuale per il futuro, ma solo un modo di accettare la vita, in previsione dei quaranta come dei novant'anni
Il 6 settembre 2015 Andrea Camilleri ha compiuto novant'anni: in diretta da Casa Cava, gli auguri di Marino Sinibaldi e degli ospiti e del pubblico di Materadio. Dall'altro capo del telefono, a Roma, Camilleri ringrazia e ricambia gli auguri, rivolgendosi ai materani: "Spero che da questa città, capitale della cultura, la nostra cultura possa veramente rinascere e diffondersi per il mondo"
 
 

Daniele Silvestri, 6.9.2015

Auguri maestro Camilleri!
90 anni dell'inconfondibile penna e voce, qui, nel dialogo in fondo a questo pezzo, nel piccolo grande regalo che il maestro ha fatto a Daniele per il suo ultimo lavoro solista.
[...]
 
 

Nichi Vendola on Twitter, 6.9.2015
Andrea Camilleri, un maestro di eleganza e di libertà.
#camilleriunpezzoda90
 
 

Il Fatto Quotidiano, 6.9.2015
Andrea Camilleri, 90 anni tra Montalbano, critiche feroci e impegno politico. Lucarelli: “Un maestro umile”
Boom di pubblico e critica solo nel '92 quando aveva già 67 anni, lo scrittore siciliano è diventato famoso nel mondo per i suoi gialli e il suo celebre commissario. Imitato, adorato, discusso, lui tira dritto: "La mia esistenza non è stata cambiata dal successo"

Nel 1992, alla non più giovane età di 67 anni, un signore siciliano che aveva lavorato in Rai comincia a mietere successo di critica e di pubblico con il suo libro La Stagione della caccia (Sellerio). Certo, fino a quel momento neanche un centinaio di persone aveva letto i suoi romanzi storici scritti negli anni ottanta che, a dire il vero, nemmeno oggi, nel giorno del suo 90esimo compleanno, quando la sua è diventata una figura di rilievo internazionale, vengono recuperati con particolare foga.
Andrea Camilleri chi? Scartato e dimenticato da parecchi editori per decenni, dall’anonimato letterario, Andrea da Porto Empedocle (Agrigento) si scopre scrittore popolare quando è già in fila alle poste per le prime mensilità Inps. Centinaia di migliaia di copie vendute nel mondo, perfino nel piovoso Yorkshire. Camilleri sono. Il Commissario Montalbano in nemmeno due anni diventa marchio di fabbrica e macchina da guerra nel vendere quei piccoli volumetti blu Sellerio come non era riuscito ad alcun autore. Dal 1994 con La Forma dell’acqua, la saga, anzi la formula “Montalbano” è stata riprodotta fino ad oggi in altri 37 volumi, alcuni di raccolte, altri in collaborazione con colleghi, ma sempre con il mitico commissario protagonista. “Tutti i romanzi di Montalbano si compongono di 180 pagine conteggiate sul mio computer, divise in 18 capitoli di 10 pagine ciascuno”, spiegò Camilleri in un’intervista nel 2010.
“E’ un grande scrittore e basta”, spiega Carlo Lucarelli al FQMagazine. “Si è inventato una lingua tra l’italiano e il siciliano, ed è stato imitato da tantissimi. I fenomeni di solito non vengono subito compresi. Quando lessi per la prima volta un libro di Camilleri ero in treno e d’istinto mi venne di telefonare a quella che era anche la mia editrice, la signora Sellerio (Lucarelli ha pubblicato tre libri con Sellerio fin dal 1990, ben prima di Camilleri ndr), per dirle che doveva mettere la traduzione a fronte. Solo che dopo una pagina improvvisamente riuscii a leggere senza più problemi il “camillerese”. “Il suo segreto è stato quello di non essersi mai posto come un maestro della letteratura, anche se lo è, soprattutto con noi nuovi giallisti – continua Lucarelli – oltre allo sdoganamento di Eco con Il nome della rosa, alle pubblicazioni di Sellerio e Adelphi non in una collana a parte, dobbiamo al successo di Camilleri la popolarità raggiunta dal nostro ‘genere’ ”. Lucarelli ha anche scritto un libro con l’autore siciliano che si intitola Acqua in bocca (Minimum Fax): “E’ stata una lavorazione lunga ma intensa. Tutto nacque dall’idea ‘e se Grazia Negro incontrasse Montalbano cosa si direbbero?’. Così gli ho spedito la prima richiesta firmata da Grazia usando la carta intestata della Questura di Bologna. Lui, anzi Montalbano, mi ha risposto dicendomi che non mi poteva aiutare. Subito non capii che era uno scherzo, perché quel dialogo tra i due personaggi continuò spesso con messaggi scritti su pezzi di carta e volantini trovati per caso”.
Camilleri arriva per ultimo e diventa il primo. In nemmeno vent’anni ristabilisce le distanze logiche dell’anagrafe. A 90 anni è comunque il maestro, l’esempio da seguire. Anche se prima di lui hanno scritto in tanti, e lui non fa mistero delle sue radici. “Io lo chiamo l’elettricista Sciascia – spiegò Camilleri al Guardian – Quando mi sento le batterie scariche prendo in mano un libro di Leonardo, lo apro, leggo due pagine e le batterie si ricaricano”. “Nella narrativa di Sciascia viene contrapposto in un modo ossessivo il mondo mafioso e il mondo della legge (ad es. ne ‘Il giorno della civetta’)”, spiega il giallista Aldo Budriesi, autore di Identità Violate (Gialli Mondadori) e del saggio su Sciascia, Pigliari di lingua. “Una contrapposizione che lo porterà a stravolgere e snaturare i moduli narrativi derivati dalla formula del giallo (‘A ciascuno il suo’). Camilleri, invece, non contrappone nei suoi gialli, pur ambientati in Sicilia, mondo della mafia e mondo della legge. Le sue trame narrative sempre molto semplici permettono di esaltare la capacità del suo protagonista di comprensione psicologica dei personaggi che agiscono nella vicenda”.
Camilleri comunque raddrizza diverse storture narrative, pialla, lima, fa diventare il suo giallo uno schema continuamente riproducibile. I punti di vista critici non mancano, spesso anche feroci. “Capisco che i siciliani, in Sicilia, anche oggi quando parlano tra loro usino il dialetto”, ha scritto Alfonso Berardinelli in Non incoraggiare il romanzo (Marsilio). “Leggere un dialogo in perfetto italiano dentro a un commissariato, per la strada o in casa potrebbe (dico potrebbe) sembrare un eufemismo letterario che toglie credibilità ai personaggi e alle scene. Ma qui è proprio il narratore onnisciente, è Camilleri in persona che si prende il gusto di parlare ai suoi lettori come se fossero tutti siciliani e lui fosse un cantastorie o un “puparo”. Lui non è né un cantastorie né un puparo e quindi usando così il dialetto non dice più verità, ne dice meno, sta recitando in costume regionale per il piacere dei turisti”.
Infine c’è il Camilleri intellettuale progressista che interviene in politica da anziano, non da libertario 18enne. L’antiberlusconiano prima, poi vicino alle cause dipietriste, e ancora nell’area della lista Tsipras. “E’ la fase del vate, del messia politico di Piazza Navona, è l’aspetto messianico del fenomeno pop Camilleri”, spiega al FQMagazine Alessandro Trocino, autore di Pop star della cultura (Fazi). “E’ l’anziano saggio col cappellino che spara commenti anche con una certa violenza verbale, e una certa volgarità. Qui esce dal ruolo dell’intellettuale non pop, quello che pone domande e non dà risposte e propone la visione manichea dei buoni e cattivi. Insomma, uno molto diverso da un Camus o da un Houellebecq. E dire che nei suoi romanzi non ha mai rischiato una virgola, sono scritti geometricamente e in modo rassicurante, come farebbe un bravo artigiano o un onesto manovale della scrittura”. E lui nascosto tra neologismi, arancini, e gite a Santa Fiora, saluta i 90 anni come nulla fosse: “Arrivato ormai agli sgoccioli, mi rendo conto che per tutta la vita sono stato sempre pronto a perdere quello che avevo faticosamente guadagnato senza farne una tragedia. (…) Il successo, arrivato in età avanzata, non ha alterato in nulla il corso della mia esistenza”. (Segnali di fumo, Utet)
Davide Turrini
 
 

La Stampa, 6.9.2015
Tanti auguri, Andrea Camilleri

Camilleri l’ho conosciuto quand’era già Camilleri. Nel giugno ’98, diciassette anni fa, era venuto al Tg1 a presentare un nuovo Montalbano. Una giovane redattrice col pallino della letteratura, Monica Maggioni, che nel frattempo è diventata presidente della Rai, mi propose di incontrare «il Queneau italiano», e io, incuriosito da questo Queneau siciliano, promisi di passare a salutarlo, ma poi non ci riuscii. Per scusarmi, dato che stavo per lasciare quel lavoro, chiesi a Maggioni di organizzare un altro appuntamento. Detto fatto, l’indomani ci ritrovammo in un ristorante napoletano, e restammo seduti fin verso le tre di notte, ora in cui il nostro ospite, una vita in teatro, mostrava di aver raggiunto il climax ideale. Parlammo di tutto: di tv, di cinema, di letteratura, ovviamente dei suoi libri, della Sicilia e di Pirandello, di Sciascia che non amava particolarmente («Non sono tra quelli che lo chiamavano Nanà», spiegò, per dire che non c’era grande familiarità); ma soprattutto di Elvira Sellerio, l’editrice che lo aveva lanciato.
La mattina dopo mi sembrò naturale chiamarla, riferirle dell’incontro e confessarle grande curiosità per il personaggio. «In fondo, tutti ne parlano per via di Montalbano - azzardai - e invece Andrea ha una grande storia da raccontare. Se solo volesse...». Elvira capì subito: «Provo a parlargliene». Due giorni dopo mi trovai incaricato di scrivere un libro-intervista con Camilleri sulla sua vita.
Il whisky quotidiano
Del primo appuntamento mi rimase il colpo d’occhio della casa in cui allora viveva a Roma nel quartiere Prati: vecchia, cadente, divani lisi, uno scorcio di cucina Anni Cinquanta, coi lavatoi porcellanati, un frigo d’epoca rumoroso come un motore diesel, da cui Camilleri, con aria molto soddisfatta, alle nove del mattino tirò fuori due mezze birre, spiegando che per motivi di salute, dopo anni e anni, aveva dovuto smettere di bere, rinunciando alla sua quotidiana bottiglia di whisky; quel litrozzo mattutino rappresentava il compromesso con il medico curante. Ascoltandolo, il talento di scrittore era, più che intuibile, percepibile quasi al tatto: se ci fossero state già allora quelle applicazioni che adesso hanno tutti i telefonini e consentono di trasformare il dettato in testo scritto, il libro se lo sarebbe trovato fatto da solo, talmente gustoso era il suo modo di parlare e raccontare.
Sicilianamente, rievocò con rassegnazione la rovina della sua famiglia di ex imprenditori dello zolfo, mi descrisse il padre che in una casa vuota e privata dell’antica servitù non accettava l’idea di non aver più un cameriere. Se gli veniva sete, si rivolgeva alla moglie così: «Comanda che qualcuno porti del vino». La moglie, conoscendolo, gli metteva il bicchiere tra le mani senza fargliene accorgere.
Denunciato dalla suora
Ricco da ragazzo, era dunque diventato povero. Veniva da una famiglia borghese, di destra, ma studiando Majakovskij s’era scoperto di sinistra. Il parroco del suo paese, non credendogli, all’avvento della Repubblica gli aveva fatto questa proposta: «Siccome dicono che adesso bisogna rifare i partiti, se proprio deve nascere un partito comunista anche qui, è meglio che lo fai tu». Inoltre, prima ancora della caduta del regime, era stato invitato a un convegno letterario a Firenze: vedendo la bandiera nazista campeggiare sullo sfondo, in omaggio alla delegazione tedesca alleata, s’era messo a urlare: «Togliete quella bandiera!»; finché, afferrato da un gruppo di mazzieri, lo avevano conciato per le feste.
Era stato uno degli allievi più apprezzati dell’Accademia di arte drammatica Silvio D’Amico, salvo poi farsi espellere per una sventatezza pagata cara. Nell’Italia Anni Cinquanta vigeva una rigida separazione tra ragazzi e ragazze, tal che quando la sua classe era stata mandata in Toscana per provare uno spettacolo, i maschi dovevano dormire in un convento di frati e le femmine in uno di suore. Camilleri, appena fidanzato con una giovane attrice, non reggeva all’idea di passare la notte senza di lei. Così, s’era fatto consegnare la chiave del convento, e tutte le sere la raggiungeva, per sparire silenziosamente prima dell’alba. Ma una notte, malauguratamente, i due amanti presero sonno. Al mattino, seminudo, Camilleri fu scoperto da una suora che lo denunciò, facendogli perdere il posto all’Accademia.
Drammaturgo, regista, uomo di fiction, si direbbe oggi, dato che curava gli sceneggiati in bianco e nero della vecchia tv monocanale (suoi, tra gli altri, i Maigret con Gino Cervi), ma sempre, ed essenzialmente, «precario Rai»: nel senso che era riuscito ad andare in pensione senza mai aver ottenuto un contratto a tempo indeterminato. La ragione di questa incertezza elevata a regola di vita, oltre agli imperscrutabili criteri di selezione della Rai, era dovuta al fatto che Camilleri si sentiva, era già, ma non riusciva a diventare realmente, lo scrittore che è poi stato dai 65 anni in su. In questo senso, insieme con tanti episodi comici e tragici della sua vita, il libro che realizzammo conteneva il doloroso resoconto di un autore alla vana ricerca di un editore; con il lieto fine, quando ormai stava per rinunciare, di aver trovato insieme la Sellerio e il successo.
Alla fine di giorni e giorni di colloqui tra Roma e il Monte Amiata, dove Camilleri viveva da nonno, coccolato da moglie, figlie e nipotine, fui chiamato a lavorare a Torino alla Stampa. Gli telefonai per dirglielo, ma reagì male: «Finìu u’ libbru!». Invece, due estati dopo, andammo a presentarlo nella sua Porto Empedocle, la Vigata di Montalbano. Una festa, una serata indimenticabile, con i paesani che gli chiedevano la dedica chiamandolo per nome.
Tanti auguri, Andrea!
Marcello Sorgi
 
 

La Stampa, 6.9.2015
Testimone (scomodo) del ventennio berlusconiano
Ai suoi libri potranno attingere gli storici del futuro per studiare lo spirito dell’epoca

I due decenni dell’era berlusconiana sono stati scanditi dai libri di Andrea Camilleri, in un profluvio di titoli che dal 1992 (La stagione della caccia) al 2011 (La setta degli angeli) ha fatto registrare l’uscita di più di 50 volumi: tutti, quelli che hanno Montalbano come protagonista ma anche quelli «storici» che raccontano la Sicilia della seconda metà dell’Ottocento o gli anni del fascismo, ci parlano del presente in cui sono stati scritti. Si è stratificato così un gigantesco giacimento documentario e archivistico al quale lo storico del futuro potrà attingere quando vorrà studiare lo spirito di questo tempo. Grazie al loro successo e all’ampiezza e alla varietà del pubblico dei lettori di Camilleri, c’è infatti nei suoi libri la capacità di rispecchiare quell’insieme di scelte, comportamenti, bisogni, emozioni che definiscono l’esistenza collettiva di un paese. Ma c’è, soprattutto, la loro efficacia nell’aiutarci a penetrare nelle profondità del rapporto tra realtà e rappresentazione della realtà, svelandone la finzione, abituandoci a una consapevolezza critica da usare come antidoto nei confronti di mitologie che appartengono oggi al mercato e ai media, così come in passato appartenevano ai regimi totalitari.
«Puzza di teatro»
In tutti i romanzi di Camilleri c’è «puzza di teatro». Quella della messa in scena è la tecnica narrativa che lo definisce come scrittore, e probabilmente i suoi libri sarebbero stati scritti comunque in quella forma anche in un altro tempo. E le messe in scena caratterizzano in modo decisivo la politica di oggi; di qui la consapevolezza che il suo modo di raccontare riproduca l’essenza stessa di questo tempo, in un contesto in cui - che si parli del delitto di Cogne o delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein - la realtà, per essere seduttiva e convincente, non ha più bisogno di essere vera: «E così», scriveva sulla Stampa il 16 novembre 2005, «in questo grande, frastornante teatro mediatico, ha finito col non contare più la ricerca di una verità, sia pure una verità processuale, mentre è diventata essenziale la momentanea vittoria degli innocentisti sui colpevolisti e viceversa». Il riferimento era al Porta a porta di Bruno Vespa, ma anche alla «rappresentazione» orchestrata dagli Stati Uniti in piena Assemblea dell’Onu per convincere il mondo della necessità della guerra contro l’Iraq. Sia in questo sia in tutti gli altri articoli sulla Stampa, sia con Montalbano sia nei romanzi storici, Camilleri ha dunque raccontato l’Italia degli ultimi venti anni aiutandoci a squarciare il velo dell’impostura spesso utilizzata dal potere politico per consolidare una legittimazione sempre precaria.
Senza «tragediature»
Lo ha fatto con il suo «metodo», percorrendo strade consolidate che il lettore ha imparato a riconoscere e ad amare: la storia rappresentata a «tinte gialle», come un’indagine per smascherare gli inganni e le ingiustizie; un appiglio, un documento di partenza, un volantino, un decreto, un’inchiesta parlamentare, il frammento di un libro; una vicenda avventurosa, intessuta di elementi fantastico-meravigliosi, in grado di rompere la crosta della quotidianità; un potere che reclama le sue vittime, in una visione mai rassicurante o consolatoria; un pessimismo dolente che investe le fondamenta stesse del rapporto tra politica e società civile, senza sconti per nessuna delle due. [...]
Ma lo ha fatto anche in maniera esplicita, senza «tragediature»: «Io sono tutto dalla parte di Chevalley», scrisse ancora sulla Stampa a proposito delle sue riflessioni sulla Sicilia della seconda metà dell’Ottocento. E lo sguardo sulla sua isola esprime più il disagio che il compiacimento: «La mia Sicilia non è terra rassegnata e sonnolenta… è costantemente in movimento, in rivolta contro qualcosa o qualcuno. Che poi io racconti queste vicende in modo ironico o che possa far scivolare il lettore in un’aperta risata, questo non significa né mancanza di passione e ancora meno assenza di passione civile: è un modo, appunto civile, di esporre problemi molto seri». [...]
«Preferirei di no».
«Ogni tanto mi indigno… mi è successo qualche volta con Berlusconi», confessò quasi con timidezza a Marcello Sorgi, insistendo anche su una sorta di disincanto rispetto alle ragioni di un’opposizione antiberlusconiana spesso troppo carica di indignazione per essere lucida ed efficace. Per contrastare le grida scomposte e gli schiamazzi che per venti anni hanno riempito di umori tanto bellicosi quanto effimeri lo spazio della politica italiana, Camilleri ha scelto un altro tono, meno sopra le righe. Vi ricordate il «preferirei di no» dei 12 professori universitari che rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo? Si era nel 1931. Su 1200 professori, solo 12 ebbero il coraggio di rifiutare il giuramento e quei 12 si ritrovarono a fare i conti con un fascismo trionfante, che non mancò di deriderli, giudicandoli poco più che un piccolo gruppo di folli.
Restarono soli i «12 che non giurarono». Si scontrarono frontalmente con la politica dello Stato totalitario, ma non trovarono nessun conforto nemmeno nella politica degli altri, negli ambienti «ufficiali» dell’antifascismo. Benedetto Croce consigliò a tutti di giurare perché «era meglio che continuassero a insegnare per mantenere viva la cultura democratica». Furono quindi soli con sé stessi. Eppure rifiutarono. Nessuno di loro colse l’occasione per urlare il proprio antifascismo; e quel tono leggero, quasi dimesso, fu lo schiaffo più clamoroso scagliato contro il fascismo trionfante di quegli anni.
Giovanni De Luna
 
 

La Stampa, 6.9.2015
Camilleri fa novanta
Il “papà” del commissario Montalbano festeggia oggi il compleanno: dall’Accademia d’arte drammatica alle sceneggiature per Maigret come “precario Rai” al tardivo ma clamoroso successo letterario

Andrea Camilleri diventa oggi un «novantino», essendo nato a Porto Empedocle in provincia di Agrigento (rispettivamente la Vigàta e la Montelusa dei suoi romanzi) il 6 settembre 1925. Novant’anni, ma un successo senza precedenti, nella narrativa italiana, esploso negli ultimi venti: da quando nel ’94 uscì da Sellerio il primo romanzo di Montalbano (La forma dell’acqua), a cui è seguita per lo stesso editore una cinquantina di titoli equamente suddivisi tra gialli della serie incentrata sul cel[...]
 
 

Il Secolo XIX, 6.9.2015
La ricorrenza
Andrea Camilleri compie 90 anni

Roma - Andrea Camilleri, il papà del commissario Montalbano spegne oggi 90 candeline. Lo scrittore, che ha raggiunto il successo a 70 anni, è oggi tra gli autori italiani più amati con 30 milioni di copie vendute e titoli tradotti in tutto il mondo.
E sono tantissimi i colleghi che non hanno voluto mancare di fargli gli auguri. Maurizio De Giovanni dice: «Sono ovviamente un suo grande fan e lettore affezionato. È l’autore che più di ogni altro ha inciso sulla letteratura noir italiana. Gli auguro altri 90 anni di storie e sono orgoglioso di far parte della generazione che ha potuto fruire del suo grande talento».
«È il maestro e papà di tutti noi scrittori - racconta l’autore de «Il suggeritore» Donato Carrisi - e gli faccio tanti auguri. Credo che Camilleri abbia molto più di 90 anni perché è già proiettato al futuro e grazie alle sue opere vivrà per sempre». Partecipa agli auguri anche l’amico e collega Giancarlo De Cataldo: «Auguro cento di questi giorni al grande Maestro. Ho avuto l’onore di collaborare con lui e fu una bellissima esperienza, è un grande essere umano prima di essere un grande scrittore».
«Sta iurnata è festa ranni, caro Andrea fai novant’anni, i cannili l’hai astutari ma nun ti l’hai a fumari #Camilleripezzoda90», scrive il presidente del Senato, Pietro Grasso.
E poi c’è Fiorello che ha voluto distinguersi dalla massa con degli auguri in video. Con l’hashtag #camilleriunpezzoda90, lo showman lancia un tweet e dice. «Volevo approfittare - dice in un video lo showman, con la voce dello scrittore, siciliano come lui - per fare gli auguri al maestro Camilleri per i suoi 90 anni e volevo ricordare che sto per fondare un nuovo socialnetwork. Si chiama Smokebook dove si riuniranno tutti quelli che si fumano anche i libri. Auguri».
 
 

ANSA, 6.9.2015
Gli auguri di Fiorello a Camilleri
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Con l'hashtag #camilleriunpezzoda90 Fiorello twitta i suoi speciali auguri al papà del commissario Montalbano, protagonista di una delle sue imitazioni più amate.
"Volevo approfittare - dice in un video lo showman, con la voce dello scrittore, siciliano come lui - per far e gli auguri al maestro Camilleri per i suoi 90 anni e volevo ricordare che sto per fondare un nuovo socialnetwork. Si chiama Smokebook e riunirà tutti quelli che si fumano anche i libri! Auguri".
 
 

L'Indipendente, 6.9.2015
Libri&Vita. Novant’anni e non sentirli. Il compleanno di Andrea Camilleri

Vi sono eventi culturali che vanno oltre la sfera della letteratura e diventano fenomeni di costume sociale. Il successo dello scrittore Andrea Camilleri è un fenomeno multiculturale e multimediale, internazionale ed intergenerazionale. Gente di ogni età discute dei libri dell’inventore del commissario Salvo Montalbano, delle fiction sul poliziotto letterario più famoso d’Italia. Ed ancora, dialoga dei romanzi storici, di quelli di genere fantastico, del teatro, del film ispirato al suo romanzo (“La scomparsa di Patò” del regista Mortelliti), dei fumetti della Walt Disney con “Topalbano”, e l’elenco sarebbe lungo… Il personaggio Montalbano piace letterariamente e televisivamente in tante parti del mondo, i libri di Camilleri trionfano nella Vecchia Europa, piacciono anche nel lontano Giappone ed altri Paesi dell’estremo Oriente, la fiction sul commissario si afferma in diversi continenti, consacrata dalla BBC. Quando il successo letterario assume queste dimensioni è evidente che si tratta di un fenomeno culturale e sociale al tempo stesso, Montalbano è entrato a far parte della vita quotidiana delle persone, vi sono frasi e parole del linguaggio camilleriano (misto di italiano e dialetti, termini moderni ed arcaici, neo-linguismi) che vengono citati sui media, sui social network, nei blog e nel dialogo d’uso comune. Già linguisti famosi si sono misurati sul tema, ma l’argomento merita ulteriori approfondimenti. In questo contesto i 90 anni di Andrea Camilleri sono diventati un evento, vi è da dire che Camilleri piace anche come personaggio. La sua capacità comunicativa è moderna ed efficace, le sue interviste sui giornali, sulle tv, sui siti internet sono esempi di una espressività ironica, concreta, intelligente. Camilleri interviene sui grandi temi, è un intellettuale impegnato, si ispira alla lezione di Leonardo Sciascia, e si batte per ribaltare l’interpretazione della “Sicilia irredimibile”, che così non è (nonostante i tanti limiti). E’ un uomo che sa cogliere luci ed ombre, che interpreta criticamente la realtà senza cadere nel pessimismo cosmico. Il suo rapporto con la Sicilia è profondo e dinamico, pur raccontando il passato non è legato ad alcun dogma di esso. Inserendosi nella grande tradizione che va da Verga a Sciascia, ai contemporanei, ha elaborato un proprio spazio culturale e letterario, con un suo linguaggio originale. Camilleri ha portato la sua esperienza di uomo di teatro e di tv nella scrittura, è un narratore, un affabulatore autentico, che riesce ad unire mondi apparentemente diversi, che riesce a trarre ispirazione da letture difformi. E’ un intellettuale che ha vissuto e vive il mondo, che rifugge le classificazioni e gli schematismi, che ama sperimentare generi letterari, che ama creare e raccontare storie, così come riscoprirle. Rinarrarle. Si pensi ai romanzi storici, a racconti ampi nati da pochi documenti, da poche righe. Riesce a colmare i tanti pezzi mancanti dei documenti con intuizioni e invenzioni brillanti. Camilleri è ancora una dimensione da scoprire. E tra l’altro in divenire, perché ha già pronti nuovi romanzi su Montalbano ed altri storici. Il miglior modo per conoscerlo, capirlo, è quello di leggere e rileggere i suoi libri. I suoi tanti libri, le sue tante vite…
Salvo Fallica
 
 

TG1, 6.9.2015
I novant’anni di Camilleri
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Gli auguri di Montalbano

Compie oggi 90 anni lo scrittore Andrea Camilleri. Gli auguri del Tg1 e del commissario Montalbano.
Bruno Luverà
 
 

TGR Sicilia, 6.9.2015
Sicilia, Camilleri ha 90 anni
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Il prolifico autore di Montalbano diventa "novantino". I suoi romanzi sono tradotti in 32 lingue. È sempre presente nel dibattito civile e culturale e, mai banale, il suo italiano impastato col siciliano è oggetto di studi linguistici.
Nino Amante
 
 

Il Tempo, 6.9.2015
Il maestro del mistero
Camilleri, novant’anni da maestro
Domani party per lui in via Asiago con il documentario "Io e la Rai". Ma è un Simenon italiano o "solo" un grande artigiano del giallo?

Andrea Camilleri oggi compie novant'anni e l'Italia lo celebra come un "venerato maestro". Lo festeggia la Rai, e ne ha ben donde visto che è stato un autore tv di invenzione e fantasie oltreché, per lungo tempo, un dipendente di Viale Mazzini; lo celebra l'editoria, che lui negli anni della crisi ha rinvigorito con il viagra narrativo dei suoi Commissario Montalbano e di conseguenza lo celebra il pubblico, di libri e di tv. Domani sera, dalle 20 in poi, sotto la casa di Camilleri a Roma, in via Asiago, storica sede Rai, si proietterà il documentario "Io e la Rai" (che andrà in onda anche stasera su Rai Tre, in seconda serata) diretto dalla nipote Alessandra Mortelliti e prodotto da Carlo Degli Esposti, il produttore anche di Montalbano per la televisione. Sarà un evento, visto che vi prenderanno parte l'attore Luca Zingaretti, volto del commissario siciliano, Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio e forse Roberto Benigni. Di Fiorello, siciliano come Camilleri che faceva e fa del "venerato maestro" un'imitazione legata al fumo straordinaria (lo scrittore fuma assai) non si sa nulla e magari potrebbe spuntare una qualche sorpresa. Domani, poi, anche Bruno Vespa a "Porta a porta", su Rai Uno, celebrerà l'autore di Montalbano. Il 10 settembre, infine, all'Auditorium la serata di gala, ore 21, per la proiezione de "Il giovane Montalbano" che andrà in onda su Rai Uno a fine mese.
Mentre ne scriviamo, di Camilleri, in qualche modo pure noi de "Il Tempo" lo stiamo celebrando ma a modo nostro, sempre con quel gusto da bastian contrari che faceva dire ad Indro Montanelli di se stesso di sentirsi come una "stecca nel coro". I successi di Camilleri non sono certo discutibili ma un paio di domande sulla sua figura, proprio perché cade il suo compleanno con annesse celebrazioni, ci paiono lecite. La prima riguarda la sua prolificità e la seconda l'uso della lingua, il siciliano, come misura della sua narrativa. Cominciamo dalla produzione. Non vi è dubbio che Camilleri abbia scritto parecchio. La saga dei Montalbano è lunga ma pure i romanzi son tanti. Spesso e volentieri vi compare Vigata, luogo ed emblema della sicilianitudine, passateci il termine, un alter ego geografico dello scrittore, quasi una rada di partenza e di approdo. Qui, nel cercare il giallo nei gialli di Camilleri può esserci di aiuto il suo percorso in Rai dove, tra le altre cose, si è occupato tra la fine degli anni Cinquanta sino a tutti i Sessanta, di molti sceneggiati fortunati come "Le avventure di Laura Storm", con Lauretta Masiero, le fiction con il tenente Sheridan, protagonista Ubaldo Lay (fra cui la miniserie "La donna di quadri") e "Le inchieste del commissario Maigret" con Gino Cervi.
Questa educazione sentimentale al pensare scrittura per la tv, sin dai tempi della Rai, rappresenta leggendo i Montalbano un canovaccio di successo per i suoi stessi libri, che nascono scritti ma prendono vita per immagini. In questo si potrebbe dire che Camilleri è più scrittore per la tv che per la carta, e questo spiega la straordinaria resa televisiva (grazie anche alla qualità del prodotto) dei suoi Montalbano su Rai Uno. In ciò, ed è una domanda, l'essere prolifico di Camilleri appare diverso da il produrre molto di Georges Simenon, lo scrittore belga di lingua francese, autore di numerosi romanzi, e famoso per aver inventato il personaggio di Jules Maigret? Oppure ne ha la stessa radice?
A seconda della risposta a questo interrogativo, si traccerà la differenza tra un grande scrittore che ha inventato una saga (e Simenon è tra questi) ed un meraviglioso artigiano di racconto, tra tv e libri. E qui, seguendo il gusto della 'stecca nel coro" cara a Montanelli, arriva l'occasione per introdurre il secondo punto interrogativo, quello della lingua. L'uso del siciliano in Camilleri ha una valenza di innovazione narrativa, come lo è stato l'uso dialettale in scrittori come Carlo Emilio Gadda oppure è inciampo linguistico, destrutturazione, come nel miglior cinema italiano, da Monicelli che si inventa una lingua per Brancaleone a "Salvatore Giuliano" di Rosi? Il bivio, in fondo, nella produzione di Camilleri è sempre lo stesso: arriva prima l'immagine nella sua scrittura, quindi la tv o il cinema, oppure arriva prima il testo? Questa ambiguità, che è la ragione del suo successo, forse non ha neppure una risposta perché Camilleri è Camilleri. Punto. Ma in un paese come il nostro che tende al gusto della retorica e dei "venerati maestri", andava posta. E quindi buon compleanno Camilleri, abbiamo finito di scassarle i cabbasisi.
Massimiliano Lenzi
 
 

Quotidiano.net, 6.9.2015
Notizie di poesia
Camilleri novant’anni. Auguri!

Firenze – Auguri ad Andrea Camilleri per il suo 90° compleanno, essendo nato a Porto Empedocle il 5 settembre 1925!
«Non pensavo mai di diventare uno scrittore. Pensavo di avere buone chances in poesia...». Lo avreste mai detto che agli inizi della sua carriera letteraria Andrea Camilleri fosse stato tentato più dalla poesia che dalla narrativa di cui sarebbe poi diventato esponente di spicco, ultracclamato e ultratradotto, dei nostri giorni?
Sì, proprio così: il futuro padre di Montalbano, giovanissimo, trovava in Ungaretti, Montale e Saba e semmai nel Cecchi prosatore d'arte di Pesci rossi i suoi punti di riferimento privilegiati, i suoi autori elettivi, i suoi modelli. Un'attrazione primigenia e continuata, quella della poesia, da un'infanzia incuriosita e turbata dall'approccio all'Orlando Furioso di Ariosto in una edizione illustrata posseduta dal padre alle prime tappe dell'esordio letterario ufficiale.
Camilleri pubblica infatti su «Mercurio» – rivista romana di politica, arte e scienze diretta da Alba de Céspedes – due poesie: Solo per noi (maggio 1945) e Mito (marzo-maggio 1947), mentre poco dopo, nel 1948, altre sue liriche appaiono nella prestigiosa antologia dei Poeti scelti curata da Giuseppe Ungaretti e Davide Lajolo nella collana mondadoriana «Lo Specchio».
«Non pensavo mai di diventare uno scrittore. Pensavo di avere buone chances in poesia...». Ascoltate l'intervista (incomincia proprio così) nella quale Andrea Camilleri rievoca le tappe salienti del suo percorso umano e artistico e apprenderete questo ed altro dalla sua viva voce: dal suo intrigante fascino affabulatorio di narratore di storie: storie non solo scritte, storie non solo inventate.
Auguri, Camilleri!
Marco Marchi
 
 

Ferrara Italia, 6.9.2015
LA RICORRENZA #90 auguri Camilleri!

Per noi del CFC (Camilleri fans club, ndr) è semplicemente il Sommo. Andrea Camilleri oggi compie 90 anni e noi lo festeggiamo dicendogli grazie, oltre che buon compleanno. Saggista, autore di teatro, storico e romanziere da milioni di copie. Le traduzioni montalbaniane hanno fatto approdare il commissario in mezzo mondo, dalla Norvegia al Giappone, come un globetrotter.
La lingua di Vigata non è mai stata un problema per chi, anche il più nordico, si sia avvicinato ai romanzi del commissario Montalbano: quella parlata siciliana che non ti fa inciampare mai, rende il personaggio quanto il suo carattere, ti affezioni, lo cerchi e lo ritrovi. E’ una scrittura che emoziona, ogni volta.
Negli oltre venti i romanzi che hanno avuto come protagonista il commissario, la serialità non ha mai ceduto alla stanchezza, al già letto. Le indagini sono pretesti per una critica sociale lucida e umana. I romanzi montalbaniani si possono leggere a strati: un’ammazzatina, un furto, una pista da seguire in superficie e poi giù sempre più a fondo, sempre più dentro l’uomo, la sua anima o la sua follia. Camilleri è un capocomico che fa incontrare personaggi che sono persone, Salvo Montalbano è il grimaldello che apre la coscienza (anche di chi legge), disvela verità e risolve l’indagine. Tra lo scrittore e il lettore, tra la storia e le pieghe dei suoi significati, c’è il commissario. Lo conosciamo, abbiamo accettato che stia invecchiando, abbiamo capito che il tempo beffardo che passa non lo lascia indifferente. Anche la fidanzata Livia non è più giovane e noi la vediamo con gli occhi di Salvo. Livia continua ad abitare lontano, la distanza li ha mantenuti in equilibrio fin qui, talvolta traballanti, talvolta irrigiditi, ma in fondo legati a filo doppio.
Montalbano è un uomo di questo tempo, ma non è per questo tempo, la sua sintassi non ammette perifrasi nè giri di parole, è sostanza e anomalia in mezzo alla facondia pomposa di certe gerarchie che lo vorrebbero allineato. Ma il commissario batte sempre altre strade e con lui la sua squadra di cui non potrebbe fare a meno per amicizia, stima e rispetto.
Montalbano ha un’umanità mai pelosa, mai ostentata, ma autentica come i suoi gesti.
E al narratore che ha raccontato la storia più profonda della Sicilia, al padre letterario di un grande personaggio di cui attendiamo ancora tanta vita, noi facciamo gli auguri aderendo, con un hashtag, alla proposta della Domenica de Il sole 24 ore: #90,nessuna paura!
Riccarda Dalbuoni
 
 

La Gazzetta dello Sport, 6.9.2015
Il papà di Montalbano compie 90 anni. Auguri allo scrittore Andrea Camilleri
Tante le iniziative in programma per celebrare il compleanno del più grande giallista vivente. Michele Riondino ("Il giovane Montalbano"): La sua grandezza sta nella curiosità che dimostra"

Milano. Una sigaretta dopo l’altra, picchiettando sulla sua Olivetti, prima di arrendersi 16 anni fa al pc, Andrea Camilleri da Porto Empedocle compie 90 anni. Bella cifra. Di solito a quest’età ogni giorno diventa come l’altro. Ma per il più grande giallista italiano vivente non è così. Le sue giornate sono un ribollire di novità, tra pubblicazioni, eventi e programmi tv. L’ultima è arrivata giusto ieri dal Comune di Palermo, che per lui ha deliberato il conferimento della cittadinanza onoraria "per meriti letterari e per la diffusione e promozione della cultura della Sicilia nel mondo". Gli auguri arriveranno soprattutto oggi. Qualcuno, però, ha giocato d’anticipo, come don Ciotti, che lo ha definito "punto di riferimento per tanti di noi, un uomo di cui essere fieri". Ma c’è anche Michele Riondino, diventato noto nei panni de Il giovane Montalbano (che tornerà in autunno). "La sua grandezza sta nella curiosità che dimostra", ha detto a Rai News. "Da un uomo di 90 anni ti aspetti delle risposte, se ti arrivano delle domande capisci di avere di fronte qualcuno che non è stanco di scoprire e di rinnovarsi".
Ma per i 90 anni di uno degli scrittori più amati, sono tante le iniziative in programma. La Sellerio ha pronti due e-book con tutti i romanzi pubblicati dalla casa editrice in cui nel 1994 è nato Montalbano (90 euro), uno speciale cofanetto con il volume I sogni di Andrea Camilleri e 48 cartoline e la raccolta di saggi Gran Teatro Camilleri. Rizzoli ha appena pubblicato il racconto La Targa. La Rai lo omaggia con il documentario Il maestro senza regole (Rai 3, alle 23.45) e con Storie della Letteratura (Rai Cultura, alle 19) in cui si racconta, tra esperienze radiofoniche, televisive e teatrali. Stasera Camilleri festeggerà in famiglia.
Poi domani, in via Asiago a Roma, la festa sarà aperta a tutti: su un maxischermo sarà proiettato il documentario Andrea Camilleri, io e la Rai. In prima fila Luca Zingaretti, che Camilleri definì "il miglior Montalbano possibile". Gli ascolti, regolarmente sopra i 4 milioni anche alla terza replica, gli danno ragione.
Elisabetta Esposito
 
 

Gialli.it, 6.9.2015
Camilleri/Montalbano doppio compleanno
90 anni per lo scrittore e 65 per il commissario

Ok. Va bene. Oggi è il compleanno di Andrea Camilleri. Per l’amor di dio. Siamo strafelici. Ma noi di Gialli.it possiamo fare gli auguri a Salvo Montalbano? Già perché oggi è anche il suo compleanno.
Il commissario è nato il 6 settembre 1950.
Bisogna festeggiare.
Dunque hanno 25 anni di differenza Camilleri e Montalbano.
Il primo è nato a Catania, il secondo a Porto Empedocle. Nello stesso giorno. Ma su due mari diversi e a 175 chilometri di distanza.
Montalbano si prende la laurea in Giurisprudenza, Camilleri si iscrive a Lettere e Filosofia e non si laurea. E si sposa pure (con Rosetta Dello Siesto). Fa figli. Tre. Che gli danno quattro nipoti. Roba che Montalbano se lo può scordare. Lui il matrimonio manco morto. E Livia Burlando ne sa qualcosa.
In compenso sono tutti e due miscredenti e mangiapreti. E anche mangiaaltro. Visto che col cibo ci vanno a nozze.
Piatto preferito di Camilleri: Triglie fritte. Per Montalbano: Triglie fritte. Ma anche la pasta ‘ncasciata di Adelina. E le alici con cipolle e aceto, la pasta con le sarde, la caponata di melanzane e gli arancini di riso con ragù.
C’è un problema. Delicato. Il commissario non fuma. Chi lo ‘scrive’ di sigarette se ne spara 50 al giorno. Due pacchetti e mezzo. Per l’esattezza.
E poi c’è la storia della mattina. Si svegliano all’alba. Tutti e due. Solo che il signor Camilleri prende il caffè, si lava, si veste di tutto punto e si mette al computer. “Perché – dice - essere in ordine è una forma di rispetto verso la scrittura”. Perfetto. Montalbano pure si prende il caffè. Ma dopo si spoglia e va a nuotare. Che non è male per uno di 65 anni.
Impossibile, per entrambi, il rapporto con la tecnologia. Il commissario il telefonino lo tiene spento. Lo scrittore ha un Pc. Ma ci scrive solo. Senza mai navigare “per paura di perdersi nella rete”. E fino a qualche tempo fa aveva ancora la segreteria telefonica. Uno chiamava e una voce registrata rispondeva più o meno così: “Sono a casa, ma non rispondo. A meno che non abbiate qualcosa di interessante da dirmi”.
Che dire? Vicini e lontani. Uguali e diversi. E a sentir parlare Camileri questa cosa non è neanche tanto strampalata. “Montalbano è distinto da me. Secondo mia moglie, lui è uguale a mio padre. È vero, però, che non siamo opposti: se lui è leale non vuol dire che io non lo sia”.
Rimane una sola ombra, difficile da affrontare nel giorno del loro compleanno.
Qualcuno dice che un giorno, tanto lontano, Camilleri ucciderà Montalbano.
“Il commissario muore, e morirà dopo uno scontro con me…”. Questa frase, che fece il giro del mondo un po’ di tempo fa, ancora aleggia nell’aria.
Quel segreto è è conservato nella cassaforte di un editore. Una ‘certa’ Elvira Sellerio. Solo Andrea Camilleri e sua moglie, sanno cosa c’è scritto in quelle pagine che non vogliamo leggere mai. D’accordo? D’accordo.
Auguri, signori. Di cuore.
Ciro Sabatino
 
 

Adnkronos, 6.9.2015
In bici da Serradifalco a Porto Empedocle, Camilleri incontra Robert Capa
La folle corsa da Serradifalco in sella a una Montante e l'incontro ad Agrigento con il celebre fotografo

Andrea Camilleri oggi compie 90 anni, e tra i tanti ricordi della sua vita c'è anche l'incontro con il grande fotografo Robert Capa, rievocato in 'Una corsa verso la libertà', uno scritto contenuto nel libro di Gaetano Savatteri 'La volata di Calò' (Sellerio), che l'Adnkronos ricorda in occasione del compleanno del papà di Montalbano.
Nel 1938 Robert Capa era già definito ''il migliore fotoreporter di guerra del mondo'', ma a Camilleri ragazzino, quel soldato americano che tentava di fotografare il tempio della Concordia di Agrigento appare come un ''perfetto sconosciuto'', che però destava meraviglia per quella sua ricerca di una angolatura. Ma soprattutto per quel suo usare la ''macchina come una mitragliatrice'' mentre a ''terra ma con la pancia all'aria'' fotografava il duello nel cielo tra un aereo tedesco e uno americano.
Siamo nel luglio 1943, gli americani sono sbarcati in Sicilia e un non ancora diciottenne Camilleri vede la prima jeep americana arrivare a Serradifalco, dov'era sfollato con la famiglia, con a bordo un generale "che, poco dopo, seppi essere il mitico Patton", racconta lo scrittore. "Due ore dopo scesi in paese e mi presentai al comando americano per avere il permesso di raggiungere Porto Empedocle dove era rimasto mio padre e del quale non avevamo più notizie da almeno quindici giorni". Ottenuto il permesso, torna dalla parente che lo ospita e le chiede: "'Ce l'hai una bicicletta?'. 'Ne ho due'. Una la presi io e l'altra mio cugino Alfredo. Erano di una marca che non avevo mai sentito nominare, ma mi diedero a prima vista un'impressione di solidità, davano sicuro affidamento". Erano biciclette "fabbricate proprio a Serradifalco dalla ditta fondata da Calogero Montante", apprenderà 63 anni dopo Camilleri.
Alla fine di ''un viaggio allucinante'', attraverso ''paesaggi di morte'', percorso in buona parte da solo dopo che il cugino lo abbandona, lo scrittore arriva in paese dove viene a sapere che il padre è salvo. Dopo una notte su una branda militare, ''appena aperti gli occhi, mi vennero a mente i templi di Agrigento. Ero sicuro che i bombardamenti li avevano danneggiati. Volevo vederli, controllare di persona. Inforcai la bicicletta e cominciai a pedalare''.
''Nella luce abbagliante di quella mattina di luglio, il tempio m'apparve intatto - scrive Camilleri - Nello spiazzo antistante c'era un soldato americano che stava fotografando il tempio. O almeno tentava. Perché inquadrava, scuoteva la testa, si spostava di qualche passo a sinistra, scuoteva nuovamente la testa, si spostava a destra. A un tratto si mise a correre, si fermò, cercò un'altra angolazione. Neppure questa volta si mostrò contento. Io lo guardavo meravigliato. Il tempio quello era, bastava fotografarlo e via. Che cercava? Doveva essere un siciliano, lo si capiva dai tratti, forse voleva portare un ricordo ai suoi familiari in America".
"In quel momento - prosegue il racconto di Camilleri - fummo assordati da un rumore di aerei e di spari. In cielo, ma a bassissima quota, si stava svolgendo un duello tra un aereo tedesco e uno americano. Mi gettai a terra. Anche il soldato si gettò a terra, ma, al contrario di me, a pancia all'aria. Scattava fotografie una appresso all'altra senza la minima indecisione, la macchina tra le sue mani era un'arma, una mitragliatrice. Poi i due aerei scomparvero. Ci rialzammo, gli dissi qualcosa in dialetto. Non capì. Io non parlo inglese, ma qualche parola la capisco. Mi spiegò che era un fotografo di guerra. Mi scrisse su un pezzetto di carta il suo nome: Robert Capa. Per me, allora, un perfetto sconosciuto. Ci salutammo. Ripresi la bicicletta, tanto la strada ora era tutta in discesa''.
 
 

ANSA, 6.9.2015
Andrea Camilleri, i 90 anni del papà di Montalbano
Due ebook Sellerio e dal 14/9 il 'giovane' commissario su Rai1

Fenomeno letterario davvero unico e inimitabile, Andrea Camilleri e' diventato autore bestseller a oltre 70 anni e ora, alla vigilia dei suoi novanta - che festeggia il 6 settembre - quel successo arrivato in tarda eta' si vede quanto sia radicato, non solo nei numeri. Un successo da oltre 30 milioni di copie con titoli tradotti in tutto il mondo, che non fanno in tempo ad uscire ed entrano in testa alle classifiche dei piu' venduti, piacendo dal nord al sud Italia e a lettori di tutte le eta'.
Il suo editore storico, Sellerio, gli rende omaggio con due ebook speciali, in vendita solo fino al 6 settembre: 'Le indagini di Montalbano' (90 euro) con i 23 romanzi e una raccolta di racconti con protagonista il famoso commissario e 'I romanzi di Vigata e altro ancora' (90 euro), 23 tra romanzi e altre pagine con le storie che Camilleri ha ambientato nella sua citta' immaginaria, da 'La stagione della caccia' a 'Il birraio di Preston' e 'La concessione del telefono'. Ma i festeggiamenti non si fermano qui: dal 7 settembre esce, in tiratura limitata, il cofanetto 'I sogni di Andrea Camilleri' (15 euro), un'antologia dei sogni raccontati nei romanzi e nei racconti dello scrittore insieme alle 48 cartoline con le copertine dei suoi libri Sellerio e il volume celebrativo, 'Gran Teatro Camilleri', a cura di Salvatore Silvano Nigro, con una serie di saggi in cui viene proposta una chiave di lettura della sua opera, del rapporto con la lingua, i luoghi e le abitudini, firmati da critici e intellettuali come Giovanni De Luna, Tullio De Mauro, Vittorio Spinazzola e Stefano Salis. E il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, ha deciso di festeggiare il compleanno dello scrittore avviando la procedura per conferirgli la cittadinanza onoraria. Il salto alle grandi tirature per Camilleri e' arrivato con il suo commissario Salvo Montalbano, apparso per la prima volta nel romanzo 'La forma dell'acqua' del 1994, il cui nome e' un omaggio a uno degli scrittori piu' amati da Camilleri, Manuel Vazquez Montalban, e il cui modello ideale e' stato Maigret. Ma il vero balzo mediatico si e' realizzato nel 1996 quando Maurizio Costanzo, in una puntata della sua trasmissione, ha invitato a comprare 'Il ladro di merendine' impegnandosi a restituire i soldi se il libro non fosse piaciuto.
Da allora non si e' piu' fermata la fortuna del commissario - colto, gran lettore di romanzi, ghiotto , fidanzato con Livia - che ha superato il giro di boa dei vent'anni, e' entrato nell'immaginario collettivo grazie all'interpretazione di Luca Zingaretti, ex allievo di Camilleri, negli episodi della serie di Rai1, al top degli ascolti anche in replica. E dal 14 settembre, in prima serata sulla rete ammiraglia Rai, andra' in onda la nuova serie di sei episodi del 'Giovane Montalbano' con Michele Riondino e la regia di Gianluca Maria Tavarelli. Montalbano "e' un monumento che se ne sta li', ancora destinato a crescere per qualche anno. Terminera' quando finiro' io" come ha detto all'ANSA Camilleri in occasione dei vent'anni del suo commissario le cui avventure si sarebbero dovute fermare al secondo episodio e invece non hanno mai smesso di stupire, anche affrontando gli imbrogli negli appalti delle opere pubbliche.
"Non mi facevo capace di avere una tale fantasia per la lunga serialita'. Pero' ci sono riuscito" ha spiegato lo scrittore, incallito fumatore. Regista, sceneggiatore, autore teatrale e televisivo delle piu' conosciute produzioni poliziesche della tv italiana, dal tenente Sheridan a Maigret, Camilleri e' nato il 6 settembre 1925 a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Prima di Montalbano lo scrittore ha appassionato una cerchia di lettori di mezza eta' che non lo ha mai abbandonato pubblicando, dopo il rifiuto di 14 editori, 'Il corso delle cose' (Lalli, '78) e poi 'La strage dimenticata', 'La stagione della caccia' cui sono seguiti libri diventati cult come 'Il birraio di Preston' o 'Un filo di fumo'. Tutto senza fare troppo chiasso, come nello stile dell'amica Elvira Sellerio, per lo scrittore "una sorella", con cui ha venduto piu' di 15 milioni di copie. Pubblicato, oltre che da Sellerio, da editori come Mondadori - che ha puntato molto su Montalbano contribuendo alla sua fortuna - e poi da minimum fax, Chiarelettere, a Camilleri viene reso omaggio anche da Rizzoli che pubblica, in una nuova edizione con uno scritto di Giuseppina Torregrossa, 'La targa', che ci porta nel 1940 a Vigata.
Mauretta Capuano
 
 

Sky Arte HD, 6.9.2015
Buon compleanno allo scrittore Andrea Camilleri
Nato a Porto Empedocle il 6 settembre 1925, lo scrittore siciliano compie oggi 90 anni. Il suo maggiore successo – innanzitutto di pubblico – è legato al personaggio del commissario Salvo Montalbano, impegnato in una quotidiana lotta contro il crimine nell'immaginaria cittadina di Vigata.

Andrea Camilleri sostiene di essere indirettamente “ricattato” dal commissario cui ha dato vita. Se Salvo Montalbano gli ha dato fama e successo, lo scrittore siciliano è in realtà autore di moltissimi altri volumi – a volte ambientati anch’essi a Vigata, ma a cavallo tra Ottocento e Novecento, o ancora nella Sicilia del Seicento e nella Milano di oggi. Sono questi, in realtà, i romanzi a cui Camilleri tiene di più, ma tornano periodicamente all’attenzione del pubblico proprio grazie alle nuove uscite della più famosa serie di Montalbano: “Lui permette ai miei romanzi di restare, come si dice, in catalogo. Li tiene vivi”.
A un esordio letterario in sordina, Camilleri sfugge infatti proprio pubblicando nel 1994 La forma dell’acqua, il primo romanzo giallo che vede protagonista il noto membro della polizia instancabilmente attivo a Vigata, cittadina – immaginaria – sulla costa siciliana la cui cronaca nera è costellata di omicidi, rapine e rapimenti, su cui spesso si stende l’ombra lunga della mafia.
Se Montalbano era destinato ad aver vita breve, perché il creatore pensava di dedicargli non più di due romanzi, Camilleri finisce per dedicargli una delle serie letterarie di maggior successo negli ultimi anni, e non soltanto in Italia.
Forte della lezione dei grandi giallisti, da Georges Simenon a Manuel Vázquez Montalbán, come Maigret e Pepe Carvalho anche Salvo Montalbano riceve da Camilleri una personalità estremamente articolata, con le sue debolezze umane – quali la paura di invecchiare – e la capacità di sviluppare riflessioni che vanno oltre il singolo caso.
È risaputo che Montalbano sia per esempio un grande estimatore di arte – e lo stesso Camilleri ha scritto alcuni romanzi dedicati a grandi pittori quali Caravaggio, Guttuso e Renoir – come un acuto osservatore della vita politica italiana e dei suoi più ricorrenti “vizi”, sia a livello locale che nazionale. Per quanto incisivi siano idee e dubbi espressi, a renderli così incisivi è l’assoluta umanità del personaggio, eroe più per la morale integerrima e la caparbietà con cui svolge il suo dovere, che per azioni sporadiche ad alto tasso di spettacolarità.
 
 

Stile, 6.9.2015
Icone
Camilleri, 90 anni in 100 libri
Il ‘papà’ di Montalbano, fenomeno letterario indiscutibile, spegne 90 candeline. Mentre ancora la critica indaga le ragioni di un tale successo

E’ esattamente quello che si definisce ‘fenomeno letterario’: 30 milioni di copie vendute, una notorietà esplosa improvvisamente e clamorosamente, traduzioni in decine di lingue (c’è chi ne conta più di cento), una produzione iper-prolifica, con più libri dati alle stampe nello stesso anno. Eppure Andrea Camilleri non presenta alcun tratto mainstream, i suoi romanzi non sono così ‘semplici’, non ha mai ceduto alla tentazione del commerciale, non è facile l’immedesimazione del lettore nelle sue storie, e, a meno che non si sia nati nella sua terra d’origine e ambientazione letteraria, la Sicilia, non è nemmeno scontata la comprensione di certe dinamiche. Per non parlare del linguaggio, un dialetto che si interpone all’italiano e colora interi romanzi di termini e modi di dire che il contesto può rendere intuibili, ma a volte anche no.
Insomma il fenomeno Camilleri non è facilmente spiegabile, pur essendo innegabile, e in un certo senso restituisce al concetto di ‘best seller’ la dignità dell’intelletto, dell’amore per la letteratura, distaccandosi completamente da ‘fenomeni letterari’ di dubbio valore che vanno e vengono grazie a ondate di marketing pruriginoso. I polizieschi sono sicuramente il fiore all’occhiello della produzione letteraria dell’autore, padre del Commissario Montalbano, vero e proprio Maigret italiano, anzi siciliano. Ma anche i romanzi storici e civili (‘La strage dimenticata’ in primis), inizialmente di poco successo e apprezzati da un pubblico ristretto, oggi divenuti ‘cult’ hanno impegnato lo scrittore che si appresta a spegnere 90 candeline il 6 settembre.
90 anni e quasi 100 romanzi, un bel record per un autore che ha raggiunto la notorietà a circa 70 anni, dopo aver lavorato alla regia teatrale, televisiva e nell’insegnamento per tutta la prima fase della sua carriera. Con ‘La forma dell’acqua’ del 1994 esplode la notorietà, e la saga di Montalbano diventa vero fenomeno culturale, anche grazie alla serie televisiva in cui Luca Zingaretti intrepreta il ruolo del commissario della cittadina immaginaria di Vigata. L’amore per la Sicilia traspare in tutta la produzione, anche e soprattutto attraverso il suo personaggio principale, per la su cucina, per il mare, per la tradizione popolare, per la saggezza di certe signore e signori di una certa età. Ma non mancano gli aspetti tragici di una terra martoriata dalla mafia, dalla mala gestione della cosa pubblica, dalla burocrazia intricata (che Montalbano detesta): la Sicilia in tutte le sue contraddizioni è la vera protagonista delle opere di Camilleri, caratterizzate per l’uso del dialetto siciliano come forma espressiva summa, mescolata all’italiano in un linguaggio tutto suo che varia a seconda dei personaggi che se ne servono. L’autore ha dichiarato in diverse occasioni che con l’italiano racconta i fatti, con il dialetto i sentimenti. Fu il padre in punto di morte a suggerirgli di scrivere anche in dialetto: Camilleri gli aveva appena narrato un racconto, dicendo che non avrebbe saputo come scriverlo in italiano per rendere le stesse sfumature.
Qualcuno gli critica di essere un autore comprensibile solo ai siciliani, qualcun altro trova in questo la sua forza. Fatto sta che i numeri parlano da soli, e che in occasione dei suoi 90 anni Sellerio, la casa editrice con cui ha un rapporto professionale decennale, pubblicherà un cofanetto a tiratura limitata che, c’è da scommetterci, andrà a ruba: ‘I Sogni’, 48 cartoline con le copertine dei libri pubblicati nella collana ‘La memoria’ e l’antologia dei sogni narrati nei romanzi di Camilleri, uno dei temi ricorrenti dei suoi romanzi. Inoltre, per l’occasione Sellerio dà alle stampe 'Gran Teatro Camilleri', una serie di scritti tratti da un convegno di dieci anni fa dedicato all’autore, in cui si indagavano le ragioni del suo successo, che ha valicato abbondantemente i confini italiani.
Giulia Mattioli
 
 

Main-Echo, 6.9.2015
Commissario Montalbano: Andrea Camilleri wird 90
Sein erstes Manuskript lehnten zahlreiche Verlage ab - erst mit über 70 Jahren gelang Andrea Camilleri mit seinem Commissario Montalbano der Durchbruch. Seitdem ist der Sizilianer mit Millionen verkauften Exemplaren zu einem der beliebsten Schriftsteller Italiens geworden.

Rom. Mit dem liebenswerten und etwas spröden Kommissar Salvo Montalbano hat sich Andrea Camilleri sein eigenes Denkmal geschaffen. «Er wird erst ein Ende finden, wenn auch ich aufhöre», sagte der Autor über seine berühmteste Romanfigur, die ihn in aller Welt bekannt und zu einem der beliebtesten Schriftsteller Italiens gemacht hat.
Erst mit fast 70 Jahren gelang dem Sizilianer mit seinen Montalbano-Krimis der Durchbruch, mehr als 20 Bücher rund um den kauzigen Kommentar hat Camilleri seitdem geschrieben. An diesem Sonntag (6. September) feiert der Autor seinen 90. Geburtstag.
Camilleri gilt längst auch als kritische Stimme Italiens, vor allem die distanzierte Betrachtung der Probleme der Gesellschaft des Landes in seinen Romanen fällt auf. Mit seinen Geschichten hält Camilleri seinem Heimatland gekonnt den Spiegel vor und scheut sich nicht, auch heikle Themen anzusprechen. Auch die literarischen Zitate und die tiefgründigen Dialoge im sizilianischen Dialekt sind typisch für seine Bücher. Mehr als 30 Millionen Exemplare wurden in aller Welt verkauft, die Romane in Dutzende Sprachen übersetzt. Wochenlang beherrschten die Werke die italienischen Bestseller-Listen.
Und Camilleris Leben und Persönlichkeit finden sich in seinen Romanen auch ein Stück weit wieder - so ähnelt etwa die Figur des Commissario Montalbano seinem Vater, der fiktive Schauplatz Vigàta in Sizilien seinem Heimatort Porto Empedocle, einer süditalienischen Küstenstadt. Dort wurde er am 6. September 1925 geboren. Bereits mit zwölf Jahren begann Camilleri zu Schreiben, während seines Philosophie-Studiums veröffentlichte er dann erste Erzählungen und Gedichte.
Später arbeitete er vor allem als Theaterregisseur, TV-Produzent und Drehbuchautor, war an zahlreichen Krimi-Serien für das italienische Fernsehen beteiligt. Auch als Professor und Dozent war der Sizilianer mit den buschigen weißen Augenbrauen tätig. Später versuchte Camilleri sich mehr und mehr als Schriftsteller und Autor, doch sein erstes Werk «Il corso delle cose» («Der Lauf der Dinge») wurde 1978 von 14 Verlagen abgelehnt. Schließlich veröffentlichte er bei einem kleinen lokalen Verlag historische Romane, jedoch ohne großen Erfolg.
Der Durchbruch folgte erst 1995 fast über Nacht mit seinem ersten Montalbano-Roman «La forma dell'acqua» («Die Form des Wassers»). Der Commissario habe ihm «auf geradezu beängstigende Weise wie eine Dampfwalze den Weg geebnet», meinte Camilleri später. «Ich dachte, ich hätte nicht genug für eine so lange Serie. Aber dann hat es doch geklappt», sagte der Vater dreier Töchter. Über 20 Montalbano-Krimis hat er seitdem geschrieben, auch in Deutschland sind einige der Bücher erschienen. Zahlreiche seiner Romane wurden zudem für das Fernsehen verfilmt, auch das ZDF strahlte einige Episoden aus.
Obwohl Camilleri seiner Heimat Sizilien stets eng verbunden geblieben ist, lebt er bereits seit langem in Rom. Vor wenigen Monaten öffnete er sein Wohnzimmer für einige treue Leser: Lange Bücherregale und gemütliche Sessel, in denen der passionierte Raucher Camilleri mit einer Zigarette im Mund seine Romane schreibt. Sein Erfolgsrezept: Die Mischung aus tiefgründigen Handlungen, der Verwurzelung in Sizilien, der charismatischen Hauptfigur Montalbano und einem Schuss Gesellschaftskritik. Seine Geschichten sind originell, unterhaltsam und unaufdringlich - und die Leser finden sich in ihnen wieder.
 
 

media & sipario, 6.9.2015
La novantesima indagine del Commissario Montalbano
Il commissario Salvo Montalbano sta ancora dormendo, quando il telefono squilla. E' Livia, la sua fidanzata, che gli ricorda che "oggi" è quel giorno. Deve affrettarsi se vuole portare a termine il suo lavoro, non si rende ancora conto di quanto sia difficile.

Vigata - Sono da poco passate le 7, il telefono della camera da letto di Salvo Montalbano squilla. Il Commissario fa emergere una mano tra cuscini e lenzuola e, a tentoni, afferra il telefono. "Pronto? Ma chi è?" "Salvo, sono io, ma che ancora dormi?" "Livia, amore. No, mi sono arrisbegliato da poco!" "Mi raccomando, Salvo, ricordati quello che devi fare oggi. Lo sai che è molto importante" "E ti sembra che mi possa dimenticare? Stai tranquilla, ci penso io". La conversazione continua sulla stessa linea, con la zita che si raccomanda e il commissario che la rassicura. Finalmente Livia deve uscire da casa per andare al lavoro. Montalbano, già di malumore, abbandona il letto, entra in cucina e mette sul fuoco il primo dei tanti caffè della giornata. Lo sta sorseggiando, osservando il mare, quando il telefono squilla nuovamente. Stavolta è Catarella. "Dottori, mi scusasse per l'orata, ma telefonò il signori e guistori" "E che vuole da me?" "Veramente, dottori, non lo saccio, pecché il dottore Latte quello che tiene la s in funno, non me lo disse. Mi disse solo di avvisarla di fare quella cosa che vossia sa che è avvisato di fare" "Ho capito Catarè, ho capito. Tra poco arrivo".
Il caffè nel frattempo è diventato freddo, Montalbano lo getta nel lavandino. Vorrebbe prepararsene uno fresco, ma la mattinata è partita male, è in ritardo e non ha nemmeno il tempo di una nuotata. Dopo 50 minuti, e un'altra telefonata "ansiosa" di Livia, Montalbano entra nel commissariato di Vigata. Catarella appena lo vede scatta in piedi. "Comodo, Catarè, comodo... lascia qualcuno al centralino e vieni subito nel mio ufficio". Non ha nemmeno il tempo di sedersi alla scrivania che la porta sbatte e Catarella si abbatte contro lo stipite.
"Mi scusasse, dottori, mi scappò!" "Non importa, vieni avanti e ascoltami bene". Catarella si rende conto che sta per essere responsabilizzato di qualcosa di importante, gonfia il petto e si pianta sull'attenti di fronte alla scrivania. "Avvisa tutti, voglio qui immediatamente Fazio, il dottor Augello e Galluzzo. Tutti gli altri, te compreso, dovete evitarci qualsiasi disturbo e non passare nessuna telefonata. Cosa importante è" "Non si preoccupasse, dottori. Ci penso io", ed esce, tentando di scardinare nuovamente la porta.
Dopo nemmeno un minuto, un bussare leggero annuncia l'ingresso di Fazio, seguito da Galluzzo. "Prendete una sedia e mettetevi comodi, e Mimì?" "Il dottor Augello ha telefonato che tarda pochi minuti", tenta di spiegare Fazio. "Noi comunque cominciamo, sapete cosa dobbiamo fare e quanto sia importante". Fazio mette la mano alla giacchetta e mostra appena la punta di un pizzino, questo prima che lo sguardo di Montalbano lo fulmini. "Fazio, mi sono spiegato..." Il pizzino torna nella tasca.
Passano 40 minuti e arriva Mimì Augello a dare una mano, ma le difficoltà dell'operazione non diminuiscono, aumenta solo la confusione. Montalbano talia di continuo l'orologio, sempre più nirbuso. Fazio ha una proposta: "Ma se telefonassimo a Nicolò Zito?" Montalbano sbatte fragorosamente le mani e sorride: "Fazio, sei un genio!" "Catarella, chiama immediatamente Retelibera e fammi passare Zito!" Squilla il telefono, purtroppo il giornalista è a un convegno a Roma e non tornerà che il giorno dopo, troppo tardi. La ricerca di aiuto esterno continua, Galluzzo fa il nome del dottor Pasquano. Dubbiosamente, il commissario fa cercare il medico legale. "Montalbano, ma proprio a me deve scassare i cabasisi? Non poteva pensarci prima?" E riattacca, non prima di averlo nuovamente insultato.
Si è fatto tardi, Montalbano ha pititto, ma sa che non può lasciare il commissariato prima di avere concluso il suo compito. La telefonata a Enzo risolve il problema: il ristorante farà consegnare qualcosa di leggero, un "brunch", direttamente al commissariato. Passano altri 45 minuti con tre tentativi di telefonata del questore, tutti abilmente sviati. Catarella annuncia l'arrivo di Enzo con un cameriere e il pranzo "leggero" per tutti.
Il ristoratore entra nell'ufficio del commissario con due enormi portavivande su di un carrello. La macchina da scrivere che Fazio normalmente usa viene spostata così come tutta la muntagna di carte da firmare sulla scrivania di Montalbano. Il brunch secondo Enzo consiste in: caponatina di melanzane e purpiteddri come antipasti; cuscus di pesce, risotto al nivuro di sìccia e pasta 'ncasciata come primi; triglie fritte e polipetti come secondi; le quantità sono bastevoli almeno per due commissariati, e non di periferia.
Dopo il "brunch" Montalbano sa che non può passeggiare, ma deve assolutamente prima risolvere il caso. Finalmente un'illuminazione. Montalbano spiega e tutti concordano che è la soluzione più giusta. Si chiama Catarella. C'è bisogno della sua abilità al computer. Montalbano impartisce tutte le istruzioni e, finalmente soddisfatto, abbandona il commissariato per la sua passeggiata.
Sono passate due ore. Montalbano rientra e chiama Catarella nel proprio ufficio. "Catarella, hai fatto tutto?" "Sissignori dottori" "Leggimi il testo" Catarella solleva il foglio che ha in mano e recita: "Carissimo Andrea, tantissimi auguri da tutto il commissariato di Vigata. Salvo Montalbano e i suoi uomini".
Montalbano non ha il tempo di apprezzare l'opera letteraria che squilla il telefono: è Livia. "Allora Salvo, lo hai fatto?" "Certo Livia. Ci abbiamo messo tutta la mattina" "Bravo Salvo! Dimmi, che cosa avete scritto?" "Pronto Livia? Non ti sento..." "Ma Salvo, io ti sento benissimo. Non fare lo stupido! Dimmi cosa avete scritto" "Pronto Livia, la conversazione è disturbata, io non ti sento, ti chiamo stasera, anzi domattina" e prima che Livia possa protestare, riattacca. Per oggi ha avuto già troppe emozioni. L'azzuffatina può anche aspettare.
Gentilissimo Andrea Camilleri, noi tutti - lettori affezionati - desideriamo rivolgerle questo modestissimo (e maldestro) saluto nel giorno del suo 90esimo compleanno. Con affetto, da tutta la redazione di media & sipario
 
 

SiciliaInformazioni, 6.9.2015
Camilleri e Mattarella sdoganano dialetto e silenzi siciliani

Ciò che è stato, e rimane ancora, Andrea Camilleri per il dialetto siciliano, potrebbe diventare, e forse lo è già, Sergio Mattarella per l’indole siciliana. Camilleri ha fatto di più che mille, pur brillanti letterati, per la sua lingua, facendone un gradevole strumento dei suoi piccoli-grandi capolavori, Montalbano e dintorni. Mattarella ha imposto l’immagine dell’autorevole siciliano, come lo definisce il Corriere siciliano.
Il primo ha usato il dialetto, raggiungendo la ragione ed il cuore di milioni di persone, fino a conquistarle. Il secondo ha sdoganato alcuni caratteri della sicilianità, considerati ingiustamente, sempre e comunque, dei difetti ancestrali, quindi dei pregiudizi. Si è scoperto che il silenzio può essere utile, la cifra della sobrietà e del buonsenso, e non omertoso e reticente, tanto per fare un esempio. E si è appreso anche che il tratto arrendevole e la disponibilità non sono solo indizio di comparaggio e flessibilità esagerata, fino al compromesso morale. Un ammiccamento ed un messaggio di servizievole adeguamento. Con il silenzio, una attenta cura alle esternazioni, si possono ottenere risultati ragguardevoli e guadagnare la fiducia delle persone.
Se lo scrittore agrigentino si è fatto amare da milioni di lettori, grazie alla scrittura popolare ed insieme colta, all’ascolto puntuale delle sensibilità prevalenti, al bisogno di giustizia, fuori dagli schemi, religiosi e giudiziari, il presidente della Repubblica, grazie ad una “naturale propensione alla misura”, “l’abiura di forzature e modelli di supplenza”, si è fatto apprezzare dagli italiani oltre ogni aspettativa.
Una botta di fortuna per la Sicilia le performances di Camilleri e Mattarella. L’uno e l’altro hanno lasciato in uno scaffale, frequentato ci mancherebbe, la bibbia della sicilianità e della buona scrittura, il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, dimostrando che si può essere capiti ed amati , rimanendo siciliani fino al midollo, com’è il caso dello scrittore e del capo dello Stato, senza rinunciare alla propria identità, agli umori ed ai vezzi appresi nella propria terra.
Se il siciliano è diventato, di fatto, una delle lingue nazionali più lette, lo si deve ad Andrea Camilleri; se il silenzio è diventato uno strumento per battere l’antipolitica, le forzature, grazie alla virtù dell’austerità e della misura, lo si deve a Sergio Mattarella.
Non c’è ormai chi non abbia capito che i siciliani non sono “solo” quelli che raccontano il cinema e la letteratura o la cronaca politica quotidiana, ma possono anche essere come loro, delle persone normali, ma diversi e, sotto certi aspetti, geniali a modo loro.
Salvatore Parlagreco
 
 

RaiNews, 7.9.2015
Inizio alle 20
"Auguri, grande scrittore", stasera festa aperta a tutti a Roma per il compleanno di Camilleri
I 90 anni del papà del commissario Montalbano saranno celebrati con un evento sotto la sua casa di via Asiago. Saranno presenti anche volti noti di tv e cinema e sarà proiettato un documentario inedito

Roma. Un compleanno da festeggiare alla grande, circondato dall'affetto della gente. Lo scrittore Andrea Camilleri ieri ha compiuto 90 anni e questa sera, alle 20, sotto la sua casa di via Asiago a Roma sarà organizzata una festa aperta a tutti. Un modo per dirgli "grazie" per le emozioni che i suoi personaggi, a partire dal commissario Montalbano, hanno regalato a tantissime persone.
Volti noti e un documentario inedito
All'evento parteciperanno anche diversi volti noti della televisione e del cinema. Per l'occasione è prevista anche la proiezione di un documentario inedito dal titolo "Camilleri e la Rai". Una serata che sicuramente riunirà moltissime persone.
Auguri da mezza Italia
Per fare gli auguri ad Andrea Camilleri del resto negli ultimi giorni si è mobilitata mezza Italia. Alla gigantesca dimostrazione di affetto hanno preso parte anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, che gli ha mandato un messaggio via Twitter, e i Comuni di Agrigento e Palermo, che gli hanno conferito la cittadinanza onoraria.
 
 

Roma, Via Asiago, 7.9.2015

   

Foto Riccardo Capone - Camilleri Fans Club
 
 

Repubblica Tv, 7.9.2015

Camilleri: ''L'unica commedia che ho scritto l'ho gettata dal finestrino del treno"

Il giorno dopo aver compiuto 90 anni, lo scrittore Andrea Camilleri parla del rapporto con i libri che ha scritto nella sua lunga carriera e dell'unica commedia da lui composta in gioventù che "fu premiata a un concorso a Firenze e mi permise di trasferirmi dalla Sicilia a Roma, ma per me era da buttare".
(Intervista di Simonetta Fiori, video di Marco Billeci)

Camilleri: "A 90 anni non mi sento vecchio, ma più libero internamente"

''Quello che mi importa è una certa impalpabilità delle cose, importano gli affetti. Acquistano un valore enorme i sentimenti''. Il giorno dopo il suo novantesimo compleanno, lo scrittore Andrea Camilleri si racconta e traccia un bilancio della sua carriera
(Intervista di Simonetta Fiori, video di Marco Billeci)

I 90 anni di Camilleri: ''Il bene che mi volete è ricambiato''

"Che belle voci argentine, ma quanti ragazzi siete!?". E' con queste parole che il neo novantenne Andrea Camilleri si 9si è rivolto ai tanti giovani che lo hanno atteso sotto il palco di via Asiago a Roma, dove è stato allestito un maxischermo per la proiezione del doc. 'Andrea Camilleri, io e la Rai' con la regia di Alessandra Mortelliti, nipote dello scrittore
video di Mariacristina Massaro/Agf

Roma, auguri in piazza per Camilleri

Lo scrittore Andrea Camilleri, che ha compiuto 90 anni, è stato festeggiato in via Asiago davanti alla storica sede della Rai. L'evento è stato organizzato da Carlo degli Esposti, Palomar, dal I Municipio, dalla Rai e dai ragazzi del Nuovo Cinema America. Tante le persone presenti per fare gli auguri al Maestro e per assistere alla proiezione del documentario "Andrea Camilleri, io e la Rai" con la regia della nipote dello scrittore, Alessandra Mortelliti. Presenti anche molti attori tra cui Luca Zingaretti, Michele Riondino, Francesco Scianna
(video di Livia Crisafi)

Roma, i 90 anni di Camilleri: il tributo dei fan

L'appuntamento era per le 20 in Via Asiago 8 e invece già dal tardo pomeriggio sono arrivate tante persone per festeggiare il grande scrittore Andrea Camilleri. Molti i vip presenti, ma ad accoglierlo il grande pubblico, quello affezionato, nostalgico e commosso
(video Mariacristina Massaro/Agf)
 
 

La Repubblica, 7.9.2015
Camilleri, a centinaia lo festeggiano a Roma
Cliccare qui per la galleria fotografica (agf)

Più di un migliaio di persone si sono ritrovate in via Asiago a Roma per fare gli auguri ad Andrea Camilleri per i suoi 90 anni. E lo scrittore è sceso in strada per ringraziare: "Io non vi faccio perdere tempo - ha detto rivolgendosi alla folla che lo applaudiva- voglio solo ringraziare la Rai per quello che sta facendo per me, voglio ringraziare Carlo degli Esposti e tutti voi che siete presenti. Credetemi il bene che mi volete e ricambiato. Buona serata". In via Asiago è stato quindi proiettato su maxischermo il documentario Andrea Camilleri, io e la Rai, regia di Alessandra Mortelliti, nipote dello scrittore siciliano
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 7.9.2015
Festa in via Asiago per i 90 anni di Camilleri
Cliccare qui per la galleria fotografica (agf)

Atteso a lungo da una folla festante che guardava il suo balcone illuminato, Andrea Camilleri è sceso dalla sua abitazione di via Asiago, a Roma, con l'immancabile coppola nera in testa e accanto a lui il presidente della Rai Monica Maggioni, l'editore Antonio Sellerio e il produttore di Palomar Carlo Degli Esposti. "Il bene che mi volete è ricambiato. Buona serata", ha detto lo scrittore super best-seller tra gli applausi anni in una 'festa di strada' nella via dove abita per i suoi 90 anni, con la proiezione di un documentario inedito su "Camilleri e la Rai" realizzato dalla nipote Alessandra Mortelliti. Nato il 6 settembre 1925 a Porto Empedocle (Agrigento), Camilleri è stato festeggiato ieri dalla famiglia e dagli amici, ha raccontato sempre la Mortelliti, con tanti auguri di Raffaella Carrà e tutti a ballare in un locale di Roma. Prima della proiezione lo scrittore è risalito nella sua abitazione lasciando che fosse il documentario a raccontare la sua esperienza in Rai. Presente anche Michele Riondino, protagonista della nuova serie di sei episodi del "Giovane Montalbano" che andrà in onda su Rai1 dal 14 settembre in prima serata. E presto si potrà vedere anche il documentario "Camilleri e la Rai".
 
 

La Repubblica, 7.9.2015
Il popolo di Camilleri festeggia in piazza i suoi 90 anni: "Il bene che mi volete è ricambiato"
In via Asiago una piccola folla si è radunata sotto alla casa dello scrittore per fargli gli auguri e guardare il documentario che la Rai gli ha dedicato. Lui è uscito, accompagnato da Monica Maggioni, commosso e divertito. A salutarlo anche i due Montalbano della serie tv, Riondino e Zingaretti. E tanti giovani

Roma - Alla festa privata, quella con la famiglia e gli amici, ha spento le candeline sulle note di "Tanti auguri" di Raffaela Carrà. "Abbiamo ballato, è stato bellissimo" racconta la nipote Alessandra Mortelliti, fiera di avere un nonno "che ha fatto tante cose "con coraggio e senza paura di sperimentare. Lui guardava avanti, è sempre andato oltre: è un uomo libero". Ma la festa per i 90 anni di Andrea Camilleri a Roma è in strada, in Via Asiago, di fronte alla storica sede Rai della radio, a due passi dalla casa dello scrittore. E tutti guardano su, verso il balcone illuminato. Sono in tanti ad aspettarlo, qualcuno si è portato la sedia da casa per assistere alla proiezione del documentario "Andrea Camilleri, io e la Rai" organizzata dalla Rai con il produttore Carlo Degli Esposti e i ragazzi del Cinema America. Coppola nera in testa, scortato dal presidente della Rai Monica Maggioni, l'editore Antonio Sellerio e Degli Esposti, il papà di Montalbano è accolto come una rockstar. "Il bene che mi volete è ricambiato. Buona serata a tutti", dice sorridendo. Saluta i ragazzini seduti in prima fila. "Mi piace sentire le vostre voci argentine. Ma quanti siete? Tanti. Grazie di cuore. Voglio ringraziare la Rai Degli Esposti per quello che state facendo per me".
Ha accanto i due Montalbano delle serie tv, Michele Riondino (il commissario da giovane) e Luca Zingaretti, per milioni di italiani l'anti eroe più amato. "Mi piace questa atmosfera, è una festa di piazza con tanta gente che si riunisce per festeggiare un amico ma anche i suoi libri" dice l'attore. "Alcuni, come me, hanno avuto il privilegio di conoscerlo da vicino (Zingaretti è stato suo allievo, ndr). Andrea è una grande persona, oltre che essere un grande scrittore. Auguriamoci di leggere presto tanti altri suoi racconti".
Anche il presidente della Rai Monica Maggioni ringrazia lo scrittore, "di cuore, perché Camilleri è la Rai. Ha lavorato tanto in questa azienda. E' un signore che riesce a raccontare più di quanto lui stesso possa immaginare. Quello che lui scrive va al di là delle sue intenzioni". Applausi e abbracci, nella folla il direttore di RaiFiction Tinni Andreatta, il direttore di RaiUno Giancarlo Leone, tanti funzionari Rai, madri con bambini, lettori appassionati che sperano in autografo o una foto.
Nel documentario Camilleri racconta il suo lavoro nella tv pubblica, un capitolo di storia italiana, un viaggio in quella che era - e dovrebbe ancora essere - la più grande azienda culturale del Paese. "Quello che mi ha colpito nel fare questo film" spiega la Mortelliti " è stato scoprire come in Rai venisse data agli artisti la possibilità di sperimentare, di essere creativi. La censura era di altro genere. Il Camilleri scrittore che ammirano tutti è anche figlio di questa esperienza. Nonno ha fatto l'autore, il regista il produttore, fa molto ridere quando ricorda il lavoro all'ufficio censura".
Il mondo di Camilleri s'intreccia tra teatro e televisione, dalla cattedra all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico, alle lezioni al Centro Sperimentale di Cinematografia fino alla lunghissima carriera in Rai fino agli anni '80. Ed è proprio attraverso il racconto del suo rapporto con la Rai che prende vita il docufilm: prima funzionario in radio, poi delegato alla produzione all'interno del secondo canale televisivo, quindi regista. Con la sua speciale ironia, Camilleri percorre trent'anni di televisione, dove, seppur tra difficoltà di carattere censorio e politico, la "buona" e "bella" televisione era la priorità e la sperimentazione all'ordine del giorno. In questo percorso s'incontrano Raffaele La Capria e Francesca Sanvitale, Gino Cervi straordinario Commissario Maigret, le messe domenicali celebrate negli studi di via Teulada, le ballerine con abiti troppo osé, Eduardo De Filippo, il tenente Sheridan, Beckett e Pirandello... Ma Camilleri non tralascia il lato più tecnico del mezzo televisivo, spiegando l'invenzione della "taglierina" che dava la possibilità di fare i primi montaggi.
Esilarante il Camilleri "ambasciatore dell'ufficio censura": "Abbe Lane ebbe l'ordine di esibirsi con lo sguardo sempre tassativamente fisso alla telecamera, senza mai voltarsi di schiena per ovvie ragioni". Esilarante il caso del maglione della ballerina Zizì Jeanmarie: le arrivava ai fianchi. "Dal Vaticano, che interveniva sempre pesantemente, un monsignore mi chiede di allungare il golf" racconta Camilleri "Vado a riferire. Lei lo allunga di due dita. Dopo la puntata, risquilla il telefono ed è lo stesso monsignore: "Camilleri, lo sa che c'è un problema? La signora alza le braccia, il maglioncino si solleva e tutti guardiamo lì". Decidemmo di non dire alla ballerina di ballare senza sollevare le braccia".
Silvia Fumarola
 
 

Porta a porta, 7.9.2015
Buon compleanno Camilleri!
Cliccare per il video
Servizio di Valentina Finetti
 
 

Primaonline, 7.9.2015
Se i novant’anni si festeggiano (anche) sui social: il compleanno di Andrea Camilleri

La festa non si è fermata nella sua Sicilia, ma ha investito tutta Italia. Quasi un secolo di vita non è abbastanza per stare lontano dai social. E se Andrea Camilleri, che ieri, 6 settembre, ha spento novanta candeline, non bazzica su twitter, ci ha pensato Rosario Fiorello – seguito a ruota dai suoi fan, da politici, scrittori e case editrici – a inventarsi un hashtag per l’occasione: #camilleriunpezzoda90. E non solo. Nei suoi auguri – 140 caratteri sono pochi, meglio un filmato – si inventa anche un nuovo social network. L’ha chiamato Smokebook, “dove si riuniranno tutti quelli che si fumano anche i libri”. Fiorello si fa un video-selfie in primissimo piano e scimmiotta l’accento siciliano, condito dalla voce roca data dalle troppe sigarette, tipica dello scrittore che ha venduto 30 milioni di copie (qui il video di Fiorello).
Pietro Grasso, presidente del Senato, ma prima di tutto un siciliano, partecipa alla festa e fa gli auguri al papà di Montalbano. L’uso del dialetto è d’obbligo: “Sta iurnata è festa ranni, caro Andrea fai novant’anni, i cannili l’hai astutari ma nun ti l’hai a fumari”. E poi si risale lo stivale, dalla Puglia – con Nichi Vendola – alla Lombardia di Umberto Ambrosoli. Anche la sua torta di compleanno è finita su twitter: troneggia sul profilo dell’attrice Nellina Laganà.



Anche la Rai, la sua casa per tanti anni, e che da tempo ha accolto il suo personaggio letterario più famoso, l’ispettore Montalbano, ha organizzato qualcosa per lui. Prima i video-auguri di Luca Zingaretti al tg1, con una dedica “al novantenne più straordinariamente giovane che io abbia mai conosciuto”. Poi in seconda serata su Rai3 un documentario sul suo lavoro nella televisione pubblica, dal titolo ‘Io e la Rai’. La casa editrice che lo segue da sempre, la palermitana Sellerio, ha già pensato a un regalo speciale: due ebook in vendita fino a ieri, 6 settembre, che raccolgono i tanti, tantissimi romanzi di Montalbano. E da oggi, 7 settembre, esce in tiratura limitata il cofanetto ‘I sogni di Andrea Camilleri’ e il volume celebrativo ‘Gran teatro Camilleri’. Il compleanno si conclude ad Agrigento, la sua città, dove il sindaco Lillo Firetto ha avviato la procedura per consegnare allo scrittore la cittadinanza onoraria.
“Quanti ce ne sono di scrittori italiani migliori di me” dice Camilleri al tg1, ma per il momento è lui a portare su una mano l’orgoglio letterario d’Italia. L’altra no. È sempre impegnata. A scrivere o a tenere un’immancabile sigaretta.
 
 

Il Quotidiano del Sud, 7.9.2015
Auguri a Camilleri dal cuore dei Sassi
Festa spontanea da Casa Cava

Tra una considerazione e l’altra con il sociologo Domenico De Masi e la direttrice del Polo museale di Basilicata, Marta Ragozzino, sulla Lucania di Levi, in diretta radiofonica la telefonata che non ti aspetti

Matera - La sorpresa non è ancora ben chiaro se l’ha fatta Andrea Camilleri a Materadio, o Materadio a Camilleri. Una cosa, però, è certa: la sorpresa è perfettamente riuscita ed è stata sicuramente gradita.
Tra una considerazione e l’altra con il sociologo Domenico De Masi e la direttrice del Polo museale di Basilicata, Marta Ragozzino, sulla Lucania di Levi, in diretta radiofonica la telefonata che non ti aspetti. Marino Sinibaldi, direttore di Rai Radio 3, dà il benvenuto a Materadio al papà del commissario Montalbano.
«A quest’ora potrei rispondere solo con qualche vagito - la risposta laconica che arriva dall’altro capo del telefono dalla voce inconfondibile, corrosa dal fumo, di Andrea Camilleri. Eh, sì, il collegamento con la Casa Cava arriva nel minuto esatto in cui 90 anni fa lo scrittore venne alla luce in quel di Porto Empedocle. Spontaneo scatta l’applauso del pubblico di Materadio a Camilleri che non lesina alcune delle sue proverbiali battute.
Come per ogni festa di compleanno che si rispetti non può mancare la classica “Tanti auguri a te…” che il pubblico della Casa Cava intona all’unisono, dedicata al maestro. Lo scambio di battute con Marino Sinibaldi è irresistibile. Andrea Camilleri è più in forma che mai. Altro che vecchio! Le sue risposte sono fulminanti come sempre. Il vantaggio di avere 90 anni? «Poter dire quando ero giovane. Avevo 80 anni…».
Il clima, insomma, è davvero quello della festa. E come in ogni festa di compleanno puntuale arriva il regalo: un variopinto cucù, suonato in diretta da Marco Brunetti. Marino Sinibaldi cerca di spiegare al festeggiato che forma abbia il tipico manufatto di terracotta da cui proviene quel suono particolare, ma Camilleri si convince ad “accorglierlo” in casa solo dopo aver appreso che si tratta di un portafortuna che allunga la vita… Sarà compito preciso di Marino Sinibaldi effettuare la consegna del dono al ritorno a Roma. In realtà l’augurio più bello lo fa Andrea Camilleri a Matera: «Ringrazio e saluto con affetto Matera, auspicando che dalla città della cultura abbia inizio una rinascita vera della cultura nel nostro paese».
Lunga vita, maestro, e lunga vita a Materadio.
Margherita Agata
 
 

Il Sole 24 Ore, 7.9.2015
Tanti auguri, Camilleri! Festa su Facebook e Twitter per #camilleriunpezzoda90

Festa grande, anche sui social, per i 90 anni di Andrea Camilleri. Lo scrittore siciliano è stato celebrato da migliaia di utenti del web che hanno condiviso l'hashtag #camilleriunpezzoda90 che il Sole 24 Ore ha lanciato per raccogliere gli auguri dei lettori e girarli al papà del Commissario Montalbano. Un hashtag - e un'iniziativa - condivisa dal vasto pubblico dei lettori delle opere dello scrittore siciliano, condivise dagli account di Twitter e Facebook di altre testate giornalistiche: a testimoniare la trasversalità dell'affetto per Camilleri.
Tanto che per tutta la mattinata la parola chiave è rimasta ai vertici della classifica italiana su Twitter, piazzandosi all'ora di pranzo al terzo posto, dopo i giovanissimi One Direction e la trasmissione tv Buona Domenica di Barbara D'Urso. Un podio che, siamo sicuri, avrà divertito lo scrittore. L’affetto per lui travalica l'origine geografica, vista la provenienze dei messaggi da ogni regione italiana, dal Friuli alla Liguria, dalla Puglia all’amata Sicilia; d’altronde a lui si deve la crescente popolarità della parlata siciliana grazie anche alla versione televisiva delle indagini del commissario Montalbano (compreso quello giovane): una produzione Rai apprezzata e acquistata in tutto il mondo.
Qualcuno si sarà stupito del legame tra Andrea Camilleri e un giornale economico, finanziario e normativo come il Sole 24 Ore: citato nel romanzo « L'odore della Notte» per l'alto livello di contributi dell'inserto culturale della domenica, il quotidiano “color salmone” ha ospitato proprio in quell'inserto le riflessioni di Camilleri per un lungo periodo. Lo stesso hashtag #camilleriunpezzoda90 - che ha fatto storcere il naso a qualche lettore - in realtà è stato condiviso con ironia dallo stesso scrittore.
Per tutto ciò l'iniziativa lanciata dalla Domenica del Sole 24 Ore la scorsa settimana, non poteva terminare così: sull'edizione di ieri è stata pubblicata solo una selezione degli auguri dei lettori, per evidenti ragioni di spazio. “Rimediamo” così sul sito web del Sole 24 Ore registrando i numerosi pubblicati (finora) sui social. In attesa di riceverne altri e di girarli ad Andrea Camilleri.
Laura Green Buon compleanno Andrea Camilleri. Una lettrice
Franco Basile Il siciliano non è un dialetto è una lingua riconosciuta, Auguri Camilleri
Maria Teresa Stivala Auguri Camilleri sei una persona fantastica, i tuoi libri si leggono tutti dun fiato ...90 candeline......AUGURIIII!
Alberto Sottile Auguri Andrea. Felice compleanno e........grazie di tutto
Miranda Antonacci Andrea Marino anche tu “” ci sei azzeccato””!
Miranda Antonacci Ciao Grande CAMILLERI AUGURI
Manna Lina tantissimi auguri di buon compleanno!!!!!!!!!!!!! :))
Graziella Belotti Buon compleanno anche se quello che scrive mi annoia..sempre tutto così scontato!
Natalia Figliozzi Auguri! Adoro i suoi libri, altro che scontati! Chi considera tali i suoi libri forse non li ha letti!
Pietro-Anna Romanò Geppo Auguri sig. Camilleri... E grazie!!!
Raffaele Vicedomini Auguri di buon compleanno maestro.
Maria Bnà Che bella testa! Tutta la mia stima
Rosalba Carmeni Orgoglio siciliano!AUGURI...,,'
Giorgio Giordano Auguri maestro da un suo (quasi) coetaneo:.
Antonella Antonini Auguri!!!!
Giuseppe Parisi AUGURI
Cristina Monsone Ruggerocristinalorenzo Un mito!!!!auguroni!
Guy Van Laethem montalbano !!!!!
Agenzia ANSA #camilleriunpezzoda90, gli auguri di @fiorello al papà di #Montalbano
 
 

Il Quotidiano Italiano, 7.9.2015
Andrea Camilleri: chissà che sorprese per i suoi prossimi 90 anni

Gli vogliamo bene e non cercheremo di nasconderlo. Classe 1925: ha fatto in tempo a vivere appieno il fascismo e poi la guerra e la repubblica e la democrazia. Siciliano di Porto Empedocle, è sicuramente fra coloro che hanno dato piena dignità letteraria alla lingua natia. Ha studiato molto e bene, anche se non si è mai laureato. E’ stato iscritto al PCI, ha ridato vita e sorte a una piccola ma grandissima casa editrice italiana, la Sellerio di Palermo, grazie ai suoi libri di successo. Ha scritto uno dei pochi romanzi storici che a nostro modesto avviso sono destinati a restare nella storia della letteratura italiana: Il re di Girgenti.
Si è occupato di teatro e di televisione ed è grazie a lui che la tv italiana ha potuto trasmettere piccoli capolavori in bianco e nero come le serie dedicate al Tenente Sheridan e al Commissario Maigret (del suo mito e maestro Georges Simenon).
Ma è Salvo Moltalbano che lo consegnerà al Pantheon degli scrittori-sceneggiatori. Ormai è dal 1994 che aspettiamo con ansia, più o meno un paio di volte l’anno, che esca un nuovo volumetto, sempre eccezionalmente curato della Sellerio. Elvira non c’è più, ma la sua casa editrice sopravvive nel difficilissimo e asfittico mondo editoriale italiano soprattutto grazie al successo crescente dei libri di Camilleri.
Siamo sicuri che Andrea (detesta essere chiamato Maestro e anche questo ce lo fa particolarmente amare) ci sta preparando clamorose sorprese per i prossimi 90 anni. Ha già detto che Salvo Moltalbano vivrà fino a quando lui sarà vivo ed è interessante leggere come lo sta facendo invecchiare nel suo mondo e fra i suoi amici e collaboratori di sempre.
E, a parte la cittadinanza onoraria di Agrigento, ci aspettiamo che la Sicilia faccia qualcosa di davvero straordinario per questo suo straordinario figlio. Intanto, gli facciamo gli auguri, pescando fra quelli che sono arrivati su Facebook, la bacheca universale di questi anni.
Leonardo Spagnoletti. Ho grande simpatia per Camilleri, sopratutto nella felice imitazione che ne da Fiorello, e non posso dimenticare che è nato a Porto Empedocle, dove nacquero mia madre e mia zia, figlie di maresciallo di finanza all’epoca ivi in servizio. Non posso però non imputargli, sotto il profilo oggettivo, di aver forse suo malgrado dato la stura a una quantità industriale di giallisti più o meno seriali, dei quali si sarebbe potuto fare a meno. con tutto ciò lunga vita al Nostro.
Toraldo Grimoaldo. Auguri a chi, a 90 anni, ha ancora voglia di scrivere e vivere pienamente la vita, senza limitarsi a raccontare quella già splendidamente vissuta.
Giuseppe Ceddìa. Auguri a uno dei pochi scrittori italiani viventi che, quasi sicuramente, verranno studiati e accolti nella storia letteraria italiana. Camilleri, nei suoi romanzi, e non solo nel ciclo di Montalbano, rievoca una Sicilia reale ma, al contempo, onirica; la crudeltà del malaffare si sposa alla leggenda fiabesca dei tempi che furono, la modernità all’arcaismo fantastico. Camilleri prosegue quel “fil rouge” che dai racconti popolari siciliani, raccolti da Pitrè, passa per le pagine di Verga e Pirandello, sino ad arrivare agli scritti di acuta riflessione e contestazione di Leonardo Sciascia.
Jouanne Cake Toucans. Auguri vecchia carcassa ricordo ancora quando ci sfondavamo di lambrusco nel 72 nei peggio bar di Giano Dell Umbria. A 90 anni sei ancora un fiore non stai invecchiando male come me.
Fortunata Dell'Orzo
 
 

When InSicily, 7.9.2015
Happy Birthday to Andrea Camilleri!

In Sicily we have lots of people to be proud of but today is the day of Andrea Camilleri, one of the best author of our times, always young and modern even at 90 years old. We want to wish him a really great birthday by talking about his amazing work.
In 1992, at 67 years old, a sicilian gentleman starts to have a critic and public success with his book “La stagione della Caccia“, the hunt’s season. He is the perfect example of the avant-garde artist that people don’t understand right away.
Andrea Camilleri who? Rejected and forgotten by several editors for ten years, Andrea from Porto Empedocle (Agrigento) become popular thanks to his famous police commissioner Montalbano. A cultural phenomenon known all over the world forcing everyone to know a little bit more of Sicily, and love it!
The Commissario Montalbano become a success in less than two years with his first appearance in the book “La Forma dell’acqua“, the shape of water, in 1994, the formula “Montalbano” was reproduced until today in 37 volumes with the mythic Montalbano as the main character. Every book has 180 pages, 18 chapters of 10 pages each. He never changes the format, because it is the lucky one.
It was a boom, after the books Luca Zingaretti wears the clothes of Montalbano becoming the most famous italian chief of police. Tourists from everywhere come here to visit the places in which they shoot the series, Ragusa and Scicli.
It is a revolution for the crime novel, an incredible charming commissioner inspired by Maigret, speaking a new language between italian and sicilian. At first you might need a translation but then you are included in this world and you don’t want to get out anymore! I remember those blue little books by Sellerio in my parents’ bedroom, wondering why there were so many. Now I know that if you start, you need to have them all.
“Montalbano is a monument staying there still growing for a few others years. It will end when I will” – says the master Camilleri. To celebrate his 90th birthday, today goes out the box set ‘I sogni di Andrea Camilleri‘, the dreams of Andrea Camilleri, a collection of the dreams told in his stories with 48 cards of the covers of his books published by Sellerio and with a volume called ‘Gran Teatro Camilleri’ edited by Salvatore Silvano Nigro.
But celebrations doesn’t ends here, the mayor of Agrigento, Lillo Fioretto wants to give him the city’s honorary citizenship as his personal gift. Mr. Camilleri, hiding behind neologisms, arancini and little trips in Santa Fiora, welcomes his 90th birthday as it was not a big deal: “Now that I am almost at the end, I realize that all my life I was ready to loose what I hardly earned without tragedy. (…) The success, arriving when I was old, didn’t change a thing in my life.”
At 90 years old is always the great master, an example to follow!
Valentina Plumari
 
 

La Sicilia, 7.9.2015
Sicilian comedi
Aspettando Camilleri guru a Palazzo d’Orleans

Andrea Camilleri ha compiuto novantanni. Auguroni! E'ancora presto per tirare le somme, e siamo certi che, dopo essersi imposto come autore popolare, Camilleri ha in serbo per il futuro libri che avranno l'obiettivo di migliorare l'Isola alla quale ha dato tanto. Un po' come Jonathan Franzen, che, secondo "Il", mensile de "Il Sole 24 Ore", ha preso in giro tutti con "Le Correzioni" per avere successo e potere finalmente agire sul sociale con "Purity", il nuovo romanzo appena pubblicato in America. Certo è soltanto da un paio di decenni che nelle classifiche italiane stazionano sempre un paio di romanzi di Andrea Camilleri, e si sa che le serie tv trasmesse su Raiuno hanno un pubblico disattento e non impegnato e non attento alle sorti intellettuali del Paese, dunque le serie tv non contano. Bastano un paio di decenni di best seller per assumere una qual certa autorità culturale e dire qualcosa di scioccante e definitivo e inaspettato che restituisca all'intellettuale il posto che gli spetta nel mondo? La risposta è no, è ancora presto.
Ad esempio Umberto Eco è finito nelle classifiche mondiali nel 1980 e oggi abbiamo Dario Franceschini al ministero della Cultura, uno che vuole fare la biblioteca termonucleare totale globale di tutti i romanzi inediti di tutti gli aspiranti scrittori. Bisogna lavorarci ancora un po'. Essere sicuri di avere raggiunto una salda posizione all'interno dell'immaginario mainstream e quando nessuno se l'aspetta ZAC, colpire come un fulmine. Certo bisogna essere anche democratici ed essere consapevoli delle scelte che si compiono e comprendere profondamente, nell'animo dico, che la democrazia consiste nel votare i politici e che quindi ogni azione dell'intellettuale che voglia, per così dire, tracimare nel mondo, deve attraversare il filtro del potere politico, tipo confrontarsi con un assessore, con un sindaco, con un governatore. Sono sicuro che Andrea Camilleri - uno scrittore che ha a cuore il destino della Sicilia e non manca m il suo piano intellettuale per salvare 1a Sicilia. Ma ci vuole pazienza, lo sappiamo, Umberto Eco ce lo insegna. Ancora qualche anno e Camilleri affronterà di petto la questione siciliana, andrà a Palazzo d'Orleans, si siederà fiero e volitivo davanti a Crocetta, e Crocetta gli spiegherà finalmente che minchia è questo famoso sbiancamento anale.
Ottavio Cappellani
 
 

La Sicilia (ed. di Agrigento), 7.9.2015
Quanti cittadini onorari
Uomini e donne dello Stato, religiosi e studiosi. Ora Camilleri

Le amministrazioni comunali intendono, attraverso la concessione della cittadinanza onoraria, tributare il civico riconoscimento in favore di una persona che ha espresso sul piano culturale, sociale, economico sentimenti interiori ed elementi oggettivi di assoluta comunanza con quel determinato territorio. Nel caso della città di Agrigento sono venti i cittadini onorari.
Uomini che hanno scelto la città dei Templi come sede del quotidiano lavoro; personaggi le cui opere, ricche di contenuti sociali, culturali e scientifici, hanno costituito spesso un preciso e prezioso punto di riferimento di una lodevole attività professionale. Di solito sono dirigenti e funzionari dello Stato che hanno prestato servizio nella città dei Templi. Altre sono persone che hanno scelto Agrigento come luogo primario della propria residenza e di lavoro quotidiano. Vi sono, poi, coloro che nel tempo hanno mantenuto e mantengono un filo affettivo e culturale con il territorio agrigentino. La cittadinanza onoraria vuole essere quindi un atto di amore, di riconoscimento e di gratitudine per quanti nel corso del tempo si sono prodigati per il territorio agrigentino. [...]
Con Andrea Camilleri il numero dei cittadini onorari di Agrigento giunge a 34. Un nome di prestigio e di notevole rilevanza sul piano artistico e culturale, che ha portato le storie di Vigata e del Commissario Montalbano nel più ampio immaginario italiano. Andrea Camilleri, sebbene empedoclino doc, ha sempre avuto un rapporto di vicinanza con Agrigento, dove ha operato in veste di regista teatrale nel corso delle settimane pirandelliane. Gli studi compiuti da giovane presso il liceo classico "Empedocle" ne rafforzano il legame affettivo con la città.
Chiara Cilona
 
 

TGR Lazio, 8.9.2015
Camilleri, la festa in strada
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A Roma, sotto le sue finestre, tanta la gente che ha voluto celebrare i novanta anni dello scrittore. Proiettato anche il docufilm sulla sua lunga carriera in Rai, azienda pubblicamente ringraziata dal festeggiato.
Roberta Ammendola
 
 

RaiNews, 8.9.2015
Grande festa a via Asiago per festeggiare Andrea Camilleri
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"Che belle voci argentine, ma quanti ragazzi siete!?". E' con queste parole che Andrea Camilleri si è rivolto ai tanti giovani che lo hanno atteso, ieri sera, sotto il palco di via Asiago a Roma, dove è stato allestito un maxischermo per la proiezione del documentario 'Andrea Camilleri, io e la Rai' con la regia di Alessandra Mortelliti, nipote dello scrittore siciliano. Oltre un migliaio di fan ha celebrato, il papà di Camilleri che ieri ha spento 90 candeline. A fare gli auguri al maestro siciliano, è stata anche il neopresidente della Rai, Monica Maggioni, che si è recata a casa dello scrittore, nei pressi di via Asiago, per fargli gli auguri e per accompagnarlo verso il palco. "E' una grande emozione - ha detto Maggioni - perché Andrea Camilleri è la Rai, nel senso che ha lavorato tantissima parte della sua vita in Rai. Camilleri è un signore che riesce a raccontare più di quanto lui stesso possa immaginare. Ci stavamo dicendo poco fa - ha aggiunto il presidente di viale Mazzini - che quello che lui scrive va al di là di ciò che lui stesso pensa". Sul palco, oltre allo scrittore e a Maggioni, c'erano anche Luca Zingaretti, che veste i panni di Montalbano nelle fiction Rai, Giancarlo Leone, direttore di Rai1 e e Michele Riondino, il Montalbano 'giovane'.
 
 

La Repubblica, 8.9.2015
Andrea Camilleri: "Ma quale vecchiaia? Sogno e continuo a non essere saggio"
L'autore italiano più tradotto si racconta per il suo compleanno: "Ancora un Montalbano lo scriverò. Non posso abbandonarlo così"

Appuntamento nel pomeriggio a casa di Andrea Camilleri. La strada è stata transennata: tra poco in via Asiago comincerà uno spettacolo per i suoi novant'anni (compiuti il 6 settembre). La folla comincia a raccogliersi, c'è anche il matto che crede di essere il giovane Montalbano. Lui, il festeggiato, sembra incredulo e rassegnato. "Mia moglie Rosetta mi ha confessato poco fa che si vergogna. Allora le ho proposto: e se ce andassimo a passeggiare in via Trionfale?". Camilleri entra lentamente nel salone, vede solo ombre e gesti, non più volti.
Non le piace essere festeggiato?
"Mi chiedo perché avvenga tutto questo. E poi mi viene un po' da ridere. Pensi che mi consideravo uno scrittore di nicchia. Forse il successo è arrivato perché non l'ho mai cercato".
Qual è il lato più bello della vecchiaia?
"Non mi ci sento, vecchio. È vero, le gambe cedono e non ci vedo più. Poi c'è la testa, che è un'altra cosa: la concatenazione dei pensieri, il ragionamento complesso. Certo ci metto un po' più di tempo ma non è ancora vecchiaia".
Forse perché la fama è arrivata a settant'anni.
"A ottanta mi consideravo ancora giovane. Però in questi anni una trasformazione è avvenuta. Mi sento più libero, ma non rispetto a convenzioni esterne: non ho mai avuto timori particolari. È un senso di libertà rispetto al condizionamento stesso della vita. Mi sento interiormente più libero".
Cosa vuol dire?
"Più distaccato dalla materialità delle cose. Se perdo un libro a cui tengo, non mi amareggio come un tempo. E allora acquista importanza l'aspetto impalpabile della vita, i sentimenti, le emozioni. Sì, la vecchiaia - se proprio vuole chiamarla così - ti fa sentire di più".
Un cambiamento forse maturato anche con l'abbassamento della vista.
"La vista se n'è proprio andata, e per un lettore come me è una brutta cosa. Così il tempo che dedicavo alla lettura oggi è dedicato ad altro, ma non al pensiero di me: già la scrittura è una riflessione su se stessi, e un'insistenza sull'io mi verrebbe a noia".
È diventato più saggio?
"No, la saggezza mentale non l'ho mai avuta e continuo a non averla. Ho conquistato il buon senso. Mentre prima avevo posizioni radicali - e non parlo della politica - oggi capisco meglio le ragioni degli altri, anche se non le condivido".
E il rapporto con il tempo? Più si invecchia più si recuperano memorie antiche.
"Sciascia la chiamava la presbiopia della memoria. Io mi ci abbandono completamente: i momenti terribili della guerra, i morti, i bombardamenti diventano il piccolo rigagnolo della tua vita".
Oggi si assiste a immagini terribili, quasi apocalittiche, legate all'esodo dei migranti.
"Sono immagini diverse, ancora più terribili. La sensazione che provo è una sorta di rimorso: lasciare in eredità questa tragedia alle generazioni future e non aver fatto abbastanza. Con l'aggravante che tutto questo era prevedibile. Un tempo c'era la deriva dei continenti che trasformò la faccia della terra. Oggi assistiamo alla deriva dei popoli, che scappano dalle guerre e dalla miseria. E noi abbiamo il dovere di accoglierli, senza distinzioni".
Lei prima ha citato Sciascia. "Leonà" e "Camillè": tra voi c'era stima reciproca e anche cordialità, ma non vera amicizia.
"Eravamo amici ma senza intimità. A un amico si fa una confidenza, con lui non mi è mai capitato. Ma non so spiegarle il perché".
Quando ebbe tra le mani "La strage dimenticata" le suggerì di togliere un po' di siciliano.
"Sì, mi disse che c'era il rischio che non mi capissero. "Leonà solo così riesco a scrivere. Vorrà dire che sarò uno scrittore da cento lettori"".
E invece ha venduto milioni di libri salvaguardando la qualità letteraria. Lei come spiega il fenomeno Camilleri?
"Non me lo spiego. Potrei capirlo se ci fosse da parte una tensione verso il lettore. Invece non c'è. Io scrivo perché mi piace raccontare ad altri una storia. Ma non finalizzo la scrittura all'ascolto. Soprattutto il mio "vigatese" qualche scoglio lo pone".
E allora?
"Si tratterà di un virus! Mi piacerebbe se un sociologo me lo spiegasse. Non capisco neppure la forza di Montalbano. Dove è la sua potenza? Non si tratta di trama: ci sono giallisti molto più bravi di me. È proprio lui, il personaggio, una sorta di carrarmato di sfondamento".
È vero che sua moglie dopo sei libri dedicati a Montalbano le ha detto: Andrea, ma è il ritratto di tuo padre!
"Sì. E aveva ragione: lo ricordava per il senso dello Stato, la lealtà, un'obbedienza ragionata e non cieca. Naturalmente era un'operazione inconsapevole".
Ma perché non gli fa sposare Livia?
"Perché un uomo non sposa mai la propria coscienza. Anche se io l'ho fatto: sto con Rosetta da quasi sessant'anni, ma un matrimonio perché sia felice non ha bisogno solo di una coscienza critica".
Le posso chiedere perché l'esplosione erotica tra Montalbano e Livia è confinata nel sogno?
"È così. Ma non mi chieda la ragione. Per ritegno, pudore? Non lo so".
I suoi personaggi sognano tanto. E lei?
"Moltissimo, soprattutto il pomeriggio, durante la pennichella. Sogni coloratissimi, molto festosi, con un andamento circense. Anche i personaggi sono vestiti in modo clownesco e ci sono tanti bambini".
Ha mai immaginato un suo dialogo con Dio?
"Non sono credente".
La spaventa l'idea della fine?
"Sarei un imbecille se non ci pensassi. So benissimo che il mio tempo s'è accorciato: e allora? Dovrei forse scappare a Samarcanda? L'accetto e basta. Non mi faccio venire la depressione. Certo, ho sofferto quando la mia vista se n'è andata: ma è durato sei mesi, comprensibile. La vita deve essere accettata per quello che ti dà e ti toglie. Altrimenti sei condannato a un'infelicità volontaria".
A differenza di Maigret, Montalbano sta invecchiando insieme al suo autore.
"Sì, volevo differenziarmi da Simenon. Ma Montalbano invecchia non perché sente avanzare il tempo della stanchezza e quello della rinunzia ma perché capisce che il suo sistema culturale, la sua forma mentis, non sono più adatte a interpretare la contemporaneità".
È capitato anche a lei?
"Sì, l'impossibilità di usare nternet mi esclude dalla contemporaneità".
Ma Montalbano sopravvivrà al suo autore? Potrebbe accettare un Montalbano non a sua firma?
"Tutto quello che accadrà post me non è di alcun interesse. Mi appassiona solo l'hic et nunc, il qui e ora".
Se non fosse stato italiano in quale altro paese sarebbe voluto nascere? Non mi risponda come Flaiano: "Ma siamo proprio sicuri che sia italiano?".
"Va bene, ma la sua fu una splendida risposta. Sento di essere italiano ma mi sarebbe piaciuto nascere a Il Cairo o a Oslo. In fondo l'Italia è una via di mezzo. Non mi è andata male".
Per i novant'anni che regalo vorrebbe dal suo paese?
"Che l'Italia mi regalasse il suo futuro migliore. Così me ne posso andare tranquillo, senza preoccuparmi troppo per figli e nipoti".
Progetti prima di invecchiare?
"Al momento sono tre. Un racconto storico, su un caso di tortura dimenticato. Un libro su uomini e donne che con un gesto o una frase hanno prodotto qualcosa dentro di me: non persone illustri, ma gente comune. E ancora un Montalbano lo scriverò: non posso abbandonarlo così".
Simonetta Fiori
 
 

Corriere della Sera, 8.9.2015
A fil di rete
Il lato istrionico di Andrea Camilleri e la serialità d’autore
Il docu-film sullo scrittore e regista per i suoi 90 anni

Festa grande per i 90 anni di Andrea Camilleri, «il papà di Montalbano». Domenica sera, su Rai3, poco prima di mezzanotte è andata in onda una replica del docu-film «Camilleri. Il maestro senza regole». Da qualche parte avevo letto che sarebbe stato proiettato il documentario «Andrea Camilleri, io e la Rai» con la regia della nipote dello scrittore, Alessandra Mortelliti.
Forse ho letto male, forse era il desiderio di ripercorrere un pezzo di storia della Rai (quando l’azienda era nella sua fase aurorale ed esplosiva e molti intellettuali ne erano attratti...), ma certo la delusione è stata grande: la celebrazione della Mannino non è un granché, anche se svela il lato istrionico dello scrittore siciliano.
Camilleri davanti alla telecamera è uno spettacolo: recita benissimo, conosce i tempi e i modi della rappresentazione, soprattutto si piace. Andrea Camilleri, io e la Rai è stato invece proiettato ieri sera in via Asiago (la sede storica della radio), un appuntamento aperto a tutti. La Rai dev’essere oltremodo riconoscente a Camilleri: non solo perché è stato suo dipendente (bisognerebbe riflettere sul fatto che i Camilleri non abitano più in Viale Mazzini...) ma perché la serie di Montalbano, prodotta da Carlo Degli Esposti, ha fatto intravedere in questi anni la possibilità di creare anche in Italia una serialità d’autore. Che significa: puntare al catalogo (come un libro classico, Montalbano non perde d’interesse, le sue repliche fanno sempre il pieno d’ascolti), alla buona scrittura (sceneggiatura e regia sono molto curate).
Si è anche aperto un curioso dibattito: c’è chi, alla pagina scritta, preferisce quella televisiva, sostenendo che il Montalbano interpretato da Zingaretti è più efficace, meno manierato di quello dei romanzi. Quando il commissario ripete ossessivamente «Montalbano sono» non è una formula di presentazione ma un marchio editoriale. Quasi un tentativo di emancipazione.
Aldo Grasso
 
 

AgrigentoNotizie, 8.9.2015
"Il giovane Montalbano" su Rai uno, la Scala dei Turchi è location di una puntata
Nell'ultima puntata del 19, apparirà la location della Scala dei Turchi con le scene in cui il giovane Montalbano, Michele Riondino, sosta sulle marne bianche, con la fidanzata Livia, ad osservare l'incommensurabile bellezza del luogo

S'intitola “Un'albicocca” da un racconto di Andrea Camilleri, la puntata televisiva della serie de “Il giovane Montalbano” che andrà in onda a partire da lunedì 14 settembre in prima serata su RaiUno. Per sei lunedì, fino al 19 ottobre prossimo, la Rete ammiraglia della Rai manderà in onda le puntate della seconda serie e proprio nell'ultima del 19, apparirà la location della Scala dei Turchi con le scene in cui il giovane Montalbano, Michele Riondino, sosta sulle marne bianche, con la fidanzata Livia, ad osservare l'incommensurabile bellezza del luogo.
“Abbiamo fortemente voluto nell'agrigentino le riprese del giovane Montalbano – dice il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto – perchè il veicolo promozionale della serie televisiva è di straordinaria efficacia. Non si tratterà di “una rondine che non fa primavera”.
 
 

LaNostraTv, 8.9.2015
Il giovane Montalbano, anticipazioni 14 settembre: il commissario si sposa?
Il giovane Montalbano torna ad indagare a Vigata
Anticipazioni Il giovane Montalbano, la gelosia di Salvo

Da lunedì 14 settembre su Rai 1 ritorna una delle serie più attese da pubblico e critica: la seconda stagione de Il giovane Montalbano, prequel de Il Commissario Montalbano, con protagonista Michele Riondino. Sei puntate inedite che raccontano le indagini del commissario più amato della televisione italiana negli anni in cui, però, era ancora giovane e agli inizi della carriera. Tornano, quindi, le storie de Il giovane Montalbano, scritte dall’eccellente penna di Andrea Camilleri, che hanno per protagonisti, oltre a Salvo Montalbano, gli altri storici collaboratori del Commissariato di Vigata. Nell’immaginario paesino dell’entroterra siciliano Il giovane Montalbano, il suo vice, lo sciupafemmine Mimì Augello (Alessio Vassallo), Giuseppe Fazio (Beniamino Marcone), figlio di Carmine (Andrea Tidona) ormai in pensione, sono alle prese con il difficile caso dell’omicidio di Pasqualino Cutufà. Le anticipazioni de Il giovane Montalbano rivelano che nella prima puntata, intitolata L’uomo che andava appresso ai funerali, si indaga sul misterioso assassinio di questo singolare personaggio che, dopo aver dovuto smettere di lavorare per aver perso una gamba sul posto di lavoro, ha un unico passatempo: partecipare a tutti i funerali del paese. Chi può aver ucciso il tranquillo Pasqualino? A complicare ancora di più l’indagine de Il giovane Montalbano ci si mette la scomparsa di una donna legata, in certo modo, alla vittima: Giovanna Bonocore, moglie di Ernesto Guarraci (Ottavio Romano), imprenditore edile e proprietario del cantiere in cui Pasqualino aveva avuto l’incidente.
Le anticipazioni de Il giovane Montalbano raccontano ai tanti telespettatori della fiction diretta da Gianluca Tavarelli pure le vicende amorose di Salvo Montalbano, che è all’inizio della sua storia d’amore con Livia (Sarah Felberbaum). La ragazza è arrivata a Vigata ma è strana e sfuggente. Così Il giovane Montalbano, da buon siciliano geloso, comincia a sospettare che Livia possa avere un altro. A fomentare la gelosia e i sospetti di Montalbano sono anche le battute e i commenti maliziosi di Mimì, che accrescono le ansie del commissario. Nel frattempo le indagini continuano e le anticipazioni rivelano che nella vita di Salvo Montalbano fa capolino un’altra donna: Stella Parenti (Serena Iansiti). La donna è la direttrice di una filiale bancaria di Vigata, che ha subito un bel feeling con Montalbano, e grazie a lei anche il mistero sull’omicidio di Pasqualino comincia a districarsi. E Livia? I sospetti de Il giovane Montalbano si placano quando la bella genovese gli racconta di aver ricevuto un’importante offerta di lavoro a Toronto. Il commissario è felice perchè ha scansato il pericolo del tradimento ma ora rischia di vedere Livia partire per un posto lontanissimo. Lei, però, ama Salvo e decide di non accettare e le anticipazioni della prima puntata de Il giovane Montalbano si chiudono con il commissario che, in un momento di euforia, chiede a Livia di sposarlo e con lei che, felice, accetta.
Patrizia Gariffo
 
 

Rai.Tv, 9.9.2015
Il giovane Montalbano Seconda stagione
Promo 5
La seconda stagione dal 14 settembre in prima serata su Rai1.
 
 

RaiNews, 9.9.2015
Torna in tv il Giovane Montalbano
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Andrà in onda dal 14 settembre, in prima serata su Rai Uno, la nuova serie di sei episodi del 'Giovane Montalbano' tratta dai romanzi di Andrea Camilleri. Protagonisti ancora una volta Michele Riondino e Sarah Felberbaum.
Roberta Rizzo
 
 

La vita in diretta, 9.9.2015
Camilleri e Montalbano. Una grande coppia
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Con un cameo di Titta Gambuzza, in rappresentanza del Camilleri Fans Club, in chiusura del collegamento da Punta Secca

Lo scrittore e sceneggiatore Andrea Camilleri ormai alle soglie dei novant’anni [Li ha già compiuti da 3 giorni... NdCFC], promette un nuovo Montalbano, ne parliamo con Alberto Castelvecchi, Fioretta Mari, Cinzia Tani e Lando Buzzanca.
 
 

Adnkronos, 10.9.2015
Michele Riondino: "Il giovane Montalbano ora darà più spazio all'amore"

Sei puntate che racconteranno una seconda stagione più strutturata, fatta di colpi di scena e di approfondimenti emotivi sui personaggi che regaleranno emozioni inaspettate anche ai fan più accaniti. Parte lunedì 14 settembre su Rai 1 la seconda stagione di 'Il Giovane Montalbano', il fortunato prequel della serie tv tratta dai romanzi di Andrea Camilleri che promette sorprese e novità, a partire dalla struttura narrativa.
"Montalbano ha un 'difetto di fabbrica' - dice il protagonista Michele Riondino - perché tutti sanno come andrà a finire: non ci sono colpi di scena. Il segreto dunque è depistare, depotenziare il colpo di scena finale. Nella seconda stagione ci saranno eventi che, se si fossero verificati, non avrebbero mandato in porto la storia di Montalbano così come la conosciamo. Ottimo trucco da parte degli sceneggiatori per catturare anche il pubblico che pensa di sapere tutto".
"La prima serie è stata una grande scommessa vinta, visti gli ascolti più alti della stagione, perché doveva confrontarsi con un grande mito, quello della serie classica - dice il direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta - Se quello era un romanzo di fondazione, perché c'erano tanti interrogativi aperti, questa seconda serie è più profonda, rappresenta il suo percorso sentimentale ma anche etico. È una serie che spiega perché Montalbano è diventato l'uomo che conosciamo".
Rispetto alla serie classica, quella del giovane Montalbano "ha una struttura narrativa più complessa - prosegue Andreatta - grazie al grande lavoro del regista e degli sceneggiatori. Il personaggio ha i chiaroscuri della giovinezza, di un carattere che si va costruendo e affermando". Il team di giovani attori che interpretano la fiction è "la cosa di cui vado più fiero - dice Carlo Degli Esposti della Palomar, che coproduce la serie insieme a Rai Fiction - ovvero il fatto che si sia costruita una squadra di attori giovani, a distanza di due generazioni dal Montalbano classico, e dentro ci sono i migliori attori italiani. Non andiamo a cercare le star, ma gli attori giusti al posto giusto".
Rispetto alla prima serie, è stato approfondito il mondo emotivo dei personaggi, la sfera sentimentale. "Salvo e Livia (interpretata dall'attrice Sarah Felberbaum, ndr) hanno ora un rapporto più maturo, più ricco e più complesso -spiega il regista Gianluca Maria Tavarelli- e siamo riusciti a raccontarlo con una drammaticità, una forza e un'importanza da film d'amore. Credo che questa serie riesca rispetto all'altra a coniugare più cose: la trama gialla, un lato di commedia più sviluppato, l'aspetto sentimentale".
Un lavoro reso possibile anche grazie al confronto con lo stesso Camilleri, che ha collaborato attivamente alla realizzazione della serie. "Abbiamo avuto la fortuna di avere del materiale nuovo scritto appositamente da Camilleri in otto racconti -rivela lo sceneggiatore Francesco Bruni, che ha lavorato sul soggetto insieme allo scrittore- Questo ha dato a noi lo spazio per creare una linea orizzontale che nella serie classica non trova spazio. E' stato quindi anche un interessante lavoro di ricerca di indizi sulla vita di Montalbano, appassionante".
 
 

il Velino / AGV NEWS, 10.9.2015
Tv, Michele Riondino di nuovo nelle vesti del celebre Salvo Montalbano
Da lunedì 14 settembre su Rai1 un nuovo ciclo di sei appuntamenti firmati Rai Fiction – Palomar, per la regia di Gianluca Maria Tavarelli

Roma. “È una serie più matura della precedente. Non solo perché per il personaggio principale, Montalbano appunto, è passato del tempo e lo ritroviamo più adulto, ma perché tutti noi che l’abbiamo realizzata, abbiamo affrontato il lavoro in modo più libero, cercando di renderla ancora più moderna e attuale. In questo senso la seconda stagione è ancora più ‘giovane’ della prima. Rispetto alla precedente abbiamo avuto qualche difficoltà in meno: intanto non avevamo bisogno di presentare ad ogni puntata i personaggi: Fazio, Catarella, Augello, Livia, Carmine Fazio... gli spettatori ormai li conoscono e noi abbiamo potuto concentrarci sui vari casi di puntata e approfondire le vicende personali. Inoltre, la consapevolezza che gli spettatori hanno ormai accettato il nostro Montalbano giovane ci ha dato una sicurezza in più”. Il regista Gianluca Maria Tavarelli introduce così la seconda stagione de “Il giovane Montalbano”, una nuova serie di sei film per la tv tratta dai racconti del celebre autore di bestseller Andrea Camilleri, che firma anche soggetto e sceneggiature insieme a Francesco Bruni. Una coproduzione Rai Fiction – Palomar, prodotta da Carlo Degli Esposti e Nora Barbieri con Max Gusberti. Michele Riondino torna a vestire i panni del commissario più amato da pubblico e critica, affiancato da Alessio Vassallo (Mimì Augello), Andrea Tidona (Carmine Fazio), Beniamino Marcone (Giuseppe Fazio), Fabrizio Pizzuto (Catarella) e Sarah Felberbaum (Livia Burlando).
Si ritorna a Vigata con l’inquieto commissario Montalbano alle prese con nuovi intricati casi da risolvere. Il tempo trascorso al commissariato è stato fruttifero ed è servito a Salvo per cementare i rapporti professionali, ma anche personali, con i suoi colleghi che ormai sono diventati dei veri e propri compagni di viaggio. Anche il suo rapporto con l’affascinante fidanzata Livia è cresciuto e, nonostante l’indole refrattaria, il commissario sente che il loro amore è pronto per compiere il fatidico passo che conduce all’altare. Ma il destino ci mette, come sempre, lo zampino… Il primo appuntamento è su Rai1 nella prima serata di lunedì 14 settembre con “L’uomo che andava appresso ai funerali”. Il 21 settembre sarà la volta de “La stanza numero due”, mentre il 28 settembre andrà in onda “Morte in mare aperto”. Lunedì 5 ottobre vedremo “La transazione” e il 12 “Il ladro onesto”. Chiude la serie il film “Un’albicocca” in programma lunedì 19 ottobre.
 
 

Repubblica Tv, 10.9.2015
Riondino: "Nel giovane Montalbano l'aspetto più intimo del commissario"

"Tornare a distanza di tre anni dalla prima stagione fa un effetto molto diverso. Se tre anni fa c'era il timore di essere inseguiti fin sotto casa dagli amanti del commissario Montalbano, che avrebbero menato violentemente e volentieri chi ha osato usurpare il trono di Luca Zingaretti, ora devo dire che il lavoro che abbiamo fatto nella prima stagione ci ha resi molto forti e solidi”. Così Michele Riondino, protagonista di 'Il giovane Montalbano', parla della nuova stagione della serie televisiva, che andrà in onda dal 14 settembre su Rai1
 
 

Rai, 10.9.2015
Intervista a Michele Riondino: "Un privilegio interpretare il giovane Montalbano"
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Michele Riondino torna a vestire i panni del giovane Montalbano nella seconda stagione della serie di film per la tv tratti dai racconti del Maestro Andrea Camilleri, in onda da lunedì 14 settembre in prima serata su Rai1. Ai microfoni di Rai.tv, l'attore spiega perchè interpretare questo personaggio è un privilegio e racconta gli straordinari incontri con Camilleri.
 
 

MetroNews, 10.9.2015
Ancora Riondino per il giovane Montalbano
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“Ci saranno una serie di eventi. Noi puntiamo a depotenziare quella che è la conoscenza che si ha di Montalbano. Tutti sappiamo dove possiamo arrivare quindi non possiamo permetterci dei colpi di scena, noi del 'Giovane Montalbano'. Però ci permettiamo il lusso di depotenziare le sicurezze dei telespettatori e quindi di offrire degli eventi che se fossero andati in porto avrebbero modificato definitivamente la storia del commissario”. Così Michele Riondino, protagonista di 'Il giovane Montalbano', parla della nuova stagione della serie televisiva che andrà in onda dal 14 settembre su Rai1. “Quindi – spiega - succederanno delle cose, ci saranno proposte azzardate, dimostrazioni di affetto un po' eccessive, volontà di partire per sempre. Montalbano andrà via da Vigata per sempre. Come si risolverà?”.
 
 

askanews, 10.9.2015
Riondino-Montalbano: "Vigata è l'Italia e Camilleri un maestro"
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Dal 14 settembre su Rai1 seconda serie de "Il giovane Montalbano"

Roma - La prima serie ha avuto sette milioni di spettatori in Italia ed è stata venduta in 52 Paesi, la seconda serie de "Il giovane Montalbano" arriva in tv con sei nuovi episodi, tra indagini, tormenti e nuove vicende d'amore del giovane commissario. L'attesa per i nuovi episodi tratti dai racconti di Andrea Camilleri è globale, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, dalla Francia al Giappone. E il protagonista Michele Riondino spiega così questo successo:
"Montalbano è la rappresentazione allegorica e teatrale di quello che è l'Italia: Vigata è l'Italia, Vigata è il sud e l'Italia è il sud d'Europa, è il sud del mondo. Camilleri raffigura bene la sua Sicilia identificandola in una piccola Italia. Quindi secondo me il successo è proprio negli stereotipi con i quali raccontiamo le storie che narriamo. Per gli italiani è bello ritrovarsi nei romanzi di Andrea e, per chi italiano non è, è bello ritrovare quell'Italia che ci si aspetta".
Camilleri, che ha appena compiuo 90 anni, è anche cosceneggiatore della serie e per Riondino un maestro per molte cose.
"Innanzitutto la calma serafica con cui racconta i propri aneddoti: per un attore già questo è un insegnamento grandissimo di teatro di narrazione: raccontare senza mai incepparsi, senza mai sbagliare parola.
E ho imparato a conoscere l'uomo, e questo è stato un privilegio, sia come attore che come uomo: il privilegio di conoscere una persona che a 90 anni è curiosa, ha voglia di scoprirsi, di innovarsi, ogni giorno su ogni lavoro nuovo che fa".
 
 

Kikapress, 10.9.2015
Il Giovane Montalbano: tutte le anticipazioni
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"Il segreto del giovane Montalbano? Il saper depistare. In sei puntate raconteremo molto, ci saranno avvenimenti, eventi, che se fossero andati in un modo avrebbero modificato per sempre Montalbano".

Roma - "Il segreto del giovane Montalbano? Il saper depistare. In sei puntate raconteremo molto, ci saranno avvenimenti, eventi, che se fossero andati in un modo avrebbero modificato per sempre Montalbano".
Ecco cosa hanno raccontato i protagonisti della seconda stagione de Il giovane Montalbano, fiction che andrà in onda ogni lunedì a partire dal 14 settembre su Rai Uno, in sei puntate.
Con Michele Riondino, nei panni del protagonista, recitano anche Alessio Vassallo, Andrea Tidona, Fabrizio Pizzuto, Beniamino Marcone e Sarah Felberbaum. La fiction è diretta da Gianluca Maria Tavarelli.
 
 

Giornale di Sicilia, 10.9.2015
Torna il giovane Montalbano, verso l'altare con Livia?
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Roma. Un commissario Montalbano "più intimo, impulsivo innamorato della su Livia, addirittura geloso tanto da dubitare della sua fedeltà" per questo arriva a un passo dalle nozze, partecipa anche al corso prematrimoniale, e con il suo vice Mimì va a scegliere l'abito nuziale.
Non solo è pronto ad abbandonare Vigata per sempre per trasferirsi a volta di Genova. Ma il pubblico sà già che non avverrà. Ma perche? Ci si mette di mezzo la storia con la strage di Capaci. "Ma pensateci se invece avesse fatto tutte queste scelte oggi salvo adulto che uomo sarebbe migliore o peggiore?". Michele Riondino torna dal 14 settembre a vestire i panni del commissario più amato dal pubblico di Rai1 nella seconda stagione de "Il giovane Montalbano", una nuova serie di sei film per la tv tratta dai racconti del celebre autore di betseller conosciuto in tutto il mondo Andrea Camilleri (reduce dai festeggiamenti per i suoi 90 anni), che firma soggetto e sceneggiatura insieme a Francesco Bruni.
Prodotto da Carlo degli Esposti, e Nora Barbieri con Max Gusberti è una cooproduzione Rai fiction-Palomar. Nel cast Sarah Felberbaum (Livia) Alessio Vassallo (Mimì Augello), Andrea Tidona (Carmine Fazio), Fabrizio Pizzuto (Agatino Catarella), Beniamino Marcone (Giuseppe Fazio). La regia è di Gianluca Maria Tavarelli. "Viene raccontata - spiega Riondino - l'Italia attraverso Vigata. Il successo di Montalbano all'estero è dovuto agli stereotipi. Anche le indagini e i crimini sono l'espressione di una cultura italiana.
Come prodotto, Il giovane Montalbano ha un difetto di fabbrica, essendo un prequel il pubblico conosce già tutto del commissario adulto ma questà è anche un'opportunità, il suo segreto è infatti nel depistare il colpo di scena che verrà. Le puntate potrebbero raccontare nulla di nuovo e invece ci fanno scoprire quello che lui sarebbe potuto diventare se avesse fatto quella scelta di vita. Il nostro compito è arricchire il background dei personaggi". Tavarelli aggiunge: "Abbiamo coniugato la trama gialla e un lato di commedia e approfondito la linea orizzontale, il mondo emotivo dei personaggi. Tra Montalbano e Livia, ci sarà un rapporto più complesso e maturo. Abbiamo dato ricchezza e importanza a questo aspetto, cercando allo stesso tempo di evitare stereotipi". Vassallo "fermo restando che femminaro nasco e femminaro resto, la vera coppia di fatto di questa serie è composta da Montalbano e Augello, la loro amicizia e forte, litigano, si appiccicano, poi fanno pace. Battute a parte tengo a sottolineare da siciliano cosa ha portato Montalbano al nostro territorio".
Il direttore di Rai fiction Eleonora Andreatta fa notare: "Il primo giovane Montalbano è stata una scommessa vinta con l'ascolto più alto della stagione. E' l'unico caso di una serie che vive in due tempi diversi. Ciò è dovuto al personaggio uscito dalla penna di Camilleri. Il Montalbano giovane ha una trama emotiva ed etica che si va costruendo nel corso delle 6 puntate. Michele Riondino riesce a tenere i diversi registri di questa serie. La precedente è stata venduta in 52 paesi. La produzione ha fatto un lavoro straordinario".
Degli Esposti da parte sua tiene a evidenziare: "Io vado molto orgoglioso del fatto che si sia costruita una squadra di attori giovani, i migliori in circolazione in Italia. Non cerchiamo le star ma gli attori giusti. Il prodotto è finito, fino agli ascolti, statemi vicino!". Lo sceneggiature Bruni ricorda: "Abbiamo avuto la fortuna di avere materiale nuovo scritto appositamente da Camilleri per la serie. Abbiamo altri 7 anni per riallacciarci al Montalbano attuale. Ci stiamo lavorando".
 
 

RagusaNews, 10.9.2015
Giovane Montalbano alle prese con funerali onirici e inquietanti








Il 14 settembre, su Rai Uno

Roma - Il set è l'ormai noto lungomare di Donnalucata, dove si svolgono funerali macabri, con antichi carri funebri, trainati da cavalli.
Andrà in onda lunedì 14 settembre alle 21,15 su Rai Uno la prima puntata de la nuova serie de Il Giovane Montalbano.
Il titolo dell'episodio è "L'uomo che andava appresso ai funerali".
Un nuovo intricato caso: l’omicidio di Pasqualino Cutufà, un singolare individuo pacifico e innocuo, che, da quando era stato costretto a smettere di lavorare a causa di un incidente in un cantiere, aveva come assidua occupazione quella di andare a tutti i funerali di Vigata. Uno strano omicidio davvero, e trovare anche solo il movente pare un vero grattacapo. Ma il delitto si intreccia con la scomparsa di Giovanna Bonocore, moglie di Ernesto Guarraci, ex imprenditore edile, nonché proprietario del cantiere presso il quale Pasqualino aveva perso la gamba...
Intanto Livia è venuta a Vigata. La relazione col commissario dovrebbe procedere a gonfie vele, ma la giovane donna in quei giorni è particolarmente strana – umore incostante, telefonate furtive… -, tanto che Salvo comincia ad avere sospetti, fomentati dal malizioso Mimì. Salvo inizia a capire che Livia gli racconta piccole bugie; specie quando, con una scusa, lei si allontana per un giorno intero da Vigata. Tutto fa pensare che ci sia un altro uomo...
In questa fase di incertezza, Montalbano nel corso delle indagini fa pure la conoscenza di Stella Parenti, la direttrice di una filiale bancaria di Vigata, che, oltre a dare un’utilissima collaborazione, rivela immediatamente un particolare feeling con il giovane commissario. Una nuova possibilità? Un’alternativa?
Ma la strana situazione con Livia continua, finché lei, sconfessando i torbidi sospetti di Salvo, rivela di avere incontrato a Palermo un suo ex professore, che le ha fatto un’ambiziosa proposta di lavoro: dirigere uno studio di architettura a Toronto. Da una parte Montalbano è sollevato che Livia gli sia più che fedele, dall’altra la prospettiva di un trasferimento della donna in Canada si profila come un ostacolo davvero troppo grosso per la loro relazione. Alla fine però Livia ci ripensa e decide di restare in Italia, non vuole staccarsi da Salvo… E Salvo, in un impulso davvero incontenibile, le chiede di sposarlo. Livia, radiosa, accetta.
 
 

Velvet Cinema, 10.9.2015
Il giovane Montalbano 2, si comincia: largo al “mondo emotivo” e alla ricerca di indizi

C’è sempre lo zampino (geniale) di Andrea Camilleri, il che è una garanzia. C’è una squadra di attori giovani ma già “collaudati”, che hanno saputo dare prova del proprio talento e hanno affrontato questa nuova esperienza professionale mettendoci pure una bella dose di cuore (notevole valore aggiunto): Michele Riondino protagonista, Alessio Vassallo, Andrea Tindona, Fabrizio Pizzuto, Beniamino Marcone, Sarah Felberbaum. C’è un produttore che la sa lunga, ovvero Carlo degli Esposti della Palomar, affiancato da Nora Barbieri con Max Gusberti. C’è l’ala esperta di Rai Fiction. C’è Francesco Bruni che firma il soggetto insieme allo stesso Camilleri, e la sua penna sa lasciare il segno. C’è il regista Gianluca Maria Tavarelli, che ha contribuito a far funzionare il primo esperimento e dunque sa quel che deve sapere. E allora è tutto pronto: lunedì 14 settembre in prima serata su Raiuno prende il via la seconda stagione de Il giovane Montalbano.
Sei nuove puntate tratte dai racconti di Andrea Camilleri inseriti nelle raccolte Morte in mare aperto ed altre indagini del giovane Montalbano, Capodanno in giallo e Un mese con Montalbano. E se la prima stagione è assimilabile a un romanzo di formazione, che comincia a fornire lumi sul “perché e percome”, stavolta si andrà molto più a fondo mostrando “il percorso sentimentale – preannuncia il direttore di Rai fiction Eleonora Andreatta – ma anche etico di Montalbano. L’obiettivo è far capire come sia diventato l’uomo e il poliziotto che conosciamo“. Degli Esposti è soddisfatto del lavoro fatto e del cast messo in campo, composto “non da star ma da attori giusti nel posto giusto“. Poi certo, l’ansia prima del debutto c’è sempre, soprattutto per i produttori (che ci mettono il denaro), e lui non la nasconde affatto però tenta di esorcizzarla in conferenza stampa con un “Statemi vicino“.
Bruni sottolinea come lo sviluppo sia avvenuto seguendo una linea orizzontale che mescola sia l’invenzione pura che “la ricerca di indizi“, il regista Tavarelli ribadisce il maggiore spazio dedicato al mondo emotivo, soprattutto per quanto riguarda il rapporto fra Salvo e Livia, costretto a misurarsi “con l’esigenza che diventi qualcosa di più, con la distanza, con le gelosie, con l’entrata in scena di altre persone che generano confusione (il commissario non sarà affatto indifferente a una direttrice di banca interpretata da Serena Iansiti, ndr)”. Livia, già. Livia che, chissà perché, non è guardata con particolare simpatia dal grande pubblico. Proprio per questo la Felberbaum ha cercato di darle nuova dignità, “renderla più vera, più simpatica, di far vedere anche quanto sia difficile il rapporto con una persona che sta spesso lontana e che fa un mestiere pericoloso, a causa del quale si ha sempre paura che possa accadere qualcosa“.
“Ci piace lavorare su Montalbano“, dice Riondino con un tono che convince subito, e il sospetto che sia una frase fatta neppure s’affaccia. Anche perché si sofferma, sia pur per pochi istanti, su quelle 11-12 ore al giorno trascorse sul set, il che fa capire che non è una passeggiata di salute, ecco. Ma ne vale la pena. Il segreto del successo? La capacità di nobilitare e rendere interessanti gli stereotipi; perché quel paesino in fondo alla Sicilia che nella realtà non esiste simboleggia il Sud. E se l’isola appartiene al Sud d’Italia, l’Italia appartiene al Sud d’Europa. Dunque si raccontano scenari, situazioni, dinamiche in cui la gente può riconoscersi senza alcuna difficoltà. Il giovane Montalbano 2 non sarà privo di colpi di scena non solo per quanto riguarda i casi da risolvere, ma anche l’interazione fra vari personaggi. E pure Mimì farà abbondantemente la sua parte lasciando che tutti vedano, oltre all’arcinoto lato di femminaro incallito, anche quello più “umano”. Quello dell’amico. Perché vedete, Vassallo chiede scusa a tutti, a Riondino e Sara, a Salvo e Livia, “ma la vera coppia di fatto è quella formata da Montalbano e Augello. Io lo dico da sempre“.
Il 14 settembre andrà in onda l’episodio intitolato L’uomo che andava appresso ai funerali: il Commissario e i suoi saranno alle prese con l’omicidio di Pasqualino Cutufà, un singolare individuo pacifico e innocuo che, da quando era stato costretto a smettere di lavorare a causa di un incidente sul lavoro, aveva come assidua occupazione quella di andare a tutti i funerali di Vigata. Perché ammazzarlo, un povero Cristo così? Salvo dovrà poi affrontare alcune stranezza da parte di Livia: ha forse un amante, come sostiene Mimì?
Nadine Solano
 
 

Invidia, 10.9.2015
Il giovane Montalbano: i sentimenti al centro della seconda serie
Siamo stati alla conferenza stampa de Il giovane Montalbano: 6 episodi nei quali le indagini si mischieranno alla non meno districata vita privata di Salvo con la sua Livia

IL GIOVANE MONTALBANO, SECONDA STAGIONE - Tornerà su Rai1, da lunedì 14 settembre, la seconda serie de Il giovane Montalbano e Michele Riondino si calerà nuovamente nelle vesti del commissario Salvo, agli inizi della sua carriera. Oggi - 10 settembre - negli studi Rai di viale Mazzini, a Roma, il regista Gianluca Maria Tavarelli e gli attori protagonisti hanno svelato alcune novità della nuova stagione: "Un ritorno intenso dopo una sfida vinta nella prima serie", come ha dichiarato Barbara Daniele, aiuto regia e casting. "Rispetto all'altra serie abbiamo approfondito il mondo emotivo dei personaggi, soprattutto la sfera sentimentale tra Salvo e Livia", ha spiegato Tavarelli. "Le gelosie, la difficoltà di stare lontani, la confusione di incontrare persone diverse sulla loro strada. Credo che questa seconda serie coniughi bene la trama gialla, sempre ricca di personaggi curiosi, la commedia e i sentimenti".
"A noi piace tanto lavorare su Montalbano, è faticoso ma produce gioia - ha invece argomentato Riondino - lavoriamo su personaggi scritti direttamente da un autore con il quale ci confrontiamo e raccontiamo in maniera dettagliata l'italiano, l'Italia, attraverso una Vigata che non esiste, ma che rappresenta il Sud Italia. Il giovane Montalbano ha un difetto di fabbrica - ha poi continuato l'attore protagonista - tutti sappiamo dove andrà a finire il racconto, cosa accadrò tra Salvo e Livia, ma il bello è depistare quel finale già conosciuto".
Francesca Demirgian
 
 

Rai Radiotelevisione Italiana
Anteprima de
Il Giovane Montalbano - Seconda stagione
Giovedì 10 settembre 2015 ore 21.00
Sala Sinopoli
Auditorium Parco della Musica | Roma

saranno presenti
il regista Gianluca Maria Tavarelli
il protagonista Michele Riondino
e l'autore Andrea Camilleri
RaiFiction - Palomar
 
 

RaiNews, 10.9.2015
Lo scrittore: "Queste emozioni mi fanno pesare gli anni" (Video)
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Torna su Rai1, da lunedì 14 settembre, l'attesissima nuova serie di film per la tv tratti dai racconti del Maestro Andrea Camilleri, con Michele Riondino nelle vesti del celebre Salvo Montalbano ancora agli inizi della sua carriera di commissario. All'Auditorium Parco della Musica di Roma la presentazione della serie con gli attori, il dg della Rai e lo scrittore Andrea Camilleri, visibilmente emozionato
 
 

RaiNews, 10.9.2015
Anteprima del Giovane Montalbano, Campo Dall'Orto: "Camilleri orgoglio della Rai nel mondo"
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All'Auditorium Parco della Musica di Roma è stato presentato, in anteprima, il primo episodio della seconda serie del Giovane Montalbano che verrà trasmessa su Rai Uno a partire da lunedi 14 settembre. Sul red carpet ha sfilato il cast al completo e il regista accompagnati da 16 commissari di polizia provenienti da tutta Italia. Una serata di festa per la Rai che con questo prequel ha quasi eguagliato i record di ascolti del Commissario Montalbano interpretato da Luca Zingaretti. "Un risultato che ci riempie di orgoglio" ha detto ai microfoni di Rainews24 il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall'Orto.
Roberta Rizzo
 
 

ORF TVthek, 10.9.2015
Andrea Camilleri: "Das Lächeln der Signorina"

Vor wenigen Tagen hat er seinen 90. Geburtstag gefeiert, aber ans aufhören denkt er nicht: Andrea Camilleri schreibt ein Buch nach dem anderen - sein jüngstes Werk trägt den Titel "Das Lächeln der Signorina". Die Krimis mit Commissario Montalbano stürmen regelmäßig die Bestsellerlisten, die Verfilmungen gehören zu den Fixpunkten im italienischen Fernsehen. Interviews gibt der Autor selten, zum Geburtstag hat er eine Ausnahme gemacht.
 
 

TG1, 11.9.2015
Rai1 Torna "Il giovane Montalbano"
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Proiezione in anteprima, all'Auditorium di Roma, della nuova serie de "Il giovane Montalbano", in onda su Raiuno a partire da lunedi 14 settembre.
Virginia Volpe
 
 

Rai.Tv, 11.9.2015

Il giovane Montalbano - Intervista a Beniamino Marcone
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Beniamimo Marcone torna a interpretare 'il piccolo ispettore' Fazio nella seconda stagione della serie "Il giovane Montalbano".

Il giovane Montalbano - Intervista a Sarah Felberbaum
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L'attrice Sarah Felberbaum torna a vestire i panni di Livia, la fidanzata di Montalbano, nella seconda stagione della serie di film per la tv tratti dai racconti del Maestro Andrea Camilleri, in onda da lunedì 14 settembre in prima serata su Rai1. Ai microfoni di Rai.tv, l'attrice racconta la complessità e la bellezza del suo personaggio.

Il giovane Montalbano - Intervista ad Alessio Vassallo
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Intervista all'attore Alessio Vassallo, che anche nella seconda stagione della serie "Il giovane Montalbano" è Mimì Augello, il vice del commissario Montalbano.
 
 

RagusaNews, 11.9.2015
Giovane Montalbano, VIDEO dietro le quinte a Donnalucata
L'Uomo che andava appresso ai funerali.

Scicli - Vi proponiamo un dietro le quinte del giovane Montalbano, e segnatamente della puntata che andrà in onda lunedì 14 settembre, l'Uomo che andava appresso ai funerali.


 
 

ANSA, 11.9.2015
Michele Riondino, giovane Montalbano verso altare con Livia più intimo e impulsivo
Su Rai1 dal 14 6 nuovi film per regia Tavarelli

Un commissario Montalbano "più intimo, impulsivo innamorato della su Livia, addirittura geloso tanto da dubitare della sua fedeltà" per questo arriva a un passo dalle nozze, partecipa anche al corso prematrimoniale, e con il suo vice Mimi' va a scegliere l'abito nuziale ma ha la stessa lucidità nel risolvere i casi più complicati.
Anche se a un certo punto per una serie di circostanze è pronto ad abbandonare Vigata per sempre, ha addirittura il biglietto in tasca dell'aereo per trasferirsi a Genova. Ma il pubblico dal Montalbano adulto sà già che il trasferimento non avverrà mai. Perche? Ci si metterà di mezzo la storia con la strage di Capaci e l'amore del commissario per la sua terra, la Sicilia. "Ma pensateci se, al contrario, avesse fatto tutte queste scelte oggi Salvo adulto che uomo sarebbe?" Insomma una sorta di Sliding Doors della giovinezza. Michele Riondino torna dal 14 settembre a vestire i panni del commissario più amato dal pubblico di Rai1 nella seconda stagione de "Il giovane Montalbano", una nuova serie di sei film per la tv tratta dai racconti del celebre autore di betseller conosciuto in tutto il mondo Andrea Camilleri (reduce dai festeggiamenti per i suoi 90 anni), che firma soggetto e sceneggiatura insieme a Francesco Bruni. Prodotto da Carlo degli Esposti, e Nora Barbieri con Max Gusperti è una cooproduzione Rai fiction-Palomar. Nel cast Sarah Felberbaum (Livia) Alessio Vassallo (Mimì Augello), Andrea Tidona (Carmine Fazio), Fabrizio Pizzuto (Agatino Catarella), Beniamino Marcone (Giuseppe Fazio). La regia è di Gianluca Maria Tavarelli. "Viene raccontata - spiega Riondino - l'Italia attraverso Vigata. Il successo di Montalbano all'estero è dovuto alla scrittura, a come è sttao strutturato il personaggio grazie a Camilleri, Vigata è l'Italia. Anche le indagini e i crimini sono l'espressione di una cultura italiana. Come prodotto, Il giovane Montalbano ha un difetto di fabbrica, essendo un prequel il pubblico conosce già tutto del commissario adulto ma questà è anche un'opportunità, il suo segreto è infatti nel depistare il colpo di scena che verrà. Le puntate potrebbero raccontare nulla di nuovo e invece ci fanno scoprire quello che lui sarebbe potuto diventare se avesse fatto quella scelta di vita. Il nostro compito è arricchire il background dei personaggi". Tavarelli aggiunge: "Abbiamo coniugato la trama gialla e un lato di commedia e approfondito la linea orizzontale, il mondo emotivo dei personaggi tra Montalbano e Livia che chiede maggiori attenzioni e garanzie. Si fanno sogni. Si fanno promesse. Promesse che non sempre si possono mantenere.Anche il rapporto con Augello cambia. La loro amicizia, fatta di affetto e forti contrasti, qui cresce e si approfondisce, e Mimì Augello potrà dare fondo a tutta la sua simpatia e ironia.Per il resto la serie amplifica ancora di più la grande ricchezza della precedente". Vassallo "fermo restando che femminaro nasco e femminaro resto, la vera coppia di fatto di questa serie è composta da Montalbano e Augello, la loro amicizia e forte, litigano, si appiccicano, poi fanno pace. Battute a parte tengo a sottolineare da siciliano cosa ha portato Montalbano al nostro territorio". Il direttore di Rai fiction Eleonora Andreatta fa notare: "Il primo giovane Montalbano è stata una scommessa vinta con l'ascolto più alto della stagione. E' l'unico caso di una serie che vive in due tempi diversi. Ciò è dovuto al personaggio uscito dalla penna di Camilleri. Il Montalbano giovane ha una trama emotiva ed etica che si va costruendo nel corso delle 6 puntate. Michele Riondino riesce a tenere i diversi registri di questa serie. La precedente è stata venduta in 52 paesi. La produzione ha fatto un lavoro straordinario". Degli Esposti da parte sua tiene a evidenziare: "Io vado molto orgoglioso del fatto che si sia costruita una squadra di attori giovani, i migliori in circolazione in Italia. Non cerchiamo le star ma gli attori giusti. Il prodotto è finito, fino agli ascolti, statemi vicino!". Lo sceneggiature Bruni ricorda: "Abbiamo avuto la fortuna di avere materiale nuovo scritto appositamente da Camilleri per la serie. Abbiamo altri 7 anni per riallacciarci al Montalbano attuale. Ci stiamo lavorando".
 
 

Cinespettacolo, 11.9.2015
Il giovane Montalbano
Michele Riondino torna su Rai1 dal 14 settembre con 6 nuovi episodi del commissario Montalbano

Ideare, produrre e realizzare fiction di qualità. In Italia spesso è un impresa titanica ma a volte il risultato è così bello da sfidare persino il suo modello di riferimento. E’ il caso de Il giovane Montalbano, l’attesissima nuova serie di 6 film per la tv tratti dai racconti di Andrea Camilleri che ha da poco festeggiato i suoi novant’anni e in onda da lunedì 14 settembre su RaiUno (L’uomo che andava appresso ai funerali è il titolo del primo appuntamento).
A vestire i panni del commissario più amato da pubblico e critica nella seconda stagione del prequel (la prima, venduta in 52 paesi, ha avuto il 26% di share con 7 milioni di spettatori) è ancora una volta il bravissimo Michele Riondino che fa sfoggio di una vasta gamma interpretativa e non sfigura al confronto del Montalbano adulto di Zingaretti.
Coproduzione Rai Fiction-Palomar, prodotta da Carlo Degli Esposti e Nora Barbieri con Max Gusberti, Il giovane Montalbano - diretto con ritmo e sensibilità da un Gianluca Maria Tavarelli che per le bellissime scene confidenziali e d’amore tra il protagonista e l’amata Livia (Sarah Felberbaum) torna alle atmosfere rarefatte di “Un amore”, la sua indimenticabile opera seconda cinematografica- regala allo spettatore finezze psicologiche e accenti dolenti che uniti alle consuete piste gialle compongono un riuscito mosaico di generi e sottotrame.
“Questa è una serie più complessa e matura rispetto alla precedente” dice il regista torinese “non solo perché ritroviamo un Montalbano più adulto ma perché tutti noi che l’abbiamo realizzata, abbiamo affrontato il lavoro in modo più libero e moderno tanto da rendere questa serie più ‘giovane’ della prima”.
Scritta da Francesco Bruni e Camilleri dai racconti dello scrittore siciliano (le raccolte sono “Morte in mare aperto ed altre indagini del giovane Montalbano”, “Capodanno in giallo” e “Un mese con Montalbano”), la seconda stagione del Montalbano pre Zingaretti si snoda lungo i sentieri di una familiarità, paesaggistica e comportamentale, che ha fatto la fortuna del personaggio e dei suoi comprimari.
L’amicizia col collega femminaro Mimì Augello (l’ottimo Alessio Vassallo), gli strafalcioni linguistici del fido Catarella (Fabrizio Pizzuto) e le intuizioni e i consigli dell’aiutante Fazio (Beniamino Marcone) diventato nel frattempo un vero e proprio braccio destro del suo capo; il tutto sullo sfondo dei meravigliosi scenari naturali siciliani (circa 140 ambienti diversi) che negli anni sono diventati meta di pellegrinaggio cultural-televisivo per molti spettatori.
“Se la prima serie era un romanzo di fondazione” continua Tavarelli “questa è una sorta di formazione umana in un percorso etico e sentimentale. Coi chiaroscuri della giovinezza e una struttura narrativa assai più complessa”.
Una serialità d’autore che mette in primo piano la linea orizzontale del racconto e il mondo emotivo dei personaggi senza ricorrere a inutili colpi bassi e a quella semplicità che spesso in tv fa rima con superficialità. “Interpretare Montalbano è faticoso, si lavora 11 ore per 6 giorni a settimana ma la gioia di essere protagonista di una serie così ben scritta fa superare ogni difficoltà rendendo unica l’esperienza” dice il trentacinquenne tarantino Michele Riondino, uno dei migliori attori italiani della sua generazione.
“Sono film che raccontano il nostro sistema culturale attraverso un paese inventato che si fa manifesto di tutto il sud. Una vera e propria rappresentazione teatrale per stereotipi che si fa universale”.
Anche Sarah Felberbaum è felice di aver dato accenti nuovi alla sua Livia. “Gli autori le hanno dato stavolta più forza e dignità. So che non è molto amata dal pubblico che la vede fredda e distante ma in realtà quello che emerge è la difficoltà di una donna alle prese con un amore a distanza”. Dopo l’appuntamento di lunedì prossimo sarà la volta di “La stanza numero due” (21 settembre), “Morte in mare aperto” (28 settembre), “La transazione” (5 ottobre), “Il ladro onesto" (12 ottobre) e “Un’albicocca” (19 ottobre). Da non perdere
Claudio Fontanini
 
 

Gazzetta dello Sport, 11.9.2015
"Il giovane Montalbano" vuole giustizia: "In tv come a Taranto"
L'attore Michele Riondino torna lunedì su Rai 1 con sei nuovi episodi diretti dal regista Gianluca Maria Tavarelli, soggetto di Francesco Bruni e ovviamente dello scrittore Andrea Camilleri, che come sempre ha seguito tutto il progetto

Basta parlare con lui cinque minuti per capire che del suo commissario ha anche il coraggio. Di dire sempre e comunque quello che pensa, di credere di poter cambiare le cose. Anche quando sono enormi, come l'Ilva di Taranto, la sua città. Michele Riondino, 36 anni, torna in tv il 14 settembre con la seconda stagione de Il Giovane Montalbano, sei episodi, ogni lunedì, nella prima serata di Rai 1, regia di Gianluca Maria Tavarelli, soggetto di Francesco Bruni e ovviamente Andrea Camilleri, che come sempre ha seguito tutto il progetto.
La prima stagione è stata un successo: ora stai più comodo nei panni del commissario?
Il timore che avevo tre anni fa l’ho superato, grazie a un lavoro fatto con passione e senza troppe reverenze verso il Montalbano di Zingaretti. Erano pronti a impallinarci, ma è andata bene. Siamo più forti e orgogliosi.
Cosa vedremo?
L’aspetto più intimo di Montalbano, la crescita dei rapporti con gli altri, a partire da Livia. Ci sarà anche un nuovo amore, quello per Stella. E depisteremo il pubblico mostrando quante volte il commissario è stato vicino a stravolgere tutto quello che sappiamo diverrà. Diciamo le "sliding doors" della sua vita. Camilleri mi ha aiutato tanto: Montalbano ha un carattere complesso, per un attore è magnifico interpretarlo, ma anche difficile. Di fatto però io e Zingaretti abbiamo suonato dalla stessa, magnifica, partitura.
Come Montalbano cerchi giustizia, anche nella tua Taranto.
Sono andato via a 18 anni, altrimenti sarei finito all’Ilva, visto che per il prepensionamento avevano offerto a mio padre, che ha lavorato lì per una vita, un posto per il figlio... Con il Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti chiediamo con forza la chiusura e non la bonifica di tutte le aree che continuano a inquinare e nuovi progetti per la città. Pochi mesi fa l'operaio Alessandro Morricella è morto in un altoforno che doveva essere chiuso. La magistratura l’ha fatto e il governo lo ha riaperto, sostituendo l'operaio. Voglio vedere che succede se capita un'altra tragedia.
Parliamo di serie tv. Sono cambiate, non ti sembra?
La rivoluzione nasce da quelle americane. Prendete Breaking Bad o The Knick, sono dure, mostrano la realtà. Poi se vogliono continuare a fare storie per un pubblico fermo al medioevo mediatico, allora becchiamoci ‘sti polpettoni. Montalbano è una mosca bianca, racconta storie e personaggi, non l’attualità. In Italia Gomorra, 1992 e Romanzo Criminale lo hanno fatto con coraggio.
In Rai non c’è nulla del genere...
Se le mandasse in onda sarebbe una gran cosa per la Rai stessa, altrimenti non avrà più motivo di esistere. Nell’era di Netflix e internet non può fossilizzarsi su vecchi modelli. Deve cambiare per forza.
Elisabetta Esposito
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 11.9.2015
Il giovane Montalbano 2, quattro buoni motivi per vederlo
Da lunedì 14 settembre andrà in onda su Rai 1 la seconda serie de il giovane Montalbano, la serie tratta dalle opere Camilleri che narra le vicende del commissario trentenne, andiamo a vedere perché ci piace e alcune anticipazioni

Da lunedì 14 andrà in onda su Rai 1 alle 21.20 la seconda serie de Il giovane Montalbano, la serie tratta dalle opere di Andrea Camilleri che narra le vicende del commissario trentenne. Il volto della versione giovane è quello di Michele Riondino, 36 anni, perfetto nei panni del commissario appena promosso e appena trasferito a Vigata, alle prese con la sua complicata e tormentata storia d'amore con Livia, interpretata da Sarah Felberbaum. Andiamo a vedere perché questa fiction ci convince e quali sono i motivi per i quali non dovete perderla.
[...]
Ilaria Perrone
 
 

Siciliainformazioni, 11.9.2015
Un saggio dedicato a Camilleri per i suoi 90 anni

La Sellerio ha un debito di riconoscenza nei confronti di Andrea Camilleri, difficile da saldare. Non solo per lo straordinario numero di romanzi venduti, ma soprattutto perché –non è un mistero-, dopo la scomparsa di Sciascia nell’ ’89, la più importante realtà editoriale siciliana – impostasi nel panorama nazionale con scelte coraggiose e di qualità – fu attraversata da una crisi difficile da fronteggiare in un paese poco incline alla lettura. Fu lo scrittore di Porto Empedocle, o se preferite di “Vigata”, a risollevarne le sorti e a rilanciarla. In grande stile. Nel ’92 Sellerio pubblicò “La stagione della caccia”, l’anno dopo “La bolla di componenda”, due romanzi “storici” che riscossero abbastanza credito di pubblico e di critica. Ma è nel ’94 che, con “La forma dell’acqua”, nasce la serie dei gialli del commissario Montalbano; una serie che avrebbe riscosso un’affermazione formidabile e che, contrariamente ai progetti di Camilleri stesso, si sarebbe dilungata in tantissimi titoli e per decenni sino ai nostri giorni.
Si comprende perciò come mai, in occasione del novantesimo compleanno dell’autore più letto d’Italia, la Sellerio abbia voluto omaggiarlo con un saggio, “Gran teatro Camilleri”, curato da Salvatore Silvano Nigro, che chiama a raccolta studiosi di varie discipline per esplorare le ragioni del suo successo. In “Gran teatro Camilleri” critici letterari, storici, linguisti, antropologi, italianisti, esperti di comunicazione provano a fornire una spiegazione del suo fenomeno letterario. Tra di essi (ma tutti sono autorevoli), per limitarci ad alcuni nomi, il linguista Tullio De Mauro, lo storico Giovanni De Luna, il critico Vittorio Spinazzola, il filosofo del linguaggio Franco Lo Piparo.
Il titolo del saggio è spiegato nella prefazione di Salvatore Silvano Nigro: ‹‹I suoi romanzi sono voce su carta, pura rappresentazione: “teatri” ai quali assicura realtà di scorci, e sonorità…››. Ed è un titolo che certamente non dispiace a Camilleri, che per lungo tempo è stato, prima di diventare un autore di best seller, uomo di teatro.
Quello di Camilleri è davvero un caso letterario singolare e stupefacente, per i motivi che emergono nell’interessante saggio e sui quali nel tempo si continuerà a dibattere.
Camilleri è uno scrittore di rara popolarità e nello stesso tempo di rilievo estetico; il che non è frequente nel mondo delle lettere. Pochi scrittori hanno conquistato un diffuso consenso di pubblico garantendo qualità di scrittura e contenuti null’affatto superficiali.
Lo scrittore siciliano ha inventato una lingua nell’impasto tra il dialetto siciliano e l’italiano, così accattivante da imporsi in tutta la penisola e, quando felicemente tradotta, oltre i confini nazionali.
I romanzi di Camilleri variano dai gialli di Montalbano a quelli “storici” che ricostruiscono vicende del passato dai risvolti sociali pregni di sfumature e di significati: i primi hanno come principale punto di riferimento Simenon e quel genere poliziesco che fa leva più che sull’intrigo e sulla suspense sulla vivida sensibilità dei personaggi e sul variegato campionario umano della provincia; i secondi si riallacciano, con uno stile molto personale, al “romanzo-saggio” di Leonardo Sciascia. Ma sia i gialli che i romanzi “storici” sono ravvivati da sapiente umorismo e non di rado da scoppiettante comicità.
Protagonista sempre nella sterminata produzione di Camilleri è la Sicilia, col suo paesaggio solare, selvatico e ammaliante, di cui il vegliardo scrittore (novantenne ma con la lucidità di un quarantenne) è assurto a impareggiabile testimonial.
Aspettiamo l’occasione del suo secolo di vita e i tantissimi romanzi che nel frattempo scriverà per comprendere meglio i segreti del fascino letterario di Camilleri.
Antonino Cangemi
 
 

Il Granchio, 11.9.2015
Fabiano analizza le opere di Camilleri in un incontro in provincia di Grosseto
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Rai Ufficio Stampa, 12.9.2015
Rai1: Io e la Rai
Documentario sul Maestro
13/09/2015 - 17:35

Domenica 13 settembre alle 17.35, Rai1 trasmetterà, in prima visione, il documentario "Andrea Camilleri, io e la Rai" per la regia di Alessandra Mortelliti. Il Maestro vent’anni fa ha raggiunto la fama creando "Il Commissario Montalbano", ma prima e per oltre mezzo secolo ha lavorato in Rai svolgendo altre funzioni. Verranno ripercorsi insieme a lui i tanti ruoli che ha svolto nella televisione di Stato, da delegato alla produzione a regista e addetto alla censura.
 
 

Repubblica Tv, 12.9.2015
Il giovane Montalbano, seconda stagione: i primi sette minuti

"L'uomo che andava appresso ai funerali" è l'episodio che apre la seconda stagione della serie "Il giovane Montalbano", tratta dai racconti di Andrea Camilleri. Il commissario è interpretato da Michele Riondino, la regia è di Gianluca Maria Tavarelli. Un funerale e un omicidio danno l'avvio alla storia, di cui vi proponiamo i primi sette minuti
 
 

Repubblica Tv, 12.9.2015
Riondino: "Vi spiazzeremo raccontando il passato di Montalbano"

L'attore protagonista della serie "Il giovane Montalbano", in prima serata su RaiUno da lunedì 14 settembre, racconta come è diventato il personaggio di Andrea Camilleri: "Ho avuto la fortuna di parlare con chi lo ha creato. Montalbano un personaggio fortemente politico e un archetipo dell'uomo del sud"
Anna Lupini
 
 

La Repubblica, 12.9.2015
Riondino: "Così il giovane Montalbano sfiorò le nozze"
L'attore: "All'inizio avevo paura ma ho parlato con Camilleri e mi ha dato tanti spunti con i suoi racconti"
"Il commissario non è misogino, ma fragile: quello con Livia è anche il rapporto con la madre"

Roma. Cosa sarebbe successo se Montalbano avesse sposato Livia? Nella nuova serie del Giovane Montalbano di Gianluca Maria Tavarelli, da lunedì su RaiUno, scopriamo che c'è andato molto vicino. Frequenta il corso prematrimoniale, compra il vestito, è pronto a trasferirsi a Genova ma il destino scrive un altro finale. Quel pomeriggio di maggio del 1992 sull'autostrada A29 a pochi chilometri da Palermo, nei pressi di Capaci, viene ucciso Giovanni Falcone con la moglie Francesca Morvillo e la scorta. Vigata sembra una città fantasma, Montalbano entra in commissariato: stanno guardando tutti la tv, con le lacrime agli occhi. Chiama Livia (Sarah Felberbaum): le nozze sono rimandate. In realtà non si celebreranno più. Michele Riondino è Montalbano prima di Zingaretti, riccio, barbuto e geloso, gelosissimo.
Ha avuto timore di avvicinarsi al ruolo?
"Quando abbiamo girato la prima stagione, tre anni fa, temevo che i fan di Montalbano ci avrebbero picchiato. Il lavoro che abbiamo fatto ci ha reso molto forti, il pubblico ci ha seguito".
Com'è oggi Montalbano?
"Scopriamo il personaggio dal punto di vista più umano, privato, attraverso il rapporto con Livia e un'altra donna".
Si lascia sedurre, non si assume responsabilità, non trova che sia un po' misogino?
"No, la sua non è misoginia, è fragilità. Il fascino di cui è portatore involontario è un tratto dell'uomo del Sud. La tecnica di Montalbano è quella del lupo solitario, del "vichingo morto"".
Scusi che tattica è?
"La definizione non è mia, me lo disse una ragazza: non fare niente e stare al gioco. Livia rappresenta l'universo femminile, nel legame con lei c'è la mancanza del rapporto di Salvo con la madre. Davanti a Livia emerge il suo lato infantile".
Com'è stato l'incontro con Camilleri?
"Mi ha convinto a accettare, avevo molta paura. Ci siamo fatti belle chiacchierate, mi ha parlato del personaggio, i suoi racconti mi hanno ispirato ".
Fa teatro, cinema, tv, combatte per la sua città, Taranto. Saviano l'ha definita "un talento del Sud".
"Mi ha lusingato, lo stimo. Il legame con la mia terra è fondamentale. La coscienza civica deve muoversi, Taranto è bellissima nonostante i veleni, dopo l'isola di San Pietro c'è un delfinario, a due miglia dal porto. La natura ci può salvare, non bisogna puntare solo sulla grande industria".
Che farà?
"Oggi ho il privilegio di scegliere, ho iniziato con Vicari, sono amico di Mordini, l'uomo Bellocchio è ancora più affascinante del grande regista, ho lavorato con Martone. Vorrei rincontrare Marco Risi. Ho imparato tanto. Scelgo la qualità. Porterò in scena Euridice e Orfeo di Valeria Parrella che ha riscritto il mito di Orfeo e Euridice".
Silvia Fumarola
 
 

Giornale di Sicilia, 12.9.2015
Palermitano doc, commissario in tv: Alessio Vassallo torna alla corte di Montalbano

Palermo. Si è fatto ricrescere i baffetti e ha sfoderato ancora una volta il fascino dell'imperterrito seduttore che porta scompiglio tra le donne di Vigata. Alessio Vassallo torna a vestire i panni del vice commissario Mimì Augello nella seconda serie de “Il giovane Montalbano”. L'attore palermitano, classe 1983, sarà il coprotagonista, insieme a Michele Riondino, della fiction targata Raiuno e diretta da Gianluca Tavarelli.
Sei nuove puntate in prima serata, a partire da lunedì 14 settembre, tratte dal romanzo di Andrea Camilleri – che il 6 settembre ha festeggiato i suoi 90 anni insieme al cast - “Morte in mare aperto e altre indagini del giovane Montalbano”, edito da Sellerio. Dopo la prima serie che ha raccontato un Montalbano giovane, andata in onda nel 2012 con un boom di ascolti, ritornano le vicende del commissario più amato d'Italia e del suo vice, impegnati a sciogliere il bandolo della matassa in appassionanti misteri tra le strade di Vigata, paesino dell'entroterra siculo nato dalla penna del maestro Camilleri.
Oltre a Riondino e Vassallo nel cast anche Sarah Federbaum, Andrea Tidona e Beniamino Marcore.
Ma cosa succederà? “I rapporti tra Mimì Augello e Salvo Montalbano si consolideranno – anticipa Alessio Vassallo – fino a quando il commissario farà una scelta molto drastica, quella di lasciare Vigata. Mimì prenderà così il suo posto. Ma se sul versante professionale sarà molto contento, sul piano emotivo si sentirà piuttosto preoccupato. Riuscirà a reggere una responsabilità così grande? E Montalbano tornerà in paese? Vedremo un Augello nuovo, completamente diverso”.
Alessio Vassallo, dopo aver conseguito il diploma all'Accademia di arte drammatica “Silvio D'Amico”, ha recitato per teatro, cinema e tv. In uscita la serie per la tv “Lontana da me” con Mirko Trovato e Clara Alonso, che lo vedrà tra i protagonisti. Sul grande schermo, invece, sarà nel cast di “Romanzo siciliano”, con Fabrizio Bentivoglio e Claudia Pandolfi.
 
 

Palermo24h, 12.9.2015
Alessio Vassallo ci racconta “Il Giovane Montalbano”
L’attore palermitano torna a vestire i panni del vice commissario Mimì Augello nella seconda serie de “Il giovane Montalbano”, da lunedì su Rai1. Lo abbiamo incontrato.

Da lunedì 14 settembre ti rivedremo nei panni di Mimì Augello, celebre vice del commissario Montalbano: com’è stato tornare a interpretare un ruolo ormai così celebre?
Sempre emozionante. Qualche sera fa ho assistito col resto del cast alla proiezione della prima puntata, che voi vedrete lunedì sera e, a sorpresa, si è presentato anche il maestro Camilleri, è stato davvero emozionante poter riguardare il lavoro fatto e per di più insieme a lui. Rivedere la prima puntata della seconda stagione è stato emozionante anche perché è emersa in modo molto chiaro l’evoluzione dei personaggi dei quali, rispetto alla prima serie, si mettono più in mostra i rapporti interpersonali, come per esempio l’amicizia fra Augello e Montalbano. Vedremo, però, in questa seconda stagione un Augello diverso: sempre “femminaro”, per quello non c’è niente da fare, ma più umano, addirittura commovente in alcuni momenti, tutti aspetti che emergeranno in seguito alla messa in crisi del rapporto con Montalbano e ad alcune scelte professionali difficili. Augello avrà anche responsabilità lavorative molto importanti perché forse, chi lo sa, Montalbano deciderà di allontanarsi e lasciare il commissariato in mano a Mimì.
È cambiato qualcosa, in questa seconda stagione, nel tuo modo di interpretare Mimì rispetto a come avevi affrontato questo ruolo in occasione dell’esordio della serie nel 2012?
Assolutamente sì, anche inconsapevolmente. Sono passati tre anni da quando la prima stagione de “Il giovane Montalbano” è stata girata e noi componenti del cast siamo tutti maturati e questa maturità l’abbiamo messa in scena, ce l’ha fatto notare in primis il regista, Gianluca Tavarelli, che ne è rimasto molto contento. Siamo stati tutti anche meno impauriti rispetto a quando, un po’ in sordina, avevamo iniziato a girare la prima serie, consapevoli dell’eredità che avevamo alle spalle; per questa seconda serie abbiamo tutti tirato fuori più tranquillità, aiutati anche da una scrittura orizzontale molto forte che è uscita dalle solite descrizioni per puntare molto di più sui rapporti interpersonali dei personaggi: è così che ho potuto dare altri e diversi colori al Mimì Augello di questa seconda serie, divertendomi moltissimo.
Il successo di una serie come quella di Montalbano è di certo legato anche ai paesaggi mozzafiato della Sicilia: com’è, dopo il tuo trasferimento a Roma, tornare a recitare nei tuoi luoghi di appartenenza?
Io sono originario di Palermo ed è grazie a “Il giovane Montalbano” che ho scoperto la bellissima zona del ragusano, dove viene girata la serie. Mi sono subito reso conto di quanto, sia “Il giovane Montalbano” sia la serie che ci ha preceduti, abbiano dato a questi luoghi della Sicilia, una sorta di motore che ha fatto ripartire quelle zone, incentivandone il turismo e creando anche posti di lavoro. Il perosnaggio di Montalbano ha creato dei veri e propri mattoni in Sicilia e questa è la risposta, secondo me, a tutti i tagli alla cultura operati dalle amministrazioni locali e nazionali. Montalbano è un prodotto che ha portato indubbiamente sviluppo, non è seguito solo qui in Italia ma, cosa che mi ha stupito molto, è parecchio seguito anche all’estero…e non solo da italiani emigrati, ma anche da cittadini stranieri che si sono innamorati della serie e che sono stati felici di poter scoprire la Sicilia, è un prodotto venduto in ben 52 Paesi. Finalmente una Sicilia non stereotipata, una Sicilia non da “fiction spara-tutto”.
Com’è il tuo rapporto col maestro Camilleri? E, soprattutto, cosa pensi di quest’uomo, dei suoi personaggi e delle sue storie?
Il mio rapporto con Camilleri è sempre di grande ammirazione, tra l’altro le occasioni in cui ci siamo incontrati sono state tutte bellissime; ricordo ancora con emozione un episodio legato alla prima serie de “Il giovane Montalbano”: dopo undici giorni ininterrotti di riprese lui, a sopresa, è venuto a trovarci e ha voluto vedere una scena, recitare davanti al maestro è stato qualcosa di surreale. L’ho rivisto anche alla serata dedicata ai suoi 90 anni, è stato davvero commovente vederlo e sentirlo, malgrado l’età devo dire che è persino più moderno di me, ha uno spirito vivo e sorprendente. Tutti noi del cast ci siamo resi conto di quanto sia unica e irripetibile un’esperienza come quella de “Il giovane Montalbano”, qualcosa che rimarrà nella storia. Non è la “fiction”, è proprio un’altra cosa.
Saresti disposto a confermare il tuo impegno e la tua presenza nel progetto de “Il giovane Montalbano” qualora questo dovesse proseguire per diversi anni ancora?
Assolutamente sì. Penso che il personaggio di Montalbano sia principalmente legato alla figura di Camilleri, mi rendo conto che, come tutte le cose, è destinato a finire, ma io non posso che augurarmi di farne sempre parte perché si tratta di un’esperienza davvero unica, che va oltre la serie televisiva; farne parte ha fatto bene a tutto il cast coinvolto, Montalbano è una serie che fa bene, sia a chi lo fa che a chi lo vede. Quello che mi è piaciuto di più è, torno a dirlo, la scrittura orizzontale della sceneggiatura, che ha permesso di sviluppare di più le dinamiche interpersonali dei personaggi, a differenza di quanto visto in passato con il Montalbano classico diretto da Alberto Sironi, nel quale le relazioni tra i personaggi sono più legate alle dinamiche dell’indagine di ogni puntata.
Puoi dirci qualcosa dei tuoi progetti futuri?
A gennaio uscirà un’altra serie televisiva alla quale ho preso parte e girata nell’isola siracusana di Ortigia, “Romanzo siciliano”, con Claudia Pandolfi, Fabrizio Bentivoglio e Filippo Nigro, dove io interpreto il mio primo cattivo in assoluto, un ruolo che mi è davvero piaciuto moltissimo.
Silvia Buffa
 
 

Blasting News, 12.9.2015
Anticipazioni Il giovane Montalbano, trame al 14/09 su Rai 1: Salvo perde l'amata?
Salvo e Livia vanno a vivere assieme, la donna riceve però un'interessante offerta di lavoro: ecco le anticipazioni de Il giovane Montalbano 2.

Le anticipazioni del palinsesto Rai ci svelano che lunedì sera andrà in onda la nuova stagione de Il giovane Montalbano 2. La fiction è tratta dalla saga dei romanzi dello scrittore Andrea Camilleri e racconta la storia del commissario Montalbano quand'era ancora un ragazzo ed ebbe le sue primissime esperienze lavorative. Vedremo che il giovane Montalbano e Livia, la sua compagna, saranno sempre più uniti e lei deciderà anche di trasferirsi a Vigata, il paese del nostro commissario, per poter stare insieme all'uomo che ama. Salvo, ovviamente, ne sarà estremamente felice e farà il possibile per far funzionare il rapporto. Livia invece, dopo il trasloco, sarà strana e taciturna. La donna si rifiuterà anche di rispondere al telefono ed un giorno addirittura si assenterà da Vigata.
Salvo, quindi, comincerà a credere che la sua amata non lo ami più e che si sia innamorata di un altro uomo per cui deciderà di parlarle. La donna alla fine ammetterà di aver conosciuto un professore quando era a Palermo e che questi le avrebbe fatto un'offerta lavorativa strabiliante ovvero quella di essere la direttrice di uno studio di architetti a Toronto. Salvo ci rimarrà un pò male in quanto sa che potrebbe perdere per sempre la sua amata Livia . Quest’ultima invece sarà molto insicura sul da farsi.
[…]
 
 

svt Play, 12.9.2015
Kommissarie Montalbano
Säsong 10 - Avsnitt 1: Il sorriso di Angelica 1 h 51 min

Fyra fristående fall för den sicilianske, matälskande maffiabekämparen. Del 1 av 4: Il sorriso di Angelica. En serie rån drabbar staden Vigatas elitskikt. Ett av offren är Angelica, en ung och vacker bankchef, vars charm Montalbano har svårt att värja sig mot. Samtidigt drivs utredningen vidare och det visar sig snart att rånen bara är en täckmantel för någonting mycket större. I rollerna: Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Margareth Made m.fl.
Kan ses till mån 9 nov (57 dagar kvar)
 
 

Rai 1, 13.9.2015
Andrea Camilleri, Io e la Rai
In onda: 17:35
 
 

Pezzi da 90 Estate, 13.9.2015
Andrea Camilleri, il cantastorie
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Andrea Camilleri: 90 anni e non sentirli

Andrea Camilleri si definisce un cantastorie ed ha ragione, staremmo per ore ad ascoltarlo mentre racconta aneddoti e ricordi della sua lunga carriera e della sua vita. Il papà di Montalbano ha lavorato a lungo alla Rai e in teatro. Negli anni ’60 fu uno dei maggiori artefici del successo dei leggendari sceneggiati televisivi come il Commissario Maigret o il Tenente Sheridan… è lì – dice – che ho imparato tutto, da maestri come Simenon, da colleghi come Diego Fabbri scrittore e sceneggiatore di Maigret.
Con ironia e dolcezza Camilleri si racconta e si lascia raccontare, diventa a sua volta personaggio, nelle affettuose imitazioni di Fiorello.Camilleri ci svela le sue passioni e quelle di Montalbano, la buona tavola, le automobili, ma soprattutto l’umanità…
Che volto dare a Montalbano? gli chiedono a un certo punto e lui non lo può dire… non lo sa…come si fa a dare un volto a un personaggio che nasce sulla pagina scritta? Sarà una sorpresa per tutti, per Camilleri e persino per Luca Zingaretti, come è lo stesso Zingaretti a confessare.
Insomma, non possiamo racchiudere un personaggio così grande in questi pochi minuti, ma scoprire qualcosa di lui, e farci venire ancora più voglia di conoscerlo e di dirgli grazie! si’.
Angela Zamparelli

Musiche
Killing Jar (Siouxsie and the Banshees)
Sono innocente (Vasco Rossi)
You Can’t Hurry Love (Phil Collins)
Queen Of Peace (Florence & The Machine)
Can’t Feel My Face (The Weeknd)
Lovely Head (Goldfrapp)

Documenti sonori - Interventi di raccordo di Nicoletta Simeone
Franca Valeri, L’intervistatrice, Gran Varietà – Radio2
Andrea Camilleri ospite di Chiamate Roma 3131 con Enrica Bonaccorti, 1998 – Radio2
Fiorello imita Camilleri, Viva Radio2 – Radio2 - 2006
Lillo e Greg, Le avventure del vecchio Montalbano , 610 – Radio2 - 2013
Luca Zingaretti intervistato da Riccardo Pandolfi, La tv che balla, Radio2 - 2003
Gino Cervi e Andreina Pagnani, dialogo dallo sceneggiato “Le inchieste Commissario Maigret” – Rai, 1966
 
 

Il Foglio, 13.9.2015
Novant'anni di successi e ironia
Camilleri, il siciliano che s'inventò un'altra Sicilia
Una macchina di sogni come Fellini, un creatore di mondi come Guareschi, ma solo, selvaggio e parente a nessuno dei grandi dell’Isola: non si richiama né a Pirandello né a Sciascia, né a Brancati. Il teatro oltre a radio e cinema

Saranno dieci anni che Andrea Camilleri ne fa novanta. E’ sempre festa intorno a lui. E senza aspettare mai la cifra tonda. Lo si celebra, infatti – e giustamente – a prescindere.
Come si troverà sempre una pagina culturale dedicata all’eterno suicidio di Cesare Pavese – o agli aneddoti di Dino Buzzati in via Solferino, o ai misteri della morte di Pier Paolo Pasolini – così non mancherà mai un inserto, uno speciale, un approfondimento di exultate sulla giovinezza del vecchio Camilleri. Adesso che Camilleri queste benedette candeline le ha spente anche per l’anagrafe un altolà, però – nella solennità – s’impone.
Troppu traficu pi nenti, direbbe lui con William Shakespeare. E un basta, per favore basta, bisogna notificarlo ai soloni coi candelabri in mano: il neo direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, tratta Camilleri a reti unificate e così risulta peggio della buonanima di Enzo Siciliano quando metteva l’inaugurazione della Scala di Milano in prima serata. E’ giusto fare TeleVigata, personalmente non aspetto altro, ma coi modi proprio del consumo popolare: dateci Catarella, non il Te Deum.
Troppu traficu pi nenti, appunto. E un altro basta bisogna notificarlo al già detto: e si sa che Andrea fuma, che è spassoso e beve assai (non beve vino, però, dalla strage di Portella della Ginestra).
Troppu è ’u traficu. Dal tabaccaio, spiritoso com’è, reclama il vizio ma scansa tutti i pacchetti con sopra scritto “danneggia il feto”, “provoca il cancro ai polmoni”, “è dannoso per i denti e per le gengive”. Ebbene, lui li rifiuta tutti – fa segno di no anche a quello con la dicitura “blocca la crescita” – e dice: “Mi dia il pacchetto che fa invecchiare la pelle!”. Il suo brio è spontaneo, non è costruito e il sublime mai detto lo ha risolto Rosario Fiorello con puro lampo di genio. Ne imita la voce e dice: “Fonderò un social network che si chiama smokebook”.
E’ bellissima la voce di Andrea Camilleri. E’ già una messa in scena. Inconfondibile, potente, avvolgente, in ogni voluta di fumo – perché, appunto, Camilleri fuma – lui apre il sipario su una storia irresistibile perché la virtù vera di questo meraviglioso vecchio è di essere generoso di fabula come ogni nonno. Leggenda vuole che abbia già scritto il capitolo ultimo dei Montalbano, quello in cui il commissario, come nelle regole semplici e chiare del mondo, vive, agisce, gioisce, patisce e poi muore. Leggenda vuole che sia stato già consegnato a Elvira Sellerio e che uscirà – cento anni di salute abbia ancora Camilleri – quando il suo autore non ci sarà più. “Un modo per andarcene insieme”.
E’ – dicevo – bellissima la voce di Andrea Camilleri. Nel mentre che schiaccia olive, conta e racconta le belle e meravigliose cose di ogni tempo. Egli è racconto per gemmazione spontanea. Entra ed esce dal cartiglio creato da se stesso, e in quel suo sciorinare e sciogliere grovigli – dove è demiurgo – ne diventa parte, un tutt’uno con la narrazione a far da comparsa, antagonista, protagonista e servo di scena all’occorrenza, fino a fare le veci di un cuoco assai bizzarro che sa pescare tra aglio, peperoncino, cipolla di Giarratana e aceto per ravvivare un’insalata tutta di caratteri, colori e costruzioni semplici e così scongiurare la rottura dell’altro frutto ovoidale, il cabbasiso, e cioè quello che il Mortillaro – autorevole dizionario siciliano – definisce “picciol tubero” la rottura del quale, oltre “la voce dinotante ammirazione”, è letale.
Traficu poco ce ne vuole in questa matematica applicata qual è la scena altrimenti è giornata persa nell’affanno del ricrearsi a dare storie sopra storie. Come l’acqua sa correre lungo le contrade vive e fertili così le pagine di Camilleri, perfino quando sono unte d’arancino, vanno a nutrire la fantasia dei lettori a cui il bisogno di evasione detta una sola beata dittatura: il passatempo.
Troppu è ’u traficu ma tutto è il padre di Montalbano fuorché uno che si prenda sul serio rispetto alle pagine eterne della Letteratura con la maiuscola. Non è, insomma, un padre delle patrie lettere. Gli s’inventa da solo, ogni volta, il libro. E pure tutta quella Sicilia è frutto di un’invenzione. Agli scogli del Quinto viale, a Plaja Grande, c’è Angelo Russo, l’attore che interpreta Catarella, sta per i fatti suoi con la canna da pesca in mano e il passante rapito dal tramonto dell’Irminio quasi non riesce a decifrare il salto tra arte e imitazione della stessa arte volendo proprio chiedergli: “Scusi, Catarella, come sta il commissario?”. E così è con Roberto Nobile, a Donnafugata, l’eroico reporter di TeleVigata negli sceneggiati di Carlo Degli Esposti: finissimo anche nella scrittura, Nobile suscita quel sentimento proprio della passione civile tanto è aderente e vero nel ruolo che poi va a interpretare. Per non dire dell’immenso Marcello Perracchio, medico legale nei Montalba, genio della recitazione e antico interprete di Camilleri anche a teatro. E’ uno che dice mincia in luogo di minchia. Perracchio ha la declinazione attoriale iblea.
Facile gli viene ’u traficu a Camilleri offrendo canovacci già belli e pronti nel via vai del quotidiano e lui, piuttosto, è una macchina di sogni come lo fu Federico Fellini o un inventore di mondi come lo fu – e uguale è lo spropositato successo di mercato – Giovannino Guareschi.
A dispetto dei Roberto Saviano – di cui, oltre il marketing ruffiano, non resterà nulla – Camilleri resterà. A differenza di un Carlo Cassola, di cui non è rimasto nulla (ma che pure vendeva tantissimo), Camilleri rimarrà. A differenza di un Alberto Moravia – di cui sono rimaste le sopracciglia – Camilleri ci sarà per tanto tempo ancora. E se vale l’eredità materiale, e tale è quello che si scorge nella provincia di Ragusa – dove la telegenia ha eletto definitivamente a Scicli, a Ibla, a Donnalucata e a Sampieri e perfino a Punta Secca, la mappa di una Camillerandia – ciò che per un tavolo ai Deux Magots si risolve per Jean-Paul Sartre, ciò che per la tabacalera di Lisbona si decifra per Pessoa, per Camilleri, nel frattempo trasfigurato anche nei Topolino, tutta quella Vigata di cui è cantore s’incarna anche in un modello di sviluppo nel mare grande del sottosviluppo meridionale al punto che i turisti vi arrivano tra i carrubi per respirarne non la mitologia ma la sostanza di un’isola nell’isola.
Come Fellini del quale dura ancora oggi il suo universo di “Amarcord”, Camilleri durerà. Come Guareschi del quale sosta intatto nel sentimento del pubblico il suo “Mondo piccolo”, Camilleri sarà ancora stazione di posta dell’immaginario per le platee future. E come Mario Puzo – per citare un altro fabbro della narrazione a noi contemporanea – il cui presepe di personaggi è sempre vivo, foriero di linguaggi e modelli, di Camilleri, con Vigata, resterà di certo l’intero suo personale feudo letterario fatto di semplicità artigianale e di una lingua tutta inventata dilagata dappertutto oltre il canone del pittoresco e del televisionese.
Il suo siciliano, infatti – come la sua Sicilia – non esiste. E’ puro grammelot a uso di messa in scena. E come nell’opera dei Pupi la Durlindana, la celeberrima spada di Orlando, diventa Trullintana, così i “cabbasisi” di cui sopra – nell’epica di “Montalbano, sono” – mutuano i più impegnativi “cugghiuna” laddove, si noti, il plurale termina sempre con la vocale “a”, retaggio di un latinismo proprio dei verba generalia (non sunt impiccicatoria). Esempio: le “ossa” che giammai diventano “ossi”.
Andrea Camilleri, come l’inimitabile Settimana enigmistica, vanta un’infinità d’imitazioni e varie sottomarche ma si ritrova a essere unico e per sempre unico. E dunque – come la Targa Florio – è un unico campione, popolare e chic al contempo. Come l’Amaro Averna, è unico goccio di godurioso e robusto graspo. Come il cioccolato di Bonaiuto, quello di Modica, Camilleri è unico di vizio e ghiottoneria perché Camilleri, insomma, è l’unico possessore di quella lingua di cui lui è contemporaneamente grammatica, sintassi, morfologia, ortofonia, costruendosi l’originalità di unico immenso feudo – il suo – nella terra larga e grande della letteratura siciliana dove è solo, selvaggio e parente a nessuno.
A dispetto degli alberi genealogici, in quella letteratura di Sicilia che dall’Ottocento in poi coincide con la letteratura d’Italia, il Camilleri alle cui fronde in tanti arrivano per goderne i successi, è radice a se stesso.
S’è fatto da sé e non c’entra né Luigi Pirandello e neppure Federico de Roberto. S’è fatto da sé e difficilmente questo signore alto, con gli occhiali, capello lungo sulla nuca, può farsi scatola di luoghi comuni altrui. Quando Camilleri è solo il signor Camilleri e ha pubblicato due soli titoli – “Il corso delle cose” e “Un filo di fumo” – ha un’unica cornice intorno: gli alunni della “Silvio D’Amico”. Sono ancora da venire i tenutari dei candelabri – i mammasantissima custodi dell’opinione pubblica – quelli che oggi gli fanno luce per cavarne il chiarore. Il successo è qualcosa che riguarda altri. Non lui.
S’è fatto da sé ed è il febbraio del 1985, a Roma. I ragazzi dell’accademia di teatro sono a cena. Con loro c’è il maestro, Camilleri, appunto, che mangia e beve assecondando – buon per lui – la corpulenta sostanza di spensieratezza di tutta la compagnia. Squilla il telefono, Peppe Dipasquale va a rispondere ed è Leonardo Sciascia che parla: “Mi passa per favore Camilleri?”. Peppe è emozionato, chiama il maestro, aspetta che finisca la telefonata e gli domanda: “Che vuole da te?”. La risposta di Camilleri: “Sciascia è uno che mi vuole bene”.
Radice a se stesso, Camilleri non sconfina nel feudo del maestro di Racalmuto, non dunque in quello del Caos, non in Vitaliano Brancati, non in Elio Vittorini, non in Ercole Patti, non in Antonio Aniante, e non in Gesualdo Bufalino che pure – come Camilleri – si adopera nella fabbrica della lingua. E se vale l’aneddotica – e minchia, se vale – si conta e si racconta della pazientissima disperazione di un mito della letteratura con la maiuscola, ovvero Vincenzo Consolo, ammutolito ma impazzito per via dell’ingombrante pietra d’inciampo chiamata Camilleri.
Grande ma acido, l’autore de “Il sorriso dell’ignoto marinaio”, amava pensarsi assiso sul trono de “il più grande scrittore vivente”. Già si vedeva celebrato ma manco il tempo di vedere morire Sciascia e dunque succedergli che gli arriva da Comiso, Bufalino. Manco il tempo di accompagnare al camposanto Gesualdo e presentarsi all’avvicendamento ed ecco che, d’improvviso, sbucava da chissà dove Camilleri. Su quella sedia tanto ambita andava a posare le terga un autore senza particolari quarti di nobiltà – anzi, un produttore, quasi un attrezzista della Rai Tv – lo stratosferico successo di vendite de “Il ladro di merendine”, poi, andava ad aggiungere un “il più venduto”, apportando così, e non solo a Consolo, un sovrappiù di bile anche all’acidità di stomaco di tanti venerandi. Quelli cui mancano sempre i diciannove soldi per fare una lira una di successo commerciale.
Radice a se stesso, Camilleri – autore del catalogo Sellerio – incontra il genio luciferino di Maurizio Costanzo e qui bisogna riconoscere l’efficacia di una trovata propria dello show: “Comprate questo libro”, dice Costanzo mostrando dagli schermi di Canale 5 la copertina del “Ladro”, “se poi vi delude delusi vi torno indietro i soldi”. Fu un trionfo. Con Costanzo benemerito più di qualunque recensore, più di qualunque critico letterario, fosse pure un De Sanctis o un Benedetto Croce redivivo.
Radice a se stesso, Camilleri, come fatto economico, è stato una specie di Fiat e però senza i contributi del governo. E siccome non di palloccole si parla ma di pagine in serie industriale, capiterà tra qualche tempo – forse vi si adopererà un genio qual è Andrea Parasiliti, storico del libro – di capire il fenomeno Camilleri attraverso le regole dell’economia e del commercio. Un vero e proprio flusso di vendite generate, agli inizi del fenomeno, dal nord-est – dal Veneto, sempre attento all’innesto meridionale – e non certo dalla sua Sicilia. E senza Montalbano a far da esca. “Il birraio di Preston”, uno dei suoi romanzi storici, passa da 0 a 7.000 copie in una settimana. Un trionfo, un vero e proprio caso per raccontare un mutamento di costume.
Troppu traficu. Camilleri, oltre al fenomeno letterario qual è, si sente cadere addosso il carisma da divo che muove le masse. Se ne accorge il giorno in cui gli viene recapitata la prima traduzione in gaelico, lingua adatta assai agli aedi e ai rapsodi, e subito dopo quella in giapponese, con Camilleri che non riesce a capacitarsi su come guardare lo stampato – se giù o se su rispetto alla pagine, se di lato – non avendo idea di come decifrare gli ideogrammi. Il mondo diventa la sua platea e ha avuto la conferma nella festa di qualche giorno fa, a via Asiago, una cerimonia in forma di assembramento di popolo o di sagra, un’adunata organizzata da Carlo Degli Esposti e non dalla Rai, dove per dirgli buon compleanno s’è presentato tutto il suo pubblico, eleggendolo a nonno più che vate ma ebbe ad accorgersene a maggior ragione quando un giorno, a casa, gli si presentarono davanti due signori, educatissimi, convinti di trascinarlo in un’operazione forse inusuale in ambito letterario ma richiesta assai presso i supermercati: fare il testimonial della Coca-Cola. Dice di no. Disse di no, pare, anche a Barilla e fa tenerezza perciò trovare nei supermercati siciliani la confezioni di peperoni “Montalbano”. Camilleri, in fondo, è come il Cacao Meravigliao. Un marchio, una garanzia. Pura materia dell’immaginario.
Radice a se stesso, Camilleri si fa forte della non-ambizione culturale. Con Edoardo Sanguineti, padre di tre figli maschi, lui che è genitore di tre figlie femmine – Betta, Mariolina e Andreina – giocava a combinare il matrimonio, come a voler comporre le nozze tra la critica e la letteratura. Grazie a Dio, non se ne fece nulla. Non ha appunto l’ambizione di competere nei feudi di altri, non scimmiotta generi e l’unica eredità che prepara, più che di marketing – propria dei fenomeni da bestseller – è materiale. I mille rivoli del suo inchiostro, infatti, arrivano in altri mondi più che nell’unico libro dell’immobile letteratura. E perciò la radio, la televisione, il cinema e il teatro. Il Camilleri più stupefacente è in quest’ultimo ambito e ne ho ben cognizione per aver goduto da vicino, grazie a Dipasquale, il laboratorio di vere e proprie macchine sceniche quali “La concessione del telefono”, “Il birraio”, “La tempesta” (da Shakespeare) e poi ancora la “Camilleriade”, un allestimento al Teatro Valle, una coproduzione con lo Stabile di Catania, una festa teatrale a inviti, l’unica occasione per me di stringergli la mano ma ahimè mancata per via della maschera di sala che, incurante del fatto che fossi parte in causa, non volle saperne di farmi entrare.
Radice a se stesso, Camilleri ha la chiave di una Sicilia tutta sua, l’unica Sicilia che si può esportare nel mondo. Rispetto ai rabbiosi lupucuvi, i lupi cupi della memoria, lui è l’unico ad avere elaborato il lutto per la scomparsa della Sicilia che fu. E’ gioioso, infatti, non indugia in malinconie e senza perciò il gallismo del Don Giovanni in Sicilia sfodera un erotismo più panico che onanistico; senza il dogma della retorica mette a carte quarantotto i dogmi del politicamente corretto svelando che sì, il commissario Montalbano, l’uomo sbrigativo e deciso della legge, altri non è che suo padre.
Camilleri – radice a se stesso in letteratura – nella vita ha radice in quel genitore che forse, ancora oggi, fa da contrappeso al tempo corrente dove lui stesso, travolto dalle incombenze di un idolo del sorriso, ha pur dovuto correre incontro a costo di lisciare il pelo dal verso giusto. Un pelo di certo a lui assai intimo – quello della sinistra, quello del partito egemone della cultura – e su cui io, personalmente, in tutti questi anni del suo successo tante gliene ho detto e fatte tante da volerle adesso rendicontare tra le minchiate ingenerose cui s’incappa per il gusto di cicalare contro i dante causa dello Status quo. Uno spiritaccio così, mi dicevo, non poteva abbassarsi ai girotondi e visto che saranno dieci anni che ne fa Novanta, forse quando furono Ottanta, giusto su questo giornale, preparai la voce del Dizionario degli italiani illustri e meschini che a rileggerla, oggi, un po’ mi diverte e un po’ mi fa sentire scemo immaginando che lui si diverta confermando tutta la scemenza dell’esercitazione ideologica in luogo di un riconoscimento.
Un morto in mezzo alla casa, però, ho da levarlo. Un pasticcio tra me e lui di cui vorrei, oggi, risolvere il grumo. Fu nel 1994, o giù di lì, e mi avventurai in un pezzo su Il Giornale dove, a proposito di Porto Empedocle, in una vicenda di politica giusto in questioni paesane, ebbi a raccogliere un racconto su un supposto disgusto antropologico di Camilleri verso Antonio D’Onofrio che, chissà perché, doveva trovarsi nell’agrigentino. Raccolsi il racconto e ci misi il carico trascinando nella polemica la moglie. Fatto è che non c’entrava lei e non c’entrava lui. C’entrava solo la foga del pretesto in siffatto testo: l’eterna guerra civile tra gli italiani di serie A e quelli di serie B. Ebbene, provo oggi a chiedere scusa a lei e scusa a lui.
Alto, impomatato, col capello impomatato lungo da dietro – a volte con foulard e col profumo – Camilleri è un siciliano che non ha mai trascurato la fisicità. E’ il 1985 ed è insegnante presso la Silvio D’Amico, l’autorevole Scuola d’arte drammatica dove tanto mi sarebbe piaciuto andare a studiare e dove non andai per conclamata incapacità, confermata da una semplice osservazione di mio padre: “Ma dopo lo sai cosa potrai andare a fare? La pubblicità ai formaggini”.
Eccolo, Camilleri alla Silvio D’Amico. E’ corpulento. Gli piace, per sua fortuna, mangiare e bere. Oggi è arrivato a novant’anni. S’è bevuto un oceano di tutto (non però il vino). E’ spiritoso. Fuma. Fuma assai. Non fa traficu, ed è tutto.
Pietrangelo Buttafuoco
 
 

MeridioNews, 13.9.2015
Alessio Vassallo, il giovane Mimì Augello
«Con Montalbano ho riscoperto la mia terra»

Cultura e spettacoli – Da domani torna su Raiuno la fiction che racconta le vicissitudini del giovane commissario di Vigata, nato dalla penna di Camilleri. L'attore palermitano racconta a MeridioNews il rapporto con il suo personaggio, il segreto del successo della serie targata Raiuno, la sua "ricetta" per lo sviluppo della Sicilia e i progetti in cantiere

«Oggi sono innamorato del ragusano, ma Palermo è la mia città. Vedere in un tale stato di abbandono un luogo al quale sono così legato è straziante». Alessio Vassallo, classe 1983, è un palermitano doc, in giro per l’Italia con la sua terra nel cuore. «Basterebbe investire un po' sulla cultura per fare economia» dice a MeridioNews l’attore che tornerà a vestire i panni del celebre vice commissario Mimì Augello nella seconda serie de "Il giovane Montalbano".
«Mimì mi somiglia nell'ingenuità - spiega -: guardiamo entrambi al mondo con gli occhi di un bambino. Abbiamo un buon rapporto nonostante sia molto distante da me. Certo, ci metto del mio, ma lui è un corteggiatore d'altri tempi, di quelli che ti aprono lo sportello dell'auto».
Sei puntate in prima serata in onda a partire da domani per la fiction targata Raiuno e diretta da Gianluca Tavarelli. Dopo il boom di ascolti del 2012, ritornano sul piccolo schermo le vicende del commissario più amato d’Italia e del suo vice, fascinoso e ammaliatore. «In questa seconda serie - racconta Vassallo - alcune cose cambieranno: nascerà una forte amicizia con Montalbano e, anche se la linea della commedia resterà invariata, il mio personaggio sarà cresciuto e alcuni temi verranno affrontati in modo più umano. Però, la fissazione per le donne non gliela leva nessuno».
Alla vigilia del primo episodio il giovane attore racconta le sue impressioni su una Sicilia che ha molto da dire. «Vivo a Roma da quasi 12 anni, ma a Palermo c'è la mia famiglia e in Sicilia torno spesso per lavoro - spiega -. Ho girato la regione più adesso, per via delle riprese, che quando abitavo qui. Ho riscoperto una terra e un popolo ricchissimi». E la cultura per Vassallo può essere una risorsa, anche in termini economici. «Abbiamo festeggiato tutti insieme il 90esimo compleanno di Camilleri, noi e i ragazzi di Montalbano “classico” - dice -. Cesare Bocci, l'alter ego adulto di Mimì, mi diceva che quando hanno iniziato a lavorare il territorio era completamente diverso. Adesso c'è un porto mentre loro ricordano la palude, ad esempio. La cultura, in questo caso una produzione tv, ha portato benessere».
Grazie agli scorci e alle avventure che Montalbano porta sullo schermo, l'immagine della Sicilia è stata apprezzata dal pubblico italiano ed estero. «Siamo tutti stanchi di vedere sparatorie e degrado – dice ancora Vassallo -. Montalbano rappresenta un’Isola diversa e non stereotipata, un Sud che il mondo apprezza e che desidera conoscere di persona per tornarci. Ricevo lusinghe per questa terra attraverso i messaggi di cittadini francesi, tedeschi o inglesi che dopo essere stati in Sicilia desiderano ringraziare la produzione per questo spot magnifico che è la serie».
Certo c’è ancora molto da fare. «Ho girato la regione in occasione di alcuni festival - ammette - e mi sono reso conto di quanta risposta di pubblico ci sia. Le piazze e i luoghi si riempiono di gente che ha fame di cultura, una fame sedata da organizzatori e operatori che fanno i salti mortali perché le istituzioni contribuiscono solo con pochi euro. Gli eventi, le occasioni e le attività culturali portano lavoro, turismo, crescita sociale ed economia».
E nel futuro? Tra i progetti in cantiere un’esperienza all’estero e una scuola per attori da realizzare proprio in Sicilia. «Sto studiando recitazione in inglese - dice - e vorrei passare del tempo fuori dall'Italia, come arricchimento personale. Mi piacerebbe anche, in futuro, costruire in Sicilia qualcosa di concreto che resti. Penso a un gruppo di artisti che danno vita a una scuola di recitazione ed arti, a una squadra che progetti e programmi. Penso a una sede condivisa con operatori culturali e dello spettacolo che sia un posto in cui crescere, condividere e far partire qualcosa da giù».
Eugenia Nicolosi
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 13.9.2015
Mario Incudine stasera canta con la sua band le "Canzoni scordate" ovvero brani della tradizione dimenticati o affidati alle voci "non intonate" di carrettieri e barbieri

[...]
Un progetto, dunque, che restituisce vitalità alla lingua siciliana, scrostandola di ogni abusata patina oleografica.
«È proprio quello che ci sta insegnando Camilleri – aggiunge Incudine – Un nuovo modo di interpretare la poetica siciliana ma, nel mio caso musicale, adoperando la metrica della tradizione dei cuntastorie .
[...]
Gigi Razete
 
 

Il Fatto Quotidiano, 14.9.2015
Il giovane Montalbano, al via su RaiUno la seconda stagione. Michele Riondino: “Camilleri per me è un amico, un confidente, un maestro”
“Abbiamo approfondito il mondo emotivo dei personaggi e la sfera sentimentale tra Salvo e Livia - spiega il regista Gianluca Maria Tavarelli - il loro è adesso un rapporto più maturo, ricco e complesso dove però emergono la difficoltà di stare lontani e il rischio di incontrare persone diverse sulla propria strada"

Montalbano lascerà Vigata per sempre, tradirà e poi sposerà Livia e si trasferirà con lei a Genova. Potrebbe accadere tutto questo nella seconda stagione de Il giovane Montalbano, coproduzione Rai Fiction-Palomar al via lunedì 14 settembre in prima serata su Rai1, e sono soltanto alcune delle cose non andate in porto per molti e molteplici impedimenti del destino, l’ultimo, proprio quando il giovane Salvo sta per lasciare la Sicilia per la Liguria, un’esplosione sull’Autostrada A29, vicino Capaci: è il 23 maggio 1992.
La prima stagione de Il giovane Montalbano, stravista e venduta in 52 paesi inclusi Francia, Stati Uniti e Giappone, partiva dal 1990, dallo sbocciare della storia d’amore con l’eterna fidanzata Livia, dai rapporti con il padre e dal ricordo dei biondi capelli della madre, l’unico che conserva da quando lei l’ha lasciato che era solo un bambino. La seconda stagione va avanti per due anni e anche qui a dar vita e passione al giovane Salvo ritroviamo Michele Riondino: “Il giovane Montalbano vive sulle spalle di un peccato originale, quello di aver invaso il campo del Montalbano tradizionale – spiega il protagonista a FQ Magazine – per cui spettatori e fan possono aver storto il naso, ma noi di questo peccato originale abbiamo fatto una possibilità. Certo non possiamo permetterci grossi colpi di scena perché sappiamo tutti dove andremo a finire e cosa farà o diventerà Montalbano, ma possiamo depotenziare questi colpi di scena e anche la conoscenza del personaggio: in queste 6 puntate si verificheranno degli eventi che se fossero andati in porto avrebbero modificato definitivamente il corso della storia del commissario”.
Sullo sfondo, sempre l’Italia vera: “Il giovane Montalbano è un prodotto che racconta in maniera dettagliata e anche volutamente stereotipata l’Italia attraverso Vigata, una città che non esiste ma che rappresenta quel sud d’Italia che a sua volta è il sud d’Europa – risponde Riondino – e che va raccontata con certi stereotipi che sono poi quelli che ne sanciscono il successo all’estero. Anche le indagini e i crimini sono espressione di una tipica cultura italiana e della cultura del giallo italiano, come quello degli anni settanta legato a Sciascia”.
L’attore tarantino ha lavorato fianco a fianco con il maestro Andrea Camilleri, 90 anni appena compiuti e un altro romanzo su Montalbano annunciato: “Per un attore avere la possibilità di lavorare su un personaggio come Montalbano, con un carattere dalle mille sfumature che vive un film di sette ore è già un privilegio, se poi aggiungiamo la possibilità di parlare con il proprio autore, cosa molto pirandelliana, l’esperienza diventa straordinaria. Camilleri per me è un amico, un confidente e un insegnante”.
Sei film, perché di film e non di sole puntate si tratta, ispirati come la serie madre, ai racconti di Camilleri che cura anche soggetto e sceneggiatura della serie assieme a Francesco Bruni, concedendo cioè il suo nullaosta a quel “lavoro godurioso di invenzione e di ricerca di indizi sul passato di Montalbano nei romanzi classici” dice Bruni. “Abbiamo approfondito il mondo emotivo dei personaggi e la sfera sentimentale tra Salvo e Livia – spiega poi il regista Gianluca Maria
Tavarelli – il loro è adesso un rapporto più maturo, ricco e complesso dove però emergono la difficoltà di stare lontani e il rischio di incontrare persone diverse sulla propria strada, e siamo riusciti a dare a questa seconda serie una ricchezza e un’importanza da film d’amore che però si coniuga perfettamente con la ricca trama gialla di Camilleri e con una componente di commedia più sviluppata”.
Si comincia con L’uomo che andava appresso ai funerali, tratto dall’omonimo racconto contenuto nella raccolta Un mese con Montalbano pubblicata nel 1998 ma anche da Doppia Indagine che troviamo nell’antologia Morte in mare aperto ed altre indagini del giovane Montalbano uscita l’anno scorso: racconta di un tipo strano quanto il suo nome, Pasqualino Cutufà, un cinquantino che da quando un incidente sul lavoro gli ha messo fuori uso una gamba impedendogli di continuare a travagliare in cantiere, si fa tutti i funerali di Vigata, finché non muore sparato, inspiegabilmente, pure lui. Al suo omicidio è legata la scomparsa della moglie del suo ex datore di lavoro. Le indagini si intrecciano poi con i problemi di gelosia di Salvo nei confronti di Livia che a quanto pare gli rifila le prime bugie tanto da fargli sospettare un tradimento, ma pure con l’incontro con Stella, un direttore di banca che farà girare la testa al giovane e passionale Salvo. Seguiranno poi La stanza numero due, Morte in mare aperto, La transazione, Il ladro onesto e Un’albicocca. Ad interpretare Livia è sempre Sarah Felberbaum e a completare il cast ci sono ancora Alessio Vassallo nel ruolo del giovane ma già grande esperto del mondo femminile Mimì Augello, Andrea Tidona (Carmine Fazio), Beniamino Marcone (Giuseppe Fazio), Fabrizio Pizzuto (Catarella).
Patrizia Simonetti
 
 

Fidelity, 14.9.2015
Riondino parla a Blogo del suo personaggio, dei suoi pregi e difetti
Michele Riondino ha detto che ha accettato il ruolo grazie al suo incontro con Camilleri. L'autore infatti ha dato all'attore tanti spunti con i suoi racconti. Le nuove puntate di Montalbano in onda da stasera, lunedì su Rai 1

Roma. Nella nuova serie del Giovane Montalbano, pare che il commissario sia andato proprio vicino alle nozze con Livia, la storica fidanzata. Infatti, le nuove puntate mostrano un Montalbano che frequenta addirittura il corso prematrimoniale, compra il vestito ed è pronto a trasferirsi a Genova. Il destino però scrive un altro finale e proprio quel pomeriggio di maggio del 1992 sull’autostrada A29 viiene ucciso Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e la scorta nei pressi di Capaci, in provincia di Palermo.
Da quel momento Vigata sembra una città fantasma e mentre Montalbano entra in commissariato tutti guardano la tv con le lacrime agli occhi. Il commissario così chiama Livia e rimanda le nozze che, in verità, non saranno mai celebrate. In un’intervista di Bolgo Riondino ha risposto così alla domanda se ha avuto timore di avvicinarsi al ruolo. Ecco le parole di Riondino: “Quando abbiamo girato la prima stagione, tre anni fa, temevo che i fan di Montalbano ci avrebbero picchiato. Il lavoro che abbiamo fatto ci ha reso molto forti, il pubblico ci ha seguito. Oggi scopriamo il personaggio dal punto di vista più umano, privato, attraverso il rapporto con Livia e un’altra donna”.
Riondino aggiunge, sul fatto che il personaggio si lascia sedurre e non si assume responsabilità, che è una persona fragile. Il fascino di Montalbano è dato dal fatto che è un uomo del Sud. Riondino spieg che Montalbano è un lupo solitario e che Livia rappresenta l’universo femminile: infatti, nel legame con lei c’è la mancanza del rapporto di Salvo con la madre.
Riondino ha voluto ribadire che Camilleri lo ha convinto ad accettare questo ruolo e che lui aveva molta paura. Durante il loro incontro hanno chiaccherato e i suoi racconti hanno dato all’attore l’ispirazione per calarsi nel personaggio. Saviano ha definito Riondino “un talento del Sud”, parole che per l’attore sono state molto gratificanti. E l’attore ha detto:”Mi ha lusingato, lo stimo. Il legame con la mia terra è fondamentale. La coscienza civica deve muoversi, Taranto è bellissima nonostante i veleni, dopo l’isola di San Pietro c’è un delfinario, a due miglia dal porto. La natura ci può salvare, non bisogna puntare solo sulla grande industria”.
In futuro l’attore porterà in scena Euridice e Orfeo di Valeria Parrella che ha riscritto il mito di Orfeo e Euridice.
Giacoma Chimenti
 
 

TvBlog, 14.9.2015
Il giovane Montalbano, Beniamino Marcone a Blogo: "Giuseppe Fazio mostrerà il suo lato più sincero in questa serie"
Cliccare qui per il video
L'intervista di Blogo all'attore romano.

Beniamino Marcone è uno dei protagonisti della seconda stagione de Il giovane Montalbano, il prequel de Il Commissario Montalbano che andrà in onda su Rai 1, in prima serata, a partire da lunedì 14 settembre 2015 con il primo episodio intitolato L'uomo che andava appresso ai funerali.
Beniamino Marcone interpreta il ruolo di Giuseppe Fazio, il figlio di Carmine Fazio, l'ispettore che, durante la prima serie, ha aiutato il giovane Montalbano ad inserirsi nel nuovo commissariato. In questa serie, Giuseppe prenderà il posto del padre Carmine, diventando, di fatto, il nuovo braccio destro di Salvo Montalbano.
Come per tutti gli altri personaggi, anche Giuseppe Fazio verrà approfondito dal punto di vista personale, oltre che professionale: nell'episodio Morte in mare aperto, infatti, il giovane Fazio si innamorerà di Anita Lodato, interpretata da Giusy Buscemi.
Beniamino Marcone ha concesso un'intervista a noi di Blogo in occasione della conferenza stampa di presentazione della seconda serie della fiction. Con l'attore 33enne, oltre che di Montalbano, abbiamo parlato anche della sua carriera professionale in senso ampio, ricordando anche I Cesaroni, l'altra serie che gli ha dato ulteriore popolarità.
Queste sono le dichiarazioni principali rilasciate da Beniamino Marcone:
"Giuseppe Fazio diventerà il braccio destro di Montalbano, la persona su cui lui può contare per risolvere i casi in una Vigata ricca di personaggi strani e particolari come Camilleri ci ha abituati. A volte sarà un po' troppo sicuro di sé, a volte sarà un po' ingenuo ma avrà sempre voglia di mettersi in gioco. La novità e la ricchezza di questa serie è che si andrà più a fondo sul lato personale dei personaggi che noi siamo abituati a vedere solamente come l'ispettore di polizia o come il vice-commissario. Fazio mostrerà il suo lato più sincero in questa serie. Mi sono preparato a Montalbano, ascoltando molte registrazioni in siciliano e facendo un bel viaggio in Sicilia. Andare lì sul posto è la chiave per prepararsi al meglio per un personaggio."
Nel video a disposizione, troverete altre dichiarazioni dell'attore romano.
Fabio Morasca
 
 

TvBlog, 14.9.2015
Il giovane Montalbano, Fabrizio Pizzuto a Blogo: "Sono un po' Agatino Catarella anche nella vita!"
Cliccare qui per il video
L'intervista di Blogo all'attore e comico siciliano.

Nel cast della seconda edizione de Il giovane Montalbano, il prequel de Il Commissario Montalbano giunto alla seconda edizione che andrà in onda in prima serata su Rai 1 a partire da questa sera, lunedì 14 settembre 2015, con il primo episodio intitolato L'uomo che andava appresso ai funerali, troviamo anche Fabrizio Pizzuto.
L'attore e comico nato a Palermo nel 1964 ha lavorato sia per la televisione che per il cinema. In tv, oltre che ne Il giovane Montalbano, l'abbiamo visto anche in Squadra Antimafia 3 - Palermo Oggi e nel documentario Scacco al re - La cattura di Provenzano; al cinema, invece, Pizzuto ha lavorato con Leonardo Pieraccioni, nei film Il principe e il pirata, Ti amo in tutte le lingue del mondo e Il paradiso all'improvviso, e con Giuseppe Tornatore nel kolossal Baaria.
Tornando a Il giovane Montalbano, Pizzuto veste i panni di Agatino Catarella, il goffo e stralunato centralinista del commissariato di Vigata che, nella serie principale con Luca Zingaretti protagonista, è interpretato da Angelo Russo.
Intervistato da Blogo in occasione della conferenza stampa di presentazione della fiction, Fabrizio Pizzuto ha svelato qualche dettaglio in più riguardante il suo personaggio.
Queste sono state le dichiarazioni principali rilasciate da Fabrizio Pizzuto:
"Vedremo un Catarella più tenero, più intimo, parlerà del suo passato difficile, visto che è stato picchiato quand'era piccolino, è stato preso in giro, senza famiglia... Ci sarà anche dell'altro, quindi... Questo personaggio mi si calza addosso, sono un po' Catarella anche nella vita, questo personaggio è perfetto per me. Sono una persona troppo buona e anche io faccio dei gran casini nella mia vita! Il segreto del successo di questa serie è la Sicilia che viene fuori, la poesia della Sicilia... "
Nel video a disposizione, troverete altre dichiarazioni dell'attore e comico siciliano.
Fabio Morasca
 
 

Scisciano Notizie, 14.9.2015
Il Giovane Montalbano e Braccialetti Rossi per Andrea Tidona

Andrea Tidona va a tutta fiction tra il giovane Montalbano e sul set della nuova serie di Braccialetti Rossi!
Infatti figura nel cast delle nuove puntate della fiction Il Giovane Montalbano, in onda su Rai 1. Nel frattempo sta girando la nuova serie di Braccialetti Rossi, una delle fiction Rai più amate.
Andrea, com'e' andata sul set?
E' andata benissimo! Grande gruppo, grande simpatia, grande professionalità. Ritrovarsi è stato molto bello, anche se non posso nascondere un velo di malinconia trasmessomi dal mio personaggio andato in pensione nella prima serie, e che quindi ha un'attività necessariamente ridotta. In compenso mi sono goduto la mia bella terra, rimanendo a lungo nella mia casa nelle campagne di Modica e quindi, comunque, vicino al set e ai miei compagni di lavoro.
Quando rivedremo invece gli attesi Braccialetti Rossi?
Come al solito, a meno di imprevisti fra fine Febbraio e i primi di Marzo.
Qual è il segreto del successo di queste due fiction così seguite?
Il segreto in entrambe le fiction, pur se estremamente lontane fra loro come genere, è la qualità degli elementi che le compongono. Nessun successo è decretato da un unico elemento. In entrambi casi, i vari elementi ( testi, attori, ambientazione, musica, regia ecc.) combinano in modo semplicemente fantastico.
[...]
Erika Sito
 
 

L'Huffington Post, 14.9.2015
Montalbano, 5 analogie e differenze fra il "vecchio" commissario di Luca Zingaretti e il "giovane" di Michele Riondino

È il personaggio simbolo, il più rappresentativo e ostentato, della fiction Rai. È il commissario Montalbano, protagonista dai due volti. Uno, il più famoso, è quello di Luca Zingaretti che dal 1999 dà la maschera a quest’uomo di cervello e intuito, abile nel cogliere dettagli, sfumature e anomalie nei casi che si consumano a Vigata.
Il secondo volto è di Michele Riondino, protagonista de “Il giovane Montalbano”, fortunatissimo prequel de “Il commissario Montalbano”, la cui seconda stagione è al via da lunedì 14 settembre alle 21:10 su Rai1. I due personaggi sono coerenti tra una fiction e l’altra, ma hanno spigolature caratteriali che li caratterizzano.
Abbiamo tracciato analogie e differenze tra i due Montalbano, consapevoli che la penna di Andrea Camilleri in entrambi casi ha delineato personaggi di assoluto rilievo.
Livia e le altre donne
Come è ben chiaro a milioni di spettatori, il commissario Montalbano non è immune al fascino femminile, anche se è ben lontano dai livelli del suo amico e collega Mimì Augello. Per il personaggio incarnato da Riondino e Zingaretti esiste solamente Livia, storica fidanzata con la quale vive una lunga e faticosa storia d’amore a distanza tra Vigata e Genova.
Nella seconda stagione de “Il giovane Montalbano” verrà spiegato il motivo di questa relazione così sofferta. Di chi è la colpa? Di un anno come il 1992, di un matrimonio che non s’ha da fare e di sentimenti che sono in grado di resistere più o meno bene alle intemperie della vita.
Gli stereotipi e la Sicilia
Michele Riondino ha affermato che il successo di Montalbano, in special modo all’estero, è garantito dagli stereotipi. Affermazione più che condivisibile su molti punti, soprattutto per quanto riguarda le belle donne, le prelibatezze culinarie e i paesaggi mozzafiato offerti dalla Sicilia.
Le due fiction sul Commissario Montalbano riescono però ad andare oltre: evidenziano brillantemente ambiguità e contraddizioni dei siciliani, ne mostrano con acume la generosità, le passioni e la logica. Gli stereotipi nell’opera di Camilleri esistono per essere riconosciuti e superati.
La forza delle parole
Chi ha letto i libri con protagonista il commissario Montalbano sarà rimasto impressionato, sin dalle prime pagine, dall’incisività e dalla ricchezza espressiva dei suoi dialoghi. Le due fiction hanno mantenuto intatto il valore di quegli scambi fulminanti di battute.
Sul piccolo schermo gli attori fanno parlare i loro personaggi con una cura e una vivacità senza pari, evidenziandone tutte le caratteristiche emotive con parole e silenzi mai banali. In tal senso emerge ben chiara l’esperienza teatrale di Camilleri.
La squadra di Montalbano
Un protagonista iconico come il commissario Montalbano deve ai suoi comprimari (Mimì Augello, l’ispettore Fazio, il dottor Pasquano e il mitico Agatino Catarella) molto di più di quanto quest’ultimi debbano a lui. Fatta questa premessa, è indubbio che il successo della fiction sia stato garantito negli anni dalle relazioni, sempre giocate sul filo dell’ironia, tra Montalbano e questi personaggi.
Ne “Il giovane Montalbano” si punta maggiormente sullo scavo psicologico ed emotivo rispetto alla serie originale. Lo dimostra l’attenzione per Livia, qui interpretata da Sarah Felberbaum, vera co-protagonista della seconda stagione.
Ma chi è Montalbano?
La risposta è difficile. Semplicemente si potrebbe dire che è il commissario di Vigata, un uomo molto efficiente sul lavoro, capace di sbrigliare matasse complicate grazie al suo intuito e alla sua logica schiacciante. Nelle due fiction ci troviamo di fronte però a due uomini di spessore, perfettamente compatibili, ma con qualche aspetto caratteriale più sfumato o accentuato in base alle situazioni.
Il Montalbano di Riondino è più impulsivo, più soggetto alle passioni (nella seconda stagione occhio alla gelosia per Livia!), meno disposto al compromesso; il Montalbano di Zingaretti è invece più oculato, più comprensivo e umano, molto attento al peso delle relazioni umane, con una bussola morale che lo conduce sempre a destinazione.
Alessandro Buttitta
 
 

LaNostraTv, 14.9.2015
Il giovane Montalbano, anticipazioni 21 settembre: le paure di Livia
Anticipazioni Il giovane Montalbano, fervono i preparativi

Proseguono le indagini de Il giovane Montalbano, la fiction diretta da Gianluca Maria Tavarelli che, nel corso di sei puntate inedite, racconta i primi anni della carriera di Salvo Montalbano, il personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri e le cui vicende sono note in ben 52 Paesi. Il giovane Montalbano (Michele Riondino), oltre a riprendere le sue indagini nell’assolata Vigata, ha sorpreso il suo affezionato pubblico con una novità, come hanno rivelato le anticipazioni della prima puntata: Salvo ha chiesto a Livia (Sarah Felderbaum) di sposarlo e lei ha accettato. Cosa accadrà adesso? Ci sarà questo matrimonio? Sembrerebbe proprio di sì, stando alle anticipazioni della seconda puntata de Il giovane Montalbano, che andrà in onda lunedì 21 settembre in prima serata su Rai 1 e che si intitola La stanza numero due. I preparativi fervono al Commissariato di Vigata: Salvo, come ogni futuro sposo, è stato incastrato da Don Luigi (Franco Sciacca) nel canonico corso prematrimoniale, mentre il simpatico Catarella (Fabrizio Pizzuto) si improvvisa sarto e comincia a ricamare un pregevole corredo per Montalbano. Anche lo sciupaffemmine Mimì Augello (Alessio Vassallo) risente dell’atmosfera di festa e diventa sorprendentemente gentile con il commissario Montalbano.
Il giovane Montalbano e l’incendio misterioso
Ma non solo di fiori d’arancio, confetti e bomboniere si vive a Vigata e, così, nella seconda puntata de Il giovane Montalbano un nuovo intricato caso interrompe l’idilliaca attesa prenuziale. Le nuove anticipazioni rivelano che accade qualcosa che potrebbe far saltare il matrimonio. Durante una romantica passeggiata serale in riva al mare, Salvo e Livia assistono all’incendio dell’Albergo Panorama. Il commissario cerca di dare subito il suo aiuto e, nell’attesa che arrivino i pompieri, sfida pure le fiamme, quando il proprietario dell’albergo gli dice che un cliente è rimasto bloccato all’interno di una camera. Purtroppo, però, nonostante il suo intervento, Il giovane Montalbano non riesce a salvare il povero ospite dell’albergo. Tutto questo lascia Livia molto turbata perchè, per la prima volta, si rende conto dei pericoli che Salvo corre ogni giorno con il suo lavoro. Montalbano, tuttavia, riesce a rassicurarla dicendole che starà sempre attento e sarà prudente, pur facendo con scrupolo il suo lavoro.
La tranquillità è tornata, quindi, e i preparativi vanno avanti come vanno avanti i preparativi per il trasloco di Livia a Vigata, che avverrà dopo il sì. E l’incendio? Le anticipazioni de Il giovane Montalbano rivelano che ha avuto una matrice dolosa e che si è trattato di un vero e proprio attentato con un obiettivo ben preciso…
Patrizia Gariffo
 
 

TG1, 14.9.2015
Il giovane Montalbano. Michele Riondino ospite del Tg1.
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Su Rai Uno da lunedì 14 settembre la seconda serie del "Giovane Montalbano", basata sui racconti di Andrea Camilleri.
 
 

TvBlog, 14.9.2015
Il giovane Montalbano ringiovanisce il Commissario non solo nel titolo: promossi ritmo e cast
Il giovane Montalbano permette all'universo di Camilleri di avere un ritmo diverso rispetto alla versione più famosa della fiction di Raiuno, grazie ad un maggiore uso della commedia ed ad un cast perfetto

Il Commissario Montalbano è un successo di pubblico tra i più clamorosi della tv italiana. Riesce, ad ogni episodio, ad ottenere milioni di telespettatori. E' anche vero, però, che la storica fiction di Raiuno rispetta i canoni che piacciono al pubblico più anziano della rete, con una trama classica, un ritmo non troppo sostenuto ed un cast facilmente riconoscibile.
La missione de Il giovane Montalbano, quindi, è quella di avvicinare all'universo creato da Andrea Camilleri anche un pubblico più giovane, che magari non conosce benissimo il Commissario di Vigata ma che vuole seguire un buon poliziesco, forte del successo che lo precede.
Per farlo, il prequel di Raiuno si prende delle libertà che la serie originale non si prende: da qui, la decisione di virare più alla commedia la seconda stagione della fiction che, però, non rinnega la natura del lavoro svolto dallo scrittore siciliano. Per intenderci, virare alla commedia, nel caso de Il giovane Montalbano, non significa inserire gag alla rinfusa, battute a doppio senso e sketch di dubbio gusto. Significa, piuttosto, dare al protagonista ed agli altri personaggi maggiore spazio per ironizzare su sè stessi e sul proprio lavoro, alleggerendo l'indagine dell'episodio.
Una maggiore ironia che rispecchia lo spirito giovane del prequel, ed anche un'incoscienza che non si potrebbe mai avere ne Il Commissario Montalbano: una scena con Catarella (Fabrizio Pizzuto) colpito dalla bellezza di una donna giunta in Commissariato sulle note della colonna sonora de "Il tempo delle mele", per quanto possa sembrare un'eresia agli occhi dei "puristi" di Montalbano, è tanto audace quanto sorprendente.
Ed è questo che deve fare Il giovane Montalbano: trovare una propria strada da seguire, senza scimmiottare la serie originale o imitarla troppo nello stile e nei toni. Così come il cast è giovane (e molto bravo, guidato da un eccellente Michele Riondino), anche il linguaggio deve esserlo, e le contaminazioni tra giallo e commedia rinverdiscono un format che, altrimenti, sarebbe stato realizzato solo per sfruttare una produzione di successo.
Così, invece, Il giovane Montalbano si distacca dal Montalbano Senior, permettendo alla Rai di avere un'altra fiction forte che, a differenza dell'originale, ormai diventata evento da quattro episodi a stagione, potrebbe fornire al pubblico ancora numerosi episodi e dare al Montalbano degli anni Novanta più visibilità, come merita.
Paolino
 
 

La Repubblica, 15.9.2015
La Rai in bianco e nero di Camilleri

Ieri sera la partenza della nuova stagione di Il giovane Montalbano. Ma Andrea Camilleri è stato superstar assoluta nei giorni scorsi per il suo novantesimo compleanno: e domenica nel pomeriggio RaiUno ha finalmente mandato Io e la Rai , sorta di lectio magistralis dell'autore, compiaciuto, divertito e tranquillo nell'evocare la sua Rai dei primordi. Nel racconto, milioni di aneddoti in cui passano Eduardo e Maigret (le riprese di esterni a Parigi che staccavano da brivido con il solido bianco e nero del teatro di posa Rai). Gli ultimi tre minuti sono da urlo, con Camilleri a ruota libera fuori dalla narrazione. E via chicche imperdibili: la Santa Messa che per la prima volta viene registrata (il miracolo della transustanziazione è avvenuto prima o alla messa in onda?) e l'eroico cameraman alle prese con il Pontefice e in cerca di un'immagine suggestiva che gli si rivolge così: «Santità, può fingere di pregare?».
Antonio Dipollina
 
 

Excite, 15.9.2015
Pagella Auditel: 10 per Il Giovane Montalbano, 9 a Sole a catinelle, 8 per Pechino Express 4 e Uomini e Donne

Lunedì 14 settembre 2015 su Rai1 è andata in onda la prima puntata della fiction Il Giovane Montalbano con Michele Riondino mentre Canale 5 ha puntato in prime time sul film di Checco Zalone Sole a catinelle. Su Rai2 la terza puntata di Pechino Express (qui il resoconto della puntata), su Rete 4 Quinta Colonna con Paolo Del Debbio e su Rai3 il debutto di Amore Criminale con Barbara De Rossi. Si riaccende il daytime con il ritorno di Uomini e Donne. Nel preserale i nuovi episodi de Il Segreto contro Reazione a Catena.
10
10 a Reazione a Catena e Il Giovane Montalbano. Il game show con Amadeus è stato visto da 3.724.000 spettatori con il 25,66% di share nella prima parte per poi salire a 5.797.000 e il 30,23% in quella finale. La prima puntata della fiction Michele Riondino ha registrato 5.560.000 telespettatori con il 23,52% di share.
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Il Sussidiario, 15.9.2015
IL GIOVANE MONTALBANO 2/ Anticipazioni seconda puntata e analisi prima. Riondino: 'un privilegio interpretare Montalbano'

IL GIOVANE MONTALBANO 2, PRIMA PUNTATA: L’INTERVISTA A MICHELE RIONDINO – Ieri sera, la prima serata televisiva di Rai Uno è stata caratterizzata dalla messa in onda del primo episodio della seconda stagione della fiction Il giovane Montalbano 2 che ha visto l’interpretazione di Michele Riondino nei panni di un giovanissimo Salvo Montalbano. Una puntata che ha conquistato immediatamente il pubblico ottenendo la palma di programma più visto di serata con oltre 5 milioni e mezzo di telespettatori. Michele Riondino in una recente intervista, si è detto molto contento del lavoro fatto sottolineando come per lui sia stato un privilegio interpretare Montalbano. Inoltre, Riondino ha voluto raccontare gli incontri con il grande maestro Andrea Camilleri.
IL GIOVANE MONTALBANO 2, PRIMA PUNTATA: GLI ASCOLTI - Niente e nessuno ha potuto battere l’amore che gli appassionati del piccolo schermo hanno per Salvo Montalbano, giovane o più in là con l’età che sia: ieri sera Rai 1 ha stravinto - in termini di audince - la serata con la prima puntata de Il giovane Montalbano 2. La fiction, infatti, ha conquistato uno share del 23.53% con 5 milioni e 560 mila telespettatori. Niente ha potuto il film in prima tv con Checco Zalone, Sole a catinelle, proposto da Canale 5: la pellicola ha comunque raggiunto un ottimo risultato - ottenendo il 21.10% di share con poco più di 5 milioni di telespettatori - ma senza superare la supremazia della serie tratta dai romanzi di Andrea Camilleri.
IL GIOVANE MONTALBANO 2, PRIMA PUNTATA: I COMMENTI DA TWITTER - Nonostante la trama del primo episodio de Il giovane Montalbano 2, andato in scena ieri su Rai 1, fosse forse un po' troppo intrigata, i telespettatori non si sono lasciati certo scoraggiare, e hanno confermato - almeno secondo quanto si legge sui sociale network - il loro affetto per la fiction tratta dai romanzi di Camilleri. Ancora prima che cominciasse la puntata, qualcuno ha affermato "Io mi guardo #Riondino. #ilgiovanomontalbano", e altri, seguendo la messa in onda, hanno sottolineato la bravura degli attori, "Comunque Alessio Vassallo ne #ilgiovanemontalbano fa capottare dal ridere e ruba sistematicamente la scena. Applausi" e ancora "Michele Riondino fa suo un personaggio che era già nell'immaginario collettivo, superando le aspettative. Talento puro #ilgiovanemontalbano". Insomma, sembra proprio che Riondino e tutta la seria ci abbiamo messo poco a fare nuovamente breccia nel cuore degli spettatori. Gli ascolti lo confermeranno?
IL GIOVANE MONTALBANO 2, ANTICIPAZIONI SECONDA PUNTATA 21 SETTEMBRE - Dopo la frizzante prima puntata andata in scena ieri, molti dei telespettatori si staranno chiedendo quando arriverà il momento del matrimonio di Salvo e Livia sul piccolo schermo: il commissario, infatti, ha chiuso l'episodio chiedendole di sposarlo - facendole così rinunciare definitivamente al lavoro, per il quale avrebbe dovuto trasferirsi a Toronto - e le nozze tra i due si fanno sempre più concrete. Le anticipazioni per la prossima puntata, in onda il 21 settembre 2015 sempre in prima serata Rai 1, rivelano che tutti saranno felici e in agitazione per la notizia, perfino in commissariato. Ma proprio mentre Montalbano si sta occupando di un caso insieme a Fazio, potrebbe intervenire una donna - Stella, interpretata da Serena Iansiti - molto avvenente a distogliere la sua attenzione dall'intento: il rapporto con Livia andrà in crisi?
IL GIOVANE MONTALBANO 2, PRIMA PUNTATA: ANALISI E COMMENTO - Il 14 settembre è andata in onda la prima puntata della seconda stagione de Il giovane Montalbano che ha riportato sullo schermo Michele Riondino nei panni del protagonista dei film tratti dai libri di Andrea Camilleri. Ottima idea quella di far introdurre la puntata proprio a Camilleri con delle pillole che fanno incuriosire ancora di più gli spettatori su ciò che accadrà. Il caso della puntata è andato secondo i canoni della serie, ma stranamente verso la fine dell'episodio Montalbano ha dovuto risolvere un altro omicidio in fretta e furia come sempre aiutato dal fido Fazio e dagli altri poliziotti del commissariato di Vigata. Forse la puntata si presenta fin troppo ricca di eventi rendendo poco godibile la trama ed i problemi nella vita privata del giovane Montalbano.
 
 

Tv Fanpage, 15.9.2015
Il giovane Montalbano vince gli ascolti, ma crolla nel confronto con la prima stagione
La prima puntata della nuova stagione della serie tratta dai racconti di Camilleri vince la serata televisiva, ma c'è un netto calo di spettatori rispetto alla prima stagione.

La prima puntata de "Il giovane Montalbano" con Michele Riondino incassa 5.560.000 telespettatori per uno share del 23.52%. Si tratta di un ottimo risultato che riesce a garantire a Rai Uno la vittoria negli ascolti di lunedì 14 settembre, una vittoria che non era così scontata vista la presenza di Checco Zalone su Canale 5 con il film "Sole a catinelle" in prima visione tv, che ha fatto registrare ascolti netti per 5.072.000 telespettatori, per uno share del 21.10%. C'è un campanello d'allarme che va ascoltato: la prima puntata della prima stagione de "Il giovane Montalbano" aveva fatto registrare ascolti record per 7.749.000 telespettatori, per uno share del 27.99%, numeri quasi da Festival di Sanremo. Come mai questa flessioni di oltre 2 milioni di telespettatori? La scorsa stagione si attestata ad una media ascolti di 6.6 milioni di spettatori, restare bassi potrebbe segnare una sconfitta globale.
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Gennaro Marco Duello
 
 

RagusaNews, 15.9.2015
Giovane Montalbano, un errore aver girato in autunno
Un problema di fotografia

Scicli - Un errore di luce.
E' quello che appare, dopo la prima puntata della nuova serie del Giovane Montalbano, in onda ieri sera su Rai Uno.
Per le sei nuove puntate, girate nell'autunno del 2014, tra Scicli, Punta Secca e Ragusa, c’è un cambio di rotta fotografico, che apre una netta differenza fra il giovane e il "vecchio" Montalbano.
E’ bene spiegare che quando si effettuano delle riprese, sia da un punto di vista sonoro che visivo in postproduzione si continuano a fare delle scelte stilistiche che possono mutare nel risultato le inquadrature. Nel caso della seconda serie del Giovane Montalbano al momento della color correction si è scelto di illuminare il volto increspato dalla barba di Michele Riondino con una luce fredda, pallida che nulla ha a che vedere con quella giallo oro della fotografia del Montalbano classico. Oltre al viraggio di bilanciamento colore si è scelto di inserire una sorta di inspiegabile filtro flou sulle alte luci che contribuisce a rendere tutto onirico, distante, erroneamente favolistico, frustrando la luce naturalmente calda che si contrasta sugli elementi barocchi dei luoghi scelti dalla Palomar per ambientare la serie televisiva. A fine puntata, nei fuori onda inseriti tra i titoli di coda, dove il materiale viene inserito grezzo e non color corretto, si può notare come in realtà al momento delle riprese la luce del sole genera un risultato naturalmente più caldo. Una scelta fotografica discutibile che non piace, dunque, e il gap fotografico lo sconta tutto Gianluca Maria Tavarelli, il regista della serie "giovanile", che non ha saputo cogliere, in questa puntata, ma speriamo solo in questa, l'essenza dei luoghi di Montalbano, dove è la luce autentica che disegna i paesaggi.
Troppo anonima la nuova "mannara" in cui viene trovato il cadavere di una donna, troppo citazionista il dottor Pasquano, una sorta di clone di Marcello Perracchio, mentre piace la verve ironica di Mimì Augello, in questa serie interpretato da un brillante e irresistibile Alessio Vassallo.
Tavarelli si è anche concesso uno strappo, con una divertente scena in cui un Catarella folgorato da un colpo di fulmine per una avvenente ragazza dal fare libero, crede di sentire Reality, di Richard Sanderson, Il Tempo delle Mele 1.
La scena, coraggiosa e divertente, è risolta però in modo banale.
 
 

La Repubblica, 15.9.2015
Tv, c'è Montalbano e il Grande Fratello trasloca
Guerra di share, Canale 5 ha deciso di posticipare il reality a giovedì 24 settembre

Chi ha paura del giovane Montalbano? In molti a quanto pare. La serie con Michele Riondino che ha debuttato lunedì su RaiUno sfiorando il 24% di share preoccupa Canale 5 che ha deciso di posticipare il debutto del "Grande fratello 14" - previsto lunedì - a giovedì 24 settembre. La partita degli ascolti non è un piccolo particolare in una stagione televisiva che si annuncia agguerrita e Mediaset fa un passo indietro, proponendo lunedì il film "Che bella giornata" con Checco Zalone. Il comico con "Sole a catinelle", trasmesso contro la prima puntata del "Giovane Montalbano", aveva portato a casa un onorevole 21% di share.
La nuova edizione del "Grande fratello" ha come opinionisti Claudio Amendola e Cristiano Malgioglio; in questi giorni vanno in onda gli spot in cui la conduttrice Alessia Marcuzzi fa un balletto spensierato, ma il risiko del palinsesto non consente errori. Chissà se il debutto è rimandato a giovedì e poi GF tornerà nella sua collocazione del lunedì, ma intanto per evitare una falsa partenza contro l'eroe di Camilleri si corre ai ripari.
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Silvia Fumarola
 
 

Castelvetrano News, 15.9.2015
Livia al Commissario Montalbano:"Voglio andare a Selinunte"

Ieri sera nel corso della prima puntata della fiction "Commissario Montalbano", andata in onda su Rai 1, la nostra amata Selinunte è stata più volte citata con riferimento anche al meraviglioso Parco Archeologico. Picchi d'ascolto e di certo una bella vetrina per Selinunte con tantissimi siciliani e non incollati alla tv, chissà adesso incuriositi dal conoscere le bellezze che la nostra Marinella offre.
Ecco le parole di soddisfazione del Sindaco:" E' stato bello ieri sera, mentre assistevo alla prima puntata della fiction campione d'ascolti "Il Giovane Montalbano", in onda su Rai Uno, assistere ad una bella ed inattesa promozione per la nostra Selinunte! Livia, la compagna di Salvo decide di recarsi a Selinunte e ne parla con Salvo, e nel corso della puntata se ne parlerà tantissime volte. Grazie ad Andrea CAmilleri per l'amore che ha dimostrato ancora una volta a Castelvetrano, più volte citata nei suoi libri. #Montalbanoselinunte
 
 

TerzoBinario, 15.9.2015
Cerveteri orgogliosa dell’attore Beniamino Marcone interprete ne “Il giovane Montalbano”
Il giovane attore residente a Cerveteri interpreta il ruolo di Fazio nella fiction ‘Il Giovane Montalbano’. Oltre 5 milioni di spettatori su Rai 1

Cerveteri di nuovo protagonista sulle reti RAI.
Questa volta però, sotto le telecamere della TV di Stato non c’era il patrimonio storico e archeologico, ma Beniamino Marcone, attore residente a Cerveteri che nella fiction ‘Il Giovane Montalbano’ interpreta il poliziotto Giuseppe Fazio.
Sono stati ben 5.560.000 i telespettatori che lunedì 14 settembre, si sono sintonizzati su RAI UNO per seguire le avventure del rampante poliziotto siciliano, personaggio figlio della creatività di Andrea Camilleri.
“Cerveteri fa parlare di se anche nel mondo del cinema e della TV – ha detto il Sindaco Alessio Pascucci – è sempre un motivo di soddisfazione quando un giovane della nostra Città ha l’occasione di poter lavorare con un cast di livello come quello de ‘Il Giovane Montalbano’, una fiction estremamente amata dal pubblico televisivo. A Beniamino, a nome dell’Amministrazione comunale e della Città tutta, i migliori auguri per una carriera ricca di soddisfazioni”.
Beniamino Marcone, sebbene la giovane età, è già uno dei protagonisti di punta della fiction italiana. Nel 2010 ha interpretato l’indimenticabile Presidente della Repubblica Sandro Pertini, mentre nel 2013 e 2014 è stato tra i personaggi principali della V e VI serie de ‘I Cesaroni’
 
 

Excite, 16.9.2015
Grande Fratello 14 inizia giovedì 24 settembre e scappa da Il Giovane Montalbano. Leone: 'Previsti grossi cambiamenti'

E' tutto pronto per il debutto della quattrordicesima edizione del Grande Fratello che non partirà lunedì 21 settembre bensì giovedì 24. La notizia è stata annunciata ieri da Barbara D'Urso nel corso di Pomeriggio 5 creando molta sorpresa tra il pubblico ma soprattutto tra gli addetti ai lavori. Stupore aumentato considerando soprattutto le dichiarazioni del direttore di Canale 5 Giancarlo Scheri poche ore prima: "Noi abbiamo scelto di programmarlo il lunedì. Non vedo motivi per spostarlo, anche perché c'è il pubblico alternativo da andare a cercare."
Il direttore aveva risposto ai giornalisti del web (tra cui Excite.it) ai dubbi sulla sfida diretta con Il Giovane Montalbano: "La forza di Montalbano non è messa in dubbio, a fare la differenza sarà il diverso target di pubblico. Siamo convinti infatti che i telespettatori che guardano la fiction Rai non sono gli stessi che guardano il Gf. I dati relativi all'Isola dell'anno scorso per esempio hanno dimostrato che i nostri reality sono molto seguiti dai giovanissimi, il famoso target 15-34 per intenderci."
La fiction prodotta da Palomar ha registrato oltre 5 milioni e 700 mila spettatori battendo Checco Zalone e la prima tv di Sole a catinelle che forse con un clima diverso e minore concorrenza avrebbe sfondato i sette milioni. Da aggiungere anche l'ottimo risultato di Pechino Express che ha mantenuto il suo pubblico nonostante la fortissima concorrenza portando a casa target interessanti e grandi risultati sui social network. Per evitare la coppia Riondino-Della Gherardesca, insieme al 30% di share, il Grande Fratello ha scelto di cambiare giorno sfidando quindi Provaci ancora prof, la fiction con Veronica Pivetti che ha ottenuto oltre il 22% di share al debutto.
Sia il reality che la fiction sono prodotti da Endemol [Sic!, NdCFC] quindi in molti esprimono dubbi sul fatto che la sfida possa realmente esserci. Dubbi in parte confermati dal direttore di Rai1 Giancarlo Leone che su Twitter annuncia: "Previsti grossi cambiamenti nei palinsesti TV del lunedì sera." Si sposterà anche Il Giovane Montalbano facendo spazio alla Prof nel primo giorno della settimana? Al giovedì il Grande Fratello sfiderà anche X Factor e i talk show Virus e Piazzapulita. Sono iniziate le manovre per evitare i flop e qualche punto di share in meno, chi la spunterà?
Giuseppe Candela
 
 

RagusaNews, 17.9.2015
Il Comune di Ragusa cofinanzia un film scritto da Camilleri
"Donne"

Ragusa - Quindicimila euro.
Sono quelli deliberati dalla giunta Piccitto per cofinanziare un film tratto da un'opera di Andrea Camilleri.
L'opera cinematografica è prodotta da Gloria Giorgianni, per conto di Anele Srl, e si intitolerà "Donne", e sarà tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore di Porto Empedocle.
La regia del film sarà di Emanuele Imbucci e Alessandra Mortelliti, figlia del regista Rocco Mortelliti e di Andreina Camilleri, primogenita di Andrea, che di Alessandra è quindi nonno.
In realtà, si tratta di dieci puntate, di dieci minuti ciascuna, in cui si racconteranno le storie di altrettante donne.
Camilleri si è riservato la supervisione alla scrittura dell'opera.
Fra le protagoniste, una Elvira (omaggio alla Sellerio?) e una Oriana (forse un tributo alla Fallaci).
 
 

NanoPress, 17.9.2015
‘La targa’, di Andrea Camilleri: trama e recensione
L'omaggio di Rizzoli per i novant'anni dello scrittore
‘La targa’, di Andrea Camilleri è un racconto pubblicato nel 2011 nella collana da edicola Inediti d’Autore, proposta dal Corriere della Sera. La storia, ambientata a Vigata in piena epoca fascista, è stata riproposta da Rizzoli che, in occasione dei novant’anni dello scrittore, ne ha pubblicato una nuova edizione. Tra i libri più venduti del momento, il racconto inizia la sera dell’11 giugno del ’40, quando la maggior parte degli italiani festeggiava l’entrata in guerra del Paese.

A festeggiare il compleanno di Andrea Camilleri, che ha compiuto novant’anni il 6 settembre 2015, ci ha pensato anche Rizzoli che, in omaggio al più grande giallista italiano vivente, ha pubblicato una nuova edizione de ‘La targa‘, un racconto uscito nel 2011 in allegato al Corriere della Sera. Come molti dei libri di Camilleri, anche questo è ambientato a Vigata, città immaginaria creata dallo scrittore, che fa da sfondo alle avventure di Salvo Montalbano.
Trama
[...]
Recensione
‘L’intitolazione di una via a un fascistissimo don, vittima di un diffamatore e sovversivo, parrebbe ordinaria amministrazione per una comunità in camicia nera…‘, ed invece, come accade nel racconto ‘La targa‘, diventa un pretesto per smascherare, con l’acume e l’ironia graffiante dello scrittore, le storie racchiuse nella vita di un uomo.
E’ il (quasi) centenario don Emanuele Persico che, camerata integerrimo, mantiene in paese una precisa identità: ‘era uno squadrista arraggiato, scrive col suo dialetto Camilleri, col manganello e l’oglio di ricino, e si era fatto la marcia su Roma‘. Ma scavando nella sua vita, dopo la decisione di intitolargli una strada, i vigatesi hanno modo di scoprire il suo passato: garibaldino, picciotto, socialista estremista, la vita di don Emanuele si rivela segnata da verità inconfessabili. Ecco il dilemma: modificare, ad ogni ‘scoperta’, la targa o abbandonare una celebrazione sempre più complessa e problematica?
‘La targa‘ di Andrea Camilleri è un racconto brioso e divertente in cui trovano spazio tutte le caratteristiche del suo stile narrativo: ironia, divertimento ed il consueto mix di italiano e dialetto. Una storia fantasiosa che svela, tra il grottesco e la realtà, quanto, andando oltre le apparenze, sia difficile giudicare un uomo, la sua vita e le sue molteplici storie.
Caterina Padula
 
 

Porta a porta, 17.9.2015
Amori e segreti del giovane Montalbano
Cliccare sui titoli per vedere i video

La prima parte della puntata è dedicata al successo della fiction “Il giovane Montalbano”. Con Michele Riondino e il cast al completo approfondiamo gli amori e i segreti della seconda stagione di questa fortunata serie tv in onda il lunedì in prima serata su Rai1.
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Ritratto di Andrea Camilleri
Servizio di Valeria D’Onofrio

Il fenomeno Montalbano
Servizio di Paola Miletich

Olivia Sellerio e le musiche di Montalbano

Il turismo nei luoghi di Montalbano
Servizio di Daniela Bricca
 
 

RagusaNews, 18.9.2015
Tristezza. La casa di Montalbano diventa un plastico di Vespa
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Porta a Porta

   

Roma - Imbarazzante puntata di Porta a Porta giovedì sera su Rai Uno dedicata al successo della prima puntata della nuova serie de Il Giovane Montalbano.
Un Bruno Vespa impacciato, che per sua stessa ammissione ha detto (e si vedeva) che non ha visto la fiction, è stato condotto in studio da Michele Riondino e dagli altri attori della fiction.
Tra banalità e autocitazioni, la trasmissione rappresenta un'occasione mancata per capire e leggere il fenomeno, anche cineturistico, legato ai luoghi di Montalbano.
Un peccato.
Ciliegina finale, un regalo per Vespa: il plastico della casa di Montalbano, con evidenti riferimenti alla morbosità del caso Franzoni. Un'ironia quantomeno inopportuna.
 
 

Scrivo Libero, 18.9.2015
Agrigento ha un nuovo cittadino "onorario": Andrea Camilleri

Come già preannunciato dal sindaco di Agrigento, Calogero Firetto, lo scrittore, sceneggiatore e regista empedoclino, Andrea Camilleri ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Agrigento.
La giunta comunale di Agrigento, riunita stamani, ha infatti deliberato il conferimento dell’onorificenza allo scrittore Andrea Camilleri in quanto Agrigento ha rappresentato, e rappresenta, uno dei motori mobili della sua ispirazione, teatro di vicende spesso paradossali, un immenso serbatoio per la fantasia dell’autore, vero e proprio vettore narrativo, senza il quale gran parte delle sue opere non sarebbero immaginabili
Inoltre il legame geografico e letterario, ma anche biografico ed esistenziale, che unisce l’autore empedoclino ad Agrigento dove ha anche frequentato il Liceo Classico “Empedocle”, sono motivi per i quali risulta imprescindibile tributare allo stesso un riconoscimento formale attraverso il conferimento della cittadinanza onoraria
Una scelta che, come si ricorderà, ha destato anche qualche polemica sulla opportunità della scelta del sindaco. Oggi Agrigento, ha comunque un nuovo cittadino.
 
 

tele.at, 18.9.2015
SAT.1 emotions
Freitag, 02.10.2015
01:40 bis 03:20
Sonstiges
Commissario Montalbano
I 2005

5. Staffel, Folge 1: Beim Schwimmen kollidiert der Commissario mit einer Leiche. Als sich herausstellt, dass der Mann ermordert wurde, stellt der Polizist weitere Nachforschungen an. Damit nimmt eine Tragödie ihren Anfang. Der Commissario bekommt es mit Gangstern der Mafia zu tun, die mit illegal eingewanderten Kindern viel Geld verdienen wollen. Und sie wollen sich nicht von einem kleinen Polizisten aufhalten lassen.
 
 

AgrigentoNotizie, 19.9.2015
Agrigento e Andrea Camilleri, al "Pirandello" la cerimonia di conferimento

Si terrà quanto prima, con una solenne cerimonia in programma al teatro Pirandello, il conferimento della cittadinanza onoraria di Agrigento allo scrittore Andrea Camilleri. Nelle ultime ore infatti la Giunta ha deliberato ufficialmente il conferimento dell'onorificenza "per il contributo straordinario - si legge nella Determina - dato dall'autore alla città, non solo per le sue opere tradotte in 32 Paesi del mondo ma anche per la geniale invenzione di una lingua che ha sdoganato definitivamente il dialetto, comportandosi alla stregua di un mastice prodigioso in grado di tenere unità, dall'estremo Sud al Nord, la nostra Nazione".
 
 

Corriere di Ragusa, 19.9.2015
Attualità - La Rai che non ti aspetti
La "plastica" bellezza del giovane Montalbano a "Porta a porta": Vespa "stecca" con troppe banalità come la prima puntata della fiction
Il plastico sulla casa e sull´ufficio del commissario ha raggiunto il patetico

Certo che la Rai non sa più cosa inventarsi per pubblicizzare, più di quanto non abbia già fatto in maniera martellante, la seconda stagione de «Il giovane Montalbano». La puntata tematica di «Porta a porta», che ha collezionato un notevole numero di commenti negativi su Facebook, è stata la ciliegina su una torta dal sapore che non convince affatto per via degli «ingredienti». A cominciare dal ridicolo plastico della casa e dell’ufficio del commissario, ovvero la riproduzione in scala della stanza del sindaco di Scicli. Per continuare con servizi sul fenomeno banali con tanto di sottofondo musicale a base di tarantelle e amenità varie: insomma, stucchevoli luoghi comuni che con Montalbano nulla hanno a che spartire. Da un programma di approfondimento ci si aspetterebbe una incisiva analisi dei temi trattati, ma nel caso di Montalbano come in altri, Vespa si distingue per il suo tono "nazional popolare", alla ricerca del colpo ad effetto a tutti i costi, che spesso e volentieri non gli riesce, e del compiacimento suo e dei suoi ospiti. Di giornalismo , insomma, poco o nulla, e anche questa puntata ha confermato un modo ormai vecchio e stantio di fare informazione, come spesso accade quando i media nazionali, ricordiamo ad esempio il caso Loris, si avvicinano a terreni e contesti a loro ignoti. Il senso della misura è stato davvero superato nel nome degli ascolti esagerati a tutti i costi. Tutto per «invogliare» i telespettatori a guardare la seconda puntata della fiction, dopo che la prima non ha convinto più di tanto. Il pur rispettabile dato dei 5 milioni e mezzo di spettatori sintonizzati su Rai 1 lunedì scorso non ha del tutto fatto felici i responsabili della rete pubblica. In fin dei conti, le repliche estive del commissario «senior» hanno fatto registrare risultati migliori. Può accadere, quando si confeziona un prodotto dalla dubbia qualità in appena sei mesi di riprese, per giunta effettuate in pieno inverno, quando il barocco ibleo non splende sotto il giallo oro dal sole primaverile. Eppure, nonostante ciò, è stato proprio il proscenio magistrale dei nostri luoghi a salvare in parte una trama annacquata e a tratti poco credibile, con un finale tutt’altro che convincente.
Il tutto condito da attori poco avvezzi a parlare il dialetto siciliano, quasi fuori posto nel tentare di scimmiottare i colleghi della serie principale, molto più a loro agio nelle rispettive parti. E poi che senso ha clonare personaggi collaudati per proporre tematiche simili (ma molto meno curate) a quelle della serie principale, con l’unica differenza che le vicende sono spostate di qualche decennio prima? «Il giovane Montalbano» aveva avuto un senso con la prima serie, quando gli episodi raccontavano le origini dei personaggi, tratteggiandone il percorso personale e professionale che si sarebbe compiuto in seguito. Ma la puntata di lunedì scorso che senso ha? Le copie più «giovani» dei personaggi originali non possono reggere il confronto. E i dati auditel sembrano confortare questa tesi. Per carità, 5 milioni e mezzo di spettatori sono sempre tanti, specie rispetto agli appena 800 mila di fede juventina che si sono radunati davanti agli schermi della pay tv per seguire martedì scorso i bianconeri in Champions.
Eppure la Rai sperava in molto di più: da qui l’idea di una ospitata complessiva degli attori a «Porta a porta», con un Vespa sempre più impacciato e che non a caso ha «steccato» la puntata del suo programma nazional popolare, facendo il bis dopo la recente e discutibile scelta di ospitare i Casamonica, con tutte le ben note polemiche del caso. Il plastico della «stanza» di Montalbano è stato un inno al grottesco, all’assoluto vuoto di idee sfociato nel superfluo. Magari si sarebbe potuto invece proporre un bel reportage dei luoghi di Montalbano, a cominciare da Modica, altrimenti ignorata. E pensare che il 29 marzo del 2003 proprio a Modica all’attore Luca Zingaretti fu conferita la cittadinanza onoraria, nell’ambito di una sobria e partecipata cerimonia a palazzo San Domenico. Il claim «Modicano sono»! fece a lungo parlare della città e del suo impareggiabile barocco, facendo accorrere turisti a frotte e proiettandola alla ribalta internazionale.
Tempi lontani, anzi, lontanissimi, tenuto conto dei penosi standard attuali in cui i fasti del passato appaiono ancora più fastosi. Lunedì andrà in onda la seconda puntata de «Il giovane Montalbano»: vale la pena concedere una seconda chance a questa fiction che divide. Per mal che vada, non saremo comunque costretti a sorbirci una nuova puntata «riparatoria» di «Porta a Porta», in cui Vespa potrebbe addirittura proporre il plastico del mare di Punta secca, dove sorge la casa del commissario, con tanto di sabbia vera e pasta con i broccoli.
Antonio Di Raimondo
 
 

La Sicilia, 19.9.2015
Michele Barbagallo

Porta a Porta di Bruno Vespa dedica una serata a Il giovane Montalbano. L'articolo pone al centro dell'attenzione lo scivolamento dalla celebrazione alla consacrazione del fenomeno televisivo, con tanto di reliquia pronta per il culto: «Anche il plastico della "stanza" in studio per discutere il successo della fiction».
 
 

svt Play, 19.9.2015
Kommissarie Montalbano
Säsong 10 - Avsnitt 2 1 h 52 min

Del 2 av 4: Il gioco degli specchi. Någon försöker leda in Montalbano på villospår: en märklig villa, en shakespeariansk kärlekshistoria, mystiska explosioner och ett par döda kroppar suddar ut gränsen för vad som är verkligt och inte. Det hela verkar till sist kulminera i en varning till Montalbano själv. I rollerna: Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Barbora Bobulova m.fl.
Kan ses till mån 9 nov (50 dagar kvar)
 
 

Corriere della Sera, 20.9.2015
A fil di rete
Ascolti a sorpresa: «Il giovane Montalbano» piace di più ai laureati

La stagione della tv generalista riparte dalla fiction. Assieme ai talk (che esordiscono un po’ stancamente) e all’intrattenimento, con settembre ritornano le «storie italiane», uno degli aspetti specifici della televisione in chiaro.
In testa alla classifica dei programmi più seguiti della settimana c’è così il ritorno di «Il giovane Montalbano», prequel del «Commissario Montalbano». Il successo non stupisce; stupisce invece che di un’operazione di «brand extension» così riuscita sia stata fatta solamente un’edizione, nel 2012. Il marchio «Montalbano» continua a essere incredibilmente potente. Il «Commissario» (quello interpretato da Luca Zingaretti) rappresenta una notevole risorsa per la Rai: dal 2001, è andato in onda per 150 serate, e ogni volta le repliche hanno raccolto un ampio pubblico (una media di circa 5 milione e mezzo di spettatori).
La versione «giovane», interpretata da Michele Riondino, riparte con più di 5 milioni e mezzo di spettatori, e una share del 23,5%. Nella stagione precedente, in onda fra il febbraio e il marzo del 2012, si viaggiava oltre i sette milioni di spettatori medi, e una share del 26%. Ma si sa che la televisione è rapidamente cambiata e l’ascolto frammentato.
Il segreto del successo di Montalbano consiste nella capacità di catalizzare soprattutto il pubblico femminile: nel caso di questo primo episodio della serie fra le donne lo share è salito oltre il 26% (con gli uomini al 20%). Si tratta di un pubblico piuttosto affine a quello tradizionale di Rai1, con una netta prevalenza degli adulti e degli anziani.
L’aspetto più insolito è dato però dal livello di istruzione: miglior share fra i laureati, con quasi il 30%. Se fra i compiti di un servizio pubblico in salute c’è anche la produzione di fiction popolare di buona qualità, con Montalbano (solo con Montalbano?) l’obiettivo pare raggiunto
Aldo Grasso
In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel

 
 

RagusaNews, 20.9.2015
Il Giovane Montalbano si sposa nella chiesa di San Bartolomeo
L'incendio dell'ex macello

Scicli - Un corso prematrimoniale, fatto nella chiesa di San Bartolomeo di Scicli.
Grande attesa per la seconda puntata della nuova serie del Il Giovane Montalbano, lunedì 21 alle 21,10 su Rai Uno.
Intanto, vi proponiamo la foto dell'incendio dell'ex macello di Scicli, e lo spot della seconda puntata.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 20.9.2015
Alessio Vassallo "Per Augello mi sono ispirato a Mastroianni"

È tornato in televisione a vestire i panni del "giovane" Mimì Augello, il personaggio che gli ha dato notorietà e al quale, il palermitano Alessio Vassallo, assomiglia per una certa ingenuità e sguardo puro al mondo, ma dal quale prende le distanze nel modo di approcciarsi con le donne.
Cosa riserva il suo personaggio nelle nuove sei puntate de "Il giovane Montalbano"?
«Vedremo un Augello molto trasformato, che per poco tempo sarà costretto a prendere in mano il commissariato di Vigata. Con scene molto toccanti, in continua tensione fra ammirazione e invidia sana per l'amico Montalbano. Sempre più audace con le donne, un "corteggiatore in via d'estinzione", come lo definisco io. Per creare il personaggio mi sono ispirato al Don Fefè-Mastroianni di "Divorzio all'italiana", alla scena in cui si guarda allo specchio e dice: "Comunque sono un bel tipo, con tutti questi farinacei"».
Ci racconta qualche aneddoto delle riprese?
«Nelle nuove puntate la provincia di Ragusa risplenderà di un sole accecante, ma in realtà abbiamo girato d‘inverno e c'era un freddo micidiale, tremavamo ed è stato difficile girare in esterna con i denti che battono ».
Non ha paura che il personaggio le rimanga cucito addosso?
«Magari, è una fiction che gira il mondo».
Eleonora Lombardo
 
 

Repubblica Tv, 21.9.2015
Il giovane Montalbano, i primi 7' del secondo episodio: "La stanza n.2"

Dopo il successo del debutto, arriva questa sera il secondo film-tv della nuova serie in onda sempre alle 21.20 su Rai1. Salvo e Livia stanno per sposarsi. La data è stata fissata e fervono i preparativi, compreso il corso prematrimoniale
 
 

LaNostraTv, 21.9.2015
Il giovane Montalbano, anticipazioni 28 settembre: uno sparo accidentale

Il giovane Montalbano: grande successo tra donne e laureati
Anche nella sua seconda stagione Il giovane Montalbano, interpretato da Michele Riondino, miete successi. La prima puntata ha raccolto più di 5 milioni e mezzo di telespettatori e uno share del 23.5 % e, come la sua versione più adulta e matura (quella interpretata da Luca Zingaretti), Montalbano Junior riscuote un certo fascino sul pubblico femminile, dove lo share è salito al 26 % e, a sorpresa (ma non troppo, vista la qualità della fiction), anche sui telespettatori laureati, raggiungendo il 30 % di share. Le numerosissime rappresentanti del gentil sesso che gradiscono Il giovane Montalbano, però, si preparino ad un’amara delusione, come rivelano le anticipazioni: a Vigata fervono i preparativi per l’imminente matrimonio tra Salvo e Livia (Sarah Ferdelbaum). E i preparativi proseguono anche nella terza puntata de Il giovane Montalbano, che andrà in onda lunedì 28 settembre e che si intitola Morte in mare aperto. Dopo il corso prematrimoniale, per Salvo è tempo di pensare al vestito e il Commissario, vista l’assenza di Livia che non può essere a Vigata, ha un consigliere d’eccezione: il vice-commissario Mimì Augello (Alessio Vassallo), proprio chi aveva instillato nella mente di Montallbano non pochi dubbi sulla fedeltà della bella fidanzata genovese.
Anticipazioni Il giovane Montalbano: Fazio innamorato
Le anticipazioni de Il giovane Montalbano, tuttavia, abbandonano le atmosfere da fiori d’arancio per mettere il pubblico di fronte ad un nuovo caso da risolvere. Su uno dei pescherecci di Matteo Cosentino (Domenico Centamore), personaggio dedito a traffici un po’ strani, muore il motorista Franco Arnone. Secondo la versione dei presenti l’uomo sarebbe morto per un colpo partito accidentalmente dalla pistola di uno dei pescatori dell’imbarcazione, Tano Cipolla (Luigi Tabita), che adesso è disperato. Montalbano, però, non è convinto che si sia trattato di un banale ma tragico incidente e crede che dietro questa morte in mare aperto ci sia altro. Così le anticipazioni rivelano che le indagini si indirizzano, oltre che sugli affari poco trasparenti di Cosentino, anche sui rapporti tra Tano e la sua bella moglie Michela (Naike Anna Silipo). Nella terza puntata de Il giovane Montalbano anche qualcun altro è innamorato, si tratta del giovane Giuseppe Fazio (Beniamino Marcone). Il ragazzo, purtroppo, vive una storia piuttosto complicata: la sua fidanzata, Anita Lodato (Giusy Buscemi), prima stava con un boss mafioso Antonio Barreca. Sia lei che la sua famiglia, però, non sapevano che fosse un criminale, lo avevano scoperto solo quando lui era stato costretto a darsi latitante. Anita lo aveva subito lasciato ma Barreca non si è ancora arreso e dà il tormento alla sua ex e a tutta la sua famiglia e, di conseguenza, anche al giovane Fazio.
Il giovane Montalbano: Livia chiede tempo
Intanto, a sorpresa, Livia è arrivata a Vigata per festeggiare con Montalbano. il loro anniversario e, essendo il martedì grasso, lo porta ad una festa in maschera vicino al paese. E qui accade qualcosa che ha cambiato per sempre il destino della loro storia, come rivelano le anticipazioni de Il giovane Montalbano. Durante la festa il Commissario vede Barreca e, naturalmente, cerca di prenderlo. Tra i due c’è uno scontro a fuoco e Montalbano è costretto ad ucciderlo. Nonostante Salvo abbia cercato di tenere Livia lontano, lei ha assistito alla sparatoria e, per la prima volta, all’uccisione di un uomo. La ragazza è sconvolta e chiede a Montalbano di darle un po’ di tempo e di sospendere il matrimonio, perchè non è sicura di poter affrontare una vita dove il pericolo e l’angoscia sono sempre dietro l’angolo.
 
 

Il Sussidiario, 22.9.2015
Il giovane Montalbano 2 / Video, i pregi e i difetti della nuova stagione
IL GIOVANE MONTALBANO 2, LA NUOVA STAGIONE DELLA SERIE: IL COMMENTO

Con l'autunno riparte la stagione televisiva e riparte anche la rubrica In media res con cui parlare del bello e del brutto del piccolo schermo. Oggi parliamo della fiction italiana più attesa di questo inizio di annata 2015/2016: Il giovane Montalbano, seconda serie dello spin-off dedicato ai casi di Salvo Montalbano – il poliziotto creato dalla penna di Andrea Camilleri – nei primi anni di lavoro a Vigata interpretato da Michele Riondino come versione giovane e capelluta di Luca Zingaretti.
Dopo una prima stagione di buon successo, Gianluca Maria Tavarelli torna a prendere in mano la regia dei 6 nuovi episodi in cui si mostra la costruzione del personaggio del Commissario, l'evoluzione del suo carattere, il rapporto con i colleghi Augello, Fazio e Catarella, con la fidanzata storica Livia e soprattutto con le bellezze e gli orrori della provincia siciliana.
Nel video del critico televisivo Emanuele Rauco che potete vedere di seguito, cominciamo a scoprire quali sono gli elementi principali della serie, i tocchi che la differenziano dalla serie principale – tra i prodotti di maggior successo della tv italiana – i suoi pregi e i suoi difetti. Alla prossima settimana.
Emanuele Rauco
 
 

Il Sussidiario, 22.9.2015
Il giovane Montalbano 2, analisi e commento seconda puntata: un caso con troppi intrecci per il commissario. Analisi e commento

Finalmente un episodio de Il giovane Montalbano dove abbiamo potuto ammirare la fidanzata Livia un po' di più. Dopo la decisione di restare a Vigata, il personaggio interpretato da Sarah Felberbaum si è presa il giusto spazio nella serie. Sicuramente il matrimonio non sarà tutto rose e fiori, ma i preparativi sono interessanti e aiutano a seguire anche altri aspetti della vita di Montalbano. Nel caso di oggi, veramente troppo ingarbugliato, alla fine Salvo è riuscito a trovare il colpevole ma ha preferito in qualche modo salvare uno degli aiutanti: chissà se Luca Zingaretti avrebbe approvato una scelta del genere. Anche l'amicizia con Mimì Augello ha avuto una notevole importanza in questa puntata dato che Montalbano ha scelto un altro testimone di nozze: i due hanno litigato ed è stato curioso vedere questo nuovo lato del loro rapporto. Vedremo nella prossima puntata come e se i due faranno pace e soprattutto se il matrimonio andrà avanti o meno.
 
 

La Stampa, 22.9.2015
Cose di tele
Le incredibili nozze del giovane Montalbano

Un giovane Montalbano con i tratti psicologici già ben delineati ci offre Michele Riondino nella nuova serie sul commissario, in onda su Raiuno con un bel successo di pubblico: la settimana scorsa battuto persino quel fenomeno di Checco Zalone con il film “Sole a catinelle”, per la prima volta su Canale 5. A disposizione di produzione (Palomar) e regista (Gianluca Maria Tavarelli) meno soldi, evidentemente, realizzazione più povera, con meno esterni, meno “location” esaltanti, meno Sicilia sontuosa e barocca, meno cielo sole e mare, e persino la casa di Marinella, dove si “conza sulla verandina” sembra diversa e derelitta. I dialoghi restano però scintillanti, gli interpreti adeguati, tutti, non soltanto il protagonista, che a me piace molto: perché riesce a mantenere originalità nella continuità, diversità nell’uniformità del personaggio. Non condivisibile, però, e pesantina, l’idea di trasformare Mimì Augello in macchietta; Fazio è colui che maggiormente mostra i prodromi di quel che sarà. La fidanzata Livia è Sarah Felberbaum, finalmente non un torso. E, sorpresa, i due, lei e il buon Salvo, stavano addirittura per sposarsi, con tanto di preparativi e scelta di testimoni, cosa che nei libri di Camilleri non avviene assolutamente, e che invece il Camilleri sceneggiatore ha ritenuto opportuno inventare. Buffo Montalbano al corso prematrimoniale, francamente incredibile, tant’è vero che, come ben sappiamo, i due continueranno a condurre il loro faticoso rapporto a distanza. Venatura di tristezza retrospettiva, senso di struggimento quando lei gli dice: “Sarai un buon padre”. Amo le rose che non colsi, il più bello dei mari è quello che non navigammo, e cose così.
Alessandra Comazzi
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 22.9.2015
Oltre 5 milioni di spettatori per Il giovane Montalbano
I dati della sfida tra la serie tratta dai libri di Camilleri e il film Che bella giornata con Checco Zalone

Il secondo episodio della serie «Il giovane Montalbano 2», trasmesso ieri sera da Rai1, è stato visto da 5.120.000 spettatori, pari al 21,98% di share. La fiction con Michele Riondino ha superato il film «Che bella giornata» (3.328.000 spettatori, 14,63%) con Checco Zalone, riproposto da Canale 5.
[...]
Antonio Mustara
 
 

Teleblog, 22.9.2015
Il giovane Montalbano 2 anticipazioni, Michele Riondino: “Interpretare Montalbano è un privilegio, un’esperienza che va oltre l’ordinario”
Michele Riondino racconta il personaggio di Salvo Montalbano in questa nuova serie e le emozioni provate nell’interpretarlo…

Salvo Montalbano è tornato su RaiUno con gli inediti episodi de “Il giovane Montalbano 2“, un nuovo ciclo di sei puntate nei quali Michele Riondino è tornato a vestire i panni dell’amato commissario di Vigata che oggi tutti amiamo e conosciamo tutti, ma quando era ancora agli inizi della sua carriera.
Al suo fianco c’è la squadra, ormai ben consolidata, dei giovani colleghi che ritroveremo, con qualche anno in più, nel Montalbano maturo: Mimì Augello (Alessio Vassallo), Carmine Fazio (Andrea Tidona), il caotico Catarella (Fabrizio Pizzuto) e Giuseppe Fazio (Beniamino Marcone, qui la nostra intervista).
In questi episodi il nostro Salvo, tanto bravo a dipanare i misteri, sarà però meno capace a far luce sulle sue insicurezze e sui tormenti legati alla complicata storia d’amore che vive con la genovese Livia (Sarah Felberbaum), alla quale ha appena chiesto di sposarlo.
Nel corso di un’intervista a Rai.tv, il protagonosta Michele Riondino ha avuto modo di raccontarci il suo personaggio e cosa ha provato nell’interpretarlo.
Anzitutto, l’attore spiega perchè interpretare un personaggio come Montalbano è un privilegio, nonchè un’esperienza unica e fuori dall’ordinario:
“E’ una grossa possibilità che ho, se non un privilegio addirittura, che è quello di approfondire un personaggio che offre all’attore che deve interpretarlo una gamma di aspetti e di sfumature che fanno sì che il personaggio sia ambiguo anche nel ruolo che svolge, vale a dire un uomo di potere, un funzionario di polizia, che detesta il potere. All’interno di Montalbano ci sono delle contraddizioni che per un attore sono pane per i nostri denti ecco. E quindi la possibilità di poter approfondire un personaggio del genere, in un film che dura praticamente sette ore, è un privilegio che pochi hanno. Se poi ci aggiungiamo che si ha la possibilità di parlare con il proprio autore, allora diventa un’esperienza davvero straordinaria che va oltre l’ordinario…”
Sul dialetto sicialiano impiegato, invece, racconta:
“Prima di cominciare le riprese della prima stagione, parlando con Andrea ragionavano appunto sulla provenienza di Montalbano, lui ha a che fare sia con Catania che con Palermo, nasce a Catania ma vive a Palermo, e poi si trasferisce a Vigata. Ma questa Vigata non esiste, è ambientata nel ragusano. Quindi diciamo che per la lingua c’è stato bisogno di unire i tre vertici della Sicilia. Quello che ne è venuto fuori è un mischione di quelli che sono i dialetti parlati in questi vertici, nel ragusano, nel catanese e nel palermitano…”
Daniela
 
 

Donna Moderna, 22.9.2015
fiction. Michele Riondino torna
Nei panni di Montalbano

Michele Riondino mi scrive via sms che è il momento giusto per chiamarlo: «Adesso Frida (sua figlia di 19 mesi, ndr) dorme, più tardi potremmo essere interrotti!». Il tema della nostra chiacchierata è la seconda stagione de II giovane Montalbano, fiction in 6 puntate tratta dai romanzi di Andrea Camilleri e in onda il lunedì in prima serata su Rai Uno.
La scommessa della prima serie è stata ringiovanire un personaggio cult. Stavolta la sfida qual è? «Depistare il pubblico. Di questo commissario si conosce tutto, perciò abbiamo voluto aggiungere un po' di suspense, rompendo gli schemi e facendo crollare le certezze. A partire dai rapporti sentimentali».
Salvo cambierà fidanzata? «Diciamo che la sua storia con Livia (Sarah Felberbaum, ndr) subisce degli scossoni. E non perché manchi la passione: sono al primo anno d'amore, pazzi l'uno dell'altra. Ma i diversi stili di vita - quello rigoroso di lei contro le imprevedibili giornate da sbirro di lui - li porteranno a una crisi. Finché un evento più grande di loro come la strage di Capaci, in cui muore Giovanni Falcone, li farà riavvicinare».
Ci sono altre donne? «Non voglio svelare troppo, ma Salvo avrà una distrazione "fissa'' anche stavolta. È più forte di lui!».
Cosa hai imparato da Camilleri? «Andrea è sempre presente durante la scrittura della sceneggiatura: mi ha accompagnato per mano alla scoperta del personaggio, che ricalca molti tratti della sua personalità. Il più interessante è proprio il rapporto con le donne: Salvo è segnato dalla mancanza della madre, che sostituisce con Livia. E, come Camilleri, mantiene un timore reverenziale verso l'universo femminile, con cui deve costantemente farei conti».
Mattia Carzaniga
 
 

La Sicilia, 22.9.2015
«Viaggio con mio figlio disabile»
La scrittrice Simonetta Agnello Hornby: «Ho scoperto un'Italia di gran cuore»
Da Londra alla Sicilia in "Io & George". Il racconto dal 13 novembre su Rai3

[...] in Toscana hanno incontrato il loro amico Andrea Camilleri [...]
Tiziana Leone
 
 

Interventi.net, 22.9.2015
Dettagli
Tu avrai successo. Scrivi! Lascia perdere gli amici!
Intervista al professor Alfonso Gaglio, scrittore e amico da sempre di Andrea Camilleri

Porto Empedocle, giovedì 9 aprile 2015.
Per capire fino in fondo l’opera di Andrea Camilleri, bisogna andare, almeno una volta, a Porto Empedocle, conoscere di persona i luoghi nativi, dove si è formato, con chi ha stretto le sue prime amicizie, vedere le navi che arrivano e ripartono, passeggiare lungo il porto di fronte a quel “mare africano”, la vita ancor oggi dura dei pescatori, i furgoncini “Ape” sulla via Roma con il pescato della notte. E poi i sapori del pane al sesamo o dei cannoli preparati al momento, le semplici e accoglienti trattorie con i piatti di mare tipici, dai “purpiteddri” agli involtini di spada. E ancora, le signore empedocline benvestite all’uscita dalla messa della domenica dove le aspetta la zingara a un obolo. I palazzetti signorili della vecchia Porto mescolati ai segni devastanti della speculazione edilizia degli anni Sessanta-Settanta. Le ciminiere monumentali della centrale termoelettrica che si stagliano, massacrandola, contro la bella baia di Porto Empedocle. E poi la parte bassa e la parte alta della città che “pare Nuovaiorca coi grattacieli” come si legge ne “Il cane di terracotta”. E quelle stradine di collegamento strette e ripidissime che a farle a piedi ti viene il fiatone. E poi i magrebini in giro per la città e quegli sbarchi di migranti. E tanto ancora... Un microcosmo, insomma, dove in quella sicilianità profonda inevitabilmente s’innestano e si condensano i contrasti inquietanti del mondo di oggi.
Faccio i miei giri, esploro. In Via IV Novembre 16, c’è “La casa del pesce”, pescheria di Massimo d’Amico, dove acquisto calamari e sarde freschissime. Parlando del più e del meno il discorso scivola sul maestro Camilleri. Così vengo a sapere che, al portone accanto, abita il prof. Alfonso Gaglio, uno degli amici più cari dello scrittore. Volendo intervistarlo, Massimo mi consiglia di prendere contatti con il figlio Luigi, ingegnere presso l’Ufficio Tecnico del Comune di Porto Empedocle. Due giorni dopo, alle dieci e mezzo, mi apre la porta del prof. Gaglio la gentile nipote Maria Rita.
Al professore chiedo di parlarmi un po’ di lui e dei suoi studi.
Alfonso Gaglio (AG): Presi la laurea e superai gli esami di avvocatura. In seguito mi sono abilitato all’insegnamento della Lingua francese ed ho insegnato negli Istituti Superiori.
Alessandro Eugeni (AE): Alfonso Gaglio e Andrea Camilleri. Come vi siete conosciuti?
AG: La nostra conoscenza risale ai quattordici-quindici anni. Abitavamo entrambi in via La Porta, lui all’inizio, io alla fine. Ma da bambini non ci siamo frequentati perché per sei anni sono stato mandato a studiare a Catania dai Salesiani, presso il collegio San Francesco di Sales.
AE: Che ricordi ha di quel periodo?
AG: Ho dei ricordi bellissimi, perché ci facevano studiare e divertire: la ricreazione era una cosa straordinaria. I miei compagni giocavano a pallone, io preferivo leggere. Il Venerdì Santo si stava tutti in silenzio.
AE: Erano severi?
AG: Dai Salesiani ho ricevuto un’educazione cristiana e da loro ho scoperto la lettura. Avevano una bella biblioteca, leggevo specialmente romanzi dell’America del Sud e messicani. Leggendo avevo la sensazione di poter spaziare in altri luoghi. In quegli anni nasce anche il mio amore per il cinema.
AE: Erano frequenti le proiezioni di film?
AG: Ogni quindici giorni veniva proiettato un nuovo film. A carnevale, poi, ogni classe si organizzava per allestire uno spettacolo teatrale, mi accostai così al teatro ed iniziai ad apprezzarlo. Quel collegio ebbe grande importanza nella mia formazione culturale e morale.
AE: E dopo il collegio?
AG: Il passaggio da quella scuola privata al Liceo fu traumatico. Ma io con quel poco di latino che sapevo mi trovai bene. E continuai i miei studi impegnandomi più responsabilmente.
AE: Quando iniziò la sua frequentazione con Camilleri?
AG: Fu proprio negli anni del Liceo. Frequentavamo lo stesso Liceo Classico, il “Luigi Pirandello” di Agrigento, anche se non stavamo nella stessa classe, essendo io più grande di tre anni.
AE: Avevate già gli stessi interessi?
AG: Camilleri da giovane scriveva poesie, leggeva romanzi americani e c’era in lui qualcosa di interessante.
AE: E con gli altri amici di Porto Empedocle?
AG: Eravamo un gruppo di amici: oltre ad Andrea Camilleri, c’erano, tra gli altri, i fratelli Burgio, Alfonso e Francesco, stessa età del primo, e Filippo Ferrara, che era il più esuberante.
AE: Come vivevate gli anni del dopoguerra?
AG: Avevamo una ventina d’anni. Ci davamo da fare per trovare un’occupazione in qualche attività professionale. Non volevo fare l’avvocato, questo era un desiderio di mio padre, io volevo fare il medico. Sono stato costretto ad iscrivermi a Giurisprudenza all’Università di Palermo. Nenè, Andrea, voleva andare a Roma a studiare all’Accademia di Arte Drammatica.
AE: Come occupavate il tempo libero?
AG: Mi venne l’idea di creare una filodrammatica, la chiamai “Maschere nude”. La mia prima commedia fu “Il treno fantasma”, la storia di un americano... All’inizio eravamo io, Filippo Ferrara, Pepè Castellano, Pasquale Sinesio, Salvatore Attard. Totò Agrò faceva il rumorista, faceva il treno.
AE: Come andò?
AG: Il debutto fu al cinema-teatro Mezzano, venne tutta Porto Empedocle ed avemmo un buon successo che ci spinse a continuare.
AE: E poi?
AG: La seconda commedia fu “Così ce ne andremo” di Vittorio Calvino, commediografo e sceneggiatore; la trama era molto semplice: un uomo che muore con i suoi ricordi... Nella divisione dei compiti del nostro gruppo, Andrea chiese quale potesse essere il suo ruolo. “Ma fai il regista!”, gli dissi. Iniziò così, ad interessarsi, per noi, al teatro e nacque il suo amore per la scena.
AE: Quali lavori avete rappresentato?
AG: Abbiamo dato Martoglio, De Filippo, poi di nuovo una commedia di Vittorio Calvino, “La torre sul pollaio”.
AE: Quanto tempo è durata la compagnia teatrale?
AG: Durante gli anni dell’immediato dopoguerra fu molto attiva. Poi ognuno prese la sua strada. Andrea Camilleri andò a Roma, ma io rimasi molto legato a lui.
AE: E lei ha continuato a scrivere?
AG: Qualche lavoro teatrale, come “Pirandello dopo, Atto unico” del 1980: i personaggi di Pirandello si ribellano e vogliono diventare uomini. Pirandello allora non era valutato come meritava: Agrigento l’ha bistrattato. E qualche romanzo, come “L’altro”, 1998, al cui centro c’è un letterato deluso perché i suoi scritti non vengono apprezzati dagli editori.
AE: E le sue conversazioni con Camilleri?
AG: Quando Andrea rientrava dalla capitale a Porto Empedocle, passeggiavamo in via Roma o al porto. Lui mi parlava sempre di romanzi polizieschi che leggeva e aveva in mente. Non era ancora conosciuto, ma io sapevo quello che lui aveva in testa. Lo invogliavo a scrivere e gli dicevo: “Tu avrai successo. Scrivi! Lascia perdere gli amici!”.
Il professore con tutti i suoi novantatré anni risponde lucidissimo. Ma è visibilmente affaticato. Concludo allora l’incontro con una sola ultima domanda.
AE: Nella mia prima intervista nel 2006 feci a Camilleri questa domanda che ora rivolgo anche a lei: “Il 1992 fu l’anno delle stragi a Falcone e Borsellino. A nove anni di distanza, nel 2001, alle elezioni politiche ci fu una vittoria scandalosa, schiacciante, della Casa delle Libertà che, in Sicilia si aggiudicò 61 seggi su 61...”
AG: Il siciliano non ha un carattere fermo, si nasconde da sempre.
AE: Da che cosa si nasconde?
AG: Da se stesso.
Il prof. Gaglio fa una piccola pausa. Quindi conclude: "Penso di aver detto tutto".
Alessandro Eugeni
 
 

Teatri On Line
Quadro nero
ovvero La Vucciria, il grande silenzio palermitano

Dal 25 al 27 settembre al Teatro dell'Arte, Milano

“Siamo nel rovescio del tempo, in una vucciria della mente, in uno stato sospeso tra la prosperità e la catastrofe.” (Andrea Camilleri)
“… mi piace il silenzio di un celebre quadro di Renato Guttuso, La Vucciria, e il pensiero che vi circola. Mi piace il fatto che esso ci regali un’immagine della vita e dell’abbondanza, e che non nasconda quanto sia faticoso mantenere la promessa che vi è contenuta, una promessa di prosperità, preludio a ogni serio progetto di felicità. Mi piace il fatto che tutto questo il quadro lo dica a modo suo, nel riserbo di gesti semplici e quotidiani.” (Roberto Andò)

Quadro nero è una video-opera firmata da Roberto Andò, le cui immagini si ispirano al celebre dipinto di Renato Guttuso, La Vucciria dove è rappresentato l’omonimo, coloratissimo mercato palermitano.
Alla partitura visiva si unisce un accompagnamento sonoro formato dalle musiche originali di Marco Betta, dalle voci dei due interpreti della pellicola, Francesco Scianna e Giulia Andò e da quella di Andrea Camilleri, autore del racconto La ripetizione dal quale ha preso spunto il regista.
E’ proprio la voce di Camilleri che in una sorta di prologo, a sala buia e prima che il film cominci, dà l’avvio al Quadro nero.
Ma perché questo capolavoro che appare come un tripudio di cibo e di colori, simbolo di vitalità e di ricchezza, diventa qui “Il quadro nero”? L’intuizione è del critico Cesare Brandi secondo il quale il quadro di Guttuso “in realtà vive entro contorni di pece, listato a lutto”: sotto l’opulenza della rappresentazione nel quadro si annidano in realtà i presagi del declino di un’intera città.
Lo spettacolo, nato da una commissione degli Archivi Guttuso di Roma e della Fondazione Teatro Massimo di Palermo, ha debuttato al Teatro Massimo di Palermo lo scorso febbraio in una versione con la musica dal vivo dell’Orchestra dello stesso Teatro Massimo diretta da Tonino Battista e giunge ora a Milano, al Teatro dell’Arte, per la stagione del CRT, in forma installativa, secondo la definizione data da Roberto Andò.
Il gruppo di artisti che vi ha lavorato ha dato vita a uno sconvolgente affresco, una sinfonia visiva fra teatro, cinema e opera. In perfetto equilibrio fra loro, le voci degli interpreti, la musica e il susseguirsi delle immagini evocative della pellicola ci guidano in luoghi incerti, dove uomini e donne appaiono e scompaiono sullo sfondo dei banchi del mercato traboccanti di frutta, di pesce, di formaggi.
Tutto questo ci porta a una domanda finale: “Quando la Sicilia e l’Italia intera sono diventate una grande natura morta?”
 
 

La Repubblica, 23.9.2015
Ma al pubblico piace il Montalbano doc

Rimane curioso l'esperimento de Il giovane Montalbano (RaiUno, il lunedì la seconda stagione). In pratica è una clonazione di personaggi e attori che ringiovaniscono e si muovono sempre nell'ambiente favolistico di una Sicilia simbolica, via i già rari telefonini e largo agli autobus per Palermo che invece invecchiano. Michele Riondino e gli altri (recitazione sopra la media delle fiction nostre, fotografia idem) si danno parecchio da fare. Certi caratteri sono più delineati (il giovane Fazio per quanto è efficiente sembrerebbe destinato a mangiare in testa al commissario in futuro, e invece…), tra i personaggi minori di puntata sbucano nomi come Enrico Lo Verso. Si gira intorno con profitto, insomma, fermo restando che è difficile richiamare quella parte di pubblico che sembra aver deciso: o è l'originale oppure non ci stiamo. Ma il livello complessivo rincuora comunque.
Antonio Dipollina
 
 

ZON, 23.9.2015
Andrea Guerra, un tuffo nella Sicilia di Montalbano
Il musicista e compositore emiliano, Andrea Guerra, si è cimentato nella produzione della soundtrack per la serie televisiva “Il giovane Montalbano”

Una nuova avventura, una nuova sperimentazione musicale per il giovane compositore e musicista emiliano Andrea Guerra.
L’autore di più di cento colonne sonore per film di vario genere, tra le quali Cuore Sacro e la Finestra sul fronte, pluripremiato ai Nastri d’argento e ai David di Donatello, si è cimentato ottenendo un ottimo risultato nella produzione della colonna sonora per la serie televisiva di Rai uno prodotta da Rai Fiction “Il giovane Montalbano” (II° stagione).
Andrea Guerra, nella soundtrack della serie, pur conservando la raffinatezza, la leggerezza e l’eleganza che contraddistinguono la sua musica, ha messo in scena ritmi e sfumature popolari dal retrogusto arabeggiante, con l’aiuto di strumenti musicali come la tammorra, il marranzano (scacciapensieri) e la voce della cantate Olivia Sellerio, figlia dei famosi editori siciliani.
Il compositore emiliano, ha riprodotto in musica l’immagine di una Sicilia fatta di tradizioni, di commistioni tra dramma e ironia, racconti appresi dalla vita, ma anche di grandissimi silenzi che si possono udire solo in mare aperto o nella profonda campagna.
Sono una testimonianza di questa immagine e di un sound prettamente mediterraneo, l’overture alle puntate della serie “Curri Curri”, canzone siciliana allo stato puro, piena di sincretismi musicali e culturali dai toni fortemente mediterranei con parole di Davide Camarrone, interpretata dalla voce di Olivia Sellerio, e la sigla finale “Vuci mia cantannu vai”, una vera e propria lovely melody sempre con parole di Camarrone e interpretata dalla Sellerio, la quale ha fornito un’ottima prestazione e creato un magico ensamble.
Una voce, quella della Sellerio, che ricorda quella della cantante cilena Violeta Parra dal sostrato e dai toni retrò jazz – soul che rievoca e centra in pieno il mondo descritto da Andrea Camilleri.
Mariagrazia Rossi
 
 

Italiani, 23.9.2015
Libri: la recensione
La giostra degli scambi

Sicilia. Settembre 2012. Il 63enne Salvo Montalbano sente arrivare la vecchiaia: occhiali spessi, udito traballante, memoria ballerina, più acciacchi e minori slanci, niente nuoto, commiserazione intorno. Anche le mosche lo perseguitano. Poi cominciano le stranezze: non venendo riconosciuto lo feriscono e lo arrestano quando cerca di bloccare due che si menano, tal Virduzzo 64enne lo cerca e varie volte non riescono a trovarsi, due belle bancarie subiscono sequestri-lampo senza danni né senso, un’altra pure qualche puntura di coltello, il questore s’arrabbia e lui si copre col Sottosegretario, infine vien fuori che qualcuno è stato ucciso. La squadra si mobilita al completo: Catarella impasta gergo e dialetto con impagabile spasso, Fazio anticipa gesti e risposte indispensabili al capo, Augello conosce quasi ogni donna, Gallo guida veloce. Lo aiutano i soliti amici, soprattutto il giornalista televisivo Nicolò Zito di “Retelibera”. E Montalbano ben interpreta il “circolo questri”, chi è l’assassino e perché. Ricette invidiabili, qualche panino di fretta, whisky in veranda, cannoli e Marsala per i golosi.
Divertente anche il 25esimo romanzo della serie. Andrea Camilleri ha compiuto 90 anni a settembre e non perde un colpo, l’avventura continua, antica e moderna, solita terza dialettale fissa sul mitico Salvo, al passato. Montalbano vive sulla costa meridionale siciliana (quella sopra Lampedusa) in una disordinata graziosa villetta sul mare a Marinella, frazione di Vigata in provincia di Montelusa, ovvero Porto Empedocle (dove Camilleri è nato) e Agrigento (dove stanno Questura e Mobile). L’eterna fidanzata Livia Burlando è sempre lontana, fissa a Boccadasse (una splendida spiaggetta di Genova), ora più affettuosa al telefono. Fortuna che la scorbutica fedele Adelina (la governante, col figlio ladro) e il premuroso sodale Enzo (in trattoria) continuano a nutrirlo con goduria, resistono il mare il molo il sonno. Fuma troppo, soffre d’allergie, sogna strano, fa le parole crociate, si perde in ospedale, ha paura del dentista, obbedisce ragionando, lavora tanto e bene, ma non parla quando mangia, abbondante antipasto primo e secondo di pesce a pranzo da Enzo, cena sempre pronta in frigo. Beato lui!
v.c.
 
 

ANSA, 24.9.2015
Camilleri vince 'primarie' di Futura
La Porta, lettori forti scelgono star ma grande dispersione voti

La spunta Andrea Camilleri, e non è certo una sorpresa. Lo scrittore agrigentino papà del commissario Montalbano, è il vincitore delle 'primarie' dei lettori forti di Futura, il Festival di Civitanova Marche, che permette a chi dichiara di leggere almeno 6 libri all'anno di esprimere la propria preferenza sull'ospite da invitare nell'edizione successiva. I votanti hanno consegnato la propria cartolina nelle librerie partner dell'evento o alle hostess della scorsa edizione del festival, svoltasi a luglio. Anche stavolta c'è stata una rilevante dispersione di voto, con ben 201 scrittori indicati dai lettori. Camilleri è tallonato da Alessandro Baricco, che ha pubblicato La Sposa giovane, e da Margaret Mazzantini, con Nessuno si salva da solo. Seguono Piergiorgio Odifreddi, il 'matematico impertinente', ospite nel giorno dell'apertura del festival, e il saggista giapponese Haruki Murakami, autore di best seller che hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo. "La segreta speranza - spiega il coordinatore del progetto Filippo La Porta - era che il lettore forte (dunque più consapevole) non scegliesse necessariamente gli scrittori noti, i volti televisivi, le star e le icone mediatiche, ma autori più appartati, marginali e di qualità''. Invece sono esattamente gli scrittori che ''vanno più spesso in tv, che appaiono sui giornali, quelli più richiesti dal basso''. Una buona notizia però c'è: ed è ''l'estrema diversificazione. Se gli autori citati hanno raccolto una decina di voti ciascuno, di lì comincia un elenco interminabile di scrittori con un solo voto. Come se ogni lettore forte avesse il proprio candidato personale. Nella società liquida non c'è più 'il Canone', consacrato da critici ed esperti, ma ci sono innumerevoli microcanoni. Una dispersione che evoca un pluralismo culturale interessante''. ''Ancora un po' - conclude il critico - e si realizzerà la profezia di Svevo: 'un giorno tutti scriveranno e ognuno leggerà solo se stesso'".
 
 

Teleblog, 24.9.2015
Il giovane Montalbano 2 anticipazioni, Sarah Felberbaum: “Livia è una donna decisa e coraggiosa, un personaggio molto complesso
Sarah Felberbaum racconta il personaggio di Livia, la donna di Salvo, in questa nuova serie…

Prosegue su RaiUno la messa in onda della seconda serie de “Il giovane Montalbano“, un nuovo ciclo di sei puntate nei quali Michele Riondino è tornato a vestire i panni dell’amato commissario di Vigata che oggi tutti amiamo e conosciamo tutti, ma quando era ancora agli inizi della sua carriera.
Anche in questa seconda serie rivediamo il personaggio di Livia (Sarah Felberbaum), la donna amata da Montalbano. E se lui è tanto bravo a dipanare i misteri, non si può dire altrettanto della sua sfera personale: il complicato rapporto con Livia, infatti, farà emergere in lui le sue insicurezze e sui tormenti.
Ma Salvo e Livia si amano e lui si è deciso a fare il grande passo chiedendole di sposarlo. Una proposta un po’ avventata sicuramente, ma dettata dal cuore. Questo porrebbe fine anche al loro rapporto distanza e lei, dalla sua Genova, si sta per trasferire a Vigata.
Insomma, il loro rapporto è cresciuto, ma non per questo non attraverserà delle difficoltà. E la strada che li conduce all’altare è ancora lunga.
Nel corso di un’intervista a Rai.tv, l’attrice Sarah Felberbaum ha avuto modo di raccontarci la complessità e la bellezza del suo personaggio.
Anzitutto parlando del rapporto di Salvo e Livia in questa nuova serie, l’attrice racconta:
“In questa seconda serie troviamo una coppia più matura che si trova comunque a dover vivere un rapporto difficile, perchè è un rapporto a distanza. I due si amano molto, per cui si ritrovano a farsi delle promesse, a sognare, però poi le promesse non sempre si possono mantenere…”
L’attrice, poi, ci dice qual è la cosa che più l’ha colpita di questo personaggio:
“E’ un personaggio a mio parere molto bello, perchè è delicato: c’è, non c’è, e interpretandolo devi anche stare attenta a questi equilibri. E quindi è divertente avere per le mani un personaggio del genere…”
Infine, Sarah Felberbaum ci parla di cosa la accomuna al personaggio di Livia:
“E’ una donna molto decisa, che sa quello che vuole, accetta questo rapporto nonostante le difficoltà e non si tira indietro. E’ una donna coraggiosa, però è anche molto intelligente nel gestire i pesi. Quindi sì, ci sono delle cose in comune che comunque mi hanno attratto moltissimo…”
La fiction, una co-produzione Rai Fiction e Palomar per la regia di Gianluca Maria Tavarelli, annovera nel cast, al fianco degli attori sopra citati, anche Alessio Vassallo, Beniamino Marcone (qui la nostra intervista), Fabrizio Pizzuto, Andrea Tidona, Serena Iansiti, Alessio Piazza, Maurilio Leto, Giuseppe Santostefano e Maurizio Bologna.
Daniela
 
 

teXXas, 24.9.2015
heute, 21:45 Uhr - 23:20 Uhr | SAT.1 Emotions
Commissario Montalbano
Der Kater und der Distelfink, Serie, I 2002
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 24.9.2015
C'è un'atmosfera fantastica da commedia degli equivoci
LO SCAMBIO. È un meraviglioso hub: chi arriva porta in dote il suo bagaglio e parte con cose nuove
IL GIALLISTA. Marco Malvaldi ha presentato "Il telefono senza fili"

«Taormina è un meraviglioso hub, esteticamente più bella, ma con la stessa, identica funzione. Qui i dati in entrata sono costanti, è un crocevia di mare, storia e civiltà. Una qualsiasi persona che arriva qui porta in dote il suo e se ne va portandosi un bagaglio di cose che ha imparato. È come se qui ci fosse lo spazio per potere fare qualcosa di nuovo, senza essere giudicati. È un'atmosfera fantastica da commedia degli equivoci, un posto nel quale più personaggi interagiscono in un grandioso casino. Io oggi sono arrivato a Taobuk, e dopo neanche cinque minuti mi sono trovato a pranzo seduto accanto a Pamuk che chiedeva a me quale fosse la mia tecnica di scrittura!».
[...]
«Io sono grato alla Sicilia, la mia casa editrice è siciliana, e sono davvero riconoscente ad Andrea Camilleri, che è stato il primo, dopo Fruttero e Lucentini, a sdoganare l'idea che in un giallo ci potesse anche essere molta leggerezza, ma che soprattutto ha fatto del siciliano, del dialetto uno strumento valorizzante della lingua. Se non ci fosse stato lui probabilmente io avrei fatto fatica a usare il mio toscano»
 
 

Triennale di Milano
Il quadro nero – Ovvero La Vucciria, il grande silenzio palermitano
Andò, Betta, Camilleri

25 - 27 Settembre 2015



Teatro dell'Arte
Orari: Venerdì 20.30, Sabato 19.30, Domenica 16.00

IL QUADRO NERO
Ovvero la Vucciria, il grande silenzio palermitano

Opera per musica e film di
Roberto Andò e Marco Betta

Da Renato Guttuso e Andrea Camilleri
ideazione e regia film di Roberto Andò
Musica di Marco Betta
Produzione Teatro Massimo di Palermo

Il quadro nero è ispirato al noto dipinto La Vucciria di Renato Guttuso, che ritrae lo storico mercato palermitano, che ha rappresentato a lungo un pezzo significativo dell’anima di questa città. Su uno schermo cinematografico prende vita come opera per musica e film.
Ma perché questo capolavoro che appare come un tripudio di cibo e di colori, simbolo di vitalità e di ricchezza, sembra calato in un silenzio assordante e diventa qui “Il quadro nero”? L’intuizione è del critico Cesare Brandi secondo il quale Guttuso avrebbe dipinto la sua opera su un fondo annerito con il carbone: sotto l’opulenza della rappresentazione nel quadro si annidano in realtà i presagi del declino di un’intera città. Ad annodare i fili di questo originale film/opera, su sollecitazione e intuizione del figlio adottivo del pittore Fabio Carapezza, ha lavorato un prestigioso gruppo di artisti siciliani: sulla base di un testo scritto da Andrea Camilleri, il regista Roberto Andò ha ideato e girato il film, mentre le musiche sono state composte da Marco Betta. L’amalgama finale è uno sconvolgente affresco, una sinfonia visiva tra teatro, cinema e opera.
 
 

La Repubblica (ed. di Milano), 25.9.2015
La Vucciria di Guttuso dalla tela al video
Teatro dell'Arte viale Alemagna 6, da oggi (20.30) a domenica. Biglietti 20 euro. Tel. 0272434258

Il banco del pesce, la donna di spalle vestita di bianco con le sporte della spesa e l'uomo di fronte che la guarda, il macellaio che squarta il mezzo bue appeso, le casse di frutta e verdura, le spezie e i colori di un mercato affollato di vita e varia umanità. È La Vucciria di Renato Guttuso (capolavoro attualmente esposto al Padiglione Italia di Expo), nella ricostruzione fedelissima e insieme traslata che ne hanno fatto il regista Roberto Andò e il compositore Marco Betta creando la video-opera Il quadro nero a partire da una suggestione di un racconto di Andrea Camilleri. Qualcosa di diverso da un semplice film. Un montaggio di visioni, piuttosto, in un susseguirsi di immagini, paesaggi sonori e voci, quelle dei due interpreti, Giulia Andò e Francesco Scianna, a cui si aggiunge lo stesso Camilleri, per un racconto fuori formato dell'anima meno scontata della Sicilia.
Sara Chiappori
 
 

La Stampa - TTL, 26.9.2015
Fascio & Famiglia, una targa per Vigàta
Andrea Camilleri «La targa» Rizzoli pp. 85, € 10

C’è il Federale. Il Podestà. Il delatore. Il vegliardo novantasettenne, riveritissimo monumento vivente. La giovane vedova vogliosa. Gli stimati cittadini che provvedono a consolarla. Siamo a Vigàta, anno di (dis)grazia 1940, l’Italia appena entrata in guerra. I buoni vigatesi credono, obbediscono, combattono (tra di loro, a parole), e la «crema» locale si ritrova nel circolo Fascio & Famiglia.
La targa del titolo è quella della via che si vorrebbe dedicare a don Manueli Persico, il monumento (non più) vivente, folgorato da improvviso coccolone nell’acceso battibecco con un incallito «anti» (ma più per spiritaccio malmostoso che per convinta scelta politica) che a un certo punto gli ha rinfacciato un misterioso episodio del suo passato. «Via Emanuele Persico - caduto per la causa fascista» è la scritta proposta per la targa.
Se non che un probo camerata sciaguratamente curioso si mette in testa di fare luce sul misterioso episodio. E via via che indaga, il «luminoso, incrollabile esempio di vita e pensiero fascista» si rivela diverso da quel che sembrava. Camilleri orchestra i suoi personaggi con pirandelliano umorismo, portando a galla le miserie senza splendori della provincia sicula «quando c’era Lui». E sulla targa la scritta cambia, si cautela, si ridimensiona. Finché torna quella di prima: via dei Vespri Siciliani.
Maurizio Assalto
 
 

Siracusa News, 26.9.2015
Siracusa, Il libro della settimana: "I sogni di Andrea Camilleri"

Per i novant'anni del maestro del giallo Andrea Camilleri, la storica casa editrice Sellerio, ha deciso di festeggiarlo con il cofanetto "I sogni di Camilleri".
Un volume celebrativo a tiratura limitata, che raccoglie tutte le scene oniriche presenti nei romanzi dell'autore, correlato di quarantotto cartoline rappresentanti le copertine dei libri targati Sellerio.
Nei sogni di Camilleri e del commissario Montalbano, il più delle volte anticipatori di eventi, rivelatori di paure e desideri, restano impigliati i colori, i profumi ed i sapori di una splendida Sicilia bagnata dal mare, immersa tra le pale dei fichi d'india e segnata dai muretti a secco...
In definitiva, una bellissima raccolta di piccoli romanzi autonomi in principio racchiusi nel grembo di quelle straordinarie storie alle quali ci siamo tanto affezionati nel corso degli anni.
Uno speciale pensiero con cui la Sellerio ha con affetto, reso omaggio ad uno dei più grandi scrittori e personaggi del nostro tempo...
Iole Sonnini
 
 

Giornale di Sicilia, 27.9.2015
Agrigento
Studenti dall’Inghilterra alla scoperta di Sciascia e Camilleri
Le lezioni e le visite sono organizzate da Sicily Unlimited, fondata dallo scrittore inglese Geoff Andrews, docente alla «Open University» di Oxford e si svolgono ad Agrigento, Racalmuto e Porto Empedocle

Agrigento. Da Luigi Pirandello a Leonardo Sciascia, passando per il commissario Montalbano di Andrea Camilleri e i luoghi dove hanno vissuto o dove sono stati ambientati i loro personaggi. Ma anche i gioielli Fai, i 40 presidi SlowFood ed alcuni tra i film che raccontano meglio la Sicilia. Sono queste le tappe principali dell'itinerario culturale di dieci studenti inglesi, tutti professionisti di Londra e Oxford, che hanno iniziato la loro «Summer School» alla scoperta del patrimonio immateriale di Agrigento, Racalmuto e Porto Empedocle.
[...]
Annamaria Martorana
 
 

Tv Sorrisi e Canzoni, 29.9.2015
Il Giovane Montalbano vince sempre, cresce Pechino Express
Vola oltre il 20% di share la fiction con Michele Riondino, l'adventure game di Raidue supera il 10%

Continua il successo della seconda stagione di Il Giovane Montalbano su Raiuno: ieri sera la terza puntata è stata vista da 5.143.000 spettatori (20,65% di share), un risultato stabile rispetto alle scorse settimane.
[...]
 
 

RagusaNews, 29.9.2015
Audience, Giovane Montalbano, va bene, ma è noioso
La cosa più bella? le musiche!

Roma - Piace, va bene, ma annoia il pubblico.
Su Rai1 Il Giovane Montalbano, ieri sera, lunedì 28 settembre, ha conquistato 5.143.000 spettatori pari al 20.65% di share.
[...]
Cosa non va
Il regista Gianluca Maria Tavarelli ha sbagliato la luce in postproduzione, troppo fredda e arida, e le inquadrature in produzione: strette, angolate, anguste, a fronte di panorami -i luoghi di Montalbano!- che permetterebbero di far "respirare" la macchina da presa.
La buona audience registrata dallo sceneggiato televisivo sembra più un fatto di stima, che non di conquista reale sul campo.
La cosa più bella della fiction, le canzoni di Olivia Sellerio.
 
 

Siracusa News, 29.9.2015
Il Giovane Montalbano 2 anticipazioni 5 ottobre: Salvo lascia Stella per tornare con Livia

Il Giovane Montalbano 2 torna in onda con la quarta puntata su Rai Uno per la prima serata di lunedì 5 ottobre 2015. I telespettatori della fiction con Michele Riondino sono curiosi di conoscere le anticipazioni legate alla quarta puntata de Il Giovane Montalbano 2 per scoprire cosa ne sarà di Salvo e Livia dopo che hanno deciso di prendersi una pausa di riflessione. Ad un certo punto Salvo si legherà a Stella, ma presto potrebbe rendersi conto chi è la donna che ama veramente.
Il titolo della quarta puntata de Il Giovane Montalbano 2 di lunedì 5 ottobre è La Transazione. Le prime anticipazioni svelano che sono trascorsi tre mesi da quando Livia e Salvo hanno deciso di prendersi una pausa di riflessione, ma loro si sono allontanati molto e non si sono mai chiamati. Anche Augello crede che i due ragazzi non riusciranno a risolvere i loro problemi e vorrebbe presentare a Salvo alcune amiche, ma lui è sempre più malinconico. Solo il lavoro riesce a farlo distrarre. Presto si ritrova ad occuparsi del caso del furto alla Banca Agricoala dove sono state aperte e svaligiate 60 cassette di sicurezza.
Il giovane Montalbano si rivolge a Stella, una giovane direttrice della Banca Popolare di Montelusa, che aveva conosciuto per un’indagine precedente. Grazie al suo aiuto scopre che la Banca Agricola è una specie di forziere privato dei Sinagro, i rivali dei Cuffaro. Presto però il giovane Montalbano si ritrova ad occuparsi anche del caso dell’omicidio di Corrado Militello, un medico in pensiero, e si rende conto che si tratta di delitto passionale. Intanto Salvo ha iniziato una relazione con Stella, ma seguendo il caso Militello capisce tante cose grazie all’aiuto del padre e di una veggente con dei poteri incredibili. Stella invece l’ha invitato a Madrid per un weekend di passione, ma giunto all’aeroporto Salvo decide di scegliere una destinazione diversa. Raggiungerà Livia?
Rosa D'Ettore
 
 

globalist, 29.9.2015
Bambole: il filo endemico che collega Kafka, Camilleri e Jordi Sierra i Fabra
Tre scrittori molto diversi ma accomunati in modo fluido sotto il comun denominatore di un oggetto: una bambola.

Kafka, Camilleri e Jordi Sierra i Fabra in comune praticamente non hanno nulla, se non il fatto che tutti e tre sono scrittori. Si presuppone quindi, che siano appassionati di letteratura: mica poco, direbbe qualcuno, ma troppo poco per accomunarli in qualcosa di veramente unico. Eppure, nella mente di chi scrive, questi nomi si sono allineati spontaneamente, accomodandosi in fila come soldati della scrittura, in modo totalmente fluido ed endemico sotto il comun denominatore di un oggetto: una bambola.
Il collegamento è avvenuto mentre leggevo "Donne" (edito Rizzoli) di Andrea Camilleri. Un testo inusuale per lo scrittore empedoclino divenuto celebre in tutto il mondo per la serie yellow del commissario Montalbano (edito Sellerio).
Devo ammetterlo, Camilleri mi ha stupita: il diario delle sua vita, le dichiarazioni intime delle sue debolezze femminili raccolte in questo confessario d'amore, risultano un inno alle donne; che siano esse dame della letteratura, madame di fantasia, regine della storia del mondo, fanciulle incontrate per caso su un treno, maitresse delle case di tolleranza, o donne fiorite nella sua vita, esse sono tutte ugualmente decantate. Vittime o carnefici, quelle di Camilleri sono donne di orgoglio e di coraggio. Certo è che i complimenti che Camilleri riserva alle sue "Donne", seppure delicati ed eleganti, non vengono celebrati alla maniera virginale di Dante e Petrarca (anch'essi nominati nel testo del nostro Autore siciliano). Nelle sue dame prevale la bellezza fisica, prima che quella spirituale: una magnificenza sorprendente, ma tangibile. Trentanove storie raccontate in brevi capitoli, rinominati con i nomi delle protagoniste di cui parla. Tra gli episodi che Camilleri racconta, quella di Ofelia mi ha colpito particolarmente ed ha chiuso il cerchio magico che ruota attorno alla 'bambola'. Confesso di aver nutrito sempre una certa tenerezza, se così posso definire il sentimento, per questo nome, Ofelia. Mi ha sempre dato l'idea di essere avvolto nella leggenda, contornato di fiaba, e magia di boschi incantati. Ogni volta mi rimanda all'Ofelia lodata dal poeta francese, Arthur Rimbaud. Oppure all'Ophelia raffigurata da John Everett Millais, artista inglese preraffaellita vissuto nell'epoca vittoriana; o quella del suo amico, John William Waterhouse, o ancora a quell' Ofelia immortalata dal pittore romantico nella Francia della prima metà dell'Ottocento, Eugène Delacroix. Senza dimenticare la figura esile e sfortunata ritratta nell'Amleto dal commediografo inglese (?) William Shakespeare. (Se non sbaglio, anche Francesco Guccini, cantautore italiano, al personaggio di Ofelia ha riservato una canzone ). Non è un nome che passa inosservato, insomma.
Ma l'Ofelia di Camilleri è ben diversa da quelle appena citate, e nulla ha a che vedere con tutte queste caratteristiche con cui, per un attimo, ho distratto il lettore. Camilleri racconta che una mattina di luglio, durante un'alba del 1943, nel pieno della seconda guerra mondiale, incontra per strada una giovane donnina. Ricorda che Ofelia, così la ribattezzerà lo scrittore, vagava scalza senza meta, indossando solo una misera camicia di notte trasparente. Non reagiva, non rispondeva alle domande e probabilmente era sotto choc per via dei bombardamenti perché, come dice l'autore, aveva lo sguardo chino sulle braccia e, mentre cantava una ninnananna stringeva forte al petto una bambola di pezza. Quando si avvicinò alla ragazza, si accorse che quella nenia che Ofelia dedicava alla sua bambola era la stessa che sua madre gli cantava quando era piccolo. Ofelia aveva compiuto un miracolo perché per un attimo gli aveva fatto dimenticare i frastuoni della guerra. Quelle bombe avevano mutato il suono e gli avevano permesso di cedere ad un pianto liberatorio, riportando alla mente solo ricordi di tenerezza, immagini dell'infanzia e i canti dolci delle nenie antiche. Legata ad una bambola esiste una strana leggenda che coinvolge l'autore tedesco Franz Kafka. Jordi Sierra i Fabra, scrittore spagnolo contemporaneo, ha voluto riportare in un libro "Kafka e la bambola viaggiatrice" (edito Salani) proprio questa incredibile storia e di uno strano incontro avvenuto tra l'autore delle 'Metamorfosi" e una bambina di nome Elsi nel parco Steglitz a Berlino. Si racconta infatti che l'anno prima della sua morte (avvenuta nel 1924), mentre Frank Kafka passeggiava per il parco di Berlino incontra una bambina che piange perché a perso la sua bambola. Lo scrittore, intenerito dalla scena, si preoccupa di aiutarla e le promette che si sarebbe impegnato per ritrovare la sua Brigida. Le dà appuntamento per il giorno successivo, nello stesso posto, per sapere se uno dei due l'avesse trovata. Kafka non trova la piccola amica della bambina, così decide di scrivere una lettera firmandola con il nome della bambola. La lettera dice così: "Per favore, non piangere. Sono partita in viaggio per vedere il mondo, ti riscriverò raccontandoti le mie avventure". Nella missiva, la piccola bambola racconta di aver lasciato la sua proprietaria sola a Berlino per emanciparsi e conoscere nuovi posti. Il giorno dopo, Kafka porta con se quel foglio e legge la lettera alla sua nuova piccola amica. Elsi di colpo diventa più serena perché sa che Brigida è viva, e sta bene. Jordi Sierra i Fabra nel suo libro racconta di quell'incontro lieve, come "un bacio sulla guancia e breve come il tocco di una farfalla" e cerca di immaginare tutta la corrispondenza epistolare tra Brigida ed Elsi che Kafka avrebbe inventato. Dora Diamant, moglie dello scrittore era stata la prima a parlare di quest'episodio nel libro di Hans-Gerd Koch "Cuando Kafka vino hacia mì." (in italiano, Quando Kafka mi venne incontro... edizione Nottetempo).
Di questa storia incredibile che coinvolge Kafka, ne aveva parlato in un articolo uscito nel 2004 sul quotidiano El Paìs, anche lo scrittore argentino César Aira, diventando così un baluardo interessantissimo della vita dello scrittore tedesco. Klaus Wagenbach, biografo personale di Kafka ha cercato a lungo lettere e testimonianze di quell'incontro così magico e meraviglioso. Si racconta che lo stesso studioso avesse portato avanti una serie di indagini, intervistando invano le signore anziane del parco di Berlino, dove lo scrittore aveva avuto quell'incontro, per rintracciare la bambina che in qualche modo aveva cambiato l'autore e l'aveva intrappolato nel tempo delle bambole.
Leggenda vuole che, poco prima che quegli incontri al parco terminassero per via della tubercolosi che affliggeva lo scrittore, Kafka regala ad Elsi una nuova bambola, diversa da Brigida. Molti anni dopo, la bambina ormai cresciuta, trova un biglietto nascosto dentro la bambola, la stessa che gli aveva donato quel signore strano, ma buono, e diceva che per ogni bambola persa ce n'è una che non cerchiamo e ci viene data in dono, e che anche se non la riconosciamo più è la stessa che abbiamo perso tempo prima. "ogni cosa che tu ami è molto probabile che la perderai, ma alla fine l'amore tornerà ma mutato in una forma diversa".
Margherita Ingoglia
 
 

La Sicilia, 30.9.2015
Boom per “Il giovane Montalbano”: oltre 5 milioni di spettatori
L’intervista. Il protagonista Michele Riondino: “Interpretare il commissario è un po’ come andare in bicicletta”
«Temo i meccanismi della tv, ma questa serie rappresenta l'Italia e il nostro carattere culturale»

Milano. Ancora un successo per la fiction II giovane Montalbano con protagonista Michele Riondino in onda su Rai1, che ha vinto il prime time avendo ottenuto 5 milioni 143 mila spettatori e uno Share del 20.66%. Su Canale 5 la prima tv di Un boss in salotto ha registrato 3 milioni 890 mila spettatori ( 15.82%).
È un successo...
«Già dal primo giorno di riprese tutte le paure si sono trasformate in voglia di divertirmi e ho scoperto che interpretare il giovane Salvo Montalbano è un po' come andare in bicicletta».
Non si è mai posto II confronto con Luca Zingaretti?
«No, sennò non avrebbe senso fare Il giovane Montalbano. Nessuno rimane sempre la stessa persona, men che mai nella terra di Pirandello. Il mio personaggio farà delle scelte che, inevitabilmente, dovranno essere messe in discussione per far raggiungere al Commissario quella maturità che tutti conosciamo».
Evolverà anche il rapporto con Livia?
«Nelle sei puntate si parla di cose che lo spettatore non si aspetta che si compiano: matrimonio, figli. Il rapporto con Livia è appassionato e pieno di litigi. Vedrete come mi bacchetterà».
Com'è il tuo rapporto con Sarah Felberbaum, che è Livia?
«Ottimo, l'aver vissuto insieme l'esperienza di diventare genitori ci ha avvicinato. Questa affinità verrà fuori».
Nella vita che genitore sei?
«Nuovo. Mia figlia Frida ha ancora 19 mesi: sono molto curioso, la osservo molto».
Non temi di essere fagocitato dal personaggio come, in qualche modo, è successo a Zingaretti?
«Bisognerebbe chiedere a lui se ama questo personaggio. Io appartengo a quella categoria di allori che ha molta paura della tv. Sto cogliendo da quest'esperienza tutto ciò che può farmi crescere: come raccontare un personaggio in un film che dura più di sei ore e il rapporto diretto con sceneggiatore, produttore, regista e anche con l'autore letterario con cui ho un ottimo rapporto di scambio intellettuale».
Perché ha paura della tv?
«Ha dei meccanismi ai quali difficilmente mi abituerò, però qualcosa sia cambiando a partire dalla qualità delle produzioni. Il Commissario Montalbano rappresenta bene l'Italia e il nostro carattere culturale. Nelle storie di Camilleri ci sono Sciascia. Pirandello, i delitti passionali, un certo modo di affrontare il crimine che non è quello delle stragi e delle esplosioni ostentato in altre serie italiane».
Ha ritrovalo anche la sua Puglia nella Sicilia di Camilleri?
«La Sicilia e i personaggi di Camilleri rappresentano in generale il Sud del mondo e l'Italia in generale che, è bene non dimenticarlo, è il Sud d'Europa».
Mariella Caruso
 
 

succedeoggi, 9.2015
L'elzeviro secco
Morfologia del vigatese
I novant'anni di Andrea Camilleri (auguri!) ci dànno l'occasione di dar corso a una nuova rubrica: l'elzeviro secco. Si comincia con un'analisi dettagliata della celebre lingua vigatese...

Andrea Camilleri compie novant’anni, ma il suo stile, nel tempo, è rimasto identico: voce roca, basco nero, profilo allungato. Sellerio pubblica per l’occasione I sogni di Andrea Camilleri, raccolta di brani in cui i personaggi dello scrittore di Porto Empedocle si danno all’attività onirica, e Gran Teatro Camilleri con contributi critici. Rizzoli riedita, in una veste più accurata, La targa.
Tra i numerosi meriti del Simenon italiano – che conta all’attivo cento titoli in romanzi storici e “montalbaneschi”, assieme a saggi e altri scritti – quello forse non transitorio, e dunque transtorico, risiede nella complessa operazione linguistica che ha dato vita al vigatese, vernacolo di Vigata, città leggendaria in cui sono ambientate le vicende di Montalbano. La morfologia del vigatese predilige la i, vocale «rossa», secondo la fonetica sensoriale di Rimbaud, «sangue sputato, risata di belle labbra nella collera». Questo frammezzo pastoso, metà siciliano e metà italiano, ha stregato il pubblico (sempre più a digiuno di letteratura, stitico di contenuti) per la sua intelligente levigatezza, nonché per il monito stentoreo in esso congenito: non perdere la tua identità, figliolo!
Invero, dimentichi delle imprese di Giulio Agricola, vincolati dallo scacco del gergo anglosassone, lasciamo che l’identità fugga di mano. Ci stiamo impoverendo, senza averne chiara cognizione, di una crisi “logofrenica”, perché bisogna sapere le lingue, è necessario conoscere almeno l’inglese, ci si deve confrontare col blabla dell’alta società. “Bisogna”, “è necessario”, “si deve”: donde proviene codesta improvvisa brama dell’ineluttabile? Lo impone il professor Kant in visita a Timbuctù? Si deve, è necessario se il lavoro o la passione lo richiedono, se la conoscenza di un altro idioma va di pari passo al potenziamento della lingua madre, non certo per assecondare una moda scellerata, o peggio un diktat studiato a tavolino. Nel saggio La lingua batte dove il dente duole, scritto a quattro mani con Tullio De Mauro, Camilleri precisa: «Come diceva Pirandello, la parola del dialetto è la cosa stessa, perché il dialetto di una cosa esprime il sentimento, mentre la lingua di quella stessa cosa esprime il concetto». Di qui ci si aggancia alla piena convergenza di logos ed essere: la lingua originaria determina la natura di un luogo, demarca lo spazio e il tempo, dà credito all’esperienza vissuta. Beninteso: di un luogo, di uno spazio, non di un popolo. Parliamo così, perché siamo qui. Esprimersi in maniera differente dal posto, persino dal paesaggio, in cui si vive, provoca un cortocircuito emotivo. Come sostituire, ad esempio, questa prosa picaresca, tratta dall’incipit di Il gioco degli specchi, in qualcosa di altro, di standardizzato? «Era da minimo dù ure che sinni stava assittato supra a ’na speci di seggia che assomigliava perigliosamente a ’na seggia lettrica, ai polsi e alle cavigli gli avivano attaccato dei braccialetti di ferro dai quali si partivano ’na gran quantità di fili che annavano a finiri dintra a un armuàr di mitallo tutto dicorato all’esterno di quatranti, manometri, amperometri, barometri e di lucette virdi, russe, gialle e cilestri che s’addrumavano e s’astutavano ’n continuazioni». La ricchezza di ciò che è detto sta nel modo in cui è descritto.
Tempo fa, un amico mi chiese in cosa consistesse esattamente il dottorato di ricerca in italianistica; ironizzando aggiunse: «Trovare le parole sul dizionario?». Salvare una lingua, preservare l’oro delle sfumature di significato senza incorrere in provincialismi dal sapore totalitario. L’appiattimento della coscienza, a mezzo della desertificazione lessicale, non è il massimo della democrazia, anzi nasconde in sé una forma rimossa e pericolosa di dominio culturale, di “fabbrica del consenso”.
Se l’inglese, nello spogliare pian piano l’identità della nostra lingua, ci ha denudato del suo abito, il vigatese di Camilleri prova almeno a salvare le mutande.
Alberto Fraccacreta
 
 

 


 
Last modified Sunday, March, 20, 2022