home page




RASSEGNA STAMPA

FEBBRAIO 2018

 
Ufficio Stampa Rai, 1.2.2018
Rai1: Il commissario Montalbano
Due nuove coinvolgenti storie nate dalla penna di Andrea Camilleri

La più acclamata collection di tv movie torna su Rai1 con due nuovi appuntamenti: “La giostra degli scambi” e “Amore”. Due nuove coinvolgenti storie che vedranno protagonista Luca Zingaretti nei panni dell’inossidabile, affascinante e integerrimo commissario di Vigata, Salvo Montalbano, il personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri che, grazie anche alla sua trasposizione televisiva, è entrato nelle case e nel cuore di milioni di persone nel mondo.
LUNEDÌ 12 E 19 FEBBRAIO IN PRIMA SERATA SU RAI1
Per approfondimenti consultare il NEWSRAI dedicato.
 
 

Rai News, 1.2.2018
Montalbano: a febbraio su Rai 1 con due nuovi episodi
Cliccare per il video

Tornano nella prima serata di Rai1 le storie del commissario Montalbano. Fra pochi giorni, subito dopo il festival di Sanremo, il 12 e il 19 febbraio andranno in onda due nuovi episodi, 'La giostra degli scambi' e 'Amore'. Ed è proprio l'amore, declinato in tutte le sue possibilità, il filo conduttore di questi due nuovi episodi. Una scelta che Luca Zingaretti e Sonia Bergamasco raccontano così al nostro Fausto Pellegrini
 
 

Rai News, 1.2.2018
Il Commissario Montalbano. Anticipazione della nuova stagione: l'indagine
Nuovi episodi in onda a partire dal 12 febbraio
Cliccare per il trailer

Oggi in Rai la presentazione dei due nuovi episodi de Il Commissario Montalbano con Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Fabrizio Bentivoglio, Stella Egitto, Serena Iansiti, Fabrizio Ferracane e con Sonia Bergamasco. La regia è sempre di Alberto Sironi, naturalmente dalle opere di Andrea Camilleri. I due nuovi episodi sono: La giostra degli scambi in onda lunedì 12 febbraio e Amore in onda lunedì 19 febbraio, entrambi in prima serata su Rai1. Una produzione Palomar con la partecipazione di Rai Fiction.
 
 

Adnkronos, 1.2.2018
Montalbano sbarca al cinema

Il commissario Montalbano arriva nei cinema: dopo 20 anni di onoratissima carriera esclusivamente televisiva la trasposizione in immagini dei romanzi di Andrea Camilleri sarà per la prima volta sul grande schermo l'anno prossimo. Fra pochi giorni, il 12 e il 19 febbraio andranno in onda su Rai1 i due nuovi episodi ('La giostra degli scambi' e 'Amore') e la produzione è già al lavoro per i prossimi due episodi da girare in primavera e mettere in onda a inizio 2019 ma "prima di trasmetterli ci sarà un'anteprima nelle sale cinematografiche, con circa un mese di anticipo", ha detto all'Adnkronos il produttore Carlo Degli Esposti.
Esclusa invece, almeno per ora, la realizzazione di un prodotto prettamente cinematografico: "Non c'è nessuna intenzione di realizzare un vero e proprio film", ha aggiunto Degli Esposti che, sempre quanto a nuove modalità di diffusione per il 'prodotto' Montalbano ha escluso anche un coinvolgimento delle tv a pagamento: "Per Netflix come per altri sarebbe sicuramente appetibile metterlo tutto, contemporaneamente, a disposizione dei loro utenti ma per noi non avrebbe senso. Montalbano ha ancora davanti una lunga vita programmato così come viene programmato oggi, non avrebbe senso cederlo alla tv a pagamento".
 
 

ANSA, 1.2.2018
Luca Zingaretti, sempre bello tornare Montalbano
La giostra degli scambi lunedì 12/2 e Amore lunedì 19 su Rai1

Roma. Uno strano rapitore ferma le ragazze, le stordisce, poi le lascia libere senza averle toccate con un dito o chiedere un riscatto. E cosa c'entra questo caso col delitto di un commerciante? Il mistero si complica. La giostra degli scambi, guest star Fabrizio Bentivoglio, è uno dei nuovi episodi (l'altro è Amore) del Commissario Montalbano, protagonista come sempre Luca Zingaretti che nei panni del commissario Salvo è in onda su Rai1 il 12 e il 19 febbraio.
"Sono orgoglioso - spiega il protagonista Luca Zingaretti - dei nuovi film in cui si parla di amori, anche sbagliati, in un momento in cui il nostro paese è attraversato, paura, timori e da crisi di ogni tipo a cominciare da quella economica. Sono due episodi che parlano dell'amore e del suo potere salvifico, un bel messaggio da mandare. È un grande privilegio interpretare un personaggio che viene dalla letteratura come Salvo Montalbano". Dietro la macchina da presa Alberto Sironi, storico regista della serie targata Palomar.
Chi più di Andrea Camilleri ha saputo raccontare le mille anime dell'amore? Dal frenetico impulso degli innamoramenti giovanili, con quel desiderio ardente di bruciarsi nel piacere, alla quiete dell'amore coniugale, fino agli amori senili dove il desiderio si trasforma nella tenerezza. Nei nuovi episodi, La giostra degli scambi e Amore, il maggiore indiziato è ancora una volta l'amore.
Le pagine di Camilleri prendono vita grazie alla sceneggiatura scritta dall'autore con Francesco Bruni, Salvatore De Mola e Leonardo Marini:"Il successo", spiegano, "nasce dalla complessità della storia, dal fascino del personaggio, certo.
Sonia Bergamasco, che interpreta l'eterna fidanzata Livia, indosserà l'abito da sposa come mostrano alcune foto. Ma è sogno o realtà? Stop allo spoiler, basta aver letto i libri.
"Niente è come sembra - risponde sibillino Zingaretti - e quello che appare potrebbe non corrispondere al vero, ma attenzione, da uno come lui ci si può aspettare di tutto".
"Un matrimonio ci sarà, ma vediamo di chi", aggiunge la Bergamasco. "In queste storie c'è una grande concretezza, pur rimanendo Salvo uno che ama la solitudine. Il loro- fa notare l'attrice- è un rapporto a distanza, ma a lei sta bene da anni".
Nel tv movie Amore scopriamo che il commissario è geloso a tal punto da costringere Catarella a indagare sul social network di Livia per scoprire qualcosa su un presunto ex fidanzato.
"Questi due episodi", fa notare Sironi, "esplorano i sentimenti.
Camilleri porta i suoi personaggi al compimento degli amori, a volte tragici, a volte comici, a volte teneri e consolatori". Zingaretti anticipa il prossimo progetto teatrale: The deep blue sea, di cui l'attore sarà regista e protagonista la moglie Luisa Ranieri. Poi spiega: "Ogni volta sia al cinema che in tv scelgo ruoli solo in base a ciò che mi piace. Non faccio mai paraculate. Magari talvolta una parte di pubblico può non pensarla allo stesso modo su una mia scelta. Ma il personaggio e la storia devono convincermi al 100%". E aggiunge: "Nel momento in cui interpreti per tanti episodi lo stesso ruolo è naturale che arriva un momento in cui esaurisci tutte le smorfie: a meno che non ci sia una scrittura che offre chiaroscuri, profondità che all'inizio nemmeno sospetti. Ad esempio è questa la sensazione che mi ha offerto Montalbano. Nel 2006 avevo deciso di uscire di scena, ma avrei sbagliato. Poi mi sono sorpreso a tornare e a sorprendermi ogni volta". "Per me è sempre un piacere ritrovare questo personaggio, tornare a lavorare con il gruppo compatto di colleghi sul set, mi diverto sempre
Oltre ai due protagonisti, l'immancabile Cesare Bocci nel ruolo del vicecommissario e amico Mimì Augello, Peppino Mazzotta nei panni dell'ispettore Fazio e Angelo Russo in quelli di Catarella, Roberto Nobile è ancora una volta Nicolò Zito. Tra le new entry, Fabrizio Bentivoglio che compare ne La giostra degli scambi, nei panni di un uomo che viene tradito: "Ho prestato parecchia attenzione a un aspetto: la lingua siciliana di Camilleri", sottolinea. Mentre aggiunge: "Montalbano è uno dei pochi che riesce a competere con il livello medio, che è diventato molto alto, delle serie tv". Nel cast anche Serena Iansiti, Stella Egitto, Desiree Noferini e Sebastiano Lo Monaco. I due episodi saranno impreziositi da due colonne sonore originali: si tratta di Tornu dissi amuri e di Nuddu è di nuddu (e nuddu m'avi), entrambe cantate da Olivia Sellerio. Il direttore di Rai 1 Angelo Tedoli ricorda il successo della serie, con ben 147 repliche per 32 episodi: in totale sono bene 180 passaggi televisivi. Per Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Fiction, Montalbano "è il campione delle qualità, un prodotto che col tempo riesce sempre a migliorare, portando nel mondo l'immagine dell'Italia".
Carlo degli Esposti ha annunciato che la produzione è già al lavoro per i prossimi due episodi da girare in primavera e mettere in onda a inizio 2019, ma "prima di trasmetterli -conclude- ci sarà un'anteprima nelle sale cinematografiche".
Nicoletta Tamberlich
 
 

Italpress, 1.2.2018
Torna Montalbano, Zingaretti “Nuovi episodi parlano d’amore”

La domanda che nasce spontanea quando pensi al “Commissario Montalbano” è sempre la stessa: nei nuovi episodi saranno riusciti, sceneggiatori, regista e protagonisti, a fare qualcosa di nuovo rispetto a quelli che li hanno preceduti? Solo 32 in realtà che, grazie alle innumerevoli repliche, sono diventati 180. Il produttore Carlo Degli Esposti non ha dubbi: “Fare qualcosa di nuovo dopo 20 anni è difficile ma sono sicuro che lo renderemo eterno”. Per avvicinarsi all’eternità arrivano su Raiuno (lunedì 12 e 19 febbraio) due nuovi film: “La giostra degli scambi” e “Amore”, mentre ne sono già in preparazione altri due. “Sono particolarmente soddisfatto di questi due episodi che, voglio sottolinearlo, parlano d’amore. Un bel messaggio da mandare in un momento come questo. Vedendoli mi sono sorpreso per la bravura non solo degli attori ma di tutti, dalle musiche ai costumi - dice Luca Zingaretti per il quale interpretare Montalbano “più che una responsabilità è un grande piacere”. Allo stesso modo deve pensarla il pubblico, almeno stando agli ascolti che le repliche, anche al secondo o terzo passaggio, riescono a portare a casa.
Alberto Sironi, regista sin dalla prima puntata, spiega così questo successo: “Montalbano va così bene semplicemente perché il mestiere di ciascuno, messo insieme agli altri, ha funzionato”. Senza dimenticare, naturalmente, la scrittura di Andrea Camilleri: “Quando ho letto il primo romanzo ho pensato che fosse una fiction perfetta” ricorda Degli Esposti.
Anche nei due nuovi episodi l’eterna fidanzata di Montalbano avrà il volto di Sonia Bergamasco: “Il loro è un rapporto a distanza ma a lei sta bene così da anni” dice l’attrice che, nei panni di Livia, ha avuto finalmente la possibilità di indossare un abito da sposa. Anche se, in realtà, il matrimonio è solo un sogno, anzi un incubo, del commissario.
Ne “La giostra degli scambi” c’è anche Fabrizio Bentivoglio che, da milanese, racconta di essersi preoccupato soprattutto “della lingua siciliana di Camilleri”.
Dopo la tv ad attendere Zingaretti c’è il teatro: sarà il regista di “The deep blue sea”, la protagonista sarà sua moglie Luisa Ranieri.
 
 

Corriere della Sera, 1.2.2018
Rai fiction
Luca Zingaretti: «Il mio Commissario Montalbano è uguale nella diversità»
L’attore è protagonista di due tv-movie: «La giostra degli scambi» e «Amore», dai romanzi di Andrea Camilleri, con la regia di Alberto Sironi, su Rai1 il 12 e 19 febbraio

Il Commissario Montalbano forever. Tornano in tv le nuove avventure del poliziotto più amato dagli italiani, inventato dallo scrittore Andrea Camilleri e interpretato da Luca Zingaretti, con la regia di Alberto Sironi. «La giostra degli scambi» e «Amore», doppio appuntamento, due tv-movie su Rai 1, rispettivamente il 12 e il 19 febbraio in prima serata.
Il Commissario più amato dagli italiani
Da vent’anni a questa parte, cioè da quando è nato, Montalbano è una certezza, sempre uguale a se stesso: una certezza di ascolti (anche le infinite repliche sono sempre al top), sempre uguale la storica squadra di attori, cui ogni volta si aggiunge puntualmente una guest star che, nella prima puntata è Fabrizio Bentivoglio. Esordisce Luca Zingaretti: «Per me è sempre un piacere ritrovare questo personaggio, tornare a lavorare con il gruppo compatto di colleghi sul set, mi diverto sempre. Certo - aggiunge - non nascondo che ogni volta per affrontarlo cerco di esaminare tutte le sue espressioni, persino le smorfie che ho utilizzato in passato per costruire qualcosa di diverso. Però è anche vero che Montalbano è una figura che nasce dalla scrittura letteraria, una scrittura importante, dunque si modifica continuamente e tutte le volte scopro nel personaggio chiaroscuri, profondità introspettive che all’inizio non sospetti, quindi è difficile ripetersi: essere uguali nella diversità».
Matrimonio tra Livia e Salvo Montalbano?
«La giostra degli scambi», tratto dall’omonimo romanzo edito da Sellerio, vede Salvo Montalbano e il suo fidato gruppo di amici e colleghi impegnati a indagare su due strane vicende di cronaca nera, apparentemente non collegate e molto distanti l’una dall’altra per modus operandi e movente. La storia prende il via dall’incendio doloso di un negozio di elettronica, poi si intreccia con la scomparsa di un playboy e il rapimento di due ragazze. In «Amore», tratto da un racconto dello scrittore siciliano, si parte dalla misteriosa scomparsa di una bellissima ragazza dal passato drammatico: forse è stata uccisa? Ma da chi? Tra i protagonisti delle due puntate, oltre all’immancabile Cesare Bocci nello storico ruolo di Mimì Augello, Sonia Bergamasco nel ruolo di Livia che, stavolta, compare in abito da sposa. Si celebrea il matrimonio con il Commissario? «Non lo possiamo svelare», dice Carlo Degli Esposti che produce da sempre la serie con Rai Fiction, e poi aggiunge: «Dopo vent’anni, stiamo pensando come rendere eterno questo personaggio». Tra gli altri interpreti, Peppino Mazzotta, Sebastiano Lo Monaco, Raffaele Esposito, Serena Iansiti.
Zingaretti: «Sarò presto in teatro come regista»
Zingaretti, che pure anni fa aveva manifestato la sua legittima preoccupazione di restare incastrato nel personaggio, tanto da pensare di abbandonarlo, ora afferma categorico: «Sono orgoglioso di continuare a recitare questo ruolo perché è bello. Si rinnova nella continuità, è una scommessa e non una ripetizione. Le repliche infinite? Bè - risponde - mi piacerebbe fare più Montalbani e meno repliche, tuttavia il successo che la fiction riscuote anche all’ottava replica mi dà grandi soddisfazioni». Ma intanto l’attore sta anche pensando di tornare in teatro, dopo il successo recente di «The pride», con «Il profondo mare blu» di Terence Rattingan: «Un testo teatrale fine anni Cinquanta - spiega l’attore - ma stavolta non sarò in palcoscenico, firmerò solo la regia e sarà protagonista mia moglie Luisa Ranieri».
Andreatta: «Montalbano è campione di qualità»
Il direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta sottolinea: «Il celebre Commissario giunge, con questi due nuovi episodi, a 32 film in quasi vent’anni di storia che hanno segnato anche un miglioramento complessivo del nostro prodotto italiano di fiction. Il personaggio inventato da Camilleri rimane il campione della nostra qualità, in una crescita continua di apprezzamento del pubblico, che ha superato nelle ultime edizione il 40% di share. Montalbano, con le sue caratteristiche e anche i suoi difetti, continua a essere l’uomo retto caduto nell’inferno del mondo, gli è toccato di scendervi, di toccarne il male e di strappare il velo che nasconde l’ipocrisia, la violenza, la perversione dei sentimenti. Egli non viene meno alla missione e attraversa le storie da testimone degli orrori che si nascondono dietro le apparenze».
Emilia Costantini
 
 

CorriereTv, 1.2.2018
Zingaretti: «La fine di Montalbano? Camilleri lo farà sparire ma non si sa come»
L'attore racconta il suo rapporto con il commissario e perché voleva lasciare la serie nel 2006

Tornano in tv le nuove avventure del poliziotto più amato dagli italiani, inventato dallo scrittore Andrea Camilleri e interpretato da Luca Zingaretti, con la regia di Alberto Sironi. «La giostra degli scambi» e «Amore», doppio appuntamento, due tv-movie su Rai 1, rispettivamente il 12 e il 19 febbraio in prima serata.
Nino Luca
 
 

CorriereTv, 1.2.2018
Torna Montalbano, Salvo finalmente sposa Livia?
Sonia Bergamasco, nella fiction compagna storica del commissario, conferma: «Un matrimonio c'è stato»

«Un matrimonio c'è stato». Sonia Bergamasco, nella fiction compagna storica del commissario Montalbano conferma che ci saranno delle nozze ma non svela se a sposarsi sarà proprio il commissario. Per scoprirlo bisognerà aspettare i due nuovi episodi in onda su Rai1 il 12 e il 19 febbraio 2018
Nino Luca
 
 

La Repubblica, 1.2.2018
Montalbano e i sentimenti. Zingaretti: "Il commissario si scopre geloso"
Il 12 e il 19 febbraio su Rai 1 'La giostra degli scambi' e 'Amore' diretti da Alberto Sironi. Nel cast Sonia Bergamasco e Fabrizio Bentivoglio

Uno strano rapitore ferma le ragazze, le stordisce, poi le lascia libere senza averle toccate con un dito o chiedere un riscatto. E cosa c'entra questo caso col delitto di un commerciante? Il mistero si complica. La giostra degli scambi, guest star Fabrizio Bentivoglio, è uno dei nuovi episodi (l'altro è Amore) del Commissario Montalbano in onda su Rai1 il 12 e il 19 febbraio.



"Sono molto orgoglioso di queste due storie" racconta il protagonista Luca Zingaretti "Mi sono sembrate veramente belle. Ogni volta è come se si rinverdisse una scommessa, non si dorme mai sugli allori perché si vuole sempre soddisfare le aspettative del pubblico. Sono due episodi che parlano dell'amore e del suo potere salvifico, un bel messaggio da mandare in un momento in cui siamo impauriti da ciò che ci succede intorno, e dal futuro".



Veramente Montalbano sogna di sposare Livia (Sonia Bergamasco) e più che un sogno lo vive come un incubo, si risveglia di soprassalto. "È vero, ma perché ama la libertà. Però è sempre stato gelosissimo di lei, solo che stavolta lo dimostra. O meglio mostra la sua fragilità". Finalmente Bergamasco indosserà l'abito da sposa: "In queste storie c’è una grande concretezza, pur rimanendo Salvo uno che ama la solitudine. Il loro" dice sorridendo l'attrice "è un rapporto a distanza, ma a lei sta bene da anni".

Cliccare qui per la galleria fotografica

Le pagine di Andrea Camilleri prendono vita grazie alla sceneggiatura scritta dall'autore con Francesco Bruni, Salvatore De Mola e Leonardo Marini. "Il successo" spiegano "nasce dalla complessità della storia, dal fascino del personaggio, certo. Ma anche come scrittore di gialli, Camilleri cerca l'umano. Il giallo gli interessa come tecnica, lui cerca l’umanità: i suoi personaggi sono umani e dannati". In Amore scopriamo che il commissario è umanissimo: costringe Catarella a indagare sul social network di Livia, accecato dalla gelosia. "Questi due episodi" dice Sironi "esplorano i sentimenti. Camilleri porta i suoi personaggi al compimento degli amori, a volte tragici, a volte comici, a volte teneri e consolatori". Fabrizio Bentivoglio è nel cast del tv movie La giostra degli scambi, nei panni di un fascinoso signore che viene tradito. "Ho prestato parecchia attenzione a un aspetto: la lingua siciliana di Camilleri". Prodotta da Palomar con RaiFiction, la serie va in onda dal 1999. Trentadue film complessivi, ascolti record che superano i dieci milioni di spettatori, la serie è trasmessa in oltre 60 paesi. "Era partita su Rai2 perché all'inizio non ci credevano" dice Zingaretti "invece è stata una scommessa vinta. Mi hanno fermato per strada a Londra e in Australia". "Montalbano è il campione delle qualità, un prodotto che col tempo riesce sempre a migliorare" commenta Tinni Andreatta, direttrice di RaiFiction "Porta nel mondo l'immagine dell'Italia".
Silvia Fumarola
 
 

Repubblica Tv, 1.2.2018
Sonia Bergamasco e il commissario Montalbano: "Geloso? Un buon segno"



Videointervista di Silvia Fumarola
Montaggio di Livia Crisafi

 
 

L'Huffington Post, 1.2.2018
"Montalbano" il 12 e il 19 febbraio su Rai1. “Andrò a votare e (forse) mi sposerò”
Luca Zingaretti parla all’HuffPost nel giorno della presentazione ufficiale dei due nuovi episodi de “Il Commissario Montalbano”

"Andare a votare? Perché no? È un dovere e un diritto, quindi sicuramente posso dire, conoscendolo molto bene, che se Montalbano esistesse davvero, andrebbe sicuramente a votare il 4 marzo prossimo". Così l'attore Luca Zingaretti parla all'HuffPost nel giorno della presentazione ufficiale dei due nuovi episodi de "Il Commissario Montalbano", in onda subito dopo Sanremo, il 12 e il 19 febbraio prossimi in prima serata su Rai Uno per Palomar.
"Il diritto al voto è stato conquistato con gran fatica – aggiunge – e votare è la giusta risposta alla crisi economica e politica e politica che stiamo vivendo in questo periodo non certo facile". "Siamo tutti spaventati e incerti sul futuro – ci spiega – e in una situazione del genere a salvarci ci penserà l'amore. Giusto o sbagliato che sia, come vedrete nei due episodi, l'amore è salvifico. L'amore ci salverà".

La clip di "Giostra", l'episodio che segna il ritorno di Montalbano in tv

Sempre restando in tema, tra le foto di scena ce c'è una in cui Livia, la storica compagna del commissario più amato dalla tv, interpretata da Sonia Bergamasco, indossa un abito da sposa. Finalmente possiamo parlare di nozze? Zingaretti/Montalbano è chiaro: "Niente è come sembra e quello che appare potrebbe non corrispondere al vero, ma attenzione, da uno come lui ci si può aspettare di tutto". "Un matrimonio ci sarà, ma vediamo di chi sarà", aggiunge la Bergamasco che interpreta "una donna dalla personalità forte e indipendente, un po' come quella del suo Salvo, con cui ha una relazione a distanza che però funziona, e anche molto bene", ci dice.
Ogni curiosità sarà pertanto soddisfatta nelle due puntate, "La giostra degli scambi", "Amore", entrambe dirette da Alberto Sironi e tratte, come tutti gli altri episodi, dagli omonimi libri di Andrea Camilleri pubblicati da Sellerio. Nel primo episodio il commissario si ritroverà a dover fare i conti con una serie di equivoci e scambi di cose persone, mentre nel secondo lo scrittore e sceneggiatore Camilleri ha saputo sapientemente mescolare la paura della morte di due anziani con la scomparsa di una giovane ragazze. Oltre ai due protagonisti, ritroverete anche Peppino Mazzotta nei panni dell'ispettore Fazio e Angelo Russo in quelli di Catarella. Tra le new entry, Fabrizio Bentivoglio, Serena Iansiti, Stella Egitto e Sebastiano Lo Monaco.
Giuseppe Fantasia
 
 

Cinematographe, 1.2.2018
Il Commissario Montalbano: recensione dell’episodio La giostra degli scambi
Il Commissario Montalbano torna con una nuova stupefacente storia: crimini apparentemente scollegati e colpi di scena ne La giostra degli scambi, il nuovo episodio in onda su Rai 1 il prossimo 12 febbraio.

Il Commissario Montalbano torna in prima serata con due nuovi episodi, tratti come sempre dai romanzi e i racconti di Andrea Camilleri. La serie ha ormai battuto ogni record d’ascolto, affermandosi come un vero e proprio classico nella programmazione di Rai 1. Trasmessa in 60 paesi, con all’attivo più di 190 passaggi in televisione tra episodi nuovi e repliche, Il Commissario Montalbano è pronto a incantarci con due puntate inedite.
Nel primo episodio, La giostra degli scambi, il commissario Montalbano dovrà risolvere un mistero in cui nulla è quello che sembra. Rapimenti, sparizioni e incendi: tutti crimini che all’apparenza non sembrano avere nulla a che a fare l’uno con l’altro, ma che in realtà potrebbero essere strettamente legati. Alcune ragazze di Vigata infatti, vengono rapite da un uomo misterioso, che le addormenta ma non le violenta, né deruba. Le ragazze spariscono solo per poche ore, risvegliandosi poi in campagna senza alcun graffio. Tranne una: Luigia Maugeri infatti sarà l’unica che verrà picchiata brutalmente. Nel frattempo Marcello Di Carlo, donnaiolo e proprietario di un negozio di antiquariato, sparisce improvvisamente. Il suo negozio viene incendiato e ad una prima impressione, tutto fa pensare ad un affare di mafia. Ma il commissario non ne è convinto. Montalbano inizierà così ad indagare su entrambi i fronti, facendo luce su un mistero tutt’altro che scontato.
La giostra degli scambi: niente è come sembra nel nuovo episodio de Il Commissario Montalbano
Ancora una volta Vigata viene avvolta da un mistero e ancora una volta Montalbano è chiamato a risolvere un caso per nulla semplice. La giostra degli scambi è una storia ricca di intrighi e colpi di scena, in cui il filo conduttore è però, come in molti altri casi, l’amore. Il nuovo episodio de Il Commissario Montalbano indaga e analizza l’amore in tutte le sue forme: non solo quello passionale o famigliare, ma anche quello malato e possessivo, che spesso può portare alla follia.
Un episodio costruito magistralmente, che tiene lo spettatore incollato allo schermo dall’inizio alla fine. La regia e la scrittura si rivelano ancora una volta, il punto forte dell’episodio: nulla è lasciato al caso e, lungo tutta la durata della puntata, il pubblico coglie elementi importanti per le indagini. Allo stesso tempo però la storia vira più volte improvvisamente, costringendo lo spettatore a mantenere sempre alta l’attenzione. L’apparenza inganna e anche questa volta la soluzione del mistero non è per nulla scontata.
Il Commissario Montalbano: l’importanza di un cast straordinario
Il cast de Il Commissario Montalbano si dimostra nuovamente il punto di forza della fiction. Luca Zingaretti offre ancora una volta un’interpretazione straordinaria, accompagnato dai fedelissimi Mimì Augello (Cesare Bocci), Fazio (Peppino Mazzotta) e Catarella (Angelo Russo), anche loro impeccabili come sempre. Ma questa volta la scena è tutta di Fabrizio Bentivoglio. Guest star dell’episodio, l’attore si impone, dimostrando anche qui tutta la sua bravura. In La giostra degli scambi Bentivoglio è Giorgio Bonfiglio, uomo maturo ma comunque sempre in mezzo alle giovani donne, migliore amico di Marcello Di Carlo, l’antiquario misteriosamente scomparso. Un’interpretazione non semplice per l’attore milanese, che ha dovuto recitare in dialetto siciliano, dando tuttavia ulteriore conferma del suo talento.
Assolutamente da menzionare anche l’interpretazione di Sebastiano Lo Monaco, nei panni del commercialista Virduzzo. Un uomo all’apparenza gentile e affabile, anche un po’ goffo, ma con qualche scheletro nell’armadio.
Il Commissario Montalbano tornerà in prima serata su Rai 1 lunedì 12 febbraio con La giostra degli scambi e lunedì 19 febbraio con Amore. Due nuovi episodi tutti da scoprire e che stupiranno il pubblico fin dal primo minuto!
Margherita Mustari
 
 

La Stampa, 1.2.2018
Bentivoglio promuove Montalbano: “Può competere con ogni serie tv”
Cliccare per il video

Torna il commissario Montalbano, Luca Zingaretti, con nuovi episodi che prevedono, oltre ai misteri creati dalla penna di Camilleri, molte partecipazioni speciali. Come quella di Fabrizio Bentivoglio, attore estremamente eclettico, che sarà uno dei protagonisti dell’episodio dal titolo La Giostra Degli Scambi in onda su Rai1 il 12 Febbraio. «Montalbano è uno dei pochi che riesce a competere con il livello medio, che è diventato molto alto, delle serie tv» ci ha detto.
Video a cura di NRCinema News
 
 

CinemaItaliano.info, 1.2.2018
Il commissario Montalbano - Due nuovi episodi
In onda il 12 e il 19 febbraio su Rai 1 in prima serata, due film tv diretti da Alberto Sironi, scritti da Andrea Camilleri con Luca Zingaretti VIDEO

Alberto Sironi, regista e gli interpreti Luca Zingaretti e Fabrizio Bentivoglio presentano i due nuovi film tv del commissario di Andrea Camilleri. In onda su Rai 1 lunedì 12 e 19 febbraio in prima serata
Stefano Amadio
 
 

VelvetCinema, 1.2.2018
Il Commissario Montalbano: la conferenza stampa della fiction Rai [FOTO]
Giovedì 1 febbraio è stata organizzata la conferenza stampa per la nuova stagione della fiction Rai Il Commissario Montalbano. Le vicende del Commissario tornano con due prime serate lunedì 12 febbraio e lunedì 19 febbraio.

 

Lunedì 12 febbraio torna su Rai 1 Il Commissario Montalbano. Il primo dei due episodi della nuova stagione avrà come titolo “La giostra degli scambi” e vedrà ancora protagonista Luca Zingaretti. Il secondo appuntamento con il Commissario ci sarà invece lunedì 19 febbraio con un episodio dal titolo “Amore”.
La fiction si ispira ai romanzi di Andrea Camilleri ed è prodotta da Palomar con la partecipazione di Rai Fiction, e da Carlo degli Esposti e Nora Barbieri. Giovedì 1 febbraio nella sede Rai di Via Mazzini si tiene la conferenza stampa, con la presenza del cast tra cui ritroviamo: Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Fabrizio Bentivoglio, Stella Egitto, Serena Iansiti, Fabrizio Ferracane e Sonia Bergamasco.
Il direttore di Rai Fiction, Tinni Andreatta definisce così la fiction: “Da 20 anni Montalbano porta nel mondo un’immagine bella del nostro Paese, del nostro sud, capace di profonda umanità. Un sud fatto di uomini di legge, imperfetti forse e proprio per questo così veri e credibili, così unici”. Mentre Luca Zingaretti ha dichiarato: “Non c’è solo l’amore che ferisce, che genera dolore, esiste l’amore che accoglie ed è questo che ci racconta Camilleri. Sono molto orgoglioso dei due nuovi film di Montalbano, mi sono sembrati veramente belli. Mi sono sorpreso. In questi episodi si parla di amori, anche sbagliati”. La fiction, tra le più amate dal pubblico italiano, rimane il campione della qualità, è il prodotto che riesce sempre a migliorare nel tempo, sia in termini di ascolto sia in termini di regia e cast. Non ci resta allora che aspettare il primo episodio, in onda su Rai 1 il prossimo 12 febbraio.
Melania Baroncini
 
 

Leggo, 1.2.2018
Il Commissario Montalbano arrestato prima delle nozze? Ecco tutte le anticipazioni

Si è tenuta questa mattina in Rai la presentazione dei due nuovi episodi de Il Commissario Montalbano con Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Fabrizio Bentivoglio, Stella Egitto, Serena Iansiti, Fabrizio Ferracane e con Sonia Bergamasco. I due nuovi episodi sono: "La giostra degli scambi in onda" lunedì 12 febbraio e "Amore" in onda lunedì 19 febbraio, entrambi in prima serata su Rai1.
La regia è come sempre di Alberto Sironi, naturalmente dalle opere di Andrea Camilleri.
Per la prima volta in dodici anni il Commissario si trova in una posizione davvero compromettente, a causa di una rissa rischia l'arresto. Sono queste alcune delle anticipazioni della fiction campione d'ascolti di rai 1.
"È un grande privilegio interpretare un personaggio che viene dalla letteratura come Montalbano - ha detto in conferenza Luca Zingaretti - Quanto durerà ancora? Lo farò finché mi divertirà e ci sarà la possibilità, non dipende solo da me".
"Da 20 anni dichiara Tinni Andreatta direttore di rai fiction - Montalbano porta nel mondo un’immagine bella del nostro Paese, del nostro sud, capace di profonda umanità. Un sud fatto di uomini di legge, imperfetti forse e proprio per questo così veri e credibili, così unici. Montalbano rimane il campione della qualità, è il prodotto che in termini di ascolto e di lavoro di scrittura, regia e attori più di tutti riesce nel tempo a migliorare ".
"Sono molto orgoglioso dei due nuovi film - prosegue Zingaretti - mi sono sembrati veramente belli. Mi sono sorpreso. In questi episodi si parla di amori, anche sbagliati. Siamo tutti impauriti dal futuro, abbiamo paura di quello che ci sta accadendo intorno, questi due film ci ricorderanno il potere salvifico dell'amore" .
E a proposito d'amore, in questi giorni sono apparse delle foto di scena che riguardano un matrimonio. Salvo Montalbano sposerà finalmente la sua Livia?
A rispondere è il produttore di Montalbano Carlo Degli Esposti che ironizza: "Scrivete quello che volete, non vi diremo niente".
“Livia e il commissario - spiega Sonia Bergamasco l’attrice che la interpreta - si amano ormai da molti anni, ma hanno anche una relazione in cui entrambi sono molto indipendenti e hanno due caratteri forti”.
New entry nel cast nel cast anche Fabrizio Bentivoglio che ha sottolineato: “Ho prestato parecchia attenzione a un aspetto, la lingua siciliana di Camilleri”, l'attore nel primo episodio interpreterà Giorgio Bonfiglio.
"Montalbano - dichiara Angelo Teodoli, direttore di Rai Uno - non è solo un prodotto d'eccellenza che ha sempre ottenuto risultati straordinari, è un insieme di valori importanti che ben rappresentano il servizio pubblico e la mission di Rai Uno".
Ida Di Grazia
 
 

RB Casting, 1.2.2018
Michele Riondino in “La mossa del cavallo – C’era una volta Vigata” di Gianluca Maria Tavarelli, in onda su Rai 1 il 26 febbraio


Foto di Fabrizio Di Giulio

Arriva su Rai 1 lunedì 26 febbraio in prima serata “La mossa del cavallo – C’era una volta Vigata” di Gianluca Maria Tavarelli con protagonista Michele Riondino, tratto dal romanzo “La mossa del cavallo” di Andrea Camilleri (edito da Sellerio Editore). Una produzione Palomar in collaborazione con Rai Fiction.
Siamo a Montelusa nel 1877.
Il quarantenne Giovanni Bovara (Michele Riondino) è il nuovo ispettore capo ai mulini, incaricato di far rispettare l’invisa tassa sul macinato. Siciliano di nascita, è ormai ligure di adozione poiché da bambino si è trasferito con la sua famiglia a Genova. Ragiona e parla come un uomo del nord-Italia e non comprende le dinamiche mafiose e omertose che regolano la terra siciliana. La sua intransigenza gli procura subito diversi nemici.
Le sue indagini lo portano a scoprire prima un ingegnoso sistema con il quale i mugnai vengono lasciati liberi di evadere la tassa sul macinato e poi l’esistenza di un mulino clandestino nel terreno dell’uomo più potente della città. A poco a poco le spire del “sistema” gli si stringono intorno e quando sopraggiunge per caso sul luogo dell’omicidio del parroco della città, Bovara si ritrova suo malgrado invischiato in qualcosa molto più grande di lui. In un complicato sistema di depistaggi e giochi di potere, i suoi avversari cercheranno di eliminarlo e sarà solo entrando nella mentalità dei suoi aguzzini e ricorrendo alle loro stesse strategie che Bovara riuscirà a salvare la propria vita.
Ma la giustizia riuscirà a trionfare?
Nel cast Michele Riondino, Ester Pantano, Cocò Gulotta, Antonio Pandolfo, Giovanni Carta, Giancarlo Ratti, Maurizio Puglisi, Filippo Luna, Maurizio Bologna, Domenico Centamore, Giuseppe Schillaci, Daniele Pilli, Angelo Libri, Roberto Salemi e Carlo Ferreri.
 
 

Il Piccolo, 1.2.2018
Quel diavolo di Camilleri al “Bobbio”
Da domani in scena storie di passeggeri sul treno, con colpo di scena finale

Trieste. Da domani alle 20.30 in scena al Bobbio per la Contrada lo spettacolo tratto dal libro di Camilleri “Il Diavolo certamente”. Sei passeggeri, sei perfetti sconosciuti, più il controllore, salgono a Palermo sul treno che nella notte li porterà a Torino e s’incontrano nello scompartimento 6 della carrozza 6. Come sempre accade in questi lunghi viaggi, dopo i primi momenti di diffidenza e di silenzio, rotto il ghiaccio, si parla del più e del meno.
Nello spettacolo Claudio Pallottini, che ne ha curato l’adattamento, insieme al regista Stefano Messina, sfida la penna per la scena. Sul palco i personaggi raccontati nel libro di Andrea Camilleri sono interpretati dallo stesso Messina con Carlo Lizzani, Roberto Della Casa, Sebastiano Colla, Claudia Crisafio, Mimma Lovoi, Chiara Bonome, Valerio Camelin.
La lunga notte nel vagone entra nel dettaglio di alcune strane avventure accadute ai protagonisti o a loro stretti conoscenti. Ecco allora la segretaria gelosa che rovina una collega convinta abbia una storia con il boss dell'azienda; gli amanti omicidi che finiscono uccisi a poche ore dal loro presunto “colpaccio”; il manager che perde tutto, moglie e ditta, per aver ceduto alla tentazione delle carni. Tutti racconti che hanno dell'incredibile. O invece, dice il passeggero n. 6, «che testimoniano quanto il diavolo non sappia resistere alla tentazione di scombinare i piani umani». E lasciarci il suo zampino.
I racconti, rappresentazioni nella rappresentazione, diventano il pretesto per discutere sull’esistenza o meno del diavolo. E quando tutto sembra risolversi in una negazione di quest’ultimo, arriva il colpo di scena finale.
Lo spettacolo è in scena fino a mercoledì 7 febbraio ed è una produzione “Attori&Tecnici”. Per gli spettatori è disponibile il parcheggio della Coop Alleanza 3.0 in Via della Tesa e apre un’ora prima dello spettacolo e chiude non appena si esauriscono i posti a disposizione. Il parcheggio non è disponibile per la replica pomeridiana del martedì ed è un servizio attivo solo per gli spettacoli in stagione, se non specificato diversamente.
Paola Targa
 
 

La Nazione, 1.2.2018
Moni Ovadia al Garibaldi «Il casellante» di Camilleri
Torna l’attore nel cartellone di prosa cittadino

Carrara - « Il casellante» con Moni Ovadia, Valeria Contadino e Mario Incudine in scena alla sala Garibaldi mercoledì 7 e giovedì 8 nell’ambito della stagione di prosa promossa da Comune e Fondazione Toscana Spettacolo onlus. Tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri (Sellerio, Palermo), «Il Casellante» viene proposto daMoni Ovadia nella sua riduzione per le scene, a opera dello stesso Camilleri e di Giuseppe Dipasquale, anche regista dello spettacolo. «Il Casellante» è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più divertenti del ciclo cosiddetto mitologico. Ambientato in Sicilia, terra di contraddizioni e paradossi, narra la vicenda di una metamorfosi, una vicenda che vive di personaggi reali, trasfigurati dalla grande fantasia del narratore. «Il Casellante» è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta. Il carattere affascinante di questo progetto, posto essenzialmente sulla novità del testo e della sua possibile realizzazione, si sposa tutt’uno con la possibilità di ricercare strade sempre nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea. Con Moni Ovadia e con Valeria Contadino e Mario Incudine, in scena anche Sergio Seminara, Giampaolo Romania e i musicisti Antonio Vasta, Antonio Putzu. Produzione teatro Carcano oromo music. Inizio spettacolo alle 21. Per la prevendita la biglietteria della sala Garibaldi è aperta sabato, lunedì e martedì dalle 10 alle 12,30 e dalle 17 alle 18,30, mentre nei giorni di spettacolo dalle 10 alle 12,30 e dalle 18 alle 21. Ogni volta che la biglietteria è aperta è possibile acquistare o prenotare i biglietti per tutti i titoli della stagione in abbonamento. Ulteriori informazioni telefonando all’ufficio Cultura, telefono 0585 641.393, oppure alla sala Garibaldi, telefono 0585 777.160, o sul sito www.comune.carrara.ms.gov.it [...]
 
 

DavideMaggio, 1.2.2018
Palomar porta in TV i gialli di Alessandro Robecchi

Non sappiamo ancora se si rivolgerà al pubblico di Rai1 come Il Commissario Montalbano, o se invece sarà destinata ai telespettatori Sky come I Delitti del BarLume. Ciò che è certo è che Palomar è pronta a mettere in cantiere una nuova serie di film tv ancora una volta ispirati alle opere di giallisti edite da Sellerio. Dopo Andrea Camilleri e Marco Malvaldi è il turno di Alessandro Robecchi, autore tv e giornalista, il cui debutto nel mondo della narrativa risale al 2014. Ad annunciarlo è proprio il fondatore della casa di produzione Carlo Degli Esposti, che su Twitter, nel complimentarsi con Robecchi per le vendite del suo ultimo romanzo Follia Maggiore, scrive di voler trasformare le opere del giallista in una collezione di film.
Salvatore Cau
 
 

TG1, 2.2.2018
Torna Montalbano, poliziotto con l'anima

20 anni di successi. 20 anni del commissario Montalbano che torna su Raiuno con due nuovi episodi a partire dal 12 febbraio.
Maria Rosaria Gianni
 
 

La Repubblica, 2.2.2018
Luca Zingaretti “Amo Montalbano mi sorprende ancora”

Roma. Livia è bellissima vestita da sposa, la polizia è in alta uniforme, il sindaco aspetta Montalbano nel gazebo sulla spiaggia.
Catarella agitatissimo gli telefona: "Dottore, dottore, aspettiamo solo lei". Il commissario arriva trafelato. «Questo matrimonio non s'ha da fare» grida Mimì Augello nel momento fatidico in cui si dovrebbe tacere per sempre.
«Ti ricordo che Livia l'ho vista prima io... Ci sono cose nuove».
«Che t'importa Salvo» sorride la sposa «sei tu il mio amore».
«Amore? Amore una minchia» protesta Montalbano. È stato un sogno rivelatore, ma al risveglio è interdetto: quella che ha provato è pura gelosia. Nei due nuovi episodi della serie, La giostra degli scambi — con un fascinoso Fabrizio Bentivoglio tradito da una giovane amante — e Amore (il 12 e il 19 su Rai1), Andrea Camilleri esplora i sentimenti. Il commissario interpretato da Luca Zingaretti, che indaga sulla fragilità umana e su sé stesso — e che piace anche al capo della Polizia, Franco Gabrielli — non fa sconti.
Zingaretti e Montalbano, come siete cambiati?
«È cambiato il mondo che ci circonda. Montalbano invece è rimasto sé stesso. Diciannove anni fa ero un po' più giovane, magari meno felice ma più giovane».
La serie debuttò su Rai2.
«Era un prodotto molto alto, il pubblico l'ha capito. Quando è sbarcato su Rai1 non si è più fermato. Il produttore Carlo Degli Esposti prese me, che non ero nessuno, non ero un nome, e mi ha difeso. Allora non c'era Sky che investe sui giovani attori».
Le piace ancora interpretarlo?
«Sia al cinema che in tv scelgo solo in base a ciò che mi piace. Quando ho portato a teatro The pride, storia gay, i miei collaboratori erano preoccupati per le reazioni del pubblico, ma io ho instaurato col mio pubblico un rapporto di fiducia. La furbata non mi appartiene. Nel film Thanks for vaselina di Gabriele Di Luca faccio un trans. Il privilegio è essere libero di scegliere».
Però ha temuto anche lei di rimanere ingabbiato in Montalbano, la "sindrome del commissario Cattani" di Placido.
«Nel 2006 avevo pensato di lasciare, per la regola che è meglio uscire di scena tra gli applausi.
Meglio cinque minuti prima che dopo. Mi sbagliavo. Montalbano mi mancava, e sono fortunato perché continua a sorprendermi».
Sogna sempre di diventare regista?
«Certo. Al cinema se vedi un bel film è merito di chi ha saputo raccontarti la storia. Quando ho iniziato io c'erano Pierino e i poliziotteschi, oggi i ventenni hanno tante di quelle opportunità».
Autori preferiti?
«Mi piace Virzì, la felicità di scrittura di Paolo Sorrentino, un talento unico. E vorrei lavorare con Ferzan Ozpetek».
Sarà al fianco di suo fratello Nicola alle elezioni?
«Un politico in famiglia basta e avanza. Ma sono basito dalla capacità dei politici di arruolare gente che degli argomenti di cui dovrebbe occuparsi non capisce niente. Poi noto che nei talk show non si dibatte sul tema stabilito ma è la lite che diventa il tema».
Camilleri indaga sulle conseguenze dell'amore: lei che pazzie ha fatto?
«Tante. Danno un senso alla vita».
Però Montalbano vive il suo matrimonio come un incubo.
«Tutti gli incubi sono desideri nascosti. Il rapporto con Livia è complesso, ma è vero amore».
La serie fa ascolti record, cosa colpisce il pubblico?
«Montalbano ti porta nel mondo dei tuoi nonni, dove non ci sono compromessi. E a noi piace questa chiarezza. Poi c'è la capacità narrativa di Camilleri che racconta gli archetipi: la vita la morte le passioni. Dietro i gialli c'è un impianto filosofico».
Ci sarà un aspetto del commissario che non approva.
«Nel Montalbano letterario il fatto che fumi. Per il resto mi piace tutto anche se non sono come lui.
Io ho famiglia, Salvo è un solitario e ama vivere così».
Se lo incontrasse che gli direbbe?
«Smetti di fumare perché fa male».
A Camilleri, gran fumatore, ha provato a dirlo?
«Non oserei mai».
Silvia Fumarola
 
 

La Stampa, 2.2.2018
Luca Zingaretti: “Montalbano è come me più felice e meno giovane”
A 20 anni dal debutto, su Rai 1 due nuove storie del commissario. “Sogno una mia regia al cinema. Il solo ruolo d’attore mi sta stretto”

Roma. Zingaretti sono, ma da vent’anni Montalbano divento. Giovani attori crescono, maggiore maturità, un accenno di ruga, consapevolezze conquistate negli anni. Sono andati avanti insieme, ruolo e interprete, alimentando l’uno la fama dell’altro. Ascolti record, vendita del prodotto pure in Papuasia. Persino le repliche stracciano la concorrenza fresca di giornata. E adesso la serie cult lancia due nuove storie, dove forse si prevede persino il matrimonio di Montalbano con l’eterna fidanzata Livia, interpretata da Sonia Bergamasco. «La giostra degli scambi» (lunedì 12) con la partecipazione straordinaria di Fabrizio Bentivoglio e «Amore», il lunedì successivo. Sempre la stessa squadra e alla regia, lo stesso Alberto Sironi. Eppure lo sguardo si fa più ampio, tanto da abbracciare anche il cinema, come è oramai abitudine. Dal 2019, i nuovi episodi girati a primavera 2018 godranno di un’anteprima nelle sale cinematografiche anticipando di un mese la messa in onda televisiva. Un esperimento che esclude, per ora, la realizzazione di un prodotto prettamente cinematografico, come sostiene il produttore Carlo Degli Esposti, il quale è contrario anche a un coinvolgimento delle tv a pagamento per la diffusione di Montalbano: «Per Netflix, come per altri, sarebbe un’opportunità molto appetibile. Non per noi che abbiamo ancora davanti una lunga vita di programmazione tradizionale».
Una lunga vita che ha già un lungo passato. E Zingaretti lo ricorda con orgoglio: «Vent’anni fa? Ero meno felice e un po’ più giovane. Iniziava una bellissima avventura su Raidue con un prodotto “poco televisivo”. Ritmo di narrazione alto, un tentativo che viaggiava sull’onda dei vecchi sceneggiati. Fu un successo sempre crescente fino al trasferimento su Raiuno. Io dico sempre che il 24% di share non si nega a nessuno: difficile è ripeterlo, sempre. Pure all’estero».
Una galoppata continua che ha conosciuto solo un arresto. Dovuto a cattivi consiglieri? «La mia volontà di essere in questo ruolo deriva dal piacere e dalla spregiudicatezza. Oltre alla fortuna di lavorare in un fantastico gruppo di lavoro. Consideri che io non ero nessuno e per Montalbano c’erano attori ben più conosciuti di me. È stato il produttore a volermi dopo tanti provini e a difendere la sua scelta. Dissi di no a Montalbano nel 2006 per una questione di strategia. Meglio uscire tra gli applausi, mi dicevo, meglio 5 minuti prima che 5 dopo. Sbagliavo. Ho sentito la sua mancanza e me ne sono fregato delle strategie, proprio come avrebbe fatto Salvo. Così ho avuto il privilegio di seguire un archetipo, nel suo arco letterario completo».
E questo non gli ha precluso, a differenza di quanto vulgata sostiene, ruoli diversi al cinema, in teatro e in tv. «Non conosco snobberie, faccio l’attore, mi piace prendermi il rischio di storie pericolose se queste mi convincono. Prendi “The Pride” a teatro. Un ruolo meraviglioso. Mi dicevano, “ma che fai, sei un sex symbol, non puoi parlare di omosessualità”. Invece no, questa pièce che colpisce l’omofobia andava messa in scena». E ancora, “The deep blue sea”, di cui l’attore sarà regista e protagonista la moglie Luisa Ranieri. «Ho instaurato un patto di fiducia con il pubblico, ho giurato: mai paraculate da me. E si sono convinti. Anche i registi. Io sono un cazzo d’attore. Lavoro da quando avevo 15 anni e lavoro tantissimo. Ho fatto anche l’alabardiere muto e studiavo gli attori per imparare. E se c’è qualcuno che fatica a immaginarmi, gli faremo cambiare idea».
[...]
Michela Tamburrino
 
 

il manifesto, 2.2.2018
Visioni
Delitti e passioni, l’amore salvifico secondo Montalbano
Televisione. Il 12 e 19 febbraio su Rai 1 i due nuovi episodi della serie tratta dai libri di Andrea Camilleri, entrata nel diciannovesimo anno di messa in onda.

Roma. Un rapitore ferma le ragazze, le stordisce con del cloroformio per poi lasciarle libere, senza usare violenza né richieste di riscatto. Cosa accomuna queste vicende con l’omicidio di un commerciante d’arte? È il plot di La giostra degli scambi, il primo dei due nuovi episodi del Commissario Montalbano – l’altro è Amore – che andranno in onda su Rai 1 rispettivamente il 12 e 19 febbraio, diretti come sempre da Alberto Sironi. Dentro il paesaggio lunare delle storie ambientate a Licata che da quasi vent’anni caratterizzano le avventure del commissario nato dalla penna di Andrea Camilleri, si muovono i personaggi la cui introspezione allo scrittore siciliano interessa certamente più dell’aspetto poliziesco».
«Sono molto orgoglioso di questi due nuovi episodi – sottolinea ’Montalbano’ Luca Zingaretti – li trovo belli e intensi. Sono storie che parlano dell’amore – anche se sbagliato a volte – e del suo potere salvifico, scritte come se si rinverdisse una scommessa. Il non dormire sugli allori è la scommessa per far sì che le aspettative che si creano nel pubblico vengano soddisfatte. Sono storie che trasmettono un messaggio importante. Siamo impauriti da una crisi economica che ci morde da anni le caviglie, il dramma dei migranti che muoiono nelle nostre acque, la paura del terrorismo. L’amore per me ha il significato di accoglienza».
Sonia Bergamasco è Lidia, la fidanzata ’a distanza’ di Montalbano (anche se foto dal set con l’attrice in abito da sposa hanno messo in agitazione i fan…): «È un rapporto vissuto da due personalità molto indipendenti e poi Salvo vuole preservare il suo desiderio di solitudine, la passione per il mare. Abbiamo girato una scena molto bella a casa di Pirandello e non c’è nulla di turistico in quanto abbiamo vissuto sul set in quell’occasione. È una Sicilia profonda che queste storie permette di cogliere, raccontano un’Italia e un sud che sembra quasi fiabesco. Ma a volte queste bolle possono essere più vere del vero».
Fabrizio Bentivoglio è nel cast del primo episodio, nei panni di un uomo tradito: «Ho voluto prestare attenzione a un aspetto: la lingua siciliana di Camilleri». Il direttore di Rai 1 Angelo Tedeoli ricorda il successo della serie: 147 repliche per 32 episodi, mentre il produttore Carlo degli Esposti annuncia due film-tv programmati per il 2019 ma – prima: «Ci sarà un’anteprima nelle sale cinematografiche».
Stefano Crippa
 
 

Il Giornale, 2.2.2018
"Il mio commissario mi ha dato la libertà. Persino di rifiutarlo"
Il 12 e 19 febbraio su Raiuno due nuovi episodi L'attore: "Nel 2006 volevo chiudere al top. Poi..."

«Possibile che dopo vent'anni tu non sia ancora stufo?». Prima ancora che il pubblico, l'irriverente (ma inevitabile) domanda è Luca Zingaretti, a porsela.
Noblesse oblige. Quasi due decenni di programmazione, 32 episodi, 147 repliche, 60 Paesi acquirenti, e lo sbalorditivo 40 per cento di share medio, sarebbero già una risposta sufficiente. E invece no. Perché ciò che immancabilmente spinge l'attore a vestire gli immutabili panni dell'eterno Montalbano (nei nuovissimi episodi su Raiuno, La giostra degli scambi lunedì 12, e Amore lunedì 19) «è la libertà. Me la sono guadagnata con trent'anni di carriera, questa libertà. E ora me la godo».
La libertà di continuare a interpretare un ruolo da cui un altro si sentirebbe magari intrappolato?
«Proprio così. La libertà di dire: Montalbano mi piace. Mi piace ritrovare ogni anno il team che lo crea. Anzi: ne ho bisogno. E la libertà di rifiutarlo; lo feci nel 2006, per chiudere al top degli applausi, prima che sbuffassero: Ancora Montalbano!. E la libertà di ripensarci: perché gli applausi sono continuati, aumentati anzi, e non diminuiscono. E oggi sono fiero di essere identificato con quella che ormai è per tutti un'icona».
Molti continueranno a chiederle se il Montalbano dei due nuovi episodi è cambiato o no.
«Montalbano non deve cambiare. Montalbano è un classico: continua a piacere proprio perché è immutabile. Perfino la sua macchina, quella Fiat Tipo che nella realtà non esiste più, deve restare lei. Quanto ai nuovi episodi, vedendoli mi sono sorpreso a pensare Ma quanto sono belli!. C'è poco da fare: ogni volta rinverdisce una scommessa, rifiorisce un sempreverde. Senza mai dormire sugli allori».
Anche se poi, su 180 passaggi televisivi, ben 147 sono quelli delle repliche...
«Io preferirei fare più Montalbano e meno repliche, ovvio. Ma non dipende da me. Anche se bisogna dire che perfino le repliche fanno parte dell'eccezionalità del prodotto. Quale altro può vantarne altrettante?».
Fiero di essere identificato in un'icona, diceva. Anche da quei registi che non la vedono in altri ruoli, però...
«Che non sono molti, ma ci sono. Io però penso d'essere - scusate l'immodestia - un signor attore. Perfino ai miei duri inizi, quando facevo la comparsa, l'alabardiere negli spettacoli in costume, studiavo lo stile degli altri. Così oggi tocca a me convincere chi mi pensa solo come Montalbano che so essere anche mille altri».
Anche regista, di cinema o di teatro, giusto?
«Giusto. Con la maturità il vestito dell'attore comincia a stare stretto. Io poi appartengo a una generazione che cominciò quando al cinema si facevano solo i pierini e i poliziotteschi: devo risarcirmi di quei progetti creativi che non ho potuto realizzare a vent'anni. Così per il teatro preparo la regia di The Deep Blue Sea di Terence Rattigan, per mia moglie Luisa Ranieri, e al cinema voglio debuttare come regista. Anche se sono dieci anni che ne parlo. E ogni volta che lo faccio il progetto sfuma».
E come attore? Se Montalbano non ha esaurito le sue velleità, cos'altro le piacerebbe fare?
«Beh, intanto ruoli diametralmente opposti. Come il gay di Pride, in teatro, o il padre transessuale di Thanks for Vaselina nel film di Gabriele Di Luca. Poi vorrei tanto lavorare con Virzì, che reputo fra i migliori. Ammiro la felicità di scrittura di Sorrentino, più ancora delle sue immagini. E mi piacerebbe che Ferzan Özpetek, dopo avermi avuto come giovane aiuto regista, mi riprendesse come protagonista».
Con l'approssimarsi delle elezioni del 4 marzo qualcuno suppone per lei anche una carriera politica.
«Un politico in famiglia (il fratello Nicola, presidente della regione Lazio, ndr) basta e avanza. Certo: ho le mie idee, come tutti. Ma il livello del dibattito politico è davvero bassissimo».
Lei è anche tifosissimo della Roma. Che ne pensa del momento della sua squadra?
«Che la colpa non è dell'allenatore, né dei giocatori, ma della società. Che semplicemente non esiste. Mettiamocelo in testa: la Roma è stata comperata come fondo d'investimento. Cuore, anima, fede sportiva sono tutt'altra cosa. Punto».
Paolo Scotti
 
 

Spettacolomania, 2.2.2018
Montalbano si sposa… videointerviste a Luca Zingaretti e Sonia Bergamasco

Torna il commissario Montalbano, anche se in realtà non se n’è mai andato grazie pure alle repliche su repliche degli episodi già trasmessi che fanno ancora tanti ascolti quanto quelli nuovi. Quella che arriva in due appuntamenti nuovi di zecca in prima serata su Rai 1 lunedì 12 e 19 febbraio, sempre prodotta da Palomar con Rai Fiction, è la stagione numro 12 che, citando Battiato, potremmo anche definire la stagione degli amori perché di amore soprattutto si parla, forse più che in altri episodi, di amore e morte in realtà, secondo tradizione montalbaniana, con La giostra degli scambi, romanzo scritto da Andrea Camilleri nel 2015, e, appunto, Amore, estrapolato dalle raccolte Un mese con Montalbano e Gli arancini di Montalbano, e fuso, per così dire, con La prova generale. Nel primo, il commissario Salvo Montalbano si troverà davanti un caso particolarmente difficile con tanti elementi non facili da collegare dove le apparenze sono quanto mai ingannevoli, nel secondo sarà alle prese con la scomparsa di una giovane donna. E nel bel mezzo di tutto ciò c’è, come detto, l’amore, e questo piace a Luca Zingaretti che di Montalbano è ormai l’alter ego da vent’anni, perché “in un momento come questo in cui c’è una crisi economica che ci morde i polpacci da troppi anni e con tutto quello che succede nel mondo – ci dice Luca Zingaretti nella nostra videointervista che trovate a fine articolo – siamo tutti un po’ impauriti e fa bene raccontare il potere salvifico dell’amore”. Amore anche per il nostro protagonista, quello per Livia ovviamente, nelle ultime stagioni interpretata da Sonia Bergamasco anche al cinema in questi giorni in Come un gatto in tangenziale di Riccardo Milani, l’eterna fidanzata del commissario più amato d’Italia, e non solo, che potrebbe anche cambiare ruolo nel corso di questi due episodi. Tanto per darci un po’ al gossip, girano ad esempio varie fotografie di quello che a tutti gli effetti sembra essere proprio il loro matrimonio, con lei vestita da sposa in bianco sulla spiaggia di Vigata. Ma sarà così? “Vedremo” ci risponde Sonia Bergamasco nella nostra videointervista, aggiungendo tuttavia che in questa stagione “si consolida un rapporto vero tra due persone che si conoscono dallo sguardo senza bisogno di parlare, anche se le schermaglie ci sono sempre”. “Mai dire mai – fa eco Luca Zingaretti – anche se non tutto quello che si vede potrebbe essere vero, attenzione…” Eccole dunque le nostre videointerviste a Luca Zingaretti, anche a teatro con la lettura de La sirena di Tomasi Di Lampedusa, e Sonia Bergamasco, a marzo in teatro come regista e protagonista de Il ballo:





Patrizia Simonetti
 
 

la contrada - Teatro Stabile di Trieste, 2-7.2.2018
Il diavolo, certamente
Teatro Orazio Bobbio,
Via del Ghirlandaio, 12
TRIESTE
DI Andrea Camilleri
adattamento teatrale di Claudio Pallottini
REGIA DI Stefano Messina
CON Stefano Messina, Carlo Lizzani, Roberto Della Casa, Sebastiano Colla, Claudia Crisafio, Mimma Lovoi, Chiara Bonome, Valerio Camelin
SCENE Alessandro Chiti
COSTUMI Isabella Rizza
MUSICHE Pino Cangialosi
LUCI Alessandro Pezza
Attori & Tecnici

Sei passeggeri, sei perfetti sconosciuti, più il controllore, salgono a Palermo sul treno che nella notte li porterà a Torino e s’incontrano nello scompartimento 6 della carrozza 6.
Come sempre accade in questi lunghi viaggi, dopo i primi momenti di diffidenza e di silenzio, rotto il ghiaccio, si parla del più e del meno.
Il più e il meno di questa lunga notte, però, è assai particolare: è il racconto di alcune strane avventure che sono accadute ai nostri protagonisti, o delle quali hanno avuto notizia. Sono strane perché tutte vertono su un unico filo conduttore: il ‘caso’, la ‘coincidenza’ incredibile; o meglio ancora Il Diavolo, certamente, che ci ha messo lo zampino…
 
 

Servus, 2.2.2018
Commissario Montalbano: Angelicas Lächeln

Nach den Bestsellern von Andrea Camilleri: Commissario Montalbano, die herrlich italienische Mischung aus Sherlock Holmes und Kurt Wallander. Diesmal beschäftigt den temperamentvollen Ermittler eine Einbruchserie in vornehmen Kreisen.
Eine Reihe von eigenartigen Einbrüchen macht Commissario Montalbano (Luca Zingaretti) das Leben schwer. Alle erfolgen bei reichen Leuten aus demselben Freundeskreis, alle nach dem gleichen Muster. Erst werden die Zweitwohnsitze ausgeraubt, dann die Stadtwohnungen. Als die Einbrecherbande in anonymen Briefen einen vierten und letzten Einbruch ankündigt, setzt Montalbano alles daran, die Bande auf frischer Tat zu ertappen…
 
 

La Nouvelle Vague, 3.2.2018
Quando il diavolo ci mette lo zampino, di Camilleri certamente.
Dopo essere stato in scena al Teatro Vittoria di Roma, ha debuttato anche a Trieste, sul palco del Teatro La Contrada: Il Diavolo, certamente di Andrea Camilleri. A portarlo in scena è la compagnia Attori&Tecnici di Roma.
Sul palco Stefano Messina, Carlo Lizzani, Roberto Della Casa, Sebastiano Colla, Claudia Crisafio, Mimma Lovoi, Chiara Bonome, Valerio Camelin. La regia è dello stesso Messina, mentre l’adattamento del testo, da quello di Camilleri a quello teatrale, di Claudio Pallottini.

Un vagone del treno Palermo – Torino, sei personaggi che si incontrano, sei storie che si raccontano nello scompartimento 6 della carrozza 6.
Il treno è socialità da sempre e dopo un iniziale e naturale imbarazzo, uno dei viaggiatori darà il via narrando vicende più o meno strane, più o meno credibili dove gli illuministi danno la colpa al fato ed i credenti al diavolo.
Assistiamo quindi alla rappresentazione di vicende nella vicenda.
Le trame disegnate da Camilleri sono perfette, l’intreccio è continuo e lo spettatore è sballottato quasi freneticamente tra una realtà e l’altra. Merito sicuramente anche dell’ottimo adattamento di Claudio Pallottini.
I due piani narrativi
Dal punto di vista prettamente tecnico la soluzione ai due piani narrativi è data da un telo americano posto tra il fondo del palco, dove c’è la carrozza, ed il proscenio dove avviene lo svolgimento della maggior parte dei racconti.
L’espediente tecnico, benché indispensabile, toglie però forse qualcosa durante le scene del vagone. La recitazione si fa un po’ troppo soffocata, come se non ci fosse il giusto mordente. Ma non è certo colpa degli attori perché gli stessi, messi in proscenio, risultano a tratti esilaranti e sempre più che convincenti.
La regia è firmata da Stefano Messina, che è anche in scena, ed al quale rimproveriamo un eccessivo omaggio a Nino Manfredi nella sua recitazione con tanto di accenno alla famosa battuta pubblicitaria sul caffè.
Ma lo spettacolo è piacevole con tanto di colpo di scena finale, ma non poteva essere diversamente, visto che è firmato da un maestro del giallo come Andrea Camilleri.
In scena fino al 7 febbraio al Teatro Bobbio – La Contrada
Fabrizio Caperchi
 
 

tvtv.de, 3.2.2018
Sat.1 emotions 03:40 So 04. Februar
Sonstiges, I 2013
Commissario Montalbano
Staffel 9, Folge 3 von 4, Eine Stimme in der Nacht

So hat sich Commissario Montalbano seinen Geburtstag nicht vorgestellt: Erst wird er von einem Straßenrowdy attackiert und dann muss er auch noch einer Beschwerde gegen seinen Vice Augello nachgehen. Doch dann wird dieser tot in seinem Büro aufgefunden ...
 
 

Il Giornale, 4.2.2018
Montalbano? Meglio in onda dopo il voto: è Zingaretti

Alzi la mano chi non ama Montalbano. Il personaggio frutto della penna di Camilleri è la star degli sceneggiati Rai.
Ne sanno qualcosa ai piani alti di viale Mazzini alle prese con i dati Auditel. Ecco perché Rai Uno continua a trasmettere spot che annunciano il ritorno del commissario alias Zingaretti: tutti sintonizzati sulla rete a partire da lunedì 12 febbraio, subito dopo la fine di Sanremo, quando comincerà la nuova serie. Una scelta a prima vista intelligente: per evitare un crollo degli ascolti subito dopo gli ascolti-record del festival canoro chi meglio di Montalbano sarà in grado di reggere il confronto con la settimana precedente? La mossa sembra studiata a tavolino ma gli strateghi del cavallo agonizzante non hanno tenuto conto di un particolare: siamo in piena campagna elettorale in vista del 4 marzo. E allora? Cosa c'entra il commissario siciliano con il prossimo voto? Nulla, ma c'è un dettaglio che stona: alcuni utenti mi hanno segnalato una coincidenza come consigliere d'amministrazione della Rai: mi chiedono se sia opportuno battere la grancassa di Luca proprio mentre il fratello Nicola, presidente della Regione Lazio, è impegnato nella corsa per strappare il grande bis. Intendiamoci, le colpe di un fratello, sia pure molto assomigliante, non debbono ricadere sulle spalle dell'altro e poi gli elettori di Roma e dintorni non saranno certamente così ingenui da farsi influenzare dal gradimento per il commissario piuttosto che da quanto ha realizzato Nicola durante il suo mandato. Eppure, mi chiedo se, a scanso di equivoci, non sarebbe stato meglio programmare l'inizio della nuova serie due settimane dopo, il 5 marzo, appena chiuse le urne. Non sarebbe cambiato nulla, effetto traino-Sanremo a parte. Sono forse più realista del re, ma in questi casi, è sempre meglio la prudenza. Ricordo le polemiche che si registrarono prima del voto referendario 2016 sulla «overdose» tv di Renzi: una presenza eccessiva che si rivelò un «boomerang». Stavolta il discorso è diverso: ne sa qualcosa Stefano Parisi, il principale avversario del governatore uscente, che non credo sia particolarmente felice dell'invasione degli Zingaretti. A questo punto, per riequilibrare la situazione, bisognerebbe che Montalbano non fosse in grado di trovare l'assassino per almeno due settimane: una battuta d'arresto anche per lui.
Giancarlo Mazzuca
 
 

Spettacolomania, 4.2.2018
Montalbano, Peppino Mazzotta: sono cresciuto con Fazio, videointervista

“Abbiamo iniziato a girare Montalbano nell’autunno inverno del 1998, ero molto giovane e anche molto inesperto, col tempo sono cresciuto e Fazio è cresciuto insieme a me”. Parola di Peppino Mazzotta che nonostante abbia ricoperto nel corso della sua carriera di attore molti altri ruoli per il cinema (Cado dalle nubi, Anime nere), per il teatro, dove tornerà presto in uno spettacolo dal titolo Migranti, e per la televisione, dove lo vediamo proprio questa sera, domenica 4 febbraio su Canale 5 nel ruolo del Commissario Gerardi in Una donna contro tutti Renata Fonte e dove lo rivedremo presto anche nella seconda stagione di Solo con Marco Bocci, Peppino Mazzotta è e resterà per sempre soprattutto l’ispettore Fazio nella saga del Commissario Montalbano, da sempre interpretato da Luca Zingaretti, nata dalla penna di Andrea Camilleri, che torna con due episodi inediti subito dopo Sanremo 2018 lunedì 12 e lunedì 19 febbraio: La giostra degli scambi, dove Fazio e tutta la squadra indagheranno sull’incendio di un negozio, la scomparsa del suo proprietario e degli strani sequestri lampo e Amore, dove invece tutto girerà attorno alla scomparsa di una bella e giovane donna. Tanti anni, dunque, appiccicato a un personaggio, impossibile non scambiarsi caratteristiche e modalità di vita: “ho preso più io da lui che lui da me – ci dice l’attore calabrese nella nostra videointervista che trovate a fine articolo – Fazio è un personaggio molto positivo e comunque un riferimento come lo è anche Montalbano, la sua visione del mondo, il suo senso dell’etica e della giustizia uno se lo fa servire anche nella vita quotidiana ogni tanto…” La nostra videontervista a Peppino Mazzotta:



Patrizia Simonetti
 
 

Che tempo che fa, 4.2.2018
Luca Zingaretti e la balenga scomparsa

Fabio Fazio ospita Luca Zingaretti che torna a vestire i panni de "Il Commissario Montalbano" la più fortunata, premiata e acclamata serie tv italiana, trasmessa in oltre 60 paesi tra Europa e resto del mondo -, con due inediti episodi in onda su Rai1 il 12 e il 19 febbraio.
 
 

RagusaNews, 4.2.2018
Il Commissario Montalbano a Che Tempo che fa. VIDEO
Indaga sulla scomparsa di Luciana Littizzetto

Milano - E' arrivato in studio a bordo della Fiat Tipo Luca Zingaretti-Salvo Montalbano, nelle vesti del commissario di polizia. Il commissario indaga su "la balenga scomparsa", ovvero la sparizione di Luciana Littizzetto. Montalbano ha posto sotto interrogatorio Fabio Fazio, quasi omonimo del suo collaboratore, chiedendogli se sia anch'egli poliziotto.
"Camilleri mi ha insegnato lo straordinario della quotidianità", ha detto Zingaretti a Fabio Fazio. Il 12 febbraio va in onda La Giostra degli Scambi", episodio incentrato sul rapimento di alcune donne. Una storia a diversi gradi di lettura. Fazio ha mandato in onda una clip in cui due carabinieri quasi arrestano Montalbano in seguito a una rissa avvenuta sotto casa sua. Zingaretti ha ricordato Marcello Perracchio.
 
 

TV program - Pravda, 4.2.2018
O1 CT1 (zajtra, 5.2. 23:35):
Mladý Montalbano
Originálny názov: Il giovane Montalbano
(farebný krimiseriál, Taliansko, 2012, 120 minút)

Popis:
Montalbanuv první prípad. První vyšetrování tvrdohlavého a charismatického sicilského komisare.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 4.2.2018
Giménez Bartlett "Io, spagnola sponsor della Sicilia nel mondo"

Alicia Gimènez-Bartlett, una delle più grandi scrittrici europee contemporanee, parla della Sicilia, della sua ricchezza culturale e delle meraviglie ambientale della terra del sole. La scrittrice spagnola è fra i maggiori protagonisti di quello che si può certamente definire fenomeno del "giallo mediterraneo".
Vive a Barcellona, la città nella quale ha ambientato i suoi romanzi incentrati sulla figura della poliziotta Petra Delicado, detective che unisce la capacità razionale d'indagine ad un profondo senso di umanità. Il personaggio inventato dalla Bartlett è fra le più originali creature letterarie del giallo europeo ed è molto amata dai lettori. La scrittrice fa riferimento anche alle scaturigini delle sue invenzioni letterarie che sono sempre calate in un contesto reale, il giallo come uno strumento d'interpretazione del mondo sociale, la narrativa legata alla vita. E parla anche di alcune delle figure storiche della letteratura siculo-europea, da Verga a Sciascia.
Ogni luogo ha un suo fascino ed una sua storia, ma vi sono luoghi come la Sicilia che assumono un valore universale. Molti dei più grandi intellettuali e protagonisti della storia culturale europea e mondiale di ogni epoca hanno scritto cose splendide e profonde sull'isola. Quali sono a suo giudizio gli elementi che rendono così originale questa terra?
«Avevo una idea romantica e teorica della Sicilia, ma nel conoscerla ho capito che la sua originalità sta nei suoi contrasti: il continuo mutare del paesaggio, le differenze della gente. Sono le cose che mi hanno colpita e affascinata. In Sicilia, allo stesso tempo, puoi trovare dalla persona più sofisticata a quella più popolare».
Come è nata la sua passione per la Sicilia?
«È nata già dal mio primo viaggio. Vi sono stata quattro volte ed ho sempre trovato una isola nuova, vibrante, piena di sorprese, di vita. Da allora mi sono convertita in una specie di "pubblicitario" della Sicilia, la raccomando a tutto il mondo: amici, lettori spagnoli. Tutti conoscono la mia passione per la Sicilia. Se parlo con coloro che seguendo il mio consiglio hanno poi fatto un viaggio nell'Isola, mi ringraziano sempre per la mia insistenza sull'argomento Sicilia. Non c'è nessuno che non sia tornato da un viaggio in terra siciliana totalmente entusiasta».
Cosa l'ha colpita maggiormente di Palermo visitando la città?
«Mi ha sorpresa in maniera straordinaria la grande quantità di palazzi e monumenti antichi, in alcuni casi anche in decadenza, e come coesistano con gli edifici nuovi con assoluta naturalezza. Ed ho visto come la città si sta rinnovando poco a poco con senso del gusto senza che ne sia alterata l'anima e lo spirito delle vie e delle piazze».
Quali sono gli altri luoghi che ha conosciuto dell'Isola e che l'affascinano?
«Della Sicilia ho visto molto: Agrigento, Catania, Messina, Ragusa, Siracusa».
Dai luoghi ai protagonisti della storia letteraria siciliana che fra la seconda metà dell'Ottocento ed il Novecento si è imposta a livello europeo. Il primo passaggio è d'obbligo. Qual è la sua opinione su Giovanni Verga ed il Verismo?
«Verga è uno scrittore controverso e le sue idee politiche non sempre si comprendono nel mondo attuale. Il suo maggior merito è quello di aver raccontato in maniera razionale ed essenziale la realtà, senza mai dimenticare l'importanza della testimonianza letteraria. La sua fede – e quella del Verismo – nel progresso dell'essere umano può apparire un po' naif, ma non si può negare che ha contribuito alla modernizzazione dell'Italia».
Uno dei più grandi intellettuali italiani ed europei del Novecento è stato Leonardo Sciascia. La sua letteratura intrisa di impegno civile è molto attuale. Non meriterebbe più spazio nel dibattito odierno?
«Assolutamente. Un autore concreto, obiettivo, pieno delle caratteristiche che saranno considerate più tardi come virtù del romanzo contemporaneo».
Può citare i suoi scrittori siciliani viventi preferiti?
«Mi piace molto Santo Piazzese. È pieno di saggezza, di umorismo, di bonomia. I suoi gialli sono profondamente umani senza sentimentalismo, e senza dimenticare l'ironia.
Qualche anno fa sono stata ospite di "Una Marina di libri" alla Gam dove ho amabilmente dialogato con Piazzese».
Il "giallo mediterraneo", che anche grazie ad Andrea Camilleri si è affermato a livello internazionale, e la cultura del ‘900 debbono molto alla figura di Elvira Sellerio. Come la ricorda?
«Era fantastica! Ci siamo piaciute dal primo momento.
Con me è stata sempre gentile, generosa, ironica e simpatica.
Quando i miei libri cominciarono ad essere molto conosciuti in Italia feci un viaggio a Roma e tornata nella mia stanza in albergo trovai un grande mazzo di rose bianche con un suo biglietto: "Auguri, sei la regina d' Italia". Fu una emozione indimenticabile».
Da quale ispirazione è nato il suo racconto, "Quando viene settembre", presente nella raccolta "Un anno in giallo" edita da Sellerio?
«La mia ispirazione nasce sempre dai temi che suscitano una certa preoccupazione sociale ed ovviamente dagli argomenti legati alla vita dei nuclei familiari. In questo caso succede esattamente la medesima cosa».
Ha in progetto un suo nuovo viaggio in Sicilia?
«Non vedo l'ora di ritornare».
Salvo Fallica
 
 

Scrivo Libero, 5.2.2018
Agrigento si presenta per diventare “Capitale della Cultura 2020”, Firetto: “la squadra ha funzionato” – VIDEO

Immagini mozzafiato quelle mostrate a Roma alla Commissione del ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo che sceglierà la “Capitale della Cultura” del 2020.
La delegazione di Agrigento si è presentata con un video, realizzato da Marco Gallo, che ha raccontato la città, del suo glorioso passato, mai cancellato e ancora sotto gli occhi di tutti per cui merita di diventare “Capitale italiana della cultura 2020“.
Oltre al sindaco Lillo Firetto, il cardinale Francesco Montenegro, Enzo Camilleri del distretto turistico “Valle dei TemplI”, il direttore del Parco Archeologico Giuseppe Parello ed altre personalità, con il collegamento anche del grande Andrea Camilleri.
“Alla grande! La squadra ha funzionato“. Questo il commento a caldo del Sindaco Lillo Firetto. che ha aggiunto: “Condividiamo per immagini il contenuto del racconto che abbiamo illustrato alla Commissione“.
Una “battaglia” che Agrigento “combatterà” con altre splendide città italiane come Casale Monferrato, Bitonto, Macerata, Merano, Nuoro, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Treviso. Si dovrà attendere il 16 febbraio per il responso che potrebbe dare finalmente il giusto lustro ad una città troppo spesso messa in ombra.
 
 

Raiplay, 5.2.2018
Il commissario Montalbano
Intervista a Luca Zingaretti

E' ancora una volta l'amore, con la A maiuscola ma anche quello crudele, il maggior indiziato nei due nuovi episodi de "Il commissario Montalbano". In questa intervista esclusiva, Luca Zingaretti racconta come è cambiato il personaggio di Salvo Montalbano nel corso degli anni, e ci svela il segreto del suo successo
 
 

gonews, 5.2.2018
Al teatro Verdi in scena 'Il Casellante' di Moni Ovadia
Santa Croce sull'Arno

Il Casellante con Moni Ovadia, Valeria Contadino e Mario Incudine andrà in scena al Teatro Verdi di Santa Croce sull’Arno venerdì 9 febbraio alle 21.15.
Tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri (Sellerio, Palermo), Il Casellante viene proposto da Moni Ovadia nella sua riduzione per le scene, a opera dello stesso Camilleri e di Giuseppe Dipasquale, anche regista dello spettacolo.
Il Casellante è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più divertenti del ciclo cosiddetto mitologico. Ambientato in Sicilia, terra di contraddizioni e paradossi, narra la vicenda di una metamorfosi, una vicenda che vive di personaggi reali, trasfigurati dalla grande fantasia del narratore. E’ il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta. I l carattere affascinante di questo progetto, posto essenzialmente sulla novità del testo e della sua possibile realizzazione, si sposa tutt’uno con la possibilità di ricercare strade sempre nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea.
La stagione di prosa del Verdi prosegue mercoledì 28 febbraio con Sii il nuovo spettacolo di Alessandro Bergonzoni. Lo spettacolo Rosalind Franklin- Il segreto della vita di Anna Ziegler con Asia Argento e Filippo Dini previsto per mercoledì 14 marzo è stato sostituito con Piccoli crimini coniugali in scena il 19 marzo.
I biglietti di tutti gli spettacoli possono essere acquistati nei punti vendita del circuito regionale Box office. I biglietti ancora disponibili saranno messi in vendita il giorno dello spettacolo presso il Teatro Verdi in orario 17-19 e dalle 20.30 fino a inizio spettacolo.
I prezzi: platea e palchi 1° e 2° ordine intero € 20 ridotti € 16, palchi 3° ordine; intero € 15 ridotti € 12.
Previste riduzioni per under 26 e over 65 anni, a portatori di handicap o a soggetti con invalidità riconosciute, per soci Arci, Acli, Endas, Fenalc e Agesci e per possessori di Carta Giovani. Per i soci Coop è prevista l’applicazione della riduzione del costo del biglietto limitatamente ai posti del 3° ordine.
Per informazioni comune di Santa Croce 0571/389953 - tel. 0571/30642 - www.comune.santacroce.pi.it; Giallo Mare Minimal Teatro 0571 81629 – info@giallomare.it; Teatro Comunale Verdi di Santa Croce sull’Arno tel. 0571/33267, box office Coop Santa Croce sull’Arno tel. 0571/365599 e Coop Santa Maria a Monte tel. 0587/704499
 
 

La Voce del Trentino, 5.2.2018
Camilleri a teatro: giovedì unica data in regione

Dopo Roma, Modena e Trieste, Ala. Giovedì 8 febbraio al teatro Sartori va in scena “Il diavolo, certamente”, uno spettacolo nuovissimo, ispirato ad un racconto di Andrea Camilleri.
Al debutto a Roma la rappresentazione della Compagnia Attori & Tecnici ha ricevuto numerose critiche positive, e l’appuntamento di Ala è l’occasione giusta in regione per gustare il nuovo spettacolo. Si tratta infatti dell’unica data trentina per ora in programma per “Il diavolo certamente”.
I critici sono stati quasi unanimi nel promuovere lo spettacolo della Compagnia Attori & Tecnici, dove gli autori sono riusciti nel tradurre dalla carta al palcoscenico i vivaci racconti di Camilleri. La storia è quella di sei passeggeri, tra loro sconosciuti, che salgono sul treno in partenza da Palermo diretto a Torino; con loro c’è un controllore. Sono sei, e il destino vuole che si incontrino nello scompartimento 6, della carrozza 6. Il viaggio è lungo e perciò i passeggeri cominciano a fare conoscenza tra di loro.
Avviene così che ciascuno racconti qualcosa che gli è capitato, e ogni narrazione è contraddistinta dal caso, dalle coincidenze. Vuoi vedere che ci ha messo lo zampino il diavolo in persona? – si scherza. Ma con il procedere della storia lo scherzo diverrà sempre più verosimile, fino al colpo di scena finale. L’allestimento peraltro prevede soluzioni originali, come quella di introdurre dei “racconti nel racconto”, e traducendoli sul palco con delle luci speciali, in modo da regalare agli spettatori un “effetto cinema” di forte impatto.
A mettere in scena i racconti di Camilleri, adattandoli al teatro, è stato Claudio Pallottini, che ha dato allo spettacolo un ritmo incalzante, divertendo e al tempo stesso facendo riflettere sui casi della vita, sulle coincidenze che contraddistinguono e spesso determinano le nostre esistenze. La regia è di Stefano Messina, sul palco Viviana Toniolo, Annalisa Di Nola, Stefano Messina, Carlo Lizzani, Roberto Della Casa, Sebastiano Colla, Claudia Crisafio.
Il debutto in prima nazionale al teatro Vittoria a Roma, lo scorso 11 gennaio, ha ricevuto ottime recensioni. Adesso, dopo alcune date a Modena e Trieste in questi giorni, arriva ad Ala, al teatro Sartori, l’8 febbraio. Si tratta dell’unica data in regione.
Inizio alle 21, biglietti con il circuito Primiallaprima e nelle casse rurali fino a mercoledì. Ingresso 12 euro. La biglietteria del Sartori apre alle 20. Info 0464 674068, biglietteria 0464 671633.
 
 

Tages Anzeiger, 6.2.2018
«Es überkommt mich ein Zittern»
Andrea Camilleri, Italiens erfolgreicher Schriftsteller, fürchtet die Cinque Stelle und wundert sich über Berlusconis Aufstieg «aus dem Schacht».
«Es streunen nur noch einige Hunde rum.»Andrea Camilleri über die Mafia

Sie sind 92, schreiben täglich, reisen, treten auf. Es scheint Ihnen gut zu gehen.
Danke, ja, mir geht es ziemlich gut, auch gesundheitlich. Da ist nur diese Sache mit der Sehkraft, ich habe das Augenlicht fast ganz verloren.
Wie hat das Ihr Schreiben verändert?
Ich diktiere, das musste ich aber zuerst lernen. Wenn du es gewohnt bist, immer wieder an den Anfang eines Satzes zurückzukehren, und dich selber liest, um den Erzählfaden weiterzuzwirnen, ist das nicht ganz einfach. Mir hilft jetzt, dass ich früher Theaterregisseur war. Wenn ich an eine Szene denke, dann stelle ich mir alles wie in einem Puppentheater der Gedanken vor und platziere darin meine Figuren. Die bewegen sich, reden, stehen mal am Fenster, mal in einer Amtsstube, und ich sehe sie und höre ihnen zu, drehe an ihnen, schiebe sie herum. Am Ende von jedem Satz liest Valentina, meine Assistentin, ihn mir noch einmal vor, und wir korrigieren gemeinsam. Sie arbeitet schon seit sechzehn Jahren mit mir, sie kennt meine Sprache, auch das Vigatese.
Vigatese, so nennt sich Ihr Sizilianisch, die Sprache aus dem imaginären Ort Vigata, an dem Ihre Kriminalromane spielen.
Manchmal fragt Valentina nach, wie ich ein neues Wort, etwa ein erfundenes Verb, buchstabieren will. Doch mittlerweile beherrscht sie das Vigatese fast so gut wie ich. Wir reden und lachen viel. Dieser Prozess verlangsamt das Schreiben natürlich, aber vielleicht ist es deshalb auch überlegter geworden, präziser.
Sie sagten einmal, Sie würden heute besser schreiben als früher.
Ja, ist das nicht erstaunlich? Es widerfährt mir eine kuriose Sache: Mein Körper hat wunderbar reagiert, er hilft mir mit den anderen Sinnen, sie kompensieren das, was ich verloren habe. Zum Beispiel ist das Gedächtnis bei mir im Alter plötzlich so klar, dass mir Erlebnisse aus der Kindheit begegnen, als wären sie gestern passiert, mit fantastischen Details. Auch das unmittelbar Erlebte ist ganz da. Für das Schreiben ist das sehr wichtig. Die Sätze, die ich formuliere, sind wie ins Gedächtnis gestanzt. Es ist, als hätte die Blindheit meine Konzentrationskraft geschärft, die Ideen blühen wild.
Nichts lenkt Sie ab.
Keine Fliege, die durch den Raum fliegt, trägt meine Gedanken weg. Aber dieses konzentrierte Schreiben ermüdet mich auch sehr schnell. Mehr als drei Stunden am Morgen schaffe ich nicht. Doch das reicht. Wenn ich aufstehe, ist alles schon da, dann will ich immer gleich beginnen.
Alles da?
Ja, ich liege am Abend oft stundenlang im Bett und studiere an den Geschichten herum. Wenn ich aufstehe, liegen sie bereit.
Wie wichtig ist das Träumen?
Ich träume in buntesten Farben, auch darin werde ich reich entschädigt. Ich schlafe ein und träume, immer, das war früher nicht so. Meistens sind es lustige Träume. Einer geht so: Ich bin in Mailand am Bahnhof, als Clown verkleidet. Ich trage diese riesigen Schuhe und einen schweren Koffer und bin spät dran. Ich beeile mich also, laufe durch die Stazione, stolpere ständig über meine grossen Schuhe. Als ich den Bahnsteig erreiche, fährt mein Zug gerade los. Er ist voll mit Clowns, die ihre Nase ans Fenster pressen und mir zurufen: Lauf, lauf! Ich laufe und falle hin. Auf der anderen Seite des Bahnsteigs steht ein Zug mit normal gekleideten Passagieren, sie lachen alle.
Ist es wahr, dass das Ende von Montalbano schon geschrieben ist?
Oh ja, schon lange. Ich habe es geschrieben, als ich 80 war. Letztes Jahr haben wir es wieder hervorgeholt und komplett neu geschrieben. In zwölf Jahren ist so viel passiert, auch das Vigatese hat sich weiterentwickelt. Wir mussten das Buch mit den letzten sprachlichen Errungenschaften ausschmücken.
Reden wir über Italien, am 4. März finden Parlamentswahlen statt.
Sie glauben, ich verstehe etwas von diesen Wahlen? Ich habe da meine Zweifel, aber schauen wir mal.
Das Land wacht gerade auf aus einer langen, tiefen Krise. Man hat das Gefühl, die Italiener hätten darin ihre Leichtigkeit verloren.
Die Leute sind härter geworden, auch aggressiver, und das ist kein Wunder. Es hat ein Wandel stattgefunden. In anderen Zeiten hätte eine solche Krise leicht in blutige Revolten ausarten können. Zum Glück passierte das diesmal nicht. Dafür polsterte die Verzweiflung den Erfolg einer Partei, der Cinque Stelle, die sich gegen alles Etablierte richtete.
Wie sehen Sie die Fünf Sterne?
Mit Angst, ich fürchte mich vor ihrer eklatanten Inkompetenz. Wenn ich mir vorstelle, dass ihr Spitzenkandidat, dieser Luigi Di Maio, Premierminister werden könnte, theoretisch wenigstens, dann überkommt mich ein Zittern. Kein Scherz! Schauen Sie sich doch Rom an, nie in der Geschichte hatte die Stadt einen schlechteren Bürgermeister.
Auch die beiden Vorgänger von Virginia Raggi waren nicht eben brillante Figuren gewesen.
Ich bleibe dabei, keiner war je schlechter. Und das Verrückte ist: Würde heute neu gewählt, würde Raggi wahrscheinlich wiedergewählt. Die italienische Wählerschaft wird von einem irren Mix von Gefühlen durchzogen: Konfusion, Wut, Verzweiflung. Man schlägt zehnmal mit dem Kopf gegen einen Stein und sagt sich, komm, warum nicht noch ein elftes Mal.
Da wären wir bei Silvio Berlusconi. Der mischt auch wieder mit.
Schrecklich. Ich hätte es nicht für möglich gehalten, dass ich in meinem hohen Alter noch einmal von ihm hören würde. Doch da ist er wieder, als Protagonist der italienischen Politik, nachdem er rechtmässig wegen Steuerbetrugs verurteilt worden war. In jedem anderen Land wäre einer wie Berlusconi politisch längst erledigt, und für immer.
Warum in Italien nicht?
Weil es plötzlich wieder ein politisches Vakuum gab. Die Linke ist dramatisch abgesackt, und gleichzeitig stieg diese undefinierbare Bewegung der Cinque Stelle auf, die von einer Privatfirma und einem Komiker geführt wird. Da war es nur logisch, dass Berlusconi wieder aus dem Kanalschacht steigt.
Wen würden Sie denn eher wählen, wenn Sie denn müssten: Berlusconi oder Di Maio?
Auf diese Frage antworte ich nur, wenn man mir eine Pistole an den Kopf hält. Doch Italien ist eine freie Demokratie, hier hat man das Recht, sich der Stimme zu enthalten und keinen der beiden zu wählen. Für mich ist das also kein Dilemma.
Für andere schon. Nun heisst es da und dort, Berlusconi sei am Ende doch das kleinere Übel, den kenne man schliesslich.
Eben, man kennt ihn schon, das müsste eigentlich reichen, nicht?
Was ist denn mit der Linken los? So schlecht hat sie doch gar nicht regiert.
Sie häutet und spaltet sich mal wieder. Nach jeder Spaltung verliert sie noch stärker an Bedeutung. Ich mochte die Regierung von Matteo Renzi nicht, aber ja, sie hat einiges versucht und auch etliches geleistet, gerade bei den Bürgerrechten. Doch es war nicht genug. Die Wirtschaft ist noch immer zu schwach, um genügend Arbeit zu schaffen, und noch immer lebt eine von drei italienischen Familien in Armut. Für eine Renaissance des Landes fehlt das Fundament. Und dann ist da noch diese gigantische Steuerflucht: Dem Staat entgehen jedes Jahr 60 Milliarden Euro, weil sich viele drücken.
Was störte Sie an Renzi?
An seinem Partito Democratico ist nichts mehr links, die sozialdemokratische Partei steht in der Mitte und blickt von dort eher nach rechts als nach links. Kaum war Renzi Sekretär, setzte er sich an einen Tisch mit Berlusconi, um mit ihm über Reformen zu reden. Das muss man sich mal vorstellen! Ich werde deshalb die linke Linke wählen, die, die sich vom Partito Democratico abgespaltet hat.
Fahren Sie oft nach Sizilien?
Etwa zweimal im Jahr, jeweils für vier, fünf Tage, mehr nicht. Manchmal habe ich diese Sehnsucht nach dem Duft des Hafens von Porto Empedocle, meiner Heimatstadt. Doch Freunde aus der Jugend sind mir keine geblieben, die haben sich alle schon verabschiedet, ich bin der einzige Überlebende.
Unlängst starb Totò Riina, der Boss der Bosse. Starb mit ihm auch die Cosa Nostra?
Die Mafia, wie wir sie kannten, war schon vorher tot. Von den grossen, gewissermassen charismatischen Figuren ist nur noch Matteo Messina Denaro übrig geblieben, doch wie es scheint, hat der nur wenig Macht. Die sizilianische Mafia ist von der kalabrischen ’Ndrangheta und sogar von der kampanischen Camorra überholt worden. Es fehlt ihr ein Kopf. Und da diese Organisation im Gegensatz zu den anderen immer mit einer klaren hierarchischen Spitze funktioniert hat, mit einer Kuppel, die alles überdachte, gibt es nun nur noch kleine, lokale Banden. Giovanni Falcone hatte recht, als er einmal sagte, die Mafia sei ein menschliches Gebilde, und wie alles Menschliche sei es dem Ableben geweiht.
Und dieser Moment ist nun gekommen?
Ja, es streunen nur noch einige Hunde rum.
Für viele Sizilianer sind Sie ein Heiliger.
Diese Zuneigung erwärmt mein Herz, ich hätte ja nie gedacht, dass man mich mal so mögen würde. Interessanterweise ist die Zuneigung aber in Mailand fast noch grösser als in Sizilien. Und hier in Rom. Als ich 80 wurde, war die Strasse unten voll mit Leuten. Ich musste mich ans Fenster stellen, es sah so aus, als würde ich die Menschen segnen.
Von wegen segnen: Sie mögen Franziskus, den Papst.
Ja, den mag ich sehr, obschon ich ja nicht gläubig bin. Ein südamerikanischer Jesuit – das passt doch wunderbar! Die sind traditionellerweise volks- und lebensnah, konkrete Köpfe. Im Vatikan gefällt das natürlich vielen nicht.
Wird er es dennoch schaffen, die Kirche zu reformieren?
Wahrscheinlich nicht. Es ist schon ein Wunder, dass er noch da ist. Sobald er weg ist, wird die -Kurie alles wieder zurückdrehen.
Sie rauchen noch immer.
Die Ärzte haben schon lange resigniert. Wenn ich mit dem Rauchen aufhören würde, würde ich wohl sofort sterben. Aber eigentlich ist das ja alles ein Bluff: Ich stecke mir eine Zigarette an und drücke sie nach höchstens drei Zügen wieder aus. Den Rauch inhaliere ich nur bei einem der drei Züge. Die Zigaretten schaden meinem Geldbeutel mehr als meiner Lunge.
Mit Andrea Camilleri sprach Oliver Meiler
 
 

Corriere della Sera, 6.2.2018
La creatività non ha età
L'amarezza di Avati, la lezione di Eastwood e l'ironia di La Capria "Fatevi da parte voi"
L'accusa. Il regista italiano lascia la commissione del ministero: mi hanno detto che sono vecchio
I modelli. Da Verdi a Montalcini, passando per Picasso: "Ci vuole molto tempo per diventare giovani"

Sarà vero che la vecchiaia segna più rughe nello spirito che sul viso? Forse perché non riuscì ad arrivarci, avendo vissuto poco meno di sessant'anni, il filosofo francese Montaigne aveva una pessima opinione della senilità. Ma che ne sapeva? Probabilmente se avesse avuto modo di vedere gli ultimi film degli ultraottantenni Clint Eastwood e Woody Allen non sarebbe stato cosi pessimista sull'età. Idem se avesse assistito a uno spettacolo del vecchio Luca Ronconi o se avesse avuto modo di leggere un Camilleri a caso.
Dunque, si capisce l'amarezza di Pupi Avati, che lascia la commissione per i contributi selettivi del ministero dei Beni Culturali dopo aver incassato, tra i dissensi sul suo conto, anche l'accusa di essere troppo vecchio. Come se l'anagrafe fosse, in sé, una menomazione alla capacità di giudizio o peggio alla creatività. Non la pensa cosi, per esempio, lo stesso Andrea Camilleri, quando afferma che la vecchiaia non intacca la capacità di sognare, anzi rende più sensibili verso gli aspetti impalpabili della vita, cioè verso le emozioni e i sentimenti. Niente di meglio per alimentare la vena creativa. Poi magari le gambe cedono, la vista diminuisce e le mani tremano, ma non importa.
[...]
Paolo Di Stefano
 
 

La Repubblica (ed. di Firenze), 6.2.2018
In Provincia

Castelfranco di sopra Teatro Capodaglio
Via Roma 055/9149571
Il re di Girgenti con Massimo Schuster, Fabio Monti venerdì 9. dal romanzo di Andrea Camilleri
[...]
 
 

Opinione, 7.2.2018
Settimanale ‘Oggi’ * Il ritorno di Montalbano – Sonia Bergamasco (la fidanzata Livia): Rapporto piu’ frizzante, il commissario si scopre geloso

In un’intervista al settimanale Oggi, in edicola da domani, l’attrice Sonia Bergamasco, che ne «Il commissario Montalbano» è la fidanzata Livia, dice: «Il nostro matrimonio? Per scoprirlo bisogna aspettare lunedì 19. Certo, il desiderio e il sogno c’entrano… La scena è corale: è presente tutto il cast. E, la sera prima di girarla, ci siamo ritrovati tutti e abbiamo fatto una cena, una grande tavolata».
E poi, sulla crescita del suo ruolo: «Attorno al racconto poliziesco, emerge anche una narrazione più lieve: il rapporto tra loro due si fa più frizzante, anche spiritoso. E il commissario si scopre molto geloso».
[…]
 
 

Ala - Teatro Sartori, 8.2.2018
ore 21.00
Compagnia Attori & Tecnici
Il diavolo, certamente
di Andrea Camilleri - riduzione e adattamento teatrale Claudio Pallottini
con Viviana Toniolo, Annalisa Di Nola, Stefano Messina, Carlo Lizzani, Roberto Della Casa, Sebastiano Colla, Claudia Crisafio
regia di Stefano Messina

Debutta in prima nazionale la nuova produzione, una novità assoluta della compagnia Attori&Tecnici.
Sei passeggeri, sei perfetti sconosciuti, più il controllore, salgono a Palermo sul treno che nella notte li porterà a Torino e s’incontrano nello scompartimento 6 della carrozza 6.
Come sempre accade in questi lunghi viaggi, dopo i primi momenti di diffidenza e di silenzio, rotto il ghiaccio, si parla del più e del meno.
Il più e il meno di questa lunga notte, però, è assai particolare: è il racconto di alcune strane avventure che sono accadute ai nostri protagonisti, o delle quali hanno avuto notizia.
Sono strane perché tutte vertono su un unico filo conduttore: il “caso”, la “coincidenza” incredibile; o meglio ancora – come dice Andrea Camilleri dal quale è tratto lo spettacolo teatrale – il “Diavolo certamente” che ci ha messo lo zampino. I racconti, rappresentazioni nella rappresentazione, diventano il pretesto per discutere sull’esistenza o meno del diavolo; e quando tutto sembra risolversi in una negazione di quest’ultimo, arriva il colpo di scena finale: il treno non si è mai mosso da Palermo e tutto è avvenuto solo nella fantasia dei sei passeggeri. Anzi cinque, perché uno, quello che occupava il posto 6, dello scompartimento 6, della carrozza 6, all’uscita del buio della galleria si è volatilizzato, lasciando delle orme caprine sul pavimento dello scompartimento.
I racconti di Camilleri, magistralmente adattati da Claudio Pallottini e raccolti nello spazio angusto di uno scompartimento di un vagone del treno Palermo - Torino, oltre ad essere irresistibilmente divertenti, sono una riflessione sul caso e sulle coincidenze che ineluttabilmente determinano il senso delle umane sorti. Un evento inaspettato, una fatalità, un appuntamento mancato possono cambiare il senso di tutta una vita. Nel bene e nel male. I cambi di scena rapidi diventano di volta in volta teatro di un nuovo racconto. Il ritmo è vorticoso, le azioni sono fulminanti. Un girotondo trascinante e vitale, una scrittura beffarda che ha il dono della leggerezza e insieme una contagiosa energia. Andrea Camilleri, certamente.
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 8.2.2018
Luca Zingaretti torna in tv con due nuovi episodi di Montalbano
Il commissario torna con «La giostra degli scambi» e «Amore». «Salvo è come me, ho provato a dirgli addio ma mi mancava tutto di quella vita» racconta l'attore

È mattino presto. Luca Zingaretti sorseggia il terzo caffè della giornata. «Mi sono alzato alle cinque» spiega. «Mi succede quando sento il bisogno di scrivere e lavorare con un po’ di calma, prima che si sveglino tutti». Siamo nel suo ufficio romano: chiude il computer portatile, si mette comodo sulla sedia e quando comincia a parlare di Montalbano lo sguardo e il tono della voce si fanno più dolci. L’affetto che prova per il suo personaggio è palpabile.
Il 12 e il 19 febbraio vanno in onda due nuovi episodi di «Il commissario Montalbano». L’attesa è grande.
«Già. Il successo continua e ha anche valicato le Alpi, consolidandosi in Paesi dove non è facile imporsi. Penso all’Inghilterra, alla Germania, alla Francia, all’Australia, ai Paesi scandinavi».
Come se lo spiega?
«Non ci siamo mai seduti sugli allori, diamo sempre il massimo come fosse la prima volta. E poi il personaggio è scritto da un autore, Andrea Camilleri, che gli fa percorrere un arco narrativo completo e questa per un attore è un’occasione unica: Montalbano è uguale a se stesso eppure cambia tutte le volte. Non sappiamo che sapore avrà il nuovo episodio, ma riusciamo sempre a incontrare il favore del pubblico».
I nuovi film tv sono «La giostra degli scambi» e «Amore».
«E sono davvero belli. Me li sono guardati con mia moglie (l’attrice Luisa Ranieri, ndr) e mi è scappato: “Ma ’sto commissario è bravissimo!”. Ed è il risultato del lavoro di una squadra. Siamo un caso unico di persone che non mollano perché ci mettono la faccia e al pubblico offrono sempre cose nuove. Dagli attori allo scenografo, dal produttore al regista, dai tecnici alla costumista Chiara Ferrantini… Ha notato le giacche di Montalbano?».
Le giacche?
«Montalbano non è uno che segue la moda. Bisognava dargli personalità ma senza farlo diventare né troppo trendy né troppo classico. Ed ecco il tocco di originalità. Le giacche del commissario sono su misura. Non lo noti, ma Salvo è andato dal sarto a farsi fare le giacche. Magari ne ha solo tre, ma sono belle e gli stanno bene. Lui non ostenta, ma ai dettagli ci tiene».
Il segreto di Montalbano è nei dettagli, quindi?
«Il segreto del successo di Montalbano è semplice: ci divertiamo a farlo. Ogni attore ama cambiare personaggio, ma seguirne uno nel percorso di vita è molto interessante. Soprattutto se c’è lo scrittore che scrive a distanza di un anno».
Torniamo ai due nuovi episodi.
«Le tematiche di Camilleri sono sempre più dense, profonde, cupe. E c’è sempre più una sorta di conflitto tra giovani e vecchi. In “La giostra degli scambi” c’è il tentativo di una persona anziana di rubare la giovinezza. In “Amore” una coppia di attori ottantenni muore, mossa da un sentimento alto e profondo. Camilleri mescola tragedia e leggerezza in modo magistrale e sorprendente».
Vedremo Salvo e Livia in abiti nuziali. Non mi dica che si sposano!
«È una scena che non mi sarei mai immaginato di girare (ride): il buon Montalbano che finalmente si arrende a Livia e si va a sposare. Certo, nell’immaginifica realtà di Camilleri siamo stati abituati a pensare che non tutto è come appare...».
Dopo quasi 20 anni, ricorda il primo ciak nei panni di Montalbano?
«Ho un ricordo vivo dei set dei primi due episodi. Facevamo base a Trapani e giravamo a Custonaci. La sensazione era quella di essere tutti sulla stessa barca: stavamo facendo qualcosa a cui tenevamo moltissimo ma nessuno immaginava che potesse avere questo successo. Montalbano era un personaggio che veniva dalla letteratura, la storia era ambientata in un piccolo commissariato di un paesino della Sicilia. All’inizio venne mandato in onda su Raidue per proteggerlo negli ascolti. E invece...».
Come è diventato Montalbano?
«Andrea Camilleri era mio maestro all’Accademia di recitazione. Un giorno in libreria vidi un suo libro, era uno dei primi quattro romanzi. Lo comprai come si compra il libro di qualcuno che conosci e a cui vuoi bene, ma lo lasciai sul comodino. Dopo qualche mese lo presi in mano e lo lessi. Ne rimasi subito affascinato. Avrei voluto comprarne i diritti ma non avevo i soldi. Quando qualche tempo dopo lo fece il produttore Carlo Degli Esposti, pregai la mia agente di procurarmi un provino perché volevo assolutamente interpretare quel commissario. I provini durarono sei mesi: un’odissea. All’epoca nessuno puntava su attori sconosciuti, ma quando il regista Alberto Sironi mi scelse, Degli Esposti scommise su di me e di questo gli sono riconoscente».
E Andrea Camilleri?
«Lui non partecipò alle selezioni e si fidò della scelta. Lo chiamai per dirgli che mi avevano preso e lui mi confidò che Montalbano se lo immaginava come Pietro Germi: baffi, tanti capelli… insomma, fisicamente del tutto diverso da me. “Ma sei un bravo attore e sono sicuro che lo interpreterai bene” disse».
In tutti questi anni Salvo è cambiato. Le somiglia di più adesso?
«L’ho sentito vicino da subito. Il suo essere fedele a se stesso, il non derogare. Oppure derogare vigliaccamente in certi casi, sapendo che stai derogando... O ancora il suo modo di essere non incline al compromesso. Ecco, io sono così».
A un certo punto ha deciso di dire addio al suo personaggio.
«È vero. Era il 2008. Pensavo, sbagliando, che avessimo ormai raggiunto l’apice del successo e ho provato a dire basta. Ma dopo tre anni sono tornato a interpretarlo di nuovo».
Cosa le ha fatto cambiare idea?
«Fu una crisi di abbandono, mi mancava il personaggio, ma anche le persone con cui faccio ogni volta questo viaggio. Mi mancava quella terra di Sicilia, quegli odori, quei sapori, quell’indolenza, quel pomeriggio che non finisce mai, quella luce che non smette di sorprenderti, la dolcezza delle persone che vivono in quei posti. Era qualcosa che toccava l’anima e allora mi sono detto: lo rifaccio. E ne sono felice, perché il mio percorso con Montalbano è pieno di soddisfazioni e di persone che mi porto nel cuore».
A quale episodio, tra i 32 realizzati finora, è più legato?
«Quelli che mi hanno coinvolto di più sono “La forma dell’acqua”, “Il ladro di merendine” e questo ultimo ciclo, perché purtroppo è il primo senza il dottor Pasquano (l’attore Marcello Perracchio è morto lo scorso 28 luglio, ndr). Marcello stava male. Lo andai a trovare, gli volevo bene. Mi disse: “Mi tiene in vita il desiderio di poter girare altri film di Montalbano”. Gli risposi: “Allora tu riprenditi, che noi ti aspettiamo”. E lui si mise a piangere. Dopo una settimana se ne è andato (gli occhi gli si riempiono di lacrime, ndr)».
Parliamo dei suoi progetti.
«Compro diritti di libri per film che non mi faranno fare mai (ride). E poi scrivo. E mi diverto perché il vero momento creativo è proprio nella scrittura».
È metodico?
«Io sono un disordinato mentale che impiega il 60% delle proprie energie a cercare di essere ordinato, non riuscendoci quasi mai».
E come attore cosa l’aspetta?
«Una serie tv che sto scrivendo e di cui sarò protagonista. E sto preparando la regia teatrale di “The deep blue sea”, un testo di un drammaturgo inglese del ’900, Terence Rattigan, che sarà interpretato da Luisa Ranieri. Lo metterò in scena il prossimo anno».
L’anno scorso è andato a Sanremo a presentare Montalbano e a cantare «Vita spericolata». Quest’anno la rivedremo all’Ariston?
«No. Della canzone avrei dovuto accennare solo un paio di strofe, invece ne ho cantate quattro e mia moglie dice che ho stonato. Non importa, in quel momento mi sono detto: “Ma quando avrò un’altra occasione per cantare Vasco sul palco dell’Ariston?” (ride)».
Stefania Zizzari

L’incontro al Viminale con quattro «colleghi» siciliani



Il nuovo ciclo di Montalbano è stato presentato anche alla Polizia di Stato. In quella occasione, oltre al capo della Polizia Franco Gabrielli, Luca Zingaretti ha incontrato quattro commissari siciliani oggi in pensione: da sinistra Simone Fusto, Nicolò Villabuona, Salvatore Musumeci e Raffaele Palma. Dal confronto è venuto fuori che il metodo di indagine di Montalbano rispecchia in pieno quello dei veri poliziotti: intuizione, osservazione, ragionamento e pazienza. E pure l’auto di servizio è la stessa!

In La giostra degli scambi non tutto è come sembra
Due giovani amanti, Marcello (Raffaele Esposito) e Silvana (Desirée Noferini), scompaiono. Montalbano indaga, ma il caso è davvero complicato, anche perché succedono altri strani episodi all’apparenza scollegati tra loro. L’unico che riesce a fornire indicazioni sui due, che sembrano spariti nel nulla, è Giorgio Bonfiglio (Fabrizio Bentivoglio, 61), il miglior amico di Marcello. L’indagine mette a dura prova la squadra del commissario: Mimì (Cesare Bocci), Fazio (Peppino Mazzotta), Galluzzo (Davide Lo Verde) e Catarella (Angelo Russo, 56).
In Amore vedremo salvo alle prese con... la gelosia
Michela Prestia (Serena Iansiti, 32) ha un passato difficile che l’ha portata sulla strada della prostituzione. Ma da qualche tempo la donna sembra essersi rifatta una vita: ha conosciuto Saverio Moscato (Fabrizio Ferracane), un uomo di cui si è innamorata, ricambiata. Eppure, proprio ora che Michela sembra finalmente felice, scompare. Molti pensano che sia semplicemente scappata con un altro uomo, ma Montalbano indaga e capisce che non è così. Intanto Salvo si ritrova a fare i conti con un sentimento nuovo per lui: la gelosia nei confronti di Livia (Sonia Bergamasco). E questo avrà esiti inaspettati...
 
 

Zerkalo, 8.2.2018
Montalbano: Fabrizio Bentivoglio “Sarò un signore che crede di essere giovane”
Montalbano 12: si parte con La giostra degli scambi, lunedì 12 febbraio in prima serata su Rai Uno. In questo episodio, il commissario interpretato da Luca Zingaretti indagherà sulla misteriosa scomparsa di due amanti e su un incendio doloso. Nel cast, la guest star Fabrizio Bentivoglio

Fabrizio Bentivoglio torna in tv grazie al Commissario Montalbano, nell'episodio che andrà in onda lunedì il 12 febbraio dal titolo La giostra degli scambi, tratto dal romanzo omonimo di Andrea Camilleri.
In questo nuovo film, Montalbano (Luca Zingaretti) indagherà sull'improvvisa scomparsa di una coppia di fidanzati, una ragazza di cui non si conosce l’identità, e il playboy e viveur Marcello di Carlo (Raffaele Esposito), il cui negozio di elettronica è stato bruciato in un incendio chiaramente doloso. In più, in quegli stessi giorni, un bizzarro rapitore sequestra delle ragazze per alcune ore e poi le lascia libere senza far loro alcuna violenza. Le due storie saranno per caso legate?
Incontriamo il protagonista di questa puntata, Fabrizio Bentivoglio, che interpreta il migliore amico di Marcello, Giorgio Bonfiglio, per conoscere qualcosa sul suo personaggio.
ZS: Sig. Bentivoglio, è da tanto che manca dalla tv, com’è finito nelle avventure del Commissario Montalbano?
FB: “Tutto è iniziato con la chiamata di Alberto Sironi, che è stato il primo regista col quale ho fatto il mio primo provino negli anni ’70. Quel progetto non è andato in porto, ma è rimasta per tutti questi anni la voglia di lavorare insieme. Quando mi è arrivata la sua telefonata, quindi, aldilà che si trattasse di Montalbano, che già di per sé è una cosa interessante, non potevo dire di no!”.
ZS: Chi è Giorgio Bonfiglio, il personaggio che interpreta ne La giostra degli scambi?
FB: “Il mio personaggio è un signore che non si rassegna alla sua età. Crede infatti di essere ancora un giovane: ha una giovanissima fidanzata e dei giovani amici, anzi un giovane amico, l’amico del cuore, che però non si comporterà proprio come tale!
ZS: E’ un personaggio che in qualche modo gli somiglia? Come lo ha preparato?
FB: “Giorgio Bonfiglio con me non c’entra nulla; mi è molto simpatico, ma non credo proprio di assomigliargli. Uno degli aspetti che ho più curato del personaggio è stata la lingua, il siciliano ovviamente. E’ stato molto divertente”.
ZS: Nei suoi prossimi porgetti esce al cinema con Sconnessi, di cosa si tratta?
FB: “Sconnessi esce al cinema il 22 febbraio. Il mio ruolo è quello del padre di famiglia, una famiglia molto allargata, a dire il vero. Io convoco tutti in un luogo appartato e letteralmente li “sconnetto”, per poterli guardare in faccia e parlare”.
Roberto Puntato
 
 

Zerkalo, 8.2.2018
Montalbano, nuova puntata con Stella Egitto. “Ho coronato un sogno!”
Montalbano 12: Amore, il 19 febbraio su Rai Uno. In questo nuovo episodio, la storia di due sorelle, Michela (Serena Iansiti) e Cinzia Prestia (Stella Egitto). La misteriosa sparizione della prima condurrà il Commissario nella folle complessità dell'amore, spingendolo a riflettere anche sul suo sentimento sentimento per la compagna Livia.

Stella Egitto new-entry nelle vicende de Il Commissario Montalbano: in Amore, in onda il 19 febbraio in prima serata su Rai Uno, l’attrice siciliana interpreta la sorella di Michela Prestia (Serena Iansiti), una ragazza dal passato discutibile misteriosamente scomparsa. Stella è nota al pubblico per esser stata nel cast del secondo film da regista di Pif In guerra per amore e protagonista del recente e durissimo Malarazza di Giovanni Virgilio.
Nell’episodio che Stella interpreta, il punto nevralgico è, come dice il titolo l’amore, che viene raccontato in tutte le sue sfumature e la sua complessità. Montalbano, che non è mai stato molto a suo agio con le faccende di cuore, si troverà a dover affrontare la follia e la tragicità di un sentimento che può assumere contorni inquietanti.
Ecco cosa ci racconta Stella Egitto della sua avventura con Montalbano.
ZS: Cosa si racconta in Amore?
SE: “E’ una storia a tinte forti, come sempre quelle che dipinge Camilleri. Racconta del legame molto intenso tra due sorelle, Cinzia e Michela; ognuna identifica l’altra come tutta la sua famiglia. Ed è proprio questo inedito tipo di rapporto che porta il mio personaggio ad agire in una maniera estrema per cercare di proteggere sua sorella.”
ZS: Che caratteri hanno queste due sorelle?
SE: “Siamo due caratteri forti. Il motore di tutto è l’amore. Mia sorella è l’unica persona che io identifico come famiglia e me la portano via. E’ un dolore enorme, perché mi sento persa senza lei. Ma troverò la mia personalissima maniera per proteggerla, difenderla, vendicarla.”
ZS: Cosa ti affascina del mondo di Montalbano?
SE: “I tempi. E’ una fiaba, ha dei tempi che non hanno a che vedere con la realtà, sembra di entrare in un mondo “altro”, diverso da quello a cui siamo abituati. Secondo me è proprio questo il segreto del suo successo. E poi Montalbano ha i suoi colori, i colori pastello della Sicilia, e racconta delle storie bellissime. Lo dico da siciliana, perché secondo me tutto ciò che viene girato in Sicilia ha un quid in più”.
ZS: Se dovessi definire il Commissario Montalbano…?
SE: “Unico. E’ un uomo affascinante, semplice, integro, con un suo personalissimo savoir faire. Un personaggio scritto e interpretato magnificamente. Luca Zingaretti è un padrone di casa eccezionale. Perché entrare in un set collaudato da così tanti anni non è facile. Lui è sempre disponibilissimo, lavora con te alla sceneggiatura, e ti aiuta ad entrare nel mondo di Montalbano”.
ZS: Avrai sicuramente visto in precedenza i vecchi episodi. E’ sempre stato un tuo sogno entrare a far parte del cast?
SE: “Certo. Ho sempre sognato di farne parte e non vedevo l’ora. E poi ho la fortuna di interpretare un ruolo meraviglioso, un personaggio trasversale. Non sono una delle donne di cui Montalbano si innamora, ma introduco una storia parallela e per questo ancora più improvvisa e interessante”.
Roberto Puntato
 
 

Zerkalo, 8.2.2018
Serena Iansiti nelle nuove avventure di Montalbano. “La mia Michela è un'eroina romantica”
Montalbano 12: Serena Iansiti in Amore, il 19 febbraio su Rai Uno. In questo nuovo episodio l’attrice interpreta Michela Prestia, una ragazza dal passato drammatico, respinta dalla famiglia e costretta a diventare una prostituta a causa di uomini sbagliati. Ma l’amore le darà un’altra possibilità

Serena Iansiti non è propriamente una new entry nel mondo di Montalbano, poiché ha già preso parte;al cast de Il Giovane Montalbano, il prequel con Michele Riondino. L’abbiamo potuta notare recentemente in tv ne I Bastardi di Pizzofalcone e prima ancora in diverse fiction come Centovetrine, Squadra Antimafia e Le tre rose di Eva.
In questa nuova puntata, il Commissario Montalbano (Luca Zingaretti) è alla ricerca di Michela Prestia (Serena Iansiti), una ragazza scomparsa in quel di Vigata dopo essere riuscita a lasciarsi alle spalle i dolori e gli errori del suo drammatico passato.
Attorno a Michela c’è un amore folle, impossibile, tragico. Un amore che viene raccontato in tutte le sue sfumature, mettendo a dura prova anche le certezze del Commissario.
Serena Iansiti ci racconta la sua avventura.
ZS: Serena, non sei del tutto una new entry nel cast di Montalbano, perché hai già partecipato a Il giovane Montalbano. Ora però ti troviamo protagonista di una delle due puntate che a breve andranno in onda su Rai1…
SI: “Si, esatto. La puntata si chiama Amore ed è attorno a questo sentimento che ruota tutta la vicenda. Dall’inizio alla fine, il commissario sarà sulle tracce di una ragazza scomparsa: Michela. Tutti la cercano i genitori, la sorella, il fidanzato, gli ex. E’ la storia della tormentata vita di questa ragazza, un personaggio davvero struggente. Si può considerare un’eroina romantica, nell’accezione ottocentesca. Una donna che ha sempre fatto delle scelte forti, importanti e controcorrente, spesso contrarie alla volontà della famiglia, pagandone le conseguenze.”
ZS: Cosa ti affascina di Montalbano?
SI: “E’ un pilastro dello spettacolo italiano. Mi affascina molto il connubio tra il giallo e l’ambientazione. L’atmosfera di questo paese del ragusano è unica e fascinosissima, e va oltre lo spazio e il tempo. E poi naturalmente tutti gli attori sono straordinari.”
ZS: Invece di Michela, questa giovane ragazza, cosa ti ha colpito?
SI: “Il suo essere. Michela è una donna tormentata e sfortunata, che non ha alle spalle una famiglia che la protegge, ma combatte fino alla fine. Fa delle scelte sbagliate per via degli uomini, poiché pensa che la possano aiutare. Ma è sempre guidata dall’amore per la vita, che le dà la forza di rialzarsi dopo ogni caduta.”
Roberto Puntato
 
 

Il Resto del Carlino, 8.2.2018
Reggio Emilia, il casellante Moni Ovadia incontra Camilleri
Lo spettacolo sabato e domenica al Teatro Ariosto

Reggio Emilia – “Il casellante”, di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale, dal romanzo dello stesso Camilleri, andrà in scena sabato 10 febbraio (ore 20.30) e domenica 11 febbraio (ore 15.30) al Teatro Ariosto di Reggio Emilia. Moni Ovadia veste i panni di diversi personaggi – disinvolto nel passare dal ruolo centrale di narratore a ruoli secondari come quelli della buffa mammana, del giudice e del barbiere –, disegnando i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale a un tempo. Personale, originalissima e sperimentale, la lingua di Camilleri calca e ricalca, in una teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa “sicilitudine”, tra neologismi e modi di dire mutuati dal dialetto e rielaborati in chiave colta.
 
 

Agenzia Nova, 8.2.2018
Reggio Emilia: sabato al Teatro Ariosto in scena "Il casellante" di Camilleri
Reggio Emilia: sabato al Teatro Ariosto in scena "Il casellante" di Camilleri

Roma - Sabato 10, alle ore 20.30, e domenica 11 febbraio, ore 15.30, al Teatro Ariosto di Reggio Emilia, andrà in scena "Il casellante", di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale, dal romanzo dello stesso Camilleri. Inserito nella Stagione di prosa del teatro emiliano, è uno spettacolo con musiche, dove si ride e ci si commuove al tempo stesso. Gli attori e i musicisti, immersi nella stessa azione teatrale narrano una vicenda metaforica che gioca sulla parola, la musica e l'immagine. Il casellante, con Moni Ovadia a vestire i panni di diversi personaggi, disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale a un tempo. Affogato nel mondo mitologico di Camilleri, costellato di personaggi reali fantasiosamente trasfigurati, Il casellante parla di una metamorfosi che passa attraverso il dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche una narrazione in musica divertita e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
(Ren)
 
 

La Repubblica, 9.2.2018
L'iniziativa. Da oggi in edicola con Repubblica la collana di dvd che ripercorre i grandi testi per il palcoscenico, dall'antica Grecia al Novecento
Si parte con "Filumena Marturano" di Eduardo De Filippo con Regina Bianchi
Come rivivere la magia del teatro in quaranta storie
[...]
Anna Bandettini

Il piano dell'opera
Il palcoscenico in casa
i capolavori da rivedere

[...]
30. Calderón de la Barca
Il gran teatro del mondo (1969)
Regia di Andrea Camilleri
[In edicola dal 31 agosto 2018, NdCFC]
[...]
 
 

Linkiesta.it, 9.2.2018
La falsa Sicilia di Camilleri non si sopporta più. Per capirci qualcosa torniamo a Sciascia
Il bastone e la carota. Ogni settimana un libro stroncato e uno elogiato. Gli Esercizi di Memoria di Camilleri è in linea con la sua produzione dal retrogusto di commedia all’italiana di serie B. La Sicilia ha partorito penne assai migliori, da Pirandello a Sciascia: riscopriamole

Il bastone. L’effetto è proprio quello. Una palla di vetro. Dentro, in miniatura, c’è la città di Vigata. Se giri la palla cade una spruzzata di neve e si sente, radiodiffuso da un microfono, un tizio – Andrea Camilleri? Luca Zingaretti? I due, ormai, sono consustanziali – che dice Montalbano sono! Un souvenir. Ecco. I libri di Camilleri sono un souvenir. Sono l’idea piuttosto esotica e alquanto inautentica che, chessò, un americano di Dallas ha dell’Italia. Un borgo siciliano ricostruito a Cinecittà, in polistirolo, con qualche comparsa che getta là frasi in scombiccherato dialetto. I libri di Camilleri sono così. Palle di vetro. Due palle così. Esercizi di memoria, però, che dovrebbe essere l’agiografia di Andrea Camilleri con tanto di angelologia di Montalbano – i fan gradiranno sapere che “l’ispiratore del mio commissario Montalbano” è “un cugino di mio padre che io chiamavo zio Carmelo”, cioè Carmelo Camilleri, commissario della Pubblica Sicurezza, “fervente fascista”, che “usava metodi brutali e violenti” e che fu, per un fattaccio, ‘liquidato’ dal Mascelluto in persona, il Dux, Mussolini – ha qualcosa in più. Nella palla di vetro non c’è soltanto Vigata in miniatura. C’è pure lui, Camilleri, piccino piccino, seduto sulla poltrona del trombone, che sproloquia sulla sua vita, vecchio bisnonno bulimico di tempo perduto a cui occorre cucire la bocca. Dettato in italiano – evviva, non s’è letto dialetto più fittizio di quello ruminato da Montalbano – Esercizi di memoria è un florilegio di gossip dalla vita di Camilleri, forse si crede Lev Tolstoj, forse sogna di essere Henry Kissinger. In una vita piena di incontri ma scarsa di eventi, l’episodio più curioso riguarda il tran tran per recuperare le ceneri di Pirandello, il ritratto più bello è dedicato all’attore russo Pietro Sharoff, quello più ingeneroso cade sul cranio di Vincenzo Cardarelli. Quanto al resto, che Camilleri abbia in odio la montagna – la può affrontare solo dopo essersi bevuto “tutta la grappa dell’Alto Trentino” – ce ne frega un fico, e il dorso di ogni memoria è pepato di fastidiosa supponenza. Camilleri ci racconta che fu benedetto regista da Michelangelo Antonioni, che al Premio Flaiano lo scrittore Daniel Chavarría “incitava i votanti gridando a voce altissima: ‘votate Camilleri!’” – cosa che accadde, per l’ira di Ian McEwan – con levantina spudoratezza, con la falsa umiltà dei vigatesi. Il racconto dei rapporti con Eduardo De Filippo – che stimolano la salivazione del voyeur – è del tutto insipido, e l’incontro (mancato) con Luciano Liggio, il mafioso, ‘la primula rossa di Corleone’, sulla carta un ‘pezzo’ scintillante, si riduce a uno sketch piuttosto infelice. Eccolo, il punto. La scrittura di Camilleri, sempre, è una partita a bocce tra ottuagenari, un bignè al reparto geriatrico, ha il retrogusto della commedia all’italiana di serie B. Camilleri, per stare in quota cinematografica, non appartiene alla schiatta dei Pietro Germi o dei Vittorio De Sica, ma a quella dei Mariano Laurenti, con tutto il rispetto per Quel gran pezzo della Ubalda tutta nuda e tutta calda. Camilleri funziona perché è un modesto intrattenimento per gli italiani che sono notoriamente dei pessimi lettori e un ottimo souvenir per gli stranieri che pensano che l’Italia sia ‘pizza, mafia e mandolino’. Camilleri è uno scrittore che vuole il sorriso facile e la risata complice, non gl’importa la letteratura come disossamento della realtà, come carneficina dei luoghi comuni, come schianto e volo. Il vero scandalo è che nei ‘Meridiani’ Mondadori, la collana editoriale più nobile di questo Belpaese di cartongesso, Giovanni Verga sia rappresentato con due tomi e Andrea Camilleri con tre [Sic!, NdCFC]. Potere del denaro. Così, un pittore di modeste cartoline del Sud vince su Cézanne. Felici voi.
Andrea Camilleri, Esercizi di memoria, Rizzoli, pp.238, euro 18,00

La carota. Per prima cosa, cincischiai con Gesualdo Bufalino. L’amico d’università, Sebastiano, di Noto – ora poeta poco noto – mi svezzò a Elio Vittorini. Ma io schifavo Vittorini. Piuttosto, m’intrufolai in Bufalino, trovando sentieri linguistici che mi parevano bellissimi. A uno che pubblica a sessant’anni il primo libro, con un incipit così, “O quando tutte le notti – per pigrizia, per avarizia – ritornavo a sognare lo stesso sogno: una strada color cenere, piatta, che scorre con andamento di fiume fra due muri più alti della statura di un uomo; poi si rompe, strapiomba sul vuoto”, puoi, francamente, donare tutte le dita della mano destra, quelle che servono per scrivere. Poi tentai con Vincenzo Consoli (Il sorriso dell’ignoto marinaio) e fu un nì. Poi ci fu Stefano D’Arrigo, questa specie di James Joyce e di Herman Melville sullo Stretto, e l’innamoramento fu ingenuo e totale, prima per la Fera, poi per Horcynus Orca, infine per la viziosa Cima delle nobildonne. Della letteratura siciliana è adorabile l’insularità. Nel senso che è uno dei pochi luoghi al mondo che fa storia a sé, con micidiale concretezza, non ha bisogno di altre letteratura né di enciclopedici dettagli. Autarchia del genio. Dato per certo Pirandello, esaltato Giovanni Verga – i suoi racconti hanno una velocità rapace e modernissima, leggeteli, il duca della scrittura siciliana si pappa a colazione tutti i sedicenti scrittori di oggi – magnificato Federico De Roberto, alla fine s’inciampa, come nella più torbida delle eresie, in Leonardo Sciascia. Dal paradosso (Pirandello) al torvo (Verga), dal barocco (Bufalino) al glossolalico (D’Arrigo), in Sicilia c’è spazio pure per il cinismo voltairiano. Romanziere non geniale (ma La scomparsa di Majorana è di specchiata bellezza), fu uomo speciale, Sciascia. Leggerlo è il godimento dell’intelligenza: per questo lo zibaldone pubblicato come Nero su nero è caustico e corroborante. In un brano, ragiona sulla “vita di Tolstoj”, che “si svolge tutta sotto il segno della fuga. Fuga dalla condizione sociale ed economica in cui è nato. Fuga dal destino di scrittore. Fuga da se stesso. Fuga dalla vita”. Morto, per l’appunto, in fuga dalla famiglia, a 82 anni, nella stazione di Astopovo, Tolstoj ispira a Sciascia un pensiero stupendo. “Filarsela dalla vita, non esserci più. Non ha voluto altro, vivendo; non ha pensato ad altro. Ed è da questa estraneità che ha visto limpidamente la vita, che l’ha come ripetuta nelle sue pagine”. Lo scrittore è sempre in fuga, ed è da fuggiasco, fuggendo, che vede le cose, sempre irripetibili, dunque ripetute. Camilleri non è uno scrittore in fuga, è uno scrivano assiso sul trono di una gloria di latta, lattescente. Buon per lui. C’è così tanta letteratura in Sicilia che prima di approdare a Vigata avremo vissuto sette vite almeno.
Leonardo Sciascia, Opere, Bompiani, 2004
Davide Brullo
 
 

Teatro Comunale Capodaglio, 9.2.2018
venerdì 9 febbraio, ore 21
Il re di Girgenti
dal romanzo di Andrea Camilleri (ed. Sellerio)
testo, regia, interpretazione Massimo Schuster, Fabio Monti
scene e costumi Norma Angelini
marionette Anton Duša, Jana Pogorielová
produzione EmmeA’ Teatro/Théâtre de l’Arc-en-Terre/L’Estive-Scène Nationale de Foix et de l’Ariège

Quella de Il re di Girgenti è un’epica contadina e siciliana, ma non per questo meno universale. Mescolando elementi storici e fiabeschi sullo sfondo della Sicilia dei primi anni del Settecento, la storia si snoda in un susseguirsi di avvenimenti tragicomici che accompagnano il contadino Zosimo dalla nascita alla morte, attraverso la sua effimera salita sul trono di Agrigento. I numerosi personaggi della storia, alcuni grotteschi, altri profondamente umani, sono innanzitutto dei tipi, delle maschere. Da qui la scelta di mettere in scena dei pupi che, meglio di qualsiasi attore, si adeguano a una drammaturgia al tempo stesso eroica e quotidiana. Il pupo, che trae la sua forza espressiva dai suoi limiti, è epico proprio in virtù del suo essere monolitico: incapace di uno sviluppo psicologico, ma meravigliosamente in grado di offrirci un verosimile spaccato della nostra condizione umana.
durata: 1h 20’
 
 

La Nazione, 9.2.2018
«Il re di Girgenti» di Camilleri in scena al teatro Capodaglio
Stasera venerdì 9 febbraio alle 21. Lo spettacolo tratto dal romanzo di Andrea Camilleri

Arezzo - Andrà in scena stasera Il re di Girgenti al Teatro Wanda Capodaglio di Castelfranco Piandiscò venerdì 9 febbraio alle 21. Lo spettacolo tratto dal romanzo di Andrea Camilleri per il testo, la regia, e l’interpretazione di Massimo Schuster, e Fabio Monti, racconta un’epica contadina e siciliana, ma non per questo meno universale. Quella de Il re di Girgenti è una storia che va avanti mescolando elementi storici e fiabeschi sullo sfondo della Sicilia dei primi anni del Settecento.
La storia si snoda in un susseguirsi di avvenimenti tragicomici che accompagnano il contadino Zosimo dalla nascita alla morte, attraverso la sua effimera salita sul trono di Agrigento. I numerosi personaggi della storia, alcuni grotteschi, altri profondamente umani, sono innanzitutto dei tipi, delle maschere. Da qui la scelta di mettere in scena dei pupi che, meglio di qualsiasi attore, si adeguano a una drammaturgia al tempo stesso eroica e miseramente quotidiana. Il pupo, che trae la sua forza espressiva dai suoi limiti, è epico proprio in virtù del suo essere monolitico: incapace di uno sviluppo psicologico, ma meravigliosamente in grado di offrirci un verosimile spaccato della nostra condizione umana. Domani invece l’appuntamento sarà con L’inquilina del piano di sopra al Teatro degli Antei di Pratovecchio alle 21. IN scena Gaia De Laurentiis e Ugo Dighero per la regia di Stefano Artissunch. Agosto, in una torrida Parigi Bertrand e Sophie sembrano gli unici superstiti in un palazzo ormai deserto. Dopo il tragicomico tentativo di suicidio che si trasforma in una grottesca richiesta d’aiuto, “l’inquilina del piano di sopra” Sophie, accetta come ultimo tentativo, la sfida dell’amica Suzanne: rendere felice un uomo, il primo che le capiti a tiro. Jack & Daniel al Teatro di Bucine domani alle 21.15 con Francesco Mancini e Roberto Gioffré.
 
 

Donna Moderna, 9.2.2018
Il Commissario Montalbano pronto a tornare in tv
Sonia Bergamasco, che interpreta Livia, la fidanzata del commissario, ci racconta i nuovi episodi che andranno in onda il 12 e il 19 febbraio su Rai1

«La mia Livia? Amo la sua indipendenza e mi piace molto raccontarla nel rapporto con Montalbano. Ma io non potrei mai vivere lontana dall’uomo che amo». Sonia Bergamasco torna a interpretare l’eterna fidanzata del commissario creato da Andrea Camilleri, che ha il volto di Luca Zingaretti. I 2 episodi inediti La giostra degli scambi e Amore vanno in onda il 12 e 19 febbraio in prima serata su Rai1.
Una coppia silenziosa
«Salvo e Livia negli anni sono maturati, tra loro c’e` una comprensione profonda e una maggiore dolcezza, non litigano quasi piu`» nota l’attrice. «La loro quotidianita` affettiva fatta di distanze e di silenzi per me sarebbe inconcepibile, pero` Livia la capisco. E` una donna del Nord nata dall’immaginario di un uomo del Sud». La relazione tra i due incornicia da sempre le indagini del Commissario, incentrate stavolta sulla sparizione di un playboy e di una bellissima donna. In Amore c’e` anche un risvolto inatteso: Salvo sospetta che Livia frequenti un ex e incarica Catarella di indagare. «Un momento molto buffo, che aggiunge alla narrazione una punta di calore in piu` e una buona dose di ironia» ride.
[...]
Elisabetta Colangelo
 
 

Novaguide.gr, 9.2.2018
Inspector Montalbano
09 / 02 / 2018 | 23:00 Action24
Crime series - Ep. 18 (R)

Aggelos, a con doctor and pharmacist, is reported missing by his sister, Michela, and then is found shot.
 
 

Teatro Ariosto, 10-11.2.2018
Sabato 10 febbraio 2018 ore 20.30 (abbonati turno verde), domenica 11 febbraio 2018 ore 15.30 (abbonati turno rosso)
Il casellante
Produzione Promo Music-Corvino Produzioni – Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano – Comune di Caltanissetta
di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
dal romanzo di Andrea Camilleri, Sellerio Editore – Palermo
con Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine e con Sergio Seminara, Giampaolo Romania musiche dal vivo Antonio Vasta, Antonio Putzu
scene Giuseppe Dipasquale musiche originali Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta costumi Elisa Savi luci Gianni Grasso regìa Giuseppe Dipasquale
La canzone La crapa avi li corna è di Antonio Vasta
Il casellante è, fra i libri di Andrea Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti del ciclo cosiddetto “mitologico”. Dopo Maruzza Musumeci e prima de Il sonaglio, l’opera disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale a un tempo.

Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston, La concessione del telefono, che insieme a La cattura, Troppu trafficu ppi nenti, La Signora Leuca, Cannibardo e la Sicilia costituiscono la drammaturgia degli ultimi anni, Camilleri e Dipasquale tornano nuovamente insieme per riproporre al pubblico teatrale nazionale una nuova avventura tratta dai racconti del popolare scrittore siciliano.
Affogato nel mondo mitologico di Camilleri, costellato di personaggi reali fantasiosamente trasfigurati, Il casellante parla di una metamorfosi che passa attraverso il dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche una narrazione in musica divertita e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
Personale, originalissima e sperimentale, la lingua di Camilleri calca e ricalca, in una teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa “sicilitudine”, tra neologismi e modi di dire mutuati dal dialetto e rielaborati in chiave colta.
Al debutto nazionale al 59mo Festival dei Due Mondi di Spoleto di giugno 2016, il pubblico del Teatro San Nicolò ha applaudito con calore tutta la compagnia e specialmente Moni Ovadia, disinvolto nel passare dal ruolo centrale di narratore a ruoli secondari come quelli della buffa mammana, del giudice e del barbiere, Valeria Contadino, intensa Minica, e Mario Incudine, al cui estro compositivo si devono le incalzanti musiche di scena.
 
 

La Voce di New York, 10.2.2018
Su Rai Uno le indagini di Montalbano e l’immaginaria Vigata si apre al pubblico
La serie italiana “Il commissario Montalbano” torna in Tv e a Scicli (Ragusa) è possibile visitare il set
La fiction, tratta dai romanzi di Andrea Camilleri è ambientata in un paesino nel cuore della Sicilia. Giunti alla 29° puntata la troupe ha deciso di rendere visitabile la location dove Luca Zingaretti e gli altri attori danno vita alle avventure del noto commissario

Il commissario Montalbano andrà in onda su Rai Uno, in prima serata tv, lunedì 12 febbraio. Intanto, in via del tutto eccezionale, il comune di Scicli, in provincia di Ragusa, ha deciso di aprire gratuitamente il set cinematografico della fiction “Il commissario Montalbano”, che è tratta dai romanzi di Andrea Camilleri.
Così si potranno visitare sabato 10 e domenica 11 febbraio, dalle 10.30 alle 13 e dalle 16 alle 20, gli spazi di Salvo Montalbano, interpretato nella serie dall’attore Luca Zingaretti, al piano terra del palazzo che ospita il Municipio, e la stanza del sindaco, set dell’ufficio del questore Luca Bonetti Alderighi. In attesa di assistere alla messa in onda delle due nuove puntate della fiction di Rai Uno, la numero 29 e la 30, si potranno anche visitare la stanza di Catarella, di Fazio, di Mimì Augello e l’ufficio di Salvo Montalbano.
Chi sono gli attori che fanno parte del cast? Vediamoli con ordine: il protagonista è Luca Zingaretti nel ruolo de il commissario Salvo Montalbano, Cesare Bocci interpreta il suo vice Mimì Augello, Peppino Mazzotta è il poliziotto Giuseppe Fazio, Sonia Bergamasco recita nei panni di Livia Burlando, fidanzata e futura sposa del commissario, Angelo Russo è il simpatico Agatino Catarella, Isabell Sollman è Ingrid, amica di Montalbano e poi tanti altri attori fanno parte del cast.
La serie è tratta dai circa 25 romanzi dello scrittore siciliano Andrea Camilleri, classe 1925, e racconta la storia, nonché le vicende di Salvo Montalbano, commissario di polizia chiamato a risolvere i casi di omicidio, crimini di mafia e rapimenti che avvengono nella splendida cittadina di Vigata, località siciliana immaginata dallo scrittore.
La serie televisiva italiana è stata prodotta nel 1999 e trasmessa dalla Rai. C’è un retroscena sulla scelta del protagonista. Pare infatti che lo scrittore Camilleri non volesse dare la parte del suo personaggio a Zingaretti, perché più giovane di 11 anni del suo personaggio, più basso e calvo. Un provino quello dell’attore con un copione di ben otto pagine, superato brillantemente da Zingaretti, che è stato voluto dal regista della serie, Alberto Sironi. La scelta poi, è stata comunicata a Luca Zingaretti trascorsi sei mesi dal provino. Ed è stato un successo: Zingaretti porta a casa 10 milioni di spettatori a puntata. Tra gli altri possibili Montalbano, c’erano designati Giancarlo Giannini o Massimo Dapporto.
Dietro le quinte, Zingaretti è un papà affettuoso e un marito molto innamorato di sua moglie Luisa Ranieri, anche lei attrice italiana di successo. L’attore è nato a Roma, l’11 novembre 1961. La sua carriera d’attore è nata per caso quando ha accompagnato un amico a fare un provino ed è stato ammesso all’Accademia Nazionale drammatica “Silvio D’Amico”, dove si è diplomato nel 1984. Così ha deciso di abbandonare l’Università, in particolare la facoltà di Psicologia, per dedicarsi alla recitazione.
In quanto alle numerose puntate andate in onda, quella di maggior successo è stato l’episodio, l’ultimo della serie precedente andato in onda il 6 marzo, dal titolo “Come voleva la prassi”, che racconta la storia di un omicidio di una ragazza, vittima di stupro di gruppo consumato durante un festino. Un episodio che ha conquistato 11 milioni e 268 mila spettatori. Adesso è grande attesa per i due nuovi episodi. Le due puntate, come di consueto, saranno precedute dall’introduzione dello scrittore siciliano. Si vedranno nuovi volti nel cast, oltre a Luca Zingaretti (Salvo Montalbano), Peppino Mazzotta (ispettore Fazio), Cesare Bocci (Mimì Augello), Angelo Russo (Catarella) e Sonia Bergamasco (Livia), ci saranno delle new entry: Fabrizio Bentivoglio, Serena Iansiti , Stella Egitto e Sebastiano Lo Monaco. Il primo episodio vedrà due racconti brevi intrecciarsi. Si tratta di “Amore” e “La prova generale”, alla sceneggiatura di questi due episodi ha partecipato lo stesso Camilleri. Mentre l’episodio “La giostra degli scambi” andrà in onda il prossimo 19 febbraio, sempre alle 21.20 (ora italiana) su Rai Uno.
Serena Marotta
 
 

SpettacoloMania, 10.2.2018
TV
Montalbano, videointervista a Fabrizio Bentivoglio

Si può rubare la giovinezza? Quanto male si può fare se non si riesce ad accettare il tempo che passa? È in qualche modo il tema del primo dei due nuovi episodi de Il Commissario Montalbano intitolato La giostra degli scambi, dall’omonimo romanzo scritto da Andrea Camilleri nel 2015, in onda lunedì 12 febbraio in prima serata su Rai 1. Protagonista di puntata Fabrizio Bentivoglio nel personaggio di Giorgio Bonfiglio, un uomo di una certa età innamorato di una ragazza molto più giovane. Circostanza che si intreccerà con le indagini del Commissario Salvo Montalbano, peraltro alle prese con non poche pene d’amore con la sua eterna fidanzata Livia (qui le nostre videointerviste a Luca Zingaretti e Sonia Bergamasco) su un incendio doloso di un negozio e la scomparsa del proprietario, un playboy con il vizio di spendere sempre più di quanto non guadagni e che ha appena passato una vacanza alle Canarie con la sua nuova, giovane fiamma che nessuno ha però mai conosciuto. E anche su strani casi di rapimenti lampo di giovani fanciulle narcotizzate e poi abbandonate fuori Vigata, sempre ovviamente con i suoi fidati collaboratori, come Mimì Augello (Cesare Bocci) e l’ispettore Fazio (qui la nostra videointervista a Peppino Mazzotta). E se i due casi fossero in qualche modo legati? La nostra videointervista a Fabrizio Bentivoglio:
Patrizia Simonetti


 
 

Il Gazzettino, 10.2.2018
Il commissario Montalbano torna in tv, vi portiamo sul set: ecco i luoghi resi famosi dalla serie

Ritorna su Rai1 il Commissario Montalbano e, come prevedibile, l'Auditel decreterà il successo dell'ennesima serie che anche in replica (ma questa volta, il 12 e 19 febbraio, sono episodi nuovi) conquista una media di otto milioni di telespettatori a puntata. Gran parte del successo della serie si deve certamente anche al fascino dei luoghi, tant'è che dalla prima stagione trasmessa nel 1999 è cresciuto in modo esponenziale pure il turismo legato a Montalbano. Scicli, Modica, Ragusa e gli altri paesi del Val di Noto, sono città scoperte dal grande pubblico grazie alla tv e non perché patrimonio dell'Unesco con i tanti palazzi e le chiese mozzafiato costruiti dopo il terremoto del 1693.
E, del resto, prima del drammatico caso alcuni anni fa del piccolo Loris Stival, ucciso dalla madre Veronica, nessuno sapeva dove fosse Santa Croce Camerina o ne aveva mai sentito parlare. Tutti però conoscevano la spiaggia di Marinella (in realtà si chiama Casuzze) dove ha casa Montalbano. La villetta nel territorio di Santa Croce Camerina è oggi è un b&b neanche eccessivamente costoso, considerando che è a 11 passi esatti – calcolati da chi scrive – dal mare d'Africa. Perché qui siamo più a sud del sud: se si osserva bene la carta geografica, Tunisi è più a nord di questo spicchio di sud Europa.
Anche nei nuovi episodi del commissario più amato della tv, Scicli, in provincia di Ragusa, resta il cuore delle serie. Zingaretti racconta l'amore per la cittadina nel bel libro “Scicli, città felice”, del fotografo Armando Rotoletti. «Mi portarono a cena – racconta l'attore - e arrivai all'imbrunire. La dolcezza del crepuscolo mi fece venire voglia di piangere. Improvvisamente ero invaso da una gran pace e nello stesso tempo dall'inquietudine di riempirmi gli occhi dei suoi palazzi e le orecchie dei suoi silenzi». Dopo cena Zingaretti restò fino a tardi a passeggiare per le vie del paesino barocco. «E allora capii – racconta ancora a Rotoletti – che Scicli aveva qualcosa nella sua accoglienza, nella sua dolcezza, nella sua placidità, un che di femminile, quasi materno».
L'attore romano è talmente innamorato della zona da essersi sposato nel 2012 proprio qui – al Castello di Donnafugata – con Luisa Ranieri. Per mostrare alcuni angoli dei luoghi di Montalbano, sfruttiamo le immagini di tre recenti bellissimi libri del fotografo siciliano (ma che vive a Milano) Rotoletti che possono essere acquistati direttamente scrivendo all'autore (armando@armandorotoletti.com) o su Amazon: Scicli, già citato; Noto, le pietre e i volti; e il recentissimo Sicilia in piazza, un reportage unico delle piazze dell'isola che Rotoletti ha liberato da tavolini di bar, auto in sosta e oggetti vari per restituircele così come erano state progettate.
Ma torniamo al nostro commissario. Perchè c'è Vigata e Vigata. Anzi c'è Sicilia e Sicilia. Di Vigata c'è quella dei testi scritti di Andrea Camilleri e l'altra del Commissario Montalbano televisivo. La prima è Porto Empedocle, nell'agrigentino, dove è nato e cresciuto lo scrittore; la seconda sono i paesi dei Monti Iblei a cavallo tra Ragusa e Siracusa, scelti dal regista Alberto Sironi per la tv. “I luoghi dei romanzi sono più veri del reale, sono impietosi nella loro causticità. E' un mondo – scrivono gli autori della Guida ai “Luoghi di Montalbano” edita da Sellerio - in cui l'abusivismo edilizio ha sfregiato una regione bellissima, in cui l'uomo ha violentato la propria terra. I luoghi della fiction sono invece ovattati, splendidi nella loro imperturbabilità, luoghi che l'uomo moderno non è riuscito a contaminare”.
A Scicli, Noto, Modica, Ragusa, nelle campagne intorno, lungo le coste, sono girate molte scene. «Abbiamo trovato anche una fattoria sull'altopiano alla fine di una lunga e polverosa trazzera con sette tornanti e abbiamo coinvolto i volenterosi ragazzi che la abitano. Fanno parte di una cooperativa di disabili», racconta Pasquale Spadola, direttore della Ragusa Film Commission. I ragusani sono abituati da anni a ricevere i grandi attori e a offrire professionalità e assistenza. La zona è un set cinematografico naturale sin dai tempi di Germi e Zampa. Divorzio all'italiana con Mastroianni e Sandrelli è tra i film più noti ma qui sono state girate centinaia di pellicole, da Kaos dei fratelli Taviani, al recente L'Attesa con Juliette Binoche, per citarne solo un paio.
Patria virtuale delle inchieste del commissario Montalbano, la sonnolenta provincia ragusana non è certo immune dalle offese del tempo. Ma è pur sempre una Sicilia diversa, grazie anche al turismo cresciuto sull'onda dei successi cinematografici. Tutto considerato una Sicilia tranquilla. Priva storicamente di grandi feudi, in gran parte – non del tutto - immune dall'invadenza dei fenomeni di criminalità organizzata, un tempo veniva definita “babba”, cioè stupida, perché priva della furbizia della mafia. Eppure - come scriveva l'indigeno Gesualdo Bufalino, premio Campiello e Strega nel 1988 - “bisogna essere intelligenti per venire a Ragusa Ibla, una certa qualità d'animo, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo nero che spia.” Immagini che sembrano rubate proprio dai set televisivi e che invece sono realtà.
Carlo Ottaviano
 
 

tvtv.de, 10.2.2018
Sat.1 emotions 03:50 So 11. Februar
Sonstiges, I 2013
Commissario Montalbano
Staffel 9, Folge 4 von 4, Düstere Vorahnung

Eine dunkle Vision, in der ein Sarg vorkommt, verfolgt den Commissario neuerdings jede Nacht. Ob der Traum etwas mit den beiden Fällen zu tun hat, an denen er gerade arbeitet? Ein Bauer vermutet, dass sein Schuppen ohne sein Wissen für Drogengeschäfte benutzt wurde und erstattet Anzeige. Außerdem wird eine Minderjährige überfallen und vergewaltigt. Als der mögliche Täter, ein Mafia-Mitglied, tot aufgefunden wird, fällt der Verdacht auf den Ehemann des Opfers.
 
 

Teleboy, 10.2.2018
ServusTv Freitag, 23. Februar • 20:15 - 22:15
Commissario Montalbano
S9 E2 • Im Spiegelkabinett
Krimiserie
Italien 2013

Nach zwei Bombenanschlägen auf leergeräumte Lager steht Commissario Montalbano vor einem Rätsel: Weder hat er einen Verdacht, wer hinter den Taten stecken könnte, noch eine Idee, wer eigentlich das Ziel der Anschläge war. Als ihm dann noch die schöne Nachbarin Liliana Lombardo schöne Augen macht, scheint seine Verwirrung perfekt. Doch Montalbano bleibt standhaft und erfährt, dass Lilianas Mann die Lager einmal gemietet hatte und offenbar ins Drogengeschäft einsteigen wollte...
 
 

La Repubblica, 11.2.2018
I libri sono da prescrivere: come le vitamine
E non prendiamocela con i serial

L'editore di Montalbano, "il maggior successo letterario e tv italiano", spiega l'importanza della pagina scritta, la differenza con Netflix, il ruolo del pop... Ma avverte: la cultura non ci rende per forza più buoni e il nazismo insegna. Eppure resta un dovere leggere di tutto
Intervista di Francesco Merlo con Antonio Sellerio

[...]
Anche Montalbano è seriale.
«Ma è diverso. La tecnica è quella della riduzione, linguaggio classico, leggero e mai nervoso. DOmani comincia un nuovo ciclo di due puntate e poi arriverà in tv La mossa del cavallo. Camilleri è il maggior successo letterario italiano e Montalbano è il maggior successo tv italiano. Credo che gli studi su Camilleri debbano ancora cominciare».
[...]
Francesco Merlo
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 11.2.2018
L'iniziativa
La libreria Flaccovio rivive al Vittorio Emanuele II
In una sala del liceo verrà inaugurato uno spazio dedicato alla casa editrice che raccoglie 75 anni di libri e fotografie

[...]
L'idea è quella di aprire la scuola alla città, con una sala lettura dove consultare i libri d'archivio che raccontao i 75 anni di attività di Flaccovio, uno spazio mostre con materiale video e una raccolta di interventi di intellettuali che con la casa hanno collaborato, tra cui Dacia Maraini, Andrea Camilleri e Gaetano Testa.
[...]
Marta Occhipinti
 
 

Voci di Città, 11.2.2018
Il commissario Montalbano nella Valle dei Templi di Agrigento

Sarà una scena che rimarrà nell’immaginario collettivo per molto tempo quella del commissario Salvo Montalbano che passeggia tra le colonne del tempio dorico. La Valle dei Templi di Agrigento protagonista della famosa fiction di Rai 1 nata dalla penna di Andrea Camilleri.
La scena si apre sull’interno del Tempio di Giunone, luogo scelto dal noto commissario per incontrare Ingrid lontano da occhi indesiderati. Una sequenza di immagini lunga quella sui Templi, un’occasione unica per valorizzare il ricco patrimonio archeologico di Agrigento. Un ritorno di immagine unico per la città e per il patrimonio archeologico siciliano; la città è tra le finaliste per la candidatura a Capitale Italiana della Cultura 2020. Un’emozione unica per lo spettatore (se è siciliano, maggiormente amplificata), che magari incuriosisce a tal punto da organizzare una visita dal vivo sui luoghi del set televisivo. Antico e moderno si fondono nelle storie del commissario nato dalla penna di un agrigentino DOC: Andrea Camilleri, colui che della sua sicilianità ha fatto un vanto nel mondo. Magistrali riprese, frutto della più moderna tecnologia, regalano panorami mozzafiato allo spettatore seduto comodamente in poltrona.
Di tutto ciò, è giusto dirlo, il merito va al sindaco di Agrigento Calogero Firetto, che ha corteggiato non poco la casa produttrice della fiction e alla fine il risultato è stato eccellente. Da domani sera andranno in onda due nuove puntate (“La giostra degli scambi”, e “Amorre”), e proprio al centro del secondo episodio ci sarà l’affascinante e spettacolare Valle dei Templi, dichiarata nel 1997 Patrimonio dell’UNESCO. Le avventure del famoso commissario sono trasmesse in decine di paesi in tutto il mondo, divenendo un caso esemplare di “cine-turismo”; il tour sulle tracce di Montalbano è diventato occasione per visitare splendidi esempi di barocco siciliano. Magari dopo la messa in onda dei nuovi episodi, si può includere nel “tour” le meravigliose bellezze dell’antica Agrigento.
Letizia Bilella
 
 

tvtv.de, 11.2.2018
Sat.1 emotions 00:25 Mo 12. Februar
Sonstiges, I 2005
Commissario Montalbano
Staffel 5, Folge 1 von 2, Das kalte Lächeln des Meeres

Eine Wasserleiche, die aus dem Mittelmeer gefischt wird, wirft viele Fragen auf. Commissario Montalbano übernimmt die Ermittlungen und stößt bald auf ein riesiges Netz aus Korruption, Menschenhandel und skrupellosen Mafiosi. Wie es scheint, besorgt eine Mafia-Organisation Kinder in Nordafrika zum Zwecke der Adoption, Prostitution, für Taschendiebbanden und sogar als Organspender. Commissario Montalbano kennt bei diesem Fall keine Gnade ...
 
 

Savonanews, 11.2.2018
Savona, martedi l'incontro “In difesa dei beni comuni” e lo spettacolo teatrale "Il Casellante"
A cura della libreria Ubik e del Comitato Acqua bene comune

Martedì 13 febbraio alle ore 18 presso l'Aula Magna Liceo Chiabrera Martini in via Manzoni (vicino alla libreria), si terrà l'incontro da titolo “In difesa dei beni comuni”. Primo appuntamento mensile contro il processo di privatizzazione dell’acqua, minaccia al diritto alla vita, nell’ambito dell’iniziativa “Carovana dell’acqua”.
All'evento introdotto da Renata Barberis e Roberto Melone, prenderà parte lo scrittore e attore Moni Ovadia. A cura della libreria Ubik e del Comitato Acqua bene comune. A seguire alle ore 21 presso il Teatro Chiabrera, lo spettacolo teatrale "Il Casellante". Telefono 019 820409 www.teatrochiabrera.it
[...]
 
 

SiViaggia, 2.2018
Nella Sicilia di Montalbano: i luoghi della nuova serie Tv
Dal 12 febbraio 2018 torna in Tv il Commissario Montalbano con due nuove puntate della fiction più famosa in Italia.

Dal 12 febbraio 2018 torna su Rai Uno il Commissario Montalbano. Sono due le nuove puntate che vedono protagonista, come sempre, la Sicilia: La giostra degli scambi e Amore (il 19 febbraio). Tante le novità nella trama poliziesca, tra crimini a sfondo mafioso, rapimenti e omicidi, e le vicende personali di Salvo: prima fra tutte un probabile matrimonio con la storica fidanzata Livia (c’è chi dice che si tratti in realtà di un incubo, ma si vedrà) e (forse) l’adozione di un bambino di colore.
Fatto sta che la location delle (presunte) nozze è delle più suggestive: la meravigliosa spiaggia su cui si affaccia la terrazza di Montalbano, a Punta Secca.
L’ambientazione degli episodi è sempre quella che conosciamo: Vigata, Scicli, Ragusa, tra realtà e fantasia. Ma nuovi scorci della Sicilia appaiono per la prima volta nella fiction. Come le Miniere d’asfalto di Castelluccio nei pressi di Modica (RG): fino al 1950 da qui si estraeva la famosa “pietra pece”, il calcare bituminoso di cui sono fatte le cittadine della provincia di Ragusa e che è servito ad asfaltare le strade d’Italia. Sono gallerie lunghe circa 1.600 metri con stalattiti e altre formazioni rocciose che ne fanno un ambiente originale e di forte suggestione.
Nel 2017 erano stati quattro i nuovi episodi della fiction, Una voce nella notte, Le ali della sfinge, La caccia al tesoro e Il gatto e il cardellino. Queste puntate avevano tra le nuove location a spettacolare Valle dei Templi di Agrigento, dichiarata nel 1997 Patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco, entrata così nell’immaginario di milioni di spettatori anche all’estero. La serie Tv Il commissario Montalbano, infatti, viene esportata in circa 65 Paesi del mondo.
Sulla lavagna del menu di una trattoria di Ragusa Ibla si legge: “Qui ha mangiato due volte il commissario Montalbano”. Che sia Modica, Ragusa o Scicli, ogni metro quadrato di questo meraviglioso angolo della Sicilia meridionale parla del personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri.
Nelle vetrine sono esposti i libri sui luoghi della fiction. Le agenzie di viaggi organizzano tour guidati sui luoghi di Montalbano. Il business è servito, anche se da queste parti tutti sanno indicare i luoghi che hanno fatto da sfondo alle indagini del commissario più famoso d’Italia. Basta chiedere.
Gli episodi della fiction ci riportano a Marinella (nella realtà, Punta Secca), a casa di Salvo (oggi trasformata in un bed&breakfast), per goderci i tramonti dalla terrazza sul mare, nella zona di Ragusa Ibla, perla del Barocco siciliano, e in tutti quei luoghi ormai familiari a molti, come i paesaggi di terra arsa, di ulivi e di tonnare abbandonate a partire dalla Riserva dello Zingaro.
Le scene ambientate all’interno del Commissariato di Vigata sono state girate in realtà nel Municipio di Scicli e non più negli studi di Cinecittà come era accaduto negli anni passati.
E poi, il palazzo del Comune di Scicli viene preso d’assalto dai fan che vengono da tutto il mondo per vedere l’ufficio del questore al primo piano e quelli di Montalbano, Fazio e Mimì Augello al pianterreno. Proprio queste stanze diventeranno presto un museo.
 
 

Tv svizzera, 12.2.2018
Andrea Camilleri
Berlusconi o Di Maio? "Risponderei solo con una pistola alla testa"
La vista, la scrittura, ma anche mafia, religione, politica ed elezioni. Di questo e molto altro ha parlato Andrea Camilleri a Roma con il corrispondente a Roma del quotidiano elvetico Tages-Anzeiger, Oliver Meiler.

Andrea Camilleri, Lei ha 92 anni, scrive tutti i giorni, viaggia, appare in pubblico. Sembra che stia proprio bene.
Grazie, sto piuttosto bene, anche di salute. C'è solo questa cosa con la vista. L'ho praticamente persa.
Questo ha influenzato la scrittura?
Ora non scrivo ma detto, e ho dovuto imparare a farlo. Quando si è abituati a ritornare all'inizio di ogni frase per rileggerla da solo, continuare a tessere il filo di una storia non è molto facile. Mi aiuta il fatto di essere stato regista teatrale. Quando penso a una scena, immagino tutto come in un teatrino ideale e vi piazzo i miei personaggi. Si muovono, parlano, stanno vicino alla finestra o in un ufficio e io li vedo, li ascolto, li sposto e li spingo. Alla fine di ogni frase Valentina, la mia assistente, me la rilegge e insieme la correggiamo. Sono già 16 anni che lavora con me, conosce la mia lingua, anche il vigatese.
Vigatese, così chiama il suo siciliano, la lingua del paese immaginario di Vigata, dove si svolgono i suoi romanzi polizieschi.
Ogni tanto Valentina mi chiede come penso vada scritta una nuova parola, o un verbo che ho inventato. Ma ormai padroneggia anche lei il vigatese quanto me. Chiacchieriamo e ridiamo molto. Naturalmente questo processo allunga i tempi della scrittura, ma forse è per questo che è diventata anche più ricca e più precisa.
Lei una volta ha detto che scrive meglio ora di prima.
Sì, non è sorprendente? Mi è successa una cosa curiosa: il mio corpo ha reagito in modo straordinario e mi ha aiutato con gli altri sensi, compensando quello che avevo perso. Nella mia vecchiaia la mia memoria è diventata improvvisamente così chiara che mi ricordo di esperienze dell'infanzia come se fossero successe solo ieri, con dettagli incredibili. Ma anche le esperienze immediate ci sono tutte. Per scrivere questo è molto importante.
Le frasi che formulo è come se fossero incise nella memoria. È come se la cecità avesse affilato la mia concentrazione, le idee fioriscono senza freni.
Nulla riesce a distrarla.
Una mosca che vola nella stanza non riesce a interrompere i miei pensieri. Ma questo scrivere concentrato mi stanca velocemente. Non lavoro più di tre ore ogni mattina. Ma è sufficiente. Quando mi alzo, tutto è già lì, e mi viene sempre voglia di cominciare.
Tutto è già lì?
Sì, la sera mi sdraio a letto e rifletto sulle storie, spesso anche per ore. Quando mi alzo, sono pronte.
I sogni sono importanti?
I miei sogni hanno colori vividissimi. Anche questa è una mia ricchezza. Mi addormento e sogno, sempre. Prima non era il caso. E la maggior parte sono sogni divertenti.
Uno era così: sono in stazione a Milano, vestito da pagliaccio. Indosso delle scarpe enormi, ho una valigia pesante e sono in ritardo. Mi affretto e corro nella stazione, continuando a inciampare in queste mie grosse scarpe. Quando raggiungo il binario, il mio treno è appena partito. Ed è pieno di pagliacci che schiacciano i nasi contro il finestrino e mi chiamano: "Corri, Corri!" Io corro e cado. Dall'altra parte del binario c'è un treno pieno di passeggeri vestiti normalmente che mi guardano, e tutti ridono.
È vero che il finale della serie di Montalbano è già scritto?
Oh, sì. Già da tempo. L'ho scritto quando avevo 80 anni. L'anno scorso l'abbiamo ripescato e riscritto completamente. In 12 anni sono successe talmente tante cose. Anche il vigatese si è sviluppato. Dobbiamo abbellire il libro con le ultime conquiste linguistiche.
Parliamo dell'Italia, il 4 marzo ci saranno le elezioni.
Pensa che ci capisca qualcosa di queste elezioni? Io ho i miei dubbi, ma proviamoci.
Il paese si sta risvegliando da una lunga e profonda crisi. Si può avere l'impressione che gli italiani abbiano perso la loro leggerezza.
La gente è diventata più rigida e anche più aggressiva, e non c'è da stupirsi. In un'altra epoca una simile crisi avrebbe potuto facilmente degenerare in rivolte sanguinose. Per fortuna questa volta non succede. D'altro canto, la disperazione ha alimentato il successo di un partito, i Cinque Stelle, che si è schierato contro tutto l'ordine costituito.
Come vede il Movimento Cinque stelle?
Con inquietudine. Ho paura della loro eclatante incompetenza. Quando penso che il loro candidato di punta, questo Luigi Di Maio, potrebbe diventare primo ministro, per lo meno in teoria, mi vengono i brividi. Ma scherziamo? Oppure guardate Roma: mai, nella storia, la città ha avuto un sindaco peggiore.
Anche i due predecessori di Virginia Raggi non sono stati proprio personaggi brillanti.
Credo comunque che nessuno sia stato peggiore. E la cosa pazzesca è che se si tenessero nuove elezioni oggi, Raggi verrebbe probabilmente rieletta. L'elettorato è intriso da un miscuglio malsano di emozioni: confusione, rabbia, disperazione. Si sbatte la testa per la decima volta contro una pietra e ci si dice: "Dai, perché non un'undicesima?"
Arriviamo al rientrante Silvio Berlusconi…
Orribile. Non avrei mai pensato che, nella mia vecchiaia, avrei sentito ancora parlare di lui. Eppure eccolo di nuovo, come protagonista della politica italiana, dopo essere stato condannato per frode fiscale. In qualsiasi altro paese qualcuno come Berlusconi sarebbe già sparito dalla scena, e per sempre.
Perché non in Italia?
Perché all'improvviso c'è stato un nuovo vuoto politico. La sinistra è drammaticamente affondata e allo stesso tempo cresce questo indefinibile Movimento Cinque Stelle, guidato da una ditta privata e da un comico. Era logico che Berlusconi riemergesse dal tombino.
A chi darebbe dunque il suo voto, se dovesse scegliere: Berlusconi o Di Maio?
Risponderei a questa domanda solo se mi puntassero una pistola alla testa. Ma l'Italia è una democrazia libera e uno ha il diritto di astenersi e non votare per nessuno dei due. Quindi non mi pongo il problema.
Altri invece se lo pongono, e di tanto in tanto si sente dire che alla fine Berlusconi è il male minore.
Beh, lo si conosce già, questo è abbastanza, no?
Cosa succede alla sinistra? Ha governato così male dopotutto?
Si sfalda e si separa di continuo. Dopo ogni divisione perde sempre più rilevanza. Non mi piaceva il governo di Matteo Renzi, ma sì, la sinistra ha tentato di fare molto ed è riuscita anche fare qualcosa, specialmente in termini di diritti civili. Ma non è stato abbastanza.
L'economia è ancora troppo debole per creare sufficienti posti di lavoro e una famiglia italiana su tre vive in povertà. Per una rinascita del paese mancano le fondamenta. E poi c'è ancora questa enorme evasione fiscale: lo Stato perde ogni anno 60 miliardi di euro, perché molti se la svignano.
Cosa la disturba di Renzi?
Il suo Partito Democratico non è più sinistra, sta al centro e da lì guarda piuttosto a destra che a sinistra. Non appena Renzi ne è diventato segretario, si è seduto al tavolo con Berlusconi per parlare di riforme. Ma si rende conto? Voterò quindi per la sinistra della sinistra, quella che si è staccata dal Partito Democratico.
Va spesso in Sicilia?
Circa due volte all'anno, ogni volta per quattro o cinque giorni, non di più. Ogni tanto ho questo desiderio ardente di sentire il profumo del porto di Porto Empedocle, la mia città natale. Ma gli amici d'infanzia non ci sono più, si sono già congedati, sono l'unico superstite.
Recentemente è morto Totò Riina, il boss dei boss. Con lui è morta anche Cosa Nostra?
La mafia, come la conoscevamo, era già morta prima. Delle grosse e, in un certo senso, carismatiche figure è rimasto solo Matteo Messina Denaro, ma sembra che abbia poco potere.
La mafia siciliana è stata superata dalla 'ndrangheta calabrese e dalla camorra campana. Le manca una testa. Se confrontata alle altre, è un'organizzazione criminale che ha sempre funzionato con una chiara struttura gerarchica, la Cupola che copriva tutto. Adesso rimane solo qualche piccola banda locale.
Giovanni Falcone aveva ragione, come ha detto una volta, che la mafia è una creazione umana e come ogni cosa umana è condannata alla morte.
E questo momento è arrivato?
Sì, c'è ancora solo qualche cane sparpagliato qua e là.
Per molti siciliani lei è un santo.
Questo affetto mi scalda il cuore, non avrei mai pensato che sarei stato apprezzato a tal punto. È interessante vedere che quest'affetto è altrettanto grande a Milano. E qui a Roma. Quando ho compiuto 80 anni [90, NdCFC], la strada qui sotto era piena di gente. Ho dovuto andare alla finestra e sembrava stessi benedicendo la gente, era un po' assurdo.
A proposito di benedizioni: le piace Papa Francesco?
Sì, mi piace molto, anche se io non sono credente. Un gesuita sudamericano… penso funzioni magnificamente! Sono tradizionalmente persone vicine alla gente, realistiche e concrete. In Vaticano, naturalmente, a molte persone non piace.
Sarà in grado di riformare la Chiesa?
Probabilmente no. È già incredibile che sia ancora lì. Appena se ne andrà, la Curia farà marcia indietro.
Lei continua sempre a fumare.
I medici si sono rassegnati da tempo. Se dovessi smettere di fumare probabilmente morirei subito. Ma a dire il vero è tutto un bluff: mi accendo una sigaretta e la spengo dopo al massimo tre tiri. E inalo solo un tiro su tre... Il fumo rovina il mio portafoglio più che i miei polmoni.

Link all'articolo originale in tedesco
Traduzione dal tedesco, Zeno Zoccatelli
Di Oliver Meiler, Tages-Anzeiger e Süddeutsche Zeitung

 
 

Rai News, 12.2.2018
Il ritorno di Montalbano. Due nuovi episodi su Raiuno
Questa sera “La giostra degli scambi”, il primo dei due nuovi casi del “Commissario Montalbano”, tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri.

Lunedì 19 febbraio, invece, sarà la volta di “Amore”, un adattamento dai racconti di Camilleri, “Un mese con Montalbano” e “Gli arancini di Montalbano”. Nelle nuove puntate de Il Commissario Montalbano ci saranno anche Fabrizio Bentivoglio, Serena Iansiti, Stella Egitto e Fabrizio Ferracane. Mancherà, purtroppo, Marcello Perracchio, l’attore scomparso proprio alcuni mesi fa, che interpretava il ruolo del medico legale Pasquano. Intanto, in attesa delle dei nuovi episodi l'oroscopo di Catarella
 
 

Il Tempo, 12.2.2018
In onda su raiuno
Montalbano salva l’Italia
Il Commissario restituisce un’idea di Paese popolare e intelligente

Con Sanremo, tutti davanti alla tivù. È il pop. Con la campagna elettorale, tutti guardano la tivù. È la politica. Oggi però c’è Montalbano su Rai1 e si prende anche quelli che non stanno davanti alla tivù. Berlusconi è perfetto per l’Ariston, certo. Figurarsi Beppe Grillo. A Renzi non resta che il ruolo di Cavallo Pazzo – interrompere e sparire – ma solo Montalbano, frutto dell’ingegno di Andrea Camilleri, restituisce un’idea d’Italia popolare e intelligente. Il Commissario c’è da ventun anni [In effetti dal 1999, NdCFC]. Trentadue puntate acclamate dal popolo. E nessuno vuole rotti i cabbasisi.
Senza il sontuoso Fiorello, senza la gigantesca Franca Leosini, Sanremo è una lagna cariata. La campagna elettorale, poi, è solo un apostrofo bieco tra le parole d’odio. Ma in una botta sola, Montalbano, arresta la narcosi del Festival dei Fiori e la nevrosi della politica. Tutti i botulini di Claudio Baglioni si sgonfiano. La guerra civile d’Italia per un poco si spegne. Con Vigata – a Scicli – mangiando davanti al mare tutto lo schifìo finisce e il bipolarismo che urge è solo uno. Intelligente e popolare: arancino o arancina?
Pietrangelo Buttafuoco
 
 

La Sicilia, 12.2.2018
Stasera alle 21,25 su Raiuno
Il ritorno in tv del «Commissario Montalbano» con Sebastiano Lo Monaco nei panni di Virduzzo

Siracusa. "Ho vissuto in una favola meravigliosa". Sebastiano Lo Monaco definisce con queste parole la sua avventura in quella "grande famiglia" del commissario Montalbano. Stasera, nei panni di "Virduzzo", l'attore siracusano apparirà ne "La giostra degli scambi" con la regia di Alberto Sironi e insieme con Luca Zingaretti. "E' stata una bellissima esperienza - continua Sebastiano - Entrare in un set come quello del commissario più seguito dagli italiani, in un ambiente familiare e collaudato dopo anni di lavoro insieme, è stato meglio di quanto potessi mai immaginare. Professionale, serio e coinvolgente sono gli aggettivi che mi sembrano più appropriati per descrivere il set in cui mi sono trovato completamente a mio agio". Nel nuovo episodio in tv, il 63enne Salvo Montalbano sente arrivare la vecchiaia: occhiali spessi, udito traballante, memoria ballerina, più acciacchi e minori slanci, niente nuoto, commiserazione intorno. Anche le mosche lo perseguitano. Poi cominciano le stranezze: non venendo riconosciuto lo feriscono e lo arrestano quando cerca di bloccare due che si menano, tal "Virduzzo", 64enne, lo cerca varie volte. E' in questa trama che si inserisce la figura interpretata da Sebastiano Lo Monaco, particolare e con sfumature noir come i personaggi nati dalla penna di Andrea Camilleri.
"Virduzzo è un personaggio più complicato di quanto possa sembrare - racconta Sebastiano - ma non voglio svelare troppo perché è più interessante scoprirne le sfumature nel corso della puntata. Anche questo film è stato costruito con intelligenza e sapienza da un grande regista quale è Alberto Sironi. E il mio personaggio viene fuori piano, piano. Sironi mi ha indicato la strada da seguire per capire Virduzzo e cosa fare uscire fuori di lui. Mi ha messo in condizione di potere tirare fuori da me sfumature che non immaginavo di possedere e che, comunque, non appartenevano agli altri ruoli che ho interpretato. Tra un lavoro e l'altro, a teatro e al cinema, non era ancora capitato che potessi far parte del cast del "Commissario Montalbano". Finalmente, ne "La giostra degli scambi", il personaggio di Virduzzo mi calza a pennello. Devo dire che è un'esperienza che sarebbe mancata. Guardando indietro, devo proprio dire che entrare a far parte di questa bella e grande famiglia è stato entusiasmante. Tutti ti cercano, ti chiedono se hai bisogno di qualcosa e ti fanno sentire un divo. Ma quel che conta davvero è che ti senti accolto, anche se il cast lavora insieme da quasi 20 anni. Non ti senti un intruso».
Tra una replica de "Il berretto a sonagli" e i testi scritti da Pietro Grasso, Sebastiano Lo Monaco è riuscito a mettere dentro anche la sua partecipazione a questo episodio, accanto ad attori come Fabrizio Bentivoglio e Luca Zingaretti, per cui l'attore siracusano nutre grande stima. Ma non è tutto qui. Da Montalbano, passando per Luigi Pirandello e Pietro Grasso, Sebastiano Lo Monaco continuerà al teatro Greco nei panni del re forte e giusto Teseo in "Edipo a Colono" con la regia di Yannis Kokkos. "Ebbene sì, dopo aver saltato due stagioni, ritorno a uno dei miei più grandi amori, davanti a una delle più belle platee del mondo".
Mariolina Lo Bello
 
 

La Sicilia, 12.2.2018
Riparte la “giostra” del commissario Montalbano
Stasera su RaiUno i nuovi episodi per la prima volta senza Perracchio

Chissà quanto sarà strano il nuovo Montalbano senza quel "lamentoso" del dottor Pasquano, il personaggio interpretato da Marcello Perracchio. La fortunatissima serie tv prodotta dalla Palomar torna stasera su Raiuno con il primo dei due episodi della dodicesima stagione che vedranno ancora una volta protagonista Luca Zingaretti e l’ormai affiatato cast. Ma senza il “nostro” Marcello Perracchio, scomparso la scorsa estate.
In verità il suo personaggio, viste le precarie condizioni di Marcello, fu eliminato dalla sceneggiatura ancor prima della scomparsa dell’attore ragusano. Questa serie tv Marcello non la girò. Stava già male e dunque la produzione decise, a malincuore, di rivedere la sceneggiatura. Ma lui ha naturalmente chiesto informazioni dal set e ha ricevuto anche quando le condizioni di salute non erano delle migliori, la visita di alcuni componenti del cast andati a trovare un amico prima ancora che un collega.
Pasquano e la sua rottura dei cabbasisi non ci sarà ma i colpi di scena sono tantissimi. Già in apertura dell’episodio di oggi, dal titolo “La giostra degli scambi” con il commissario Montalbano che rischia addirittura l’arresto. Un’anticipazione resa nota lo scorso 1 febbraio a Roma durante la conferenza stampa di presentazione. Luca Zingaretti e gli altri attori hanno presentato i due episodi inediti (l’altro s’intitola “Amore”, anche questo tratto dai testi di Andrea Camilleri). Presente anche lo storico regista, Alberto Sironi. Nelle due nuove puntate vedremo anche Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Davide Lo Verde e Sonia Bergamasco. Nella puntata di oggi ci saranno anche Fabrizio Bentivoglio, Serena Iansiti, Stella Egitto e Fabrizio Ferracane.
Particolare la trama dell’episodio di stasera. Nella piccola città di Vigata avvengono continuamente strane aggressioni e rapimenti con un continuo scambio di persona. Una ragazza viene narcotizzata e poi rilasciata illesa apparentemente senza alcun motivo. Una disavventura che capita anche ad altre due persone, mentre un commerciante invece viene trovato morto. Qual è’ il fil rouge che lega i due episodi apparentemente scollegati? Toccherà ancora una volta al commissario Montalbano riuscire a risolvere l’enigma, dopo indagini certosine condotte come sempre tra gaffe ed equivoci che vedranno coinvolti anche il mitico Catarella che già nello spot tv andato in onda in questi giorni ha catalizzato l’attenzione.
Ci si aspetta già un nuovo grande successo considerato che ogni messa in onda conquista una media di otto milioni di telespettatori a puntata. Gran parte del successo è dovuto sicuramente anche al fascino dei luoghi: anche nei nuovi episodi del commissario più amato della tv, Scicli resta il cuore delle serie ma non mancano anche altre località della provincia di Ragusa.
Zingaretti racconta l’amore per la cittadina nel libro “Scicli, città felice”, del fotografo Armando Rotoletti. «Mi portarono a cena – racconta l’attore – e arrivai all’imbrunire. La dolcezza del crepuscolo mi fece venire voglia di piangere. Improvvisamente ero invaso da una grande pace e nello stesso tempo dall’inquietudine di riempirmi gli occhi dei suoi palazzi e le orecchie dei suoi silenzi».
Dopo cena Zingaretti restò fino a tardi a passeggiare per le vie del paesino barocco. «E allora capii – racconta ancora a Rotoletti – che Scicli aveva qualcosa nella sua accoglienza, nella sua dolcezza, nella sua placidità, un che di femminile, quasi materno».
Nei nuovi episodi di Montalbano ci sarà spazio anche per l’amore, filo conduttore delle puntate, ed è quello tra il commissario e l’eterna fidanzata Livia (Sonia Bergamasco). E ci sarà spazio anche per il matrimonio allestito in spiaggia, proprio sotto la casa di Montalbano, nella Vigata di fantasia, ovvero la Punta Secca reale. Ma come andrà a finire il matrimonio? Nessuna anticipazione, lo scopriremo in tv. Intanto per l’area iblea sarà un nuovo straordinario ed enorme momento di promozione turistica.
Michele Barbagallo
 
 

RagusaNews, 12.2.2018
Montalbano orfano di Marcello Perracchio
Stasera La giostra degli scambi

Tornano i nuovi episodi de "Il Commissario Montalbano" e stasera tutti davanti alla tv su Rai 1 con "La giostra degli scambi", tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri. Nei nuovi episodi di Montalbano ci sarà spazio anche per l’amore, filo conduttore delle puntate, ed è quello tra il commissario e l’eterna fidanzata Livia (interpretata da Sonia Bergamasco). E ci sarà spazio anche per il matrimonio allestito in spiaggia, proprio sotto la casa di Montalbano, ovvero la Punta Secca della realtà. Su quanto durerà questo matrimonio, si accettano scommesse. Il 19 febbraio sarà invece trasmesso "Amore", tratto dai racconti dello scrittore siciliano e dalle raccolte "Un mese con Montalbano" e "Gli arancini di Montalbano".
Ancora una volta il turismo ibleo si affida alla potente fiction Rai per veicolare i suoi luoghi incantevoli e quasi incontaminati. Luca Zingaretti si è detto orgoglioso di questi nuovi episodi, in cui si parla di amori, anche sbagliati, in un momento storico così difficile. "La giostra degli scambi" andrà in onda questa sera in prima visione su Rai 1 per la regia di Alberto Sironi. A far parte del cast, oltre a Luca Zingaretti anche Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Sebastiano Lo Monaco, Angelo Russo, Roberto Nobile e Giovanni Guardiano, con la partecipazione di Fabrizio Bentivoglio e Sonia Bergamasco.
Ci sarà, però, un grande assente: Marcello Perracchio, il lamentoso dottor Pasquano, venuto a mancare nei mesi scorsi. Il personaggio del dottor Pasquano, viste le precarie condizioni di Perracchio, fu eliminato dalla sceneggiatura ancor prima della scomparsa dell’attore ragusano non girando, difatti, quest'ultima serie tv. Mancheranno molto, allo spettatore, le sue "rotture di cabbasisi".
Per quanto riguarda la trama dell'episodio di stasera: a Vigata avvengono continuamente strane aggressioni e rapimenti con un continuo scambio di persona. Una ragazza viene narcotizzata e poi rilasciata illesa apparentemente senza alcun motivo. Una disavventura che capita anche ad altre due persone, mentre un commerciante invece viene trovato morto. Qual è’ il fil rouge che lega i due episodi apparentemente scollegati? Toccherà ancora una volta al commissario Montalbano riuscire a risolvere l’enigma. La gran parte dell'episodio è stato girato a Scicli, città molto amata dall'attore Luca Zingaretti, anche se non mancano altre località della provincia di Ragusa.
 
 

Telemia, 12.2.2018
Tv: Peppino Mazzotta, c'e' anche un po' di Calabria nel Commissario Montalbano

C’è grande attesa per i due nuovi episodi de “Il Commissario Montalbano”, la fiction di punta della Rai trasmessa in oltre 60 paesi tra Europa e resto del mondo. Si parte oggi con “La giostra degli scambi”, cui seguirà lunedì prossimo l’altro film dal titolo “Amore”.
Nei giorni scorsi a Roma la presentazione alla stampa con il cast e numerosissimi cronisti presenti. Tra i principali protagonisti della serie anche Peppino Mazzotta, da vent’anni Fazio, l’uomo di cui Montalbano si fida di più.
Al microfono di Emilio Buttaro, giornalista anche lui calabrese che ha seguito l’evento per il quotidiano sudamericano in lingua italiana “La Voce d’Italia”, Peppino ha spiegato: “Queste due puntate hanno un ritorno ai temi cari per Camilleri, uno è l’amore e l’altro è sempre la figura femminile al centro della storia. Ci saranno molte situazioni da commedia soprattutto in uno dei due episodi”. Ma come si spiega il successo di Montalbano in ben 65 Paesi del mondo? “Col fatto che per il pubblico è diventato un qualcosa di molto familiare. L’atmosfera di Montalbano è vincente e questo spiega anche gli ascolti molto alti nelle repliche. Quando si crea questo tipo di empatia non importa sapere come va a finire la storia, ciò che conta è passare un’ora e mezza con dei personaggi che sentiamo familiari.
All’inizio credo che il successo sia stato legato alla penna di Camilleri ma anche all’intuizione dell regista Sironi nel tradurre i romanzi in film. Poi non va dimenticata la straordinaria Sicilia e un pochino anche noi che siamo riusciti a trovare un punto di incontro con i personaggi, protagonisti delle storie. Se si respira profumo di fiori d’arancio in questi due nuovi episodi? C’è un matrimonio, anzi una specie di matrimonio, non diciamo più di tanto…”
 
 

MeridioNews, 12.2.2018
Il commissario Montalbano, Catarella protagonista
«Nelle nuove puntate ci saranno le mie dimissioni»

Costume e società – L'attore ragusano Angelo Russo sarà ancora spalla fedele di Zingaretti stasera e il 19 febbraio. Intervistato da MeridioNews, racconta il suo primo provino: «Mi chiesero se avessi letto i libri di Camilleri. Io risposi che li conoscevo tutti, ma in realtà non ne avevo letto neanche uno». E anticipa qualche dettaglio dei nuovi episodi

«Saranno due puntate spettacolari, come sempre. Anzi, ancora di più, perché mi succederà una cosa nuova». Parola di Catarella, nella vita Angelo Russo. Nelle due nuove puntate del Commissario Montalbano, La giostra degli scambi e Amore, in onda stasera e lunedì 19 febbraio su Rai 1, l'attore ragusano continuerà a essere spalla fedele di Luca Zingaretti. Ma stavolta il suo ruolo sarà ancora più centrale: «Mi dimetterò», anticipa. Come? Quando? Per quanto tempo? «Non posso aggiungere altro, guardate e capirete». Montalbano senza lo storico agente di stanza nella guardiola del commissariato di Vigata? I fan possono stare tranquilli, Catarella tornerà al suo posto.
Questo almeno ce lo garantisce?
«Sì, ci saranno le mie dimissioni ma per poco tempo».
Dove sono state girate le due nuove puntate?
«Negli splendidi posti di sempre, e nuovamente alla Valle dei Templi di Agrigento. Ma una scena anche nella casa natale di Pirandello».
La maggior parte degli italiani la identificano ormai come Catarella, ma lei è anche attore teatrale. Le dà fastidio essere associato a un unico personaggio?
«No, assolutamente. La popolarità mi fa piacere, è un personaggio creato dalla penna di un grande come Camilleri. Mi piace pensare che è un po' come per Alvaro Vitali che viene identificato con Pierino. E condivido quello che disse lui: anche quando morirò, rimarrò nella storia».
Ci racconta come è stato scelto per il ruolo di Catarella?
«Sono passati 20 anni. Partecipai a un provino a Ragusa, nella sede di un'emittente privata. Cercavano due figure per la nuova fiction del Commissario Montalbano: uno era un agente di custodia cautelare che sarebbe comparso soltanto in una puntata; l'altro ruolo era quello di Catarella. Sono stato scelto per il secondo ed eccomi ancora qui. Certo, ho avuto un po' di fortuna, ma me la sono anche giocata bene».
In che senso?
«Mi chiesero se avessi letto i libri di Camilleri. Io risposi che li conoscevo tutti, ma in realtà non ne avevo letto neanche uno».
Poi ha avuto modo di recuperare...
«Certo, adesso me li manda la Rai appena vengono pubblicati».
Come seppe di quel provino, 20 anni fa?
«Fu una sfida tra amici. Giambattista David, ragusano come me e che ora fa teatro con Enrico Guarneri, mi diceva: "Io faccio l'attore, tu invece non fai nulla". Io gli dissi di chiamarmi al primo provino che sarebbe andato a fare. E così è stato: quel giorno presero me e non lui. E ancora adesso mi ripete che se avesse saputo, non mi avrebbe chiamato».
Salvo Catalano
 
 

ANSA, 12.2.2018
Montalbano, torna l'energia di Beba
Carmelinda Gentile ora porta il teatro italiano in Olanda

Roma - Pochi secondi, una battuta in siciliano, ma basta a trasmettere tutta la sua energia mediterranea.
Attesissima riappare in tv Beba, la moglie di Mimì Augello, il vice del commissario Montalbano, in una delle due nuove puntate in onda stasera e il 19 su RaiUno (ore 21:25). Carmelinda Gentile torna nei panni del personaggio di Camilleri, sia pure per una breve apparizione. Vive da quasi tre anni ad Amsterdam dove, dopo un'esperienza ventennale con le rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa, la sua città, ha fondato Korego Theater. Si recita in italiano, ma non solo per gli italiani. La compagnia ha al suo attivo 7 produzioni e 2 progetti. La prossima data di "Coppia aperta quasi spalancata", di Franca Rame e Dario Fo, è sold out al Polanentheater. "Una soddisfazione - commenta Carmelinda in veste di regista - Il teatro di cui mi sento ambasciatrice, quello dell'Istituto Nazionale del Dramma Antico, cattura tutto il pubblico, per le emozioni date dal linguaggio, quello del corpo, dei suoni".
 
 

Altrospettacolo, 12.2.2018
Il Commissario Montalbano, più che una fiction una “collection d’autore”
Montalbano, una collezione e non una serie

Ci risiamo. Siamo in quel periodo dell’anno in cui in Rai si festeggia per il record di ascolti di una delle sue produzioni di maggiore successo. No, non stiamo parlando di Sanremo (sebbene il confine temporale sia quello), ma del Commissario Montalbano.
Ormai must-see television, televisione da non perdersi, ma anche un evento che è ancora più tale in quanto non una partita di calcio o, appunto, un Festival. Montalbano è fiction, racconto, che richiede una scrittura attenta ed un’interpretazione ancora più dettagliata per riuscire a conquistare un pubblico sempre più esigente in questo settore.
Certo, la fonte letteraria di Andrea Camilleri, presente in ogni singolo film-tv -si tratti di una sceneggiatura tratta da un romanzo o da più racconti uniti insieme- c’è e si sente. Si sente la sua Sicilia, la sua Vigata, il dialetto siciliano che, contro ogni previsione, è diventato ormai comprensibile anche per sommi capi a chi risiede al Nord. Camilleri c’è, ma c’è anche Luca Zingaretti, Palomar ed il regista Alberto Sironi.
E se Il Commissario Montalbano, dopo ben 32 film (gli ultimi due sono quelli che devono andare in onda) e 18 anni di indagini è ancora fresco ed accattivante per gli ormai oltre 10 milioni di telespettatori che lo seguono, il motivo sta nell’aver creato un genere in Italia quasi inedito, la collection di film-tv.
E’ vero, è una fiction, o serie tv, e quindi la trama orizzontale ogni tanto fa capolino, ma ogni episodio di Montalbano è fruibile a sé stante, senza aver visto la puntata precedente o senza dover aspettare quella successiva per vedere risolto un cliffhanger. Come i libri di Camilleri, che si possono prendere dalla propria libreria e rileggere in ordine sparso, anche la versione catodica delle sue storie può essere consumata a piacere del pubblico, creando, appunto, una collezione di film-tv e non semplicemente delle stagioni.
Che sia letterario o televisivo, Montalbano è immortale grazie a questo suo formato semi-antologico: i protagonisti sono gli stessi (e creano fidelizzazione) le storie diverse (e suscitano ogni volta l’effetto novità). Lo scaffale si riempie di racconti e di film, ed il collezionista gode nel poter avere a sua disposizione una scelta che diversamente non troverebbe altrove.
In fin dei conti, è questo il segreto delle repliche che continuano a sbancare l’Auditel (e che saranno proposte anche dopo le prime tv di questo mese): Montalbano prende i pregi dell’essere libro e dell’essere fiction e li fa un tutt’uno. Lo scaffale si riempie di titoli, e la collezione aumenta il proprio potere di attrazione.
Seppure ben diverso dalla sua versione letteraria, Luca Zingaretti da subito è riuscito a conquistare il pubblico con la sua interpretazione di Salvo Montalbano. Una versione decisamente più generalista, accattivante, capace di strizzare l’occhio alle telespettatrici ma anche di offrire un personaggio che prima di essere investigatore è uomo, con i difetti ed i dubbi che l’età che avanza porta con sé.
Già, l’età. Perché dopo tanti anni di Montalbano, ed un successo che gli ha regalato una popolarità fuori dal comune, Zingaretti potrebbe tranquillamente dire “Grazie, è stato bello”, salutare e chiudere baracca. Eppure, ogni anno lo ritroviamo con la barba incolta e gli occhiali da sole in Sicilia.
“Nel momento in cui interpreti per tanti episodi lo stesso ruolo è naturale che arriva un momento in cui esaurisci tutte le smorfie: a meno che non ci sia una scrittura che offre chiaroscuri, profondità che all’inizio nemmeno sospetti”, ha dichiarato in conferenza stampa. “Ad esempio è questa la sensazione che mi ha offerto Montalbano. Nel 2006 avevo deciso di uscire di scena, ma avrei sbagliato. Poi mi sono sorpreso a tornare e a sorprendermi ogni volta. Per me è sempre un piacere ritrovare questo personaggio, tornare a lavorare con il gruppo compatto di colleghi sul set, mi diverto sempre” (Fonte: Nicoletta Tamberlich per Ansa.it).
Saremmo ingiusti, però, a non citare anche il resto del cast: Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Roberto Nobile e, dall’anno scorso, Sonia Bergamasco. I primi, soprattutto, grazie a Montalbano si sono costruiti una carriera che li ha portati ad essere protagonisti, a loro volta, di altri progetti di successo.
Montalbano, 18 anni e tanti numeri
Il primo film-tv de Il Commissario Montalbano, “Il ladro di merendine”, è andato in onda il 6 maggio 1999 su Raidue. La seconda rete Rai ha ospitato i primi sei film-tv (ovvero le prime tre stagioni), ottenendo già ai tempi ascolti record per la rete, superiori ai 6 milioni di telespettatori.
Con “Il senso del tatto”, il 28 ottobre 2002, la serie si sposta su Raiuno, ricevendo subito un’accoglienza strepitosa ed ascolti sopra i 9 milioni di persone. In tutto, ad oggi, sono andati in onda 30 film-tv de Il Commissario Montalbano, a cui si devono aggiungere i due in onda nel 2018.
Oltre 140 le emissioni in prima serata, tenendo conto sia delle prime tv che delle numerose repliche andate in onda (solitamente le settimane successive le prime visioni proposte) di alcuni episodi, riproposti anche per sei o sette volte.
A livello internazionale, Montalbano è stato venduto in oltre 60 Paesi nel mondo, come ad esempio Argentina, Australia, Stati Uniti, Danimarca, Francia, Lituania, Polonia, Gran Bretagna e Russia.
Tutti e 32 i film-tv hanno avuto un unico regista, Alberto Sironi. Tre, invece, le attrici che hanno interpretato Livia: Katharina Böhm, Lina Perned e Sonia Bergamasco. Della serie è stato realizzato anche un prequel, Il giovane Montalbano, tratto anch’esso dai racconti di Camilleri e con Michele Riondino nei panni di un insolitamente riccioluto protagonista.
Tutti scappano da Montalbano
Il fenomeno Montalbano, al di là della qualità autoriale ed interpretativa, arriva anche a scombinare i palinsesti delle altre reti televisive. Canale 5, infatti, ha deciso di spostare L’Isola dei Famosi al martedì (era in onda nelle prime tre settimane il lunedì). Di conseguenza, il ciclo primaverile de Le Iene, che di solito va in onda il martedì, si sposta al mercoledì -costringendo 90 Special, a sua volta, ad andare in onda di giovedì. In Rai, invece, a pagarne le spese è Presadiretta, solitamente in onda di lunedì ed invece, ora, previsto al sabato.
Durante la conferenza stampa, Altro Spettacolo ha chiesto a Zingaretti un parere sulla “fuga” per la seconda volta consecutiva (era già accaduto l’anno scorso) dell’Isola dei Famosi da Montalbano: trovate la risposta nel video in alto.
[…]
Paolino
 
 

Leggo, 12.2.2018
Montalbano in manette le sorprese della nuova serie

Il protagonista in manette e l'eterna fidanzata Livia in abito da sposa: sono le due immagini-simbolo, quelle che più accendono la curiosità dei telespettatori, dei nuovi film de Il commissario Montalbano, in onda stasera e il 19 febbraio in prima serata su Rai1. Il primo dei due, La giostra degli scambi (dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri, edito da Sellerio), con Fabrizio Bentivoglio guest star (con Luca Zingaretti), si apre proprio con l'arresto del commissario da parte dei Carabinieri, per un qui pro quo che inaugura una sfilza di equivoci, errori tecnici e appunto scambi, in un'indagine che ruota attorno alla scomparsa di due giovani amanti che «è come il sasso in uno stagno: increspa per un attimo la superficie, poi tutto si placa - spiega il regista, Alberto Sironi - Assistiamo ad una serie di episodi che sembrano non avere alcuna relazione tra loro», con Montalbano che «è trascinato dalla pantomima di una serie di vicende al limite del grottesco, non riesce a decifrare i segnali e, per la prima volta, sembra sul punto di arrendersi».
(D. Ara.)
 
 

Vanity Fair, 12.2.2018
Zingaretti: «Lasciare Montalbano? Finché continuano gli applausi mai»
Il 12 e il 19 febbraio ritorna su Raiuno «Il commissario Montalbano» con due nuovi episodi tratti dai gialli di Andrea Camilleri. Sarà di nuovo record di ascolti? Il poliziotto di Vigàta non perde lo smalto di investigatore, ma con l'età «sta diventando permaloso» (parole di Livia)

Un uomo si tuffa davanti casa nelle acque cristalline che bagnano la sua Sicilia, mentre le note del brano Nuddu è di nuddu (e nuddu m’avi) della palermitana Olivia Sellerio accompagnano le bracciate del poliziotto più famoso della televisione italiana. Così inizia La giostra degli scambi, il primo dei due episodi inediti de Il Commissario Montalbano, che andrà in onda il 12 febbraio su Raiuno. E dopo la nuotata rigenerante non poteva mancare una tazzina di caffè sull’ormai famosa terrazza a Punta Secca, frequentata ormai dai turisti di mezzo il mondo.
Sono diciotto anni che Salvo Montalbano, creatura letteraria di Andrea Camilleri, frequenta il piccolo schermo e che non dà segno di cedimento, almeno dal punto di vista dell’audience (lo scorso anno l’ultima puntata ha toccato gli 11,3 milioni di telespettatori e il 44% di share. Numeri da Sanremo). Quanto a permalosità Livia (Sonia Bergamasco) avrebbe qualcosa da dire: «Con l’età diventi sempre più permaloso!», si fa sfuggire durante una conversazione telefonica con il suo caro Salvo. E vedrete come lui andrà su tutte le furie. E’ l’unico momento di scambio tra i due nel primo episodio: Livia avrà una parte più ampia in Amore, la 32^ puntata della serie che andrà in onda il 19 febbraio. Qui amore, gelosia e giallo si passano il testimone per averla vinta.
Anche in La giostra degli scambi l’amore, e i suoi mille volti (passionale, protettivo, distruttivo, infranto, possessivo, puro, ecc.), è il filo conduttore del caso che coinvolge il commerciante Marcello Di Carlo, improvvisamente scomparso. Nemmeno l’eccentrico amico Giorgio Bonfiglio, interpretato da un fantastico Fabrizio Bentivoglio, “femminaro” quanto “Mimì” Augello (Cesare Bocci) e incallito giocatore di poker, sa dove possa essersi cacciato. C’entra la mafia? Di Carlo aveva smesso di pagare il pizzo e l’incendio del suo negozio può essere un avvertimento. C’è dell’altro però: una “picciotta” coinvolta. Il giallo si scoprirà ostico e intrigato perché ci sarà qualcuno che vuole depistare le indagini mettendo del fumo negli occhi al commissario e ai colleghi. E appunto, come i diretti interessati, anche il pubblico si troverà su una giostra impazzita.
Ci sono tutti gli ingredienti per stupire ancora i telespettatori. Nel secondo episodio assisteremo anche al matrimonio tra Salvo e Livia (realtà o frutto dell’immaginazione del commissario?). Più stupore di così. «Mai avrei pensato di girare una scena di questo tipo in una serie come Montalbano – ammette Luca Zingaretti – Mai dire mai, anche se non tutto quello che si vedrà potrebbe essere vero…». Qui gatta ci cova. Da quasi vent’anni l’attore romano interpreta il commissario di Vigàta, forse non è ora di lasciarselo alle spalle? «Qualcuno lo può pensare, ma me ne frego. Finché continuano gli applausi non ci penso proprio – risponde Zingaretti – in questi 18 anni i consensi sono cresciuti e Montalbano ha conquistato paesi impensabili, come l’Inghilterra e l’Australia. E poi questa avventura sta diventando un’esperienza umana in cui raccontiamo l’evoluzione di un personaggio e (del paese), in contemporanea con il suo scrittore. E quando mi ricapita?».
Emanuele Bigi
 
 

TG1, 12.2.2018
"Montalbano sono", il ritorno del commissario
Ritorna il commissario più famoso della tv. Lunedì sera il primo dei due nuovi episodi di Montalbano, come sempre ispirati ai romanzi di Andrea Camilleri. Protagonista Luca Zingaretti in studio con noi.


 
 

Ragusa Oggi, 12.2.2018
Catarella (Angelo Russo) a “I soliti ignoti”: “Ho 1000 automobili…” E su Montalbano? “Presto arrivano le mie dimissioni”

Stasera Angelo Russo, l’attore che interpreta l’agente Catarella nella fortuna serie tv de “Il commissario Montalbano”, è stato ospite della tramissione “I soliti ignoti” condotta da Amadeus su Raiuno. Chiamato in causa come insolito… ignoto, ha confermato di essere lui il collezionista di mini automobili. Ne ha più di 1000. “FIn da piccolino le ho collezionate – ha detto Russo – Ma non ne compro adesso, mi capita di trovarne spesso tra quelle che perdono gli altri in giro”. Catarella torna stasera ad essere protagonista insieme all’attore principale Luca Zingaretti, nel primo dei due nuovi episodi de “Il commissario Montalbano” che Raiuno metterà in onda. E a Meridionews, in un’intervista a Salvo Catalano, Russo anticipa che durante le puntate del nuovo ciclo arriveranno le “dimissioni” nelle mani del commissario Montalbano. Ma poi spiega, saranno temporanee.
 
 

Guide TV SFR, 12.2.2018
Téléfilm policier
Il Commissario Montalbano
Lundi 12 février à 21h25 sur Rai1

Le commissaire Salvo Montalbano exerce son métier à Vigata, en Sicile, sa ville natale. Il s'exprime dans un mélange d'italien et de sicilien et est un adepte passionné des plats typiques de sa région, qu'il partage avec la charmante Livia dès qu'une occasion se présente. Malgré son mauvais caractère, il est très respecté sur son île. A chaque enquête, il veille à ne pas se laisser abuser par les escrocs et par la mafia. Parfois confronté à des affaires compliquées, Salvo garde toujours son sang froid et fait face à toutes les situations, aux côtés de ses équipiers, Giuseppe Fazio, Mimi Augello et Catarella.
 
 

La Repubblica, 12.2.2018
L'iniziativa
La giostra di Montalbano con “Repubblica”

Torna il commissario Montalbano. Dal 27 febbraio la serie completa in dvd con tutti gli episodi della fiction televisiva sarà in edicola a 9,90 euro (in abbinamento con Repubblica e Espresso). Si parte con i primi due episodi inediti a pochi giorni dalla messa in onda in prima esclusiva su Rai 1 (stasera e il 19 febbraio). A seguire gli episodi 3,4,5,6 mai usciti con Repubblica e poi tutti gli altri, per completare la serie. Si parte il 27 con La giostra degli scambi. «Sono molto orgoglioso di queste due ultime storie», ha detto Zingaretti a proposito dei nuovi episodi. «Mi sono sembrate veramente belle. Ogni volta è come se si rinverdisse una scommessa, non si dorme mai sugli allori perché si vuole sempre soddisfare le aspettative del pubblico. Sono due episodi che parlano dell'amore e del suo potere salvifico, un bel messaggio da mandare in un momento in cui siamo impauriti da ciò che ci succede intorno, e dal futuro». La giostra degli scambi, guest star Fabrizio Bentivoglio, è il primo di due nuovi episodi diretti da Alberto Sironi, il secondo Amore è in programma martedì 6 marzo. Luca Zingaretti, nei panni del commissario nato dalla penna di Andrea Camilleri, indaga su un incendio doloso in un negozio di elettronica e sulla contemporanea scomparsa del suo proprietario, mentre uno strano rapitore ferma le ragazze, le stordisce e poi le lascia libere, fuori Vigata, senza averle toccate con un dito e senza chiedere un riscatto. I due casi sono legati? Il mistero si complica.
 
 

TRUENUMBERS, 12.2.2018
Rai ricca con Montalbano: quanto costa uno spot
Si va da un minimo di 132mila euro per 15? di pubblicità a 392mila. Cinque i break previsti

Rai1 pregusta la messa in onda dei due nuovi episodi del commissario Montalbano, in palinsesto il 12 e il 19 febbraio 2018. Viale Mazzini si augura il pieno d’ascolti e punta a un incasso pubblicitario da top event. Chi vorrà far comparire il proprio brand nelle pause pubblicitarie dovrà spendere, come spiega il grafico in apertura, un minimo 132mila euro per appena 15 secondi di celebrità.
Cinque break su Rai 1 per il commissario
Il personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri è stato portato in tv 18 anni fa e da sempre ha riscosso un successo straordinario sul piccolo schermo. Con i due nuovi inediti – La giostra degli scambi e Amore – Rai1 proverà a riempire tutti gli slot possibili a colpi di consigli per gli acquisti: sono previsti 5 break pubblicitari – alle 21.25, 21.35, 22.05, 22.35 e 23.00.
Fuori break a 8mila euro al secondo
Migliore la posizione e più alto è il prezzo per apparire. Ad esempio: uno spot in prima o ultima posizione all’interno di un break (che sono le più ambite) può costare 151mila e 800 euro per soli 15 secondi. Per un fuori break da 10? si devono pagare oltre 145mila euro. Il prezzo più alto si paga una pubblicità fuori break da 45?: costa la bellezza di 392.040 euro – 8.712 euro al secondo, per intenderci.
Oltre a monetizzare gli spot classici, Rai 1 mette a disposizione dei brand i billboard pubblicitari, i cartelloni statici che accompagnano gli eventi. Per il 12 e il 19 febbraio i billboard da 4?+4? (quattro secondi più altri 4) costano 102mila euro, per gli inviti all’ascolto da 5?+5? bisogna sborsarne 151mila.
Offertone per promuovere Rai Movie
Chi vuole apparire e risparmiare un po’ può lasciarsi convincere da un’offerta pensata da viale Mazzini per popolare di spot Rai Movie, una delle sue reti con meno appeal pubblicitario. La Rai offre, infatti, un passaggio durante la fiction di Montalbano insieme a 16 sulla piccola rete. Il costo è superiore ma l’acquirente ha la sensazione di una spesa più oculata: si va da un minimo di 217mila euro per 1+16 messe in onda a un massimo da quasi 645mila euro per un fuori break da 45? mandato il 12 o il 19 febbraio su Rai 1 e 16 volte su Rai Movie – 6 mattina, 6 pomeriggio, 2 second prime time, 2 early night.
I dati si riferiscono al 2018
Fonte: Rai
 
 

Live Sicilia, 12.2.2018
Il ritorno
Riecco Montalbano
I social vanno in tilt

L’attesa è finita. Il Commissario Montalbano torna in tv con il primo di due episodi inediti dal titolo “La giostra degli scambi”. A spoilerare la trama, pochi minuti prima dell’inizio della puntata, è il suo “papà” Andrea Camilleri.
“Il poliziotto più amato della tv si troverà di fronte a due difficili indagini – spiega lo scrittore siciliano - la scomparsa di due giovani fidanzati da addebitare probabilmente alla mafia e un’inspiegabile serie di rapimenti di giovani donne. Un rebus da perderci la testa. Oltretutto queste indagini sono costellate da equivoci, scambi di persone e false piste. Il suo istinto di poliziotto lo porterà alla verità”.
L’hashtag #Montalbano è già in tendenza su Twitter e i telespettatori non trattengono l'emozione per il ritorno del commissario più sexy della tv interpretato da Luca Zingaretti.
Ecco alcuni commenti: “C'è un isola (che non è l' #isoladeifamosi ) di cui ci s'innamora, da cui non si vorrebbe mai partire, che ci lascia addosso i suoi profumi. Stasera quell'isola torna in tv col suo cittadino più famoso. Bentornato Commissario #Montalbano !”, “Aspettavo con ansia la colonna sonora della Sellerio. Che meraviglia”, “Non c'è niente da fare, ogni volta che il commissario torna, di persona personalmente, con i nuovi episodi, NON ESISTE NIENT'ALTRO”, “#Montalbano è meglio di Mr Grey”, “Camilleri ci ha praticamente spoilerato tutto come sempre, lo adoro”, “E niente, la sigla di #Montalbano è un toccasana per il cuore e l'anima”, “#Montalbano dopo una settimana di #Sanremo è la salvezza”, “#montalbano. Nessuno più di Camilleri sa parlare prima ancora che scrivere. Le parole tutte esatte nè una di più nè una di meno”, “#Montalbano sono! ERA ORA!”, “#Montalbano che nuota unica costante della vita”, “A casa mia c'è un'agitazione che non si vedeva dai mondiali del 2006”, “Nella vita, per andare avanti, servono delle certezze! #Montalbano é una di queste”, “Che bello vedere #Montalbano in tendenza”, “#Montalbano mi mancasti”.
Nel cast dei nuovi episodi non mancano i protagonisti storici della serie. Oltre a Luca Zingaretti (Montalbano), ci sono Cesare Bocci (Mimì Augello), Peppino Mazzotta (Fazio), Sonia Bergamasco (Livia), Angelo Russo (Catarella), Sebastiano Lo Monaco (Virduzzo), Ketty Governali (Adelina), Davide Lo Verde (Galluzzo) e Roberto Nobile (Nicolò Zito). Ma c’è anche un’importante guest star, ovvero Fabrizio Bentivoglio, che presterà il volto a Giorgio Bonfiglio. Con loro ne "La Giostra degli Scambi" anche Desirée Noferini, Raffaele Esposito, Chiara Muscato e Salvatore Gioncardi.
Il prossimo episodio andrà in onda lunedì 19 febbraio.
Daniela Vitello
 
 

Il Ducato, 12.2.2018
Teatro Sanzio: venerdì 16 Moni Ovadia porta in scena “Il Casellante” di Camilleri

Urbino – Quinto appuntamento della stagione di prosa teatrale 2017/2018 al Sanzio di Urbino venerdì 16 febbraio. L’attore e scrittore Moni Ovadia porta in scena Il Casellante, opera tratta dal racconto dell’autore siciliano Andrea Camilleri, insieme a Valeria Contadino e Mario Incudine, curatore delle musiche, in collaborazione con il musicista Antonio Vasta. Il romanzo, che fa parte del cosiddetto ciclo mitologico iniziato con Maruzza Musumeci, la storia di una donna che si trasforma in una sirena, e prosegue con Il Sonaglio, narra del dolore di una maternità negata e della guerra. Lo spettacolo, diretto da Giuseppe Dipasquale con l’accompagnamento musicale di Antonio Vasta e Antonio Putzu, è anche il racconto irridente e divertito della Sicilia fascista degli anni Quaranta.
(l.c.)
 
 

Travelnostop.com, 12.2.2018
Anche i Distretti turistici si schierano con Agrigento 2020

Dopo l’intesa con i Comuni del Val di Noto e Taormina, anche i Distretti turistici siciliani appoggiano la candidatura di Agrigento come capitale della cultura 2020. A comunicarlo al sindaco di Agrigento Lillo Firetto è stato il loro portavoce, Corrado Bonfanti, sindaco di Noto, dopo aver sentito i colleghi rappresentanti dei rispettivi consorzi, recentemente riuniti a Enna per un rilancio di azioni comuni.
“E’ una nuova alleanza strategica per Agrigento 2020 – commenta Firetto – che rafforza un programma che sin dalla prima ora mostrava di voler uscire dai confini territoriali fungendo da forte attrattore per un anno speciale, quello dei 2600 anni della città”.
Intanto si avvicina il giorno della decisione: l’appuntamento è per venerdì 16 febbraio alle 11.
Al termine dei lavori della Giuria di selezione, il presidente Stefano Baia Curioni comunicherà al ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, quale delle dieci città finaliste (Agrigento, Bitonto, Casale Monferrato, Macerata, Merano, Nuoro, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Treviso) sarà designata capitale italiana della cultura 2020.
In vista della decisione, Agrigento può calare un altro asso nella manica: nelle nuove puntate della serie televisiva “Il commissario Montalbano” protagonista sarà anche la Valle dei Templi.
Nell’episodio “Amore”, in onda lunedì 19 febbraio, Salvo Montalbano interpretato da Luca Zingaretti passeggia tra le colonne del Tempio di Giunone, per incontrare Ingrid lontano da occhi indesiderati.
 
 

Corriere di Ragusa, 13.2.2018
Attualità - Ha convinto il primo dei 2 nuovi episodi andato in onda lunedì sera
Montalbano e "La giostra degli scambi": femminicidio a mani nude
La scena dell’omicidio della giovane Silvana colpisce come un pugno allo stomaco

«La Giostra degli scambi» confonde Montalbano ma il commissario, e soprattutto l’uomo, riesce a non farsi ingannare e trovare, invece, il filo conduttore. Come accade nei romanzi di Camilleri, il racconto affidato alla regia di Aberto Sironi non propone solo il giallo e la tragedia, ma è anche un percorso di conoscenza della psiche umana che Salvo Montalbano intraprende uscendo alla fine vincitore e affermando la verità dei fatti. Montalbano si tuffa nelle passioni che sconvolgono un anonimo commercialista (magistralmente interpretato da Sebastiano Lo Monaco) e riesce ad andare al di là della maschera che il professionista perbene della tranquilla e immutabile Vigata indossa. «La Giostra degli Scambi» prima incuriosisce, poi confonde, quindi si dipana nella sua essenzialità ed a ciò contribuisce la serenità di Salvo Montalbano, pur con i suoi sbagli, che ammette, e la sua passionalità che non gli manca mai.
Camilleri, attraverso il suo commissario sembra dire che bisogna stare attenti a quello che appare perché non sempre è così. Significativa a questo proposito la scena iniziale in cui i carabinieri vogliono arrestare l’incolpevole Montalbano, intervenuto a sedare una colluttazione tra 2 uomini e avendolo invece scambiato per uno dei rissanti. Succede anche ai due protagonisti principali del racconto: i due amanti, quello giovane e quello più maturo interpretato dal bravissimo Fabrizio Bentivoglio, non c’entrano niente con la morte della giovane e bella Silvana, oggetto dei loro desideri al pari dell’assassino, che si rivela essere il «padre putativo», che resta nell’ombra fino alla fine dopo essersi beccato una padellata in testa dalla brava Adelina, la domestica del commissario, che l´aveva scambiato per un ladro intrufolatosi in casa. Un Montalbano al meglio ed un cast all’altezza.
Un po’ di amaro in bocca per i fan del dottor Pasquano, che, in un paio di momenti sembrava dovesse materializzarsi perché c’era da far luce sulle modalità di un paio di assassinii. Pasquano ha fatto la sua autopsia per interposta persona, Marcello Perracchio, il bravo attore che lo interpretava e scomparso di recente, avrà sorriso e forse stato felice di non essere stato più disturbato da quell’invadente commissario. Gli sceneggiatori hanno invece riesumato Iacomuzzi, non troppo credibile nei panni di una sorta di componente della "Forensic" americana di stampo Csi, con tanto di macchina bianca (in tinta col suo completo un po´ retrò) in stile "old America".
Questa puntata, ben costruita e con dialoghi brillanti e mai sopra le righe, è ruotata tutta su un femminicidio, commesso nel più crudele dei modi, a mani nude e senza pietà. Vero è che la cronaca reale di questi ultimi gionri ci ha purtroppo mostrato femminicidi ben più efferati, ma la scena dell´omicidio della giovane Silvana colpisce lo stesso come un pugno allo stomaco. L´episodio ha incollato ai teleschermi oltre 11 milioni di telespettatori, con il 45% di share.
[...]
Duccio Gennaro
 
 

RagusaNews, 13.2.2018
Commissario Montalbano, lenta la Giostra degli Scambi
Il grande depistaggio

L'episodio numero 29 della saga del Commissario Montalbano scorre lento sullo schermo, quasi a sottolineare una svolta riflessiva del poliziotto di Vigata. E' andata in onda stasera La Giostra degli Scambi, il nuovo episodio prodotto da Palomar di carlo degli Esposti. Introdotto da una presentazione dello stesso Andrea Camilleri, il racconto televisivo indugia volutamente sulle pause, sulle attese, sui silenzi. Una scelta registica precisa di Alberto Sironi, che evidentemente vuole indurre lo spettatore a un ruolo attivo e interrogativo rispetto alla soluzione del caso.
La storia esordisce con due equivoci, una rissa in spiaggia, e l'aggressione di Adelina nei confronti di un estraneo che si introduce nella casa di Marinella. I due qui pro quo (i carabinieri quasi arrestano il commissario pensandolo coinvolto nella rissa) preludono a un gioco di equivoci, di slittamenti di piani investigativi, di sviamenti di indagini. La pista investigativa sembra aver individuato il responsabile di un duplice omicidio in maniera netta e inequivoca, quando Salvo Montalbano viene colto da una intuizione che capovolge il senso della storia.
Purtroppo, sul piano dei "Luoghi di Montalbano", la puntata non aggiunge nulla al già visto, se non una bella inquadratura di palazzo Battaglia a Ragusa Ibla, dove viene ambientata la sede di un negozio incendiato. Sironi e lo scenografo Luciano Ricceri ci regalano un bel piano della seconda facciata, prospettante su via Chiaramonte.
 
 

Marida Caterini, 13.2.2018
Il Commissario Montalbano 2018, la recensione
Il Commissario Montalbano 2018, la recensione. Riflessioni e appunti critici sul tv movie ‘La giostra degli scambi’ andato in onda su Rai 1 con protagonista storico Luca Zingaretti affiancato da Cesare Bocci e Peppino Mazzotta. Per la prima volta non compare il personaggio del medico legale.

Il primo tv movie del nuovo ciclo de Il Commissario Montalbano ha riportato i telespettatori nelle atmosfere di una Sicilia quasi letteraria dove la luce è protagonista essenziale. Grazie alla regia di Alberto Sironi che ha firmato tutti i tv movie andati in onda, anche “La giostra degli scambi“, trasmesso lunedì 12 febbraio in prima serata su Rai1, ha rispettato la liturgia di una fiction entrata nell’immaginario collettivo dei telespettatori.
“La giostra degli scambi” ha mostrato un punto debole. Il racconto si è svolto su due piani di indagini che ad un certo punto avrebbero dovuto portare alla scoperta dell’assassino. Da una parte la fiction ha seguito la storia del proprietario di un negozio e della sua amante barbaramente trucidati nel letto in cui si concedevano alla passione. Dall’altra, Montalbano ha dovuto fare i conti con casi di sequestri temporanei di giovani donne che venivano cloroformizzate e successivamente rilasciate senza aver riportato nessuna violenza.
Il punto debole è da ricercarsi proprio nella difficoltà di coniugare le due linee d’azione e nella scarsa comprensibilità che ne scaturiva.
Non è la prima volta che accade nella serie de Il Commissario Montalbano. Spesso queste scelte derivano dalla necessità di realizzare un prodotto della durata di almeno 100 minuti.
Detto questo il tv movie è stato il primo senza la figura del medico legale dottor Pappano. Il personaggio, purtroppo scomparso lo scorso anno, era diventato un cult per i fan del commissario di Vigata. Goloso, irascibile, ma pieno di una singolare ironia, nelle ultime serie era stato abbastanza calcato in molti comportamenti, tra cui l’estrema propensione per il cibo.
In mancanza di Marcello Perracchio, si è accentuata la maschera comica di un altro personaggio cult: Catarella (Angelo Russo). Il singolare poliziotto ha avuto più spazio ed ha incrementato il numero di battute spesso al limite del credibile. Anche questo è un atteggiamento che andrebbe rivisto perché non in sintonia con la dignità professionale di un esponente delle forze dell’ordine.
Da sottolineare la buona prova di recitazione fornita da Fabrizio Bentivoglio nel ruolo di Giorgio Bonfiglio, il primo sospettato da Montalbano per i due delitti di puntata. L’attore si è dimostrato credibile e si è immedesimato nella parte in maniera molto professionale. Il personaggio di Fazio (Peppino Mazzotta) è sempre stato il vero braccio destro di Montalbano. Preciso e ligio al dovere, Fazio riesce ad anticipare persino le decisioni del suo capo. Nella puntata de “La giostra degli scambi” è apparso ancora più legato a Montalbano traendolo anche dall’impaccio di situazioni imbarazzanti.
Mimì Augello (Cesare Bocci) ha ripreso il suo ruolo di latin lover. Montalbano si rivolge a lui con espressioni tipiche come ad esempio “femminaro”. Appare, comunque, in sintonia con il suo passato.
E a proposito del dialetto siciliano, molti termini apparivano poco comprensibili. Ma sotto questo punto di vista, è facile perdonare sia il commissario che il suo creatore Andrea Camilleri.
La cittadina immaginaria di Vigata appare come una cartolina, mai stereotipata ma in grado quasi di animarsi e di suscitare emozioni e suggestioni nel telespettatore. A ciò contribuisce proprio la regia sapiente di Andrea Sironi che in ogni inquadratura mostra tutto il suo amore per un prodotto più letterario che televisivo.
Marida Caterini
 
 

La Stampa, 13.2.2018
Lato Boralevi. Il versante emotivo dell’attualità
Montalbano è tornato e Pasquano c’è: quando la morte non esiste

11 milioni e 386 persone, ieri sera, si sono fatti beffe della morte. Sì, quella con la falce e il viso coperto di biacca che, nei film di Bergman, attraversa inarrestabile il mondo. Quella che ogni giorno ci tocca sui media. Quella che sta in agguato dietro la porta degli ospedali, ai semafori, per strada, persino in casa, persino nel letto. Pasquano c è.
Marcello Perracchio, anni 79, era già malato quando cominciarono le riprese delle nuove storie del Commissario Montalbano. Questa estate è morto. Ma è rimasto vivo. Il medico legale a cui
Montalbano rompe sempre i “cabbasisi”. Il burbero simpaticissimo. Pasquano e il suo vassoio di cannoli. Non si vede. Ma c è. Continuamente nominato. Cercato. Invocato.
Una fiction è una fiction. Un attore che muore durante le riprese è un problema enorme. Si rifanno tutte le scene. Si sostituisce. O si taglia. Genialmente, gli autori di Montalbano gli hanno conferito l immortalità. Pasquano c’è. Ma non vuole essere seccato. È nella stanza accanto. C’è. Ma non si vede. Come tutti i morti che continuiamo ad amare.
Antonella Boralevi
 
 

La Repubblica, 13.2.2018
Montalbano nel segno di Pasquano: il medico è insostituibile
Nel primo dei due nuovi episodi in onda ieri sera, ‘La giostra degli scambi’, i riferimenti del commissario al personaggio che non si vede mai: l’attore che lo interpretava è morto la scorsa estate ma nella fiction è ancora vivo

Pasquano è vivo e lotta insieme a noi ed è “incazzatissimo perché gli chiudono un mese la sala di poker”. In ‘La giostra degli scambi’, primo dei due nuovi episodi di ‘Il commissario Montalbano’, in onda ieri su RaiUno, la citazione è una sorpresa. In effetti i fan più accorti aspettavano - col fucile spianato - di capire in che modo sarebbe stato sostituito il personaggio amatissimo del medico legale burbero e ghiotto di cannoli al quale il commissario, se aveva qualche dubbio, rompeva i cabbasisi ottenendo preziosi consigli e sonore “sfanculate”. Purtroppo l’attore che lo interpretava, Marcello Perracchio, è morto l’estate scorsa a 79 anni ed era già malato a inizio riprese. Che fare? Semplice: niente. Pasquano c’è. Evocato e invisibile, come la moglie del tenente Colombo. Ma insostituibile.
Inventarsene un altro sarebbe stata una follia, gli autori lo sanno. Applausi social alla scelta di tenerlo vivo per fiction. Su Twitter omaggi continui, quasi un topic nel topic #Montalbano (subito trend, a pochi minuti dall’inizio). Sarà per questo che il ritorno del capo della scientifica Jacomuzzi è stato accolto con una certa circospezione, nel timore che il personaggio (l’attore Giovanni Guardiano), già presente in ‘Il ladro di merendine’ e rientrato dopo un periodo all’estero, fosse lì per sostituire Pasquano. Invece no, lui è e resta il medico legale. Solo che Montalbano non lo vuole disturbare, tutto qua.
Un ritorno attesissimo per la fiction diretta da Alberto Sironi, prodotta da Palomar. Entusiasmo e partecipazione del pubblico, costretto a scervellarsi di fronte a una storia assai complessa di donne, seduttori, rapimenti, ammazzatine, false piste, passioni e gelosie. Con una scena criticata da alcuni perché giudicata eccessivamente violenta, quella dello strangolamento di una donna, nuda nel proprio letto, sorpresa di notte dall’assassino.
E’ piaciuto Fabrizio Bentivoglio, guest star nell’inedito ruolo di siciliano: è Giorgio Bonfiglio, uno di quegli uomini piacenti ma ormai in età, che non si rassegnano e s’innamorano di ragazze bellissime e più giovani che poi però scappano col coetaneo. Accanto a Luca Zingaretti gli straordinari protagonisti di sempre, primi fra tutti Cesare Bocci / Mimì, Peppino Mazzotta / Fazio, Angelo Russo per un Catarella in grandissimo spolvero: “Pronto, disturbo dottore?”, “No, stavo giocando a ping pong”; “Gioca da solo dottore?”, “Sì, corro da una parte all’altra”, “Quant’è bravo dottore...”.
‘La giostra degli scambi’ è ispirato al romanzo omonimo di Andrea Camilleri pubblicato da Sellerio nel 2015 mentre il prossimo episodio, ‘Amore’, in onda lunedì 19 febbraio, è tratto invece dai racconti delle raccolte ‘Un mese con Montalbano’ (Sellerio) e ‘Gli arancini di Montalbano’ (Mondadori). Una curiosità, l’anno prossimo saranno vent’anni dal debutto in tv del commissario: ‘Il ladro di merendine’, primo film della serie, andò in onda il 6 maggio 1999 su RaiDue.
Alessandra Vitali
 
 

Reteiblea, 13.2.2018
Montalbano sono.

Non sono ancora noti i dati Auditel di ieri, magari saranno eccellenti per Rai uno, ma a me sembra che il Commissario Montalbano abbia perso lo smalto. Non voglio entrare nel merito della trama o della regia, tanto meno del ritmo che ormai appare lento e strascinato, ma vorrei parlare della location e della promozione che la fiction dovrebbe fare per noi. Non sono bruscolini i 300 mila euri che abbiamo versato alla produzione negli ultimi 3 anni e ci saremmo potuti aspettare un po’ più di attenzione. Già lo avevo detto che nelle ultime puntate Ragusa, quella che ha paga per via del protocollo firmato da Piccitto, non sembra essere più protagonista, anzi. Non c’è alcun ringraziamento per l’amministrazione, ne per la polizia locale e neanche c’è il minimo accenno alla location. Ieri addirittura, a parte un’esterno di Palazzo Battaglia, dalla parte più nascosta ma arricchita dallo splendido rosone con balcone barocco, non si potrebbe riconoscere in alcun modo la nostra città. Niente da dire: Montalbano ha fatto tanto per noi e gli saremo sempre grati ma ora, nelle ultime serie è molto cambiato. Prima di tutto lui, Zingaretti. Il tempo passa e si vede. Poi il colore. Non c’è più quella luce che dominava ogni scena. L’azzurro del cielo, dei panorami, il verde delle campagne erano quasi una colonna sonora, più forte di quella reale, lenta ma piacevole. Ora tutto è più scuro, si gira moltissimo all’interno e gli arredi anche quelli dell’ufficio sono datati e tristi. Comunque sono certo che la fiction tiene banco nonostante tutto e va bene cosi.
Direttore
 
 

Corriere della Sera, 13.2.2018
L’intervista
Alberto Sironi: «Montalbano è anche un po’ figlio di Giorgio Strehler»
Il regista della serie tv, record di ascolti, interpretata da Luca Zingaretti, è stato allievo di Strehler e afferma che il successo dipende anche dalla qualità teatrale dei suoi attori

Montalbano record un’altra volta: con La giostra degli scambi, l’altra sera su Rai1, ha totalizzato 11,4 milioni di telespettatori e uno share superiore al 45%. «Non me l’aspettavo, mostruoso, mi sembra esagerato» è il primo commento del regista Alberto Sironi, l’uomo macchina che guida la serie da vent’anni. «C’è da chiedersi il perché, è come se fosse diventato un brand talmente affermato, che continua a crescere. Ma forse - azzarda - è un po’ anche merito di Giorgio Strehler».
Strehler?
«Sì, provengo dalla scuola del Piccolo e, da giovane, ho avuto la fortuna di essere suo assistente: sapesse quante cose ho imparato da lui...».
Racconti
«Erano gli anni ‘60. Frequentavo la facoltà di Architettura, ma decisi di abbandonare l’università: a mia madre venne quasi un infarto. Strehler, grande regista, era un insuperabile maestro. Ricordo quando ci portava a vedere spettacoli di rivistaccia, quasi al limite dello striptease, oppure compagnie amatoriali e ci incitava a osservare bene gli attori, alcuni bravissimi, pur se mortificati dal contesto. Ci ripeteva che il risultato di uno spettacolo dipende solo dalla capacità dell’interprete»
Ma cosa c’entra il Commissario Montalbano con il teatro?
«Cosa c’entra?! L’autore, Andrea Camilleri, viene dal teatro, Luca Zingaretti, il protagonista, viene dal teatro, io vengo dal teatro così come altri nostri attori: per esempio Fabrizio Bentivoglio, guest star della puntata record dell’altra sera. I migliori attori, di cinema e tv, vengono sempre dal teatro...».
Va bene, ma stiamo parlando di un poliziesco in tv.
«Sì, ma le storie del poliziotto di Vigata non sono mai naturalistiche, sono delle fiabe che prendono spunto dal quotidiano per diventare metafisiche. Quello di Camilleri è un mondo immaginario, dove il Commissario circola su una macchina desueta vent’anni fa, figuriamoci oggi, e la macchina da presa segue l’azione con lentezza. Poi c’è la poetica magia del paesaggio siciliano, tra mare e architetture barocche. Tutto questo affascina il pubblico e lo richiama a un appuntamento in un luogo della mente, che poco ha a che vedere con l’attualità immediata».
Da Strehler al piccolo schermo con una serie ventennale: può essere un limite?
«Sì lo è: il rischio di passare per il regista di Montalbano esiste. Anche Zingaretti, in passato, si sentiva un po’ bruciato dal ruolo, ma poi lui ha la possibilità di fare teatro quando non giriamo. Per me è più difficile: tra set, post produzione, montaggio, non trovo il tempo di fare altro».
Il prossimo episodio è «Amore» il 19 febbraio, e ad aprile girate i due nuovi episodi.
«Uno è tratto dal romanzo L’altro capo del filo e parla anche dei migranti. L’altro dal racconto Being Here, modo gergale per dire “sto qui”, dove non c’è il solito delitto e castigo, ma altro...».
Ha mai pensato di lasciare Montalbano?
«No, ma anche Camilleri non si è mai stufato di Montalbano. E il più bel complimento l’ho ricevuto proprio da lui, dicendomi: quando ascolto la tv, a un certo punto arriva l’attore cane, nella tv di Sironi l’attore cane non c’è».
Emilia Costantini
 
 

ANSA, 13.2.2018
Ascolti record per Montalbano, l'episodio più visto di sempre
"La giostra degli scambi" ha realizzato 11 milioni 386 mila spettatori con il 45.1%

Roma. Montalbano da 20 anni è un po' una persona di famiglia: tra le pareti del commissariato di Vigata, come tra i muretti a secco, la terra arsa, gli ulivi e le tonnare abbandonate della Riserva dello Zingaro, molti ormai si sentono a casa. Ascolti da record per il ritorno in tv del commissario di Vigata, con protagonista Luca Zingaretti, nato dalla penna di Andrea Camilleri: la prima puntata, la Giostra degli scambi, dei due nuovi episodi della serie diretta da Alberto Sironi, prodotti dalla Palomar di Carlo degli Esposti i collaborazione con Rai Fiction e andata in onda il 12 febbraio su Rai1 in prima serata ha fatto segnare 11 milioni e 386mila telespettatori, con il 45,1% di share. È l'episodio della fiction più visto di sempre: battuto anche il precedente record, di "Come voleva la prassi", che aveva incollato al video 11 milioni e 268mila spettatori a marzo 2017.
Zingaretti - in una intervista al Tg1 oggi confessa: "Dopo il successo dello scorso anno pensavo, anche un pò coi cabbasisi girati che non ci saremmo ripetuti e invece ci siamo superati. Voglio dire a tutti i telespettatori, grazie, grazie grazie, per il vostro affetto, per come ci seguite". Sul prossimo episodio 'Amore' (in onda il 19 febbraio ndr) dice: "Non posso svelare il nome dell'assassino tantomeno anticipare nulla ovviamente se non dire: "Mi sono trovato a girare delle scene che mai avrei potuto immaginare interpretando questo commissario, quindi ne vedremo delle belle".
Il record di ieri proietta dunque Montalbano nell'olimpo Auditel di quest'anno - considerando la migliore performance di ciascun titolo - dietro soltanto a Sanremo. Complici anche la terrazza sull'infinito di Marinella, le nuotate la pasta 'ncasciata di Adelina, i pizzini di Fazio, la passione per le donne di Mimi' Augello, l'irruenza di Catarella.
Un successo annunciato già nel corso della messa in onda con una valanga di commenti sui social: Su Twitter omaggi continui, quasi un topic nel topic #Montalbano (subito trend, a pochi minuti dall'inizio). Molti i commenti di affetto per il personaggio il dottor Pasquano: dopo la morte lo scorso anno a 79 anni dell'attore, Marcello Perracchio, che anche se non si vede continua a 'vivere' nella serie. Evocato ma invisibile; talmente tanto irascibile che nemmeno Montalbano ha il coraggio di andarlo a trovare non avendo le paste per addolcirlo.
Accanto a Zingaretti gli insostituibili collaboratori primi fra tutti Cesare Bocci(Mimì Augello Peppino Mazzotta (Fazio), Angelo Russo, Catarella: "Pronto, disturbo dottore?", "No, stavo giocando a ping pong"; "Gioca da solo dottore?", "Sì, corro da una parte all'altra". "Quant'è bravo dottore...", e l'eterna fidanzata Livia (Sonia Bergamasco). Sono entrati nell'immaginario e hanno macinato record su record di ascolti.
E' piaciuto molto anche Fabrizio Bentivoglio guest star nella giostra degli scambi. Camilleri prima dell'inizio della puntata ha sintetizzato con la sua voce roca inconfondibile la trama in poche battute.
Il direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta: ha rilevato il consenso unanime condiviso in tutto il paese - Nord (42,7% di share), Centro (49,4% di share), Sud (42,2% di share) e Isole (52,3% di share) - per un prodotto che conferma la sua forza aggregante. "Più di undici milioni di spettatori dimostrano che tutti aspettano e amano Montalbano". "Un personaggio-Paese come deve essere per la fiction del servizio pubblico - continua Andreatta - un commissario che con ironia e distacco interpreta lo spirito del tempo. Un fenomeno di sintonia collettiva che non cessa di stupire e va avanti da quasi venti anni, e insieme la conferma della qualità di un progetto seriale". Il direttore di Rai1 Angelo Teodoli ha evidenziato come Montalbano rappresenti "investimento culturale ed economico dal valore inestimabile per il servizio pubblico, visto il grande 'indotto' che genera tra prime visioni e repliche. Sullo sfondo, il racconto dolce di una Sicilia senza tempo, che la penna di Camilleri dipinge con la consueta maestria". Un successo che ha assunto le dimensioni di un fenomeno mondiale: in questi anni, il Montalbano tv e' stato venduto in 60 paesi tra Europa e resto del Mondo compresi Gb, Usa e Asia.
Ecco la classifica degli episodi del Commissario Montalbano più visti di sempre:
1) La giostra degli scambi (2018) 11 milioni 386.000 (45.1%).
2) Come voleva la prassi (2017) - 11 milioni 268.000 (44.1%).
3) Una faccenda delicata (2016) - 10.862.000 (39,06%).
4) Una lama di luce (2013) - 10.715.000 (38,1%).
5) Un covo di vipere (2017) - 10.674.000 (40.8%).
6) Una piramide di fango (2016) - 10.333.0000 (40.95%).
7) Una voce di notte (2013) - 10.223.000 (36,43%).
8) Il gioco degli specchi (2013) - 9.948.000 (35,17%).
9) Gli arancini di Montalbano (2002) - 9.892.000 (34,44%).
10) Il gatto e il cardellino (2002) - 9.795.000 (32,83%).
Nicoletta Tamberlich
 
 

Rai News, 13.2.2018
Straordinario risultato per il Commissario Montalbano: 11 milioni 386mila spettatori
“La giostra degli scambi”, il primo dei due nuovi casi del “Commissario Montalbano”, tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri ha realizzato 11 milioni 386 mila spettatori con il 45.1 di share su Rai

E' 'episodio del Commissario Montalbano piu' visto di sempre quello andato in onda ieri sera su Raiuno, "La giostra degli scambi", che ha segnato il ritorno delle due nuove inchieste del poliziesco tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri, interpretato da Luca Zingaretti.
La fiction trasmessa su Rai1 ha realizzato 11 milioni 386 mila spettatori con il 45.1%.
Batte cosi' il record della piu' vista finora detenuto da "Come voleva la prassi", 11 milioni 268.000 (44.1%), in onda nel marzo 2017.
Lunedì prossimo nuovo episodio
Lunedì 19 febbraio sarà la volta di “Amore”, un adattamento dai racconti di Camilleri, “Un mese con Montalbano” e “Gli arancini di Montalbano”. Nelle nuove puntate de Il Commissario Montalbano ci saranno anche Fabrizio Bentivoglio, Serena Iansiti, Stella Egitto e Fabrizio Ferracane. Mancherà, purtroppo, Marcello Perracchio, l’attore scomparso proprio alcuni mesi fa, che interpretava il ruolo del medico legale Pasquano.
 
 

Ufficio Stampa Rai, 13.2.2018
Rai, Teodoli: Rai1 colleziona tre record, Montalbano prodotto inestimabile

“A pochi giorni dal successo del Festival di Sanremo Rai1 supera di nuovo sé stessa con un nuovo record di tre programmi di punta: ‘I Soliti Ignoti - Il ritorno’, ‘Che Fuori Tempo Che Fa’ e il Commissario Montalbano”. Così Angelo Teodoli, direttore di Rai1, commentando gli ascolti di ieri lunedì 12 febbraio. “I programmi di Amadeus e Fabio Fazio e ‘La giostra degli scambi’, inedito gioiello della collezione tratta dai romanzi di Andrea Camilleri e primo dei due nuovi episodi trasmessi in prima visione assoluta da Rai1, sono risultati i più visti di sempre”. “Complimenti ad Amadeus e Fabio Fazio e un plauso a Montalbano, investimento culturale ed economico dal valore inestimabile per il servizio pubblico, visto il grande ‘indotto’ che genera tra prime visioni e repliche. Sullo sfondo, il racconto dolce di una Sicilia senza tempo, che la penna di Camilleri dipinge con la consueta maestria. Appuntamento lunedì 19 febbraio con il secondo episodio”.
 
 

TG1, 13.2.2018
Montalbano da record, "Grazie ai telespettatori"
11 milioni di telespettatori e il 45% di share. Boom di ascolti per l'episodio di ieri sera, su Rai uno del commissario Montalbano. Il più seguito di tutti i tempi.
Virginia Volpe


 
 

Corriere della Sera, 13.2.2018
A fil di rete
Il pregio di Montalbano, il dramma si stempera in commedia
Il commissario, interpretato da Luca Zingaretti, in un processo di identificazione d’impressionante trasparenza e continuità, è uno di casa ed è l’eroe rassicurante

Montalbano è già un successo, ancor prima di andare in onda. Ormai fa parte dell’identità di Rai1, è l’eroe rassicurante di un mondo analogico e consolatorio, capace di opporsi a una narrativa seriale piena di antieroi, dispiega racconti molto semplici che permettono allo spettatore di entrare con relativa facilità nelle psicologie dei personaggi (illudendosi così di sondare «l’animo umano»), affonda le radici in uno schema narrativo continuamente riproducibile (tanto che è difficile distinguere i nuovi episodi dalle repliche), agisce in una Sicilia senza tempo, dove tutto ritorna fatalmente.
«La giostra degli scambi» è il 31° episodio tratto dai romanzi di Andrea Camilleri e interpretato da Luca Zingaretti, in un processo di identificazione d’impressionante trasparenza e continuità. È scritto da Francesco Bruni, Salvatore De Mola, Leonardo Marini e diretto da Alberto Sironi. Un negozio di antiquariato è stato bruciato, un incendio chiaramente doloso. Ma non si tratta solo di questo: Marcello Di Carlo, il proprietario del negozio, è scomparso, di lui non c’è più alcuna traccia. E poi: una serie di insoliti rapimenti (un uomo ferma con l’inganno alcune ragazze, le cloroformizza, le sequestra per alcune ore e poi le lascia libere), furti d’auto, scazzottate in spiaggia, strane coincidenze che vedono impegnato il commissario e i suoi in frenetiche indagini.
D’un tratto, Vigàta diventa una città fantastica e immaginaria. Gran parte del successo di Montalbano è dovuto al fatto che la drammaticità degli eventi si stempera in commedia, molto più che nei libri di Camilleri, che pure già rappresentano un fenomeno pop tutto particolare (a partire dal «camillerese», la lingua artificiale inventata a uso e consumo dei «lettori turisti», secondo alcuni critici, fino all’aspetto messianico degli interventi politici dell’autore siciliano). Ormai Montalbano è uno di casa.
 
 

Vanity Fair, 13.2.2018
«Il Commissario Montalbano», successo senza fine
Il Commissario di Andrea Camilleri ha debuttato in tv diciotto anni fa. Ed ogni ritorno è sempre un record. «La Giostra degli Scambi», in onda su RaiUno lunedì 12 febbraio, ha segnato il 45,1% di share. (Quasi) quanto Sanremo

Un record, un altro. Il Commissario Montalbano, di ritorno su Raiuno nella prima serata di lunedì 12 febbraio, è riuscito a riunire davanti agli schermi televisivi la bellezza di 11 milioni 386 mila spettatori. Lo share si è impennato: 45,1%, ha dichiarato l’Auditel l’indomani mattina, confermando come non uno dei diciannove anni intercorsi dalla prima apparizione tv abbia inficiato l’efficacia di Montalbano. Della piccola Vigata, di quel borgo sospeso nel tempo dove tutto è uguale a se stesso, in barba alla modernità e alla frenesia evolutiva che si porta appresso.
La Giostra degli Scambi, primo episodio del 2018, ha vinto la gara degli ascolti, polverizzando la concorrenza Mediaset. Il Segreto, chiamato a rimpiazzare L’Isola dei Famosi, s’è fermato ad uno share del 9,9%, crollando impotente al cospetto di Luca Zingaretti e del suo Salvo Montalbano. Il Commissario, scaturito dalla fantasia di Andrea Camilleri, quando 69enne è arrivato al capolavoro, ha fatto i conti con l’amore e le sue derive più cupe
La puntata, prima di due, ha raccontato l’omicidio di Marcello Di Carlo, un commerciante che pareva essere stato fagocitato dal malaffare mafioso. Pareva, però. Ché ne La Giostra degli Scambi, impreziosita dalla presenza di Fabrizio Bentivoglio, nulla ha tenuto alla propria apparenza.
Intrighi, colpi di scena, «picciotte» graziose hanno ravvivato la trama della fiction, innescando meccanismi noti. Meccanismi in grado di dimostrare, con ironia e leggerezza, il lato deteriore dell’essere umano, di irridere l’autorità, di celebrare il guizzo individuale. Di rendere Montalbano un prodotto perfetto, capace ogni anno di eguagliare (o quasi) lo share di Sanremo. E senza il tam tam di Twitter, per giunta. Chapeau.
Claudia Casiraghi
 
 

Il Fatto Quotidiano, 13.2.2018
Il Commissario Montalbano, ascolti tv record: ieri sera l’episodio più visto di sempre. Storia di un successo senza fine
Undici milioni e 386mila spettatori, per l'esattezza, con il 45,1% di share: il miglior risultato di sempre. Si percepisce quasi da qui, la soddisfazione che svolazza nei corridoi della Rai, perché Sanremo è Sanremo e Montalbano è Montalbano

Come una partita della Nazionale. Oppure come Sanremo. Rituale collettivo più che evento televisivo. Montalbano è così, un appuntamento che sta nel solco della tradizione nazionalpopolare, con quasi vent’anni di messa in onda alle spalle che non ne hanno intaccato minimamente la gloria. Undici milioni di italiani ieri sera si sono sistemati davanti alla tv per vedere il nuovo episodio della serie tratta dai romanzi di Andrea Camilleri. Undici milioni e 386mila spettatori, per l’esattezza, con il 45,1% di share: il miglior risultato di sempre. Si percepisce quasi da qui, la soddisfazione che svolazza nei corridoi della Rai, perché Sanremo è Sanremo e Montalbano è Montalbano. Uno via l’altro così, con l’Isola dei Famosi che scappa e si rifugia nel martedì per non soccombere, c’è di che gongolare.
“La giostra degli scambi“, questo il titolo della nuova storia, del nuovo intrigo che Salvo Montalbano-Luca Zingaretti cerca di chiarire. In un’intervista uscita su Libertà nel 2002, a Camilleri chiesero se gli scocciasse essere accusato di eccessiva prolificità: “Rispetto a chi? – rispose lui – Rispetto a Balzac non sono prolifico. E nemmeno rispetto a Georges Simenon. La differenza è che Simenon ci ha messo una vita per scrivere 214 romanzi. La prolificità non esiste, esiste il ritmo che riesci a mantenere. Quando mi accorgerò che la mia scrittura non cresce più o addirittura regredisce, mi fermerò. Anche perché non mi divertirei più“. E menomale che si diverte ancora, Camilleri. Menomale per chi legge i suoi libri, menomale per chi segue la serie su RaiUno.
Un serie così italiana eppure così internazionale, esportata in 60 paesi. Soddisfazione non da poco, per un paese che non è certo un campioncino nel portare all’estero prodotti tv. Il fatto è che in Montalbano funziona tutto. È un piatto dove ogni ingrediente è di alta qualità e ben dosato, come nella pasta ‘ncasciata o nelle triglie col suchetto spiciali che la cara governante Adelina prepara per il commissario di Vigata. C’è la Sicilia, aspra e bellissima. C’è la storia, che nel tempo non ha perso forza, semmai ne ha acquistata. E ci sono ottime prove attoriali, al punto che ogni interprete della serie si è come trasfigurato nel personaggio. Chi guarda (e chi legge) conosce a memoria vezzi, difetti e virtù dei protagonisti, e ai protagonisti si affeziona.
Bastava accedere a Twitter ieri sera per rendersi conto di quanta nostalgia sentisse il pubblico montalbaniano per il dottor Pasquano (l’attore che lo interpretava Marcello Perracchio, è morto l’estate scorsa a 79 anni). Quando è arrivata la citazione attesa, ‘Pasquano’ è diventato trend nel trend. Un affetto così radicato da rendere impossibile farlo sparire del tutto, il burbero medico appassionato di cannoli: tocca evocarlo, mantenerlo vivo, e “incazzatissimo perché gli chiudono un mese la sala di poker”.
In fondo quella tra gli italiani (e non solo) e il mondo di Montalbano è davvero una storia d’amore. E chissà quando a sparire sarà lui, il commissario. “Montalbano morirà dopo uno scontro con me. Il capitolo è conservato nella cassaforte del mio editore. Solo io, lei e mia moglie, la prima a leggere le mie opere, ne siamo a conoscenza (…). Non volendo fare la fine dei giallisti come Manuel Vàsquez Montalban o Jean Claude Izzo, che sono deceduti prima di far uscire di scena il loro personaggio, io mi sono portato avanti e ho già messo nero su bianco la fine del mio commissario”. Così Camilleri, a Repubblica, nel 2006. Non resta che godercelo, Montalbano, sulle pagine di un libro, e sullo schermo. Prima di scoprire che tipo di uscita di scena ha immaginato Camilleri per il commissario che ama fare lunghe passiate fino a sotto il faro che sta in cima al molo di levante.
Claudia Rossi
 
 

Democratica.com, 13.2.2018
Tutti guardano Montalbano. E noi sappiamo perché
“La giostra degli scambi” ottiene il 46% di share. Più di 11 milioni di italiani rimangono incollati davanti alla tv: è la puntata più vista di sempre

E’ ancora record. Ogni volta che esce una nuova puntata della serie del Commissario Montalbano, milioni di italiani rimangono incollati alla tv: questa volta sono stati 11 milioni 386mila. Ce li immaginiamo sul divano in religioso silenzio, pronti a distrarsi soltanto nei momenti di pubblicità, attenti a seguire stavolta un caso complicato e violento ne ‘La giostra degli scambi’. Luca Zingaretti & Co. sbancano tutto: vincono il prime time e quest’ultimo diventa l’episodio più visto di sempre sia in termini di ascolto sia di share, con il 45,1% . Il record precedente apparteneva all’episodio ‘Come voleva la prassi’ trasmesso lo scorso anno e che era stato visto da 11 milioni 268mila spettatori con il 44,1 di share.
Montalbano piace, ormai è chiaro, ma perché piace così tanto?
Innanzitutto perché siamo affezionati ad Andrea Camilleri, un uomo di una simpatia travolgente, geniale, sapiente, colto, umanissimo, profondo. Che ha avuto una vita straordinaria e piena di sorprese e che non ha mai nascosto i suoi vizi e le sue debolezze. Ascoltarlo mentre ci racconta la trama dell’ultimo episodio con la sua voce roca inconfondibile è come ascoltare una roccia ferma nel tempo.
Poi ci siamo affezionati da subito anche a Luca Zingaretti, che ormai, volente o nolente, “è” Montalbano. Nessuno può sostituirlo, come più volte è stato fatto con la sua esigente, ma lontana, compagna Livia, senza creare scandalo. Il suo viso, il suo atteggiamento è quello del nostro Commissario, e come per un vecchio amico, ci sembra di conoscerlo da sempre: le sue nuotate mattutine, il caffè sulla veranda, i pranzi da Enzo e le passeggiate in riva al mare. Rituali che sono diventati anche i nostri. Così come la porta sbattuta di Catarella, le scappatelle di Augello e i “già fatto” di Fazio.
Proprio per questo, non poteva passare inosservata la dolcezza con cui si “è ricordato” l’intramontabile personaggio di Pasquano. L’attore che interpreta il medico legale da sempre, Marcello Perracchio, è morto l’estate scorsa a 79 anni. Lui non c’è più ma c’è sempre. Evocato ma invisibile; talmente tanto irascibile che nemmeno Montalbano ha il coraggio di andarlo a trovarlo (non avendo trovato neanche le sue paste preferite per addolcirlo).
Un escamotage registico apprezzato e dolcissimo che mette in luce anche un altro aspetto fondamentale sulla fiction più amata dagli italiani. Montalbano ci piace perché i personaggi (e la regia) rispettano i telespettatori.
Lo fanno rimanendo fedeli a se stessi sempre, ormai da 15 anni. Sono invecchiati con noi ma non si sono fatti sporcare dal tempo. Sono rimasti persone imperfette, riconoscibili e prevedibili. E c’è tanto dell’Italia migliore (e non) in quello vediamo. Dai paesaggi della Sicilia, alle case nobiliari, dal dialetto che fa il miracolo di unire invece che dividere, allo Stato a volte miope ma che non viene mai messo in discussione, al riso che si sposa con il dramma della mafia e tanta, tantissima umanità.
Insomma di Montalbano ce n’è solo uno. Ed per questo che, ogni volta che possiamo, ce ne andiamo a cena sulla terrazza di casa sua, magari mangiando una pasta ‘ncasciata di Adelina. E ci riconciliamo con il nostro Paese, almeno per una sera.
Agnese Rapicetta
 
 

Il Secolo XIX, 13.2.2018
Share oltre il 45%
Montalbano record: più di 11 milioni di spettatori, il più visto di sempre

Genova –E’ stata una lunga, lunghissima attesa. Finalmente, il commissario Montalbano è tornato con una nuova storia, “La giostra degli scambi”, tratto dall’omonimo romanzo, pubblicato nel 2015 da Sellerio, di Andrea Camilleri, alla cui penna è ispirata l'intera serie, certezza del panorama televisivo, tra le più amate dagli italiani. Cavallo di battaglia della Rai, insieme con “Don Matteo”. Considerando gli ottimi risultati raggiunti con la messa in onda, in passato, delle repliche, la vittoria era più che scontata. Ma ieri sera Montalbano si è superato con un nuovo record: il primo dei due nuovi episodi della fiction, diretta da Alberto Sironi e prodotta da Palomar, ha fatto incetta di ascolti, dominando la serata televisiva con 11 milioni 386 mila spettatori per il 45,1% di share.
Un risultato in stile sanremese, prevedibile considerando l’entusiasmo degli spettatori sui social, in particolare su Twitter, dove l’hashtag #Montalbano è subito schizzato in cima ai Trend Topic. Tra un elogio e l’altro: alla magistrale interpretazione di Luca Zingaretti nel ruolo dell’iconico Salvo Montalbano, uomo tutto d’un pezzo, rude e al contempo dal cuore d’oro, all’allegria dell’agente Catarella (Angelo Russo), uno degli storici personaggi della serie con Livia (Sonia Bergamasco), eterna fidanzata genovese del commissario, e Adelina, la fidata collaboratrice domestica di Montalbano, interpretata da Ketty Governali.
Insomma, passano gli anni, quasi venti (il primo episodio è stato trasmesso nel 1999) ma il fascino della serie poliziesca, sullo sfondo di una meravigliosa Sicilia, resta immutato nel tempo. Senza deludere le alte aspettative del pubblico che ieri sera, sempre sui social, oltre ad applaudire la magistrale interpretazione della new entry Fabrizio Bentivoglio, nei panni di Giorgio Bonfiglio, ha ricordato con affetto, nostalgia e una punta di amarezza il rude e goloso, (soprattutto di cannoli) dottor Pasquano, il medico legale interpretato dall’attore Marcello Perracchio, scomparso la scorsa estate a 79 anni, applaudendo la scelta della produzione di non sostituirlo, di tenerlo “vivo” per esigenze di copione.
«La felicità di un #lunedì con nuova puntata di #Montalbano in parte spezzata dalla triste assenza di #Pasquano, per fortuna non sostituito perché proprio insostituibile. Ci manca, impossibile non ammetterlo! Grazie per esserci stato Marcello Perracchio», ha commentato uno spettatore, «unica nota dolente di questo episodio di #Montalbano è la mancanza del dottor Pasquano ...mi manca ...mi mancherà», ha aggiunto un altro. E, ancora: «Il dialogo tra #Montalbano e #Jacomuzzi su #Pasquano non mi ha colpito come omaggio. forse perché una parte dentro di me rifiuta la scomparsa del grande #MarcelloPerracchio. #Pasquano è vivo e mangia i cannoli insieme a noi!Le sue rotture di #cabbasisi non moriranno mai!».
Rosaria Corona
 
 

TvZoom, 13.2.2018
Ascolti Tv analisi 12 febbraio: Montalbano non smette di crescere. Ascolti fino a 12,5 milioni e picco finale al 50,45%
Quello de La giostra degli scambi, è stato il miglior risultato di sempre della saga camilleriana, a quota 11,385 milioni con il 45,05% di share. Ha battuto il record del precedente inedito, Come voleva la prassi. Nel finale metà dei televisori accesi era sintonizzata sul tentativo del colpevole di sparare a Salvo/Zingaretti. Senza l’Isola e con il traino, Fazio ha dominato in seconda serata.
In access per l’intervento dell’autore, in Camilleri racconta Montalbano, ascolti tv fino a quota 10 milioni

Non smette di stupire. E non solo per gli ascolti. Il dato più rilevante è forse quello che indica come, a tanti anni dall’esordio, il successo de Il Commissario Montalbano rimanga crescente. E che il prodotto migliori. Quello di ieri, raggiunto dall’ultimo episodio fresco, La giostra degli scambi, è stato il miglior risultato di sempre, a quota 11,385 milioni di spettatori ed il 45,05% di share. Ha battuto il record del precedente inedito, Come voleva la prassi, che a marzo dell’anno scorso aveva portato a casa 11,268 milioni di spettatori con il 44,1% di share. Da registrare il compito non facile che ogni anno deve affrontare la Palomar, che produce la fiction, per rimanere all’altezza delle attese: nella top ten del poliziotto di Vigata, infatti, il ‘peggiore’ risultato per ascolti sono i 9,8 milioni di spettatori del decimo posto, conquistato con un capitolo della quarta stagione della saga televisiva camilleriana, in onda nel 2002.
Certo stavolta Montalbano poteva sfruttare bene il traino automatico di una rete ammiraglia ‘accesa’ da un’edizione eccezionale di Sanremo e che, anche 24 ore prima, con Che tempo che fa, aveva dato una buona prova editoriale ed Auditel. Rai1 era pure avvantaggiata da una contro programmazione difensiva di Cologno, che ha spostato ad altra collocazione L’Isola dei Famosi e ha scelto di trasmettere Il Segreto su Canale 5 (a 2,477 milioni e 10%), un film action pieno di star attempate su Italia1 (Mercenari3 a 1,565 milioni e 6,4%), il cult Bomber su Rete 4 (773mila e 3%). Anche la Rai, ovviamente, non premeva l’acceleratore (su Rai2 Voyager-Collection 1,092 milioni e 4,32% e su Rai3 per il film The Eagle solo 557mila spettatori ed il 2,1%), mentre La7 cercava di tirare a campare con stile e coerenza (Mussolini ultimo atto a 540mila e 2,15%).
Niente di strano così che con una storia intricata e coinvolgente, la solita fotografia spettacolare, gli attori bravissimi chiamati come guest star (Fabrizio Bentivoglio e Sebastiano Lo Monaco), Luca Zingaretti e company abbiano portato a casa un risultato senza precedenti, e che – rispetto al passato meno recente – certamente non computa tutto l’ascolto differito e quello su altri device che la trasmissione evento ha certamente generato.
Il grafico che raduna le curve delle principali emittenti generaliste mostra come in access l’intervento dell’autore, in Camilleri racconta Montalbano, abbia raggiunto quota 10 milioni. Nella stessa fascia Otto e mezzo con Matteo Renzi e Alessandro Sallusti ospiti di Lilli Gruber, ha ottenuto 1,627 milioni di spettatori e il 5,86%, di fatto quasi doppiando il programma televisivamente e politicamente concorrente su Rete 4, Dalla vostra parte verso il voto, che con Massimo D’Alema ospite di Maurizio Belpietro e con Veronica Gentili de Il Fatto a intervistare il candidato di Liberi e Uguali, ha prodotto soltanto 870mila spettatori e 3,16%.
In prima serata Il commissario Montalbano ha fatto il picco assoluto di ascolti alle 22.09, a quota 12,5 milioni di spettatori. Il picco di share, invece, con il 50,45%, è arrivato alle 23.37, sul tentativo del colpevole (Sebastiano Lo Monaco) di sparare al commissario che lo interrogava nel suo ufficio.
[...]
Emanuele Bruno
 
 

bei zauberei, 13.2.2018
Montalbano Bonfiglio la narrazione e la fatica dell’ambivalenza

Ieri sera ho visto l’ultimo episodio del commissario Montalbano. Me ne sono goduta come sempre la fotografia, la sceneggiatura, e in generale il coraggio di un’opzione estetica ponderata in prima serata. Sono persino riuscita a capire la trama e il presunto itinerario logico degli omicidi – cosa che normalmente mi sfugge, procurandomi sempre sentimenti di affranta inadeguatezza.
L’episodio era come al solito ben confezionato – anche se c’è stato qualcosa che ai miei occhi ha funzionato poco, benchè vada premiata la nobiltà dell’intento, di cui vorrei parlare qui.
La puntata narra insieme, di una successione di rapimenti e di un doppio omicidio per il quale c’è un imputato designato, cioè un personaggio che sembra essere a tutti gli effetti l’assassino quando si scoprirà alla fine che no, l’omicida non è lui, e la persona da incriminare è un’altra. La cosa che mi ha interessato di questa parte dell’episodio è il lavoro fatto su questo personaggio incriminabile, perché mi ha fatto molto riflettere, su certe difficoltà della narrazione quando vuole essere – tentativo giusto e nobile – psicologicamente realistica, ma proprio questo realismo rende il personaggio paradossalmente inverosimile.
Raccontare tutto l’episodio ci porterebbe troppo lontano e sarebbe anche fuorviante. Mi limiterò quindi al segmento di sceneggiatura di cui mi interessa parlare.
Il signor Bonfiglio, compare a un certo punto della puntata. Quando Montalbano si trova a dover indagare su una successione di rapimenti, e l’incendio doloso a casa di una persona scomparsa da tre giorni. Di questa persona il signor Bonfiglio è un caro amico, che si candida da subito come sgradevolissimo testimone chiave e poi adattissimo imputato. E’ un uomo in la con gli anni, affetto da un dandismo sfrenato, un ex bel ragazzo adesso vecchio molto seducente, cinico disincantato, esplicitamente cattivo – si deve pagare il pizzo senza fiatare, bisogna eludere qualsiasi responsabilità affettiva e morale, niente storie serie, men che mai matrimoni. Successivamente donne che hanno avuto a che fare con lui lo raccontano come un perverso, un manipolatore: il complice di vigliaccherie altrui. Quando lo scomparso voleva infatti lasciare una di queste donne, il signor Bonfiglio si era prestato a tentare di avere un rapporto sessuale con lei, per farsi cogliere in flagrante ed essere quello che lascia la compagna da tradito (allo scopo di non restituire un ingente prestito). Il signor Bonfiglio dunque è un satiro. E per inciso vorrei fare i miei sentiti complimenti all’attore Fabrizio Bentivoglio, che così bene l’ha interpretato.
Nel corso dell’episodio però la sceneggiatura dell’episodio propone una trasformazione psichica del personaggio, una rotazione. Si scopre che il signor Bonfiglio aveva una compagna di cui era molto innamorato, e che si rivela tradito da lei, che aveva una relazione con l’amico di cui era stata incendiata la casa. Poi sarebbero stati uccisi entrambi. L’amico è un pavido, un giovane senza scrupoli, un narcisista della stessa pasta del signor Bonfiglio, ma con meno carisma, meno charme – il signor Bonfiglio da giovane (scelta brillante della regia) lo avrebbe vinto senza tema in qualsiasi gara. La vicenda del tradimento fa mettere in luce però le debolezze e le ferite del personaggio, che si rivela più dipendente dalle relazioni di quanto sembrasse all’inizio, più vulnerabile, più fragile. Vinto da una dolorosa acquisizione del tempo della vecchiaia, del bisogno dell’altro.
Ho raccontato tutte queste cose per riflettere sulla curiosa constatazione. Questo tipo di rotazione è estremamente frequente in terapia, il ribaltamento del grande narcisismo in uno stato di vergognosa dipendenza, è un risultato di itinerario che con quel tipo di pazienti è auspicabile raggiungere, spesso con molta fatica. Qualche volta scappano prima. Gli stessi sentimenti di inettitudine, sconfitta, ferita dell’io che schiacciano il signor Bonfiglio alla fine, sono il motore del suo cinismo all’inizio dell’episodio. Il ribaltamento che accade in terapia non sta ad indicare l’emergere di una personalità assente, non è che una persona diventa cioè un’altra col passare delle sedute. Quella parte del soggetto debole fragile attaccata e ferita è sempre stata presente, è stata un apriori dell’esistenza della persona, la quale però non gli dava però liceità narrativa, diritto alla presenza nello stato di coscienza. Per questo l’acquisizione di debolezza di se miserabile e sconfitto e tradito e che merita tradimento è un grande traguardo degli itinerari con pazienti narcisistici. E per questo sul piano della logica psichica la sceneggiatura del commissario Montalbano era decisamente congrua.
Il problema che mi sono posta, la curiosa riflessione, ha riguardato il grado di verosimiglianza, e di credibilità. Perché ho sentito la metamorfosi del personaggio paradossalmente poco credibile, che quasi strideva nel suo svolgersi con la qualità del resto del lavoro. Mi sono detta che qualche telespettatore potrebbe aver pensato che l’improvvisa fragilità del signor Bonfiglio era stata messa in scena in modo forzato per esigenza di plot, allo scopo di istituire un altrimenti irrecuperabile colpo di scena. E d’altra parte non è la prima volta, succede reiteratamente al cinema o in televisione che la realtà risulti una farsa, narrativamente poco credibile.
Mi sono chiesta da cosa potesse dipendere questa difficoltà che si propone ciclicamente a chi fa narrativa – con qualsiasi linguaggio – la verosimiglianza di certe invece presenti e realistiche contraddizioni psichiche.
Mi sono data due risposte: la prima riguarda la tempistica costretta delle produzioni televisive e cinematografiche. Il poco tempo che può vantare un personaggio oltretutto non protagonista, non riesce a restituire la gradualità dell’emergere nella coscienza che di solito implica questo tipo di contraddizione interna. Per esempio in una psicoterapia questo tipo di immissione narrativa può persino aver bisogno di anni. Sul piano di realtà e delle relazioni – beh altrettanto. Il fatto che le personalità narcisistiche possano vivere di queste doppiezze è sentita più come una leggenda più che come una realtà possibile.
In conseguenza di questo c’è stata la seconda classe di osservazioni: l’abitudine a certe maschere sociali, che sono le stesse che poi andranno in terapia perché ingabbiate in un gioco di ruolo anche collettivamente determinato, ci fa sembrare un tradimento il ribaltamento di ruolo e l’ingresso della personalità vero se, che sta sotto il falso se socialmente rinforzato. Questo credo che rappresenti un problema anche per altri ribaltamenti: per esempio sul polo opposto ma sovrapponibile, socialmente ho constatato quanto sia difficile sopportare la dimensione potentemente egoistica, nevrotica, manipolatoria che sottostà a diverse costruzioni di personalità di aiuto. Il dedito al volontariato, il medico con abnegazione e naturalmente lo psicoterapeuta.
Ed è quindi molto interessante questo constatare come rappresentare la realtà possa essere ben più difficile del rappresentare il fantastico. Il reale ci costringe a delle ambivalenze che l’idealizzazione onirica del sogno, del romantico, dell’incubo del demoniaco ci permette molto spesso di non esplorare.
 
 

Il Giornale di Lipari, 13.2.2018
Lina Paola Costa: i talenti di Montalbano e le Eolie

Il colpevole alla fine è lui: Virduzzu-Pitruzzu, Virduzzu-Pitruzzu, Virduzzu-Pitruzzu come da settimane suonava il trailer televisivo con questo jingle dialogato assai simpatico, e pare estemporaneo, fra Montalbano e il fido Catarella .
Virduzzu interpretato da quel Sebastiano Lo Monaco, assai noto al pubblico teatrale di Catania come del Piccolo Teatro di Milano, ma che a Lipari ricordiamo assai vivamente perché recitava a volte con la compagnia Salmieri negli anni d’oro delle rappresentazioni al Castello.
E di Fabrizio Bentivoglio – qui rappresentante di gioielli e attempato tombeur des femmes, il Bonfiglio ingiustamente sospettato – si ricorda Lipari quando, negli anni del Festival delle Isole Eolie e della cospicua Rassegna Cinematografica estiva, veniva al Castello a ritirare premi, a partecipare ad eventi e saldare circuiti che spaziavano dalle rassegne come “Un certain regard” ad altri festival cinefili di pregiato livello.
Allora non aveva il ciuffo argentato, Fabrizio Bentivoglio, ma era il cinema, lo rappresentava forse più dell’altro assiduo, Nanni Moretti, che tradì le Eolie con la denigrante immagine degli elefanti al porto di Panarea in “Caro Diario” (ma quella è un’altra storia).
Un’altra Lipari, viva e stimolante, al pari di quello che d’inverno proponevano le sale d’essai più cittadine, dallo Stretto alla Capitale alla Milano che celebrava tutto-Wim-Wenders all’Obraz…
Alla fine comunque, quello che la Rai propone “con la scusa di Montalbano” è un bel giro di talenti. E le Eolie possono sentirsi parte di un mondo più ampio, al di là delle corte ombre dei campanilismi.
Lina Paola Costa
 
 

Leggo, 13.2.2018
Montalbano si sposa: un imprevisto per le nozze?
Cesare Bocci, il vice commissario Mimì, ha annunciato le prossime nozze di Montalbano: « È un matrimonio...e nei matrimoni si sa, ci possono essere degli imprevisti».

A Un Giorno da Pecora, la trasmissione di Rai Radio1 condotta da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari, è intervenuto questa mattina,13 febbraio, Cesare Bocci, il vice commissario Mimì Augello della fortunatissima fiction Il Commissario Montalbano.
Nel corso dell'intervista ha raccontato un aspetto inedito della prossima puntata di Montalbano (in onda lunedì 19 febbraio) nella quale il Commissario più amato d'Italia convolerà a nozze: «Si,ci sarà il matrimonio ma non se ne può parlare...»
Lei come saràvestito? «Con la divisa, sarà la seconda volta che la indosso da quando sono nella serie. La prima fu per il 'funerale' diMontalbano, che però non è morto, naturalmente».
Che matrimonio sarà? «È un matrimonio...e nei matrimoni si sa, ci possono essere degli imprevisti».
Ci sarà un imprevisto? «Ci potrebbe essere un imprevisto, ma in Montalbano le indagini sono piene di imprevisti».
Nella serie ci sono anche molto scene di sesso, come ieri sera. «Si, ieri sera c'era del sesso. A me dicono 'femminaro femminaro', ma sono l'unico che non si è mai visto nudo».
Non è mai successo che si vedesse nudo nella serie? «È successo una volta, ero su una barca».
 
 

Radio Deejay, 13.2.2018
Il Rosario della sera. Andrea Camilleri commenta il ritorno di Montalbano in tv

In occasione del debutto della nuova serie de Il commissario Montalbano, Fiorello propone in diretta il suo Andrea Camilleri a ‘Il Rosario della sera’. Ascolta qui sotto!
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 13.2.2018
Ragusa, il "commissariato" di Montalbano apre al pubblico
A Scicli due giorni di visite al municipio, set principale della fiction di RaiUno che lunedì ha fatto il boom di ascolti


Turisti nella stanza di Montalbano al municipio di Scicli

Il municipio di Scicli, ovvero il commissariato di Salvo Montalbano, diventa un luogo d'attrazione al pari di un museo. Sabato e domenica scorsi, ha aperto gratuitamente al pubblico, la sede municipale di Scicli che nella fiction di RaiUno diventa il commissariato di Vigata. Un omaggio del Comune di Scicli in occasione della messa in onda dei nuovi episodi di Montalbano. In due giorni ci sono stati 1.200 visitatori: una coppia appassionata della serie è arrivata dalla Germania, un'altra da Verona.
Non è la prima volta che il Municipio di Scicli apre al pubblico: la scorsa estate in tre mesi sono stati staccati 8 mila biglietti per un incasso totale di 53 mila euro (3 euro a biglietto) e il commissariato di Rai1 tornerà ad aprire le sue porte, sempre a pagamento, ad aprile.
Ieri sera, intanto, ascolti record per il primo dei due nuovi episodi di Montalbano "La giostra degli scambi" con il 45,1% di share e 11 milioni 386mila spettatori davanti alla tv, lo share più alto di sempre.
 
 

Teatro Chiabrera, 13.2.2018
13 febbraio ore 21 (turno D)
Teatro Carcano/Promomusic
Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine
Il casellante
di Andrea Camilleri e Giuseppe Di Pasquale
Regia di Giuseppe Di Pasquale
 
 

CiakGeneration, 13.2.2018
La Mossa del Cavallo trama anticipazioni e cast della fiction con Michele Riondino
Michele Riondino protagonista de La Mossa del Cavallo, la fiction di RaiUno ispirata al romanzo di Andrea Camilleri. Tutte le anticipazioni sulla trama e il cast.
La Mossa del Cavallo trama anticipazioni e tutto quello che c’è da sapere

Se Il Commissario Montalbano si avvia ad un altro anno di pausa, al suo posto arriva La Mossa del Cavallo. La nuova fiction di RaiUno andrà infatti in onda lunedì 26 febbraio 2018. Racconterà le avventure degli storici abitanti del paesino di Vigata, ispirandosi anch’essa alla letteratura che porta la firma di Andrea Camilleri.
La Mossa del Cavallo è infatti un romanzo dell’autore di Montalbano, edito per la prima volta nel 1999 e ristampato anche lo scorso anno dalla casa editrice Sellerio.
Poliziesco immaginato nella fittizia cittadina ligure di Montelusa, è ambientato alla fine dell’Ottocento. La sua trasposizione televisiva ha i connotati di una fiction in costume, con protagonista Michele Riondino. Quest’ultimo è noto al grande pubblico per aver prestato il volto al Giovane Montalbano per due stagioni. A dirigerlo, Riondino ritrova il regista della serie TV oggi disponibile anche su Netflix, Gianluca Maria Tavarelli.
Ma di che cosa parla La Mossa del Cavallo? Scopriamo insieme La Mossa del Cavallo trama.
La Mossa del Cavallo trama: le anticipazioni
Il protagonista della Mossa del Cavallo è l’ispettore Giovanni Bovara. Questi, originario del paesino in cui nascerà Montalbano, Vigata, si è però trasferito da giovanissimo in Liguria con la famiglia. Cresciuto a Genova, ha intrapreso la carriera di ragioniere ed è ora a capo dei mulini.
Dopo che nel 1868 il nuovo governo post-risorgimentale ha emanato una tassa sul macinato, Bovara è preposto a far rispettare la legge.
L’incarico lo porterà a scoprire un volto di Montelusa di cui non sospettava l’esistenza, e che presenta purtroppo diversi punti di contatto con il contesto siciliano, in cui da sempre vigono sottintesi e omertà.
La fiction seguirà Bovara alla ricerca del sistema utilizzato dai mugnai per evadere le tasse. In breve, l’ispettore riesce a scoprirà che uno dei più potenti notabili di Montelusa è il proprietario del terreno nel quale è stato costruito un mulino completamente abusivo.
E’ chiaro insomma che i criminali si nascondono non solo nei vicoli bui della città, ma ne hanno macchiate persino le alte sfere. Come se non bastasse, l’area del mulino viene scossa da un misterioso delitto nel quale è rimasto coinvolto il parroco.
Bovara cercherà perciò di risalire alla verità, anche se la strada per farlo gli sarà resa impervia dagli avversari, disposti persino a liberarsi violentemente di lui. I nodi verranno al pettine, e gli assassini saranno smascherati. Ma tutto ciò servirà davvero a ripulire Montelusa dalle sue contaminazioni?
La Mossa del Cavallo Montalbano curiosità
La Mossa del Cavallo rientra appieno nella mitologia di Montalbano, e questo per diverse ragioni
* Interesserà sapere che per il suo romanzo Andrea Camilleri si è ispirato ad un fatto di cronaca ambientato però nel napoletano, e riferito in una cronaca ottocentesca pubblicata solo negli anni Novanta.
* Gli appassionati del Commissario Montalbano riconosceranno nel nome di Montelusa quello di una cittadina molto spesso nominata anche nella fiction campione d’incassi sul celebre ispettore di polizia.
* Diversamente da Montalbano, all’interno del romanzo della Mossa del Cavallo il ragionier Bovara pensa e si esprime in dialetto ligure.
La Mossa del Cavallo cast
Il cast de La Mossa del Cavallo è composto da nomi piuttosto celebri della fiction italiana. Oltre a Michele Riondino, che veste i panni del protagonista Giovanni Bovara, troviamo anche: Ester Pantano, Antonio Pandolfo, Giovanni Carta, Giancarlo Ratti, Maurizio Pugliesi, Coco Gulotta, Domenica Cantamore, Giuseppe Schillaci.
La Pantano ha lavorato con Alberto Sironi, diretta nell’edizione di Montalbano 2012. Pandolfo è conosciuto come attore comico e caratterista napoletano. Giancarlo Ratti è stato in molte altre fiction targate e Rai e Mediaset, ma specialmente nei Cesaroni.
La Mossa del Cavallo quando va in onda
Dopo la prima e seconda puntata del Commissario Montalbano 12, La Mossa del Cavallo prenderà il posto della fiction campione d’ascolti. La data di messa in onda della Mossa del Cavallo è infatti lunedì 26 febbraio 2018, alle 21.20 su RaiUno.
Questa programmazione terrà ancora per un po’ all’erta la programmazione della concorrenza, che per quanto ne sappiamo dovrebbe mantenere L’Isola dei Famosi al martedì.
Niccolo Maggesi
 
 

La Repubblica, 14.2.2018
Il record di Montalbano in tv
Il commissario del mondo perfetto
"È il solo poliziotto che scopre la verità nel paese dei gialli irrisolti. È l'unico da cui vorremmo essere protetti e dal quale perfino gli assassini vorrebbero essere smascherati. Sa anche mangiare e rende finalmente elegante la pasta"

È l’eroe della Sicilia finalmente “liberata” e, nel Paese delle inchieste mai risolte e delle condanne facili, Montalbano è l’unico investigatore che acchiappa i veri colpevoli e libera gli innocenti.
E cominciamo dal commissario - il solo! - che scopre la verità nel paese dei misteri e dei gialli irrisolti, dal poliziotto che non si accanisce mai sulle false piste nel paese dei casi ciclicamente riaperti (dal bandito Giuliano a piazza Fontana, da Pasolini a Meredith, a Yara, a Sarah di Avetrana...). Nelle sue storie, fateci caso, non troverete mai un'intercettazione e le sue indagini sono brevi e incisive, al contrario di quelle lunghe e costose della realtà italiana. A Montalbano piace restare da solo sul luogo del delitto e, quando interroga, intuisce, sente e capisce l'innocenza che tutela e custodisce senza farsi mai ingannare, neppure dalla bellezza delle donne.
Dunque ci piace così tanto perché nell'Italia dove le sentenze non sono mai definitive, Montalbano è "il poliziotto che non c'è", quello dal quale vorremmo tutti essere protetti e dal quale persino gli assassini vorrebbero es sere smascherati e arrestati.
Certo, sa anche mangiare, e innanzitutto la pasta, il commissario che l'Italia non ha, e saperla addentare "è meglio che leggere Dante" scriveva già Prezzolini prima ancora che Totò, in Miseria e Nobiltà, facesse dello spaghetto il dio degli affamati, Alberto Sordi trasformasse il maccherone nel simbolo dell'abbuffata forchettona del boom economico, e le tagliatelle diventassero la bandiera dell'Emilia rossa e delle feste dell'Unità. Ecco, Montalbano rende finalmente elegante la pastasciutta, restituisce dignità al pasto italiano letterario e cinematografico, che con lui non è più "una mangiata".
E cucina Adelina, che non è la perpetua del Manzoni e neppure la fedelissima e vecchia tata di famiglia. Adelina è la mamma di un suo arrestato, una signora elegante che dovrebbe avvelenarlo come gli dice la bella ma petulante Livia, perdutamente nordica in un mondo dove finalmente la bellezza del Sud è etica, e il barocco e gli aranceti non sono neri scenari di mafia ma candori di Voltaire. Non lo avvelena ma lo nutre, l'Adelina maestra di arancini, a riprova che non c'è rancore ma pietà nella giustizia che noi italiani sogniamo e meritiamo.
Dunque, davvero Montalbano è il nostro "bene rifugio", è la letteratura come atto mancato, è il mondo dove le donne sono belle e fatali, qualche volta assassine e qualche volta assassinate, vittime nude e provocanti come, lunedì sera, la bella Silvana, e mai sono le donne dello stereotipo meridionale, condannate a stare in casa alla conocchia per diventare a sera una macchina da riproduzione, non abitano più l'universo pesante e povero dove il maschio valeva meno di un asino e la femmina meno del maschio.
Montalbano è l'Italia del mare che accoglie e purifica, il mare delle spiagge solitarie e senza stagioni, non quello degradato a bidet che si affolla d'estate, non l'acqua dell'accidia e del lento torpore del pensiero meridiano, ma il mare delle emozioni e della memoria, l'acqua celebrata come una patria, l'acqua "che non ha forma" ha scritto Camilleri, ma prende quella del commissario che ritrova, nella solitudine della nuotata, la certezza di sé. Anche la puntata di lunedì scorso, la puntata record, seguita da 11 milioni di italiani, è finita appunto con una nuotata, perché l'acqua di Montalbano è quella dell'Ismaele di Moby Dick che si getta in mare ogni volta che "il mareggio" della vita gli diventa insopportabile. E ci piace che restituisca dignità ai cannoli, al colore nero, ai fichidindia... e che sottragga il più bel dialetto del mondo alla mafia e al pittoresco, a "Cuncetta, cala l'occhi 'nterra", al sottosviluppo e alla ferraglia di "uora uora arrivau u ferribotte" per promuoverlo a lingua della fantasia con la quale "acchianari" in cielo invece di "agghiuttiri sputazza" e senza "fari scrusciu" "sciusciari" una nuova vita alla letteratura.
Antonio Sellerio mi ha raccontato che Camilleri non fa fumare Montalbano "perché vorrebbe, anche lui, non fumare e non aver fumato. Gli dispiace moltissimo che, sfruttandone il vizio, lo usino come allegro e irresponsabile testimonial di una presunta salubrità del tabacco. Lui lo sa bene che il fumo fa molto male e che la gente muore di fumo". L'editore di Montalbano dice pure che la tecnica con cui è girata la fiction non è quella delle serie televisive ma "quella più antica della riduzione, con il linguaggio classico, leggero, morbido, luminoso e mai nervoso" e che così sarà "anche La mossa del cavallo che sta arrivando in tv e che molti giudicano il suo romanzo più bello. Camilleri è il maggior successo letterario italiano e Montalbano è il maggior successo televisivo italiano. Credo che gli studi su Camilleri debbano ancora cominciare". A partire dalla liberazione di tutti i bei simboli siciliani orribilmente sporcati dalla mafia, dai luoghi comuni del sottosviluppo pittoresco che finalmente rovescia. Con Montalbano dobbiamo riprenderceli e difenderli come bandiere nazionali.
Francesco Merlo
 
 

La Repubblica, 14.2.2018
Gli ascolti
Montalbano da record Sironi: “Con Camilleri ogni tema diventa mito”
Un trionfo l'escamotage di tenere "in vita" uno dei personaggi più amati, il medico legale Pasquano

Roma. Ormai è una tradizione. «A mezzogiorno ci siamo incontrati in Rai, il produttore Carlo Degli Esposti, il gruppo di lavoro. Abbiamo brindato. Lo facciamo sempre quando gli ascolti sono buoni. Stavolta un po'di più». Alberto Sironi è il regista del Commissario Montalbano dal 1999. Suo anche Amore, su Rai 1 il 19. La giostra degliscambi, lunedì, è stato l'episodio più visto di sempre: 11 milioni 386 mila telespettatori, 45,1% di share. Un trionfo social l'escamotage di tenere "in vita" uno dei personaggi più amati, il medico legale Pasquano. L'attore che lo interpretava, Marcello Perracchio, è morto a luglio. Nel film viene citato, mai mostrato.
Il commissario ha usato l'aggettivo "insostituibile". È così anche per voi?
«Nei due episodi precedenti Marcello era già malato. Aveva difficoltà a muoversi ma lo avevamo ripreso seduto. Lo scorso anno non era più in grado. L'unica era toglierlo dalla scena ma parlarne. Con Camilleri abbiamo deciso di ritirare fuori l'uomo della Scientifica e usarlo come tramite fra Montalbano e Pasquano. Ma serve una soluzione: sono gialli, un medico legale è necessario».
Perracchio era di famiglia.
«Somigliava al personaggio. La sua capacità di distruggere un vassoio di cannoli era proverbiale. Non poteva mangiare dolci, gli portavamo i cannoli senza zucchero con la ricotta magra: diventava una iena, voleva quelli veri. Era gentile, un bravissimo attore di teatro».
Camilleri come ha commentato gli ascolti?
«Su queste cose non ha mai reazioni colorite. Ha detto "va bene, grazie". Il merito è della sua scrittura, ha le orecchie aperte sui problemi del paese. La giostra degli scambi, anche se di sbieco, parla di violenza sulle donne. Andrea porta questi temi sul piano del mito. Il pubblico ritrova un mondo con la teatralità delle piazze, il mare meraviglioso, l'ocra dei templi, uomini che amiamo e che si capiscono fra loro».
Il pubblico li adora.
«Andrea ha costruito un gruppo pieno di sfaccettature. Catarella il fool, Fazio lo scudiero pronto a dare la vita, il vice, un bell'uomo con un debole per le donne. Si rispettano, si aiutano, si vogliono bene».
Il commissario è più maturo, le storie sono più profonde, c'è meno azione.
«Camilleri scrive romanzi più scuri, pieni di ombre. Anche Zingaretti ha un atteggiamento più riflessivo. Una volta Andrea disse: "Voglio portarlo con me sull'orlo dell'abisso". Fermo restando che il commissario si prende ancora le sue arrabbiature. Poi si tuffa in mare e l'occhio va sempre più in alto, come lo sguardo di Dio che osserva le nostre miserie».
È cambiata anche l'Italia.
«I temi sono diversi. Non più solo le ammazzatine di mafia, il boss che rispetta l'uomo di legge come succedeva a Falcone. Nel prossimo film c'è molto nero nel modo di osservare l'amore. Camilleri rappresenta un'Italia dolente: i giovani, la disoccupazione, l'immigrazione».
Oggi Montalbano si twitta, si commenta sui social.
«Con i social ho lo stesso rapporto che il commissario ha con il computer non li so usare. Ma sono felice perché aumentano i giovani, noi cerchiamo di fare film che interessino anche le nuove generazioni. Forse ci aiuta il fatto che ne facciamo due l'anno. Con trentadue pezzi in vent'anni abbiamo trascinato un pubblico che ci aspetta e ci vuole bene».
Alessandra Vitali
 
 

La Sicilia, 14.2.2018
La recensione
La prima volta senza i "cabbasisi" di Pasquano
La serie orfana di Perracchio. L'omaggio discreto dei protagonisti all'attore che interpretava il medico

Siamo tutti suoi figli da vent'anni, almeno. Figli, più o meno cresciuti, del suo pititto lupigno, dei suoi me ne stracatafotto, delle sue azzurre nuotate "apri-e-chiudi" puntata sugli archi "strappati" del maestro Franco Piersanti, autore della strepitosa colonna sonora, punta d'eccellenza della serie tv, oggi arricchita dalla voce avvolgente di Olivia Sellerio.
Ma lui, Salvo "Montalbanosono", di chi è figlio? Prima che sia il papà di carta, Andrea Camilleri, a rispondere, diciamo, qui ed ora, che il commissario più amato dell'Est e dell'Ovest è, oggi, sicuramente orfano del dottor Pasquano. Ieri l'altro, su Raiuno, le "prime" assolute erano due: quella dell'episodio La giostra degli scambi e soprattutto la prima volta senza Marcello Perracchio, attore immenso e discretissimo, scomparso la scorsa estate.
Come si fa senza quel sano cinismo che grondava umanità, senza la sua maledetta competenza su campo (e che campo), senza una fibra etica grande da far crollare l'intera città, avrebbe detto Chiarchiaro de Lapatente? Come si fa senza quell'irascibilità più che mai comprensibile - uno che scopre le carte alla Morte sui morti non può osservare galatei dell'ultima ora - come si fa senza i suoi cabbasisi minacciati di tracimazione alla terza domanda di troppo, senza le sue sfanculate dettate come prescrizioni mediche, senza la dipendenza da cannoli alla ricotta che, in bocca sua, è il caso di dirlo, erano epica e poesia?
Ed ecco una terza "prima" assoluta: il regista Alberto Sironi, Luca Zingaretti, (e Cesare Bocci-Mimi Augello, Peppino Mazzotta-Fazio) gli rendono omaggio sorridente e devoto, denso di una speciale levità: a metà del caso o dei casi, infatti, dicono che Pasquano «c'è ma non vuole essere disturbato», incazzato nero perché gli hanno chiuso la sala da poker e chiusa è persino la pasticceria dove Montalbano era solito approvvigionarsi di golosi "articoli" per Pasquano-Perracchio.
Ma the show must go on e la tavola si conza comunque. Con la pasta "incasciata" di Adelina (la generosa Ketty Governali), le prelibatezze di "Enzo a mare" che osserva la Weltanschauung di "Montalbanosono": non si parla mentre si mangia, «il cibo è come la minchia, non vuole pensieri».
Un menu di delitti e castighi, certo, con contorno di donne nude, un must per Camilleri (meglio se brutalizzate e in una Sicilia più deserta di wasted land) e un colpevole non così a sorpresa. Infatti, Sebastiano Lo Monaco ("tigna" in bellavista, in accesa concorrenza con quella del "titolare" della serie) nei panni di un noto, "rispettabile" commercialista, tanto premuroso con l'avvenente parente orfana da diventarne "padrone" e assassino, del "villain", del malamente ha facies e attendibilità, come Mr Hyde è bravissimo a suscitare ripulsa, gli è dote connaturata.
A battezzare anche la ripresa c'è l'ospite "straniero": Alessandro Haber l'anno scorso, oggi, Fabrizio Bentivoglio. Per carità, gran bel lavoro sul personaggio - un rappresentante d'alta gioielleria, latin lover attempato ma non ancora sul viale del tramonto con amante giovanissima (giustappunto la protetta di Virduzzo) e fedifraga che "castiga" nelle intenzioni ma non nei fatti. Mimica facciale di grande efficacia, camaleontica e a tratti toccante per un "siciliese" ancora modello "Gli faremo una proposta che non potrà rifiutare": respiro da enfisema, voce arrochita quanto basta. Forse con un "coach" meno folcloristico sarà da dieci e lode.
Ah, la lingua. Batte dove l'autore vuole. Ma se sul piano della scrittura il "camillerese" (variante di siciliano ecumenico) divertiva, sorprendeva, sollazzava - tempo imperfetto, sissignore, ben vengano le traduzioni in cento lingue ma a parlare di "classico" c'è tempo - la fiction o sceneggiato che dir si voglia deve fare i conti con la realtà, con la credibilità. In televisione il grottesco non può avere la cittadinanza di cui gode a teatro anche se da lì vengono i migliori di "Montalbano", in testa Perracchio, grandioso capitano di una ciurma d'attori e caratteri. E allora se me ne stracatafotto e di pessona pessonammente hanno ancora il loro perché, sono ormai note stonate travaglia, andai, pertuso.
Il cast? Alla grande, come sempre, i siciliani "native speaker". Mazzotta è una sicurezza, più catturanti sono oggi Zingaretti e Bocci che, secondo il vecchio, nuovissimo diktat "Less is more", procedono per sottrazione come chi non deve (di)mostrare niente a nessuno. E arrivano dritti alla meta. Perciò sarà difficile non fermarsi, seppure per un po', al "Montalbano" che verrà, confortante e accogliente come la coperta di Linus.
Carmelita Celi
 
 

Il Giornale, 14.2.2018
Il Commissario come Sanremo batte se stesso: ascolti da record
«La giostra degli scambi» episodio più visto di sempre: 45,1 per cento di share. Risultati favoriti dall'effetto Festival e dalla «fuga» dell'Isola

Baglioni e Zingaretti forever. Grazie a loro la Rai mette a segno una settimana da record.
Prima la cinquina di serate del Festival dai risultati più alti del Millennio in corso. Poi, subito dopo, il lunedì con il Commissario Montalbano più visto di sempre. L'episodio La giostra degli scambi, tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri, ha realizzato infatti ben 11 milioni 386 mila spettatori con il 45,1% di share. Insomma, quasi un italiano su due l'altra sera era sintonizzato sul primo canale. Numeri praticamente da Sanremo: se fosse durato fino all'una di notte avrebbe addirittura superato lo share di una delle serate del Festival. In ogni caso, un momento d'oro per il primo canale Rai. Certo, un enorme successo del Commissario era atteso visto gli ascolti di tutti i precedenti episodi, però questi numeri sbaragliano ogni aspettativa. A favorire il record sono stati due elementi, oltre ovviamente alla qualità della fiction: la programmazione dell'episodio, subito dopo Sanremo, studiata per cavalcare l'onda della kermesse canora, e la decisione di Mediaset di lasciare strada libera al Commissario spostando l'Isola dei famosi a ieri sera. Certo, mantenere il reality al lunedì avrebbe voluto dire mandarlo al naufragio, però certamente avrebbe portato via qualche punto di share a Raiuno. Si è preferito proteggere lo show (visto anche quanto costa realizzarlo all'altro capo del mondo).
Ovviamente grande soddisfazione in Rai. Il direttore di Raiuno Angelo Teodoli, raggiante per il filotto di risultati avuti dall'inizio di gennaio, gongola anche per i numeri dei programmi in onda lunedì prima e dopo Montalbano - I soliti ignoti e Che fuori tempo che fa - che hanno goduto della grancassa del Commissario. La direttrice di Rai Fiction Eleonora Andreatta sottolinea il successo del tv movie sul pubblico giovane, che non è una cosa scontata per il primo canale (che sta cercando di recuperare terreno proprio su questo fronte): «Sulle donne tra i 15 e i 24 anni ha ottenuto il 46 per cento di share e sul target di istruzione alta, i laureati, addirittura il 59,2 per cento».
Visti questi dati, forse ci si può permettere anche qualche appunto. C'era proprio bisogno - ci si domanda - di inserire scene così cruente come quella in cui l'assassino uccide le vittime, picchiando e strangolando la ragazza, girate nei minimi dettagli? Si potevano anche solo accennare e sfumare, così come le scene di sesso, visto che a quell'ora ci sono ancora molti ragazzini a guardare la tv. Del resto, quei momenti non aggiungono niente al racconto e, senza, non si sarebbe perso alcun punto di share. Da un po' di episodi, gli sceneggiatori indugiano sul sangue e sul sesso. Certo, si tratta di gialli e così li scrive Camilleri, però non è detto che tutto si debba replicare in televisione. E immaginiamo che gli sceneggiatori della Palomar, la casa di produzione, non sappiano più cosa inventarsi in un paese siciliano in cui accadono più omicidi che a Bogotà. Però, si tratta sempre di Raiuno.
Lunedì prossimo, la cronaca nera sarà allietata da un matrimonio, quello di Montalbano. Forse.
Laura Rio
 
 

Il Giornale, 14.2.2018
"Il segreto è il piacere che prova il pubblico a rivedere i personaggi"

Per spiegare i motivi per cui il Commissario Montalbano batte ogni record, superando se stesso, abbiamo coinvolto un professore che studia e insegna sceneggiatura, titolare di un master all'Università Cattolica di Milano.
Professor Armando Fumagalli, perché questa fiction piace così tanto?
«Per più motivi. Il principale è il piacere che prova il pubblico a stare con i personaggi, a rivederli: prova ne è il risultato che ottengono gli episodi anche in replica. Gli spettatori si affezionano a quel mondo di provincia, a quei racconti molto locali ma che diventano dinamiche universali. Il giallo, scoprire il colpevole, passa in secondo piano rispetto alla simpatia per i protagonisti».
Basta questo?
«Bisogna aggiungere che i personaggi, anche quelli macchietta come Catarella, sono ben caratterizzati e interpretati da bravissimi attori. Sono personaggi da commedia dell'arte. E crescono insieme al pubblico. Inoltre la produzione è realizzata con grande cura, difatti ci vuole molto tempo per creare nuovi episodi. Altro elemento di successo, ovviamente, è la fotografia, la location, con quegli incantevoli posti siciliani ormai famosi in tutto il mondo».
Però la trama spesso è incerta e certi personaggi improbabili...
«Ma non importa, è una commedia dell'arte».
Sul risultato ha influito anche l'effetto Sanremo e lo spostamento dell'Isola dei famosi...
«Certo. Una controprogrammazione forte avrebbe tolto qualche punto di share, ma non avrebbe cambiato di molto il successo. Il fatto è che, allargando il discorso, la Rai ha lavorato molto bene negli ultimi anni sul settore fiction riuscendo a realizzare prodotti per un pubblico largo. Le altre serie che vanno molto di moda (su Netflix e Sky) fanno numeri molto ma molto inferiori».
Tanto che pure fiction come Don Matteo riescono ancora a raccogliere grande pubblico.
«Don Matteo è un caso anche più clamoroso perché va in onda in 26 episodi a stagione, non soltanto in due come Montalbano. Gli sceneggiatori sono riusciti a ringiovanire le trame, inserendo il capitano donna e temi cari ai teenager. Oltre al culto per Terence Hill, anche qui c'è affezione per gli altri personaggi».
Laura Rio
 
 

Il Foglio, 14.2.2018
Perché Moltalbano è diventato il monoscopio sentimentale degli italiani
È il testimonial più credibile, più onesto ma senza tà-tà, più sexy ma senza #ZingarettiNudo, meno divisivo, più introspettivo, che abbiamo

La teoria del monoscopio è nota, e come quella della relatività ristretta rimane insostituibile fino a nuovo ordine. Che ci sia una quota di teleutenti appisolata davanti a Raiuno qualsiasi cosa accada è inevitabile, come il residuo fiscale. La finale di Sanremo ha fatto il 58,3 di share (12 milioni e 125 mila spettatori, pisolo più pisolo meno) ma è evidente che avrebbe fatto altrettanto perfino se al posto di Baglioni, Hunziker e Favino ci fosso stato il Trio Lescano. Oggettivamente diversa, scientificamente diversa e bisognosa di altre congetture ermeneutiche, è la questione del Commissario Montalbano. Il primo due episodi della nuova serie in onda su Raiuno, La Giostra degli Scambi, ha avuto il 45,1 di share (11 milioni e 386 mila spettatori). Per una serie televisiva che va in onda dal 1999 e con qualche interruzione (è una fiction d’autore, mica una banale serialità) è alla dodicesima stagione. È qualcosa che ha a che fare con la teoria del monoscopio molto meno che non Sanremo, che è innanzitutto un rito e un lavacro collettivo, come il Natale e il Ferragosto. O meglio: anche sì, ma diversamente.
Perché il monoscopio attorno a cui gira l’attenzione degli italiani è in questo caso il testone raso del Commissario, alias Luca Zingaretti, che come la luna governa le maree e strega gli occhi, soprattutto quando è di nuca o di tre quarti – le inquadrature preferite del regista Alberto Sironi, gran lombardo – e guata pensoso e intenso l’azzurro mare di Sicilia. E in quel momento, in quel momento unico ma che si ripete nella malìa di ogni episodio, diviene la coscienza nazionale, il sentimento accorato del vivere degli italiani. Attorno a questo monoscopio dell’anima gira ormai come a un oggetto totemico l’Italia. È il testimonial più credibile, più onesto ma senza tà-tà, più sexy ma senza #ZingarettiNudo, meno divisivo, più introspettivo, che abbiamo.
E poi basta. Del Commissario Montalbano s’è detto da quasi un ventennio tutto il dicibile, indagato tutto lo scibile televisivo e giallistico e sociologico. Già due anni fa s’era scritto su queste pagine un “Elenco delle cose notevoli e peraltro già note per le quali Il commissario Montalbano è un gran successo della televisione pubblica”. In dieci punti: dal non eccessivo status letterario del personaggio (la regola di Simenon con Maigret) alla sicilianità cartolinesca, dalla medietas linguistica alla vampa erotica. Non c’è molto da aggiungere. Se non, volendo, un punto 11.
Montalbano è fedelmente eppure liberamente tratto dai romanzi di Andrea Camilleri. Il vegliardo, chissà quanto liberamente, va avanti a sfornare romanzi e racconti. Un anno fa, in non frequente apparizione televisiva a #Cartabianca, aveva svelato, oppure celiato, il destino del Commissario Salvo. Disse di avere già scritto il finale della saga: “L’ho scritto undici anni fa perché mi era venuta un’idea su come far finire Montalbano, temendo l’Alzheimer ho preferito scriverlo subito”. Muore o non muore? “Non muore e non va in pensione”, ma avrà un’uscita di scena originale, e insomma “Montalbano non potrà comparire in nessun’altra forma”. Il perché è indicibile, ma intuibile. Montalbano è entrato nella dimensione cosmica dell’eternità narrativa, come Tex Willer. Può morire persino Luke Skywalker, ma non lui. È divenuto una parte immortale degli italiani. Come il monoscopio, ma girato meglio.
Maurizio Crippa
 
 

Leggo, 14.2.2018
Montalbano fa boom e conquista pure i social

Un successo senza precedenti che cresce con il passare del tempo, al contrario di tutte le altre serie tv che perdono appeal e pubblico. Sarà che non si tratta di una fiction ma di film a sé stanti, tanto che ne escono solo due ogni anno, ma Il commissario Montalbano è riuscito ancora una volta a superare se stesso: l'episodio La giostra degli scambi, trasmesso lunedì sera, con i suoi 11.386.000 telespettatori pari al 45,1% di share è stato il più visto in assoluto da quando il personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri è approdato sul piccolo schermo. In pratica, quasi un italiano su due si è sintonizzato su Rai1, più ancora di Come voleva la prassi, che nel marzo scorso aveva fatto segnare il record con 11.268.000 con il 44,1% di share. E pensare che nel 2008 già sembrava inarrivabile il 37,5% di share fatto registrare da La vampa di agosto, seguito da 9.219.000 persone.
E il fenomeno Montalbano non poteva che conquistare anche i social, termometro dei gusti e degli umori della gente. Lunedì sera l'hastag #Montalbano è schizzato ai primi posti dei trend topic a pochi minuti dall'inizio dell'episodio, generando una valanga di interazioni. Uno degli argomenti più discussi è stata la scelta di tenere vivo per fiction il dottor Pasquano, il medico legale storicamente interpretato dall'attore Marcello Perracchio, scomparso la scorsa estate all'età di 79 anni: il popolo del web ha apprezzato l'escamotage usato per evitare di dare un nuovo volto al personaggio (il commissario non lo interpella visto che è «incazzatissimo perché gli chiudono un mese la sala di poker») e l'hastag #Pasquano è subito salito in classifica, con una serie di commossi omaggi. Uno dei tweet più arguti, però, è stato scritto all'indomani della messa in onda: «#Montalbano fa il 45%. Se la #Rai fosse scaltra chiamerebbe il commissario di Vigata a condurre il prossimo #FestivaldiSanremo».
Donatella Aragozzini
 
 

Blitz quotidiano, 14.2.2018
Angelo Russo, alias Catarella in Montalbano: “Scartato al provino, ho vissuto coi rom”

Roma – Angelo Russo è l’imbranato agente Agatino Catarella del Commissario Montalbano. Eppure l’attore ha rischiato di non essere nel cast. In una intervista Russo racconta che il regista Alberto Sironi lo scartò al provino per interpretare Catarella, ma fu grazie al produttore Carlo Degli Esposti se la parte nella fiction più amata dagli italiani gli fu assegnata. Russo ha raccontato di essere fuggito di casa a 16 anni e di essere arrivato a Roma per tentare la fortuna come attore. Proprio in quegli anni divise la casa con una famiglia di rom, che lo aiutò nel momento difficile.
La parte di Catarella, agente un po’ imbranato, sembrava essere stata scritta appositamente per Angelo Russo. Eppure il regista aveva già scelto un altro attore, per questo motivo Russo non voleva nemmeno sostenere il provino, come ha raccontato in una intervista a Tv Sorrisi e Canzoni:
“Mi ero presentato al provino senza sapere nulla di Camilleri e dei suoi libri e il regista Sironi prima mi ha preso per pazzo poi mi ha proposto due parti: quella di Catarella e quella di un guardiano notturno. Ora, siccome il guardiano c’era solo in una puntata e Catarella in tutte, secondo voi io che parte ho chiesto di fare? Io tutti i giorni devo mangiare, mica un giorno solo. Perché dopo che avevo inventato il personaggio, a casa, provando con mia moglie, ho scoperto che la parte era già stata assegnata. E allora mi sono detto: ‘e che vado al provino a fare ”u pupu”? Non ci vado!’ Per fortuna mia figlia Leandra, che è la mia musa, mi ha convinto ad andare lo stesso”.
L’attore parla anche del suo primo periodo a Roma, dove arrivò quando aveva appena 16 anni dopo essere scappato di casa, come ha raccontato al Corriere.tv in un’altra intervista:
“Io da piccolino volevo fare l’attore, vedevo De Sica, Boldi, Alberto Sordi, era il mio sogno. Dissi ai miei amici e a mio padre: “Un giorno farò l’attore”. E lui mi rispose di trovarmi un lavoro. Vivevo in una baracca con degli zingari, a Roma era difficile trovare case, scappai e mi trovai un amico, uno zingaro. Mangiavo là, era come una famiglia, se si arrangiavano la notte non lo so, ma io non facevo queste cose”.
La sua fortuna è arrivata proprio con Catarella, un personaggio che sembrava essere stato scritto per lui:
“La caratteristica di Catarella è che nonostante cresca d’età, rimane sempre con la stessa mente giovane e frizzante, un bambino nel corpo di un adulto. Sul lavoro però Catarella è cambiato, è cresciuto, cerca sempre di migliorarsi, così come io cerco ogni volta di migliorare questo personaggio, di fargli fare un passo in avanti, per far sì che possa piacere a tutti, dai bambini agli anziani. Catarella comunque rimane un giocherellone, un combina guai”.
 
 

Fratelli d'Italia, 14.2.2018
Rai, Rampelli: Autogoal della Rai e della sinistra, Montalbano è di destra, l’attore Zingaretti è oscurato dal suo personaggio Montalbano…

“Uomo d’ordine, commissario incorruttibile fedele alla sua missione, coraggioso, creativo, con il senso dell’onore, sempre in prima fila e mai rinchiuso nelle stanze di un ministero o nelle sale conferenze a discettare sulla giustizia, come fa la sinistra.
E’ Luca Zingaretti- fratello del meno noto attore che si spaccia per governatore- uomo operativo come Borsellino e il Capitano Ultimo che il Msi prima e FDI poi candidarono alla presidenza della Repubblica, pervicacemente eterosessuale seppur aperto alle diversità, sempre contro la mafia, come a destra italiana, sempre contro le trame di palazzo.
La Rai ha fatto un clamoroso autogoal. Pensando di tirare la volata al Pd, trasmette a pochi giorni dalla chiusura della campagna elettorale le indagini del poliziotto. Ma dal confronto tra il commissario Montalbano -Luca e il governatore Nicola, il politico ne esce a pezzi”. E’ quanto dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati Fabio Rampelli.
[Siamo al delirio, NdCFC]
 
 

SiracusaOggi, 14.2.2018
Il Commissario Montalbano cerca comparse a Siracusa: provini con l’aiuto regista nei centri migranti

Giornata siracusana per Elvis Frasca, aiuto regista della popolare serie tv Il Commissario Montalbano. Non era a “caccia” di nuove location per le prossime riprese ma di comparse particolari: volti del Maghreb. In una delle prossime puntate Luca Zingaretti, l’attore divenuto la personificazione del personaggio di Andrea Camilleri, darà la caccia ai trafficanti di esseri umani. E per questo servono anche diversi migranti, uomini e donne. Alcuni potrebbero persino avere una piccola parte. Questa mattina i casting, prima all’interno dell’Umberto I alla Pizzuta e poi presso il centro Stella Maris. Ad accompagnare la squadra della produzione tv, l’artista tunisino Ramzi Harrabi divenuto a Siracusa anche l’uomo della integrazione con le sue tante attività culturali a sostegno di chi raggiunge l’Italia per un futuro migliore.
Gianni Catania
 
 

Teatro Metropolitan - Piombino, 14.2.2018
Il casellante
di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri - Sellerio, Palermo
regia Giuseppe Dipasquale
con Moni Ovadia
con Valeria Contadino, Mario Incudine
e con Sergio Seminara, Giampaolo Romania
e i musicisti Antonio Vasta, Antonio Putzu
produzione Teatro Carcano/Promo Music
mercoledì 14 febbraio 2018 alle 21:00

sabato 3 febbraio, ore 17
Prima dello spettacolo... a cura di Pablo Gorini

Il Casellante è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti del ciclo cosiddetto mitologico. Ambientato in Sicilia, terra di contraddizioni e paradossi, narra la vicenda di una metamorfosi, una vicenda che vive di personaggi reali, trasfigurati dalla grande fantasia del narratore. Il Casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta. Il carattere affascinante di questo progetto, posto essenzialmente sulla novità del testo e della sua possibile realizzazione, si sposa tutt’uno con la possibilità di ricercare strade sempre nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea.
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 15.2.2018
Auditorium Torna Libri Come, parla di Felicità

Dal 15 al 18 marzo all’Auditorium torna “Libri come” Tema 2018: la felicità. Tra gli ospiti, Nathan Englander, Nicole Krauss, Andrea Camilleri, Michelangelo Pistoletto [...]
 
 

Teatro Girolamo Magnani, 15.2.2018
giovedì 15 feb ore 21 prosa
Il casellante
di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
dal romanzo di Andrea Camilleri (Sellerio Editore, Palermo)
con Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara, Giampaolo Romania
scene Giuseppe Dipasquale
costumi Elisa Savi
luci Gianni Grasso
musiche originali Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta
musiche dal vivo Antonio Vasta, Antonio Putzu
regia Giuseppe Dipasquale
produzione PROMOMUSIC–CORVINO PRODUZIONI, CENTRO D’ARTE CONTEMPORANEA TEATRO CARCANO, COMUNE DI CALTANISSETTA

Uno spettacolo con musiche, dove si ride e ci si commuove al tempo stesso. Gli attori e i musicisti, immersi nella stessa azione teatrale, narrano una vicenda metaforica che giuoca sulla parola, sulla musica e sull’immagine. Affogato nel mondo mitologico di Camilleri, costellato di personaggi reali fantasiosamente trasfigurati, Il casellante parla di una metamorfosi che passa attraverso il dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche una narrazione in musica divertita e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta. Personale, originalissima e sperimentale, la lingua di Camilleri calca e ricalca, in una teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa “sicilitudine”, tra neologismi e modi di dire mutuati dal dialetto e rielaborati in chiave colta. Protagonista il noto musicista, autore e attore Moni Ovadia, disinvolto nel passare dal ruolo centrale di narratore a ruoli secondari come quelli della buffa mammana, del giudice e del barbiere.
 
 

Libero, 15.2.2018
Se il Montalbano dei record perde il suo Pasquano
Torna prepotente la fiction sul commissario

Tra i botti d’ascolto di Santa Rosalia che hanno salutato il Commissario Montalbano 12 (il 45,1% di share, 11 milioni 386mila spettatori, una cosa inumana) - La giostra degli scambi, quel che colpisce non è l’ironico volto pietroso del nostro sbirro preferito, nè l’efficienza spiazzante di Fazio («Già fatto») , o l’inconsueta interpretazione sicula dell’indiziato di turno stavolta Fabrizio Bentivoglio , o il degrado stesso di Vigata.
No.
Quel che fa breccia nel cuore del telespettatore è l’allegro fantasma del dottor Pasquano acquattato, per la prima volta, dietro la porta dell’ufficio. Pasquano è un personaggio rabelesiano (nel senso di François Rabelais) e sciasciano al tempo stesso. Trattasi del medico legale - voce roca, gourmet e siculo fino al midollo - a cui Montalbano affida le perizie più difficili e i casi più spinosi, spesso legati alla mafia. È il maestro da cui il commissario riceve, in claustrale silenzio, le sfanculate più pittoresche. Pasquano è un pokerista accanito con un intuito alla Auguste Dupin, ma il suo carattere burbero lo fa innalzare - con la sua frase «Mi sono rotto i Cabbasisi!» - alle più alte vette della dimensione romanzesca di Camilleri. Il quale Camilleri, oltre ad essere fisicamente il clone stesso di Pasquano, ha riversato proprio nel personaggio del medico una parte considerevole del proprio carattere. Ora, ne La giostra degli scambi, Pasquano non si vede. «Il dottor Pasquano c’è, ma non vuole essere disturbato», è la frase che ne giustifica la latitanza.
E i motivi per cui Montalbano evita d’incontrarlo è che «il dottore è incazzatissimo perchè gli chiudono un mese la sala da poker«; e perché si è dimenticato di portagli i cannoli (Pasquano ne è golosissimo) dalla pasticceria. Nella realtà, il bravo attore che interpreta Montalbano, Marcello Perracchio è morto prima dell’inizio delle riprese della nuova serie. Ma gli autori non l’hanno eliminato dal plot; semplicemente l’hanno reso un nobile latitante. Non è un caso il ritorno del capo della scientifica Jacomuzzi che dai tempi del Ladro di merendine era finito all’estero. Per il resto, il solito successo annunciato...
 
 

TvZoom, 15.2.2018
Stella Egitto: Il Commissario Montalbano istituzione che smuove passioni
Stella Egitto, attrice in carriera che racconta a TvZoom il suo percorso, ha le idee chiare sul titolo sbancaAuditel di Rai1: "Sarò tra i protagonisti dell'episodio del 19 febbraio, lavorando con Luca Zingaretti ho toccato da vicino la potenza della scrittura della serie".
Stella Egitto: “L’incontro professionale con Pif mi ha aperto tante porte”

Progetto significa anche pro-getto, gettarsi in avanti nell’esistenza compiendo scelte. Lo si capisce conversando con Stella Egitto, un nome iperuranico, un cognome che sancisce un’identità territoriale (attenzione, non è egiziana, è nata a Messina, terra che recepisce le spinte mediterranee collocandosi a metà tra cultura araba e occidentale), e una favella irrefrenabile nel definire i suoi scopi: «L’incontro fatale col teatro è avvenuto quando ero al liceo. Ho deciso che nella mia vita avrei fatto l’attrice, ma ho compreso che, per farlo, avrei dovuto studiare molto». Durante il viaggio in America – premio materno per il superamento della Maturità – si è portata i libri. E ha superato i provini dell’Accademia Silvio D’Amico. Da lì sono arrivati i primi lavori. La tv (Baciati dall’amore, Squadra Antimafia, Gli anni spezzati), il cinema (In guerra per amore, di Pif, Tu mi nascondi qualcosa). Lunedì 19 febbraio, Stella sarà tra i protagonisti di Amore, nuovo episodio della saga sbancaAuditel di Rai1 sul Commissario Montalbano.
[...]
Montalbano, invece, l’ha spaventata?
Ha smosso agitazione. Montalbano è un’istituzione non solo televisiva. Partecipare alla produzione significa essere immersi nella lavorazione di autentici film. Sul set ci si prende il tempo necessario, si lavora con la dovuta cura, c’è la consapevolezza di costruire qualcosa di certosino.
Dunque sapeva che atmosfera avrebbe trovato.
Sapevo che sarei entrata in una squadra collaudata. Ma non sapevo come sarei stata accolta. Luca Zingaretti mi ha trattata come una collega alla pari in tutto e per tutto. Mi ha aiutata molto. Lui è eccezionale. Lavora alla scrittura assieme al regista Alberto Sironi, è l’estensione umana del progetto letterario di Camilleri.
Il titolo dell’episodio del 19 febbraio è Amore.
In questo caso, amore come affetto di sangue. Ponendosi una domanda precisa: che cosa succede quando alcuni fattori esterni allontanano due persone che si amano? Nell’episodio si parla dell’amore tra due sorelle, una di esse è interpretata da me. I risvolti, nel bene e nelle profondità del male, saranno sorprendenti, lo spettatore si troverà coinvolto in passioni umane, troppo umane.
La presenza femminile nell’episodio sarà il collante attorno al quale si svolgerà la vicenda.
Stanno succedendo cose belle per i ruoli femminili. Molti progetti trasversali anche grazie a piattaforme come Netflix e al fiorire della serie tv come mezzo d’espressione della creatività. Gli orizzonti si ampliano, i generi si contaminano. Di recente, ho lavorato al film Malarazza, di Giovanni Virgilio, candidato ai David di Donatello: interpreto una donna che in condizioni difficili decide di alzare la testa e correre.
[...]
Gabriele Gambini
 
 

Madonie Press, 15.2.2018
Cinema, continua il successo dell’attore castellanese Bruno Di Chiara

Ancora in Tv e in prima serata, l’attore castellanese Bruno Di Chiara prossimamente su Rai Due, nella fiction tratta dal romanzo del magistrato Alfonso Sabella, “Il cacciatore di mafiosi”. Dopo il grande successo della prima delle due puntate della nuova serie de Il commissario Montalbano, in onda lunedì scorso su Rai Uno, visto da oltre 11 milioni di telespettatori, con uno share del 45,1%, al quale ha sicuramente contribuito il popolo madonita, fan di Di Chiara, il giovane attore sarà protagonista nella nuova fiction, diretta da Stefano Lodovichi e Davide Marengo, in dodici episodi a puntate.
L’attore madonita vestirà il ruolo dell’avvocato Pitti, legale della famiglia Brusca. Così commenta il successo della puntata di Montalbano, in cui ha interpretato Filippo Caruana, commesso nel negozio di antiquariato, il cui titolare era scomparso: “L’unica cosa che sento di dire è di ringraziare tutti quelli che sono stati vicini a me in queste ultime ore. Mi incoraggia ad andare sempre avanti nella ricerca di nuovi personaggi e nuove storie da raccontare. Ho lavorato in due set meravigliosi (Il Commissario Montalbano e Il Cacciatore), accanto a grandissimi attori, da cui ho imparato tanto. Grazie a tutti e un abbraccio particolare alle mie splendide Madonie”.
[...]
 
 

RagusaNews, 15.2.2018
Fenomeno Montalbano, se ne parla a Ring, su Video Regione
Giovedì 15 febbraio alle 21,15

Modica - Andrà in onda giovedì 15 febbraio alle 21,15, su Video Regione, canale 16 del digitale terrestre, la puntata della trasmissione Ring dedicata al fenomeno "Commissario Montalbano, il successo dei luoghi e della fiction". Ospiti della trasmissione condotta da Chiara Scucces e Gianni Nicita, il giornalista statunitense Bill Lagattuta, conduttore televisivo della Cbs, Giuseppe Savà, Costanza Di Quattro, Luigi Nifosì e Claudio Cannì. Nel Lazio la trasmissione è visibile sul canale 619, in Campania sul canale 199 del digitale terrestre.
 
 

Tv2000, 15.2.2018
INBLU RADIO – Papa Francesco, Olimpiadi invernali, Montalbano, Finardi, tensioni nel Mediterraneo, Verne…

[...]
Nel nuovo appuntamento della rubrica ATuXTv (sab ore 18.15), Mariano Sabatini parlerà della ripresa del Commissario Montalbano (Rai 1), Non ho l’eta (Rai 3) e di Emilio Ravel, scomparso di recente.
[...]
 
 

Il Secolo XIX, 15.2.2018
A Santo Stefano Magra
Camilleri protagonista del primo appuntamento con il "Club del giallo"

S. Stefano di Magra - Per gli appassionati del genere giallo, ma non solo, per tutti gli amanti della lettura e dei libri, c'è il "Club del giallo": il terzo giovedì del mese, presso lo spazio espositivo del centro commerciale "La Fabbrica" a Santo Stefano di Magra, ecco un modo particolare grazie al quale conoscere tutti i segreti del romanzo noir e poter leggere e parlare davanti ad una tazza di tè e dei pasticcini.
L'evento, voluto e organizzato da Settimo Scatena, Direttore del centro commerciale "La Fabbrica", è organizzato con la collaborazione del LaAv La Spezia. Dopo il successo del Baratto del libro, di "Libri ed altre leccornie", arriva anche l'appuntamento dedicato al giallo, uno dei generi più amati dagli italiani.

«L'idea del "Club del giallo" è nata da una riflessione che abbiamo fatto per allargare ancora di più la nostra proposta culturale al territorio e a chi frequenta il centro commerciale e impara così a conoscerci. La scelta è caduta sul giallo, in particolare su un autore o un libro, del quale parleremo insieme: un modo nuovo per conoscersi, fare amicizia e passare in maniera intelligente qualche ora» ha spiegato Settimo Scatena, Direttore del centro commerciale.
Per il primo appuntamento con questo particolare evento, è stato scelto uno dei più famosi scrittori di libri gialli italiani, Andrea Camilleri e in particolare il romanzo "La forma dell'acqua". «Una volta selezionato il genere giallo italiano assieme agli altri membri del LaAv, è poi venuto spontaneo selezionare il primo libro di Camilleri, grazie al quale le vicende del Commissario Montalbano hanno avuto un enorme successo. Tra l'altro questa settimana è uscito il nuovo episodio in tv e speriamo che questo possa avvicinare la gente ai nostri incontri del "Club del giallo", nei quali, attorno a tè e pasticcini, s ceglieremo insieme di cosa parlare il mese successivo» ha concluso Beppe Mecconi , scrittore e membro di LaAv La Spezia.
Giulia Lorenzini
 
 

Il Foglietto, 15.2.2018
”La Forma dell’Acqua – The Shape of Water”: il film visto per Il Foglietto
La Forma dell’Acqua – The Shape of the Water di Guillermo Del Toro, con Sally Hawkins, Octavia Spencer, Michael Shannon, Richard Jenkins, Doug Jones, Michael Stuhlbarg, David Hewlett, Nigel Bennett, Nick Searcy, durata 123’, nelle sale da ieri, 14 febbraio 2018, distribuito da 20th Century Fox.

“Qual è la forma dell’acqua? Ma l’acqua non ha forma, risposi io ridendo, piglia la forma che gli viene data”. In un vecchio episodio delle indagini del Commissario Montalbano (arrivato proprio in questi giorni al suo fortunato diciannovesimo anno di trasmissione Rai) questa frase, detta dalla moglie di una vittima, colpisce il poliziotto, indirizzandolo verso la soluzione del caso. Montalbano così riesce a scoprire la vera “forma” di una morte naturale, trasformata per motivazioni politiche, in qualcos’altro.
Siamo più che certi che sia molto difficile immaginare Guillermo Del Toro fare tesoro del commissario di Vigata e del suo creatore (anche se il successo interplanetario delle opere di Camilleri ci farebbe sperare nel contrario) ma, vedendo il suo La forma dell’acqua – The Shape of Water, la frase della fiction torna in mente, adeguandosi alla storia raccontata dal cineasta messicano.
[...]
Luca Marchetti
 
 

Stravizzi, 16.2.2018
Libri Novità in circolazione guida ai titoli 15 febbraio
Andrea Camilleri, Siri Ranva, Hielm Jacobsen, Michael Wolff, Emanuele Merlino, Beniamino Delvecchio, Sophie Kinsella, Italo Mastrolia, Alessandro Ferrari

Andrea Camilleri La scomparsa di Patò (Sellerio, 14€ 258 pagine): Antonio Patò è stato rapito o ammazzato? Sulla sua scomparsa, avvenuta a Vigata nel 1890 si apre una serie di scenari incredibili, c’è lo zio politicante, ci sono scritte sui muri e lettere anonime in un ricchissimo faldone di documenti in questo romanzo giallo di Camilleri, originale e irresistibile, che ha la forma di un dossier e che viene sviluppato dal Camilleri vissuto nella seconda metà dell’Ottocento.
[...]
Francesca Amendola
 
 

Ufficio Stampa Rai, 16.2.2018
Rai1: Il Commissario Montalbano
Un episodio dal titolo "Amore"
19/02/2018 - 21:25

Secondo appuntamento con le nuove storie del "Commissario Montalbano", in onda lunedì 19 febbraio alle 21.25 su Rai1. Nell'episodio dal titolo "Amore", tratto dalle raccolte “Un mese con Montalbano” e “Gli arancini di Montalbano”, Michela Prestia è una bellissima ragazza con un passato drammatico; respinta ingiustamente dalla famiglia, ha incontrato solo uomini che l’hanno umiliata e sfruttata, conducendola a diventare una prostituta. Col tempo però è riuscita a rifarsi una vita e ha trovato l’amore di un uomo che la ama in modo totale e incondizionato. Ma proprio ora, Michela misteriosamente scompare. I più pensano semplicemente che sia scappata con un altro. Montalbano, pur non essendo a proprio agio con le faccende d’amore, capisce presto che a Michela deve essere successo qualcosa di grave. A risolvere questo mistero, frutto di un amore folle, impossibile e tragico, lo aiuta l’incontro con due anziani attori di teatro...
 
 

Giornale di Sicilia, 16.2.2018
L'omaggio
Ragusa dedica il suo teatro a Marcello Perracchio, il "Dottor Pasquano" di Montalbano

Ragusa. Il dottor Pasquano è «insostituibile». E il suo interprete, Marcello Perracchio, resta nel cuore di tutti i ragusani, ma anche di quanti, in giro per il mondo, lo hanno conosciuto come il medico legale della serie televisiva del «Commissario Montalbano». Ragusa gli ha intitolato il teatro della città, quello della scuola «Quasimodo», in attesa, magari, di averne uno come si deve.
L'attore ragusano è morto a 79 anni l'estate scorsa, proprio mentre si giravano le scene per le due nuove puntata, la prima delle quali è andata in onda lunedì su Rai Uno con un enorme successo di pubblico. Pasquano è Marcello Perracchio, e nella scena è vivo, e i protagonisti lo evocano così: «È incazzatissimo perché gli chiudono un mese la sala di poker».
Davide Bocchieri
 
 

Il Piccolo, 16.2.2018
Il saggio
Da Montalbano ad Angelica sguardi internazionali sui “Fantasmi di Camilleri”

Il suo linguaggio mutuato dal dialetto, certo. E poi la poliedricità narrativa sorprendente, in cui si mescolano tanti richiami, da Beckett a Pirandello. Ancora, la particolarità per cui un personaggio di carta riesce a mantenere la sua autonomia identitaria e immaginaria a fronte dello smisurato successo dello stesso personaggio rappresentato in televisione. Sono solo alcuni punti dell’universo di Andrea Camilleri, messi a fuoco da una squadra internazionale di critici nel libro “I fantasmi di Camilleri” (L’Harmattan, pagg. 166, Euro 12,00), raccolta di saggi a cura di Milly Curcio frutto di un seminario internazionale svolto in Ungheria, al Dipartimento di Italianistica e Istituto di Romanistica dell’Univresità di Pécs. Con il coordinamento scientifico del direttore del Dipartimento, il semiologo e storico della letteratura Luigi Tassoni, dodici studiosi italiani, ungheresi e rumeni si sono messi intorno a un tavolo per scandagliare l’immaginario del padre del commissario Montalbano. Oltre agli stessi Curcio e Tassoni, Monica Fekete, István Naccarella, Eszter Rónaky, Giuseppe Fabiano, Beáta Tombi, Tímea Farkis, Dóra Bodrogai, László Sztanó hanno messo a fuoco, ciascuno con i propri strumenti critici, alcuni romanzi e racconti di Camilleri, dal “Sorriso di Angelica” a “La concessione del telefono” fino a “Il birraio di Preston”. Il risultato è un quadro sfaccettato e dinamico dell’opera dell’autore siciliano, che tanto riesce a toccare corde universali a partire da una cultura e una lingua così apparentemente circoscritte. Come osserva Milly Curcio nel capitolo introduttivo dell’antologia critica, Camilleri è stato «capace di creare tanto una lingua adatta, proprio in chiave poietica, al proprio luogo narrativo, quanto appunto un luogo inteso, anche questo, come zona franca, somigliante a spazi familiari ma modificato e adattato alle risorse di una strategia creativa personale, proiezione autobiografica e dell’esperienza, e ugualmente architettura della mente e dell’anima». E se Tassoni indaga un aspetto meno noto della visionarietà di Camilleri a partire dal suo raporto con l’arte, Naccarella scova i “silenzi” evocati negli scritti dell’autore siciliano, mentre Monica Fekete rintraccia le ascendenze ariostesche nel sorriso di Angelica. Un’antologia, questa curata da Milly Curcio, che grazie a sguardi diversi aiuta a comprendere meglio il fenomeno Camilleri.
Pietro Spirito
 
 

AMAT Marche, 16.2.2018
Il casellante
di Andrea Camilleri, Giuseppe Dipasquale
con Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine
e con Sergio Seminara, Giampaolo Romania
e i musicisti Antonio Vasta, Antonio Putzu
regia Giuseppe Dipasquale
scene Giuseppe Dipasquale
musiche originali Mario Incudine
con la collaborazione di Antonio Vasta
costumi Elisa Savi
produzione Promo Music-Corvino Produzioni
Centro d'Arte Contemporanea Teatro Carcano
Comune di Caltanissetta

Il Casellante è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti del ciclo cosiddetto mitologico. Secondo a Maruzza Musumeci e prima de Il Sonaglio, questo racconto ambientato nella Sicilia di Camilleri, terra di contraddizioni e paradossi, narra la vicenda di una metamorfosi. Ma questa Sicilia è la Vigàta di Camilleri che diventa ogni volta metafora di un modo di essere e ragionare le cose di Sicilia.
Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston, La concessione del telefono, che insieme a La Cattura, Troppu trafficu ppi nenti, La Signora Leuca, Cannibardo e la Sicilia costituiscono la drammaturgia degli ultimi anni, l'autore del romanzo e il regista dell'opera tornano nuovamente insieme per riproporre al pubblico teatrale nazionale una nuova avventura dai racconti camilleriani.
Una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri, che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale ad un tempo. Il Casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
Il carattere affascinante di questo progetto, posto essenzialmente sulla novità del testo e della sua possibile realizzazione, si sposa tutt'uno con la possibilità di ricercare strade sempre nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea.
La parola, ed il giuoco che con essa e di essa è possibile intraprendere, fa di questo testo un oggetto naturale da essere iniziato e elaborato all'interno di un'alchimia teatrale vitale e creativa.
Altro aspetto è quello della lingua di Camilleri. Una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate una meravigliosa sicilitudine linguistica, fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d'uso linguistico mutuati dal dialetto che esaltano la recitazione di possibili attori pensati a prestare i panni al mondo dei personaggi camilleriani.
Giuseppe Dipasquale
Urbino Teatro Sanzio 16 febbraio 2018
 
 

Novaguide.gr, 16.2.2018
Inspector Montalbano
16 / 02 / 2018 | 23:00 Action24
Crime series - Ep. 19

When a body is found cut in pieces and wrapped in a plastic bag, everything points out to a mafia execution. Why inspector Montalbano's colleague, Mimi Augello, is nervous and insists on handling the case on her own?
 
 

Hörzu, 16.2.2018
Montag / 01:35 / Sat.1 Emotions
Commissario Montalbano
Die Spur des Fuchses
Mafiaserie I 2011 100 Min. Staffel 7, Folge 3

Die Spur des Fuchses - Direkt vor Commissario Montalbanos Terasse liegt am Stand ein totes Pferd - es wurde offensichtlich erschlagen. Als Montalbano den Kadaver abholen lassen will, ist das Pferd plötzlich verschwunden. Kurze Zeit später meldet sich Rachele Estermann bei der Polizei, weil ihr teures Rennpferd gestohlen wurde. Der Stallbesitzer Lo Duca vermutet, dass sich ein ehemaliger Mitarbeiter rächen wollte, doch Montalbanos Recherchen bringen etwas anderes zutage ...
 
 

Formiche, 17.2.2018
Piace a tutti Montalbano

L’ultima puntata del Commissario Montalbano fa lo stesso share del Festival di Sanremo perché negli altri canali non c’è niente di alternativo da vedere. Non c’è controprogrammazione. Una volta in televisione davano i film.
Montalbano piace perché rappresenta la società dannata che, al lunedì sera, vi si sintonizza. Nell’arredamento tipico dei tinelli della medio-borghesia che fa rotta verso il proletariato tra bollette e cambiali troneggia il televisore lcd comprato al supermercato. Danno il nome Ginevra alle loro figlie ed è l’unica cosa di svizzero che hanno nelle loro vite sudamericane.
Montalbano piace perché è l’uomo medio che non ha responsabilità. Non deve fare la spesa, non deve accompagnare i figli a scuola. Non ha suocere che dividono con lui la casa per arrivare a fine mese. Vive come un re, Montalbano pur facendo un lavoro duro, rischioso e malpagato. Fuori dalla finzione, sarebbe un fratello d’Italia con tutti i suoi problemi. Nella finzione, invece, ha la fortuna di dover solo lavorare. Meno male, dunque, che acchiappa i criminali. Almeno quello.
La donna con le sue domande, i suoi progetti, la donna che ha l’idea e la prospettiva del futuro non c’è. È assente. La compagna di Montalbano è solo una voce. Mimì Augello è fimminaro ma come lo sono gli italiani nell’immaginario. Solo nel luogo comune, a parole. Non ne parliamo poi di Fazio. Asessuato.
Alla donna è riservato, il più delle volte, il ruolo di vittima. E della badante. Come Adelina. Quale uomo non vorrebbe vivere come Montalbano.
Anche dal punto di vista economico, Montalbano è lo specchio della società italiana. I cachet, infatti, decrescono da Nord a Sud. Dagli uomini alle donne. Una cosa è Zingaretti, un’altra Catarella. Una cosa sono gli uomini che hanno copioni da 100 battute, una cosa sono le donne che devono essere solo fotografate mezze nude col lenzuolo sopra o fare un colpo di tosse.
Il Montalbano, sicuramente quello televisivo, è un prodotto di bigiotteria. È il surrogato delle serie TV che i disgraziati che vanno a Lidl per il magiare e a oviesse per i jeans a 10 euro e le mutande (5 a 3 euro) non potranno mai guardare. Le serie TV e la TV on demand non sono di questo mondo ma dell’altro. Non arrivano negli alveari di periferia vista tangenziale che, ormai, non fanno parte delle statistiche elettorali.
Michele Fronterrè
 
 

La Stampa, 17.2.2018
Da Mike a Montalbano, ventotto anni di critiche dalla parte dei lettori
La rubrica di Alessandra Comazzi saluta e chiude. Dal 17 novembre 1990 ha raccontato televisione e costume

Il trionfo era annunciato e si è puntualmente espresso: i racconti del commissario Montalbano, da Camilleri, sono un appuntamento in grado di mettere davanti alla tv pure chi di solito non ci sta. Una particolare categoria dello spirito, qualcosa di sovrannaturale, share enorme, 45,1%; tanti spettatori assoluti, 11 milioni e mezzo, cifre d’altri tempi, o da Festival di Sanremo e partite della Nazionale. Trascinato da Luca Zingaretti e dal regista Sironi, il cast si mantiene all’altezza delle as...
Alessandra Comazzi
 
 

Italia Oggi, 17.2.2018
Don Matteo, Montalbano e Sanremo espressione dell'Italia di oggi

Rai 1: un mese di straordinari successi. Con tre trasmissioni di intrattenimento viste da milioni di teleutenti. Il revival di Don Matteo 11 (dopo 17 anni e 246 episodi) è stato seguito da una media di 7 milioni ogni puntata: un numero un po' inferiore a quello dei tempi d'oro, ma sempre rilevante. Al Festival di Sanremo un successo così eccezionale (ogni sera più di 10 milioni di spettatori) era atteso dal 1999. E ora, dopo 18 anni (32 episodi in 12 stagioni), il redivivo Commissario Montalbano ha battuto l'audience di tutti i serial della storia Rai: 11 milioni e mezzo.
Il successo dello share non è una provaautomatica della validità artistica di una trasmissione. Che potrebbe essere seguita da molti proprio perché banale e anche stupida. Ma certo consente di leggere l'animus del pubblico italiano, che,a maggioranza,ha seguito e apprezzato i tre spettacoli.Rispetto a trasmissioni analoghe delletv degli altri paesi, nel campo dei serial e dello spettacolo l'Italia vince. Perché?
Matteo, Sanremo e Montalbano riflettono tre stati d'animo dell'italiano d'oggi. Il «prete de rua» esprime il desiderio di vedere i sacerdoti meno isolati nell'astratto e pronti a scendere in strada vicino ai bisognosi, sofferenti, erranti. Senza la presunzione di giudicare, ma indicando la via della speranza e del recupero, in un mondo che, purtroppo, continua a peggiorare. È la religione «mondana» di papa Francesco, che rispetta la tradizione anche se preferisce non parlarne, ma punta tutto sui bisogni immediati dei poveri e dei profughi.
Il Commissario (e più ancora Camilleri, lo scrittore che, nel solco del verismo siciliano, ha dato i canovacci) fotografano la realtà, quella che è non già quella che dovrebbe essere: gli uomini sono egoisti e profittatori, libidinosi e violenti. Episodi a tinte forti e ciniche, scene ardite e provocanti, non sempre adatte per le famiglie riunite davanti allo schermo. Trovarvi personaggi altruisti e generosi è quasi impossibile. Montalbano fa ottimamente il suo mestiere, forse riesce a limitare il crimine, ma la mafia rimane padrona e invincibile. Gli spettatori sanno che è proprio così.
Per fortuna c'è Sanremo: gioco, lusso,divertimento, spettacolo e luci. Un compenso gratuito e consolatorio alla vita grigia e alienata di tutti i giorni, tanto più apprezzabile nel mese in cui una demenziale campagna elettorale infastidisce e rompe, anche se quasi tutti se ne fregano. È il mondo dell'utopia, che consente di sopportare quello reale. Una illusione che durerà poco, ma intanto ci consente di evadere nel sogno.
Sono le tre contemporanee dimensionidell'uomo attuale: la speranza, il realismo e il gioco; il sentimento di Don Matteo, la concretezza di Montalbano e l'evasione estetizzante del Festival. La Rai ha saputo tradurle, con indiscutibile abilità professionale, in tre trasmissioni di notevole successo.
Gianfranco Morra
 
 

ZON, 17.2.2018
La paura di Montalbano, Andrea Camilleri
Montalbano, macari l’Andreuzzo Camilleri, to’ criatore, s’è addivertito a farti fare l’opira de’ pupi

Gli episodi in cui ti trovi a firriare capitolo appresso a capitolo, infatti, sono addirittura cinque, in questo libro!
In un vidiri e svidiri ti trovi assugliato, in Giorno di febbre, da una febbre malitta e da un termometro che, malgrado la tambasiata casa casa, non s’arrinesci a trovari.
L’unica è passare alla farmacia di Vigata. Ma qui, Montalbano mio, vai per attrovari un termometro e ti trovi a soccorrere ‘na picciliddra colpita per sbaglio da un colpo di revorbaro.
Manco il tempo di catafotterti a soccorrerla che un barbone, agginucchiatosi allato alla nicareddra, con troppa perizia le dona adenzia.
E a te, Salvo Montalbano, affascinato dalla calma e dalla precisione dei movimenti del barbone, la cosa ti feta d’abbrusciato. Ti avvicini per spiargli qualcosa ma lui t’implora di farlo andare via, che vuole restare per tutti un barbone.
E allora, tra il paro e lo sparo, non ti resta che chiedergli, in assenza di ‘sto fituso di termometro che non s’arrinesci a trovari, quanto, secondo la sua esperienza di medico, puoi avere di febbre.
In Ferito a morte, a causa del nirbuso causatoti da pagine scipite e splapite di un libro che non ti fa pigliare sonno, ti trovi a rispondere all’ennesima telefonata di Catarella. Un usuraio morto ammazzato. La nipote di Gerlando Piccolo che spara il presunto omicida.
Montalbano, la cosa non ti quatra. Te ne dovrebbe fottere picca e nenti di Dindò, il garzone del supermercato che non s’arricampa ma capisci che Dindò, spilungone con il ciriveddro di un picciliddro, ci trasi eccome con la morte dello strozzino.
Ancora una volta, Montalbano mio, c’inzertasti.
In Un cappello pieno di pioggia, per andare a cena da un compagnuzzo delle elementari, di quelli che, all’epoca, ti portavano sulla mala strata ma che adesso è diventato addirittura proprietario di una catena di negozi fashion (di quelli che, per tre para di quasette, tre cammise, tre mutanni, tre fazzoletti, una cravatta, ti suca una bona metà del tò stipendio di sbirro), sbatti le corna in un cappello che, per lo sdilluvio, è pieno di acqua e di…mistero.
Ne Il quarto segreto, ammucciato dintra a un portone, ti arritrovi a seguire addirittura le mosse di Catarella. E mentre il tuo centralinista camina quatelosamente ranto ranto il muro, un colpo di revorbaro squarcia la notte. Catarella, con una grossa macchia scura in mezzo al petto, t’assicura che è tutto tiatro.
E’ un sogno, Montalbano, eppure al risveglio, ti scopri (e ti scanti, ah quanto ti scanti!) che pure Catarella strascina la gamma mancina. E poi due, tre, addirittura quattro segreti ti troverai ad avere in comune con il tuo agente.
In La paura di Montalbano, ci arrinescì la tò Livia a portarti in montagna, eh, Salvuzzo? Non lo sapi che tia, appena supra i cinquecento metri di altizza, principi a diventare grevio, pronto ad attaccare turilla a ogni minima occasione?
E con le botte di malinconia che, a questa altizza, puntualmente ti fanno addiventare mutanghero e solitario più del solito, come la mettiamo?
Eppure, anche sopra il cocuzzolo della montagna, ti scanti come un picciliddro di scinniri nelle profondità dell’abisso umano.
Ne Meglio lo scuro, un parrino di quelli regolari, con abito nivuro e crocifisso, ti viene a scassare i cabasisi (come dice il detto, Salvù? Ah, sì: A monaci e parrini, sintitici a missa e stuccatici li rini) con una storia di cent’anni narrè coperta dal segreto del confessionale.
Ma tu, caro Montalbano, ci sciali, nevvero, a parlare con vecchiareddri che macari s’arricordano il prezzo del burro nel 1912 e si sono scordati, invece, come si chiamano?!
Adesso che ci sei, però, ora che ancora una volta sei arrinisciuto ad addrumare la luce nel buio fitto del mistero…non ti prioccupare, Salvo mio, meglio lasciare lo scuro del sonno e della memoria.
Cosa fatta, capo ha.
Vincenzo Benvenuto
 
 

tvtv.de, 17.2.2018
Sat.1 emotions 02:35 So 18. Februar
Krimi, I 2012
Der junge Montalbano
Staffel 1, Folge 6 von 6, Sieben Montag

In Vigata und Umgebung sorgt ein mysteriöser und brutaler Tierkiller für Aufregung. Montalbano entdeckt schließlich eine Botschaft, die auf einen religiösen Fanatiker hindeutet. Wird sein nächstes Opfer ein Mensch sein? Außerdem wird Ottilio Gambardella tot aufgefunden. Jemand hat den Mann mit 30 Messerstichen getötet. Alles deutet zunächst auf den Sohn – und Alleinerben – hin. Doch Commissario Montalbano hat da so seine Zweifel, und er soll wieder einmal Recht behalten.
 
 

TV program - iDnes, 17.2.2018
Komisár Montalbano
18. 2. 2018, 0:15 :1
Seriál Tal. (2001), 106 min.
stereo vysílání
Hrají: L. Zingaretti, K. Bohmová, G. Ielo, C. Bocci, R. Scarpa, A. Jnifen a další
Zlodej desiat. Krimiseriál Tal. (2001). (106 min)
Další díly
26. 2. 2018, 2:25 :1 Jednotka Komisár Montalbano
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 18.2.2018
Tre domande a…
Gentile: “Ritorno Beba moglie di Mimì Augello”

Siracusana doc, l’attrice Carmelinda Gentile è torna ta a vestire i panni di Beba nelle nuove puntate della fiction “Il commissario Montalbano” in onda su Raiuno.
Prima fidanzata e ora moglie di Mimì augello: quanto le piace questa Beba?
“Moltissimo. Interpreto Beba dal 2001 ed è un personaggio che mi diverte e mi appassiona tanto. In un certo senso è quella parte di me che ormai tutti conoscono, direi la parte buona e ruspante di me stessa. Poi ogni volta, quando tornimo sul set, è sempre come ritrovare vecchi amici di scuola”.
[…]
Isabella Di Bartolo
 
 

Spettacolomania, 18.2.2018
Montalbano con Serena Iansiti e Stella Egitto, videointerviste

Una giovane e bella donna scompare nel nulla. Si chiama Michela Prestia, in passato è stata allontanata dalla famiglia ed è finita in cattive mani che l’hanno spinta sulla strada. Ultimamente però pare avesse trovato l’amore, contraccambiato, con un certo Saverio Moscato e per lui e con lui ha cambiato vita. Che fine ha fatto dunque? Alcuni credono che non sia cambiata e che se ne sia andata con un altro uomo, ma il sospetto è che sia stata assassinata. Come reagirà a tutto questo la sorella Cinzia cui Michela è molto legata? A indagare sulla sua sparizione è Il Commissario Montalbano (qui la nostra videointervista a Luca Zingaretti) nel secondo e al momento ultimo nuovo episodio della saga di Andrea Camilleri intitolato semplicemente Amore, tratto dalle raccolte Un mese con Montalbano (Sellerio) e Gli arancini di Montalbano (Mondadori), in onda lunedì 19 febbraio in prima serata su Rai 1. Episodio durante il quale anche lo stesso Montalbano si troverà alle prese con l’amore, quello per Livia con la quale forse convolerà a nozze. O lo sognerà soltanto? Ad interpretare Michela Prestia è Serena Iansiti, promossa quindi da Il giovane Montalbano a quello che lei definisce “il Montalbano ufficiale”, che ritroveremo presto anche nella nuova stagione de I Bastardi di Pizzofalcone sempre nel ruolo del medico legale Rosalia Martone: “è stato un grande piacere girare in Sicilia e con dei professionisti del genere, attori e troupe” ci dice l’attrice napoletana nella nostra videointervista che trovate a fine articolo. A dar vita alla sorella Cinzia è Stella Egitto, che a primavera troveremo al cinema in Tu mi nascondi qualcosa, opera prima di Giuseppe Loconsole, e che “da siciliana non vedevo l’ora di fare Montalbano” ci rivela nella nostra videointervista, e a proposito del suo personaggio aggiunge: “l’amore può portare davvero lontano, l’amore rimbalza…“. Ecco le nostre videointerviste a Serena Iansiti e Stella Egitto:





Patrizia Simonetti
 
 

Novaguide.gr, 18.2.2018
Inspector Montalbano
18 / 02 / 2018 | 21:00 Action24
Crime series - Ep. 20

Fazio is missing and all clues point to a fatal outcome. Salvo shows how deeply he cares about his team and is devastated. However, he is determined to find out what happened and who is behind it.
 
 

tvtv.de, 18.2.2018
Sat.1 emotions 20:15 So 18. Februar
Sonstiges, I 2006
Commissario Montalbano
Staffel 6, Folge 1 von 2, Die Passion des stillen Rächers

Ein junges Mädchen verschwindet, und das ruft Commissario Montalbano auf den Plan. Jeder weiß, dass der Vater von Susanna Mistretta kein vermögender Mann ist. Was steckt also hinter der Tat? Unzählige Theorien werden verbreitet, doch es gibt keine handfesten Beweise. Dann wird das Opfer auch noch urplötzlich freigelassen. Der Fall gestaltet sich immer mysteriöser ...
 
 

tvtv.de, 18.2.2018
Sat.1 emotions 22:00 So 18. Februar
Sonstiges, I 2006
Commissario Montalbano
Staffel 6, Folge 2 von 2, Kümmelblättchen

Der geizige, alte Bauunternehmer Girolamo Cascio wird vom Auto überfahren und zunächst sieht alles nach einem Unfall aus. Doch dann meldet sich der Buchalter des Bauunternehmers bei Commissario Montalbano und wirft einige interessanten Fragen auf. Es scheint einen Zusammenhang mit dem Pennisi-Fall zu geben: Und ein verurteilter Mörder kam gerade nach 20 Jahren Haft wieder frei ...
 
 

Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 19.2.2018
Cerimonia di consegna dei Diplomi di Dottore di Ricerca
Auditorium “Ennio Morricone”– Macroarea di Lettere e Filosofia- 26 febbraio 2018 h 10,30
[A causa del maltempo l'evento è stato rinviato al 12 aprile 2018, NdCFC]

Il 26 febbraio 2018 alle ore 10:30, presso l’Auditorium “Ennio Morricone” della Macroarea di Lettere e Filosofia, si terrà la Cerimonia di consegna dei Diplomi di Dottore di Ricerca.
All’evento, introdotto dal Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Giuseppe Novelli, interverranno Nicola Vittorio, Delegato del Rettore per la formazione dottorale, Pasquale Mazzotta, Presidente delle strutture di coordinamento dei dottorati di Ateneo, Alessandro Cinque, dottorando in Economia Aziendale e Andrea Camilleri, scrittore, sceneggiatore, regista e docente di fama internazionale.
Si segnala che sarà possibile seguire l’evento in diretta streaming su http://live.ccd.uniroma2.it/.
L’accesso sarà permesso fino ad esaurimento posti.
In allegato il programma
 
 

La Repubblica, 19.2.2018
Canal grande
Il nuovo Montalbano tra social network e rischi amorosi

Come si evince dall’adesione di popolo - stasera non esce nessuno - il Montalbano tv vale una sorta di panificazione annuale, deve bastare e sfamare tutti fino alla prossima volta ed è necessario non perderla. È passato l'episodio La giostra degli scambi, stasera tocca ad Amore (c'è in ballo il presunto matrimonio del commissario) ma c'è soprattutto, appunto indispensabile come il pane, il check della situazione dei singoli. Per dire, stasera il mitico Catarella dà molte più soddisfazioni rispetto a lunedì scorso, il fimminaro Augello va di esperienza e soprattutto il Fazio preciso anzi perfetto, sempre con l'espressione giusta, sempre dove dev'essere a fare quello che bisogna fare, lo si vorrebbe votare alle elezioni, minimo. Purtroppo se n'è andato, nella vita vera, il dottor Pasquano, evocato con la frase "Gli vogliono chiudere la sala da poker" (discreta metafora). Il commissario, di suo. sorveglia gli altri, già che c'è risolve il delitto ma soprattutto si fa carico, muovendosi goffamente nei social network e rischiando in amore, di molto pubblico da rassicurare: gli alieni sono gli altri, quelli che si riconoscono in lui sono i buoni, comunque.
Antonio Dipollina
 
 

Agrigento Notizie, 19.2.2018
Il commissario Montalbano in "Amore", stasera le scene girate alla casa di Pirandello
Sugli schermi di Rai Uno, ci saranno anche tre favaresi: Rosa Bosco, Lillo Giardina ed Enzo Vella che hanno fatto da comparsa

Agrigento torna alla ribalta nazionale. Questa sera, su Rai Uno, sarà il momento di una nuova puntata della serie tv "Il commissario Montalbano". E sarà la serata di "Amore" - film tratto da una delle novelle di Andrea Camilleri -. Film che racchiude delle scene girate, lo scorso maggio, nella casa di Pirandello - a 150 anni dalla sua nascita - in contrada Caos.
Dopo le riprese nella Valle dei Templi, il commissario Montalbano e la "sua" Livia sono stati anche al Caos. Le riprese sono state fatte, quel giorno, in esterno e all'interno: nelle salette al primo piano.
Non soltanto Agrigento però. Ma anche agrigentini. Perché stasera, sugli schermi di Rai Uno, ci saranno anche tre favaresi: Rosa Bosco, Lillo Giardina ed Enzo Vella che hanno fatto da comparsa.
 
 

Ascolti Tv Blog, 19.2.2018
Il Commissario Montalbano 2018 | Amore | La canzone

E’ sempre Olivia Sellerio a cantare il brano inedito che chiude il secondo ed ultimo film-tv in prima visione de Il Commissario Montalbano, ovvero Amore, in onda questa sera, lunedì 19 febbraio 2018, su Raiuno.
La giostra degli scambi, la canzone
Il titolo della canzone a fine puntata è “Tornu dissi amuri”. “Olivia canta la pena del dividersi, del separarsi l’uno dall’altro, dell’andare e del restare, dell’ultimo congedo”, spiega la produzione, “un ‘canto di spartenza’ in chiave contemporanea”.
Olivia Sellerio, la cantante
Olivia Sellerio è una cantante jazz siciliana, figlia di Enzo ed Elvira Sellerio, gli editori di Andrea Camilleri, autore di Montalbano. La sua voce si è sentita, prima che ne Il Commissario Montalbano, anche ne Il Giovane Montalbano, per cui ha interpretato numerose canzoni. Visto il successo riscontrato, è stata scelta anche per cantare due brani ne Un covo di vipere e Come voleva la prassi.
Paolo Sutera
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 19.2.2018
Serena Iansiti: "Da Latina al set di Montalbano, dalla parte delle donne"
L'attrice, nel cast del secondo episodio della nuova stagione della serie ideata da Camilleri, si racconta tra ruoli in tv e il sogno del cinema internazionale

"Il successo del commissario Montalbano sta nella grande scrittura di Camilleri e nei suoi personaggi che vivono in un luogo al di sopra del tempo", dice Serena Iansiti, attrice, che lunedì 19 febbraio sarà nel cast del secondo episodio del Commissario Montalbano dal titolo "Amore" (tratto dalle raccolte Un mese con Montalbano e Gli arancini di Montalbano). A Vigata si indaga sulla scomparsa della più bella ragazza del paese Michela Prestia (Serena Iansiti). Un passato difficile e incontri sbagliati l'hanno portata sulla strada della prostituzione ma riesce a rifarsi una vita e trovare l'amore di un uomo. E proprio adesso che sembra essere felice, Michela scompare. "È una donna sola, abbandonata anche dai suoi famigliari. Ha subito violenze, quelle che si nascondono dietro gli amori sbagliati e ora cerca il riscatto, un modo per far valere la sua dignità di donna".
[...]
Nel 2015 sbarca a Vigata con la serie il Giovane Montalbano. "Interpretavo una direttrice di banca corteggiata da Montalbano (Michele Riondino). Due bellissime esperienze lavorative accomunate dallo stesso scrittore, dalle stesse location ma con dei tratti e sfumature ben distintivi nel racconto cinematografico delle due serie tv".
[...]
Giorgio Caruso
 
 

Gazzetta del Sud, 19.2.2018
«Io sul set di Montalbano a raccontare la Sicilia»
PARLA L’ATTRICE MESSINESE STELLA EGITTO. Stasera l’episodio “Amore”, sulla scomparsa di una ragazza

Messina. Ultimo appuntamento stasera alle 21:25 su Raiuno con i nuovi episodi della fortunata serie tv che da diciannove anni colleziona ascolti record sia in prima visione che in replica: “Il Commissario Montalbano”, tratto dai romanzi di Andrea Camilleri, risulta infatti essere la fiction più amata della rete ammiraglia. Dopo “La giostra degli scambi”, vista da 11.386.000 di spettatori (45,1% di share), nell’episodio in onda stasera, ”Amore”, il commissario di Vigata (Luca Zingaretti) sarà chiamato ad indagare sull’improvvisa scomparsa di Michela Prestia (Serena Iansiti), donna giovane e seducente con un passato turbolento alle spallle. Mentre si ipotizza una fuga con un ex amante, Montalbano capisce che la pista da seguire è molto meno scontata di quanto possa apparire.
Nell’indagine del commissariato sarà coinvolta anche Cinzia, sorella della ragazza, interpretata dall’attrice messinese Stella Egitto, 30 anni, che ci ha parlato del suo personaggio: «L’amore che raccontiamo è quello tra due sorelle, mettendo in risalto ciò che accade quando un sentimento così ancestrale e imprescindibile viene ferito dall’improvvisa sparizione di una delle due, che rappresenta per l’altra l’unico interlocutore all’interno di una famiglia retriva e rigida. Cinzia è un personaggio trasversale rispetto alle donne che si vedono nella serie, e per questo il mio è stato un ruolo bello ma al contempo difficile e delicato, dovendo rappresentare una forma particolare d’amore. La storia delle due sorelle si intreccerà con un’altra e tutta al vicenda si svilupperà con tinte molto forti».
L’attrice si dichiara entusiasta del lavoro sul set col regista Alberto Sironi e con Zingaretti: «Il regista è un uomo di grandissima esperienza, che sa benissimo ciò che vuole ed è capace di portarti in un’altra dimensione. Il set della fiction è rilassato e dettato dai tempi della fiaba, diversi da quelli della realtà televisiva. Sono tempi cadenzati dal sole che brucia e dal respiro della natura di luoghi imprescindibili, perché Montalbano è strettamente connesso alla bellezze e alle contraddizioni della nostra terra. Per questo le storie sono una riuscita commistione di giallo, commedia, dramma e indagini condotte con delicatezza e rispetto, proprio come in Sicilia si uniscono montagne, fuoco, e altri elementi naturali. Anche Luca Zingaretti è stato un padrone di casa eccezionale, e si mette a disposizione della buona riuscita del lavoro di tutti, non solo del suo ruolo. È un collega generoso cui si può fare riferimento. Se c’è da apportare qualche modifica alla scrittura, lui la discute con tutti, valutando le varie proposte».
Dopo la fiction, in attesa di vederla in un episodio di “Non uccidere”, Stella Egitto sarà al cinema dal 25 aprile con la commedia “Tu mi nascondi qualcosa”, esordio alla regia dell’attore Giuseppe Lo Console, con Alessandro Tiberi, Giuseppe Battiston, Rocco Papaleo e Sarah Felberbaum.
Marco Bonardelli
 
 

Vanity Fair, 19.2.2018
Il Commissario Montalbano, Stella Egitto: «Voglio farmi brutta»
L'attrice siciliana, fra i protagonisti del secondo episodio della nuova serie con Luca Zingaretti, si definisce una «testa calda». Ma guardandosi indietro, non ha «nessun rimpianto»

«Non vedevo l'ora di mettere la crocetta su questo progetto». Stella Egitto ha la voce piena di passione ed energia mentre chiacchiera al telefono. Il progetto di cui parla è Il commissario Montalbano: l'attrice messinese sarà infatti fra i protagonisti dell'episodio Amore, in onda il 19 febbraio su Raiuno.
Nella seconda puntata della serie tratta dai romanzi di Andrea Camilleri e dopo 18 anni ancora seguitissima, la Egitto, 30 anni, sarà Cinzia Prestia, sorella di Michela, una ragazza che scompare nel nulla.
«La trama è blindatissima», spiega Stella, che in Tv ha già recitato in diverse produzioni, fra cui Distretto Antimafia – Palermo Oggi, e nel 2016 si è fatta notare nel film di Pif In guerra per amore. «È una storia d’amore fra due sorelle, che vengono separate».
[...]
In Montalbano come ci è finita? «Ho fatto un provino. Per una siciliana è il massimo: chi meglio di noi può capire quel set? È una fiaba, ha dei tempi completamente diversi dagli altri, credo che anche per questo ha così tanto successo».
Vigata dietro le quinte è come se l’aspettava?
«Sì, è esattamente come la vedete. Un luogo dove il tempo si è fermato, con quei colori, il sole che brucia dalla mattina alla sera, i personaggi che sono macchiette».
Una cosa che le ha insegnato Zingaretti?
«A prendermi i miei tempi. Sono una iperattiva, che corre sempre. Invece mi ha detto: “Fermati, guardati intorno, respira e goditela”».
[...]
Margherita Corsi
 
 

Il Sussidiario, 19.2.2018
Prossimo episodio Il commissario Montalbano quando va in onda?/ Riprese iniziate, Sonia Bergamasco conferma!
Il Commissario Montalbano, Silvia Bergamasco conferma che ci saranno altri episodi! Quando andranno in onda? "Siamo pronti a partire ad aprile con due nuove storie" 19 febbraio 2018

Nella nuova puntata de La Vita In Diretta è arrivata per i fan de Il Commissario Montalbano una grande notizia: i film dedicati al protagonista dei racconti di Andrea Camilleri non si fermano a 32! Non sarà "Amore" l'ultimo episodio che vedrà Salvo Montalbano alle prese con le sue indagini e la conferma arriva proprio a La Vita in Diretta quando Sonia Bergamasco, ospite e intervistata da Francesca Fialdini, annuncia che i lavori sono già in atto. "Se ci saranno nuovi episodi? Si, assolutamente, siamo già pronti per partire ad aprile con altri due nuovi episodi. - e sul suo ruolo - Se sarò la moglie di Montalbano? Vedrete questa sera...". Non si sbilancia quindi la Bergamasco, che nei film in questione interpreta Livia, l'eterna fidanzata di Salvo Montalbano. La Fialdini cerca di carpire qualche anticipazione in più, ma senza grande successo: "Se le fan di Montalbano dovranno dispiacersi che non sarà più scapolo? Vediamo come va a finire, ripensarci? Non posso dire niente".
MONTALBANO, DUE NUOVI EPISODI IN ARRIVO: COSA ACCADRÀ?
Ma cosa vedremo nei prossimi episodi? A quali raccolte di Andrea Camilleri si ispireranno i nuovi racconti? Per ora non ci è dato sapere altro, dalle poche anticipazioni svelate da Sonia Begamasco, le riprese sono già iniziate e - come gli ascolti finora hanno confermato - di certo non deluderanno le aspettative del pubblico affezionato al commissario. E la bella Livia ci sarà ancora? Su questo non ci sono dubbi, date le dichiarazioni dell'attrice. che si è detta felicissima di questo nuovo anno nel cast: "Ormai è il terzo anno e tornare nel ragusano nel periodo più dolce dell'anno e trovare quel set è sempre qualcosa di speciale. E quest'anno c'è stata questa chicca che è davvero qualcosa di unico" ha ammesso.
Anna Montesano
 
 

TG1, 19.2.2018
RAI1 FICTION Il Commissario Montalbano
Secondo episodio. Si intitola "Amore". Protagonisti Luca Zingaretti e Sonia Bergamasco (in studio).
 
 

TV-Programm heute - search.ch, 19.2.2018
Il Commissario Montalbano - Amore
Descrizione
La Rai Radiotelevisione Italiana presenta Il Commissario Montalbano - Amore 1^ Visione Assoluta
 
 

Ragusa Oggi, 19.2.2018
Moltalbano alla fine non si sposa (anche se lo sogna). Bella anche la seconda puntata. Adesso arriva “La mossa del cavallo” con Riondino

Finalmente il commissario Montalbano si sposa con Livia. Peccato che sia solo un sogno. E’ la scena, quella del matrimonio celebrato in spiaggia, proprio accanto alla casa di Montalbano, con cui si è apertura la seconda e ultima puntata della nuova serie de “Il commissario Montalbano” nella puntata intitolata “Amore”. E’ il trentaduesimo della fiction tratta dai romanzi di Andrea Camilleri editi da Sellerio, che si apre con l’amore.. appunto, per Livia. Ma è solo un sogno.
Qualcosa infatti va storto, perché nel matrimonio il vice di Montalbano, Mimì Augello (per la seconda volta in divisa, sempre in sogno), confessa di avere una relazione amorosa con Livia, rivendicando che in fondo aveva la precedenza. Livia cerca di fermare Salvo Montalbano e di continuare la celebrazione perché “tanto tra noi c’è l’amore”. Montalbano rilancia con una battuta che è già un cult: “Amore ‘sta minchia!”. Una sequenza d’apertura che si candida ad essere tra le migliori della storia de “Il Commissario Montalbano”, se non altro una delle più potenti dal punto di vista simbolico. Il matrimonio sognato serve a ridestare in Montalbano la gelosia per Livia Burlando. Bella anche questa nuova puntata con tanti paesaggi e scene che mettono in evidenza la provincia di Ragusa ma anche belle abitazioni private.
Se *Il Commissario Montalbano* si avvia ad un altro anno di pausa, al suo posto arriva lunedì prossimo “*La Mossa del Cavallo”*. La nuova fiction di RaiUno andrà infatti in onda lunedì 26 febbraio 2018. Racconterà le avventure degli storici abitanti del paesino di Vigata, ispirandosi anch’essa alla letteratura che porta la firma di *Andrea Camilleri*.
La Mossa del Cavallo è infatti un romanzo dell’autore di Montalbano, edito per la prima volta nel 1999 e ristampato anche lo scorso anno dalla casa editrice Sellerio.
La sua trasposizione televisiva ha i connotati di una fiction in costume, con protagonista *Michele Riondino*. Quest’ultimo è noto al grande pubblico per aver prestato il volto al Giovane Montalbano per due stagioni. A dirigerlo, Riondino ritrova il regista della serie TV oggi disponibile anche su Netflix , *Gianluca Maria Tavarelli*.
 
 

TvZap, 19.2.2018
Montalbano si sposa… ma le nozze sono un incubo
Nell’episodio ‘Amore’ il commissario si rivela molto geloso del passato di Livia tanto da commettere un reato. Ma la gelosia e l’amore estremo sono il cardine dell’intera puntata ATTENZIONE SPOILER

Se ne parlava da un bel po’, da quando sulla spiaggia di Punta Secca era comparso un gazebo e una Livia vestita da sposa: Montalbano si sposa? Sembrava impossibile, ma l’abito e gli ufficiali in alta uniforme erano lì a dimostrare il contrario. Finalmente, con la messa in onda dell’episodio ‘Amore’ de Il commissario Montalbano si è svelato il mistero.
Montalbano, il matrimonio da incubo
La puntata si apre con Montalbano in ritardo per il suo matrimonio. Arriva ‘all’altare’ ma sul più bello Mimì Augello in alta uniforme esclama “questo matrimonio non s’ha da fare, Livia la vidi prima io” e rivela che Livia l’ha tradito proprio con lui. Da quest’incubo si sveglia grazie ad un ladruncolo che gli tira delle pietre alla finestra per svegliarlo ‘perché suonare il campanello di prima mattina non gli sembrava cosa’
Social network, Il Montalbano geloso
Livia rivela a Montalbano di aver ritrovato un ex fidanzato dell’università, Alessandro, su un social network chiamato Pegaso (Facebook). Salvo comincia a diventare geloso e cerca di raccattare informazioni online aiutato da Mimì. Il dramma avviene quando Salvo scopre che Alessandro è pure un bell’uomo. I due cominciano a pensare di chiedere ad un esperto di entrare nel profilo dell’uomo per leggere le sue conversazioni private con Livia. L’esperto prescelto è Catarella. Che però prima scompare e poi fa pervenire al Commissario le sue dimissioni pur di non rivelare al commissario cosa ha scoperto entrando nel profilo dell’uomo. In realtà Catarella non ha capito la situazione. E il commissario scopre che Alessandro ora è un prete.
Montalbano, la vita di Michela
Michela è una bellissima ragazza, la più bella di Vigata secondo Mimì, ma faceva la prostituta, il padre la cerca, la madre non ne vuole sapere niente di che fine ha fatto. La sorella Cinzia racconta che è un mese che non hanno sue notizie. Aveva smesso con la vita da strada e aveva una relazione stabile con tale Saverio Moscato ma dopo un viaggio dell’uomo a Milano, dal 7 al 16 maggio, lei scompare. Nessuno denuncia la scomparsa. Il compagno pensa se ne sia andata con un altro uomo e che non abbia voluto seguirlo a Milano per preparare la fuga. La sorella e il padre sono gli unici a non credere alla fuga. Il commissario scopre che l’uomo è ossessionato dal passato della ragazza e che lei per farlo stare tranquillo aveva rinunciato ad avere un cellulare. Montalbano crede che sia stato lui a farla ‘sparire’.
La vicina di casa di Saverio e Michela racconta al commissario che la notte del 13 maggio ha visto un uomo uscire di corsa da casa Moscato e portare giù una valigia molto grande e pesante. La datrice di lavoro del marito conferma però che l’uomo era a Milano, quindi non può essere stato lui.
Montalbano continua ad indagare e scopre che la donna 13 anni prima è stata violentata da Nicola Magnano, un mafioso dedito al contrabbando, uscito dal carcere guarda caso da un mese. Lei allora lo denunciò, lui avrebbe voluto sposarla e propose ai genitori un matrimonio riparatore. Ma Michela non accetta, si mette contro i genitori e se ne va di casa. Fu dopo questo che lei cominciò a fare la prostituta. Il commissario indaga quindi sia sul marito che su questo Magnano, che però dopo la sua visita viene ucciso al porto.
Continua la catena di omicidi e viene ucciso l’ex fidanzato di Michela, l’uomo con cui la ragazza si era messa una volta fuggita dalla casa dei genitori. La pistola è la stessa che ha ucciso Magnano.
Il prossimo nella lista è l’amico di Saverio, che si scopre aver avuto una relazione con Michela, relazione da cui sarebbe nato un figlio, ma lui la costrinse ad abortire, operazione che però andò male togliendole per sempre la possibilità di diventare madre. A volerlo morto è Cinzia, la sorella di Michela, che però viene fermata dall’arrivo del commissario. Cinzia ha così ucciso tutti gli uomini che avevano fatto del male alla sorella.
Montalbano non smette di sospettare di Saverio Moscato e passa al setaccio le carte per i rimborsi spese per il viaggio a Milano presentate alla sua datrice di lavoro, ma qualcosa non torna. Il commissario scopre che l’uomo è partito.
Lo ritrova e scopre il luogo in cui l’ha sepolta. Solo allora Saverio rivela che la donna si era avvelenata il giorno prima di partire per Milano, donando così all’uomo la sua vita. Il 13 maggio era tornato di nascosto in Sicilia per prendere le cose di Michela (ecco perché la vicina di casa lo vide). “La sua morte è stata un dono, lei voleva dirmi che ero l’unico uomo della sua vita, per sempre”. Moscato viene così arrestato per occultamento di cadavere.
Finché morte non ci separi
C’è un’altra storia all’interno della trama principale e parla di Andrea ed Emanuela, due coniugi anziani, due attori, che appaiono ad un ladruncolo in una situazione strana e inquietante: lei morta adagiata a letto e lui con la pistola puntata alla tempia. All’arrivo del commissario la scena cambia e appare lui morto e lei con la pistola in mano. Montalbano pensa che i due stiano mettendo in scena la loro morte e gli ruba la pistola. Il commissario c’ha visto giusto. I due rivelano le loro intenzioni: quando uno se ne andrà l’altro non rimarrà solo a lungo, la grazia sarebbe andarsene insieme ma è molto improbabile che accada.
 
 

RagusaNews, 19.2.2018
Che coss'è l'amor, per Salvo Montalbano
Cieco, malato, mortale

Una puntata riflessiva, "Amore", l'episodio inedito del Commissario Montalbano, andato in onda stasera, lunedì 19 febbraio. Cosa è l'amore? E' la domanda ricorrente della storia, complessa e intricata, del nuovo caso investigativo che deve risolvere il poliziotto di Vigata.
Amore è sposarsi con la propria donna di sempre, la fidanzata? Potrebbe rivelarsi un incubo! Meglio restare eternamente amanti, fidanzatini a vita. Amore è cedere il proprio corpo in cambio di denaro? E può una donna che in passato si è prostituita, dare amore assoluto, incondizionato, gratuito, a un uomo? Amore è possedere una persona, diventare padroni del suo passato, sino a negarlo, a viverlo come una ossessione, una gelosia ex post? O è desiderare di morire nello stesso istante del proprio amato-amata? Camilleri indaga, grazia all'aiuto dei co-sceneggiatori, sull'idea di amore, distorta, malata, romantica, folle, che ciascuno crea col proprio superego, immaginando vita e sentimenti da attribuire agli altri, a propria immagine.
Ne viene fuori una puntata declinante del Commissario Montalbano, dove amore è a un tempo follia, maledizione, persecuzione, morte, domani. Al di là del merito cinematografico, su cui stavolta non ci esprimiamo, questa è forse in assoluto la puntata di Montalbano in cui emerge la riflessione camilleriana sulle diverse sfaccettature di un sentimento capace di cambiare le persone. Nel male. Nel bene.
 
 

#cartabianca, 20.2.2018

Questa sera alle 21:15 Cartabianca su Rai3 Bianca Berlinguer intervisterà lo scrittore Andrea Camilleri che racconterà il suo sguardo sull'Italia.
[...]
 
 

#cartabianca, 20.2.2018
Bianca Berlinguer intervista Andrea Camilleri


 
 

Globalist, 20.2.2018
Il monito di Camilleri: il fascismo può tornare, va fermato in tempo
Lo scrittore parla a Carta Bianca: La strategia della paura fa il suo effetto, ogni giorno, il momento è molto pericoloso

Parole chiare e importanti. Parole che arrivano al momento giusto, proprio mentre c’è un rigurgito di fascismo e alla vigilia della manifestazione nazionale antifascista.?
Camilleri, intervistato a Carta Bianca, è andato dritto al problema: “"Ragazzi che interrompono una riunione di gente che sta lavorando per l'accoglienza. Non è una ragazzata, ma un atto di prepotenza fascista. Il Fascismo va fermato a tempo. Il Fascismo è un vacillo mutante, può tornare. La strategia della paura fa il suo effetto, ogni giorno, il momento è molto pericoloso. C'è una voglia di fascismo in tutta Europa e bisogna stare molto attenti"
Ha aggiunto Camilleri: “ La cosa che mi preoccupa più di tutto oggi è la perdita della speranza. La gente rassegnata al non lavoro, mi sento veramente in colpa per questo. Per chi ha creduto nella politica è un grosso fallimento”.
 
 

Società Dante Alighieri - Comitato di Catanzaro, 20.2.2018
Martedì 20 Febbraio 2018 ore 18.00
MUSMI Catanzaro
«Montalbano sono, e sono molto altro!»

Milly Curcio e Luigi Tassoni dialogano con Patrizia Curcio a proposito del volume I fantasmi di Camilleri, a cura di Milly Curcio, edito da l'Harmattan (Parigi, Budapest, Torino).

Liceo Scientifico Siciliani - Catanzaro, 22-23.2.2018
Museo MARCA, Liceo Scientifico Siciliani e Fondazione Guglielmo
Seminari al Museo MARCA



Giovedi 22 febbraio 2018, ore 18.00
I fantasmi di Camilleri. Intervengono il prof. Giuseppe Fabiano, psicologo e psicoterapeuta (Università “G. Marconi”, Roma), il prof. Luigi Tassoni, critico e semiologo (Università di Pécs), e la prof.ssa Milly Curcio, storico della letteratura, (Liceo Siciliani, Catanzaro). L’incontro sarà coordinato dalla Prof.ssa Raimonda Bruno del Liceo Scientifico Siciliani.
Nel corso dell’incontro si parlerà dei romanzi e dei racconti dello scrittore siciliano, in occasione della recente pubblicazione del volume I fantasmi di Camilleri, curato da Milly Curcio, per L’Harmattan editore (Budapest, Parigi, Torino).

Venerdi 23 febbraio 2018, ore 10.00-13.00
Storia e storie di Andrea Camilleri. Intervengono il prof. Giuseppe Fabiano, psicologo e psicoterapeuta (Università “G. Marconi”, Roma), il prof. Luigi Tassoni, critico e semiologo (Università di Pécs), e la prof.ssa Milly Curcio, storico della letteratura, Liceo Siciliani, Catanzaro.
Nel corso dell’incontro si parlerà dei romanzi e dei racconti dello scrittore siciliano, offrendone alcune chiavi di lettura sul piano della narrazione, del personaggio e dell’ambientazione storica, in occasione della recente pubblicazione del volume I fantasmi di Camilleri, curato da Milly Curcio, per L’Harmattan editore (Budapest, Parigi, Torino). L’incontro sarà coordinato dalla Prof.ssa Raimonda Bruno del Liceo Scientifico Siciliani.
[L'incontro è riservato agli alunni del liceo, NdCFC]

Nel mondo di Andrea Camilleri
Tre intense giornate saranno dedicate a Catanzaro, all’indomani della nuova serie del Montalbano televisivo, ai romanzi e ai racconti di Andrea Camilleri. Infatti si parlerà non solo del popolarissimo Commissario, che affascina da anni il pubblico internazionale , ma anche di un attraente percorso fra i romanzi a tema storico, quelli a sfondo autobiografico e quelli che affrontano temi del nostro presente.
Il primo incontro si terrà martedi 20 febbraio, ore 18.00, al MUSMI, Parco delle Biodiversità di Catanzaro, a cura della Società Dante Alighieri, comitato di Catanzaro: Milly Curcio, storico della letteratura, e Luigi Tassoni, semiologo, dialogheranno con Patrizia Curcio, riflettendo sui motivi che rendono questo scrittore così seguito da lettori e spettatori in Italia e nel mondo. Gli altri due incontri saranno due Seminari al MARCA, in via Turco a Catanzaro, rispettivamente giovedi 22 febbraio, ore 18.00, aperto a tutti, e il venerdi 23, alle ore 10.00, con i docenti e gli studenti del Liceo Scientifico Siciliani di Catanzaro. Coordinati da Raimonda Bruno, docente del Siciliani, si ritroveranno in dialogo fra loro e con il pubblico, Milly Curcio, Luigi Tassoni e Giuseppe Fabiano, psicologo e psicoterapeuta. L’occasione di questi tre incontri ruota intorno alla pubblicazione del libro I fantasmi di Camilleri, curato da Milly Curcio, e edito da L’Harmattan, editore di fama europea, con sede a Parigi, Budapest e Torino.
Gli incontri a Catanzaro daranno la possibilità al pubblico di entrare nell’universo del più popolare scrittore italiano, tradotto in tutto il mondo, seguendo le vicende esemplari di alcuni suoi personaggi particolarmente significativi e rappresentativi persino di epoche storiche differenti, dal Medioevo fino ai nostri giorni. Scopriremo, dunque, in che modo lo scrittore ci parla sempre di noi con la sua grande capacità di narrazione che incanta i lettori. Le stesse caratteristiche ispirano i 10 saggisti di vari Paesi europei che formano il mosaico di lettori esperti I fantasmi di Camilleri, autori che Milly Curcio ha coordinato nel libro per l’Harmattan, con l’intento di offrire una guida competente e accessibile per i lettori che desiderano rendersi conto dei tanti “perché” che li legano al fascino del racconto di Andrea Camilleri.
Comunicato stampa

I fantasmi di Camilleri
Ben tre giornate saranno dedicate a Catanzaro alla lettura dei romanzi di Andrea Camilleri, e l’occasione è offerta dalla pubblicazione di un volume davvero europeo, I fantasmi di Camilleri, che a cura di Milly Curcio, edito da L’Harmattan, l’esclusivo editore con sede a Parigi, Budapest e Torino, propone 10 interventi di altrettanti autori europei su 10 opere del popolare scrittore siciliano. I fantasmi di Camilleri per la prima volta dà ai lettori e agli appassionati la possibilità di entrare nei diversi mondi di Camilleri, ovvero nei racconti dov’è protagonista la storia italiana e siciliana, le pagine autobiografiche, i romanzi ambientati nelle nostre città d’oggi e nelle province, e naturalmente i best seller dedicati al famoso Commissario di Vigàta.
Il primo incontro si terrà martedi 20 febbraio, ore 18.00, al MUSMI, Parco delle Biodiversità di Catanzaro, a cura della Società Dante Alighieri, comitato di Catanzaro: Milly Curcio, storico della letteratura, e Luigi Tassoni, semiologo, si intratterranno con il pubblico in dialogo con Patrizia Curcio, su un ventaglio davvero attraente di indicazioni di lettura e persino sorprese intorno a molti personaggi dei romanzi di Camilleri. Gli altri due incontri saranno due Seminari al MARCA, in via Turco a Catanzaro, rispettivamente giovedi 22 febbraio, ore 18.00, aperto a tutti, e il venerdi 23, alle ore 10.00, con i docenti e gli studenti del Liceo Scientifico Siciliani di Catanzaro. Coordinati da Raimonda Bruno, docente appunto del Siciliani, si ritroveranno in dialogo fra loro e con il pubblico, Milly Curcio, Luigi Tassoni e Giuseppe Fabiano, psicologo e psicoterapeuta, anche lui un esperto di Camilleri.
«I fantasmi di questo Camilleri catanzarese saranno senz’altro una bella realtà», ci dice Milly Curcio, curatrice del volume, «perché dietro così tanti fantasmi della mente e della storia scopriremo insieme tante sapienti proposte che riguardano il nostro presente, e scopriremo persino un Montalbano sconosciuto al largo pubblico televisivo e altrettanto intrigante».
A Catanzaro si inaugura una serie di incontri per I fantasmi di Camilleri che porteranno Milly Curcio e numerosi fra i saggisti che hanno collaborato al progetto in varie altre città: in marzo all’Università di Bari, che ha organizzato due giornate di studi dedicate al volume, e successivamente fra l’altro a Budapest, Bologna, Cluj, ma anche a Falerna in aprile, dove si inaugurerà una nuova Biblioteca popolare.
Comunicato stampa
 
 

Rai News, 20.2.2018
Le nozze a sorpresa del commissario Montalbano
Record di ascolti per l'episodio Amore de Il Commissario Montalbano

Un gazebo sulla spiaggia di Punta Secca, gli ufficiali schierati in alta uniforme, i fiori, l'eterna fidanzata Livia vestita da sposa. Sembrava tutto pronto, ma le tanto attese nozze di Montalbano alla fine non si sono celebrate... neanche in sogno. La nuova puntata del Commissario Montalbano trasmessa su Rai1 ha realizzato 10 milioni 816 mila spettatori con il 42.8% di share. L'episodio, dal titolo "Amore", tratto dalle raccolte ''Un mese con Montalbano'' e ''Gli arancini di Montalbano'' di Andrea Camilleri, svela il mistero delle anticipazioni fotografiche che ritraevano Sonia Bergamasco, che interpreta il personaggio di Livia, in abito da sposa. Nella puntata il commissario indaga poi sulla scomparsa di Michela, una bellissima ragazza con un passato drammatico. Tutti gli episodi della serie Il Commissario Montalbano si possono rivedere su raiplay.
 
 

Rai News, 20.2.2018
Montalbano è ancora record di ascolti

Anche "Amore", il secondo dei nuovi episodi del Commissario Montalbano, conferma con gli ascolti l'affetto dei telespettatori per il mondo di Vigata, la città siciliana di Andrea Camilleri. La puntata di ieri sera su Rai 1 è stata vista da 10 milioni e 816mila persone (42,8% di share) ed è entrata così nella top five delle più viste dell'intera serie. Nell'episodio, tratto da 2 raccolte di racconti, amore, gelosia, morte e un matrimonio "da incubo".
 
 

La Repubblica, 20.2.2018
Montalbano, quasi 11 milioni di spettatori per l'episodio 'Amore'

Un'altra serata di grandi ascolti su Rai1 con il commissario Montalbano: 10 milioni 816mila con share del 42,8 per cento hanno visto Amore, secondo e ultimo episodio della serie. Una settimana fa gli ascolti erano stati superiori, pari a 11 milioni 386mila con share del 45,1 per cento, ma è indubbio che anche quello di ieri rappresenta un livello di eccellenza nella classifica del gradimento da parte del pubblico. L'episodio entra nella top five dei più visti della serie: si colloca al terzo posto assoluto in termini di share e al quarto posto come numero di spettatori. Amore, tratto dai racconti delle raccolte Un mese con Montalbano (Sellerio) e Gli arancini di Montalbano (Mondadori), si apre con il commissario in abito da cerimonia, in ritardo per un matrimonio. Quando arriva sulla spiaggia di Marinella vede Livia in abito bianco e scopre di essere lui lo sposo, ma Mimì Augello in alta uniforme interrompe le nozze esclamando: "Questo matrimonio non s'ha da fare, Livia la vitti prima io". Montalbano è sconvolto dalle rivelazioni del suo vice ma, per sua fortuna, era solo un sogno
 
 

Armi e tiro, 20.2.2018
Montalbano, che errori sulle armi!
Nella puntata in onda ieri sera, record di audience, ma grande confusione su una “Glock da tiro”

Il commissario Montalbano chiude la sua dodicesima stagione con l’episodio dal titolo “Amore” facendo registrare l’ennesimo record. Il secondo appuntamento inedito con il personaggio interpretato da Luca Zingaretti ha realizzato su Raiuno 10 milioni 816 mila con il 42,8% di share. Entra così nella top five dei più visti della serie ispirata ai libri di Andrea Camilleri (e già si sta lavorando alla nuova stagione).
La puntata passerà alla storia per il sogno/incubo del matrimonio tra Salvo e Livia, ma non certo per la correttezza tecnica. Nel caso di uno degli omicidi per i quali è chiamato a indagare il commissario, infatti, si discute dell’utilizzo di un’arma da tiro che viene poi identificata come una Glock. La questione già appare piuttosto strana, ma poi il mistero si infittisce per un secondo delitto che vedrebbe coinvolta la stessa arma, definita "vecchia di cinquant'anni". Finché poi la supposta “Glock da tiro” non compare nelle mani dell’assassina, rivelandosi per un’arma sì da tiro, ma una russa Toz 35 per la disciplina della Pistola libera in calibro .22 long rifle. Non sappiamo se la svista, piuttosto grave in verità, sia da attribuire all’autore dei romanzi, Camilleri, o invece alla trasposizione televisiva. Da una serie di successo e ricca come questa, però, ci si attenderebbe una maggiore rispondenza alla verità. Sotto tutti i punti di vista.
Massimo Vallini
 
 

Il Secolo XIX, 20.2.2018
L’ultima puntata
Il commissario Montalbano e l’amore, ascolti record per l’ultima puntata

Genova – Da quel di Vigata, il commissario Montalbano non si smentisce mai: l’ultima puntata del nuovo ciclo della fortunatissima fiction di RaiUno con Luca Zingaretti nei panni dell’amatissimo Salvo Montalbano si chiude con successo. L’ennesimo per la serie, ispirata ai romanzi del “maestro” Andrea Camilleri: “Amore”, il secondo inedito tratto dalle raccolte Un mese con Montalbano e Gli arancini di Montalbano, ha tenuto incollati davanti alla tv ben 10 milioni e 816 mila persone con uno share del 42,8 per cento. Un po’ meno della scorsa puntata che ha segnato il record di 11 milioni di ascolti, ma pur sempre un risultato straordinario con cui la puntata di ieri sera entra nella top five, tra le cinque più viste di sempre, piazzandosi al terzo posto.
Un episodio surreale, malinconica e commovente, segnato dalla gelosia di Salvo, dalle mancate nozze con la sua Livia (Sonia Bergamasco) che non è riuscito a sposare neppure in sogno e dalle indagini su una misteriosa morte, su tragica e folle storia d’amore che ha portato tutti a riflettere sui sentimenti. Un turbinio di emozioni che ha lasciato il segno, come dimostrano i commenti e le reazioni del pubblico, entusiasta sui social. «#Montalbano ti mette di fronte agli abissi più profondi dell'animo umano con una potenza sconvolgente. Ogni volta mi trovo a riflettere per ore. Poche cose riescono a scavare così in profondità dentro noi stessi», ha commentato uno spettatore.
E ancora i tanti che lo hanno definito un vero e proprio capolavoro «capace di toccare le corde dell'anima come ben pochi sanno fare», complimentandosi con quel genio di Camilleri e con tutta la produzione del film, dal cast alla regia, passando per la sceneggiatura che, come sempre, ha regalato scorci mozzafiato di una meravigliosa Sicilia. E ora che, inevitabilmente, la nostalgia prende il sopravvento, agli appassionati non resta che consolarsi al pensiero delle repliche che saranno trasmesse prossimamente e attendere con pazienza nuovi inediti episodi, che, come confermato dal produttore Carlo Degli Espositi, arriveranno nel 2019, preceduti da un’anteprima al cinema.
Escluso, invece, un passaggio della serie a Netflix: «Per Netflix come per altri sarebbe sicuramente appetibile metterlo tutto, contemporaneamente, a disposizione dei loro utenti ma per noi non avrebbe senso. Montalbano ha ancora davanti una lunga vita programmato così come viene programmato oggi, non avrebbe senso cederlo alla tv a pagamento», ha detto, nei giorni scorsi, il produttore all’AdnKronos.
Rosaria Corona
 
 

Corriere di Ragusa, 20.2.2018
Attualità - Dalla Vigata contemporanea a quella del XIX secolo
Ascolti record per Montalbano. Lunedì la "Mossa del cavallo"
Il mondo di Camilleri sotto la consueta luce e in quella inedita del romanzo storico

Il secondo episodio inedito di ieri sera del Commissario Montalbano, intitolato «Amore», ha di nuovo fatto registrare il record di ascolti, bissando il precedente. Una ex «ragazza squillo» sparisce, nonostante si sia innamorata, ricambiata, di un uomo perbene e abbia imboccato da tempo la retta via. Investigando sulla sua vita, e navigando sul web nella goffa maniera tipica di chi non ha mai messo le mani su una tastiera, Salvo Montalbano crede di scoprire qualcosa di compromettente su un ex fidanzato di Livia: accecato dalla gelosia, comincia a comportarsi come fino a ora nemmeno lui immaginava di poter fare per amore. Che questa gelosia tremenda gli abbia fatto capire quanto ci tenga a Livia? Che la possibilità che la fidanzata possa aver avuto un ritorno di fiamma con un ex lo abbia spinto al grande passo? La Rai, come accennato, ha replicato il successo della scorsa settimana, il cui primo episodio, "La giostra degli scambi", aveva conquistato quasi 11 milioni e mezzo di telespettatori.
E lunedì 26 febbraio invece guarderemo il mondo di Montalbano sotto una nuova luce, quella del poliziesco storico ambientato nel XIX secolo. Girato a Ispica nel Loggiato del Sinatra, in Piazza S.Maria Maggiore, a Chiaramonte Gulfi e Scicli, arriva «La mossa del cavallo, c’era una volta Vigata», per la regia di Gianluca Maria Tavarelli con protagonista Michele Riondino (già visto nel giovane Montalbano). Siamo a Montelusa nel 1877, dove il 40enne Giovanni Bovara (Michele Riondino) è il nuovo ispettore capo ai mulini, incaricato di far rispettare l’invisa tassa sul macinato.
Le sue indagini lo portano a scoprire prima un ingegnoso sistema con il quale i mugnai vengono lasciati liberi di evadere la tassa sul macinato e poi l’esistenza di un mulino clandestino nel terreno dell’uomo più potente della città. A poco a poco le spire del «sistema» gli si stringono intorno e quando sopraggiunge per caso sul luogo dell’omicidio del parroco della città, Bovara si ritrova suo malgrado invischiato in qualcosa molto più grande di lui. In un complicato sistema di depistaggi e giochi di potere, i suoi avversari cercheranno di eliminarlo e sarà solo entrando nella mentalità dei suoi aguzzini e ricorrendo alle loro stesse strategie che Bovara riuscirà a salvare la propria vita. Andrea Camilleri si è detto piuttosto emozionato per questa prima trasposizione televisiva di un suo romanzo storico al quale tiene in modo particolare.
 
 

The Vision, 20.2.2018
Montalbano è la prova che non dobbiamo ispirarci a Netflix per forza

È risaputo che un italiano all’estero dovrà far fronte alle solite battute rompighiaccio in stile “pizza-spaghetti-mandolino”, un trinomio che al massimo varia in uno dei suoi elementi con “Berlusconi” o “mafia”. Niente di nuovo, i cliché li usiamo tutti, specialmente di fronte all’imbarazzo di una conoscenza che vede anche l’ostacolo della lingua. Quando mi sono trasferita nel Regno Unito, però, la mia aspettativa nei confronti degli stereotipi che avrei dovuto subire è stata sorprendentemente ribaltata. Se dicevo a un inglese di essere italiana, e nello specifico siciliana, la reazione invece del classico “buongiorno” accompagnato da un generico gesto fatto con la mano era spesso un siparietto di qualche scena de Il commissario Montalbano. Non ci avevo mai pensato fino a quel momento: sapevo che gli inglesi (e non solo) erano grandi fan di Salvo Montalbano, ma davvero non mi sarei aspettata un’imitazione impeccabile di Catarella fatta da un ventenne gallese. Esattamente come allora, anche oggi la serie continua ad avere un enorme successo sia in Italia che all’estero, mentre il mio stupore a riguardo si è trovato molteplici spiegazioni.
Nel dibattito sulle serie tv nostrane la risposta comune di solito è sempre la stessa: un sentimento di sconforto generale rispetto al fatto che non siamo in grado di tenerci al passo – esclusa qualche rara eccezione come Gomorra – con gli standard anglosassoni, ci facciamo una risata beffarda davanti alla sezione delle puntate di Don Matteo su Netflix e ci lamentiamo della qualità generale della nostra produzione che oscilla tra Un posto al sole, una fiction biografica e qualche sceneggiato a sfondo “lotta alla criminalità” con Ricky Memphis. Sospiriamo di fronte alla nostra presunta provincialità e, troppo impegnati a fare i disfattisti promotori del “succede solo in Italia”, ci perdiamo di vista il fatto che, guarda caso, è il prodotto italiano meno affine con gli standard Netflix a essere il più visto fuori dall’Italia. E non è nemmeno un caso isolato di una singola stagione particolarmente fortunata: dal 1999 Il commissario Montalbano è una vera e propria certezza nazionale, in grado di impacchettarsi da sola verso l’esportazione. Piuttosto che arrovellarci sul fatto che noi in Italia al massimo siamo capaci di investire su preti in bicicletta e marescialli imbranati, forse dovremmo fermarci un attimo a riflettere sul fatto che una serie uguale a se stessa da quasi vent’anni – senza aver cambiato nemmeno di una virgola né il cast, né la sostanza – è riuscita a rimanere sul podio dei preferiti, senza la benché minima esitazione. E i motivi di questa sua infallibilità sono più complessi di un banale “ci piace perché siamo affezionati” o di un semplice “lo guardano all’estero perché sembra una cartolina della Sicilia”.
La prima cosa che viene in mente pensando a Montalbano, di solito, è la voce roca del suo creatore, Andrea Camilleri, che già solo per il fatto di interagire in questo modo con la sua creatura dà un senso di sicurezza e familiarità con gli spettatori della serie. Non capita spesso di poter associare un autore a un prodotto televisivo, anzi, sembra quasi che questa figura sia volutamente tenuta lontano dal processo di fidelizzazione alla trasmissione: l’unico caso in cui il nome della testa dietro a una serie televisiva salta fuori è quello in cui si vuole proprio sottolineare il marchio di qualità – come nel caso di Mindhunter di Fincher, per esempio. Non che Camilleri fosse mai stato considerato chissà quale fuori classe della narrativa, ma con la saga di Montalbano ha decisamente fatto centro, concedendo allo spettatore un soddisfacimento in più nel sentirlo commentare e intervenire sulle sue stesse creazioni: è un circolo efficace che si basa su un meccanismo semplice ma molto persuasivo. Camilleri è diventato la mascotte di se stesso, parlando di Salvo Montalbano come se fosse davvero un suo conoscente, generando in chi aspetta di guardarlo all’opera la sensazione di avere davanti una creazione con tanto di certificato di garanzia. Come a dire “se ne parla bene Camilleri stesso, dovrà per forza essere bello”, e in effetti, alla fine, ci troviamo a fidarci ciecamente della sua opinione sulle sue stesse opere.
Camilleri, abile e ben consapevole delle proprie potenzialità, si è giocato tutta la carriera da adulto con il genere più seducente della letteratura (e poi di conseguenza della televisione), ovvero il giallo. Lo schema del giallo, infatti, consente di ripetere la stessa struttura all’infinito, ovviando a quel fatidico problema della narrazione, cioè la ricerca della novità. Non ha mai bisogno di inventarsi qualcosa di radicalmente nuovo, e mai nessuno contesterà questa formula, perché è esattamente ciò che cerchiamo dalle trame poliziesche: un mistero da risolvere e qualcuno che lo sappia fare. Quello a cui assistiamo in Montalbano è una sorta di patto tra autore e spettatore in cui entrambe le parti sono consapevoli di quello che ognuno vuole: Camilleri cambierà di volta in volta i personaggi secondari della storia, il crimine sarà sempre diverso, ma i luoghi, l’epilogo e le facce della questura di Vigata no. E dunque, non è tanto nello svolgimento di un soggetto che sappiamo bene dove andrà a parare (gli indizi, i testimoni, le bugie, le coperture, i colpi di scena e tutte quelle cose che fanno la puntata) ma semmai nella scelta ogni volta perfettamente azzeccata delle variabili paradigmatiche della sua trama.
Sappiamo bene cosa succederà col morto, con la vedova sicula tutta pizzo nero e unghie rosse, con il vecchietto con la coppola, con Lidia che in qualche modo non si tratterrà dal risultare antipatica o di impiccio per le indagini, con il ristorante in riva al mare e con la nuotata davanti alla terrazza di casa: quello che ci spinge – e che spinge anche molte persone fuori dall’Italia – a guardare un episodio de Il commissario Montalbano è la curiosità di vedere ogni volta che faccia avrà la vittima, che scorcio di Sicilia in qualche paese inventato di sana pianta ammireremo, quale sarà la gaffe di Catarella. Il mondo di Montalbano ha così una sua logica e una sua struttura che non può tradirsi – modificarsi significherebbe rinunciare all’essenza stessa del prodotto – ma solo rinnovarsi con i suoi stessi termini interni. Montalbano senza Zingaretti non avrebbe nessun senso, nonostante dopo vent’anni non abbia ancora imparato bene a parlare siciliano (ma apprezzo ugualmente lo sforzo), e non è solo una questione di affezione al personaggio e alla sua faccia, ma anche una vera e propria base strutturata da cui ha la possibilità di svilupparsi tutto il resto. Ovviamente poi, in tutta la messa in scena, gioca un ruolo fondamentale anche lo scenario fantastico di una Sicilia fuori dal tempo che sembra non aver ancora scoperto il mondo al di là dello Stretto di Messina, ma che è contemporaneamente teatro di tutti i temi del presente. Praticamente un paradiso distopico in cui modernità e tradizione si mettono d’accordo con un piatto di sarde a beccafico.
Dunque, non vedo motivo per cui Montalbano dovrebbe cambiare, e non vedo nemmeno il motivo per cui dovremmo ergere a simbolo assoluto della qualità di una serie televisiva il prototipo di produzione di stampo americano. Se la sua formula ha trovato il modo di soddisfare le esigenze di tutti, sia di chi lo guarda che di chi lo crea, e se la sua efficacia consiste proprio nel non riprodurre gli schemi dominanti riuscendo comunque a rimanere in piedi, non ha nessun senso, secondo me, disperarsi di fronte alla mancanza di un House of Cards made in Italy. Siamo riusciti a fare lo slalom tra le mille varianti estere con una produzione che non è decisamente nemmeno vicina a quella di un kolossal, teniamocelo stretto il commissario. Poi sennò, se il risultato non è molto buono come è successo in rari casi, c’è il rischio di sembrare molto più provinciali a voler a tutti i costi imitare un modello che non per forza ci appartiene piuttosto che a passare il lunedì sera davanti a Rai Uno.
Alice Oliveri
 
 

Fanpage, 20.2.2018
Alessandro Mario: “Fare ‘Il commissario Montalbano’ è stato il mio Sanremo”
Alessandro Mario ha interpretato uno dei personaggi presenti nell’ultimo episodio de “Il Commissario Montalbano”: “Quando me l’hanno proposto, non ci ho pensato due volte. Per un siciliano fare Montalbano e come fare Sanremo ed io ho cantato la mia canzone”.

Un personaggio, quello di Pietro Sanfilippo, che ha colpito molto i telespettatori de "Il Commissario Montalbano" che hanno visto l'episodio andato in onda ieri, "Amore". È Alessandro Mario, che non conosciamo bene solo per essere stato l'avvenente Marco della Rocca di "CentoVetrine" e che lunedì sera ha prestato il volto a uno dei misteriosi uomini che si sono frapposti sul cammino della bellissima Michela (Serena Iansiti), ex prostituta tragicamente scomparsa e su cui Montalbano apre un'indagine.
Sull'onda del grande successo di ascolti dell'episodio conclusivo della dodicesima stagione, Fanpage.it ha sentito il noto attore per rivolgergli alcune domande sul suo personaggio, sull'orgoglio, da siciliano, per aver preso parte ad una produzione così importante e sui suoi progetti futuri. Tra aneddoti e punti di vista, ne viene fuori il ritratto di un attore che rifugge la routine professionale (nonostante abbia lavorato nella grande serialità) e che mette al centro di tutto le emozioni.
Che tipo di lavoro hai svolto sul tuo personaggio Pietro Sanfilippo?
Quando mi hanno proposto di fare Pietro, il personaggio mi è piaciuto moltissimo. Amo questi uomini come lui, questi siciliani che hanno voglia di vivere, che sembrano pensare solo a se stessi e invece mostrano di avere un cuore. Anche se avevo girato più scene, alcune sono state tagliate, ma non fa niente. La scena che ho amato di più fare è proprio quella in cui Pietro tira fuori il suo lato più sensibile.
Cosa ha significato per te – da siciliano – prendere parte ad una fiction così importante per la tv nazionale?
Per me Montalbano è come Sanremo ed io sento di aver cantato la mia canzone. Il fenomeno l'ho sempre seguito, quindi quando mi è stato proposto di fare questo ruolo non ci ho neanche pensato. Poi c'è il passaggio ad Agrigento, che è la mia città, c'è la casa di Pirandello, ci sono una serie di coincidenze che ho amato, in cui ho sentito che il destino mi ha portato lì. Mettici quindi la Sicilia, Pirandello, i lavori di Camilleri, lavorare con Alberto Sironi (il regista, ndr) e Luca Zingaretti, la puntata poi è andata in onda nel giorno del compleanno di mia madre, quindi il quadro è completo. Sono felice.
Che aria si respira sul set di Montalbano?
Nel mestiere dell'attore non esiste la routine, non deve esistere. Ho fatto la lunga serialità e non ho mai apprezzato chi ha un atteggiamento abitudinario. In Montalbano ho trovato questo. Non vedi Luca , Peppino o Cesare (rispettivamente Zingaretti, Mazzotta e Bocci, ndr) che siccome fanno sti personaggi da vent'anni vanno in leggerezza. No, c'è rigore. L'aria che si respira è di grandissima professionalità, con un grande regista (Sironi, ndr) che quando deve alzare la voce lo fa. Il rigore, lo dico sempre, è di grandissimo aiuto alla creatività.
Ci racconti un aneddoto dal set?
Ci stavamo preparando per girare, Luca era impegnato in una telefonata con la sua bellissima moglie (Luisa Ranieri, ndr), le parlava d'amore. Poi è partito il ciak. È stato un bel momento.
[...]
Gennaro Marco Duello
 
 

Tv Serial, 20.2.2018
Il Commissario Montalbano repliche: dal 12 marzo su Rai 1 [VIDEO]
Su Rai Uno dal 12 marzo vanno in onda alcune delle vecchie puntate di Montalbano. Scopri Il Commissario Montalbano Repliche e come vedere tutte le puntate in streaming!

La dodicesima stagione del Commissario Montalbano si è conclusa lo scorso 19 febbraio e già ti manca l’accento siciliano di Salvo? L’ultima stagione andata in onda ha ottenuto un grandissimo successo tra il pubblico italiano tanto che tutti stiamo aspettando in trepidazione la stagione numero tredici. Se non riesci a fare a meno dell’Ispettore, perl, non disperare, dal 12 Marzo su Rai 1, Montalbano torna con le repliche di alcuni episodi.
La prossima stagione di Montalbano, la numero tredici, come spiegato dal produttore Carlo Degli Esposti, andrà in onda all’inizio del prossimo anno sempre sul primo canale Rai, ma nell’attesa possiamo riguardare alcuni dei vecchi episodi della serie.
In ciclo di repliche, in prima serata su Rai Uno, inizia con la messa in onda di “Un covo di vipere” lunedì 12 marzo. Dal 12 marzo, ogni lunedì andranno in onda, in ordine:
• “Un Covo di Vipere” lunedì 12 marzo
• “Come voleva la prassi” lunedì 19 marzo
• “Una faccenda delicata” lunedì 26 marzo
• “La piramide di fango” lunedì 2 aprile
• “Il sorriso di Angelica” lunedì 9 aprile
• “Il gioco degli specchi” lunedì 23 aprile
• “Il campo del vasaio” lunedì 30 aprile
[...]
Marika Del Zotti
 
 

Il Sussidiario, 20.2.2018
La vita in diretta/ Il caffè di Francesca Filandini: si possono amare due persone contemporaneamente?
Oggi, martedì 20 febbraio, alle 15.50 su Rai 1 va in onda una nuova puntata de La vita in diretta condotto da Marco Liorni e Francesca Fialdini.

[...]
Ieri pomeriggio il programma è stato seguito da 1.513.000 spettatori pari al 12.1% di share nella prima parte, 2.041.000 telespettatori con il 14.8% di share nella seconda. Dopo la diretta su Rai 1 la conduttrice Francesca Fialdini è stata tra i quasi 11 milioni di spettatori che hanno visto la seconda e ultima puntata della dodicesima stagione de Il commissario Montalbano: “Amore vero e amore malato, falsato dall'ossessione. Un affresco, questo episodio di #Camilleri”, ha scritto la Fialdini su Twitter.
[...]
Elisa Porcelluzzi
 
 

Prima Comunicazione, 20.2.2018
Italiadecide: siamo potenza mondiale nel turismo ma servono nuovi indicatori
“Il turismo è un settore chiave dell’occupazione e della nostra bilancia dei pagamenti, ma questo ruolo non trova adeguato riscontro nelle classifiche internazionali per l’arbitrarietà degli indicatori. Quindi è necessario dotare il Paese di sistemi di misurazione e valutazione adeguati al nostro turismo diffuso, con tante specificità, che non ha eguali nel mondo”. Stefano Lucchini, Chief Institutional Affair and External Communication Officer di Intesa San Paolo, introducendo il convegno ‘L’Italia e la sua reputazione: una potenza turistica’, alla Sala del Mappamondo della camera dei deputati, annuncia la creazione di un indice in grado di valorizzare le nostre specificità.

[...]
Dopo il contributo di esperti, [...], arriva l’esperienza del regista della serie televisiva ‘’Montalbano’’, Alberto Sironi.
“Dopo aver girato la Sicilia a tutto campo – racconta – abbiamo trovato nel triangolo ragusano a scendere il posto migliore per mettere assieme una città che non esiste, una sorta di metafisica dei luoghi, costruita sui ricordi di Camilleri. Campagna, mare, paesaggio urbani, raccolti qua e là per ospitare storie quotidiane nel mito del commissario Montalbano, che si aggira in piazze di paesi barocchi, dove sono state tolte le macchine e guida da 20 anni la stessa auto. Le nostre scelte – conclude – hanno anche portato il sindaco di una città a vietare davvero le auto nelle piazze e un altro primo cittadino a bloccare la vendita di una vecchia fabbrica di mattoni, affacciata sul mare come un tempio antico, spesso teatro delle gesta di Montalbano”.
[... ]
 
 

Università di Cagliari, 21.2.2018
27 – 28 febbraio: VI Seminario sull’opera di Andrea Camilleri

Martedì 27 e Mercoledì 28 febbraio presso la Facoltà di Studi Umanistici, Aula Magna, Via San Giorgio 12 si terrà il VI Seminario sull’opera di Andrea Camilleri imperniato su:
Camilleri / il Mediterraneo: incroci di rotte e di narrazioni
In allegato la locandina del programma
robertoreccia
 
 

TvZap, 21.2.2018
Andrea Camilleri: ‘Il successo di Montalbano in tv mi preoccupa. Sanremo? Mai visto’
Lo scrittore commenta i risultati ottenuti dal suo più famoso personaggio e rivela che avrebbe voluto smettere con lui già dal secondo romanzo, ma non ha potuto “Montalbano è un ricattatore. Non ne posso fare a meno”

“Mi aspettavo un buon livello di ascolti, ma non tutto questo successo che francamente comincia a preoccuparmi, temo che qualcuno venga sotto le mie finestre gridando ‘Montalbano santo subito’ e allora mi preoccupo”. Il celebre scrittore Andrea Camilleri ospite di Bianca Berlinguer nel programma #cartabianca andato in onda martedì 20 febbraio, commenta così i risultati ottenuti della sua creatura negli ultimi due episodi andati in onda su Rai1.
Camilleri: ‘Montalbano è un ricattatore’
Un successo di cui è orgoglioso, ma che per lui è stato anche un po’ una condanna:
Io mi sono stancato di Montalbano già dal secondo romanzo, volevo finirla. Solo che cominciò a vendere in un modo spropositato e quindi non ho potuto fare a meno di continuarlo. Oramai Montalbano è un ricattatore perché mi si presenta e mi dice ‘ma te lo immaginavi tutto sto successo? Se non era per me che ogni giorno venivo da te e ti dicevo ‘scrivimi’ non l’avresti avuto’. E quindi mi ricatta. Come si fa a rinunciare a Montalbano? Non ne posso fare a meno
Camilleri: ‘Mai visto Sanremo’
D’altronde Montalbano è l’unico a raggiungere, televisivamente parlando, un certo tipo di risultati che oramai sono legati solo a Sanremo e ai Mondiali di calcio. Ed è proprio qui che Camilleri rivela di essere un italiano atipico
Sono orgoglioso dal punto di vista numerico che Montalbano abbia superato o eguagliato in ascolti Sanremo, ma vede che c’è? Io non ho mai visto Sanremo dalla sua fondazione ad oggi. Bianca lo giuro, non l’ho mai visto. Sono un italiano anomalo: non vedo Sanremo, non mi piace il gioco del calcio, linciatemi pure. In tv sento, seguo i dibattiti politici, i talk, dove c’è naturalmente molto parlato perché l’immagine oramai mi è negata.
Andrea Camilleri e La mossa del cavallo
Lunedì 26 febbraio andrà in onda su Rai1 un film tratto da uno dei romanzi storici di Camilleri “La mossa del cavallo” di tutt’altro genere rispetto al romanzo poliziesco di Montalbano
Lunedì prossimo va in onda il primo dei mie romanzi storici , tutti ambientati nella seconda metà dell’Ottocento, con buona pace di Montalbano ci tengo di più ai miei romanzi storici, però attenzione si cambia atmosfera
 
 

Funweek, 21.2.2018
TV
‘Non ne posso più di Montalbano, è diventato un…’, Andrea Camilleri spiazza tutti a Carta Bianca: cosa svela su Il Commissario Montalbano Foto - Video
'Io non ne posso più di Montalbano: è diventato un ricattatore', Andrea Camilleri nell'intervista a Carta Bianca parla de Il Commissario Montalbano e svela dei dettagli sui romanzi e sulla tv che nessuno mai si aspettava. Ecco cosa ha dichiarato

Parole pesanti di Andrea Camilleri a Carta Bianca, cos’ha detto su Montalbano
Ospite di Bianca Berlinguer, Andrea Camilleri è intervenuto a Carta Bianca su Rai 3 nella puntata del 20 febbraio per parlare non solo di politica, ma anche del clamoroso successo de Il Commissario Montalbano.
Solo lunedì 19, l’episodio ‘Amore’ ha tenuto incollati al piccolo schermo quasi 11 milioni di spettatori ottenendo il 42,1% di share e l’episodio della settimana prima ha superato la soglia del 45% facendo registrare il record più alto di sempre. Andrea Camilleri a Carta Bianca ha ironizzato (forse non così tanto in fin dei conti!) sul suo personaggio più conosciuto spiazzando il pubblico che non si aspettava di certo dichiarazioni così nette.
“Il successo de Il commissario Montalbano mi preoccupa, non vorrei che venissero a sotto la mia finestra a gridare: ‘Montalbano santo subito!’” ha fatto sapere lo scrittore siciliano, che poi ha argomentato meglio la sua posizione:
“Mi ero stancato di Montalbano al secondo romanzo. Volevo smettere, ma poi ha iniziato a vendere e non ho potuto smettere. Oramai lui per me è un ricattatore. Non ne posso fare a meno”.
Andrea Camilleri a Carta Bianca svela la sua invidia per Salvo Montalbano
C’è anche un pizzico di gelosia nei confronti dell’amatissimo commissario: “Io non posso più mangiare quello che mangia #montalbano e di questo sono un po’ invidioso” ha sdrammatizzato su Rai3.
Quando Bianca Berlinguer gli ha fatto notare: “Lei dovrebbe essere orgoglioso del fatto che Montalbano faccia gli stessi ascolti di Sanremo”, la replica laconica è stata: “Il punto è che io non ho mai visto Sanremo”.
L’ospitata di Andrea Camilleri a Carta Bianca ha dato l’occasione allo scrittore di ricordare agli spettatori l’appuntamento con la messa in onda lunedì 26 febbraio del suo primo romanzo storico, ‘La mossa del cavallo’, con Michele Riondino. Siamo sicuri che gli ascolti premieranno ancora una volta il 93enne.
Eleonora D’Urbano
 
 

Il Sussidiario, 21.2.2018
LA VITA IN DIRETTA/ Marco Liorni e Francesca Fialdini tornano su Rai 1
Oggi pomeriggio, mercoledì 21 febbraio, alle 15.50 su Rai 1 va in onda una nuova puntata de La vita in diretta condotto da Marco Liorni e Francesca Fialdini.

Oggi, mercoledì febbraio, alle 15.50 su Rai 1 va in onda un nuovo appuntamento con “La vita in diretta”, condotto da Marco Liorni e Francesca Fialdini. Ieri pomeriggio il programma è stato seguito da 1.578.000 spettatori con il 12.8% nella prima parte e 2.130.000 telespettatori con il 15.6% nella seconda parte. Nel corso della puntata di martedì si è parlato a lungo de Il commissario Montalbano, dopo la messa in onda di “Amore”, il terzo episodio più visto di sempre in termini di share con il 42.8%. Marco Liorni ha accolto in studio Simona Cavallari e Fioretta Mari. In collegamento c’era Maurizio Costanzo, che anni fa aveva fatto una scommessa proprio su Montalbano: “Conoscevo Camilleri sin da quando era regista radiofonico. Dopo un paio di anni del Maurizio Costanzo Show l’ho invitato quando era uscito “Il ladro di merendine”: “Comprate il libro, ve lo garantisco se non vi piace vi ridò i soldi”, ho detto durante la puntata. Ho rischiato grosso. Camilleri è un uomo dall’intelligenza rara”.
Tutte le donne amano Montalbano
La giornalista Alessandra Comazzi ha commentato l’aspetto rassicurante di Montalbano: “Non cambia niente, la sigla è sempre la stessa… Vigata è una città fantasma, una città invisibile di Calvino. Lo spettatore si ritrova anche nei personaggi”. Mentre Fioretta Mari ha detto di essere innamorata della bravura di Luca Zingaretti. L’attrice Sonia Bergamasco, che interpreta Livia ha detto a La vita in diretta: “Questa volta il matrimonio era un sogno di Salvo. La storia di Salvo e Livia va avanti, non so come finirà. Questo lo si può chiedere solo a Camilleri…”. In studio è arrivata anche Stella Egitto, innamorata di Montalbano: “L’accoglienza è stata straordinaria. Luca è un padrone di casa eccezionale. Montalbano nella sua imperfezioni è perfetto, è troppo umano. Potremmo incontrarlo in qualsiasi momento…”.
Elisa Porcelluzzi
 
 

Marida Caterini, 21.2.2018
Montalbano 2019 | inizio delle riprese e titoli dei nuovi tv movie (esclusiva)
Montalbano 2019 | inizio delle riprese e titoli dei nuovi tv movie. Anticipiamo i titoli dei nuovi film tv del ciclo 2019 de 'Il commissario Montalbano': 'L'altro capo del filo' e 'Una storia del 43'. Le riprese inizieranno in Sicilia subito dopo Pasqua.

Dopo il grande successo ottenuto dai due tv movie del Commissario Montalbano andati in onda il 12 e il 19 febbraio 2018, la casa di produzione Palomar e Rai Fiction sono pronti per l’inizio delle riprese dei due nuovi progetti in onda nel 2019.
Quasi certamente i film tv saranno due e andranno in onda nello stesso periodo consueto, ovvero tra febbraio e marzo sempre su Rai 1. Siamo in grado di anticiparvi i titoli che compongono il ciclo del Commissario Montalbano 2019.
Montalbano 2019 | i titoli dei nuovi tv movie
Il primo ha per titolo “L’altro capo del filo” ed è tratto da un romanzo completo di Andrea Camilleri. Il secondo è ispirato ad una serie di racconti di cui Carlo Degli Esposti, responsabile della casa di produzione Palomar, aveva acquistato i diritti 20 anni fa quando andò in onda su Rai 1 il primo tv-movie targato Montalbano. Questo secondo film tv ha per adesso un titolo provvisorio che vi anticipiamo: “Una storia del ’43“.
Le riprese inizieranno subito dopo Pasqua e si protrarranno come al solito per tre mesi. Naturalmente i luoghi dove si gira sono sempre gli stessi: Messina e Porto Empedocle dove viene ricostruita la città immaginaria di Vigata, in cui agisce Salvo Montalbano.
In questo periodo gli sceneggiatori stanno ultimando la scrittura dei due titoli. Si era avanzata anche un’ipotesi che appare però già sorpassata secondo cui nel 2019 Rai Fiction e la Palomar avrebbero pensato alla realizzazione di un solo film tv. Sembra però che almeno i due titoli annuali vengano mantenuti inalterati. La possibilità che ci sia un solo film tv è legata alla disponibilità di Luca Zingaretti che avrebbe una serie di impegni cinematografici e teatrali. Però tutto il cast ha come abitudine di riservarsi quei tre mesi all’anno per riunirsi e girare i nuovi episodi del commissario creato dalla penna di Andrea Camilleri.
Il primo tv movie come abbiamo detto si ispira al romanzo “L’altro capo del filo” di Andrea Camilleri pubblicato in Italia da Sellerio storico editore dello scrittore. La vicenda raccontata è molto attuale. A Vigata si susseguono gli arrivi di migranti e tutta la popolazione è coinvolta nel cercare di dare aiuto a coloro che sbarcano incessantemente. Una notte mentre Montalbano è al porto per dare un contributo ed evitare l’ennesima tragedia del mare, ma viene richiamato da un’altra tragedia: nel più rinomato atelier di Vigata, la proprietaria Elena, una sarta molto conosciuta, è stata trucidata a colpi di forbici.
Il secondo tv movie “Una storia del ’43” è un racconto che potrebbe anche cambiare titolo..
Infine sono in corso anche i casting per cercare attori locali e comparse che dovranno far parte della squadra degli interpreti dei nuovi episodi.
Massimo Luciani
 
 

La Sicilia, 21.2.2018
Da Scicli a Punta Secca
Un successo che premia il territorio
Il commissariato nella storica via Mormino Penna a Scicli. La casa con la terrazza che domina il mare di Punta Secca. I paesaggi della fiction "Il commissario Montalbano" continuano a stregare il pubblico di tutto il mondo. E intanto, anche il secondo episodio della nuova serie, "Amore" fa registrare record di spettatori (10.816 mila), entrando nella "top fìve" degli episodi più visti della fiction interpretata da Luca Zingaretti. Una grande vetrina per la Sicilia che dimostra di non essere fatta solo di mafia e sparatorie.

Un successo fatto di nomi. Di volti e suggestioni. Il fenomeno Montalbano è la vittoria di un team che lavora ad una macchina, praticamente perfetta, da quasi vent'anni. Ma il gioiello targato Palomar è anche luoghi. E, se prima bisognava spiegare che la Marinella tv era più a sud di Tunisi, ora le location si descrivono da sole, e senza didascalia. Sono posti che rappresentano, nell'immaginario del pubblico mondiale, la ricerca di una estate eterna. Migliaia di turisti vogliono godersi questo angolo di sole del Ragusano, e la provincia iblea punta su quella che è ormai consolidata risorsa, quanto le chiese barocche e i muri a secco.
Montalbano è occasione di destagionalizzazione. E c'è chi lo premia, il turista quattro stagioni, come il Comune di Scicli che, con la messa in onda delle nuove puntate del Commissario Montalbano, ha deciso di fe-steggiare aprendo gratuitamente il set che ospita il commissariato. Nei giorni del Carnevale della Stradanuova, grazie all'iniziativa dell'amministrazione retta dal sindaco Enzo Giannone, i visitatori hanno potuto ammirare a costo zero la stanza di Catarella, di Fazio, di Mimì Augello e l'ufficio di Salvo Montalbano. Cartolina principale della fiction è la terrazza della casa del Commissario; tutt'attorno al simbolo della serie c'è la frazione di Punta Secca e le case di mare, ora quiescenti, si preparano ad accogliere il via vai primaverile. L'antico borgo di pescatori di Santa Croce Camerina è anche in attesa del ritorno della troupe di Montalbano, che girerà da aprile. "Dobbiamo tanto alla fiction -ammette il sindaco Giovanni Barone - non dimentichiamo che la produzione viene a girare a Punta Secca in inverno, questo dimostra che la nostra terra è godibilissima anche nei mesi non caldi. C'è la vetrina, il nostro obiettivo ora è proporre le nostre risorse tradizionali, storiche e culturali. C'è anche l'idea di fare rete, e puntare sul sistema dell'albergo diffuso".
Aspetta di riaprire alla cinepresa le porte del b&b La Casa di Montalbano (la residenza è una struttura ri-cettiva dal 2003) Ivana Miccichè, che gestisce con affetto la proprietà della famiglia Di Quattro. "Il b&b sarà a disposizione della troupe dalla metà aprile, fino alla prima settimana di maggio - anticipa - come sempre, le settimane successive agevoliamo la produzione con un appoggio; facile immaginare la sorpresa degli ospiti che si vedono uno del cast girargli attorno. Un'esperienza nell'esperienza". Per Miccichè "il turismo anche a Ragusa ora arriva in primavera e autunno, opportuno ottimizzare il ricavato delle casse di soggiorno per i servizi". Dello stesso avviso Salvatore Mandarà, portavoce dell'associazione Fare Ambiente: "Bisogna industriarsi. Non si può sperare che arrivino i turisti se la località si presenta deserta e disfunzionale".
Alessia Cataudella
 
 

DavideMaggio, 21.2.2018
Pagelle TV della Settimana (19-25/02/2018). Promossi Montalbano e Marinelli. Bocciati Federica Panicucci e Franco Di Mare

Promossi
10 a Il Commissario Montalbano. A 19 anni dalla prima messa in onda, il personaggio più celebre nato dalla penna di Andrea Camilleri non solo non smette di appassionare ma convoglia persino nuovi “adepti”. E’ uno dei successi più importanti della storia della televisione.
[…]
Mattia Buonocore
 
 

Spettacolomania.it, 22.2.2018
Videoincontro con Andrea Camilleri su La mossa del cavallo


 
 

Marida Caterini, 22.2.2018
La mossa del cavallo | 22 febbraio 2018 | Diretta della conferenza stampa
Le parole degli attori, produttori e dello scrittore Camilleri alla vigilia della prima visione del western storico targato RaiUno.
Andrà in onda il prossimo lunedì 26 febbraio 2018 in prima serata su RaiUno, l’attesissimo film d’epoca La mossa del cavallo, tratto dall’omonimo romanzo storico di Andrea Camilleri edito Sellerio. In diretta dalla sala degli arazzi di Viale Mazzini, avremmo modo di ascoltare le parole degli attori, dei produttori e dello scrittore presente in sala Andrea Camilleri.

Viene subito presentato l’ospite speciale della mattinata: Andrea Camilleri che viene accolto da una standing ovation della sala stampa. L’occasione è speciale in quanto è il primo dei romanzi storici riadattati al piccolo schermo.
La parola alla direttrice di RaiFiction, E’ una grande emozione e felicità aver con noi il maestro Camilleri. Questa è la casa televisiva di Camilleri. RaiFiction ha sempre voluto lavorare sui romanzi storici, ma il lavoro è nient’affatto semplice. In termini di linguaggio cinematografico, il prodotto sarà all’avanguardia ed estremamente adatto alle ambientazioni storiche del 1877. La storia è fantasmagorica e piena di colpi di scena, dentro vi sarà tutto, dalla suspense alla mafia, dal dramma alla commedia.
Il racconto, continua la direttrice, può tranquillamente essere inteso come apripista di un ciclo di film dal titolo C’era una volta Vigata.
La parola passa subito allo scrittore e maestro Andrea Camilleri: Montalbano soprattutto nelle ultime due puntate ha raggiunto livelli altissimi di consenso. Beh io di fronte a tanto consenso provo un po’ di paura. Ho detto scherzosamente che non vorrei che qualcuno venisse sotto le finestre di casa mia di notte gridando ‘Montalbano santo subito!’.
Io non capisco perché le mie storie abbiano così successo. Sì, ci trovo delle qualità, ma non così tante. Tanto che m’è venuto il dubbio che Montalbano sia una sorta di alibi: sì, bello Montalbano, adesso andiamo a rubare dopo aver omaggiato il grande ispettore.
La mossa del cavallo è un romanzo duro… Qualcuno ha scritto che i Montalbano sono testi rassicuranti, bontà sua!, io li trovo inquietanti. Questo è uno degli errori basilari dell’Italia. In Sicilia, per esempio, si chiese nel 1868 se i Siciliani volessero o meno far parte del Regno di Italia, questi risposero in blocco sì. Allora com’è che nel giro di meno di quarant’anni in Sicilia si proclamò per tre volte lo stadio di assedio? In Sicilia giunse un esercito fucilatore, com’è possibile? Carlo Alberto della Loggia fece un proclama: ‘Non abbiate paura a uccidere i contadini. Nelle loro fattorie troverete più fucili che pane’, com’è possibile allora tutto questo odio?
Pensate che la Sicilia, fino all’unità d’Italia, non aveva la leva obbligatoria. Con i Borboni si andava volontariamente. Giunse così, all’improvviso, la leva obbligatoria. E’ una tassa sulla forza-lavoro dei contadini d’allora. Questo è stato uno degli errori più giganteschi che il governo nazionale potesse fare. Ciò nonostante quest’esercito, fatto di siciliani, piemontesi e fiorentini, costituì la prima vera Unità d’Italia. E così è cominciata l’Italia da un primo grande errore enorme.
Passa la parola al produttore Palomar Carlo degli Esposti, Sono felicissimo di collaborare da più di vent’anni con Camilleri. Io dipendo totalmente dal maestro.
A parlare è ora il direttore RaiUno Angelo Teodoli, E’ come fosse maturato un momento in cui una convergenza stellare ha fatto sì che si producesse questo immenso romanzo storico. Farlo adesso, in questa situazione storica, è perfetto. Il modo in cui è stato raccontato è moderno. Questo è un romanzo storico, è difficile da immaginare, ma il linguaggio utilizzato fa sì che risulti molto vicino al pubblico come Western all’italiana.
La parola passa ora al regista Gianluca Maria Tavarelli: Per quanto il romanzo sia estremamente rocambolesco e ironico, il tutto è estremamente vero e concreto e crudo. Mi sono permesso di pensare che la Sicilia fosse un po’ come una terra di frontiera, un po’ come il West italiano, senza troppe regole, con molti briganti e pure persone oneste… I personaggi del romanzo son straordinari, e quando ho pensato al riadattamento televisivo ho avuto paura. Eppure siamo stati estremamente fortunati nel trovare gli attori adatti.
Il microfono passa al cast. Il primo a intervenire sarà Michele Riondino: Nel momento in cui il mio personaggio si trova chiuso in un angolo, capisce che dovrà stare in una zona d’ombra, ambigua. Lui verrà manovrato a causa delle sue radici. Il linguaggio, neanche a dirlo, è profondamente radicato nel dialetto e questo personaggio che interpreto è uno dei precursori delle difficoltà linguistiche e relazionali che poterono subire i siciliani a ridosso dell’Unità d’Italia. La mossa del cavallo, in tal senso, è un romanzo estremo. Non mette il lettore a suo agio, nient’affatto, soprattutto quando il genovese si contrappone al siciliano. Conosco molto bene il siciliano, ma quando ho letto il genovese sono rimasto impietrito.
In questo percorso nell’idioma genovese mi sono fatto aiutare dal padre novantenne di un mio amico di Genova, che mi inviava memo vocali su Whatsapp ripetendo le battute, e il capo ultrà della Sampdoria che mi ha supportato anche sul set.
Si passa alle domande. Al maestro Camilleri viene chiesto quale sia il suo rapporto con la Liguria e con Genova: E’ dagli anni ’50 che la conosco e ne sono rimasto affascinato. Quando posso la faccio tornare nella mia memoria. C’è un certo distacco dalla verità dei fatti. Tutto questo romanzo viene da una pagina di uno statista milanese, e non genovese, ma pensare di farlo parlare in milanese m’ha fatto venire i brividi. Perciò mi sono preparato leggendo i grandi poeti genovesi e anche qualcosa di teatro.
Viene fatta a Camilleri una domanda sulla Sicilia: Capisco di edulcorare in qualche modo la Sicilia, attraverso la memoria giovanile della mia Italia. Montalbano è stato utile per far scoprire paesaggi inediti della mia terra. Gli stranieri hanno così visto il Duomo, le piazze e quant’altro. Così come in questo film si daranno a vedere dei nuovi spazi inediti e mozzafiato, e di questo sono estremamente grato.
Viene fatta una domanda di attualità a Camilleri, soprattutto in seno alla campagna elettorale: Questa che stiamo vedendo mi sembra né campagna né città. Non posso esprimermi su questo scempio a cui noi stiamo assistendo. Certamente oggi la P di politica è minuscola. Io non voglio parlare di campagna elettorale, perché si continuano a rimettere in campo gli errori del passato.
Un’altra domanda a Camilleri sulle differenze culturali tra Nord e Sud: Certo che c’è differenza tra Nord e Sud. Basta prendere un treno, oppure la Palermo-Messina, già basta questo.
Flavio Tallone
 
 

TvZap, 22.2.2018
La mossa del cavallo, un western siciliano nella Vigata di Montalbano
Lunedì 26 febbraio alle 21,15 su Rai1 la trasposizione dell’omonimo romanzo storico di Andrea Camilleri con Michele Riondino
Cliccare qui per alcuni Tweet dell'Ufficio Stampa Rai e il promo del telefilm

Vigata prima di Montalbano era altrettanto ricca di misteri e contraddizioni come ben racconta La mossa del cavallo, trasposizione dell’omonimo libro di Andrea Camilleri. Un mix tra il romanzo storico e il giallo in costume che sembra tanto un western alla siciliana dove le contraddizioni del nostro Paese emergono in tutta la loro attualità: dal divario nord-sud alla corruzione, dalla criminalità organizzata alle difficoltà di integrazione.
La mossa del cavallo secondo Camilleri
La mossa del cavallo è un film per la tv diretto da Gianluca Maria Tavarelli ambientato all’indomani dell’Unità d’Italia, nel 1877, nell’immaginaria e nota Vigata, almeno televisivamente, perché teatro delle gesta del suo commissario Montalbano. Interpretato dal Michele Riondino che ha già collaborato con Camilleri e Tavarelli per Il giovane Montalbano indossando i panni del personaggio ideato dallo scrittore siciliano agli inizi della carriera, è il primo dei romanzi storici di Camilleri adattato per la tv ed è prodotto dalla Palomar di Carlo Degli esposti in collaborazione con Rai Fiction. Andrea Camilleri si schermisce: “Provo un po’ di paura di fronte a tanto consenso, io ci trovo delle qualità ma non tali da giustificare questo plebiscito su Montalbano”. A chi attribuisce all’essere “rassicurante” il successo di Montalbano, Camilleri replica: “Montalbano non è affatto rassicurante come non lo è La mossa del cavallo che anzi è proprio una critica a come si fece l’Italia unita”. In Sicilia “si passò – sottolinea lo scrittore – dall’entusiasmo enorme per l’unità del 1860 al disamore, ad imbracciare le armi, in meno di 40 anni. I libri di storia se la cavano parlando di briganti ma quelli erano contadini arrabbiati. In questo romanzo ho cercato di chiamare le cose con il loro nome. La tassa sul macinato era odiosa. E la leva obbligatoria arrivò come una ulteriore tassa per le famiglie povere che si vedevano private di due braccia giovani per quattro anni. Uno degli errori più giganteschi del governo nazionale. E però, nello stesso tempo, questi ragazzi che partivano tutti insieme, dal Piemonte come dalla Sicilia, costituirono la prima vera unità d’Italia”.
La mossa del cavallo racconta sostanzialmente “di un’Italia divisa in due – sottolinea Tavarelli – sia politicamente che linguisticamente. Una storia, quindi, che riguarda da vicino l’Italia di oggi”. Un romanzo di denuncia “ma ironico”, aggiunge il regista. “Una giostra di personaggi, situazioni, colori e umori caratteristici della Sicilia post-risorgimentale – aggiunge – un viaggio sull’ottovolante che avevo timore di non riuscire a restituire. La Sicilia allora era la terra di frontiera, un po’ come fosse il Far West italiano. Quindi abbiamo appoggiato sul romanzo di Camilleri il western all’italiana. Grazie a questa scelta la storia si sottrae a tutte le trappole del film in costume, mettendo insieme recitazione, immagini, attori e scelte di regia che passano dal grottesco al realismo, dalla commedia al film di denuncia”, ha concluso Tavarelli che dice di essersi ispirato tanto a Sergio Leone quanto a Tarantino.
La mossa del cavallo, anticipazioni
Nella Vigata post unitaria si muove il giovane e intransigente ‘ispettore ai mulini’ Giovanni Bovara (Michele Riondino), che è nato a Vigata ma ha sempre vissuto al nord (nel genovese dall’accento che usa nella prima parte del film) ed è stato inviato in Sicilia per investigare sull’applicazione dell’imposta ‘sul macinato’ (l’odiata ‘tassa sul pane’ come veniva chiamata allora) che sta provocando episodi di corruzione e strane morti tra i funzionari. Proprio mentre indaga su funzionari corrotti e mulini clandestini gestiti dal boss locale, le cose si complicano perché Bovara assiste all’omicidio di un prete più che chiacchierato che ha molti nemici. Ma, grazie ad una trappola ordita da i veri colpevoli e da chi si sbarazzerebbe volentieri del suo atteggiamento da ispettore ligio al dovere, l’ispettore da accusatore diventa accusato. Solo un’abile ‘mossa del cavallo’ gli permetterà di uscirne: cambierà linguaggio e dal genovese prenderà a parlare solo in siciliano. “Il recupero del dialetto siciliano gli permetterà di rivoltare a suo beneficio il senso e il significato delle parole”, come spiega lo stesso Camilleri.
La mossa del cavallo, come Riondino è diventato Bovara
“Il mio personaggio – spiega Michele Riondino – si trova chiuso in un angolo e capisce che l’unico modo per uscirne è quello di entrare in una zona ambigua. Lui non è abituato a un certo tipo di mentalità, chi lo interroga cerca di manovrarlo”. Riondino, pugliese, ha lavorato molto sul linguaggio: “Lavorare sui dialetti è un lavoro particolare. E’ anche un atteggiamento, un’attitudine. Ormai trovo il dialetto di Andrea confortevole, poi continuando a leggere il romanzo ha cominciato a parlarmi in genovese mi sono chiesto se fossi la persona giusta, come avrei potuto fare. E’ un romanzo estremo, come è estrema la scelta di adattarlo. Per studiare il genovese ho avuto un coach, Andrea Bruschi, e il padre 90enne che mi lasciava i memo su Whatsapp. E mi ha aiutato molto anche ascoltare il capo tifoseria della Sampdoria, per centrare il suono del genovese. Ringrazio Andrea Camilleri per il suo aiuto, la Palomar e la Rai per aver voluto rischiare”.
Massimiliano Carbonaro
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 22.2.2018
Voli da Comiso, così il commissario Montalbano ha risolto il caso (nella realtà)
Camilleri: "Grazie ai miei romanzi hanno scoperto paesaggi diversi. Così è nato il collegamento settimanale da Londra"

"Con Montalbano anche gli stranieri hanno scoperto paesaggi diversi rispetto a quelli che sono abituati a vedere dell'Italia, paesaggi a loro sconosciuti e bellissimi. Questo ha fatto sì che una compagnia aerea abbia ormai un volo settimanale Londra-Comiso. Mi fa un enorme piacere essere considerato un ambasciatore dell'altra Sicilia". Così lo scrittore Andrea Camilleri durante la presentazione della fiction Rai 'La mossa del Cavallo' ispirata al suo romanzo storico. Per il "papà" del commissario Montalbano "la rappresentazione della Sicilia che ho dato ha sorpreso molto gli stranieri. Io ricevo centinaia di messaggi. Sono 63 i Paesi esteri in cui Montalbano è stato esportato, tranne la Cina: credo si rifiuti perché il protagonista è un funzionario disubbidiente".
 
 

Repubblica Tv, 22.2.2018
'La mossa del cavallo', in tv il romanzo storico di Camilleri - clip

Michele Riondino è il protagonista di La mossa del cavallo - C'era una volta Vigata, il film diretto da Gianluca Maria Tavarelli tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri del 1999 (edito da Sellerio) in onda in prima serata lunedì 26 febbraio su Rai1. Una produzione Palomar in collaborazione con Rai Fiction


 
 

La Repubblica, 22.2.2018
'La mossa del cavallo', Vigata di fine '800 nella fiction di Rai1
Cliccare qui per la galleria fotografica

È tratto dal romanzo storico di Andrea Camilleri La mossa del cavallo (edito da Sellerio), il film in onda lunedì 26 febbraio su Rai1. La regia è di Gianluca Maria Tavarelli, che aveva già diretto la serie sul giovane Montalbano, interpretato da Michele Riondino che torna nei panni di Giovanni Bovara, nuovo ispettore capo ai mulini alle prese con mugnai e tasse sul macinato in una Vigata di fine Ottocento. Nel cast Ester Pantano, Cocò Gulotta, Antonio Pandolfo, Giovanni Carta, Giancarlo Ratti, Maurizio Puglisi, Filippo Luna, Maurizio Bologna, Domenico Centamore, Giuseppe Schillaci, Daniele Pilli, Angelo Libri, Roberto Salemi, Vincenzo Ferrera. Una produzione Palomar in collaborazione con Rai Fiction
 
 

ANSA, 22.2.2018
Camilleri amaro, politica tra promesse e insulti
Divario tra nord e sud spaventoso. 'La Mossa del cavallo e un romanzo duro'

Roma. "Non chiamatemi maestro, Leonardo Sciascia accettava di essere chiamato così perché era stato maestro di scuola, io non lo sono stato". E' un piacere leggerlo, guardarlo in televisione e ascoltarlo (non vola una mosca in sala) e riesce a far sorridere anche se le sue analisi spiazzano come un fendente al cuore. Andrea Camilleri è nella sede Rai di Viale Mazzini a Roma per presentare l'attesissimo film La mossa del cavallo, con protagonista Michele Riondino e con la Regia di Gianluca Tavarelli - ambientato nel 1877, tratto dal suo omonimo romanzo storico edito Sellerio (in onda lunedì 26 febbraio 2018 in prima serata su Rai1) - e non si sottrae alle domande dei cronisti.
A chi chiede degli errori dell'Italia di oggi in vista anche del prossimo appuntamento del 4 marzo, Camilleri replica: "Preferirei non parlare della campagna elettorale perché quella a cui sto assistendo non è né campagna né città, mi sembra di essere rimbecillito per l'età, ma poi mi accorgo che quello a cui assisto è vero. Come si può chiamare questa cosa disgustosa fatta di false promesse e insulti reciproci? E' un litigio fra comari". "In Italia siamo in piena decadenza, la politica ha perso la P maiuscola. Si ingigantiscono gli errori del passato, il divario tra nord e sud è diventato spaventoso. Poi alla radio sento che a Trento si vive tre anni in più di quanto si vive nel sud. Vorrei non credere a questa notizia, perché significa che altro che errori dell'800, siamo andati a pescare anche quelli del '300 per arrivare a questo punto". Sempre sul tema nord-sud aggiunge: "Basta prendere un treno o fare l'autostrada Palermo-Messina, inaugurata una trentina di volte, dove pare sia un gentil uso inaugurare ponti che crollano dopo un mese. Succede anche al nord, ma molto meno frequentemente. Già ti cadono le braccia alla stazione di Palermo, chiedi a un ferroviere se il treno arriva e lui risponde: forse".
A chi gli domanda se si senta ambasciatore della Sicilia dopo l'enorme successo dei suoi libri e della trasposizione televisiva risponde: "Mi fa piacere essere considerato l'ambasciatore d'un'altra Sicilia, rispetto a quella mafiosa, alla quale si è data troppa importanza. Mi sono sempre rifiutato di scrivere di mafia, tranne con il libro sui pizzini di Provenzano, di cui però ho donato i proventi, creando una fondazione per borse di studio per i figli di agenti vittime di mafia. Non volevo guadagnare una lira sulla mafia".
Sulla Mossa del cavallo Camilleri fa un paragone con Montalbano, che soprattutto nelle ultime due puntate ha raggiunto livelli altissimi di successo negli ascolti. "Beh, io di fronte a tanto consenso provo un po' di paura. Ho detto scherzosamente che non vorrei che qualcuno venisse sotto le finestre di casa mia di notte gridando 'Montalbano santo subito!'. E quindi fa notare: "Non capisco perché abbiano così successo. Sì, ci trovo delle qualità, ma non così tante. Tanto che m'è venuto il dubbio che Montalbano sia una sorta di alibi: sì, bello, adesso andiamo a fare il 'furto' dopo averlo omaggiato".
La Mossa del cavallo è un romanzo duro, qualcuno ha scritto al contrario che i Montalbano sono testi rassicuranti, "bontà sua! - risponde -, io li trovo inquietanti". "In Sicilia, per esempio, si chiese nel 1868 se i siciliani volessero o meno far parte del Regno di Italia, questi risposero in blocco sì. Allora com'è che nel giro di meno di quarant'anni in Sicilia si proclamò per tre volte lo stato di assedio? In Sicilia giunse un esercito fucilatore? Carlo Alberto della Loggia fece un proclama: 'Non abbiate paura a uccidere i contadini. Nelle loro fattorie troverete più fucili che pane', com'è possibile allora tutto questo odio? Pensate che la Sicilia, fino all'unità d'Italia, non aveva la leva obbligatoria. Con i Borboni si andava volontariamente. Giunse la leva obbligatoria. E' una tassa sulla forza-lavoro dei contadini d'allora. Questo è stato uno degli errori più giganteschi che il governo nazionale potesse fare. Ciò nonostante quest'esercito, fatto di siciliani, piemontesi e fiorentini, costituì la prima vera Unità d'Italia. E così è cominciata l'Italia, da un primo grande errore".
Nicoletta Tamberlich
 
 

ANSA, 22.2.2018
Riondino, io in un western della Vigata 1877
Su Rai1 La Mossa del cavallo. E l'ispettore parla genovese

Roma. " Un giallo grottesco e pieno di sorprese che ci restituisce personaggi, situazioni, colori e umori caratteristici della Sicilia post-risorgimentale. "La mossa del cavallo - C'era una volta Vigata", tratto dall'omonimo romanzo storico di Andrea Camilleri (Sellerio) per la regia di Gianluca Maria Tavarelli, produzione Palomar in collaborazione con Rai Fiction, andrà in onda in prima visione lunedì 26 febbraio su Rai1. Protagonista Michele Riondino che, smessi i panni del giovane Montalbano - nelle due serie tv nate sempre dalla geniale fantasia di Camilleri e con lo stesso Tavarelli alla regia - veste ora quelli ottocenteschi del giovane e intransigente "ispettore ai mulini" Giovanni Bovara.
Nato a Vigata, ma sempre vissuto a Genova - e in tutto e per tutto ormai uomo del nord - l'ispettore è stato inviato nel territorio di Montelusa per investigare sull'applicazione dell'imposta sul macinato (l'odiata "tassa sul pane" come veniva allora chiamata) che sta provocando episodi di corruzione e strane morti tra i funzionari. E' proprio mentre indaga su loschi traffici tra mulini clandestini, gestiti dal boss locale, che le cose si complicano per il giovane Bovara. Un prete, un "parrino" non proprio retto, viene ucciso sotto i suoi occhi. Da qui un giallo avvincente che vedrà Bovara trasformarsi da accusatore in accusato e cadere in una trappola pericolosa, ordita ai suoi danni, dalla quale riuscirà ad uscire solo "scavalcando" l'ostacolo rappresentato dal suo modo di pensare, ragionare e parlare come un uomo del nord.
"Il mio personaggio - spiega Riondino - si trova chiuso in un angolo e capisce che l'unico modo per uscirne è quello di entrare in una zona ambigua. Lui non è abituato a un certo tipo di mentalità, chi lo interroga cerca di manovrarlo". Riondino, pugliese, ha lavorato molto sul linguaggio: "Lavorare sui dialetti è un qualcosa di particolare. E' anche un atteggiamento, un'attitudine. Ormai trovo il dialetto di Andrea confortevole, poi continuando a leggere il romanzo ha cominciato a parlarmi in genovese mi sono chiesto se fossi la persona giusta, come avrei potuto fare. E' un romanzo estremo, come è estrema la scelta di adattarlo. Per studiare il genovese ho avuto un coach, Andrea Bruschi, e il padre 90enne che mi lasciava i memo su Whatsapp. E mi ha aiutato molto anche ascoltare il capo tifoseria della Sampdoria, per centrare il suono del genovese. Ringrazio Andrea Camilleri per il suo aiuto, la Palomar e la Rai per aver voluto rischiare". "Questo film era una sfida e io l’ho accettata". Tanti gli attori nel cast tra questi Ester Pantano, Cocò Gulotta, Antonio Pandolfo, Giovanni Carta, Maurizio Puglisi.
Gianluca Maria Tavarelli ha confezionato un prodotto di grande qualità a metà tra Sergio Leone e Tarantino come da lui stesso ammesso. "Alla fine dell'Ottocento - spiega il regista - la Sicilia era per l'Italia una sorta di Far West, una terra di nessuno, costellata di banditi, malfattori, gente abituata a farsi giustizia da sé. È con questo in mente che ho cominciato a pensare che il western fosse il genere più adatto per raccontare questa storia. Il romanzo di Camilleri, 'La mossa del cavallo', è un film sulla connivenza che legava i governanti e i gendarmi dell'epoca ai potenti di allora, racconta di un'Italia divisa in due, sia politicamente che linguisticamente. Una storia, quindi, che riguarda da vicino l'Italia di oggi".
Il direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta riflette: "E' sottile, ma inequivocabile il legame della storia con l'attualità forte del presente nella doppia indagine dei giudici che lega l'evasione fiscale, lo sfruttamento dell'attività economica legata ai mulini da parte della mafia e il delitto che viene commesso. C'è la loro consapevolezza che forse non è possibile arrivare a far emergere tutta la verità, ma insieme l'importanza di far comunque emergere una verità, anche se parziale". Per il direttore di Rai1 Angelo Teodoli, "è come fosse maturato un momento in cui una convergenza stellare ha fatto sì che si producesse questo immenso romanzo storico. Farlo adesso, in questa situazione storica, è perfetto".
Per Camilleri "è il recupero del dialetto siciliano. E quindi potersi muovere agevolmente dentro il dialetto ritrovato e rivoltare a suo beneficio il senso e il significato delle parole".
Nicoletta Tamberlich
 
 

L’Huffington Post, 22.2.2018
Andrea Camilleri: "La campagna elettorale? Mi sembra di essere rimbecillito per l'età, poi vedo che è tutto vero"
Lo scrittore dice la sua nel corso della presentazione della fiction televisiva Rai 'La mossa del cavallo': "Il successo di Montalbano mi fa paura"

"Cosa ne penso della campagna elettorale. Quella alla quale sto assistendo non è né campagna né città. Mi sembra di essere rimbecillito per l'età, poi vedo che è tutto vero". Lo scrittore Andrea Camilleri dice la sua nel corso della presentazione della fiction televisiva Rai 'La mossa del cavallo' diretta da Gianluca Maria Tavarelli e ispirata al suo romanzo storico.
"Non si può chiamare così questa cosa disgustosa fatta di insulti: sarà piuttosto un litigio tra comari", continua, "La cosa più grave che sta accadendo è la decadenza della politica, che certamente ha perso la P maiuscola. Il divario tra Nord e Sud è diventato spaventoso. Poi sento una cosa strabiliante: mi vengono a dire che a Trento si vive tre anni in più di quanto si vive al sud. Vorrei non crederci, perché altro che errori dell' '800... siamo andati a ripescare persino gli errori del '300".
Camilleri confessa di avere qualche timore per la futura messa in onda della fiction tratta dal suo romanzo, sapendo che pesa il successo di un altro suo personaggio: "Sono preoccupato per la trasposizione in fiction della Mossa del Cavallo e la mia preoccupazione nasce dal fatto che Montalbano abbia raggiunto livelli altissimi di consenso. Di fronte a tanto consenso provo un po' di paura. Ho detto scherzosamente non vorrei che qualcuno venisse sotto la mia finestra gridando di notte 'Montalbano santo subito'". E ancora: "Uno spettatore ormai pieno di bacilli montalbaniani si siede e si trova di fronte a un altro mondo. Come si fa? 'La mossa del cavallo' è un romanzo duro. Qualcuno dice che Montalbano è rassicurante - bontà sua, si rassicura con poco - ma questa è un'altra storia".
Al suo commissario si sono interessate anche produzioni straniere, tranne la Cina, e lo scrittore spiega il perché: "La rappresentazione della Sicilia che ho dato attraverso Montalbano ha sorpreso molto gli stranieri. hanno scoperto paesaggi diversi rispetto a quelli che sono abituati a vedere dell'Italia, paesaggi a loro sconosciuti e bellissimi. Questo ha fatto sì che una compagnia aerea abbia ormai un volo settimanale Londra-Comiso. Mi fa un enorme piacere essere considerato un ambasciatore dell''altra' Sicilia. Io ricevo centinaia di messaggi. Sono 63 i Paesi esteri in cui Montalbano è stato esportato, tranne la Cina: credo si rifiuti perché il protagonista è un funzionario disubbidiente".
Nonostante il successo i riconoscimenti, lo scrittore non mette da parte la modestia: "Chiamatemi Camilleri, o Andrea, ma non maestro. Leonardo Sciascia accettava di essere chiamato maestro solo perché aveva fatto il maestro elementare".
Silvia Renda
 
 

TG1, 22.2.2018
Camilleri su Rai Uno con i romanzi storici
Si intitola "La mossa del cavallo" ed è uno dei romanzi storici di Andrea Camilleri da cui è tratta la fiction in onda lunedì prossimo su Rai Uno. Vincenzo Mollica ha incontrato lo scrittore siciliano.


 
 

Radio Colonna, 22.2.2018
La Mossa del Cavallo, Andrea Camilleri e il cast presentano il film TV
Insieme al regista Gianluca Maria Tavarelli, il protagonista Michele Riondino ed Ester Pantano parlano della trasposizione del primo romanzo storico dell’autore siciliano. Il 22 febbraio in prima TV su Rai 1
Cliccare qui per ascoltare gli estratti audio

La Mossa del Cavallo diventa un film TV. Il titolo del primo romanzo storico di Andrea Camilleri, al suo passaggio televisivo, ha una breve aggiunta: C’era una volta Vigata.

La stessa città immaginaria de Il Commissario Montalbano, ma nel 1877, quando la Sicilia dovette reagire all’orrenda legge sul macinato. Al posto di Montalbano, c’è l’ispettore dei mulini Giovanni Bovara, che in quella terra è nato e si è poi trasferito a Genova.
Bovara ha il volto di Michele Riondino, l’attore che in passato ha interpretato il Giovane Montalbano, diretto dal regista dell’altra fiction di punta di Rai 1, Gianluca Maria Tavarelli e divide la scena con l’unica donna del libro Trisina Cicero, interpretata da Ester Pantano. A presentarlo insieme a tutto il cast, Andrea Camilleri che ha scritto questo libro nel 1999 e ha parlato in conferenza stampa di libri, questione meridionale e… campagna elettorale.
La Sicilia del 1877, come ha sottolineato Tinny Andreatta, somiglia per “un gioco di specchi” a quella dei giorni nostri, dopo aver portato sul piccolo schermo il Commissario Montalbano, Rai Fiction e Palomar hanno trasposto in film La Mossa del Cavallo. Carlo Degli Esposti, fondatore di Palomar, ha fortemente voluto che in TV arrivassero i primi libri di Camilleri. A 93 anni, lo scrittore è ancora emozionato prima di vedere una sua opera sul piccolo schermo e ha parlato della sua Sicilia:
“Nel giro di quarant’anni, per tre volte in Sicilia si è proclamato lo stato d’assedio. Il nonno del generale Dalla Chiesa invitava i soldati a sparare sui contadini perché nelle loro case avrebbero trovato più fucili che pane. Li chiamavano tutti briganti, ma erano contadini in rivolta. Diciamo che ho chiamato le cose con il loro nome. Nella Sicilia con l’odiosa tassa sul macinato, la leva non era obbligatoria e quando lo divenne si tolsero delle braccia al lavoro della terra”, ricorda lo scrittore siciliano.
La mossa del cavallo è una sorta di “western all’italiana”, come l’ha definito il direttore di Rai Angelo Tepaldi, ed è stato girato in questo modo dal regista Gianluca Maria Tavarelli:
“La Mossa del Cavallo è un romanzo ironico e hai paura di non riuscire a restituirgli giustizia. È un West italiano con briganti, persone di dubbia moralità, che si fanno giustizia da soli, terreni e territori dimenticati. Un mondo duro che poteva essere una sorta di West, l’abbiamo girato come un western ma siamo rimasti fedeli alla Sicilia: tutti costumi sono reali eccetto l’impermeabile di Bovara che è una citazione di Leone. Gli attori, poi, sono tutti con volti potenti. Quella Sicilia è la Sicilia di oggi”.
Tavarelli aveva già diretto Il Giovane Montalbano, interpretato da Michele Riondino, qui nei panni dell’ispettore dei mulini Bovara, un figliol prodigo di Vigata ritornato a casa dopo aver vissuto a Genova. Nel libro c’è una forte alternanza di genovese e siciliano:
“La lingua è la trappola in cui cade, non è abituato a questi suoni e viene manovrato per via della sua ignoranza. Il dialetto è la prima lingua e non s’impara a scuola. È un modo di comunicare prima ancora della lingua. Ho letto il romanzo e si passa dal siciliano al genovese, è un romanzo estremo, ed è una scelta estrema portarlo in TV. Grazie alla Rai che mi chiama quando c’è una patata bollente”.
Per interpretare al meglio l’accento e il dialetto genovese, Riondino aveva un attore ligure per dialogue coach, l’attore Andrea Bruschi. È stato anche aiutato dal nonno di quest’ultimo e da un documentario sugli ultrà della Sampdoria.
Anche Andrea Camilleri ha spiegato il legame che lo lega a Genova, terra d’origine dell’ispettore Bovara e anche di Livia, la compagna del Commissario Montalbano:
“Amo Genova, è una città che mi piace moltissimo. È dagli anni ’50 che la conosco e ne sono rimasto avvicinato della città e dei cittadini che la abitano”.
Genova a parte, negli ultimi anni Camilleri è diventato un ambasciatore televisivo della Sicilia:
“Ricevo centinaia di messaggi dall’estero, Montalbano è trasmesso in 63 Paesi, solo in Cina, la storia di un funzionario disobbediente non piace, ma hanno detto sì ai libri. In Montalbano esiste una Sicilia diversa, mi sono rifiutato di scrivere di mafia, l’ho fatto solo una volta quando mi sono arrivati i pizzini di Provenzano e in quel caso, con i proventi delle vendite ho fondato un’associazione che offre borse di studio agli orfani di mafia. Volevo dimostrare che esiste un’altra Sicilia”.
Lo scrittore ha anche parlato di campagna elettorale, suo malgrado:

A completare il cast, l’unico personaggio femminile, la vedova allegra Trisina Cecere che chiede favori al prete cittadino e affitta la casa al nuovo misterioso ispettore, ce la presenta la sua interpreta Ester Pantano:
Per lo scrittore, il divario fra Nord e Sud esiste ancora oggi:
“Basta prendere un treno, se chiedi a un ferroviere se parte il treno Palermo – Catania ti risponde forse. Saussure se fosse stato siciliano e non svizzero, non avrebbe mai realizzato il suo Corso sulla Linguistica”.
Si è conclusa così la conferenza stampa di presentazione di La Mossa del Cavallo, con l’autore 93enne che invita la stampa e il pubblico a non chiamarlo maestro: “Sono Andrea, o Camilleri, non mi chiamate Maestro perché non lo sono. Sciascia si faceva chiamare così perché era stato un maestro elementare”.
Il film de La Mossa del Cavallo, edito da Sellerio, vi aspetta su Rai 1 il 22 febbraio alle 21:25.
Chiara Laganà
 
 

Servizio Informazione Religiosa, 22.2.2018
Televisione: presentato “La mossa del cavallo”. Tavarelli (regista), western nella Sicilia dell’Unità d’Italia

Andrà in onda lunedì 26 febbraio in prima serata su Rai Uno “La mossa del cavallo”, film tv prodotto dalla Palomar di Carlo Degli Esposti e Rai Fiction per la regia di Gianluca Maria Tavarelli e con Michele Riondino come protagonista. “La mossa del cavallo” è un romanzo storico di Andrea Camilleri (Sellerio editore), il primo che viene portato sullo schermo. Può essere definito come un western nella Sicilia dell’Unità nazionale, ambientato nel 1877. “Da tempo Rai e Palomar volevano adattare per la tv i romanzi storici di Camilleri – ha dichiarato oggi in conferenza stampa Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Fiction –. Abbiamo realizzato un racconto sì storico, ma anche attuale e contemporaneo, non polveroso. Un’attualità, poi, che ritroviamo nel linguaggio della narrazione. La vicenda presenta dei richiami con l’oggi, un gioco di specchi che evoca il presente e le sue problematiche”. Ha rilanciato poi Carlo Degli Esposti: “Da 20 anni ‘ubbidiamo’ ad Andrea Camilleri. Un onore questo nostro rapporto, di discussione, di riflessione quotidiana sulle sue pagine, sui suoi lavori. Sono felicissimo, in questo film abbiamo messo il massimo dell’impegno”. A dirigere l’opera è Tavarelli, che con Palomar e Rai Fiction ha firmato anche “Il giovane Montalbano” e “Maltese”. “Leggendo il romanzo – ha detto il regista –, mi sono sentito su una giostra, un ottovolante per la quantità di elementi in gioco: dalla denuncia, alla componente ironica, al realismo. Mi sono chiesto, una volta terminato il libro, come fare, come procedere nell’adattamento. E così ho pensato all’immagine della frontiera, alla Sicilia di fine Ottocento come a uno scenario western all’italiana”. Michele Riondino ha poi aggiunto: “Un romanzo difficile, estremo, dove si passa dal dialetto genovese al siciliano. È stata una bella sfida per me”.
 
 

Servizio Informazione Religiosa, 22.2.2018
Televisione: presentato “La mossa del cavallo”. Camilleri, non offro voce alla mafia

In occasione della presentazione del film tv “La mossa del cavallo”, primo romanzo storico di Andrea Camilleri che Palomar e Rai Fiction adattano per la tv con respiro cinematografico a firma di Gianluca Maria Tavarelli e con Michele Riondino protagonista, lo scrittore siciliano si è presentato a sorpresa in conferenza stampa. Camilleri emozionato e contento per il lavoro, ha sottolineato: “Nei miei lavori racconto la Sicilia, apprezzata anche all’estero. Ricevo tanti messaggi dagli oltre 60 Paesi in cui viene mandato in onda il Commissario Montalbano. Solo la Cina non lo manda in onda… forse perché Montalbano è un funzionario dello Stato che disobbedisce”. Nel suo procedere nelle dichiarazioni sempre con acume e ironia, Camilleri ha sottolineato: “Mi sono sempre rifiutato di scrivere di mafia. L’ho fatto solo una volta, per un obiettivo benefico, per raccogliere dei fondi e creare delle borse di studio per i figli di poliziotti uccisi dalla mafia. Poi nulla più. Esiste un’altra Sicilia, e io quella racconto”. E concludendo la conferenza, Camilleri ha chiosato: “Per favore non chiamatemi ‘maestro’. Chiamatemi Camilleri o Andrea, ma non maestro. Vedete, Sciascia si faceva chiamare maestro, solamente perché era stato maestro di scuola”.
 
 

askanews, 22.2.2018
"La mossa del cavallo", in tv Sicilia pre-Montalbano di Camilleri
Il 26 febbraio su Rai1 la fiction con Michele Riondino

Roma - Si potrebbe definire un Montalbano ante litteram l'ispettore Giovanni Bovara interpretato da Michele Riondino, protagonista della fiction "La mossa del cavallo - C'era una volta Vigata", tratta dal romanzo storico di Andrea Camilleri, in onda il 26 febbraio su Rai1. Siamo nel 1877, l'ispettore nato a Vigata ma cresciuto in Liguria arriva in Sicilia con il compito di far rispettare la tassa sul macinato e si trova immerso in un mondo fatto di corruzione, lotte di potere, depistaggi, di cui rischia di rimanere vittima. Un racconto pieno di personaggi, colpi di scena e ironia, come spiega il regista Gianluca Tavarelli: "Una Sicilia di frontiera che sembra un po' il nostro west, abbiamo pensato che la Sicilia dell'epoca fosse una sorta di west, attraversata da briganti, malfattori, sceriffi, sindaci del paese collusi. Credo che sia un film divertente da vedere, che poi parli molto dell'Italia di oggi. In realtà l'Italia è cambiata poco". Il protagonista Michele Riondino vede così "La mossa del cavallo": "un ibrido tra 'Il Gattopardo' e 'Il buono, il brutto e il cattivo', dove questi due esempi vengono presi veramente alla leggera. Andrea ha usato questo romanzo per affrontare la questione meridionale, che è una questione che nasce proprio con l'unità d'Italia, e l'ha affrontata con l'ironia classica alla quale ci ha sempre abituati".Per l'attore, che ha interpretato per la tv il giovane Montalbano, in questa fiction ci sono già in nuce le storie del commissario di Vigata: "Ne "La mossa del cavallo" si può dire che c'è l'antenato di Montalbano, questo Bovara, c'è l'antenato di Catarella, c'è tanto Montalbano che però ancora non è materia viva. C'è solo l'idea di quello che poi diventerà il famoso Montalbano".
 
 

Adnkronos, 22.2.2018
Camilleri: "Un western alla siciliana alla radice dei mali italiani"

Un giallo in costume ma anche un western alla siciliana e soprattutto un romanzo storico di estrema attualità che va alla radice di contraddizioni e mali italici, dal divario nord-sud alla corruzione, alla criminalità organizzata. È tutto questo e molto di più, 'La mossa del cavallo', il film tv diretto da Gianluca Maria Tavarelli e tratto dall'omonimo giallo grottesco di Andrea Camilleri ambientato all'indomani dell'Unità d'Italia, nel 1877, nell'immaginaria ma ormai arcinota Vigata (già teatro delle gesta del suo commissario Montalbano), ispirata alla città natale dello scrittore-sceneggiatore, Porto Empedocle. 'La mossa del cavallo', in onda lunedì in prima serata su Rai1, interpretato dal Michele Riondino che ha già collaborato con Camilleri e Tavarelli per 'Il giovane Montalbano', è il primo dei romanzi storici di Camilleri adattato per la tv ed è prodotto dalla Palomar di Carlo Degli esposti in collaborazione con Rai Fiction.
Reduce dai nuovi record d'ascolti 'bulgari' ottenuti da Montalbano, Camilleri si schermisce: "Provo un po' di paura di fronte a tanto consenso, io ci trovo delle qualità ma non tali da giustificare questo plebiscito. Tanto che mi è venuto il cattivo pensiero che Montalbano venga usato come alibi. Cioè che la gente dica: 'me lo guardo e poi vado a rubare'". A chi attribuisce all'essere "rassicurante" il successo di Montalbano, Camilleri replica: "Montalbano non è affatto rassicurante come non lo è 'La mossa del cavallo' che anzi è proprio una critica a come si fece l'Italia unita".
In Sicilia "si passò - sottolinea lo scrittore - dall'entusiasmo enorme per l'unità del 1860 al disamore, ad imbracciare le armi, in meno di 40 anni. I libri di storia se la cavano parlando di briganti ma quelli erano contadini arrabbiati. In questo romanzo ho cercato di chiamare le cose con il loro nome. La tassa sul macinato era odiosa. E la leva obbligatoria arrivò come una ulteriore tassa per le famiglie povere che si vedevano private di due braccia giovani per quattro anni. Uno degli errori più giganteschi del governo nazionale. E però, nello stesso tempo, questi ragazzi che partivano tutti insieme, dal Piemonte come dalla Sicilia, costituirono la prima vera unità d'Italia".
In questo scenario si muove il giovane e intransigente 'ispettore ai mulini' Giovanni Bovara (Michele Riondino), che è nato a Vigata ma ha sempre vissuto al nord (nel genovese dall'accento che usa nella prima parte del film) ed è stato inviato in Sicilia per investigare sull’applicazione dell’imposta 'sul macinato' (l’odiata 'tassa sul pane' come veniva chiamata allora) che sta provocando episodi di corruzione e strane morti tra i funzionari. Proprio mentre indaga su funzionari corrotti e mulini clandestini gestiti dal boss locale, le cose si complicano perché Bovara assiste all'omicidio di un prete più che chiacchierato che ha molti nemici. Ma, grazie ad una trappola ordita da i veri colpevoli e da chi si sbarazzerebbe volentieri del suo atteggiamento da ispettore ligio al dovere, l'ispettore da accusatore diventa accusato.
Solo un'abile 'mossa del cavallo' gli permetterà di uscirne: cambierà linguaggio e dal genovese prenderà a parlare solo in siciliano. "Il recupero del dialetto siciliano gli permetterà di rivoltare a suo beneficio il senso e il significato delle parole", come spiega lo stesso Camilleri. 'La mossa del cavallo' racconta sostanzialmente "di un’Italia divisa in due - sottolinea Tavarelli - sia politicamente che linguisticamente. Una storia, quindi, che riguarda da vicino l’Italia di oggi".
Un romanzo di denuncia "ma ironico", aggiunge il regista. "Una giostra di personaggi, situazioni, colori e umori caratteristici della Sicilia post-risorgimentale - aggiunge - un viaggio sull’ottovolante che avevo timore di non riuscire a restituire. La Sicilia allora era la terra di frontiera, un po’ come fosse il Far West italiano. Quindi abbiamo appoggiato sul romanzo di Camilleri il western all'italiana. Grazie a questa scelta la storia si sottrae a tutte le trappole del film in costume, mettendo insieme recitazione, immagini, attori e scelte di regia che passano dal grottesco al realismo, dalla commedia al film di denuncia", aggiunge Tavarelli che dice di essersi ispirato tanto a Sergio Leone quanto a Tarantino.
A chi gli chiede come si senta ad essere stato con il suo 'Montalbano' il più grande divulgatore di un'immagine della Sicilia all'estero che non è solo mafia, Camilleri risponde: "Sono fiero di aver raccontato un’altra Sicilia rispetto a quella troppo raccontata della mafia. Ho scritto di mafia una sola volta. Mi fornirono i 'pizzini' di Provenzano e ci scrissi un libro. Ma i proventi di quel libro sono andati tutti alla Fondazione che ho costituito per figli dei poliziotti morti in servizio... Non ho voluto guadagnare un soldo parlando di mafia", afferma Camilleri. Che poi, rispondendo ad un giovane giornalista che lo apostrofa con un 'maestro', implora: "Non chiamatemi maestro... Camilleri o Andrea va benissimo. Sciascia accettava perché era stato davvero maestro di scuola".
Ad accogliere Camilleri a Viale Mazzini sono scesi dal sesto piano del palazzo Rai anche il presidente Monica Maggioni e il direttore generale Mario Orfeo, per un breve saluto perché impegnati poi nella seduta del Cda Rai. Lo scrittore è stato festeggiato anche da un lungo applauso di una gremitissima Sala degli Arazzi e dalle parole del direttore di Rai Fiction, Eleonora Andreatta. "Camilleri con i suoi romanzi e con le loro traduzioni televisive è diventato un autore-Paese, sinonimo di un racconto popolare che scava nella realtà e entra in sintonia con lo smarrimento e il bisogno di certezze dello spettatore. Forse, la perfetta sintesi tra letteratura popolare (che non rinuncia alla densità degli strati e delle letture) e televisione. E’ una biblioteca inesauribile, uno scrittore che si è alimentato di storie siciliane, sul filo trasversale della memoria, dove il piacere della narrazione e l'etica si danno la mano", dice Andreatta.
Parole di grande gratitudine arrivano anche dal protagonista de 'La mossa del cavallo', Michele Riondino: "Non è stato facile lavorare a questo film. E' un film coraggioso e mi piace la Rai quando rischia. 'La mossa del cavallo' è un romanzo estremo, il lettore non viene messo in condizione di comodità. E anche per un attore lavorare con due dialetti non è facile, all'inizio mi è parsa una pazzia. Poi però si è rivelato stimolante. Ho dovuto studiare il genovese con un attore ligure e mi sono aiutato anche ascoltando i discorsi - confessa l'attore - del capo degli ultrà della Sampdoria. Ma soprattutto devo ringraziare Andrea Camilleri che c’è sempre quando abbiamo bisogno di lui: avere accesso alla sua sapienza, al suo studio, al suo telefono ha un valore enorme...", conclude.
 
 

Adnkronos, 22.2.2018
La mossa del cavallo, un western siciliano nella Vigata di Montalbano
Lunedì 26 febbraio alle 21,15 su Rai1 la trasposizione dell’omonimo romanzo storico di Andrea Camilleri con Michele Riondino
 
 

Leggo, 22.2.2018
"La mossa del cavallo" di Camilleri su Rai1: intervista a Michele Riondino

"La mossa del cavallo": intervista a Michele Riondino. Da Camilleri a Don Gallo, da Genova a Vigata, passando per il western alla siciliana e la sua Taranto. "Una grande operazione, che cita i western di Leone e l'ironia di Tarantino. Qui andiamo alle origini della mafia, della distanza tra Nord e Sud. Vi sorprendete che al Sud si muoia prima? Io vengo da Taranto e vi dico che io no, non mi stupisco purtroppo". Per Michele Riondino, dopo il Giovane Montalbano, i romanzi storici di Camilleri. "Ho potuto cavalcare e fare come Zorro impennando il cavallo: che figata".
Alvaro Moretti - video Davide Fracassi/Ag.Toiati
 
 

La Repubblica, 22.2.2018
Pif alla ricerca del lato umano della campagna elettorale

A leggere dell'irruzione di Pif nella campagna elettorale (Il candidato va alle Elezioni, su Tv8, in chiaro, il martedì sera) si erano accese speranze. [...] Martedì sera, intanto, tutto veniva oscurato in tv dalla lunga intervista live a Carta Bianca a uno stellare Andrea Camilleri: non era campagna elettorale, era infinitamente una cosa superiore.
Antonio Dipollina
 
 

Blasting News, 22.2.2018
Fascismo, Camilleri a Cartabianca: 'C'è il rischio che possa tornare' Video
Secondo lo scrittore in Italia e nell'Europa si sta diffondendo una forte 'strategia della paura'.

Secondo il noto scrittore Andrea Camilleri c'è un forte rischio di 'ritorno del #fascismo', sia in Italia che in diversi paesi dell'Europa. Come riportato dal sito web di sinistra 'Globalist.it', Camilleri ha affermato ciò in una intervista rilasciata alla giornalista Bianca Berlinguer per il programma 'Cartabianca' su Raitre. In tale intervista lo stesso scrittore ha anche dichiarato di sentirsi alquanto preoccupato per ciò che sta avvenendo nella società e per la continua rassegnazione presente nella gente, gente che risulta essere sempre più schiacciata dalla #Crisi economica e finanziaria che sta interessando tutto l'Occidente.
L'allarme dello scrittore: 'Non bisogna sottovalutare i sintomi del ritorno al fascismo'
Secondo lo scrittore il fascismo potrebbe tornare da un momento all'altro e i 'piccoli segnali' non vanno assolutamente ignorati o semplicemente minimizzati.
Più specificatamente, Camilleri ha detto che episodi come quello dell'irruzione dei militanti del 'Veneto Fronte Skinheads' nella sede di un'associazione umanitaria non costituiscono una mera 'ragazzata' ma un 'vero e proprio atto di matrice fascista'. Inoltre, lo stesso scrittore ha aggiunto che in tutta Europa c'è sempre più voglia di fascismo e che occorre stare molto attenti per evitare che lo stesso fascismo cresca nuovamente e diventi la 'nuova ideologia dominante'.
La 'strategia della paura' e la sempre più forte crisi economica che attraversa l'Italia e l'Europa
Durante l'intervista rilasciata presso gli studi di Rai3, Camilleri ha sostenuto anche che l'avanzata dei movimenti e dei partiti neofascisti [VIDEO]è favorita dalla sempre più influente 'strategia della paura', strategia della paura che starebbe avendo il suo effetto in Italia così come in Europa.
Su ciò, ci sarebbe da dire che tale 'strategia della paura' risulti acutizzata dalla sempre più forte crisi economica e finanziaria, crisi che sta avendo come conseguenza la sempre più forte sfiducia dei cittadini italiani e europei nelle istituzioni nazionali e sovranazionali come la stessa Unione Europea. Inoltre, è bene ricordare che tale situazione avvantaggia proprio quei movimenti e partiti dell'estrema destra che, facendo appello a tematiche di stampo sociale e securitario, diventano sempre meno politicamente 'ingombranti' e sempre più apprezzati da una parte della popolazione indignata. #tv e gossip
Salvatore Santoru
 
 

RagusaNews, 22.2.2018
Camilleri a Cartabianca: la vita è un biglietto indecifrabile. VIDEO
Intervistato da Bianca Berlinguer

"Io non faccio progetti di scrittura. Io scrivo". Risponde così Andrea Camilleri a #Cartabianca, il programma di Rai3 condotto da Bianca Berlinguer andato in onda ieri sera. E' un'intervista lunga quella fatta a Camilleri, un percorso che comprende praticamente tutta la sua vita: gli anni del dopoguerra, il successo di Montalbano, la cecità, la vecchiaia, la morte, la situazione dell'Italia.
E' un Camilleri riflessivo, quasi intimistico, quello intervistato dalla Berlinguer ieri sera. Su Montalbano, le cui nuove puntate hanno realizzato il record assoluto di ascolti, dichiara: "Non mi aspettavo questo successo. Temo che qualcuno venga sotto le mie finestre a gridare Montalbano Santo Subito". La Berlinguer fa notare che ha eguagliato gli ascolti di Sanremo ma lo scrittore dichiara: "Non guardo Saremo, non l'ho mai visto in vita mia. Sono un italiano anomalo, non mi piace neanche il calcio". Poi, confessa: "Mi ero stancato di Montalbano già al secondo romanzo".
Poi, propone una sua personale riflessione sulla vita: "La vita è un biglietto indecifrabile in cui c'è già scritto tutto. Non capisco perchè si diventa tristi quando si diventa vecchi. Devi prepararti a tutto, anche alla fine, senza disperazione. E' una cosa naturale. Era già scritta". Interessante anche la sua riflessiones sul pessimismo: "Essere ottimi ilari è da sciocchi. Bisogna avere un pessimismo ragionato e attivo, cioè fare tutto il possibile per superarlo".
Sull'attuale situazione politica italiana, non ha mezze misure: "L'unica speranza epr gli italiani è che ritrovino la forza del 1945. Non è possibile realizzare quelle promesse, lo capisce anche l'ultimo della classe". Su chi sceglierebbe come eventuale leader è lapidario: "Fra Berlusconi e Di Maio? Non sceglierei neanche con un mitra puntato" e sul Pd come partito di sinistra, ironicamente risponde: "Non ho capito la domanda, me la vuole ripetere?".
Irene Savasta
 
 

Sette - Corriere della Sera, 22.2.2018
Videocrazia
Grazie a Montalbano l’amore per i libri non muore mai
Montalbano che torna in tv e sfratta dal lunedì sera L’isola dei famosi è una buona notizia, non solo per i suoi fan, ma per tutti i lettori: conferma ancora una volta la grandezza di Andrea Camilleri, della sua scrittura e del personaggio da lui creato

Il ritorno in tv de Il commissario Montalbano è una notizia straordinariamente bella per molti motivi: e lo è – dovrebbe esserlo – non soltanto per i suoi fan (io, in questi diciott’anni, ne avrò guardati sì e no quattro episodi in tutto). Montalbano che torna in tv e sfratta dal lunedì sera L’isola dei famosi – che preferisce evitare lo scontro e spostarsi al martedì – è una buona notizia per tutti i lettori di libri: perché conferma ancora una volta la grandezza di Andrea Camilleri, la forza della sua parola scritta e del personaggio indimenticabile da lui creato. Salvo Montalbano è arrivato in tv nel 1999 e tutto è sembrato subito giusto: la faccia giusta e la voce giusta e l’espressione giusta di quell’attore eccellente di Luca Zingaretti. E, quando un giorno Zingaretti verrà sostituito (perché lui si sarà stancato, o per raggiunti limiti di età: poco importa), sostituirlo sarà come scalare un Everest attoriale. Dopo Jean Gabin, Jules Maigret trovò la faccia di Gino Cervi che ci ha fatto dimenticare perfino il Maigret di un altro gigante, Charles Laughton. Zingaretti non è stato semplicemente il primo Montalbano: come ha fatto Sean Connery con 007, costringerà tutti i successori a un confronto complicato: e proprio come fece Cervi, Zingaretti c’è riuscito grazie all’umanità che ha regalato al suo personaggio (la differenza ovviamente è che Camilleri è uno scrittore più grande di Ian Fleming: al suo personaggio ha dato una profondità che manca al simpatico spione inglese, donnaiolo e etilista. E mentre quando nelle storie di Montalbano muore qualcuno è una tragedia, i morti ammazzati da 007 sono una fonte d’intrattenimento, oltre che il modo per far procedere la trama dal punto A al punto B, in attesa del prossimo Martini e della prossima Bond girl in bikini).
Ed è anche vero che Montalbano conta sul fascino eterno della Sicilia; e sulla decisione (saggia) della Rai di non spremere mai troppi episodi (se Montalbano fosse americano, i network ne avrebbero già proposti 500 episodi in questi 19 anni, distruggendone ogni appeal). È insomma un successo italianissimo (sicilianissimo: Zingaretti tecnicamente è romano ma è siciliano honoris causa) e un successo molto letterario. Che conforta quelli di noi che si ostinano ancora a credere nei libri.
Le linee aeree americane sono sempre alla ricerca di nuovi modi per risparmiare soldi non potendo aumentare i prezzi (in un regime di concorrenza spaventosamente aggressiva come il loro). E, arrivate ormai ai limiti fisici di tolleranza per quanto riguarda il numero di passeggeri da strizzare in cabina, pensano di sradicare in un futuro non troppo lontano, dai loro aerei, i piccoli schermi per i film (sono pesanti, fanno sprecare carburante e consumano elettricità). Perché tanto, hanno concluso, la maggior parte dei passeggeri ormai porta sempre con sé uno schermo – un display – lo smartphone e, spesso, anche un device palmare. Così trasmetteranno film direttamente sugli iPad e sui telefoni dei passeggeri che non stiano già navigando online. Risparmiando, per l’appunto, sulla costosa gestione tecnica di tutti quegli schermi piatti incorporati nei sedili (l’idea dei proiettori Super 8 sulla prima classe dei vecchi aerei Anni 60 resta comunque la più bella, e divertente, dell’era dell’aviazione civile: impossibile batterla). Io appartengo ancora alla minoranza (in estinzione, giudicando da quello che mi par di vedere curiosando su e giù per i corridoi degli aerei) che in aereo, specialmente per i voli più lunghi, si porta ancora un libro cartaceo. Spesso, è un libro di Camilleri.
Matteo Persivale
 
 

Malgrado tutto, 22.2.2018
Racalmuto, “Patò” e le lunghe notti del “Mortorio”
Forse Patò non è scomparso del tutto. Un giallo antico che riappare con il ritorno in libreria, per Sellerio, del celebre romanzo di Andrea Camilleri.


La Filodrammatica di Racalmuto intorno al 1911

Forse Patò non è scomparso del tutto. E se fosse uno di quegli attori dilettanti della Filodrammatica di Racalmuto? Un giallo antico che riappare con l’uscita del celebre romanzo di Andrea Camilleri per Sellerio.
“La scomparsa di Patò”, dunque, si veste di blu. E ora che é diventato maggiorenne – diciotto anni fa il romanzo fu pubblicato da Mondadori – questa singolare storia di Camilleri torna in libreria con l’eleganza e la stavaganza dei libri della “Memoria”. E a parte l’interesse che tornerà ad avere il romanzo tra i lettori, il fatto che il libro sia pubblicato ora da Sellerio trova un’assonanza anche con Leonardo Sciascia che fondò la collana dei libri blu inaugurata con “Dalla parte degli infedeli”.
“La scomparsa di Patò” è uno di quei libri di Camilleri che sta “dalla parte di Sciascia”. Vale a dire che il racconto si snoda attraverso un filo conduttore che ci porta in qualche modo a casa dell’autore del “Giorno della civetta”, al teatro di Racalmuto, dove si conserva la foto dei primi del Novecento che ritrae la compagnia locale “La Filodrammatica”. E si perché anche se la storia raccontata da Andrea Camilleri è tutta inventata di sana pianta, come direbbe il Commissario Montalbano, il titolo del romanzo ci riporta ad un fatto realmente accaduto a Racalmuto e al detto popolare “Spirì comu a Patò ‘ni lu Mortoriu“.
È lo stesso Sciascia a parlarne, nelle ultime righe di “A ciascuno il suo”: “… e di quel povero professore Laurana – continuò il commendatore – che è scomparso come Antonio Patò nel Mortorio. Cinquant’anni prima, durante le recite del Mortorio, cioè della Passione di Cristo secondo il cavalier D’Orioles, Antonio Patò, che faceva Giuda, era scomparso, per come la parte voleva, nella botola che puntualmente, come già un centinaio di volte tra prove e rappresentazioni, si aprì: solo che (e questo non era nella parte) da quel momento nessuno ne aveva saputo niente; e il fatto era passato in proverbio, a indicare misteriose scomparizioni di persone o di oggetti…”.
Ed ecco che Camilleri, prendendo spunto da queste poche righe di Sciascia, crea un romanzo affascinante e intrigante che vale la pena di leggere e rileggere.
Le recite del Mortorio che si facevano al teatro Regina Margherita di Racalmuto sono ormai una leggenda. Si facevano già nei primi del Novecento e quasi certamente, come ci ricorda Giovanni Di Falco nel suo libro sulla storia del teatro, l’attore Antonio Patò che faceva il Giuda sicuramente espatriò clandestinamente in cerca di lavoro all’estero.
Le rappresentazioni del Mortorio si fecero al teatro di Racalmuto fino al 1921. Poi qualche anno di fermo e poi la ripresa fino ai primi anni Cinquanta. Proprio nel 1950, una delle ultime edizioni, la rappresentazione fu organizzata dalla compagnia locale “Super Filo Gad” diretta da Giovanni Agrò. La regia era di Totò Falbo. Più di quaranta interpreti, tra protagonisti e comparse. In scena dalle 20 alle sei del mattino, sotto la direzione amministrativa di Eugenio Napoleone Messana.
I racalmutesi di quella generazione ricordano queste giornate con divertimento e malinconia: “Al Mortorio – racconta Calogero Messina che nel 1946 interpretò Cristo e nel ’50 Misandro – partecipava tutto il paese, restano memorabili quegli anni quando per un mese consecutivo si facevano le repliche”.



Durante le rappresentazioni gli attori si facevano scherzi tra loro. L’aceto al posto del vino e battute fuori copione. Poi il teatro chiuse. Il resto è storia assai nota.
Ma Sciascia non dimenticò quegli anni straordinari e nemmeno il Mortorio: “...alla sola luce di una lampada che pendeva dal centro del soffitto – scrisse nel 1979 – ho visto la rovina di quel luogo… volevo andare verso i camerini, ma c’era pericolo di finire là dove, nell’annuale rappresentazione del cavalier D’Orioles, finiva nell’ultima scena Giuda Iscariota: quando la botola si apriva ad inghiottirlo nella dannazione, nell’inferno”.
Nella dannazione e nell’inferno, dunque. Ovvero dalla parte degli infedeli. Ora non sappiamo che fine abbia fatto quel Patò scappando dal teatro durante la rappresentazione del Mortorio. Eppure quel suo gesto, divenuto proverbio ancora in uso a Racalmuto, e non solo nei casi di lupara bianca, è divenuto ormai letteratura.
Da Sciascia ad Andrea Camilleri, cittadino onorario di Regalpetra, che contribuì quindici anni fa a riaprire quel teatro che ancor oggi racconta, tra fascino e mistero, della scomparsa di Patò.
Salvatore Picone
 
 

Quotidiano del Sud, 22.2.2018
Formazione. Un incontro organizzato dal comitato della società Dante Alighieri
Percorsi di lettura a più mani
Così Milly Curcio curatrice de "I fantasmi di Camilleri" ha definito il volume
Inaugurato l'anno sociale
Nelle pagine memoria e immaginario

«Un percorso di lettura a più mani». Cosi, Milly Curdo, curatrice de "I fantasmi di Camilleri", ha definito il volume edito da l'Harmattan per la collana Imago mundi, presentato nel corso dell'incontro organizzato dal comitato di Catanzaro dalla società Dante Alighieri e allestito nella sala convegni del Musmi. Moderati dalla presidente del società Dante Alighieri, Teresa Rizzo, hanno dialogato con la docente Patrizia Curcio, gli autori Luigi Tassoni e Milly Curcio. «Un evento - ha detto Teresa Rizzo - che apre ufficialmente gli incontri del nuovo anno sociale della Dante Alighieri. Grazie ai contributi dei due ospiti, avremo l'occasione di comprendere l'opera di Camilleri e scoprire gli animi dei personaggi che sono i protagonisti dei suoi racconti e i luoghi che fanno da sfondo allo storie. Inoltre questa è per noi un'occasione per tenere fede a quello che è il nostro scopo statutario: diffondere e divulgare la cultura italiana nel mondo, ravvivare i legami dei nostri connazionali all'estero con la madre patria e stimolare nel mondo. l'interesse e l'amore per la cultura italiana». "I fantasmi di Camilleri", è una raccolta di saggi frutto di un seminario internazionale svolto in Ungheria, al dipartimento dì Italianistica e istituto di Romanistica del'Università di Pécs. Con il coordinamento scientifico del direttore del Dipartimento, il semiologo e storico della letteratura Luigi Tassoni, dodici studiosi italiani, ungheresi e rumeni si sono ritrovati per approfondire l'immaginano del padre del commissario Montalbano. «Questo volume - ha commentato Milly Curcio - nasce da una serie di giornate organizzate dopo i festeggiamenti dei 90 anni di Andrea Camilleri per il quale, i fantasmi, sono essenzialmente quelli della sua memoria che riaffiorano nelle pagine dei suoi romanzi: l'infanzia, le letture pirandelliane, Sciascia. Tutto ciò che fa parte dell'immaginario di Camilleri. Anche il commissario Montalbano, è un personaggio molto colto. Non è un Maigret che sa fare bene le indagini ma non ha una grande cultura. Montalbano è l'alter ego di Camilleri nel quale l'autore profonde tutto quello che è il suo mondo. Quello infantile e quello del suo vissuto agrigentino che riaffiora sempre e in ogni suo romanzo». A Luigi Tassoni, invece, il compito di indicare il percorso necessario per avvicinare il lettore a un Camilleri più direttamente letterario e meno televisivo. «È interessare scoprire come nel volume ci siano i mezzi per capire meglio l'universo complesso ma sempre molto attraente di Camilleri. Si spiega quella che è la seduzione di Camilleri». E c'è poi l'attualità di Camilleri legata a un racconto della storia in chiave moderna. «Nei cinque differenti registri adoperati, che vanno dallo storico alla detection, c'è quello unitario che porta all'attenzione del presente qualcosa che ha radici lontane che il lettore stenta a vedere. Una commistione tra un passato che rischiamo di dimenticare e un presente che è già storia».
Francesco Iuliano
 
 

La Repubblica, 23.2.2018
Camilleri “Io, salvato dal dialetto”
La lingua è «la radice comune. Con il dialetto l'ispettore capo Bovara somiglia a chi lo accusa, entra nella mentalità di chi lo vuole incastrare e si salva. Usa la sua "mossa del cavallo", la più imprevedibile negli scacchi», dice Andrea Camilleri in una intervista a Repubblica. «Cosa dovrebbe fare la politica? Una mossa così lunga da andare fuori scacchiera».
Andrea Camilleri “Cosa invidio a Montalbano? Le triglie fritte”
"Con "La mossa del cavallo" racconto la Sicilia di fine Ottocento. In fondo ti salvi recuperando dialetto e radici"
"La politica dovrebbe fare una mossa così lunga da uscire dalla scacchiera per ripristinare le regole"
"Al mercato indicano mia moglie Rosetta: quella è la signora Camilleri, la moglie di Montalbano"

Roma. «Vuoi una camomilla?». «No, grazie. Non accetto caramelle dalle sconosciute» dice ridacchiando Andrea Camilleri. La sconosciuta è la moglie Rosetta, al suo fianco da 60 anni. «Andrea, ho detto camomilla». «Ah, allora sì. La vuole anche lei?». Posacenere quadrato che contiene una discreta quantità di mozziconi di sigaretta - altri se ne aggiungeranno - sciroppo per la tosse sulla scrivania, un piccolo fax, lo scrittore più amato è seduto in una stanza che è la summa della sicilianitudine. Ceramiche, arazzi, un pupo fatto da Cuticchio a sua immagine e somiglianza, coppola in testa e sigaretta tra le dita. «Me l'ha regalato Antonio Sellerio» racconta. Piccoli scaffali ospitano libri e foto: in una è seduto tra Elvira Sellerio e Antonio, la testa di capelli rossi. «Sono tutti rossi in famiglia, anche i suoi figli. Ha preso dalla nonna russa». Ha perso la vista e tutto, dice, deve stare al suo posto «perché grazie all'ordine ritrovo le cose. All'inizio ero arrabbiato ora convivo con questa cosa, Per esempio al bagno faccio tutto da solo: mi lavo, mi rado, esco perfetto. Certo, è seccante non essere del tutto indipendente quando sei sempre stato autonomo. Pesa». A 92 anni coltiva l'ironia e quella dote preziosa e vitale che in genere invecchiando sfuma, la curiosità. «Mi fa piacere essere considerato l'ambasciatore di un'altra Sicilia rispetto a quella mafiosa, alla quale si è data troppa importanza» aveva detto in Rai, tra gli applausi. «Mi sono sempre rifiutato di scrivere di mafia, tranne il libro sui pizzini di Provenzano, di cui però ho donato i proventi alla mia Fondazione. Diamo borse di studio ai figli di poliziotti vittime dei criminali. Non volevo guadagnare una lira sulla mafia». Guai a dirgli che sarebbe fantastico se gli affidassero dieci minuti al giorno, in tv, solo per dire come la pensa. «Per carità!». Le sue presentazioni degli episodi di Montalbano sono seguitissime, la sua riflessione contro i femminicidi è stata rilanciata sui social. Lunedì andrà in onda su Rai1 La mossa del cavallo - C'era una volta Vigata di Gianluca Maria Tavarelli, primo film tv tratto da uno dei suoi romanzi storici (editi da Sellerio), ambientato nel 1877. Michele Riondino è Giovanni Bovara, l'ispettore capo inviato ai mulini di Montelusa per investigare sull'applicazione dell'imposta sul macinato (l'odiata tassa sul pane come veniva chiamata). Testimone dell'uccisione di un prete, viene arrestato e accusato dell'omicidio. Il rovesciamento dei ruoli lo costringe a una mossa imprevista: recupera il dialetto, parla come i suoi accusatori. «Come verrà accolto?» si chiede Camilleri accendendo l'ennesima sigaretta.
Il romanzo storico è più complesso di Montalbano.
«Bovara è assai più rigido di Montalbano, che qualche digressione ovviamente la fa. È un poliziotto di larghe vedute, ed è perfetto così. Allora sarebbe stato impensabile che potesse essere un carabiniere. E dire che oggi s'intrattengono con le americane...».
Perché recuperare il dialetto gli salva la vita?
«La lingua sono le radici comuni. Bovara nasce in Sicilia ma cresce come genovese. Nel momento in cui viene messo spalle al muro dai compaesani ritrova il loro linguaggio, il senso delle parole e il "sottotesto" implicito nel dialogo dei siciliani».
Recuperando la lingua però si abbrutisce. Il giudice che lo interroga lo sollecita a parlare in italiano.
«È così, ma solo somigliando a chi lo accusa si salva, entra nella mentalità di chi lo vuole incastrare. Usa la sua "mossa del cavallo", la più imprevedibile negli scacchi, salta schiere di avversari e agisce alle loro spalle. Ma bisogna saperla usare».
Oggi cosa consiglierebbe alla politica?
«Di fare un mossa così lunga da andare fuori scacchiera. Facciamone una nuova e creiamo una politica che rispetti le regole. Non c'è possibilità d'inganno nel gioco degli scacchi. Invece la politica ha perso la "p" maiuscola. Questa non è una campagna elettorale, è uno scambio di insulti e false promesse».
Chi la delude di più?
«La parte in cui credevo. Perché gli altri continuano, con estrema coerenza, ad agire come hanno sempre fatto».
Ha detto che la sua più grande emozione è stata votare comunista.
«Essere comunista allora, al mio paese, significava qualcosa. Ero traditore del mio ceto, un reietto. Lo capii perché una volta sentii mio padre dire a mia madre: "Ma che male ho fatto per avere un figlio comunista?"».
Il 4 marzo andrà a votare?
«Certo. Come ho fatto già per il referendum, seguendo la trafila. Vado alla Asl dove mi visitano, poi mi danno il certificato per l'accompagno. Seccante però sono gentili. Viene mia figlia Mariolina in cabina, di lei mi fido».
Per chi voterà?
(Ride) «Umiliati e offesi. Poi naturalmente si alzano le braccia davanti alla Bonino e si rimpiange che non l'abbiano fatta Presidente della Repubblica».
Sa che per la Cassazione il saluto romano non è reato se ha intento commemorativo?
«Mi sembra un'imbecillità totale».
Parliamo di Montalbano?
«Parliamo».
Che impressione fa aver creato un personaggio amato da milioni di italiani?
«Mi ha procurato una quantità di affetto che mi commuove. Qui vicino c'è un grande mercato dove mi piaceva fare la spesa, ora non ci posso più andare. Una signora che lavora lì una volta alla settimana mi manda la caponatina siciliana, un'altra il ciambellone. Cose meravigliose, Rosetta viene indicata: è la signora Camilleri, la moglie di Montalbano».
Cosa invidia a Montalbano?
«Il fatto che mangi. Io non riesco a mandare giù le triglie fritte croccanti e soffro. Quando vado in Sicilia, Enzo il trattore me le spina e m'imbocca. Papà andava a pescare con la "traffinera" a sei punte, prendeva le triglie di scoglio. Alle tre del mattino le cucinavamo: chi mi ridarà quel sapore? Il rapporto con la Sicilia non finisce mai, me la porto in tasca».
Ci torna?
«Quest'anno se Dio - o chi ne fa le veci - vorrà, l'11 giugno sarò a Siracusa con uno spettacolo dedicato a Tiresia l'indovino cieco. Quindi sono in parte».
Silvia Fumarola
 
 

La Repubblica, 23.2.2018
Camilleri Laurea honoris causa a Roma

Lunedì prossimo Andrea Camilleri riceverà dall’ateneo romano di Tor Vergata la laurea honoris causa per aver rappresentato nelle sue opere “la memoria del nostro Paese” (ore 10,30)
 
 

Biblioteca San Giorgio, Pistoia, 23-25.2.2018
Festival del giallo 2018
Ottava edizione
Il commissario di polizia
A cura di Giallo Pistoia, Biblioteca San Giorgio, Comune di Pistoia
Direzione artistica Giuseppe Previti
in collaborazione con gli Amici della San Giorgio

Programma
[...]
Venerdì 23 febbraio 2018 - Pomeriggio
Biblioteca San Giorgio
[...]
ore 15.15 - “Montalbano sono! (ma anche un po’ Maigret)” di Andrea Camilleri (intervista esclusiva) introduce Manlio Monfardini
[...]
Sabato 24 febbraio 2018 - Mattina
Biblioteca San Giorgio
[...]
Durante la mattinata verrà riproposta in replica “Montalbano sono! (ma anche un po’ Maigret)” di Andrea Camilleri (intervista esclusiva)
[...]
Domenica 25 febbraio 2018
[...]
Durante la mattinata verrà riproposta in replica “Montalbano sono! (ma anche un po’ Maigret)” di Andrea Camilleri (intervista esclusiva)
[...]
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 23.2.2018
Michele Riondino è il protagonista de La mossa del cavallo, il film tv tratto da un romanzo storico di Andrea Camilleri è un "western" ambientato nella Sicilia di fine '800
C'era una volta in Sicilia

Con Michele Riondino l’appuntamento per l’intervista è al bar della stazione Termini di Roma, a colazione. In sottofondo c’è una musica allegra e per la verità un po’ assordante. «È reggaeton» dice lui, che è anche un bravo musicista, davanti a un caffè americano e un toast con prosciutto e formaggio. L’occasione dell’incontro è «La mossa del cavallo - C’era una volta Vigata», il film tv prodotto da Palomar, in onda su Raiuno il 26 febbraio, tratto dal romanzo storico di Andrea Camilleri. Ambientato in Sicilia, a Montelusa nel 1877, vede Riondino nei panni di Giovanni Bovara, l’ispettore capo ai mulini incaricato di far rispettare la tassa sul macinato. Un uomo integerrimo che finisce per scontrarsi con le dinamiche mafiose e omertose che regolano la terra siciliana. E i punti di contatto tra Bovara e il commissario Montalbano sono tanti...
Michele, lei sembra fare un percorso a ritroso nel tempo. Prima ha interpretato «Il giovane Montalbano», ora è Bovara, una sorta di antenato del commissario di Vigata.
«È stato divertente tornare indietro nel tempo. Ci sono diversi elementi che riportano a Montalbano, e dal momento che l’autore è Camilleri anche in “La mossa del cavallo” c’è una radicata connotazione territoriale. Camilleri ha creato Bovara siciliano di nascita e genovese di adozione. E nella storia saranno proprio le sue radici siciliane a salvarlo da una trappola ordita ai suoi danni».
Lei è pugliese, romano di adozione e qui ha recitato in genovese e in siciliano.
«Con il siciliano è stato più facile perché lo avevo già usato in “Il giovane Montalbano”. Il genovese, invece, l’ho imparato con un signore ligure di 90 anni. Non solo. Prima di andare sul set seguivo le interviste al capo ultrà della Sampdoria (squadra di calcio di Genova, ndr): mi aiutavano a trovare l’intonazione giusta».
Chi è il suo personaggio?
«Il film è ambientato a fine ’800, gli anni dell’Unità di Italia, ma i settentrionali e i meridionali sono ancora due popoli diversi. Bovara arriva in Sicilia con in testa i racconti sui siciliani: briganti, incolti, ignoranti. E lui piomba lì con l’intenzione di far rispettare la legge. È supponente e non fa niente per nasconderlo. I siciliani d’altro canto non fanno niente per nascondere l’antipatia che provano nei suoi confronti. La storia comincia così».
Non con le premesse migliori... Tant’è che viene incastrato.
«Già. Ma poco a poco le sue origini cominciano a emergere. E sarà proprio il suo ritorno alle radici a salvarlo».
Montalbano ha la sua inossidabile Fiat Tipo, Bovara ha il suo inseparabile cavallo. Entrambi amano nuotare in mare...
«E c’è anche l’antenato di Catarella! Con il suo assistente Caminiti (Domenico Centamore, ndr) Bovara ha un rapporto prima di divertita diffidenza, poi di affetto».
In un certo senso possiamo dire che questo film è un western.
«Il regista Gianluca Tavarelli è stato coraggioso e intelligente: il film non è esattamente un western perché parliamo della Sicilia. Però l’epoca è quella e il sapore, il colore, i suoni richiamano quelle atmosfere».
Cosa l’ha divertita di più?
«Il rapporto con il cavallo, che nella storia si chiama Stidduzzo mentre nella realtà il suo nome è Briciola. Un cavallo che sembrava una persona tanto era tranquillo e intelligente. Erano previste scene con la controfigura, invece alla fine le ho girate quasi tutte io, incluse quelle con le corse al galoppo e quelle in cui Briciola si impenna».
Recitare in costume le piace?
«In un film storico diventa tutto speciale. Lavori su una maschera dietro alla quale riesci a nasconderti, e per uno timido quasi patologico come me è il massimo. Tra i personaggi, però, il mio è il più “sfortunato” perché è quello più “pulito” e composto. Sul set vedevo gli altri sporchi e con le barbe incolte e li invidiavo perché volevo essere brutto e cattivo anch’io!» (ride).
Così timido, non si direbbe…
«A 15 anni ho fatto il mio primo laboratorio teatrale: non riuscivo nemmeno a dire il mio nome davanti agli altri. Il lavoro mi ha aiutato, anche se ancora oggi sono piuttosto introverso».
Montalbano è un coraggioso, Bovara pure. A lei nella vita cosa fa più paura?
«(Sorride) Questa domanda me l’ha fatta mia figlia Frida proprio ieri… Prima che arrivasse lei ho sempre avuto paura che qualcuno potesse invadere con prepotenza il mio territorio. Avevo l’incubo dei ladri che entrano in casa. Da quando è arrivata Frida quattro anni fa, invece, non riesco più a vedere foto di bambini vittime della guerra. Ho sviluppato una sensibilità fortissima verso quelle immagini, ma mi costringo a guardarle perché tutti dobbiamo averle stampate nella nostra mente».
Cosa ha risposto a sua figlia?
«Che mi fanno paura le anguille. Già da bambino, quando ero in cucina con mia nonna che le preparava per il pranzo di Natale, non riuscivo neanche a guardarle!».
Stefania Zizzari
 
 

La Sicilia, 23.2.2018
La fiction di Raiuno
L'attesa. Dopo l'ennesimo successo di Montalbano arriva il nuovo film per la tv
Ester, debutto di lusso con un Camilleri fuori dall’ordinario
La giovane attrice catanese diretta da Tavarelli, sarà una delle protagoniste, lunedì 26 febbraio, de “La mossa del cavallo”, tv movie di ispirazione storica. Il suo partner è Michele Riondino

Catania - Un western in terra di Sicilia, il debutto da protagonista di una giovane attrice catanese, Ester Pantano: più di un motivo d’interesse per “La mossa del cavallo” (produzione RaiFiction e Palomar) film-tv lunedì 26 su Raiuno in prima serata, ispirato al romanzo di Camilleri. «E’ basato – dice il regista Gianluca Tavarelli – sulla connivenza che legava i governanti e i gendarmi dell’epoca ai potenti di allora, racconta di un’Italia divisa in due, sia politicamente che linguisticamente. Una storia, quindi, che riguarda da vicino l’Italia di oggi. Mi è sembrato che una trasposizione lineare del romanzo ne potesse compromettere l’originalità, ho voluto evitare le trappole del film in costume. Passiamo dal grottesco al realismo, dalla commedia alla denuncia». Tavarelli precisa che ha attinto al cinema di Sergio Leone e di Tarantino. Accanto a Michele Riondino, un cast quasi interamente siciliano: Cocò Gullotta, Antonio Pandolfo Giovanni Carta, Maurizio Puglisi Filippo Luna, Vincenzo Ferrera, Maurizio Bologna, Domenico Centamore, Giuseppe Squillaci, Daniele Pilli, Roberto Salemi, Carlo Ferreri, Giuseppe Lanino. Non siciliani assieme a Riondino, Giancarlo Ratti e Angelo Libri.
Ester Pantano interpreta un’allegra e bellissima giovane vedova. Incontra il nuovo inquilino della sua villetta di Vigata, il bell’ispettore ai mulini Giovanni Bovara (Riondino) e s‘infatua di lui.
Ester, 27 anni, è partita da Catania 4-5 anni fa per studiare al Centro sperimentale di cinematografia di Roma. “Nata” nel mondo del cinema e della televisione (il papà Alessandro Pantano operatore televisivo di Antenna Sicilia), la mamma Claudia Valli socia di Cinestudio Srl che gestisce il cinema King di Catania.
Lineamenti di papà, bruna come mamma, Ester sin da piccola si è interessata all'arte in tutte le sue forme, ha studiato Lingue e Letterature Straniere all’Università di Catania. Nel 2012 un piccolo ruolo per il “Montalbano” di Sironi. Tra il 2012 e il 2015 teatro e il videoclip musicale, “All’improvviso” degli Zero Assoluto, forma un duo jazz con Filippo Tirabassi, interpreta “Labbra blu” di Andrea Rusich prima di essere scelta da Tavarelli per “La Mossa del Cavallo”.
Hai realizzato un sogno.
«Ho fatto tanto e ora si vedono i frutti».
I tuoi genitori sono al settimo cielo.
«Hanno creduto in me senza mai impormi nulla. Ho lavorato un po’ al cinema da mamma appassionandomi a film come” Amour” di Hanek e “Diaz” di Vicari che ho visto tre volte di fila. Ho anche un posto mio in tribuna: fila E (come Ester! n.d.r ) poltrona 5. Mi siedo sempre lì».
Prima di lasciare la Sicilia cosa hai fatto?
«Un po’ di teatro. Poi ho il provino aperto per il cast di Montalbano con Sironi. Sironi mi dà il copione e mi chiede di imparare la scena in 10 minuti. Mi promette di chiamarmi e così è».
E stavolta?
«Ho fatto i percorsi di studio, ho un’agenzia., l’approccio è stato differente, maturo. Posso esprimermi al meglio avendo studiato il personaggio dall’inizio alla fine della storia. Avevo recitato in costume in un laboratorio per Louis Vuitton con Piero Tosi ma non è la stessa cosa. La parte della costruzione del personaggio ne “La mossa del cavallo” tramite gli abiti è stata lunga, Tavarelli ha voluto tre cambi in più per me».
Avevi letto Camilleri?
«Avevo letto “Una lama di luce” e adesso “La mossa del cavallo”».
Nel cast siete quasi tutti siciliani.
[...]
Maria Lombardo
 
 

il manifesto, 23.2.2018
Visioni
Riondino ispettore nella Sicilia western di Camilleri
Televisione. Lunedì 26 febbraio in prima serata su Rai 1 l'adattamento di un romanzo dello scrittore ambientato nell'ottocento, «La mossa del cavallo». L'attore pugliese nei panni di Giovanni Bovara intransigente «ispettore ai mulini» nato a Vigata ma sempre vissuto a Genova

Non è più giovane Montalbano Michele Riondino, un tuffo all’indietro di un secolo lo porta nella Sicilia ottocentesca per l’adattamento televisivo di un romanzo di Andrea Camilleri, La mossa del cavallo, che Rai1 manda in onda in prima serata lunedì 26 febbraio. Giovanni Bovara, il personaggio interpretato dall’attore pugliese, è Giovanni Bovara intransigente «ispettore ai mulini» nato a Vigata ma sempre vissuto a Genova, tanto da mantenere calata ligure, spedito in Sicilia per far rispettare la tassa sul macinato. Collusioni mafiose, omicidi, mulini clandestini gestiti dal boss lo cale, sono elementi di questo giallo dove l’ispettore rischierà a sua volta di diventare indagato.
«Il mio personaggio – spiega Riondino – si trova chiuso in un angolo e capisce che l’unico modo per uscirne è entrare in una pagina ambigua». Gianluca Maria Tavarelli, il regista, si è divertito ad ambientare il giallo in costume con elementi quasi da western, con evidenti citazioni da Sergio Leone a Quentin Tarantino.
C’è anche Camilleri alla presentazione, e qualcuno fa notare la «durezza» del testo: «In Sicilia si chiese nel 1868 se i siciliani volessero o meno far parte del Regno di Italia, questi risposero in blocco sì. Allora com’è che nel giro di meno di quarant’anni in Sicilia si proclamò per tre volte lo stato di assedio? In Sicilia giunse un esercito fucilatore, Carlo Alberto della Loggia fece un proclama: ’Non abbiate paura a uccidere i contadini. Nelle loro fattorie troverete più fucili che pane’, com’è possibile allora tutto questo odio? Pensate che la Sicilia, fino all’unità d’Italia, non aveva la leva obbligatoria. Con i Borboni si andava volontariamente. Giunse la leva obbligatoria. È una tassa sulla forza-lavoro dei contadini d’allora. Questo è stato uno degli errori più giganteschi che il governo nazionale potesse fare. Ciò nonostante quest’esercito, fatto di siciliani, piemontesi e fiorentini, costituì la prima vera Unità d’Italia. E così è cominciata l’Italia, da un primo grande errore».
Stefano Crippa
 
 

La Stampa, 23.2.2018
“Fiero di aver raccontato l’altra Sicilia. Mai voluto guadagnare con la mafia”
Lo scrittore a sorpresa alla presentazione del film tv “La mossa del cavallo” tratto dal suo libro


Andrea Camilleri con Michele Riondino, protagonista del film «La mossa del cavallo» in onda lunedì su Rai 1 (foto ANSA)

Roma. E poi, arriva Andrea Camilleri e tutto prende un altro sapore. Il suo romanzo storico, la sua indignazione, la sua tagliente analisi sulle cose semplici. Quanti vedranno La mossa del cavallo lunedì su Rai 1, assisteranno alla rappresentazione di un western siciliano nella Vigata del 1877, con finale tarantiniano e rimandi a Sergio Leone che si estendono allo studio dei costumi e al mantello che evoca C’era una volta il West.
Perché la Sicilia, racconta Camilleri, quella era; «Terra di nessuno, terra di frontiera, violenta, aspra, appassionata e quella ancora è». A dare il volto al protagonista, un intenso Michele Riondino che affronta un romanzo difficile e duro che oltre all’intreccio giallo ci mostra un circo di maschere paradigmatiche e, soprattutto, attacca il malgoverno sabaudo e i troppi errori compiuti nel post Unità, anticipo ai mali attuali.
Western a Vigata
«Quando nel 1868 si chiese ai siciliani di far parte del Regno d’Italia ci fu un consenso plebiscitario - continua Camilleri -. Com’è che dopo meno di quarant’anni si proclamò proprio in quella terra e per tre volte lo stato d’assedio? Com’è che giunse un esercito fucilatore autorizzato a sparare ai contadini? E la leva obbligatoria che portava le famiglie a privarsi di forza lavoro e dunque alla fame? Eppure, nell’esercito, accanto a ragazzi di altre regioni, questi contadini impararono a capire l’italiano compiendo di fatto l'Unità d’Italia. Partendo da un errore».
Passato. Ma è sul presente politico che lo scrittore ha un moto di fastidio: «Non sto assistendo a una campagna elettorale. Impossibile dare un nome a una cosa tanto disgustosa tra false promesse e insulti reciproci da comari. E il divario tra Nord e Sud oggi è spaventoso». Maestro... «No, non chiamatemi così. Sciascia lo permetteva solo perché era stato veramente maestro di scuola. Io no».
Camilleri senza Montalbano che aleggia in qualche modo. «Mi preoccupa affrontare il pubblico dopo gli straordinari consensi che ha avuto il commissario. Una cosa non capisco. Vorrei conoscere uno a uno chi si guarda le repliche per chiedere loro: “Che cosa ci trovate?” Per me resta un enigma». Sottile frecciatina alla Rai che ripropone i gialli di Vigata come fossero ossigeno. E ora si prepara a sfornare un’altra saga, quella dei romanzi storici, peraltro molto belli. Maestro no, ma ambasciatore sì, di un’altra Sicilia: «Questo mi piace, ambasciatore di una realtà diversa da quella mafiosa. Ho ricevuto centinaia di messaggi da stranieri che idolatrano la Sicilia attraverso la dolcezza della memoria che conservo della mia terra. Non ho mai voluto scrivere di mafia, tranne una volta. Con i pizzini di Provenzano feci un libro. Ma tutti i proventi li donai agli orfani di mafia. Non ci volevo guadagnare una lira».
Un romanzo estremo, il nostro in costume, inquietante, che non mette il lettore nella condizione di comodità. Il protagonista è nato a Vigata ma è cresciuto a Genova e all’inizio parla in ligure stretto. La Liguria torna in Camilleri. Anche Livia, fidanzata di Montalbano è ligure: «È vero, amo Genova. E i genovesi. Quando posso la faccio tornare nella mia memoria aiutato dal suono della sua lingua. E poi nella storia vera, Leopoldo Franchetti, ispettore capo dei mulini che arriva in Sicilia e si trova ad affrontare marciume, omicidi e depistaggi che lo riguardano, era milanese. Mi cadevano le braccia per quel dialetto e allora l’ho fatto genovese».
E il western di Trinacria molto deve al linguaggio. Solo quando l’ispettore capisce che il dialetto è mentalità, è la chiave per capire un carattere, è l’humus storico culturale di un territorio, è giocare col nemico allo stesso tavolo (come sosteneva Falcone) allora parlerà solo in Siciliano e si salverà la vita. «Il dialetto diventa un espediente per comunicare in tanta zona ambigua».
Michela Tamburrino
 
 

Leggo, 23.2.2018
«Un western a Vigata»

Roma - «Ma che ci trovate in Montalbano? Questo vorrei chiedere ai milioni di telespettatori della serie. Tutto questo consenso un po' mi fa paura, non vorrei venissero sotto il balcone di casa mia urlando Montalbano santo subito». Andrea Camilleri torna a parlare della sua antipatia per il suo personaggio più famoso per esprimere quella che in questi giorni è la sua preoccupazione: che la trasposizione del suo romanzo storico La mossa del cavallo, lunedì in prima serata su Rai1, possa tradire le aspettative di chi ama il burbero commissario dei giorni nostri. «Uno spettatore ormai pieno di bacilli montalbaniani si siede e si trova di fronte a un altro mondo. Come si fa? si domanda lo scrittore Questa è un'altra storia». Quello da cui è tratto il film che ha come sottotitolo C'era una volta Vigata perché inaugura un ciclo tratto dalle sue opere di ambientazione storica è infatti un «romanzo duro», una sorta di western siciliano che racconta le differenze tra Nord e Sud nel neonato Regno d'Italia attraverso il personaggio di Giovanni Bovara (Michele Riondino, già protagonista de Il giovane Montalbano), un ispettore ai mulini che nel 1877 viene mandato nella sua Vigata, lasciata da bambino per trasferirsi a Genova, con l'incarico di far rispettare la tassa sul macinato. E qui la trama si tinge di giallo, tra strane morti e episodi di corruzione.
«Giovanni, come tutti gli uomini del Nord, ha questa tendenza a guardare il popolo siciliano dall'alto verso il basso spiega l'attore secondo lui è un popolo di ignoranti, violenti, di cui non ci si può fidare. E questo sarà il suo primo errore, perché si fida delle istituzioni e invece è proprio delle istituzioni che non si deve fidare». Diretto da Gianluca Maria Tavarelli e prodotto da Palomar, il film è «a metà tra Il Gattopardo e Il buono, il brutto e il cattivo», come lo definisce Riondino, e ha richiesto un grande lavoro sul dialetto: il protagonista infatti parla in genovese (e l'attore confessa che lo spettacolo teatrale che sta portando in tournée, Angelicamente anarchici su Don Gallo, gli ha «allenato l'orecchio») fino a quando non capisce che deve fare la mossa del cavallo, ovvero recuperare il dialetto siciliano per scavalcare l'ostacolo rappresentato dal suo modo di pensare da settentrionale.
Donatella Aragozzini
 
 

Io Donna, 23.2.2018
Michele Riondino: «La penso come Camilleri, non credo in una politica di odio e violenza»
Nella nostra videointervista l'attore pugliese parla della sua esperienza sul set del film tv "La mossa del cavallo" (in onda il 26 febbraio su Raiuno), tratto dal romanzo storico di Andrea Camilleri, del futuro del Giovane Montalbano e... di politica

Michele Riondino ha imparato a conoscere bene Andrea Camilleri, prima interpretando la serie Il giovane Montalbano, e ora vestendo i panni dell’ispettore genovese di origine siciliana Giovanni Bovara, in La mossa del cavallo, C’era una volta Vigata (in onda su Raiuno il 26 febbraio), il primo film tv tratto dall’omonimo romanzo storico dello scrittore. Questa volta conosciamo la Vigata del 1877, quando ci si muoveva a cavallo e i braccianti impugnavano i fucili. «Mi sono divertito e sentito a mio agio tra la polvere e gli impermeabili che richiamavano C’era una volta il West di Sergio Leone – ci racconta l’attore tarantino – l’idea di girare il film in chiave western è stata azzeccatissima e divertente».
Riondino si trova ancora a tu per tu con il mondo di Camilleri e con il dialetto siciliano, ma questa volta osa di più interpretando un personaggio nato a Vigata e cresciuto a Genova. «Bovara contiene caratteristiche settentrionali e meridionali, un espediente che permette di raccontare e sottolineare le contraddizioni e le difficoltà di comunicazione tra Nord e Sud», sottolinea Riondino. E sul ritorno in tv del Giovane Montalbano è categorico: «Montalbano è Luca Zingaretti – dice – abbiamo visto come nasce il mito del commissario, adesso è il momento di continuare ad ammirarlo nella contemporaneità». E non usa le mezze misure nemmeno quando parla di politica: «Sono d’accordo con Camilleri. Non credo in questa politica che utilizza un linguaggio violento e che sta facendo riaffiorare mostri che pensavamo di aver sotterrato».
M.B.
 
 

Il Giornale, 23.2.2018
L'altro giallo di Camilleri. "Un western alla siciliana che spiega i mali d'Italia"
Lunedì su Raiuno il film tv «La mossa del cavallo» «È la storia di uno degli errori del Risorgimento»

«Per favore non chiamatemi maestro. Sciascia accettava l'epiteto perché era stato maestro elementare. Ma io...». Ritroso quanto compiaciuto, Andrea Camilleri si gode la rara apparizione pubblica, circondato dalla deferenza generale e fumando come un turco (senza che nessuno osi fargli notare che è vietato). L'occasione è di quelle speciali: si presenta in Rai La mossa del cavallo, il film tv (lunedì 26 su Raiuno) che per la prima volta traduce in immagini «l'altra faccia» del papà di Montalbano: i gialli storici.
E l'esordio è tale che, col candore del novantunenne, lo scrittore si confessa «preoccupato. Già il consenso universale per Montalbano mi fa un po' di paura: finiranno per venire di notte sotto le mie finestre a gridare Montalbano santo subito».
Ora però il fan «pieno di bacilli montalbaniani» rischia di restare spiazzato: «Perché quello che troverà con La mossa del cavallo è un altro mondo; un'altra realtà». Civetterie d'autore. Sia pure negli (splendidi) costumi e nei (magnifici) ambienti 1860, la Sicilia di Camilleri resta col film tv diretto da Gianluca Maria Tavarelli - la Sicilia di Camilleri. Misteriosa, grottesca, irresistibile.
«E pur narrando dell'Italia post-risorgimentale, ambientata nella stessa Vigata di Montalbano ma cento anni prima nota il direttore di Raifiction, Andreatta - racconta una storia attualissima». Che è poi quella di Giovanni Bovara (Michele Riondino, già Giovane Montalbano), un «ispettore ai mulini» siciliano vissuto al Nord, che a Vigata torna per investigare su misteriosi delitti legati all'odiata «tassa sul macinato», e che finisce in una trappola dalla quale si salverà solo con un'abile «mossa del cavallo»; cioè (come nel frasario degli scacchi) «scavalcando» l'ostacolo riappropriandosi della propria lingua. Ovvero della logica natìa. «È una storia dura dice Camilleri -: è la critica ad uno degli errori più grossi commessi dal Risorgimento. I siciliani votarono per l'annessione al Regno d'Italia con 489mila sì e solo 70 no. Com'è possibile che in meno di 40 anni in Sicilia si proclamassero tre stati d'assedio, e arrivasse un esercito fucilatore comandato da Carlo Alberto Dalla Chiesa, nonno del famoso generale, che proclamava: Bruciate le case dei contadini: contengono più fucili che pane? Nei libri di storia la spiegazione è una parola sola: briganti. Ma quelli non erano briganti: erano contadini in rivolta contro la leva che per quattro, lunghi anni privava le famiglie di braccia e di sostentamento».
L'attualità del racconto, calibrato tra aspre, assolate pianure e fastosi interni barocchi, come un «western alla siciliana» sta nei temi della corruzione, dei legami fra politica e criminalità, ma anche del coraggio dei servitori dello Stato. E anche per il suo splendore formale La mossa del cavallo finirà per rappresentare, come già Montalbano, una sorta di «biglietto da visita» della Sicilia migliore all'estero: «Ricevo centinaia di lettere da tutti i 63 paesi in cui Montalbano ha viaggiato conferma Camilleri -. La mia rappresentazione della Sicilia sorprende molto gli stranieri. Ed essere considerato l'ambasciatore di un'altra Sicilia, mi inorgoglisce. Mi sono sempre rifiutato di scrivere di mafia. L'ho fatto una volta sola un libro sui pizzini di Provenzano - ma il ricavato andò alla mia Fondazione per gli orfani dei poliziotti caduti. Non voglio guadagnare soldi sulla mafia».
Se poi si allarga il discorso all'attuale campagna elettorale, il grande vecchio diventa amaro: «A volte penso di essermi rimbecillito io. Poi mi capisco che quello che sento è tutto vero. E' una campagna disgustosa, fatta di false promesse, di insulti reciproci, di litigi da comari. E' la decadenza della politica, che ha perso la sua P maiuscola. Altro che errori dell'800: qui ripeschiamo quelli del '300. Per rimetterli di nuovo in commercio».
Paolo Scotti
 
 

Radio Web Italia, 23.2.2018
Michele Riondino protagonista del giallo storico “La mossa del cavallo – C’era una volta Vigata

Michele Riondino è il protagonista del giallo storico “La mossa del cavallo – C’era una volta Vigata”, tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri (Sellerio) per la regia di Gianluca Maria Tavarelli in onda in prima visione lunedì 26 febbraio su Rai1.
Ambientato nell’immaginata – ma pur sempre realistica – cittadina di Vigata, arriva in tv il primo film tratto dai romanzi storici di Andrea Camilleri, un giallo grottesco e pieno di sorprese che ci restituisce personaggi, situazioni, colori e umori caratteristici della Sicilia post- risorgimentale.
Il protagonista è Michele Riondino che smessi i panni del giovane Montalbano – nelle due apprezzatissime serie tv nate sempre dalla geniale fantasia di Andrea Camilleri e con lo stesso Tavarelli alla regia- veste ora quelli ottocenteschi del giovane e intransigente “ispettore ai mulini” Giovanni Bovara. Nato a Vigata ma sempre vissuto al nord -e in tutto e per tutto ormai uomo del nord- l’ispettore è stato inviato nel territorio di Montelusa per investigare sull’applicazione dell’imposta sul macinato (l’odiata “tassa sul pane” come veniva allora chiamata) che sta provocando episodi di corruzione e strane morti tra i funzionari. E’ proprio mentre indaga su loschi traffici tra mulini clandestini, gestiti dal boss locale, che le cose si complicano per il giovane Bovara. Un prete, un “parrino” non proprio retto, viene ucciso sotto i suoi occhi.
Da qui un giallo avvincente che vedrà Bovara trasformarsi da accusatore in accusato e cadere in una trappola pericolosa, ordita ai suoi danni, dalla quale riuscirà ad uscire solo “scavalcando” l’ostacolo rappresentato dal suo modo di pensare, ragionare e parlare come un uomo del nord. Dovrà fare cioè quell’abile “mossa del cavallo” che come spiega Camilleri nella sua nota al romanzo “è il recupero del dialetto siciliano. E quindi potersi muovere agevolmente dentro il dialetto ritrovato e rivoltare a suo beneficio il senso e il significato delle parole”.
Note di Regia – “Un western in terra di Sicilia”. Alla fine dell’Ottocento la Sicilia era per l’Italia una sorta di Far West, una terra di nessuno, costellata di banditi, malfattori, gente abituata a farsi giustizia da sé. È con questo in mente che ho cominciato a pensare che il western fosse il genere più adatto per raccontare questa storia.
Il romanzo di Camilleri, “La mossa del cavallo”, è un film sulla connivenza che legava i governanti e i gendarmi dell’epoca ai potenti di allora, racconta di un’Italia divisa in due, sia politicamente che linguisticamente. Una storia, quindi, che riguarda da vicino l’Italia di oggi.
Per la sua particolarità mi è subito sembrato che una trasposizione lineare del romanzo ne potesse in qualche modo compromettere l’originalità. Aveva bisogno di una visione e di un punto di vista forte per essere raccontato.
Grazie alla scelta di trasformarla in un western in terra di Sicilia, questa storia si sottrae a tutte le trappole del film in costume, mettendo insieme recitazione, immagini, attori e scelte di regia che passano dal grottesco al realismo, dalla commedia al film di denuncia.
E così ho cominciato ad attingere al cinema di Sergio Leone, di Tarantino, al cinema americano e italiano degli anni Settanta. Mi sono divertito a mischiare i generi, perché il romanzo di Camilleri, pur essendo ambientato nel 1877, è scoppiettante di battute, grottesco, assurdo, strampalato e allo stesso tempo estremamente reale e attuale. Ed è per questo che ho pensato che bisognasse girarlo in modo moderno, con soluzioni che avvicinassero il protagonista, un uomo del nord che finisce in un mondo assurdo, costellato di follia e situazioni surreali, allo spettatore di oggi. Gianluca Maria Tavarelli
 
 

Funweek, 23.2.2018
Michele Riondino a Funweek: “La mossa del cavallo, Camilleri, Montalbano e il Primo maggio di Taranto” Video
Guarda la video intervista di Funweek all'attore protagonista del film di Rai1 tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri.

Funweek ha intervistato Michele Riondino, protagonista di La mossa del cavallo, il film che Rai1 trasmetterà in prima serata lunedì 26 febbraio. Si tratta del tv movie tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri, grande mattatore della conferenza stampa di presentazione tenutasi ieri a Roma.
La mossa del cavallo è ambientato in Sicilia nel 1877 e ha per protagonista l’ispettore Giovanni Bovara che arriva dalla Liguria per investigare sull’applicazione dell’imposta sul macinato, l’odiata “tassa sul pane”, come veniva chiamata allora.
Nel cast del film diretto da Gianluca Maria Tavarelli anche la giovane attrice Ester Pantano nel ruolo di Trisina Cicero. Produzione firmata dalla Palomar di Carlo Degli Esposti, la stessa società che produce Montalbano.
Di seguito una trascrizione parziale dell’intervista all’attore che ha parlato anche del suo rapporto con Camilleri, de Il Giovane Montalbano e del Concerto del Primo maggio di Taranto, che, dopo un anno di pausa, tornerà. In apertura il video integrale dell’intervista.
Ho letto il romanzo e ho cercato di evidenziare le parti più presenti nella sceneggiatura. Il lavoro di trasposizione cinematografica di un libro è molto complesso ma mi piace molto. Ho sempre una specie di imbarazzo nel disturbare Andrea Camilleri per via dei suoi impegni. Mi pesa sempre coinvolgerlo, anche se in realtà lui ha sempre una grande capacità nel mettere a loro agio le persone. Lo coinvolgo in alcune scelte professionali; per esempio è capitato per la preparazione del film Il Giovane Favoloso dove avevo il ruolo di Antonio Ranieri. Andrea mi dette alcune nozioni; con lui c’è un confronto rispetto alla letteratura e alla storia; io uso la sua conoscenza.
La mossa del cavallo | Michele Riondino è Giovanni Bovara
Giovanni Bovara è il nuovo ispettore ai mulini arrivato a Montelusa. Pur essendo nato proprio a Vigata, ha sempre vissuto a Genova. Infatti è in tutto e per tutto un uomo del Nord, e fin da subito fatica a comprendere il vero sistema di potere – quello della mafia – che detta legge nell’isola. Finirà vittima delle trame del boss don Cocò Afflitto, e solo attraverso un personale ritorno alle sue origini riuscirà a salvarsi e a vincere la sua partita.
Massimo Galanto
 
 

TvZoom, 23.2.2018
Michele Riondino: Nell’ispettore Bovara c’è qualcosa del giovane Montalbano
Stavolta l'attore interpreta un ispettore che da Genova torna nella sua Sicilia per investigare sull'applicazione della tassa sul macinato. Il giallo è tutto incentrato sul dialetto siciliano.
Michele Riondino, protagonista del film-tv La mossa del cavallo, tratto dal primo romanzo storico di Andrea Camilleri, torna a Vigata con il giovane Montalbano nel cuore

Dopo aver interpretato il Giovano Montalbano, Michele Riondino torna nel mondo “fatato” di Andrea Camilleri del film-tv La mossa del cavallo. C’era una volta Vigata, il primo romanzo storico dello scrittore siciliano, in onda su Raiuno lunedì in prima serata. Il protagonista del romanzo, ambientato nell’Italia di fine ‘800, l’ispettore dei mulini Giovanni Bovara, interpretato da Michele Riondino, nato a Vigata, ma cresciuto a Genova, viene inviato nel territorio di Montelusa per investigare sull’applicazione della tassa sul macinato, l’odiata tassa sul pane, che fa dilagare la corruzione.
Testimone di un delitto, Bovara si trasformerà in imputato e solo grazie alla “mossa del cavallo”, ovvero il dialetto siciliano che aveva perso durante la sua vita a Genova, si salverà da una trappola micidiale. Per Riondino in questo ispettore c’è qualcosa del Giovane Montalbano che ha portato sul piccolo schermo qualche anno fa, come lui stesso racconta in questa intervista a TvZoom.
GUARDA LA VIDEOINTERVISTA



Tiziana Leone
 
 

Il Venerdì, 23.2.2018
In edicola con Repubblica
Con Salvo Montalbano sulla giostra di Vigàta
Dal 27 febbraio in edicola con Repubblica la serie completa dedicata al commissario siciliano. Si comincia con l'episodio record di ascolti

Puoi chiamarti anche Salvo Montalbano, puoi essere uno dei più arguti commissari della letteratura e della televisione, ma una cantonata la prendi lo stesso. Soprattutto se invece che arrivare alla soluzione del caso infilando una prova dietro l'altra ti affidi all'istinto. Che è fortemente influenzato dall'antipatia per il sospettato numero uno, quella canagliaccia di Giorgio Bonfiglio.
La giostra degli scambi (andato in onda su RaiUno lo scorso 12 febbraio) è la prima uscita della nuova collana di dvd in edicola con Repubblica il 27 febbraio a 9,90 euro in più rispetto al prezzo del quotidiano. La seconda uscita, quella del 6 marzo, sarà invece l'episodio Amore (andato in onda il 19 febbraio). Alle due nuove puntate delle storie del commissario di Vigata si aggiungeranno Un covo di vipere ( 13 marzo), Come voleva la prassi (20 marzo), Una faccenda delicata (27 marzo), La piramide di fango (3 aprile) e, a seguire tutti gli altri episodi trasmessi a partire dal 6 maggio 1999, per un totale di 32 dvd.
Come ha detto Andrea Camilleri prima dell'inizio della puntata, La giostra degli scambi è tutto giocato su dei "fatti" che nella realtà sono ben diversi da come sembrano. Fin dalla prima scena, con Montalbano che tenta di sedare una rissa sulla spiaggia e viene scambiato dai carabinieri per uno degli autori della scazzottata. O come l'incendio di un negozio di antiquariato e la scomparsa del suo proprietario, che all'inizio sembrano un chiaro segnale intimidatorio della mafia per un pizzo non pagato e invece, durante lo svolgimento delle indagini, si riveleranno di tutt'altra natura.
Accanto a Luca Zingaretti in questa puntata c'è uno straordinario Fabrizio Bentivoglio nel ruolo di Giorgio Bonfiglio, un playboy avanti con gli anni, innamorato di una ragazza molto più giovane di lui che però gli ha preferito il suo migliore amico con cui ha trascorso un'intensa vacanza alle Canarie. Intanto un misterioso uomo rapisce delle ragazze in strada, le addormenta con il cloroformio e le lascia subito dopo, senza toccarle e senza rubare nulla... Gli scambi sono tanti in questa giostra di Vigata e a Montalbano tocca anche stavolta riuscire a recuperare i fili che portano alla verità.
Se dopo tanti episodi di Il commissario Montalbano qualcuno si dovesse ancora chiedere il perché di tanto successo, una delle possibili risposte sta proprio nel fatto che il personaggio creato da Andrea Camilleri non è perfetto come un Csi americano, ma è un po' casinista. E anche un po' arraffone. Insomma, perfettamente umano.
 
 

TG1 - DoReCiakGulp, 24.2.2018
Andrea Camilleri parla de "La mossa del cavallo"



A cura di Vincenzo Mollica
 
 

Io Donna, 24.2.2018
Sotto i riflettori
Far West in Sicilia
Michele Riondino: «Ecco come Camilleri mi ha aiutato a costruire il mio personaggio»

Ha "tradito" Montalbano, ma non Camilleri. Dopo il ruolo che l'ha reso famoso nei panni giovanili del celebre commissario, l'attore interpreta un'altra storia firmata dal grande scrittore. Risultato? Stessi luoghi. Ma le indagini, adesso, le fa a cavallo
"Il protagonista, Giovanni Bovara, è un siciliano cresciuto a Genova che ritrova le sue radici nella Vigata del 1877"

Non è così ovvio, né scontato, che un attore affermato e mediaticamente "famoso" si dichiari nemico giurato del divismo, quando gli chiedono se si senta una persona "normale": «Posso dire di sentirmi, anzi di essere, una persona totalmente "normale". E non capisco certi atteggiamenti di alcuni colleghi, o di cantanti, la loro modalità di vivere. Io parto da un presupposto. Il mio lavoro è utile se posso studiare la realtà e restituirla, perché è il mio compito professionale. Quindi non posso non essere normale: se al di fuori del set, del palcoscenico, non sono "reale", non potrò mai esserlo lavorando». Michele Riondino, nato a Taranto nel marzo 1979, sulla "normale" scena della vita appare più giovane della sua età, forse per un'agilità complessiva che non ne fa un quasi quarantenne. Ma sul set sa trasformarsi.
Lo vedremo in azione presto, lunedì 26 febbraio su Raiuno in prima serata, protagonista de La mossa del cavallo, film tv tratto dal romanzo di Andrea Camilleri edito da Sellerio, una produzione Rai Fict ion-Palomar per la regia di Gianluca Maria Tavarelli.
Stavolta Montalbano non c'entra, siamo comunque a Vigata ma nel 1877. Riondino interpreta Giovanni Bovara, nato in Sicilia però cresciuto a Genova, nuovo ispettore capo ai mulini, incaricato di far rispettare l'odiosa tassa sul macinato. Si ritrova al centro di intrighi e depistaggi. Ci sarà uno spettacolare delitto. Poi, per dirla in termini scacchistici e soprattutto camilleriani, eco un Cavallo Matto che spariglierà il quadro.
Nelle sue note di regia, Tavarelli parla di una Sicilia vista quasi come un Far West italiano dell'epoca. In che senso, Riondino? «Gianluca ha intelligentemente proposto un contorno accattivante per realizzare un film ambientato nel 1877 che non fosse, però, focalizzato sull'Italia del dopo Unità. I volti scelti, gli atteggiamenti ne fanno una via di mezzo tra Il Gattopardo di Luchino Visconti e Il bello [Sic!, NdCFC], il brutto, il cattivo di Sergio Leone. Una storia che comunque porta alle radici di una certa sicilianità, di un'attitudine ad andare a braccetto con la criminalità. La tassa sul macinato, ai tempi, era un grande sopruso vissuto come un'imposizione del nuovo Stato piemontese. La legalità formale delle regole faceva a pugni con la vera giustizia sociale. È qui la chiave della storia. Per questo è genialmente felice l'idea di Camilleri di inventare un personaggio contemporaneamente sia siciliano che genovese».
Un film didattico? «Assolutamente no, non intende "insegnare" niente ma raccontare l'importanza della dif-ferenza culturale in quel contesto». Camilleri è Camilleri e il finale sarà in sintonia col suo legame con la Sicilia, spiega Riondino: «Il mio Giovanni Bovara riuscirà a salvarsi dai trabocchetti e a chiudere il caso solo quando ritroverà le sue radici siciliane. Arriva in Sicilia con la tipica supponenza di un certo Nord, un po' la stessa con cui una parte dell'Europa pensa all'Italia in termini di pizza e mandolino. Poi si ritrova al centro di un trappolone, due suoi colleghi sono già stati ammazzati mentre indagavano. C'è l'omicidio di un prete, ma è solo una casella: Camilleri ci abitua a decifrare le sue storie come un rebus. Cioè una figura, una sillaba... Lentamente tutto prende forma e significato. Bovara capisce grazie alla sua sicilianità riscoperta».
Riondino è al suo secondo incontro con Camilleri, dopo // giovane Montalbano, sempre per la regia di Tavarelli con Rai Fiction/Palomar. Inevitabile chiedergli del suo rapporto con il grande scrittore: «Semplicemente fatico a non considerarlo ogni momento un genio assoluto, uno degli ultimi Maestri rimasti in Italia, sono un suo fan sfegatato ma lui non vuole un rapporto come questo. Sa lavorare sugli attori perché è un romanziere ma anche un grande regista, un autore, un attore. Quando un interprete gli chiede un aiuto, è un invito a nozze. Nel caso del mio Giovanni Bovara, ho lavorato con lui sulle sfumature e sui dettagli. Nel romanzo il personaggio usa spesso un dialetto genovese stretto. Il risultato finale è una raffinata mediazione tra l'opera letteraria e le esigenze televisive. Il genovese e il siciliano si mescolano magicamente e Camilleri, sempre attento al risultato perché giustamente tiene tantissimo al suo romanzo, si è anche divertito».
Spesso si chiede agli attori dove stiano dirigendo il proprio itinerario professionale. E allora, cosa sta preparando Riondino nel suo futuro? Una risata, poi serissimo: «Non lo dirò mai, naturalmente. So che faccio il mio lavoro perché mi piace interrogarmi sulla vita. Ogni esperienza equivale a riempire di materiale un file personale pronto per essere utilizzato in altre occasioni, un po' come avviene per gli antropologi quando studiano gli usi dei popoli».
Qualche "maestro interiore"? «Sono nato e cresciuto a Taranto, città difficile e che amo, pieno di sogni. Penso sempre a Giorgio Strehler e a Paolo Grassi che, tra le macerie del dopoguerra, riuscirono a creare un miracolo come il Piccolo Teatro. Quello, sì, è un immenso insegnamento professionale».
Paolo Conti
 
 

Gazzetta del Sud, 24.2.2018
Al Marca la "lezione speciale" per gli studenti del liceo Siciliani
Nel magico mondo di Camilleri la parola è più forte delle armi
Un critico dell'arte, uno storico e uno psicoterapeuta hanno fatto da ciceroni in un viaggio nella letteratura
Bruno, Tassoni, Curcio e Fabiano hanno tenuto le file della manifestazione con i ragazzi

La cultura può salvare il mondo e, in particolare, le nuove generazioni. Sono gli incontri come quelli tenutisi al Marca, grazie alla disponibilità della Fondazione Guglielmo, che fanno sperare in una società migliore. Decine di giovani brillanti e appassionati, con grande padronanza di linguaggio, sono stati i protagonisti di un evento creato sotto il nome dello scrittore Andrea Camilleri.
Già il duo Luigi Tassoni e Milly Curcio, critico e semiologo l'uno e storico della letteratura l'altra, è garanzia di esperienza e conoscenza. A questi si è aggiunto lo psicologo e psicoterapeuta Giuseppe Fabiano. L'incontro è stato moderato dalla prof.ssa Raimonda Bruno del liceo scientifico "L. Siciliani". E proprio gli studenti di questo istituto hanno approfondito le opere dell'autore, attraverso un particolare percorso didattico guidato dai loro docenti.
L'occasione è stata offerta dal volume "I fantasmi di Camilleri", curato da Milly Curcio, nel quale tanti autori europei spiegano alcune opere del popolare scrittore siciliano.
I ragazzi delle classi II C, II D, II E, II e V G hanno avuto la possibilità dì conoscere insieme ai relatori i diversi mondi di Camilleri, ovvero i racconti dov'è protagonista la storia italiana e siciliana, le pagine autobiografiche e, naturalmente, i best seller dedicati al famoso commissario di Vigàta.
Interessanti e argute le domande e le riflessioni poste dai giovani: dal parallelismo tra Camilleri e Manzoni alla lingua utilizzata dall'autore di Porto Empedocle. «Camilleri, sempre molto calato nell'attualità, ha dimostrato - ha rilevato Curcio - come il dialetto possa diventare lingua della poesia. Non sono importanti le storie ma come si raccontano».
Un incontro che ha avuto il sapore di una visione più ampia dell'esistenza. «Camilleri ci insegna - ha affermalo Tassoni rivolgendosi ai ragazzi - che se sapete parlare ai vostri pensieri nessuno vi fregherà. Lui è un grande comunicatore e ci dimostra come l'importanza delle parole serva per descrivere le giuste immagini, altrimenti è come se fossimo ciechi».
«La comunicazione è importantissima - ha sottolineato Fabiano -. Più abbiamo il potere del linguaggio e maggiormente possiamo decidere sul nostro destino. Dobbiamo valorizzare più lo scritto che il visto perché dal primo riusciamo a cogliere maggiori profumi. Una volta, durante un incontro, lo scrittore siciliano disse "Spero che i giovani possano recuperare la speranza e la prospettiva". Ebbene, avere un progetto rende vivi e se lo sostiene una persona che ha 92 anni...».
«In questi due giorni di appuntamento al Marca - ha aggiunto Tassoni - abbiamo avuto una grande partecipazione segnale che c'è sete di cultura di approfondimento in città. Alle nuove generazioni voglio solo dire di coltivare la parola: è l'unica cosa che ci contraddistingue dagli altri popoli che utilizzano le armi per comuni care e imporsi».

L'iniziativa
Le classi II C, II D, II E, II e V G del liceo scientifico "L. Siciliani", attraverso un particolare per-corso didattico guidato dai loro docenti, hanno approfondito le opere di Camilleri e conosciuto i diversi mondi dello scrittore. Proprio da Catanzaro è partito il ciclo di incontri su "I fantasmi di Camilleri" che porteranno Milly Curcio e altri saggisti che hanno collaborato al progetto in altre città come Falerna, Bari, Budapest e Bologna.
Al Marca, gli appuntamenti con la letteratura e con Luigi Tassoni tornano il 22 e 23 marzo con una doppia iniziativa nella quale si parlerà de "L'immagine del pensiero da Agostino a Derrida", mentre il 10 aprile ci sarà un omaggio al prof. Federico Procopio, grande latinista e grecista, in occasione del primo anniversario della morte.
Eugenia Ferragina
 
 

Marida Caterini, 24.2.2018
Rai 1 contrordine: Montalbano al martedì, É arrivata la felicità 2 al mercoledì
Rai 1: contrordine Montalbano al martedì, É arrivata la felicità 2 al mercoledì. Rai Uno cerca di salvare la seconda stagione di 'É arrivata la felicità' che ha ottenuto uno scarso risultato di audience, cambiando la collocazione dal martedì al mercoledì. Al suo posto le repliche de Il Commissario Montalbano.

Cambio di programmazione per due prodotti di fiction di primaria importanza per Rai1. Stiamo parlando de Il commissario Montalbano ed É arrivata la felicità 2. Il prossimo 6 marzo la serie con protagonista il poliziotto di Vigata va in onda al martedì e finisce per scontrarsi frontalmente con L’isola dei Famosi 2018. È una situazione davvero singolare se si pensa che il reality di Canale 5, appena è arrivato Montalbano su Rai 1, si è affrettato a cambiare collocazione ed è scappato dal lunedì al martedì. Adesso i poveri naufraghi e la Magnolia, casa produttrice del programma già nella bufera per i noti fatti del droga gate, si vedono contro programmare le repliche del Commissario Montalbano.
[...]
Massimo Luciani
 
 

Teleboy, 24.2.2018
Servus Tv - Samstag, 10. März • 00:00 - 01:40
Commissario Montalbano
Düstere Vorahnung
Krimiserie
Italien 2013

Ein Alptraum eines Sarges beunruhigt Commissario Montalbano. Doch bevor er sich damit näher auseinandersetzen kann, muss er gleich zwei Fälle lösen: Ein Bauer bemerkt, dass heimlich eine Tür an seinen Schuppen gebaut wurde. Scheinbar wurde dieser für einen illegalen Waffenhandel benutzt. Zudem wird die minderjährige Frau von Signor Di Marta überfallen. Als sich herausstellt, dass sie auch vergewaltigt wurde, wird der Verdächtige, ein kleiner Mafioso namens Savastano, tot aufgefunden. Steckt Signor Di Marta hinter dem Mord?
 
 

L'Unione Sarda, 25.2.2018
Seminari. All’Università sesta edizione delle giornate di studio e confronto
Cagliari, da martedì, capitale del “Camillerismo”

Cagliari, grazie al lavoro di Giuseppe Marci, già docente di Filologia italiana all'Università, è capitale degli studi sull'opera di Andrea Camilleri. Martedì, in occasione del sesto seminario dedicato al padre di Montalbano - che proseguirà mercoledì - saranno presentati i Quaderni camilleriani e il Camillerindex. pagina web che propone l'indice di nomi, toponimi ed espressioni che ricorrono nei titoli dell'autore.
Martedì 27. Appuntamento alle 17 nell'Aula magna della facoltà di Studi umanistici, in via San Giorgio. L'apertura dei lavori sarà affidata al professor Marci, primo studioso e anima dei progetti attorno allo scrittore siciliano. Seguiranno gli interventi di Ignazio Putzu, Maria Elena Ruggerini e Paolo Lusci, coordinati da Duilio Caocci. Durante La presentazione dei Quaderni e del Camillerindex Giacomo Casti, con l'accompagnamento musicale di Francesco Medda Arrogalla, interpreterà brani tratti dalle opere di Camilleri.
Mercoledì 28. Protagonisti della seconda giornata del seminario (l'inizio è fissato per le 9), saranno Paolo Maninchedda, Simona Demontis, Luisanna Fodde, Caterina Cambosu, Mauro Pala, Giuseppe Fabiano, Maura Tarquini, Filomena Anna D'Alessandro, Valentina Nesi e Giovanni Caprara. Docenti universitari e specialisti analizzeranno l'opera narrativa di Camilleri sotto differenti prospettive. Si tratterà di aspetti filologici, linguistici, sociologici e problemi di traduzione. Si opererà inoltre il confronto tra l'opera dell'autore a cui è dedicato il seminario e le narrazioni dello scrittore marocchino Driss Chraïbi (1926-2007). I lavori riprenderanno nel pomeriggio. Alle 16 Maria Dolores Garcia Sanchez, Daiana Langone e Simona Cocco realizzeranno un focus sul poliziesco, con particolare attenzione al giallomediterraneo. Alle 17.30 Aldo Accardo, Paolo Manichedda, Giuseppe Marci e Franciscu Sedda saranno protagonisti della tavola rotonda "Le radici sommerse delle isole". II seminario, intitolato "Il Mediterraneo: incroci di rotte e di narrazioni", chiuderà con il dibattito.
(m.a.)
 
 

Che tempo che fa, 25.2.2018
Michele Riondino

L'attore Michele Riondino, protagonista lunedì 26 gennaio in prima tv assoluta su Rai 1 con "La Mossa del Cavallo", tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri, ospite a Che tempo che fa
 
 

Rai News, 25.2.2018
Tv, lunedì in prima serata su Rai 1 "La mossa del cavallo-C'era una volta Vigata"
Tratto dal romanzo di Camilleri. In studio l'attrice Ester Pantano
Cliccare qui per il video

Dopo i nuovi episodi di Montalbano, arriva lunedì 26 febbraio, in prima serata su Rai 1, "La mossa del cavallo - C'era una volta Vigata", il film per la televisione prodotto da Palomar in collaborazione con Rai Fiction, scritto da Andrea Camilleri con Francesco Bruni e Leonardo Marini e diretto da Gianluca Maria Tavarelli. Tratto dal romanzo di Camilleri, è ambientato nella Sicilia di fine Ottocento. Protagonista è Michele Riondino. Tra gli interpreti, Ester Pantano.
 
 

Corriere di Ragusa, 25.2.2018
Attualità - Lunedì su RaiUno la trasposizione dell’omonimo romanzo di Andrea Camilleri
"La mossa del cavallo", Vigata si trasferisce da Scicli ad Ispica
L’ispettore capo Giovanni Bovara (Michele Riondino) è inviato a Montelusa nel 1877 per svolgere indagini

Vigata si trasferisce. Non ha il contesto urbano di via Mormina Penna a Scicli ma il loggiato di S. Maria Maggiore del Sinatra ad Ispica (foto). E’ questo il centro dell’azione in «La Mossa del Cavallo», scritto da Andrea Camilleri con Francesco Bruni e Leonardo Marini e diretto da Gianluca Maria Tavarelli (Lunedì Raiuno alle 21.25). Tratta dall´omonimo romanzo di Andrea Camilleri (1999), a sua volta ispirato a un episodio del saggio "Politica e mafia in Sicilia" di Leopoldo Franchetti (1987), la vicenda verte attorno alla figura dell´ispettore capo Giovanni Bovara (Michele Riondino), inviato a Montelusa nell´autunno del 1877 per svolgere delle indagini sull’applicazione della tassa sul macinato, causa di continue corruzioni ed evasioni fiscali.
Nato a Vigata ma genovese d´adozione, Bovara è un uomo intransigente e puntiglioso, del tutto estraneo ai meccanismi mafiosi che regolano la Sicilia. Ma dovrà imparare a farci i conti: dopo essersi inimicato, suo malgrado, i potenti del luogo, rimarrà invischiato in una faccenda molto più grande di lui. Ancora una volta è il paesaggio ibleo a fare da sfondo alla storia con tanti luoghi urbani e molti interni. Il centro storico di Scicli, Modica Alta, Ibla, Cava d’Ispica ed alcune ville raccontano di una Sicilia di fine ‘800 alle prese con i problemi della unificazione del Regno ed i primi segnali della questione meridionale. Camilleri da par sua contestualizza all’interno di una storia e rassicura i suoi fedeli lettori ed ascoltatori: «Sono sicuro che è una storia che vi piacerà».
Duccio Gennaro
 
 

SpettacoloMania, 25.2.2018
La mossa del cavallo, videointervista a Michele Riondino e Andrea Camilleri

“È un romanzo difficile, scritto in due lingue, per metà in siciliano e per metà in genovese, e quindi è stato difficile lavorare sul personaggio di Giovanni Bovara”. Così nella nostra videointervista che trovate a fine articolo Michele Riondino che, dopo aver interpretato Il Giovane Montalbano, torna protagonista della prima trasposizione televisiva di uno dei romanzi storici di Andrea Camilleri (qui il nostro videoncontro con Andrea Camilleri in conferenza stampa) pubblicato nel 1999, La mossa del cavallo, film TV prodotto da Palomar con RaiFiction e diretto, come Il giovane Montalbano, da Gianluca Maria Tavarelli, in onda lunedì 26 febbraio in prima serata su Rai1. Siamo nella Sicilia del 1877 e il giovane ispettore ai mulini Giovanni Bovara, nato in Sicilia ma sempre vissuto a Genova, viene inviato a Vigata, stessa città immaginaria di Montalbano, per far sì che la tassa sul macinato, evasa e ignorata dai più, venga rispettata e quindi pagata. Si troverà presto invischiato in un sistema che tanto somiglia alla mafia odierna, tra mazzette, uomini potenti che fanno il bello e il cattivo tempo, omicidi e giochi di potere, sistema che tenterà di schiacciarlo. “A quei tempi la Sicilia era per l’Italia una sorta di far west – spiega Gianluca Maria Tavarelli – per questo ho attinto dai film di Sergio Leone e di Tarantino e mi sono divertito a mischiare i generi perché il romanzo di Camilleri è scoppiettante di battute, grottesco, assurdo e strampalato, e allo stesso tempo reale e attuale”. Ne La mossa del cavallo, attraverso la storia di Bovara, uomo per metà del nord e per metà del sud, in realtà Andrea Camilleri racconta con ironia e sarcasmo le origini della cosiddetta questione meridionale nata con l’unità d’Italia, ovvero della differenza culturale tra nord e sud e della supponenza che i settentrionali, in questo caso i piemontesi, avevano nei confronti dei siciliani. L’errore più grande che Bovara compie nel corso delle sue indagini è quello di non fidarsi del popolo ma delle istituzioni, nelle cui pieghe prolifera il germe di quella mafia che conosciamo oggi. “Ed è quello che Bovara si aspetta quando arriva in Sicilia – ci dice ancora Michele Riondino – si aspetta cioè un popolo ignorante di briganti e mafiosi, e dovrà fare un lungo percorso al contrario scoprendo che lui stesso fa parte di quel popolo e che quel modo di essere siciliano sarà l’unica salvezza che potrà riportarlo a Genova sano e salvo, una sorta di rivalutazione della cultura meridionale di quell’epoca”. La mossa del cavallo, che nel gioco degli scacchi è quella più imprevedibile visto che può andare sia verso destra che verso sinistra, sarà dunque quella che infine compirà Bovara con la quale depisterà e sorprenderà tutti: troverà cioè la via d’uscita per salvarsi soltanto riappropriandosi della sua cultura e delle sue origini. Da Ispettore a Commissario e viceversa, ma in comune con Montalbano, per quanto giovane, Bovara ha ben poco: “assolutamente nulla in realtà – ci dice Michele Riondino – anzi è l’opposto di Montalbano che è un uomo di legge ma del popolo: Bovara non è del popolo, lo sarà poi perché poi riconoscerà di esserlo, ma prima non avrà alcun pudore nel mostrarsi uomo ipocrita, antipatico e saccente”. Torna e ritroviamo anche ne La mossa del cavallo una città molto cara, a quanto pare, ad Andrea Camilleri, quella di Genova dove, in Montalbano, vive la fidanzata storica Livia e dove, ne La mossa del cavallo, vive Bovara: “non me lo spiego, ma è molto strano – ci risponde Michele Riondino quando glielo facciamo notare – a me però ha fatto molto gioco, perché prima ancora de La mossa del cavallo, avevo avuto l’opportunità di lavorare su Don Gallo, quindi su quelle sonorità genovesi, e per me è stata una fortuna… del perché potresti però chiederlo direttamente ad Andrea Camilleri…” E così abbiamo fatto. Ecco dunque la nostra videointevista a Michele Riondino e ad Andrea Camilleri:



Patrizia Simonetti
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 25.2.2018
Tre domande a…
Bologna: “Io, il più folle nella Mossa del cavallo”

Maurizio Bologna torna in tv nelle vesti di Memè Moro, una dei personaggi del film “La mossa del cavallo”, tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri, in onda domani su RaiUno.
Nel film diretto da Tavarelli recita un ruolo farsesco. La comicità di Camileri le si addice?
«Credo proprio di sì. Nel film interpreto il personaggio più grottesco e folle del romanzo. Mischio italiano e dialetto con situazioni che mi hanno fatto divertire moltissimo. La cosa bella è anche aver girato con costumi d’epoca e con ambientazioni di fine Ottocento. L’ho trovato proprio per questo molto teatrale, come “In guerra per amore” di Pif».
[…]
Marta Occhipinti
 
 

Il Foglio, 25.2.2018
Solo i santi vanno in tv
Da madre Teresa alle sorelle Fontana il passo è breve. Se il biopic religioso si fonda sull’umanizzazione dei santi, la fiction d’impegno civile si lancia nella beatificazione di giudici, servitori dello stato, artisti

Con quasi vent’anni di programmazione alle spalle, uno straordinario immobilismo narrativo e un radicamento profondo nel territorio, “Montalbano” e “Don Matteo” ci consolano come un’intramontabile Prima Repubblica della fiction italiana. Il successo delle repliche di “Montalbano”, il fastidio degli spettatori per ogni minima variazione di “Don Matteo”, come nel caso delle recenti proteste innescate dal cambio di sigla per l’undicesima stagione, interpretano in modo formidabile un celebre slogan della Dc di Fanfani all’alba degli anni Sessanta: “progresso senza avventure”. Negli [...]
Andrea Minuz
 
 

tvtv.de, 25.2.2018
Sat.1 emotions 01:30 Mo 27. Februar
Sonstiges, I 2008
Commissario Montalbano
Staffel 7, Folge 1 von 4, Die schwarze Seele des Sommers

Commissario Montalbano besucht seine Freunde Mimi und Beba Augello in ihrem Ferienhaus, da verschwindet plötzlich der kleine Salvo. Bei der Suche entdeckt Montalbano eine zugemauerte Wohnung unter dem Haus – inklusive einer Frauenleiche. Der für den Schwarzbau zuständige Bauunternehmer hat zwar ein Alibi, doch Montalbano ist misstrausch. Mit Hilfe eines Tricks versucht er, ihm eine Falle zu stellen ...
 
 

TV program - Seznam, 25.2.2018
Mladý Montalbano II
O1 Dnes 23:55 › 01:40

Salvo se rozhodl požádat o preložení do Janova, aby byl blíž Livii. Na komisarství se utajovaná novina ihned rozšírí jako ohen a komisar se musí potýkat se vztekem a zklamáním celé stanice. To vše ve chvíli, kdy své podrízené opravdu…Císt více
Režie:G. M. Tavarelli
Hrají:M. Riondino, A. Vassallo, F. Pizzuto, S. Felberbaumová
It., 2015, skryté titulky
 
 

Fanpage, 26.2.2018
“La mossa del cavallo” in tv: l’opera di Camilleri fra intrighi, omertà e riscoperta del dialetto
Una nuova fiction ispirata ai capolavori di Andrea Camilleri: questa volta sul piccolo schermo arriva “La mossa del cavallo”, giallo storico ambientato nella Sicilia post-risorgimentale. La chiave degli intrighi, il dialetto siciliano.

Andrà in onda questa sera, per la prima volta in assoluto, una nuova fiction ispirata ad un’opera di Andrea Camilleri. Si tratta de “La mossa del cavallo – C’era una volta Vigata”, affascinante opera storica ambientata nel Sud post-risorgimentale, in quella Sicilia tanto cara allo scrittore di Porto Empedocle. A partire dai paesaggi fino alla lingua parlata dai protagonisti, la serie tv riproporrà le pagine più interessanti di un giallo che a distanza di anni dalla pubblicazione, sa suscitare ancora l’interesse del pubblico.
“La mossa del cavallo” viene pubblicato per la prima volta da Rizzoli nel 1999, cinque anni dopo il primo successo del ben più famoso Montalbano. Ma il romanzo, definito dalla critica un giallo “in forma di farsa tragica”, non ha nulla da invidiare alla fortunata serie ambientata a Vigata anzi, ha moltissimo in comune con le storie che coinvolgono il commissario.
Le vicende si svolgono tra Montelusa e Vigata, la stessa città del commissario Montalbano, negli anni immediatamente successivi all'Unità d’Italia: sullo sfondo del giallo che coinvolgerà il protagonista, questioni storiche importanti, come i malumori contro la tassa sul macinato e il nascente fenomeno mafioso in Sicilia. I personaggi rispecchiano appieno l’epoca storica, in un mosaico di usi, costumi e modi di vivere che Camilleri ricostruisce in modo impeccabile e che oggi rivivranno sul piccolo schermo.
Il ragionier Bovara arriva a Montelusa
Il ragioniere Giovanni Bovara viene inviato a Montelusa, nel cuore della Sicilia, per indagare sui sospetti episodi di corruzione e sulla morte, altrettanto sospetta, di ben due ispettori. Bovara poco ha a che fare con quella terra bruciata dal sole: pur essendo nato in Sicilia, nel piccolo borgo di Vigata, da piccolo si era trasferito con i genitori a Genova.
Arriva perciò da estraneo in un ambiente difficile, corrotto, attraversato da forti contrasti sociali e caratterizzato da una rete di complicità omertose radicate a fondo nella popolazione del luogo. Deciso a fare il suo dovere con integerrima ingenuità, Bovara presto si ritrova coinvolto nell’assassinio di don Artemio Carnazza: le ultime parole sussurrate dal prete, in stretto dialetto siciliano, potrebbero aiutarlo a risolvere il delitto se non fosse che lui, ormai genovese doc, non comprende il significato di quelle sillabe soffiate fuori fra la vita e la morte. In un crescendo di intrighi si ritroverà egli stesso accusato dell’assassinio di Carnazza, costretto a fare i conti con una terra e soprattutto, una lingua, che lui aveva dimenticato da tempo.
La lingua, unico vero strumento di salvezza
La lingua è la vera protagonista di questo romanzo storico di Camilleri. Nella narrazione s’intrecciano abilmente dialetto siciliano e ligure, e sarà proprio la riscoperta del dialetto a salvare Giovanni Bovara dalle accuse di omicidio. “Moro…moro…cuscinu”: le ultime parole della vittima saranno anche la chiave per risolvere il suo assassinio e non solo. Saranno il modo in cui, con non poche difficoltà, il protagonista si riconcilierà con quella terra così difficile da comprendere.
Tutte le difficoltà del ragioniere di vivere a Montelusa e di affrontare il caso passano per la lingua: Bovara sogna e pensa in dialetto ligure, ritrovandosi così ad essere estraneo a quell’ambiente per lui così ostile. L’uomo non comprende quel mondo, e solo grazie alla “mossa del cavallo” riuscirà ad ampliare il proprio orizzonte linguistico e di azione: il cavallo, negli scacchi, è l’unico pezzo che può “scavalcare” gli altri.
Allo stesso modo Bovara “scavalcherà” le differenze linguistiche e culturali, riappropriandosi di un dialetto che, Camilleri lo spiega egregiamente, è anche un modo di vivere e di pensare: incominciando a parlare e a ragionare in siciliano, lingua dell’infanzia, il ragioniere comprenderà finalmente quella terra e riuscirà a ribaltare le accuse e a salvarsi.
Federica D'Alfonso
 
 

La Sicilia (ed. di Enna), 26.2.2018
«La mossa del cavallo» venne scritto su un fatto accaduto a Barrafranca
Il primo romanzo di Andrea Camilleri trasformato in un film televisivo, affonda le sue radici nel delitto di un prete avvenuto nel paesino ennese nell'800

Barrafranca (Enna) - La «mossa del cavallo», il primo romanzo di Andrea Camilleri trasformato in un film, affonda le sue radici su un fatto di cronaca avvenuto a Barrafranca nell'Ottocento con l'omicidio di un prete. L'opera dello scrittore agrigentino viene raccontata stasera su Raiuno. La vicenda dell'omicidio di Andrea Vasapolli era stata annotata da Leopoldo Franchetti (politico, economista italiano, studioso meridionalista e senatore del Regno d'Italia), durante la sua inchiesta sulle condizioni socio- economiche della Sicilia a cavallo dell’800 e ‘900. Furono gli appunti di Franchetti che ispirarono Andrea Camilleri a scrivere «La mossa del cavallo». A descrivere i fatti con una lunga ricerca è Salvatore Vaiana con il volume «Una storia siciliana fra Ottocento e Novecento».
Andrea Vasapolli, 46 anni, faceva parte di una famiglia terriera potente e ricca. L’omicidio avvenne nel marzo del 1876 a Barrafranca (allora provincia di Caltanissetta in quanto per la provincia di Enna, ancora Castrogiovanni, bisogna aspettare l'epoca fascista). L'assassino fu un cugino della vittima, Eugenio Vasapolli ma la potente famiglia riuscì a depistare le indagini e a far ricadere la colpa su un forestiero proveniente da Moncalieri, Torino, verificatore dei mulini, Francesco Costero il quale sentito i due spari di fucile a pallettoni rinvenne a terra Andrea che prima di morire fece il nome del cugino Eugenio. Oggi a Barrafranca esiste via Vasapolli, dato che la famiglia vantava due fratelli sacerdoti e una badessa. Inoltre in paese è presente da secoli un palazzo con un portone ligneo con un volto scolpito.
«Molti turisti - afferma il presidente della Pro Loco, Filippo Salvaggio - chiedono di visitare palazzo Vasapolli e i luoghi in cui accaddero le vicende narrate e rimangono attratti dalla storia delle bizzarre malefatte dei fratelli Vasapolli».
Malgrado il depistaggio e l'arresto di Francesco Costero, le indagini in secondo momento, presero la giusta direzione ed Eugenio Vasapolli venne condannato dalla Corte d’assise di Caltanissetta a 15 anni di lavori forzati, al risarcimento dei danni per 10mila lire in favore delle parti civili, oltre alle spese di lite. Ora adesso il romanzo storico di Camilleri è un film e il protagonista sarà Michele Riondino che impersona appunto l’ispettore dei mulini inviato nel territorio di Montelusa per investigare sull'applicazione della tassa sul macinato e suo malgrado sarà testimone di un delitto. L’uomo si trasformerà in imputato e solo grazie alla "mossa del cavallo", che in questo caso significa il recupero del dialetto, si salverà dalla trappola.
Renato Pinnisi
 
 

La Sicilia, 26.2.2018
La fiction. Dopo il successo di Montalbano, stasera su Raiuno "La mossa del cavallo" con Michele Riondino tratto dal romanzo di Andrea Camilleri
Quando l'abito fa il siciliano
Marina Roberti, una vita fra teatro e cinema firma i costumi del film tv di Andrea Camilleri
Indosseranno tutti vestiti visibilmente "usati"

Se l'abito fa il monaco? Eccome. Per Marina Roberti, che firma i costumi di "La mossa del cavallo. C'era una volta Vigata", essere e apparire sono la stessa cosa, devono esserlo giacché per gli altissimi artigiani come lei (e come il suo maestro, Alberto Verso) il vestito è il primo copione dell'attore.
Un percorso artistico sterminato per lei, torinese di nascita ma da lungo tempo cittadina apprezzatissima del "pianeta" spettacolo, dal teatro al cinema andata e ritorno: Squarzina, Scaparro, Crivelli, Luca De Filippo da un canto e dall'altro Carlos Saura, Mel Gibson, Lucchetti, Munzi, Checco Zalone. Poi il castello fatato dell'opera in musica, poi la televisione. Monteleone, Campiotti e natural-mente Gianluca Tavarelli ("Il commissario Maltese") con cui è tornata a lavorare a "La mossa del cavallo".
Com'è "questa" Sicilia di Camilleri?
«Il regista ha voluto disegnarla come un "western", un genere che mi è molto familiare perché mio padre, appassionato, ce ne somministrava di continuo. Una caratteristica dei western è avere una loro unità di fondo non contrasti piuttosto marroni su beige sicché ho pensato di riportare questa specificità utilizzando, però, i colori delle ceramiche siciliane. Mi sono avvalsa di ricerche sull'universo dei manufatti e dei loro colori che segnano i personaggi. Spero funzionino da richiamo, che il pubblico vi riconosca qualcosa di familiare che riconduca alla Sicilia».
Da sempre lei preferisce procedere per sottrazione. Niente folk siciliano da "tonchitirichitonchiti", dunque?
«Assolutamente no. L'idea è di far uso di cose vissute, di abiti messi e rimessi, i personaggi indosseranno vestiti visibilmente "usati". Nell'Ottocento, del resto, potevano esserci anche due soli abiti anche per tutta una vita».
Come sono vestite le donne?
«La protagonista femminile, che ha rapporti diretti con lui, è una vedova dunque partire dal colore del lutto sembrava scontato. Tavarelli, invece, non riusciva a vederla tutta in nero, la percepiva come una sorta di uccello del paradiso, simbolo di sensibilità perciò abbiamo pensato di far "abitare" il nero da altri colori, per esempio, un pizzo nero per coprire un marrone o velare un abito rosso. E' una vedova inquieta, recalcitrante: bella, giovane e già maritata ad un ricco anziano, ora vuol godersi la vita e quello detta il romanzo che di lei dà una lettura molto libertina».
E' molto western anche questo.
«Ed il periodo storico in questione, come riportato dal testo, si prospettava buffo. A differenza di altri momenti secchi e asciutti del XIX secolo, il 1870 coincide con la stagione della "Bela Rosin", amante e poi moglie di Vittorio Emanuele II, capelli posticci, scollature profonde...».
Esagerazioni, insomma.
«Esposizioni. Il corpo femminile era rigorosamente coperto tranne nel decolleté: Rosina mostrava e quella fu la sua moneta spesa nel modo migliore per catturare il suo principe».
Sembra grottesco che nel paese di Luchino Visconti i costumisti siano spesso stati ritenuti quasi "stracciaroli" o, al massimo, grandi sarti. L'Italia si è svegliata in tal senso?
«Sì e no, non sarei troppo ottimista ma se l'interlocutore è sensibile, dotato di cultura e di cultura visiva, le possibilità sono enormi. Con Tavarelli si è viaggiato insieme, ciò che lui ha fortemente desiderato ha trovato riscontro tra i collaboratori. E le documentazioni ci confermano vicini alla realtà storica. Nei siciliani con i cappelloni, nel modo di pettinarsi degli uomini, nelle chiome arricciate e improbabili ma non lontane dalla verità dell'epoca».
Da cinema a teatro i parametri cambiano?
«Moltissimo. Devono cambiare. Uno spettacolo di gusto cinematografico non funziona a teatro».
Gusto cinematografico equivale a grandiosità?
«E' gusto del dettaglio e in scena non rende. Sull'opera lirica gravita uno sguardo d'insieme, come in un quadro. Per noi costumisti, tra l'altro, il cinema è incontrollabile: realizziamo un costume che magari non sarà mai inquadrato. In "Interno berlinese" l'attrice indossava un costume bellissimo nella lunga scena di ballo con il partner ma quell'abito non si vide mai. A teatro, invece, si ha la possibilità di sedersi alle prove e "controllare" ciò che accade»
Scene e costumi sono spesso (e a torto) messi insieme come storia e filosofia a scuola. Ma non sono scienze diverse?
«Sì, fermo restando che l'interazione tra loro è fondamentale. Tuttavia se la scenografia non attraversa il corpo, il costume deve fare i conti con una fisicità e se questa non funziona, dev'essere cambiato. E penso alla bellezza degli attori siciliani di cui ho lunga esperienza dal "Capo dei capi" ad oggi. La loro sensibilità nell'"incontrare" il costume e poi calzarlo, "sentirlo", farlo proprio e "diventare" quel personaggio attraverso ed anche "grazie" a costume - ebbene, tutto questo non ha pari».
Carmelita Celi
 
 

Marida Caterini, 26.2.2018
Gianluca Maria Tavarelli regista de La mossa del cavallo (VIDEO)



Intervista a Gianluca Maria Tavarelli regista de La mossa del cavallo che racconta come è stato girato il film tv tratto dal romanzo di Andrea Camilleri.

Gianluca Maria Tavanelli è il regista di La mossa del cavallo- C’era una volta Vigata, film tv tratto dall’omonimo romanzo storico di Andrea Camilleri.
Il regista che ha firmato anche le due serie de Il giovane Montalbano interpretate sempre da Michele Riondino, racconta nell’intervista che vi proponiamo, una sua visione personale del romanzo e quindi della trasposizione televisiva di La mossa del cavallo.
Innanzitutto Tavarelli spiega che questo primo film TV potrebbe essere l’inizio di una collana di altri prodotti sempre tratti dai romanzi storici di Andrea camilleri. Proprio per questo è stato aggiunto il sottotitolo C’era una volta Vigata perché Camilleri vuole raccontare com’era Vigata e quindi anche Montelusa prima che arrivasse il commissario Montalbano con le sue indagini.
Dice il regista: La particolarità del romanzo ha subito fatto optare per una trasposizione lineare che ne potesse preservare l’originalità. Quindi avevamo bisogno di un punto di vista forte per poter narrare. La scelta di trasformare la vicenda in un western in terra di Sicilia, ci ha impedito di cadere in tutte le trappole dei film in costume. Il tv movie mette insieme recitazione, immagini, attori che passano dal grottesco al realismo dalla commedia alla denuncia.
Infine Tavarelli conclude: ho cominciato ad attingere al cinema di Sergio Leone, di Tarantino, al cinema americano e italiano degli anni 70. Mi sono divertito a mischiare i generi. Perché il romanzo di Camilleri, pur essendo ambientato nel 1877, è pieno di battute, è grottesco, assurdo e strampalato allo stesso tempo. Ma è anche estremamente reale e attuale.
Per tutte le altre dichiarazioni vi rimandiamo all’intervista integrale.
 
 

Marida Caterini, 26.2.2018
Ester Pantano è Trisina Cicero | La mossa del cavallo (VIDEO)



Ester Pantano è Trisina Cicero nel film tv La mossa del cavallo. L'abbiamo intervistata per farci raccontare il ruolo interpretato e i suoi progetti futuri

Ester Pantano, nel film tv La mossa del cavallo- C’era una volta Vigata, in onda il 26 febbraio su Rai1, interpreta Trisina Cicero una allegra e giovane vedova molto piacente e affascinante e dai costumi altrettanto allegri e disinvolti.
Fin da quando il marito era in vita, non aveva nessuna vergogna a tradirlo anche pubblicamente. Ed anche adesso che è morto conserva i medesimi costumi di sempre. Al momento in cui si svolge la vicenda raccontata, Trisina ha una relazione con padre Carnazza (Antonio Pandolfo). Ma quando incontra il giovane ispettore ai Mulini Giovanni Bovara, (interpretato da Michele Riondino) non può fare a meno di innamorarsi perdutamente di lui.
Ester Pantano ci ha detto che ha sempre avuto una grande ansia da prestazione per il suo ruolo da lei interpretato ne La mossa del cavallo. Ma capisce benissimo che è una parte di grandissima importanza per lei che ha già lavorato in Il commissario Montalbano nella serie andata in onda nel 2002. Allora avevo 21 anni frequentavo la scuola di teatro a Catania e un giorno per caso la nostra insegnante ci mostrò l’annuncio di un provino a cui si poteva partecipare. Ci sono andata senza grandi speranze. Invece andò bene e proprio allora ho capito che volevo diventare una attrice. Non è tanto facile interpretare un personaggio così ricco di sfaccettature come Tristina, continua Ester Pantano che recita per la prima volta in un film in costume e che sarà nel prossimo film di Paolo Virzì dal titolo Notti magiche.
Per tutte le altre dichiarazioni vi rimandiamo alla nostra intervista.
 
 

Spettacolomania, 26.2.2018
Ester Pantano tra La mossa del cavallo e le Notti magiche di Virzì

Nel 2013 l’abbiamo vista in Una lama di luce, episodio della nona stagione de Il Commissario Montalbano, nel ruolo non proprio principale di Stella Urso, fidanzata di tal Salvatore Ingrassia. Stasera però, lunedì 26 febbraio, Ester Pantano, catanese, 27 anni, è la coprotagonista de La mossa del cavallo, film TV diretto da Gianluca Maria Tavarelli che porta in prima serata su Rai 1 uno dei romanzi storici di Andrea Camilleri ambientato nella Sicilia post risorgimentale del 1877, e a breve la vedremo anche al cinema nel nuovo film di Paolo Virzì intitolato Notti magiche. Ne La mossa del cavallo Ester Pantano interpreta Trisina Cicero, una bella e giovane vedova definita anche allegra perché è con allegria che offre le sue grazie al parroco del paese, padre Carnazza, per ricevere in cambio candelabri d’argento, lenzuola preziose, tazze in ceramica e cose così, utili soprattutto ad abbellire e rendere più preziosa la sua villetta di Vigata che affitta all’ispettore ai mulini Giovanni Bovara, interpretato da Michele Riondino. “Il portare il lutto per Trisina è un vero lutto – ci racconta Ester Pantano nella nostra videointervista che trovate a fine articolo – lei non può assolutamente riscattarsi, ha il nero, ha il velo, è donna finita, come si dice in Sicilia, non ha modo di riscattarsi realmente… poi arriva l’ispettore Bovara, lui non sa niente di lei, e lei sente il profumo della possibilità… non è più solo corpo…” Inevitabile, parlando dell’uso della bellezza del proprio corpo per ottenere qualcosa, il richiamo all’attualità delle tante denunce di attrici per molestie, ma qui è tutta un’altra storia: “ciò di cui si parla adesso non è certo allegro, è un gioco al potere che sfrutta certe fragilità – ci risponde Ester Pantano – mentre nel caso di Trisina de La mossa del cavallo è un gioco di scambio, lo stesso parroco non dovrebbe fare ciò che fa, sacro e profano insieme, è un allegria, ed è lei che comanda, e comunque le donne devono essere forti e non sottostare”. Dalla televisione al cinema e da Camilleri a Virzì: come accennato infatti Ester Pantano sarà presto sul grande schermo diretta dal regista livornese in Notti magiche, un noir dedicato al cinema italiano, dove ha potuto sperimentare “una trasformazione fisica che mi ha reso molto orgogliosa – ci svela – perché è quello che voglio fare, non solo la donna procace ma lavorare sulla trasformazione che ti permette di fare altri personaggi, altri dialetti e anche altre lingue”. La nostra videointervista a Ester Pantano:



Patrizia Simonetti
 
 

La Voce di New York, 26.2.2018
In “La mossa del cavallo”, la mafia dei mulini nella Sicilia divisa dai briganti
Tratta dal romanzo di Andrea Camilleri, la pellicola western di Gianluca Maria Tavarelli è ambientata a Montelusa, alla fine dell'800
Personaggio protagonista del film in onda su Rai 1 in prima assoluta è Giovanni Bovara, un ispettore capo ai mulini che arriva dal Nord Italia in Sicilia per mettere ordine in un territorio disunito, alle prese con il problema dell’unificazione del Regno e con il principio della questione meridionale. Una terra che Bovara imparerà a capire e ad interpretare, nonostante tutto

Storia di brigantaggio, storia di una terra difficile in lotta, tra rivoluzioni e sopravvivenza. Siamo in Sicilia, a Montelusa, nel 1877. Giovanni Bovara viene dal Nord Italia, è il nuovo ispettore capo ai mulini ed è incaricato di far rispettare la tassa sul macinato. L’uomo di giustizia scopre l’esistenza di un mulino clandestino e anche del metodo utilizzato dai mugnai per non pagare la tassa. A poco a poco l’uomo si trova coinvolto, in qualcosa di molto scottante, più grande di lui. Si intitola La mossa del cavallo il nuovo capolavoro che andrà in onda lunedì 26 febbraio, in prima serata su Rai Uno. Un capolavoro tratto dal romanzo di Andrea Camilleri, scrittore siciliano molto amato dal pubblico grazie alle avventure che ha regalato in questi vent’anni di messa in onda de “Il commissario Montalbano”.
L’attore protagonista è Michele Riondino, classe 1979, mentre la regia è di Gianluca Maria Tavarelli. Recitano al fianco di Riondino, Ester Pantano, Cocò Gullotta, Antonio Pandolfo, Giovanni Carta e Giancarlo Ratti. Il film è ambientato al loggiato di Santa Maria Maggiore del Sinatra ad Ispica. È questo il centro dell’azione de “La mossa del cavallo”. La pellicola è tratta da un romanzo del 1999 di Andrea Camilleri che, a sua volta, si è ispirato a un episodio del saggio “Politica e mafia in Sicilia” di Leopoldo Franchetti (1987). Tutto è incentrato sulle vicende dell’ispettore capo Giovanni Bovara (Michele Riondino), inviato a Montelusa nell´autunno del 1877 per svolgere delle indagini. Nato a Vigata ma genovese d´adozione, Bovara è un uomo intransigente e puntiglioso, completamente estraneo ai meccanismi mafiosi che regolano la Sicilia. Ma Bovara dovrà imparare a farci i conti. È ancora il paesaggio ibleo a regalare emozioni spettacolari e a fare da sfondo alla storia: il centro storico di Scicli, Modica Alta, Ibla, Cava d’Ispica.
Paesaggi che raccontano una Sicilia di fine Ottocento alle prese con il problema dell’unificazione del Regno e con il principio della questione meridionale. Ma andiamo all’attore protagonista. Michele Riondino da giovanissimo si impegna e impara a suonare la chitarra per poi fondare un gruppo “La setta dei poeti estinti”. Intanto però sogna di fare l’attore. Così da Taranto si trasferisce a Roma e frequenta l’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”. Detto, fatto. Quando non studia, va in scena al Teatro e si cimenta in opere quali “Aspettando Godot” di Beckett e “Edipo Re” di Eschilo. Completa gli studi nel 2000. Per lui si prospetta una splendida carriera e approda sul piccolo schermo, tra teatro e televisione: esordisce nella serie televisiva “Distretto di Polizia”, dal periodo 2003 al 2005, per tre stagioni televisive. In Distretto di Polizia veste i panni di Daniele, il fidanzato di Sabina (Giulia Michelini), sorella del commissario Giulia Corsi, interpretata da Claudia Pandolfi. Quindi un anno dopo, nel 2006, recita ne “La freccia nera” per la regia di Fabrizio Costa. Così nel 2008 si apre per lui la strada del cinema: recita ne Il passato è una terra straniera di Daniele Vicari, tratto dal romanzo di Gianrico Carofiglio, interpretando il ruolo di Francesco.
Da qui tanti film e poi arriva per lui il momento di vestire i panni del giovane Montalbano. È il 2012 quando gli spettatori lo vedono interpretare il personaggio tanto amato, sulla Rete ammiraglia.
Si tratta del prequel de Il commissario Montalbano che vede protagonista Salvo Montalbano in giovane età. La serie firmata da Andrea Camilleri e Francesco Bruni tratta appunto da alcune raccolte della serie letteraria di Montalbano. Contemporaneamente debutta anche come regista al teatro. Debutta come regista nell’opera “La Vertigine del Drago” di Alessandra Mortelliti e con la supervisione ai testi dello scrittore Andrea Camilleri, classe 1925.
Serena Marotta
 
 

TG1, 26.2.2018
"La mossa del cavallo", torna Camilleri su Raiuno

Ospite del Tg1 Michele Riondino protagonista del giallo "La mossa del cavallo - C'era una volta Vigata", tratto dall'omonimo romanzo storico di Andrea Camilleri.
 
 

TV-Programm heute - search.ch, 26.2.2018
La mossa del cavallo C'era una volta Vigata
Descrizione
Rai Radiotelevisione Italiana presenta La mossa del cavallo C'era una volta Vigata 1^ Visione
 
 

La Repubblica, 26.2.2018
La serie. Andrea Camilleri prova a spiegare il successo clamoroso del suo Commissario: "Ho il sospetto che sia una sorta di alibi per chi lo guarda".
E da domani con "Repubblica" i dvd della saga più amata
“Montalbano? È un disubbidiente”
Luca Zingaretti: "È un personaggio meraviglioso, con valori ormai scomparsi"
L'episodio che apre la collana ha conquistato su Ra 1 il record di share più alto in assoluto

Del rapporto di fiducia indissolubile, dell’amore senza se e senza ma tra il pubblico e il commissario Montalbano si stupisce anche Andrea Camilleri: «Di fronte a tanto consenso provo un po’ di paura» si schermisce lo scrittore. «Ho detto scherzosamente che non vorrei che qualcuno venisse sotto le mie finestre gridando: "Montalbano santo subito". Non capisco perché abbia così successo. Sì, ci trovo delle qualità, ma non così tante. M'è venuto il dubbio che Montalbano sia una sorta di alibi: sì, bello, adesso andiamo a fare il furto dopo averlo omaggiato».
Ormai diventata un classico, la saga diretta da Alberto Sironi con Luca Zingaretti arriva in edicola: Repubblica propone da domani la collana completa in 32 dvd, partendo dai nuovi episodi trasmessi su Rai1 La giostra degli scambi e Amore, record di ascolti, a gialli indimenticabili come Il cane di terracotta, Il giro di boa, La vampa d'agosto.
Nei racconti di Camilleri, ambientati in una Vigata metafisica, c'è il senso della vita e della morte, una filosofia esistenziale che conquista gli italiani perché questo commissario forte della sua etica, in fondo un po' anarchico, nemico del potere, ci rappresenta. Umano e concreto, legato alla sua squadra (Fazio, Catarella, Mimi Augello), si accontenta di quello che ha.
La letteratura è diventata fiction quasi vent'anni fa grazie all'intuizione del produttore Carlo Degli Esposti e dell'editrice Elvira Sellerio. Luca Zingaretti viene scelto con un provino: «Ero un attore sconosciuto, non ero un nome, e devo ringraziare Carlo perché difese la scelta.
Camilleri ha tratteggiato un personaggio meraviglioso, portatore di valori che non ci appartengono più, sono quelli dei nostri nonni. Montalbano non si vende e non ha prezzo». La giostra degli scambi, che apre la collana di Repubblica, trasmesso il 12 febbraio su Rai1, ha conquistato 11 milioni 386 mila spettatori con il 45.1% di share, il più alto di sempre. È l'episodio più visto della storia: battuto anche il primato di Come voleva la prassi, che nel marzo 2017 ne aveva raccolti 11 milioni 268 mila col 44,1%.
Il caso dello strano rapitore che ferma le ragazze, le stordisce, poi le lascia libere senza averle toccate con un dito o chiedere un riscatto, è un mistero che Montalbano risolve seguendo un'intuizione. Nel cast Sonia Bergamasco nei panni di Livia, l'eterna fidanzata che le lettrici vorrebbero sfidare a duello, e Fabrizio Bentivoglio, tradito dalla giovane amante. Amore (la seconda uscita) indaga sui sentimenti. Montalbano sogna di sposare Livia — e vive il sogno come un incubo — risvegliandosi di soprassalto.
Mostra la sua fragilità quando costringe Catarella a indagare sul social network di Livia, accecato dalla gelosia. Ancora numeri record: 10 milioni 816mila spettatori (42,8% di share).
Le pagine dei libri prendono vita grazie alle sceneggiature firmate da Camilleri con Francesco Bruni, Salvatore De Mola e Leonardo Marini. Un complesso lavoro di squadra che nasce con la recita del copione a casa dello scrittore. «Il successo» secondo gli sceneggiatori «ha origine dalla complessità della storia e dal fascino del protagonista. Ma anche come scrittore di gialli, Camilleri cerca l'umano. Il giallo gli interessa come tecnica, ma lui cerca sempre l'umanità: i suoi personaggi sono umani e dannati». Prodotta da Palomar con RaiFiction, la serie va in onda dal 1999. Ascolti che superano i dieci milioni di spettatori, la serie è trasmessa in 63 paesi. «È stata esportata ovunque» dice Camilleri «tranne che in Cina: credo si rifiutino perché il protagonista è un funzionario disubbidiente».
Silvia Fumarola


Commento
Un successo che non ammette repliche

La differenza è che il Festival di Sanremo si guarda anche se non piace. Per divertirsi, per esserci, per dileggiare. È un rito che sconfina nell'irrazionale. Montalbano no. Montalbano piace e lo si guarda per quello. Se le trame fossero cadenti, i personaggi scombiccherati, se con l'andare del tempo tutti quelli in gioco avessero avuto la classica crisi di stanchezza, se ormai facessero finta, la serie camilleriana sarebbe svanita come decine di altri tentativi di imitazione.
E invece non solo piace, ma al rilascio annuale di due episodi la gente davanti alla tv quasi si solleva in massa: perché così pochi? A parte che il segreto è anche quello, centellinare, l'affezione è clamorosa. Il punto è che riprendere tutto dall'inizio, come in questa collana, magari servirà a qualcuno come ripasso e quasi studio e magari, sguardo impietoso su quanto erano più giovani i personaggi (tranquilli, è uno specchio). Ma la convinzione è che moltissimi riguarderanno come se fossero cose inedite mai viste: la dimostrazione è nel successo clamoroso delle repliche che si sono susseguite negli anni su Rai1. Fantasmagorico il caso della passata stagione: venne trasmesso il secondo degli episodi inediti e fece dieci milioni e oltre. La settimana dopo mandarono una replica e fece nove milioni: e il bello è che più che stupirsi del successo del già visto viene invece da chiedersi cosa avesse di meglio da fare quel milione di individui che quella sera mancò all'appello...
Appunto, fuori da ogni categoria, un altro campionato, tutta un'altra storia. Fin dall'apparire, ed era il secolo nonché millennio scorso, si parlò della dimensione favolistica dell'insieme. I paesaggi d'incanto, la vita reale consacrata al Commissario e ai suoi con campo d'azione liberissimo, niente traffico nelle strade, quella casa da sogno in contesto iper-naturale etc. La favola resiste e continua, ha personaggi pressoché ormai di famiglia, è il meglio che c'è. E se anche valesse solo la dimensione del racconto azzeccatissimo che pesca nella tradizione della grande fiction popolare all'italiana, se anche non valesse alcuna metafora dell'esistente, della storia degli uomini e dei posti, se tutto fosse ridotto all'osso di un lavoro fatto alla perfezione, sarebbe comunque miracoloso. E soprattutto, una volta effettuato il ripasso degli episodi, quanto manca al prossimo inedito?
Antonio Dipollina
 
 

La Sicilia, 26.2.2018
Daniel Pennac. Il tour siciliano con il suo "Un amore esemplare"
«Invecchiare bene significa coltivare la propria curiosità»

[...]
I suoi favoriti?
«In generale? Amo molto Elena Ferrante, amo molto Erri De Luca...».
I siciliani?
«Tra i grandi “classici” c’è sicuramente Leonardo Sciascia».
Camilleri è un trucco?
«Io amo moltissimo Camilleri!».
[...]
Carmelita Celi
 
 

La Sicilia, 26.2.2018
Flavio Insinna viene ad Agrigento e non nasconde le sue origini siciliane
"Ci sono stato da bambino con i miei. Ad Agrigento spero di poter trovare il tempo per tornare a visitare la Valle dei Templi"
"Provo una certa attesa ed un forte senso di responsabilità nel pensare di dover recitare al Teatro Pirandello"

[...]
L'attore, però, confessa che da siciliano è leggermente pessimista, incline "alla tragedia greca". Andrea Camilleri recentemente in televisione ha affermato che nella vita non bisogna essere “ottimi ilari” ma avere un "pessimismo ragionato": "L a frase di Camilleri - affema Insinna - mi ha fatto rivivere le serate a cena con i miei, durante le quali mio padre, da buon siciliano, era incline al pessimismo che , però, non diventava mai disfattismo".
[...]
Luigi Mula
 
 

Marida Caterini, 27.2.2018
La mossa del cavallo – C’era una volta Vigata | recensione
La mossa del cavallo - C'era una volta Vigata | recensione. Appunti e riflessioni critiche sul film TV tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri andato in onda lunedì 26 febbraio in prima serata su Rai1.

Il film TV “La mossa del cavallo – c’era una volta Vigata” andato in onda su Rai 1 lunedì 26 febbraio, richiama, fin dalle prime immagini, le atmosfere caratteristiche de Il Commissario Montalbano. La vicenda raccontata, soprattutto nella seconda parte, è incentrata su un delitto di cui viene accusato un innocente, lo stesso protagonista Giovanni Bovara, interpretato da Michele Riondino.
Probabilmente gli sceneggiatori, con a capo lo stesso scrittore, hanno creduto che un allontanamento dallo stile vincente e convincente di Montalbano, potesse destabilizzare il pubblico e non identificare il prodotto nella cifra letteraria di Camilleri.
Forse per questo motivo è stato scelto Riondino che già si era calato nel ruolo de Il giovane Montalbano.
Il denominatore comune di tutto il film Tv, pur nella diversità della storia raccontata, è proprio il richiamo al passato del Camilleri televisivo. Michele Riondino si muove nella Montelusa del 1877 che fa pensare alla Vigata di Montalbano. Certo l’intento di Camilleri è proprio raccontare la città immaginaria del suo personaggio principale più di un secolo prima che lo stesso commissario iniziasse a indagare. Ma il mare, le nuotate di Giovanni Bovara sono molto simili a quelle del suo successore. Non è un caso infatti che il Tv movie si concluda proprio con il protagonista che, una volta scagionato, durante la notte, prende il suo cavallo, si reca sulla spiaggia, si toglie la camicia e, lentamente entra nell’acqua quasi in un abbraccio purificatore.
Il regista Gianluca Maria Tavarelli ha puntato, nella seconda parte, su atmosfere abbastanza oscure simbolo del buio morale e delle dinamiche mafiose dalle quali il protagonista è rimasto intrappolato. Ma nella parte iniziale la luce di Vigata era presente vivida e ben sottolineata da una accurata fotografia. Il Tv movie è praticamente diviso in due parti: ognuna è caratterizzata da un dialetto predominante. Il protagonista infatti si presenta agli occhi dei telespettatori come un uomo del Nord che, tornando nella sua città d’origine, Vigata, ha la mentalità di un genovese integerrimo.
Per salvare la reputazione e soprattutto la vita, Bovara deve realizzare una regressione: far riemergere la propria sicilianità e ragionare come un “vigatese” per contrastare, con la medesima logica, le dinamiche dei suoi avversari.
Certo Riondino fa del suo meglio per sdoppiare la sua personalità e vi riesce in maniera estremamente dignitosa.
Riconosciamo al regista ed agli sceneggiatori di non essere caduti nella trappola del film in costume oppure della soap opera made in Sicily. Siamo in presenza di una storia che evoca la tradizione western sia italiana che americana. Ma i personaggi siciliani sono stati caricati in modo eccessivo al punto che spesso assomigliano più a delle maschere dai lineamenti distorti all’inverosimile.
La telecamera posta in primo piano sulle facce spesso stravolte fa pensare persino ad una rappresentazione teatrale in cui il tragico ed il grottesco sono equamente distribuiti lungo il racconto. Camilleri ha voluto evidenziare, attraverso la vicenda del protagonista, l’ambiguità di una società in cui tutti i personaggi recitano un copione ben determinato.
Infine la prova d’attrice di Ester Pantano nel ruolo di Trisina Cicero, giovane donna dai costumi altrettanto ambigui, appare convincente ma slegata dalla coralità della recitazione. Una recitazione in cui le “maschere” siciliane dei mafiosi assumono spesso le sembianze di personaggi favolistici.
Marida Caterini
 
 

Corriere di Ragusa, 27.2.2018
Attualità - La prima trasposizione televisiva di un romanzo storico di Camilleri fa centro
Il Puparo, l’ispettore integerrimo e il prete lussurioso: "La mossa del cavallo" vincente
Una Sicilia ottocentesca, malinconicamente desolata eppure bellissima. Personaggi ben caratterizzati per una storia intrigante

Una storia del passato che parla della Sicilia di oggi, delle sue contraddizioni, delle connivenze strette tra apparati dello Stato e gruppi malavitosi, di una Sicilia che dice e non dice e che in questa ambiguità prova a sopravvivere. «La Mossa del cavallo» che il regista Gianluca Tavarelli presenta in maniera magistrale traendola da un romanzo storico di Andrea Camilleri, è ambientata subito dopo l’Unità d´Italia. Siamo nel 1877, ma ha parecchi rimandi al presente. Camilleri, da grande conoscitore della realtà siciliana, fa centro, tratteggia i personaggi in modo impeccabile ed il regista è bravo a calarli in un paesaggio autentico che il territorio ibleo con Ispica, Scicli, Ibla e Donnafugata sa offrire con i suoi scorci meravigliosi. Il Puparo, l´ispettore integerrimo, il prete lussurioso ammazzato, l´avaro psicotico, l´avvocato scaltro e altri personaggi interpretati in maniera convincente e azzeccata, condiscono una storia dai toni inizialmente leggeri, che poi vanno pian piano incupendosi, mutandosi in un giallo a tinte fosche, in un vortice di inganni e menzogne.
Tavarelli indugia in magnifici paesaggi di frontiera, una Sicilia desolata ma bella come poteva essere quella ottocentesca dove nella lotta tra i buoni, i brutti e i cattivi, tra l’integerrimo e il deviato, non si sa chi vince. Camilleri non ha una risposta certa, perché la verità è sfuggente e ha molte facce. Non ci riesce l’ispettore capo ai mulini inviato in Sicilia per scoprire gli intrighi sulla tassa del macinato. L´ispettore, ovvero il personaggio principale interpretato da Michele Riondino, sembra quasi sopraffatto dall´evolversi degli eventi ad incastro ai suoi danni, ma poi recupera il suo essere siciliano e viene a capo dell’omicidio del prete lussurioso che qualcun altro ha commesso, manovrato dal Puparo e forse con la connivenza della bella vedova amante del prelato, l´unica presenza femminile di rilievo di tutta la storia.
L’ispettore mostra tutte le sue debolezze, ma alla fine pur non potendo incastrare il colpevole, risulta comunque vincitore, perché non si piega e impone il suo essere uomo con la schiena dritta. Vince muovendo, da buon giocatore di scacchi quale dice di essere, giocandosi per l´appunto "La mossa del cavallo". E’ la mossa decisiva e si dimostra vincente in tutti i sensi, sia per Camilleri, che ancora una volta riesce a coniugare originalità, introspezione ed avventura, con qualche concessione anche all’umorismo, e sia per Tavarelli, bravo a rendere le atmosfere del romanzo. Molto suggestiva poi la scena finale, con il protagonista che si immerge nel mare per una nuotata liberatoria, proprio come fa il commissario Montalbano quando risolve i suoi intricati casi: una citazione d´obbligo per il "figlio prediletto" di Camilleri.
Duccio Gennaro
 
 

Ragusa News, 27.2.2018
La mossa del cavallo, il Far West siciliano di Camilleri
Ester Pantano, una Claudia Cardinale camilleriana

Iniziamo dalle note dolenti. Aver forzato Michele Riondino a fare il ligure non è stata una buona idea. L'attore pugliese, già noto al grande pubblico per aver indossato i panni del Giovane Montalbano, soffre maledettamente nel recitare in questo terribile falsetto cui lo ha costretto il regista de "La mossa del cavallo", in onda stasera su Rai Uno, prima trasposizione filmica di un romanzo storico di Andrea Camilleri. E dire che la prova di Gianluca Maria Tavarelli alla regia non è male, ma il protagonista del film per la Tv prodotto da Palomar, Riondino appunto, è stato violentato. La sua dizione è inascoltabile. Peccato. E dire che lo stesso problema aveva avuto Luca Zingaretti nel 1998, quando chiese ad Andrea Camilleri come interpretare il dialetto siciliano. Zingaretti ha un romanesco di fondo nella pronuncia che non gli permette di essere totalmente credibile come siciliano. Camilleri, che di Zingaretti era stato docente all'Accademia, suggerì a Luca di non forzare troppo, ma di fare il siciliano che ha un retrogusto romanesco nella pronuncia. Come giustificare questa misticanza? Facile! Nessuno vieta al Commissario Montalbano di avere una mamma romana, e quindi una ascendenza romanesca. Non capiamo perché ne "La mossa del cavallo", Giovanni Bovara, che di Vigata è originario, debba forzarsi di piangere in questo incredibile dialetto genovese. Un disastro! Bastava sfumare il genovese mescolandolo sin dall'inizio con il siciliano, mantenendo l'esigenza narrativa che impone al protagonista di parlare prima l'italiano e solo a fine racconto, il dialetto siciliano.
Convincente Ester Pantano, la femme fatale del film: provocante, siciliana, ruffiana, la Claudia Cardinale del West camilleriano. Bravo Cocò Gulotta (interpreta Spampinato, un uomo rozzo e cinico; pur essendo il delegato di polizia, è totalmente asservito al potere di don Cocò e dell'avvocato Fasulo) e superlativo il parroco, Antonio Pandolfo, di Alcamo, classe 1975. Ricorda, in alcune corde, Leo Gullotta. Circa il tono complessivo del film, a parte alcuni personaggi figuranti che sembrano usciti dai seriali di Bud Spencer, la Sicilia tinteggiata è un po' cartonata. Infelice la casa di Giovanni Bovara, troppo poco credibile (un manufatto forse del 1970, con una tettoia in legno a mascherare, tutt'altro che un immobile ottocentesco), e finta la piazza nel bellissimo loggiato del Sinatra a Ispica. Sembra di vedere il "ciak, motore, azione!", appena prima del taglio di montaggio. Voto complessivo sei, eccezion fatta per Ester, Cocò e Antonio Padolfo, di una spanna più bravi. Scarse le musiche.
 
 

Rai News, 27.2.2018
"La mossa del cavallo' di Andrea Camilleri: anche senza Montalbano Vigata è un successo su Rai1
Il film tratto dal romanzo di Andrea Camilleri ha conquistato il prime time con 7 milioni 966 mila spettatori e il 32,2 di share

"La mossa del cavallo - C'era una volta Vigata" andato in onda lunedì 26, in prima serata su Rai1, ha visto protoganista Michele Riondino, che cinque anni dopo aver interpretato il Giovane Montalbano nell'omonima serie, ha interpretato un altro personaggio creato da Camilleri.



Il film diretto da Gianluca Maria Tavarelli e scritto da Andrea Camilleri insieme a Francesco Bruni e Leonardo Marini é tratto dall'omonimo romanzo pubblicato dallo scrittore siciliano nel 1999 per Sellerio. Nel cast: Ester Pantano (Tisina Cicero), Cocò Gulotta, Antonio Pandolfo, Giovanni Carta, Giancarlo Ratti, Maurizio Puglisi, Filippo Luna, Maurizio Bologna, Domenico Centamore, Giuseppe Schillaci, Daniele Pilli, Angelo Libri, Roberto Salemi e Vincenzo Ferrera.
 
 

La Repubblica, 27.2.2018
Quasi 8 milioni di spettatori per 'La mossa del cavallo', western siciliano di Andrea Camilleri
Il film tv diretto da Gianluca Maria Tavarelli con Michele Riondino andato in onda lunedì sera su Rai1 ha avuto uno share del 32,3%

Sfida vinta. Il western siciliano La mossa del cavallo - C'era una volta Vigata, primo film tratto dai romanzi storici di Andrea Camilleri, andato in onda lunedì su Rai1, conquista 7 milioni 996mila spettatori col 32,3% di share. Diretto da Gianluca Maria Tavarelli, interpretato da Michele Riondino, Ester Pantano e un grande cast di attori siciliani, il giallo grottesco e pieno di sorprese che portava sullo schermo personaggi, situazioni, colori e umori caratteristici della Sicilia post-risorgimentale, sarà il primo di una serie di film storici.
"Portare la letteratura in televisione e fare 8 milioni di spettatori senza alcune mediazione linguistica" commenta il produttore Carlo Degli Esposti "è un risultato importante. Speriamo che il comandante Camilleri ci permetta di continuare questa bellissima galoppata dentro i suoi romanzi storici. Ritengo sia l'unico scrittore che abbia più presa sul pubblico a prescindere delle sue storie e personaggi. Quando è apparso lui lunedì sera per introdurre La mossa del cavallo lo share sulla rete era al 20% di share ed è balzato al 30% in 7 minuti". "Gli 8 milioni di spettatori" secondo la direttrice di RaiFiction Tinny Andreatta "confermano il patto di fiducia e affetto che lega il pubblico a un maestro del racconto come Camilleri, capace di dipanare le sue trame nella contemporaneità di Montalbano come nelle pieghe secolari della storia siciliana".
Una prova di bravura per Riondino che nel ruolo dell'ispettore Bovara, è passato dal dialetto genovese a quello sicliano. "Lavorare sui dialetti è un lavoro particolare" spiegava l'attore. "E' anche un atteggiamento, un'attitudine. Ormai trovo il dialetto di Andrea confortevole, poi continuando a leggere il romanzo ha cominciato a parlarmi in genovese mi sono chiesto se fossi la persona giusta, come avrei potuto fare. E' un romanzo estremo, come è estrema la scelta di adattarlo. Per studiare il genovese ho avuto un coach, Andrea Bruschi, e il padre novantenne che mi lasciava i memo su Whatsapp. E mi ha aiutato molto anche ascoltare il capo tifoseria della Sampdoria, per centrare il suono del genovese. Ringrazio Andrea Camilleri per il suo aiuto, la Palomar e la Rai per aver voluto rischiare".
Prima della messa in onda, Camilleri si era detto " preoccupato" per la trasposizione in fiction della Mossa del cavallo. "La mia preoccupazione nasce dal fatto che Montalbano abbia raggiunto livelli altissimi di consenso. Di fronte a tanto consenso provo un po' di paura. Ho detto scherzosamente non vorrei che qualcuno venisse sotto la mia finestra gridando di notte 'Montalbano santo subito'". "Uno spettatore ormai pieno di bacilli montalbaniani si siede e si trova di fronte a un altro mondo. Come si fa? - si chiedeva Camilleri - La mossa del cavallo è un romanzo duro. Qualcuno dice che Montalbano è rassicurante - bontà sua, si rassicura con poco - ma questa è un'altra storia". Ma anche questa storia, ambientata nel 1877, con l'ispettore Giovanni Bovara inviato nel territorio di Montelusa per investigare sull'applicazione dell'imposta sul macinato - l'odiata "tassa sul pane" - ha conquistato il pubblico.
Dal 6 marzo il mondo di Camilleri tornerà in tv con le repliche degli episodi del Commissario Montalbano: si comincia con Un covo di vipere. L'imprenditore sessantenne Cosimo Barletta viene trovato morto nella sua casa al mare. È stato ucciso con un colpo di arma da fuoco alla nuca, mentre era tranquillamente seduto in cucina a bersi un caffè.
Silvia Fumarola
 
 

La Sicilia, 27.2.2018
Anche il Camilleri "storico" conquista i telespettatori: 8 milioni davanti alla tv
Dopo l’enorme e inarrestabile successo di Montalbano, anche il film ambientato nell'immaginaria Vigata fa il botto

Roma - Andrea Camilleri e la sua immaginaria Vigata in Sicilia, anche se questa volta l’ambientazione è quella post risorgimentale, sono una certezza per il pubblico televisivo: ieri sera quasi 8 milioni di spettatori con il 32,3% di share si sono sintonizzati su Rai1 per La mossa del cavallo, tratto dall’omonimo romanzo storico di Andrea Camilleri (edito da Sellerio).
«Grazie a tutti. Speriamo di poter continuare in questa bella avventura», scrive l’attore pugliese Michele Riondino in post pubblicato sulla sua pagina Facebook all’indomani della messa in onda del film tv. Una risultato che conferma come, dopo l’enorme e inarrestabile successo di Montalbano (interpretato da Luca Zingaretti), anche il Camilleri «storico» conquisti il pubblico dell’ammiraglia Rai, stravincendo il prime time. La mossa del cavallo, una produzione Palomar di Carlo degli Esposti, diretto da Gianluca Maria Tavarelli, è un giallo grottesco e pieno di sorprese che ha portato sullo schermo personaggi, situazioni, colori e umori caratteristici della Sicilia, con un balzo indietro nel tempo fino al 1877: in primo piano la tassa sul macinato e una storia di mafia e potere, di servitori ligi dello stato, di corrotti e di debolezze umane, ma nel registro straordinario di una farsa tragica. Riondino, smessi i panni del giovane Montalbano - nelle due serie tv nate sempre dalla geniale fantasia di Camilleri e con lo stesso Tavarelli alla regia - ha indossato per l’occasione quelli ottocenteschi del giovane e intransigente «ispettore ai mulini" Giovanni Bovara.
Per la direttrice di Rai Fiction Eleonora Andreatta, La mossa del cavallo non ha vinto solo la partita di una serata televisiva: gli spettatori «hanno confermato un patto di fiducia e di affetto che li lega a un maestro del racconto come Andrea Camilleri, capace di dipanare le sue trame nella contemporaneità di Montalbano come nelle pieghe secolari della storia siciliana». «E' un’altra prova in un percorso di maturazione della fiction italiana, in cui si dimostra che il racconto storico può essere carico di modernità. E’ il successo di un racconto che riesce ad essere popolare e a toccare tutte le fasce e tutti gli ambiti territoriali». «Questa fiction costituisce dunque un altro, felice passo, sulla strada che, insieme a Palomar, lega la Rai e il pubblico nel nome di un autore-Paese e che, in questo caso, vede premiata una scelta di genere che, con la regia di Gianluca Tavarelli, si muove nel territorio del western con coloriture grottesche e iperrealiste, e conferma in Michele Riondino un attore di razza. Grazie Andrea Camilleri», conclude.
Camilleri si era detto «preoccupato» per la trasposizione in fiction della Mossa del cavallo. «Nasce dal fatto - aveva detto nel corso della presentazione del film tv storico - che Montalbano abbia raggiunto livelli altissimi di consenso». E ancora: «Io penso a quegli spettatori che hanno visto tutte le repliche, gente che vorrei conoscere di persona per chiedere loro 'ma scusate cosa ci provatè». Poi si era chiesto: «Uno spettatore ormai pieno di bacilli montalbaniani si siede e si trova di fronte a un altro mondo: La mossa del cavallo è un’altra storia, è un romanzo duro».
Camilleri con i suoi romanzi e con le loro traduzioni televisive è diventato un autore-Paese, sinonimo di un racconto popolare che scava nella realtà e entra in sintonia con lo smarrimento e il bisogno di certezze dello spettatore. Forse, la perfetta sintesi tra letteratura popolare (che non rinuncia alla densità degli strati e delle letture) e televisione. Carlo Degli Esposti fa notare che quando Camilleri è apparso sullo schermo ieri sera per introdurre La mossa del cavallo, «lo share sulla rete era al 20% ed è balzato al 30% in 7 minuti». Questo risultato, pertanto, fa ipotizzare un possibile nuovo filone produttivo a livello televisivo legato ai racconti storici di Andrea Camilleri? «Non a caso - fa notare il produttore - il sottotitolo scelto è 'C'era una volta Vigatà, a sottolineare l’intento di fare una collana di film tv dei romanzi storici di Camilleri. E lui è d’accordo». E Montalbano quando torna? «A maggio - annuncia il produttore - iniziamo le riprese dei due nuovi film con Zingaretti. Mentre dal 6 marzo il mondo di Camilleri tornerà in tv con le repliche degli episodi del commissario».
Nicoletta Tamberlich
 
 

Il Secolo XIX, 27.2.2018
Su Rai1
“La mossa del cavallo”, ascolti top. Ma il “genovese” di Riondino divide il Web

Genova – La certezza porta il nome di Andrea Camilleri. Il “maestro” siciliano si conferma “re” degli ascolti: “La mossa del cavallo”, trasposizione televisiva del primo dei suoi romanzi storici diretta da Gianluca Maria Tavarelli e in onda martedì 26 febbraio su Rai Uno, ha fatto il tutto esaurito vincendo la sfida del prime time con quasi 8 milioni di telespettatori e il 32.3% di share.
Un risultato sorprendente, niente affatto scontato, considerando che portare la letteratura sul piccolo schermo non è impresa così facile. E invece la scommessa è stata vinta: anche il Camilleri “storico”, non quello delle indagini del commissario Salvo Montalbano, è andato ben oltre le aspettative con un altro suo capolavoro: un western all’italiana ambientato nell’immaginaria Montelusa, nella Sicilia post-risorgimentale del 1877, negli anni successivi all’Unità d’Italia, con protagonista Michele Riondino nei panni dell’ispettore Giovanni Bovara arrivato dalla Liguria per indagare sui loschi affari che ruotano attorno all’applicazione della “tassa sul pane”, mentre nel borgo si consuma l’efferato omicidio di un prete.
Una terra divisa tra il bene e il male, dilaniata dalla corruzione che imperversava ovunque, dagli agricoltori ai politici passando per gli uomini di Chiesa. L’oscuro dipinto della connivenza che legava i governanti e i gendarmi dell'epoca ai potenti signori. Oggi come allora, la storia che si ripete. E che appassiona. Come hanno mostrato i commenti d’approvazione sui social, dove gli spettatori si sono complimentati per la fedeltà al romanzo, per la ricostruzione storica che «ha saputo cogliere le sensazioni che danno i romanzi del "Genio"», ma anche per la sceneggiatura perfetta e il cast.
Tra gli interpreti, una pioggia di complimenti per Riondino, l’attore tarantino già interprete del giovane Montalbano su Rai Uno, che, oltre che per l’intensa interpretazione, ha convinto anche per la disinvoltura nel passare dal dialetto genovese a quello siciliano. O meglio, quasi convinto. D’altronde, si sa, per i genovesi l’accento è roba seria. E così, dopo le critiche e le perplessità sulla dizione romanesca di Luca Marinelli, protagonista de “Il principe libero”, film su Fabrizio De Andrè, anche Riondino non ha passato in toto l’esame. Se alcuni spettatori lo hanno promosso la sua parlata genovese, altri l’hanno bocciata. «E comunque Riondino, pugliese, che dovrebbe parlare siciliano, finge di parlare genovese ma gli esce un bergamasco/veronese. #LaMossaDelCavallo», ha commentato uno. «Il tentativo di genovese di #Riondino ne#LaMossaDelCavallo è imbarazzante. Al limite del fastidioso per un ligure. Peccato», ha aggiunto un altro; e ancora: «Michele Riondino sei bravo eh, ma l'accento sembra piemontese non genovese».
Rosaria Corona
 
 

Corriere della Sera, 27.2.2018
A fil di rete
Se il fantasma di Montalbano divora gli altri libri di Camilleri
La figura del personaggio da lui creato si sta divorando l’intera produzione letteraria e Camilleri stesso: ci vorrebbe una moratoria sulle produzioni tv che lo riguardano

Per salvare Andrea Camilleri, la sua preziosa produzione, i suoi insegnamenti, il suo ruolo bisognerebbe forse mettere una moratoria sulle produzioni televisive che lo riguardano. Perché temo sia iniziato un processo di «montalbanizzazione», se così si può dire, di Camilleri. La figura del personaggio da lui creato si sta divorando l’intera produzione letteraria e Camilleri stesso. Ne è prova evidente il film-tv La mossa del cavallo. C’era una volta Vigata, prodotto sempre da Palomar, firmato da Camilleri con Francesco Bruni e Leonardo Marini, diretto da Gianluca Maria Tavarelli (Rai1, lunedì, ore 21.30). Questa volta il fantasma di Montalbano (qui interpretato da Michele Riondino) si cala nei panni ottocenteschi dell’intransigente «ispettore ai mulini» Giovanni Bovara.
Nato a Vigata ma sempre vissuto al nord, a Genova, viene inviato nel territorio di Montelusa per investigare sull’imposta sul macinato, l’odiata «tassa sul pane» come veniva allora chiamata, che sta provocando episodi di corruzione e strane morti tra i funzionari. Come sempre, l’impianto poliziesco è abbastanza semplice: Bovara esce dall’incubo di essere passato da investigatore a investigato recuperando il dialetto, entrando cioè nella testa dei suoi accusatori, accettando soprattutto il mondo del farsesco (inteso come genere), dove un prete, padre Carnazza, pensa ossessivamente alle grazie di una vedova, dove gli ispettori sono corrotti ma più ancora hanno facce da corrottissimi, dove i «piemontesi» cercano di portare la «legge» in una Sicilia atavica, legata a leggi tribali e mafiose in stile western. Per liberarsi dal fantasma di Montalbano ci sarebbero voluti interpreti come Franco Franchi e Ciccio Ingrassia o anche come Ficarra & Picone. Era il solo modo per evitare il grottesco, per scansare di rivoltarsi artificiosamente nel dialetto.
Aldo Grasso
 
 

DavideMaggio, 27.2.2018
La Mossa del Cavallo: piacevole operazione ruffiana per sfruttare Montalbano

L’operazione messa in atto dalla Rai è stata molto furba: prendi un romanzo di Camilleri, prendi Michele Riondino, ambienta il tutto a Vigata e al pubblico sembrerà quasi un delitto non seguire La Mossa del Cavallo. Gli sembrerà di tradire l’adorato commissario Montalbano e rifiutare parte del mondo da cui proviene. Un’operazione anche un po’ ruffiana, che ha permesso all’azienda pubblica e a Palomar di “sfruttare” in modo nuovo l’universo del Salvo nazionale e magari aprire un altro corso seriale. Il tutto, va ammesso, sarebbe stato solo una grandissima camurrìa, se La Mossa del Cavallo non si fosse rivelato un film piacevole ed interessante, vecchio e nuovo allo stesso tempo.
La Mossa del Cavallo: un racconto audace e piacevole
Forse non era quello che il pubblico si aspettava, ma i sapori di Montalbano ci sono stati tutti, anche se nascosti tra le righe. Ci sono stati il protagonista un po’ burbero e appassionato di cucina, gli amici con cui indagare mangiando, la sua grande onestà intellettuale, la sua nuotata in mare aperto, la Genova di Livia, il dialetto siciliano protagonista e c’è stato un giallo lento, strano, fatto di omertà, non detto ed intuizioni.
Ci sono stati tanti elementi noti ma non è mancato il tentativo moderno di raccontare la storia in modo intrigante, di realizzare un’opera in costume lontana da quelle didascaliche e “puriste”. Con un cast fatto quasi interamente di volti sconosciuti ed un solo punto di riferimento, Michele Riondino, il giovane Montalbano diventato qui un ispettore dei mulini che, pur dovendosi occupare di procedure ed ispezioni, è rimasto coinvolto in un delitto che ha cercato di risolvere senza che nessuno lo potesse o volesse ascoltare.
Ma, soprattutto, c’è stato Andrea Camilleri, che è uno dei più grandi scrittori italiani, un artista capace di cose che a pochi altri riescono. Lui e le sue storie possono mostrare all’inizio di un prime time di Rai 1 efferati delitti e preti lascivi sedotti da fanciulle senza scrupoli, con tanto di scena in cui l’uomo, in abito talare, le offre una banana che lei mangia in modo sinuoso. Camilleri può svelare nella presentazione dettagli che altrove sarebbero considerati solo grossi ed inutili spoiler. Lui può tutto: potrebbe scrivere gialli, romanzi storici, romanzi d’amore e magari di fantascienza, e i piani alti gli darebbero credito a prescindere. Ma come dargli torto.
Stefania Stefanelli
 
 

Stravizzi, 27.2.2018
Ascolti tv lunedì 26 febbraio Rai1 vince con La mossa del cavallo
Camilleri sempre da protagonista nella serata del lunedì

Il lunedì sera televisivo è tutto suo. Tra Il Commissario Montalbano, che ha mietuto ascolti tv , ed il film per la tv di ieri sera dal titolo La mossa del cavallo, Andrea Camilleri monopolizza, quando appare attraverso i suoi scritti, la serata televisiva. I due episodi inediti di Montalbano avevano già annientato la concorrenza delle altre proposte televisive, e ieri sera è toccato ad un film tratto da una storia vera ma riscritta da Camilleri nella terra del Commissario, Vigata.
Anche le ambientazioni usate per il film sono state fedeli a quelle del Commissario, tracciando così televisivamente una linea di continuità tra presente e passato in una narrazione che vedeva come protagonista un Montalbano d’altri tempi. La mossa del cavallo premia ancora una volta, attraverso il risultato degli ascolti tv , il romanzo di Andrea Camilleri. Ma non solamente lui. Premia anche chi crede in Camilleri ed i suoi scritti, capaci di catturare non solo il telespettatore italiano ma quello di tutto il mondo.
Dietro Rai1 la classifica degli ascolti tv della prima serata di ieri vede collocarsi in termini di telespettatori rispettivamente nell’ordine Rete4, con il film Lo chiamavano Trinità, e Italia 1 con l’altro film Point Break. Harakiri per Canale 5.
Ascolti tv lunedì 26 febbraio prima serata
Rai1 La mossa del cavallo 7.966.000 telespettatori 32,3% share
[...]
Francesco Serviente
 
 

Ragusa Oggi, 27.2.2018
Pieno di ascolti, quasi 8 milioni, per “La mossa del cavallo”. E l’area iblea continua a godere di ottima visibilità

Quasi 8 milioni di telespettatori e il 32.3% di share: dopo l’enorme e inarrestabile successo di Montalbano, anche il Camilleri “storico” conquista il pubblico di Rai1. “La Mossa del Cavallo – C’era una volta Vigata” – tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore siciliano e con Michele Riondino protagonista – ha infatti vinto la sfida del prime time con 7 milioni 966 mila spettatori.
Il film ha visto protoganista Michele Riondino, che cinque anni dopo aver interpretato il Giovane Montalbano nell’omonima serie, ha interpretato un altro personaggio creato da Camilleri. Il film diretto da Gianluca Maria Tavarelli e scritto da Andrea Camilleri insieme a Francesco Bruni e Leonardo Marini é tratto dall’omonimo romanzo pubblicato dallo scrittore siciliano nel 1999 per Sellerio. Nel cast: Ester Pantano (Tisina Cicero), Cocò Gulotta, Antonio Pandolfo, Giovanni Carta, Giancarlo Ratti, Maurizio Puglisi, Filippo Luna, Maurizio Bologna, Domenico Centamore, Giuseppe Schillaci, Daniele Pilli, Angelo Libri, Roberto Salemi e Vincenzo Ferrera. Bellissime le location molte delle quali sono importanti piazze della provincia di Ragusa, da Ibla a Ispica. E dunque per la provincia iblea una nuova importante occasione di visbilità e promozione.
 
 

Servizio Informazione Religiosa, 27.2.2018
Televisione
“La mossa del cavallo”: scommessa vinta per la nuova serie di Andrea Camilleri
La messa in onda televisiva, lunedì 26 febbraio in prima serata su Rai Uno, ha adunato davanti alla televisione ben 7.966.000 spettatori, con il 32.3% di share. Un risultato ottimo, considerando che si tratta dell’“altro” Camilleri, lontano dalle atmosfere del commissario Montalbano. È, infatti, il primo dei romanzi storici dello scrittore siciliano, ispirati a fatti realmente accaduti nei decenni successivi all’Unità d’Italia

Una bella scommessa, non facile, la produzione del film “La mossa del cavallo”, adattamento di un romanzo storico di Andrea Camilleri per la regia di Gianluca Maria Tavarelli, con Michele Riondino protagonista. Una scommessa vinta per la Palomar di Carlo Degli Esposti e per Rai Fiction. La messa in onda televisiva, lunedì 26 febbraio in prima serata su Rai Uno, ha adunato davanti alla televisione ben 7.966.000 spettatori, con il 32.3% di share. Un risultato ottimo, considerando che si tratta dell’“altro” Camilleri, lontano dalle atmosfere del commissario Montalbano. È, infatti, il primo dei romanzi storici dello scrittore siciliano, ispirati a fatti realmente accaduti nei decenni successivi all’Unità d’Italia.
Ascolti importanti, dunque, per “La mossa del cavallo”, inferiori certo a quelli di Salvo Montalbano, che ormai ci ha abituato a cifre da record, ma comunque ben al di sopra della media della fiction nazionale. Un 32.3% di share in cui concorrono molti fattori. Anzitutto, “La mossa del cavallo” viene da un romanzo più ostico rispetto alla serie su “Il commissario Montalbano”, con un uso più energico della lingua dialettale, dal genovese al siciliano, nella cornice di fine Ottocento. Inoltre, va considerata la particolarità della giornata di lunedì 26 febbraio, dalle grandi problematiche per il maltempo, ai tanti disagi su territorio nazionale, così come nella programmazione televisiva.
Questo risultato, pertanto, fa ipotizzare un possibile nuovo filone produttivo a livello televisivo legato ai racconti storici di Andrea Camilleri. D’altronde, il sottotitolo de “La mossa del cavallo” è “C’era una volta Vigata”, che apre quindi a un orizzonte di future vicende ambientate nell’immaginaria cittadina siciliana di Vigata.
“La mossa del cavallo”, un racconto western amaro e grottesco
Come di consueto, da alcuni anni a questa parte, la messa in onda delle produzioni televisive dai romanzi di Andrea Camilleri viene preceduta da una piccola clip, un videomessaggio dello scrittore siciliano, che offre una suggestiva chiave di lettura. Questa volta Camilleri è apparso emozionato, percorso da un fremito di ansia e gioia, nel veder portato sullo schermo il suo romanzo storico. Lo scrittore nella clip ringrazia pubblicamente il produttore Degli Esposti per l’azzardo produttivo, per aver creduto nella possibilità di racconto per il pubblico di vicende storiche della neonata Italia di fine XIX secolo.
Entriamo nella storia. Siamo in Sicilia, sempre a ridosso dell’immaginaria cittadina di Vigata, a Montelusa. Qui, arriva da Genova Giovanni Bovara (Michele Riondino), nuovo ispettore Capo ai mulini, venuto a rimpiazzare il predecessore morto in maniera misteriosa. Bovara, seppur originario della Sicilia, è impettito nella sua divisa, nella sua nuova lingua, il dialetto ligure; si sente distante da quella terra così difficile da governare. Giunge, così, a Montelusa con lo scopo di verificare che tutti i mulini rispettino la tassa sul macinato, una tassa venuta con il Regno d’Italia e percepita come una vera iattura dalla comunità rurale. Ben presto l’uomo scopre un sistema di favoritismi, corruzione, in cui sono coinvolti un po’ tutti a Montelusa, dagli agricoltori agli uomini delle istituzioni. Ostinato a trovare la verità, a sciogliere le maglie del grande imbroglio, Bovara finisce però per essere messo in stato d’accusa per la morte del sacerdote, padre Carnazza (Antonio Pandolfo). Discolparsi non è facile e Giovanni Bovara è chiamato a tirar fuori tutte le sue risorse, persino il suo dialetto siciliano latente, per uscire da quella fosca situazione.
La cornice è chiara, le atmosfere sono polverose, da scenario di frontiera. Non a caso il regista Gianluca Maria Tavarelli – autore anche de “Il giovane Montalbano” e “Maltese. Il romanzo del commissario” – ha dichiarato nella conferenza stampa di presentazione del film che si tratta di un vero e proprio western: “Grazie alla scelta di trasformarla in western in terra di Sicilia, questa storia si sottrae a tutte le trappole del film in costume”.
E funziona questa scelta di Tavarelli, di alterare il contesto della storia in questa chiave, con un chiaro omaggio al cinema di Sergio Leone ma anche al neo-western di Quentin Tarantino. Tavarelli, poi, valorizza bene lo stile di Camilleri, che con poesia sa amalgamare realismo e grottesco.
C’è corruzione nella storia, c’è un’umanità piccola, losca, pronta a prevaricare il prossimo. Lo vediamo a tutti i livelli, dagli uomini delle istituzioni fino a ministri della Chiesa. E proprio il personaggio del prete, padre Carnazza, un sacerdote che vive il suo ministero privo di senso e sostanza, è tratteggiato dagli autori senza sconti, in maniera persino macchiettistica e misera: disgraziato e smarrito nella corruzione, dedito alla lussuria e alle logiche del profitto, totalmente indifferente alla comunità.
Per il resto, si staglia in primo piano la figura del protagonista, Giovanni Bovara, interpretato da Michele Riondino, attento a raccontare l’evoluzione di questo personaggio, nell’animo e persino nella lingua, passando dal genovese al siciliano stretto. Bovara è prima tutto d’un pezzo, poi fragile e ferito dalle accuse, incapace di sopravvivere sulla terra di frontiera, ma alla fine trova in sé, delirante, la forza di resistere, andare alla resa dei conti.
Dal punto di vista stilistico, convince la regia, abile, furba e sicura. Bellissimo è il movimento di macchina finale, che ricorda un po’ quello malinconico e poetico di “Maltese” in riva al mare siciliano. Sempre ottimo, poi, è il lavoro di scenografia di Luciano Ricceri, così come polverosa e luminosa insieme è la fotografia suggestiva di Marco Pieroni. Da ultimo, centrate e coinvolgenti sono le musiche di Ralf Hildenbeutel, che avevamo apprezzato per la carica adrenalinica, inquieta ed elettronica di “Maltese”. Qui, ne “La mossa del cavallo”, Hildenbeutel esplora suoni locali, della tradizione sicliana, richiamando le note del genere western, cui aggiunge persino un sound dalle sfumature comico-grottesche.
Sergio Perugini
 
 

Sentieri Selvaggi, 27.2.2018
C’era una volta Vigata. Apologia di Camilleri (e di Montalbano)

Dopo quasi vent’anni di onorata carriera sugli schermi televisivi di milioni di italiani, il commissario Montalbano si è guadagnato sul campo la status di eroe nazionalpopolare. Non è un mistero che, forte di un successo che non sembra dover mai svanire (anche le tantissime repliche che si sono susseguite hanno sempre registrato ascolti impressionanti), Le indagini di Montalbano sia il prodotto di punta della televisione di Stato, esportato in tutta Europa e capace di creare una fascinazione generale paragonabile a quella che, con effetti più radicali, ha investito i fan de Il trono di spade. L’iniziativa della Rai di lanciare con C’era una volta Vigata un nuovo sguardo nell’universo narrativo creato da Andrea Camilleri, non solo s’inserisce in un astuto tentativo di franchise televisivo dal sapore americano (operazione già iniziata con le due stagioni de Il giovane Montalbano), ma dà un grande contributo alla diffusione dei romanzi storici dello scrittore siciliano, il cuore del suo messaggio storico-politico.
Limitare, infatti, l’opera di Camilleri alle sole, eccellenti, trame gialle di Montalbano, sarebbe uno sbaglio imperdonabile visto la bellezza e l’importanza dei suoi racconti ambientati nel passato. Lo scrittore, infatti, con gli anni, si è dimostrato degno erede di una tradizione narrativa che, sintetizzata dai suoi mille talenti (regista teatrale, storico, giornalista, intellettuale impegnato), lo vede erede di Pirandello, Sciascia e Tomasi di Lampedusa. Esaltati da storici e scrittori impegnati, romanzi come La mossa del cavallo, Il re di Girgenti o La presa di Macallè hanno il merito di rappresentare una Sicilia (e di conseguenza un’Italia) attraversata dai sogni rivoluzionari settecenteschi, dalle disillusioni post-unitarie e dagli orrori farseschi del fascismo. Le storie assurdamente vere e le trame verosimilmente irreali raccontate dallo scrittore riescono a gettare uno sguardo ironico su momenti tragici del nostro passato e stimolano una riflessione sull’Italia contemporanea ben più profonda di molti saggi con altre presunte ambizioni. La produzione televisiva de La mossa del cavallo, libro costruito interamente sul simbolismo delle differenze linguistiche, apre quindi una strada inedita che, se portata avanti con intelligenza (si parla de La concessione del telefono come prossimo film tv) non potrà che legare ancora di più il pubblico italiano allo sguardo di Andrea Camilleri.
Il momento del commiato tra l’Italia e Montalbano, l’ora di vedere in tv il famigerato Riccardino (l’ultima indagine la cui bozza è già stata consegnata da anni a Sellerio) si sta avvicinando ma è impossibile concepirci orfani di una voce che, prima su carta e poi in televisione, ha saputo dare una svolta ad un pubblico abituato ad altri sapori. Certo, negli anni le avventure del commissario hanno lentamente abbandonato il perfetto equilibrio tra folklore siculo e il nero accecante della cronaca per dare più spazio al lato comico dei racconti o a stonate comparsate di volti televisivi arcinoti, segnando così un leggero abbassamento qualitativo del prodotto (anche se le canzoni in dialetto di Olivia Sellerio, aggiunte di recente, creano vertigini, squarci emotivi). Ciò nonostante, in tutti questi anni, il personaggio Montalbano, retto dalla forza di Luca Zingaretti, non ha mai tradito i suoi affezionati ammiratori. Simbolo di un’ideale Italia giusta, con la sua onestà e con la sua concreta umanità, il commissario si è rivelato più che un investigatore dall’acume eccezionale (tanto in voga in questi tempi), un detective sentimentale, capace di guardare in faccia i dolori, i rancori, gli amori e i sogni di vittime e carnefici, ogni volta pronto a fare la scelta più difficile, mettendosi in gioco sempre, in prima persona. Un modello etico prima che semplice eroe televisivo.
Luca Marchetti
 
 

Ideazionenews, 27.2.2018
Pandolfo protagonista in “La mossa del cavallo” su Rai Uno. Share da quasi 8 milioni

Altra importante tappa nella carriera artistica di Antonio Pandolfo. L’attore alcamese è stato infatti fra i protagonisti del film “La mossa del Cavallo – C’era una volta Vigata”, la riproposizione in tv di uno dei romanzi storici di Andrea Camilleri, il padre del commissario Montalbano.  La bravura di Pandolfo, cresciuto della cooperativa Piccolo Teatro di Alcamo, è stata apprezzata da quasi 8 milioni di telespettatori, pari al 32,30% di uno share da record.
Molto noto in Sicilia come comico e cabarettista, insegnante a Palermo, dove adesso vive, in tantissimi corsi di recitazione e teatro, l’attore alcamese, con la “La Mossa del cavallo”, ha raggiunto un traguardo prestigioso e molto ambito. In questo periodo, infatti, anche i grandi attori italiani stanno facendo a gara per avere una parte nelle produzioni tratte dai romanzi di Camilleri, visto il grandissimo successo che ottengono in tv.
Nel film diretto da Gianluca Maria Tavarelli per conto della collaborazione fra Rai Fiction e  Palomar produzioni,  Antonio Pandolfo interpreta un sacerdote  di mezza età che, a dispetto dell’abito che porta, è davvero tutt’altro che un sant’uomo. È un incallito libertino, amante delle donne e dei vizi della tavola, avido di tutti i piaceri terreni e affamato di denaro e proprietà. Don Carnazza, in una storia ambientata alla fine del 1800, invaghito di Trisina, una bellissima vedova dai facili costumi, interpretata da Ester Pantano, entra in contrasto con il cugino, don Memè Moro, al quale sta cercando con successo di sottrarre tutta l’eredità familiare. Per questo il prete viene ucciso e la storia del film ruota attorno a quest’omicidio, alle indagini e agli immancabili depistaggi.
Il protagonista de La Mossa del Cavallo è Michele Riondino che interpreta Giovanni Bovara, il nuovo ispettore capo ai mulini, incaricato di far rispettare, in una Sicilia da quasi far-west di fine 800, l’odiosa tassa sul macinato. Diverse le scene in cui Antonio Pandolfo è stato protagonista, tutte nella prima mezzora del film. Dopo “Il giovane Montalbano” e altre interpretazioni, l’attore alcamese si conferma un professionista a 360 gradi. Molto riduttivo, a questo punto , definirlo soltanto un comico o un cabarettista, anche se i suoi personaggi, da più di un decennio, fanno sbellicare dalla risate la Sicilia intera.
 
 

La Stampa, 27.2.2018
Tutte le storie di Montalbano. Il commissario senza confini
In edicola da oggi ogni martedì con La Stampa i dvd della serie tratta da Camilleri. Un prodotto amato in Cina come in America, che ha fatto scoprire un’altra Sicilia

Fenomenologia di Montalbano, si potrebbe dire. Ha rivivificato una parte della Sicilia poco frequentata seppur bellissima, ha restituito dignità al giallo classico, ha stracciato il tabù dei prodotti televisivi italiani di successo all’estero. Montalbano ha varcato i confini europei, si è attestato come il prodotto più gradito nell’America del Sud e tra i più graditi in quella del Nord. Persino i cinesi hanno subito il suo fascino. E tra mille problemi, l’hanno clonato. Impossibile acquistarlo ]...]
Michela Tamburrino
 
 

La Repubblica, 28.2.2018
Canal Grande
Anche senza Montalbano in tv vince il tocco di Camilleri

L'operazione era considerata ad alto rischio - legittimamente - la soddisfazione alla fine è doppia e apre un ricco canale futuro: il Camilleri storico de La mossa del cavallo, trasportato in fiction, è andato a un passo dagli ascolti di Montalbano, anche stavolta ha funzionato il richiamo basico del Camilleri-touch e il tutto con il solo Michele Riondino (già giovane Montalbano) a reggere la riduzione di uno dei gioiellini del Maestro in libera uscita dal commissario. Ma non da Vigata, né da Montelusa, solo un salto indietro di oltre un secolo in un proto-western (gli autori hanno perfino giochicchiato con citazioni da Westworld, nonché da Verga, mentre davanti al video i maschietti respiravano largo sulla trama alla Tex Willer). Unico problema, la velocità del racconto in un solo episodio - la miniserie da due avrebbe consentito una profondità ben maggiore. E dopo una partenza shock con prete lascivo e speriamo pochi bimbi davanti alla tv, poi ci si è messi a correre per addivenire alla riabilitazione dell'eroe. In fondo un incorruttibile, bello e a lieto fine come il Commissario: e con annessa nuotata, ma in lunghe brache ottocentesche. Non si può avere tutto.
Antonio Dipollina
 
 

Il Tempo, 28.2.2018
Dragonera. Trionfo e sorpresa
Letteratura da guardare

Otto milioni di telecomandi per La Mossa del Cavallo. Il film di Gianluca Tavarelli con Michele Riondino andato in onda su Rai1 guadagna un alto share. E la notizia – non un semplice tema di intrattenimento televisivo – trascina con se´ due fatti. Il primo e` che Andrea Camilleri vince in tivu` anche senza il Commissario Montalbano.
Il secondo e` che in questo dato c’e` un fatto rivoluzionario: il romanzo che conquista la prima serata di Rai1 apre la strada alla qualita` e mette fine alla retorica becera di farla facile con le porcherie del trash per vincere la gara degli ascolti. La Mossa del Cavallo, nientemeno che un romanzo storico, dunque un prodotto “in costume” va a mietere un meritato successo e mette cosi` cappello sull’opportunita` di alzare il livello dell’offerta in quella Rai che comunque resta la prima industria culturale a disposizione di una sterminata platea di italiani.
Una sorpresa questo trionfo della letteratura in tivu` se si pensa agli ultimi dati Istat relativi al 2016 sul calo dei lettori in Italia. Nessuno legge piu` niente ma la scrittura sa sempre trovare la giusta strada. Un miracolo, quindi: Camilleri santo subito!
Pietrangelo Buttafuoco
 
 

Corriere della Sera, 28.2.2018
Fiction televisiva
«La mossa del cavallo», come tradire il dialetto siciliano
Il risultato è una farsa linguistica, un’autoparodia esagerata, al punto da rendere plateali e irritanti i vezzi para-dialettali e soprattutto gli stereotipi antropologici su cui in Montalbano si poteva soprassedere

Andrea Camilleri è entrato nel canone della letteratura italiana da una ventina d’anni grazie a una produzione straordinaria per timbro e per quantità: da una parte (anzi «in prìmisi», direbbero i suoi personaggi) i polizieschi di Montalbano, trasposti in fortunate fiction televisive, e dall’altra («in secùndisi») i romanzi storici. Ieri Aldo Grasso, commentando sul «Corriere» il film La mossa del cavallo, ambientato nell’Ottocento postunitario, consigliava di salvare l’immagine di Camilleri imponendo una moratoria sulle produzioni tv che lo riguardano. Ha ragione. Mentre la serie di Montalbano ha un format consolidato che il pubblico acclama come un genere «esotico» a sé sulla cui verosimiglianza non ha più bisogno di interrogarsi, uscendo dal seminato (e cioè passando al tele-romanzo storico) le cose si complicano dando un senso di saturazione.
La mossa del cavallo è un romanzo glottologico, in cui il dialetto siciliano ha una funzione centrale, perché l’ispettore protagonista risolve il caso reinventandosi un siciliano arcaico che non gli appartiene più, avendo per anni vissuto al Nord. Il risultato è una farsa linguistica, un’autoparodia esagerata, al punto da rendere plateali e irritanti i vezzi para-dialettali e soprattutto gli stereotipi antropologici su cui in Montalbano si poteva soprassedere. È come se il cliché della sicilianità — grottesca, teatrale, incantevole quanto cialtrona e guitta — presente anche nei gialli ma tenuta a bada dal format, ne venisse fuori sfrontatamente in una sorta di far west (copyright Grasso) o di spaghetti - o meglio di arancini-western macchiettistico nella lingua e nella fisiognomica. Persino offensivo per un siciliano anche solo moderatamente permaloso.
Paolo Di Stefano
 
 

AgoraVox, 28.2.2018
La Mossa del Cavallo | Camilleri, scrittore e storico
Lunedi' 26 febbraio e' andata in onda la trasposizione cinematografica di un racconto, fra i tanti di quelli storici, scritti da Andrea Camilleri. "La Mossa del Cavallo", ambientato negli anni successivi l'unificazione dell'Italia, precisamente nel settembre del 1877. Il racconto trae spunto da fatti realmente accaduti, conditi naturalmente dalla fervida immaginazione dello scrittore.

Un giovane ragioniere, cresciuto a Genova ma di origini siciliane, si appresta all'impegno del suo nuovo incarico, Ispettore alle dipendenze dell' allora neonata Istituzione per l'accertamento dei reati previsti in materia di evasione fiscale Nel piccolo paese di provincia e' gia' noto l'arrivo del controllore, che sara' addetto alla verifica della produzione di farina e relative gabelle imposte. I suoi predecessori sono stati tutti eliminati, senza stracci di prove, e lui deve provvedere alla sua difesa personale con una certa perizia.
Ma ecco che scatta un piano criminale, allestito dal boss locale in combutta col Delegato facente funzioni di Polizia, e tutti i suoi collaboratori. Con l'ausilio di una donna generosa e bella, poco a poco il ragioniere viene coinvolto a sua insaputa in un gioco piu' grande di lui, che lo portera' all'imprigionamento ed alla dichiarazione della sua infermita' mentale. La sua astuzia, avra' la meglio, riuscendo a dimostrare l'estraneita' alle accuse che gli vengono mosse. Il racconto pone in evidenza quai fossero le sottili e raffinate macchinazioni gia' in quel periodo, messe in atto da un'associazione di stampo mafioso che reggeva anche sulle collaborazioni di forze di sicurezza istituzionali, arruolate dalla precedente missione di liberazione d'Italia, fra il brigantaggio presente in numerose zona del sud italiano.
Analogamente a quanto accadde in occasione dello sbarco in Sicilia delle forze alleate per la liberazione dal nazifascismo, in cui mafia e forze militari strinsero alleanze per la cacciata del comune nemico. Ma soprattutto, in relazione ai metodi utilizzati per coinvolgere in tutto l'onesta' del ragioniere, le cose non sembrano mutate dopo tutto questo tempo. Da notare che il sesso riveste un ruolo decisamente determinante, in ogni questione di stampo mafioso, e che la macchina del fango risale ad antichissime origini populiste alimentate dalla corruzione in atto.
Mario R. Zampella
 
 

CavalloMagazine, 28.2.2018
Il Burian, Camilleri e gli attacchi: scacco alla mossa del cavallo
Mentre il Burian copre di gelo anche questa splendido e coraggioso equipaggio davanti a Buckingham Palace prendiamo l'occasione per parlare di attacchi di eleganza e correttezza storica...avete visto lo sceneggiato di Camilleri, La mossa del cavallo?

Milano - "Ech buriana con 'ste Burian! ", diranno i nostri lettori emiliani: che dalle parti della Bassa e giù di lì con il termine buriana si indica da sempre il vento freddissimo proveniente da nord-nord est, ma anche quel genere di confusione burrascosa che agita tutto e tutti.
Come il Burian, per l'appunto, che da gelido principe dell'Inverno sta congelando mezza Europa, Gran Bretagna compresa: ma questa splendida pariglia non si è fatta fermare nemmeno dalle condizioni meteo eccezionali per Londra e ieri transitava davanti a Buckingham Palace in tutta la sua bellezza.
E a proposito di attacchi e di bellezza e di correttezza storica e di eleganza: avete visto lunedì sera La mossa del cavallo - C'era una volta Vigata su Rai1, tratto da un libro di Andrea Camilleri?
Già dal titolo era stuzzicante, ovviamente, ma anche l'ambientazione storica ha implicato largo uso di cavalli e attacchi dando di che lustrare i nostri occhi ippofili...e da parlare al nostro puntiglioso amore per i dettagli, ahimé non sradicabile da qualsiasi passione umana ma in modo particolare da quelle che hanno a che fare con criniere, zoccoli ed equipaggi.
Insomma, che ne pensate voi dei cavalli, dei cavalieri e degli attacchi de La Mossa del Cavallo? fuoco alla polveri.
Maria Cristina Magri
 
 

Minima&Moralia, 28.2.2018
Il cornuto e il fascismo. Un aneddoto di Andrea Camilleri

La sapienza di una lingua rigorosa è un rifugio dalle contese del popolo. Soprattutto in momenti come quello che stiamo vivendo, in cui le contese del popolo brillano per imbecillità di sincronia con le voci sparate dai megafoni della popolarità. Quel chiacchiericcio blaterato, spesso triste e triviale, che osserviamo sui social network altro non è che l’eco di parole dette da chi dovrebbe avere la responsabilità della lingua.
Ecco allora che questa campagna elettorale e il dibattito pubblico che ne segue sta sfoggiando una grammatica in cui le parole sono sottratte dal dominio del senso.
Senza pretesa di esaustività e andando un po’ a caso, dai tragici fatti di Macerata a oggi abbiamo avuto: “pistoleri” e non “terroristi”, “farsi giustizia”, “nigeriani cannibali” e “vodoo”, per poi arrivare raddoppiando di lena nella corsa in quel revival lessicale riguardante il fascismo: “il fascismo è morto per sempre”, “il ritorno del fascismo è una fesseria” però “il saluto romano non è reato se ha intento commemorativo” e così via sino all’incerto ma inebriante “fascismo degli antifascisti”.
Ora, si potrebbe discutere per ore e giorni interi su queste formulazioni e su chi l’ha formulate (cosa che in parte sta già avvenendo – perché ormai non basta mormorare: bisogna avere anche l’ultima parola, come intuiva già Voltaire). Meglio di no. È utile invece constatare come questo così detto dibattito “ha fatto pure cose buone”: è il caso della riproposizione delle considerazioni di Umberto Eco sul fascismo eterno; delle riflessioni di Michela Murgia, o ancora di quelle di Luigi Manconi.
A mo’ di chiosa di queste pensieri, lucidi e chiari, un aneddoto che si deve all’intelligenza screziata d’ironia di Andrea Camilleri. Che racconta di Raul Radice, critico teatrale al Corriere della Sera: un gentiluomo milanese, vecchio stampo, che aveva iniziato la sua carriera da giornalista durante il ventennio come redattore di un quotidiano fascista, L’Impero. La testata era diretta da due figure importanti del regime, Mario Carli e Emilio Settimelli. Mentre a ricoprire il ruolo di amministratore di tutte le pubblicazioni fasciste era Arnaldo Mussolini, fratello di Benito.
Ebbene, ricorda Camilleri, un giorno Arnaldo Mussolini chiese a Radice di accompagnarlo dal Duce per la relazione mensile sull’andamento delle pubblicazioni. Così entrano nello studio di Benito Mussolini, a Piazza Venezia, col giovanissimo Radice nel ruolo di portaborse e col cuore che gli batteva forte. Il Duce era chino sulla sua scrivania a scrivere, fitto fitto. Saluto romano di rito, poi il fratello si mise accanto a Benito, aprì la valigetta con tutti i documenti e glieli porse. Ma questi, prima ancora di scorgerli, esordì: «Arnaldo, da qualche tempo L’Impero mi sembra che abbia perduto mordente. Ma che succede?».
E il fratello rispose: «Sai, è una cosa molto delicata e pure sgradevole…»
«E cioè?»
«Beh, sai, la moglie di uno dei due va a letto con l’altro. E il marito l’ha scoperto. Quindi i due non si parlano più, e così sta andando tutto un po’ a rotoli».
Arnaldo non pronunciò nessun nome, non disse quale dei due era stato tradito.
Così Mussolini si chinò, pensoso, e dopo un lungo silenzio alzò lo sguardo, guardò dritto negli occhio il fratello e disse: «licenzia il cornuto!».
Ecco, in una sola frase, quella che per Andrea Camilleri è la vera essenza del fascismo.
Marco Filoni
 
 

 


 
Last modified Saturday, December, 23, 2023