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RASSEGNA STAMPA

MAGGIO 2016

 
RTVS, 3.5.2016
Komisár Montalbano: Hra s tromi kartami
Štvrtok 5.05.2016

Dalšie príbehy z volného cyklu kriminálnych príbehov s hlavným hrdinom komisárom Montalbanom, nekonvencným sicílskym komisárom.
 
 

Pravda.sk, 4.5.2016
TV program
Jednotka (štvrtok, 5.5. 00:10):
Komisár Montalbano: Podla hmatu
Originálny názov: Il Comissario Montalbano: Il senso del tatto
(farebný mystický film, Taliansko, 2002)

Popis:
Kto by mohol chciet zabit slepca? Úbohého, opusteného starca, žijúceho zo svojej chudobnej penzicky, ktorá tak akurát vystací na živobytie pre neho a jeho psa? S najväcšou pravdepodobnostou si jednoducho zle nadávkoval prášky na spanie a jeho slabé srdce to nevydržalo. A predsa sa Montalbanovi na tej smrti nieco nezdá.
 
 

La Sicilia, 5.5.2016
Festival di Spoleto
Emma Dante, Abbagnato
"Il casellante" con Ovadia

Roma. Torna il Festival dei due Mondi di Spoleto dal 24 giugno al 10 luglio. [...] In programma anche [...] “Il casellante” di Camilleri con regia di Giuseppe Di Pasquale e Moni Ovadia protagonista.
 
 

Blasting News, 5.5.2016
"L’altro capo del filo", in uscita il nuovo romanzo di Camilleri
“L’altro capo del filo” è ambientato nella Sicilia attuale, protagonista, ancora una volta, il commissario Montalbano

Il commissario Montalbano è in attività dal lontano 1999. Nonostante la distanza temporale, il personaggio creato dalla penna geniale di Andrea Camilleri, fa nuovi proseliti ad ogni nuova uscita. Che venga presentato in televisione – dall’ottimo Luca Zingaretti, il suo interprete storico – o semplicemente letto, l’interesse per il commissario siciliano non accenna a diminuire. Questa volta, nel nuovo romanzo “L’altro capo del filo”, che in Italia sarà pubblicato il 26 maggio 2016, Salvo Montalbano, si muove all’interno di un paesaggio particolarmente attuale. Non fosse altro perché, tutti i giorni, i notiziari delle varie reti annunciano recenti episodi di quell’esodo epocale che si sta manifestando da alcuni anni.
Il dramma dei migranti
I personaggi che conosciamo da sempre, nel centesimo romanzo scritto da Camilleri, sono stati situati e incorniciati in questa diaspora umana che scuote le coscienze degli europei. In primis – perlomeno in Italia – le coscienze dei siciliani. Infatti, la penna dello scrittore, disegna un’intera cittadina, Vigàta, pullulante di persone che cercano di aiutare come possono i disperati che scendono dai barconi. Quindi, non solo la capitaneria e la polizia, ma anche tanti volontari sono pronti ad agire. In questo frangente così animato, Livia – l’eterna fidanzata del commissario – riesce a strappargli delle promesse.
Trama
Una delle promesse fatte da Salvo è quella di farsi un vestito nuovo. L’altra è strettamente collegata a questa, anzi, la precede: Livia vuole partecipare col suo Montalbano alla festa per i 25 anni di matrimonio di una coppia amica. E, il suo eterno fidanzato, lo vorrebbe col vestito nuovo di atelier. Così, per tener fede a quanto promesso, Montalbano si reca nella migliore sartoria del paese. Qui, conosce una delle figure importanti del plot inventato da Camilleri: Elena la sarta. Intanto gli sbarchi si susseguono. Una notte che Montalbano è al porto per un’ennesima tragedia del mare, proprio la sarta, Elena, che dovrebbe lavorare al suo nuovo completo, è ritrovata trucidata a colpi di forbici. Parte l’indagine. Salvo trascorre, tra un impegno e l’altro coi migranti, intere ore a indagare nella sartoria dove è stata ammazzata la povera Elena. Amici, lavoranti, possibili nemici, eventuali amanti, tutto viene tenuto in conto dal commissario. Ma, niente, mentre indaga nessuna delle varie ipotesi che si palesano alla sua mente lo convincono. Poi e a un certo punto, i fili della vita di Elena conducono lo sguardo del commissario lontano, nel passato di quella donna giunta a Vigàta con solo la sua vita e la passione per la sartoria.
Diegoromero
 
 

RagusaNews, 5.5.2016
Scicli, ufficializzati i nomi dei candidati sindaco
Aperta la campagna elettorale...nella fiction

Scicli - Ecco svelati i nomi dei candidati alla poltrona di sindaco di Scicli: Luigi Palladino, con il motto “più efficienza più ordine”, del partito “Trinacria Unita” e Alescio con “Per una Vigata più bella”. Si è aperta la campagna elettorale a Scicli. Cosa strana da queste parti, in effetti. I manifesti sono già in  bella mostra e la gente, incredula, si ferma a guardare. I candidati fanno già bella mostra di sé, con i loro sorrisi di pietra e lo sguardo rassicurante: c’è il giovane rampante, in completo elegante, c’è il buon padre di famiglia, colui che si è costruito da solo. Ce n’è per tutti i gusti: l’usato garantito, il giovane che vuole “rottamare” (termine ormai caduto nel  dimenticatoio) la vecchia politica e l’imprenditore che invece da’ sicurezza e sembra dire: “se io ce l’ho fatta, potete farcela anche voi insieme a Alme”. C’è già chi si è galvanizzato anzitempo (e forse anche  troppo) per la notizia, altri invece aspettano prudentemente all’ombra de’ cipressi. Ma state sereni: le elezioni ci saranno solo durante la prossima stagione del Commissario Montalbano. Sono iniziate da qualche giorno, infatti, le riprese delle due nuove puntante che andranno in onda su RAI 1. Si chiameranno, rispettivamente, “Un covo di Vipere”, tratto da uno dei romanzi di Camilleri e “Come voleva la prassi”, tratto invece da un racconto dello scrittore di Porto Empedocle. E sarà proprio in “Come voleva la prassi” che il commissario condurrà un'inchiesta che lo porterà a lambire il mondo della politica e che, “secondo la prassi”, verrà lasciata in un archivio chiuso in fondo ad un cassetto. “Un covo di vipere”, invece, è un’inchiesta che porterà Montalbano ad indagare sulla morte di un uomo apparentemente normale ma che in realtà nascondeva tragici segreti. Ad accomunare entrambi gli episodi, la dimensione onirica: tutti e due (almeno nella finzione letteraria) si aprono con un sogno del Commissario.  Oltre allo storico interprete del commissario, Luca Zingaretti, è stato riconfermato tutto il cast, compresa la nuova Livia, Sonia Bergamasco. I nuovi episodi verranno mandai in onda nel 2017 e secondo alcune anticipazioni, ci sarebbero in cantiere altri due episodi che verranno girati l’anno prossimo.
Irene Savasta
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 5.5.2016
Detto tra noi
Caso Maniaci, non scomodate Sciascia. Basta Camilleri

Con quei baffi così pronunciati e quella pronuncia così incisiva, Pino Maniaci sarebbe potuto entrate senza difficoltà alcuna nel cast del “Commissario Montalbano”. [...]
La presunta storia dei suoi poveri cani giustiziati per questioni di corna ma trasformarti in vittime di una vendetta mafiosa, sarebbe l’incipit perfetto di un nuovo giallo dell’ineffabile commissario Montalbano. Insomma, forse è esagerato scomodare Leonardo Sciascia, per farsi un’idea della personalità di Pino Maniaci e del “Contesto” dentro il quale ha vissuto e che in parte ha costruito. Per raccontare Maniaci sarebbe più adeguato Andrea Camilleri con la sua inesauribile capacità di forgiare maschere siciliane. Eccentriche, drammatiche e ridicole nello stesso tempo.
Massimo Lorello
 
 

Sette - Corriere della Sera, 6.5.2016
Giorgio Montefoschi / intervistato da Vittorio Zincone
«I libri della Ferrante sembrano da portineria. Camilleri? Non lo leggo»
«Da giovane», ricorda lo scrittore, «andavo alla Feltrinelli per vedere le presentazioni dei romanzi di Carlo Cassola e Fausta Cialente. Ora l'evento è l'uscita dell'ultimo volume di Margaret Mazzantini o di Chiara Gamberale che si fa fotografare in una vasca da bagno»

[..]
Anche Andrea Camilleri è spesso tra i bestseller.
«Non lo leggo. Non so il siciliano. Ammetto che non mi interessa, non me ne frega nulla».
[...]
 
 

TV Spored, 7.5.2016
07.05.2016
18:10 - 20:00
Inšpektor Montalbano
Nadaljevanka / Kriminalka, 9. sezona, 1. del, Italija

Montalbano je inšpektor v kraju Vigata. Je grob clovek, odgovoren in resen pri delu, hkrati pa odprt in prijazen do ljudi, ki jih pozna in jim zaupa.
Montalbano mora na svojem obmocju preiskovati številna kazniva dejanja, ki mu jih vedno - po zaslugi izjemne inteligence in pomoci številnih asistentov, tudi zunaj policije - uspe natancno rekonstruirati in rešiti. Med njegovimi sodelavci so namestnik Mimi Augello, inšpektor Giuseppe Fazio, nerodni policist Agatino Catarella in drugi policisti na postaji. Med njegovimi zunanjimi sodelavci so prijateljica Ingrid Sjostrom, novinar Niccolo Zito in, bolj redko, Adelina, njegova kuharica. V zasebnem življenju je Salvo v razmerju na daljavo z Livio Burlando. Z njo ima burno zvezo, v kateri vedno prevlada ljubezen. Kriminalno serijo so posneli po romanu italijanskega pisatelja in scenarista Andrea Camillerija.
Režija: Alberto Sironi
Igrajo: Luca Zingaretti, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Cesare Bocci, Davide Lo Verde, Marcello Perracchio, Roberto Nobile
 
 

Falseum – Museo del Falso e dell’Inganno, 9.5.2016
Andrea Camilleri per il Fake festival 2016

È uno degli autori italiani più importanti. Siamo andati a trovarlo, tra i suoi tanti libri, e ci siamo fatti raccontare qualcosa di più sul vero e sul falso.
Siete curiosi di sapere cosa ci ha detto Andrea Camilleri?
Potrete vedere l'intervista completa durante il Fake festival, il 21 e 22 maggio prossimi.
Riproduci video
 
 

Mangialibri, 9.5.2016
Quanto vale un uomo
Autore: Andrea Camilleri
Genere: Saggio Storia
Editore: Skira 2016

Il 20 maggio 1927 sulla pista del Roosevelt Field di New York tre velivoli si preparano a tentare per la prima volta la più grande impresa mai concepita fino ad allora per un volo: raggiungere Parigi senza fare scalo. In palio 25.000 dollari offerti dal magnate Raymond Orteig fin dal 1919. Si tratta del “Columbia” di Giuseppe Bellanca, del trimotore “America” del colonnello Byrd e dello “Spirit of St. Louis” dello svedese naturalizzato Charles Lindbergh. L’”America” viene bloccato per un problema tecnico. Il “Columbia” - la creatura del siciliano di Sciacca che da bambino si incantava a guardare gli uccelli per carpire i segreti del volo e che aveva realizzato i suoi sogni in America – non può volare a causa di mancati accordi all’ultimo momento tra Bellanca e il suo socio, Charles Levine. A decollare - e ad entrare di fatto nella Storia – sarà soltanto il monoposto di Lindbergh. Così, per un soffio, l’italiano Bellanca perde un biglietto assicurato per la gloria… Niccioleta, piccolo borgo di minatori in Val di Cecina. Il 9 giugno 1944 i partigiani sono passati di qui, creando anche un certo entusiasmo. Ma da queste parti – certo c’è qualche fascista, anche qualche comunista – la politica non interessa granché e al massimo si discute se issare una bandiera rossa o una bianca. Dopo quell’episodio, però, il timore di una ritorsione fascista comincia a serpeggiare in paese con una vaga inquietudine. Eppure nessuno avrebbe mai potuto immaginare quello che stava per accadere. E i quarantaquattro lavoratori, quarantaquattro uomini abituati al duro lavoro e a poco altro, trucidati barbaramente dalle camicie nere, sono soltanto uno scarto imprevedibile del caso, finito nelle pieghe della storia e della cieca e insensata violenza fascista… Sessanta ore. Tanto è servito al dirigibile “Italia” per trovarsi esattamente dove il generale Umberto Nobile voleva, nel punto che sulla sua carta nautica segna il Polo Nord. È il 24 maggio 1928 ed è così che il generale intende celebrare i tredici anni dall’entrata in guerra dell’Italia nel primo conflitto mondiale. Una croce e un tricolore per simboleggiare la conquista italiana, ma ancora due ore sul posto per consentire altri rilevamenti agli scienziati a bordo. Perché l’intento di Nobile è essenzialmente di tipo scientifico prima che militare. Uomini coraggiosi, una Tenda Rossa, una tragedia imminente. La Storia racconterà presto una vicenda della quale, forse, non si conosce proprio tutto…
Da un incontro casuale con una signora siciliana che raccontò ad Andrea Camilleri una storia sconosciuta che riguardava un suo zio (di fatto uno dei tanti italiani emigrati in America, ma di certo uno un po’ “speciale”) nasce una idea di quelle particolarmente congeniali allo scrittore e regista empedoclino, sempre pronto a lasciarsi incuriosire e ispirare dai frammenti di storie vere da trasformare in narrazioni ampie e articolate e addirittura in testi teatrali, come in questo caso. Una piccola traccia, ricerche accurate ed ecco il progetto “Inedito d’autore”, nato da un’idea di Camilleri, appunto, e curato da Annalisa Gariglio. I tre testi che il progetto comprende sono andati in scena presso l’Auditorium Parco della Musica a Roma nel marzo 2014, il primo affidato a Marco Baliani, il secondo ad Ascanio Celestini, il terzo a Marco Paolini. Le storie, che Skira ha qui raccolto e pubblicato insieme ad un CD audio, sono gradevoli e incuriosiscono il lettore. Si scoprono, infatti, aneddoti sconosciuti, ad esempio che nel famoso film Aquila solitaria del 1957 di Billy Wilder con James Steward nel ruolo di Lindbergh, in una sequenza si vede il siciliano Bellanca che rifiuta con alterigia di vendere il “Columbia” allo svedese il quale è ben consapevole della superiorità dell’ aereo dell’italiano e avrebbe voluto acquistarlo per realizzare il volo transatlantico. In realtà, responsabile del rifiuto fu il socio di Bellanca, Levine, che invece nel film non compare. L’ipotesi è che Wilde, ebreo, non abbia voluto infierire sull’ebreo Levine, considerato il clima postbellico. Oppure leggiamo che negli anni ’30 Mussolini invitò Bellanca a costruire in Italia una fabbrica di aerei ma che lui, di famiglia socialista, rifiutò e rimase a vivere – praticamente sconosciuto – negli Stati Uniti. Meritorio, inoltre, che autori, curatrice ed editore abbiano devoluto i loro diritti ad Emergency.
Alessandra Farinola
 
 

La Gazzetta dello Spettacolo, 10.5.2016
Andrea Camilleri, nuovo caso per Montalbano
Si chiama “L’altro capo del filo” ed è il prossimo libro di Andrea Camilleri

Se a Roma si organizzano manifestazioni tipo La Tribù dei lettori, per cercare di trovare una risposta a quanti denunciano la fuga dalla lettura, il problema sembra non lambire uno scrittore come Andrea Camilleri. Infatti, l’interesse per la sua produzione letteraria pare non avere flessioni. Ogni pubblicazione è un centro. Anche perché al suo arco ha buone frecce. Una di quelle più appuntite è rappresentato dal celeberrimo commissario Montalbano. Il personaggio è in attività dal lontano 1999, ma, nonostante la distanza temporale, continua a fare nuovi proseliti ad ogni nuova uscita. Questa volta, nel nuovo romanzo “L’altro capo del filo”, che in Italia sarà pubblicato il 26 maggio 2016, Salvo Montalbano, si muove nella cruda e attuale realtà di una Sicilia vista come la periferia di un mondo migliore di quello che viene lasciato alle spalle. È, quest’ultima, la visione che molti disperati in fuga hanno delle coste dell’isola che, vale la pena ricordarsene, funzionano come le coste dell’Europa. Insomma, in questo nuovo volume, Camilleri, cita ampiamente il fenomeno del dramma dei migranti.
Infatti, i personaggi che conosciamo da sempre, sono stati incorniciati in questa diaspora umana che scuote le coscienze degli europei. La penna dello scrittore, disegna un’intera cittadina, Vigàta, pullulante di persone che cercano di aiutare come possono i disperati che scendono dai barconi. Questo centesimo romanzo di Camilleri, è architettato all’insegna della socializzazione e dell’aiuto. Ovviamente, il commissario Montalbano è impegnato a dirigere l’accoglienza ai disperati che riempiono i barconi. A un certo punto, però, è costretto a interessarsi di un omicidio. Il fatto è che, Salvo, aveva promesso alla sua fidanzata di partecipare insieme a una festa: i 25 anni di matrimonio di una coppia amica. Occorreva un abito nuovo che, Montalbano, ordina nell’atelier di Vigàta. Purtroppo, è proprio la sarta incaricata di cucire il suo vestito nuovo che viene ammazzata.
Salvo trascorre, tra un impegno e l’altro coi migranti, intere ore a indagare nella sartoria dove è stata ammazzata Elena, la sarta. Amici, lavoranti, possibili nemici, eventuali amanti, tutto viene tenuto in conto dal commissario. Ma, niente, mentre indaga nessuna delle varie ipotesi che si palesano alla sua mente lo convincono. Poi e a un certo punto, i fili della vita di Elena conducono lo sguardo del commissario lontano, nel passato di quella donna giunta a Vigàta con solo la sua vita e la passione per la sartoria.
Massimo Albertini
 
 

Pravda.sk, 11.5.2016
TV program
Jednotka (streda, 18.5. 03:00):
Komisár Montalbano: Okruh okolo bóje
Originálny názov: Il Comissario Montalbano: Il giro di Boa
(farebný mystický film, Taliansko, 2005)

Popis:
Komisár kriminálnej polície v sicílskom mestecku Vigata Salvo Montalbano je rozhodnutý so svojou profesiou tresnút. Po neoprávnenom zásahu polície v Diazových kasárnach, ktorý štátna byrokracia zamietla pod koberec, prestáva vidiet zmysel svojej práce.
 
 

Vivere San Benedetto, 12.5.2016
Servigliano: sabato sarà inaugurata la biblioteca comunale intitolata a Camilleri
Intitolata ad Andrea Camilleri, il nuovo servizio è previsto negli ex locali delle poste della frazione Curetta.

Sabato prossimo il Comune inaugurerà una nuova biblioteca comunale presso i locali comunali della frazione Curetta. Locali che sono stati lasciati liberi dalle poste italiane ed un tempo gli stessi erano occupati dalle scuole elementari. Anticamente la frazione Curetta era il vero e proprio fulcro del paese. Successivamente si scese a valle creando la città di Servigliano. Ora tutta la comunità potrà usufruire di una biblioteca.
E' stato possibile realizzare l'opera grazie alla collaborazione della Provincia di Fermo. Dopo aver ristrutturato l'ex stazione ferroviaria in "Casa della Memoria" l'ente provinciale ha concesso un contributo per la biblioteca. All'interno saranno disponibili volumi cartacei, digitali e postazioni multimediali. Ogni cittadino può liberamente donare un libro, nuovo oppure usato, per arricchire la scelta dei volumi e delle tipologie. La biblioteca sarà intitolata ad Andrea Camilleri il "padre" del commissario Montalbano. Ci saranno tutte le sue opere grazie ad una collaborazione con la sua casa editrice.
L'inaugurazione avverrà sabato prossimo alle ore 17.00 e sarà presente anche la figlia di Andrea Camilleri, Mariolina, insieme al sindaco Mario Rotoni. Inoltre, l'attore Franco Barbero leggerà alcuni testi dello scrittore siciliano accompagnato dal tenore Sergio Conte Cerutti.
Andrea Leoni
 
 

RagusaNews, 12.5.2016
Convegno sulle Neuroscienze
Con il dottor Walter Rocca

Ragusa. [...]
Collaterale al convegno, “Il gusto di Montalbano”, evento eno-gastronomico-culturale che si terrà sabato 14 maggio 2016, alle ore 20, nella Pagoda di Villa Fortugno.
Il binomio cinema-cibo è risultato vincente per gli Iblei. Le immagini del “Il Commissario Montalbano” hanno fatto il giro del mondo, facendo conoscere la bellezza di una terra unica. Non solo per la sua storia e per la sua arte, ma anche per la sua cucina, presto diventata una delle sue più suggestive icone. Conversando con il regista della serie televisiva “Il Commissario Montalbano” Alberto Sironi e con lo chef responsabile della cucina al Cluster Biomed di Expo 2015, Salvo Nicastro, scopriremo i segreti di una formula di successo che, legando il cinema al cibo ha reso gli Iblei un territorio ad alto potenziale turistico.
 
 

RagusaNews, 14.5.2016
Omaggio artistico al cast di Montalbano
Ritratti dei protagonisti

Scicli - Omaggio “artistico” al cast de “Il commissario Montalbano” sul set del palazzo municipale di Scicli di via Mormina Penna. Un gruppo di giovani artisti siracusani, infatti, ha omaggiato l’intero cast con dei quadri-ritratti. Luca Zingaretti, Cesare Bocci e Peppino Mazzotta hanno ricevuto direttamente sul posto, e con grande sorpresa, i loro ritratti. L’iniziativa è nata dalla collaborazione fra Davide Imbraguglio, diplomato all'accademia d'arte, e Rosario Fabrizio Blasco, laureato in comunicazione, entrambi appassionati al settore cine-teatrale. Le opere, interamente realizzate dall'artista Davide Imbraguglio, sono state in parte sovvenzionate da Rosario F. Blasco, che ha collaborato alla selezione dei soggetti fotografici originali e la scelta dei materiali da impiegare.
 
 

Corriere Adriatico, 15.5.2016
Servigliano, la figlia di Camilleri all'inaugurazione della biblioteca

Servigliano - Prima la scuola elementare, poi l'ufficio postale, ora la biblioteca Andrea Camilleri. Spazi multiformi quelli dell'edificio nel centro di Curetta, dove ieri è stata inaugurata la nuova biblioteca multimediale intitolata al grande scrittore siciliano. Un momento storico per la piccola comunità, che si è riunita in toto (un centinaio di presenti) per il taglio del nastro dei nuovi spazi, arredati quasi per intero con materiali riciclati (un po' per scelta e un po' per necessità di budget).
Ospite speciale è stata Mariolina Camilleri, figlia del creatore del "Commissario Montalbano", la cui famiglia ha donato una cospicua quantità di libri che attualmente occupano gran parte del patrimonio della nuova biblioteca. «Un'iniziativa a più mani portata avanti con l'aiuto davvero di tutti - ha evidenziato il sindaco Marco Rotoni - ma il merito va a chi ha fatto sì che oggi fossimo qua, quindi in primis la Provincia perché il primo mattone, quello economico, l'ha messo lei. E grazie quindi alla nostra sentinella Stefano Pompozzi. Poi c'è stato l'entusiasmo di noi amministratori per trovare un'idea per questi spazi, con l'intuizione di Maurizio Marinozzi. Abbiamo voluto dare un'opportunità di incontro in questa area così dinamica già di per sé. E la biblioteca ci è parsa la cosa più giusta per ripartire dalla lettura, un Dna culturale che si va perdendo. Ma una semplice biblioteca non ci bastava. Abbiamo voluto un luogo che riavvicina in maniera intelligente, camaleontica, multimediale alla lettura».
Nella ricostruzione dell'iniziativa, Rotoni ha ricordato come l'incontro con la famiglia Camilleri sia stato la ciliegina sulla torta. «Non ho la dialettica di mio padre e gliela invidio molto - ha detto Mariolina - ma sono davvero felice di quanto si è concretizzato qui a Curetta». È stato grazie all'interessamento della figlia di Andrea, infatti, che le case editrici Sellerio e Mondadori hanno accolto la richiesta di inviare gratuitamente decine e decine di volumi alla nuova biblioteca. «Il bello è che questo patrimonio si potrà arricchire con successive donazioni - ha sottolineato Eugeni, uno dei promotori dell'iniziativa - l'idea, in realtà, nacque nel 2014 a casa Camilleri durante una cena e lo scrittore accolse subito la proposta».
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 16.5.2016
Ragusa, scattano una foto e vincono una cena con Montalbano
Cliccare qui per il video

Una cena con Montalbano. L’hanno vinta in sei, partecipando a #sicilianosono, il contest fotografico organizzato dalla Rai. Hanno mangiato con Montalbano, ma sono stati anche un giorno tra i luoghi della celebre fiction, grazie ad uno dei vincitori Giuseppe Santoro che ha realizzato il video: “Sono nato qui, ad Ispica, così ho pensato di impegnare anche un pezzo della nostra giornata per vedere questi posti favolosi”.
(a cura di giorgio ruta)
 
 

RagusaNews, 16.5.2016
Ve lo cucino io Montalbano!
Parola di Salvo Nicastro

Ragusa - Montalbano a tavola e' insuperabile. I suoi piatti trovano il riscontro del grande pubblico ma anche di appassionati di cucina. È bastato mettere insieme lo chef Salvo Nicastro, reduce dall'esperienza dell'Expo, il regista della fortunata serie TV Alberto Sironi e il presidente della Federazione Neurologi Ospedalieri, Francesco Iemolo per coniugare al meglio il tema cibo, cinema e mente.
"Dovendo interpretare una serata gastronomica all'insegna della cucina di Montalbano - rivela lo chef Salvo Nicastro - mi sono chiesto quali erano i presupposti gastronomici che governano i libri di Camilleri. Probabilmente il cibo è ovunque, il protagonista principale, sempre presente o evocato anche se mai descritto nei dettagli. L'unica ricetta la ritroviamo nel racconto "Gli arancini di Montalbano" per il resto sono piatti classici della tradizione gastronomica siciliana correlati di emozioni e sentimenti. Parto dalla consumazione e dal ritrovamento che il Commissario fa ogni qual volta si trova ad affrontare il cibo in un atto simbolico ricco di segni e di significati. Il frigo della sua casa di Marinella è una sorpresa: può essere pieno di una dalle tante pietanze della sua governante Adelina o vuoto. A me interessava analizzare il vuoto, ovvero la "mancanza". L'immagine che Sironi ci restituisce è quella di un commissario solo davanti al cibo o se in compagnia comunque "muto" in un rituale religioso silenzio. Il suo mancato complesso Edipico lo porta a non cucinare e a mangiare cibi preparati da altri mai da donne con cui ha una relazione sentimentale solo donne materne ed in alternatine da maschi come Enzo e Calogero che rappresentano il suo complicato rapporto con suo padre".
Il menu della serata si è ispirato allora ai piatti della tradizione evocati dal grande effetto semantico della parola: il cibo che parla di cibo. Ma privilegiando i prodotti della nostra terra come gli ortaggi, l'olio Dop Monti iblei e il il vino Cerasuolo. Ecco allora le Melanzane a quaglia, ad imitare una cacciagione interdetta perchè ad uso esclusivo di aristocratici latifondisti, oppure la Melanzana a cotoletta, ad imitare la carne, inaccessibile ai contadini. Oppure sempre la Melanzana a trigghiuledda ad imitare la famosa frittata di piccole triglie da mangiare infarinate e fritte insieme a pomodoro e basilico a forma di frittata, accompagnata da cipolla dolce di Giarratana macerata nell'aceto rosso di vino. Oppure i "piscipanelli" le Panelle palermitane chiamate in questo modo perchè a forma di piccoli pesci ad imitare una inarrivabile frittura di pesce. La famosissima ricetta di Pisci di Mare, finocchi femminini, quelli lunghi, tagliati a forma di pesce infarinati e fritti. E per finire la ricetta che rappresenta l'apoteosi del potere della parola la Pasta con le sarde a mari. Si tratta di una ricetta che arriva dalla montagna, le Madonie, dove la reperibilità del pesce fresco è rara, contaminazione della classica ricetta della pasta con le sarde senza sarde perchè sono rimaste al mare. Questa deliziosa ricetta è un ennesimo stratagemma della fantasiosa cucina siciliana, che diventa una cucina vegetariana di imitazione che riempie con straordinaria fantasia un vuoto. Le economiche verdure dalla forma dei più costosi pesci inventano la figura retorica gastronomica dell'analogia.
Il menù poi ha avuto il timbro di Alberto Sironi, brillante conversatore e affabulatore, che ha spiegato il successo di un personaggio uscito dalla brillante penna di Andrea Camilleri e che ha fatto il boom televisivo in forza anche di collaudate e incantevoli location della terra iblea.
Menù
Antipasto: Pisci di terra, frittura mista di ortaggi della Cooperativa Flora di Sicilia, con piscipanelli, cazzili e arancine alla norma bicolore e bisapore.
Primo: Fusilli di grano integrale Tuminia del Mulino del Ponte con le sarde a mare (come la pasta con le sarde senza sarde), finocchietto selvatico, pane atturrato, pinoli, uvetta, salsa di pomodoro, pinoli, Ragusano.
Secondo primo: Cavati con Tuma Persa Caseificio Passalacqua dei monti Sicani e pomodorini pixel.
Secondo: Parmigiana di Melanzana con pistacchio e doppio Ragusano stagionato e fresco e Melanzane a quaglia in salsa verde dell' azienda vittoriese la Signora Melanzana.
Dolce: Bianco Mangiare al latte di Mandorle, puro semplice materno con scaglie di mandorle tostate e cannella.
Vino: Cerasuolo di Vittoria a cura del Consorzio Cerasuolo di Vittoria
 
 

MerateOnline, 16.5.2016
Robbiate: un viaggio letterario e sociale per scoprire Montalbano

Nella serata di venerdì, presso la dependance di Villa della Concordia, il professor Lorenzo Zumbo, docente di lettere presso l'Istituto Greppi di Monticello, ha presentato ad un pubblico composto soprattutto da giovani studenti la figura del commissario Salvo Montalbano.
L'incontro, dal titolo "Montalbano sono", è stato un viaggio letterario tra i testi di Andrea Camilleri e i colori della Sicilia, che i presenti hanno potuto apprezzare grazie ad alcuni spezzoni della serie televisiva, oltre che un'analisi letteraria e sociologica sul personaggio così tanto amato.
"Uno dei libri più venduti di Montalbano ha raggiunto il milione di copie, le opere di Camilleri sono state tradotte ovunque; eppure l'impatto che ha avuto il personaggio televisivo è stato travolgente", ha spiegato il professor Zumbo. "Per parlare di Montalbano bisogna fare però un richiamo letterario a Pirandello e al suo Mattia Pascal a cui Camilleri deve moltissimo per contrapposizione: nella frase "Montalbano sono" il commissario esprime il suo essere allo stato puro, vincolato al rapporto che ha con gli altri. Così la Sicilia ha delegato molto ai suoi autori: il suo volto, il suo profilo geografico".
Nel pomeriggio di ieri, sempre a Villa della Concordia, si è tenuto un secondo appuntamento sul tema con "L'aperitivo con Montalbano".
 
 

Auditorium Rai Palermo, 16.5.2016
Appuntamenti nel fine settimana all'Auditoriuum con il documentario di Diego Ronsisvalle e il concerto del duo Pianistico Ammirata Varagona

Venerdì 20 maggio, alle 18.
Proiezione di “Il meridiano della Solitudine” docu-film di Diego Ronsisvalle, realizzato da Rai Cultura grazie alla collaborazione della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella. La proiezione è organizzata nell’ambito della quinta edizione della “Settimana delle culture”.Intervengono, fra gli altri, la Presidente della Settimana delle Culture, Gabriella Renier Filippone, il drammaturgo Aurelio Pes, il giornalista e scrittore Alberto Samonà.. Sarà presente il regista Diego Ronsisvalle. Il film, che si snoda attraverso le pagine del diario personale di Teresa Tasca Filangeri di Cutò, ritrae Lucio Piccolo, con la sua immortale poesia, ma anche Casimiro Piccolo e i suoi magici dipinti e la sorella Agata Giovanna, con la sua passione per la botanica; e ancora, la loro madre, la baronessa Teresa Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò, e Giuseppe Tomasi di Lampedusa, l’indimenticato cugino dei Piccolo, autore del Gattopardo. A raccontare il magico mondo dei Piccolo di Calanovella, alcuni grandi siciliani, come Franco Battiato, Andrea Camilleri e Dacia Maraini. Un viaggio straordinario, con un cast d’eccezione: Teresa ha il volto e la grazia di Galatea Ranzi, mentre i versi di Lucio Piccolo sono magistralmente interpretati da Piera Degli Esposti e da Paolo Bonacelli.Il docufilm è dedicato ai fratelli Piccolo e alla loro madre Teresa, personaggi irripetibili, simboli di una Sicilia unica, e all’amata dimora Villa Piccolo, a Capo d’Orlando. Racconta Andrea Camilleri: “Quando i figli di Teresa si ritirarono con lei nei loro possedimenti , cominciarono a creare il loro universo da piani diversi: uno era quello di tenere viva la storia della famiglia circondandosi di oggetti simbolo di quel passato, residui di quella storia, che componevano una sorta di museo, museo tuttora presente”.“Teresa – dice Dacia Maraini - fu una madre toccata dalle tragedie familiari. Del suo dramma personale i figli portavano i segni e credo che tutto questo sia dentro la poesia di Piccolo, in quei versi vi è come un dolore irrisolto”.“Quando ebbi occasione di visitare quella casa - racconta nel film Franco Battiato - percepii come delle energie sotterranee”.
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Salvatore Cusimano
 
 

El Periódico de Catalunya, 17.5.2016
Andrea Camilleri: "En italia hay gente honesta, aunque parezca extraño"
A sus 91 años, el esritor siciliano sigue haciendo evolucionar a su comisario Montalbano, cada vez más descreído


Andrea Camilleri, en su despacho, junto al escritor Antonio Manzini, que fue su alumno en la escuela de arte dramático y hoy compite en las listas de ventas italianas con él.

"Los casos de Montalbano representan un momento de Italia. El contexto político, o esas situaciones turbias que en Italia se encuentran a cada paso"
"Escribo un poco más sobre la mafia. La que actúa con complicidades políticas y bancarias, que no utiliza el kalashnikov pero solo ha cambiado los métodos"
"A Montalbano cada vez le interesa menos su deber oficial para convertirse cada vez más en una especie de cazador solitario"
"Mi personaje envejece con sus investigaciones, no como Maigret. Aunque en realidad no es un hombre viejo, sino cansado"

Andrea Camilleri nos recibe en el despacho de su casa, con vistas a los estudios de dramáticos de la RAI donde trabajó cuatro décadas. A sus 91 años, este director teatral que tras su jubilación empezó a escribir compulsivamente novelas en las que transformaba su Porto Empedocle natal en la imaginaria ciudad siciliana de Vigàta ha perdido prácticamente la vista pero no deja de imaginar libros protagonizados por su comisario Salvo Montalbano, ni tampoco de fumar. En la mano humea un cigarrillo. En una estantería, un humidificador compensa el humo con vapor de agua. "Si no se siente como en una cámara de gas, podemos hablar aquí", ofrece con su voz ronca. Ahora publica en España 'Una voz en la noche' / 'Una veu de nit' (Salamandra / Edicions 62); con ella suman ya 20 las novelas del comisario Montalbano traducidas en España (más otros 8 libros de relatos, y 23 titulos al margen de esta serie policiaca).
¿Cómo se encuentra, señor Camilleri? Digamos que de salud estoy bien. En cuanto a la vista, no veo más que sombras difuminadas. Nada más. Pero consigo trabajar gracias a la ayuda de esta señora (a sus espaldas se sienta su agente y colaboradora, Valentina Alferj), así que la cosa es menos grave de lo que podría parecer.
Me han dicho que ahora dicta sus libros. ¿Cómo cambia esto la manera de redactarlos? Es diferente. Cuando uno escribe, tiene siempre a la vista lo que ha escrito antes. Aquí has de tenerlo todo en la memoria. Lo que lo que hago es formarme una especie de imágenes con los personajes, y los puedo hacer hablar y moverse teniendo una visión continua como si fuese el teatro. Eso me permite mantener el hilo del discurso. Después está la continua relectura ("Certo", apunta Valentina). Digamos que mi trabajo se ha ralentizado. Pero funciona. He escrito ya dos libros de Montalbano en estas condiciones y creo que funcionan bastante bien.
Así que vuelve a sacar provecho de su larga experiencia teatral. Porque usted ya la aplicaba a los diálogos de sus novelas... En el diálogo ha sido fundamental para mí la experiencia teatral. Porque en teatro entra el personaje y no sabes nada de él. Ha de decirlo todo a través de sí mismo, de cómo habla, de cómo se mueve. Cuando escribo un personaje nuevo para introducirlo en una historia, lo primero que me imagino es cómo habla. Y después de haber intuido cómo habla, solo entonces lo empiezo a describir. Eso siempre ha sido un residuo de mi experiencia teatral.
El rostro tampoco es muy importante. No, solo como habla y cómo se relaciona con los otros personajes.
Así que el hecho de que el intérprete de Montalbano en TV, Luca Zingaretti, no se parezca demasiado al que nos imaginamos en los libros, tampoco es tan grave... No, no (ríe), no es algo grave. En realidad, a Montalbano no describí hasta la segunda o tercera novela. Se sabe que tiene bigote... pero yo mismo no lo visualizaba completamente.
Volvemos otra vez al teatro. Un personaje puede tener una cara en un montaje, otra en otro, otra más en el siguiente... Cierto.
El último libro que se ha publicado en España es ‘Una voz en la noche’. El libro se publicó en Italia en el 2012 pero además tiene una nota final que advierte de que fue escrito unos años antes. ¿Cuándo lo escribió? Al menos dos años antes.
Con Berlusconi aún. Así que las circunstancias han cambiado bastante... No tanto. En este caso específico hablo de un político, la persona determinante en el caso es un presidente provincial con poquísimos escrúpulos y Montalbano se comporta ante él en los márgenes de la ley porque si procediera según las reglas difícilmente podría llegar a una solución. Porque las coberturas políticas que existían entonces, y que continúan existiendo ahora, son fortísimas. Me interesaba mostrar la estatura moral de ciertos políticos italianos. Y lo he hecho a mi manera. Porque los casos de Montalbano en general representan un momento de Italia. Difícilmente el contexto en el que se produce el delito es un contexto no politico. En casi todos el contexto es la ambición política, o los servicios políticos, o esas situaciones turbias que en Italia se encuentran a cada paso. Por ejemplo en ‘La pirámide de barro’, que aún no se ha traducido en España, el tema son las uniones de empresas para obtener contratas públicas, un mundo en el que anida un volumen tal de corrupción que da miedo. Las obras públicas son una fuente de corrupción notable, siempre, en Italia.
Cuando lo entrevisté hace unos años, me explicó que en sus novelas la figura del mafioso no aparecía porque no quería correr el riesgo de convertirlos en personajes atractivos, como los del cine norteamericano. Pero me parece que la presencia de la mafia va siendo mayor en cada una de sus novelas. No los convierto en protagonistas pero existen, actúan, están allí, no puedo no hablar de ellos. En la mafia está sucediendo un hecho, más que la organización mafiosa empieza a contar el sentir mafioso, el comportamiento mafioso. Hoy no disparan, no hay atentados, pero todo lo que ha sucedido en Roma, por ejemplo, es otro tipo de mafia. Y por eso escribo un poco más sobre ella. Es un tipo de mafia que no utiliza el kalashnikov, cosa que me interesaba poco, me interesa más la mafia que actúa con complicidades políticas y bancarias. Pero su modo de comportarse es el mismo, es mafioso, son solo los medios de imponer la voluntad mafiosa los que han cambiado. Esto es lo que intento hacer entender.
Hay tres ‘montalbanos’ publicados en Italia pero aún no en España. ‘Un covo di vipere’, ‘La piramide di fango’ y ‘La giostra degli scambi’. ¿Cómo sigue evolucionando Montalbano? El segundo es más político, el último una especie de investigación policial casi pura, sin intervención mafiosa, el primero tiene pocos elementos mafiosos... en realidad lo que me interesa más es la evolución del personaje de Montalbano, que se aleja cada vez más del interés por seguir, digamos, el desarrollo judicial de su investigación. Cada vez se convierte más en un juego solitario de descubrimiento de la verdad. Porque en el 90% de los casos la persona que envía a prisión saldrá tarde o temprano absuelta, o con una leve condena, así que no es un justiciero, es un investigador que quiere averiguar la verdad. Cuando lo consigue, todo lo demás no le importa nada. Cada vez le interesa menos el que debería ser su deber oficial para convertirse en una especie de cazador solitario que intenta hacer luz para sí mismo, más que en nombre de la justicia.
Pero a Montalbano, aunque no le importe mucho la ley, los procedimientos de la justicia, siempre le ha importado la justicia en el sentido moral. ¿O ya ha renunciado? No, pero es un camino hacia el desinterés definitivo. Cuando yo hablo de su vejez, en realidad no es un hombre viejo. Es un hombre cansado. ¿Qué hacer con los imbéciles? Porque él, el crimen lo considera sobre todo un acto de imbecilidad. Y una vida consumada al contacto continuo con determinado tipo de gente es agotadora, lo ha acabado por cansar.
La sensación de envejecimiento ya aparece en la primera página de ‘Una voz en la noche’. Es para destacar que mi personaje, en el curso de todos los libros que he escrito, envejece con sus investigaciones. Siempre lo he querido diferenciar de personajes emblemáticos como Maigret, que son atemporales. Puede estar ocupada Francia y eso no lo afecta.
Sus novelas siempre tienen una pequeña introducción, a veces un sueño, a veces una ensoñación, o una escena absurda... Introduje este recurso a partir de la tercera novela. La serie ha tomado forma a medida que la iba escribiendo. Por ejemplo, en la primera escena de la primera novela, ‘La forma del agua’, no está Montalbano. A partir del segundo siempre está presente. Y en el 99% de los casos he acabado haciendo que fuese en forma de un sueño que, aunque sea de forma muy lejana, tuviese que ver con el desarrollo de la novela, como sueños premonitorios imposibles de descifrar pero que después el lector, en el transcurso de la lectura, acabará por relacionar.
Usted ha distinguido sus novelas/novelas, utilizando la terminología de Simenon, y las novelas policiacas. Además de esta función argumental, ¿en estos capítulos introductorios usted aprovecha para mostrar el estilo de ese otro Camilleri de las novelas/novelas? Puede que sea así. Mi escritura ha ido evolucionando. En Montalbano he contenido mucho mi escritura para que no se convirtiese en otro problema para el lector. Pero a medida de que los lectores se han habituado a mi lenguaje he ido llevando más el de mis novelas/novelas al interior de las novelas de Montalbano, no simplificado como en realidad lo era en las novelas que protagonizaba. Muchos lo han notado en las últimas novelas, que irrumpe cada vez más. Esto es algo voluntario.
Antonio Manzini me dijo que usted, en realidad, es un poeta. La poesía la escribí de joven, e incluso gané algún premio. Pero cuando empecé a dedicarme al teatro, la dejé. Y cuando al cabo de muchos años retomé la escritura, la poesía ya se había ido. Aunque supe que bajo el régimen de Franco un poema mío, ‘La muerte de Lorca’, se tradujo y tuvo cierta difusión.
Hablando de Franco. En España se llegó a decir que contra Franco vivíamos mejor. ¿Contra Berlusconi se vivía mejor? Ja, ja, es una frase deliciosa. ¡El espiritu sabio de los españoles! En realidad contra se vive siempre mejor.
¿Y ahora que no se puede salir a la calle contra Berlusconi? Estar contra es siempre una posición cómoda. Yo siempre he sido del partido comunista y siempre estábamos contra, contra, contra. Pero una vez que estuvimos a punto de ganar unas elecciones un alto dirigente comunista dijo, aterrorizado por la posible victoria: '¿Pero ahora qué hacemos?'
¿Y qué opinión tiene del actual gobierno de Renzi? Yo soy antirenziano, no por prejuicio sino porque tú no puedes gobernar diciendo que eres de izquierda y pactar a veces con Berlusconi, a veces con Verdini. Una cosa como esta no me interesa. Son compromisos sucios.
Pero quizá es imposible gobernar sin compromisos. Sí, dicen que la politica es el arte del compromiso. Estoy completamente de acuerdo. Pero estará de acuerdo también en que ha de haber un límite al que no se puede llegar. Y Renzi ha superado muy fácilmente estos límites.
¿Hay alguna posibilidad de que algo movilice o ilusione a los jóvenes italianos? No, hay un alejamiento de la politica, lo dicen las cifras. Hay gente honesta en Italia, aunque parezca extraño, pero es gente que se ha alejado de la política, que se demuestra continuamente que es corrupta. No siempre los italianos están dispuestos a colaborar con sus marranadas. Los jóvenes se dedican solo a buscar trabajo y si no lo encuentran se van.
Usted fue un pionero a la hora de introducir la figura de los inmigrantes en sus novelas. ¿Cómo está reaccionando Italia a su llegada? Cuando desembarcan en Sicilia se encuentran perfectamente. En otras partes de Italia, no tanto. Es un gran problema que durará y crecerá y que Europa no está preparada para afrontar. Se hace pagar a Italia, a Grecia, precios altísimos por esta inmigración sin que el resto de Europa colabore. Incluso el final de Europa puede acabar por producirse por esta invasión pacífica.
Usted escribe sobre Sicilia, pero hace 70 años que vive en Roma. ¿Es usted ya un romano o sigue siendo un siciliano? Siempre seré un siciliano. Usted puede irse a vivir a Nueva York, pero en su interior siempre será un catalán, ¿verdad?
¿Es distinto ver Sicilia desde la distancia? Esta mirada lejana de Sicilia es peligrosa, porque cuanto más alejado estás, más nostalgia sientes. Y la nostalgia te hace ver menos peligrosas algunas situaciones peligrosas. Por eso en los últimos años me niego a hablar de Sicilia, sobre todo de sus circunstancias políticas, porque no vivo allí pero sobre todo porque sería demasiado clemente. Porque en la memoria, en la distancia, el afecto que sientes hacia tu propia tierra te puede llevar a no querer ver cosas que no funcionan.
Hace pocos meses también se ha publicado en España un libro sobre las mujeres, reales o imaginarias, importantes en su vida. ¿Cómo refleja la figura de las mujeres en sus libros? Suelen ser fuertes, con personalidad... pero parece que vivan en un mundo aparte. En la comisaria de Montalbano no hay mujeres, Livia vive allí en Génova... Es que es diferente. Montalbano es perfectamente consciente de que si tuviese que vivir con Livia su relación no iría bien. La distancia de verse de vez en cuando hace que su relación se mantenga viva. Montalbano es sustancialmente un solitario que ha encontrado en la comunicación con esta mujer una relación en que es todo: es amante, es marido, es hijo. Livia tiene este poder.


El maestro y el alumno
Coincidimos en casa de Andrea Camilleri con Antonio Manzini. Un antiguo alumno del siciliano en la escuela de arte dramático que compite ahora con él mano a mano en las listas de los libros mas vendidos con sus novelas del corrupto policía Rocco Schiavone, de las que se acaba de publicar ahora en España la tercera entrega, 'Una primavera de perros' / 'Temps boig'. "Cuando él era director teatral éramos muy amigos, ha sido para mí una persona fundamental, me enseñó muchísimas cosas del teatro, de la literatura y de la vida. Enseñaba sin enseñarte, algo muy difícil. Luego dejamos de vernos, porque quedó absorbido por Montalbano, y ahora nos hemos reencontrado". Las décadas de trabajo en el teatro de Camilleri no son conocidaas en España, pero Manzini destaca que su carrera fue "maravillosa". "Para empezar, fue el primero en representar a Beckett en Italia, hizo grandes adaptaciones para la televisión, no era un dictador, era demasiado culto, monstruosamente culto para nosotros. Para mí tenía grandes sombras de infelicidad, y con la escritura acabó con ellas. Para mí en realidad es más un poeta, porque ha escrito mucha poesía aunque ha publicado poca, que un novelista", explica.

Ernest Alós
 
 

Vanity Fair, 17.5.2016
Michele Riondino: «Io, Montalbano punk»
Dopo aver vestito i panni del giovane Salvo Montalbano, Michele Riondino cambia registro e, in Falchi, nuovo film di Toni D'Angelo, è un poliziotto-giustiziere che non sa distinguere il bene dal male. Mentre lui sogna «di mandare affanculo i virtuosismi»

[...]
Come per il Giovane Montalbano, anche in Falchi lotta contro il crimine.
«Francesco, però, non è un buono come Salvo. È un personaggio che mi ha dato la possibilità di tornare ai caratteri noir a cui sono molto affezionato: naviga nell'illegalità, è un giustiziere, non agisce secondo le regole».
Un po' come Salvo.
«È vero, anche Salvo non rispetta tanto le regole, ma ha un senso di giustizia molto alto. In Falchi interpreto un vendicatore, un cacciatore di teste».
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Mario Manca
 
 

La Repubblica, 17.5.2016
Marco Malvaldi: "Ho successo solo perché faccio ridere"
Chimico, 42 anni, è il nuovo re Mida del giallo italiano: "Devo tutto a Camilleri ma il mio maestro è Monicelli"

Firenze. "Il" Malvaldi. Come un dizionario. Così dice di sé quando vuol prendersi in giro questo pisano di 42 anni, papà da sette, per dieci studente di canto in Conservatorio ("basso profondo ") e poi ricercatore di chimica alla Normale. "Diceva scemenze Einstein, figurarsi il Malvaldi". Finché sono arrivati i libri. Dieci romanzi in dieci anni, di cui sei del ciclo giallo del BarLume, dove una compagnia di pensionati fa da cornice alle investigazioni. Traduzioni in 11 Paesi, un milione di copie, la serie tv. L'ultimo libro, La battaglia navale, è in testa alle vendite da tre settimane. Tutto in casa Sellerio, sotto gli stessi colori delle copertine di Camilleri. "Parrà turpe, ma a lui devo la tranquillità economica. Se Camilleri scrive e vende, consente a uno o due giovani all'anno di provarci. Ho sfruttato la sua traccia. Oggi scrivere gialli è comodo. Passa per un'operazione culturale. Quando lui partì con Montalbano, equivaleva a farsi dare del rattuso. Per me che ne sono tifoso, stargli accanto è come giocare nel Torino".
[...]
Erede di Camilleri le pare impegnativo?
"Spero che l'erede di Camilleri abbia più qualità di me. Spero che arrivi a fare da traino al settore uno scrittore di rottura, uno che faccia bei libri reinventando un genere negletto, che ne so, la fantascienza. Non ce l'abbiamo un Asimov, un Philip K. Dick. Io no, io sono commerciale".
Angelo Carotenuto
 
 

Sellerio Editore, 18.5.2016

Fresco fresco di tipografia, in libreria dal 26 maggio. Il centesimo libro di #camilleri e il venticinquesimo libro Sellerio con il commissario #montalbano #laltrocapodelfilo
 
 

GR Piemonte, 18.5.2016
Servizio su “Quanto vale un uomo”
Per ascoltare il servizio cliccare qui, poi:
- selezionare "Archivio"
- fra TG e GR selezionare "GR"
- andare alla data del 18/5 edizione delle ore 12.10
- ascolto al minuto 12:03
 
 

RagusaNews, 20.5.2016
Ciak fine Montalbano con Zingaretti che imita Totò. Inno del Gioia. VIDEO
Spettacolo in via Mormina Penna

Scicli - Due settimane intense di riprese.
Luca Zingaretti ha oggi girato l'ultima scena a Scicli del Commissario Montalbano e a fine giornata la banda musicale ha intonato per lui l'Inno di Busacca, ovvero la marcia del Gioia Cristo Risorto di Scicli.
E lui ha omaggiato Antonio De Curtis Totò.


Zingaretti è il Gioia from Ragusanews on Vimeo.


Gioia Zingaretti from Ragusanews on Vimeo.


Zingaretti in Gioia from Ragusanews on Vimeo.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 20.5.2016
Scicli, ultimo ciak per Montalbano: Zingaretti con la banda imita Totò
Spettacolo in via Mormina Penna

Ultimo ciak a Scicli per la nuova stagione di Montalbano. La banda della città ha suonato in piazza, davanti al celebre commissariato, e Luca Zingaretti ha imitato Totò
(a cura di Giorgio Ruta)
 
 

La Stampa, 21.5.2016
L'intervista del sabato
Il traguardo record di Camilleri: 100 libri
Intervista al papà di Montalbano: la felicità di scrivere, il mio miglior romanzo e la mia più grande tristezza
Il mio preferito è "Il re di Girgenti" perché è stato una continua sfida con me stesso. Co ho messo 5 anni per farlo
La felicità per me è continuare a scrivere. La tristezza? Il mondo che lascio: mi sento in colpa, avrei dovuto impegnarmi di più
Perdere la vista è doloroso: a malapena distinguo il volto della mia pronipote e non so com'è la mia nuova copertina
Montalbano? Lo amo e lo odio. Gli devo quasi tutto ma è invadente, antipatico e pretenzioso

Cento libri. Nove più dei suoi anni. Andrea Camilleri ha raggiunto il baldanzoso traguardo con L’altro capo del filo, il nuovo giallo in uscita da Sellerio con Montalbano. Stavolta il commissario è alle prese con gli sbarchi di migranti, la paura che terroristi dell’Isis s’infiltrino tra i disperati, uno stupro di scafisti, vari cadaveri. E anche con gli acciacchi della vecchiaia arrembante, contro la quale si sfoga nella friscura della sera mentre la sua Livia porge le pantofole per i piedi infreddoliti.
L’ubertosa carriera dello scrittore siciliano cominciò nel ’59 con un titolo che tutto aveva, tranne l’allure del bestseller, Storia dei teatri stabili in Italia 1898-1918. Era una dotta disquisizione sul Manzoni (la sala), sull’Argentina, su D’Annunzio, e sulle tante compagnie che prosperavano nell’incipit del secolo breve. Camilleri allora amava il teatro, faceva il regista, lavorava in Rai. E la carriera scrittoria è stata marginale per quasi trent’anni. Poi l’intuizione di Montalbano. Un successo che ha sedotto il mondo con il conio dell’idioma italo-siciliano e dell’immaginaria (ormai realissima) Vigàta. E una produzione galoppante. Anche cinque-sei titoli l’anno. Tra romanzi storici, memoir, biografia romanzate, ossessioni di artisti, ritratti femminili.
I cento titoli dell’eccezionale bibliografia diventano oltre settecento nelle trenta lingue in cui è stato voltato, dal tedesco al cinese. Una biblioteca di Babele che occupa varie pareti dello studiolo dove Camilleri lavora, con le coste colorate dei volumetti che dialogano poliglotte con soldatini, vecchie pistole, zavagli vari. E si specchiano in uno di quei grandi quadri naïf che i cantastorie siciliani usavano per raccontare delitti e pene nelle piazze, regalo della signora Sellerio. Le altre mura domestiche sono foderate di altri libri, migliaia, divisi per genere in ordine alfabetico. Anche se, come folletti dispettosi, ogni tanto un volume si ribella e scompare chissà dove («l’ultimo caso è La coscienza di Zeno, sparito dai miei scaffali, ma anche da quelli di due amici cui l’avevo chiesto per rileggere il finale. Manco Montalbano saprebbe risolvere il mistero»).
Camilleri, 91 anni, ha nei cassetti i dattiloscritti già pronti del 105° e 106° romanzo. Fuma accanito pessime Muratti, coccola i nipoti, s’informa e s’indigna sul mondo che non va come dovrebbe andare. E continua a lavorare con la stessa metodicità che l’ha reso prolifico quanto Simenon (due piani della libreria sono riservati allo scrittore belga; accanto ai grandi maestri riconosciuti, Sciascia, per «l’intelligenza bisturi», Faulkner per «l’uso del tempo narrativo»; e Gogol, «nonno spirituale»). Il calo della vista gli impedisce ormai di scrivere. Ma ogni mattina per tre-quattro ore, come ha sempre fatto negli ultimi trent’anni, detta nuove storie: «È il momento più felice della giornata, m’illumino d’immensa gioia». E Valentina Alferj traduce in word la sua voce calda, patriarcale, piena di umanissimo rispetto per il mondo, la bellezza, il mistero dell’esistenza. Perché da sedici anni è la sua simbiotica assistente che, seppur abruzzese, ha imparato perfettamente il vigàtese.
Che cos’è la vecchiaia?
«Un’età in cui la macchina umana ha bisogno di frequenti tagliandi. Non puoi più permetterti le tante cose della gioventù, come camminare o mangiare bene, che mi piacevano assai. Ne devi prendere atto e archiviare la pratica. Ma se riesci a mantenere il cervello in funzione, la vecchiaia non esiste. Anzi, è una ricchezza».
Ricorda il Camilleri del primo libro sui teatri?
«Era un Camilleri così preso dal teatro che pensava di studiare e scrivere solo saggi di teatro. Manco si sognava i romanzi né tale successo».
E com’è avvenuta la metamorfosi?
«Con la malattia di papà. Mentre passavo le notti con lui, cominciai a raccontargli il romanzo che mi ronzava in testa, di cui non esisteva un rigo. Mi spinse a scrivere, “come me lo stai raccontando”. L’anno dopo che morì uscì “Il corso delle cose” per adempiere alla promessa che gli avevo fatto».
L’emoziona il traguardo del centesimo libro?
«Sì, e mi guardo con stupore. Credevo di essere uno scrittore dal respiro corto. “Ho il fiato per i cento metri” dicevo a Elvira Sellerio che premeva perché le dessi altri manoscritti dopo i primi due Montalbano. Lei mi smentiva, “provaci, vedrai che puoi fare la maratona”».
Tra le 100 «creature» quale ama di più?
«Il re di Girgenti. Perché ha rappresentato tante sfide con me stesso. Cinque anni m’ha preso. Ho dovuto perfezionare l’insieme della mia scrittura che fino a quel momento era stata un lavoro in corso di maturazione. La storia del romanzo è magnifica: un contadino che si fece re, capitolò, fu cancellato dalla Storia, ricordato solo da poche righe che lo ricordavano feroce come una bestia».
«Scrivere» dettando è difficile?
«Ho dovuto imparare. Quando uno scrive con le proprie mani, basta alzare lo sguardo per recuperare quel che si è scritto. Questo, non vedendoci più, ti è negato. Ed è impossibile mantenere la memoria di quanto prodotto cinque minuti innanzi. Così mi sono creato un piccolo trucco, ricorrendo all’antico mestiere di regista teatrale. Immagino la pagina come un boccascena, e me come spettatore. So che Montalbano si trova seduto lì, Catarella è a destra, l’altro in piedi… Il quadro visivo mi aiuta a ricordare il dialogo. Poi naturalmente Valentina rilegge, 5-6 volte di seguito, per capire se tutto collima. Comunque sono sempre stato “orale”. Anche quando i libri me li facevo da me, lavoravo muovendo le labbra come se stessi raccontando. Ogni pagina me la leggevo a voce alta. Mi accorgevo di inghippi, errori, caduta del ritmo, solo sentendomi».
C’è qualcosa di bello nei novant’anni?
«Guardare le cose con distacco. Ti appassioni, certo, ma tra te e la passione è come se ci fosse un velo sottilissimo. Continuo ad arrabbiarmi, ma brechtianamente. Quasi straniandomi da me stesso».
Cosa la fa arrabbiare di più?
«L’Italia. L’Europa. Il mondo. Le notizie che mi investono brutalmente. Appartengo a quella generazione che uscì dalla guerra con una meta comune, anche se ci combattevamo ferocemente tra avversi partiti: rifare l’Italia. A 90 anni, mi mette tristezza consegnare un Paese così a miei nipoti. Me ne faccio quasi una colpa, come se avessi dilapidato una fortuna. Avrei dovuto impegnarmi di più. Certo non avrei risolto i problemi. Ma la mia coscienza rimorderebbe di meno».
In età avanzata molti scrittori hanno cominciato a porsi seriamente domande sull’aldilà e su dio. Anche lei?
«No. Perché sono un non credente da quando ho l’età della ragione. L’ateismo è saldo. Adesso, per lo meno. Ma chissà cosa succederà in punto di morte. La paura può essere cattiva consigliera. O buona. A seconda dei punti di vista».
Neppure con la morte fa i conti?
«Ritengo la morte un atto dovuto. Come John Gielgud. Al figlio che in un film chiede: “Papà hai paura della morte?”, lui risponde: “No, ma è disdicevole”».
L’incontro più bello della vita?
«È quella signora uscita poco fa domandandomi se avevo bisogno di qualcosa. Sono 59 anni che mia moglie me lo domanda. Se sono quello che sono, lo devo anche e soprattutto al suo infinito affetto, amore, pazienza nei miei riguardi».
Che cosa significa perdere la vista?
«La mia pronipote, che è nata due anni e mezzo fa, la distinguo a malapena. E so che morirò senza aver mai visto il suo vero volto. È un dolore. Oggi mi è arrivato il centesimo libro, mi hanno raccontato la copertina. Me la sono immaginata, ma è brutto non poterla vedere. Come mi dispiace non poter rivedere i colori dei pittori che amavo».
Quali sono le immagini più belle che conserva nella memoria?
«Me bambino nella campagna di mio nonno. Più invecchio e più ricordo i dettagli di quella grande casa. Immagini luminosissime. Il colore dell’erba. La vivezza del cielo. E poi il mare. Le cose brutte, invece, sono opache. Per esempio sono riuscito a cancellare quasi la guerra, i bombardamenti. Come se il cervello avesse operato una selezione, conservando solo la bellezza».
Qual è la sua idea di felicità?
«La felicità pura è quella che non mi capita più e mi capitava anni fa. Aprire la finestra di prima mattina, inspirare, guardare il cielo, e sentirsi felice. Non era la concretezza di qualcosa. Ma l’essere vivo in quell’istante».
Montalbano le è simpatico?
«Lo amo e lo odio. Gli devo quasi tutto. Mi è servito da apripista per gli altri romanzi. Però è invadente, pretenzioso, antipatico. Se finisco in un inghippo, me lo vedo arrivare che dice “farei così”».
Qual è il suo personaggio preferito?
«Svetta su tutti un personaggio femminile. Donna Eleonora, protagonista della “Rivoluzione della luna”. Mi sono imbattuto per caso in lei che nel ’600 fu viceré di Sicilia per un mese. Fece cose straordinarie. Difese con fermezza le leggi e la giustizia in un’epoca in cui regnava la sopraffazione».
In quest’ultimo romanzo c’è il tema dei migranti. Come lo stiamo affrontando?
«Tre anni fa fui ospite di un asilo romano, composto per metà da bambini italiani e l’altra metà da non italiani, di 18 paesi diversi. Giocavano insieme, ridevano, litigavano, si menavano. Ma alla fine dividevano le merendine. L’Europa deve capire che bisogna dividere le merendine. I muri sono sciocchi e inutili».
Bruno Ventavoli
 
 

Corriere della Sera, 21.5.2016
L'iniziativa. È in edicola da domani e per tutta la settimana il nuovo numero del supplemento culturale "la Lettura"
Le nuove eroine combattenti
Da Rey (Star Wars) alla hacker Lisbeth (Millennium) donne guerriere capaci di autodeterminazione
L'intervista a Camilleri per l'uscita del suo centesimo libro

[...]
Tra i tanti personaggi che proporremo, da segnalare l'ampia, vivacissima intervista di Antonio D'Orrico allo scrittore Andrea Camilleri, 91 anni a settembre, in occasione dell'uscita del suo libro numero 100 (L'altro capo del filo, pubblicato da Sellerio): il "padre" di Montalbano si rivela a tutto tondo, con l'ironia e la capacità di raccontare che emerge anche nella conversazione: parla del suo modo di scrivere, del suo commissario e degli altri personaggi della serie, e poi di sé, dei ricordi più teneri di famiglia, rievoca vicende della vita privata, e ci confida aneddoti come lo scambio epistolare con Bill Clinton in seguito a un'inattesa telefonata di Matteo Renzi.
[...]
Ida Bozzi
 
 

la Lettura - Corriere della Sera, 21.5.2016
Letteratura
Andrea Camilleri: cento libri (e un commissario Montalbano)
Oltre diciotto milioni di copie vendute e un romanzo in uscita per Sellerio: ritratto dello scrittore siciliano inventore del commissario più famoso (anche in televisione)
Il traguardo di Camilleri: cento copertine per cento libri di Severino Colombo e Marco Bruna

Una penna da diciotto milioni di copie
Lo scrittore Andrea Camilleri (è nato il 6 settembre 1925 a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. L’autore siciliano, inventore del personaggio del commissario Montalbano, ha venduto (solo con i romanzi e i racconti editi da Sellerio) circa diciotto milioni di copie. La forza della sua prosa sta in una lingua del tutto particolare, un siciliano mescolato all’italiano che si piega bene sia al registro drammatico, sia a quello ironico. Con il nuovo libro pubblicato da Sellerio, L’altro capo del filo, Camilleri ha raggiunto quota 100 libri scritti. Per l’occasione, il critico Antonio D'Orrico lo ha intervistato su «la Lettura» #234 in edicola da domenica 22 a sabato 28 maggio.
Il commissario Montalbano
Grandissima fortuna ha avuto il personaggio più noto di Andrea Camilleri, il commissario Salvo Montalbano, protagonista di oltre 40 tra romanzi e racconti. Montalbano nasce nel 1994, dopo che Camilleri, con l’incoraggiamento di Elvira Sellerio, inizia a pubblicare romanzi e racconti: con La forma dell’acqua, primo romanzo poliziesco con il commissario protagonista, inizia l’era Montalbano, coronata dallo sceneggiato in tv che prende il via, trasmesso dalla Rai, nel 1999.
L’esperienza in Rai
Prima della carriera letteraria, Camilleri è stato delegato alla produzione in Rai e ha insegnato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico. La sua esperienza sarà utile per la carriera di scrittore di polizieschi: si occupa di produzione per gli sceneggiati della serie del tenente Sheridan e del commissario Maigret, oltre ad essere regista di numerosi altri lavori.
Una vita in fiction
Dai libri di Camilleri sono state tratte numerose fiction, non solo dedicate a Montalbano: ecco ad esempio Nino Frassica e Lucia Sardo che interpretano i nonni di Camilleri in Donne, la miniserie di 10 film-fiction da 10 minuti , tratta dal libro omonimo di Camilleri (edito da Rizzoli) e realizzata da Anele per Rai Fiction.
La fortuna di Vigàta
Il successo di Camilleri non si deve però solo a Montalbano. Numerosissimi sono i romanzi a sfondo storico o fantastico, come ad esempio Il re di Girgenti, ambientato nel Seicento siciliano, e poi altri libri di grande successo come Il sonaglio, Maruzza Musumeci o Il casellante. Una particolarità di molti dei suoi libri è l’ambientazione nella cittadina siciliana «inventata» da Camilleri in cui si svolge anche la saga di Montalbano: Vigàta. La cittadina — che è l’alter ego letterario di Porto Empedocle — entrerà anche in altri romanzi «senza Montalbano», come ad esempio ne Il nipote del Negus.
Ida Bozzi
 
 

La Stampa, 21.5.2016
“Fake”, falso e inganno nel festival di Verrone

Andrea Camilleri racconta il suo rapporto con il falso, spaziando dall’ambito letterario a quello personale, nell’intervista realizzata per «Fake». Il video della sua chiacchierata con Ruggero Poi sarà presentato in due puntate all’interno del festival: una prima parte oggi alle 15, quando l’evento aprirà nell’area del Castello di Verrone, sede del «Falseum», e una seconda parte domani alle 20,30. Il grande scrittore siciliano, ideatore del commissario Montalbano, è solo uno degli ospiti attesi [...]
 
 

Giornale di Sicilia, 21.5.2016
Montalbano a Scicli, Luca Zingaretti balla in piazza come Totò: il video

Scicli. Concluse le riprese del Commissario Montalbano, Luca Zingaretti a Scicli ha dato vita ad un divertente siparietto.
Organizzata dal paese una festa a sorpresa in suo onore, con tanto di banda, l'attore ha iniziato a ballare al centro della piazza come Totò. Zingaretti infatti ha riproposto le famose movenze dell'artista napoletano, facendo divertire i cittadini del paese. Ecco il video.
 
 

la Lettura - Corriere della Sera, 22.5.2016
Traguardi. Il nuovo volume di Montalbano fa raggiungere una tappa storica all'autore che qui ci parla anche dei suoi personaggi
100 Camilleri
Io festeggerò con Bill Clinton

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«La prima scintilla: l'inchiesta parlamentare sulla Sicilia del 1876
Non convinsi Sciascia. E l'ex presidente mi ha scritto: ci vedremo»
Antonio D'Orrico

 
 
 

La Repubblica, 22.5.2016
Giri d'Italia

"Lei si era fatta trovare in aderenti pantaloni di velluto nero e con una cammisa di tipo mascolino, a righe bianche e rosse, con le maniche rimboccate. ‘Ho cucinato io. Chissà che è venuto fuori'. Era venuta fuori una cenetta squisita, condita da un vinello bianco freschissimo e tradimentoso nella sua apparente innocuità". Basta una manciata di parole ad Andrea Camilleri (il romanzo è Il tailleur grigio) per trasformare il vino in tentazione estiva e malandrina. Del resto, con l'estate alle porte, la fruizione del vino cambia modalità e geografia: l'Italia si ridisegna, tra coste e campagne, in base al clima e al tempo delle vacanze.
[...]
Licia Granello
 
 

Sellerio Editore, 23.5.2016

In anteprima l'incipit del nuovo romanzo di Andrea #Camilleri, #altrocapodelfilo il 25' libro con #Montalbano pubblicato da Sellerio, in libreria dal 26 maggio.
Che ve ne pare?
 
 

TV Spored, 23.5.2016
23.05.2016
02:25 - 04:17
Mladi Montalbano
Nadaljevanka / Kriminalka, 2. sezona, 2. del, Italija

Nadaljevanka, katere zacetek je postavljen v zgodnja devetdeseta, opisuje kako je nastal Montalbanov svet.
Nadaljevanka opisuje Montalbanovo zgodbo od prvega primera v gricih Mascalippa in njegove premestitve v Vigato (kjer je Montalbano nekaj casa živel v otroštvu). Spoznali bomo komisarjev težaven odnos z ocetom; spoznali bomo njegovo zgodnje prijateljstvo z Augellom; ogledali si bomo, kako se na prvi pogled zaljubi v Livio (ki sledi zvezi na daljavo z Mery) in razcvet njunega zapletenega odnosa. Drugace povedano, izvedeli bomo, kako in zakaj je Montalbano postal tako zvest življenju, tak kot ga danes vsi poznamo in ljubimo.
Režija: Gianluca Maria Tavarelli
Igrajo: Michele Riondino, Andrea Tidona, Fabrizio Pizzuto, Alessio Piazza, Maurilio Leto, Beniamino Marcone, Luciano Messina
 
 

Agrigento OGGI, 23.5.2016
Intervista al candidato a sindaco Calogero Martello
Speciale Elezioni Porto Empedocle

[...]
Porto Empedocle negli ultimi anni ha molto investito sulla figura dello scrittore Andrea Camilleri, qual è la visione di politica culturale per questa città?
Camilleri rappresenta un personaggio importante come lo è stato Pirandello o altri in città vicine. Detto ciò è chiaro che non può Porto Empedocle fermarsi a Camilleri, in città ci sono molte altre figure di persone che si spendono nel settore culturale con un impegno vissuto anche all’interno delle associazioni culturali, risorse che vanno valorizzate.
[...]
Calogero Conigliaro
 
 

24.5.2016


 
 

Repubblica Tv, 24.5.2016
Cento libri, il record di Camilleri. ''Così sono invecchiato insieme a Montalbano''

A 91 anni Andrea Camilleri raggiunge il traguardo che era sfuggito ad Agatha Christie e lo fa con una nuova inchiesta del commissario di Vigàta, L’altro capo del filo, in uscita da Sellerio. “Ci sono riuscito perché sono stato un impiegato della scrittura”. Questo suo centesimo libro lo ha dovuto dettare: il calo della vista gli impedisce di scrivere, ma non di raccontare la “stupidità umana” di cui, persino il suo protagonista sembra ormai stanco. Da La forma dell’acqua a oggi Montalbano è cambiato ma è sempre “immerso nel presente”. Oggi è alle prese con gli sbarchi dei migranti, le violenze degli scafisti, la paura dell’Is. Lo scrittore siciliano racconta il perché di questa scelta e spiega come è possibile, a 91 anni, dire “che la vecchiaia non esiste”.
Stefania Parmeggiani
Video di Francis D' Costa

 
 

Université Nice Sophia Antipolis, 24.5.2016
Conférence: "Images de Méditerranée dans les enquêtes du Commissaire Montalbano d’Andrea Camilleri"
Programme de conférences dans le cadre du cycle intitulé: «HISTOIRES DE MÉDITERRANÉE(S)»

Organisée par le Centre de la Méditerranée Moderne et Contemporaine (CMMC)
Madame Barbara Meazzi (Professeur UNS-CMMC) interviendra sur le thème:
"Images de Méditerranée dans les enquêtes du Commissaire Montalbano d’Andrea Camilleri"
Le 24-05-2016, de 17:00 à 19:00
Auditorium bibliothèque Louis Nucéra de Nice
Plus d'information sur cet événement…
 
 

Rai Ufficio Stampa, 25.5.2016
Rai Radio3: Fahrenheit
Cento volte Camilleri
26/05/2016 - 17:00

Un incontro speciale con Andrea Camilleri: una grande festa in occasione della pubblicazione del suo centesimo libro. La propone "Fahrenheit", in onda giovedì 26 maggio alle 17.00 su Radio3. Il programma chiederà al suo pubblico qual è il titolo preferito e quando è avvenuto il primo incontro con un testo di Camilleri. Un omaggio allo scrittore siciliano che vedrà protagonisti gli ascoltatori che leggeranno alcuni passi scelti tra le migliaia di pagine scritte fino a oggi.
 
 

Il Fatto Quotidiano, 25.5.2016
Numero 100. Domani esce “L’altro capo del filo”
Camilleri, un porto sicuro
Ecco il nuovo Montalbano

Un ristoro tutto di panza – da volerne ancora e poi ancora – è L’altro capo del filo, l’ultimo Montalbano, il centesimo dei romanzi di Andrea Camilleri da domani in libreria.
Sono pagine, nella consueta veste Sellerio, che fanno sciogliere l’acquolina. Come il più atteso dei Topolino nelle edicole, come un albo di Asterix sbucato d’improvviso perché al lettore, infatti, nel leggerselo, vengono gli occhi dei cani quando aspettano l’osso.
Ed è un libro così succulento, con Catarella che sconquassa la porta del commissario; con le pantofole che si mutano in gatti graffianti; con Mimì Augello che a una sola cosa pensa - a quella! - da assaporare nella lieta esecuzione della letteratura.
Al modo di chi saluta e trova un coro in risposta, così, questo numero cento - a conferma del successo che accompagna l'opera di Camilleri - in ogni sfoglio si segnala il respiro del mondo. Quello che capita nel Mediterraneo -ieri, oggi, adesso - è qualcosa che non merita il chiacchiericcio del bar Sport.
Montalbano - chiamato con i suoi uomini a presidiare le coste dove sbarcano i migranti - risolve il caso di una ragazzina stuprata dagli scafisti durante la traversata. Un notista - identico alle tante firme del banale destrismo cui s'è ridotta, ahimè, la pubblicistica di destra, per non dire di certi editorialisti dei giornali autorevoli - interpella Montalbano. "Ora vorrei sapere da lei", gli domanda, "cosa ne pensa di questi cosiddetti migranti che si spacciano per dei poveri disgraziati in cerca di salvezza e che invece violentano una ragazza. Mi sembra chiaro che questi siano solo dei delinquenti, dei terroristi che vengono prima a rubarci il lavoro e poi a stuprare le nostre donne. E d'accordo?".
D'accordissimo si dichiara il commissario. E aggiunge, con ovvio sfottò:"Pare che durante la traversata 'sti migranti si abbandonino a vere e proprie orge. Una volta mi è stato riferito che hanno addirittura organizzato una festa di compleanno con tanto di musica, canti, luminarie e balli".
Si arriva all'ultima pagina e si vede come finisce per ricominciare. È, questa, la più difficile delle magie chiesta a uno scrittore. Serve a orchestrare - a beneficio del lettore - un gioco d'immaginazione che impegni tutti i sensi (e i sentimenti). Fatto è che due donne di un solo uomo s'incontrano e la ruota della vita - nascosta e spietata - s'imbatte nella giostra della narrazione.
E sono sentimenti, di umanità. E sono sensi, nel ventaglio delle emozioni. Come nella teglia di augurioso baccalà da gustare sul terrazzo, così nell'oramà delle cose, specchio più che veritiero dell'attualità di tutti, quel mare di Vigata dove - "oramà", dice con sentimento un pescatore a Montalbano mentre veste un ragazzo annegato col proprio accappatoio - con gli sbarchi dei migranti "si pigliano più morti che pesci".
Con l'ancora e poi ancora si fa la grande letteratura. Ed è una storia, quella di questo libro, senza polveri mentali. Affidata, letteralmente, a un filo. E quello di un tessuto su cui, senza nulla togliere alle nuovissime tecniche della polizia scientifica, s'intreccia il rovello umano e sudato del com-missario alle prese con l'uccisione di un'adorabile sarta.
Una bella e amorevole donna, Elena, dai segreti dolorosissimi. Una giovane signora il cui destino incrocia quello di almeno altri quattro uomini: il medico d'origine tunisina Osman che tanto ebbe ad amarla; il giovane lavorante, innamorato pazzo; il fidanzato ultimo arrivato - unico a non avere un alibi - che, nella felicità d'incontrarla, allo stesso modo degli altri, non riesce a scalfirle nulla del passato con il primo dei quattro, quel marito di cui, adesso, la sarta è vedova.
A proposito, il filo: "È un cotone libanese, che viene chiamato, non ci crederai, 'Principessa Sicilia'". Così racconta la bella sarta al commissario arrivato da Elena per farsi fare un vestito su misura. "Non mi ricordo bene tutta la leggenda", prosegue, "pare che questa principessa libanese che si chiamava Sicilia, era stata costretta ad una navigazione solitaria e lunghissima per raggiungere queste coste allora deserte".
Il detto narrante di Camilleri, tradotto in ogni pagina, è una partitura di vivo orale. È a tutti familiare la voce dello scrittore, e così ogni personaggio - una menzione a parte la merita il dottor Pasquano, il medico legale - porge di sé una finezza esclusiva. Il gabinetto autoptico di Pasquano, infatti, al netto dei cadaveri sezionati, rimanda ai cannoli di croccanti cialde e dolcissima ricotta.
L'occhio clinico del poliziotto è l'intuizione. E tutto un dir di testa, dunque, un dipanare il filo dei ragionamenti s'intorcina nell'affascinante messa in scena di Vigata, Arca e Merca (Africa e America) di ogni fantasia.
Ecco, cosa non è la fantasia di Camilleri. D'improvviso fanno bella mostra le capre girgentane: "Avivano il mantello di pilo longo, marrone chiaro, il musso gentile, allungato e fimminino, le minne grosse e rosee, e 'ste meravigliose e lunghissime corna 'nturciunate e dritte".
Ritorte, le corna. E però dritte. Come nell'idea del Borromini per il campanile di S. Ivo a Roma, una suggestione che in Camilleri sgorga spontanea a ratifica dell'acquolina tutta di piacere del leggerselo e rileggerselo nella festa degli infiniti dettagli sparsi lungo i fogli.
Ogni lettore - come Pollicino, tutto sensi e sentimenti nel proprio cammino - assomma le mollichine con cui far pagnotta e ristoro, appunto, tutto di panza per rendere onore alla letteratura. Ritorta l'ellisse della narrazione, e però dritta. Fino al numero Cento!
Pietrangelo Buttafuoco
 
 

Dario Flaccovio Editore, 25.5.2016
Andrea Camilleri nei ricordi di gioventù del suo migliore amico Federico Hoefer: esce il libro "Hoefer racconta Camilleri"

Accolto con grande piacere da Andrea Camilleri, esce il 3 giugno per Dario Flaccovio Editore il libro “Hoefer racconta Camilleri - Gli anni a Porto Empedocle”, in cui Federico Hoefer, ancora oggi il migliore amico dello scrittore siciliano, rievoca i loro ricordi di gioventù nella natia Porto Empedocle, le esperienze vissute insieme, l’amore per la cultura e per il loro paese, le prime esperienze letterarie, la passione per il mare e la pesca, le gite, le donne, le partite a ping-pong, e tanto altro. A raccogliere il racconto di Hoefer sono stati due giovani giornalisti siculi, Andrea Cassisi e Lorena Scimè, che hanno avuto una lunga serie di incontri con Hoefer per scrivere questo affascinante libro, ieri donato in anteprima a Camilleri nella sua casa romana.
La prefazione è di Melo Freni, amico di Hoefer e di Camilleri.
In copertina, un’inedita fotografia giovanile di Camilleri e Hoefer.
 
 

Insieme Ragusa, 25.5.2016
Nuove storie del Commissario Montalbano nelle riprese ad Ibla

E’ da anni ormai il simbolo del territorio ibleo, il personaggio di Camilleri che ha dato lustro alla terra ragusana: continuano in questi giorni nel nostro territorio le riprese dei nuovi episodi della fiction televisiva del “Commissario Montalbano” . La troupe della Casa di produzione Palomar ieri sera è stata impegnata a Ragusa Ibla, in Piazza Duomo, per girare alcune scene che hanno visto in campo il ricco cast di attori con in testa Luca Zingaretti nella veste dell’ormai famoso Commissario.
Nella zona delle riprese tantissimi i turisti, in queste settimane sempre più numerosi in visita al centro storico di Ibla, che hanno avuto modo di assistere a questo inconsueto “spettacolo” con attori e macchinisti all’opera nello splendido scenario di Piazza Duomo.
“Non possiamo che essere più che soddisfatti – dichiara l’assessore al turismo Nella Disca – per questo ritorno a Ragusa della Casa di produzione cinematografica Palomar che ancora una volta ha scelto come location per le riprese angoli incantevoli ed unici del nostro territorio. Grazie anche alla fortunata serie televisiva del Commissario Montalbano, soprattutto Ragusa Ibla, prezioso scrigno di arte barocca, è stato fatto conoscere non solo in Italia ma anche in tanti paesi europei le cui reti televisive hanno proposto gli episodi della fortunata fiction.
Tutto ciò ha quindi contribuito ad una crescita di flussi turistici interessati a scoprire la straordinaria bellezza della nostra terra”.
 
 

SiciliaInformazioni, 25.5.2016
Cucina siciliana al top in Italia. Grazie a Montalbano?

[...]
La cucina siciliana vale un viaggio da un emisfero all’altro. Non c’è cittadina siciliana che non abbia conservato, e migliorato, le sue tradizioni culinarie.
Come valorizzare questo “tesoro” di conoscenze e di creatività? Ci sono i distretti, che fanno un buon lavoro. E c’è Montalbano, che fa una buona pubblicità al cibo siciliano, ma è troppo poco. I francesi si sono inventati i telefilm polizieschi per far conoscere i loro vini. Al di là della promozione, si sente la necessità di una guida istituzionale che faccia della cucina siciliana un’attrazione “irresistibile”, ed alimenti flussi turistici.
 
 

Sellerio Editore, 26.5.2016
#100Camilleri tutti in libreria per il centesimo libro di Andrea #Camilleri #LAltroCapoDelFilo. Brindisi al Maestro!
 
 

Fahrenheit, 26.5.2016
#100 Camilleri
Cliccare qui per ascoltare la trasmissione / Cliccare qui per ascoltare la trasmissione sul sito Sellerio
Andrea Camilleri nostro ospite il 26 Maggio, per i suoi primi 100 libri.

Cento libri. Andrea Camilleri raggiunge questo traguardo con "L’altro capo del filo", il nuovo giallo in uscita da Sellerio con Montalbano. Sarà nostro ospite il 26 maggio: un'occasione per tutti gli ascoltatori di Fahrenheit di dialogare con lo scrittore siciliano. Intanto diteci qual è il vostro Camilleri preferito.
Un altro Montalbano lo scriverò... Non posso abbandonarlo così.
 
 

Radio 3, 26.5.2016
Gli speciali di Radio 3
I cento libri di Andrea Camilleri
26 MAGGIO 2016 | Storia, a lieto fine, dello scrittore che nessuno voleva pubblicare

È impubblicabile, non si scrive così un romanzo!
Era con questa esclamazione che, nei primi anni Ottanta, Andrea Camilleri veniva liquidato dagli editori: dopo vent'anni trascorsi in Rai, e molti altri ancora sopra e sotto il palcoscenico, l'esordio letterario di quello che sarebbe diventato uno fra i più amati e prolifici scrittori del nostro tempo, sembrava non essere destinato al successo. È dunque con una risata, ironica e non di scherno, la stessa che molte volte abbiamo visto sul suo volto mentre era ospite nei nostri studi, che oggi vogliamo brindare a quella mancata intuizione.
Lo facciamo, tre decenni e cento libri dopo, insieme allo stesso Camilleri, che sarà ospite di Fahrenheit, e agli ascoltatori ai quali, nel corso delle trasmissioni, chiederemo di parlarci del primo amore letterario (il primo Camilleri non si scorda mai) e di quello definitivo (uno su cento).
E poi ancora, per i fan più accaniti, un quiz in dieci domande che si svilupperà, lungo tutto l'arco della giornata, su Twitter: attraverso il nostro account e l'hashtag #100Camilleri. Pronti alla sfida?
 
 

TG1, 26.5.2016
Camilleri, "I miei primi 100 libri"
Cliccare qui per vedere il servizio

Record storico per Andrea Camilleri. Pubblica il suo centesimo libro: "L'altro capo del filo", una inchiesta del commissario Montalbano che affronta l'emergenza immigrazione.
Vincenzo Mollica
 
 

TG2, 26.5.2016
Servizio su "L'altro capo del filo"
Tommaso Ricci
 
 

SoloLibri.net, 26.5.2016
100 libri per Andrea Camilleri, che torna in libreria con una nuova inchiesta di Montalbano

Con “L’altro capo del filo” (Sellerio 2016), nuova inchiesta del commissario di Vigàta da oggi in libreria, il Maestro siciliano Andrea Camilleri raggiunge il traguardo dei cento libri pubblicati,
“ci sono riuscito perché sono un impiegato della scrittura”.
È questo “un Montalbano scritto nella sopravvenuta cecità”, infatti, Camilleri a 91 anni ha dovuto dettare il romanzo alla sua assistente Valentina Alferj, “l’unica che sia in grado di scrivere in vigatese”.
Il contesto nel quale si muove Montalbano riguarda l’attualità italiana, Salvo “vive nel suo tempo” e ha una funzione sociale in quanto commissario di polizia e in ogni romanzo si confronta con i problemi del nostro tempo. In queste pagine Montalbano, i suoi uomini e tutta Vigàta si prodigano nei confronti dei migranti, disperati in fuga in cerca della salvezza, che sbarcano sulle coste siciliane. Un dramma umano, una diaspora epocale che sembra non avere fine e che scuote le coscienze di ciascuno di noi. Il volume esce nello stesso giorno di apertura del G7 in Giappone nel quale i leader mondiali hanno nell’agenda dei lavori come tema principale l’emergenza immigrazione, all’indomani dell’ennesima tragedia in mare: un barcone con 600 migranti è affondato al largo della Libia causando la morte di 5 persone.
“Gli sbarchi sulle coste oramai sono più puntuali della corriera di Montelusa”.
I migranti, anzi gli “sfollati”, come li chiama Catarella, arrivano a centinaia, ogni notte, tutte le notti. Con qualsiasi condizione di tempo. Uomini, donne, bambini, vecchi. Arrivano assiderati, affamati, assetati, impauriti. Hanno bisogno di tutto. L’intero commissariato di Vigàta è impegnato 24 ore su 24 nel gestire gli sbarchi. In paese si sono costituiti diversi comitati di volontari (uno di questi è gestito da Beba, la moglie di Mimì Augello, il vice di Montalbano), che raccolgono generi di prima necessità, preparano pasti caldi, forniscono abiti, scarpe, coperte. Una notte il commissario sale a bordo di una di queste motonavi piene di disperati, affacciandosi sul ponte Salvo osserva
“’na massa ’nformi, pirchì tutti si nni stavano ’ncuponati sutta alle coperte termiche che avivino arricevute a bordo”.
Montalbano ha di fronte solo occhi
“sparluccicanti, sgriddati, attenti come a quelli di cani che aspettano l’osso”.
Sono uomini come Abdul Alkarim, celebre suonatore di flauto, donne come Fatima che ha dato alla luce un neonato “mascolo” che “morse”, ragazzine come Leena, brutalmente abusata da due scafisti. Un’umanità variegata aiutata da uomini di buona volontà quale il dottor Osman, un tunisino che ricorda il dottor Pietro Bartolo di Lampedusa che da anni soccorre e cura tutti con commovente uguaglianza, diventato celebre grazie al documentario “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi vincitore dell’Orso d’Oro all’ultimo Festival di Berlino. La disciplina di sbirro consente a Montalbano di fare quello che deve fare ma
“la so anima d’omo non ce la faciva a continiri tutta ’sta tragedia”.
In questi trent’anni e passa, dal primo romanzo “La forma dell’acqua” (Sellerio 1994) incentrato sulla figura del poliziotto di Vigàta, Montalbano è invecchiato fisicamente, ma più di una vera vecchiaia si tratta di una vera stanchezza nell’avere a che a che fare con la stupidità, perché per Salvo ogni omicidio “rappresenta un gesto di stupidità”, sostiene Camilleri. Anche nel 26esimo volume incentrato sul personaggio di Salvo Montalbano avviene un assassinio, la morte della sarta Elena,
“dottore, non può immaginare... che mattanza!” ritrovata trucidata a colpi di forbici all’interno del suo rinomato atelier. A Montalbano il compito, in mezzo a tutto quel dolore, di ritrovare l’altro capo del filo di una matassa ingarbugliata.
“Nzemmula a quei morti, stava naufragando macari il meglio dell’omo”.
Alessandra Stoppini
 
 

La Repubblica (ed. di Genova), 26.5.2016
A giugno arriva "Univercity" l'ateneo abbraccia la città palazzi e vie diventano aule
In piazza De Ferrari confronti per tutto il week end. E sarà possibile anche farsi fare un check up gratuito dai medici

Si chiama "UniverCity" ed è l'Università che abbraccia la città che, per un week-end, si trasforma in campus: a dimostrare che possono essere fatte della stessa stoffa. Per due giorni, il 18 e 19 giugno, in cinque sedi, Palazzo Ducale, teatro Carlo Felice, palazzo della Borsa, piazza De Ferrari e piazza Matteotti, filosofi e registi, storici dell'arte e matematici, direttori d'orchestra e chirurghi, si confronteranno con il pubblico tra ricerca e divulgazione. Nel frattempo, a Palazzo Ducale, si svolgerà il Salone dell'Orientamento: nelle tredici postazioni saranno presentati i 125 corsi di studio attivati all'Università di Genova.
E lo scrittore Andrea Camilleri, nella Sala delle Grida della Borsa, riceverà la laurea honoris causa dell'ateneo genovese.
[...]
(m.bo.)
 
 

il Libraio, 26.5.2016
I primi 100 libri di Camilleri e un’intervista sul tema del falso e dell’identità
"L'identità è la cosa più difficile da definire di una persona", spiega Andrea Camilleri nell'intervista che ha aperto il festival "Fake" (su ilLibraio.it proponiamo il dialogo sul tema dell'identità in forma scritta). E intanto arriva in libreria il 100esimo libro dello scrittore siciliano

Il 21 e 22 maggio, a Biella, all’interno del Falseum, Museo del Falso, si è tenuta la seconda edizione di Fake: festival del falso e dell’inganno, due giorni in cui si sono alternati dialoghi con storici, scienziati e artisti a spettacoli, laboratori e proiezioni. Quest’anno il festival è stato dedicato al tema dell’identità. Tra gli ospiti, scrittori e giornalisti che hanno approfondito il rapporto tra fiction e realtà nel racconto della loro esperienza. Ha aperto il festival una video intervista ad Andrea Camilleri sui temi del falso e delle identità, di cui riportiamo, una trascrizione per gentile concessione degli organizzatori dell’evento.
C’è chi sostiene che la distanza maggiore tra le persone aumenta la possibilità di truffa: questo sia amplifica attraverso la rete?
“Ne sono vittima. C’è un tale che si spaccia per Andrea Camilleri: pubblica la mia foto, dice questo è il sito ufficiale di Andrea Camilleri, interviene nella vita pubblica, dà consigli, firma a mio nome dichiarazioni pazzesche, usa la mia fotografia… è un furto totale di identità. Al contempo è però relativo, perché chi mi conosce bene, chi mi legge bene, sa che io non posso avere formulato delle dichiarazioni in un certo modo. Certo mi dicono che oltre 5000 contatti credono che questo finto Andrea Camilleri sia io”.
Il tema dell’identità è spinoso e su Internet diventa oggetto di contraffazione ma come diceva: “chi mi conosce mi riconosce”.
“Il tema della prossimità non è allora fondamentale: se uno è un mio buon lettore capisce che lo stile, usiamo una parola vecchia, non è il mio. È come riconoscere un quadro finto, per cui dici – la pennellata non è di quel pittore, è diversa -. Sarebbe facile se l’identità fosse veramente quella della carta d’identità che ti da: altezza, colore degli occhi, segni particolari “nessuno”, abita in via…. ma questa è tutto, meno che l’identità di una persona. Sono elementi che concorrono a formare l’identità di una persona, ma l’identità di una persona è data da ben altro che il colore dei suoi occhi o di quello dei suoi capelli”.
Ci sono inoltre più identità in una stessa persona.
“E poi ci sono più identità nelle stesse persone. Senza arrivare agli estremi del Dottor Jekyll e Mister Hyde, nella vita privata finiamo per dire a qualcuno una cosa che a qualcun’altro non avremmo mai detta. Già questa distinzione rispetto a un terzo, è un’identità diversa. Quindi l’identità è la cosa più difficile da definire di una persona, perché gli elementi concorrenti sono tanti, spesso discordanti fra di loro; in più c’è il gioco della variabilità della persona. Uno dei caratteri di individuazione di una persona è proprio quello che si chiama ‘il carattere’, ma se quella persona è minimamente di carattere mutabile, già subito entri nei guai. Puoi fare un falso che abbia una buona approssimazione con la realtà, con la verità, però è sempre un facsimile, e prima o poi si viene a scoprire, si viene a sapere”.
In letteratura ci sono esempi di pluridentità, faccio un esempio: Pessoa ha scritto a più nomi.
“Addirittura lui non li chiama pseudonimi, li chiama eteronomi, e ha ragione. Perché sono scritti in uno stile che non appartiene a Pessoa. Lui ne ha adoperate cinque o sei, ma sono diversissime. Se uno non sa di questo gioco assegna veramente un’identità al falso nome e crede che quel falso nome sia quello dell’autore”.
Lei ha più identità in scrittura?
“A me piace molto falsificare. Per esempio mi è capitato di di scrivere per una collana dell’editore Guida di Napoli, che si intitolava Falsi d’autore. Qui la dichiarazione di falsità era a priori. Ho finto di aver ritrovato una novella del Boccaccio e ho scritto di sana pianta tutta una novella, spiegando poi, con falsi documenti come mai non fosse stata compresa nel Decamerone. La soddisfazione più grossa che ho provato è stata quella di aver vinto il premio Boccaccio. Fingendo di aver scritto una novella del Boccaccio mi è stato assegnato il premio Boccaccio a poca distanza dall’accertata casa di Boccaccio. Devo dire che in questo caso si tratta dell’imitazione di un modo di scrittura, fatta in un modo tale che questa imitazione sembra scritta dall’autore vero. È un gioco di esercizio, di mimesi di diverse componenti, però diciamo che uno studioso vero del Boccaccio si accorgerebbe della falsità della cosa”.
 
 

Sicilians, 26.5.2016
#Ragusa. Festa della Polizia, premiato il Commissario Montalbano
Cerimonia a piazza Pola per il 164esimo anniversario

Si è svolta oggi anche a Ragusa la cerimonia per il 164esimo anniversario della fondazione della Polizia di Stato.
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Nel primo pomeriggio, a corollario della giornata, è stata consegnata sul set della serie televisiva Il Commissario Montalbano al regista Alberto Sironi, un riconoscimento per la sua capacità di rappresentare la vicinanza quotidiana della Polizia di Stato alla gente.
 
 

Mix 24, 27.5.2016
Vale la Pena
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Con Andrea Camilleri
di Alessandra Fiori
 
 

Tagadà - La7, 27.5.2016
La vecchiaia esiste? Risponde Camilleri
Camilleri: "La vita è breve anche a 90 anni"
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Camilleri dice che la vecchiaia è una condizione fisica inevitabile ma lungi dall’arrendersi continua ogni giorno a dedicarsi alla costruzione di nuove storie, e questo non è solo il suo lavoro, è soprattutto il suo momento di felicità quotidiana. Ha molta sete di vita anche ora che ha superato i 90 anni.
 
 

TG1 TV7, 27.5.2016
100 libri
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Un reportage dal campo profughi di Idomeni in Grecia, i parchi naturali nel mirino delle mafie, l' inchiesta sulla situazione dei grandi pronto soccorso negli ospedali, il traguardo storico dei 100 libri di Andrea Camilleri e l'anteprima della Biennale di architettura a Venezia.
 
 

Il Venerdì, 27.5.2016
La formula Camilleri: «Ho inventato una lingua scrivendo come il jazz»
Ha appena pubblicato il titolo numero cento (un Montalbano). E racconta come gli venne l'idea del vigatese: quella notte che le statue si misero a ballare...

Questione di prospettiva. Di allontanarsi di un passo o guardare dall'alto. Magari dall'alto di questo libro numero cento, che Andrea Camilleri ha pubblicato per Sellerio {L'altro capo del filo, un Montalbano). Perché se si guarda troppo da vicino, la cosa non si vede. Sempre troppo in testa alle classifiche, sempre troppo Montalbano in tv (per la Rai, visti gli ascolti, è come Sanremo), sempre troppa passione dei lettori. Tutto questo offusca la vista. Invece, la cosa te la ricordi quando, dal tavolo dello studio, prende I Fatti della fera e Horcynus Orca, le due versioni del monumento letterario di Stefano D'Arrigo. «Devo rileggerli». La cecità non consente di farlo da solo. Ci penserà Valentina Alferj. «Sì, devo rinfrescare D'Arrigo e Antonio Pizzuto». Due inventori di linguaggi, come lui. «Voglio fare uno studio sulla lingua». Ah, ecco.
Camilleri e la questione della lingua. L'argot. Il camillerese o, se preferite, il vigatese. Quel miscuglio tra siciliano (che davvero siciliano non è) e spremute di parole (cagione o ragione che diventa scascione, per esempio) sempre al limite dell'arco catenario di Gaudì: una parabola architettonica che, senza mano giusta o aiuto del cemento, oggi crolla miseramente. Quel «dialettale» resta mistero come sia compreso da tanti e di recente segnalato da Bill e Hillary Clinton a uno stupefatto Renzi in trasferta a New York («Il Birraio di Preston? Masterpeace, vorremmo conoscere mister Camilleri»). Il Montalbano tv lo ha quasi abolito. Ma Camilleri è per quello che passerà alla storia.
Nel 1984, aveva già pubblicato ma non era così noto, venne «benedetto» da Leonardo Sciascia, che approvò e spinse La strage dimenticata. «Epperò mi diceva: Cammillé... mi chiamava così, con due emme... ma questa lingua... chi la capirà mai? E io rispondevo: è così, prendere o lasciare. L'italiano non l'ho mai saputo usare. È come un ponte affidato a due diverse società, una per ogni sponda. Alla fine ci sono 80 centimetri di dislivello. Non trovavo mai la mia voce. Leggevo Gadda, per esempio, e mi influenzava. Ero esposto a tutti i venti».
Ostinato, Camilleri rischia e, alla fine, vince lui. Ha un segreto? «Sì, un miracolo. 1940, guerra non ancora dichiarata. Ogni mese prendevo il treno a vapore da Porto Empedocle a Palermo, a caccia di libri o teatri. Al Biondo c'era l'orchestra jazz Strappini, unica in Italia. Vado. Nell'intervallo Strappini dice al pubblico: incredibile, c'è qui uno dei giganti del jazz americano, in Sicilia per vedere i parenti... Nick La Rocca... suonerà con noi. Quello entra e intona alla tromba Tiger Rag. L'orchestra vola, il teatro crolla. Uscii dal Biondo così ubriaco che andai in piazza delle Vergogne e mi parve che le statue ballassero. Non invento. Ballavano». Camilleri comincia a scrivere come una partitura musicale: griglie, melodia, respiro. La chiama «oralità musicale, data dal ritmo della frase». Diventa il primo scrittore jazz.
Piero Melati
 
 

Famiglia Cristiana, 27.5.2016
I "primi" cento libri di Camilleri
Incredibile traguardo per lo scrittore siciliano, 91 anni e una sterminata produzione, cominciata in modo sistematico solo nel 1978. La centesima fatica è "L'altro capo del filo", protagonista il commissario Montalbano.

Con l’ ultimo romanzo del commissario Montalbano, L’ altro capo del filo, sempre edito da Sellerio, i libri di Andrea Camilleri raggiungono la rotonda quota cento. Un traguardo incredibile, a maggior ragione se si considera che l’ autore, con un lungo passato di regista teatrale e televisivo in Rai, ha debuttato nella narrativa solo nel 1978, quando aveva 52 anni (è nato a Porto Empedocle il 6 settembre 1925). Il suo esordio, Il corso delle cose, fu un fiasco, e il suo successo cominciò quando apparve per la prima volta il commissario di Vigata, in La forma dell’ acqua (1994). Da allora i libri dedicati al poliziotto, interpretato in televisione da Luca Zingaretti, sono stati 39, alternati con altre opere, tra cui romanzi storici e una serie di ritratti di pittori. Tra i suoi titoli più celebri Il birraio di Preston, La scomparsa di Patò, Il re di Girgenti (quest’ ultimo scritto in un misto di siciliano e spagnolo). Tra i romanzi di Montalbano Il ladro di merendine, Gli arancini di Montalbano, Il gioco degli specchi. Una produzione a ritmo cadenzato, due, tre romanzi l’ anno, in alcuni casi anche cinque. In questo suo ultimo giallo, L‘altro capo del filo, il commissario Salvo Montalbano decide di farsi un abito su misura per presenziare a una cerimonia di amici con la storica fidanzata Livia. Conosce così una giovane sarta con cui fa amicizia. La ragazza, però, viene trovata assassinata a colpi di forbici e il commissario, per sbrogliare la complicata matassa, deve indagare nel passato della vittima. Malgrado l’ età Camilleri è sempre attivo, anche se questa ultima fatica, a causa dei suoi problemi alla vista, l’ ha dovuta dettare. Ha già pronti altri romanzi, e di sicuro non si fermerà a quota cento.
Fulvia Degl'Innocenti
 
 

Repubblica Tv, 27.5.2016
"Italia noir", in edicola con Repubblica il racconto della realtà

"Il noir è un romanzo d'atmosfera che ama assai più gli angoli bui che la luce". Parola di Andrea Camilleri. "Ed è sicuramente il romanzo dell'inquietudine". Parola di Carlo Lucarelli. Da lunedì 30 maggio in edicola con Repubblica (a euro 7,90 più il prezzo del quotidiano) la collana "Italia noir", per raccontare la realtà contemporanea attraverso 35 libri che coprono l’intero Paese: la capitale, le isole, le città d’arte, i paesini di montagna, la provincia… Una collana che è a sua volta una indagine. Anzi, una doppia indagine: nelle sfumature del nostro noir e nei luoghi dei delitti, anche quelli più insospettabili
 
 

La Repubblica, 27.5.2016
Dal Po a Vigàta 35 sfumature di noir sull'Italia di oggi

È dai tempi di Scerbanenco che l'Italia incontra la sua anima più oscura nel noir. Quando il Duca Lamberti uscì di prigione per iniziare la sua fortunata carriera di investigatore erano gli anni Sessanta, quelli del boom economico, dell'immigrazione dal sud, delle lotte proletarie e del disagio sociale che scorreva nelle strade di Milano. Oggi i tempi sono cambiati, ma il noir, con le sue infinite sfumature, continua a fotografare la realtà in cui viviamo. Per questo la collana Italia noir (in edicola con la Repubblica da lunedì 30 maggio a 7,90 euro più il prezzo del quotidiano) ha l'ambizione di raccontare la realtà contemporanea attraverso 35 libri che coprono l'intero Paese: la capitale, le isole, le città d'arte, i paesini di montagna, la provincia… Una collana che è a sua volta una indagine. Anzi, una doppia indagine: nelle sfumature del nostro noir e nei luoghi dei delitti, anche quelli più insospettabili.
Si comincia con Suburra di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini. Non è un caso: l'impasto di violenza, corruzione e denaro che ha anticipato l'inchiesta di Mafia Capitale, racconta meglio della cronaca il degrado di Roma. Si continua con La giostra degli scambi di Andrea Camilleri. Un poliziesco, quello in cui Montalbano inizia a fare i conti con gli anni che passano, con la stanchezza di essere ancora una volta solo di fronte alla stupidità del delitto. Il 13 giugno sarà la volta del Piemonte con Margherita Oggero (Un colpo all'altezza del cuore) che intreccia una storia d'amore con una criminale.
I lettori si spostano dalla Valle d'Aosta di un autore bestseller come Antonio Manzini (Non è stagione) a città con una lunga tradizione gialla: la Bologna di Carlo Lucarelli e della sua ispettrice Grazia Negro e la Parma di Valerio Varesi, indagata con lo sguardo introspettivo del commissario Soneri. La geografia italiana del noir non trascura nessuna regione: si ferma in una città multiforme come Cagliari (Metropolis di Flavio Soriga) e scava nella provincia, dalla Romagna di Carlo Flamigni alle Langhe di Gianni Farinetti, dall'Abruzzo di Gianni Materazzo all'Umbria di Pietro Del Re. Non si è al sicuro neppure nell'asettico mondo dei viticoltori veneti (Finchè c'è Prosecco c'è speranza di Fulvio Ervas) o nelle Alpi friulane di Flavio Santi. A volte è l'ostinazione di un uomo solo che fa venire a galla la verità e che smaschera le leggi non scritte della criminalità: accade a Reggio Calabria, nella Contrada Armacà di Gianfrancesco Turano.
Le differenze non sono solo geografiche. Sotto l'ombrello del noir si ritrova anche La Ferocia di Nicola Lagioia, vincitore del premio Strega con un delitto che mette a nudo le contraddizioni e le miserie di una delle più ricche famiglie di Bari. E accanto a lui i poliziotti di Maurizio de Giovanni che in Buio per i bastardi di Pizzofalcone devono difendere l'anima più fragile di Napoli. Tecnicamente è un "police procedural", cioè un filone del genere poliziesco che ha per protagonista non un solo investigatore ma una vera squadra di detective. Non è uno strappo al noir, ma una delle sue possibili declinazioni. Il dramma si mescola alla commedia nelle indagini dei terribili vecchietti del BarLume, descritte con la penna ironica e sferzante di Marco Malvaldi (Il telefono senza fili) o si tinge di un amara indignazione nelle avventure del commissario e gourmet Jules Magrite nato dalla fantasia di Gianni Mura (Ischia).
Intrecci pirandelliani, detective filosofi, magistrate anticonformiste, ex poliziotti in pensione, filosofi napoletani del quotidiano, cattivi senza possibilità di appello si alternano ogni settimana, fino al 23 gennaio, in un lungo viaggio nel cuore nero dell'Italia, in quei luoghi insieme fisici e mentali dove l'estrema bellezza e l'estrema crudeltà vanno a braccetto. In un genere che, comunque lo si intenda, non può fare a meno della realtà.
Stefania Parmeggiani


E i grandi scrittori si "confessano" in video su Repubblica.it

Roma. Che cos'è il noir? Andrea Camilleri spiega che «in origine era un romanzo d'atmosfera, naturalmente cupa, di tensione». Già, ma oggi? Che cos'è il noir contemporaneo e quali sfumature assume in Italia? Lo abbiamo chiesto ai trentasei scrittori della collana Italia Noir.
Ogni lunedì, dal 30 maggio al 23 gennaio, in contemporanea con l'uscita dei libri, le loro interviste saranno online sul sito di Repubblica. Ascolteremo Giancarlo De Cataldo spiegare come nel Paese delle municipalità, delle regioni, delle mille piccole patrie sia inevitabile «avere un noir territoriale, romano, milanese, bolognese...». Dal Nord al Sud, dalle grandi città ai piccoli centri cambia il contesto, ma non il senso: «Inizia tutto con un omicidio — semplifica Marco Malvaldi — e quindi siamo all'opposto dell'esistenza». Ci troviamo in quel territorio oscuro che racconta molto dell'uomo e delle sue pulsioni inconfessabili. «Il noir — spiega Maurizio de Giovanni — è l'unico romanzo sociale in grado di andare a scavare nelle parti più oscure della vita». Senza alcun finale consolatorio: «L'elemento malvagio non viene dall'esterno — spiega Nicola Lagioia — ma è una conseguenza di una società marcia, corrotta, malata. Scoperto il colpevole non si ritorna a una situazione di innocenza». «Potremmo definirlo — dice Gianni Mura — come un giallo più pessimista». «Noi raccontiamo le storie attraverso gli incubi e non i sogni. È uno sporco lavoro — conclude Carlo Lucarelli — ma qualcuno lo deve pur fare».


Le uscite
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6 giugno - Sicilia Andrea Camilleri
La giostra degli scambi
Il commissario Montalbano viene coinvolto in un turbine di scambi di persone e sparizioni, in cui l'apparenza sembra avere il meglio sulla realtà
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Siracusa News, 28.5.2016
Siracusa, Il libro della settimana:” L’altro capo del filo”

L’amatissimo commissario di Vigàta, è finalmente tornato nelle librerie con un nuovo ed intricato caso da sbrogliare.
Il maestro del giallo Andrea Camilleri, al suo centesimo libro, decide ancora una volta di voler inserire la storia in un contesto profondamente attuale, raccontando non solo l’isola del mare, del profumo di zagara e dei muretti a secco, ma anche quella dell’ emergenza, degli sbarchi e della tragedia.
Vigàta è completamente dedicata ai migranti in queste pagine, ed il commissario è oramai costretto a trascorrere intere giornate al porto. Lidia nel frattempo, invitata ad una festa per i 25 anni di matrimonio di una coppia di amici, riesce seppur con fatica, a convincerlo non sola a partecipare, ma anche a comprare un nuovo abito per l’occasione.
Nella migliore sartoria di Vigàta, Montalbano si imbatterà così in Elena, sarta capace ed appassionata, in paese solo da qualche anno. Non c’è tempo per conoscersi meglio, gli sbarchi continui richiedono troppo spesso la presenza del commissario, bisogna infatti necessariamente determinare al più presto chi sono gli scafisti.
Sarà un efferato omicidio però, a riportare presto Montalbano in sartoria. Il corpo ritrovato è proprio quello di Elena. Le piste e le indagini convenzionali non portano a molto ma il commissario si sa, è caparbio, e anche questa volta è deciso a non voler mollare e a voler arrivare a tutti i costi al bandolo della matassa.
Avvincente e sofisticato, come nella migliore tradizione Camilleriana, “ L’ altro capo del filo”, con grande cura, intelligenza e umanità, racconta non solo una storia, ma il dramma dei nostri giorni, nel probabile intento di riuscire in qualche modo, a scuotere quantomeno le coscienze di chi sceglie di leggere e seguire con affetto, le avventure del commissario Montalbano.
Iole Sonnini
 
 

Dario Flaccovio Editore
"Hoefer racconta Camilleri" fa tappa a Porto Empedocle. Sabato 28 maggio vi aspettiamo alle ore 18.30 presso l'Auditorium San Francesco, nell'ambito della V Fiera delle Associazioni "Un libro alla volta" organizzata dall'associazione Oltre Vigata. La città natale del poeta Federico Hoefer e dello scrittore Andrea Camilleri ascolterà i racconti d'infanzia dei due amici... I ricordi prendono piede.
 
 

Agrigentosette.it, 28.5.2016
Hoefer racconta Camilleri
Intervenuto a sorpresa alla Fiera delle associazioni - Un libro alla volta, alla presentazione del libro "Hoefer racconta Camilleri", di Andrea Cassisi e Lorena Scimè, Federico Hoefer ha raccontato la singolare e lunghissima amicizia che lo lega allo scrittore empedoclino Andrea Camilleri. La testimonanzia, qui, è stata raccolta da Gerlando Verruso.


 
 

askanews, 28.5.2016
In un libro l'incredibile amicizia tra Camilleri e Hoefer
Da oltre 50 anni non si vedono, ma parlano sempre al telefono

Palermo - E' una storia incredibile quella che vede protagonisti lo scrittore siciliano Andrea Camilleri, e il poeta Federico Hoefer. La storia di una grandissima amicizia nata da ragazzi, e che ha attraversato oltre mezzo secolo. Decenni durante i quali i due intellettuali non si sono mai incontrati, conversando però puntualmente ogni settimana al telefono.
A raccontare il cuore di questa singolare amicizia è un libro in uscita il 3 giugno per Dario Flaccovio Editore, e dal titolo "Hoefer racconta Camilleri - Gli anni a Porto Empedocle". In esso, Federico Hoefer torna con la memoria agli anni della gioventù trascorsa nella natia Porto Empedocle, offrendo al lettore il ricordo dei giorni vissuti insieme a Camilleri: le esperienze vissute, la passione per la letteratura e per quel mare che da sempre trova la sua cornice più suggestiva nell'arte dei due scrittori.
A raccogliere il racconto di Hoefer sono stati due giovani giornalisti siciliani, Andrea Cassisi e Lorena Scimè, che hanno avuto una lunga serie di incontri con lo scrittore, per scrivere il testo donato in anteprima a Camilleri nella sua abitazione romana. La prefazione è di Melo Freni, amico di Hoefer e di Camilleri.
Hoefer tratteggia episodi, giornate e ricorrenze che lo legano al "papà" del commissario Montalbano, e che continuano a commuoverlo. Un viaggio nella memoria, durante il quale riaffiorano episodi di un tempo lontano. Un racconto tenero, affascinante, magico: come le storie che i nonni sussurrano ai nipoti seduti sulle loro ginocchia. Ogni parola è incanto, ogni aneddoto genera stupore. Viene fuori l'inedito ritratto di un giovane Camilleri che solo un fraterno amico può conoscere e regalare ai lettori.
Andrea Cassisi, giornalista, collabora con Livesicilia.it e i mensili S e I Love Sicilia. È laureato in Filologia moderna all'Università di Catania. Ha pubblicato la silloge poetica su carta da zucchero. È presidente del Centro di Cultura e Spiritualità Cristiana "Salvatore Zuppardo" di Gela, che promuove e organizza premi letterari e poetici. Lorena Scimè, giornalista professionista. Laureata in Scienze della comunicazione ed editing all'Università di Catania, collabora con il quotidiano la Repubblica. Per anni ha svolto la professione in ambito televisivo. Appassionata di teatro, promuove e organizza eventi culturali.
 
 

Il Secolo XIX, 28.5.2016
Tv e realtà
Boccadasse, waiting for Montalbano: alla ricerca della casa di “Livia”

Genova - «Scusi sa mica quale è la casa di Livia Burlando?»: a Boccadasse capita anche di sentirsi fare questa domanda, che va di pari passo con le tante richieste curiose riguardano il borgo marinaro più famoso e visitato di Genova (dalla casa in cui Gino Paoli si ispirò per “la Gatta” all’asino che darebbe il nome al borgo e che naturalmente non ha mai messo zoccolo sul mare).
Il fatto è che Livia Burlando, al pari dell’equino, non esiste affatto: è un personaggio letterario. Come sanno bene i cultori del commissario Salvo Montalbano, infatti, Livia è la fidanzata genovese del protagonista dei romanzi polizieschi di Andrea Camilleri. Nell’immaginario collettivo, però, per qualcuno la casa della signorina Livia deve pur esistere. E di volta in volta l’immaginazione e lo sguardo dei fan di Montalbano corrono sulle facciate vista mareo sulle casette con giardino della crosa di capo santa Chiara.
Di certo Boccadasse, che ovviamente deve la sua fama e la sua fortuna a una storia antica e a una bellezza unica, un pizzico di notorietà la deve anche a Camilleri. Così a metà giugno, forse il 15 (ma manca la conferma dell’interessato), Boccadasse e il Co,une di Genova assegneranno il premio Govi a Luca Zingaretti, l’attore che impersona Montalbano: «E’ una bella idea, anche perché Zingaretti è bravissimo attore, al di là dell’interpretazione del commissario- dice Alessandro Morgante, presidente del Municipio Medio-Levante – e poi in questo momento è un bene che i riflettori siano puntati su Boccadasse». C’è, infatti, la rincorsa a ottenere il patrimonio Unesco, come spiega Francesco Ristori dell’associazione Conoscere Genova: «Una bella festa ci sarà già il 6 giugno con l’intitolazione del passo Ave Maria Zeneize. Poi la Pro Loco ha fatto richiesta al Comune per avere Luca Zingaretti a Boccadasse in occasione del conferimento all’attore del Premio Govi previsto a Palazzo Tursi nel corso del mese di giugno. Di certo per ottenere la certificazione Unesco bisogna continuare a fare il massimo per il decoro del borgo e ottenere attenzione a tutti i livelli».
Dunque ben venga al il mito cinematografico di Salvo e Lidia. Per quanto riguarda Camilleri, lo scrittore oggi sente un po’ gli acciacchi degli anni e non viaggia molto, ma di Genova e del borgo ha un fantastico ricordo: «Ho conosciuto Genova quando avevo 25 anni e grazie a un premio di poesia- ha raccontato – per questo la fidanzata di Montalbano vive qua. Boccadasse la conobbi grazie a una bella ragazza del borgo, che un pomeriggio mi portò a casa sua, sul mare». E fu un colpo di fulmine...
Edoardo Meoli
 
 

La Repubblica, 29.5.2016
I testimoni
Alberto Asor Rosa, Andrea Camilleri Marisa Rodano, Antonio Debenedetti, Giosetta Fioroni, Emanuele Macaluso Dacia Maraini, Lia Levi, Rosetta Loy, Ermanno Rea, Paolo Taviani
2 Giugno 1946
Una giornata molto particolare nel ricordo di Eugenio Scalfari e di chi, come lui, aveva poco più di vent'anni settant'anni fa
Le testimonianze sono state tutte raccolte in questi giorni dallo scrittore Paolo Di Paolo (Roma, 1983). Altre verranno pubblicate sulle pagine del quotidiano a partire da domani fino a giovedì 2 giugno

Andrea Camilleri
Porto Empedocle 1925
Le botte
Il risultato del referendum fu per me la fine di un incubo anche personale. Per uno scarto di pochi mesi, non avevo ancora diritto al voto, però mi ero impegnato anima e corpo per la propaganda repubblicana. Anche le liti con mio padre, monarchico, creavano un clima di tensione quotidiana.
D'altronde, da Napoli in giù la maggioranza era decisamente monarchica: alla fine di ogni comizio repubblicano dovevamo essere scortati dalle forze dell'ordine per evitare di essere aggrediti e malmenati dai monarchici, che ci circondavano minacciosamente, Ecco, per questo io ho avuto una doppia soddisfazione: quella per la tranquillità e quella per la vittoria della repubblica.
 
 

Llegir en cas d'incendi, 29.5.2016
Les dones d’Andrea Camilleri
L'autor italià explica la importància que han tingut en la seva vida diverses dones, tant de la vida real com de la ficció
Enric Salom en català i David Paradela en castellà són els traductors.

Andrea Camilleri abandona momentàniament el comissari Montalbano per publicar Dones (Bromera/Salamandra). A mig camí entre l’assaig i les memòries, en aquest volum de 179 pàgines l’autor repassa la seva vida (sobretot la seva joventut) en clau de les dones que l’han marcat d’alguna o altra manera. Des de Nefertiti, Helena de Troia o Antígona fins als seus primers amors, aventures amb estrangeres o Elvira, la seva adorada àvia, Camilleri repassa què han significat per ell fins a 39 dones. “Les he estimat totes, durant una hora o per sempre. Algunes amb gràcia, d’altres amb ímpetu, d’altres tan sols les he imaginat. Sense elles no hauria estat jo”, confessa l’autor nascut a Sicília el 1925.
Els estudis i l’experiència teatral i cinematogràfica de Camilleri queden palesos en la tria de molts d’aquests personatges: estrelles de cinema mut com Louise Brooks o Doris Duranti. Fent gal·la d’una gran erudició i de la seva capacitat sobradament demostrada d’explicar històries, Camilleri glossa figures de la història italiana de qualsevol època, com Bianca Lancia o Teodora de BIzanci, heroïnes com Helena de Troia o Joana d’Arc i figures icòniques com els personatges de Carmen, Desdèmona o Antígona. Especialment interessants són els capítols en què investiga les dones reals que hi havia darrere les grans muses de Dante i Petrarca, Beatrice i Laura.
Altres dones anònimes, sovint turistes, com la suïssa Helga o les peculiars germanes Lulla i Mirella, protagonitzen històries quasi còmiques, mentre que d’altres, com el drama que viuen Ninetta i Giacomo, podria donar per a una novel·la. Camilleri fa una picada d’ull als lectors de Montalbano, ja que revela qui va inspirar el personatge d’Ingrid, una de les amigues del comissari. Però no cal ser fan de Camilleri ni un expert en la seva vida i obra per gaudir d’aquest deliciós volum, apte per a qualsevol que estimi la vida, la bellesa, l’amor i les històries ben contades.
Marta Planes. Lleida
 
 

Il Velino / AGV NEws, 30.5.2016
Premio Tv 2016, forse salta lo storico Gala su Rai1
Intanto i lavori dell’Accademia procedono e per la miglior fiction Beppe Fiorello dovrà scontrarsi con un “doppio” Montalbano

Mentre l’Accademia del Premio Tv 2016 sta procedendo alla votazione dei vincitori assoluti, ancora nessuna notizia da parte di Rai1 circa la messa in onda dello storico Gala per la consegna dei Premi, che a questo punto potrebbe anche saltare. Intanto i lavori della giuria vanno avanti e si rivela uno spettacolare “duello” in famiglia per la conquista del Premio Tv 2016 nella categoria Miglior Fiction Dell’anno. Infatti la giuria dei giornalisti, che nell’arco dell’anno seleziona i migliori programmi e personaggi tv, ha mandato in finale tre fiction: IL GIOVANE MONTALBANO (RaiUno), IL COMMISSARIO MONTALBANO (RaiUno), IO NON MI ARRENDO (RaiUno). Davvero straordinaria la circostanza che si trovino in gara le due versioni del mitico personaggio Montalbano. [...]
Ornella Petrucci
 
 

Alibi Online, 31.5.2016
Quanto vale un uomo lo racconta Camilleri con tre grandi attori

Strano libro “Quanto vale un uomo”, edito da Skira nella collana Storie. Per varie ragioni. Tanto per cominciare viene indicato come autore Andrea Camilleri, ma già in copertina compaiono i nomi di Marco Baliani, Ascanio Celestini e Marco Paolini, tre dei più apprezzati attori teatrali italiani, e la curatela di Annalisa Gariglio.
Un libro e tre monologhi
Poi perché in allegato troviamo un CD con la registrazione audio di tre monologhi dei sunnominati artisti e perché “per volontà degli autori e della curatrice i diritti editoriali dell’opera saranno donati a Emergency e destinati alla cura delle vittime della guerra e della povertà; anche la casa editrice partecipa a questa iniziativa”.
Ma soprattutto perché è un genus mixtum (così i latini definivano la satura, ben diversa dalla nostra “satira”). Dunque un’opera “mista” che mescola varie forme di racconto: quella narrativa, quella dialogica e quella teatrale (in forma di monologo, appunto). E lo fa tenendo insieme tre storie che hanno avuto per protagonisti degli Italiani del secolo scorso, tanto tempo fa, cioè appena ieri.
Cornice e destinazione originale è il teatro. All’Auditorium Parco della Musica di Roma sono andati in scena nel marzo del 2014 i tre spettacoli della rassegna “Inedito d’autore” nata da un’idea di Camilleri con la collaborazione della Gariglio.
La sfida di Bellanca
A far nascere quell’idea è stato un incontro con i signori Bellanca, discendenti di quel Giuseppe Mario Bellanca, originario di Sciacca, che una volta emigrato negli Stati Uniti diede un fondamentale contributo allo sviluppo tecnologico della nascente aviazione civile, pur perdendo una sfida che ha fatto entrare Charles Augustus Lindbergh in tutti i libri di storia contemporanea, come primo aviatore a compiere la trasvolata oceanica senza scalo.
Come andò la storia? Ce lo raccontano Camilleri e Marco Baliani che ripercorrono le tappe della carriera di Bellanca, i sogni, i sacrifici, le invenzioni, le frustrazioni, soffermandosi però anche sugli odori dell’immigrazione massiccia negli USA, trascurati nell’allestimento del bel museo di Ellis Island. E invece la Storia è fatta anche di odori, lacrime e sangue.
Tra il siciliano e lo svedese, l’ebreo Levine, malato di protagonismo, “coi suoi atteggiamenti ambigui, partecipa attivamente alla débâcle del Columbia“, l’aeroplano messo a punto da Bellanca.
La strage di Niccioleta
Il secondo pannello del trittico è la rievocazione della strage nazifascista di Niccioleta, in Val di Cecina (1944). Camilleri l’ha affidata ad Ascanio Celestini. A lui (e insieme a lui a noi lettori) lo scrittore siciliano pone alcune domande sulla dinamica dell’eccidio di una comunità di lavoratori in una miniera di pirite.
Il lavoro era la loro ideologia e la loro religione. Il lavoro li univa, ma altro li divideva. Le contrastanti testimonianze sul colore della bandiera issata sulla miniera all’arrivo dei partigiani sono degne del racconto “Nel bosco” di Akutagawa da cui Kurosawa ha tratto il suo film “Rashomon”.
Non mancano particolari esilaranti, come gli otto mietitori tutti chiamati “Peppe Ginanneschi”, accompagnati da un asino chiamato inevitabilmente Peppe. Ma c’era anche chi si chiamava Etrusco e chi Temistocle, uomini di un’Italia che non c’è più, ma forse – neppure tanto in fondo – c’è ancora.
Autore e attore mettono in scena il dramma del lavoro, di quando manca e di quando c’è ma uccide, di quando costringe a scelte comunque perdenti (e quello ieri sembra dannatamente oggi).
La spedizione al Polo Nord
Il titolo “Quanto vale un uomo” torna alla fine del libro (per la precisione a pagina 146), questa volta sotto forma di domanda. È il quesito che sorge spontaneo alla conclusione del racconto di un’altra vicenda tragica, la spedizione del generale Nobile al Polo Nord, a bordo del dirigibile “Italia”, ma soprattutto dopo la sua rovinosa caduta.
Spersi in un deserto di ghiaccio che andava alla deriva, i sopravvissuti dovettero affrontare scelte drammatiche, mentre gradi e gerarchie venivano meno. La loro fu una lotta contro la natura, contro il tempo, contro la disperazione e alla fine contro le maldicenze. Qui è Marco Paolini a rievocare la storia “po-polare”, la solidarietà e i momenti tragicomici (povero orso bianco, convinto di mangiarsi gli esploratori e invece abbattuto con un solo colpo in testa e diventato riserva di carne).
Strano libro, davvero. Intenso perché intessuto di storie intense, messe insieme con appunti, documenti, file audio e frammenti di dialogo. Queste storie esistono e resistono in quanto raccontate con un “senso di mistero e fascino”.
Saul Stucchi
 
 

Sicilia Journal, 31.5.2016
Giornata Mondiale Senza Tabacco: intervista (immaginaria) a Camilleri

Arrivo alla porta di casa del Grande Scrittore risalendo come un salmone la pesante scia di fumo che rotola giù per le scale. Il portiere aveva ragione: “L’interno lo trova subito, non può sbagliare”. E infatti capisco qual è la porta giusta dal fumo scuro e denso che proviene da sotto. Busso, e mi apre subito una ragazza che si toglie con un gesto elegante la maschera antigas, mi saluta con un sorriso e si presenta: “Piacere, sono l’assistente del Maestro” – poi scappa su per le scale, si ferma al primo pianerottolo, tira un paio di respironi, mi fa l’occhiolino e mi sussurra complice: “Una boccata d’aria…”.
Dentro ci si vede solo dalla cintola in su, e mi sforzo di non tossire per non creare una perturbazione che smuova quella coltre minacciosa.
La ragazza deve essere abituata alle visite di non fumatori e mi mette in mano qualcosa.
“Salvalavita Beghelli. Se si sente male, prema il pulsante e arrivo con l’ossigeno”.
Mi accompagna nel Suo studio.
Lui è seduto, si vede solo la testa che galleggia sul tappeto di fumo. Fa un pò di impressione.
– Si accomodi.
La nuvolona compatta si agita un istante davanti a Lui, deve avere accompagnato l’invito con un gesto della mano.
Cerco la sedia a tentoni e vado giù con cautela. Adesso le teste che galleggiano sono due.
– Grazie per avermi concesso l’intervista, Maestro.
Mi risponde qualcosa, un gorgoglio strascicato. Il mio udito non è più quello di una volta, e il Maestro, fra sigarette e flemma congenita, quando parla sembra un disco a 45 giri che va a 33 (mi scuso con i giovani che forse non sanno di cosa sto parlando: fate una ricerchina su google). In sostanza, non capisco niente.
Mi sposto istintivamente in avanti per tendere le orecchie… e faccio l’onda. Una bella onda di fumo che si dirige verso la testa di Camilleri che si illumina, apre la bocca e l’inghiotte.
– Lei mi comiiincia a stare meno antipaaatico.
– Grazie Maestro. Ma perchè, prima invece?
– Lei non è quello di quell’altro commissario siciliano, come si chiama…
– Mancuso.
– Ah, Mancuuso, sì. Giusto. E lei non è quello che è venuto per intervistarmi sulla giornata mondiale senza tabacco?
– Sì…
– E alloora sbaaglio, se dico che lei è uno che ha deciso di scassarmi i cabbasisi?
Ammutolisco, e lui ha pietà.
– Avanti, che vuole sapere, signor Eri?
– Barbieri…
– Sì mi scusi, ma io non riesco a ricordarmi i nomi delle persone. Lei anzi è fortunato perché si chiama Barbieri che finisce come Camilleri, e così almeno “Eri” me lo ricordo. Le dispiace se la chiamo così?
– Per carità…
Faccio spallucce, accompagno il gesto con un movimento della testa e partono due onde ravvicinate che il Maestro intercetta voluttuosamente.
– Allora?
– Ehm. Maestro… che ne pensa della Giornata Mondiale Senza Tabacco?
– Una cosa civilissima, che appoggio incondizionatamente.
Rimango a bocca aperta.
– Nel senso?
– Nel senso che io aderisco. Oggi niente sigarette.
– Ma… tutto questo fumo?
– Come, “tutto questo fumo”? Ma che dice. Questo il fumo di ieri, è. Ho spento l’ultima sigaretta alla mezzanotte precisa. Pensi che il tabaccaio mi ha chiamato un’ora fa perché non aveva ancora visto la mia assistente. Mischino ha un mutuo da pagare e si è preoccupato.
– Non accende una sigaretta da… – guardo l’orologio – da dodici ore? Com’è che la casa è ancora così piena di fumo?
– Organizzazione, modestamente. Basta non aprire le finestre. E l’anno prossimo cancello pure le interviste così non c’è bisogno di aprire la porta. A proposito, nelle scale c’era fumo?
– Molto.
– Lo immaginavo. Devo mettere qualcosa sotto la porta per sigillarla.
Tintinnio in avvicinamento.
– Lo prende un caffé?
Entra l’assistente a mezzo busto con tazzine, zuccheriera e cucchiaini su un vassoietto d’argento che inabissa sotto il mare di incombusti catramo-nicotinici fra me e Lui, dove immagino sia la scivania su cui il Maestro crea.
L’assistente armeggia come un prestigiatore, poi le mie mani riescono a incontrare la tazzina in una ricerca alla cieca in cui tasto qualcosa di morbido che mi ricorda la gioventù, e finalmente la ragazza esce dalla stanza in cui adesso due teste galleggianti sorbiscono il caffè.
– Come le sembra?
– Ottimo, Maestro.
– Lo sa perché compro questo?
– Perché?
– È tostato a legna, e ha una cosa particolare…
Dentro di me il commissario Mancuso mi dà una gomitata e mi suggerisce la risposta.
– L’odore di fumo?
Il Maestro sorride.
– Elementare, Eri.
Carlo Barbieri
 
 

LaPresse, 31.5.2016
Frassica: Fumare? E' una forma di stupidità temporanea
In occasione della Giornata antitabacco parla il comico già testimonial della campagna antifumo del ministero della Salute [...]
Tra i suoi colleghi chi è il tabagista più incallito?
Mah, forse Camilleri: lo conosco abbastanza bene, quando l'ho visto fumava sempre, ma non abbiamo mai parlato del suo vizio. In quel momento anche un grande cervello come lui diventa, e lo dico scherzando, 'scemo'. Il vizio a volte è davvero forte.
Alessandro Banfo
 
 

Wuz
L'altro capo del filo - Andrea Camilleri
Il romanzo numero 100 del maestro di Vigàta. Ne L’altro capo del filo attorno al dramma dei migranti che Camilleri racconta scuotendo le nostre coscienze, si muovono i personaggi che conosciamo da sempre.

«A un certo punto del gomitolo ristò sulo l’autro capo. Allura Montalbano si susì e accomenzò a secutare il filo. Il filo acchianava supra agli scalini e lui se li fici a uno a uno. Ora era arrivato nell’appartamento. Il filo proseguiva lungo tutto il corridoio e po’ girava scomparenno dintra alla porta della càmmara di letto di Elena. Ci trasì. Il filo finiva propio al centro del pavimento, pariva un signali tracciato con il gesso blu. Rinaldo era scomparuto».
Nonostante i suoi 91 anni, Andrea Camilleri si presenta in splendida forma all’appuntamento con il suo romanzo numero 100. Non solo ci ha riservato per questo evento una nuova storia di Montalbano, che è senz’altro il suo personaggio più amato, ma ha voluto regalarci la storia più bella e commovente tra quelle ambientate a Vigàta. Una storia che, di questi tempi secondo noi, è l’unica storia che meriti davvero di essere raccontata, a maggior ragione da chi si affaccia ogni giorno sul Mar di Sicilia.
Salvo Montalbano è alle prese con lo sbarco dei migranti. Arrivano nei barconi tutte le notti e lui e i suoi sono di supporto ad una squadra speciale mandata da Roma per affrontare l’emergenza. Arrivano uomini donne e bambini, a volte i feriti bisogna aspettarli sulla banchina del porto con le ambulanze, a volte sulle barche restano i cadaveri di chi non ce l’ha fatta. Fazio, Mimì Augello e gli altri uomini, compreso Catarella, sono stremati: le notti passano sulla banchina del porto, di giorno si deve garantire il funzionamento del commissariato. Alla fine si decide per stabilire dei turni, ma è comunque straziante affrontare la miseria e il terrore, lottando nello stesso tempo contro chi crede che nascosti in mezzo a loro possano esserci i “nemici dell’Isis”. Montalbano è pensieroso: “insieme a quegli uomini forse stava naufragando il meglio dell’umanità”, gli viene da dire dopo aver conosciuto Meriam e il dottor Osman, immigrati anche loro molti anni prima, due persone dall’umanità splendida, generose, disponibili, che fanno da interpreti all’arrivo dei migranti, che riescono a far dialogare due mondi.
Da queste persone Montalbano apprende l’ascolto, la ricchezza del linguaggio, la profondità di pensiero, la varietà dei profumi, come fosse entrato all’improvviso in un antico bazar orientale. Ed è proprio nel suo bazar, cioè in un atelier di stoffe pregiate provenienti da tutto il Mediterraneo, che conosce Elena, una donna bellissima, dal sorriso aperto e gli occhi accesi dalla passione per il suo lavoro. Elena è la sarta che Livia ha contattato per fargli fare un abito su misura.
Non farà in tempo: Elena verrà uccisa, durante una notte di sbarchi, con 22 colpi di forbice.
Salvo è sconvolto. Mettersi sulle tracce di un omicida passionale in un momento come quello, è una cosa che non gli riesce bene affatto. In questa sua fase matura, Montalbano ama piuttosto osservare, riflettere, cogliere impercettibili particolari. Gli piace prendersi il tempo di seguire il filo dei suoi ragionamenti, che declinano a volte in direzioni inaspettate. Rinaldo, il grosso gatto persiano di Elena, lo porterà all’altro capo del filo, dove un graffio lo attende, previsto e benefico così come era successo durante il suo solito sogno premonitore, che affiora ogni mattina alla vigilia di una nuova indagine.
Con L’altro capo del filo Andrea Camilleri aggiunge alla trama poliziesca il suo manifesto politico, esplicitando, come mai prima, la sua posizione nei confronti dei tempi che stiamo vivendo e il suo sentimento per l’umanità. Leggendo ci commuoviamo, sentiamo tirare il filo della malinconia che ci riporta indietro, ai ricordi, e poi avanti, alla speranza. Come trascinati dalla risacca di un mare che, bene o male, aggiunge sempre qualcosa nelle nostre vite. Anche i corpi intatti dei naufraghi, anche quello.
Annalisa Veraldi
 
 

 


 
Last modified Monday, October, 21, 2019