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RASSEGNA STAMPA

GIUGNO 2016

 
Repubblica Tv, 1.6.2016
"Italia noir", Andrea Camilleri e quei romanzi d'atmosfera

"Il noir in origine è un romanzo d'atmosfera, un'atmosfera cupa, di tensione. Basta pensare a 'Rebecca, la prima moglie' di Daphne du Maurier, in cui non c'è alcun delitto, o a 'Il postino suona sempre due volte' di James M. Cain in cui c'è, sì, un delitto, ma non c'è alcuna indagine poliziesca". Così le origini del noir secondo Andrea Camilleri, che in questa intervista racconta l'evoluzione del genere in occasione dell'uscita in edicola del suo "La giostra degli scambi", con Repubblica (euro 7.90 oltre i prezzo del giornale) il 6 giugno, secondo volume della collana "Italia noir" (dopo "Suburra" di Bonini e De Cataldo): il racconto appassionante dell’Italia di oggi attraverso le migliori firme del genere, una serie di romanzi in cui scrittori come Camilleri, Lucarelli, De Giovanni, Manzini, Oggero e molti altri esplorano il nostro paese, regione per regione, mettendo in luce vizi e virtù della società
 
 

Il Sole 24 Ore, 2.6.2016
L’e-commerce in Italia compie 18 anni

Diciotto anni fa, un cliente dalla California comprava una copia de «La Concessione del Telefono» di Andrea Camilleri. Diciotto anni fa, il 3 giugno 1998, avveniva su IBS.it la prima transazione di e-commerce con carta di credito in Italia. Erano trascorsi 35 minuti dalla messa online del sito. Un ordine di grande valore simbolico con cui ha avuto inizio non solo la storia di IBS.it ma soprattutto quella dell’e-commerce nel nostro Paese dove, ogni anno, oltre 20 milioni di utenti acquistano beni e servizi online.
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Laura Cavestri
 
 

GraphoMania, 2.6.2016
L’altro capo del filo, il centesimo libro di Andrea Camilleri
In sintesi
L’altro capo del filo è il centesimo libro di Andrea Camilleri ed è un giallo della serie di Montalbano: la nostra recensione.

Premessa: trattandosi del libro numero cento credo che Camilleri meriti tutto il rispetto e la gratitudine di noi tenaci lettori, perché arrivare a questo traguardo è incredibile, e riuscire a scrivere ancora, dopo tutti questi anni, non solo storie che funzionano ma anche storie attuali, capaci di intrecciare fantasia e realtà, è un talento davvero da premiare.
L’altro capo del filo di Andrea Camilleri è un giallo dall’inizio alla fine: il nostro Commissario Montalbano si ritrova alle prese con gag del passato, tragedie attuali e, ovviamente, un terribile omicidio.
Dal passato tornano i fedelissimi di sempre: Mimì Augello, suo collega e amico, capace di storpiare la realtà a suo piacimento; l’ispettore Fazio, da notare che in questo romanzo gli viene concesso maggiore spazio anche di analisi, sempre puntuale; Catarella, che è e rimane sempre Catarella.
A questi personaggi, che abbiamo imparato ad amare e con cui stiamo invecchiando, inesorabilmente, si aggiungono i caratteristi del secondo, concentrati di italianità capaci di far ridere chiunque:
«Mè figlio ‘nnucenti è!»
Doviva trattarisi della matre di Lillo Scotto.
«Dottori m’avi a cridiri, ‘nnucenti è! Cilo dico io che sugno sò matre e lo sento nel profunno del cori mè».
Chiangenno e singhiozzanno continuò: «’U sciatu do mè sciato non è capace di fari ‘na cosa accussì laida! ‘U sangu do mè sangu prifirisci ammazzarisi chiuttosto che ammazzari…»
Ne L’altro capo del filo ho apprezzato notevolmente l’intreccio tra il giallo e la cronaca, gli sbarchi, il dolore di clandestini e rifugiati, dei bambini, le donne, i traduttori, e l’impegno delle forze dell’ordine, la loro fatica e determinazione. Questa situazione fa da sfondo alla tragedia che attende il commissario Montalbano: l’omicidio.
La sarta più conosciuta di Vigàta viene terribilmente assassinata: amanti e dolori catturano il lettore, ma alla fine la verità è scritta nella memoria, come spesso accade.
Non sono una super fan di Camilleri, non tutti i romanzi dedicati a Montalbano mi sono piaciuti – alcuni molto, altri meno, altri ancora sembravano stanchi; in questo romanzo L’altro capo del filo ho ritrovato il Camilleri che riesce a divertirsi e a divertire anche narrando le tragedie, a farci riflettere senza mai dimenticare attimi di gioia e di ilarità.
Ottimo lavoro, direi che il traguardo dei cento è superato con estrema bravura e noi lettori ne siamo felici.
Anna Fogarolo
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 3.6.2016
Camilleri e Arbore superstar a Massenzio
Arbore-Camilleri un duetto d'autore sul palco di Letterature
[Modererà l'incontro Lella Costa, NdCFC]
Musica e libri
Andrea Camilleri e Renzo Arbore sono quest'anno sul palco del Festival delle Letterature che torna alla Basilica di Massenzio
L'appuntamento è per la sera del 16 giugno: l'incontro fra arte e letteratura è nella tradizione del festival

Il padre di Montalbano e il più talentuoso dei dilettanti che ha rivoluzionato la tv, la musica napoletana e il jazz, a confronto. Sarà una serata di ricordi, tra storia, letteratura e televisione, memorie condivise, quella che vedrà protagonisti Andrea Camilleri e Renzo Arbore il 16 giugno al Festival delle Letterature —storico appuntamento dell'Estate romana, ideato e diretto da Maria Ida Gaeta responsabile della Casa delle Letterature — alla Basilica di Massenzio ai Fori. La rassegna, di cui non è stato ancora presentato il programma, e che sembrava addirittura incerta, quest'anno torna nel suo luogo naturale. E promette sorprese.
«In questi giorni sto incontrando Camilleri per preparare la serata», conferma Arbore, che il 10 verrà festeggiato all'Università Federico II di Napoli. «È un personaggio straordinario, abbiamo tante cose in comune e mi ha detto che apprezza la mia televisione. È stata una sorpresa e mi ha fatto grande piacere perché contraccambio: da sempre sono un lettore di Camilleri». Due protagonisti della cultura, due uomini del Sud, per un Amarcord imperdibile. Il reading diventa spettacolo.
Novanta anni festeggiati il 5 settembre scorso, con l'ultimo caso di Montalbano "L'altro capo del filo", Camilleri ha raggiunto quota cento libri pubblicati. In quest'avventura il commissario è impegnato con i colleghi e i compaesani per aiutare i sopravvissuti dell'ennesimo naufragio di migranti. Il libro si apre quindi su un tema di stretta attualità (già affrontato ne "Il ladro di merendine"), per concentrarsi su un classico giallo. La sarta più famosa del paese viene uccisa nel suo laboratorio con le sue forbici da lavoro. Ma Camilleri, ex insegnante all'Accademia di arte drammatica (allievi Luca Zingaretti, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio) maestro amatissimo, letterato, regista, funzionario Rai produttore del Maigret televisivo, la televisione la conosce bene; i ricordi dello scrittore e dello showman s'intrecceranno.
Arbore, 79 anni il 24 giugno, si è raccontato nell'autobiografia "E se la vita fosse una jam session? Fatti e misfatti di quello della notte". Una biografia "sciué sciué", come la definì lui stesso, perché più che narrare gli eventi in ordine cronologico, descrive una sorta di camera delle meraviglie in cui tiene insieme le sue passioni. E' il racconto di una generazione e un pezzo di storia della radio e televisione italiane.
La Basilica di Massenzio al Foro Romano resta una scenografia naturale unica, un palcoscenico magico; il trasloco in Piazza del Campidoglio (per i lavori della metro C), aveva tolto fascino agli incontri. La quindicesima edizione del Festival, promossa dal Dipartimento Cultura di Roma Capitale, con l'organizzazione di Zètema Progetto Cultura e la regia di Fabrizio Arcuri, torna quindi a casa. Come si intuisce dalla scelta di Arbore e Camilleri, il filo conduttore "Memorie", sarà esplorato a 360 gradi, complice un testo scritto apposta per l'occasione e la curiosità reciproca.
Silvia Fumarola
 
 

CNOAS, 3.6.2016
Andrea Camilleri con il CNOAS per le Giornate di solidarietà del servizio sociale per i rifugiati
Andrea Camilleri con il CNOAS per le Giornate di solidarietà del servizio sociale per i rifugiati promosse dalla EASSW


 
 

ANSA, 3.6.2016
Libri: Hoefer, quegli anni con Camilleri a Porto Empedocle
Il poeta rievoca i ricordi, gli amori e le passioni di gioventù

Gela (Caltanissetta) - Esce, oggi, in Italia, per "Dario Flaccovio Editore", il libro "Hoefer racconta Camilleri - Gli anni a Porto Empedocle", in cui il migliore amico dello scrittore siciliano (poeta affermato) rievoca i ricordi di gioventù nel loro paese natio, le avventure, l'amore per il teatro e la cultura, le prime esperienze letterarie, la passione per il mare ed altro. Ad attingere alle memorie e all'album fotografico di Hoefer sono stati due giovanissimi cronisti di Gela, Lorena Scimè collaboratrice del quotidiano "Repubblica", e Andrea Cassisi, corrispondente del giornale web "Live Sicilia". "Questo libro - dice, Cassisi - nasce da una casuale chiacchierata con Federico Hoefer, che suscitò in noi una forte curiosità". "Già dai primi ricordi venne fuori un ritratto inedito di Camilleri, che non potevamo non raccontare ai lettori". I due giovani cronisti hanno voluto consegnare personalmente il libro in anteprima ad Andrea Camilleri, il quale lo ha apprezzato molto, registrando alla fine un videomessaggio di ringraziamento e di saluti a Hoefer, che non vede da 50 anni ma con il quale si telefonano ogni domenica. "Da buoni siciliani - racconta Scimè - a Camilleri abbiamo portato arancine, torrone e paste di mandorla. Quando gli abbiamo donato il libro si è emozionato molto, definendolo il più bel regalo della sua vita". La prefazione del volume è del giornalista Melo Freni, amico sia di Camilleri che di Hoefer. La presentazione ufficiale del libro, che ha avuto un'anteprima il 28 maggio a Porto Empedocle, avverrà il 16 [in realtà il 15, NdCFC] giugno a Palermo e il 23 a Gela [l’evento è da confermare, NdCFC], dove Hoefer, ex dipendente Eni, vive da pensionato.
 
 

La Repubblica, 3.6.2016
Francesco Marchetti: "Comprai con un clic un libro di Camilleri e così 18 anni fa l'Italia scoprì l'e-commerce"
Parla l'uomo che nel 1998 fece il primo acquisto su un sito italiano di e-commerce: "Sapevo che Ibs avrebbe aperto il sito. A mezzanotte avevo già pagato sul web con la mia carta di credito"

Roma - Era il 3 giugno del 1998, poco dopo mezzanotte. Tutto cominciò con un romanzo di Andrea Camilleri, La concessione del telefono, al tempo fresco di stampa. Racconta una storia di richieste assurde da parte della burocrazia siciliana di fine Ottocento per concedere una linea telefonica. Ironia della sorte, una copia di quel libro ha segnato la nascita del commercio elettronico in Italia. È stato il primo acquisto fatto online nel nostro Paese sul sito Internet Bookshop (Ibs), che aveva appena aperto. A diciotto anni esatti di distanza, con l'e-commerce ormai maggiorenne, abbiamo rintracciato la persona che fece quell'ordine. Francesco Marchetti, 54 anni la prossima settimana, oggi vive ad Ottawa, in Canada. Ma nel 1998 si era stabilito in California e, essendo un forte lettore, l'unico modo per avere libri in italiano era riempire la valigia quando tornava a casa per le vacanze.
"Avevo 36 anni, ero negli Stati Uniti per fare ricerca fin da dopo la laurea in biologia", ricorda con un vago accento romano ormai diluito dall'uso quotidiano dell'inglese. "Pensavo di restarci per qualche tempo. Poi la vita ha preso un corso differente e da allora sono rimasto in nord America".
Dove di libri in italiano non ne trovava.
"Pochi. Avevo un amico belga a quei tempi che era nella stessa situazione. Mi disse che a Bruxelles avevano aperto un negozio online. Mi misi a cercare anche io".
Scoprendo Ibs.
"Scoprendo il nulla. C'erano delle librerie che vendevano su ordinazione, ma l'affidabilità era dubbia e il sistema di pagamento degno della burocrazia siciliana. Venni a sapere che Ibs stava per aprire. Mi segnai il giorno e a mezzanotte e un minuto, per me erano le 4 di pomeriggio, comprai il libro di Camilleri".
E così il commercio elettronico in Italia è cominciato con una storia di arretratezza tecnologica in Sicilia. Come mai quel romanzo?
"Avevo letto una bella recensione proprio su Repubblica . Già che c'ero aggiunsi al carrello Follia di Patrick McGrath".
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Jaime D'Alessandro
 
 

Nello, 3.6.2016
RTS
08:15 bis 10:10
03.06.16
Montalbano
Land: I Jahr: 2013 Serien-Nr.: 0 Dauer: 115 min

Montalbano est réveillé par un appel de Catarella, ce qui le met de mauvaise humeur, d'autant que Livia a murmuré un prénom d'homme pendant son sommeil. Un couple de notables a été cambriolé alors qu'ils étaient à leur villa en bord de mer. Les cambrioleurs se sont emparés des clés de leur maison de ville.
 
 

Milano Weekend, 4.6.2016
Libri a Milano: gli incontri e le presentazioni dal 5 all’11 giugno 2016

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Camilleri a prima vista
The Snack Thief. El beso de la sirena. A concessao do telefone. Sono i titoli di tre romanzi famosissimi di Andrea Camilleri, così come sono stati tradotti e pubblicati all’estero. E oggi, che il maestro ha appena pubblicato il suo centesimo libro, il giro del mondo attraverso le copertine delle sue opere arriva a Milano. Si apre il 9 giugno (fino al 29) alla Kasa dei Libri, in Largo Aldo De Benedetti 4, la mostra Camilleri a prima vista: circa cento le copertine in mostra, tra cui quelle inconfondibili blu Sellerio.
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Mariangela Traficante
 
 

Gazzetta di Parma, 4.6.2016
Camilleri: riecco Montalbano
«L'altro capo del filo» il centesimo libro dello scrittore siciliano

Il «centenario» di Andrea Camilleri. Con «L'altro capo del filo» il prolifico scrittore siciliano, padre del commissario Montalbano, taglia uno storico traguardo: cento libri. Si tratta di una nuova indagine con protagonista il più famoso e amato commissario della letteratura italiana. Anche stavolta, infatti, Camilleri e Montalbano non tradiscono gli affezionati lettori. Il libro ruota attorno al dramma dei migranti che lo scrittore siciliano racconta scuotendo le nostre coscienze; e, come sempre, si muovono i personaggi che i lettori conoscono da sempre: dallo stesso Montalbano alla storica fidanzata Livia, dal suo vice Mimì Augello all'ispettore Fazio, all'agente Catarella. Il lettore ritrova il mondo di Vigàta e finisce coinvolto, emotivamente, in una storia che tocca i sentimenti di ognuno. Abbiamo già sottolineato come il commissario Montalbano, in questa vicenda, debba occuparsi senza sosta degli sbarchi di clandestini sulle spiagge vigatesi.
L'omicidio
Ma a scuotere la tranquilla vita della cittadina sarà, ancora una volta, un omicidio: nella sartoria, dove lavora, viene ritrovato il corpo di Elena, dilaniato da colpi di forbice. Così il commissario, creato da Camilleri, comincia un'indagine che si fa sempre più fitta e intricata. Dovrà partire dal passato della ragazza per giungere a capo di questa drammatica vicenda, scavando nella sua vita e interrogando gli amici, i possibili nemici, eventuali amanti e i lavoranti della sartoria stessa. «Montalbano si isola nell'architettura di silenzio del luogo del delitto - scrive Salvatore Silvano Nigro -. Stenta ad afferrare un'intuizione, che scivolosa gli serpeggia nel pensiero. Stenografa mentalmente le sue sensazioni. Le ricompone in uno spettacolo mentale che fa scorrere come un film. Agguanta alla fine la supposizione».
Gli inizi
Era il 1994 quando Camilleri pubblicò, sempre per Sellerio, il primo romanzo della saga di Montalbano: «La forma dell'acqua». A cui seguirono «Il cane di terracotta» e «Il ladro di merendine». Certo nessuno avrebbe pensato che quei racconti, caratterizzati da un italiano fortemente contaminato da elementi della lingua siciliana, e da un'ambientazione particolarmente curata, avrebbero riscosso un così grande successo non solo letterario ma anche televisivo.
Il volto di Montalbano
Tutti, ormai, identificano il commissario Montalbano con il volto di Luca Zingaretti anche se lo stesso Camilleri, in diverse interviste, ha ribadito di avere pensato in modo diverso il suo personaggio. E, soprattutto, nei suoi progetti, dopo i primi due romanzi con protagonista Montalbano, questi avrebbe dovuto sparire per non cadere nella ripetitività. Meno male, diciamo noi, che lo scrittore siciliano è ritornato sui suoi passi e ci continua a regalare emozioni con i suoi libri. E confidiamo nel prossimo «centenario». Lunga vita a Camilleri e, naturalmente, a Montalbano.
Vanni Buttasi
 
 

La Stampa - TTL, 4.6.2016
La classifica di Tuttolibri
Il 100° Camilleri in tre giorni fa 26 mila copie

Eccolo, come previsto: il 100° Camilleri, in soli tre giorni, fa salire i 100 punti a quota 26 mila copie e guida la tripletta Sellerio nei primi 10. Un Montalbano che assimila d’istinto Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazione (Allievi e Dalla Zuanna per Laterza) e sferza stereotipi e pregiudizi. Quando arriva il delitto vigatese, la disciplina di sbirro combatte con la sofferente anima d’omo, stenta a mettere a fuoco, sembra perdere il filo, poi lavorando di ciriveddro tutto torna chiaro e priciso, grazie anche al gatto Rinaldo (miglior attore non protagonista). E tutto intorno (Livia, Catarella, ecc) è come sempre, rassicura e diverte. L’autore, soddisfatto, si concede citazioni, omaggi (in primis all’allievo Manzini) e una fulminea apparizione alla Hitchcock: ’zumma, proprio una torta di compleanno.
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Luciano Genta
 
 

Quotidiano.net, 4.6.2016
Sei romanzi gialli da leggere a giugno
Camilleri, Jacq, Simoni, Winslow, De Giovanni e Marklund. Ecco qualche consiglio per iniziare l'estate all'insegna del giallo

Roma - Con giugno arrivano i primi caldi estivi e la voglia di mettersi all'aperto con un buon libro da leggere. E, probabilmente, tra i generi più gettonati da chi ama distrarsi dalla quotidianità c'è il giallo. Per questo abbiamo voluto fare una piccola selezione dei titoli più interessanti tra la produzione più recente di romanzi polizieschi. Ecco dunque sei libri gialli da leggere a giugno.
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'L'altro capo del filo', di Andrea Camilleri
Doppia indagine nella nuova avventura del commissario Montalbano. Da una parte un caso di violenza subita da una giovanissima migrante appena sbarcata sulle coste della Sicilia, dall'altra l'omicidio di Marta, sarta di Vigata e grande amica di Montalbano. Un giallo attuale nei contenuti e classico nello stile ormai inconfondibile del maestro siciliano, che proprio con questo romanzo taglia il traguardo dei cento libri pubblicati nel corso della sua carriera. (Edito da Sellerio)
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Ok Novara, 4.6.2016
Spettacolo “Hosa ho hombinato” a favore di Alice onlus

Novara, “Hosa ho hombinato” è il titolo di uno spettacolo teatrale che sarà messo in scena sabato 4 giugno da “La Compagnia degli Intronati”. L’evento sarà ospitato al Teatro dei Salesiani di Novara di viale Ferrucci, a partire dalle 21.
Il ricavato della serata (costo del biglietto 10 euro) sarà interamente devoluto all’associazione Alice onlus (Associazione per la lotta all’Ictus cerebrale), presente a Novara da 4 anni e presieduta da Elena Codini. Il lavoro è liberamente ispirato al romanzo di Andrea Camilleri “Il birraio di Preston”. Un’occasione per trascorrere una serata di svago e, al contempo, aiutare un’associazione del volontariato novarese.
Monica Curino
 
 

Domenica - Il Sole 24 Ore, 5.6.2016
Elzeviro
Un secolo in pochi decenni
Il centesimo romanzo di Andrea Camilleri scritto grazie a una memoria e una «vista» (malgrado la cecità) formidabili

Cento è un numero tondo, che non è slegato dalla memoria letteraria. Richiama le cento novelle di Boccaccio; o le cento novelle scelte, nel Cinquecento, da Francesco Sansovino. Ci sono poi le centurie di Nostradamus e i «cento piccoli romanzi fiume» di Manganelli. Di un numero cardinale la letteratura ha fatto una unità narrativa; e una misura per le biblioteche ideali dei cento libri da salvare, o che non si possono non leggere in un decennio, in un secolo, in un millennio. Il numero cento appartiene all'aritmetica, ma anche alle eccitazioni letterarie e alle necessità della cultura; e può dare le vertigini se segna il traguardo provvisorio, emozionante, raggiunto dalla produzione letteraria di un singolo scrittore. Con il romanzo L'altro capo del filo, Andrea Camilleri ha raggiunto questo traguardo. E dall'alto dei suoi novantuno anni, lui stesso guarda con sgomento a quel sipario di parole lungo cento libri che arreda la scena della sua vita spesa nell'impiego della scrittura.
I cento libri di Camilleri sono un ricco e godurioso giacimento di lingua e di motivi narrativi, continuamente riattivato dalle ristampe. Sono libri che non stanno fermi. Non muoiono. Continuano a vivere dentro lo spazio ecumenico predisposto per essi dalle traduzioni in quasi tutte le lingue del mondo, e dalle trasposizioni cinematografiche. Il numero cento non cancella le novantanove unità che lo precedono. Convive con esse. Ed è questa convivenza che fa dell'episodio un evento unico e prodigioso.
Non voglio nascondermi dietro un dito. La metà esatta di questi cento libri portano il marchio Sellerio. E se non per tutti, per moltissimi di essi chi scrive ha firmato le bandelle. Solo adesso mi rendo conto di avere accompagnato Camilleri in un percorso lungo pochi decenni che, con i cento libri prodotti, può vantare, paradossalmente, la densità di un secolo. Camilleri ha cominciato tardi a pubblicare. Come scrittore è più giovane dei suoi novantuno anni. Il centesimo libro era molto atteso. Tutti aspettavano la nuova indagine del commissario Montalbano. Per il piacere della lettura, sicuramente. Ma anche per una curiosità che, per rispetto, esitavano a dichiarare. Si chiedevano sommessamente come sarebbe risultata la «scrittura» di Camilleri reso quasi del tutto cieco dalla vecchiaia; come avrebbe fatto a tenere sotto controllo la macchina complessa della trama, con i suoi ingranaggi, con i suoi movimenti inaspettati, con tutte le sorprese di una lingua inventata, con i caratteri dei personaggi che non si accontentano dei loro ruoli fissi e forzano la mano dell'autore.
Per i novant'anni di Camilleri. il nostro Domenicale (6 settembre 2015) immaginò che Montalbano in persona si fosse presentato al suo inventore con un libro in mano. Il commissario aveva scelto bene il regalo di compleanno. Si era presentato al suo autore con in mano il saggio di Marc Augé intitolato Il tempo senza età. La vecchiaia non esiste, nell'edizione dell'editore Cortina. Camilleri deve avere apprezzato l'augurio e l'offerta se, più volte intervistato sui giornali e in televisione per l'uscita del suo centesimo libro, ha ribadito che la «vecchiaia non esiste». E c'era d'aspettarselo. Per onorare i suoi novant'anni, Camilleri si era fatto un regalo. Era andato in "pellegrinaggio" nella casa del Manzoni, a Milano, e vi aveva tenuto, senza uso di appunti (già non ci vedeva), una lezione avvincente sulla elaborazione «teatrale» delle varianti (tutte citate a memoria) nelle edizioni dei Promessi sposi. Il pubblico, composto anche da studiosi dell'opera di Manzoni, era rimasto estasiato.
La memoria di Camilleri è formidabile. E anche la sua «vista», nonostante la cecità. Non sembri un'affermazione assurda. Quando arrivò sul mio tavolo il dattiloscritto del romanzo L'altro capo del filo, lo lessi d'un fiato. Sapevo che il libro era stato dettato da un «cieco» alla sua storica segretaria. E tuttavia lo trovai uguale ai precedenti Montalbano, nella tenuta stilistica e nel funzionamento della trama. Non rilevai nessuna discontinuità nel modo di «scrivere» di Camilleri. Mi sembrò perfettamente camilleriano, sostenuto dalla solita freschezza inventiva e dalla consueta responsabilità civile, oltre che da una matematica perfezione nell'avvolgimento della trama. La dettatura equivaleva alla scrittura. Mi convinsi che Camilleri aveva trovato il modo di vincere la cecità e di sconfiggere la vecchiaia.
Si legga attentamente il nuovo romanzo. Ci si accorgerà che Camilleri svela tra le pieghe del racconto il suo metodo di «scrittura», il suo «segreto». Da sempre Camilleri si scontra con Montalbano, sin dal primo romanzo della serie (La forma dell'acqua, 1994). II personaggio incalza l'autore. Esige una biografia più completa, meno approssimativa; una più precisa certificazione di esistenza in vita. Vuole un'autonomia dal suo inventore. Non si accontenta della Forma dell'acqua. E costringe l'autore a correggersi, scrivendo Il cane di terracotta. Camilleri è consapevole delle proteste del personaggio, dei suoi dispetti, dei suoi piccoli ricatti. Ma qui, nel romanzo L'altro capo del filo, Camilleri prende addirittura lezione da Montalbano. È da lui che impara a «vedere» nel buio. Negli anni il commissario, per contrastare le angustie della vecchiaia, ha elaborato un suo sofisticato metodo. Chiude gli occhi. Pensa intensamente. Si «rappresenta» ogni cosa nella mente, come fosse un film. E «vede» ciò che altrimenti non potrebbe vedere: «Chiuì l'occhi, si concintrò profunnamenti. Po' si sintì pronto, e tinenno l'occhi 'nsirrati per non farisi distrarri da nenti, si rapprisintò ... la scena»: «Vitti... vitti ... vitti».
Camilleri si è educato a vedere mentalmente i suoi romanzi, il grafico della trama, i gesti dei personaggi, le scene tutte. Ha una memoria di ferro. Non gli sfugge nulla, neppure il nesso apparentemente più insignificante. Vede. E detta alla segretaria il «film» che guarda: i teatrini che gli si accendono nell'oscurità. Dopo tanti anni di lavoro con Camilleri, la segretaria ha nel frattempo portato la sua residenza a Vigàta e si è impadronita del vigatese. Sa come scriverlo sotto dettatura. Si chiama Valentina Alferj.
Salvatore Silvano Nigro
 
 

Il Giornale, 5.6.2016
Camilleri trionfa con un giallo pieno di migranti

Grandi movimenti in classifica dove inizia la battaglia per aggiudicarsi il titolo di «libro da spiaggia».
A partire all'attacco con un esordio in Top ten da più di 26mila copie è Andrea Camilleri che raggiunge la vetta della classifica con L'altro capo del filo (Sellerio). In questo centesimo romanzo dello scrittore siciliano a farla da protagonisti sono i migranti. Questa volta Salvo Montalbano infatti deve fare pubblica sicurezza mentre tutte le notti arrivano barconi carichi di disperati. Arrivano uomini, donne e bambini. A volte sono feriti, a volte nella stiva delle carrette restano i cadaveri di chi non ce l'ha fatta. Montalbano diventa quasi filosofo e fa da portavoce del messaggio politico di Camilleri sul tema migranti: «Insieme a quegli uomini forse stava naufragando il meglio dell'umanità». Chissà se questo messaggio così palese e orientato non rovinerà ai lettori il piacere del giallo. Si vedrà.
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Matteo Sacchi
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 5.6.2016
Con Moretti e Camilleri che reading al Globe
[Andrea Camilleri in realtà non sarà presente, NdCFC]

Il cielo di Roma è l'unica cosa che ha unito da sempre i destini della Capitale. E Cieli di Roma si chiama questo happening pensato da Simona Marchini, l'infaticabile Simona, che per un giorno vedrà raccolti scrittori, poeti, artisti per lanciare un grido di dolore e di speranza: una piccola pietra miliare negli offuscati destini della cultura capitolina.
Gli scenari scelti dall'azione, accuratamente fissata dopo l'esito delle elezioni amministrative per sfuggire ad una facile accusa di propagandismo elettorale, sono diversi. Innanzitutto il Globe Theatre dove il 20 giugno alle ore 21.30 partirà un reading di poeti scrittori e artisti che leggeranno brani anche classici dedicati a Roma, al suo passato, al suo drammatico presente, al suo futuro. I primi nomi vanno da Marco Lodoli a Claudio Damiani, da Silvia Bre' a Maria Grazia Calandrone, da Aurelio Picca a Ugo Gretgoretti, da Daniela Attanasio a Nicola Bultrini a Renzo Paris, da Andrea Camilleri a Emanuele Trevi, da Arnaldo Colasanti a Luigi Lo Cascio, da Nanni Moretti a Giuliano Montaldo, da Franca Valeri a Carla Fracci, da Gigi Proietti a Sergio Castellitto, da Alessio Boni a Carolina Crescentini, a Massimo Wertmuller. Forse altri si aggiungeranno per completare un cast che vedrà la partecipazione dei solisti dell'orchestra di piazza Vittorio.
[...]
 
 

Formiche.net, 6.6.2016
Chi c’è dall’altro capo del filo? Breve riflessione sul centesimo libro di Andrea Camilleri

Un libro salva la vita. Sembra uno slogan ma la realtà spesso ci fa conoscere autentici episodi dallo sfondo cinematografico.
Ripenso alla storia di un barbone, di un ultimo che attraverso la lettura riesce ad entrare in un’altra dimensione; le pagine diventano immediatamente compagne di strada e mentre dieci milioni di italiani sono al riparo in una casa a vedere il Montalbano televisivo, lui sfoglia le avventure del Commissario su carta, in un piccolo volume che contiene bellezza. Ne sarà felice Andrea Camilleri, giunto al traguardo del centesimo libro, di avere un lettore così speciale, perché la missione di un autore è quella di arrivare proprio a tutti, a raggiungere i più lontani e dare una possibilità a chi è rimasto indietro. E Camilleri riesce sempre ad essere seguito da chiunque e in qualunque circostanza. Una magia assoluta, un patrimonio per questa nostra Italia che ha bisogno di ottimi esempi.
Anche i “social” hanno capito l’importanza di divulgare la buona notizia; poi, però, tutto passa e si dimentica. E dall’altro capo del filo sembra non esserci più nessuno. E le notizie non fanno più notizia, perse nella nebbia della dimenticanza della velocità.
Come ci ricorda Salvatore Silvano Nigro nella bandella della centesima opera di Camilleri “Con quanta velocità è concesso di leggere la lentezza della sacra rappresentazione dell’esodo di una umanità straziata, tradita dalla storia e offesa dalle politiche del sospetto e dell’egoismo?”
Quell’uomo ha un suo passato, il presente che conosciamo e il buon futuro che gli auguriamo. Walter colpisce per la sua voglia di “voltare pagina” e per questo ne parliamo ancora.
Con un cartone come letto, con la testa appoggiata ad una fioriera e con la luce delle vetrine, egli diventa un lettore di strada con un pensiero anche agli altri. Non avendo una casa anche i libri in regalo da parte del prestigioso autore e dalla casa editrice non saprebbe dove metterli, ma intende lasciarli comunque a disposizione per altri che come lui scelgono la lettura alla disperazione. E un personaggio degno del miglior Jannacci o Gaber. Persone così meritano davvero attenzione; chissà quante cose avrebbe da raccontare. A due passi dal Duomo la vita scorre frenetica e tutta questa velocità impedisce di fermarsi a guardare. Miracolo a Milano si potrebbe dire! Miracolo perché ci siamo fortunatamente accorti di un lettore straordinario; e come non pensare alle lucide parole di Umberto Eco che in questo caso assumono un nuovo e toccante significato ” Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro.
Walter ha scelto di vivere altre vite, riuscendo ad essere più forte “nello sbadiglio immenso di Milano” per dirla con Paolo Conte, mentre la nebbia si dirada, donandoci un nuovo amico che ci sembra di conoscere da tempo. E forse dall’altro capo del filo c’è ancora l’umanità che resiste. Malgrado tutto, direbbe Sciascia. Mentre Camilleri riesce a stupire, per la centesima volta. E lo dice bene lo stesso Nigro “I cento libri di Camilleri sono un ricco e godurioso giacimento di lingua e di motivi narrativi, continuamente riattivato dalle ristampe. Sono libri che non stanno fermi. Non muoiono. Continuano a vivere dentro lo spazio ecumenico predisposto per essi dalle traduzioni in quasi tutte le lingue del mondo, e dalle trasposizioni cinematografiche. Il numero cento non cancella le novantanove unità che lo precedono. Convive con esse. Ed è questa convivenza che fa dell’episodio un evento unico e prodigioso”.
Antonio Capitano
 
 

Libreriamo, 6.6.2016
I 20 scrittori più “venduti” su internet
Ecco la speciale classifica degli scrittori più venduti su internet stilata su IBS.it, con focus particolare dedicato ai primi 5 autori…

Milano – E’ da poco diventato “maggiorenne” IBS.it, la piattaforma di e-commerce dedicata agli amanti della cultura e dell’entertainment. Il 3 giugno 1998 avveniva sul portale la prima transazione di e-commerce con carta di credito in Italia. Nei suoi primi 18 anni di vita, IBS.it ha consegnato libri scritti da oltre 3 mila autori e pubblicati da 4.065 diversi editori. Ma quali sono stati in questi 18 anni gli autori più richiesti in Italia all’interno della piattafroma online? Ecco la speciale classifica degli scrittori più venduti su internet, con focus dedicato ai primi 5 autori.
1. Andrea Camilleri – Lo scrittore siciliano è l’autore “più venduto” su IBS.it . Non a caso, il primo libro acquistato sulla piattaforma 18 anni fa era una sua opera, “La Concessione del Telefono”. Il nome di Andrea Camilleri è indissolubilmente legato a quello di Salvo Montalbano, il commissario di polizia più famoso in Italia, protagonista di romanzi che non abbandonano mai le ambientazioni e le atmosfere siciliane.
[...]
 
 

Consorzio AetnaNet, 6.6.2016
Magaria. Fiaba musicale di Camilleri / Betta eseguita dall' I.C. Falcone di Aci Castello e I. C. di Zafferana Etnea

Martedì 7 Giugno presso la Villa Fortuna di Acitrezza, alle ore 19 l'orchestra dell'I.C. G. Falcone unitamente all'orchestra dell'I.C. F. De Roberto di Zafferana presenta "Magaria". Maestro arrangiatore e concertatore Giancarlo Scarvaglieri, voce recitante Serena Taverna. L'opera teatrale nasce nel 2001 dal testo di Andrea Camilleri e dalle musiche di Marco Betta. In Magaria (ossia "Magia") Camilleri immagina parole magiche che fanno scomparire e riapparire chi le pronuncia, la musica composta da Marco Betta, dall'altra parte, diventa una sorta di testo parallelo, un'ombra sonora della lettura, ciò che rimane nella mente quando i concetti si susseguono l'uno dietro l'altro come onde di pensieri.
La parte narrativa si può sintetizzare come apparizione, incantesimo e magia, la parte sonora è rappresentata da linee immaginarie, di orizzonte, di cielo, di nuvole, tracce melodiche che delimitano il confine tra l'immaginazione della parola ed il suo divenire suono. Una favola gustosa dai risvolti noir, arricchita da vari colpi di scena, dalla musicalità del dialetto siciliano e dal classico "e vissero felici e contenti".
Lo spettacolo verrà replicato presso l'anfiteatro di Zafferana Etnea Mercoledì 8 Giugno alle ore 19.
giancarloscarva@gmail.com
 
 

fanpage.it, 7.6.2016
Andrea Camilleri all'amico d'infanzia: "Sono cieco, il tuo libro me lo dovrò far leggere"
Cliccare qui per il video

ESCLUSIVA. In occasione dell'uscita del libro "Hoefer racconta Camilleri - Gli anni a Porto Empedocle" (scritto da Andrea Cassisi e Lorena Scimè), lo scrittore siciliano, noto al grande pubblico per il "Commissario Montalbano", ha mandato un videomessaggio - che Fanpage.it vi propone in esclusiva - al suo amico d'infanzia, Hoefer, che non vede da 50 anni ma con il quale si sente ogni settimana, al telefono, per qualche ora. "Purtroppo non vedo più ma mi farò leggere e rileggere, parola per parola, il tuo libro. E' uno dei regali più belli della mia vita anche perché è giunto come una sorpresa in un uovo di Pasqua" ha detto. Nel libro, uscito il 3 giugno, Hoefer rievoca i ricordi di gioventù con Andrea Camilleri nel loro paese natio (Porto Empedocle), le loro passioni e le prime esperienze letterarie.
 
 

ANSA, 8.6.2016
Orchestra Rai, la prima volta in Oman

Torino - L'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai sarà l'8 dicembre per la prima volta in Oman, alla Royal Opera House di Muscat, con la Nona di Beethoven. E' una delle attrattive della stagione 2016/2017 (cartellone di 24 concerti anche in diretta su Rai5 e su Radio3) illustrata a Torino alla presenza della direttrice di Rai Cultura Silvia Calandrelli. [...] Eventi di richiamo [...] l'opera multimediale "Pinocchio (mal)visto dal gatto e la volpe" scritta da Andrea Camilleri e Ugo Gregoretti il 24 settembre. [...]
 
 

La Repubblica (ed. di Milano), 8.6.2016
Scaffale
Editoria

- "Camilleri a prima vista" in mostra copertine del creatore di Montalbano, che ha appena festeggiato il 100° romanzo, a cura di Stefano Salis, Kasa dei Libri, largo De Benedetti 4, ore 18. Fino al 29 giugno, Info: 02.66989018 mostre@lakasadeilibri.it
 
 

Sellerio Editore, 9.6.2016
Andrea Camilleri festeggia il suo 100° libro a Letterature

Giovedì 16 giugno alle 21,00 Andrea Camilleri festeggia il suo 100° libro a Letterature Festival Internazionale di Roma in compagnia di Renzo Arbore.
Conduce Lella Costa.
Canzoni e musica: Olivia Sellerio (voce) con Paolo Pellegrino (violoncello), Bacci Del Buono(chitarra), Alberto Di Rosa (chitarra), Daniele Tesauro (chitarra, fisarmonica e percussioni).
L'incontro si svolgerà alla Basilica di Massenzio, via dei Fori Imperiali.
 
 

Per Sempre Napoli, 9.6.2016
L’altro capo del filo: il centesimo romanzo di Camilleri

L’altro capo del filo: pubblicato lo scorso 26 maggio l’ultimo libro di Andrea Camilleri, il noto autore siciliano inventore del personaggio del Commissario Montalbano.
Si tratta di un lavoro particolare edito da Sellerio, un prodotto di una mente geniale che ancora stupisce, affascina, sa accattivare il lettore che ama il genere che dal giallo sfuma al noir e che ha seguito le avventure del personaggio Montalbano da La forma dell’acqua fino a qui, al centesimo romanzo di Andrea Camilleri.
L’altro capo del filo segna una meta particolare per lo scrittore novantunenne che non pensa al traguardo: dice di avere una strada ancora ricca di curve e sentieri che deviano dal percorso per arricchirlo e rinnovarlo ogni volta. Dice di avere nel cassetto nuove idee che cercano la loro rappresentazione più completa. Che l’altro capo del filo serva da punto di partenza per una nuova tessitura.
La storia n°100 vede ancora protagonista il commissario più amato d’Italia: Salvo Montalbano è impegnato nella sua Vigata in una nuova indagine che ha in oggetto l’omicidio di una giovane sarta, Elena, trasferitasi da poco in città alla quale Montalbano si era solo da poco rivolto per la confezione di un abito che avrebbe risolto le scaramucce sentimentali che lo vedono costantemente imbrigliato con la sua donna, nomade di un affetto sempre troppo impegnato al lavoro. Il corpo di Elena viene trovato in sartoria dilaniato da colpi di forbici che avviano la nuova indagine dell’esperto commissario.
Attuale risulta il contesto in cui è immerso il caso da risolvere: Montalbano è infatti impegnato parallelamente nelle azioni di soccorso ai migranti che fanno di Vigata una novella Lampedusa da omaggiare almeno attraverso la scrittura.
Appassionata e appassionante la nuova produzione di Camilleri. L’altro capo del filo servirà a ricucire un’attenzione che resta vibrante, sincera e affezionata alla scrittura di un uomo che ha attraversato il Novecento.
Susanna Esposito
 
 

Estate in diretta, 9.6.2016
Il traguardo record di Andrea Camilleri: 100 libri
Cliccare qui per vedere il servizio

Andrea Camilleri ha raggiunto il traguardo con "L?altro capo del filo", il nuovo giallo in uscita con Montalbano. Stavolta il commissario è alle prese con una storia attuale, gli sbarchi di migranti, la paura che terroristi dell'Isis s'infiltrino tra i disperati, sempre con lo spirito di affrontare tutte le difficoltà con la convinzione di superarle.
 
 

Accènto, 9.6.2016
La gelese Esmeralda Parlagreco, commessa nella fiction "Il commissario Montalbano"

Nel ruolo di commessa di una tabaccheria di Macchitella, la gelese Esmeralda Parlagreco, cantante per passione, farà parte del cast della fiction “Il Commissario Montalbano”. Le puntate delle scene girate andranno in onda su Rai1 il prossimo autunno.
La giovane ventitreenne è arrivata prima al casting che si è tenuto a Modica nei giorni di aprile. In quella occasione la produzione era alla ricerca di di "attori provetti" desiderosi di cimentarsi in piccoli ruoli nella fiction. Ai casting potevano partecipare uomini e donne dai 18 ai 70 anni.
Un’esperienza indimenticabile, nata quasi per gioco, per Esmeralda, che sogna di diventare una grande cantante, anche se non rifiuta l‘idea di lavorare per la Tv.
La giovane spera che la sua piccola esperienza accanto all’attore luca Zingaretti, possa essere un trampolino di lancio per ruoli ben più importanti della comparsa.
 
 

Dario Flaccovio Editore, 10.6.2016
Il 15 giugno a Palermo si presenta il libro "Hoefer racconta Camilleri" di Andrea Cassisi e Lorena Scimè al Punto Flaccovio

Mercoledì 15 giugno, alle 18, a Palermo, si presenta il libro "Hoefer racconta Camilleri" di Andrea Cassisi e Lorena Scimè al Punto Flaccovio (via F. Garcia Lorca, 5). Con gli autori intervengono Salvo Toscano, scrittore, e Filippo Lupo, presidente del Camilleri Fans Club.
Grazie a questo volumetto, il poeta Federico Hoefer, il miglior amico di Andrea Camilleri, ha affidato ai due autori i ricordi degli anni giovanili trascorsi a Porto Empedocle, le passioni e le esperienze vissute insieme al creatore del commissario Montalbano. I due intellettuali non si incontrano più da cinquant’anni, ma ogni settimana, puntualmente, si tengono in contatto con una telefonata. Camilleri ha definito questo libro “il più bel regalo ricevuto nella mia vita”.
 
 

Messaggero Veneto, 10.6.2016
Libri
Montalbano risolve il giallo a Udine
Ne “L’altro capo del filo” il commissario lascia Vigata e sale in Friuli. E al “Leon d’oro” gusta il frico

Udine. Il commissario Salvo Montalbano, classe 1950, si muove poco o niente dalla Sicilia, anzi dal fazzoletto siciliano dominato dalle città di Vigata e Montelusa, quest’ultima capoluogo di provincia, che nella realtà sono Porto Empedocle e Agrigento.
Raro che si allontani da lí dove, a cominciare dal 1994, sono andati in scena già 25 libri con gli annessi stupendi sceneggiati tv interpretati da Luca Zingaretti. La paziente e inverosimile (per via di tanta fiduciosa attesa) fidanzata Livia è riuscita solamente in pochissime occasioni a trascinarlo da lei, in Liguria, a Boccadasse.
Stava per farcela una volta, ma poi il commissario preferí rimanere a casetta e la notte dell’ultimo dell’anno sbafarsi gli arancini della fidata Adelina.
Detto tutto questo, diventa allora un fatto speciale che, nell’ultimo giallo dedicato alla saga di Vigata, il prode e pigro commissario si metta in volo e arrivi addirittura in Friuli.
Eppure è questo uno dei luoghi in cui il sommo Andrea Camilleri, 90 anni allegramente portati, ha ambientato “L’altro capo del filo”, appena pubblicato da Sellerio. La famosa compagnia è tutta schierata, da Catarella ad Augello, a Fazio, a Pasquano eccetera.
Non manca niente, gli ingredienti ci sono, ma la novità sta appunto nella geografia che rispetto a quella di sempre introduce un paio di clamorose divagazioni.
Di un giallo, come si sa, bisogna raccontare giusto qualche suggestione, per non rovinare le sorprese al vorace lettore, di solito uno specialista nel genere, pertanto molto esigente e rigoroso.
Allora diciamo il minimo indispensabile segnalando solamente che Udine entra subito in campo in quanto è la meta indicata da Livia per una piccola vacanza assieme a due amici che festeggiano l’anniversario di matrimonio.
Come dice nel suo straordinario linguaggio sicilian-popolare Camilleri, la coppia stava «per celebrare il rinnovo del giuramento coniugale». E Salvo esclama, da scapolo impenitente: «Rinnovo? Come per il tagliando della macchina? Come la tessera del circolo?».
Appena la fidanzata gli comunica poi che la città scelta è Udine, il commissario avverte una botta durissima, come se fosse una sorta di punizione divina.
La storia camilleriana ha il suo corso tra pranzetti, ammazzatine, stupori e battute varie, secondo lo schema classico, fedelmente amato e richiesto da milioni di lettori.
L’aggancio con Udine e il Friuli riappare nelle pagine finali, quelle caldissime in cui il giallo trova la soluzione e quindi terreno minato sul quale far calare il top secret. Da segnalare però, come dato curioso, il volo in aereo che Montalbano fa dall’aeroporto trapanese di Birgi a Ronchi dei Legionari, seguendo una rotta sempre piú battuta turisticamente in questi anni grazie alle compagnie low cost.
Per andare in Sicilia non ci sono piú come luoghi di sbarco Punta Raisi a Palermo o Fontanarossa a Catania, ma c’è anche la costa occidentale, a due passi dall’isola di Mozia e dalle Egadi.
Un solo dettaglio infine sulla permanenza friulana di Salvo, che qui da noi trova il bandolo della tragica matassa. Nonostante l’impegno professionale, non rinuncia naturalmente alla sosta in trattoria, sceglie il Leon d’oro e chiede jota e frico. Jota e frico? Proprio cosí, allora vuol dire che l’informatore culinario di Camilleri stavolta non era ispirato.
Ma Salvo è contento lo stesso, contento di essere a Udine e di andare in stazione ad attendere la sua Livia che arriva da Genova, incredula del regalo fattole dall’attempato fidanzatino (ma lei non sa che lui era in zona per motivi di servizio dovendo indagare su un delitto).
Dulcis in fundo, un paio di curiosità: non è la prima volta che il grande giallista cita la nostra regione. Per esempio, era triestina la bellissima protagonista de “Il sorriso di Angelica”, che si chiamava Cosulich di cognome e di cui l’arzillo commissario subito si innamorò per la somiglianza con l’eroina di Ariosto.
Invece, in un libro di racconti, “Un mese con Montalbano”, ce n’era uno ambientato proprio a Trieste, dove il poliziotto di Vigata scese dal treno evocando i versi in dialetto del poeta Virgilio Giotti. Tutto preso dalla città, dalla mattina tersa, dal mare, si distrasse e venne derubato del portafogli. Si consolò in trattoria dove gli andò meglio ordinando un piatto di tagliolini all’astice e, come secondo, guatti sfilettati. E, per mandar giú il tutto, sorsate di terrano del Carso.
Paolo Medeossi
 
 

ANSA, 10.6.2016
Sironi, due noir per Montalbano in tv
Tratti da Il covo delle vipere e Come voleva la prassi

Ragusa - Ultimo ciak in pieno centro a Ragusa dopo tre mesi di riprese per i nuovi episodi della serie dei record 'Il commissario Montalbano'. Il regista Alberto Sironi, premiato anche dal questore di Ragusa Giuseppe Gammino, durante l'ultima festa della polizia, rivela qualche anticipazione sui due film tv che andranno in onda su Rai1 nella prossima primavera. Due capitoli della serie tratti da uno dagli ultimi romanzi di Andrea Camilleri, 'Il covo delle vipere', e l'altro dai racconti del giovane Montalbano 'Come voleva la prassi'. "Si tratta di due episodi con temi molto forti - racconta Sironi - uno riguarda il caso di un incesto e l'altro è un episodio horror. Due episodi sempre più 'noir' perché, per dirla con Camilleri, accompagnano 'il commissario verso l'orlo del baratro'. D'altronde sappiamo bene che lo scrittore di Porto Empedocle ha scritto già l'episodio che configura la morte del Commissario Montalbano. Il testo verrà pubblicato dopo la dipartita di Camilleri".
 
 

La Repubblica (ed. di Milano), 10.6.2016
Milano, giro del mondo con Montalbano: le copertine in trenta lingue

Oltre cento copertine in una trentina di lingue, dal greco al catalano, dal portoghese al romeno, dallo sloveno al cinese: fino al 29 giugno la Kasa dei Libri in largo De Benedetti 4, a Milano, rende omaggio al successo internazionale delle avventure del commissario Montalbano con la mostra 'Camilleri a prima vista', curata da Stefano Salis con i contributi critici di Salvatore Silvano Nigro e di Antonio Sellerio. L'esposizione, inserita nella rassegna 'Assassinio alla Kasa dei Libri', comprende le copertine dei romanzi di Andrea Camilleri tratte dall'archivio della casa editrice Sellerio. "Alcune sono coerenti con il contenuto del libro, altre semplicemente evocative - spiegano i promotori dell'iniziativa - Si ottiene così una galleria di immagini che delineano un ritratto-mosaico dello scrittore siciliano e della forza comunicativa dei suoi romanzi"
Lucia Landoni
 
 

Melodia FM, 10.6.2016
La cultura de Rubén
La genialidad de Camilleri

Andrea Camilleri, novelista siciliano de 90 años, fuma, esquiva al Alzheimer y escribe tres horas al día. No hay otro igual y Rubén Amón nos acerca su figura este viernes, que el nuestro día más cultureta en a Lo Mejor Que Te Puede Pasar.
 
 

Nello, 10.6.2016
RTS
08:15 bis 10:10
10.06.16
Montalbano
Land: I Jahr: 2013 Serien-Nr.: 0 Dauer: 115 min

Des bombes de faible puissance explosent devant des magasins vides. Qui les a déposées et dans quel but ? Alors qu'il mène l'enquête, Montalbano rencontre sa nouvelle voisine, Liliana Lombardo, dont la voiture est tombée en panne. Elle semble se prendre d'amitié pour le policier. Alors qu'ils roulent ensemble de nuit, la voiture est touchée par un coup de feu.
 
 

Una Marina di Libri, 11.6.2016



Ore 21:00 | Palco
Presentazione del libro
Hoefer racconta Camilleri
Gli Anni a Porto Empedocle

di Andrea Cassisi e Lorena Scimè
Dario Flaccovio Editore
Intervengono: Filippo Lupo, Tiziana Martorana
Letture di Alessandro Rugnone
Saranno presenti gli autori


Alessandro Rugnone, Filippo Lupo, Tiziana Martorana e Lorena Scimè
(foto Maria Grazia Di Caro - Camilleri Fans Club)



Video di Gaspare Lo Presti - Camilleri Fans Club

A Gela, in Sicilia, vive Federico Hoefer, caro amico di Andrea Camilleri. In questo libro, Hoefer tratteggia episodi che lo legano da sempre allo scrittore empedoclino. Il ritratto di un giovane Camilleri che solo un fraterno amico può conoscere e regalare ai lettori.
 
 

SoloLibri.net, 11.6.2016
L'altro capo del filo - Andrea Camilleri

“L’altro capo del filo” è l’ultima fatica letteraria di Andrea Camilleri, il 25° libro sul commissario Montalbano, arrivato da pochi giorni in libreria. Basterebbe la recensione dell’esimio professore Salvatore Silvano Nigro, quello che è considerato il recensore per eccellenza, la firma presente su tutti i risvolti dei romanzi che vedono protagonista Montalbano, per racchiudere ogni commento ma come sottrarsi all’urgenza di esprimere la propria impressione?
In questo ultimo romanzo la storia architettata dallo scrittore si biforca in due direzioni: i migranti che approdano sulle coste siciliane con tutto il loro carico di sofferenze e privazioni e il delitto di Elena, una di quelle figure femminili memorabili che escono dalla penna camilleriana.
È un intrecciarsi di fatti che scuotono il sonnolento comando di polizia di Vigàta e mettono a dura prova l’animo e il fisico di Salvo in primis e di tutti gli altri suoi collaboratori. Assistiamo a scene di dolore per i tanti, troppi morti annegati...
“’Nzemmula a quei morti, stava naufraganno macari il meglio dell’omo”
masse di uomini in balia del destino e delle onde del mare che può essere infido a chi lo attraversa senza averne “diritto”. Sembrano pesci spiaggiati, sfiniti e stremati da questi viaggi truffaldini, tendere loro una mano è un dovere sacrosanto. Qui entra in gioco l’intuizione di Montalbano nel regolamentare lo sbarco ed evitare che si trasformi in una sorta di arrembaggio di fortuna, al si salvi chi può, nello scansare e superare l’altro e toccare terra fortunosamente.
Camilleri in questi scenari, ahimè, attuali e reali esprime il suo modo di vedere la faccenda e, scevro da ogni buonismo d’accatto, vuole restituire dignità umana a quelli che rischiano di perderla perché le situazioni contingenti del loro Paese - guerre, fame e violazione dei diritti umani - li spingono alla fuga in massa.
Nei soccorsi dei migranti, che non impropriamente Catarella definisce sfollati perché sfuggono anche loro ai bombardamenti - “c’è una logica in questo”, riflette Montalbano, nell’ennesimo tentativo di correggere le storpiature linguistiche del suo sottoposto - il commissario può contare oltre che su tutto il commissariato, su alcuni volontari e su due traduttori di madrelingua, Meriam e il dottor Osman ma non è abbastanza: i turni sono massacranti e la fatica spossa tutti, Augello si “cataminava coma a un sonnambulo”, Fazio era morto di sonno, Catarella era “profunnamenti addrumusciuto con la testa appuiata supra al tavolino”.
Non demordono però, i sacrifici hanno un prezzo ma quando smascherano degli scafisti, giustizia è fatta. Come siamo abituati a leggere, al dramma della vicenda si susseguono anche momenti di piacevolezza, come quando Montalbano trova ristoro e godimento dei sensi alla trattoria di Enzo, ove si gode “ogni muccuni”, o con i piatti culinari preparati da Adelina.
Impagabile la scena in cui Montalbano non trova una sera il pasto preparato come al solito da lei, è in preda al “nirbùso”, con la faccia “nìvura” e prova, poi, quando lo scopre, una grande gioia. Quadri da opere dei pupi che prendono vita e ci restituiscono il sorriso.
L’altro fatto che interseca nella vicenda prende l’avvio da Livia che indirizza Salvo da una sarta, per un vestito che deve indossare per una cerimonia di matrimonio. Conoscerà Elena, donna di grande fascino, simpatia e bellezza, la vedrà solo due volte da viva. È come un personaggio di un film che compare in scena due sole volte, poi lo spettatore conoscerà la sua personalità e il suo passato attraverso le indagini in corso. Il luogo del delitto è centrale per la comprensione dei fatti, Andrea Camilleri con grande arguzia incastra dei personaggi che sono presenti all’interno delle due storie. Gli sviluppi dell’indagine saranno impervi e, appunto, come una matassa da sbrogliare, il commissario stenta a trovare il bandolo di essa, alla affannosa ricerca di quella intuizione risolutiva che non riesce subito ad agguantare e si
“sperde firriando nella sua testa. Non fu capace di mittiri ’n fila un pinsero che avissi un minimo di logica. Gli pariva che dentro al sò ciriveddro fossi all’improvviso spuntava’na gran foresta di punti ’nterrogativi... Managgia alle vicchiaglie fottute!”
La conclusione de “L’altro capo del filo”, in un certo senso, non sarà prevedibile e nemmeno assolutoria. A mio avviso, lascia con l’amaro in bocca perché inaspettata, non c’è la soddisfazione di aver trovato un colpevole ma, piuttosto, una riflessione sulla vita che fa pareggiare i conti in modo sbagliato. Tutte le volte che si legge un giallo di Andrea Camilleri, anche se è riduttivo definirli tali i suoi libri montalbaniani, due sono le sensazioni che prevalgono nel lettore, la scorrevolezza del testo che permette di arrivare alla soluzione e la lentezza di assaporare ogni singola pagina e ogni singola parola; sensazioni che si traducono in benessere mentale.
Arcangela Cammalleri
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 11.6.2016
Malvaldi e Palermo "Ritorno nella città dove è iniziato tutto"

Quando Antonio Sellerio lo chiamò per dirgli che avrebbe pubblicato il suo primo romanzo, Marco Malvaldi pensò a uno scherzo. Tanto che ebbe bisogno di verificare sul display del cellulare che il prefisso fosse l'atteso 091.
«Sì, ho visto che era una chiamata da uno 091 ma ho pensato che qualcuno dei miei amici poteva essere andato a Palermo per prendermi per il culo - dice Malvaldi, che stasera alle 20 all'Orto botanico sarà l'ospite di punta di Una Marina di libri per presentare il suo nuovo romanzo "La battaglia navale"- Quando ho capito che all'altro capo del filo c'era davvero Sellerio ho pensato che un editore telefona di persona solo se vuole pubblicare, diversamente scrive una lettera, e allora mi sono tranquillizzato».
[...]
Che suggestione rappresenta per lei l'Orto botanico, il luogo dove il suo compagno di scuderia Santo Piazzese ambientò vent'anni fa il suo primo romanzo?
«"I delitti di via Medina Sidonia" per me sono stati una miccia, è il libro che mi ha fatto capire che potevo provarci anch'io. Con Piazzese, Manzini e Camilleri si è creato un bel gruppo di persone che ha l'intento comune di fare intrattenimento intelligente. Nessuno di noi si reputa uno scrittore che lascerà una traccia indelebile nella letteratura, e ciascuno di noi scrive innanzitutto per divertirsi e divertire».
A proposito di gialli di intrattenimento: la sua scrittura guarda sicuramente a quella di Camilleri e Piazzese, ma quant'è importante per lei la lezione di Sciascia, giallista a modo suo?
«Sciascia è fondamentale perché ha sdoganato il giallo come operazione culturale: ha fatto per il giallo quello che Ariosto ha fatto per la poesia. La sua è una scrittura civile intessuta in una trama gialla che le persone leggono con curiosità per vedere come va a finire. È stata un'operazione che poteva fare solo un intellettuale al di sopra di ogni sospetto come Sciascia: è come se avesse dato una specie di permesso alle persone di fare letteratura civile scrivendo un giallo. Non è un caso che poi sia nato il giallo all'italiana».
[...]
Mario Di Caro
 
 

La Sicilia, 12.6.2016
Il carteggio
"Mio Duce ti scrivo". Tra missive indirizzate a Mussolini anche scritto di Camilleri

Roma - Altro che social. Le lettere nel Ventennio comunicavano anche di più anche se affidate alle cartoline postali. E lanciavano al Duce messaggi d’amore (da parte di molte donne), di fedeltà al regime (perlopiù da uomini) e anche denunce di torti o richieste di aiuto finanziario. In "Mio duce ti scrivo" di Massimo Martella, che passerà al Taormina Film Fest per Punto Luce il 14 giugno, si passa in rassegna un carteggio sterminato di centinaia di migliaia di missive, selezionato, interpretato da quattro attori e con la testimonianza di un mittente d’eccezione, Andrea Camilleri che a soli dieci anni scrive al Duce mostrando la sua voglia di menare le mani in Abissinia.
[...]
Nel caso di Camilleri il suo desiderio di scrivere al Duce nacque solo dal fatto che nel giornalino illustrato 'Il Balilla', che leggeva abitualmente, c'era un personaggio della sua età che combatteva in Abissinia e, come dice lo scrittore: «io impazzivo all’idea di poter essere quel bambino».
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 12.6.2016
La mafia in Tv Istruzioni per l'uso1
Il diverso impatto del canone narrativo grottesco o solo descrittivo

La Sicilia che le serie Tv vanno proponendo su Raiuno e Canale 5 (concentrate, nell'incremento registrato di recente, particolarmente sulla mafia: dopo "Boris Giuliano" è atteso "Il romanzo del commissario") ci viene restituita non nella realtà più documentata quanto entro una rappresentazione irrelata ed elusiva, integrando due modelli, la commedia e la tragedia, che o divertono oppure impressionano. Che idea se ne fanno allora i telespettatori d'Oltrestretto? Il gusto nazionale è quello ormai stabilito dal successo del "Commissario Montalbano", serie sostenuta da due registri felicemente combinati: quello comico dei suoi personaggi - che bene si attaglia a una Vigàta vista come una Tombstone ritrovo di pistoleri comuni anziché una Chicago popolata di boss mafiosi - e quello della scelta meticolosa di location che del Ragusano esaltano le bellezze architettoniche e paesaggistiche. Mettendo a tesoro il solo aspetto ironico, la serie in lavorazione "La mafia uccide solo d'estate" ne mutua proprio la propensione alla levità, con un dippiù di insistito intento dissacratorio della mafia che recupera retaggi alla Ciprì e Maresco, RobertaTorre ed Emma Dante. Sull'altro lato, "Romanzo siciliano" prova invece a trasferire sul Siracusano dov'è ambientato l'attrazione del pubblico per la vicina area iblea, nel presupposto che il patrimonio paesaggistico e artistico aretuseo valga altrettanto interesse, ma anziché valersi anche del fondo ilare e disincantato di Montalbano adotta il tono tragico e severo di "Squadra antimafia", serie ambientata a Palermo: così dimostrando che la mafia va rappresentata solo nei suoi luoghi perché a traslocarla può essere resa soltanto demistificandola e svilendola. La prova è venuta proprio da "Squadra antimafia", altra produzione Taodue: quando molto disinvoltamente il set è stato trasferito a Catania l'audience si è dimezzata, perché l'immaginario nazionale non conosce che Palermo quale scenario di vicende genuinamente mafiose.
[...]
Gianni Bonina
 
 

L'Indipendente di Sicilia, 12.6.2016
Tratteggiando il futuro. Sull’onda emotiva di questi giorni, riusciamo a carpire qualche segreto sui propositi dell’autore Salvo Fallica

La Sicilia ostinata e che non si arrende a cui allude Giampiero Rossi nel suo articolo del 7 giugno scorso, sulla terza pagina del Corriere della Sera, ripreso poi dal corriere.it, sono i siciliani che hanno grandi valori, che coltivano ideali di giustizia, democrazia e libertà come i due fautori di questo libro che sta diventando, nello stupore generale, un caso letterario nazionale: Salvo Fallica, raffinatissimo autore e Ludovico Lizzio, sensibile e lungimirante editore.
[...]
Non mi hai risposto sugli altri libri?
Rispondo, rispondo. Ho già in mente altre idee su vari temi. Di sicuro in pole position rimane l’idea di scrivere un libro su Andrea Camilleri, che molte volte ho intervistato sulla stampa nazionale ed i cui molti libri ho analizzato. In realtà ho già scritto la struttura del libro. Sei riuscita a farmi dire più di quello che avrei voluto dire. Non aggiungo altro. E’ tutto in divenire…
Lucia Paternò
 
 

Il Messaggero, 14.6.2016
Andrea Camilleri, che giovedì sarà ospite con Renzo Arbore del Festival Letterature a Massenzio, racconta il significato di "memoria" tema fondante della rassegna: «Il ricordo più caro è il profumo di mia madre. L'ho nascosto in uno dei miei cassetti, mi capita spesso di andarlo a cercare e di ritrovare così gran parte della mia esistenza». Il traguardo delle 10 pubblicazioni: «Le dedico ai miei lettori»
«I miei 100 libri, sequenze di una vita»
L'intervista
Mi piace pensare che il taglio del mio abito sia di un sarto europeo, la camicia italiana e l'intimo siciliano
Mi indigna non poter lasciare ai miei nipoti un paese come l'avevo trovato io. C'era lavoro e si poteva costruire un futuro

Guidare le "Memorie" è sempre una difficile gimcana tra il passato remoto e ciò che lo stesso passato ci mette davanti ogni giorno come ineluttabile presente, mai trascorso. È questo il percorso che caratterizza il Festival Letterature di quest'anno che torna da oggi fino al 14 luglio nel suo luogo originario, la Basilica di Massenzio. Curata da Maria Ida Gaeta e diretta da Fabrizio Arcuri, la rassegna si apre con il confronto tra Claudio Magris e lo scrittore turco Hakan Gunday, letture di Laura Morante e musiche di Rita Marcotulli. Tra i tanti appuntamenti, quello con il Premio Pulitzer 2016 William Finnegan, con la spagnola Clara Sanchez, la francese Annie Ernaux e con i tanti autori italiani, da Albinati a Veronesi, De Cataldo e Simonetta Agnello Hornby. Ma l'evento sarà quello di giovedì 16, quando sul palco si assisterà al botta e risposta tra Renzo Arbore e Andrea Camilleri.
Il novantunenne scrittore siciliano, papà di Montalbano, che festeggia i suoi 100 libri, ci parla in anteprima del suo significato di "memoria" che intreccia indissolubilmente letteratura e vita.
Camilleri, quale memoria le è più cara?
«La memoria del profumo di mia madre. Ricordo che aveva sempre con se un porta profumo che teneva nella borsetta. Io l'ho tenuto e nascosto in uno dei miei cassetti. Mi capita spesso di andarlo a cercare e di ritrovare in quel profumo, ormai svanito, gran parte della mia vita».
Nel suo ultimo libro "L'altro capo del filo", Montalbano è alle prese con i migranti, tragedia dei nostri giorni. Quali sono suoi sentimenti davanti a questo fenomeno così drammatico? Pensava che un giorno, dopo le tante storie di migrazioni di cui siamo stati spettatori e attori, ancora potessimo trovarci impreparati ad un evento così "rivoluzionario"? Quale soluzione auspica?
«L'aggettivo "drammatico", anzi sarebbe meglio dire tragico, non riguarda il fenomeno ma il modo in cui lo stiamo gestendo. La migrazione appartiene alla natura dell'uomo, siamo sempre stati migranti. La migrazione dalla guerra, dalla fame, dalla tragedia non può e non deve essere vissuta co-me una minaccia. Non esiste nessuna ragione perché il mondo occidentale, l'Europa in primis, possa ritenersi impreparato rispetto ad un evento ampiamente annunciato. D'altra parte non credo che sia uno scrittore a poter trovare una soluzione, io so solo che la chiusura delle frontiere, non solo non arginerà il fenomeno, ma lo renderà ancora più irreversibile e cruento».
Per tornare alla "memoria", l'Europa dei Muri sembra essere un vecchio continente stanco e senza memoria...
«L'Europa nasce su principi di pacifica convivenza, nasce su un'idea di cultura comune e con-divisa. Ora invece siamo uniti solo da una moneta sostenuta da regole economiche inadeguate per la maggior parte degli stati membri».
Cento libri, un record meraviglioso. Se dovesse montare spezzoni di sequenze di tanta fatica, immaginazione, creatività, di folle di personaggi accalcati della sua mente, quale film ne uscirebbe? Cosa potremmo vedere noi spettatori?
«Sì sono davvero molto contento di questi primi cento libri. Le varie sequenze montate mostrerebbero semplicemente la mia vita».
Cosa ha significato ieri e cosa significa oggi per Camilleri essere un "uomo del sud"?
«Mi piace pensare che il taglio del mio abito sia di un sarto europeo, la camicia italiana, e l'inti-mo è invece siciliano».
Camilleri e l'attualità del femminicidio. Nei suoi gialli, Montalbano ha dovuto risolvere spesso omicidi perpetrati nei confronti di donne. Oggi, soltanto in quest'anno, 59 donne sono state uccise. Anche la letteratura fa fatica ad immaginare uno scenario di questo tipo...
«Il femminicidio è purtroppo solo la punta dell'iceberg di un problema culturale che esiste, e non solo nel nostro paese. La vita, in questo caso purtroppo, supera sempre e di gran lunga la fantasia».
Cosa la indigna di più nella vita di ogni giorno, cosa le provoca rabbia? Con la politica, a che punto siamo?
«Mi indigna non poter lasciare ai miei nipoti un paese come perlomeno l'ho trovato io. Un paese in cui c'era lavoro, si poteva costruire un futuro, si potevano fare figli, e si poteva aderire ad un'idea-le, perché no, anche politico».
Ai suoi esordi, pensava di essere uno scrittore "dal respiro corto". Cosa rende infinitamente lungo il respiro di un grande scrittore come lei? È la vita a forgiare un respiro o è solo una pratica di immaginazione?
«Si tratta semplicemente di allenamento e di disciplina. Solo questi mi hanno permesso di diven-tare un maratoneta».
La serata a Roma con Renzo Arbore: può anticipare qualcosa sul contenuto?
«In realtà è la prima volta che incontro Arbore su un palco. Sono felice ed onorato di poter passare del tempo con un uomo che ritengo un grande artista e che ha veramente innovato la comunicazione in questo paese».
Qual è il migliore dei mondi possibili? Quello che viviamo con noi stessi, con Dio o solo con un buon libro davanti al mare di Vigata?
«Io direi quello che viviamo nella vita vera».
Un'ultima domanda. Una dedica per i suoi cento libri già scritti e altri cento che arriveranno.
«Li dedico tutti ai miei lettori, che ringrazio con affetto immenso».
Leonardo Jattarelli
 
 

NanoPress, 14.6.2016
Andrea Camilleri e la lettera scritta da bambino al Duce
Andrea Camilleri e la lettera scritta da bambino al Duce

C’è anche Andrea Camilleri, con la sua lettera scritta da bambino al Duce, tra i ‘mittenti’ che, ogni giorno, scrivevano a Mussolini durante il Ventennio Fascista. La missiva, raccolta tra le centinaia di lettere selezionate nel documentario di Massimo Martella, ‘Mio Duce ti scrivo’ – presentato proprio oggi, 14 giugno 2016, al Taormina Film Fest – rappresenta uno spaccato ‘illustre’ di ciò che all’epoca era l’apparato propagandistico del regime: nella sua lettera, infatti, il giovanissimo Camilleri mostrava il desiderio di combattere in Abissinia.
Andrea Camilleri, a soli dieci anni, scrive una lettera al Duce sognando di essere un Balilla, come il protagonista di un giornalino illustrato che lo scrittore leggeva da bambino. A raccontarlo è lo stesso Camilleri che ne I racconti di Nenè (una sorta di autobiografia, dall’infanzia agli esordi come regista teatrale prima, e come romanziere poi) spiega come fosse normale, per un bambino nato e cresciuto in pieno regime fascista, desiderare di combattere in Abissinia: ‘In una lettera, spiega Camilleri nel libro dei racconti – dicevo che volevo partire come volontario per l’Africa Italiana, per fare la guerra. In quegli anni leggevo un settimanale per i giovani dove venivano raccontate le imprese africane di un Balilla, mascotte del nostro esercito in Africa’. La lettera in questione era indirizzata proprio a lui, a Benito Mussolini, destinatario di migliaia di messaggi, tra richieste di aiuto, denunce e fedeltà al regime.
Uno scritto che testimonia, così come le migliaia di lettere raccolte nel documentario ‘Mio Duce ti scrivo‘, un pezzo di Sicilia in cui era particolarmente radicato il meccanismo della propaganda fascista.
Il documentario, realizzato da Massimo Martella, racconta, infatti, l’Italia di quegli anni attraverso le centinaia di migliaia di messaggi che gli italiani scrivevano al Duce. Accompagnate da una serie di immagini che raccontano il Ventennio fascista, le lettere, scritte da donne, uomini e, come nel caso di Camilleri, anche da bambini, sono l’eccezionale testimonianza della tendenza, tutta italiana, ad avere un capo carismatico da ammirare e da seguire. Non solo: le missive raccolte nel documentario spiegano bene anche la forza che il regime esercitava attraverso la propaganda fascista, testimoniata dallo stesso Camilleri che, riferendosi al protagonista del giornalino che leggeva da piccolo – suo coetaneo e combattente contro gli abissini – ha più volte ripetuto: ‘Impazzivo all’idea di essere come lui’.
Caterina Padula
 
 

LineaDiretta24, 14.6.2016
Montalbano muore? Camilleri e il mistero della lettera in cassaforte

Cosa c’è di più sconcertante e traumatico per un addicted della morte del proprio personaggio preferito? E quale vuoto lascia una serie tv che non solo si conclude, ma decide per giunta di farlo con la morte del protagonista? Dopo anni ormai di fiction e serie tv straniere e nostrane, dopo anni di ingiusti decessi al di là del nostro schermo, il buonsenso (ma anche l’abitudine) ci impone di trattenerci dallo strapparci i capelli o tentare il suicidio, dopotutto, per una serie che finisce o un personaggio che muore, ce n’è sempre un’altra/o dietro l’angolo. Ma cosa succederebbe se a salutarci fosse uno di quei personaggi ormai divenuti simbolo della tv italiana, uno di quelli che ci sembra di avere seduti alla nostra tavola, il protagonista di una delle fiction del Bel Paese più amate e seguite di sempre? Che cosa succederebbe se a salutarci per sempre fosse Salvo Montalbano?
Pochi giorni fa si sono concluse le riprese dei nuovi episodi dell’undicesima stagione che, secondo indiscrezioni, dovrebbero arrivare sui nostri schermi nel 2017. Sarebbero due nuovi capitoli televisivi firmati come sempre dall’instancabile Andrea Camilleri, due noir che, a detta del regista Alberto Sironi, saranno incentrati sulla figura del personaggio televisivo più amato dagli italiani, il commissario Montalbano, interpretato di Luca Zingaretti. “Il covo delle vipere” e “Come voleva la prassi” saranno due capitoli molto forti del percorso di Montalbano visto che il primo riguarda un caso di incesto mentre il secondo è un episodio addirittura horror. E fin qui nulla di strano. A preoccupare, se così vogliamo dire, sarebbero le parole dello stesso Camilleri in merito alle due nuove avventure che, ricordiamo, vedranno la luce su Rai 1 nel 2017 (o addirittura l’anno successivo), avventure che “accompagnano il commissario verso l’orlo del baratro”. Cosa intende Camilleri con il termine “baratro”? Non si starà per caso riferendo ad una probabile morte del nostro Salvo nazionale?
Sappiamo ormai da tempo che lo scrittore di Porto Empedocle ha già redatto l’episodio che vedrà la morte del commissario Montalbano, ed il testo incriminato sarebbe custodito da una decina d’anni nella cassaforte della casa editrice Sellerio, e, secondo la volontà dell’autore stesso, verrà pubblicato dopo la sua dipartita. Il parole povere “muore Sansone con tutti i filistei”! Del resto, anche Sirone ha anticipato in un’intervista all’Ansa (ormai è ufficiale e bisogna farsene una ragione!) che la serie (esportata in oltre 60 paesi del mondo) si concluderà con la morte di Montalbano. Ma quando? I prossimi episodi che vedremo saranno gli ultimi?
Salvo Montalbano, dunque sarebbe già deceduto su carta, ma risulterebbe vivo e vegeto, anche se sull’orlo di un “baratro”, all’interno dello schermo, almeno per il momento. Si, perché non possiamo ancora avere la certezza che l’undicesima stagione sarà l’ultima, né tantomeno se il personaggio televisivo farà la stessa fine di quello letterario. Magari qualcuno di buon cuore si metterà una mano sulla coscienza e risparmierà questo dolore al pubblico italiano già abbondantemente traumatizzato dalle serie tv straniere, e opterà per una soluzione più soft, magari evitando il decesso e mantenendo la storia in sospeso. Certo, i lettori non potranno evitarsi di partecipare ad un funerale, ma oggigiorno chi legge è purtroppo una minoranza, e si sa, le minoranze contano ben poco!
In un’intervista al settimanale “Tv Sorrisi e Canzoni” del 2006, ad Andrea Camilleri, che già aveva scritto il finale incriminato, erano state chieste le modalità della triste dipartita, ma lo scrittore, piuttosto sibillino, aveva dichiarato: “Ognuno è libero di pensare come. Io dico che Montalbano morirà dopo uno scontro con me. Il capitolo è conservato nella cassaforte del mio editore, Elvira Sellerio. Solo io, lei e mia moglie, che da sempre è la prima a leggere le mie opere, ne siamo a conoscenza”. E inoltre, sempre in questa sede, aveva precisato i motivi della redazione, decisamente prematura, di questo finale inaspettato: “Non volendo fare la fine di altri giallisti come Manuel Vazquez Montalbàn o Jean-Claude Izzo, che sono deceduti prima di far uscire di scena il loro personaggio, io mi sono portato avanti e ho già messo nero su bianco la fine del mio commissario. Ho scelto di farlo morire nelle pagine del libro, non per strada“.
Camilleri ha fatto i compiti a casa ma non i conti con i fan della sua “creatura” che, dopo gli attuali rumors generati dalle suddette inquietanti parole di Sirone, stanno passando un brutto quarto d’ora che, ahiloro, durerà mesi, a meno che qualcuno (i soliti ignoti) non decida di rapinare la cassaforte di Elvira Sellerio e far sparire le scellerate carte. Da parte nostra, in conclusione, vorremmo rivolgerci al buon Camilleri e, senza malizia, e solo perché l’estate si avvicina, consigliargli una piacevole lettura per le vacanze: il romanzo thriller Misery di Stephen King. Chissà, forse il “papà” di Montalbano, a lettura ultimata, farà tesoro delle parole del Re e deciderà di stracciare quelle carte infelici e scrivere qualcosa che mette d’accordo tutti.
Claudia Pellegrini
 
 

Dario Flaccovio Editore, 15.6.2016

Ore 18:00 | Punto Flaccovio
Presentazione del libro
Hoefer racconta Camilleri
Gli Anni a Porto Empedocle

di Andrea Cassisi e Lorena Scimè
Conversano con gli autori:
Salvo Toscano (giornalista)
Filippo Lupo (presidente del Camilleri Fans Club)


Salvo Toscano, Filippo Lupo, Andrea Cassisi e Lorena Scimè
(foto Gaspare Lo Presti - Camilleri Fans Club)

 
 

ANSA, 15.6.2016
Da Evita a Febbre da cavallo al Sistina

Roma - Tre icone del '900: Evita, Diana, Judy. La prima volta nel tempio della Commedia musicale italiana di un duo d'eccezione come Moni Ovadia e Andrea Camilleri con "Il casellante" (ancora dedicato a una donna). E la sorpresa di un cult come Febbre da cavallo, al debutto, 40 anni dopo con Maurizio Mattioli nei panni dell'avvocato e l'adattamento di Carlo Vanzina. E' la nuova stagione del Sistina di Roma, la quarta guidata da Massimo Romeo Piparo, al via a ottobre. [...]
 
 

Corriere della Sera, 15.6.2016
Da una Trinacria delle arti un’altra idea di bellezza
La letteratura e il progetto di un turismo epserienziale

«Tante Sicilie, perché? Perché la Sicilia ha avuto la sorte di ritrovarsi a fare da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, tra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione». Un'isola plurale, la Sicilia. Come la pensava Gesualdo Bufalino, che già in queste poche righe tratte da «L'isola plurale» nella raccolta Cere perse ne coglieva l'anima multipla descrivendola come solo un vero figlio può fare. Partorito da una terra di incanti e meraviglie. Storie millenarie, letterature preziose, sonorità e gusti contaminati, paesaggi miracolosi. Ma anche contrasti e contrappunti.
Sono queste suggestioni ad avere ispirato la rassegna turistica e letteraria «Paesaggi di ma-re». Cinque appuntamenti culturali all'insegna della letteratura, della musica e del teatro. Cinque itinerari turistici alla scoperta della Sicilia partendo dalle sue città di mare. La prima è Palermo, dove la rassegna si aprirà domani con un incontro ispirato proprio alle tante Sicilie di Bufalino e ai temi legati al dialogo tra le diverse culture, contro i pregiudizi, la diffidenza e le di-scriminazioni. Temi su cui si confronteranno lo scrittore franco-marocchino Tahar Ben Jelloun e l'antropologo torinese Marco Aime, accompagnati dalla voce dell'attore Edoardo Siravo e dalle note del pianista Danilo Rea. Sugli scenari dell'itinerario arabo-normanno dedicato al geografo arano al Idrisi e al suo Libro di Ruggero.
La grande letteratura del passato, dunque, tra Bufalino, Sciascia, Verga e Tomasi di Lampedusa. Il territorio siciliano, con il suo immenso patrimonio artistico, storico c naturalistico. E gli autori contemporanei, Ben Jelloun, Dacia Maraini, Santo Piazzese, Matteo Collura e Luis Sepùlveda.
«Abbiamo immaginato un triangolo, una triade, una sorta di Trinacria delle Arti nel presente e nel passato» spiega Antonella Ferrara, presidente di TaoBuk, Taormina International Book Festival, e direttore artistico di Paesaggi di mare. «Questo per fare scoprire la bellezza della Sicilia attraverso i suoi giacimenti letterari, una vera eredità immateriale che vogliamo celebrare un po' alla maniera del Grand Tour, con un format inconsueto in cui l'arte svela l'arte attraverso la bellezza dei luoghi, che sono luoghi di letteratura».
«Il progetto punta sul turismo esperienziale, basato sulle emozioni e le sensazioni che un certo territorio può dare» spiega Anthony Emanuele Barbagallo, assessore al Turismo Sport e Spettacolo della Regione Siciliana, promotore dell'iniziativa. «La domanda è sempre più alta e l'obiettivo è di rafforzare l'offerta culturale e naturalistica in Sicilia creando itinerari guidati da proporre ai tour operator, guardando in futuro a tutto il Mediterraneo».
Scrittori, giornalisti, musicisti, attori, studiosi e critici d'arte si incontreranno cosi anche a Marsala, Siracusa, Agrigento e Catania, dove la rassegna chiuderà il 17 novembre con l'autore cileno Luis Sepùlveda. Mentre viaggi, percorsi e sentieri si apriranno ai visitatori lungo i cinque itinerari turistici curali dalla Rotta dei Fenici sotto la direzione di Antonio Barone, per scoprire — tra turismo, letteratura, enogastronomia e natura — la ricchezza della Sicilia.
Luogo che soffre di quell'eccesso di identità di cui parlava Bufalino. E che ha ancora una dimensione fantastica descritta da Sciascia, per cui è impossibile viverci senza immaginazione. Se poi, come diceva Verga, «Il mare non ha paese nemmeno lui ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare», non può che essere u scrusciu du mari a rievocare in un siciliano come Andrea Camilleri i paesaggi interiori di una terra che ha molto da raccontare.
Ornella Sgroi
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 15.6.2016
Taormina

[...] Marco Bellocchio riconosce che Andrea Camilleri fu un buon maestro al Centro sperimentale di cinematografia [...]
Mario Di Caro
 
 

Letterature - Festival Internazionale di Roma, 16.6.2016
Memorie per il futuro
Andrea Camilleri festeggia il suo 100° libro con Renzo Arbore
Conduce Lella Costa
Musica Olivia Sellerio (voce) con Paolo Pellegrino (violoncello), Bacci Del Buono (chitarra), Alberto Di Rosa (chitarra), Daniele Tesauro (chitarra, fisarmonica e percussione).


 
 
Camilleri&Arbore
Ho avuto la fortuna di assistere ad una di quelle serate che definire "memorabili" è quasi riduttivo.
Nella straordinaria cornice (è proprio il caso di dirlo) della Basilica di Massenzio, nel cuore del Foro romano, nell'ambito della XV edizione di "Letterature", si festeggiava il 100° libro del Sommo.
Inedita e anche un po' bizarra la "situazione".
Il festeggiato, infatti, ha preteso di dividere il palco con un personaggio che non avrei mai immaginato, Renzo Arbore. A moderare i due, la straordinaria Lella Costa. Ad incorniciare il tutto, il commento musicale affidato a Olivia Sellerio, che accompaganta da un quartetto di musicisti, ha eseguito diversi brani tratti dalla colonna sonora del Giovane Montalbano.
Ha aperto la serata la Costa, che ha letto un brano del primo libro del Sommo (Il corso delle cose), dopodiché, con un incedere sempre più incerto, reggendosi a Valentina e accompagnato da una spontanea standing ovation del pubblico, preceduto da Arbore, è salito sul palco il Nostro.
Come ben sa chi ha avuto la possibilità di partecipare ad un qualsiasi incontro con Camilleri, il tutto si "riduce" ad una serie di straordinari aneddoti da lui raccontati.
La serata di ieri, non è stata da meno e la cosa ancora più straordinaria è che, non ha importanza quanti aneddoti tu gli abbia sentito raccontare, ce ne sarà sempre uno nuovo.
Tra gli episodi raccontati ieri, alcuni a me già noti, come l'espulsione dal convitto per le uova lanciate contro un crocifisso, o dall'Accademia per condotta immorale, uno assolutamente nuovo (almeno per me). Qualche settimana fa, il Sommo ha ricevuto una telefonata da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dall'altro capo del filo, Renzi, in collegamento dagli USA, il quale gli dice che in una pausa di un importante incontro, il Presidente Clinton lo ha preso in disparte e gli ha chiesto "Ma tu lo conosci Camilleri?", e Renzi "Ma chi, il papà di Montalbano?", con una smorfia. Clinton gli risponde "Sì, certo, i romanzi di Montalbano sono belli, ma "Il birraio di Preston" è un capolavoro!".
Cosicchè, Clinton chiede a Renzi se può fargli da tramite, perché vorrebbe conoscere il Nostro. Con l'aiuto di Valentina, Camilleri ha inviato una mail a Clinton, il quale gli ha risposto subito, manifestando la volontà di andare a trovarlo, non appena sarà a Roma.
La presenza di Arbore ha ovviamente favorito anche uno sconfinamento in ambito musicale, durante i lquale Camilleri ha raccontato quanto sia stata importante la musica nella sua scrittura, in particolare il jazz, che gli dava il ritmo della scrittura, tanto che, arrivato ad un certo punto, si è reso conto che l'ascolto lo influenzava talmente tanto, da esseri reso conto che la scrittura diventava anch'essa sincopata, e ha dovuto quindi smettere di ascoltare musica mentre scriveva, ma non ha certo smesso di ascoltare jazz.
Su esplicita richiesta di Arbore, poi, Camilleri ha spiegato cosa intende per "parola parlata". Ha spiegato che per lo scopo della sua scrittura è bypassare il "mezzo" libro, fare in modo, cioè, che ciò che lui scrive sia percepito dal lettore come se fosse un racconto orale. La sopravvenuta cecità, ha raccontato, ha stravolto il suo modus operandi, che prima prevedeva la lettura, ad alta voce, di tutto ciò che scriveva, in modo da verificare che ciò che aveva scritto mantenesse intatto quel suono, quella musicalità (per tornare all'importanza del Jazz) che, secondo lui, permette di percepire un libro, come una storia raccontata a voce.
Lella Costa ha dato voce a milioni di lettori chiedendo perché abbia messo, di fianco a Montalbano, una donna così antipatica come Livia; il Sommo ha glissato, rispondendo con una poesia (che, chiedo scusa, non ricordo) ma ha poi concluso con un elogio alla distanza, definendola il vero segreto dei rapporti duraturi.
Ampio spazio ha avuto, ovviamente, l'argomento "fantasma" dell'ultimo "Montalbano", e cioè il dramma dei profughi. C'è stato spazio anche per un momento di sincera commozione, da parte di Arbore, quando ha ricordato le immagini dei bastimenti in partenza da Napoli, dopodiché Camilleri ha lanciato una sorta di appello, un appello a non aver paura di questi disgraziati che affrontano la morte con la speranza di un futuro migliore, un appello ad aprirci, a mescolarci.
La serata si è chiusa così come si è aperta, con la lettura, sempre da parte di Lella Costa, di un brano, questa volta dell'ultimo libro. In particolare, il brano scelto è stato quello del profugo col flauto.
Un'altra standing ovation a fine serata, e poi tutti via, con la netta sensazione di aver seguito il consiglio di Elvira Sellerio, che in una delle ultime occasioni in cui si sono viste, ha consigliato a Olivia di "vivere ore liete".
Marco, delegato per una sera del Camilleri Fans Club
 
 

Dalla pagina facebook Sellerio Editore


Roma #Letterature #100Camilleri tutti pronti alla grande festa. Tra poco alla Basilica di Massenzio


Roma #Letterature #100Camilleri si inizia #LellaCosta legge brani da #IlCorsoDelleCose


Roma #Letterature #100Camilleri #OliviaSellerio canta il #giovaneMontalbano


Roma Letterature - Festival internazionale di Roma (pagina ufficiale) Basilica di Massenzio stracolma per festeggiare #100Camilleri grazie a tutti


Letterature - Festival internazionale di Roma (pagina ufficiale) #Camilleri100 Quelli che arrivano non sono una minaccia quelli che arrivano possono essere anche una ricchezza #LAltroCapoDelFilo


Letterature - Festival internazionale di Roma (pagina ufficiale) #Camilleri la cultura è pane quotidiano appena sfornato che odora di buono #100Camilleri
 
 

ANSA, 16.6.2016
Rifugiati, 60 celebrità in spot Unhcr
Da Cate Blanchett a Francesco Totti, da Camilleri a Hosseini

Roma - Il mondo stia dalla parte dei rifugiati: è il senso di un videomessaggio realizzato dall'Unhcr nell'ambito di una nuova campagna, al quale hanno partecipato oltre 60 celebrità di tutto il mondo, da Cate Blanchett a Khaled Hosseini, da Francesco Totti a Mika, da Andrea Camilleri a Ben Stiller.
"Noi stiamo dalla parte dei rifugiati. Unisciti a noi!" dice la petizione, che fa anche appello ai Governi affinché intraprendano azioni concrete in favore di chi è costretto a fuggire. La campagna #WithRefugees, sottolinea l'Unhcr, viene lanciata in un momento caratterizzato del drammatico aumento del numero di persone in fuga a causa di conflitti e persecuzioni da un lato, e di un'accresciuta retorica anti-rifugiati e maggiori restrizioni sull'asilo, dall'altro. La petizione sarà presentata in occasione dell'Assemblea Generale dell'Onu di settembre, in cui verrà affrontato il tema della risposta comune ai grandi flussi di rifugiati e migranti.
 
 

Il Fatto Nisseno, 16.6.2016
Caltanissetta, possibile assistere alle prove de “Il Casellante”: lunedì 20 giugno

Caltanissetta – L’assessore Marina Castiglione comunica che lunedì 20 giugno, dalle ore 11.00 alle ore 13.00 sarà possibile assistere alle prove aperte dello spettacolo “Il Casellante”.
La produzione consentirà l’accesso a un numero contenuto di interessati (circa 50), privilegiando i giovani appassionati di teatro. Non sarà consentito l’accesso oltre le ore 11.00.
La realizzazione del testo camilleriano, con riduzione di Giuseppe Dipasquale, risulta l’evento più importante della stagione teatrale del Teatro Regina Margherita, con la direzione artistica di Moni Ovadia, in quanto esso, nato in collaborazione con il Centro d’arte contemporanea Teatro Carcano di Milano, prevede il debutto nazionale per i giorni 25 e 26 giugno 2016 all’interno del prestigioso Festival dei Due mondi di Spoleto – il più importante festival di teatro di prosa a livello nazionale – presso il suggestivo Teatro San Nicolò.
Lo spettacolo chiuderà la stagione teatrale a Caltanissetta giorno 29 giugno.
A partire dal mese di gennaio 2017 è prevista un’intensa tournée nei principali teatri italiani (Palermo, Perugia, Genova, Fano, Brescia, Roma, ecc.).
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 16.6.2016
Un viaggio in Sicilia attraverso suggestioni narrative
L'itinerario suggerito da Al Idrisi il geografo arabo del tempo di re Ruggero

Dentro la geometria triangolare della Sicilia c'è la complessità di una terra dalle molteplici forme, linguaggi, ecosistemi, prodotti, profumi e suoni; c'è un'isola che contiene un mondo grazie alle storie e alle culture che l'hanno attraversata e che solo l'incrocio delle arti può restituire.
È con lo spirito di restituire la continentale ricchezza storico, culturale e paesaggistica della Sicilia che è stata pensata "Paesaggi di mare", rassegna itinerante che da oggi al 17 novembre farà tappa a Palermo, Marsala, Siracusa, Agrigento, Catania: cinque scrittori Tahar Ben Jelloun, Luis Sepúlveda, Dacia Maraini, Matteo Collura, Santo Piazzese, e insieme a loro musicisti, attori e pensatori del nostro tempo - legati a cinque percorsi sulle tracce dei Fenici, Greci, Romani, Bizantini, Arabi e Normanni.
Si comincia stasera alla Gam di Palermo con lo scrittore franco-marocchino Tahar Ben Jelloun, l'antropologo Marco Aime, il jazzista Danilo Rea e l'attore Edoardo Siravo sul tema tratto dal "L'isola plurale" di Gesualdo Bufalino, "Tante Sicilie, perché?".
«Volevamo offrire una visione dei percorsi meno noti delle città di mare attraverso la letteratura, la musica e il teatro - spiega Antonella Ferrara, direttore artistico di Paesaggi di mare, e presidente di TaoBuk-Taormina International Book Festival - Ogni incontro prevede uno scrittore contemporaneo in relazione a un narratore siciliano del passato, insieme a un musicista, un attore e uno storico o un antropologo o un giornalista per restituire la complessità del racconto dell'Isola».
L'incontro di stasera, prendendo ispirazione dall'ultimo libro di Ben Jel- loun "Il matrimonio di piacere", sarà un'occasione per affrontare i temi dell'immigrazione, alterità, razzismo e identità. Aggiunge la Ferrara: «Si parte dall'incontro con un narratore che elabora i temi dell'attualità per poi ragionare sulla storia del nostro territorio, evocando dei percorsi tutti da scoprire ».
Nel caso di oggi, l'itinerario suggerito è "Al Idrisi e il Libro di Ruggero. La Sicilia vista dal mare", omaggio al geografo che al tempo di re Ruggero restituì l'idea di un mondo con la Sicilia al nord, o meglio al nord in basso.
La manifestazione è un progetto promosso dall'Assessorato al Turismo della Regione Siciliana all'interno di una specifica strategia sul turismo esperienziale. Spiega l'assessore Anthony Barbagallo: «Abbiamo utilizzato dei finanziamenti che non venivano usati afferenti al progetto interregionale "Mare e miniere di mare" con il preciso obiettivo di investire nel turismo culturale ». L'assessore parla di una ripresa significativa del turismo culturale ed esperienziale, legata prevalentemente all'attrattività dei prodotti enogastronomici e sulla quale la Regione crede si possa investire per trattenere in Sicilia una generazione che potrà crescere a casa propria, nella valorizzazione del territorio. Aggiunge Barbagallo: «I punti di forza del progetto sono la destagionalizzazione e la diversificazione dei luoghi. L'ideale è che il turista che a ottobre viene a Siracusa per Paesaggi di mare possa godere di un evento culturale con personaggi rilevanti del panorama culturale, scoprendo le risorse dei percorsi naturalistici, e assaggiando i prodotti del territorio e, dopo la battaglia vinta per tenere aperti i lidi tutto l'anno, usufruendo del mare in autunno ».
Investire quindi sulla pluralità autoctona, per cercare di scorrere fluidamente attraverso la letteratura, la musica, il teatro e il dibattito. Connessioni contemporanee lungo le rotte dei popoli antichi e grazie alla lucidità interpretativa dei narratori contemporanei.
Spiega ancora la Ferrara: «Si apre e si chiude la manifestazione con uno scrittore internazionale e abbiamo scelto di iniziare da Palermo con Ben Jelloun, e con Al Idrisi evocare il Marocco dello scrittore e vice versa. Chiuderemo a Catania con Luis Sepúlveda. In mezzo tre narratori siciliani Dacia Maraini, Matteo Collura, Santo Piazzese. Tutti e cinque gli scrittori sono stati legati a delle voci significative della letteratura siciliana: Gesualdo Bufalino, Giovanni Verga, Leonardo Sciascia, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, con l'incursione fuori dalle regole di Andrea Camilleri, cercando sempre un legame con il luogo ospite. Il format è pensato perché la letteratura diventi una guida di assonanze e suggestioni alla scoperta della Sicilia».
Paesaggi di mare, come passaggi di un viaggio da amare, gli scrittori come bussole per l'orientamento e la letteratura come mappa: in mezzo la Sicilia dalle molteplici attrazioni.
Eleonora Lombardo
 
 

Rete Chiara, 16.6.2016
Hoefer racconta Camilleri
Emanuele d'Angeli


 
 

TG2, 17.6.2016 / TGR Sicilia, 18.6.2016
Cento libri, festa a Roma per Camilleri
Loretta Cavaricci
 
 

Repubblica TV, 17.6.2016
Cento volte Camilleri: duetto con Renzo Arbore al Festival letterature

In diretta su FbLive, lo scrittore siciliano festeggia il suo centesimo libro “L’altro capo del filo” (Sellerio editore) alla Basilica di Massenzio di Roma, dove si svolge la XV edizione del Festival internazionale letterature. E racconta, come solo lui sa fare, di quella volta in cui fu cacciato dall'Accademia d'arte drammatica per "condotta immorale" e di come il jazz abbia svolto un ruolo fondamentale nella sua scrittura. Con lui, Renzo Arbore e Lella Costa. Un estratto della serata
video tratto da RepTv-FbLive
di Fabio Butera

 
 

askanews, 17.6.2016
Andrea Camilleri festeggia il suo 100esimo libro con Renzo Arbore
Cliccare qui per vedere il servizio
Una serata all'insegna del dialogo tra letteratura e musica

"Inaspettato questo incontro che Andrea Camilleri ha voluto fare con me, con la regia di Lella Costa in un incontro totalmente improvvisato, basato sulla memoria di Camilleri, memoria antica e sulla mia memoria, che è una memoria vecchia. C'è tutto il rispetto che ho per Andrea Camilleri e c'è tutta la simpatia che non sapevo che il professor Camilleri ha per me, per la radio, e per i miei 'misfatti' in tv".
Camilleri ha festeggiato il 100° libro "L'altro capo del filo" alla Basilica di Massenzio al Foro Romano.
 
 

Il Giornale, 17.6.2016
Camilleri: “Quando Renzi mi telefonò all’alba per pregarmi di scrivere a Clinton”
Il racconto dal palco del Festival delle Letterature di Roma: “Pensavo che fosse uno scherzo di quei cornuti della Zanzara”

“Un giorno, mentre ero in studio di sabato, intorno alle dieci del mattino, squilla il telefono.
Con me c'era la badante moldava, chi non ha una badante moldava...". La folla inizia a ridere ma il bello viene dopo. “Pronto il dottor Camilleri? E' la segreteria di Palazzo Chigi, le posso passare una telefonata? Io chiedo: Di chi? Risposta: Non sono autorizzato a dirglielo. E io: Vabbè ma così facciamo notte!". Alla fine l'addetto al telefono da Palazzo Chigi riferisce che "la persona" è Matteo Renzi da New York. "Guardo l'orologio al muro, anche se sono orbo, è vedo che sono le dieci del mattino, quindi le quattro a New York. Non ho mai visto né conosciuto Renzi, non ci siamo mai scambiati una parola, anzi, io ho scritto qualche qualcosa che sicuramente non gli sarà andato a genio. Allora mi viene una fulminea pensata: questi sono quei cornuti della radio, sono quelli della Zanzara che mi stanno facendo uno scherzo. E allora mi metto in campana, mi quartìo come si dice in siciliano". Andrea Camilleri è sul palco del Festival delle Letterature di Roma, nella magnifica cornice della Basilica di Massenzio. C'è voluto il commissario Francesco Paolo Tronca per riportare il festival nel luogo dove era nato, dopo il trasferimento in piazza del Campidoglio, sede meno apprezzata dal pubblico. Con Camilleri ci sono Renzo Arbore e Lella Costa, a festeggiare i cento libri dello scrittore siciliano più amato dai lettori. Camilleri parla di cultura, di fama e di ironia, con citazioni più o meno dotte: "Ricordati che più vai in alto e più ti si vede il c...", ma il racconto più spassoso è appunto la telefonata di Renzi nel cuore della notte (ora di New York) fatta per pregare Camilleri di scrivere a Bill Clinton. "Buongiorno dottor Camilleri, sono qui a New York e siccome mi è capitata una cosa che mi è molto piaciuta gliela voglio raccontare, spero piaccia anche a lei", avrebbe esordito il premier. Camilleri aggiunge: "Alle quattro del mattino".
Durante una cena a New York, quindi, Clinton avrebbe preso da parte Renzi chiedendogli se poteva informarsi su “una cosa privata”. "Lei lo conosce Camilleri?". "Camilleri chi? Sa dottore –Camilleri imita Renzi al telefono - lì con l'Isis, la guerra". "Lo scrittore", fa Clinton. "Ah il papà di Montalbano!". L'ex presidente statunitense avrebbe espresso quindi stima per l’inventore di Vigata chiedendo a Renzi di farglielo conoscere. Il presidente del consiglio, secondo il racconto di Camilleri, avrebbe spiegato a Clinton che "è una persona molto anziana, è difficile che venga negli Stati Uniti", ma Bill lo avrebbe rassicurato dicendogli che sarebbe venuto lui in Italia a marzo e proponendo di organizzare un appuntamento. Renzi avrebbe quindi concluso la telefonata con Camilleri con una preghiera: "Siccome Clinton mi ha dato la sua email, forse dottore, se gli manda due parole gli farebbe piacere…". È così Camilleri ha scritto una email a Clinton, a cui è arrivata una risposta entro le ventiquattr'ore seguita da una lettera che inizia così: "Caro Andrea!", in cui Clinton aggiunge: "Teniamoci in contatto, non perdiamoci di vista". Camilleri ha poi rivelato come Palazzo Chigi è arrivato al suo numero di telefono: "Ma rimanga tra noi, tra duemila persone". La segreteria della presidenza del consiglio avrebbe chiamato il questore di Agrigento, "che però è un mio amico e ha detto che il mio numero non ce l'aveva", allora sono arrivati all'assistente Valentina. “Avranno iniziato alle due di notte, per questo Renzi mi ha chiamato alle quattro”.
Emanuela Fontana
 
 

ANSA, 17.6.2016
Camilleri e Arbore si raccontano: 'Ci ha salvati l'ironia'
Per lo scrittore siciliano 'l'Europa pagherà errori su migranti'

 

Roma. Non salgono mai in cattedra, eppure sono stati testimoni e sono tuttora protagonisti della cultura, dell'arte, dell'invenzione e, come ha suggerito Lella Costa, "dell'etica nel nostro Paese". Andrea Camilleri e Renzo Arbore, uno di fronte all'altro. La meraviglia della Basilica di Massenzio e una platea colma di spettatori come scenario.
Alla seconda serata di Letterature, Festival Internazionale di Roma, tra racconti e riflessioni, inframmezzati dalla voce di Olivia Sellerio, la Costa li ha guidati lungo un tracciato di aspetti in comune: la parola parlata, all'esame della quale Camilleri fa "passare la parola scritta dei libri" e fulcro, per Arbore, di "un periodo irripetibile" quando decise, con Gianni Boncompagni, "di fare la radio improvvisata"; l'ironia con cui entrambi non si prendono troppo sul serio: "il surreale - ha detto Arbore - è più avanti del reale e il personaggio di fantasia mi piace molto di più dell'imitazione perché è inaspettato, è la sublimazione dell'immaginazione"; aver vissuto un periodo di forte fermento artistico, avere un rapporto estremamente confidenziale con la cultura profonda, ma tirarla fuori in maniera "sghemba" e mai presuntuosa.
"Quando mi parlano di cultura a me vengono in mente le parole di 'Ma la notte no' e 'Il clarinetto'", ha ironizzato Arbore citandone alcuni versi. "Tra la cultura alta e bassa, io ho scelto una doppia lettura, - ha aggiunto - inventare delle cose anche per quelli, come si diceva un tempo, 'non attrezzati culturalmente'". Per lo scrittore siciliano, "in Italia si ha un'idea sacrale e troppo seria della cultura. Ma, come diceva Eluard, la poesia non è sacra, è fatta da uomini per gli uomini, è pane appena sfornato, bisogna averne rispetto ma non inginocchiarsi di fronte ad essa".
Camilleri ha raccontato la sua corrispondenza con Bill Clinton tramite una bizzarra telefonata con il premier Matteo Renzi, Arbore gli episodi di improvvisazione creativa nei suoi spettacoli. Il pubblico ha applaudito, si è riconosciuto, si è divertito. Ma non è mancata una riflessione su un periodo storico di sofferenza e di perdita di dignità umana, di fronte al quale l'arte non può restare indifferente. Renzo Arbore ha introdotto "L'altro capo del filo", ultimo e centesimo libro di Andrea Camilleri edito da Sellerio, e ha raccontato quando le famiglie di migranti italiani srotolavano un gomitolo man mano che il proprio caro si allontanava sulla nave con in mano il capo del filo. "Mi ripugna sentire la parola 'diverso' perché mi ricorda le leggi razziali - è intervenuto lo scrittore - Quelli che arrivano non sono una minaccia, possono anche essere una ricchezza, e non dobbiamo avere paura. L'errore che sta facendo l'Europa lo pagheremo caro". Camilleri ha raccontato anche la visita in un asilo di Roma dove bambini italiani e di altre 18 nazionalità giocano insieme: "Si abbracciano e si dividono le merendine. - ha detto - Quale deve essere la nostra parola d'ordine? Dividiamoci le merendine".
Paola Mentuccia
 
 

Un Mondo di Italiani, 17.6.2016
Camilleri: record sul palco delle Letterature col centesimo libro
Andrea Camilleri festeggia il suo centesimo libro a “LETTERATURE Festival Internazionale di Roma”, una serata da tutto esaurito, e dialoga con Renzo Arbore.

Roma. Andrea Camilleri, 91 anni suonati, raggiunge il traguardo del centesimo libro. L'età e la produzione letteraria vanno di pari passo, insomma, più di un libro per ogni anno di vita. Il centesimo volume è una nuova inchiesta del commissario Montalbano, “L’altro capo del filo”, in uscita da Sellerio. “Ci sono riuscito perché sono stato un impiegato della scrittura”- ha dichiarato Camilleri, che festeggia l’evento a “LETTERATURE Festival Internazionale di Roma” e dialoga con Renzo Arbore. 100 è un numero molto legato alla memoria letteraria: cento sono le novelle di Boccaccio, o le centurie di Nostradamus e questo provoca sicuramente una certa emozione se segna il traguardo raggiunto dalla produzione letteraria di uno scrittore. Dalla letteratura alla musica, il padre di Montalbano e il più talentuoso dei dilettanti che ha rivoluzionato la tv, la musica napoletana e il jazz, a confronto.
"Inaspettato questo incontro che Andrea Camilleri ha voluto fare con me” – ha raccontato Arbore - “con la regia di Lella Costa in un incontro totalmente improvvisato, basato sulla memoria di Camilleri, memoria antica e sulla mia memoria, che è una memoria vecchia. C'è tutto il rispetto che ho per lui e c'è tutta la simpatia che non sapevo che il professor Camilleri avesse per me e per la radio. È un personaggio straordinario, abbiamo tante cose in comune e mi ha detto che apprezza la mia televisione. È stata una sorpresa e mi ha fatto grande piacere perché contraccambio: da sempre sono un suo grande lettore.”
Camilleri ha festeggiato il suo 100° libro alla Basilica di Massenzio al Foro Romano, che resta una scenografia naturale unica, un palcoscenico magico. La quindicesima edizione del Festival è stata promossa dal Dipartimento Cultura di Roma Capitale, con l'organizzazione di Zètema Progetto Cultura e la regia di Fabrizio Arcuri. Come si intuisce dalla scelta di Arbore e Camilleri, il filo conduttore "Memorie", sarà esplorato a 360 gradi, complice un testo scritto appositamente per l'occasione. L’evento ha visto la partecipazione di oltre 2mila persone e ad accompagnare la serata sono state le musiche tratte dalla serie “Il giovane Montalbano” eseguite dal vivo.
Feno
 
 

La Repubblica (ed. di Genova), 17.6.2016
Storia, musica e matematica Così l'Ateneo dà spettacolo
Andrea Camileri sarà insignito della laurea honoris causa e interverrà in video

Un caleidoscopio di saperi che dalle stelle arriva al Medio Oriente, con rocce al microscopio, giganti della letteratura e notturni di Chopin. L'Università di Genova scende in piazza sabato 18 e domenica 19 con Univercity 2016, «festival di arte, musica, scienza e teatro». Novanta gli incontri gratuiti nel cuore della città.
[...]
Sabato [...] Alle 16, nella stessa sala, la figlia dello scrittore e regista siciliano Andrea Camilleri, Andreina, riceverà per lui (che ha registrato un intervento video) la laurea honoris causa dell'Università di Genova.
[...]
Massimiliano Salvo
 
 

Teatro Comunale Regina Margherita Caltanissetta, 17.6.2016
IL CASELLANTE - lunedì 20 giugno PROVE APERTE

Al Teatro Regina Margherita di Caltanissetta si sta lavorando alacremente a "Il Casellante", lo spettacolo tratto dall’omonimo testo di Andrea Camilleri e messo in scena dal regista Giuseppe Dipasquale, nato dalla collaborazione tra il Teatro Regina Margherita di Caltanissetta, Promo Music- Corvino produzioni di Bologna e il Centro d’arte contemporanea Teatro Carcano di Milano, che debutterà sabato 25 e domenica 26 giugno al Festival dei Due mondi di Spoleto, per poi essere rappresentato a Caltanissetta mercoledì 29 giugno, a conclusione della stagione del Teatro Regina Margherita firmata da Moni Ovadia.
Lunedì 20 giugno alle ore 11 un gruppo di 50 persone potrà assistere gratuitamente alle prove dello spettacolo al Teatro Regina Margherita di Caltanissetta: un’esperienza unica, soprattutto per i più giovani e per gli appassionati di teatro, per poter osservare da vicino come viene “montato” uno spettacolo, per poter respirare la magia del palcoscenico a partire da ciò che sta dietro a una messa in scena, la “cucina” di un’opera teatrale. Assistere alle prove significa guardare uno spettacolo con occhi diversi, rendersi conto consapevolmente che "nulla è per caso", che ci sono battute/movimenti e musiche che sono anche “segnali” per la compagnia o per i musicisti, che danno il via a una particolare battuta o a un movimento, piuttosto che all'inizio di una melodia.
Assistere a una prova teatrale per alcuni può significare cambiare per sempre l’approccio al teatro, perché potere osservare tutte le maestranze sinergicamente al lavoro (dagli attori, ai musicisti fino agli scenografi e ai costumisti, truccatori, tecnici audio e luci, guidati dal regista e dai suoi aiutanti) può stregare a tal punto da cambiare la vita.
Chi vorrà partecipare alla prova aperta dovrà presentarsi in teatro in orario, durante le prove bisognerà osservare il massimo silenzio.
I ritardatari non saranno ammessi.
Avranno priorità d’ingresso gli studenti under 20 e le persone che svolgono attività teatrale. Non è ammessa la stampa.
 
 

CataniaToday, 17.6.2016
Incontri
Presentazione del libro "Hoefer racconta Camilleri" di Andrea Cassisi e Lorena Scimè

Venerdì 24 giugno, ore 17.30, a Catania, al Giardino di via Biblioteca - Monastero dei Benedettini, si presenta il libro "Hoefer racconta Camilleri" (Dario Flaccovio Editore) di Andrea Cassisi e Lorena Scimè. Con gli autori discute la prof. Dora Marchese dell'Università degli Studi di Catania. "Hoefer racconta Camilleri" è il volumetto in cui i due autori hanno raccolto i ricordi del poeta Federico Hoefer sugli anni giovanili trascorsi a Porto Empedocle con il suo miglior amico, lo scrittore Andrea Camilleri. Le gite, i giochi, la passione per il teatro e la letteratura, l'amore per il mare e per la loro terra d'origine e tante altre memorie legavano e legano tutt'oggi i due intellettuali, che non si vedono da cinquant'anni, ma si sentono ancora per telefono, una volta a settimana. Camilleri, sorpreso e commosso da Hoefer, ha definito questo volumetto "il più bel regalo della mia vita".
Raffaella
 
 

SicilyMag, 17.6.2016
Il futuro scrittore aveva 10 anni quando, leggendo il fumetto di regime, sognava di "uccidere abissini" e scrisse a Mussolini. Con il suo celebre sarcasmo il papà di Montalbano racconta l'episodio nel documentario "Mio Duce ti scrivo" di Massimo Martella, prodotto dall'Istituto Luce, presentato al Taormina Film Fest e in uscita su dvd in versione ricca di inediti
Quando il balilla Camilleri scrisse al Duce per andare in Africa

Lo chiamavano “batjuska”, piccolo padre. Era la Russia Sovietica di Stalin e non l’Italia caciarona di Mussolini, è vero, ma la faccenda cambia di poco. In fondo, siamo nati figli e moriamo da figli. Tutti. Diventiamo, sì, genitori, ma solo incidentalmente giacché la “recherche” di un babbo o di una mamma – dovunque si trovino e qualsiasi faccia essi abbiano – non s’arresta mai.
Eia eia, alalà, quanto onnisciente, onnivalente, onnipresente affetto di padre (della patria, dei patrioti, d’italiani ed italiane d’ogni età, sesso, classe sociale) deborda dalla sterminata corrispondenza del cavaliere di Predappio che ha appena trovato una magnifica, catturante, ricchissima “confezione” creativa nel docufilm “Mio Duce ti crivo” di Massimo Martella, pugliese di Taranto, classe 1961, un sostanzioso praticantato da sceneggiatore televisivo (“La squadra”, “Distretto di polizia”, “Squadra antimafia 6”).
Distribuito dall’Istituto Luce (voce narrante, Saverio Indrio, letture di Cristina Ginevra Arnone, Anna Ferruzzo, Josafat Vagni, Massimo Wertmuller) che lo ha presentato in anteprima al Taormina Filmfest nella versione di 75 minuti (di 45’ era quella trasmessa dalla Rai per “La grande storia”), il documentario conoscerà un’edizione ancora più corposa, in dvd, disponibile tra una settimana e chiosata da “code” interessantissime di lettere inedite. Come quella d’una bambina di 8 anni di Firenze che scrive al suo coetaneo Romano, il più giovane dei figli del Duce, perché questi interceda presso il padre per il padre di lei che, fino a quel momento “buon cristiano”, sarebbe stato presto in tremendo pericolo perché ebreo. Ebbene, interrogando internet qui ed ora, Martella è venuto a capo dell’indirizzo della piccola mittente e si è ritrovato dinanzi ad una psicanalista fiorentina di 87 anni che di quella lettera sembrava non serbare alcun ricordo. In un primo tempo. Perché in un secondo momento allo stesso regista confessava con “witz” ebraico: “Meno male che ero già distesa sul letto quando mi ha telefonato!”.
«Io credo nel Duce onnipotente, credo nello spirito del Duce, grazie a lui avremo la vita eterna”. Nella dimensione cristologica dei mittenti, la questione allarga proporzioni e prospettive. Nelle missive, infatti – più di 1000 al giorno ma aumentavano regolarmente in presenza di ricorrenze speciali, come il matrimonio di Edda con Galeazzo Ciano, nel 1930, oppure l’anno seguente, foriero della morte del figlio aviatore, Bruno. Mussolini riusciva a leggerne fino a 200 e nelle lettere, raccolte ed aperte dalla Segreteria Particolare del Duce (l’acronimo, SPD, è un tantino in odore di Ovra) il Duce non è soltanto un padre ma il Padre che capisce tutto e tutto disciplina.
Carteggio riservato, da un canto (trattava di questioni politiche e di queste Mussolini ne portò alcune con sé, in fuga, chissà forse per utilizzarle come ultima spiaggia) e dall’altra, il carteggio ordinario ossia esenzioni, elemosine, sussidi. Su quest’ultima voce – richiesta di sussidi, appunto – a primeggiare erano, neanche a dirlo, le ecclesiastiche come quelle suore clarisse che, usarono la lettera di condoglianze per “suffragare la bell’anima dell’eroe” Bruno come pretesto per chiedere quattrini.
La qualità delle immagini (direttore di fotografia, Tarek Ben Abdallah) e dei suoni (musiche di Alessandra Celletti) è godibilissima, e sorprendente è la messe di lettere che, con buona pace di prevedibili e giustificabili strafalcioni, sono spesso autentiche leccornie di retorica fascista. Alta e bassa. Con una nomenclatura dolce senza la “k” del Grande Fratello degli Urali. Si dice “livida ciurmaglia”, per esempio, per definire chi osava opporsi al Padre-Messia, come l’attentatore Sbardellotto (molti agognavano di far parte del plotone d’esecuzione) e si arriva ad offrire il proprio naso quando lo sparo di Violet Gibson ferì le pinne nasali del Duce il quale non mancò di ostentare orgogliosamente il cerottone in foto e filmati. “Metto a disposizione il mio naso – si legge nella lettera – Non so se il colorito si adatti ma la qualità del tessuto è buono”.
Al Duce scrivono dunque suore, contesse, liceali e persino chiromanti, una di loro si rammarica del fatto che nella foto dell’augusta mano, la linea della vita non sia facilmente decifrabile. Padre confessore e guida morale, mistica ed eterea senza etere combinazione di “Carramba, che sorpresa!” e “Chi l’ha visto?”, il Duce veniva interpellato (invocato è la parola) affinché trovasse genitori scomparsi e figli dispersi.
Suore, contesse, liceali, magari travolte dall’insolito destino d’aver avuto straordinaria udienza dal Duce durante la sua passeggiata a cavallo: “Ora so che vi amo…Ora so che levitate… In terra di Siena, un fiore attende d’essere colto, non lasciatelo sfiorire. Formulate il 33413 e fatevi chiamare ‘la signora’ che sono io…”.
Suore, contesse, liceali e prostitute come quella genovese che esercitava “regolare professione del meretricio” e che pure dimostrò lucidità e disincanto inchiodanti: “Il postribolo non è qui da noi ma dove si comanda”.
Pure, in quelle buste devotamente sigillate da grafie ora dannunziane ora malferme, c’è molto della storia delle donne italiane. Le quali, secondo il lavoro attento di Martella e di Nathalie Giacobino, autrice delle ricerche d’archivio, si rivelano il più delle volte più sincere degli uomini. E quelle lettere confermano, tra le altre cose, quanto lo studio e la scuola non fossero cose da femmine: le ragazze pagano il doppio delle tasse scolastiche e naturalmente non possono accedere all’Università ma, in cambio, sono ben liete di cucire “abiti per i combattenti”. In una lettera, una giovane donna esulta perché il Duce ha finalmente esaudito il suo più grande desiderio. Una macchina da cucire Necchi.
1938, l’alba di un nuovo giorno – dice la voce narrante e le immagini intanto scorrono su Villa Torlonia mentre il Duce saluta il piccolo Vittorio e la piccola Annamaria prima di recarsi al lavoro, a piazza Venezia. E parte del “lavoro” era proprio l’apertura delle lettere. Osannanti tutte o quasi ma non erano sempre rose e fiori. Talvolta ne sortivano disegni irriguardosi e insulti, c’era chi lo chiamava “gran traditore”, “cuore crudele”, “gran bestia”. Alcuni mantenevano l’anonimato, altri sceglievano di firmare sicché venivano perquisiti, dichiarati sospetti, marcati stretti e, se proprio non se ne poteva fare a meno, tolti di mezzo.
Da qualcuno – da qualcuna, anzi – vengono fuori timide proposte che il Duce avrebbe tenuto in serbo per metterle in pratica poco più tardi come quella di donare tutto ciò che si possedeva in oro per sostenere l’impresa africana. Mussolini non ci mise molto ad istituire “la giornata della fede” in cui, privandosi della vera nuziale, le donne furono artefici di una raccolta di ben 37 tonnellate d’oro.
Lettere troppo accese e di cui vergognarsi poco dopo – esemplare quella firmata da un ancorché giovane Norberto Bobbio, pronto a discolparsi d’eventuale dissidenza di cui era stato tacciato. “Lo stato di dittatura corrompe, costringe al servilismo – avrebbe ammesso poi il filosofo – Per salvarsi occorrono anime forti e coraggiose ed io non lo fui”.
L’Italia, il Duce, la mamma. È la scala discendente di valori ed affetti riservata all’infanzia. E in materia di
Mio Duce ti scrivo i bambini furono mittenti appassionati, loro pure, forse, “ingoiatori di slogan” come delle donne diceva George Orwell in 1984. Tra loro, però, un balilla d’eccezione: Andrea Camilleri. Muove il volto pacioso e sornione e intanto racconta: «Leggendo Il balilla, scoprii che tra le truppe italiane in Abissinia c’era anche un bambino. Impazzii. Di nascosto dai miei genitori, feci domanda di partire anch’io, volevo ammazzare quanti più abissini possibile. A 10 anni ero già indottrinato da una religione ed una politica che ti diceva d’ammazzare. Ma non avevi scelta: quello t’insegnavano e quello facevi”. Camilleri scrisse. Lo “sventurato” rispose. “Ma poiché non avevo messo l’indirizzo sulla busta, la lettera del Duce venne inviata al segretario dell’Opera Nazionale Balilla del mio paese. ‘Dite al giovane Camilleri che è troppo giovane per partire ma gli faremo sapere se ci sarà bisogno di lui. E il cornuto lo sapeva che prima o poi ci sarebbe stato bisogno».
E a chiudere Mio Duce ti scrivo è di nuovo un bambino. «Gli inglesi vogliono fare con te come con Napoleone ma mentre i francesi lo lasciarono al suo destino, il popolo italiano non abbandonerà mai il suo Duce”. Basta crederci.
Carmelita Celi
 
 

Siracusa News, 17.6.2016
Sortino, con la fiaba di Camilleri “Magaria” si è concluso l’anno scolastico dei bambini dell’istituto “Columba”

Con la fiaba di Camilleri “Magaria” letta da Alfio Guarrera e accompagnata dalla musica de “La Giostra” si è concluso l’anno scolastico dei bambini del plesso di viale Mario Giardino dell’istituto “Columba” di Sortino.
La manifestazione ha fatto parte del progetto di educazione alla legalità dell’Acipas. Presenti alla manifestazione il presidente di Sortino Pitruzzello e il consigliere nazionale Mauro Magnano.
Maurizio Aiello
 
 

Nello, 17.6.2016
RTS
08:30 bis 10:15
17.06.16
Montalbano
Land: I Jahr: 2013 Serien-Nr.: 0 Dauer: 105 min

Montalbano est menacé par un jeune homme prêt à lui démolir sa voiture. Il s'agit de Giovanni Strangio, le fils du président de la région. Malgré ce soutien de poids, Montalbano n'entend pas annuler les charges contre le jeune homme. Peu après, le commissaire est appelé par Fazio et Augello à la suite du vol de la recette d'un supermarché appartenant au clan mafieux des Cuffaro.
 
 

Libreriamo, 17.6.2016
Europei della Letteratura
Gruppo D – Italia vs Svezia
La nazionale tricolore è trascinata da Andrea Camilleri, mentre la sua diretta concorrente di oggi, la Svezia, è rappresentata da grandi esponenti del giallo nordico come Camilla Läckberg…

Secondo impegno della nazionale azzurra della letteratura in questi Europei della Letteratura, l’iniziativa lanciata da Libreriamo e che vede i lettori protagonisti attraverso il voto dei loro book team preferiti. La nazionale tricolore è trascinata oggi, in un fantasioso “derby del giallo”, da Andrea Camilleri, mentre la sua diretta concorrente di oggi, la Svezia, è rappresentata da grandi esponenti del giallo nordico come Camilla Läckberg. Votate il vostro autore preferito e farete vincere la nazione che rappresenta! Intanto, vi presentiamo le squadre.
ITALIA – I “Fantastici 4” della nazionale italiana sono Luigi Pirandello, Andrea Camilleri, Dante Alighieri, Italo Calvino. Capitano ideale di questa formazione di oggi è Andrea Camilleri. Dopo una lunga esperienza come sceneggiatore e regista, è nel 1994 che arriva la consacrazione di Andrea Camilleri come scrittore: quell’anno pubblica “La forma dell’acqua”, il primo romanzo che vede protagonista il Commissario Montalbano. Dal 1995 al 2003 si amplia il “fenomeno Camilleri”, che di fatto esplode nel 1998. Titoli come Il birraio di Preston (1995) (quasi 70.000 copie vendute), La concessione del telefono e La mossa del cavallo (1999) vanno a ruba, mentre la serie televisiva su Montalbano, interpretato da Luca Zingaretti, ne fa ormai un autore cult.
SVEZIA – Book team da non sottovalutare, la nazionale degli scrittori belga per questi europei della Letteratura può contare su Georges Simenon, Amélie Nothomb, Hugo Claus, Henri Michaux. Capitano di oggi della nazionale scandinava è Camilla Läckberg. Scrittrice di romanzi polizieschi, le storie di Camilla Läckberg si svolgono tutte nel suo piccolo paese natio Fjällbacka ed hanno per protagonisti l’ispettore Patrik Hedstrom e la scrittrice Erica Falck. In Italia ha ottenuto successo principalmente grazie a tre romanzi, intitolati “La principessa di ghiaccio”, “Il predicatore”, “Lo scalpellino” e “L’uccello del malaugurio“. Questi romanzi di ambientazione svedese, che appartengono al filone letterario del giallo nordico, hanno avuto in Italia un grande successo di pubblico, analogo a quello ottenuto in Europa, dove i libri della Läckberg hanno venduto milioni di copie, rendendola l’autrice di maggiore successo dopo Henning Mankell e Stieg Larsson.
COME VOTARE – Avete deciso per quale squadra votare? Basta scegliere il vostro autore preferito e votarlo qui in basso. Potete interagire anche sul nostro canale Twitter e commentare l’evoluzione della partita con l’hashtag #EuroScrittori. Non ci resta che augurare “vinca il migliore”, ma soprattutto che vinca la lettura!
RISULTATO FINALE
ITALIA 82% – SVEZIA 18%
 
 

GQ.com, 17.6.2016
Abbiamo una nuova Fabio Volo. Si chiama Sofia Viscardi
Freccero l’ha citata a Ballarò. In libreria, ha già venduto 40 mila copie. Sui social va fortissimo. Sofia Viscardi è un fenomeno pronto a (ri)esplodere

Carlo Freccero l’ha citata a sorpresa durante l’ultima puntata di Ballarò, recriminando ai due candidati sindaco di Milano, Sala e Parisi, di non averla presa in considerazione. Da quattro settimane è in libreria con il suo romanzo d’esordio, Succede (come lo “Shit happens” di Forrest Gump, sissignore), che ha macinato 40 mila copie ed è già alla sua quinta ristampa. Sei stata seconda dietro Andrea Camilleri, le faccio notare; lo hai mai letto? “Devo essere sincera, no. Però sono molto curiosa. Mia mamma mi ha detto che secondo lei è il momento”.
[...]
Gianmaria Tammaro
 
 

Università degli Studi di Genova
UniverCity
Festival di ARTE | MUSICA | SCIENZA | TEATRO
18-19 giugno
Palazzo Ducale, Piazza Matteotti, Piazza De Ferrari,
Palazzo della Borsa, Teatro Carlo Felice

GRANDI INCONTRI / Palazzo Ducale / Palazzo della Borsa / Teatro Carlo Felice
Sabato 18 Giugno
16.00 Palazzo della Borsa - Sala delle Grida
Conferimento Laurea Honoris Causa a Andrea Camilleri
(Scrittore e regista)
[Andrea Camilleri sarà rappresentato dalla figlia Mariolina, NdCFC]
 
 

Primocanale, 18.6.2016
UniverCity, premiato Camilleri: "Se dovessi trasferirmi mi piacerebbe andare a Boccadasse"
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Il Secolo XIX, 18.6.2016
Univercity, laurea ad honorem per Andrea Camilleri
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Nel contesto di Univercity 2016 è stata consegnata la laurea ad honorem ad Andrea Camilleri. Ritira la figlia Andreina (Foto Gentile)
 
 

18.6.2016
Donne

La serie Tv andrà in onda su Rai Uno a partire dal 29 agosto 2016 alle 20:30, con cadenza quotidiana (tranne la domenica e l’1 e il 5 settembre, per la concomitanza con partite della nazionale di calcio).
Rai Uno ha già iniziato la trasmissione dei promo.
La serie, prodotta da Anele per Rai Fiction e per il web, comprende dieci cortometraggi da 10 minuti ciascuno tratti dall'omonima raccolta di racconti di Andrea Camilleri.
La regia è di Emanuele Imbucci, che ha anche scritto le sceneggiature con Alessandra Mortelliti, Chiara Laudani e Davide Serino.
 
 

Pop Off, 18.6.2016
Camilleri, un filo lungo cento libri
Andrea Camilleri festeggia il centesimo libro al festival Letterature, nella ritrovata basilica di Massenzio. I perché di un lungo successo

Lo spirito è quello d’un ragazzino. Anche quando leva la coppola, a salutare la moltitudine ch’è venuta a omaggiarlo, osannante, lo fa con gesto sbarazzino, quasi a schernirsi d’essere lì. Sotto le volte della basilica ch’era del galantuomo pagano Massenzio, riattata a sua gloria da quel carognone cristiano di Costantino. Tornata a essere tempio di Letterature, l’omonimo festival messo in piedi da Maria Ida Gaeta, e unico tempio di letteratura a Roma, dopo il forfait del ninfeo di Villa Giulia. Comunque lì, tra i ponteggi dell’infinita Metro C, s’è reso l’omaggio alla centesima opera di Andrea Camilleri. O meglio del professore, come pomposamente chiamato dai presenti: Lella Costa in qualità di conduttrice e Renzo Arbore di ospite d’onore della serata. Allietata, si fa per dire, dalle nenie folcloristiche di Oliva Sellerio, figlia dell’Elvira che ha dato i natali letterari al maestro, ripagata con uno strepitoso successo editoriale. Serata goliardica più che letteraria, dunque. Un peccato, amenità a parte, ché è bellissimo perdersi con l’inventore di Montalbano sul filo dei ricordi d’una vita d’autore, di novantenne dalla memoria ferma anche se la parola a tratti faglia e l’occhio è orbo di vista. Un peccato, dicevamo, perché la serata avrebbe potuto essere un passepartout in grado di penetrare i segreti d’un mondo, una mappatura del percorso che ha raggiunto quota cento. Fatto di stili e registri diversi seppure accomunati da un linguaggio, sorta di lingua poetica e jazzistica – il jazz, grande passione del prof assieme alle sigarette e al whisky, finché se l’è concesso – impasto di siciliano e d’altro. Assurta a vero e proprio registro linguistico, il vigatese o montalbanese.
Non poteva che essere un Montalbano il centesimo libro uscito dalla penna di Camilleri. E, data la sopraggiunta cecità, da Valentina Alferj, l’assistente che ha contribuito alla stesura materiale, e non solo, dell’opera. L’altro capo del filo, il neonato n. 100 – di cui la Costa ha letto un brano, a chiusa della serata – racchiude in sé pregi e difetti della saga. Di questa può dirsi quello che Bruno Ventavoli ha scritto sulla Stampa di Rocco Schiavone, il vicequestore d’Aosta inventato da Antonio Manzini: “Uno dei personaggi più riusciti del giallo italiano, pieno di difetti, quindi perfetto”. Non è un caso che a Schiavone Camilleri dedichi un paio di citazioni in corso d’opera, fiction nella fiction e doveroso omaggio a chi ne continuerà la presumibile fortuna editoriale. Ma non è qui, né nei difetti reali o presunti che rendono più vicini, dunque umani, i personaggi, o nelle lacune narrative che neanche qui mancano. Puramente sceniche – luci che si spengono senza mai essere accese, per dire – o propriamente concettuali, come la chiusa dell’Altro capo dove l’opera intera si smoscia. Smagliature che tradotte in linguaggio televisivo diventano crepe, ma non per questo tali da rendere meno vendibile il Montalbano di carta o intaccare l’inossidabile bacino d’utenza del Montalbano tivù. Anzi, sono difetti che ne amplificano il successo, lo rendono più riuscito, quindi perfetto, parafrasando Ventavoli. Per i fedeli del clan vigatese – tra cui mi colloco – nuove uscite in libreria e vecchie puntate in tivù sono la stessa cosa, s’attendono con la medesima passione, come s’aspetta una vecchia fiamma o un’amante fresca fresca, a prescindere da delusioni e incomprensioni.
Il punto di Camilleri, la chiave del suo successo, è forse questa, più dello stile o dei personaggi. L’aver evitato i mulini a vento e le secche della letteratura alta e bassa, l’essersi sottratto alla dicotomia tra la narrazione come conoscenza – di sé e del mondo – e come consumo, che nulla chiede se non di passare una mezz’ora di svago con un libro in mano. Tra lettura come pensiero o antipensiero. Camilleri ha saputo evitare questo corto circuito dove s’inzuccano, da sempre, buona parte di scrittori e scriventi. Ha saputo trovare una strada tutta sua che ha fatto scuola e l’ha portato a essere l’autore più venduto (e letto) e, probabilmente, amato del Belpaese. Conosciuto ben oltre, persino da quell’anima pura di Clinton, tra i suoi fan più in vista. Praticamente un genio, oltre che una bella persona. Ecco, di tutto questo si sarebbe potuto e dovuto parlare tra le luci soffuse del festival di Massenzio, nella serata celebrativa della centesima creatura dello scrittore (non chiamiamolo professore, per carità, ché tanta piaggeria non gli si addice). Ma tant’è, il pubblico osannante ha gradito, e lui s’è sperticato in infiniti grazie, sistemandosi la coppola prima d’avviarsi al braccio della fida ancella. Su una strada che ci auguriamo ancora lunga, maestro.
Maurizio Zuccari
 
 

La Repubblica, 18.6.2016
Quante stelle sotto il cielo di Spoleto

SPOLETO59, in calendario dal 24 giugno al 10 luglio, nono programma di Giorgio Ferrara, anche regista dell'opera d'avvio, Le nozze di Figaro, direttore James Conlon, mette in campo oltre 50 titoli tra opera, musica, teatro, danza, eventi speciali e mostre. [...] Moni Ovadia è il narratore-musicista metaforico della Sicilia anni ‘40 de Il casellante con scrittura di Andrea Camilleri e del regista Giuseppe Dipasquale. [...]
Rodolfo Di Giammarco
 
 

La Sicilia, 19.6.2016
Fra teatro e cinema
Monica Guerritore «Io, Camilleri e il primo caso di femminicidio»

Taormina. [...]
La Guerritore lavora per un progetto cinematografico dedicato alla contessa Giulia Trigona, zia di Tomasi di Lampedusa. «Uno dei primi casi di femminicidio nella storia. Camilleri farà la trasposizione dei dialoghi. Io sarò la Trigona».
Ma. Lo.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 19.6.2016
Incudine "A Spoleto con un testo di Camilleri"

Mario Incudine è appena tornato da due lunghe residenze trascorse nell'arcipelago di Capo Verde come ambasciatore siciliano del festival mondiale Sete Sóis Sete Luas ma il musicista ennese è già impegnato nella trasposizione teatrale de "Il casellante" di Andrea Camilleri che il 25 giugno debutta al Festival dei due mondi di Spoleto .
Incerto tra musica e teatro?
«Nessuna incertezza. Sono espressioni complementari della passione che ho per la mia terra. "Il casellante" poi è la perfetta metafora di quella Sicilia antica e moderna che è viva dentro di me. La regia è di Giuseppe Dipasquale e sul palco sarò con Moni Ovadia, Valeria Contadino e alcuni miei musicisti».
[...]
Gigi Razete
 
 

Reality Show, 20.6.2016
Premio Tv 2016: vincono Carlo Conti, Virginia Raffaele, Laura Pausini, Montalbano, Report, Amici, Sanremo, X Factor...
Nessuna messa in onda su Rai1 per il tradizionale premio televisivo. In un comunicato stampa l'elenco dei vincitori suddivisi per categorie.

Assegnati anche quest’anno i Premi Tv (ex Oscar Tv) per la conclusa annata televisiva 2015/2016.
[...]
Premio Tv, Premio Regia Televisiva 2016: tutti i premi suddivisi per categorie
[...]
MIGLIOR FICTION
IL COMMISSARIO MONTALBANO
[...]
Fabio Traversa
 
 

Secolo d’Italia, 20.6.2016
Esame maturità: gli studenti fanno il tifo per Montalbano e Gomorra

Si a Gomorra di Saviano, no a Il fu Mattia Pascal di Pirandello. Si al Commissario Montalbano di Camilleri, no a Ossi di Seppia di Montale. Complici le debordanti serie Tv, potrebbe essere questa l’estrema sintesi dell preferenze degli studenti italiani alle prese con la maturità. Sintesi che la dice lunga sul livello di cultura e sull’approssimazione di una generazione che pare si nutra di ovvietà e di social. Ma tant’è. L’opposto sarebbe anch’esso dificile da spiegare. Per cui diamo conto che con l’esame di maturità alle porte, si scatena la curiosità della sempre più incombente rete. E perciò, in attesa di mercoledì, ecco la domanda: quale autore sarà scelto quest’anno per l’analisi del testo? Solitamente il Ministero dell’Istruzione – se si eccettua la parentesi di Magris nel 2013 – sceglie testi di autori classici del novecento, quali appunto Pirandello, Montale, Ungaretti. Per questo motivo Skuola.net ha chiesto a 1000 studenti, che si apprestano ad affrontare la prima prova di maturità 2016, se preferirebbero invece avere come autore della traccia dell’analisi del testo uno scrittore di questi anni. Il 40% non ha dubbi, preferirebbe i contemporanei e la maggioranza di loro (31%) sceglie Roberto Saviano, forse sulla scorta del grande successo che sta riscuotendo la serie Gomorra, ispirata al suo celebre romanzo. Medaglia d’argento invece per Fabio Volo con il 21% delle preferenze. Scrittore, attore, conduttore radiofonico e televisivo, l’ex Iena è molto amato dai ragazzi. Sale sul podio anche Niccolò Ammaniti, l’11% degli studenti sarebbe contento di trovare un suo scritto tra le tracce. Ad un passo dal podio, Andrea Camilleri, con il 10% delle preferenze: questi maturandi sarebbero contenti di analizzare un brano che ha protagonista il mitico commissario Montalbano. Non può che balzare all’occhio che i preferiti dagli studenti sono anche autori da cui sono stati tratti film e serie televisive di successo. E’ la letteratura negli anni della comunicazione 2.0, che va a braccetto con i più importanti media: cinema e televisione in primis, senza dimenticare il web. Web che è tutto e il suo contrario. Che può condurre in tentazione (non sempre male), ma anche in errore. Non resta che sperare bene per questi ragazzi alle prese con un esame di maturità che potrebbe condizionarne il futuro.
Domenico Labra
 
 

Pravda.sk, 20.6.2016
TV program
Jednotka (nedela, 26.6. 01:50):
Komisár Montalbano: Hlas huslí
Originálny názov: La voce del violino
(arebný dráma, Taliansko, 1999, 100 minút)

Popis:
Taliansky kriminálny seriál nakrútený podla bestselleru Andrea Camilleriho.
 
 

Tele.at, 20.6.2016
SAT.1 emotions
Sonntag, 26.06.2016
20:15 bis 22:05
Sonstiges
Commissario Montalbano
I 2011

In einer alten Tongrube wird eine zerstückelte Leiche freigeschwemmt, und zunächst sieht alles nach einem klassischen Mafia-Mord aus. Doch Commissario Montalbano wird misstrauisch, als eine Frau nicht nur ihren Mann bei der Polizei als vermisst meldet, sondern zudem eine Liason mit Augello pflegt. Der bemüht sich daher auch sehr eindringlich darum, die Ermittlungen in dem Mordfall zu übernehmen.
 
 

Primocanale, 21.6.2016
L'intervista esclusiva stasera su Primocanale alle 21
Camilleri: "Così mi sono innamorato di Genova, di Boccadasse e del genovese"
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Genova - Andrea Camilleri e Genova. Una storia d'amore iniziata in tempi lontani e proseguita durante tutta la produzione artistica dello scrittore siciliano, che solo di recente la città è riuscita a ricambiare ufficialmente. La laurea honoris causa consegnata dall'Università di Genova e ritirata dalla figlia Andreina nell'ambito degli eventi di UniverCity non è solo il riconoscimento di una grande carriera.
Del suo rapporto con la città e con la sua personalità Camilleri ha parlato in un'intervista a Franco Contorbia, docente di letteratura italiana all'Università di Genova, che Primocanale vi proporrà in esclusiva stasera alle 21. Una lunga chiacchierata in cui l'autore siciliano racconta come è nato un rapporto che ha influenzato una vita intera.
"Non ci ero mai stato prima. È stato un amore a prima vista. Mi sono sentito benissimo, a casa mia, come se la conoscessi e l’avessi frequentata da chissà quanto tempo e chissà quanti anni. Anche se l’odore del mare era diverso dal mio", racconta. E poi c'è Livia, la compagna di Montalbano, uno dei personaggi più amati dal pubblico televisivo italiano, uscito anche lui dalla penna di Camilleri. Livia di Boccadasse, appunto. Ma chi sarà stato a fargli scoprire la poesia del borgo marinaro? A chi corrisponde Livia nella realtà?
Una relazione che chiama in causa anche la lingua locale: il genovese. E così si scopre che in un'intervista a Marcello Sorgi, Camilleri considerava Firpo "un lirico puro". Da lì l'inizio di un cammino che porterà alcuni personaggi a pensare in genovese, alternandolo talvolta al siciliano, in un mix di parlate che non fa figli e figliastri. Appuntamento da non perdere con l'intervista esclusiva che Primocanale vi propone stasera alle 21.00.
 
 

Culturamente, 21.6.2016
Camilleri presenta il suo centesimo libro "L’altro capo del filo"
Una presentatrice speciale, Lella Costa, e un artista poliedrico, Renzo Arbore, in una serata ricca di citazioni, ricordi e poesia.

Un’ovazione, tutto esaurito (quasi 2000 persone) all’ingresso del maestro. I primi 100 libri, commenta Lella, “ma forse anche altri 100, perché no” ribatte Camilleri in completo grigio e cappello a causa della forte umidità in un’Estate Romana resa ancora più magica dallo sfondo della Basilica Massenzio.
Racconta di sé come solo i grandi sanno fare, con aneddoti che corrono nella mente e si materializzano nello spettatore, in questa danza di parole.
Lella Costa presenta Andrea Camilleri e Renzo Arbore come due migranti del sud arrivati a Roma rispettivamente nel ’49 e nel ’64: Renzo per un concorso radiofonico, con la cinquecento targata Foggia, e Andrea per frequentare l’Accademia Silvio D’Amico (aveva vinto il concorso per allievo regista). Anche se dopo un anno fu cacciato per condotta immorale. Era la seconda volta che fu cacciato da un convitto, la prima da piccolo: “Ero figlio unico e un piccolo delinquente, i miei genitori a malincuore mi mandarono in convitto dai preti, ma non ci volevo stare, facevo di tutto per farmi cacciare, mia madre visto che il refettorio era scarso mi dette due uova che lanciai contro il crocifisso”. La seconda volta, quando frequentava l’Accademia e si trovavano tutti ad Assisi: "Dormivo al convento dei francescani e le ragazze al convento delle clarisse; la notte entravo nella camera della mia ragazza, una mattina ci sorpresero abbracciati e venni cacciato via dall’Accademia per condotta immorale".
Dai ricordi si arriva a parlare dell’ironia. La Costa “Visto che per te l’ironia è una qualità importante, penso a Montalbano che con tutte le sue cupezze pratica l’ironia, perché l’hai fatto fidanzare con Livia, una completamente priva del senso dell’umorismo?” Risponde Andrea con una poesia di Wystan Hugh Auden.

Amore
Gli storici stupiti raccontano come scalasse montagne inaccessibili, fece lunghissime navigazioni solitarie, restando per mesi e mesi tra l’acqua il cielo, scrisse tre libri che hanno cambiato il destino dell’umanità, s’innamorò, raccontano sempre gli storici stupiti di una donna che sapeva fischiare, stava bene davanti ai fornelli, era un poco distratta, non ascoltò molto quello che lui diceva, rispose a qualcuna delle sue lunghe lettere stupende ma non né conservò nessuna.



E ancora citazioni a turno come in un balletto di cultura, accompagnate dalla musica del violino, dalle chitarre e dai canti di Olivia Sellerio:
Romain Gary: L’ironia è una dichiarazione di dignità è l’affermazione della superiorità dell’essere umano su quello che gli capita.
Borges: Gli angeli riescono a volare perché non si prendono troppo sul serio.
Carol Ann Duffy, scozzese, nel libro "La moglie del mondo" fa parlare in versi le donne note per essere le mogli di qualcuno: la signora Darwin: Siamo andati allo zoo, gli ho detto, c’è qualcosa in quello scimpanzé che mi fa pensare a te; e la signora Icaro: Non sarò né la prima e né l’ultima che sta su un costone a guardare il proprio marito che dimostra al mondo di essere un totale perfetto, emerito, assoluto coglione.
Allegria e risate, il tempo scorre veloce, fino ad arrivare a parlare dell’ultimo libro L’altro capo del filo. Camilleri da ragazzo aveva visto partire i bastimenti ed era una cosa struggente, portavano via i migranti, si sapeva che non potevano tornare dall’America, dal Venezuela, dall’Argentina. La nave suonava per rendere meno triste la partenza. Il pranzo, l’orchestrina, e poi il bastimento partiva il pomeriggio e cominciava il rito del gomitolo: si srotolava il filo. Un capo era tenuto da quello che partiva e l'altro dal parente, si sgomitolava e si tirava finché non finiva.
Per chiudere la serata, un pensiero sul razzismo - perché è uno dei temi del libro - tenero e puro come solo un grande uomo sa trovare :
“C’è un asilo infantile a Roma dove ci sono bambini di tutte le nazionalità e anche italiani, che giocano assieme, si litigano, si baciano, si dividono le merendine, qual è la parola d’ordine che noi bisogna avere: dividiamoci le merendine”.
Sara Cacciarini
 
 

Askanews, 21.6.2016
Il giovane Camilleri: i ricordi del poeta Federico Hoefer
50 anni di amicizia nel libro di Cassisi e Scimé

Ha attraversato oltre mezzo secolo, durante il quale i due intellettuali non si sono mai incontrati, conversando però puntualmente ogni settimana al telefono. A offrire questa singolare storia è il libro dei due giornalisti Andrea Cassisi e Lorena Scimè dal titolo "Hoefer racconta Camilleri - Gli anni a Porto Empedocle".
Cassisi. "In questo libro leggiamo una serie di aneddoti, di storie che hanno caratterizzato l'adolescenza di Federico Hoefer e Andrea Camilleri in quell'assolata Porto Empedocle degli anni 50, quando prima di separarsi erano dei semplici giovanotti che andavano a fare gite in barca, a mangiare pesce, aspettavano il sabato per giocare a ping-pong. Leggiamo i ricordi di chi non si è mai dimenticato del suo migliore amico".
Hoefer tratteggia episodi, giornate e ricorrenze che lo legano al "papà" del commissario Montalbano, e che continuano a commuoverlo. Lorena Scimé: "L'io poetico di Federico Hoefer emerge in modo molto forte nel nostro libro perchè lo scopo è stato quello di non volere alterare il ricordo" - ha detto Lorena Scimè - "E poi andare a casa di Camilleri, un uomo che ha cambiato le sorti di quella che è la letteratura oggi ci ha molto appassionati e stupiti".
Viene fuori l'inedito ritratto di un giovane Camilleri come solo un fraterno amico può conoscerlo e regalare ai lettori.
E lo scrittore conclude: "Federì, lunga vita, salute. Ti voglio bene come me ne vuoi tu. Ti abbraccio forte. Ciao bello mio".
 
 

Corriere di Ragusa, 21.6.2016
Attualità - Uscirà postumo, quando se ne andrà anche Andrea Camilleri
La morte di Montalbano è in cassaforte: già scritto il romanzo della fine
Molto forti le 2 nuove puntate «Il covo delle vipere» e «Come voleva la prassi»

Il commissario Montalbano morirà: il romanzo del triste evento è già stato scritto dal creatore del personaggio Andrea Camilleri e si trova ben custodito nella cassaforte della casa editrice, che lo tirerà fuori per la pubblicazione postuma quando anche Camilleri se ne andrà. Le volontà dello scrittore sono sempre state queste: la sua creatura dovrà morire con lui. Nell´auspicio che il drammatico evento sarà il più lontano possibile, ci godiamo l´attesa dei nuovi episodi della fiction che andranno in onda la prossima primavera sulla rete ammiraglia Rai. Le ultime riprese sono difatti state ultimate qualche settimana fa in piazza del Popolo e la troupe ha lasciato gli Iblei dopo tre mesi di riprese tra la «mitica» casa di Punta Secca, Scicli con il commissariato ricostruito all’interno del municipio e non più negli studi di Cinecittà, Modica con S. Giorgio e le stradine del quartiere barocco e la campagna iblea con le sue ville e naturalmente la fornace Penna a Sampieri, ormai nota come «La mannara». Unico diversivo per i due episodi realizzati la puntata alla valle dei Templi di Agrigento, quasi un omaggio dovuto all’empedoclino Andrea Camilleri.
Sui due episodi girati, «Il covo delle vipere» e «Come voleva la prassi», il regista Alberto Sironi ha dato alcune anticipazioni di massima per vicende che non esita a definire «molto forti». Il primo episodio, infatti, ha a che fare con un caso di incesto mentre il secondo tratta un caso horror. Vicende dunque «noir» e per certi versi insolite quelle che accompagneranno Montalbano, come dice lo stesso Camilleri, «sull’orlo del baratro». Dice ancora Sironi: «Sappiamo bene che Camilleri ha già scritto l’episodio che configura la morte del commissario. Il testo è custodito nella cassaforte della Sellerio e verrà pubblicato solo dopo la morte dello stesso autore».
I due nuovi episodi annoverano gli interpreti che hanno fatto la fortuna della serie tv a cominciare dal modicano Marcello Perracchio, sempre più calato nel ruolo di un esilarante dottor Pasquano, e Angelo Russo, l’agente Catarella, che, tra Scicli, Modica e la sua Ragusa, è stato tra i più disponibili e gettonati per i selfie. Nel ruolo della protagonista femminile, ovvero l´eterna fidanzata di Montalbano, è stata riproposta Sonia Bergamasco come già per «La piramide di fango» e «Una faccenda delicata». Soddisfatto il regista: «Sonia è una brava attrice e vi stupirà, anche se a qualcuno non garba molto. Dobbiamo considerare che Montalbano va avanti con gli anni e il loro rapporto continua tra alti e bassi ma è consolidato nel tempo. Si vogliono bene e non si separano, anche se non si amano più nel modo caldo e appassionato - conclude il regista - dei loro anni giovanili».
Duccio Gennaro
 
 

ANSA, 22.6.2016
Teatro: a Caltanissetta in scena Il Casellante di Camilleri
Il 29 giugno dopo esordio a Spoleto lo spettacolo di Di Pasquale

Palermo - C'è grande fermento al Teatro Regina Margherita di Caltanissetta dove in questi mesi si è lavorato alla messa in scena de Il Casellante, lo spettacolo tratto dall'omonimo testo di Andrea Camilleri e messo in scena dal regista Giuseppe Dipasquale, che debutta in prima nazionale sabato 25 e domenica 26 giugno al Festival dei Due mondi di Spoleto. Lo spettacolo, nato dalla collaborazione tra il Teatro Regina Margherita, Promo Music - Corvino Produzioni e il Centro d'Arte Contemporanea Teatro Carcano, sarà poi messo in scena mercoledì 29 giugno alle ore 20.30 al Teatro Regina Margherita di Caltanissetta, unica replica in Sicilia, a conclusione della stagione firmata dal direttore artistico Moni Ovadia. Proprio il direttore artistico Moni Ovadia è tra i protagonisti principali di questa messa in scena - insieme a Valeria Contadino, Mario Incudine (che firma anche le musiche originali), Sergio Seminara, Giampaolo Romania e i musicisti Antonio Vasta e Antonio Putzu - che verrà proposta secondo la inconsueta struttura del melologo, un'idea innovativa e vincente che fonde insieme musica e recitazione. "La lingua di Camilleri si presta naturalmente alla teatralità - dice Moni Ovadia - è teatrale nella sua stessa fibra, e poterla portare in scena per me è un privilegio. Il Casellante è uno spettacolo di teatro musicale che si avvale di partiture bellissime. Non ho parole per esprimere la grandiosità di Mario Incudine che per questo spettacolo ha composto canzoni che per me sono dei capolavori" Il Casellante è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti della cosiddetta trilogia mitologica.
Secondo a Maruzza Musumeci e precedente a Il Sonaglio, questo racconto ambientato nella Sicilia di Camilleri, narra la vicenda di una metamorfosi in questa Sicilia che è la Vigàta di Camilleri, ogni volta metafora di un modo di essere e ragionare le cose di Sicilia.
 
 

SpoletoOggi, 22.6.2016
Valeria Contadino debutta al Festival dei 2 Mondi di Spoleto
L'attrice catanese Valeria Contadino sarà protagonista de "Il Casellante" di Andrea Camilleri

Dopo i successi di questi mesi del 2016 divise tra gli spettacoli “La Cagnotte” regia Water Pagliaro e la tournée de “Il bugiardo” regia Alfredo Ariàs, nonché il recente reading “Il Castello racconta”, l’attrice catanese Valeria Contadino sarà protagonista de “Il Casellante” di Andrea Camilleri, durante la 59^ edizione del Festival dei 2 Mondi, la manifestazione internazionale di musica, arte, cultura e spettacolo che si svolge a Spoleto richiamando numeroso pubblico.
Insieme a Valeria Contadino, sul palco ci saranno Moni Ovadia, Mario Incudine, Sergio Seminara, Gianpaolo Romania ed i musicisti Antonio Vasta ed Antonio Putzu.
“Il Casellante” debutterà sabato 25 giugno h. 16:00 e andrà in scena anche l’indomani, domenica 26 alle h. 18:30, ambedue le date andranno in scena al al Teatro San Nicolò di Spoleto.
Sarà il personaggio di Minica, interpretato dalla Contadino, a rappresentare, accogliere e raccontare il peso di una violenza della maternità negata e della femminilità offesa, oggi tema tristemente mediatico, più di quanto già espresso dall’autore siciliano nel del ciclo delle metamorfosi con Maruzza, Beba e Anita.
Valeria Contadino, moglie e mamma di cinque figli nella vita reale, si presta a diventare una Donna comune e quasi anonima, tanto che con la sua «facci da mogliere» non può essere considerata né bella e né brutta. Solo la sua metamorfosi, rendendola protagonista di un miracolo, l’innalzerà al grado di una possibile mitologica sublimazione del dolore. Il personaggio di Minica rappresenta più di altre il senso naturale del femminile. Camilleri ci potrebbe portare anche qui nella favola della metamorfosi, facendo cambiare la donna in donna-albero. Invece, attraverso un altro fatto doloroso come la guerra, ci rifà scoprire la vita. Il vagito di un bimbo, quasi fosse il miagolio di un gatto, emerge dalle macerie. Si offre come frutto alla trasformazione irrisolta di Minica e trionfa in tutta la sua semplicità a testimoniare la vittoria della vita sulla morte e sul dolore.
Lo spettacolo “Il casellante” di Andrea Camilleri verrà proposto nella forma del melologo, fondendo recitazione e musica. Qui l’attrice Valeria Contadino dipana il racconto dando corpo ad una triplice dimensione narrativa.
Il Casellante è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti del ciclo cosiddetto mitologico. Secondo a Maruzza Musumeci e prima de Il Sonaglio, questo racconto ambientato nella Sicilia di Camilleri, terra di contraddizioni e paradossi, narra la vicenda di una metamorfosi. Ma questa Sicilia è la Vigàta di Camilleri che diventa ogni volta metafora di un modo di essere e ragionare le cose di Sicilia. Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston, La concessione del telefono, che insieme a La Cattura, Troppu trafficu ppi nenti, La Signora Leuca, Cannibardo e la Sicilia costituiscono la drammaturgia degli ultimi anni, l’autore del romanzo e il regista dell’opera tornano nuovamente insieme per riproporre al pubblico teatrale nazionale una nuova avventura dai racconti camilleriani. Una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri, che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale ad un tempo. Il Casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta. Il carattere affascinante di questo progetto, posto essenzialmente sulla novità del testo e della sua possibile realizzazione, si sposa tutt’uno con la possibilità di ricercare strade sempre nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea. La parola, ed il giuoco che con essa e di essa è possibile intraprendere, fa di questo testo un oggetto naturale da essere iniziato e elaborato all’interno di un’alchimia teatrale vitale e creativa. Altro aspetto è quello della lingua di Camilleri. Una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate una meravigliosa sicilitudine linguistica.
 
 

Il Fatto Nisseno, 22.6.2016
Caltanissetta, “Il Casellante” al teatro Margherita: mercoledì 29 giugno, cresce l’attesa
IL CASELLANTE
Di Andrea Camilleri – Giuseppe Dipasquale
Con Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara, Giampaolo Romania
E i musicisti Antonio Vasta a e Antonio Putzu
Regia e scene Giuseppe Dipasquale
Musiche originali Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta
Costumi Elisa Savi
Luci Gianni Grasso
Ingegnere del suono Ferdinando Di Marco
La canzone La crapa avi li corna è di Antonio Vasta
Produzione Promo Music – Corvino Produzioni, Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano
In collaborazione con il Comune di Caltanissetta

Caltanissetta – C’è grande fermento al Teatro Regina Margherita di Caltanissetta dove in questi mesi si è lavorato alacremente alla messa in scena de Il Casellante, lo spettacolo tratto dall’omonimo testo di Andrea Camilleri e messo in scena dal regista Giuseppe Dipasquale, che debutta in prima nazionale sabato 25 e domenica 26 giugno al Festival dei Due mondi di Spoleto.
Lo spettacolo, nato dalla collaborazione tra il Teatro Regina Margherita, Promo Music – Corvino Produzioni e il Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano, sarà poi messo in scena mercoledì 29 giugno alle ore 20.30 al Teatro Regina Margherita di Caltanissetta, unica replica in Sicilia, a conclusione della stagione firmata dal direttore artistico Moni Ovadia, realizzata dall’Amministrazione comunale grazie alla sponsorizzazione di Crodino, l’aperitivo italiano per antonomasia, che ha sostenuto il Comune di Caltanissetta in questo importante progetto culturale.
Proprio il direttore artistico Moni Ovadia è tra i protagonisti principali di questa messa in scena – insieme a Valeria Contadino, Mario Incudine (che firma anche le musiche originali), Sergio Seminara, Giampaolo Romania e i musicisti Antonio Vasta e Antonio Putzu – che verrà proposta secondo la inconsueta struttura del melologo, un’idea innovativa e vincente che fonde insieme musica e recitazione. «La lingua di Camilleri si presta naturalmente alla teatralità – dice Moni Ovadia – è teatrale nella sua stessa fibra, e poterla portare in scena per me è un privilegio. Il Casellante è uno spettacolo di teatro musicale che si avvale di partiture bellissime. Non ho parole per esprimere la grandiosità di Mario Incudine che per questo spettacolo ha composto canzoni che per me sono veramente dei capolavori. Una scrittura musicale che spazia dalle canzoni allegre e sarcastiche delle barberie, attingendo alla grande tradizione siciliana dei barbieri-musicisti, a musiche originali intrise di una delicata poesia che accompagnano tutta la narrazione. In scena io sarò il narratore, praticamente il Camilleri a teatro, e condurrò gli spettatori in questa storia di metamorfosi. Ma farò anche altri quattro ruoli minori, che mi piacciono moltissimo: la mammana Donna Ciccina Pirrò, un giudice, il barbiere e il casellante».
Il Casellante è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti della cosiddetta trilogia mitologica. Secondo a Maruzza Musumeci e precedente a Il Sonaglio, questo racconto ambientato nella Sicilia di Camilleri, terra di contraddizioni e paradossi, narra la vicenda di una metamorfosi in questa Sicilia che è la Vigàta di Camilleri, ogni volta metafora di un modo di essere e ragionare le cose di Sicilia. Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston e La concessione del telefono, che insieme a La Cattura, Troppu trafficu ppi nenti, La Signora Leuca, Cannibardo e la Sicilia costituiscono la drammaturgia degli ultimi anni, Andrea Camilleri e il regista Giuseppe Dipasquale tornano nuovamente insieme per riproporre al pubblico teatrale una nuova avventura dai racconti camilleriani. Una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri, che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale. Il Casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica, divertito e irridente, del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
«Lo spettacolo è molto più importante di ciò che potrebbe apparire in prima battuta – aggiunge Ovadia -, perché in questa messa in scena abbiamo dato importanza a cose che appartengono ancora al nostro mondo. Il racconto camilleriano viene dall’epoca del fascismo e della guerra, ed è in questo contesto che una donna (Minica, interpretata da Valeria Contadino nda) subisce una violenza terrificante. Non è solo una violenza carnale, ma un accanimento sadico e crudele: siamo nell’ambito del femminicidio, ed è impressionante quanto la violenza sulle donne sia ancora tristemente attuale. C’è poi la metamorfosi, un ritorno a uno stato di relazione con la natura, che è la vita stessa. Una maternità che qui non è intesa come gravidanza, ma come amore. Sarà infatti un neonato, miracolosamente incolume dalla guerra, a restituire la vita, proprio come accade giornalmente con molti bambini migranti che arrivano orfani sulle nostre coste. Il Casellante è una storia fortissima, che arriva dall’immenso patrimonio di memorie Camilleri, e ci riporta al nostro oggi».
«La parola, ed il gioco che con essa e di essa è possibile intraprendere, – scrive il regista Giuseppe Dipasquale nelle note di regia – fa di questo testo un oggetto naturale da essere iniziato e elaborato all’interno di un’alchimia teatrale vitale e creativa. Altro aspetto è quello della lingua di Camilleri. Una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa sicilitudine linguistica, fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d’uso linguistici mutuati dal dialetto che esaltano la recitazione degli attori, pensati a prestare i panni al mondo dei personaggi camilleriani. Il carattere affascinante di questo progetto, posto essenzialmente sulla novità del testo, si sposa tutt’uno con la possibilità di ricercare strade sempre nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea».
 
 

La Repubblica, 22.6.2016
Le inchieste
I libri italiani alla conquista del mondo
Dopo anni in cui è rimasta rinchiusa all'interno di un piccolo recinto, la nostra letteratura sta ottenendo finalmente un riconoscimento internazionale che tocca anche l'Asia e il Mondo Arabo. L'export dei titoli tra il 2014 e il 2015 ha fatto segnare un +11,7%. Non ci sono solo i grandi casi letterari, come Elena Ferrante, ma anche la scoperta all'estero di autori meno conosciuti. Se in Francia piacciono i racconti "sull'Italia profonda", negli Stati Uniti apprezzano "i progressi fatti nell'affrontare i generi"

Il vero boom è sul mercato asiatico
Roma - Forse bastava solo provarci, corteggiarli un po'. Da qualche tempo sembra che gli stranieri stiano riscoprendo i libri italiani. Non che ci abbiano mai snobbato, ma a volte sono stati tiepidi. Amano Umberto Eco, Andrea Camilleri e Alessandro Baricco.
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E i francesi si mostrano caldi verso la nostra narrativa, come spiega Marina Valensise, alla guida dell’Istituto italiano di cultura di Parigi negli ultimi quattro anni, prima del direttore di recente nomina Fabio Gambaro: "Qui sono molto apprezzati i romanzi che raccontano l'Italia profonda, nella sue essenza: classicità, bellezza, spontaneità della vita, sono gli aspetti che colpiscono di più della nostra produzione. E' questa una delle ragioni per cui Andrea Camilleri è un autore molto amato”.
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Raffaella De Santis

"Camilleri, Carofiglio e Carlotto: ai tedeschi piacciono i gialli italiani"
Cliccare qui per il video

Fois: "Per gli stranieri conta solo come scrivi"
Roma - I suoi libri sono tradotti in 23 paesi. Già da anni riscuotono grande successo in Europa, in particolare in Francia, Spagna e Germania. E "per la prima volta – racconta lo scrittore Marcello Fois – anche un editore americano, Godine di Boston, ha acquistato un mio romanzo, Stirpe", il primo della trilogia dedicata alla saga della famiglia Chironi.
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Eppure anche negli Stati Uniti, come diceva, c’è interesse per la sua saga ambientata inizialmente nella Sardegna di fine Ottocento. Come per la Napoli di Elena Ferrante o per i romanzi "siciliani" di Camilleri. Sono anche questi particolari spaccati d’Italia, secondo lei, ad attrarre?
"In parte. Ma è fondamentale che questi spaccati, per le storie che vi si intrecciano e i temi che toccano, possano diventare in qualche modo universali".
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Sara Grattoggi
 
 

Visit Vigata, 6.2016
Dopo Montalbano in tv le Donne di Camilleri

Le Donne di Andrea Camilleri in onda su Rai Uno. Debutterà il 29 agosto la serie di 10 cortometraggi tratta dai racconti dello scrittore siciliano e ispirati alle donne che hanno cambiato la sua vita. La serie, prodotta da Anele per Rai Fiction e diretta da Emanuele Imbucci, andrà in onda alle 20.30 per dieci sere consecutive (ad esclusione dell’1 e del 5 settembre). Grazie a Donne vedremo in tv nuovamente incantevoli scorci del Ragusano.
Le Donne di Camilleri sono figure femminili indimenticabili
Abbiamo letto le loro storie e ora potremo scoprirle in televisione grazie a 10 piccoli corti da 10 minuti che andranno in onda su Rai Uno. Per la prima volta si racconta in televisione l’universo femminile attraverso gli occhi di Andrea Camilleri: «Angelica, Carmen, Helga, Inés, Nora, Xenia… Le ho amate tutte, per un’ora o per sempre. Alcune con grazia, altre con irruenza, altre ancora le ho solo immaginate. Senza di loro, non sarei stato io».
In tv conosceremo dieci donne forti, libere, sfrontate ma molto femminili, alcune amate a lungo, altre incontrate solo per qualche istante. È stato lo stesso scrittore, che ha supervisionato la scrittura, ha selezionare i dieci ritratti di donne tra le trentanove raccontate nel suo libro. Sarà lo scrittore di Porto Empedocle a raccontare le loro storie, anche lui nel piccolo schermo interpretato da attori diversi (Glen Blackhall, Vincenzo Amato, Giorgio Pesce) per mettere in scena le diverse fasi della sua vita. Nel cast molti volti noti e apprezzati, tra i tanti citiamo Nicole Grimaudo, Claudio Gioè, Carolina Crescentini, Lucia Sardo, Nino Frassica e Neri Marcorè.
Donne è stata girata in Sicilia
La serie è stata girata ad Agrigento, Porto Empedocle, Ragusa, Comiso, Chiaramonte Gulfi, Monterosso Almo, Caltanissetta e Roma. Ragusa, Comiso e Chiaramonte, dopo aver ospitato le riprese de Il commissario Montalbano, tornano ad essere location perfette per ambientare le atmosfere raccontate da Camilleri. In televisione vedremo il Teatro Donnafugata, il Castello di Donnafugata, piazza Duomo di Ragusa Ibla, le spiagge di Marina di Ragusa, i vicoli di Chiaramonte Gulfi e Monterosso Almo.
Chi sono le dieci Donne?
Oriana è una giovane prostituta, vive nella casa chiusa del paese (la Pensione Eva) ma è capitata in quel postaccio per caso mentre fuori infuria la Seconda guerra mondiale. Il suo sguardo senza sorriso e il suo abbigliamento semplice fanno trasparire il suo carattere deciso e il suo credo politico: Oriana è socialista. In quella casa passerà anche Andrea, giovane ragazzo di 17 anni che non potrà non innamorarsi di questa ragazza fuori dal comune.
Pucci è una donna altrettanto singolare. Non la si può definire una persona di cultura ma appartiene all’alta borghesia milanese e si circonda di pittori, artisti e intellettuali. Ogni volta che apre bocca nei salotti buoni rischia una gaffes ma non perde mai la sua sicurezza. Con questo personaggio, Andrea ci racconta l’imprevedibilità e l’irrazionalità femminile che spesso si scontra con il mondo ben più razionale degli uomini.
Elvira è la nonna di Andrea Camilleri e sarà colei che conosceremo per prima [in realtà dovrebbe essere l'ultima, NdCFC]. Ad interpretare questa nonna speciale è l’attrice siciliana Lucia Sardo, una donna fondamentale nella vita dello scrittore: sarà lei ad introdurre il nipotino nel mondo della fantasia e della lettura. Potremmo dire che è Elvira ha far diventare Andrea uno scrittore.
Con Beatrice Camilleri balla il boogie. Finita la seconda guerra mondiale, per ballare il boogie fa coppia con una bellissima donna. La storia di Beatrice è la storia di una delusione, quando la ragazza annuncia il fidanzamento con Filippo Andrea non riesce a nascondere la sorpresa!
Ines è la donna che chiude la serie tv [in realtà a chiudere dovrebbe essere Elvira, NdCFC]. Nell’episodio conclusivo conosceremo un Camilleri sessantenne chedurante un volo intercontinentale conosce una donna molto misteriosa.
Le altre Donne di Camilleri sono Nunzia, Kerstin, Ofelia, Jolanda e Ingrid.
 
 

La Sicilia, 24.6.2016
Teatro. Debutta domani al Festival di Spoleto lo spettacolo tratto dal racconto di Camilleri con la regia di Giuseppe Dipasquale. Il 29 a Caltanissetta
“Il Casellante”, mito e musica
Moni Ovadia protagonista nel ruolo del narratore insieme con Valeria Contadino e Mario Incudine

La lingua saporita e magica di Andrea Camilleri per raccontare una orribile storia di violenza nel piccolo universo di un casello ferroviario nella Sicilia arcaica e feroce degli anni della guerra. La narra in scena un cantore di popoli, uno strepitoso interprete che sa dare voce al dolore del mondo, di ieri e dei nostri giorni, e sbeffeggiare l'arroganza del potere. Moni Ovadia è il narratore diretto dal regista Giuseppe Dipasquale in un allestimento de Il casellante tratto dall'omonimo racconto di Camilleri, con in scena anche Mario Incudine e Valeria Contadino (nei ruoli di Minica e del marito, il casellante Nino), che debutta domani al Festival di Spoleto dove replicherà domenica, mentre il 29 sarà a Caltanissetta, e nella prossima stagione in una tournée nazionale che si chiuderà nel maggio 2017 al Sistina di Roma.
«Camilleri ha una scrittura prodigiosa, una lingua originale e ricca. Nasce da una radice che è la Sicilia, ma poi viene trasfigurata, diventa lingua letteraria, opera d'arte. E' già teatrale. Mi ha emozionato misurarmi con la sua lingua, un privilegio. Ho per il siciliano una passione bruciante, è un tesoro immenso» racconta Ovadia che proprio con Incudine ha firmato una memorabile edizione de Le supplici al Teatro greco di Siracusa nel 2015 in cui rilegge la tragedia come un cunto. «Credo molto in questo teatro che lancia una proposta culturale, un teatro di radici ma proiettato nel futuro».
Il casellante è ancora teatro musicale con le note originali di Incudine «Canzoni di barberia, un piccolo scrigno magico - anticipa Ovadia - e brani di toccante lirismo che si intrecciano alla narrazione costruiti ispirandosi anche alla Sicilia dei riti religiosi». La storia affonda le radici nel mondo mitologico, mescola comicità e dolore, poesia e speranza. «Ci parla della Sicilia degli anni 40 e anche dell'oggi, c'è una violenza terrificante contro una donna, Minica, uno stupro sadico, quasi un femminicidio. Ma la rinascita avviene attraverso una metamorfosi naturale. Una resurrezione: un bimbo di due mesi incolume dopo un bombardamento riporta la vita. Come avviene con i bimbi migranti che portano una vita che la violenza non può sopprimere».
Ovadia si moltiplica in più ruoli: «Sono il narratore, la voce di Camilleri, e anche una mammana, donna Decina Pirro, descritta da Camilleri come una "sittantina che aveva fatto nasciri a menzu paisi", un giudice dalla cadenza piemontese, il terribile stupratore, e ancora il barbiere e il cavaleri Ingargiola, un gerarchetto fascista che mi sono divertito a fare. Il fascismo viene ridicolizzato, fatto a pezzi da Camilleri».
In scena con il tris di protagonisti ci sono anche Sergio Seminara e Giampaolo Romania e i musicisti Antonio Vasta e Antonio Putzu. «Canzoni bellissime: "Mancu na lacrima nta l'occhi di Minica, addivintò comu na petra lavica, non c'era chiantu, non c'era un lamentu, non ci fu vuci, non ci fu cchiù cantu..."» recita Ovadia al telefono.
Lo spettacolo, nato dalla collaborazione tra il Teatro Regina Margherita di Caltanissetta, Promo Music - Corvino Produzioni e il Centro d'Arte Contemporanea Teatro Carcano, conclude la stagione diretta da Ovadia nel teatro nisseno. «Mi fa piacere che tutto nasca nello splendore della periferia da dove io credo possa partire il riscatto del Paese. Il bilancio è positivo: 13 spettacoli e due produzioni tra cui la ripresa delle Supplici con 30 persone in palcoscenico». Resterà altri due anni, a titolo gratuito. «Cerchiamo di proiettare questa avventura ancora più avanti creando una rete di teatri all'interno dell'Isola e magari avanzare la proposta di un teatro stabile diffuso. Il tentativo di sminuire il palcoscenico, di togliere ossigeno è miope e suicida. C'è molto bisogno di teatro. Nella Sicilia ferita dai roghi, alla distruzione di quanto di meglio abbiamo dobbiamo rispondere con la cultura, l'unico veicolo di riscatto».
Personalità straripante e generosa, protagonista critico e corrosivo del dibattito, Ovadia si definisce «un teatrante outsider che non ha alcun interesse per la politica dei partiti», ma un attivista che si mobiliterà «contro il Ttip (il trattato di libero scambio tra Usa e Ue), per il no al referendum, contro i muri e per la politica dell'accoglienza». «Cosa ho da fare a 70 anni? Costruire il futuro, lavorare con i giovani, realizzare un'alleanza di generazioni come abbiamo fatto con Mario Incudine, un giovane di grande talento che ha la metà dei miei anni, e che considero un incontro importante di questa parte della mia vita». Proprio con lui Ovadia, ebreo sefardita nato in Bulgaria, è al lavoro per realizzare «un grande affresco sulla Sicilia ebraica. Sono perdutamente innamorato di quest'isola, i siciliani sono gli unici che hanno tentato di opporsi all'espulsione degli ebrei voluta dalla Corona spagnola. E lo hanno fatto con tre suppliche meravigliose». Il futuro è ancora nel segno delle tragedie classiche. «Sogniamo di mettere in scena, a nostro modo, Le troiane e I persiani in un teatro all'aperto come Siracusa, ma anche a Caltanissetta. Se non si spreca in teatro si possono fare cose immense. Le istituzioni si mettano una mano sul cuore e pensino, indipendentemente da Moni Ovadia, che il teatro è un valore insostituibile per la democrazia».
Ombretta Grasso
 
 

La Sicilia (ed. di Agrigento, Catania), 24.6.2016
Oggi ai Benedettini
Un libro su Andrea Camilleri nel racconto di un caro amico

Oggi dalle 17,30 nella suggestiva cornice del Giardino di Via Biblioteca del monastero dei Benedettini verrà presentato il libro "Hoefer racconta Camilleri", a cura di Andrea Cassisi e Lorena Scimè. L'incontro, organizzato da Officine Culturali in collaborazione con l'Università, sarà moderato dalla prof.ssa Dora Marchese e si inserisce all'interno della rassegna "Porte aperte Unict".
Nel volume i due giornalisti raccontano l'infanzia di uno degli intellettuali siciliani contemporanei più amati: Andrea Camilleri. E lo fanno attraverso la voce narrante di Federico Hoefer, uno dei suoi più cari amici. Hoefer compie un viaggio nel tempo ritornando con la memoria alle giornate trascorse insieme a Camilleri nella cittadina di Porto Empedocle, tratteggiando episodi, giornate e ricor-renze che lo legano allo scrittore e che continuano a commuoverlo. Il suo è un racconto tenero, affascinante, magico, e ciò che ne viene fuori è l'inedito ritratto di un giovane Camilleri che solo un fraterno amico può conoscere e regalare ai lettori. All'incontro ci saranno gli autori.
Alessandro Giuliana
 
 

MeridioNews, 24.6.2016
In un libro mezzo secolo di amicizia con Camilleri
Hoefer: «Domani ci rincontreremo dopo 50 anni»

Un rapporto nato tra le barche di Porto Empedocle, fatto di passeggiate letterarie, impegno sociale e balli del mattone. Poi il distacco e un legame che inizia a scorrere dentro una cornetta. «Io e Andrea siamo al corrente delle nostre cose come se fossimo usciti dieci minuti fa per fare due passi»

Cinquant’anni. Mezzo secolo al telefono senza mai vedersi, ma tutta la vita da raccontarsi. Domani Andrea Camilleri riabbraccerà Federico Hoefer, poeta empedoclino trapiantato a Gela e migliore amico del maestro fin dagli anni giovanili. Un’amicizia antica, nata tra le barche di Porto Empedocle e fatta di passeggiate letterarie, impegno sociale e balli del mattone. Mare, provincia e libertà. Poi il distacco, e un rapporto che inizia a scorrere dentro una cornetta: i due si sentono ogni settimana, lontani ma con indosso ancora i calzoni corti dell’ironia spensierata e la lente critica della sensibilità colta e poetica.
Un legame rimasto intatto, che i giornalisti Andrea Cassisi e Lorena Scimè rispolverano nel loro Hoefer racconta Camilleri – Gli anni a Porto Empedocle, uscito per Dario Flaccovio editore lo scorso tre giugno. Ci sarebbero duemila cose da chiedere a Hoefer, figlio di un ingegnere tedesco trasferitosi in Sicilia per ristrutturare le miniere di zolfo. «Ne chieda mille», replica l’ottantacinquenne ex capo dell’ufficio stampa di Eni. Si inizia, allora, dalla domanda più frequente: «Come è possibile che non vi vedete da 50 anni?». «L’interessante è sentirsi. Io e Andrea siamo al corrente delle “nostre cose” come se fossimo usciti dieci minuti fa per fare due passi. Ma questa volta - prosegue Hoefer - c’è una novità: domani ci rincontreremo a Roma. Forse per farci spuntare qualche lacrima, sicuramente per concederci ancora una volta la facoltà che si ha alla nostra età: parlare del passato».
Ritornare, in un baleno, al secondo dopoguerra, quando il maestro Camilleri scriveva ancora solo poesie, pubblicate su Pesci Rossi e recensite talvolta anche da Ungaretti. «Lui mi leggeva i suoi versi, io i miei. Abbiamo sempre avuto la nostra autonoma individualità, ma nelle vene di entrambi scorre acqua marina: abbiamo il salmastro che ci lega». A proposito di vita giovanile, come erano gli approcci amorosi? «Avremo messo incinte almeno venti ragazze, con gli occhi. All’epoca c’era meno malizia e si amava meglio: bastava un ballo e ci si innamorava». E il maestro fumava già. «Assolutamente sì. Penso che se gli dico di smettere – continua Hoefer – lui muore. È un prediletto dei monopoli di Stato».
Anche se di tempo ne è passato da quei momenti in cui «si voleva cambiare il mondo con i limiti della provincia», i due amici non hanno abbandonato le proprie abitudini. «Io scrivo ancora con la Lettera 22 e penso che nemmeno Andrea si sia dato alla tecnologia. Figurarsi che non ha nemmeno la patente». Dalla corrispondenza all’incontro. «La nostra è sempre stata un’amicizia che, nella sua semplicità, valica la normalità. Ci vogliamo bene senza orari e giorni fissi: non è un contratto telefonico, né una messa. Domani, con la solita genuinità, pranzeremo e ceneremo assieme, con qualche piatto siciliano preparato da mia moglie». È un fiume in piena, Hoefer: parla di Buttitta come interprete della lingua siciliana, di Rosa Balistreri come ambasciatrice della Sicilia nel mondo e di come si fa a rimanere tra gli uomini, una volta che non si è più sulla Terra. «Quello che resta di noi è quello che è stato scritto: nel bene e nel male, è la nostra eredità».
In questo caso, a cristallizzare il patrimonio di vita vissuta che lega Camilleri e Hoefer ci hanno pensato Cassisi e Scimè. «Abbiamo scelto di offrire al lettore una testimonianza pura – spiega la giornalista di Repubblica – attraverso una collana di ricordi che si incastonano come piccole perle nella libertà del racconto di Hoefer. Io e Andrea ci siamo sentiti come i nipoti sulle ginocchia di un nonno che, passando dalle lacrime al sorriso esilarante, attraversa la propria memoria tra aneddoti e storie. E poi, vedere l’espressione di grandissima gioia ed emozione del maestro Camilleri quando gli abbiamo consegnato il libro in anteprima e a sorpresa, è stato un immenso piacere, oltre che un onore». Il volume sarà presentato oggi a Catania, il 30 giugno a Gela e l’1 luglio ad Agrigento: «occhiu vivu e manu o cuteddru», come si ripetevano sempre Hoefer e Camilleri.
Gino Pira
 
 

Accènto, 24.6.2016
Hoefer racconta Camilleri, presentazione all’Eschilo Lab

Sarà presentato Giovedì 30 giugno, alle ore 20:00, presso il teatro Eschilo Lab (piazza Salandra), il volume Hoefer racconta Canmilleri, dei giornalisti Andrea Cassisi e Lorena Scimè.
Edito da Dario Flaccovio, il testo racconta i ricordi e gli aneddoti del poeta Federico Hoefer, sugli anni giovanibili trascorsi a Porto Empedocle, del suo migliore amico, lo scrittore Andrea Camilleri.
Le gite, i giochi, la passione per il teatro e la letteratura, l’amore per il mare e per la loro terra d’origine e tante altre memorie legavano e legano tutt’oggi i due intellettuali, che non si vedono da cinquant’anni, ma si sentono ancora per telefono, una volta a settimana.
In questo libro, Hoefer tratteggia episodi, giornate e ricorrenze che lo legano allo scrittore empedoclino e che continuano a commuoverlo. Il suo è un racconto tenero, affascinante, magico: come le storie che i nonni sussurrano ai nipoti seduti sulle loro ginocchia.
Quello che viene fuori è l’inedito ritratto di un giovane Camilleri che solo un fraterno amico può conoscere e regalare ai lettori.
Lo scrittore di Montalbano è rimasto molto sorpreso e commosso dai racconti di Hoefer, tanto da definire il volumetto “il più bel regalo della mia vita”.
Oltre agli autori alla presentazione interverranno il poeta Federico Hoefer il prof. Marco Trainito e la prof.ssa Sara Zappulla Muscarà dell’Università di Catania.
 
 

La Repubblica (ed. di Genova), 24.6.2016
Vogliono arrestarlo
Ma il poeta è innocente

[...]
Nelle stanze di palazzo Ducale le poesie di Caccamo hanno avuto grande successo.
È noto come il "poeta della fratellanza" per la sua attenzione alla integrazione tra culture e all'incontro pacifico tra i popoli. Andrea Camilleri, Aldo Nove, Cristina Matranga,Sergio Staino,Dario Vergassola sono suoi ammiratori.
[...]
Matteo Lo Presti
 
 

Festival dei 2 mondi di Spoleto, 25-26.6.2016
San Nicolò
Il casellante



di Andrea Camilleri - Giuseppe Dipasquale
con Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara, Giampaolo Romania
e con i musicisti Antonio Vasta, Antonio Putzu, Francesca Incudine, Pino Ricosta
Regia Giuseppe Dipasquale
Scene Giuseppe Dipasquale
Costumi Elisa Savi
Audio Ferdinando Di Marco
Produzione Promo Music - Corvino Produzioni, Centro d'Arte Contemporanea Teatro Carcano, Comune di Caltanissetta

Una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri, che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale ad un tempo. Il casellante è il racconto delle trasformazioni, del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
Gli attori e i musicisti, immersi nella stessa azione teatrale narrano una vicenda metaforica che giuoca sulla parola, sulla musica e sull’immagine.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 25.6.2016
Debutta "Il casellante", la Sicilia va a Spoleto con Camilleri


Valeria Contadino, Mario Incudine e Moni Ovadia

Arriva un pezzo di Sicilia al festival dei due mondi di Spoleto. Tratto dall’omonimo testo di Andrea Camilleri, Il Casellante debutterà oggi al Festival dei Due mondi di Spoleto. La regia è curata dall’ex direttore dello Stabile Giuseppe Dipasquale, che dopo Il birraio di Preston e La concessione del telefono, La Cattura, Troppu trafficu ppi nenti, La Signora Leuca, Cannibardo e la Sicilia, torna a mettere in scena un testo di Camilleri. Protagonista maschile sarà Moni Ovadia, direttore della Stagione del Teatro Regina Margherita di Caltanissetta, dove in questi mesi lo spettacolo è stato allestito e dove sarà riproposto il 29 giugno. Insieme a lui sulla scena, Mario Incudine, che firma anche le musiche originali, Valeria Contadino, Sergio Seminara, Giampaolo Romania e i musicisti Antonio Vasta e Antonio Putzu.
“La riduzione teatrale, - dichiara il regista Dipasquale - realizzata insieme a Camilleri, mira a rendere la credibilità drammaturgica di questo testo forte e delicato: un grido della donna che subisce violenza, una metafora di estrema attualità. Si è tenuto il filo della narrazione come se gli accadimenti dei personaggi fossero usciti in quel momento dalla pagina. È un'operazione nuova rispetto a quelle finora messe in scena, che fa emergere l'espressività linguistica, fortemente teatrale dell'autore, una lingua che viene fuori dalla memoria ancestrale del dialetto, rielaborato in chiave colta”.
Lo spettacolo segna anche il consolidamento del sodalizio artistico tra l'artista Moni Ovadia e Mario Incudine, iniziato con Le supplici nella scorsa edizione delle Rappresentazioni Classiche dell’Inda a Siracusa. “La mia collaborazione con Mario sta attraversando diversi progetti - spiega Moni Ovadia protagonista dello spettacolo - ma prima che un sodalizio artistico si tratta di un sodalizio umano, fondato sulla stima profonda e reciproca che ci lega. Questo dimostra che il futuro del teatro sta nell’alleanza generazionale che porta ad uno scambio fatto di apertura e fiducia, di complicità, io mi apro alla sua istintività, lui si fida della mia esperienza. È un dono per la vita avere incontrato alla mia età un compagno di viaggio come Mario, attore prodigioso, cantante supremo, dotato di una vena compositiva fresca e piena di gagliardia, un giovane pieno di energia, di gioia, di luce.”
Nel testo di Camilleri la musica ha una forte funzione narrativa: il protagonista Nino e l'amico, suonatori provetti rispettivamente di mandolino e di chitarra, trascorrevano le domeniche suonando nella barberia del paese. “Anche nello spettacolo – aggiunge Moni Ovadia- la musica ha una valenza drammaturgica preminente che ha trovato espressione grazie anche all’estro compositivo di Mario Incudine, di cui io canto alcune canzoni, come quelle dedicate al mondo della barberia. Ne esce rafforzata la relazione tra musiche e parole e risalta in modo più evidente l'inventiva linguistica di un autore come Camilleri, che sulla scia di Gadda e Joyce, ha dato vita ad un ineguagliabile sperimentalismo. Avere in bocca le sue parole è un grande privilegio.”
Come in Maruzza Musumeci, che si trasforma in sirena, Minica, la protagonista femminile del Casellante, tenterà di trasformarsi in albero.
“Camilleri – dichiara Valeria Contadino – ha una visione amorevole e forte della donna, come colei che è capace di sublimare il dolore attraverso la rinascita, che riesce a tirare fuori, anche dalla violenza e dalla maternità interrotta, l'altro da sé. Minica, tra le macerie della guerra, trova un bambino e lo mette al seno, scoprendo nella maternità la vera essenza femminile, la sua metamorfosi, che richiama il mito di Dafne, non è compiuta, ma è un tentativo che richiama la capacità, tipica dell'elemento femminile, di trasformare la morte in vita, il dolore in mutamento.”
Filippa Ilardo
 
 

Il Piccolo, 26.6.2016
L'intervista
Camilleri: «La mia Trieste alla radio con Tomizza e in giallo per Montalbano»
Nel nuovo romanzo “L’altro capo del filo” (il suo centesimo volume) e nei ricordi dello scrittore siciliano c’è tanto Friuli Venezia Giulia

Trieste. C’è qualcosa di speciale nell’ultimo giallo di Andrea Camilleri. Prima di tutto per lo scrittore siciliano che, a 91 anni, con “L’altro capo del filo” (Sellerio, pagg. 298, euro 14,00), taglia l’incredibile traguardo dei cento libri, un record battuto solo dal suo amato Simenon. Ma anche per il Friuli Venezia Giulia, che entra subito nella storia, fin dalle prime pagine, e diventa meta di una delle non frequenti trasferte del commissario Montalbano.
Che cosa spinge dalle parti di Udine il riottoso detective siculo, strappandolo a Vigata e ai piatti della fida Adelina? Questa volta, per restare in tema, un concorso di colpa: la richiesta dell’eterna fidanzata e un caso da risolvere, l’oscuro omicidio di una sarta di Vigata, una vedova garbata e discreta, per venire a capo del quale Montalbano dovrà suo malgrado salire su un aereo a Trapani-Birgi e atterrare, con qualche batticuore, al “Savorgnan di Brazzà” di Ronchi dei Legionari.
A levare il pititto al commissario, però, è il motivo principale della puntata in Friuli, ovvero il “rinnovo della promessa di matrimonio” di una coppia di amici di Livia che, arrivati al giro di boa delle nozze d’argento, vogliono ritornare in chiesa, con tutto il contorno di fedi, amici, parenti e pure figli al seguito, per ripetere il giuramento di fedeltà.
«Rinnovo? Come per il tagliando della machina? Come la tessera per il circolo», tenta invano di sottrarsi Montalbano, salvo poi scoprire, nelle ultime pagine del romanzo, che nel fantasioso paesino di Bellosguardo, in terra friulana, c’è una trattoria dal nome che dà sicurizza, Al Leon d’Oro, dove, prima di districare il giallo, ci si può consolare sbafandosi “con granni soddisfazioni cipuddra, burro, patate, crauti”. Una koinè di sapori di tutto gradimento, quasi quanto i celebri arancini.
«La prima trasferta di Montalbano in Friuli Venezia Giulia? Ricordate male», corregge sorridendo Andrea Camilleri. «Il commissario è già venuto dalle vostre parti. È andato anche in Trieste, in un racconto, se non sbaglio in vettura letto». Quella volta, però, nella raccolta “Un mese con Montalbano” (1998), fu il commissario a essere vittima di un episodio di microcriminalità. Sceso in stazione ripetendo versi di Virgilio Giotti, stordito dall’aria e dal mare, fu alleggerito del portafoglio, ma se ne fece presto una ragione davanti a tagliolini all’astice, guatti sfilettati e una bottiglia di terrano. E un po' di Trieste è entrata anche ne "Le inchieste del commissario Collura" (2002, Libreria dell'Orso) dove il protagonista Cecè, uomo di terra in crociera per convalescenza, risolve piccoli misteri aiutato dall'assistente mulo Scipio Premuda.
Camilleri, come mai questa volta ha scelto Udine?
«E chi lo sa. Forse perché ricordavo il libro “Il Castello di Udine” di Carlo Emilio Gadda».
Montalbano scova un “ristoranti casaligno” dove servono la triestinissima jota e il friulanissimo frico. Lei ha realizzato una pax che non è mai riuscita a nessun amministratore della regione...
«Nella fantasia può succedere».
Molto più “filologica” la triestina Angelica Cosulich de “Il sorriso di Angelica”, che è bellissima, e con un cognome che suona autoctono...
«Ho lavorato a lungo a Trieste, tanto alla radio per la regia di alcune opere di Fulvio Tomizza e anche per una ripresa televisiva del Teatro Stabile. È una città che amo assai e che ricordo anche da lontano attraverso i versi di Saba».
Lei ha detto che dalla sua imponente biblioteca qualche volta “scompare” qualche libro e l’ultimo, quasi un segno del destino, è proprio “La coscienza di Zeno” di Svevo. Perchè voleva rileggere il finale?
«In realtà si tratta di una storia che risale a una quarantina di anni fa. Ricordo confusamente che mi interessavano le righe sulla fine del mondo perché in un racconto parallelo, che stavo scrivendo, volevo anche io ambientare un mondo deserto di uomini e di cose».
Al traguardo dei cento libri, ce n’è uno che si rammarica di non avere scritto ancora?
«Più di uno, ma so che non ne avrei più il tempo e forse, un pochino, la voglia».
Ma se Camilleri non avesse incontrato sulla sua strada Montalbano, chi sarebbe stato?
«Avrei continuato a scrivere i romanzi che ho scritto e che continuo a scrivere anche con le incursioni di Montalbano. Sarei uno scrittore, magari non di successo, ma con una dignitosa posizione. È riduttivo considerarmi solo uno scrittore di romanzi polizieschi».
Per Camilleri oggi è più difficile scrivere dettando, o non poter leggere?
«Assai più non poter leggere. È sicuramente la cosa che mi manca di più».
Immaginiamo che ci sia qualcuno che legge per lei. Che autore contemporaneo legge Camilleri? E che classici si fa rileggere?
«L’ultimo classico che mi sono fatto rileggere è “I promessi sposi”. Di contemporaneo mi faccio leggere ogni tanto alcuni capitoli per tenermi aggiornato sulla produzione. Volti e immagini non ho bisogno di farmeli raccontare, per fortuna sono ancora ben presenti e operanti».
Lei prima di diventare scrittore ha fatto lo sceneggiatore. Le piace la televisione di oggi?
«No. Io appartengo all’epoca dei grandi romanzi sceneggiati, delle grandi commedie che si presentavano ogni venerdì. Era una televisione completamente diversa e ne sono un po’ nostalgico».
Cos’è la vecchiaia?
«Sono state scritte milioni di righe sulla vecchiaia, da De Senectute in poi. La vecchiaia è un’età della vita come tutte le altre, con molte limitazioni ma anche con molte libertà».
E la felicità?
«Per me la felicità è scrivere una bella pagina, una pagina che mi soddisfi».
E che cos’è il successo? Un successo planetario come il suo?
«A me il successo non mi ha spostato di un millimetro, né nel mio modo di pensare e né nel mio modo di vivere. Mi ha portato però una ricchezza incommensurabile, il calore e l’affetto dei lettori».
Qual è il complimento che in assoluto, lungo tutti i suoi cento libri, le ha fatto più piacere e di chi?
«Direi quando Sebastiano Vassalli scrisse che non c’era bisogno di costruire un ponte sullo Stretto perché io ne stavo costruendo uno di carta, e che funzionava piuttosto bene».
La fa arrabbiare l’Italia di oggi?
«Non mi fa arrabbiare l’Italia, casomai quelli che la governano».
Ne “La concessione del telefono” c’è la fotografia del nostro paese oggi. Concorda?
«Tutti i miei romanzi si calano sulle posizioni italiane contemporanee. Altrimenti che li scriverei a fare? Solo per il gusto di raccontare un episodio del passato?».
Nel libro n. 100 Montalbano affronta il problema migranti. Come si sta comportando l’Europa?
«L’Europa malissimo, l’Italia meglio. Soprattutto perché gli italiani sanno cos’è la migrazione».
Il commissario fa segnare numeri da record anche in tivù, alla seconda, terza replica. Ha incollato al video milioni di persone che già conoscono il finale. Perchè piace tanto?
«Perché è un prodotto ottimamente realizzato di alto livello televisivo».
E a lei piace sempre Montalbano?
«Certe volte sì e altre meno. Talvolta la sua presenza è troppo ossessiva».
È vero che è già pronto il romanzo in cui muore?
«E chi gliel’ha detto che muore? Comunque l’ultimo romanzo della serie l’ho scritto».
Se le chiedessero di esprimere un desiderio...
«Continuare a scrivere, a lavorare, finché mi sarà possibile».
Arianna Boria
 
 

Il Giorno, 26.6.2016
Libri a confronto
Quando la scrittura diventa profezia
Fantapolitica, partendo da questi anni di crisi

[...]
Con l’attualità fa i conti pure il commissario Salvo Montalbano, nel nuovo romanzo (è il centesimo) di Andrea Camilleri, “L’altro capo del filo”, Sellerio: le storie degli immigrati (un tema già caro, al Camilleri grande scrittore civile), le morti nel Canale di Sicilia, le deficienze dell’Europa. Il “giallo” sta nell’omicidio d’una sarta, vedova bella e discreta. La realtà sociale, con i suoi drammi, irrompe e stravolge tutto, perfino l’occhio di solito acuto dell’investigatore, che fa sempre più fatica nel recuperare lucidità e lungimiranza.
[...]
Antonio Calabrò
 
 

Il Giornale, 26.6.2016
C'è il giallo che domina E c'è Recami

Camilleri quando occupa la vetta della classifica lo fa per bene. Il suo nuovo Montalbano che ha come sfondo «sociale» l'emergenza dei profughi in Sicilia continua a macinare copie. Questa settimana L'altro capo del filo (Sellerio) raggiunge le 15mila copie. E le inseguitrici, entrambe collocabili nell'alveo della letteratura in rosa, arrancano a migliaia di copie di distanza.
[...]
Matteo Sacchi
 
 

TuttOggi, 26.6.2016
Spoleto59, successo per il debutto de Il Casellante di Andrea Camilleri con Moni Ovadia
Al San Nicolò Teatro, storie di fascismo, barbieri, corna e buoni sentimenti nella Vigata degli anni '40


Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)

Ha debuttato al San Nicolò Teatro Il Casellante, riduzione teatrale dell’omonimo racconto di Andrea Camilleri, con la regia di Giuseppe Dipasquale e protagonista Moni Ovadia. Il lavoro è frutto della collaborazione tra il Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano e il Comune di Caltanissetta. Per il debutto ufficiale della piece era presente a Spoleto anche il sindaco della città siciliana, Giovanni Ruvolo. Prima dell’apertura di sipario, Ruvolo, il sindaco di Spoleto, Fabrizio Cardarelli, Dipasquale, Giorgio Ferrara e lo stesso Moni Ovadia, hanno spiegato agli spettatori che hanno gremito il teatro, l’importanza della collaborazione tra le istituzioni primarie sul territorio, come i comuni, e chi produce seriamente cultura, intesa come fatti o eventi che possono arricchire un territorio ed i suoi abitanti.
Il testo di Camilleri, già dopo le prime battute in scena, inizia ad avere un ritmo riconoscibilissimo e l’uso del dialetto siciliano, seppure molto mitigato rispetto alla lingua originale, fa subito volare il pensiero alla famosa serie televisiva del Commissario Montalbano. Anche se l’associazione tra le due cose potrebbe avere in se il germe della eccessiva facilità, tuttavia bisogna riconoscere che quel progetto televisivo ha consentito un approccio decisamente diverso con i piccoli microcosmi isolani al punto da rendere la mitica Vigata come il cortile di casa nostra. Ed è proprio tra Vigata e Castelvetrano che si svolge la storia de Il Casellante, in un periodo storico che è immerso nel fascismo sino agli stivali.
Racconta il programma di sala:
Il Casellante è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti del ciclo cosiddetto mitologico. Secondo a Maruzza Musumeci e prima de Il Sonaglio, questo racconto ambientato nella Sicilia di Camilleri, terra di contraddizioni e paradossi, narra la vicenda di una metamorfosi.
Ma questa Sicilia è la Vigàta di Camilleri che diventa ogni volta metafora di un modo di essere e ragionare le cose di Sicilia.
Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston, La concessione del telefono, che insieme a La Cattura, Troppu trafficu ppi nenti, La Signora Leuca, Cannibardo e la Sicilia costituiscono la drammaturgia degli ultimi anni, l’autore del romanzo e il regista dell’opera tornano nuovamente insieme per riproporre al pubblico teatrale nazionale una nuova avventura dai racconti camilleriani.
Una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri, che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale ad un tempo. Il Casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
Il carattere affascinante di questo progetto, posto essenzialmente sulla novità del testo e della sua possibile realizzazione, si sposa tutt’uno con la possibilità di ricercare strade sempre nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea.
La parola, ed il giuoco che con essa e di essa è possibile intraprendere, fa di questo testo un oggetto naturale da essere iniziato e elaborato all’interno di un’alchimia teatrale vitale e creativa.
Altro aspetto è quello della lingua di Camilleri. Una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate una meravigliosa sicilitudine linguistica, fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d’uso linguistico mutuati dal dialetto che esaltano la recitazione di possibili attori pensati a prestare i panni al mondo dei personaggi camilleriani.

Determinante il cast degli attori-musicisti presenti al San Nicolò. In testa Moni Ovadia, ormai testimonianza vivente della cultura Yiddish e del Teatro musicale. Da sempre impegnato in politica, Ovadia diventa mattatore nella storia di Camilleri, passando con grande fluidità attraverso i molti caratteri previsti in scena, inclusa una opulenta mammana dai seni improbabili. Una scena esilarante, come anche quella della serenata La Crapa avi li corna, in cui l’arcaismo di cui si parla nel programma di sala ha diretta rappresentazione. Con Ovadia un gruppo di musicisti-attori, di grande bravura: Antonio Vasta, Antonio Putzu, Mario Incudine, autore delle musiche di scena, e la intensa Valeria Contadino nella parte di Minica. In scena anche gli attori, Sergio Seminara e Giampaolo Romania.
Poche battute di inizio e si è già catapultati in un luogo nevralgico della vita “altrui” in una località come Vigata: la bottega di barbiere del paese. Intorno a questa e al suo animatore, il barbiere demiurgo-Moni Ovadia, si dipana una storia agrodolce condita di musiche, gag, serenate sulle corna di paese, drammi personali (lo stupro di Minica e la perdita del figlio che ha in grembo) e canzoni del fascio ridotte in mazurca di periferia.
Una piece gradevole, costruita perfettamente da Giuseppe Dipasquale e molto partecipata dal pubblico di Spoleto59, che al termine tributerà lunghi applausi.
Carlo Vantaggioli
 
 

ANSA, 26.6.2016
Moni Ovadia siciliano per Camilleri
Spettacolo ha aperto prosa festival, poi tour prossima stagione

Spoleto (Perugia). Uno spettacolo, ''Il casellante'' tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri, che inizia raccontando l'anelito alla vita, l'amore e il gran desiderio di un figlio di Menica e Nino, e arriva all'assenza e negazione della vita attraverso la guerra e la violenza degli uomini e della mafia, pur aprendosi in conclusione a un segno di speranza, grazie al ritrovamento di un neonato rimasto orfano per un bombardamento poco prima dello sbarco alleato in Sicila.
La riduzione è del regista Giuseppe Di Pasquale, a quattro mani con Camilleri stesso, e ci rivela un Moni Ovadia capace di creare cinque personaggi (mammana, federale fascista, barbiere e così via), di fare il narratore e parlare in quel siciliano tipico dell'autore di Montalbano, intrinsecamente teatrale, avendo al fianco i due protagonisti della vicenda, Valeria Contadino e Mario Incudine, casellante del titolo, lungo i binari vicini a Vigata. Lo spettacolo sarà in tournee la prossima stagione e arriverà a Roma al Sistina a maggio.
Paolo Petroni
 
 

MeridioNews, 26.6.2016
La villetta diventata casa del commissario Montalbano
«Pensare che i miei genitori non volevano concederla»

Costume e società – «Un nostro amico, incaricato dalla produzione, venne a chiederci la disponibilità». Nasce così la storia della villetta sul mare più famosa d'Italia, come racconta il proprietario Pietro Di Quattro. «Una volta Zingaretti, circondato dai turisti, si rifugiò dentro. E aiutò mia mamma a pulire i fagiolini». Guarda il video

Possedere il terrazzino sul mare più famoso d'Italia e non poterselo godere. È il destino di Pietro Di Quattro, proprietario della casa del commissario Montalbano, a Punta Secca, frazione di Santa Croce Camerina. «Dal punto di vista affettivo un po' mi dispiace, perché qui sono nato e cresciuto, ma poi subentra il piacere di vedere che è diventata un'attività economica che rilancia il nostro territorio e dà una bella immagine della nostra terra».
Oggi, quando non è adibito a set della fiction, l'appartamento viene dato in affitto e diventa un ricercato bed and breakfast, quasi sempre pieno grazie alla popolarità del sito e alla gentilezza dei gestori. Tutto cambia con l'arrivo della produzione che ricrea la casa di Montalbano così come la conoscono milioni di telespettatori in tutto il mondo: con il divano bianco, il letto matrimoniale sotto la finestra che si affaccia sul terrazzino, set di memorabili mangiate estive. Anche il colore degli infissi passa, ogni volta, da verde a marrone.
«È così da 16 anni - racconta il signor Di Quattro, che ha ereditato l'appartamento dal nonno - è stato un nostro caro amico, il dottor Pasquale Spatola che, incaricato dalla produzione della fiction di trovare la location adatta, venne a chiederci la disponibilità della casa. I miei genitori erano poco propensi a concedere la propria abitazione, ma io, avendo letto le opere di Camilleri, cavalcai con entusiasmo la proposta perché intuii che si trattava di un progetto di grande qualità. Certo, credo che neanche la produzione si immaginasse la rilevanza che avrebbe acquisito il fenomeno Montalbano».
La casa è diventata meta di pellegrinaggio turistico, tappa irrinunciabile per chi compie il tour sui luoghi di Montalbano. «È la terza volta che veniamo qui e la colpa è solo sua», spiega una donna inglese indicando il marito impegnato a scattare foto. Un via vai che non si è fermato neanche nei mesi scorsi, quando sul terrazzino della villetta di Punta Secca piombò l'accusa, poi rivelatasi infondata, di abusivismo.
Al signor Di Quattro, oltre al risvolto economico, restano i ricordi. Come quelli che lo legano all'attore Luca Zingaretti. «Qualche anno fa - racconta - era qui per girare uno spot e in casa, quando non c'erano riprese, viveva ancora mia madre. Fu circondato da una marea di turisti e appena poté scappò via rifugiandosi proprio nell'appartamento. Lì, seduta al tavolo del soggiorno, c'era mia mamma che puliva i fagiolini e lui non disdegnò di aiutarla. Quando arrivai lo trovai seduto con i fagiolini in mano, un'immagine che mi è rimasta impressa con simpatia e affetto».
Salvo Catalano
 
 

La Sicilia, 27.6.2016
"Il casellante" storia di innocenze nella Sicilia arcaica
Lo spettacolo con Ovadia e la Contadino dopo Spoleto, sarà il 29 a Caltanissetta

Spoleto. Uno spettacolo, Il casellante tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri, che inizia raccontando l'anelito alla vita, l'amore e il gran desiderio di un figlio di Menica e Nino, e arriva all'assenza e negazione della vita attraverso la guerra e la violenza degli uomini e della mafia, pur aprendosi in conclusione a un segno di speranza, grazie al ritrovamento di un neonato rimasto orfano per un bombardamento poco prima dello sbarco alleato in Sicilia. La riduzione è del regista Giuseppe Di Pasquale, a quattro mani con Camilleri stesso, e ci rivela un Moni Ovadia capace di creare cinque personaggi (mammana, federale fascista, barbiere e così via), di fare il narratore e parlare in quel siciliano tipico dell'autore di Montalbano, intrinsecamente teatrale, avendo al fianco i due protagonisti della vicenda, una intensa e dolorosa Valeria Contadino e un sempre meno spensierato e innamoratissimo Mario Incudine, casellante del titolo, lungo i binari vicini a Vigata.
Il casellante è uno dei tre romanzi del ciclo che Camilleri ha scritto ispirandosi a storie della mitologia classica. In questo caso il mito è quello del grande amore che tiene uniti Filemone e Bauci che finiranno per trasformarsi in una pianta. Lo spettacolo, che ha aperto al san Niccolò gli appuntamenti di prosa del festival, sarà il 29 in scena a Caltanissetta.
Incudine è anche l'autore delle musiche di questo spettacolo cantato e musicato grazie soprattutto alla partecipazione di Antonio Vasta e Antonio Putzu, ma in cui anche Ovadia intona canti e tutti sono partecipi del ritmo impresso alla vicenda, che da connotati comici e ironici arriva a momenti drammatici di bella forza, quando la povera Menica, violentata, brutalizzata e costretta a abortire, vuole trasformarsi in pianta per riuscire ad avere ancora frutti, con l'amato marito Nino che arriva ad assecondare questa sua follia. Una bella, articolata storia di innocenze che riescono a resistere alla furia del mondo in una Sicilia come sempre arcaica e contemporanea assieme, tra la ragione dei sentimenti e grottesche razionalità, tra il dolore tragico delle vittime e un ritratto irridente dell'arro-ganza fascista. E sempre di Sicilia arcaica, di tragedie affrontate con ironia e di violenza, di istinti bestiali e di astuzia razionale ci parla un altro spettacolo che ha debuttato al Festival, Il ciclope, versione satiresca e adattamento ispirato a Euripide firmato da Enzo Siciliano e portato in scena da suo figlio Francesco, che lo ha ridotto a monologo. Francesco Siciliano è bravissimo, alle prese con una lingua inventata un po' come quella di Camilleri, e giocata su suoni, parole e locuzioni dei vari dialetti del nostro meridione, cui dà tutto il risalto limitandosi a gesti misurati, a pochi movimenti e tutto puntando sulla tensione dello sguardo, sulla mimica del viso, con bella e coinvolgente forza emotiva.
Paolo Petroni
 
 

La Repubblica, 27.6.2016
Televisione
Mafia, famiglia, anni 60 e tante storie al femminile ecco le nuove fiction Rai

Saranno le donne le vere protagoniste della nuova stagione delle fiction targate Rai. Oltre alle nuove puntate dei titoli più amati dal grande pubblico come 'Un medico in famiglia', 'Il commissario Montalbano' e 'Braccialetti rossi', l'offerta prevede grandi kolossal come 'I medici', storie di mafia ('La mafia uccide solo d'estate'), saghe familiari che raccontano il cambiamento del costume in Italia, la battaglia delle donne e tante altre che guardano anche al pubblico giovane


'Donne', Giampaolo Morelli, Carolina Crescentini, Francesco Mandelli


'Donne', Carolina Crescentini


'Donne', Miriam Dalmazio


'Donne', Alice Canzonieri


'Donne', Nicole Grimaudo
 
 

Corriere Economia, 27.6.2016
Ritratti. Chi è Carlo Degli Esposti, l'imprenditore che ha portato in tv il personaggio creato da Camilleri e al successo "Braccialetti rossi"
Cinema. I conti in tasca a Montalbano
Il celebre commissario vale più del 30% dei 37 milioni di euro di fatturato di Palomar. Ma non solo...

La sua storia è la testimonianza migliore che il talento prescinde dalla scuola. O che la scuola non sempre sa capire il talento. Perché Carlo Degli Esposti - l'uomo di Montalbano - nel senso della persona che ha inventalo il commissario televisivo interpretato da Luca Zingaretti, nato dalla penna dello scrittore Andrea Camilleri - quando racconta di sé ricorda di aver «fatto due volte la prima liceo e due volte la seconda. Poi, quando la scuola non si è più intromessa, ho iniziato a leggere e a coltivare il rapporto con la lettura». Ed è stato Giorgio Manganelli, scrittore e tra i teorici della neoavanguardia, a suggerire a Degli Esposti il nome della società cinematografica con cui l'imprenditore oggi 62enne si appresta a festeggiare i trent'anni di attività: la Palomar.
[...]
Dal primo episodio di Montalbano (Il ladro di merendine) sono passale dieci stagioni di messa in onda, 28 episodi, record di ascolti e di vendite in tutto il mondo. «È un personaggio che vanta infiniti tentativi di imitazione, come i grandi marchi della moda», dice sorridente Degli Esposti. Significa denaro. Sotto il profilo pubblicitario il commissario «ha un affollamento doppio della media dei concorrenti, i break sono venduti già mesi prima» e in termini di audience «ha gli stessi valori del Festival di Sanremo». Tradotto in peso sui 37 milioni di euro di fatturato di Palomar significa «il 30-35%, anche se il valore vero di Montalbano è difficile da calcolare». In ogni caso è elevato se Ryanair, la compagnia di voli low cost, «ha deciso di acquisire quasi tutti gli slot dello scalo di Comiso, in Sicilia per permettere ai turisti di visitare i luoghi del set ragusano. È uno studio che mi ha mostrato un mio amico banchiere». Montalbano, ricorda, «è stato un regalo di Elvira Sellerio. Una grande amica: mi diede il libro e mi disse: "Devi andare a conoscere Camilleri". È cominciata cosi l'era di Montalbano. Ormai è un 18enne».
[...]
Maria Silvia Sacchi e Stefano Ulivi
 
 

Abitare a Roma, 27.6.2016
Montalbano e la Rai
Fatti e misfatti di giugno 2016

“Nel ruolo di commissario Montalbano – ha confermato, in una intervista a “L’Espresso”, l’attore Luca Zingaretti – faccio soltanto due puntate ogni due anni. Sembro onnipresente per la spregiudicatezza dei dirigenti Rai che continuano a mandare in onda vecchie puntate. Certe volte mi domando perché devo pagare il canone, se mi fanno vedere sempre le stesse cose”.
I telespettatori italiani, messi dalla Rai nel ruolo dell’agente Catarella, “da tempu s’addumannanu”.
Mario Relandini
 
 

Doppiozero, 28.6.2016
Montalbano è stanco

Arrivato al suo centesimo libro – come a ribadire una sfida atavica con l’ambito collega Georges Simenon – con L’altro capo del filo (Sellerio, pp. 301, € 14) Andrea Camilleri non ha più dubbi: l’antieroe di Vigàta non ce la fa più. Arranca maledettamente, ha il fiatone, non è connesso con l’andazzo generale. Le cicaronate di caffè, come le chiama, non bastano a tenerlo vispo, e dorme pochissimo: lui e tutti gli uomini del commissariato. Ma persiste, imperterrito, nella sua azione perturbante contro il tempo e i tempi, in questo gioco ormai più che ventennale dove la giustizia formale si scontra con l’etica personale, il rispetto della legge sedicente uguale per tutti con lo sdegno idiosincratico verso il malcostume generalizzato. Ecchecavolo, sembra ripetere a ogni piè sospinto. Da una parte gli sbarchi allucinati dei migranti, a centinaia ogni notte, da gestire in sede locale senza alcun reale supporto politico ed economico da chicchessia. Dall’altra il delirio quotidiano di uomini e cose che, lasciando accumulare nei decenni offese e malanimi, vivono di vendette che dovranno esser gustate fredde.
Diciamoci la verità: quest’Altro capo del filo vede le cose dalla prospettiva opposta. Un poliziesco che non cura più di tanto l’articolazione narrativa dell’investigazione ma permea a fondo gli animi umani. Soprattutto femminili: in questo romanzo le vere protagoniste, volenti o nolenti, buone e cattive, sono le donne. Nelle prime settanta pagine del libro non accade nulla, nel senso che l’omicidio che dà la molla dell’azione non è ancora avvenuto. Ma d’altra parte tutto quel che doveva succedere c’è già: incessantemente e impietosamente. Ogni notte il porto di Vigàta si riempie di migranti allo stremo, con famiglie disunite, ragazzine violentate, bambini sperduti, ma anche trafficanti di uomini e di loro parti, e tanta gente che s’arricchisce con la sofferenza altrui. Non c’è la mafia, in questo libro. Ma è dappertutto. E non appena l’assassinio viene finalmente fuori, sanguinoso, crudele, violentissimo, non se ne sente più l’esigenza: nel senso strutturale della questione, ma anche in quello esistenziale, etico e politico assieme.
L’atmosfera è già allo stremo, i personaggi altrettanto, il naufragio – reale e metaforico – regna sovrano.
Così, il commissario s’arrabatta alla sanfasò: accumula informazioni dal fido Fazio, ascolta confidenti, ribatte le scemate di Augello e d’altri uomini di legge, ma, in senso stretto, non fa nulla. Alla zita che gli rompe i cabasisi parlando d’un vestito nuovo da sartoria, per non si sa quale cerimonia banale da celebrare nel profondo Nord, Montalbano racconta di pugnalate inflitte a una dolcissima signora che, da parte sua, accarezzava sensualmente stoffe e ricami pur celando rancori atavici. Ma Livia non sembra capire veramente: nicchia, borbotta, piange confusa.
Non diremo la fine, com’è giusto: anche perché non c’è. Risolto infine il caso, giusto in quelle brume padane dal commissario tanto temute, Montalbano lascia ai carabinieri friulani il capo del filo. E va in cerca del vestito nuovo per accontentare la dolce metà. Confezionato però: mai fidarsi delle sartine.
P.S. Sappiamo quanto il personaggio del commissario Montalbano sia sempre stato, e continui a essere, mediaticamente permeabile. Da un lato è una figura letteraria che vive in narrazioni molto tradizionali, in opere chiuse come sono, per definizione, le storie poliziesche. D’altro lato essa non fa che sfuggire ai limiti testuali che la sua stessa natura sembrerebbe imporgli. Emigra in televisione, da dove ritorna, dotato di un viso e di un corpo fortemente iconici, nei romanzi. Compare in fumetti, videogiochi, itinerari turistici, discorsi politici, creazioni gastronomiche, funzionando talvolta da nom de plume per il suo autore iperpirandelliano. Il mercato dell’intrattenimento ne ha inoltre proposto una versione ringiovanita, sia sulla pagina sia sullo schermo. Per Montalbano la serialità narrativa è doppiamente trasversale, ora all’interno del singolo medium (letteratura, televisione) ora tra media diversi. Al punto che è molto difficile, se non inutile, distinguere fra invenzione narrativa e trovata di marketing, reinterpretazioni creative e nuove forme di posizionamento nel mondo dei consumi mediali.
Del resto, se è divenuto un modello di riferimento (cui rifarsi o da cui distaccarsi: è lo stesso) per le decine e decine di commissari letterari, cinematografici e televisivi degli ultimi vent’anni non è né per il suo spessore estetico né per le strategie di marketing di cui è portatore ma, appunto, per la sapiente mescolanza di queste due istanze che solo un’ideologia purista dura a morire, sia in estetica sia nel marketing, considera opposte.
Dato un simile contesto, non può non essere rilevante il fatto, segnalato nella nota di chiusura e ripreso da molti giornali e dal web, che L’altro capo del filo sia stato scritto da un’altra mano, quella di Valentina Alferj, la quale, a detta di Camilleri, a causa della sopraggiunta cecità lo ha aiutato “non solo materialmente ma intervenendo anche creativamente nella sua stesura”. Basta per giustificare questa svolta femminile (non femminista pi ccarità!) nell’universo montalbanesco? Ovviamente no. Ma è comunque abbastanza evidente, in questo romanzo, come la prospettiva fortemente maschile che da sempre caratterizzato le storie di Montalbano abbia qui un forte contraltare nell’altro sesso. I personaggi femminili sono moltissimi, e tutti ben caratterizzati, curati, palesemente presenti. E perfino l’animo del protagonista è molto meno macho del solito. Un’ulteriore possibile interpretazione del titolo del libro?
Gianfranco Marrone
 
 

Il Foglio, 28.6.2016
Il riempitivo
Pura catarsi con "Il Casellante" al Festival di Spoleto

Con Il Casellante – da un romanzo di Andrea Camilleri, nella versione teatrale di Giuseppe Dipasquale – il canone del grottesco, orbo ormai di figli, ha generato una vera e propria immissione della tragedia greca chiamata a gemmare, in forza della scienza di poesia, in un innesto perfetto: nel vivo tronco della commedia. Valeria Contadino, in scena, ferma il cuore in gola agli spettatori. E’ la dea madre. Mario Incudine, musicista oltre che attore, ha fabbricato lo spartito che farà cantare tutti. Moni Ovadia, nel ruolo del Deus ex machina, ha trascinato il tempo scenico nell’istante perfetto del cuntu. Ero andato a Spoleto, al Festival dei Due Mondi, solo per salutare questi miei amici. Grazie a loro, invece, ho vissuto l’entusiasmo di uno spettacolo di pura catarsi.
Pietrangelo Buttafuoco
 
 

AgrigentoWeb.it, 28.6.2016
Moni Ovadia e Michele Placido protagonisti per Pirandello e Camilleri
Due serate consecutive dedicate a due grandi scrittori: Pirandello e Camilleri, con l’attore e regista Michele Placido e un Moni Ovadia, compositore, cantante, drammaturgo, attore, nei panni di personaggi diversi. Ad Agrigento e a Caltanissetta. Apre oggi con le celebrazioni del 149°Anniversario della nascita di Luigi Pirandello il Festival della Strada degli Scrittori “numero zero”.

Due serate consecutive dedicate a due grandi scrittori: Pirandello e Camilleri, con l’attore e regista Michele Placido e un Moni Ovadia, compositore, cantante, drammaturgo, attore, nei panni di personaggi diversi. Ad Agrigento e a Caltanissetta.
Apre oggi con le celebrazioni del 149°Anniversario della nascita di Luigi Pirandello il Festival della Strada degli Scrittori “numero zero”. In programma dalle 19, presso la Casa Natale dello scrittore, al Caos, l’inaugurazione della mostra documentaria “Luigi Pirandello e il teatro dialettale: le collaborazioni con Nino Martoglio e Angelo Musco”. Saranno letti brani tratti dal carteggio tra Pirandello, Martoglio e Musco. Interverrà il giornalista del Corriere della Sera, Felice Cavallaro, ideatore e promotore della Strada degli Scrittori. Al termine, la rappresentazione teatrale “L’uomo dal fiore in bocca” di Luigi Pirandello con Michele Placido e Nino Bellomo. L’evento è organizzato dal Comune di Agrigento e dalla Biblioteca regionale Luigi Pirandello in collaborazione con il Distretto Turistico Valle dei Templi. Domani, 29 giugno, dalle 20,30, dopo l’eccezionale successo del debutto nazionale a Spoleto (http://tuttoggi.info/spoleto59-successo-debutto-de-casellante-andrea-camilleri-moni-ovadia/343800/), viene proposto per la “prima” in Sicilia, al Teatro Regina Margherita di Caltanissetta, “Il Casellante” di Andrea Camilleri, per la regia di Giuseppe Dipasquale, secondo la sapiente ed inconsueta struttura del melologo: un’idea innovativa e vincente, che fonde insieme musica e recitazione, con Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara, Giampaolo Romania e ii musicisti Antonio Vasta e Antonio Putzu. Musiche originali di Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta, costumi di Elisa Savi.
Ingresso: da 25 a 10 euro; ridotto studenti fino a 20 anni: 8 euro. Il Festival numero zero della Strada degli scrittori proseguirà nel mese di luglio con tanti appuntamenti, tra Favara, Racalmuto e Palma di Montechiaro con Gioacchino Lanza Tomasi, Felice Cavallaro, Mario Incudine, Giuseppe Valenti, Vittorio Sgarbi, Antonino Buttitta e molti altri. Aggiornamenti su https://www.facebook.com/stradadegliscrittori
 
 

La Sicilia, 28.6.2016
Cassisi/Scimè in un libro
Mezzo secolo di amicizia al telefono tra Hoefer e Camilleri

Quella tra Andrea Camilleri e Federico Hoefer può iscriversi fra le amicizie di senso elevato. Se non altro perché i due scrittori sono amici da tutta la vita, dalla prima gioventù nella natia Porto Empedocle. Erano, come dicono gli empedoclini "l'alica e lu lippu" ovvero l'alga e il muschio marino: sempre assieme.
Questo concetto di condivisione e trasporto dell'anima lo anticipa Cicerone in "Laelius de amicitia" in senso nuovo per i suoi tempi, rispetto al concetto di amicizia come s'intendeva nella Roma del primo secolo avanti Cristo: rapporto d'interesse finalizzato a ottenere favori. Lo stesso maestro di oratoria, filosofo e scrittore cercava il conforto dell'amicizia in una fase triste della sua vita.
"Hoefer racconta Camilleri. Gli anni a Porto Empedocle" il libro di Andrea Cassisi e Lorena Scimè appena uscito per Dario Flaccovio editore è il racconto di questo rapporto.
Andreuccio e Fefè, dopo aver trascorso assieme gli anni della formazione, affacciandosi all'età adulta si sono persi di vista ma solo di vista. Perché da oltre cinquant'anni si sentono al telefono una volta la settimana: l'uno dalla sua casa di Roma, l'altro da Gela città in cui abita. Figura appartata di intellettuale, Hoefer ha collaborato con le pagine culturali di questa testata e alcuni articoli che citano Camilleri sono riportati nel libro.
La pubblicazione del libro di Cassisi e Scimè è stata l'occasione dell'incontro fra Camilleri e Hoefer che si sono rivisti domenica scorsa nella casa romana dello scrittore e, dopo l'abbraccio e l'emozione dell'incontro, hanno rivangato momenti e personaggi, storie e fatti vissuti assieme. I racconti inizialmente spontanei di Hoefer hanno suscitato nei due giovani autori l'idea che quella materia andasse salvata dall'oblio.
Dalle esperienze teatrali con la compagnia "Maschere nude" alla gita in barca a Scala dei Turchi per arrostire e mangiare pesce sulla spiaggia: i ricordi sono tanti, sempre conditi di ironia.
Molti dei personaggi della vita di Camilleri, sia pure col semplice nome -si deduce - sono andati a finire nella serie del commissario Montalbano: Adelina, per esempio, "la criata". Virgolettate, le parole di Hoefer, il narratore, stanno dentro una struttura narrativa fatta di ricostruzione d'ambiente e d'atmosfera in cui si svolge l'incontro.
Lettura scorrevole e gradevolissima per i tanti appassionati dell'opera di Camilleri.
Maria Lombardo
 
 

La Sicilia, 28.6.2016
Scritti di ieri
Dietro al commissario Montalbano non c’è solo Camilleri, ma anche il produttore Degli Esposti, impresario coraggioso
Quando il successo arriva per caso

Ci sono storie incredibili, ma nemmeno tanto rare, storie di chi non voleva studiare, ma ha avuto egualmente successo nella vita. Potresti dire che, se avesse studiato, magari avrebbe avuto ancora più successo, ma non c'è nessuna prova di questo. Il fatto è che dietro la serie tv del commissario Montalbano c'è un personaggio che pochi conoscono, ma si trova alla base della piramide, è il produttore di questi film che si chiama Carlo Degli Esposti, fondatore della «Palomar» ed ostinato ripetente al liceo.
Dietro Montalbano - come spiega il «Corriere economia» - c'è una specie di catena di Sant'Antonio. Camilleri che scrive libri, Elvira Sellerio che li pubblica, li fa leggere a Degli Esposti e lo invita a parlare con lo scrittore agrigentino. Alla fine esce fuori il commissario Montalbano, che parte con «Il ladro di merendine» e fa boom in tutto il mondo. Oggi il solo marchio vale decine di milioni e non per nulla la Ryanair ha scelto di atterrare a Comiso per mostrare ai turisti i paesaggi che fanno da scenario ai telefilm. Quale famiglia non si sintonizza su Rai1 il lunedì quando c'è il commissario Montalbano. Ha avuto successo anche il Montalbano giovane, quello che negli intervalli diceva ai telespettatori: «Non v'arrisicati a cangiare canali».
E pensare che di solito non si parla di mafia, forse perché Camilleri ha una certa ritrosia a mischiare la sua scrittura con Cosa Nostra. Anche lui è un miracolo letterario. Aveva cominciato male, gli editori non lo pubblicavano, fino a quando non si sintonizzò con Elvira Sellerio, grande scopritrice di talenti siciliani. Ed è incredibile come un autore fino ad allora sfortunato, che metteva troppe parole del dialetto siciliano nei suoi racconti, abbia avuto un successo così clamoroso un po' dappertutto. Lui è l'epigono di quegli scrittori siciliani che hanno arricchito la letteratura italiana, da Verga a Brancati, da Sciascia a Bufalino. Ora di quei giganti della parola scritta è rimasto soltanto lui, Camilleri, che ricordiamo trent'anni fa quando diede la sua prima conferenza al circolo delle Focette di Agrigento. Ci raccontò la sua vita, e già allora era un romanzo.
Tony Zermo
 
 

La Repubblica, 28.6.2016
Televisione
Le nuove fiction Rai della prossima stagione: le donne grandi protagoniste
I ruoli femminili in primo piano nelle nuove serie in onda dal prossimo autunno. Storie di mafia, saghe familiari, kolossal evento accanto ai titoli amati dal grande pubblico come 'Un medico in famiglia', 'Braccialetti rossi' e 'Il commissario Montalbano'

[...]
Nuovo nel formato, dieci minifilm da dieci minuti diretti da Emanuele Imbucci, Donne dall’omonima raccolta di racconti di Andrea Camilleri, rivela l’universo femminile visto dallo scrittore siciliano (nel cast tra gli altri Carolina Crescentini, Nicole Grimaudo, Miriam Dalmazio, Lucia Sardo, Neri Marcorè, Claudio Gioè, Nino Frassica).
[...]
Ha il sapore di una Sicilia sospesa nel tempo quella raccontata da Camilleri con le avventure del Commissario Montalbano (regia di Alberto Sironi) interpretate da Luca Zingaretti. La serie più amata dagli italiani con un ascolto che supera i dieci milioni, torna con due nuovi casi: i misteriosi sequestri lampo di giovani donne (La giostra degli scambi) e un attentato contro gli americani sbarcati in Sicilia il cui progetto è descritto in un diario del 1943 (Un diario del ’43). [Questi due episodi saranno realizzati -e non trasmessi- nel 2017, NdCFC]
[...]
Silvia Fumarola
 
 

Teatro Comunale Regina Margherita Caltanissetta, 29.6.2016
Il casellante



mercoledì, 29 giugno 2016 dalle 20:30
Teatro Comunale Regina Margherita Caltanissetta
via Vittorio Emanuele II
Caltanissetta
IL CASELLANTE
Di Andrea Camilleri
Regia Giuseppe Dipasquale
Musiche Mario Incudine
Con Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine e Antonio Vasta, pianoforte e fisarmonica Antonio Putzu, fiati
Ingresso: da 25 a 10 euro; Ridotto studenti fino a 20 anni: 8 euro (posti limitati) Informazioni e biglietteria: tel. 340 9790959

Uno spettacolo con musiche, dove si ride e ci si commuove al tempo stesso. Gli attori e i musicisti, immersi nella stessa azione teatrale narrano una vicenda metaforica che giuoca sulla parola, sulla musica e sull’immagine.
Il Casellante è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti del ciclo cosiddetto mitologico. Secondo a Maruzza Musumeci e prima de Il Sonaglio, questo racconto ambientato nella Sicilia di Camilleri, terra di contraddizioni e paradossi, narra la vicenda di una metamorfosi.
Ma questa Sicilia è la Vigàta di Camilleri che diventa ogni volta metafora di un modo di essere e ragionare le cose di Sicilia.
Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston, La concessione del telefono, che insieme a La Cattura, Troppu trafficu ppi nenti, La Signora Leuca, Cannibardo e la Sicilia costituiscono la drammaturgia degli ultimi anni, l’autore del romanzo e il regista dell’opera tornano nuovamente insieme per riproporre al pubblico teatrale nazionale una nuova avventura dai racconti camilleriani.
Una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri, che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale ad un tempo. Il Casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni quaranta.
Il carattere affascinante di questo progetto, posto essenzialmente sulla novità del testo e della sua possibile realizzazione, si sposa tutt’uno con la possibilità di ricercare strade sempre nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea.
La parola, ed il giuoco che con essa e di essa è possibile intraprendere, fa di questo testo un oggetto naturale da essere iniziato e elaborato all’interno di un’alchimia teatrale vitale e creativa.
Altro aspetto è quello della lingua di Camilleri. Una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate una meravigliosa sicilitudine linguistica, fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d’uso linguistico mutuati dal dialetto che esaltano la recitazione di possibili attori pensati a prestare i panni al mondo dei personaggi camilleriani.
Giuseppe Dipasquale
 
 

La Sicilia, 29.6.2016
Camilleri in video per introdurre ”Il casellante”
Oggi a Caltanissetta lo spettacolo che ha debuttato al Festival dei Due Mondi

Caltanisetta. Dopo il successo di pubblico e critica registrato al Festival dei Due mondi di Spoleto, dove ha debutto lo scorso weekend, arriva al Teatro Regina Margherita di Caltanissetta oggi alle ore 20.30 la prima regionale de Il Casellante, lo spettacolo teatrale tratto dall'omonimo testo di Andrea Camilleri firmato dal regista Giuseppe Dipasquale, nato dalla collaborazione tra il Teatro Regina Margherita, Promo Music - Corvino Produzioni e il Centro d'Arte Contemporanea Teatro Carcano.
Lo spettacolo, che dal prossimo anno sarà portato in tournée, a Caltanissetta conclude la stagione del Teatro Regina Margherita firmata dal direttore artistico Moni Ovadia e realizzata dall'Amministrazione comunale grazie alla sponsorizzazione di Crodino, l'aperitivo italiano per antonomasia, che ha sostenuto il Comune di Caltanissetta in questo importante progetto culturale.
Proprio il direttore artistico Moni Ovadia è tra i protagonisti principali di questa messa in scena - insieme a Valeria Contadino, Mario Incudine (che firma anche le musiche originali ), Sergio Seminara, Giampaolo Romania e i musicisti Antonio Vasta e Antonio Putzu - che verrà proposta secondo la inconsueta struttura del melologo, un'idea innovativa e vincente che fonde insieme musica e recitazione. «La lingua di Camilleri si presta naturalmente alla teatralità - dice Moni Ovadia - è teatrale nella sua stessa fibra, e poterla portare in scena per me è un privilegio. Il Casellante è uno spettacolo di teatro musicale che si avvale di partiture bellissime. Una scrittura musicale che spazia dalle canzoni allegre e sarcastiche delle barberie, attingendo alla grande tradizione siciliana dei barbieri-musicisti, a musiche originali intrise di una delicata poesia che accompagnano tutta la narrazione. In scena io sarò il narratore, praticamente il Camilleri a teatro, e condurrò gli spettatori in questa storia di metamorfosi. Ma farò anche altri sei ruoli minori, che mi piacciono moltissimo».
Sarà proprio Andrea Camilleri, grazie a un contributo video, ad anticipare stasera la messinscena de Il Casellante.
 
 

Messaggero Veneto, 29.6.2016
Montalbano a Udine e Ovadia lo porta nelle piazze italiane
L’ultimo romanzo di Camilleri fa arrivare il commissario in Friuli. Lo spettacolo ha debuttato lo scorso week-end con successo

Udine. Andrea Camilleri, romanzo numero 100. Ennesimo della saga del Commissario Montalbano, ti viene da liquidarlo. Poi però lo prendi in mano, in fondo 100 libri non sono bazzecole.
E anche questo si apre con la solita scenata tra Salvo e la fidanzata Livia, ma quando stai per mollare il volumetto, che si chiama “L’altro capo del filo”, a pagina 15, sbuca un perentorio «Vieni da ma a Boccadasse e poi assieme andiamo a Udine».
A questo punto la curiosità di sapere quello che accadrà a Udine al povero sicilianissimo Montalbano ti inchioda e leggi.
E devi arrivare all’ultimo capitolo per vederlo, il nostro eroe, alle prese con la soluzione di un caso di omicidio, che ha radici proprio in Friuli, dove arriva, e dove si concede scettico, ma poi entusiasta, frico e jota in un’osteria di un paesino fuori Udine e dove attende l’arrivo di Livia per la festa del venticinquesimo anniversario di matrimonio di una coppia di amici friulani. Tutto qui.
Nel mezzo comunque: la bravura di Camilleri a imbastire trame solide e accattivanti, la bellezza di una lingua inventata che trasforma il siciliano in una vulgata piena di fascino dagli echi antichi e misteriosi e, amara novità, l’irrompere delle tragedie legate all’immigrazione, sulle quali le riflessioni di Montalbano/Camilleri toccano corde profonde.
Questo centesimo libro fa singolare pendant con un altro numero nella vita di Camilleri, i suoi novant’anni compiuti, che non sono passati inosservati e infatti, uno dei più antichi e prestigiosi festival estivi italiani, quello Dei Due Mondi di Spoleto, ha deciso di festeggiarlo, Camilleri, con uno spettacolo tratto da un suo romanzo, “Il casellante” e per il quale lo stesso Camilleri, da sempre anche uomo di teatro, ha fortissimamente voluto che l’interprete fosse un altro teatrante, irregolare e fuori dagli schemi e convenzioni: Moni Ovadia, che proprio l’anno scorso impressionò lo scrittore, e non solo, a Siracusa con la messa in scena in siciliano de Le supplici di Eschilo.
Da allora la reciproca stima e ammirazione tra i due si sono rafforzate tanto che nello spettacolo Moni arriva anche a imitare Camilleri, «senza esagerare, ride, nella caratterizzazione, nei toni rauchi e gutturali della voce di fumatore incallito e nella lingua così speciale di Andrea, ma interpreto anche un truce gerarca fascista, il barbiere del paese e una mammana».
Lo spettacolo, che ha debuttato lo scorso week-end salutato da un grande successo di pubblico e critica, e che dal gennaio del 2017 girerà in molte piazze italiane (al momento da noi c’è solo l’opzione per Monfalcone!) prende vita, come detto, dal romanzo “Il casellante”, che è il racconto corale, comico e tragico, logico e paradossale, ambientato nella Sicilia alla fine della seconda guerra mondiale, con gli alleati pronti a sbarcare, mentre gli ultimi colpi di coda di fascisti e tedeschi si fanno più violenti.
Applauditissima la prova di Moni Ovadia che, abbandonati i temi a lui cari della tradizione yiddish, ha dimostrato una poliedricità di interprete, spiazzante e accattivante insieme. A dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno del suo essere teatrante a tutto tondo.
Mario Brandolin
 
 

TeatriOnLine, 29.6.2016
Spoleto 59, “Il casellante” di Andrea Camilleri al Teatro San Nicolò

Comincia come una commedia, si evolve in tragedia, finisce in narrazione mitologica: Il casellante, riduzione teatrale dell’omonimo racconto di Andrea Camilleri diretto di Giuseppe Dipasquale che ha debuttato con successo al Teatro San Nicolò in occasione del primo weekend della 59esima edizione del Festival dei 2 Mondi di Spoleto, immerge immediatamente la platea nell’inconfondibile mondo dello scrittore fra contraddizioni e paradossi. ?Al centro della storia, ambientata nella Vigàta di Camilleri metafora della Sicilia e del mondo, c’è una vera e propria metamorfosi che passa attraverso il dolore della maternità negata, ma anche della guerra (siamo in pieno Fascismo): protagonista e mattatore della pièce, spaccato di teatro musicale, è Moni Ovadia che passa con naturalezza dal ruolo centrale del narratore a ruoli minori (come la buffa mammana, il giudice o il barbiere) accompagnato da un affiatato gruppo di attori-musici, Antonio Vasta, Antonio Putzu, Mario Incudine (anche autore delle musiche di scena) e dagli attori Sergio Seminara, Giampaolo Romania e Valeria Contadino nella parte dell’intensa Minica.
Il dialetto siciliano, a tratti più o meno comprensibile, fra neologismi e musicalità, è estremamente teatrale e getta subito lo spettatore in un’atmosfera arcaica e un po’ agrodolce fra piazze di paese, chiacchiere dal barbiere, storie di corna e scene violente senza redenzione offrendo un’alternanza di narrazione spaziando fra diversi registri narrativi ibridi, irriverente e struggente conditi dalla musica che affonda le proprie radici nella grande tradizione siciliana dei barbieri-musicisti passando per la rivisitazione delle canzoni fasciste.
Fabiana Raponi
 
 

Lettera32, 29.6.2016
Comisando, “Il birraio di Preston” di Andrea Camilleri e la musica di Alessandra Ristuccia

Gli appuntamenti di “Comisando”, la manifestazione culturale-musicale organizzata a Comiso dall’associazione “Tellurica”. Il quarto degli appuntamenti in programma è per mercoledì 29 giugno, alle 21, con la cantautrice nissena Alessandra Ristuccia e Fabio Melilli, al flauto. la serata si svolgerà a partire dalle 21,30 nei pressi di “Cantunera”, in via Di Vita. In programma anche un reading teatrale dal titolo “Il birraio di Preston”, (da un testo di Andrea Camilleri) per la regia di Giampaolo Romania. La serata vedrà la presenza degli attori Lella Lombardo, Pinuccia Vivera, Alessandro Campo, Marco Comitini, Lorena Pelligra, Ramona Campailla, Denise Ferrera, Sara Guastella, Alessia Gurrieri. Si tratta del penultimo degli appuntamenti di Comisando, che andrà avanti fino al 6 luglio. Sono stati organizzati cinque appuntamenti culturali che uniscono, in un unico progetto, musica, degustazioni, mostre, readings, racconti veri e inventanti.
 
 

TGR Sicilia, 30.6.2016
"Il casellante" di Camilleri al Teatro Regina Margherita di Caltanissetta



Nino Amante
 
 

Scrivo Libero, 30.6.2016
Il Festival della Strada degli Scrittori il 3 luglio a Favara

Dopo un “Casellante” di Andrea Camilleri denso di emozioni, il Festival della Strada degli Scrittori – Numero Zero giunge a Favara il prossimo 3 luglio nello scenario suggestivo di Palazzo Cafisi.
[...]
“Il Casellante” di Andrea Camilleri ha emozionato e stupito ieri a Caltanissetta per l’inconsueta costruzione scenica, tra musica e recitazione, in un’armonia perfetta, spontanea, in cui nella struttura del melologo è impercettibile ogni passaggio o mutamento e dove perfino i cambi di scena o di costumi appaiono una naturale conseguenza degli eventi. “Il Casellante”, in un’alternanza tra comico e tragico, ha colpito anche per la determinazione della regia, che ha voluto quali interpreti di uno dei romanzi più intrisi di sentimenti dello scrittore empedoclino attori di grande talento, quali lo spettacolare Mario Incudine, convincente e perfino struggente di una poesia infinita e di una dolcezza disarmante, e Valeria Contadino che, intensa, toccante, rappresenta – per sua stessa ammissione dopo lo spettacolo – tutte le donne vittime di violenza, molte delle quali attraverso lei hanno fatto sentire un grido di rabbia e di dolore.
/Moni Ovadia, direttore artistico, ha chiuso la stagione teatrale nissena, quale impeccabile interprete dell’opera di Andrea Camilleri, in una metamorfosi continua, che lo ha visto sostanzialmente nei panni del grande narratore che entra nella fisicità e nell’anima dei suoi personaggi. Il pubblico del teatro Regina Margherita, non solo nisseno, è stato catturato dalla passionale messa in scena del regista Dipasquale fino al sorprendente e commovente finale. Prima dello spettacolo Incudine e Ovadia hanno ricevuto dal giornalista Felice Cavallaro, alla presenza del sindaco di Caltanissetta Giovanni Ruvolo e dell’assessore alla Cultura Marina Castiglione, l’attestato di ambasciatori della Strada degli Scrittori.
 
 

Il Fatto Nisseno, 30.6.2016
Mix di noia ed entusiasmo per “Il casellante” di Camilleri al Margherita

Caltanissetta – Il mito di Dafne ricollocato nella Sicilia del 1942, metamorfosi tragica di una donna annientata dalla violenza, al centro de “Il casellante” di Andrea Camilleri, sceneggiato in un tableau di quadri scenici dalla regia di Giuseppe Di Pasquale, approdato sulle scene al “Margherita” di Caltanissetta dopo il debutto al Festival di Spoleto.
Ricostruita in forma di melologo la Sicilia periferica del tramonto del regime, la vicenda si svolge intorno alla linea ferroviaria punteggiata di caselli, luogo letterario frequentatissimo dalla letteratura del ‘900 (Quasimodo, Vittorini e lo stesso Camilleri per citare gli esempi più noti). La ferrovia era la strada dello Stato, il trait d’union delle poche certezze di un Paese lontano nell’isolamento delle sue periferie, con le sue regole, i suoi orari, quasi una liturgia rassicurante.
Intorno ai suoi snodi le comunità umane, i paesi, con i luoghi di sociabilità, il salone del barbiere-Ovadia con le chiacchiere a suon di musica e con le presenze del potere, di tutti i poteri, dai Carabinieri-musicanti al mafioso che muove le fila nel back-stage di quella società arcaica, e stabilisce chi vive e chi muore, con il linguaggio allusivo e i movimenti felpati, garbati, indiscutibili, con cui riempie discretamente la scena.
Protagonista la musica originale e il canto di Mario Incudine, filo conduttore dello spettacolo con aperture alla poetica del “cunto”, sullo stile di Pirrotta e Cuticchio, a cui è affidato il compito di contestualizzare storicamente lo sguardo sarcastico di Camilleri sulla retorica del fascismo, con gli arrangiamenti dissacranti delle marce del regime di quella colonna sonora che dalla sala da barba percorre le strade di notte della serenata a “scuncio”, commissionata dal boss per innescare una catena di vendette.
Troppo lungo il primo atto, che costruisce l’antefatto del dramma, insieme familiare (la coppia Minica-Nino e il desiderio struggente di un figlio) e collettivo (l’incombere della guerra, la costruzione dei bunker, le trame dei mafiosi, i bombardamenti devastanti).
La tensione tra il desiderio di vita e l’artiglio distruttivo della violenza e della morte è molto meglio rappresentata nel secondo atto, quasi autosufficiente rispetto al primo, in un cui la tensione della separazione tra i due sposi, il carcere di Nino preso nelle maglie del potere e poi “posato” per l’intervento del boss, la solitudine disperata di Minica e la ferocia della violenza che la distrugge, strappandole il bambino che stava finalmente aspettando, ricompongono nella parte finale la risposta della donna alla tragedia: vuole tornare alla terra, sentire le proprie radici e riuscire a generare frutti, ritrovare una vitalità primigenia che la compensi dell’annientamento della sua maternità.
E il marito si ritrova ad assecondarla, ad accudirla in quel suo voler diventare “albero”, che sulla scena la trasforma in una Dafne primitiva, premuroso quanto disperato, fino a quando dalla guerra non verrà la catarsi della vita: un bambino, sopravvissuto ai bombardamenti, che li farà tornare pienamente “umani” entrambi.
Senza la potenza interpretativa di Moni Ovadia, impegnato a sostenere tre parti differenti, tutte ambigue in crescendo, dal barbiere ironico alla mammana sapiente, fino all’efferato stupratore nascosto sotto le sembianze amichevoli di un casellante vicino, lo spettacolo probabilmente non esisterebbe, e sicuramente non avrebbe quel respiro di universalità teatrale che le voci e il canto di Ovadia impongono sulla scena con una forza evocativa eccezionale.
Non basta questo a rendere giustizia al testo di Camilleri, come non basta l’intensità espressiva dell’attrice protagonista, Valeria Contadino. La necessità di una riscrittura dei tempi e delle azioni sceniche appare indispensabile se si vuole valorizzare questo lavoro e rendere più limpido il filo conduttore, il contrasto dei registri paralleli, comico e tragico, che coinvolgono e travolgono i personaggi, se si vuole rendere leggibile nella contemporaneità universale l’ambivalenza e il conflitto tra violenza e natura, tra morte prodotta dagli uomini e vita generata incessantemente dalla natura, che intorno alla femminilità violata di Minica ricostruiscono la possibilità di umanizzare la vita, per tutti. Metamorfosi positiva di una Sicilia stuprata che sembra sempre capace di rigenerarsi.
C’è un respiro profondo nella vicenda raccontata da Camilleri, con una vena di amarezza grottesca che ricorda il miglior Rosso di San Secondo, anche nella rappresentazione del potere oltre che nella capacità di rendere l’umiliazione della donna “cosificata” di tanti suoi capolavori.
Il pubblico del Margherita, dopo un primo tempo annoiato, ha applaudito con entusiasmo il finale, mostrando di saper comprendere, e discernere, al di là della retorica della partecipazione.
E la Strada degli Scrittori, che proprio a Caltanissetta trova il suo capolinea, forse ha bisogno di qualche nuovo casellante.
Fiorella Falci
 
 

Agrigento OGGI, 30.6.2016
Ad Agrigento si presenta il libro “Hoefer racconta Camilleri” di Andrea Cassisi – Lorena Scimè

Domani, venerdì 1 luglio, ore 18, ad Agrigento, presso Pani’n Plaza (piazza San Francesco, 11), Andrea Cassisi e Lorena Scimè presentano il loro libro “Hoefer racconta Camilleri”, edito da Dario Flaccovio. Con gli autori conversa il giornalista Alan David Scifo.
“Hoefer racconta Camilleri” è la raccolta dei ricordi di Federico Hoefer, poeta e carissimo amico dello scrittore Andrea Camilleri, delle loro esperienze e delle avventure giovanili nella natia Porto Empedocle. La letteratura, il teatro, le ragazze, il ping pong, le gite per mare, la pesca e tante altre passioni condivise dai due intellettuali sono narrate con nostalgia da Hoefer e affidate alla penna di Cassisi e Scimè, due giovani giornalisti siciliani. Camilleri ha accolto questo volumetto definendolo “il più bel regalo della mia vita”.
Kalos
 
 

 


 
Last modified Wednesday, August, 19, 2020