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RASSEGNA STAMPA

MAGGIO 2018

 
TvZoom, 1.5.2018
Auditel
Ascolti Tv 30 aprile vince Il Commissario Montalbano con il 25,23%
Seguono Grande Fratello con il 27,17% e Il cavaliere oscuro con il 5,51% negli ascolti tv

PRIMA SERATA: su Rai 1 Il Commissario Montalbano ha raggiunto il 25,23% e 6 milioni di spettatori.
[...]
Carlo G. Lanzi
 
 

Teatro Vascello, 2-6.5.2018
dal martedì al sabato h 21 – domenica h 18
Festa di famiglia
da Luigi Pirandello
testo e regia Mitipretese
collaborazione drammaturgica di Andrea Camilleri
con Fabio Cocifoglia, Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Diego Ribon Sandra Toffolatti, Mariángeles Torres
Luci e impianto scenico: Mauro De Santis
Direzione musicale: Sandro Nidi
con canti dal vivo della tradizione popolare italiana e musiche originali
FESTA DI FAMIGLIA ha vinto il Premio Alabarda d'oro - Città di Trieste come "migliore spettacolo dell'anno"

Festa di famiglia è una riflessione sulle dinamiche di violenza e sopruso che si possono scatenare all'interno del nucleo familiare. Il pretesto per parlarne è il compleanno di una madre di sessant'anni festeggiata dalle sue tre figlie.
Il testo nasce da un originale assemblaggio di testi di Pirandello: commedie e materiali estratti dalle sue novelle e dai romanzi tagliati e cuciti insieme sotto la guida speciale di un maestro di ironia qual è Andrea Camilleri.
Dopo più di dieci anni di lavoro insieme, il teatro Vascello in collaborazione con il Teatro Stabile di Brescia ci danno l'opportunità di rimettere in scena i nostri primi tre lavori.
In questo momento del nostro percorso, per noi particolarmente complicato, in cui le enormi difficoltà di tutto il teatro italiano si intrecciano alle nostre vicende personali, ai dubbi, alla confusione su come procedere, come riuscire ad evolvere, alla fatica del crescere insieme, alla noia dei nostri limiti umani e artistici che non possiamo più nascondere perché ci conosciamo troppo bene, sentiamo il bisogno di guardarci indietro. Di ritornare a quando siamo partite: a quella necessità, a quella urgenza di metterci alla prova, a quell'entusiasmo, a quella leggerezza.
Pensiamo (ci illudiamo?) che rimettere mano oggi, in questa nostra età definitivamente più di mezzo, ai nostri primi tre spettacoli sia un modo per ripercorrere concretamente la strada fatta finora, per aiutarci a comprenderla e per far luce su quella che ancora ci aspetta.
E vogliamo ringraziare tutti quelli che in questi anni ci hanno dato una mano e hanno creduto in noi: Piero Maccarinelli e Artisti riuniti, Ascanio Celestini, la sig.ra Lidia, Paola Petri, Andrea Camilleri, Mariangela Melato, Barbara Valmorin, Luca Ronconi e il Piccolo Teatro, le Pav, Salvatore Palombi, Luigi Saravo, Cristian Gianmarini, Francesco Biscione, Anna Gualdo, Natalia Magni, Sonia Barbadoro, Liliana Massari e la mitica Gianna Giachetti che con il suo talento e la sua generosità ha dato linfa alle nostre Troiane.
Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti, Mariangeles Torres insieme a Mauro De Santis fondano nel 2006 il gruppo Mitipretese. "Roma ore 11" vince nel 2007 il premio ETI - gli Olimpici del Teatro come migliore spettacolo di innovazione, nel 2009 "Festa di famiglia" vince il premio Alabarda d'Oro - Città di Trieste come migliore spettacolo dell'anno.

Presentazione di Andrea Camilleri
Quando le quattro Mitipretese, che conoscevo e stimavo dai tempi che frequentavano l'Accademia, vennero a casa mia per chiedermi di collaborare ad un loro progetto, in realtà il progetto era già ben avviato e definito, tanto è vero che mi lasciarono sul tavolo una sorta di copione.
La proposta naturalmente mi lusingò, venendo da quattro attrici di valore, di spessore e di grande intelligenza drammatica.
M'interessò molto, quel giorno, anche quello che dissero sul loro metodo di lavoro.
Ogni scena che scrivevano, la collaudavano sottoponendola alla prova.
La recitavano. La prova pratica metteva immediatamente in evidenza le carenze, i passaggi non risolti, le ripetizioni, le cadute del testo. E loro, di conseguenza, dopo lunghe discussioni, provvedevano a riscriverlo.
Lessi il copione che mi avevano lasciato.
C'era parecchio ancora da fare, ma sinceramente m'interessò in modo particolare, mi coinvolse.
Le quattro avevano lavorato di fino, con lucido rigore, ritagliando battute e scene dal vasto repertorio pirandelliano allo scopo di comporre un'altra, nuova, originale, commedia adoperando sempre le parole di Pirandello.
Ma quale commedia?
Finito di leggere, mi venne in mente che quella era la commedia sulla famiglia borghese che Pirandello avrebbe forse voluto scrivere ma non aveva osato.
Il puzzle non è un gioco d'azzardo.
Questo particolare puzzle invece lo è.
Io mi sono limitato solo a mettere qualche tassello al posto giusto.
E questo va detto come riconoscimento al grande impegno profuso dalle quattro autrici-attrici.
Andrea Camilleri

Note sul progetto.
I PANNI SPORCHI SI LAVANO IN FAMIGLIA
Dopo Roma ore 11 Mitipretese prosegue il suo percorso teatrale con FESTA DI FAMIGLIA, una riflessione sulle dinamiche violente all'interno del nucleo familiare.
Ogni giorno avviene in Italia l'assassinio di una donna ad opera di un familiare: marito, fidanzato, padre, fratello. L'omicidio è solo la punta di un iceberg fatto di soprusi, percosse, umiliazioni fisiche e morali e la feroce violenza di "genere" che la nostra società cova al suo interno viene ancora definita "delitto passionale".
E' proprio nel nucleo fondante della nostra società, nell'intimità della famiglia, dove in fondo non sta bene ficcare troppo il naso, che si perpetrano violenze inaudite e indicibili ai danni degli esseri più deboli, siano essi donne, anziani, bambini.
In questi tempi di Family day la famiglia è cosa sacra, è baluardo di moralità, bandiera politica, e se nella cronaca nera si leggono ogni giorno vicende di omicidi e violenze, sono sempre opera di un "mostro", di un pazzo, di uno straniero, che non ha niente a che fare con noi persone normali e perbene.
Dovremmo invece renderci conto che tutto ciò ci riguarda ognuno di noi, interrogarci seriamente su cosa sono oggi le donne e gli uomini e su quali modelli di donna e di uomo ci stiamo tutti ripiegando.
Non è compito del teatro trovare soluzioni, ma raccontare storie che assomiglino alla Storia in cui tutti siamo.
Da qui nasce il nostro progetto. Non volevamo prendere
direttamente delle testimonianze di vita vissuta per ricostruirne le situazioni su un palcoscenico, ma abbiamo sentito l'esigenza di
confrontarci con un autore che conoscesse a fondo la nostra realtà e che ci permettesse di trovare un filtro poetico tra noi e il tema.
Così è avvenuto l'avvicinamento a Pirandello, padre del nostro teatro borghese, che nel secolo scorso sulla famiglia e sulle relazioni problematiche uomo-donna ha fondato gran parte della sua riflessione.
E proprio attraverso Pirandello abbiamo voluto raccontare una storia contemporanea : un punto di vista sulla famiglia che sembra superato per la nostra così evoluta società, ma che invece rispecchia ancora fedelmente quello che siamo (uomini e donne). Ma l'abbiamo anche tradito Pirandello : dopo aver letto tutti i suoi testi teatrali, abbiamo isolato le scene che ci sembravano centrate sul nostro tema, abbiamo scambiato le battute tra i personaggi, abbiamo cambiato genere ai personaggi, abbiamo creato un nuovo personaggio da due, tre già esistenti. Quello che ne è uscito è una nuova storia familiare: chi conosce Pirandello ne riconoscerà la provenienza e si divertirà o ne rimarrà sorpreso, colpito e anche offeso forse, chi Pirandello non lo conosce o non lo ricorda seguirà una storia nuova e autonoma.
Il metodo di lavoro è lo stesso di Roma ore 11: un lavoro collettivo. Drammaturgia e regia, scrittura e messinscena.
Il tema è drammatico e la storia che raccontiamo lascia pochi spiragli alla speranza, ma la sfida che ci proponiamo è quella di riuscire a raccontarne anche il lato tragicomico, di riuscire a vedere ciò che di grottesco e ridicolo si cela dietro le umane miserie, e speriamo che in questo Pirandello ci faccia da maestro.
Per affrontare un autore così complesso avevamo bisogno di una guida speciale. Nostro insegnante in Accademia, grande conoscitore di Pirandello e maestro di ironia, Andrea Camilleri ci è sembrato la persona più adatta a cui chiedere consiglio. Con nostra grande gioia è nato invece un progetto comune, un vero e proprio sodalizio.
Trama
E' il giorno del 60° compleanno della mamma, Ignazia. Le figlie le hanno organizzato una piccola festa a sorpresa. La madre con un gran maldidenti, offesa del fatto che nessuno si sia ricordato del suo compleanno è ignara di cosa hanno in serbo per lei le figlie . Dopo un'esplosione la madre , uscirà per comprarsi da sola lo champagne per festeggiare, e gli altri in un'apparente calma ritrovata potranno preparare la festa. Al suo ritorno la madre avrà una sorpresa : dopo una canzone di benvenuto tutti, con la maschera dell'allegria e tra tipici convenevoli familiari ( il regalo, ah gli anni che passano, i cannelloni...) si dispongono attorno al tavolo per la cena.
Ma non tutto va come dovrebbe andare. Si delineeranno tre inferni domestici: la coppia con dinamiche violente (Rico e Mina), la madre e la figlia adulta rimasta a casa con un rapporto malato, fatto di recriminazioni, violenze mai riconosciute, odio, dolori profondi non comunicabili e la coppia in crisi( Donata e Leone), forse la più normale, la più simile a noi, ma con una profonda insoddisfazione e desideri frustrati. Con adosso la maschera dell'allegria e tra tipici convenevoli familiari, tutti cercheranno di portare avanti la festa, tra sgradevolezze e canzoni di famiglia.
 
 

Il Tempo, 3.5.2018
Dragonera. Clinton, Renzi e Camilleri
Tu vuò fà il siciliano

La Casa Bianca in copertina: “Il Presidente è scomparso”. Sarà in libreria il 4 giugno, edito da Little Brown & Company ed è scritto a quattro mani da James Patterson e – nell’inedito ruolo di romanziere – da Bill Clinton.
È un giallo, prossimo a diventare una serie tivù ed è pronto già nella versione audiolibro. E si capisce solo ora il perché a Matteo Renzi, in quella che fu la sua ultima gita in America – «Quando l’Italia era il riferimento del mondo!», dice oggi – l’ex presidente Usa si congratulava di una sola cosa: “Beati voi italiani, avete Camilleri”.
Meravigliato che Clinton non si complimentasse personalmente solo di lui – o magari di Dario Nardella o di tutto il Giglio Magico – Renzi s’atteggiò comunque, incassò il complimento e chiese aiuto ai collaboratori lesti a fargli un compendio dell’opera letteraria del padre di Montalbano perché comunque, l’illustre lettore, non conosceva solo le storie del commissario ma anche i romanzi storici.
Solito a strafare, Renzi propose a Clinton di chiamare immediatamente Camilleri e così salutarlo ma il presidente – uso al mondo e ai modi – considerato il fuso orario, notte fonda a Vigata, lo stoppò: «Don’t crash the cabbasisi, tu capisci?».
Pietrangelo Buttafuoco
 
 

Affaritaliani.it, 3.5.2018
Ascolti tv, il trionfo di Montalbano e la voglia di legalità
Auditel, che bella sfida: Alessandro Greco, Zero e Lode vs lo Sportello di Forum di Barbara Palombelli

Che si tratti di repliche o di prime visioni, il fenomeno del Commissario Montalbano appare indistruttibile. Con i circa 6,3 milioni di spettatori e il 27% di share ottenuti dall’ultima puntata trasmessa lunedì, la serie televisiva tratta dalle opere di Andrea Camilleri è stata in grado di posizionarsi quest’anno su una media di ben 33,5% di share (addirittura 44%, considerando solo gli episodi in prima visione tv del 12 e 19 febbraio), ottenendo a tutti gli effetti lo status di prodotto di punta della Rai. Le regioni traino di questo successo si confermano la Sicilia (41%) e il Lazio (38%), mentre quelle fanalino di coda sono l’Abruzzo (25%), il Molise (25%) e il Veneto (27%).
[...]
Klaus Davi
 
 

Testimoni e protagonisti, 4.5.2018
Ventunesimo secolo
Andrea Camilleri



Un programma di Gigi Marzullo
 
 

Teatri Online, 5.5.2018
Festa di Famiglia. Da Pirandello a Camilleri
Al Teatro Vascello di Roma fino al 6 maggio 2018

Un variegato intreccio familiare di relazioni esasperate, tormentate o violente si esprime con dialoghi e battute estrapolate dai testi teatrali e le novelle di Pirandello.
È lo straordinario lavoro di assemblaggio di personaggi e dinamiche domestiche effettuato dalla Compagnia Minipretese con la collaborazione drammaturgica di un maestro della letteratura contemporanea e grande conoscitore delle tematiche pirandelliane, Andrea Camilleri.
Il gruppo teatrale fondato nel 2006 da Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariángeles Torres rincorrendo l’esigenza di sviluppare tematiche femminili in uno spazio autonomo collettivo, ha realizzato tre spettacoli: Roma ore 11, Troiane/frammenti di tragedie e Festa di Famiglia che ha vinto nel 2009 il Premio Alabarda d’Oro-Città di Trieste come migliore spettacolo dell’anno.
“Quando le quattro Mitipretese, che conoscevo e stimavo dai tempi che frequentavano l’Accademia, vennero a casa mia per chiedermi di collaborare ad un loro progetto … avevano lavorato di fino, con lucido rigore, ritagliando battute e scene dal vasto repertorio pirandelliano allo scopo di comporre un’altra, nuova, originale, commedia adoperando sempre le parole di Pirandello. Ma quale commedia? Finito di leggere, mi venne in mente che quella era la commedia sulla famiglia borghese che Pirandello avrebbe forse voluto scrivere ma non aveva osato. Il puzzle non è un gioco d’azzardo. Questo particolare puzzle invece lo è.
Io mi sono limitato solo a mettere qualche tassello al posto giusto. E questo va detto come riconoscimento al grande impegno profuso dalle quattro autrici-attrici” annota Camilleri.
Dall’ampia produzione pirandelliana, infatti, le quattro artiste in sodalizio con Camilleri, hanno estrapolato dialoghi, nomi e stralci di contesti, riversandoli in una vicenda costruita ex novo in cui tre figlie si confrontano e si scontrano con i rispettivi compagni (Fabio Cocifoglia e Diego Ribon) e con la madre nel giorno in cui festeggiano il suo sessantesimo compleanno.
Nodi emotivi non risolti, maschere di perbenismo che occultano realtà controverse e dolorose, vessazioni perpetrate per difendere il buon nome, violenze paterne con la complice cecità materna, scatti d’ira improvvisi di uomini incapaci di canalare i propri impulsi, fragilità femminili che sacrificano la dignità all’amore, rabbia repressa per violenze non credute, donne-bambine immolate sull’altare dell’amore materno o maritale, odi e recriminazioni.
Ma la ricorrenza deve essere festeggiata, e quindi brindisi, taglio della torta e canzoni augurali tratti da brani d’opera e canti della tradizione popolare italiana.
La modernità del drammaturgo agrigentino è pregnante anche in situazioni tragicomiche e grottesche di tensioni quotidiane. Il progetto di Mitipretese di rappresentare i travagli dell’universo femminile è stato così traghettato da Camilleri filtrando la realtà odierna con la visione pirandelliana dei rapporti familiari nel suo teatro borghese.
Frida, Mommina, Donata, la signora Ignazia, Enrico e Leone si esprimono con le battute dei Sei personaggi in cerca d’autore, Questa sera si recita a soggetto, L’amica delle mogli, Enrico IV, La vita che ti diedi, L’uomo la bestia e la virtù, Trovarsi ma raccontano la loro storia, i drammi moderni in cui dentro le mura domestiche si perpetrano ogni giorno innumerevoli violenze di “genere”, con la famiglia tramutata in una fucina di affetti patologici che tracimano in soprusi indicibili.
Luci e impianto scenico di Mauro De Santis, direzione musicale di Sandro Nidi.
Un lavoro collettivo di drammaturgia, regia, scrittura e messinscena che scuote e induce a riflettere sul ruolo primario della donna, sulla ribalta del teatro e del mondo.
Tania Turnaturi
 
 

Tv Fanpage, 6.5.2018
“Il Commissario Montalbano” fiction d’oro, il 6 maggio 1999 in onda la prima puntata
Esattamente 19 anni fa andava in onda, su Rai 2, la prima puntata della fiction nata dai racconti di Camilleri. Dalla quarta stagione la promozione su Rai 1, che consacra il Commissario Montalbano e lo fa il prodotto di maggior successo della tv italiana.

Si tratta della fiction per eccellenza del servizio pubblico, uno dei prodotti più fortunati e longevi della Rai, anche se non sarebbe sbagliato scomodare il superlativo assoluto. "Il Commissario Montalbano" è indubbiamente una certezza della Rai e a dimostrarlo sono i 19 anni che proprio oggi trascorrono dalla prima volta in cui la trasposizione televisiva dei racconti di Andrea Camilleri veniva trasmessa sui canali delle reti pubbliche.
Era il 6 maggio 1999 quando, su Rai 2, andava in onda il primo episodio. Protagonista, naturalmente, Luca Zingaretti, che da sempre riveste il ruolo di Montalbano, salvo nelle occasioni in cui è stato sostituito da Michele Riondino per "Il Giovane Montalbano". L'attore romano, come ha ripetutamente affermato Andrea Camilleri, aveva un aspetto e un portamento lontanissimi da quelli che lui aveva sempre immaginato figurandosi, nella sua mente, la fisionomia del personaggio immaginario protagonista dei suoi racconti. Poi, però, a convincerlo fu la sua capacità attoriale. E per fortuna, verrebbe da dire, visto che, come tutti i prodotti televisivi di successo, gli interpreti non possono essere scissi dai personaggi interpretati.
L'inesauribile successo di ascolti
Dodici le stagioni sino a questo momento, ma la tredicesima è in preparazione, testimoni di un successo del "Commissario Montalbano" che è stato notevole sin da subito, e non a caso, a partire dalla quarta stagione viale Mazzini decise di spostare sulla rete ammiraglia la fiction, consacrandola definitivamente. Perché i risultati, in termini di ascolti, toccano vette ineguagliabili per qualsiasi altro prodotto televisivo attualmente concepito in Italia, salvo che non si tratti di Sanremo o grandi eventi calcistici. Un successo che rigaurda indistintamente la messa in onda di nuovi episodi, o repliche.
Il successo all'estero del Commissario Montalbano
E il successo non è stato solo italiano. Il fascino delle location sicule e del mondo concepito dall'inventiva letteraria di Andrea Camilleri ha appassionato telespettatori di moltissimi paesi esteri, in tutto sono 19, che nel corso degli anni hanno acquisito i diritti per la messa in onda del Commissario più noto della tv italiana. La fiction rientra inoltre tra i prodotti resi disponibili dalla Rai sulla piattaforma Netflix, in seguito a un accordo tra le due società.
Andrea Parrella
 
 

La Repubblica (ed. di Milano), 8.5.2018
I miei primi 70 anni l'importante è sentirsi diversamente giovani

"Pronto Nichetti? sappiamo che domani compie gli anni...". Non si può nascondere nulla al giorno d'oggi. Mi era andata bene sino ad ora, non mi avevano mai fatto gli auguri neppure gli amici più intimi, avevo sempre compiuto gli anni in una splendida clandestinità e invece quest'anno sono stato scoperto. "Sappiamo che compie settant'anni, vero?" incalza la voce e io tergiverso, sto cercando di capire quale omaggio, festeggiamento o regalo, mi stanno offrendo. La voce implacabile conclude: "Siamo di Repubblica, perché non ci scrive settanta righe, sui suoi settant'anni?". Dopo il danno anche la beffa. Non solo devo pubblicizzare una ricorrenza molto privata, ma ci devo anche scrivere settanta righe, fra dieci anni me ne chiederanno ottanta!
Non c'è limite al peggio. Accetto e scrivo. Cerco di ricordare.
Nell'autunno del 1969 ero un giovane attore alle prime armi.
Scritturato per un Re Cervo di Carlo Gozzi al Teatro Olimpico di Vicenza, lavoravo in compagnia con grandi attori affermati che mi incutevano soggezione: Nico Pepe aveva 62 anni, Giustino Durano 46 e il regista Andrea Camilleri 44...
Ai miei occhi di ventunenne mi sembravano persone più che mature, diciamo pure "vecchie".
[…]
Maurizio Nichetti
 
 

La Verità, 9.5.2018
Il libro segreto di Camilleri – Si chiama “Parla, ti ascolto”, l’ha stampato a sue spese in un’antica tipografia milanese e l’ha spedito a 1500 amici con un biglietto firmato – È la storia di un medico tormentato dall’amore scabroso per una bambina – Perché non ha contattato Sellerio, Mondadori, Einaudi o Giunti? Ah, saperlo…

«È un segreto che va rispettato», ci ha detto un noto critico letterario. Uno dei 1.500 intellettuali che hanno ricevuto, in un pacchetto riservato, il libro segreto di Andrea Camilleri. Un evento curioso in un Paese come il nostro, dove i segreti personali vengono svelati facilmente sui social e sui media, dove persino i testi delle intercettazioni giudiziarie, con tutti i risvolti privati, si trovano pubblicati in lenzuolate sui giornaloni, non solo sui periodici di gossip...
Bene, in questo Paese vi sono segreti letterari che vengono rigorosamente blindati per volontà di uno scrittore. Non parliamo quindi di Cosa nostra e di altre organizzazioni criminali che minacciano e impongono il silenzio, ma semplicemente dei contenuti di un romanzo. Vediamo di che cosa si tratta esattamente, visto che se ne è parlato poco, anzi quasi per niente.
Il grande scrittore, Andrea Camilleri, nel settembre scorso ha deciso, in tutta riservatezza, di far spedire a 1.500 scrittori, giornalisti, politici di suo gradimento, amici personali e alcuni parenti, un libro, pubblicato a sue spese dall' antica tipografia milanese Campi 1898. Il titolo del libro di 170 pagine è Parla, ti ascolto. Il primo mistero è già nella scelta dello stampatore.
Perché l'inventore di Montalbano non ha fatto ricorso ai suoi editori abituali, a partire dalla storica Sellerio, per passare a Mondadori, Rizzoli, Einaudi, Giunti, eccetera? E perché ha voluto regalare 1.500 copie del suo «libro segreto» con un biglietto firmato? Ecco il testo: «Ho il piacere di farti avere questo libro che vorrei leggessero solo i miei amici».
Era cioè rigorosamente vietato concedere alcun prestito ad altri (conoscenti, giornalisti e critici non estimatori del Maestro, curiosi, eccetera). E finora - sono già trascorsi otto mesi - il segreto è stato sostanzialmente rispettato. Non è vero che il libro, come ci ha detto un altro critico, «è stato scritto per pochi intimi». Millecinquecento persone non sono «pochi intimi», anche perché non si tratta di lettori comuni e, se rapportati alla media dei «lettori forti» (sempre più esigui in Italia), ci sembra comunque una platea ragguardevole. Certo, se si paragona questo campione di «privilegiati» alla grande massa dei lettori dei libri di Camilleri (103 titoli, se li abbiamo contati bene, tradotti in 120 [Addirittura!, NdCFC] lingue), con oltre 30 milioni di lettori (solo in Italia), le 1.500 copie ci fanno sorridere.
Il problema però non è questo. La prima domanda che viene in mente è questa: perché lo ha fatto? Il grande autore ha sempre bisogno di tenere viva l' attenzione su di sé e sulle sue opere anche con un coup de théâtre? Ma siamo sicuri che ne ha bisogno? Camilleri non ha certo problemi economici: i suoi libri «producono» ogni anno molti milioni di diritti d' autore, grazie anche alle serie di film tv di Montalbano, con l' eterno Luca Zingaretti, che hanno reso ancora più popolari i suoi racconti.
Tra parentesi, l'ultima serie tv, pubblicizzata come «nuovi episodi» era, invece, la riproposizione di una vecchia serie, rimontata con alcune scene girate con una nuova attrice in sostituzione di quella precedente [Ma di quale "ultima serie" sta parlando?, NdCFC]. Non conosciamo il motivo di questa modifica: forse ragioni contrattuali e giudiziarie. Le storie erano quelle del passato, così come gli altri attori, con la differenza di vedere un commissario Montalbano-Zingaretti molto più giovane, che poi, nella stessa puntata, ricompariva invecchiato di un quindicennio. È questo, purtroppo, un vezzo diffuso, in generale, nella tv italiana, cioè quello di non indicare esplicitamente le repliche, anche quelle in cui basterebbe inserire l' avviso «Nuova edizione»).
Camilleri, dunque, se non ha problemi economici (e, ovviamente, nessuna delle sue tre figlie) perché ha fatto ricorso a un «libro segreto» che ha scatenato la curiosità degli intellettuali? Cerchiamo di capire - dalle soffiate che siamo riusciti a registrare- che cosa racconta il romanzo e perché non se ne deve parlare.
Parla, ti ascolto è un' allucinante storia di un medico, il cardiologo romano Barreca, che ha una moglie bellissima (Giulia). L' uomo però sembra sia tormentato dall' innamoramento per una bambina (Elena, di 4 anni), figlia di un vicino di casa. Nel libro si raccontano, in ogni dettaglio, le emozioni, i sentimenti di questo maturo professionista, i suoi rapporti con gli amici, la moglie e un giovane sacerdote, padre Giacomo, che viene segretamente messo al corrente dell' evoluzione della vicenda.
Anche il sacerdote rimane sconvolto da questa storia e decide di chiedere aiuto all' anziano padre Gioacchino. Purtroppo non si sa altro, a causa della reticenza dei lettori camilleriani che hanno ricevuto in dono l' opera. Qualcuno ha pensato che a 92 anni (e quasi totalmente cieco) lo scrittore stia pensando che forse alla fine del tunnel esista una luce e si è parlato anche di una possibile conversione cristiana. Ma è solo una supposizione, perché Camilleri ha sempre smentito una simile ipotesi. Si sa, infatti, che lui è stato sempre ateo e racconta spesso che 1943 venne espulso da un collegio vescovile perché aveva lanciato delle uova contro un crocifisso. Ma con gli anni le cose potrebbero essere cambiate.
Che stia pensando alla fine del suo viaggio esistenziale è provato anche dal fatto che da tempo ha decretato la fine del commissario Salvo Montalbano. Nel 2006 ha consegnato infatti all' editore Sellerio l' ultima puntata, con la conclusione della storia, chiedendo che il libro venga pubblicato dopo la sua morte. Quel testo l' editore palermitano lo ha chiuso nella sua cassaforte, anche se Camilleri ci ride sopra. In ogni caso questo fatto prova che l' autore vuole che Montalbano muoia con lui e cioè che nessun altro scrittore possa continuare a farlo vivere inventando nuove storie. Con gli anni, abbiamo detto, le cose potrebbero cambiare anche politicamente.
Per Camilleri però è diverso. A 16 anni era fascista (come suo padre, soldato nella Grande guerra: inquadrato nella Brigata Sassari, adorava il suo comandante Emilio Lussu, socialista; aveva visto morire Filippo Corridoni, il sindacalista rivoluzionario amico di Benito Mussolini). Da adulto, trasferitosi a Roma, si iscrisse al Pci e per molti anni è stato un fedele militante di quel partito. Era molto amico anche di Leonardo Sciascia, ma riuscì a tradirlo politicamente e nell' amicizia. Ha raccontato, in un' intervista, che nei giorni del sequestro Moro, Sciascia e Renato Guttuso andarono a trovare Enrico Berlinguer a Botteghe Oscure. Era affranto dal dolore e riferì loro che il Kgb e la Cia volevano la morte del leader democristiano. Sciascia non ebbe alcuna esitazione nel raccontare lo stato d' animo del leader comunista, riferendola su un quotidiano. Berlinguer smentì ufficialmente. Anche Renato Guttuso si accodò e Camilleri si schierò, acriticamente, con Berlinguer, isolando così Sciascia, che rispose sdegnato: «Alla faccia della verità e dell' amicizia».
Anche negli anni della maturità non ha mai nascosto il suo impegno politico, sempre smisurato, nel Pci e alla sinistra di quel partito, con iniziative, talvolta spettacolari.
Ha sempre fatto parte di strane compagnie in manifestazioni, con i girotondini, contro Silvio Berlusconi (No Cav Day nel 2008, con Marco Travaglio, Antonio Di Pietro e Beppe Grillo), in iniziative politiche (nel 2009 per la fondazione del Partito dei senza partito, con Di Pietro e Paolo Flores d' Arcais, ma poi non se ne fece niente perché i tre non trovarono un accordo).
Nel 2013 partecipò ad altre manifestazioni contro il centrodestra. Ma fu anche contrario (sempre nel 2013) al governo Letta e persino alla rielezione di Giorgio Napolitano al Quirinale. Negli anni più recenti ha espresso un' opposizione serrata a Matteo Renzi come uomo di governo e segretario del Pd.
Ora il mistero di Parla, ti ascolto. Matteo Collura, uno scrittore che conosce bene Camilleri ma che non lo stima molto come scrittore, mi ha confidato: «Si sta divertendo, paga i suoi capricci letterari, tanto non ha bisogno di altri diritti d' autore. Ne ha troppi. E chissà, forse è in preda a una crisi mistica». C' è anche chi pensa che le case editrici non hanno pubblicato il testo perché lo hanno ritenuto troppo morboso: avrebbe potuto guastare la sua immagine, soprattutto mentre andavano in onda gli episodi di Salvo Montalbano.
Oggi essere accusati di scrivere libri di impronta pedofila è molto facile. Lo dice anche un altro critico noto, che non vuole essere menzionato: «Non mancano certo, anche fra gli scrittori, gli invidiosi». Ma c' è anche chi sostiene che la storia del cardiologo Barreca sia ispirata a un fatto reale e che i protagonisti siano ancora vivi. Camilleri ha voluto solo togliersi un sassolino dalla scarpa, prima dell' inevitabile? Forse. Lo scrittore di Porto Empedocle ha fatto sapere che, prima o poi, parlerà.
Ma non ci crede nessuno.
Aldo Forbice
 
 

La Repubblica, 10.5.2018
Così Camilleri si confronta con il saggio Tiresia
Serata d'eccezione con Andrea Camilleri.

Si preannuncia un appuntamento unico e ricco di emozioni quello dell'11 giugno a Siracusa, in scena Conversazioni con Tiresia scritto e recitato da Camilleri con la regia di Roberto Andò, direttore artistico del festival. L'autore siciliano racconta se stesso attraverso l'identificazione con il saggio indovino dei miti greci, reso cieco da Giunone perché rivelava i segreti degli dei ai mortali. Un testo nel quale lo scrittore si interroga sul potere quasi profetico che può avere la letteratura: «Chiamatemi Tiresia - spiega Camilleri ormai completamente cieco - sono qui per raccontarvi una storia più che secolare che ha avuto troppe trasformazioni da indurmi a voler mettere un punto fermo. Vi dò la mia versione dei fatti e la metto a confronto con quello che di me hanno scritto. Voglio sgombrare una volta per tutte il campo da menzogne, illazioni, fantasie ristabilendo i termini esatti della verità: Tiresia vede il futuro da cieco: poteva non piacermi recitare un ruolo del genere?».
 
 

l'Huffington Post, 10.5.2018
Roberto Andò: "Sciascia mi ha insegnato a essere inquieto. Di Camilleri m'incanta la capacità di raccontare"
Intervista al cineasta e regista di teatro. "L'uomo di potere oggi è fragile, inadeguato e deve piacere. Così nasce il problema. La mafia a Palermo? Non è spartita, ma ha subito un colpo mortale"

La vita è una miscela: due terzi di tragedia e un terzo di commedia. Potrebbe forse essere sintetizzato così il lavoro di Roberto Andò, cineasta e regista di teatro, instancabile lettore della contemporaneità attraverso l'arte del documentario e l'esercizio del pensiero.
Andò è anche direttore artistico della stagione 2018 della Fondazione Inda e del 54° ciclo di rappresentazioni classiche al Teatro greco di Siracusa, che andrà a battesimo il 10 maggio con l'Eracle di Euripide nella regia di Emma Dante. Previsti anche due eventi speciali: uno con protagonista Alessandro Baricco e uno con Andrea Camilleri, per la regia sempre di Andò, in scena l'11 giugno.
"Per l'occasione Camilleri – mi spiega lui – sarà Tiresia, l'indovino cieco. Si metterà in scena non rinunziando ad essere un raccontatore e un grande scrittore. Quando lo si ascolta in pubblico, si rimane incantati dalla sua capacità di raccontare con quella voce ipnotica. Ha scelto un personaggio che, da quando è apparso nell'Odissea, non ha smesso di essere manipolato. La capacità di dare pronostici, di indovinare il futuro, è quasi una condanna. E Camilleri si nasconde in Tiresia, cieco come purtroppo è diventato anche lui, per fare una resa dei conti con la sua vita".
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Flavia Piccinni
 
 

RagusaNews, 10.5.2018
Il Commissario Montalbano torna a girare a Modica
Un evento per la città

Modica - Si svolgeranno giorno 11 maggio nei pressi di S.Giorgio le riprese del “Commissario Montalbano”. La Città della Contea riaccoglie nuovamente il Commissario più famoso della televisione che ha contribuito negli anni a diffondere in tutta Europa l’immagine di Modica. Per l’occasione la Palomar (Agenzia di Produzione del Commissario Montalbano) sta montando delle luminarie nei pressi della Chiesa Madre per riprodurre il clima di festa nel quale è ambientata la puntata in oggetto. Il traffico veicolare subirà dei cambiamenti per tutta la durata delle riprese.
 
 

RagusaNews, 11.5.2018
Montalbano investiga a casa del dottor Pasquano
Oggi giornata di set a palazzo Castro Grimaldi

Modica - Dopo anni, il commissario Montalbano è tornato a girare a Modica. Lo ha fatto oggi, in corso San Giorgio, in uno dei luoghi più panoramici e importanti della città, davanti al Duomo. Luca Zingaretti, Cesare Bocci e Peppino Mazzotta, insieme a Sonia Bergamasco, nel ruolo di Livia, hanno girato sia sulla scalinata della chiesa, che nelle stradine secondarie, fino a palazzo Castro Grimaldi. La casa nobiliare è la location della dimora del dottor Pasquano, interpretato sinora dal compianto Marcello Perracchio.
E' ormai chiaro che l'attore modicano, scomparso in luglio, non sarà sostituito da nessuno, e anzi, la sua morte potrebb entrare nel film come omaggio estremo al suo talento di attore che tanto ha dato al teatro, al cinema, e alla fiction di Montalbano. In questo contesto andrebbero inserite le riprese odierne, in cui il commissario si reca a casa del medico legale, per indagare su chissà quali segreti. Anche il questore Luca Bonetti Alderighi non è stato sostituito da alcun attore dopo la scomparsa di Giacinto Ferro, l'attore di Palazzolo Acreide morto il giorno di natale del 2016, a 73 anni.
 
 

Corriere di Ragusa, 11.5.2018
Modica. Attualità - Le riprese delle nuove puntate della fiction nella zona della chiesa di San Giorgio
Festa a Modica con luminarie e matrimonio con invitati in abito scuro: si gira Montalbano!
Le più emozionanti e corali tra le scene girate a Modica sono quelle con la trentina di comparse selezionate tra i 320 partecipanti al cast

C’è una festa e il centro del paese è pieno di luminarie, con tanta gente in giro. Il commissario Montalbano non si ferma, la sua indagine va avanti insieme al suo braccio destro Mimì Augello, che lo cerca per le vie del paese. Festa nella festa un ricevimento per un matrimonio in un albergo con invitati debitamente in abito scuro. Le scene in successione sono quelle girate nei pressi della chiesa di S. Giorgio che fa da sfondo e nell’omonimo albergo, che, per l’occasione, si è trasformato in location della nuova puntata della serie televisiva. Salvo Montalbano, al secolo Luca Zingaretti, nel frattempo si rilassa e non tradisce alcun affanno. La giornata calda e il sole che picchia non gli rovinano il buon umore, forse perché pensa ancora al vassoio di macallè che il sindaco di S. Croce gli ha offerto e che non è riuscito ancora a smaltire.
«L’altro capo del filo» e «Una storia del ‘43» sono i due nuovi episodi della 13ma stagione della fiction ispirata dai romanzi di Andrea Camilleri. Il primo episodio è ispirato dal romanzo «Il centesimo», pubblicato nel 2016, e affronta un tema di grande attualità, quello dei migranti, mentre l’altro è tratto dal racconto «Being Here» e da altri racconti presenti all’interno della raccolta «Un mese con Montalbano». Il secondo episodio tratta di un emigrato siciliano partito per l’America durante la Seconda guerra mondiale e che torna a Vigata. Scicli, Porto Empedocle, Ibla, Punta Secca, Modica e l’entroterra ibleo sono i consueti e collaudati luoghi in cui la camera da presa di Alberto Sironi si muove con sapienza e molta confidenza.
Le più emozionanti e corali tra le scene girate a Modica sono quelle con la trentina di comparse selezionate tra i 320 partecipanti al cast e che si sono presentati alle prove. Non solo ragusani, ma aspiranti attori provenienti anche dal Siracusano con al seguito mogli, fidanzati e figli. Un giorno da ricordare con Montalbano con selfie, video e un panino nella snervante attesa dei protagonisti che si concedono un ricco buffet sulla terrazza mozzafiato con vista su S. Giorgio. Zona interdetta al traffico veicolare da e per Modica Alta, dirottato su strade alternative, tra cui quella del viadotto Nino Avola.
Duccio Gennaro
 
 

La Repubblica, 12.5.2018
L'arte perduta di andare a buca

Scomparse. Ripercorro la via avanti e indietro due volte per sicurezza. Non ci sono più.
Nell'arco di una settimana, senza che me ne sia accorto, le buche delle lettere delle Poste italiane, tinte di rosso e con due aperture ("Per la città" e "Tutte le altre destinazioni"), in una delle vie più trafficate di Milano sono sparite.
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La prima sarebbe stata installata nel 1632 nel portico del palazzo priorale di Montesanto di Spoleto, come racconta un libro di Manuela Alessandra Filippi (Buca delle lettere. Storia e immagini, De Luca Editore) promosso dall'Archivio storico artistico di Poste Italiane.
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Nella prefazione del libro di Filippi, Andrea Camilleri ricorda la sua prima lettera d'amore, imbucata senza firma e affidata al servizio postale.
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La Sicilia, 13.5.2018
Il personaggio
Sironi oltre Montalbano
«Grazie all'amore per quest'isola, ho cominciato a inventare un paesaggio che nei romanzi non c'è»
L'incontro a Modica con il regista della serie tv ispirata al personaggio di Andrea Camilleri

Incontrare Alberto Sironi al Forte-Libro Festival di Modica non è stata solo l'occasione per scoprire i retroscena della fortunata serie del Commissario Montalbano ma ci ha permesso di entrare in punta di piedi nell'officina dello scrittore e di spiare nell'universo del regista. Sco-priamo così [Sic!, NdCFC] che Camilleri, che ha pubblicato il suo primo romanzo a 72 an-ni, per circa un decennio ha dovuto incassare i rifiuti degli editori, come un esordiente qualunque. "Se continui a scrivere così nessuno ti leggerà mai e nessuno ti pubblicherà" gli disse persino Leonardo Sciascia ha ricordato Sarah Zappulla Muscarà che a Camilleri è legata da antica amicizia. Eppure il suo primo romanzo "Il corso delle cose" era un romanzo molto sciasciano, ha sottolineato Sironi e Camilleri ha sempre ammirato moltissimo l'opera di Sciascia che si è rivelato per fortuna un cattivo profeta. Affabulatore straordinario, Sironi si abbandona facilmente ai ricordi e riferisce i tanti aneddoti e confidenze che in questi vent'anni ha ricevuto da Camilleri. «Montalbano l'ho scritto perché ho incontrato Simenon» gli ha confessato, e infatti negli anni Sessanta Camilleri lavorava in Rai come delegato alla produzione di famosi sceneggiati, fra cui "Le inchieste del commissario Maigret", così ha potuto osservare il modo di procedere del grande drammaturgo Diego Fabbri che partecipava alla sceneggiatura e ne ha fatto tesoro. Fabbri annotava nella parte sinistra di un foglio tutte le vicende personali che riguardavano Maigret e nella parte destra quello che riguardava i casi che stava affrontando e poi intrecciava gli elementi fra loro. I plot di Simenon sono estremamente più raffinati, più complicati, più profondi, in Camilleri invece i personaggi femminili sono più complessi e soprattutto più sensuali ma anche lui come Camilleri ha una passione per gli ambienti, in Maigret ci sono le meravigliose atmosfere dei canali, della pioggia, della nebbia, in Montalbano invece c'è la Sicilia solare, che balza fuori dalle sue pagine anche se in realtà mancano le descrizioni del paesaggio.
Sironi si è innamorato della Sicilia quando venne la prima volta da ragazzo per vedere i templi e poi è ritornato più volte prima d'incontrare Montalbano. La Sicilia è per lui il luogo ideale per ambientarvi delle storie perché in Sicilia c'è tutto, la Svizzera e la Germania, i monti e il mare, luoghi selvaggi e splendide città barocche, è una fonte inesauribile, non per nulla è la regione in cui sono stati ambientati il maggior numero di film e fiction. «Grazie all'amore per quest'isola ho cominciato ad inventare un paesaggio che nei romanzi non c'è - ha dichiarato - però ci voleva un paesaggio da fiaba, allora ho tolto le macchine dalle strade, ho messo poche comparse, perché se le strade sono vuote si vede il barocco».
Tutto ciò può sembrare in contraddizione con l'intento di fare un racconto popolare, ma non è che la popolarità sia in opposizione con la qualità. Profonda studiosa della letteratura siciliana, Sarah Zappulla Muscarà non poteva non soffermarsi sul tema sulla lingua da Camilleri inventata per dar voce ai suoi personaggi. Frutto di una singolare creatività, come il suo dialetto, la lingua di Camilleri non è però la lingua parlata in Sicilia, al pari della lingua de "I Malavoglia", splendida creazione di Verga, che ricalca la sintassi, la musicalità del dialetto ma non è dialetto e non era certo quella parlata a Trezza. «Quando mi è capitato fra le mani per la prima volta un libro di Camilleri ho subito pensato di metterlo in scena, ma quando ho proposto quest'idea si temeva che la lingua potesse rappresentare un ostacolo al successo e alla diffusione di un film tratto da una delle sue opere. Invece la lingua è risultata essere il punto di forza perché è quella che dà il colore alle storie che Andrea ci racconta. La lingua quindi non è mai stata un problema per noi, però bisogna trovare degli attori che questo linguaggio sappiano appoggiarlo bene, e io li ho trovati per lo più nella zona del catanese, dove c'è una grande tradizione attoriale di carattere naturalistico ri-salente a Giovanni Grasso che recitava in siciliano in tutte le parti del mondo e tutti lo comprendevano e lo applaudivano. Sta agli attori mettere il taglio alle battute per farsi capire. Invece quando si lavora con attori che non sono siciliani si deve evitare l'imitazione, bisogna scegliere due o tre piccoli colori e metterli qua e là con grande sensibilità, con grande orecchio».
Va ricordato, al riguardo, che Sironi si è formato alla scuola di Giorgio Strelher dove ha imparato anche a scegliere gli attori. Perché se un regista sbaglia la scelta all'inizio sarà poi quasi impossibile riparare all'errore. E aggiunge: «Strelher ci portava a vedere anche le piccole compagnie di periferia perché ci insegnava che gli attori non vanno cercati per il nome ma per la loro bravura. Lui ha avuto attori che venivano dal teatro amatoriale come Gianni Santuccio, uno dei talenti più straordinari che abbia visto». E invero la scelta di Zingaretti, anche se così diverso dal Montalbano descritto da Camilleri, è risultata vincente, come l'idea di scegliere tutti attori più giovani rispetto ai personaggi, che se no non sarebbero stati credibili per venti anni. «Quello di Montalbano adesso è diventato un personaggio diverso, molto più profondo, pieno di sfumature, le ultime storie sono più scure, anche più difficili da raccontare, e Zingaretti ha trovato un'attenzione per il suo personaggio più vera».
Sono tre anni che Camilleri non ci vede, e questo si avverte, personaggi da commedia ce ne sono sempre di meno, ma non è solo questo, è proprio la visione che è mutata, è una visione più buia, perciò bisogna cercare di mantenere un certo equilibrio fra luci e ombre. E finora non c'è dubbio che Sironi ci sia riuscito.
A siglare la conversazione, guidata da Sarah Zappulla Muscarà con leggerezza e maestria, la consegna del Premio Ercole di Modica ad Alberto Sironi da parte del promotore del Festival, Marco Sammito.
Gloriana Orlando
 
 

Sicilian Post, 13.5.2018
La forza comunicativa del commissario: Montalbano e la sua Sicilitudine
Il per­so­nag­gio di Ca­mil­le­ri è sta­to ca­pa­ce di crea­re un’em­pa­tia no­te­vo­le an­che col pub­bli­co na­zio­na­le e in­ter­na­zio­na­le. Ma noi si­ci­lia­ni, al di là del dia­let­to e dei luo­ghi in cui sono am­bien­ta­te le sue sto­rie, lo sen­tia­mo fa­mi­lia­re per­ché ne con­di­vi­dia­mo pre­gi e di­fet­ti. E an­che i sin­to­mi di una ma­lat­tia tut­ta no­stra

Espres­sio­ni come fari u’sfun­na­pe­ri o rom­pe­re i cab­ba­si­si sono or­mai en­tra­te nel­l’im­ma­gi­na­rio co­mu­ne, si­ci­lia­no e non. E quan­do si ve­ri­fi­ca un fat­to del ge­ne­re, cioè il ra­di­ca­men­to del fe­no­me­no let­te­ra­rio nel­la vita di tut­ti i gior­ni, si­gni­fi­ca che il per­so­nag­gio che le pro­nun­cia ha sa­pu­to toc­ca­re le cor­de di una par­te di noi in modo di­rom­pen­te. E in­dub­bia­men­te nes­su­no, in tem­pi re­cen­ti, è riu­sci­to in que­sta im­pre­sa più del com­mis­sa­rio Mon­tal­ba­no, a tal pun­to che per­fi­no i non esti­ma­to­ri ne co­no­sco­no qual­che trat­to sa­lien­te. Ma qual è il se­gre­to di una tale ca­pa­ci­tà di coin­vol­gi­men­to? Que­sta em­pa­tia, poi, già no­te­vo­le di suo, rag­giun­ge li­vel­li straor­di­na­ri per noi si­ci­lia­ni che lo leg­gia­mo o lo guar­dia­mo in te­le­vi­sio­ne. Se una par­te di que­sta em­pa­tia è si­cu­ra­men­te do­vu­ta ai luo­ghi ca­rat­te­ri­sti­ci o allo spic­ca­to si­ci­lia­no di al­cu­ni fram­men­ti nar­ra­ti­vi, un’al­tra con­si­sten­te par­te di­pen­de da al­tri fat­to­ri, che noi ab­bia­mo già chia­ma­to per nome. Il com­mis­sa­rio più fa­mo­so d’I­ta­lia, in­som­ma, è af­fet­to da Si­ci­li­tu­di­ne. Ma in che ter­mi­ni?
Par­tia­mo dal mare. Come tut­ti i si­ci­lia­ni, Mon­tal­ba­no ha con que­sto ele­men­to un rap­por­to am­bi­va­len­te: è, in­fat­ti, sia la di­ste­sa in­fi­ni­ta che spes­so gli con­sen­te, tra­mi­te la clas­si­ca nuo­ta­ta, di li­be­rar­si dal­le sco­rie e dal­la ne­ga­ti­vi­tà di un me­stie­re dif­fi­ci­le, sia la li­ber­tà di de­di­car­si un po’ di tem­po. Ro­ve­scian­do la me­da­glia, però, il com­mis­sa­rio ci fa sa­pe­re, per esem­pio ne La vam­pa d’a­go­sto, di sof­fri­re di mal di mare e di non sop­por­ta­re le bar­che per que­sta ra­gio­ne; il mare, inol­tre, come av­vie­ne ne L’e­tà del dub­bio, è l’in­quie­tan­te for­za che può re­sti­tui­re ca­da­ve­ri gal­leg­gian­ti spo­glia­ti di un’i­den­ti­tà che sta­rà a lui ri­co­strui­re. Mon­tal­ba­no pro­va, dun­que, quel se­co­la­re sen­ti­men­to mi­sto di at­tra­zio­ne e ter­ro­re ver­so l’ac­qua ma­ri­na: il pri­mo de­ri­van­te dal­la sua na­tu­ra di abi­tan­te di un’i­so­la che lo por­ta a con­si­de­rar­lo qua­si un ha­bi­tat na­tu­ra­le; il se­con­do de­ri­van­te dal­la sto­ria si­ci­lia­na, che dal mare ha sem­pre vi­sto giun­ge­re nuo­vi in­va­so­ri pron­ti ad im­por­re il loro do­mi­nio.
Al­tra spia in­te­res­san­te è l’al­ter­nan­za di at­ti­tu­di­ne mo­stra­ta dal com­mis­sa­rio, che pas­sa da mo­men­ti di estre­ma bril­lan­tez­za umo­ri­sti­ca e lo­qua­ci­tà a mo­men­ti di rac­co­gli­men­to in­te­rio­re, di ma­lin­co­nia si­len­zio­sa, ri­fles­si­va, come nel­le ce­le­bri sce­ne sul­la ve­ran­di­na, in cui si la­scia an­da­re a lun­ghe e pro­fon­de fasi di os­ser­va­zio­ne del­l’o­riz­zon­te. Sono i clas­si­ci mo­men­ti da si­ci­lia­no, in cui il peso di una con­di­zio­ne esi­sten­zia­le tut­ta par­ti­co­la­re fa sen­ti­re i suoi ef­fet­ti, in cui ser­ve rior­di­na­re i pen­sie­ri mag­ma­ti­ci ver­so l’at­te­sa so­lu­zio­ne del­la ma­tas­sa. Lo stes­so si­len­zio che, in ap­pa­ren­za più ba­na­le, ri­tro­via­mo nel­le sce­ne dei pa­sti, che as­su­mo­no qua­si una con­no­ta­zio­ne sa­cra.
La for­za di Mon­tal­ba­no, poi, di­cia­mo­ce­lo, sta pro­prio nel­la sua nor­ma­li­tà: non è un eroe dai po­te­ri stra­bi­lian­ti, non è uno stra­va­gan­te ge­nio so­cial­men­te di­sa­dat­ta­to o un su­per­bo su­pe­ruo­mo. Mon­tal­ba­no è il com­mis­sa­rio del­le per­so­ne di ogni gior­no, fa­tal­men­te at­trat­to dal­le don­ne, a vol­te poco pa­zien­te, a vol­te per­si­no scon­fit­to per tor­na­re a ci­ta­re La vam­pa d’a­go­sto. È un per­so­nag­gio che, per mez­zo del­l’au­to­re che lo ha con­ce­pi­to, non ha pau­ra di mo­stra­re i pro­pri di­fet­ti, che poi sono i lati più schiet­ta­men­te uma­ni. Ac­can­to a que­sti, però, il com­mis­sa­rio som­ma un in­tui­to, an­che qui, ti­pi­ca­men­te si­ci­lia­no, che gli per­met­te, il più del­le vol­te, di chia­ri­re le di­na­mi­che più in­gar­bu­glia­te del­la real­tà che lo cir­con­da. Scia­scia di­ce­va che la Si­ci­lia è dif­fi­ci­le da go­ver­na­re per­ché dif­fi­ci­le da ca­pi­re. Eb­be­ne, l’a­mi­co Ca­mil­le­ri, che come mol­ti al­tri gran­di scrit­to­ri si­ci­lia­ni con­ti­nua a scri­ve­re del­la sua ter­ra pur es­sen­do lon­ta­no, come un fo­to­gra­fo che deve al­lon­ta­na­re l’ob­biet­ti­vo per evi­ta­re l’im­ma­gi­ne sfo­ca­ta, sem­bra aver ap­pre­so bene que­sta le­zio­ne. Il com­mis­sa­rio vive, dal­l’al­to del­la sua pro­fes­sio­ne, le dif­fi­col­tà di ma­no­vra che sono quel­le che in­con­tria­mo noi quo­ti­dia­na­men­te. E per que­sto ci è tre­men­da­men­te fa­mi­lia­re.
Joshua Nicolosi
 
 

SempioneNews, 13.5.2018
Si chiude la sedicesima edizione del Baff 2018: un successo tra cinema e cultura con la valorizzazione dell’identità bustocca
Sabato 12 maggio l’ultima serata del Baff 2018 con la cerimonia di chiusura al teatro Sociale. La conduzione della serata all’instancabile direttore artistico Steve della Casa e alla simpatica e brava conduttrice Andrea Delogu. L’identità bustocca riferimento nazionale con grandi protagonisti e ricadute in città

Busto Arsizio – Sabato 12 maggio l’ultima serata del Baff 2018 con la cerimonia di chiusura al Teatro Sociale.
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E’il turno della celebrazione dei 20 anni di Montalbano con un video saluto e ringraziamento da parte dell’attore protagonista Luca Zingaretti e del regista Alberto Sironi ( bustese/ gallaratese di origine). Il premio alla serie è stato donato dal direttore Alessandro Munari… ”perché Montalbano è ormai un grande fenomeno italiano.”
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A.C.
 
 

Gioia!, 14.5.2018
5 cose che non sapevate su Montalbano e su quel genio che l'ha creato
Orfani della serie tv? Abbiate pazienza, il 2019 è vicino. Intanto, un libro...

Di lui ci fidiamo tanto che gli faremmo presentare Sanremo, Amici e Ballando con le stelle. Tutto assieme, anche bendato, e poco importa se va fuori copione. Saremmo disposti a dargli le chiavi di casa, ad affidargli i figli. Del Commissario Montalbano siamo talmente innamorati da perdonargli qualunque cosa (gaffe, frasi scomode, ruvidezze, scappatelle) e da seguirlo sempre e comunque: in tv persino le repliche di episodi vecchissimi fanno minimo cinque milioni di telespettatori. Merito (anche) di Luca Zingaretti, che lo interpreta e negli anni ha imparato, spiega, il trucco del successo: «essere sempre diversi nel rimanere uguali, e mantenersi uguali nella diversità». Enigmatico? Sì, ma a quanto pare funziona.
Al momento siamo drammaticamente orfani di Montalbano in tv, ma consoliamoci: le riprese della nuova stagione, che andrà in onda all'inizio del 2019, sono iniziate. Il commissario è approdato in Friuli-Venezia Giulia: a darne conferma è proprio Luca Zingaretti, che sul suo profilo Instagram ha condiviso una foto annunciando di essere sul set pronto per il primo ciak.
Per ingannare il tempo mentre attendiamo il suo ritorno, un'opzione è andare alla fonte e immergersi nella bellezza dei libri di Andrea Camilleri, che di Montalbano è il creatore, anche se di recente ha confidato al Corriere della Sera: «Non lo amo. Non sono un ingrato, mi ha dato fama e denaro, ma se fosse meno ricattatore sarei più contento». (Tra parentesi: a 92 anni, l'inarrestabile scrittore ha perso la vista ma non la verve: l'11 giugno salirà sul palco salire del Teatro Greco di Siracusa per portare in scena il suo monologo Conversazioni su Tiresia).
E mentre attendiamo il suo nuovo romanzo, Il Metodo Catalanotti, in uscita il 31 maggio (per Sellerio, come gli altri), possiamo soddisfare tutte le nostre curiosità leggendo il libro I fantasmi di Camilleri (ed. l'Harmattan): abilmente curato e coordinato da Milly Curcio, critica e storica della letteratura, è una vera chicca perché mette assieme i contributi di dieci studiosi europei appassionati del geniale autore siciliano. Il mix vi sembra strano? Del resto Camilleri è tradotto in 40 Paesi, argomento su cui ama scherzare: «I giapponesi mi traducono addirittura dal tedesco, figuriamoci cosa ne possa venire fuori: meglio non indagare».
Curiosità: i dieci contributi sono il risultato di un seminario internazionale tenutosi in Ungheria (!), dove ferve l'attività del Dipartimento di Italianistica e l'autore siciliano è molto amato. Solo due riguardano Montalbano, gli altri approfondiscono diversi filoni della creatività camilleriana: per esempio, Milly Curcio svela il "dietro le quinte" del romanzo La mossa del cavallo, lo psicoterapeuta Giuseppe Fabiano si concentra su La presa di Macallè e ne svela i risvolti psicologici, l'ungherese Eszter Ronaky racconta il ruolo del gioco in La concessione del telefono. E proprio perché il gioco (assieme al caso, o destino) è una componente fondamentale di tutta la produzione camilleriana, giochiamo a fare l'elenco di 5 "verità nascoste" sullo scrittore, tratte da I fantasmi di Camilleri:
1. LA SUA PRIMA VOLTA «La leggenda che io sia nato scrittore a un'età veneranda mi manda in bestia», sono alcune delle parole di Camilleri riportate nell'introduzione di Milly Curcio: «Ho iniziato a scrivere il mio primo libro a 42 anni, nel 1967. Sto parlando de Il corso delle cose, poi ristampato moltissimi anni dopo e andato subito esaurito».
2. LA VITA IN UN NON-LUOGO «Curiosamente, sono tra gli scrittori dell'utopia, cioè del nessun luogo, che riescono a tracciare luoghi tra i più probabili». Come la città di Vigata, dove si svolgono le principali attività di Montalbano: città che grazie alla fiction è entrata nel nostro immaginario ed è quindi in qualche modo reale, come testimonia il sito Visit Vigata che propone "un tour da film nei luoghi del Commissario".
3. PER ESSERE FELICI «Quando si è giovani basta poco essere felici. Con l'avanzare dell'età questo non capita più tanto spesso. Credo di stare riversando sulle pagine scritte una sorta di malinconia che mi attanaglia. Forse una sorta di rimpianto della felicità. Oggi mi fanno felice solo i regali che mi fanno i miei nipoti: disegni bellissimi che conservo gelosamente».
4. L'AMICO È... «Io mi sono reso conto che, tra siciliani, un vero amico non deve chiedere all'altro una qualche cosa, perché non c'è bisogno». Il vero amico deve intuire la domanda prima ancora che arrivi: «Già metterlo nelle condizioni di fare una richiesta indica un'amicizia imperfetta».
5. AMORE&EROS Camilleri impara a leggere presto: «Avevo sei anni e da allora non smisi più». La sua biblioteca è in casa di nonno Vincenzo: dietro «i manuali Hoepli sulle coltivazioni dei cereali e l'allevamento del bestiame» era nascosta una copia dell'Orlando Furioso. Folgorato dalla protagonista, Angelica, Camilleri resta a lungo «perdutamente innamorato, per le fattezze che le aveva dato, nel libro, l'illustratore». La ama al punto da dedicarle nel 1994 un romanzo, Il sorriso di Angelica, della fortunatissima serie di Montalbano.
Paola Maraone
 
 

Il Messaggero, 14.5.2018
Lampi
Un alieno ad Aosta: il ritorno di Rocco Schiavone, l'investigatore trasteverino

Rocco Schiavone è il contraltare ribelle e scorretto del commissario Montalbano; e grazie anche alla serie splendidamente interpretata da Marco Giallini, il vicequestore di Aosta comincia a competere ad armi (e risultati) pari con l'inquieto poliziotto di Vigàta. Il personaggio creato da Antonio Manzini non indulge nei piaceri della tavola, come l'investigatore di Camilleri, che grazie alla scorbutica Adelina dispone sempre di piatti di pasta ncasciata; preferisce piuttosto fumarsi qualche spinello, la sua «preghiera laica del mattino».
Nel bestiario infinito dei detective italiani, Schiavone è di certo il più anarchico, il più cinico (e anche il più controverso, per la Polizia di Stato). Sradicato dalla sua Trastevere, a causa di colpe inconfessabili, si aggira spavaldamente sulla neve con le Clarks, e affronta ogni evento classificandolo in base a una sua personalissima scala di rotture di c... (così come il medico legale Pasquano manda a quel paese il commissario Montalbano con un non mi scassi i cabbasisi). Il cane che lo accompagna nelle indagini, in onore delle sue origini, lo ha chiamato Lupa; ed è l'unico essere vivente che lui riesca a guardare con ammirazione.
Per approfondire il personaggio, o accostarsi a lui per la prima volta, torna utile la raccolta appena pubblicata da Sellerio, L'anello mancante. Si tratta di cinque indagini del vicequestore (anzi, quattro, perché ...e palla al centro non racconta esattamente un caso da risolvere), in cui ritroviamo tutto il campionario dello Schiavone-pensiero (o mancanza dello stesso).
I racconti sono già comparsi in precedenza in altre raccolte; qui li troviamo riuniti per la prima volta. Il grande successo che questo libro sta riscuotendo merita almeno una considerazione: non c'è nulla di più inedito del già edito. Come nelle repliche di Montalbano trasmesse in tv, accolte ogni volta da ascolti stellari, i libri di Schiavone vanno a ruba. A prescindere.
Ma veniamo al contenuto. Si parte dalla storia che dà il titolo al libro, con una esilarante traslazione di salma al cimitero, in cui ignari operai trovano, sopra la bara di una donna notoriamente di facili costumi, il cadavere di un uomo in decomposizione: il vicequestore saprà districarsi con scaltrezza, ascoltando ciò che gli detta il cuore (e non la legge), come spesso gli accade. In L'eremita, Schiavone supera se stesso: alla notizia della morte di un ex prete, ritrovato riverso con la testa fracassata, avverte i primi sintomi della febbre, quindi si barrica in casa e si fa raccontare dai sottoposti la scena del crimine (ancora presunto), con risultati (per il lettore) molto divertenti. Tra una tachipirina e un termometro per uso veterinario, indaga senza sosta, fino alla soluzione del caso, senza mai uscire dalla sua abitazione.
In Senza fermate intermedie c'è anche tempo per un repentino rientro a Roma, quando il vicequestore deve partecipare a una riunione di condominio del suo storico appartamento di via Poerio, per scongiurare un oneroso rifacimento della facciata storica; il caso da risolvere lo trova direttamente sul Frecciarossa, per la disgrazia di un criminale così sfortunato da trovarsi sul treno assieme a lui.
Il commissariato rispecchia il microcosmo tipico del genere. Il duo Deruta-D'Intino fa il verso al Catarella di Camilleri, così come Pierron è il fidato collaboratore (la spalla di tutti i gialli), che corrisponde all'ispettore capo Fazio di Montalbano. La serialità, vero spirito di questo tempo, è assicurata: una volta creato un personaggio vivo e autonomo, le indagini (e le pubblicazioni) vengono da sole. Assieme alle repliche e ai tascabili.
Riccardo De Palo
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 15.5.2018
Una Marina di Libri: il giallo siciliano incontra il noir francese
Da quest’anno, la fiera dell’editoria indipendente si gemella con il “Quais du Polar”, il più importante festival francese dedicato al genere thriller e poliziesco.

Il giallo siciliano incontra il noir francese. Da quest’anno, la fiera dell’editoria indipendente “Una Marina di libri” si gemella con il “Quais du Polar”, il più importante festival francese dedicato al genere thriller e poliziesco.
Tavole rotonde con giallisti e giornalisti si alterneranno lungo la quattro giorni. Apre il programma l’anteprima di maggio con Serge Quadruppani, tra i traduttori di Andrea Camilleri.
[...]
Animeranno la quattro giorni del gemellaggio anche due incontri professionali, tra cui quello dedicato alla traduzione di Simenon, con Ena Marchi e Marina di Leo, e il gioco di indagine alla scoperta del quartiere Kalsa ispirato ai libri di Santo Piazzese, in collaborazione con U’Game, in programma venerdì 8 e sabato 9 giugno.
Marta Occhipinti
 
 

il Fatto Quotidiano, 16.5.2018
“Per i miei successi mi ispiro al ritmo dei libri di Camilleri”
A. J. Finn - È l’autore del best-seller “La donna alla finestra”, edito in 40 Paesi

Americano, 38 anni, bestsellerista (esordiente) da un milione e rotte di copie: il suo mito è Andrea Camilleri, tanto da essersi proposto alla Penguin – la casa editrice che edita il siciliano oltreoceano – per scrivere una fascetta promozionale da giustapporre ai gialli di Vigata. Si fa chiamare A. J. Finn, ma il suo vero […]
Camilla Tagliabue
 
 

Las lecturas de Guillermo, 18.5.2018
“La pirámide de fango”, de Andrea Camilleri

«Esta novela es pura invención, pero está inspirada en muchos artículos periodísticos, demasiados, casi diarios.».
Esta frase es el colofón final a la nueva novela de Andrea Camilleri. Lo dice, creo yo, con pena y con cansancio pues el tema tratado debe ser moneda corriente en su Sicilia natal. Menos mal que para combatir toda esa pirámide de fango nuestro ya amigo Salvo Montalvano cuenta con sus fieles escoltas Mimi Augello, Fazio y Catarella.
“Acaba de decir una palabra: «pirámide». Y me da que pensar… ¿Sabe que, durante mucho tiempo, nadie pudo entrar en la pirámide de Keops porque no daban con el acceso? Entonces alguien se dejó de vacilaciones y practicó un orificio en la pared, un orificio no autorizado por los guardianes de la pirámide. Y así incluso los guardianes, que hasta aquel momento se habían visto obligados a permanecer en el exterior, pudieron conocer el interior.” [Pág. 204]
El comisario Montalbano se despierta a causa de una fuerte tormenta. Después de escuchar el pronóstico del tiempo, recuerda el sueño que había tenido: estaba en una galería y le seguía un hombre que a causa de una herida no podía mantener su ritmo. Mientras tanto, el agente Fazio, le llama a su teléfono móvil y le informa que en una obra abandonada, que el agua ha transformado en un lodazal, ha aparecido el cadáver del joven contable Giugiù Nicotra con un disparo en la espalda. Había buscado refugio en una especie de túnel formado por grandes tuberías para la canalización de agua. La investigación comienza lenta y resbaladiza, pero pronto cada pista, cada personaje, conduce al mundo de las empresas constructoras y las licitaciones públicas. Un mundo no menos viscoso y fangoso que el lodo que lo cubre todo.
La investigación del asesinato exige todo el ingenio de Montalbano y sus ayudantes, y a medida que el comisario va aclarando el enigma, surge otro tipo de fango, el de los favores, las contratas amañadas y las concesiones fraudulentas. Montalbano no está dispuesto a mirar hacia otro lado y, fiel a su carácter, no cejará hasta llegar al fondo de la cuestión; sin embargo, hay algo que no encaja: ¿por qué la víctima se arrastró para morir dentro de un tubo de canalización del agua?
Una vez más, la mafia vigatesa se ha infiltrado, en una historia de adquisiciones y lavado de dinero. Pero Montalbano y su equipo lograrán “hacer un agujero en la pirámide de barro”.
Mientras tanto, Livia conoce a Selene, un perrito que la alivia del dolor de la muerte de François. Al final de la investigación, el comisario se toma unos días libres y marcha a visitarla a Boccadasse, también lleva un regalo para Selene.
En 2016 Camilleri publicó L’altro capo del filo y en 2017 La rete di protezione, nuevas aventuras del comisario Montalbano. Ya tengo ganas de leerlos.
El autor:
Andrea Camilleri nació el 6 de septiembre de 1925 en Porto Empedocle, provincia de Agrigento, Sicilia, y actualmente vive en Roma, donde impartió clases en la Academia de Arte Dramático. Durante cuarenta años fue guionista y director de teatro y televisión. En 1994 crea el personaje de Salvo Montalbano, el entrañable comisario siciliano protagonista de una serie que en la actualidad consta de veintisiete novelas. Todos sus libros ocupan habitualmente el primer puesto en las principales listas de éxitos italianas. Andrea Camilleri es hoy el escritor más popular de Italia y uno de los más leídos de Europa. En 2014 fue galardonado con el IX Premio Pepe Carvalho.
El libro:
La pirámide de fango (título original: La piramide di fango, 2014) ha sido publicado por la Editorial Salamandra en su Colección Narrativa. Traducción del italiano por Carlos Mayor. Encuadernado en rústica con solapas, tiene 219 páginas.
Como complemento pongo un vídeo en italiano, en el que Andrea Camilleri presenta “La piramide di fango”.


 
 

Radio RTM, 18.5.2018
Scicli, Bartolomeo Mariotta, il Sarto di Montalbano

Il maestro sarto Bartolomeo Mariotta, molto noto a Scicli ed in Provincia, ultimo artigiano custode di un mestiere ormai scomparso, è stato scelto dal regista Sironi per interpretare il personaggio “Nicola” ovvero il sarto che nelle scene del film attualmente in registrazione realizzerà al Commissario Salvo Montalbano un abito su misura.
Sarà presente in diverse scene e reciterà la sua parte continuando a svolgere il mestiere che instancabilmente, con amore, passione e dedizione, continua ad esercitare da quasi 70 anni.
Mariotta è conosciuto anche per essere stato per un decennio fornitore di vestiario per le polizie locali della Provincia, da Scicli a Modica, da Pozzallo a Vittoria fino a Ragusa.
Benvoluto ed apprezzato per le sue doti umani e professionali rappresenterà nella famosissima serie televisiva un figlio di questa Terra che ha dedicato la sua vita all’onestà ed alla laboriosità.
 
 

RagusaNews, 19.5.2018
Presentazione libro La Cucina del Commissario a Ibla
Domenica alle 18

Ragusa - La Cucina del Commissario - Racconti di ricette tipiche dei luoghi di Montalbano tramandate dai ricordi della Nonna. Il libro verrà presentato domenica 20 maggio alle ore 18.00 presso la libreria Ubik di Ragusa Ibla in occasione della manifestazione "We cheese - Il Ragusano Dop e i formaggi iblei".
Dalla passione per la fotografia e la buona cucina è nata l'idea di un libro che raccontasse, attraverso le immagini e le ricette della tradizione, i luoghi televisivi del Commissario più noto d'Italia.
Quei luoghi che raccontano la possibilità di una vita diversa, anche solo per il breve tempo di una vacanza. Saranno presenti l'ideatore del libro, Nanni Nigito, il prof. Toni Iurato, autore dei racconti delle ricette e Mariagrazia Basile di Basile Pasticceri dal 1966 che ha curato le ricette dei dolci.
 
 

Il Messaggero, 20.5.2018
Ballando, vince il "sensuale" Cesare Bocci: «Che emozione vedere mia moglie, ma ora torno a Montalbano»

È Cesare Bocci, l'irresistibile Mimì Augello di Montalbano il ballerino che si aggiudica questa edizione di Ballando con le stelle, in coppia con Alessandra Tripoli sul podio grazie ad una sensualissima rumba sulle note di I will always love you che ha conquistato il 67% dei voti.
[...]
Smessi i panni del ballerino però Cesare Bocci indossa di nuovo subito quelli di Mimì Augello: «Si adesso stiamo già girando dal 23 aprile, le nuove puntate del Commissario Montalbano e saremo sul set fino al 22 giugno. Sono altre due puntate e poi finito l'impegno sinceramente mi vorrei prendere un attimo di pausa».
[...]
E poi c'è Mimì: «Mimì è cambiato nel tempo, tutti i personaggi di Camilleri, e anche questa è la sua bravura, non sono rimasti uguali a loro stessi, sarebbe stato assurdo e non credibile». Ma è diventato un pò stretto il personaggio, come spesso accade quando si ha tanto successo con un ruolo? «No, io continuerei a farlo per altri 20 anni ma spero che questo non mi precluda altri lavori. Certo il fatto che vada in onda tutti gli anni e con così tante repliche con tale successo è bello ma non è positivo per la carriera di un attore. Il rischio dietro l'angolo è la sovraesposizione... spero che si mettano una mano sulla coscienza ma Montalbano lo farei per tutta la vita».
 
 

ANSA, 24.5.2018
Montante: fabbrica bici? Mai esistita
Ex sindaco, nonno aveva rivendita. Testimoni, le affittava

Serradifalco (CL). C'è chi dice che la fabbrica di biciclette non è mai esistita, chi parla di una officina che rigenerava ammortizzatori e chi ricorda "un negozio che vendeva biciclette di vari marchi e le affittava chiedendo in pegno giubbotti e maglioni", dice Mario, 87 anni. A Serradifalco gli anziani sorridono di fronte alle domande sulla "Montante cicli", fabbrica che secondo Antonello Montante, arrestato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, fu creata dal nonno Calogero a cavallo tra le due Guerre. Una storia ricostruita da Montante nel sito online della "Montante cicli", finita nel libro "La volata di Calò" dello scrittore e giornalista Gaetano Savatteri, sceneggiato e portato in giro nei teatri, in cui si narra anche che Andrea Camilleri usò una bici Montante da Porto Empedocle a Serradifalco per cercare il padre durante la guerra.
"Ma quale fabbrica?", dice Salvatore, 92 anni, mentre gli amici, Luigi e Francesco annuiscono. L'avvocato di Montante non commenta.
 
 

La Repubblica (ed. di Torino), 25.5.2018
Tpe, s’alza il sipario sul palcoscenico del presente
Presentato il primo cartellone di Malosti Da Rossi a Primo Levi all'Odin Teatret, 38 spettacoli sotto il segno della liaison con il Festival delle Colline

L'invito era a una conferenza stampa. Invece il direttore della Fondazione Teatro Piemonte Europa Valter Malosti, introdotto dalla presidente Maddalena Bumma, dopo i saluti di rito si è alzato, si è spogliato dei panni di direttore e ha indossato quelli dell'attore.
[...]
Segue dal 21 al 24 marzo "Festa di Famiglia", una pièce che descrive le violenze in famiglia partendo da Pirandello, rigenerandosi con Andrea Camilleri e affidandosi all'interpretazione agguerrita di Mitipretese, un team femminile di attrici motivate e brave come Manuela Mandracchia, Sandra Toffolatti, Alvia Reale, Liliana Massari.
[...]
Maura Sesia
 
 

La Repubblica, 26.5.2018
"Conversazione su Tiresia" di e con Andrea Camilleri, regia di Roberto Andò, va in scena l'11 giugno al Festival del teatro greco di Siracusa. Di Camilleri esce inoltre "Il metodo Catalanotti"
Andrea Camilleri
“Ora sono cieco e tutto mi è chiaro”

"Ho scritto un testo su Tiresia e lo porto in scena dando voce all'eroe omerico non vedente
Il mio è un ritorno al teatro e anche il nuovo Montalbano ha un'ambientazione teatrale"

«Chiamatemi Tiresia». Andrea Camilleri a 92 anni non ha paura di rimettersi in gioco. «È una sfida», dice. Generoso, coraggioso, ironico, lo scrittore salirà sul palco del teatro greco di Siracusa e sarà Tiresia, l'indovino tebano cieco che compare già nell'Odissea per indicare a Ulisse la via del ritorno. «Da un po' di tempo non vedo più niente, diciamo che ho scelto Tiresia per affinità elettiva». Sembra una maledizione dei grandi raccontatori di storie. Da Omero a Borges condannati a cavare fuori le parole dal buio. Camilleri è un narratore totale, non c'è spunto che in lui non si trasformi in una storia. Anche al telefono non resiste, ogni stimolo è l'occasione di un aneddoto, la molla per un ricordo. Inevitabile che perfino la sua cecità diventasse materia letteraria. L'11 giugno, invitato dall'Inda, l'Istituto nazionale del dramma antico, Camilleri darà voce a Tiresia di fronte a 13 mila spettatori: «A novantadue anni si è un po' vecchietti. Avevo voglia di vedere se ancora ce la facevo». Conversazione su Tiresia è un'opera drammaturgica scritta da Camilleri e da lui interpretata. La regia è di Roberto Andò. È un viaggio nelle metamorfosi letterarie, poetiche e filosofiche del mito attraverso le epoche affidato alla voce pastosa e pacata dello scrittore.
È il ritorno al teatro, un suo antico amore?
«Una fiammata di teatro. La coincidenza divertente è che anche Il metodo Catalanotti, il nuovo Montalbano, ha un'ambientazione teatrale».
Non deve essere stato semplice orientarsi nella mole di fonti su Tiresia.
«Non c'è stato secolo che scrittori di qualsiasi tipo non si siano interessati a Tiresia Mi sono trovato di fronte a un diluvio di testi. Per evitare però che la storia diventasse una sorta di lezione universitaria, l'ho trasformata in un racconto».
Attraverso Tiresia ha voluto parlare di sé?
«L'idea è di parlare di Tiresia come se io fossi Tiresia. Chiamatemi Tiresia, per dirla con l'incipit di Melville (Moby Dick inizia con la frase "Chiamatemi Ismaele", ndr)».
La cecità fa vedere meglio?
«Stimola l'intuizione, è un'apertura. E poi quando si è ciechi avviene una cosa strana: tutti gli altri sensi corrono in soccorso del senso mancante. Fumando da sempre come un turco avevo perso gli odori e i sapori, invece ora si sono rafforzati».
E il rapporto con le parole è cambiato?
«Le parole hanno attorno un alone sfumato, una nebbia continua. La stessa nebbia che mi circonda. Ma in questa nebbia in cui sono immerso quello che vedo è estremamente chiaro. Forse la vista mi distraeva dal pensiero».
È cambiato il suo modo di organizzare il lavoro?
«Ormai da tre anni non vedo più ma il processo è stato progressivo, dunque ho avuto modo di creare una difesa strategica. Ho dovuto imparare a dettare a Valentina. Lo posso fare perché lei mi conosce e mi affianca da l6 anni(Valentina Alferj, assistente di Camilleri, è anche agente letterario, ndr). Lavoriamo ogni mattina almeno tre ore. C'è da dire che anche prima, da vedente, avevo l'abitudine di rileggere la pagina ad alta voce per fare le correzioni. Mi ha aiutato molto, altrimenti le parole rischiano di perdersi nel vuoto».
Torniamo quindi al teatro, all'oralità.
«Per me è qualcosa d'innato. Ho insegnato in passato all'Accademia e al Centro sperimentale di cinematografia. Sono stati miei allievi Emma Dante e Marco Bellocchio. In Il metodo Catalanotti, prendo però un po' in giro i sistemi alla Grotowski e le avanguardie tipo il Living theatre».
E il suo metodo d'insegnamento com'era?
«Maieutico: scoperta un'idea originale nell'allievo gli davo tutta la corda che voleva per impiccarsi a quella sua idea. Cercavo di scoprire l'originalità che ciascuno aveva dentro, tentavo di tirargliela fuori. Le storie nascono sempre dal buio? Una volta scrissi che i poeti greci si accecavano per diventare veri poeti (sorride)... Ricordo che quando ero bambino in Sicilia si usava accecare i merli e i cardellini per farli cantare meglio. Era un'abitudine crudele che mi faceva piangere».
Esistono però cecità diverse. Quella di Tiresia ed Edipo non si somigliano affatto.
«A differenza di Tiresia, Edipo vede solo la condizione punitiva della cecità, non sa andare oltre. L'unica sua preoccupazione è non perdere la ragione nello stato in cui si è venuto a trovare».
Nel mito, Tiresia è reso cieco da Giunone.
«Un giorno Zeus e Era stanno discutendo intorno a una domanda: nell'atto sessuale chi prova più piacere l'uomo o la donna? Non sapendo rispondere, chiamano Tiresia, il quale è un esperto di entrambi i sessi, perché, secondo il mito, da maschio era diventato femmina e poi di nuovo uomo. Insomma era considerato un tecnico».
E Tiresia risponde che gode più la donna.
«No, lui risponde che nell'atto sessuale esistono dieci gradi di piacere. La donna ne gode nove, l'uomo appena uno».
E per questo viene punito?
«Giunone lo punisce quando scopre che i gradi del piacere sono nove. Solo allora si rende conto che con Zeus non ha mai raggiunto questi nove gradi. Da qui la reazione di ira nei riguardi del rivelatore. Ma è una mia supposizione (ride)».
Il suo è un viaggio nelle varie facce di Tiresia di epoca in epoca.
«Tiresia sembra fatto di pongo. Ogni autore lo ha modellato a suo piacimento. Perfino gli scrittori protocristiani hanno cercato di appropriarsene».
Una delle trasformazioni che l'hanno più colpita?
«Quella di un commentatore di Dante, un anonimo fiorentino del Trecento. Sostiene che Tiresia era un ermafrodita e che per godere si autopossedeva. La cosa mi ha fatto sghignazzare. Nemmeno un contorsionista da circo equestre riuscirebbe in questo tipo di amplesso».
È la prima volta che scrive una drammaturgia?
«Ho fatto molte riduzioni per il teatro, da raccolte di Pirandello e da miei stessi racconti, ma un testo originale non l'avevo mai scritto. Anzi ne avevo scritto uno nel 1947. Un atto unico, aveva vinto il premio Faber, ma l'ho buttato fuori dal finestrino mentre tornavo in Sicilia».
Perché?
«Non mi piaceva. Erano i tempi di A porte chiuse di Sartre. La mia mi sembrò una scopiazzatura e me ne liberai».
Lo fa ancora? Butta via le pagine che non le piacciono?
«Non lascio tracce delle pagine preparatorie di un libro né delle prime stesure. Distruggo tutto, sono un vero assassino. Deve restare solo il libro pubblicato».
Sa che Philip Roth ha dato disposizione di distruggere il suo archivio personale?
«Non lo sapevo. Io lo faccio in vita, così sono più sicuro».
Le piaceva Roth?
«Mi piaceva da matti. Ho sempre maledetto i membri dell'Accademia svedese. Avrebbero dovuto dargli il premio Nobel da anni».
Raffaella De Santis


L'anticipazione. Il nuovo Montalbano
Così Salvo restò nudo davanti a Mimì Augello
Il libro
Il metodo Catalanotti
di Andrea Camilleri
(Sellerio, pagg. 304, euro 14)

Si attrovava in una radura davanti a un boschetto di castagni, il tirreno era tutto cummigliato da 'na specialità di margherite russe e gialle che lui non aviva viduto mai ma dalle quali nisciva fora un profumo che 'mbarsamava l'aria. Gli vinni gana di caminare a pedi nudi e si stava calanno per slacciarisi le scarpi quanno dal boschetto sintì arrivari un forti sono di ciancianeddri. Si firmò ad ascutari e vitti nesciri 'na mannara di crapuzzi bianche e marrò, ognuna delle quali aviva un collarino di cianciani. Mentri che le vestie gli s'avvicinavano, il ciancianiddrìo divinni un sono unico, 'nsistenti, 'nterminabili, acuto. E criscì tanto di volumi da darigli 'na sensazioni di fastiddio alle recchie. Fu quel fastiddio che l'arrisbigliò e si fici pirsuaso che quel sono, che ancora continuava da vigliante, autro non era che quella grannissima camurria del tilefono. Accapì che doviva susirisi e annare ad arrispunniri, ma non ce la faciva, era troppo 'ntordonuto dal sonno, aviva la vucca 'mpastata. Allungò un vrazzo, addrumò la luci, taliò il ralogio: le tri del matino.
E chi potiva essiri a quell'ura? Lo squillo 'nsistiva, non gli dava un momento di abento. Si susì, anno nella càmmara di mangiari, sollivò la cornetta: «Rontooo schi alla?». Chisto era quello che gli era nisciuto dalla vucca. Ci fu un momento di silenzio, po' la voci di chi l'aviva acchiamato fici: «Ma è casa Montalbano?». «Sì». «Mimì sono!». «Che minchia?...». «Per favori, per favori, Salvo. Rapri che staio arrivanno». «Che devo rapriri?». «La porta». «Aspetta» fici. Si cataminò a scatti, a lento a lento, come a un pupo atomatico. Raggiungì la porta, la raprì. Taliò fora. Non c'era nisciuno. «Mimì, ma dove minchia sei?» vociò nella notti. Silenzio.
Chiuì la porta. Vuoi vidiri che se l'era 'nsognato? Tornò 'n càmmara di letto, si rincuponò. Stava per pigliari sonno quanno il campanello di casa sonò. No, non se l'era 'nsognato. Montalbano arrivò alla porta, la raprì. Mimì da fora l'ammuttò con forza, il commissario da dintra non ebbi il tempo di scansarisi e vinni cummigliato dall'anta che lo pigliò in pieno facennolo sbattiri contra al muro.
E siccome non ebbi sciato per santiare, Mimì non si capacitò di indove s'attrovassi e l'acchiamò: «Salvo, dove sei?». Montalbano richiuì con un càvucio la porta per cui Mimì ristò novamenti fora dalla casa. Si misi a fari voci: «La vuoi rapriri 'sta porta o no?». Montalbano raprì e si scansò fulmineo, fermo a taliare a Mimì che trasiva con l'occhi che gli mannavano lampi di foco. Po', quello, che accanosciva bono la casa, gli passò davanti di cursa, s'appricipitò 'n càmmara di mangiari, raprì lo sportello della cridenza e si pigliò 'na buttiglia di whisky e un bicchieri. Appresso crollò supra a 'na seggia e accomenzò a viviri.
Fino a 'sto momento Montalbano non aviva rapruto vucca e sempre senza rapriri vucca si nni anno 'n cucina e si priparò la solita cicaronata di cafè. Aviva accaputo, talianno la facci di Mimì, che la facenna di cui voliva parlarigli portava un carrico pisanti. Mimì lo raggiungì 'n cucina ricrollanno supra a 'n'autra seggia: «Ti vorrei dire...» principiò, e po' si firmò, pirchì sulo allura vitti che il commissario era nudo. E macari Montalbano stisso sulo allura si nni addunò e corri 'n càmmara per pigliarisi un paro di jeans. Mentri che se li stava 'nfilanno, s'addimannò se non era il caso di mittirisi macari 'na canottera.
Po' addicidì che Mimì non se la meritava.
Andrea Camilleri
 
 

Marida Caterini, 26.5.2018
Repliche Rai1: da i Cavalli di Battaglia a Un, due, tre… Fiorella
Repliche Rai1: da i Cavalli di Battaglia a Un, due, tre... Fiorella. La prima rete di viale Mazzini, appena conclusa la stagione televisiva, riempie il proprio palinsesto di prodotti già visti e andata in onda. Rivedremo per l'ennesima volta il concerto di Albano e Romina e la serie Don Matteo.

La stagione televisiva è oramai quasi conclusa. E cominciano a fioccare le repliche che tra l’altro già ci sono state in altri periodi dell’anno, come ad esempio lo scorso novembre e recentemente con la riproposizione dei film TV de “Il commissario Montalbano“. Ma non crediate che il commissario di Vigata sparisca questa estate. Rai 1 infatti ha messo in cantiere le repliche de “Il giovane Montalbano” con Michele Riondino, che accompagneranno i telespettatori fin quasi alla conclusione del mese di agosto.
[...]
Angela Grimaldi
 
 

Sellerio Editore, 29.5.2018
Andrea #Camilleri sfoglia il suo nuovo romanzo 'Il metodo Catalanotti', ancora due giorni e anche voi cari amici potrete tuffarvi nella nuova indagine del commissario Montalbano in uscita giovedì 31 maggio.


 
 

Canale 58, 29.5.2018
Rubriche / ''A tu per tu''
Camilleri attore: il papà di Montalbano a teatro


 
 

Magyar Hírlap, 29.5.2018
A sziget napfényes arca és Montalbano különös esetei
Andrea Camillerinek a bunügy csak ürügy a mesélésre
Andrea Camilleri az egyik legnépszerubb szerzo Olaszországban. A Szicíliában 1925-ben született író neve Magyarországon talán kevésbé ismeros, pedig a nemrég a televízióban futó Montalbano-filmsorozat epizódjai az o történetein alapulnak. Eredetileg rendezoként dolgozott, majd a RAI-nál vállalt munkát, a többi között az o nevéhez fuzodik az olasz- francia Maigret-sorozat Gino Cervivel.

Az elso történetét 1978-ban írta, innentol rendszeresen publikál, és hazájában egyre népszerubb, a világsikert azonban az 1994-ben megteremtett Montalbano figura hozta meg számára: a Víz alakja címu történet, amelyben a felügyelo eloször felbukkan, magyarul is olvasható.
A most az Európa kiadónál megjelent Montalbano – Egy hónap a felügyelovel címu kötetben Kürthy Ádám András fordításában pároldalas Montalbano-novellák szerepelnek. Noha a történetek önmagukban is olvashatók, a felügyelo alakja összeköti oket, ezért akár egyben, egy, sokfejezetes mu darabjaiként is értelmezhetok a vigatai rendorfelügyelo esetei.
Camillieri láthatóan merített a Simenon-iskolából – nem véletlenül dolgozott Maigret alakjával filmesként –, de a felügyelo figurája ugyanúgy idézi a krimihagyomány egyéb nagyjait Dashiell Hammettol Conan Doyle-ig és Raymond Chandlerig, csak épp Montalbano Maigret-hez képest könnyed és elegáns, Sherlock Holmes-hoz képest életteli és szórakoztató; a leginkább talán Marlowe-hoz hasonlatos, csak épp olasz kiadásban.
Noha a cselekmény maga a filmes feldolgozásokból ismeros lehet azoknak, akik látták a sorozat epizódjait, nincs olyan filmes adaptáció, amely Camillieri rafináltan egyszeru stílusát vissza tudná adni, és olyan sem lehetséges, amely az író által közvetített Szicília-képet meg tudná mutatni, hiszen bármilyen érzékeny is egy operator, csak konkrét képek, hangulatok felmutatására képes, az író által belso képpé transzformált Szicíliát nem tudja láttatni.
Annál is inkább, mert a Montalbano-történetek erossége részben épp abban áll, ahogy a vigatai rendorfelügyelo körüli világot Camillieri megjeleníti: olyan szigetet mutat, ahol a maffia voltaképp csínytevok gyülekezete, akikkel a rendorségnek hallgatólagos megegyezése van, hogy nem zavarják egymás köreit, ahol a gyilkolás szünetel december 24. és január 6. között, az ünnepekre való tekintettel, ahol a két rivális család szigorúan betartja a gyilkolási sorrendet: egy halott az egyik családból, egy a másikból, és ez így megy évszázadok óta.
A napfényben ragyogó sziget lakóinak sajátos, csavaros észjárását pedig igencsak ismeri Montalbano, hiszen ha nem így lenne, esélye sem lenne megoldani az ügyeket, legyen szó féltékenységbol elkövetett gyilkosságról, pitiáner betörésrol – Camillieri olyan érzékenyen rajzolja meg a hatvanötéves, tisztességben megoszült betöro portréját pár oldalon, hogy az Fellininek is becsületére válna –, vagy a múltba nyúló bosszútörténetrol.
Ahogy beleolvassa magát az ember a történetekbe, ráérez a Camillieri-próza varázsára, míg megérti, hogy az írónak a bunügy ürügy, hogy Szicíliáról és a szicíliaiakról meséljen, egy olyan világról, ahol élet-halál kérdése, hogy a nápolyi módon készített polipba kell-e kapribogyó, és ahol a maffiózók ismerik a hála fogalmát, a rendorök pedig ismerik a betyárbecsület fogalmát. Úgy tunik, Camillieri voltaképp nem bunügyeket, hanem emberi történeteket mesél, szerelemmel, bosszúval, megbocsátással, amelyekben a felügyelonek annyi a szerepe, hogy a sors jobb keze legyen, ha kell. Montalbano összehasonlíthatatlanul jobb olvasva, mint a képernyon.
Péntek Orsolya
 
 

Sicilia & Donna, 29.5.2018
Il settimanale Topolino celebra Etna comics con una cover variant tutta siciliana

Dal 31 maggio al 3 giugno Disney Panini Comics torna ad Etna Comics, la manifestazione dedicata al mondo del fumetto che si tiene a Catania, al Centro fieristico Le Ciminiere. Anche per questo appuntamento, non mancano le novità firmate Panini/Disney.
[...]
A GRANDE RICHIESTA… TOPALBANO!
A Etna Comics non poteva mancare un volume tutto siciliano come quello dedicato a Topalbano, alter ego a fumetti del famoso commissario letterario e televisivo, con la storia “Topolino e la giara di Cariddi”, scritta da Francesco Artibani e disegnata da Paolo Mottura. E per chi acquista il volume in Fiera, ci sarà una speciale stampa in omaggio!
[...]
 
 

Fahrenheit, 30.5.2018
Il libro del giorno | Andrea Camilleri, Il metodo Catalanotti, Sellerio
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Nella nuova indagine di Montalbano Camilleri inventa storie e personaggi e li fa recitare fra le quinte di un teatro di cui è lui il regista. Una messinscena che è dramma e commedia insieme
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 30.5.2018
Il bello del Teatro Vittoria avanspettacolo e ricerca nel cuore di Testaccio

La stagione 2018/2019 del Teatro Vittoria guidato con instancabile fervore da Viviana Toniolo nel cuore del quartiere Testaccio, rivela ancora di più, l'anno prossimo, una vocazione a fare di questa sala un crocevia di tributi ad autori di culto, ad artisti popolari, ad attori creativi, a registi narratori, senza trascurare gli anniversari, le riprese storiche, i repertori già amati dal pubblico, scommettendo su genuine nuove drammaturgie, e anche sull'accostamento di protagonisti e letterature.
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A inquadrare la politica, la tendenza del Vittoria sono forse prima di tutto le imprese, le produzioni della compagnia Attori & Tecnici che qui è di casa da sempre. [...] Non tralasciando di replicare ancora "Il Diavolo Certamente" ricavato dai racconti di Andrea Camilleri, con messinscena di Stefano Messina.
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Rodolfo Di Giammarco
 
 

La Stampa, 30.5.2018
Ibs, compie vent’anni il rivale “gentile” di Amazon
È stato il primo sito in Italia a offrire on line tutti i prodotti di una libreria. Il debutto con ”La concessione del telefono” di Andrea Camilleri

Il lettore abitava in California. A Fremont. E con una carezza di mouse ordinò La concessione del telefono di Andrea Camilleri sul sito Ibs.it, nato da 31 minuti. Era il 3 giugno 1998. E fu il primo libro acquistato nella storia dell’e-commerce italiano. Un piccolo clic per la carta di credito, un grande balzo per il mercato editoriale. [...]
Bruno Ventavoli
 
 

TG1, 31.5.2018
Il ritorno di Montalbano, nuovo libro di Camilleri
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Andrea Camilleri in libreria con la nuova inchiesta del commissario Montalbano: "Il metodo Catalanotti".
Vincenzo Mollica
 
 

 


 
Last modified Sunday, January, 06, 2019