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RASSEGNA STAMPA

APRILE 2017

 
Ufficio Stampa Rai, 1.4.2017
Raccontando Totò
Mollica racconta il Principe de Curtis
02/04/2017 - 23:40

Domani, domenica 2 aprile, alle 23,40 su Rai1, alla vigilia dei 50 anni dalla scomparsa di Totò, verrà proposto un omaggio di Speciale Tg1 all’attore simbolo dello spettacolo comico in Italia, soprannominato 'il principe della risata'. A raccontare il grande artista saranno: Roberto Benigni, Andrea Camilleri, Sophia Loren, Fiorello, Mario Monicelli, Massimo Troisi, Giuseppe Tornatore, Nino Manfredi, Alberto Sordi, Renzo Arbore, Diana Rogliani, Liliana de Curtis, Pino Daniele, Dario Fo, Franca Faldini, Goffredo Fofi, Giuni Russo, Ben Gazzara, Renato Carosone, Lucio Dalla. Nel filmato le imperdibili testimonianze raccolte da Vincenzo Mollica dal 1988 fino ai giorni nostri, accompagnate dalle immagini dell'arte cinematografica e poetica di Totò.
 
 

ANSA, 1.4.2017
Sorelle vola e Rai a Matera già la vende. E' caccia ai selfie.
Le fiction superstar a Screenings. Fabiano, raccontano paese

Matera - Montalbano la fa da padrone e conquista tutti come sempre, forse anche grazie al fascino sornione di Cesare Bocci e Peppino Mazzotta - Mimì e Fazio per i fans della fiction Rai1 - che a Matera, in prima fila per gli Screenings di Rai Com, incantano i compratori, tutti a caccia di selfie con gli attori.
[...]
Silvia Lambertucci
 
 

spored.tv, 1.4.2017
Mladi Montalbano
na sporedu: 01.04.2017 ob 09:55, FOX CRIME
Soba številka dve, Sezona 2, Epizoda 2

Inšpektor Mimi hoce biti izbran za Salvovo prico, a ima Salvo drugacne nacrte. Montalbano pa se ukvarja s primerom požara, ki je ubil enega moža, in z anonimnim pismom, v katerim piše, da bo nek ljubosumen mož kmalu umoril svojo ženo.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 1.4.2017
Quella volta a Bagheria faccia a faccia con Pio La Torre

[...]
Un altro ricordo mi viene dalla cerimonia d'inaugurazione del Museo Guttuso, allora Pinacoteca d'arte moderna e contemporanea; dunque nel dicembre 1973. Benché avessi solo diciassette anni, ero fotografo, e in quel ruolo partecipai all'evento. Tra i tanti, fotografai anche Pio La Torre. Era molto contento, l'istituzione del centro d'arte voluto da Renato Guttuso era motivo di orgoglio, specie per un comunista come lui. Ne parlò con mio padre che aveva seguito il progetto; come consigliere comunale e capogruppo del Pci, era stato a Roma più volte, si erano visti con Guttuso. E mentre parlavano, Pio si guardava intorno, percettivo. Ovviamente c'era un'umanità complessa: politici di qualunque tipo di partito, non solamente locali e non solo regionali. C'erano tanti artisti, scrittori e giornalisti. C'era Ignazio Buttitta e, non vorrei sbagliarmi, Andrea Camilleri.
[...]
Giuseppe Tornatore
 
 

Speciale Tg1, 2.4.2017
Raccontando Totò
Cliccare qui per vedere la trasmissione (la testimonianza di Andrea Camilleri dal minuto 02:43 al 05:28)

Alla vigilia dei 50 anni della scomparsa di Totò, l'omaggio all'attore simbolo dello spettacolo comico. Le testimonianze di grandi artisti raccolte da Vincenzo Mollica e le immagini dell'Arte di Totò.
 
 

la Lettura - Corriere della Sera, 2.4.2017
La pagella
Andrea Camilleri "La mossa del cavallo" Sellerio
VOTO Ritirato
Una partita a scacchi a ritmo di swing
Antonio D'Orrico
Cliccare per leggere l'articolo
 
 

Corriere della Sera, 3.4.2017
Imprese. La cultura che vince
Commissario da record
Montalbano continua a mietere successi. L'ultimo episodio visto da 11,3 milioni di spettatori
Ma no è solo tv e indotto. Un intero territorio ne sta beneficiando...

Tra poco, verso la fine di aprile, si gireranno i nuovi episodi che andranno in onda su Raiuno nel 2018. Il piano di produzione è già strutturato fino alla stagione 2021. Nell'attesa, si possono fare i conti di questa stagione, il 2017, che ha confermato l'assoluta eccezionalità del Commissario Montalbano. Gli ultimi due episodi, andati in onda nelle scorse settimane, hanno superato ogni record. «Come voleva la prassi» ha raccolto, il 6 marzo, 11 milioni 268 mila di telespettatori e il 44,1% di share, superando nuovamente il suo record precedente, raggiunto pochi giorni prima, il 27 febbraio, con il 40,80% per «Un covo di vipere». A col-pire sono anche i dati delle repliche, mediamente intorno al 30%. Numeri grazie a cui, negli anni, è stata superata la soglia di un miliardo di spettatori, sommando gli ascolti di tutte le puntate della saga, iniziata con la messa in onda, nel 1999, del primo episodio del commissario di Vigata nato dalla fantasia di Andrea Camilleri, «Il ladro di merendine». Trenta titoli ad oggi per cui la Rai in quasi un ventennio ha speso tra i 70 e 80 milioni di euro con un costo contatto di 0,07 euro contro i 2,16 di costo ascolto medio per la lunga serialità o di 2,91 delle miniserie (dati relativi alla stagione 2015-2016).
Indotto
Ma i dati di audience, per quanto straordinari, non bastano a raccontare un fenomeno unico al mondo — per dimensioni e, ancor di più, longevità — con un indotto che tocca settori assai lontani dall'editoria e dall'intrattenimento. Grazie a cui, per esem-pio, la provincia di Ragusa, dove la serie è girata, ha almeno triplicato il suo appeal turistico (vedi articolo a fianco) e un operatore attento come Ryanair si è assicurata gli slot dell'aeroporto di Comiso anche grazie all'interesse del pubblico britannico verso non solo il Montalbano di Luca Zingaretti ma anche Il giovane Montalbano di Michele Riondino. Una ricaduta positiva di cui anche la provincia di Siracusa, con location preziose come Noto, sta beneficiando.
Un indotto di difficile misurazione, ma consolidato dai dati di vendite internazionali del prodotto. Qualcosa come 60 territori con Germania, Francia, Spagna e Usa in primo piano ma tallonati in popolarità da Svezia, Australia e Nuova 'Zelanda e anche dalla Cina. Mentre bussano alla porta, in modo sempre insistente, potenziali partner, anche internazionali, interessati a ipotesi di coproduzione. Finanziaria, s'intende. Perché sul piano creativo la Palomar di Carlo Degli Esposti, non ha intenzione di cedere il controllo assoluto. E neanche sulla gestione del tesoretto Montalbano che sui 37 milioni di euro di fatturato di Palomar pesa per circa il 20% anche se il valore vero è difficile da calcolare.
Pianificazione
Una gestione all'insegna dell'oculatezza e la pianificazione sul lungo periodo. «Solo due episodi girati a sta-gione, per mantenere il livello di qualità e piani di lungo periodo, investendo molte risorse sulla parte creativa: scrittura, regia, attori che per i ruoli principali, a parte il personaggio di Livia, ci accompagnano fin dall'inizio», spiega Degli Esposti. Ogni episodio costa circa 3 milioni di euro. Quanto un buon film destinato al cinema. E viene trasmesso in prima serata almeno otto volte. Con cinque break pubblicitari già blindati mesi prima.
Nessun investimento diretto sul territorio, invece. «Il nostro per definizione è un business zingaro». Piuttosto, per ricreare il paese immaginario di Vigata, ci si basa su «accordi e eventuali individuazioni di soluzioni». La casa di Montalbano con la celebre terrazza sul mare? «È di proprietà dell'avvocato Di Quattro con cui non abbiamo mai avuto problemi». Risolto anche quello relativo al commissariato che per qualche tempo fu ricostruito a Cinecittà. «Con il nuovo sindaco di Scicli stiamo rendendo stabile l'utilizzo del commissariato». Palomar, precisa, non ha mai preso fondi dalla Regione Sicilia. «Da tre anni, abbiamo un contributo contenuto dal Comune di Ragusa, a guida 5 Stelle».
Dopo Pasqua la Vigata di Luca Zingaretti & C. inizierà a ripopolarsi. Si girerà fino a giugno. Mentre si aspetta che Camilleri dia vita a un terzo capitolo del Giovane Montalbano. Per la gioia degli inglesi.
Stefania Ulivi


A Ragusa
Prezzi delle case in salita e più turisti

Inglesi e irlandesi soprattutto, ma anche russi e tedeschi, oltre naturalmente agli italiani. È l'effetto turismo indotto dal commissario di Camilleri portato in tv da Carlo Degli Esposti. Turisti trasportati a Comiso da ogni parte del mondo grazie alla compagnia aerea Ryanair che proprio per Montalbano ha investito sull'aeroporto di Comiso. «Nell'ultimo anno Ryanair ha trasportato circa 400 mila clienti da/per l'aeroporto di Comiso, e ci aspettiamo di trasportare approssimativamente lo stesso numero di passeggeri anche per quest'anno», dicono dalla società guidata da Michael O'Leary.
«Tutta la provincia di Ragusa ha beneficiato della serie di Montalbano— confermano all'agenzia ragusana di Anna Russo immobiliare —. I turisti ci chiedono le case citando la serie televisiva e c'è chi ci chiede anche il "tour Montalbano", Ragusa Ibla e Scicli, Pozzallo, il castello di Donna Fugata, Punta Secca».
Anche i prezzi degli immobili, di una provincia che ha diversi monumenti riconosciuti dall'Unesco, ne hanno sentito un effetto positivo.
D'altra parte quello del commissario è diventato un caso studiato anche nelle università. Cosimo Magazzino, dell'Università Roma 3, e Michela Mantovani, dell'università Mediterranea di Reggio Calabria, hanno dedicato uno studio allo sviluppo turistico di Ragusa a seguito della serie tv, nell'ambito di un lavoro su «L'impatto delle produzioni cinematografiche sul turismo».
Mettendo a confronto l'andamento della provincia di Ragusa con il resto della Sicilia e con l'Italia nel suo complesso hanno potuto verificare con i numeri cosa può significare una produzione azzeccata. In sintesi: Montalbano ha permesso alla provincia non solo di crescere ma di resistere con serenità nei momenti più duri della crisi che aveva fatto scendere l'Italia nelle posizioni del turismo mondiale. E, infatti, mentre tra il 2000 e il 2008 in Sicilia l'indice di varietà turistica cresceva solo dello 0,79%, a Ragusa saliva del 2,05% portandosi in prossimità di quello nazionale che gode del peso di città come Roma o Venezia. Quanto all'indice di sviluppo turistico è cresciuto in media dello 0,34% tra il 1990 e il 1999 e dello 0,81% dal 2000 al 2008, a fronte di un +0,85% della Sicilia prima della serie tv e del -0,88% dopo la serie tv e di un, rispettivamente, +0,85% e -0,92% dell'Italia.
Maria Silvia Sacchi
 
 

Il Messaggero, 3.4.2017
La villa di Montalbano abusiva sarà demolita? Il caso riaperto a L'Arena di Giletti
Scoppiano le polemiche nella trasmissione di Rai 1: Giletti ha invitato il sindaco di Licata per parlare della sua battaglia all'abusivismo, scalpore in studio. Che ne sarà della casa di Montalbano?
[Strana notizia, poiché la "casa di Montalbano" non è a Licata ma a Punta Secca - Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa, NdCFC]
 
 

La Sentinella del Canavese, 3.4.2017
Moni Ovadia al teatro Giacosa dal testo di Andrea Camilleri

Ivrea. È dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri, uscito nel 2008 da Sellerio, che Giuseppe Dipasquale, autore anche della scenografia, nonché regista, ha tratto il testo de “Il casellante”, lo spettacolo che, martedì 4, alle 20.45, andrà in scena al Teatro Giacosa. Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine e Francesca Incudine sono i protagonisti di questo spettacolo considerato a buon diritto “uno di quelli da vedere assolutamente” di questa stagione 2016-2017, non solo per la piacevole intensità del testo, ma anche per la bravura degli interpreti e la particolarità delle musiche, eseguite da Antonio Vasta a pianoforte e fisarmonica e Antonio Putzu ai fiati, che esercitano una funzione primaria in questo spettacolo corale e dal ritmo serrato. Ambientato nella Sicilia di Camilleri, terra di contraddizioni e paradossi, il romanzo è ritenuto uno dei più struggenti e divertenti romanzi del ciclo cosiddetto mitologico del grande autore. Da questo Dipasquale ha derivato un emblematico racconto della trasformazione del dolore della maternità negata e della guerra, ma anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta, una terra arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale ad un tempo.
Sono dedicate agli interpreti le note di presentazione elaborate dal Contato: «Un sempre appassionato Moni Ovadia si conferma uno dei più prestigiosi e popolari uomini di cultura e artisti della scena italiana. Noto per le sue particolarissima creazioni di teatro musicale e per il suo costante impegno civile, qui è affiancato da un affiatato gruppo di attori e musicisti, tra cui la bravissima attrice catanese Valeria Contadino (che impersona Minica, personaggio che rappresenta, accoglie e racconta il peso della violenza della femminilità offesa, oggi così drammaticamente attuale) e Marco Incudine, autore, attore, musicista, uno dei più rappresentativi esponenti della world music italiana». È quindi dedicato a Dipasquale il commento sulla regia che “entra con maestria nel mondo mitologico di Camilleri, che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore”. Biglietti: I settore platea, 24 euro; I settore palchi, 22 euro; II settore, 10 euro. Info e prevendite: a Ivrea, al Contato del Canavese (tel. 0125/641161), e alla Galleria del libro (tel. 0125/641212); a Rivarolo, alla libreria Il Punto (0124/26492).
Franco Farnè
 
 

SicilyMag, 3.4.2017
Gaetano Savatteri: «Gattopardo addio, la Sicilia oggi sa cambiare»
Libri e fumetti. Il giornalista e scrittore in "Non c'è più la Sicilia di una volta" (Laterza) ha trovato la forza e la necessità di superare tutti gli stereotipi nel racconto dell'Isola delle sue radici: «Lo spartiacque le stragi mafiose del 1992. C'è anche una Sicilia che produce innovazione». E il tradizionale immobilismo? «Solo per i politici siamo dei e non possiamo migliorare»

Sta facendo discutere parecchio il nuovo libro di Gaetano Savatteri, “Non c'è più la Sicilia di una volta”, edito da Laterza. Che non è affatto un saggio nostalgico ma un testo che decostruisce stereotipi e luoghi comuni sull'Isola. La cosa particolare è che il giornalista-scrittore Savatteri procede ad una decostruzione critica che affronta una vasta branca dei saperi e del costume sociale, dalla letteratura alle abitudini, dalla filosofia all'antropologia, dalla storia alle tradizioni, dai modi di pensare al turismo, alla vita quotidiana. Si potrebbe definire una operazione multidisciplinare. Chi conosce davvero la sua precedente opera letteraria (si pensi in particolare all'ultimo romanzo) “La fabbrica delle stelle” (pubblicato da Sellerio) e quella saggistica, sa che non è un atteggiamento nuovo. Anche sul piano della sua professione giornalistica ha da tempo lavorato in questa direzione. Ma l'aver costruito un intero libro su questa metodologia critica produce sicuramente un effetto notevole. E non a caso il libro ha fatto nascere un dibattito.
Cosa ti ha spinto a compiere questa operazione culturale? E il completamento di un percorso o l'inizio di una nuova fase di analisi saggistica?
«La prima molla è stata l’insofferenza. Non ne potevo più di sentire dire e di leggere, ancora oggi, di fronte a molte cose che succedono in Sicilia le solite vecchie definizioni di 'pirandellismo', 'gattopardismo', 'sciasciano' e così via. La casa editrice Laterza mi aveva chiesto un libro sulla Sicilia, un viaggio letterario, una specie di seguito del mio 'I siciliani' che risaliva al 2005. Mi sono chiesto a lungo se ne avevo voglia, se volevo di nuovo raccontare la Sicilia partendo dal canone classico, dalle grandi verità consegnate in grandi libri. Poi ho detto: ma è questa la Sicilia che io vivo? E mi sono accorto che nessuno di noi incontra sotto casa il principe di Salina, gli Uzeda o Angelica. Nessuno di noi vede più contadini affamati, mafiosi con la coppola o baroni con l’abito di lino bianco. Oggi c’è una Sicilia diversa, forse terribile, forse disperata, ma non è più quella di una volta. Spero che questo libro serva un po’ a tutti, a me per primo, a uscire dalla prigione del passato a ogni costo».
Il titolo del libro gioca con l'aspetto nostalgico ma in realtà è un ribaltamento culturale, filosofico ed antropologico di una intera tradizione. A mio giudizio per comprendere appieno le radici del tuo testo occorre partire dall'analisi storiografica che lentamente nel corso degli ultimi lustri ha portato ad un cambiamento di paradigma, di modello interpretativo. Mi riferisco agli storici (molti di loro pubblicati da Donzelli) che hanno mostrato la debolezza della vecchia questione meridionale. Il più autorevole di loro è il siciliano Salvatore Lupo, uno dei più grandi storici italiani viventi. Lo citi nell'introduzione del tuo libro. Quanto ha inciso sulla tua formazione culturale ed interpretativa?
«Hai ragione quando citi la scuola storica di Salvatore Lupo, di Rosario Mangiameli e di molti nuovi giovani storici che hanno un approccio diverso sulle cose della Sicilia. Leggendo i loro libri mi sono reso conto che la società siciliana non è mai stata immobile, nemmeno ai tempi del feudo, del latifondo, del fascismo, delle zolfare. Qualcosa nella società si muoveva sempre: interessi, passioni, conflitti. La scala sociale si muoveva, magari più lentamente che altrove, ma si muoveva. Invece per molto tempo è stata descritta una Sicilia immobile, con strappi repentini nei grandi passaggi storici come l’unità d’Italia o lo sbarco alleato nel 1943 e poi di nuovo tutto fermo. Mi sono chiesto: se la nuova storiografia sta dimostrando che la Sicilia è sempre stata in movimento, perché continuiamo a descriverla e a pensarla come un’isola immota?».
Oltre a quelli già fatti nel nostro dialogo puoi fare una serie di esempi di stereotipi che rendono la Sicilia prigioniera di false rappresentazioni?
«In Sicilia ci sono più stereotipi che fichidindia. Negli anni Cinquanta c’era un fotografo siciliano che lavorava per i giornali del nord. Quando fotografava un morto ammazzato, dalle redazioni di Milano e Roma gli dicevano: ma non si capisce che è un omicidio in Sicilia. Allora il fotografo decise di tenere in auto una bella pala di fichidindia. Ogni volta che c’era un cadavere, prendeva il ficodindia, lo piazzava accanto al morto e scattava. E i giornali del nord erano contenti perché finalmente si capiva che era un morto veramente ammazzato in Sicilia. Come quella pala di ficodindia sono le vedove vestite di nero, i nobili siciliani, i marescialli sudati, la tragicità della vita, le processioni religiose fotografate mille volte, quasi che in Sicilia non si faccia altro che mangiare granite, vestirsi di lino bianco e partecipare a processioni».
Oltre quelli letterari, come nasce uno stereotipo?
«Spesso viene reso potente da un libro, da un film, da una foto, da un quadro. Pensa alla Vucciria di Renato Guttuso, un lavoro meraviglioso che viene usato per rappresentare la Sicilia, i suoi colori, i suoi gusti, la sua umanità. Eppure quella Vucciria non esiste più da vent’anni: ormai la piazzetta del Garraffello è abitata solo di notte da torme di ragazzi che agitano la movida bevendo birra, ascoltando musica e facendosi qualche canna. Se tornasse Guttuso forse dipingerebbe la Vucciria di notte».
E' vero che diversi luoghi comuni sulla Sicilia sono stati smontati ma parecchi stereotipi resistono. Del resto non sempre è facile decostruire i luoghi comuni, poiché affondano le loro radici in un senso comune che parte dal verosimile. In fondo l'era della post-verità è sempre esistita, chi mixa falsità a pezzi di verità e li pone in una ottica verosimile è sempre esistito. Adesso vi è chi la propone come paradigma interpretativo universale. Non è anche questo è un luogo comune?
«Ti dico di più. E’probabile che ai vecchi stereotipi se ne stiano sovrapponendo altri. Faccio un esempio: mia nonna portava lo scialle nero e per me era l’immagine di una Sicilia antichissima. A un certo punto scialli e vestiti neri, come quelli che portava mia nonna, furono indossati da Marpessa, una bellissima modella, per la prima campagna di Dolce & Gabbana. Lo scialle di mia nonna cambiava significato. Era un post-verità? Non lo so. Ma lo scialle nero da cosa antichissima e superata diventava moderna e di tendenza. Se fotografavi un carretto negli anni Sessanta raccontavi una Sicilia di miseria e arretratezza che stava scomparendo, se lo fotografi adesso stai assistendo a una sfilata folkloristica di gente disposta a spendere una fortuna per avere un carretto tirato a lucido. Il carretto è sempre lo stesso, ma il mondo attorno è diverso».
Il luogo comune che più ha afflitto ed affligge il Sud è quello dell'immobilismo. Come se potesse esistere nella storia l'immobilismo. La storia è continuo cambiamento, in meglio od in peggio, ma è mutamento. La storiografia francese delle “Annales” ha mostrato come nel lungo periodo mutano anche i luoghi geografici. Eppure l'immobilismo è uno dei luoghi comuni più forti. Perché secondo te?
«Credo che faccia comodo a tutti. Fa comodo alla classe dirigente siciliana che giustifica così le proprie inefficienze: siccome tutto cambia perché nulla cambi, allora tanto vale non cambiare niente. Serve agli intellettuali pigri, giornalisti, critici, scrittori che possono rimestare in un baule pieno di immagini e oggetti che fanno sempre il loro effetto, come quelli che sanno a memoria mille barzellette. Fa comodo a tutti, siciliani e non siciliani, perché se un posto non cambia mai allora non servono strumenti nuovi per capirlo, non bisogna sfidare il presente, ma affidarsi alla saggezza dei grandi scrittori del passato. E’ un po’ come per i proverbi: ce n’è sempre uno che spiega ogni cosa».
Applicato alla Sicilia il luogo comune dell'immobilismo ha causato molti fraintendimenti. Una civiltà plurimillenaria soggetta a continue trasformazioni, con continui mutamenti di civiltà, di popoli, di dominazioni. Come è potuto nascere questo stereotipo?
«Forse per la fatica di avere affrontato tutto e troppo nel passato. Siccome abbiamo vissuto quattromila anni di invasioni, a un certo punto abbiamo detto: basta, siamo stanchi, meglio fermarsi qui. Tieni conto, poi, che questa retorica dell’immobilismo della Sicilia è abbastanza recente, radicata tutta nel Novecento e, grazie alla fama e alla grandezza degli autori che l’hanno raccontata, è finita per diventare un canone indiscutibile. Anzi, l’alibi che giustifica tutto il peggio della Sicilia».
Vi è il luogo comune della Sicilia come un tutt'uno. Ma l'Isola è uno dei luoghi con più differenze fra aree geografiche, fra le diverse aree provinciali vi sono difformità notevoli. Vi sono zone più avanzate, altre meno. All'interno della stessa area urbana, si pensi a Catania, vi sono le industrie tecnologiche del polo della microelettronica e della farmaceutica all'avanguardia che competono a livello internazionale e vi sono zone periferiche molto povere e con gravi disagi. Il paradosso, lo dico per esperienza giornalistica diretta sulla grande carta stampata e sui siti internet, è che il messaggio di cambiamento passa più forte fuori dalla Sicilia che nei confini regionali o nel Sud. Qual è la tua opinione?
«L’inganno sta tutto nel fatto che la Sicilia è un’isola. Ma è un’isola anomala, e lo diceva bene Gesualdo Bufalino quando parlava di cento Sicilie. Anche la Gran Bretagna è un’isola, ma nessuno può dire che uno scozzese e un inglese siano la stessa cosa, o che Bristol ed Edimburgo siano simili. Chi viene in Sicilia coglie le grandi differenze da zona e zona. E i cambiamenti. Spesso queste modificazioni sono avvertite soprattutto fuori dalla Sicilia, ma dentro una specie di meccanismo di stupore. Mi spiego meglio. Se tu racconti su un giornale nazionale che vicino a Catania c’è un’importante azienda farmaceutica all’avanguardia, quell’articolo ha un sottotesto non scritto. Il tuo caporedattore che lo pubblica e i lettori che lo leggono è come se dicessero: avete visto, in Sicilia non ci sono solo fabbriche di marranzani, ma perfino un’azienda farmaceutica. All’avanguardia, per giunta. Per questo il cambiamento in Sicilia fa ancora notizia. Notizie che spesso finiscono nelle pagine di costume e società, piuttosto che in quelle di economia».
Nel tuo libro vi sono anche pagine importanti sui vini, sul successo di questo settore e le ricadute di immagine positiva sull'Isola. Puoi raccontare sinteticamente la tua analisi ai nostri lettori.
«Oggi molti dicono, ed è vero, che in Sicilia si beve buon vino. Io tento di spiegare che questa verità non è molto antica. Un ventenne può credere che la Sicilia abbia prodotto sempre ottimi vini, ma noi che siamo più vecchi ricordiamo bene quando in Sicilia circolava il vino del contadino che non era né vino né aceto. In realtà, il vino siciliano, soprattutto il Nero D’Avola, viene creato nel 1992 da un grande enologo piemontese come Giacomo Tachis. Questa cosa ha dato vita a un’industria, ma anche a quella che gli studiosi definiscono l’'invenzione della tradizione'. L’antica tradizione del vino in Sicilia ha solo venticinque anni di vita».
Un discorso a parte merita il grande contributo al cambiamento dell'immagine della Sicilia dato dalla opera narrativa di Andrea Camilleri e dalla conseguente transcodificazione in versione fiction dei suoi romanzi su Montalbano. Nel tuo libro ne racconti la genesi, l'evoluzione. Puoi delineare questi passaggi?
«Con il suo primo romanzo sul commissario Montalbano, uscito nel 1993, Andrea Camilleri “sdogana” la Sicilia – dopo un lungo periodo dominato dall’inevitabile ossessione della mafia – come una terra letteraria in cui è possibile ambientare un giallo 'normale', con un delitto di carta non deciso dalla mafia e con un commissario siciliano che scopre i colpevoli e li assicura alla giustizia. Sembra concludersi il tempo dei poliziotti e dei carabinieri venuti dal nord, come il capitano Bellodi del 'Giorno della civetta', che individuavano i responsabili ma non potevano assicurarli alla giustizia, perché il sistema politico-mafioso garantiva l’impunità. L’altro grande merito di Camilleri è di avere fatto del dialetto siciliano uno strumento di comunicazione nazionale, una lingua letteraria, togliendolo dagli angoli dei poeti dialettali, della canzone folk, degli studi antropologici ed etnici. Una strada che ha aperto il campo al teatro, alla musica, agli slogan, al cinema in cui il dialetto non è più una lingua morta o una caricatura macchiettistica alla Tiberio Murgia».
Quanto è importante nel panorama letterario siciliano ed italiano contemporaneo Santo Piazzese?
«Piazzese è uno dei primi autori che racconta una Sicilia non più paesana, quella con la piazza, il bar, il prete, il farmacista, il mafioso e così via. La Palermo dei romanzi di Piazzese è invece una città poco pittoresca, abitata dal jazz, dai grandi film americani, dalle letture europee. La Marca, il personaggio di Piazzese, è un professore raffinato e disincantato, una specie di Woody Allen in una Palermo che assomiglia a Manhattan».
Nel tuo libro individui una fase storica che segna la fase del cambiamento della Sicilia, l'anno 1992. Spieghi anche con acume che i mutamenti in realtà non avvengono da un momento all'altro. Puoi chiarire questa tua interpretazione molto significativa all'interno del libro?
«Le stragi mafiose del 1992 provocano una reazione in Sicilia e un’attenzione nazionale nel resto d’Italia. Questo libera nuove energie espressive. Dopo aver raggiunto l’acme della violenza, la società siciliana tenta di reagire ridisegnando sé stessa, non più come rassegnata o complice a Cosa Nostra, ma tentando di espellere il corpo mafioso da sé stessa. Alcuni segnali, come sempre, c’erano già stati poco prima, perché la scelta di prendere il 1992 è una scelta di comodo, utile a periodicizzare la nostra storia. Ma da allora ad oggi sono passati venticinque anni, un tempo non trascurabile nella vita dei singoli e di una collettività. Un quarto di secolo capace di far sedimentare vecchie e nuove narrazioni».
Qual è la Sicilia reale che ami?
«La Sicilia che amo è anche quella che detesto. La Sicilia capace di spinte in avanti, ma che si deve fermare perché trova davanti un ponte crollato. La Sicilia che non si adagia nella rassegnazione e nel fatalismo, ma poi si piange addosso. Quella che resta o se ne va, senza che questo diventi una diserzione o un arruolamento. Amo la Sicilia di chi ascolta la stessa musica che si ascolta a Dublino, indossa una maglietta americana eppure sa che essere siciliano è un grande privilegio, sia pure faticoso».
Il tuo rifiuto sistematico e categorico degli stereotipi, oltre che sul piano culturale, nasce anche dalle tue esperienze esistenziali? E non intendo con questo solo le esperienze intellettuali, le letture e gli studi, ma anche quelle della vita pratica. Vi è una tua predisposizione psicologica che ha rafforzato tale caratteristica della tua personalità? Ad esempio ne “La fabbrica delle stelle” quando il protagonista del tuo romanzo decostruisce con ironia graffiante i luoghi comuni sembra un tuo alter ego...
«Sono nato a Milano, da genitori di Racalmuto trasferiti al Nord. Fino a dodici anni ho creduto di essere un milanese che passava le estati in Sicilia. Poi, la mia famiglia decise di tornare a Racalmuto. Abbandonai il mio accento, presi lingua e costumi del sud, mi convinsi di essere un siciliano nato per sbaglio a Milano. Mi ponevo già allora la questione dell’identità, che spesso è fatta di stereotipi. Come milanese avrei dovuto essere freddo e distaccato, ma nello stesso tempo volitivo e lavoratore. Come siciliano avrei dovuto essere caloroso e diffidente, ma nello stesso tempo fatalista e un po’ pigro. A seconda dei miei comportamenti, mi dicevano: si vede che sei siciliano, si vede che sei milanese. In realtà, ciascuno di noi sceglie di essere quello che vuole essere. Ecco perché non credo più a questi luoghi comuni, non credo ai proverbi che dicono, allo stesso tempo, che chi fa da sé fa per tre, ma anche che chi ha tanti amici ha pochi guai. Tutto e il contrario di tutto».
Il voler smontare tutti gli stereotipi come in una sorta di dubbio iperbolico cartesiano non può portar ad una forma di scetticismo radicale? Oppure non può far nascere un nuovo metodo stereotipato? Quali contromisure applichi?
«C’è una frase usurata che parla di pessimismo della ragione e ottimismo della volontà. Allora ti dico che bisogna essere scettici su tutto, ma credere sempre in qualcosa».
Dalla teoria, che è comunque sempre legata alla prassi ed alla vita, passiamo ad un esempio concreto. Vi è chi recensendo il tuo libro, ha messo in guardia dalla costruzione di un nuovo stereotipo della Sicilia in positivo? Come rispondi?
«Forse è vero. Ma lo stereotipo in negativo a cosa ci ha portato? A non credere più a niente, cominciando da noi stessi. Sarò ingenuo, sarò illuso, ma la Sicilia piace, soprattutto fuori dalla Sicilia. Piace la sua gente, il suo cibo, la sua bellezza. La Sicilia è ancora disoccupazione, carenze, deficit, inefficienze. Ma se cinque milioni di persone ci vivono e continuano, in qualche modo, a volerci vivere, forse non è proprio tutto da buttare. O no?».
Chiudiamo sull'attualità. Che giudizio hai dell'attuale fase politica siciliana, partendo dall'analisi degli ultimi 4 lustri?
«Non ho scritto un libro politico né economico. Non ho allineato cifre, non ho fornito statistiche. Io parlo dell’immaginario della Sicilia, del racconto che si fa e che si è fatto della Sicilia. Sicuramente, ed è sotto gli occhi di tutti, le istituzioni regionali negli ultimi vent’anni non hanno incoraggiato una crescita armonica della Sicilia. Hanno costruito invece privilegi per sé e per le proprie clientele. Non ricordo di aver sentito un’idea complessiva della Sicilia futura, se non i soliti slogan: diventerà la Florida o la California d’Italia. Frasi che, sinceramente, fanno morire dal ridere secondo me perfino chi le pronuncia. Credo che gli amministratori dell’Isola, in gran parte, abbiano pensato anche loro che non valeva fare molto visto che la Sicilia e i siciliani non sarebbero cambiati mai. Fedeli al Gattopardo, per cui siamo dei e non possiamo migliorare, hanno pensato che fosse meglio governare l’esistente, alla meno peggio. Mi sembra che ormai siamo arrivati al punto di frattura: i soldi sono finiti e qualcosa, in bene o in male, dovrà succedere. Staremo a vedere».
E dell'Italia di oggi?
«La Sicilia, diceva qualcuno, è l’Italia due volte, l’Italia all’ennesima potenza. Quello che vale per la Sicilia vale anche per Roma, per il Paese intero. In questo sono d’accordo con Sciascia: la Sicilia è veramente metafora del mondo».
Salvo Fallica
 
 

Teatro Giacosa, 4.4.2017
04 Aprile 2017 ore 20.45
Moni Ovadia
Il casellante
di Andrea Camilleri
Valeria Contadino, Mario Incudine, Francesca Incudine
Regia Giuseppe Dipasquale
Antonio Vasta (pianoforte e fisarmonica) e Antonio Putzu (fiati)
Promo Music – Corvino Produzioni – Teatro Carcano

Il Casellante è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più struggenti e divertenti del ciclo cosiddetto mitologico. Questa storia, ambientato nella Sicilia di Camilleri, terra di contraddizioni e paradossi, narra la vicenda di una metamorfosi. Il Casellante è il racconto della trasformazione del dolore della maternità negata e della guerra, ma anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta. Un sempre appassionato Moni Ovadia si conferma uno dei più prestigiosi e popolari uomini di cultura e artisti della scena italiana. Noto per le sue particolarissima creazioni di teatro musicale e per il suo costante impegno civile, qui è affiancato da un affiatato gruppo di attori e musicisti, tra cui la bravissima attrice catanese Valeria Contadino e Marco Incudine, autore, attore, musicista, uno dei più rappresentativi esponenti della world music italiana.
La regia di Giuseppe Dipasquale entra con maestria nel mondo mitologico di Camilleri, che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale ad un tempo.
 
 

Teleblog, 4.4.2017
Ascolti tv del 3 aprile: Montalbano in replica straccia tutti
Proseguono le repliche e prosegue il grande successo.

Gli ascolti tv della prima serata di lunedi 3 aprile 2017.
Il Commissario Montalbano – Le ali della sfinge, in replica, ha registrato 7.244.000 telespettatori, share 30%.
[…]
Giuseppe Ino
 
 

esRadio, 4.4.2017
Los Libros: Lo nuevo de Camilleri
Andrés Amorós recomienda el nuevo libro del escritor siciliano Andrea Camilleri, No me toques.
 
 

Teatro Sociale, 5-9.4.2017
Il casellante
di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
regia Giuseppe Dipasquale
scene Giuseppe Dipasquale
costumi Elisa Savi
luci Gianni Grasso
musiche originali Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta
con Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara, Giampaolo Romania
e con i musicisti Antonio Vasta, Antonio Putzu
la canzone “La capra avi li corna” è di Antonio Vasta
produzione Promo Music – Corvino Produzioni, Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano, Comune di Caltanissetta

Sulla linea ferroviaria che costeggia il mare a sud di Porto Empedocle passano solo due treni al giorno, quello che va da Vigàta a Castelvetrano e l'altro che fa il percorso inverso. I due treni si incrociano ogni giorno a Sicudiana. Lì, stretto tra la campagna e la spiaggia, sta il casello di Nino Zarcuto. La casa è piccola, la cucina al piano terra e la camera da letto al piano alto, più un orticello coltivato e il pozzo dell'acqua. Ma Minica, la giovane moglie del casellante, la cura come un gioiello. La vita di Nino è semplice e serena: alzare il passaggio a livello, curare l'orto e gli animali e, qualche volta, una suonata dal barbiere del paese insieme all'amico Totò, uno alla chitarra e l'altro al mandolino, per guadagnare qualche soldo.
Ma nel 1942 arriva la guerra. Lungo la linea ferroviaria gli alleati bombardano, si teme uno sbarco nemico dal mare. il Genio civile vuole fortificare, vengono mandati i soldati a costruire dei bunker lungo la costa. Il casellante li accoglie con ospitalità. Ma durante l’assenza di Nino – detenuto in carcere dal gerarca fascista del paese, che vede complotti al Duce anche in un concerto – qualcuno va a bussare alla porta di casa dove Minica è rimasta da sola. Accade quello che Nino temeva, quello che molte donne subiscono in guerra. Minica, dopo aver vissuto sul suo corpo la tragedia della violenza, è diventata assente. Si limita a vegetare, addirittura a un certo punto si crede albero e inizia a innaffiarsi i piedi piantati nella terra. Aspetta la metamorfosi, il giorno in cui le spunteranno le radici e inizierà finalmente a dare i suoi frutti.
Una vicenda emblematica e commovente che disegna i tratti di una terra arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale ad un tempo. Il Casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
 
 

Università di Cagliari, 6.4.2017
L'Università di Cagliari porta Camilleri in Spagna

Prosegue in Spagna la quinta edizione del seminario sull’opera di Andrea Camilleri, che prevede un appuntamento sul tema della traduzione di riferimenti culturali il 26 aprile all’Universitat Autònoma de Barcelona.
Il professor Giuseppe Marci, promotore dell’iniziativa e organizzatore delle numerose edizioni del seminario, parlerà dell’indicizzazione delle opere di Camilleri come esercizio filologico, letterario e linguistico.
Parteciperà anche la neolaureata in Traduzione specialistica dei testi all’Università di Cagliari Elena Sanna, presente anche agli incontri di febbraio e ai precedenti seminari svolti a Cagliari, Màlaga e Fortaleza. La dottoressa Sanna illustrerà le strategie necessarie per accogliere il multilinguismo camilleriano attraverso la resa dell’elemento straniero nella traduzione inglese de “Il birraio di Preston”.
Largo spazio sarà dato anche a giovani studenti dell’Università di Barcellona, che presenteranno le loro dissertazioni incentrate sulla traduzione. Seguirà una tavola rotonda animata da traduttori professionisti: gli esperti nella traduzione di Camilleri Juan Carlos Gentile Vitale e Pau Vidal, e le traduttrici dall’inglese Ana Alcaina e Anna Puente.
I lavori saranno conclusi con la lettura drammatizzata di “La nave volante” di Marco Baliani (da un’idea di Andrea Camilleri), organizzata dal Teatro Stabile di Barcellona.
Consulta la locandina dell’evento
Sara Piras
 
 

La Stampa, 6.4.2017
Il medico legale di Montalbano: “Così sono diventato il Dottor Pasquano”
Cliccare per il video

Dalla scuola guida al teatro. L’attore Marcello Perracchio, il noto medico legale della fiction Il Commissario Montalbano, si racconta dall’ospedale civile di Ragusa, dove si trova per alcuni accertamenti: «Tutta la troupe mi aspetta». Perracchio per trent’anni è stato proprietario di una scuola guida: «Era la fase in cui si passava dal carretto all’automobile» e di notte andava a recitare in un piccolo teatro di Ragusa Ibla. Dopo l’incontro con Turi Ferro, approda al teatro Stabile di Catania: «Basta un applauso per essere ripagati da un mestiere fatto con sacrifici e tanto amore». Il “dottor Pasquano”, anche in ospedale, ne ha approfittato per mangiare uno dei suoi amatissimi cannoli: «Sono diabetico e quando vado in scena faccio l’attore due volte perché i cannoli che vedete in tv sono senza zucchero».
Alessandro Puglia
 
 

MessinaOra, 6.4.2017
Casting a Messina per il Commissario Montalbano

Ultimi giorni per partecipare al casting della Rai per le prossime puntate della fortunata serie televisiva di Rai Uno Il Commissario Montalbano. Tappa a Messina per la produzione che cerca attori nella città dello Stretto, anche non professionisti, in particolare, uomini o donne da 55 a 75 anni.
Per sottoporre le candidature, basta inviare una e-mail entro venerdì 7 aprile 2017, allegando un curriculum vitae sintetico con i propri dati anagrafici e una fotografia recente, all’indirizzo info@clandegliattori.it
I provini si terranno presso il Clan Off Teatro in via Trento.
Ai selezionati verrà inviato l’orario di convocazione ed il materiale da preparare per l’audizione.
 
 

Pravda, 6.4.2017
:1 Jednotka (streda, 12.4. 01:00):
Komisár Montalbano: Plnené ryžové krokety
Originálny názov: Commissario Montalbano: Il Gli arancini di Montalbano
(farebný kriminálny film, Taliansko, 2002)
Popis:
Taliansky kriminálny seriál nakrútený podla bestselleru A.Camilleriho.
Réžia: Alberto Sironi
Herci: Luca Zingaretti (Salvo Montalbano), Katharina Böhm (Livia Burlando), Cesare Bocci (Mimí Augello), Marco Cavallaro (Tortorella), Davide Lo Verde (Galluzzo)
Kamera: Stefano Ricciotti
Hudba: Franco Piersanti
Scenár: Francesco Bruni, Andrea Camilleri, Salvatore De Mola
Úprava: Stefano Chierchic
Produkcia: Carlo Degli Esposti, Erica Pellegrini
 
 

Papersera, 6.4.2017
Artibani ha annunciato su Facebook che sta lavorando sulla terza avventura con Topalbano, il cui titolo sarà Topolino e la giara di Cariddi!
 
 

Sette - Corriere della Sera, 7.4.2017
Libri
"La mossa del cavallo" di Andrea Camilleri, Sellerio
Caro Camilleri le chiedo perdono
Vent'anni fa scrissi una cavolata sull'autore del commissario Montalbano e di tutto il resto.
Credo che sia venuto il momento di riparare
Antonio D'Orrico
Cliccare per leggere l'articolo
 
 

Teletutto, 7.4.2017
Camilleri, Il casellante al Sociale
dal TT-TG delle ore 12.30 di venerdì 7 aprile 2017
Cliccare per il video
 
 

Stretto Web, 7.4.2017
Messina, rinviati i casting per il Commissario Montalbano
Sono stati rinviati i casting a Messina per il set di Montalbano

Sono stati rinviati a data da definirsi i casting a Messina per il set di Montalbano. La notizia dei casting, circolata ieri, ha destato scalpore ed un’insolita euforia tra il popolo social, ma il Clan degli Attori di Messina ha subito smentito le voci circa le selezioni e l’imminente scadenza dalla data utile per parteciparvi. Agli aspiranti attori non resta che pazientare in attesa di nuove info in merito.
Serena Guzzone
 
 

spored.tv, 8.4.2017
Mladi Montalbano
na sporedu: 08.04.2017 ob 10:50, FOX CRIME
Poravnava, Sezona 2, Epizoda 4

Med preiskavo ropa majhne lokalne banke se Salvo posvetuje z direktorico konkurencne banke Stello Parenti. Zapeljiva Stella ne skriva dejstva, da jo je prevzel, in ga povabi na zmenek. Medtem pa Vigata preiskuje primer umora upokojenega zdravnika.
 
 

RagusaNews, 9.4.2017
A Punta Secca i vigili fanno rimuovere il busto di Camilleri
L'artigiano Nino Barone contrariato

Santa Croce Camerina - La storia si ripete. Il fabbro di Santa Croce, già autore di una discussa statua del commissario Montalbano ispirata alle fattezze di Luca Zingaretti, ha installato in maniera temporanea, e senza autorizzazione del Comune, un busto semovente di Andrea Camilleri davanti la casa di Punta Secca dove si girano le scene dell'abitazione del commissario televisivo, e la polizia municipale fa rimuovere l'opera artigianale.
Il busto lavorato in acciaio Inox è stato realizzato dall'artigiano Nino Barone. I turisti, sabato 8 aprile, pur di strappare un selfie con un simil Camilleri, hanno fatto la fila per posare davanti al busto improvvisato. Fin quando non sono arrivati gli agenti della polizia municipale, che gli hanno notificato, verbalmente, il divieto di esporre.
Nella Marinella della fiction fioccano le polemiche.
 
 

spored.tv, 9.4.2017
Mladi Montalbano
na sporedu: 09.04.2017 ob 10:55, FOX CRIME
Iskreni tat, Sezona 2, Epizoda 5

Salvo hoce v Genovo, da bi bil bližje Livii, vendar je jasno, da bo težko zapustil ljubljeno Sicilijo. Medtem se razve za pogrešano milansko tocajko, ki je živela v Vigati.
 
 

AGI, 10.4.2017
Sicilia
Polizia: Camilleri, questa e' la 'Festa del Ringraziamento'

Palermo - "Oggi e' la vostra festa e vorrei essere tra voi, ma non e' stato possibile a causa della mia eta'. Chiamerei la vostra festa, 'Festa del ringraziamento', perche' questo dovrebbe essere il giorno in cui i cittadini dovrebbero ringraziarvi per il vostro duro lavoro". Arriva a sorpresa il messaggio del "papa' di Montalbano", dello scrittore Andrea Camilleri, alla festa per i 165 anni della polizia di Stato, stamane al Teatro Massimo di Palermo. A leggerlo "l'ispettore Fazio", interpretato dall'attore calabrese Peppino Mazzotta. Un lavoro, quello della polizia, aggiunge Camilleri nella sua lettera, "qui in Sicilia piu' difficile perche' tramutata in zona di frontiera, dove occorre fare azione di controllo, ma anche di accoglienza e di aiuto, come fate benissimo. Il mio pensiero va a tutti i poliziotti che hanno sacrificato la loro esistenza combattendo contro la mafia e il malaffare. Un grazie e un abbraccio di "pissona, pissonalmente', a ciascuno di voi".
 
 

Corriere di Ragusa, 10.4.2017
Santa Croce Camerina
Attualità - L’opera realizzata dall’artista artigiano Nino Barone tolta a 24 ore dall’installazione
Andrea Camilleri "sfrattato" da Vigata, a 2 passi dalla casa del suo Montalbano. Il busto di acciaio dello scrittore era abusivo
Ma i turisti hanno fatto in tempo ad immortalare un scorcio inedito già raro

Il «papà» del commissario Montalbano «sfrattato» da Vigata, a due passi dalla casa della sua stessa creatura letteraria, nella reale Punta Secca. Non si tratta di Andrea Camilleri «di persona personalmente», come direbbe l’ingenuo agente Catarella, ma del suo busto di acciaio inox (foto) realizzato da un artista artigiano locale, ma ritenuto invadente ed anche abusivo. E così la polizia locale ha fatto rimuovere l’installazione che Nino Barone aveva dedicato allo scrittore siciliano Camilleri, creatore del commissario Montalbano. Il busto è rimasto per appena 24 ore davanti alla famosa casa del commissario in piazza Torre, nella frazione santacrocese, ed è stato rimosso non appena i vigili urbani, con specifico mandato, si sono presentati a casa dell’artigiano intimandogli di rimuovere il busto, perché non autorizzato e perché occupava in modo abusivo il suolo pubblico.
Nessun «giallo» quindi per Montalbano, nessuna sparizione e tanto meno nessun furto, ma solo una richiesta formale dei vigili con grande costernazione di Nino Barone, al quale non è rimasto che recarsi in piazza Torre e riportare a casa l’installazione, pur non capendo fino in fondo di quale «reato» si fosse macchiato. La vicenda ha suscitato i commenti più disparati, ma ha anche attratto l’attenzione di quei turisti, che, nel corso della giornata, hanno immortalato la casa del commissario con il busto di Andrea Camilleri e la sua penna in primo piano. Uno scorcio già raro.
Duccio Gennaro
 
 

La Sicilia (ed. di Ragusa), 10.4.2017
Santa Croce
Il Camilleri di Nino Barone «sfrattato» dalla piazza

[...]
Verrà esposto in un bar di Punta Secca a disposizione dei flash di fans e curiosi.
Alessia Cataudella
 
 

11.4.2017
Montalbano dallo "strizzacervelli", ovvero Camilleri letto dallo psicologo Giuseppe Fabiano
Marca - Museo delle Arti Catanzaro, ore 10:00

Milly Curcio e gli studenti del Liceo Scientifico Luigi Siciliani dialogano con Giuseppe Fabiano, autore del volume Nel segno di Andrea Camilleri. Dalla narrazione psicologica alla psicopatologia (Franco Angeli).


 
 

Tvzap, 11.4.2017
Ascolti tv, Il Commissario Montalbano: una replica da oltre 7 milioni di telespettatori
La fiction di Rai 1 conquista il 31% di share e lascia le briciole alla concorrenza, il film di Canale 5, Heart of the sea si ferma infatti al 9% di share scarso

Ascolti tv Prime time
Ancora ottimi ascolti per le repliche de Il Commissario Montalbano, che su Rai1, con l’episodio La pista di sabbia, ha segnato 7 milioni 466 mila spettatori con il 31.39% di share. […]
Massimiliano Carbonaro
 
 

La Sicilia (ed. di Ragusa), 11.4.2017
Santa Croce
«La legge è uguale per tutti»

Il sindaco Franca Iurato chiarisce il perché della rimozione della statua di Camilleri di Nino Barone da piazza Torre a Punta Secca: “Un cittadino che voglia occupare suolo pubblico per qualsiasi attività deve chiedere una autorizzazione al Comune – spiega – Barone non ha mai manifestato l’intenzione di donare le sue opere, ma di esporle. Chiunque, avanzata la richiesta di autorizzazione, è tenuto ad attendere la conferma del Comune. Nessuno può deliberatamente decidere di esporre, fosse anche il frutto dell’arte più eccelsa, quando e dove gli aggrada”.
a.c.
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 12.4.2017
«Montalbano», i titoli dei due nuovi episodi
A fine aprile apre il set delle nuove puntate (in onda nel 2018), ecco svelati i libri di Andrea Camilleri da cui sono tratte

Mentre in tv la messa in onda delle repliche continua a registrare ascolti record, nel ragusano, in Sicilia, tutto è pronto per lo sbarco di troupe e cast. A fine aprile, infatti, si apre il set dei due nuovi episodi di «Il commissario Montalbano», che verranno trasmessi da Raiuno nel 2018. E Sorrisi può anticiparvi i romanzi da cui sono tratte le prossime avventure di Salvo (Luca Zingaretti). Il primo episodio è tratto dal libro «La giostra degli scambi», pubblicato da Sellerio nel 2015, e racconta di inquietanti scambi di persone e cose. Il secondo si basa su due racconti: «Amore», tratto dalla raccolta «Un mese con Montalbano» (Mondadori), in cui si narra della misteriosa scomparsa di una giovane, e «La prova generale», tratto da «Gli arancini di Montalbano» (Mondadori), protagonisti due anziani ossessionati dalla morte. Tutte opere di Andrea Camilleri, che tra giugno e luglio uscirà con un nuovo libro, «La rete di protezione», su Salvo [In realtà la data di pubblicazione del nuovo romanzo non è ancora nota ufficialmente, NdCFC].
Silvia Perazzino
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 12.4.2017
Ricordi e film inediti la vita del "Genio" lontano dalla scena

Signori si nasce, da eroi non si muore. Commuove adesso pensare che Totò credesse di essere dimenticato dal suo popolo e non solo. Perché le celebrazioni del cinquantenario della morte dell'attore — offuscate dal mancato decollo del museo a Palazzo dello Spagnuolo alla Sanità — trovano nella mostra "Totò Genio" un omaggio innegabilmente esteso. La conferma è nella necessità di un allestimento diffuso: da domani al 9 luglio Palazzo Reale, Castel Nuovo e San Domenico Maggiore ospiteranno la più ampia antologica mai realizzata sul principe Antonio de Curtis. L'esposizione, voluta dall'associazione di famiglia "Antonio de Curtis, in arte Totò", è a cura di Alessandro Nicosia e Vincenzo Mollica, promossa con il Comune di Napoli, l'Istituto Luce, il Polo Museale della Campania, la Rai, la Siae, Rai Teche e l'Archivio Centrale dello Stato: sarà presentata oggi.
[…]
A Castel Nuovo, "Genio tra i geni": voci e testimonianze raccontano ricordi e curiosità, Verdone, Dario Fo, Benigni, Eduardo, Camilleri.
[…]
Adele Brunetti
 
 

La Sicilia (ed. di Ragusa), 12.4.2017
Santa Croce
«La statua era sul demanio»

Antonello Firullo, esperto di Demanio marittimo, ha presentato un esposto in Procura a seguito della rimozione della statua che raffigura Andrea Camilleri dell'artigiano Nino Barone da piazzetta Torre a Punta Secca. Firullo mette sul tavolo i documenti che testimonierebbero come la porzione della piazza appartiene al Demanio: "Il busto -scrive - era posto in una porzione di piazza Torre che ricade sul Demanio marittimo, esattamente alla particella numero 403 del foglio di mappa numero 37. È di proprietà della Regione. Qui il Comune, per legge, non ha alcun potere".
a.c.
 
 

RagusaNews, 13.4.2017
Il commissario Montalbano cerca comparse
Ragusa presso la sede dell'Accademia della bellezza giorno 18 aprile

Ragusa - Si cercano comparse, ma senza dirlo a nessuno. Il motivo? Troppa affluenza alle selezioni. La produzione, infatti, avrebbe organizzato una giornata per provinare le comparse affidandosi solamente al passaparola, senza pubblicizzare le date in maniera ufficiale.
Ma le selezioni ci saranno: si cercano persone tra i 19 anni e fino ai 75 anni, anche non professionisti. I provini si terranno martedì 18 aprile nella sede dell’Accademia della Bellezza in via Asia n.1, a Ragusa dalle ore 10 alle 13 e dalle 14,30 alle 18.
Irene Savasta
 
 

Quotidiano di Ragusa, 13.4.2017
Fiction Rai
Casting a Ragusa per il Commissario Montalbano
Si cercano nuove comparse

La produzione della fiction “Il Commissario Montalbano” ricerca di attori e attrici per le riprese delle prossime puntate.
In particolare si cercano attori e attrici di età scenica compresa dai 19 anni e fino ai 75 anni, anche non professionisti. La selezione si terrà martedì 18 aprile nella sede dell’Accademia della Bellezza in via Asia n.1, angolo con via Ettore Fieramosca, a Ragusa dalle ore 10 alle 13 e dalle 14,30 alle 18. Per partecipare bisogna portare una fotocopia del documento d’identità, codice fiscale, codice Iban. Le persone selezionate saranno poi contattate direttamente dalla produzione.
 
 

Il Quotidiano del Sud, 14.4.2017
L'incontro. L'analisi dell'autore Camilleri a cura dello psicologo Giuseppe Fabiano
Montalbano va dallo strizzacervelli
Il curioso esperimento degli studenti del liceo Siciliani al Museo delle Arti
Cliccare per leggere l'articolo
Anna Trapasso
 
 

Prima edicola, 14.4.2017
Il commissario Montalbano (DVD)
La serie TV con Luca Zingaretti tratta dai romanzi di Andrea Camilleri
30 uscite | Periodicità Settimanale | Editore RCS MediaGroup
da € 9,99
 
 

Pravda, 14.4.2017
:1 Jednotka (štvrtok, 20.4. 01:00):
Komisár Montalbano: Trpezlivost pavúka
Originálny názov: Il commissario Montalbano: La pazienza del ragno
(farebný kriminálny film, Taliansko, 2006, 106 minút)

Popis:
Susanna nikdy nikomu neublížila a všetci vedia, že jej otec žiadne peniaze nemá. Preco ju teda uniesli a co vlastne chcú? Skôr, než Montalbano môže na nieco príst, zašle kvestor prípad kolegovi Valentemu ako odborníkovi na únosy. Bez Montalbana však niekto tažko nieco vyrieši. Toto totiž nie je obycajný únos. Zdá sa, že v histórii rodiny sú temné tajomstvá, ktoré budú musiet vyjst na svetlo.
 
 

La Repubblica (ed. di Torino), 14.4.2017
"Torino che legge" una festa di carta tra rose di Sant Jordi e Arancini in tram

Gli arancini di Montalbano vanno in tram e la storia del colonnello Gheddafi al Mausoleo della Bela Rosin. Torino festeggia la Giornata mondiale del libro con più di trecento appuntamenti che, da martedì prossimo a domenica, porteranno in città autori, editori e lettori per la terza edizione di "Torino che legge".
[...]
Domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17, il tram storico 3104 del 1948 porterà per le vie del centro gli appassionati che potranno ascoltare le letture da "Gli Arancini di Montalbano" di Andrea Camilleri e dall'antologia "Lingua Madre Duemilasedici".
Jacopo Ricca
 
 

spored.tv, 15.4.2017
Mladi Montalbano
na sporedu: 15.04.2017 ob 10:55, FOX CRIME
Marelica, Sezona 2, Epizoda 6

Vse je pripravljeno za Salvovo selitev v Genovo - razen Salva. Razmišlja o novem življenju onstran ljubljene Sicilije ter se pripravlja, da svojo vlogo preda namestniku, vendar si ne more kaj, da ne bi pomagal še pri zadnji preiskavi.
 
 

Giornale di Sicilia, 16.4.2017
In visita a Porto Empedocle
Viaggio riservato e di piacere
Andrea Camilleri si tuffa nel passato
E torna a Vigata dove tutto è iniziato

«Preparati i purpiteddri in bianco». La voce gracchiante spezza il silenzio della sera di una Vigata attonita e attenta ai preparativi della Pasqua. «E mi raccumannu, mittitici puru u limuni», la voce robusta diventa incalzante. Ma anche inconfondibile. È tornato Nenè. Camilleri è tornato a fare capolino nella sua Porto Empedocle, alla sua casa di sempre, dietro la Matrice.
Nenè a tavola non è solo, c'è la famiglia più intima, i figli che ha voluto riportare nella «casa dove tutto ebbe inizio». Un viaggio «riservatissimo» e di gran piacere. Per rivedere la «chiazza del paese», il corso principale dove oggi trova posto la statua bronzea del «suo» commissario Montalbano. E dove da alcuni giorni risuonano le musiche della Settimana Santa cone la banda che intona le musiche, e i ritmi cullano come un'altalena, accarezzano e fanno sognare. O almeno ci riuscivano i musicanti quando a dirigerli era il mitico Pasquale Riguccio, il «maestro» e coetaneo dello scrittore.
Nenè è tornato! Ed attorno al tavolo si riuniscono amici e curiosi. Anche una anziana donna che riesce a strappare un autografo che Camilleri firma su un tovagliolino di carta con una mano sempre meno ferma.
«E ppo chi ci purtamu!» esclamano dalla cucina. Risposta scontata: Sarde a beccafico». E così fu. Poi ancora acqua, «pisciteddi di canna» con i sapori che furono.
Camilleri si è fatto accompagnare a Porto Empedocle per respirare un po', per un tuffo nei ricordi.
E in questo lo ha aiutato tantissimo Nenè Sciortino, uno dei più bravi artisti della musica siciliana di cui Agrigento disponga.
E tra una portata e l'altra diventa un coro di melodie. Una fra tutte «Un durmiti ancora», è la più gradita. È quella che arriva dritta dritta al cuore.
«Mi ricorda mia madre - ha detto per motivare l'emozione - era lei che me la cantava. E lo faciva spissu. Perché iu di nicareddu era curnuteddu, assà curnuteddu». E la madre la sera quando lo metteva a letto gli cantava questa canzone. «La usava per tranquillizzarmi, e io dormivo», ricorda Nenè che si mette a cantare a squarciagola non appena l'altro Nenè, Sciortino, comincia ad intonare quella strofa che ricorda di quando Liolà tornava dalla campagna: «Arsira mi curcavu a lu sirenu; Li stiddi foru ca m'arripararu: lu litticeddu, un parmu di tirrenu; lu chiumazzeddu, un carduneddu amaru. Làstimi, fami, siti, cripacori: chi mi nni 'mporta, si sacciu cantari?».
A casa e tornato un Camilleri più legato ai ricordi e alle sue radici. Venuto per ascoltare le musiche del Venerdì Santo, quelle che accompagnano le processioni verso la «Risurrezzione», dondolando i fedeli. Camilleri però non è sceso dalla sua abitazione per unirsi alla folla. L'età non glielo consente. Ma la banda e la vara dell'Addolorata e del Redentore sono passati sotto casa. Ed in fondo è questo che conta, perché è questo che lo riporta alle origini e all'inizio di tutto. Quando lui appena nato stava per morire, e il respiro si era fatto affannoso. La madre tentò di tutto per rianimarlo. Provò e riprovò. Poi aprì il balcone e si affacciò, proprio in quell'istante sotto il balcone di casa era arrivata la stata di San Calogero con dietro uno sciame di pirati-pellegrini che si tiravano il pane. La donna disperata chiese aiuto al Santo Nero: «Si campa lo chiamo comu a ttia». Ed arrivò il miracolo. E Andrea Calogero (così risulta all'anagrafe) è tornato a respirare la vita.


Vicino alla Valle dei Templi. Il progetto è tramontato per cause economiche
La casa natale doveva diventare un centro culturale
[In realtà si tratta della casa di villeggiatura, NdCFC]

«Era il mio paradiso terrestre...» si è commosso lo scrittore quando nel 2014 l'allora sindaco di Porto Empedocle Lillo Firetto gli ha mostrato il rendering della casa-fondazione dedicata a lui. La casa di via La Porta [non è la casa di via La Porta ma quella di campagna, NdCFC], costruita nel Settecento era ridotta a un rudere allora. E tale è rimasta. «Di questo abbiamo parlato - dice l'attuale sindaco di Porto Empedocle Ida Carmina - con le figlie di Camilleri, sia durante l'incontro che abbiamo avuto al Comune, sia ieri mattina quando sono andata a trovare lo scrittore a casa. Le belle parole oggi fanno i conti con un Comune in cui è stato dichiarato il dissesto finanziario. Firetto parlava di soldi dell'Enel, dovevano arrivare con il rigassificatore. Non c'è più traccia. Tutto è sparito, nel nulla».
La casa si trova in quella Porto Empedocle che lo scrittore nei suoi libri chiama Vigata. Ed è a cinque minuti dalla Valla dei Templi, frequentata anche da Pirandello, amico del nonno di Camilleri. Il Comune voleva ristrutturarlo per ospitare la Fondazione. Disse Firetto: «Ricaveremo un piccolo teatro a piano terra con cinque camerini. Una biblioteca, una sala audiovisivi, due aree espositive, Tornerà il pianoforte del nonno. E rimetteremo a posto un maestoso lampadario centrale salvato dal vandalismo».
Oggi di quel progetto non c'è nulla, o quasi. Resta, però, il problema della messa in sicurezza dell'immobile, che potrebbe cedere da un momento all'altro.
«Io ho prospettato una soluzione - dice il sindaco Carmina -. Ho coinvolto il Fai, che ha fatto tanto per recuperare il patrimonio culturale italiano. Potrebbe aiutarci a trovare i fondi per salvare questa splendida casa di campagna».

Alfonso Bugea
 
 

La Sicilia (ed. di Agrigento), 16.4.2017
Pasqua di relax per Andrea Camilleri nella casa di Vigata
Vacanze pasquali a Vigata per Andrea Camilleri

Porto Empedocle. Non ha esitato un attimo, spinto forse della nostalgia e ha deciso di tornare nella sua Vigata. Andrea Camilleri è nella sua abitazione di via La Porta, per trascorrere alcuni giorni di relax marinisi in concomitanza con il periodo pasquale.
Ad accoglierlo è stata informalmente la sindaca Ida Carmina che, «armata» di cassata commissionata ad hoc si è recata nella dimore dello scrittore per fare quattro chiacchiere. Camilleri ha ovviamente gradito il dolce pensiero della prima sindaca della cittadina marinara.
Per lo scrittore sempre più alle prese con problemi agli occhi che ne limitano i movimenti, saranno giorni di riposo, circondato dai parenti più stretti, qualche amico che si recherà a casa su per salutarlo. Lo scrittore non ha però esitato a recarsi in una trattoria tipica della cittadina marinara, immortalato in foto da alcuni appassionati del «papà» del Commissario Montalbano. Dopo la cena a base ovviamente di pesce, Camilleri è tornato nella propria modesta dimora alle spalle del Municipio empedoclino. Dalle scarne indicazioni trapelate nella giornata di ieri, dovrebbe rimanere a Porto Empedocle per alcuni giorni, ripartendo probabilmente tra martedì e mercoledì prossimo per Roma. Era da tempo che Camilleri non si presentava a Porto Empedocle in questo periodo dell'anno, visto che solitamente torna in paese quando si festeggia San Calogero, ai primi di settembre
Francesco Di Mare
 
 

Agrigento Notizie, 16.4.2017
Porto Empedocle
Camilleri torna a "Vigata", Ida Carmina: "Vuole respirare aria di casa"
Fra un mese la città accoglierà il Festival degli scrittori, che sarà dedicato proprio al "papà" del commissario Montalbano, ma non è ancora certo se lo scrittore potrà essere presente


Ida Carmina e Andrea Camilleri (Foto di Anna Maria Scicolone su Facebook)

È una Pasqua speciale a Porto Empedocle. Andrea Camilleri è tornato “a casa” per le festività. Una visita “lampo” giusto il tempo di un saluto agli amici più cari e due passi nella sua amata “Vigata”. Fra un mese la città empedoclina accoglierà il Festival degli scrittori, che sarà dedicato proprio al “papà” del commissario Montalbano, ma non è ancora certo se lo scrittore potrà essere presente.
Così, in occasione delle feste, Camilleri si è preso una pausa, tra un impegno e l’altro, per tornare nella sua città, dove, tra gli altri, ha incontrato anche il sindaco Ida Carmina. “Aveva bisogno di aria di casa – ha detto il primo cittadino ad Agrigentonotizie – ci siamo visti a casa sua, gli ho portato una cassata ed abbiamo chiacchierato un po’. L’ho trovato lucido e arzillo. Abbiamo parlato della situazione difficile che sta attraversano la città, si è discusso anche di mafia, antimafia e delle difficoltà lavorative degli empedoclini. Insomma, abbiamo affrontato tanti argomenti, in modo molto cordiale e senza formalismi”.
Lo scrittore, che nei giorni scorsi si è concesso anche una cena nell’amato ristorante “Da Sacco”, lascerà Porto Empedocle, forse già in serata o al massimo domani. Una visita breve ma intensa, tra ricordi e sorrisi.
Giulio Giallombardo


(Foto di Nenè Sciortino)
 
 

Corriere della Sera, 16.4.2017
Idee. [Esplora il significato del termine: Dalla gita fuori porta alla serata al cinema: 6 consigli per Pasquetta] Dalla gita fuori porta alla serata al cinema: 6 consigli per Pasquetta
Spunti ed idee per trascorrere al meglio il lunedì dell’Angelo
1. Il libro: picnic con mistero per Montalbano

Si apre con un Lunedì dell’Angelo il terzo e ultimo racconto, «Ritorno alle origini», de la Prima indagine del Commissario Montalbano (Mondadori 2004). Temperatura estiva, niente nuvole, non un alito di vento. Temendo l’annunciato assalto alle spiagge, Montalbano alle nove decide di spostarsi, contromano, verso Vigata, per godersi la pace del commissariato leggendo un saggio di Borges e un romanzo del cubano Daniel Chavarría. Intanto però Camilleri ha avuto modo di elencare i piatti preparati dai vigatesi per il picnic di Pasquetta, orgia sardanapalesca dall’antipasto al dessert: «Sfincioni, cuddrironi, arancini, pasta ‘ncasciata, milanzani alla parmigiana, purciddratu, panareddri coll’ovo, cannoli, cassate e altre squisitezze da mangiare all’aperto». Una specie di cenone di capodanno en plein air. Non tutto però va come previsto, altrimenti che Camilleri sarebbe? E poi ricordiamoci che siamo in Sicilia, dove il Lunedì dell’Angelo non è mai un giorno qualunque: il 30 marzo 1282, giorno di Pasquetta, scoppiarono a Palermo i Vespri…
Paolo Di Stefano
 
 

Giornale di Sicilia, 17.4.2017
Montalbano, dal 24 aprile si torna a girare: prima 'tappa' Punta Secca
Poi la troupe si sposterà nel quartiere barocco di Ibla che, insieme a Modica e Scicli, sono 'tappe fisse per le riprese

Il territorio ibleo è pronto ad accogliere il set delle due nuove puntate de «Il Commissario Montalbano» che andranno in onda su Raiuno nel 2018.
Si parte il 24 aprile a Punta Secca, dove c’è la storia casa del commissario. Poi la troupe si sposterà nel quartiere barocco di Ibla che, insieme a Modica e Scicli, sono «tappe» fisse per le riprese.
Sorrisi.com ha anticipato le trame. Il primo episodio è tratto dal libro «La giostra degli scambi», pubblicato da Sellerio nel 2015. Racconta di strani e inquietanti scambi di persone e cose. Due anziani ossessionati dalla morte e la misteriosa scomparsa di una giovane al centro del secondo episodio, tratto da altrettanti racconti: «Amore» e «La prova generale». I sopralluoghi per le due nuove puntate sono stati effettuati già da tempo. Le location sono ormai definite, e si attende solo il primo «ciak».
Dopo Pasqua è previsto un provino per la ricerca di comparse. La notizia, in realtà, è stata data solo con il passaparola, per timore che potessero esserci numeri difficilmente controllabili tra le aspiranti comparse. Lo scorso anno la sede prescelta per i «provini» era stata letteralmente presa d’assalto da gente proveniente da buona parte della Sicilia nella speranza di «girare» con il commissario più famoso d’Italia. Quest’anno è stata scelta l’«Accademia della bellezza»: le selezioni andranno avanti per l’intera giornata di martedì prossimo.
Con queste due ultime puntate si «chiude» il protocollo d’intesa tra il Comune di Ragusa e la «Palomar», con l’ente di Palazzo dell’Aquila che ha assicurato un contributo di centomila euro annui derivanti dalla tassa di soggiorno. Il protocollo era di durata triennale, ma non è escluso che possa essere rinnovato.
Davide Bocchieri
 
 

La Sicilia, 18.4.2017
Camilleri nella sua Vigata per Pirandello
Lo scrittore presidente del Comitato per le celebrazioni del 150° anniversario della nascita dell’Agrigentino
Il colloquio. “Siete qui per commemorare me o Pirandello?”, scherza. “Affronterei il legame tra l’autore e Girgenti”

Eccolo, Andrea Camilleri, in piedi sulla porta della piccola casa di Vigàta, che ci accoglie e ci fa entrare, con l'immancabile sigaretta tra le dita e un posacenere stretto nell'altra mano. Ormai lui le sigarette le accende e le spegne dopo solo un paio di tirate e per questo ama circondarsi di tanti posacenere, dove poter abbandonare tutte quelle sigarette fumate per tre quarti.
«Siete qui per commemorare me o Pirandello?» scherza lo scrittore prendendo a pretesto la sua età avanzata, (92 anni a settembre) che non gli impedisce però di ritornare ancora qualche volta nella sua Sicilia. Questa, ad esempio, è per coordinare direttamente, in qualità di presidente onorario del Comitato nazionale per le celebrazioni del 150° anniversario della nascita di Luigi Pirandello, voluto dal sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, le numerose attività che si stanno svolgendo in Italia e all'estero, in primis la cerimonia ufficiale, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Matta rella e del ministro della Cultura, Dario Franceschini, che si terrà in contrada Caos di fronte alla casa natale del drammaturgo. Cerimonia che avrà un'appendice anche nella Valle dei templi probabilmente con una diretta televisiva della Rai.
La questione da dibattere con Andrea è relativa al tema che Camilleri dovrà affrontare per commemorare il grande drammaturgo. Da più parti gli si chiede di affrontare il rapporto di Pirandello con l'Europa, un tema questo però già affron-tato in passato dallo scrittore Leonardo Sciascia (la figlia di quest'ultimo Maria Sciascia è componente anch'essa del Comitato d'onore assieme a Pier Luigi Pirandello, nipote del drammaturgo, Massimo Bray, Roberto Andò, Raffaele Caputo e Onofrio Cutaia del Ministero dei Beni Culturali). «Vorrei affrontare il tema del rapporto di Luigi Pirandello con Girgenti e Porto Empedocle». E qui il maestro, nell'accendere l'ennesima sigarette, guarda fisso negli occhi i presenti, il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto (il Comune è capofila nel coordinamento degli eventi) e la sua assistente. Guarda fisso in avanti ma si sa che ormai intravede solo più ombre.
«C'è questa curiosità di Pirandello di vedere la morte in faccia. Pirandello ne rimase sempre molto turbato, fin da bambino, da quando, capitando nella chiesa dove portavano i morti prima della sepoltura, poco distante da dove abitava, rimase colpito e impaurito dalla presenza di un catafalco con il morto ma anche di alcuni rumori sordi, che giungevano da una zona buia della chiesa. Quello di un uomo e una donna in atteggiamento amoroso di cui lui subito non seppe darsi una spiegazione. Ecco - spiega Andrea - il legame tra amore e morte rimarrà per sempre in Pirandello che finisce per riflettere pure sulla disperazione di quegli amanti costretti ad andare in quel luogo perché lì non c'è nessuno!». Dall'altra parte della casa, in cucina, qualcuno discute e rumoreggia e allora Camilleri chiede che si chiuda la porta perché non vuol essere disturbato. In questa "scinnuta" in Sicilia lo scrittore per le feste di Pasqua è accompagnato dalle nipoti con la figliolanza e la compagnia non manca. A breve Andrea Camilleri sarà a Parigi, subito dopo il "Salon du livre", ospite del nostro Istituto Italiano di Cultura per una due giorni dedicata alla sua opera letteraria. S'informa con il sindaco di Agrigento, Camilleri, su tutte le altre iniziative in itinere per le celebrazioni del 150°; dai convegni alle rassegne teatrali fino al "Festival della Strada degli scrittori" in quel di Racalmuto, un master di scrittura di-retto dall'ex ministro della Cultura, Massimo Bray. Poi i gemellaggi con Lisbona nel nome di Pirandello e Pessoa e quello della Fondazione Teatro Pirandello di Agrigento con altri importanti teatri italiani. Insomma vuol rendersi conto un po' di tutto lo scrittore più amato dal pubblico e papà di quel Commissario Montalbano che spopola in tivù. A proposito di quest'ultimo, tra qualche settimana iniziano le riprese della nuova serie e viene data ormai per certa anche una location alla casa natale al Caos. «Anche il commissario Montalbano - dice in conclusione Andrea Camilleri - si sente un po' in dovere di omaggiare quel genio di Pirandello nel 150° della sua nascita!».
Lorenzo Rosso
 
 

Agrigento Notizie, 18.4.2017
I 150 anni dalla nascita di Pirandello, riprese della nuova serie del commissario Montalbano al Caos?
Cliccare qui per il video

Lillo Firetto, sindaco di Agrigento, ha incontrato nelle ultime ore - nella sua abitazione di Porto Empedocle - Andrea Camilleri per coordinare con lo scrittore empedoclino, che è presidente onorario del comitato nazionale per le celebrazioni del 150° anniversario della nascita di Luigi Pirandello, le numerose attività che si stanno svolgendo in Italia e all’estero, in onore del premio Nobel per la letteratura.
C'è da organizzare la cerimonia ufficiale - alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del ministro della Cultura, Dario Franceschini - che si terrà in contrada Caos di fronte alla casa natale del drammaturgo. Cerimonia che avrà un’appendice anche nella Valle dei Templi.
La questione che è stata dibattuta era relativa al tema che Camilleri dovrà affrontare per commemorare il grande drammaturgo. Da più parti gli si chiede di affrontare il rapporto di Pirandello con l’Europa. Un tema questo però già affrontato in passato dallo scrittore Leonardo Sciascia, la figlia Maria Sciascia è componente anch’essa del Comitato d’onore, e quindi si è stabilito che lo scrittore affronterà il tema del rapporto di Luigi Pirandello con Girgenti e Porto Empedocle.
“C’è questa curiosità di Pirandello di vedere la morte in faccia – spiega Camilleri. - Pirandello ne rimase sempre molto turbato, fin da bambino, da quando, capitando nella chiesa dove portavano i morti prima della sepoltura, poco distante da dove abitava, rimase colpito e impaurito dalla presenza di un catafalco con il morto ma anche di alcuni rumori sordi, che giungevano da una zona buia della chiesa. Quello di un uomo e una donna in atteggiamento amoroso di cui lui subito non seppe darsi una spiegazione. Ecco il legame tra amore e morte rimarrà per sempre in Pirandello che finisce per riflettere pure sulla disperazione di quegli amanti costretti ad andare in quel luogo perché lì non c’è nessuno!”.
Lo scrittore Camilleri, che a breve sarà a Parigi, subito dopo il “Salon du livre”, ospite dell'istituto italiano di Cultura per una due giorni dedicata alla sua opera letteraria, si è poi informato con il sindaco di Agrigento, su tutte le altre iniziative in itinere per le celebrazioni del 150°; dai convegni alle rassegne teatrali fino al “Festival della Strada degli scrittori” a Racalmuto, un master di scrittura diretto dall’ex ministro della Cultura, Massimo Bray. Poi i gemellaggi con Lisbona nel nome di Pirandello e Pessoa e quello della Fondazione Teatro Pirandello di Agrigento con altri importanti teatri italiani. E per finire, tra qualche settimana iniziano le riprese della nuova serie del Commissario Montalbano e viene data ormai per certa anche una location alla casa natale al Caos. Perfino il commissario nato dalla penna di Andrea Camilleri si sente in dovere di omaggiare Pirandello nel 150° della sua nascita!
 
 

Agrigento Notizie, 18.4.2017
Celebrazioni in onore di Pirandello, Camilleri lancia l'idea: "Puntare sul suo essere nato qui"
Lo scrittore empedoclino ha ricordato un aspetto poco conosciuto: "Il legame amore e morte gli resterà per sempre, per tutti i romanzi, i racconti che scriverà"

Celebrazioni in onore di Luigi Pirandello, in occasione dei 150 anni dalla sua nascita. Il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, - approfittando della presenza a Porto Empedocle dello scrittore - ne discute con Andrea Camilleri.
E Camilleri lancia l'idea, suggestiva, per celebrare il drammaturgo, puntando su aspetti non particolarmente conosciuti: "Più che di Pirandello e la Sicilia, Pirandello e gli anni agrigentini ed empedoclini. Cioè più che dal punto di vista narrativo, dal punto di vista del suo essere nato qui. Io sono caduto per caso, non ci credo che sia stato un caso se vai a cadere in una zona che si chiama Caos e poi sei Luigi Pirandello".
Ma c'è anche un altro aspetto che potrebbe rivelarsi interessante: "Come tutta la sua maturazione avvenga con la curiosità di vedere la morte in faccia. Lui, ad Agrigento, - ha spiegato Camilleri durante l'incontro con il sindaco Firetto - abitava in una strada dove, per abitudine, portavano i morti sconosciuti e li lasciavano lì. Lui, che vede arrivare sto coso, un pomeriggio, entra da solo, trova il coraggio, bambino, di entrare dentro la chiesa. E poi sente un fruscio su una panchina, poi scorge un uomo e una donna in un angolo che stanno facendo una cosa che non capisce. Lo capirà anni dopo. Il legame amore e morte gli resterà per sempre, per tutti i romanzi, i racconti che scriverà. Poi riflette sulla disperazione di questi due amanti costretti ad andare lì dove non ci va nessuno. C'è solo il morto. E poi gli anni dello zolfo, gli anni in cui viene qui a lavorare col padre e capisce che non può avere un destino fermo qui. Fa di tutto per resistere al lavoro comune, ma non ce la fa. Abbandona tutto e se ne torna. Forse cogliere un lato, un aspetto, un momento e poi da lì diventa tutto il mondo".
Lo scrittore empedoclino ha anche ricordato "lo squallore di quella sua stanza da letto" di Luigi Pirandello. "Mi è rimasto impresso - ha commentato - . Era passeggero su questa terra".
Camilleri, che a breve sarà a Parigi, subito dopo il “Salon du livre”, ospite del nostro Istituto Italiano di Cultura per una due giorni dedicata alla sua opera letteraria, si è poi informato con il sindaco di Agrigento, su tutte le altre iniziative in itinere per le celebrazioni del 150esimo; dai convegni alle rassegne teatrali fino al “Festival della Strada degli scrittori” in quel di Racalmuto, un master di scrittura diretto dall’ex ministro della Cultura, Massimo Bray.
Poi i gemellaggi con Lisbona nel nome di Pirandello e Pessoa e quello della Fondazione Teatro Pirandello di Agrigento con altri importanti teatri italiani. E per finire, tra qualche settimana iniziano le riprese della nuova serie del Commissario Montalbano e viene data ormai per certa anche una location alla casa natale al Caos.
 
 

Corriere del Mezzogiorno, 18.4.2017
In visita alla sua Porto Empedocle
«Il commissario Montalbano nella casa di Pirandello»
Andrea Camilleri: «Nelle prossime settimane i primi ciak della nuova serie, alcune scene verranno girate nella dimora, oggi museo, dove nacque il grande scrittore agrigentino»


Andrea Camilleri col sindaco di Porto Empedocle Ida Carmina

Agrigento - Il padre del Commissario Montalbano torna nella sua Vigata, la Porto Empedocle ispiratrice dei celebri romanzi, per passare le vacanze pasquali. Andrea Camilleri ha voluto respirare l’aria di casa, ospitando nelle amate stanze diversi incontri: oltre agli amici anche il sindaco di Porto Empedocle, Ida Carmina, e il primo cittadino di Agrigento, Lillo Firetto. Proprio a quest’ultimo, lo scrittore ha dato una gran notizia, che arriva a cavallo delle celebrazioni per il 150° anniversario della nascita di Luigi Pirandello e ad un mese della prima edizione della Festival della Strada degli Scrittori: nelle prossime settimane inizieranno le riprese dei nuovi episodi del Commissario Montalbano e alcune scene verranno girate proprio in località Caos, nella casa natale di Luigi Pirandello.
Col cantastorie Nenè
Camilleri si è anche concesso un pranzo fuori porta, nel ristorante «Da Sacco», intrattenuto dal cantastorie Nené Sciortino, mangiando le prelibatezze del mare che ha segnato la sua giovinezza e ispirato le ambientazioni dei suoi romanzi.
Le celebrazioni per Pirandello
Con il sindaco di Agrigento, lo scrittore empedoclino ha parlato delle celebrazioni per il 150° anniversario della nascita di Luigi Pirandello (Camilleri è presidente del comitato d’organizzazione) e della cerimonia di inaugurazione alla quale saranno presenti il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro della Cultura Dario Franceschini oltre allo stesso Camilleri, che però non ha sciolto completamente le riserve sulla sua partecipazione. «C’è questa curiosità di Pirandello di vedere la morte in faccia – ha detto Camilleri al sindaco Firetto - Pirandello ne rimase sempre molto turbato, fin da bambino, da quando, capitando nella chiesa dove portavano i morti prima della sepoltura, poco distante da dove abitava, rimase colpito e impaurito dalla presenza di un catafalco con il morto ma anche di alcuni rumori sordi, che giungevano da una zona buia della chiesa. Quello di un uomo e una donna in atteggiamento amoroso di cui lui subito non seppe darsi una spiegazione. Ecco il legame tra amore e morte rimarrà per sempre in Pirandello che finisce per riflettere pure sulla disperazione di quegli amanti costretti ad andare in quel luogo perché lì non c’è nessuno!».


Con il sindaco di Agrigento Lillo Firetto

Il festival della Strada degli scrittori
Il papà del Commissario Montalbano ha parlato con il primo cittadino anche del prossimo Festival della Strada degli Scrittori dedicato proprio a Camilleri. Lo scrittore adesso è atteso a Parigi per il “Salon du Livre” ospite dell’Istituto Italiano di Cultura per una due giorni dedicata alla sua opera letteraria.
Alan David Scifo
 
 

Giornale di Sicilia, 18.4.2017
Le iniziative
Camilleri incontra il sindaco di Agrigento: al lavoro per i 150 anni della nascita di Pirandello

Agrigento. Il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto ha incontrato nella sua abitazione di Porto Empedocle, lo scrittore Andrea Camilleri per coordinare con quest'ultimo (che è presidente onorario del Comitato nazionale per le celebrazioni del 150 anniversario della nascita di Luigi Pirandello) le numerose attività che si stanno svolgendo in Italia e all'estero, in onore del Premio Nobel per la letteratura.
A cominciare dalla cerimonia ufficiale, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e del ministro della Cultura, Dario Franceschini, che si terrà in contrada Caos di fronte alla casa natale del drammaturgo.
Lo scrittore affronterà il tema del rapporto di Luigi Pirandello con Girgenti e Porto Empedocle.
"C'è questa curiosità di Pirandello di vedere la morte in faccia - spiega Camilleri. - Pirandello ne rimase sempre molto turbato, fin da bambino, da quando, capitando nella chiesa dove portavano i morti prima della sepoltura, poco distante da dove abitava, rimase colpito e impaurito dalla presenza di un catafalco con il morto ma anche di alcuni rumori sordi, che giungevano da una zona buia della chiesa.
Quello di un uomo e una donna in atteggiamento amoroso di cui lui subito non seppe darsi una spiegazione. Ecco il legame tra amore e morte rimarrà per sempre in Pirandello che finisce per riflettere pure sulla disperazione di quegli amanti costretti ad andare in quel luogo perché lì non c'è nessuno!".
Camilleri si è poi informato con il sindaco di Agrigento, su tutte le altre iniziative in vista dell'anniversario, dai convegni alle rassegne teatrali fino al "Festival della Strada degli scrittori" a Racalmuto, un master di scrittura diretto dall'ex ministro della Cultura, Massimo Bray.
Poi i gemellaggi con Lisbona nel nome di Pirandello e Pessoa e quello della Fondazione Teatro Pirandello di Agrigento con altri importanti teatri italiani
 
 

AgrigentoWeb, 18.4.2017
Agrigento, Firetto incontra Andrea Camilleri

Il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto ha incontrato nelle ultime ore nella sua abitazione di Porto Empedocle, lo scrittore Andrea Camilleri per coordinare con quest’ultimo (che è presidente onorario del Comitato nazionale per le celebrazioni del 150° anniversario della nascita di Luigi Pirandello) le numerose attività che si stanno svolgendo in Italia e all’estero, in onore del Premio Nobel per la letteratura. In primis la cerimonia ufficiale, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e del ministro della Cultura, Dario Franceschini, che si terrà in contrada Caos di fronte alla casa natale del drammaturgo. Cerimonia che avrà un’appendice anche nella Valle dei templi probabilmente con una diretta televisiva della Rai.
La questione che è stata dibattuta, era relativa al tema che Camilleri dovrà affrontare per commemorare il grande drammaturgo. Da più parti gli si chiede di affrontare il rapporto di Pirandello con l’Europa. Un tema questo però già affrontato in passato dallo scrittore Leonardo Sciascia (la figlia Maria Sciascia è componente anch’essa del Comitato d’onore) e quindi si è stabilito che lo scrittore affronterà il tema del rapporto di Luigi Pirandello con Girgenti e Porto Empedocle.
“C’è questa curiosità di Pirandello di vedere la morte in faccia – spiega Camilleri. – Pirandello ne rimase sempre molto turbato, fin da bambino, da quando, capitando nella chiesa dove portavano i morti prima della sepoltura, poco distante da dove abitava, rimase colpito e impaurito dalla presenza di un catafalco con il morto ma anche di alcuni rumori sordi, che giungevano da una zona buia della chiesa. Quello di un uomo e una donna in atteggiamento amoroso di cui lui subito non seppe darsi una spiegazione. Ecco il legame tra amore e morte rimarrà per sempre in Pirandello che finisce per riflettere pure sulla disperazione di quegli amanti costretti ad andare in quel luogo perché lì non c’è nessuno!”.
Lo scrittore Camilleri, che a breve sarà a Parigi, subito dopo il “Salon du livre”, ospite del nostro Istituto Italiano di Cultura per una due giorni dedicata alla sua opera letteraria, si è poi informato con il sindaco di Agrigento, su tutte le altre iniziative in itinere per le celebrazioni del 150°; dai convegni alle rassegne teatrali fino al “Festival della Strada degli scrittori” in quel di Racalmuto, un master di scrittura diretto dall’ex ministro della Cultura, Massimo Bray. Poi i gemellaggi con Lisbona nel nome di Pirandello e Pessoa e quello della Fondazione Teatro Pirandello di Agrigento con altri importanti teatri italiani. E per finire, tra qualche settimana iniziano le riprese della nuova serie del Commissario Montalbano e viene data ormai per certa anche una location alla casa natale al Caos. Perfino il commissario nato dalla penna di Andrea Camilleri si sente in dovere di omaggiare Pirandello nel 150° della sua nascita!
 
 

TvZoom, 18.4.2017
Ascolti Tv 17 aprile vince Il Commissario Montalbano con il 29,06%
FLASH: La fiction su Rai 1 ha conquistato 6,53 milioni di spettatori, mentre il film su Canale 5 2,31.

PRIMA SERATA: su Rai 1 Il Commissario Montalbano ha raggiunto il 29,06% e 6,53 milioni di spettatori.
[...]
Francesco Sarchi
 
 

RagusaNews, 18.4.2017
La fila per fare la comparsa nel Commissario Montalbano
Oggi giornata di casting

Ragusa - Giornata di stress per chi vuole un posto al sole in Tv. Sono iniziati stamani, e proseguiranno per tutto il pomeriggio, i provini per le aspiranti comparse nella fiction televisiva Il Commissario Montalbano. Persone di tutte le età hanno fatto la fila dalle prime ore del mattino per tentare l'immortalità nello sceneggiato, accanto all'eroe creato da Camilleri.
 
 

Giornale di Sicilia, 19.4.2017
TV
Casting per le nuove puntate di Montalbano, a Ragusa arrivano in 600

Ragusa. «Voglio essere fiducioso. Sì, sono positivo: mi prenderanno». Francesco Martorana ha diciannove anni; a Ragusa è arrivato di buonora temendo lunghe file per i casting delle prossime puntate del Commissario Montalbano. «Vengo da Vizzini – spiega -. Mi ha accompagnato Sabrina».
«La fiction ci piace molto» – spiega la ragazza, che di cognome fa Falconeri, e Francesco ammette: «Mi piacerebbe molto fare la comparsa, spero di farcela».
Una foto, un foglietto con i dati anagrafici, il codice fiscale e l'iban per l'eventuale accredito della somma prevista per chi farà parte del «cast» delle comparse. All'Accademia della bellezza, nella parte alta della città, a poche centinaia di metri dagli svincoli per Marina di Ragusa e Modica, le aspiranti comparse arrivano e vanno via alla spicciolata.
[…]
Davide Bocchieri
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 20.4.2017
Porto Empedocle: la visita "segreta" di Andrea Camilleri a Vigata
Sipariettio fra lo scrittore non credente e il parroco don Leopoldo Argento

Porto Empedocle ha avuto il piacere della gradita visita del più illustre dei suoi figli, Andrea Camilleri è stato infatti durante la scorsa Pasqua in vacanza nella città che ha reso famosa con il nome di Vigata nelle sue opere letterarie, tradotte oramai in tutto il mondo. Sabato mattina sarebbe dovuta andare a fargli visita la sindaca Ida Carmina accompagnata dal figlio Antonio, ma nella realtà si è svolto un curioso fuori programma visto che a giungere sono stati anche l’arciprete Don Leopoldo Argento col suo giovane viceparroco Don Dario Morreale con cui proprio in quelle ore svolgevano un giro pastorale tra gli anziani ed i malati. Hanno voluto infatti far visita allo scrittore che ha seri problemi con la vista.
In un’atmosfera di grande cordialità si è così svolto un incontro che in poco tempo è divenuto un momento amichevole, ciò in parte dovuto alla solita solarità di Camilleri ed in parte anche alle parole di Don Leo.
Quando lo scrittore ha ricordato di non essere credente se non a San Calò, il responsabile della chiesa madre è stato chiaro: “In Paradiso Gesù Cristo ci giudicherà non su quante volte abbiamo recitato il rosario, ma su quanto abbiamo amato nella vita. Ed allora possiamo stare certi che ci saranno molte sorprese”. Frasi accolte con gioiosa soddisfazione dall’importante interlocutore che le ha definite “bellissime parole”. Nell’incontro l’emozionatissima sindaca Carmina ha però voluto parlare della drammatica crisi economica che attanaglia la reale Vigata, mentre la Chiesa ha espresso il desiderio che Camilleri continui ad essere ambasciatore nel mondo non solo della sua Vigata, ma anche della Sicilia intera, in un momento sociale così drammatico.
Calogero Conigliaro
 
 

Agrigento Notizie, 21.4.2017
Premio Fondazione Empedocle, liceali consegnano riconoscimento a Camilleri
Gli studenti sono andati a trovare il più noto scrittore italiano nella sua abitazione romana
Cliccare qui per la galleria fotografica

E' stato consegnato il Premio Fondazione Liceo Classico all'ex alunno e scrittore Andrea Camilleri, che ha ricevuto nella sua abitazione romana una delegazione della scuola, composta dal dirigente scolastico Anna Maria Sermenghi, dalla professoressa Maria Rita Di Natale, dal tecnico Francesco Angelino, dall'ingegnere Aldo Messina e dagli studenti Daniele Giammusso, Ludovica Guadagni, Giorgia Iacono Manno, Irene Motta, Daniela Di Fede, Giuseppe Chiapparo, Eleonora Raso, Dario Coco, Chiara Quagliata, Luigi Petralia e Marco Vitale, individuati tra gli studenti più meritevoli della Fondazione Empedocle.
L'incontro si è tenuto nello studio da dove lo scrittore ogni settimana introduce le puntate della serie televisiva "Il commissario Montalbano".
Ha introdotto l'incontro Anna Maria Sermenghi in qualità di presidente della Fondazione Empedocle per la promozione della cultura classica, illustrando le finalità del prestigioso premio. A seguire i ragazzi si sono impegnati in un'intervista all'autore.
La consegna del premio, accompagnata dalle note del violino di Daniela Di Fede, è stata poi seguita dalla lettura di alcune pagine tratte da "Un Mese con Montalbano" interpretata dall'alunno Dario Coco. Questi temi saranno ripresi e dibattuti nelle Giornate di Studi su Andrea Camilleri, previste al cinema Astor per il 5 e 6 maggio, con la presenza del prestigioso critico letterario Salvatore Silvano Nigro.
 
 

Corriere di Ragusa, 21.4.2017
Scicli. Attualità - La richiesta del sindacato
La Cgil sentenzia: "Niente locali per Montalbano"!
A breve un incontro con il sindaco Giannone

"I locali dell’ex Camera del Lavoro di Scicli non diventino sede di un museo dedicato alla fiction televisiva del «Commissario Montalbano» così come vorrebbe la «Palomar»casa di produzione della fortunata serie televisiva": sono fin troppo chiari il segretario generale della Cgil di Ragusa Peppe Scifo e il segretario della Camera del Lavoro di Scicli Antonio Modica, i quali hanno inviato una richiesta di incontro al sindaco Enzo Giannone per discutere di un progetto alternativo rispetto alla richiesta della «Palomar» che oggi occupa i suddetti locali.
«Crediamo sia importante - scrivono i due dirigenti sindacali - che i locali della Ex Camera del Lavoro continuino ad essere luogo di partecipazione sociale e democratica, aperta a tutti e spazio per la condivisione di progetti, attività ed idee di alto valore sociale e culturale.
La Cgil in rete con altre associazioni del territorio, quale l’Auser, l’Anpi, intende promuovere l’Istituzione all’interno dell’Ex Camera del Lavoro di un centro di documentazione multimediale sul movimento operaio, democratico e pacifista locale, del passato e del presente.
E’ importante che l’amministrazione comunale - prosegue la nota - sostenga questo percorso soprattutto in un momento storico come quello che stiamo attraversando in cui la valorizzazione sociale del lavoro ha raggiunto livelli bassissimi nel nostro Paese.
Crediamo sia urgente ricostruire il legame intergenerazionale anche attraverso i luoghi simbolo e in generale i valori che hanno ispirato l’Italia dopo l’unificazione e soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, con la Costituzione repubblicana. Restituire alla cittadinanza ed al movimento democratico i locali che rappresentano la rivalsa del popolo sciclitano sulla nobiltà è il primo passo da compiere in questa direzione, per questo - concludono i sindacalisti - chiediamo un incontro al Sindaco nel quale illustrare idee e proposte».
 
 

Best Movie, 21.4.2017
Tutto quello che vuole Francesco Bruni
Sceneggiatore per Virzì e Ficarra e Picone, ma anche del trionfo televisivo di Montalbano, il regista romano, alla sua opera terza, racconta il suo nuovo film e riflette sullo stato della commedia italiana, tra pop ed essai, tra sala e streaming

In un periodo in cui tiene banco il dibattito sulla crisi di idee della commedia italiana, il fatto che esca in sala il terzo film da regista di Francesco Bruni (dopo Scialla! e Noi 4) è l’opportunità per una chiacchierata con lo sceneggiatore di un certo numero di film che hanno miracolosamente messo d’accordo critica e botteghino, avendo lavorato ai film di Virzì fino a Il capitale umano e a quelli di Ficarra e Picone fino ad Anche se è amore non si vede. Non solo, per il piccolo schermo è autore degli script di quel miracolo televisivo che è Il commissario Montalbano, capace di recente di superare i 9 milioni di telespettatori addirittura con una replica. Romano, 55 anni, Bruni è anche un prolifico frequentatore di Facebook, autore di post inventivi, pungenti, spesso domestici, che forniscono uno spiraglio in più per capirne il temperamento creativo. Lo raggiungo telefonicamente in una mattina di inizio aprile mentre si sta rollando una sigaretta, per parlare di Tutto quello che vuoi (in sala dall’11 maggio), storia dell’amicizia tra un ventiduenne trasteverino con una famiglia scombinata e poche prospettive (Andrea Carpenzano), e un poeta ottantacinquenne malato di Alzheimer (il regista Giuliano Montaldo).
[...]
Parliamo un attimo anche di Montalbano. Mi racconti un po’ il tuo rapporto in generale con il personaggio, ormai è praticamente un matrimonio, sono dieci anni che vi frequentate.
«È stato un caso molto fortunato perché quando Degli Esposti mi chiese di sceneggiarlo io ero da poco uscito dal Centro Sperimentale e avevo scritto solo un paio di film con Virzì. All’epoca si riteneva che fosse un prodotto troppo sofisticato per la prima serata di Rai 1, tanto è vero che fu messo su Rai 2. Mi ricordo che contemporaneamente uscivano dei gialli con Montesano su Canale 5 e la battaglia veniva data per persa: si diceva “Stiamo facendo un prodotto di qualità che ci rappresenterà all’estero… ma prenderemo degli schiaffi”. Invece poi è successo quello che è successo. Montalbano ha una densità narrativa che oltretutto noi cerchiamo di semplificare rispetto ai romanzi: tutto il contorcimento psicologico dei siciliani, della messa in scena, della menzogna, della falsa pista… Questa complessità si riteneva inadatta alla fruizione generalista perché si immaginava un pubblico di persone molto distratte: uno si alza, va in bagno, telefona e quando torna non capisce più niente di quello che sta succedendo. Invece ha funzionato tantissimo e funziona anche nelle repliche, secondo me perché è un racconto talmente complesso che regge anche una seconda e una terza visione per cercare di capire come sono esattamente andate le cose».
È fantastico perché è il contrario di quello che dicevamo prima: questo è un prodotto che si pensava d’essai che invece si è rivelato generalista, quindi succede anche il contrario.
«Esatto. Non mi sento di arrogarmi nessun merito in particolare perché il materiale su cui lavoriamo è già molto adatto alla messa in scena, bisogna solamente portarlo un po’ a misura. In qualche caso, invece, noi sceneggiatori ci siamo “inventati” delle puntate, facendo una cucitura di racconti presi da diverse raccolte: in questi casi c’è più merito da parte nostra».
[...]
Giorgio Viaro
 
 

Auditorium Parco della Musica, 22.4.2017
Sala Sinopoli ore 21:00
una Produzione Fondazione Musica per Roma, in collaborazione con 15 Lune Associazione Culturale
Inedito d'autore - Frassica e Mortelliti
"Sibilla Aleramo"

da un’idea di
Andrea Camilleri e Annalisa Gariglio
testo di
Andrea Camilleri Alessandra Mortelliti Laura Pacelli
traduzione orale
Nino Frassica e Alessandra Mortelliti
musiche
Mario Incudine

Rina Faccio, meglio nota col nome di Sibilla Aleramo, scrittrice tra le prime a trattare della condizione femminile, simbolo di trasgressione e di sovvertimento dei canoni prestabiliti, intrecciò inestricabilmente letteratura e vita. Attraverso un dialogo post mortem tra Sibilla Aleramo e uno dei suoi amanti, il poeta Dino Campana, verrà ricostruito il cammino di una vita di donna complesso e articolato, con la ricchezza di sfumature che a volte sfuggono alla grande Storia.
 
 

TG1 Doreciakgulp, 22.4.2017
Dal minuto 1:55 al 2:50 presentazione di "Sibilla Aleramo", per "Inedito d'autore - Femminile singolare"
 
 

Malgrado tutto, 22.4.2017
Un giorno con Camilleri
Lo scrittore accoglie nella sua abitazione di Roma gli studenti del Liceo Classico Empedocle di Agrigento. La Preside Sermenghi: “Un’ospitalità dal fascino “antico”, che ha creato un’atmosfera ricca di emozioni e sentimenti”.

“L’incontro con Andrea Camilleri ha regalato suggestioni indimenticabili a tutti noi, per le parole intrise di ricordi ed emozioni, che parevano prendere vita dagli scaffali della sua libreria, raccontando storie, luoghi e personaggi, come dalle sue pagine più belle”.
Commenta così Anna Maria Sermenghi, Preside del Liceo Classico Empedocle di Agrigento, l’incontro a Roma, assieme ad una delegazione di studenti, con lo scrittore Andrea Camilleri, al quale è stato consegnato il Premio “Fondazione Liceo Classico Empedocle”.
Lo scrittore ha ricevuto gli ospiti nello studio della propria abitazione da dove ogni settimana introduce le puntate della serie televisiva “Il commissario Montalbano”.
“L’accoglienza -sottolinea la Preside Sermenghi- è stata amabilissima. Un’ospitalità dal fascino “antico, che ha creato un’atmosfera ricca di emozioni e sentimenti, il gruppo ha conversato per quasi due ore con lo scrittore, lasciandosi trasportare dal flusso dei suoi ricordi, offerti in una narrazione indimenticabile” .
Alla consegna del premio, accompagnata dalle note del violino della studentessa Daniele Di Fede, è seguita la lettura di alcune pagine tratte da “Un Mese con Montalbano” da parte dello studente Dario Coco.
L’incontro si è concluso con un messaggio di Andrea Camilleri rivolto a tutti gli studenti del Liceo Classico Empedocle, nel quale lo scrittore ha sottolineato il valore fondante ed inestimabile degli studi classici, base della nostra civiltà occidentale.
Tema che sarà al centro -annuncia la Preside Anna Maria Sermenghi- delle Giornate di Studi su Andrea Camilleri, previste al Cinema Astor per il 5 e 6 maggio, con la presenza del critico letterario Salvatore Silvano Nigro.
La delegazione del Liceo Classico Empedocle di Agrigento era costituita dal Dirigente scolastico dottoressa Anna Maria Sermenghi, dalla professoressa Maria Rita Di Natale, dal tecnico Francesco Angelino, dal’ingegnere Aldo Messina e dagli studenti: Daniele Giammusso, Ludovica Guadagni, Giorgia Iacono Manno, Irene Motta, Daniela Di Fede, Giuseppe Chiapparo, Eleonora Raso, Dario Coco, Chiara Quagliata, Luigi Petralia, Marco Vitale.
 
 

TV program iDnes, 22.4.2017
Mladý Montalbano II
22. 4. 2017, 23:05 O1
Seriál It. (2015), 114 min.
skryté titulky, High Definition
Režie: G. M. Tavarelli
Hrají: M. Riondino, A. Vassallo, F. Pizzuto, S. Felberbaumová
Transakce. Detektivní seriál It. (2015). Loupež v bance Sinagrových, jejíž pachatelé jsou vzápetí zavraždeni. Mafiánská odplata, nebo transakce, která od zacátku pocítala i s lidskými životy? (114 min)

Po rozchodu s Livií se Montalbano cítí nanicovate. Brzy se ale na scéne objeví atraktivní reditelka banky Stella Parentiová, která má o komisare velký zájem. Montalbana k ní ovšem puvodne nezavedla náklonnost, nýbrž vyšetrování krádeže vetšího obnosu penez z bezpecnostních schránek konkurencní banky, která patrí klanu Sinagrových. Komu ve skutecnosti patrily peníze ve schránkách? A kdo mel z krádeže nakonec nejvetší prospech? Druhý prípad je o poznání bizarnejší – proslulá jasnovidka oznací pri svém predstavení jednoho z diváku za vraha. Ješte tu noc je zabit ve svém dome. Je možné, že by na slovech cirkusové umelkyne bylo neco pravdy? Pokud ano, jakou vraždu starý muž spáchal a kdo se mu za ni ted pomstil?
 
 

Pravda.sk, 22.4.2017
O1 CT1 (sobota, 29.4. 23:20):
Mladý Montalbano
Originálny názov: Il giovane Montalbano
(farebný krimiseriál, Taliansko, 2012, 120 minút)

Popis:
Montalbanuv první prípad. První vyšetrování tvrdohlavého a charismatického sicilského komisare.
 
 

Teleboy, 22.4.2017
ServusTV HD Freitag, 05. Mai 2017 • 22:05 - 00:00
Commissario Montalbano
Die Jagd nach dem Schatz
Jahr: 1999
Länge: 115 Minuten

Commissario Montalbano steht vor einem intensiven Arbeitstag: Zuerst muss er zwei greise, schießwütige Geschwister verhaften lassen, dann ermittelt er im Mordfall an einem belesenen Landstreicher. Ohne es zu ahnen gerät er dabei in eine Schatzjagd, die ihn mit tödlichen Rätseln konfrontieren wird...
 
 

Il Giorno, 23.4.2017
Mafia, drammi e sangue. Come fosse la normalità
La mafia È inganno. Minacce. E omertà. Ne è straordinario narratore Andrea Camilleri, in “La mossa del cavallo”

Milano, 22 aprile 2017 - La mafia È inganno. Minacce. E omertà. Ne è straordinario narratore Andrea Camilleri, in “La mossa del cavallo”, ripubblicato da Sellerio (edito la prima volta nel 1999 da Rcs), romanzo tra i suoi migliori. In scena personaggi della Sicilia ottocentesca, in un gioco ironico che intreccia furbizie, burocrazie, interessi, prepotenze mafiose. Si muove in modo speciale, il cavallo, nel gioco degli scacchi. Può scavalcare gli altri pezzi, in orizzontale e in verticale. Parte da una casella nera e finisce in una bianca o viceversa. Un capovolgimento, appunto. Proprio ciò che succede al protagonista del libro, Giovanni Bovara, ispettore capo dei mulini, un funzionario del fisco, siciliano d’origine e genovese d’educazione, che arriva a Vigàta, nell’autunno 1877, per controllare l’applicazione dell’impopolare tassa sul macinato e si muove con severità, incurante di lusinghe e minacce (che arrivano da don Cocò Afflitto, capomafia). Raccoglie le ultime parole d’un prete, don Carnazza, libertino e usuraio, abbattuto a fucilate, che gli indica l’assassino. Decide di testimoniare. E si ritrova imputato proprio di quell’omicidio. L’inganno contro la ragione. Il potere contro il diritto. Ma il cavallo... Quegli intrecci, un secolo e mezzo dopo, hanno sapore d’attualità. Lo confermano le pagine di “La vera storia del bandito Giuliano” di Tommaso Besozzi, ripubblicato da Le Milieu, con una prefazione di Ferruccio de Bortoli. Il libro era uscito la prima volta nel 1959, ricostruzione accurata dei reportages che Besozzi, forse il miglior giornalista di cronaca italiano del Novecento, aveva scritto nel luglio 1950 per “L’Europeo” sull’uccisione di Salvatore Giuliano in Sicilia.
«Di sicuro c’è soltanto che è morto», era il primo titolo di quell’inchiesta, un esempio di grande giornalismo investigativo. Vi si smontava la versione ufficiale del ministero degli Interni, su Giuliano ucciso in un conflitto a fuoco con i carabinieri, si documentava l’assassinio per mano del cugino e braccio destro Gaspare Pisciotta, d’accordo con i carabinieri. Dietro, i legami tra mafia, proprietari terrieri, politici, pezzi dello Stato. Trame e tradimenti. Su cui Besozzi scrive cronache esemplari. Da rileggere. Un mondo torbido. Raccontato da Angelo Siino, per anni cardine dei rapporti tra mafiosi e imprenditori, in “Mafia - Vita di un uomo di mondo” ovvero “l’autobiografia del più famoso pentito di mafia”, scritta con Alfredo Galasso, il suo storico avvocato, per Ponte alle Grazie. Siino era “il ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra” e ha tenuto a lungo i rapporti tra i boss Bontate, Riina, Provenzano, i politici, i costruttori e i riciclatori dei soldi di mafia nelle grandi città del Nord. Corruzione e violenza. E la vita quotidiana di killer e capi delle cosche, raccontati “dall’interno”, tra soldi, “schiticchiate” (grandi pranzi) e ordini di omicidi ed estorsioni. Drammi e sangue, come normalità.
Antonio Calabrò
 
 

Corriere della Sera, 23.4.2017
La polemica
La Cgil in lotta contro il museo del commissario Montalbano
Scicli, il sindacato scrive al sindaco: «Sbagliato farlo nella ex sede della Camera del Lavoro»

In quelle stanze il commissario Montalbano è di casa. Proprio al pian terreno del palazzo municipale di Scicli c’è il suo ufficio, mentre un piano sopra, in quella che normalmente è la stanza del sindaco, c’è l’ufficio del questore. Ecco perché il Comune in provincia di Ragusa, una delle location principali della fiction, pensa che i locali al pian terreno del palazzo comunale siano il luogo ideale per ospitare il museo sul commissario voluto dalla Palomar, casa produttrice della serie tv. Peccato che sia sorta un’imprevista «camurria», direbbe Montalbano. Quei locali al pian terreno, che fino ai primi del Novecento ospitavano il circolo dei nobili, dopo la guerra vennero assegnati alla Camera del Lavoro diventando il simbolo del riscatto sociale di quel territorio. E tale sono rimasti anche quando, circa 20 anni fa, la Cgil ha cambiato sede. Tanto che oggi in un ampio salone interno si tengono convegni e iniziative culturali.
La lettera al primo cittadino
Ecco perché la Cgil ha alzato le barricate contro l’ipotesi che vengano destinati al museo di Montalbano. I segretari cittadino e provinciale, Antonio Modica e Beppe Scifo, hanno scritto una lettera al sindaco chiedendo un incontro urgente. «È importante che l’ex Camera del Lavoro sia luogo di partecipazione sociale e democratica aperta a tutti». Il sindacato dice di avere dalla sua l’Anpi e propone di creare «un centro di documentazione multimediale sul movimento operaio, democratico e pacifista, nei locali che rappresentano la rivalsa del popolo sciclitano sulla nobiltà».
Il sindaco: «Sono in imbarazzo»
Insomma in nome dei valori del movimento operaio niente museo per Montalbano. Almeno nell’ex sede della Camera del Lavoro. E il sindaco? «Sta diventando una questione veramente seria e confesso di essere in imbarazzo» ammette Enzo Giannone. Ex consigliere indipendente del Pd, il primo cittadino di Scicli si considera a pieno titolo «uomo di sinistra, molto sensibile alle ragioni del mondo del lavoro». Però? «Da un lato c’è questo, dall’altro dobbiamo ammettere che Montalbano è uno straordinario veicolo di promozione della città e del comprensorio. Ogni giorno arrivano decine di persone che vogliono vedere i luoghi della fiction, me li ritrovo anche nella mia stanza. E l’idea del museo è arrivata da molte associazioni culturali». Da qui il dilemma su cosa fare. «Vedrò i sindacati — dice il sindaco —, investirò il Consiglio comunale e decideremo. Ma a giudicare dagli umori raccolti in città la maggioranza è con Montalbano» .
Alfio Sciacca
 
 

La Repubblica (ed. di Torino), 23.4.2017

Dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17 (con partenze ogni 30 minuti davanti al Regio in piazza Castello 215) si sale a bordo del tram 3104 del 1948 dell'Associazione Torinese Tram Storici, per affrontare un percorso lungo le vie del centro cittadino, accompagnato dalle letture degli studenti della Scuola Ods tratte dai racconti di Andrea Camilleri su Montalbano e dall'"Antologia Lingua Madre 2016". Ingresso gratuito.
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 24.4.2017
«Montalbano», Isabell Sollman dà il volto a Ingrid
La «non-fidanzata» del commissario è «Positiva, forte ma anche vulnerabile» ci racconta l'attrice. «Ma che fatica recitare in italiano!»

Tutti la conoscono come Ingrid, il nome svedese per eccellenza, dacché Ingrid Bergman per anni incarnò la bellezza scandinava. Ingrid è un personaggio «volatile» dei romanzi di Camilleri e della relativa serie de «Il commissario Montalbano». Appare per la prima volta nel 2000 in «La forma dell’acqua» come indiziata e poi scompare, riappare e di nuovo scompare. Lei e Salvo, il commissario, sono amici. Lui la bacia, ma solo in fronte, dormono insieme, lei frequenta la sua casa sul mare, lo aiuta nelle indagini, ma non c’è altro. Tanto che una volta Ingrid commenta sorridendo: «Pensavo che conoscere un poliziotto sarebbe stato più eccitante!». A dare il volto a questo enigmatico personaggio è Isabell Sollman. 45 anni, svedesissima, abita a Stoccolma dove recita soprattutto a teatro e negli ultimi 18 anni ha fatto e disfatto valigie per andare e venire dall’Italia, anzi dalla Sicilia.
Isabell, come le è capitato di finire sul set di «Montalbano»?
«Era il 1998, alla televisione svedese venne chiesto di fare una selezione di attrici per una serie italiana e così mi chiesero se potevano fornire anche il mio nome. Ovviamente dissi di sì e loro mandarono in Italia alcuni filmati. Per mesi non ebbi più notizie, finché mi richiamarono e dissero che il regista della serie voleva incontrami per un provino a Stoccolma».
E il provino andò bene.
«Feci il lungo monologo dell’episodio “La forma dell’acqua” in inglese e ottenni la parte. Poi ci fu pochissimo tempo per studiare il mio ruolo prima di girare, così lavorai molto duramente per imparare il copione in italiano».
Cosa conosceva dell’Italia e della tv italiana prima di allora
«Avevo trascorso circa sei mesi a Milano quando ero più giovane facendo la modella. Ma prima di “Montalbano” non avevo mai lavorato per la vostra televisione, per cui conoscevo solo quello che avevo visto alla tv svedese: la serie “La Piovra” e i film di Fellini».
Ha imparato a parlare italiano sul set?
«Lo parlavo già un po’, ma ogni volta che sono stata chiamata per “Montalbano” ho dovuto studiare le mie battute con gran fatica e prepararmi molto per poter fingere di dirle in modo fluente e conoscere il copione molto bene».
Quanti svedesi conosce che parlano italiano?
«Hum... Nessuno, in verità».
Ha letto i romanzi di Andrea Camilleri?
«Certo, li ho letti, sono tutti pubblicati in Svezia. Li adoro!».
Il primo episodio in cui Ingrid compare è «La forma dell’acqua» del 2000. Come descriverebbe il suo personaggio?
«Ingrid è una donna forte, ma anche fragile, vulnerabile. Una specie di sopravvissuta, il tipo di persona che non si fa abbattere facilmente dalle avversità della vita. È positiva, non si lascia invadere dall’amarezza».
Nel tempo Ingrid e Montalbano restano amici, mai amanti. Avrebbe preferito un differente sviluppo?
«No, penso che la loro sia una bella relazione. È un rapporto speciale e unico per entrambi».
Montalbano la fa spesso ridere. È questo il segreto di una lunga relazione?
«Io sono separata, perciò chi sono per parlare? Ma per me il senso dell’umorismo è molto importante per creare intimità in una relazione. Rafforza il senso dell’essere “noi”».
In questi anni di «Montalbano» è sempre andata e venuta dall’Italia, o a volte si è fermata più a lungo?
«Sono venuta in Italia solo per “Montalbano” e purtroppo sono sempre dovuta tornare in Svezia per il lavoro o altri impegni. Quando mia figlia era più piccola veniva sul set con me. Ora ha otto anni e vorrebbe venire in Italia in vacanza, per le bellezze, il sole e... il cibo! Lo faremo sicuramente. Io amo l’Italia».
Com’è lavorare con una produzione e un cast interamente italiano?
«Io capisco l’italiano molto meglio di come lo parlo, per cui me la cavo bene. Per il resto lavorare su un set è uguale un po’ ovunque. Inoltre la maggior parte degli attori sono rimasti sempre gli stessi sin dall’inizio e questo è bello. Sono buoni amici».
La difficoltà maggiore per un’attrice straniera?
«Per me senza dubbio la preparazione. Trovare il tempo di imparare il testo e recitarlo il meglio possibile».
Ha mai ricevuto altre offerte di lavoro in Italia?
«No, mai. Non ho nemmeno un agente in Italia».
«Il commissario Montalbano» va in onda in Svezia?
«Oh sì! Le persone lo guardano. È molto popolare».
È diventata un po’ famosa grazie a «Montalbano»?
«No, almeno non in Svezia dove vivo. Qui sono conosciuta per altre cose che ho fatto. Lavoro soprattutto come attrice teatrale. Ho fatto anche qualche film e qualche serie che ora va in onda sulla nostra tv».
Barbara Mosconi
 
 

ANSA, 24.4.2017
Tv: ciak per due nuovi 'Montalbano'
Confermato il cast, andranno in onda la prossima primavera

Ragusa - Al via le riprese a Punta Secca, frazione marinara di Santa Croce Camerina, nel Ragusano, di due nuovi episodi del Commissario Montalbano. Si inizia con le scene all'interno della casa di Marinella. Confermato il cast guidato dal regista Alberto Sironi per i due nuovi episodi tratti dal romanzo di Camilleri "La giostra degli scambi" e da alcune novelle, tra le quali "Amore" e "Prova generale". I due episodi andranno in onda in tv la prossima primavera.
 
 

La Sicilia, 24.4.2017
Punta Secca, è qui la fiction: e Zingaretti appare sul balcone
Prima giornata di riprese per i nuovi episodi del Commissario Montalbano. Il "caso Scicli" in Consiglio comunale


Zingaretti sul balcone della casa di Montalbano fotografa i fan

Santa Croce Camerina - Da ieri la frazione di Punta Secca è tornata ad essere il set a cielo aperto de Il Commissario Montalbano. La località marinara di Santa Croce Camerina, nel Ragusano, sarà a disposizione della troupe Palomar fino al 2 maggio per la realizzazione di due puntate che andranno in onda su Rai1 nel 2018. Il primo ciak dopo le 19.30: tutte le scene girate sono state all’interno della casa del Commissario.
Il primo episodio è tratto dal libro La giostra degli scambi, pubblicato da Sellerio nel 2015. Una ragazza è stata aggredita in una strada solitaria, narcotizzata e rilasciata illesa. La stessa cosa accade a un’altra donna, qualche giorno dopo: si tratta della nipote del proprietario della migliore trattoria di Vigàta. Avviene poi un terzo sequestro, che vede vittima un’altra donna. Grazie alle indagini di Montalbano, la soluzione è a portata di mano e il commissario giunge alla verità.
Il secondo si basa su due racconti: Amore che racconta della scomparsa di una giovane, e La prova generale in cui due anziani sono spaventati al solo pensiero della loro morte. I due episodi andranno in onda in tv nella prossima primavera.
Piazza Torre era gremita di turisti e curiosi già di buon mattino. «Ragusa è bella in ogni stagione, il sole è un richiamo irresistibile, ma Montalbano lo è tanto quanto». Clara Volpe è un’insegnante di Palermo che ha approfittato del ponte del 25 aprile per sbirciare il set e per sperare in un selfie con Luca Zingaretti, che si è affacciato al tramonto dalla terrazza più famosa d’Italia per fotografare le decine di fans che hanno accolto con uno scrosciante applauso la sua inaspettata, e sperata, sortita al balcone.
La prossima settimana la troupe si sposterà a Ragusa Ibla, una delle location preferite dalla Palomar, insieme a Modica e Scicli. Proprio da quest’ultima città si leva il fermo no della Cgil all’ipotesi che gli ex locali della Camera del Lavoro siano destinati a sede del museo di Montalbano, così come vorrebbe la casa di produzione della serie televisiva. «Prima di Pasqua riuscivo almeno a entrare nella mia stanza, ora non ci riesco affatto dato che tutti vogliono visitarla», spiega il primo cittadino di Scicli Enzo Giannone, a dimostrazione di come il Municipio sia ormai entrato nell’immaginario collettivo come il commissariato di Vigata.
Ma la Cgil non ci sta: «Crediamo sia importante che questi locali continuino ad essere luogo di partecipazione». Il sindaco ha deciso di sottoporre il caso al Consiglio comunale «per una scelta quanto più condivisa possibile, e perché sia davvero una decisione della città». Dispute istituzionali a parte, Montalbano continuerà ad animare la già mite primavera ragusana anche nelle prossime settimane. A giugno sarà di nuovo Marinella sotto i riflettori delle macchine da presa: Salvo Montalbano tornerà a banchettare con pietanze a base di pesce ai tavoli di “Enzo a mare”.
Alessia Cataudella
 
 

Ragusah24.it, 24.4.2017
Montalbano, al via le nuove riprese. Prima Punta Secca, poi Ibla
Nei giorni scorsi si erano tenuti a Ragusa, all'Accademia della Bellezza, i provini per le comparse. Hanno partecipato oltre seicento persone

Da questa mattina, a Punta Secca sono al lavoro i tecnici per dare il via alle riprese delle due nuove puntate del Commissario Montalbano.
Ai primi di maggio ci si sposterà, poi, a Ibla, dove sono previste alcune scene all'interno dell'auditorium 'San Vincenzo Ferreri', a fianco dei Giardini iblei.
Nei giorni scorsi si erano tenuti a Ragusa i provini per le comparse. Hanno partecipato oltre seicento persone.
"Voglio essere fiducioso. Sì, sono positivo: mi prenderanno". Francesco Martorana ha diciannove anni; a Ragusa è arrivato di buonora temendo lunghe file per i casting delle prossime puntate del Commissario Montalbano. "Vengo da Vizzini - spiega -. Mi ha accompagnato Sabrina". "La fiction ci piace molto" spiega la ragazza, e Francesco ammette: "Mi piacerebbe molto fare la comparsa, spero di farcela".
Una foto, un foglietto con i dati anagrafici, il codice fiscale e l'iban per l'eventuale accredito della somma prevista per chi farà parte del 'cast' delle comparse.
Il primo episodio è tratto dal libro 'La giostra degli scambi', pubblicato da Sellerio nel 2015. Racconta di strani e inquietanti scambi di persone e cose. Due anziani ossessionati dalla morte e la misteriosa scomparsa di una giovane al centro del secondo episodio, tratto da altrettanti racconti: 'Amore' e 'La prova generale'.
Davide Bocchieri
 
 

La Nuova Sardegna, 25.4.2017
Il lungo idillio tra Camilleri e la Sardegna
A Barcellona un’iniziativa di Giuseppe Marci con i “Quaderni Camilleriani” tradotti in campidanese e logudorese

Cagliari. Nuova ribalta internazionale per Andrea Camilleri promossa da Giuseppe Marci, ordinario di Filologia italiana. Dopo un analogo seminario di febbraio a Cagliari, il nuovo incontro si terrà mercoledì a Barcellona alla presenza, soprattutto, di alcuni dei traduttori che hanno portato il nome di Camilleri nel mondo. Verranno presentati anche i “Quaderni Camilleriani” (stampati nell'isola, a Monastir, alle Grafiche Ghiani) dove c'è spazio per il sardo: “Il patto” di Camilleri (uscito nel 1996) è stato tradotto in campidanese da Anna Cristina Serra col titolo “S'acòrdiu”e in logudorese da Paolo Pillonca (“S'avénia”). Dei “Quaderni” sono usciti tre numeri. Prossimo traduttore di Camilleri in sardo sarà Carlo Sulis (che ha già “sardizzato” le opere di Grazia Deledda).
L'incontro di Barcellona sarà introdotto dalla relazione di Marci, da titolo: “Indicizzare le opere di Andrea Camilleri: un esercizio filologico, letterario e linguistico”. Seguirà Margherita Taffarel (università di Bologna) con la conferenza: “La tradizione del lessico culinario di Andrea Camilleri: approssimarsi a una cultura attraverso la cucina”. Elena Sanna (università di Cagliari) terrà la lezione “Accogliere il multilinguismo camilleriano, l'elemento straniero nella traduzione inglese di Il birraio di Preston”. Seguiranno le comunicazioni di Cristina Mercè, Monica Olmedo, Marta Garcia Puig e Maria Acero con riferimenti a Gunter Grass, Dario Fo, Markus Zusak e Terry Pratchett. Nel pomeriggio la parola ai traduttori dello scrittore siciliano: Juan Carlos Gentile Vitale, Pau Vidal, Ana Alcaina e Anna Puente. Subito dopo Annacristina Panarello, dell'univwersità autonoma di Barcellona, rifletterà sulla “intraducibilità” di Camilleri. Giovanni Caprara (università di Malaga) parlerà su “Ricezione e traduzione dell’opera camilleriana in Spagna”. La conclusione al Teatro di Barcellona con “La nave volante” di Marco Baliani e con gli attori Marco Barlocci, Rosita Cordasco, Federico Gramazio, Roberto Martello, Andrea Pettirossi, Paride Scozzari.
Il legame di Camilleri con la Sardegna comincia a metà degli anni novanta con i gettoni telefonici da una cabina di Piazza Saint Remy a Cagliari. Da una parte un giornalista sardo, oggi firma di punta e nel team di direzione del Sole 24 Ore, Stefano Salis. Dall'altra Camilleri che – dice Salis - «non era ancora uno dei re della letteratura contemporanea, forse aveva scritto i primi tre gialli di Montalbano e il Birraio di Preston. Era un fenomeno che iniziava a dare segni di crescita». Salis lo incontra e si era laureato proprio con una tesi sullo scrittore siciliano discussa a Cagliari col professor Giuseppe Marci. Con quel numero di telefono di una casa di Roma l'avventura di Camilleri by Sardinia ha inizio. Camilleri aveva risposto: «E come mai da Cagliari volete studiarmi? Da dove viene questa proposta?». Salis ricorda: «Gli spiegai, accennai a Sergio Atzeni, al suo linguaggio, al professor Marci». Il resto è cronaca: che esalta due scrittori isolani tradotti in tutto il mondo.
Giacomo Mameli
 
 

Teleblog, 25.4.2017
Ascolti tv del 24 aprile: vittoria assicurata per Montalbano
Ancora un’ottima conferma per il famoso commissario.

Gli ascolti tv della prima serata di lunedi 24 aprile confermano ancora una volta la super vittoria anche se in replica del Commissario Montalbano che asfalta tutto il resto in onda.
Il Commissario Montalbano – L’età del dubbio, in replica, ha registrato 6.860.000 telespettatori, share 29,8%.
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Giuseppe Ino
 
 

TvZoom, 25.4.2017
Auditel
Ascolti Tv 24 aprile: Montalbano spazza via tutti. Bene Tv8
La fiction di Rai 1 annichilisce tutti gli avversari, con Canale 5 sotto la soglia del 10% di share. Al canale 8 del telecomando il film di Quentin Tarantino ha fatto il 2,5%.
Django Unchained su Tv8 è stato visto da 516mila spettatori

Lunedì sera di pre-ponte, dominato senza troppi sforzi da Rai 1 con la solita replica de Il commissario Montalbano, che ha registrato il 29,76% di share media con 6,859 milioni di telespettatori, con un’età media di 60 anni. La fiction è stata preceduta come sempre dalla striscia Camilleri racconta Montalbano, che in poco più di 2 minuti ha portato a casa il 21,99% con 5,647 milioni.
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Carlo G. Lanzi
 
 

Corriere di Ragusa, 25.4.2017
Attualità - La messa in onda è prevista non prima del 2018
"Montalbano mania" negli Iblei: la troupe gira le scene dei nuovi episodi
Si tornerà a girare nelle prossime settimane anche a Ragusa Ibla, Modica e Scicli


Nella foto di Santacroceweb Luca Zingaretti in una pausa delle riprese vicino alla "casa di Montalbano" a Punta Secca

E’ ancora "Montalbano mania" negli Iblei. Punta Secca, la Marinella della fiction, è presa d’assalto dai turisti di questo lungo ponte primaverile dopo che la troupe della Palomar è arrivata per girare alcune scene dei tre nuovi episodi del Commissario Montalbano. La Rai ha programmato la messa in onda nella primavera del 2018 ma Montalbano, come prevedibile, crea già l´attesa. Turisti e residenti non vogliono mancare uno scatto nonostante le direttive dei tecnici e degli addetti alla vigilanza siano stringenti. Niente foto e vietato disturbare perché a "casa di Montalbano" si lavora. Le riprese dureranno fino al 2 maggio e in massima parte si svolgeranno all’interno della casa che è stata affittata dalla produzione per l’occasione. Il b&b che funziona nella casa nel corso dell’anno ha chiuso temporaneamente i battenti e le prenotazioni cancellate perché è arrivato l’illustre ospite.
I più fortunati saranno presenti (ma non è dato conoscere ora e giorno) quando Luca Zingaretti, pranzerà sul terrazzo, bevendo un bel bicchiere di vino e mangiando la pasta »n´casciata», che resta tra i suoi piatti preferiti. Il set si trasferirà poi ad Ibla, Modica e Scicli per completare le riprese. Scontate anche alcune scene alla «mannara», ovvero alla Fornace Penna. A giugno il commissario tornerà al mare di Punta Secca perché sono previste le riprese al suo ristorante preferito «Enzo a mare». Oltre un mese di lavoro per tutta la troupe guidata da Alberto Sironi che ha il compito di trasporre tre racconti di Andrea Camilleri.
Il primo è La Giostra degli scambi, pubblicato nel 2015. Racconto recentissimo che parla di tre episodi, una ragazza e una donna di Vigata aggredite e un sequestro che attendono una soluzione. Quella che Montalbano trova in modo brillante ma sornione. Il secondo episodio tratto da «Amore» parla della scomparsa di una giovane donna ed il terzo «La prova generale» ha come protagonisti una copia di anziani che pensano con ossessione al giorno della loro morte.
Duccio Gennaro
 
 

RagusaNews, 25.4.2017
Zingaretti. Il primo bagno nel mare di Punta Secca
Un tramonto beneaugurante

Santa Croce Camerina - "Si ricomincia. Primo giorno di riprese e il mare ci accoglie con questo tramonto. Gli dèi ci sono propizi". Così al termine del primo giorno di riprese, ieri sera, Luca Zingaretti, da casa Montalbano, a Punta Secca.
Niente comparse nè figurazioni speciali, almeno fino al 2 maggio. Si girano gli interni a casa Montalbano. Due gli espisodi di cui è iniziata la lavorazione. La giostra degli scambi, pubblicato da Sellerio nel 2015. Una ragazza è stata aggredita in una strada solitaria, narcotizzata e rilasciata illesa. La stessa cosa accade a un’altra donna, qualche giorno dopo: si tratta della nipote del proprietario della migliore trattoria di Vigàta. Avviene poi un terzo sequestro, che vede vittima un’altra donna. Grazie alle indagini di Montalbano, la soluzione è a portata di mano e il commissario giunge alla verità.
Il secondo episodio è l'intreccio di due racconti: Amore, che racconta della scomparsa di una giovane, e La prova generale in cui due anziani sono spaventati al solo pensiero della loro morte. A metà maggio si gira a Scicli, nel rinato Commissariato, al piano terra del Municipio, lì trasferito da Cincecittà.
Zingaretti sarà messo alla prova da un copione complesso. Per la prima volta farà un lunghissimo monologo, della durata di parecchi minuti.
 
 

Universitat Autònoma de Barcelona, 26.4.2017
Camilleri i la traducció dels referents culturals
V Seminari sobre l’obra d’Andrea Camilleri
Università di Cagliari, 22-24 de febrer del 2017
Universitat Autònoma de Barcelona, 26 d’abril del 2017

Andrea Camilleri ocupa, en la literatura italiana actual, el primer lloc indiscutible entre els escriptors de narrativa policíaca. Seguit per milers de lectors fidels tant a Itàlia com fora d’Itàlia, l’èxit dels seus contes i de les seves novel·les ha ultrapassat el medi literari gràcies a les adaptacions televisives produïdes per la RAI, que s’han vist i es veuen, doblades o subtitulades, a nombrosos països. Així és com el comissari Montalbano, protagonista d’una bona part de la seva producció, ha esdevingut una veritable icona del gènere i s’ha situat al costat dels Hercule Poirot, els Maigret o els Philip Marlowe.
Ha costat més que Camilleri entrés en l’àmbit acadèmic, sovint encara reticent a gèneres considerats de segona fila malgrat els esforços que des de dins mateix dels estudis universitaris, i sobretot des de la semiòtica, s’han fet per a reivindicar-los com a objecte d’estudi. Amb relació a Camilleri, va ser i és pionera la Universitat de Càller (Università degli Studi di Cagliari), que ha promogut, al llarg d’aquests darrers vint anys, seminaris, tesis de llicenciatura i docència específica sobre l’escriptor sicilià. Aquesta vocació camilleriana va culminar l’any 2013 en la concessió a l’autor del doctorat honoris causa i, aquell mateix any, en la institució d’un seminari permanent de periodicitat anual, Seminario sull’opera di Andrea Camilleri.
En les dues primeres trobades (anys 2013 i 2014) el Seminario va portar a Càller especialistes d’arreu del món, mentre que en la tercera edició (2015) va ser el mateix seminari que va viatjar per Europa i Amèrica Llatina, atès que es va ramificar en diferents sessions que foren acollides i coorganitzades per set universitats: Càller, Màlaga, Sàsser, Pécs, Fortaleza, París 8 i Ciutat de Mèxic.
La UAB es va afegir al Seminario sull’opera di Andrea Camilleri en la quarta edició, mitjançant el grup de recerca Transmedia Catalonia, pertanyent al Departament de Traducció d’Interpretació i d’Estudis de l’Àsia Oriental. Els motius de la incorporació de la UAB a l’itinerari internacional del seminari camillerià van ser dos. En aquesta universitat hi va ensenyar durant el curs 1974-1975 i hi va ser investit doctor honoris causa l’any 1997 Manuel Vázquez Montalbán, gran amic de Camilleri, fins al punt que —com és ben sabut— el cognom Montalbano del comissari és un homenatge a l’escriptor barceloní, gairebé una marca filial entre dos grans conreadors de la novel·la negra. En segon lloc, es va considerar oportuna la participació d’un grup de recerca en traducció perquè l’obra de Camilleri planteja, en aquesta disciplina, múltiples reptes que involucren des de l’estilística literària o la variació lingüística fins al medi audiovisual. L’objectiu és fer una aportació al seminari anual en cada ocasió des d’una problemàtica traductològica específica, que serà afrontada tant amb relació a Camilleri com des del contrapunt que puguin oferir altres autors o altres combinacions lingüístiques diferents de la traducció des de l’italià.
L’any 2016 les seus del Seminario van ser, a més de Barcelona, Càller i Màlaga.
 
 

Corriere di Ragusa, 26.4.2017
Scicli. Attualità - Il sindacato non molla sulla concessione dei locali alla casa di produzione della fiction del commissario
"Il museo di Montalbano si deve fare, ma non nei locali della Cgil a Scicli"
Intanto il "caso" è montato a livello nazionale, ripreso da numerosi media

La Cgil provinciale di Ragusa e la Camera del Lavoro di Scicli, in merito alla questione della concessione dei locali alla casa di produzione «Palomar», ribadisce il proprio punto di vista sostenendo innanzitutto che la Cgil non è per niente contraria alla realizzazione del museo dedicato a Montalbano. Si riconosce l’alto valore promozionale dell’opera televisiva per la città di Scicli e per tutto il territorio ibleo. Peppe Scifo, segretario generale della Cgil di Ragusa (foto), e Antonio Modica, segretario della Cdl di Scicli dichiarano: «Siamo assolutamente consapevoli dell’importanza della serie televisiva che in questi anni ha veicolato turismo in tutto il territorio, e per questo ci siamo da sempre battuti per la realizzazione di opere di infrastrutturazione a servizio di un piano di sviluppo del comparto.
Le battaglie per l’apertura e il funzionamento dell’aeroporto di Comiso rappresentano un elemento incontrovertibile. Abbiamo chiesto al Comune di prevedere una soluzione alternativa per il museo in locali diversi da quelli dell’Ex Camera del Lavoro da sempre utilizzati come luoghi d’incontro e di partecipazione per la collettività. Crediamo che i locali dell’Ex Camera del Lavoro devono essere utilizzati come luogo di incontro e di iniziative culturali per tutte le espressioni della società civile, mantenendo un forte legame all’identità di quel luogo. Il tratto identitario, quindi culturale, della comunità sciclitana è legato alla storia del movimento democratico e dei lavoratori e l’apertura della Camera del Lavoro all’interno del Palazzo comunale rappresentò allora l’affermazione dei valori del movimento democratico e dei lavoratori nel processo di sviluppo delle istituzioni democratiche.
La forza promozionale della fiction - continua la nota - è stata quella di promuovere i luoghi, quindi il patrimonio artistico monumentale e ambientale del territorio. La necessità, dentro un’ottica di sviluppo del turismo, sarebbe quella di creare la rete d’infrastrutture e servizi funzionali alla loro fruizione da parte del turismo nazionale ed internazionale. Per questo continueremo le nostre battaglie nella consapevolezza che occorre un progetto di rete principalmente tra tutti i Comuni coinvolti e in generale in un’ottica di area vasta a carattere culturale.
Ribadiamo - chiude il comunicato - che la Cgil non ha interesse alla gestione dei locali in questioni ma crediamo che il loro utilizzo debba essere affidato alla collettività attraverso la promozione di un luogo di aggregazione a carattere intergenerazionale per attività culturali e sociali coerentemente alla storia di questo luogo».
Da parte sua il sindaco di Scicli Enzo Giannone si dice aperto al confronto, pur preferendo non perdere questa occasione che consentirebbe al comune di introitare circa 300 mila euro, fornendo al contempo occupazione. Intanto il "caso" è montato a livello nazionale, ripreso da numerosi media.
LA PRIMA PRESA DI POSIZIONE DELLA CGIL
"I locali dell’ex Camera del Lavoro di Scicli non diventino sede di un museo dedicato alla fiction televisiva del «Commissario Montalbano» così come vorrebbe la «Palomar»casa di produzione della fortunata serie televisiva": sono fin troppo chiari il segretario generale della Cgil di Ragusa Peppe Scifo e il segretario della Camera del Lavoro di Scicli Antonio Modica, i quali hanno inviato una richiesta di incontro al sindaco Enzo Giannone per discutere di un progetto alternativo rispetto alla richiesta della «Palomar» che oggi occupa i suddetti locali.
«Crediamo sia importante - scrivono i due dirigenti sindacali - che i locali della Ex Camera del Lavoro continuino ad essere luogo di partecipazione sociale e democratica, aperta a tutti e spazio per la condivisione di progetti, attività ed idee di alto valore sociale e culturale.
La Cgil in rete con altre associazioni del territorio, quale l’Auser, l’Anpi, intende promuovere l’Istituzione all’interno dell’Ex Camera del Lavoro di un centro di documentazione multimediale sul movimento operaio, democratico e pacifista locale, del passato e del presente.
E’ importante che l’amministrazione comunale - prosegue la nota - sostenga questo percorso soprattutto in un momento storico come quello che stiamo attraversando in cui la valorizzazione sociale del lavoro ha raggiunto livelli bassissimi nel nostro Paese.
Crediamo sia urgente ricostruire il legame intergenerazionale anche attraverso i luoghi simbolo e in generale i valori che hanno ispirato l’Italia dopo l’unificazione e soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, con la Costituzione repubblicana. Restituire alla cittadinanza ed al movimento democratico i locali che rappresentano la rivalsa del popolo sciclitano sulla nobiltà è il primo passo da compiere in questa direzione, per questo - concludono i sindacalisti - chiediamo un incontro al Sindaco nel quale illustrare idee e proposte».
 
 

Video Mediterraneo, 26.4.2017
Scicli - Museo su Montalbano nell'ex camera del lavoro
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Servizio di Viviana Sammito
 
 

Video Mediterraneo, 26.4.2017
Punta Secca - Ciack per nuovi episodi del Commissario Montalbano
Cliccare qui per il video
Servizio di Carmela Minardo
 
 

AGI, 26.4.2017
Tv: Montalbano ad Agrigento, amore e caos all'ombra di Pirandello

Agrigento - Il popolare commissario Montalbano torna ad Agrigento. Questa volta in compagnia di Livia per visitare la casa natale di Luigi Pirandello, in contrada Caos. La societa' di produzione della fortunata serie televisiva ispirata al personaggio creato da Andrea Camilleri, ha deciso che una troupe tornera' ad Agrigento (dopo le suggestive riprese nella Valle dei templi inserite in un recente episodio) martedi' 23 maggio per una location relativa alle riprese di "Amore", tratto da un racconto di Camilleri. Le scene prevedono riprese esterne della casa natale di Pirandello al Caos e interne nelle salette al primo piano dove Luca Zingaretti e Sonia Bergamasco si aggireranno, in visita, incuriositi e ammirati dalla grandezza del drammaturgo agrigentino di cui, proprio quest'anno, il 28 giugno, ricorrono i 150 anni della sua nascita. L'episodio andra' in onda su RaiUno l'anno prossimo. "Montalbano torna ad Agrigento anche in questa nuova produzione - commenta soddisfatto il sindaco Lillo Firetto - e dopo la Valle dei templi, altro luogo simbolico la casa natale di Pirandello. Un omaggio indiretto al Nobel agrigentino nel 150esimo della nascita".
 
 

Corriere Tv, 26.4.2017
Riapre il set di Montalbano: folla da stadio per Zingaretti a Ragusa
L’attore esce dalla villa del commissario e saluta l’incredibile quantità di fan che sono lì ad aspettarlo.


 
 

Il Messaggero, 28.4.2017
«Montalbano per me resta un enigma», Andrea Camilleri racconta il successo del suo commissario

Camilleri è sempre Camilleri. Anche a 90 anni. Le sigarette fumate in continuazione, la voce rauca ma avvolgente, la libreria dove ama farsi intervistare (la stessa delle presentazioni televisive di Montalbano), la capacità impareggiabile di raccontare rendendo semplice anche l’argomento più astruso. È un piacere leggerlo, è un piacere ascoltarlo. Il dubbio: l’avrebbe mai immaginato? «Ma mi faccia il piacere! Credevo di nascere come scrittore di nicchia, che con 1000 copie ero felice. Vado in giro per casa battendomi il petto e ripetendo: “Domine non sum dignus”. Il primo a sorprendermi sinceramente sono io». Si è dato una spiegazione? «Nessuna, per me rimane un enigma».
Quando e come è nata l’idea dei polizieschi? «Per castigarmi. Avevo pubblicato dei romanzi che vendevano 5/6 mila copie. Poi un giorno mi viene in mente di scrivere del commissario Montalbano, per educarmi. Sono uno scrittore anarchico, posso cominciare un romanzo dall’ultimo capitolo, oppure dall’ottavo. Vai a sapè… Allora mi sono detto: “Andrea, sai scrivere un libro dalla A alla Z?”». Ne avrà abbastanza di Montalbano. Si vocifera che lo odi… «Come nei rapporti amorosi, è amore e odio. Montalbano mi ricatta: non solo mi ha mantenuto in catalogo i romanzi scritti 30 anni fa, ma addirittura continua a farmeli vendere. Come si fa a stufarsi, quando è ‘sta specie di apripista mostruoso?». I suoi lettori attendono una risposta: Montalbano muore? «Non morirà, però non ci sarà più possibilità di andare avanti. Quasi per vendetta gli dico: “Statti buono, o faccio pubblicare l’ultimo romanzo!”. Ho vari motivi per odiarlo, come il fatto che lui mangia benissimo, mentre io non posso più, soprattutto le fritture di pesce».
Da dove nascono le idee? «Anni fa è venuto a trovarmi il figlio di Georges Simenon e ha detto: come mio padre, anche lei ripete “non ho fantasia”. Ma detto da voi due sembra assurdo. Invece è vero. Ho avuto una memoria favolosa per i fatti di cronaca. Parto da qualcosa di realmente accaduto e lo modifico molto, questo sì. Forse quattro romanzi sono inventati dal nulla, non di più». Maigret fonte di ispirazione? «Da produttore televisivo per la Rai, ho seguito Diego Fabbri che sceneggiava Maigret di Gino Cervi. Fabbri era un orologiaio che smontava il meccanismo e lo rimontava per riadattarlo ad una cassa nuova. Il procedimento mi è rimasto dentro. Scrivevo “La forma dell’acqua” e sapevo a priori che il mio commissario sarebbe stato un buon borghese, come Maigret. “Madonna!” pensavo “come posso differenziarmi da subito da Maigret?”. Lui è sposato? E Montalbano ha Livia, che vive lontano e con cui discute. Maigret veste di nero? Montalbano vestirà di bianco».
Allora sono simili le indagini. «Nient’affatto, il metodo è opposto. Maigret si mette dalla parte del morto; il “mio” studia prima il contesto». Il suo è un siciliano molto particolare... «È deformato da come parlavamo noi della piccola borghesia. Ho voluto ideare una lingua mia, anche se i siciliani doc si incazzano e dicono: “Questa parola non c’è”. E ti credo, me la sono inventata, mica la trovi nel dizionario. Il mio dialetto nasce da mia madre». Le dava consigli? «A 17 anni, da figlio unico viziato, la sera ritardavo. E mamma ripeteva: “Cerca di non fare tardi la notte”. E io niente. Un giorno mi fa questo discorso: “Senti Nenè, cerca ti tornare chiù presto che puoi figghiu miu, che se non sento a porta ca si chiusi e viene a dire ca si turnatu, non riesco a pigghiare sonno, perciò fallo pe’ mia. E se questa storia dura ancora io non ti do più una lira e voglio vedere che fai per strada alle due di notte senza un soldo”. Il discorso era diviso in due: un’istanza d’affetto in dialetto e una notificazione giudiziaria in lingua italiana. Come diceva Pirandello: “Di una data cosa la lingua ne esprime il concetto, della medesima cosa il dialetto ne esprime il sentimento”».
Cambiando argomento, come vede la politica italiana? «Sento puzza di cadavere come la sento per me, perciò posso parlarne. Renzi, il Movimento 5 Stelle sono morti, morti che camminano al di fuori del tempo e della storia. Non si rendono conto che il mondo ha subito un rovesciamento. Grillo l’ha solo intuito». Una trasformazione epocale. «La tecnologia ha cambiato il rapporto tra gli uomini e con il lavoro. E loro non se ne rendono conto. Perdiamo tempo a discutere se quello alza la barriera… Ma le barriere si infrangono come niente. Arriveranno ancora milioni di persone: è come il passaggio del Mar Rosso di Mosè, biblico». Cosa augura ai giovani? «Che riprendano in mano il loro destino e lascino che i morti seppelliscano i morti. Credo che un giorno o l’altro si stuferanno, non potranno emigrare tutti. Per noi è una perdita altissima, più di qualsiasi Pil. Duecento, trecento giovani che se ne vanno dall’Italia è sangue fresco, vivo che va a rinforzare l’estero e non noi. Vedo una cecità che mi fa spavento, più della mia stessa cecità».
Valentina Venturi
 
 

Università di Cagliari, 28.4.2017
Camilleri in Studi Umanistici: dalla teoria alla realtà

Cagliari – L’8 maggio alle 10 nell’aula Motzo della Facoltà di Studi Umanistici, Giuseppe Fabiano presenterà il suo libro Nel segno di Andrea Camilleri. Dalla narrazione psicologica alla psicopatologia, nell’ambito della quinta edizione del Seminario sull’opera di Andrea Camilleri.
Giuseppe Fabiano è psicologo psicoterapeuta, professore di Metodologia clinica all’Università “G. Marconi” di Roma) e di Psicologia Generale e Psicologia Clinica all’Università “La Sapienza” e Tor Vergata.
Nella presentazione del volume, in cui si inseriscono gli interventi dei professori dell’Università di Cagliari Giuseppe Marci e Duilio Caocci, Fabiano illustrerà la caratterizzazione dei personaggi camilleriani dei romanzi Il casellante, L’età del dubbio e La presa di Macallè dal punto di vista dello psicoterapeuta, analizzandone i traumi, le emozioni e le espressioni psicopatologiche che sostituiscono lo “spazio” della teoria con il “respiro” della realtà.
Sara Piras
 
 

LiveSicilia, 28.4.2017
Il commissario o la Cgil?
Ma il Montalbano della tv merita più di un museo
La questione del museo.

Tanto si è parlato e tanto si continua a parlare della opportunità o meno di creare un museo dedicato a Salvo Montalbano ma, prima di entrare nel merito dell’intricata polemica analizziamo cos’è questo fenomeno Montalbano, questa quasi follia e perché, in 18 anni, il commissario della riuscita serie televisiva sia diventato una figura ormai familiare, un esempio da seguire, un eroe moderno dotato di umane debolezze e ferrigne virtù; idolo e sogno per una folla di turisti invincibilmente attratti da questo angolo di Sicilia e meravigliosamente pronti ad invaderlo: la festa che i fan hanno dedicato l’altro ieri al ritorno di Luca Zingaretti sul teatro naturale di Marinella sta lì a dimostrarlo.
Bellissima e complessa, la Sicilia avvince, sconvolge, innamora e incanta. Ma Ragusa, l’Isola nell’Isola, comincia a volare davvero quando la casa di produzione Palomar decide di investirci, intravvedendo proprio in questa provincia quel set a cielo aperto che farà da cornice alle avvincenti storie nate dalla penna di Andrea Camilleri. Grande opportunità per una terra che merita e che dimostra di saper meritare. Da 10 anni patrimonio dell’Unesco per il dispiegarsi di quel barocco che ne ha interpretato la capacità di rinascita dopo il disastroso terremoto del 1693; meta e vanto di turismo enogastronomico con i suoi quattro chef stellati; ora dotata, con il nuovo aeroporto di Comiso, anche dell’infrastruttura necessaria per essere compresa nelle rotte turistiche nazionali ed internazionali, la provincia di Ragusa ha tutte le carte in regola per risultare meta di interesse per chiunque intenda vivere attraverso l’esperienza del viaggio il piacere di immergersi in un luogo “altro” dove combinare la concreta realtà del territorio all’emozione di un set, quindi del “non reale".
Però (c’è sempre un “però”) c’è ancora tanto da fare. Manca ancora l’organizzazione del flusso turistico, la definizione di un’offerta che esalti la dorsale culturale del territorio così intriso di idee, tradizione e storia. Più che disfattismo o polemica vorrei che questo mio invito costruttivo, suonasse come un’esortazione, uno sprone a fare di più. Parlo da operatrice culturale, da chi vede e riscontra giornalmente quanto bisogno ci sia di bellezza,di cultura e di incentivazioni turistiche. Purtroppo c'è oggettivamente un scarsa capacità del territorio di sfruttare i beni culturali, di valorizzare le bellezze di cui è piena la Sicilia tutta. Basti pensare alle condizioni in cui versano i musei della zona. A questo punto l’ultima bagarre sul museo di Montalbano rischia di diventare paradigmatica.
Tutto nasce, in verità, da una proposta fatta della stessa Palomar al comune di Scicli che ospita al primo piano del palazzo comunale il Commissariato di Vigata, centro e cuore della fiction. L’idea era, ed è, sostanzialmente, quella di “congelare” un’immagine ormai cara a tutti coloro che amano il personaggio televisivo di Montalbano, lasciandone quindi invariata la scenografia e rendendola fonte di grande attrazione turistica.
Forse la Palomar non aveva considerato che fino a 20 anni fa quei locali del commissariato televisivo avevano ospitato la Camera del Lavoro. Infatti, l’unica risposta, chiamiamola così, alla proposta della Palomar è giunta dalla confederazione sindacale della CGIl, che ha immediatamente rivendicato il diritto dell’ex Camera del Lavoro a utilizzare quegli spazi per una partecipazione sociale aperta a tutti accettando, al massimo, la creazione di un centro di documentazione multimediale sul movimento operaio, democratico e pacifista.
Oltre alla genericità delle argomentazioni, la controproposta sindacale finisce inevitabilmente per mettere in contrapposizione gli spazi dedicati alla partecipazione sociale con quelli destinati ad un luogo visitabile e quindi, per antonomasia, aperto a tutti. La vicenda non sembra ancora conclusa perché il sindaco ritiene che i cittadini di Scicli siano più favorevoli alla proposta che non all'anacronismo della tesi cigiellina. Tuttavia, sarebbe forse il caso di superare le inutili e sterili polemiche e cogliere con entusiasmo l'idea di rendere fruibile a tutti un set permanente così come nelle intenzioni della Palomar.
In mancanza di soldi pubblici si potrebbe elaborare un nuovo modello di governance nella gestione dei beni culturali e di forte interesse turistico. Si potrebbero adottare anche in Sicilia modelli di raccordo tra soggetti pubblici e privati, per aumentare l’efficienza della gestione e per consegnarla al giudizio di quel gradimento di pubblico che potrà decretarne il definitivo decollo o l’inesorabile declino. Nessuno può e deve negare il ruolo avuto dal sindacato nella storia politica e sociale della Sicilia. Al tempo stesso però nessuno può e deve negare il ruolo che Montalbano ha avuto nella promozione e nel rilancio di un territorio che ha trovato nella fiction lo specchio della propria bellezza e della propria capacità imprenditoriale. La creazione del museo, in una terra che è già un museo a cielo aperto, sarebbe l’unica medaglia che questa terra potrà appuntare al petto di un commissario inventato per la tv.
Costanza Di Quattro
Sara Piras
 
 

RagusaNews, 28.4.2017
Commissario Montalbano, fine ciak, via ai selfie con i fan. VIDEO
Per tutti un'ora d'aria, di gloria

Santa Croce Camerina - Mai visto, in 18 anni di riprese, un Luca Zingaretti così prodigo di attenzioni per i suoi fans. A Punta Secca è una festa popolare, da qualche giorno a questa parte, da quando Luca, smessi i panni del Commissario Montalbano, indossa quelli della persona disponibile con tutti, prodigo, durante le pause, anche di scambi di battute con il pubblico dietro le transenne.
Le foto e il video sono di Silvio Rizzo.


 
 

Il Tirreno, 29.4.2017
140 anni. Andrea Camilleri
«La mia Maremma e quel silenzio che non cambia»
”Un territorio che ho scoperto leggendo Montale, poi Santa Fiora è diventata casa mia. Ma con dolore noto che si sta spopolando”
”Il futuro? Vorrei ritrovare lo spirito costruttivo del dopoguerra. Montabano spesso non mi è simpatico ma… gli voglio bene”

«La vecchiaia? È una stagione dell'uomo come tante altre, come la giovinezza o la maturità. Certo gli acciacchi fisici sono duri da sopportare ma in compenso ci sono cose che appagano, per esempio il diventare bisnonno».
È abituato alla domanda su cosa è per lui la vecchiaia, Andrea Camilleri. A 91 anni passati (i 92 arriveranno il 6 settembre) e ancora impegnato quotidianamente nella scrittura grazie all'aiuto dell'efficiente Valentina Alferj che trasforma in file di word i suoi racconti a voce, Io scrittore più amato in Italia sa che il tema della sua invidiabile età arriva puntualmente in ogni intervista. Come puntualmente arrivano le domande su Montalbano, il suo personaggio che è diventato un successo planetario, tanto di vendite in libreria quanto di audience televisiva grazie anche alla perfetta dimensione che Luca Zingaretti gli ha saputo dare sul piccolo schermo. Dal primo libro della serie, «La forma dell'acqua», pubblicato nel 1994, fino a «L'altro capo del filo», uscito lo scorso anno, tutti per i tipi della Sellerio, le avventure del commissario di Vigàta sono una storia di trionfi. In Italia ma anche in tutti i Paesi in cui vengono lette nelle 30 lingue in cui sono tradotte, cinese compreso. In attesa dell'arrivo in libreria della nuova indagine di Montalbano intitolata «La rete di protezione», il libro numero 101, anche questo un record, Andrea Camilleri ha chiacchierato con II Tirreno del suo personaggio, dei suoi ricordi, ma anche della Toscana. Della sua Toscana.
Da tanti anni lei ha una casa all'Amiata. Quale è il suo primo ricordo associato alla zona?
«È una memoria non associata alla mia presenza fisica, ma piuttosto a un ricordo antico di una poesia di Montale da me molto amata, intitolata Notizie dall'Amiata. Poi sono arrivato a Bagnolo di Santa Fiora per la "pubblicità" che di questo posto ne faceva un pittore locale, David Grazioso. Sono rimasto subito incantato dal paesaggio. Intanto un amico comune, anche lui un artista, Angelo Canevari si era comprato li una casetta. Due anni dopo mi capitò una buona occasione e ne approfittai. Incantato, torno a ripetere, dal luogo, dal silenzio e dalla qualità schiva ma amichevole dei suoi abitanti».
Da allora che cambiamenti ha visto in quella parte della Toscana?
«Il paesaggio è un po' mutato, parlo delle coltivazioni, ma direi assai poco. Perlomeno a rispetto al degrado ambientale che ha subito la mia Sicilia. Invece il grande cambiamento che ho dovuto con-statare è un altro: a Bagnolo, cinquant'anni fa, c'erano milletrecento abitanti tutti toscani, ora si sono ridotti ad appena trecento, sostituiti in gran parte da immigrati, il che ha prodotto un notevole abbandono del terreno coltivato nel territorio».
Tornando ai ricordi, quale è il suo primo ricordo da bambino?
«Mi rivedo in braccio a mio nonno paterno, Giuseppe, che se ne stava su una poltrona davanti a un armadio con un grande specchio. Nonno Giuseppe mi teneva sulle sue ginocchia e inclinandomi ora a destra, ora a sinistra, faceva comparire e scomparire la mia immagine dallo specchio. Avevo tre anni, lo posso affermare con certezza, perché il nonno è morto qualche mese dopo».
Se oggi Andrea Camilleri potesse essere ancora il bambino che pensa al futuro, che futuro vorrebbe per sé?
«Sul percorso che va dall'infanzia alla prima giovinezza non credo di avere mai pensato a un futuro personale. Il futuro dei bambini della mia epoca era un futuro comune, bisogna ricordare che io sono nato e cresciuto in pieno regime fascista. Preferisco perciò ricordare gli anni che immediatamente seguirono la Liberazione. Lì sì che avemmo un destino singolo ma con una finalità comune: quella della ricostruzione del nostro Paese. Allora c'era molto entusiasmo e una comune volontà nonostante le diversità politiche».
E che futuro vorrebbe per l'Italia?
«Ecco, vorrei che oggi si ritrovasse un poco, almeno un poco, lo spirito costruttivo di allora».
Sempre a proposito di futuro, come immagina sarà la lettura delle avventure del commissario Montalbano tra 100 anni?
«Mi creda, io sono stupito già adesso che i Montalbano abbia cosi tanti lettori, che non ho proprio la fantasia per immaginare cosa possa esserne tra cent'anni».
Ma a lei Montalbano sta simpatico? Le piace l'idea di lasciare il suo personaggio anche ai let-tori che non sono ancora nati?
«Mi incuriosisce molto sapere che forse i neonati di oggi saranno miei lettori di domani, ed è per questo che a Montalbano, anche se spesso mi è antipatico, gli voglio bene».
Che cosa è per lei la felicità?
«La felicità non so cos'è, so però che sono un uomo felice».
Jeanne Perego
 
 

La Nuova Sardegna, 29.4.2017
Dai seminari all'Università di Cagiari ai rapporti con gli scrittori sardi
Dietro il caso Montalbano c’è un professore sardo
I tratti del celebre commissario e l’amicizia tra Giuseppe Marci e Andrea Camilleri

Che cosa lega Giuseppe Marci (cagliaritano del 1948, scrittore e professore di Letteratura italiana all’università) ad Andrea Camilleri, nato a Porto Empedocle nel 1925, residente a Roma in zona Rai e scrittore-mito con venticinque milioni di copie vendute nel mondo? Sono entrambi isolani, dna nuragico Marci, dna greco-normanno per Camilleri, storie comuni di invasioni e via colonizzando. Camilleri scrive-scrive e chi lo ferma; Marci lo scopre, è il primo a capire quale genio ci sia dietro “La stagione della caccia”, e così – prima che la tv lo facesse santo subito – comincia a decriptare frase per frase, periodo per periodo, con la risonanza magnetica alle pagine. È stato Marci – dalle aule fra di Cagliari e Sassari – a far capire a studenti, lettori e anche agli accademici quale valore narrativo avessero le opere dell’inventore del commissario Montalbano, che diventa Luca Zingaretti in Italia, Bruno Schumann in Germania. Se gli chiedete perché ha scelto di radiografare parole vecchie e nuove, virgole, punti, se vi intriga capire perché Camilleri saltella da «un personale impasto linguistico in cui si mescolano lingue e dialetti» a un «esclusivo uso di un italiano terso e di alto registro» risponde sotto dettatura: «Camilleri è il più grande raccontatore di storie che io abbia conosciuto, sia nel racconto orale sia nella scrittura. È una persona, uno scrittore con una notevole, intensa attenzione nei confronti del lettore. Scrive per gli altri, non per sé e scrivendo vuol comunicare. È uno sperimentatore della parola intesa come suono».
Anche adesso che la vista non è più perfetta?
«Sì. Prima era lui a rileggere i propri testi a voce alta, capiva se erano musicali o meno, se avevano una loro metrica. Adesso detta i testi e se li fa rileggere a voce alta. Così diventa come un direttore d'orchestra attento all'assolo e all'insieme, ascoltando talora corregge, modifica. È il Riccardo Muti di se stesso».
Quando Camilleri giunge a Cagliari per la laurea honoris causa [In realtà l'episodio è accaduto molti anni prima, in occasione di un incontro pubblico a Cagliari, NdCFC] lei va ad accoglierlo in aeroporto con Stefano Salis. Cosa successe?
«Mi radiografò e mi disse subito che aveva di fronte la personificazione del commissario Montalbano come se lo era figurato. Mi trovai imbarazzato e lusingato. E la mia immagine finì sui giornali nazionali. Ma Zingaretti è un’altra cosa».
E il Camilleri ultranovantenne?
«L’avevo detto ad Agrigento per gli ottant’ anni del Maestro: Camilleri bravo lo è già, ma può diventare ancora più grande».
A pochi mesi dalla pensione, Marci corona un percorso e dirige i “Quaderni camilleriani”, elaborazione grafica di Federico Diana. La rivista è tutta sarda, stampata a Monastir dalle macchine piane sotto le domus de janas a Monte Zara. Esce per Le Collane di Rhesis, sottotitolo “Oltre il poliziesco: letteratura/multilinguismo/traduzioni nell'area mediterranea”. Da pochi giorni si può leggere il terzo numero. Il tutto per un raro sodalizio fra l’ateneo di Cagliari e le Grafiche di Marco Ghiani, sponsor e promoter il direttore editoriale Paolo Lusci. Due numeri lo scorso anno, il terzo interanente dedicato al tema della traduzione, il prossimo entro l'estate.
Perché il tema della traduzione?
«Un traduttore spagnolo, Carlos Mayor, citando Italo Calvino ha ricordato che la lotta della letteratura è uno sforzo per oltrepassare le frontiere del linguaggio, sottolineando che la letteratura è attratta da ciò che sta fuori dal dizionario, è dal bordo estremo del dicibile che la nuova letteratura si proietta. Eccoci alle architetture narrative, Camilleri inventa una lingua che insegna il valore della comprensione reciproca, fa capire che la diversità è un valore, non un ostacolo».
Lei si chiede se ci sarà la fine per Montalbano, per lettori e traduttori.
«Do anche la risposta. Rileggendo l’ultimo romanzo della serie Montalbano (già scritto una dozzina d’anni fa e conservato in un cassetto), Camilleri ha trovato che la sua lingua di allora fosse molto diversa da quella di oggi. Lo ha riscritto, questa volta salvando le due versioni e smentendo quanto aveva detto a Tullio de Mauro: faccio come l’assassino, appena un romanzo è pubblicato distruggo il lavoro fatto prima, lo butto nel cestino, lo porto io nel cassonetto della spazzatura. Aggiunge: che bello, non ci saranno persone che dovranno studiare le varianti».
Quindi lei conosce già il capitolo finale sulla saga di Montalbano?
«Lo conoscono solo l’autore e l’editore. Un segreto inviolabile».
Il nome di Camilleri è legatissimo a quello di Sergio Atzeni, un altro grande innovatore di linguaggi.
«Sì. Sergio – che con me ha sostenuto l’esame di Letteratura italiana – leggeva le prime opere di Camilleri e ci diceva: questo è mio fratello. Si rendeva conto che c’era una stretta vicinanza fra lui – che già aveva pubblicato “Il figlio di Bakunin” per Sellerio – e l’allora sconosciuto scrittore siciliano. Noi leggevamo le novità, capivamo il valore di quelle pagine. Appena uscì “Il birraio di Preston” lo invitammo a Cagliari».
Il primo incontro?
«Nel 1997, per “Preston” appunto. Insegnavo tra Cagliari e Sassari. Olre che nei due atenei, Camilleri aveva parlato anche alla biblioteca di Sorso. Il tema erano i dialetti. C’erano Franco Loi e Francesco Guccini. Dopo la conferenza di Cagliari, cena da Pinuccio Sciola. Aveva soggiornato all’albergo Italia. Una sera eravamo capitati in un ristorante del Corso, il proprietario non stava nella pelle: mentre ci serviva vedeva Camilleri che, proprio in quei momenti, era in tv al “Maurizio Costanzo Show”. Parlava di Montalbano».
L’opera da lei preferita?
«È “Il re di Girgenti”.
L’amarcord ha per scenario un vigneto alle porte di Villasmius sotto i graniti di Sa Conca Arrubia, nuraghi-decoro fai da te, basalti di Sciola, anche un bassorilievo di Giampaolo Spiga col portone della casa dello scultore di San Sperate».
Marci ricorda i convegni su Camilleri a Parigi, Pécs, Fortaleza, Malaga, Città del Messico. Smitizza la “casa al mare” e spiega: «Sono ben lieto che si veda il mare e, soprattutto, si senta: nelle giornate invernali il fragore delle onde è una musica di sottofondo che fortifica l’anim. Ma per me è una “casa in campagna”. Dico: vado in campagna, è un fatto più intimo (e laborioso) rispetto all’andare su una spiaggia per abbronzarsi».
Veste da vigneron. «Noi vignaiuoli siamo lieti dell’abbronzatura che riguarda solo faccia, collo e mani: per il resto teniamo la camicia a maniche lunghe abbottonata. È il segno del legame con un mondo antico che ho voluto ricostruire, anche per creare un rapporto col nonno paterno che non ho conosciuto, ma che sento nella fatica del lavoro dei campi, nell’intimità dei giorni in cui il mosto comincia a borbottare. Ascolto il mosto e dialogo col nonno di cui porto il nome. Da lui mi derivano questa terra e il desiderio di costruire un paesaggio modificato dalle nostre idee e dalla nostra fatica».
Nato a Cagliari, Giuseppe Marci, in via Lanusei («rione Sa Butànica, lì era sorto il primo orto botanico»), liceo classico al Siotto, laurea nel 1970 con una tesi su Ugo Foscolo. Poi l’università («la sorte mi ha dato di fare quello che desideravo, di non avere alcuno che mi desse ordini»). Preside di facoltà per diversi anni. Nel 2011 tiene la prolusione per l’anno accademico che coincideva con il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, rappresenta l’università al Quirinale.
Lascerà la cattedra. Rimpianti?
«Mi mancherà il contatto con gli studenti, tanti si sono fatti strada. Penso al giornalista Stefano Salis, che lavora al Sole 24 Ore, all’editor Paolo Lusci, a Gigliola Sulis che insegna Letteratura italiana all’Università di Leeds».
Cosa farà da grande?
«Ora che avrò più tempo penso che mi dedicherò a un vecchio progetto: un grande dizionario camilleriano».
Giacomo Mameli
 
 

La Nuova Sardegna, 29.4.2017
Nel nome di Sergio Atzeni, così nacque l’intesa tra Sardegna e Sicilia
Stefano Salis, oggi firma del Sole 24 Ore, racconta come vent'anni fa per la sua tesi di laurea conobbe Camilleri

Cagliari. È stato uno studente di Lettere dell’università di Cagliari il primo in Italia a discutere – a metà degli anni Novanta – una tesi di laurea su Andrea Camilleri. Stefano Salis, originario di Sant’Antioco (oggi firma di punta e nel team di direzione del Sole 24 Ore), accetta la proposta del suo professore, Giuseppe Marci che gli dà un numero di telefono di una casa di Roma al quale risponde l’inventore del commissario Montalbano. Camilleri chiede: «E come mai da Cagliari volete studiarmi? Da dove viene questa proposta?». Salis gli parla del suo insegnante di Letteratura italiana, del linguaggio, della scritttura di Sergio Atzeni e così il patto Sardegna-Sicilia si consolida.
Salis si era occupato di Camilleri un anno prima della laurea, nel settembre del 1997, quando scrive uno dei primi saggi per la rivista trimestrale di cultura “La grotta delle vipera” diretta dallo scrittore Antonio Cossu ed edita dalla casa editrice cagliaritana Cuec. In quello stesso numero compare un pezzo di Camilleri dal titolo “Il Patto”. Iniziava così: «Tutta vestita di nìvuro, tacchi alti, cappellino fuori moda, borsetta di pelle lucida appesa al braccio destro, la signora (perché si capiva benissimo ch'era una signora e d'antica classe) procedeva a passi piccoli ma decisi sul ciglio della strata occhi a terra, incurante delle rare auto che la sfioravano». In quello stesso numero, arricchito da bozzetti di Pinuccio Sciola, quattordici pagine dello studente Stefano Salis dal titolo: «In attesa della mosca: la scrittura di Andrea Camilleri».
Vent’anni fa Salis scriveva: «Nella storia vicina delle nostre lettere il fenomeno Camilleri si potrebbe paragonare, tenendo presenti le diverse specificità, solo a quello di Gesualdo Bufalino. Non a caso, come Camilleri, pure lui siciliano; non a caso, pure lui, lanciato dall'intelligente editore Sellerio». Salis ricordava che “Il gioco della mosca” era l’unico non uscito nella collana “La Memoria”. Dopo aver citato Giuseppe Petronio, scriveva: «La narrativa di Camilleri contribuisce a dare ragione e conto di quella che è stata ed è la Sicilia, che egli, in prima persona, ha vissuto e amato».
(g.m.)
 
 

Radio 24 - Si può fare, 29.4.2017
Un "museo" per Montalbano
Cliccare qui per il podcast della trasmissione

[...]
A Scicli, città dove è ambientata la fiction "Il commissario Montalbano", c'è una questione in atto tra Comune e Cgil. Oggetto della discussione? I locali del pianterreno del palazzo comunale, un tempo Camera del Lavoro e oggi a disposizione dei cittadini per assemblee ed eventi. Queste stanze però ospitano anche il set del commissariato della famosa serie tv. La proposta è quella di lasciare l'allestimento e farne una sorta di museo di Montalbano, iniziativa che snaturerebbe l'originale destinazione dei locali secondo i sindacalisti. Sentiamo come la pensa il sindaco di Scicli Enzo Giannone.
[...]
Alessio Maurizi, Carlo Gabardini
 
 

La Repubblica (ed. di Bari), 29.4.2017
Michele Riondino sul gasdotto Tap e l'Ilva: "Sto con la Puglia che protesta"

Di lotta e di cinema. A quest'ultimo Michele Riondino continua a dare tanto: al Bif&st di Bari ha presentato i suoi ruoli in Falchi di Tony D'Angelo e ne La ragazza del mondo di Marco Danieli. E dopo due spettacoli teatrali annuncia: «Sarò al lavoro con Marco Tullio Giordana, mentre il set per Il giovane Montalbano, che è la mia isola felice, dovrebbe tornare nel 2018». Michele Riondino, però, è da sempre un pugliese in prima linea. Indignato e impegnato.
[...]
Anna Puricella
 
 

onet, 29.4.2017
Mladý Montalbano 2, seriál It
Sobota 29.04.2017 23:20 CT 1 O1
2015, 105 min
Rezyseria: G. M. Tavarelli
Obsada: M. Riondino, A. Vassallo, F. Pizzuto, S. Felberbaumová

Nepozorován se plíží nocí, prochází zdí a krade z uzamcených pokoju smešne malé cástky penez. Fantom jako stvorený pro komisare Montalbana
 
 

Pravda.sk, 30.4.2017
:1 Jednotka (sobota, 6.5. 01:40):
Komisár Montalbano: Macka a kanárik
Originálny názov: Commissario Montalbano: Il Gatto e cardellino
(farebný kriminálny film, Taliansko, 2002)
Popis:
Taliansky kriminálny seriál nakrútený podla bestselleru A.Camilleriho.
 
 

TV program - Centrum, 30.4.2017
O1 23:20-01:05
Mladý Montalbano II

Muž, který chodil za pohrebním pruvodem. Detektivní seriál It. (2015). Ten nenápadný muž rád prokazoval úctu mrtvým. Kdo mohl mít zájem udelat [...]
 
 

TV program iDnes, 30.4.2017
Komisár Montalbano
14. 5. 2017, 0:50 :1
Seriál Tal. (2001), 100 min.
stereo vysílání
Režie: A. Sironi
Hrají: L. Zingaretti, C. Bocci, S. Cavallari, V. Milillo
Hra s tromi kartami. Krimiseriál Tal. (2001). (100 min)
 
 

Corriere della Sera, 30.4.2017
Lo sceneggiato voluto dal presidente Xi
Il Montalbano cinese che svela (in tv) la lotta feroce ai funzionari corrotti
Titolo della fiction (in 55 puntate): «In nome del popolo». Protagonisti: l’investigatore Hou Liangping e la moglie (un’agente infiltrata). Record di visioni sul Web: 1,7 miliardi

[…]
L’investigatore televisivo Hou Liangping, Montalbano in salsa mandarina, è interpretato da un attore bello e famoso, Lu Yi. Una differenza psicologica di fondo c’è: il commissario di Camilleri ha una vita sentimentale complicata, una eterna fidanzata lontana e si fa aiutare in tutti i sensi dall’affascinante svedese Ingrid; il cinese Hou invece è innamoratissimo della moglie, poliziotta come lui.
[…]
Guido Santevecchi
 
 

Libera, 4.2017

Destino il mio cinque per mille a Libera perché significa contribuire concretamente alla lotta contro tutte le mafie che soffocano l'Italia ed attentano alla mia libertà.
Andrea Camilleri
 
 

Rai Home Video, 4.2017
Il Commissario Montalbano
La collezione completa con i nuovi episodi inediti

Luca Zingaretti è “Il commissario Montalbano” in Un covo di vipere, dal best seller di Andrea Camilleri. Per la prima volta in edicola i nuovi film del commissario più famoso d’Italia in una collezione definitiva che custodisce tutti gli episodi della serie.
In edicola dal 03 maggio al prezzo di 9,99 € con il Corriere della Sera.

PIANO DELL’OPERA
1 UN COVO DI VIPERE 03/05/2017
2 COME VOLEVA LA PRASSI 10/05/2017
3 UNA FACCENDA DELICATA 17/05/2017
4 LA PIRAMIDE DI FANGO 24/05/2017
5 IL SORRISO DI ANGELICA 31/05/2017
6 IL GIOCO DEGLI SPECCHI 07/06/2017
7 UNA VOCE DI NOTTE 14/06/2017
8 UNA LAMA DI LUCE 21/06/2017
9 IL CAMPO DEL VASAIO 28/06/2017
10 LA DANZA DEL GABBIANO 05/07/2017
11 LA CACCIA AL TESORO 12/07/2017
12 L’ETA’ DEL DUBBIO 19/07/2017
13 LA VAMPA D’AGOSTO 26/07/2017
14 LE ALI DELLA SFINGE 02/08/2017
15 LA PISTA DI SABBIA 09/08/2017
16 LA LUNA DI CARTA 16/08/2017
17 LA PAZIENZA DEL RAGNO 23/08/2017
18 IL GIOCO DELLE TRE CARTE 30/08/2017
19 IL GIRO DI BOA 06/09/2017
20 PAR CONDICIO 13/09/2017
21 IL SENSO DEL TATTO 20/09/2017
22 GLI ARANCINI DI MONTALBANO 27/09/2017
23 L’ODORE DELLA NOTTE 04/10/2017
24 GATTO E CARDELLINO 11/10/2017
25 LA GITA A TINDARI 18/10/2017
26 TOCCO D’ARTISA 25/10/2017
27 LA FORMA DELL’ACQUA 01/11/2017
28 IL CANE DI TERRACOTTA 09/11/2017
29 IL LADRO DI MERENDINE 15/11/2017
30 LA VOCE DEL VIOLINO 22/11/2017
 
 

 


 
Last modified Wednesday, August, 02, 2017