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RASSEGNA STAMPA

GIUGNO 2019

 
La Repubblica (ed. di Palermo), 2.6.2019
Olivia Sellerio: “Io, papà, mamma, Sciascia e quei primi libri da correggere”
Intervista alla presidente della casa editrice, figlia di Enzo ed Elvira. "Avevo appena imparato a leggere e i refusi mi saltavano subito all'occhio"

Ci sono cose che hanno una texture, una ruvidità tattile che rende un oggetto immediatamente rispondente a un'anima profonda. I libri Sellerio nelle loro copertine rugose hanno questa ruvidità romantica, fatta di buone cose di un altro tempo e di questa stessa potente e gentile increspatura è fatta Olivia Sellerio, presidente della casa editrice. Guardandola si riconosce la forza espressiva di Enzo, che lei evoca spesso mentre parla, come se volesse rendergli giustizia, omaggio, forse solo amore, ma affiora anche l'acume ad ampio raggio di Elvira. Ma Olivia, in questa casa editrice-famiglia, è tutti e altro ancora, è quella che spariglia e riunisce, che porta la musica e che con generosità elargisce le trame private di questa fiera azienda di famiglia che porta avanti insieme al fratello Antonio. Orgogliosa di festeggiare i 50 anni della casa editrice di via Siracusa (l'appuntamento è sabato prossimo al festival letterario Una Marina di libri), lei ha memoria di quando ancora i libri si facevano nella loro casa di famiglia e lei faceva da lettrice ad alta voce, e di Sciascia che le correggeva le brutte copie dei temi.
Quali sono i suoi primi ricordi in casa editrice?
«In realtà io non riesco a scindere la vita della mia famiglia da quella di queste stanze, era un'unica cosa. A lungo ho pensato che il cognome fosse Sellerio Editore Palermo. Ricordo mamma che faceva i conti, le nostre letture ad alta voce, prima leggevo io che sapevo appena leggere per cui non seguivo il filo, ma proprio per questo mi saltavano all'occhio i refusi. Ricordo papà che era capace di mandare i libri al macero perché trovava un errore. Ricordo le riunioni del mio collettivo del Garibaldi nella stanza a fianco a quella in cui lavoravano mamma e papà. Ricordo di quando una parte della casa editrice diventò per oltre un anno la casa di Beppe Fazio, dopo la rottura con Gabriella Saladino. Capitava sovente di passare da una situazione d'ufficio a una in cui si materializzava Fazio in accappatoio. Ricordo incontri, dialoghi felici, Buttitta, Tusa, Sciascia, seduti su un divano che ora ho portato nella nostra casa a Ragusa».
Come ricorda i suoi genitori?
«Come due instancabili narratori. Loro hanno sempre raccontato storie. Papà come fotografo, mentre scattava e decideva su cosa puntare l'occhio, ma anche quando impaginava e decideva la sequenza delle immagini per raccontare. E anche come collezionista, perché ha sempre pubblicato e reso visibili le sue cose. Mamma era la prima di sei fratelli, con la capacità di restare concentrata anche in mezzo al caos. I libri a casa sua non erano tanti, lei si creava i suoi usando il retro di vecchie dispense universitarie e incollandoci su le notizie che ricavava dai "coppi" del fruttivendolo. Ne conservo ancora un paio, la prova che ha sempre fatto l'editore».
Qual è la prima lettura che per lei è stata importante?
«"La certosa di Parma", un'edizione Einaudi regalatami da Leonardo Sciascia. A casa mia non c'era censura e per me leggere era un modo di stare vicino a mia madre, di essere nelle sue cose: è famosa la nostra foto mentre leggiamo insieme sul divano, ed era davvero così. A volte facevo finta, solo per starle accanto. Mi diceva di scegliermi un libro dalla libreria e lo facevo, una volta piccolina scelsi "La incredibile e triste storia della candida Eréndira e della sua nonna snaturata" di Marquez, una raccolta di racconti osceni che parlavano di una nonna terribile, ma da noi era così. Nessuna censura. Poi per me sono stati importanti i russi, letti durante un periodo di riposo obbligato, anche se io e Antonio siamo accumunati da una lacuna che è diventata una frase che usiamo quando non vogliamo leggere qualcosa che ci viene proposto e non ci convince: "Dobbiamo ancora leggere I Fratelli Karamazov!"».
Qual è invece il suo rapporto con la scrittura?
«Guardo agli scrittori con timore reverenziale, anche se è un mondo al quale mi sono sempre allenata con una sorta di ginnastica quotidiana. Mi sono avvicinata alla scrittura da musicista, dopo aver a lungo fatto esclusivamente l'interprete. Scrivere le canzoni è stato un atto naturale che conserva la buona fede degli esordi. Ma resto una scrittrice di lettere, cartoline e canzoni»
Qual è il suo ruolo in casa editrice?
«Presiedo la casa editrice, quando c'è da discutere di un nuovo autore sono al fianco di Antonio, ma non entro nel merito delle sue scelte editoriali su autori consolidati, quelli li segue lui. Incredibilmente alla morte di papà e mamma ci siamo trovati più preparati di quanto avremmo mai potuto pensare, è stato il loro ultimo dono. Abbiamo di nuovo unificato le case editrici e mi sto occupando del catalogo dei 50 anni, di una nuova collana di foto nella quale immagini e testo abbiano lo stesso peso e anche di un libro di papà su Danilo Dolci al tempo di Borgo di Dio, una sorta di diario illustrato».
Cosa sono per lei questi 50 anni?
«Una medaglia alla resistenza, prima di tutto. Un'esperienza di gratitudine nei confronti delle tantissime persone che nel tempo hanno lavorato con noi. La genialità di papà, va ricordato che i primi dieci anni furono solo libri d'arte, che "La memoria" fu inventata da lui che fu anche quello che inventò "una grafica a prova di cretino", come la chiamava lui, cosa che ci ha consentito di non avere fino a oggi la figura di un grafico all'interno della casa editrice. Sono un tributo alla grandezza di mia madre, la sua fatica è stata maggiore di quella che abbiamo affrontato noi. Lei è vissuta al tempo dei privilegi transitori, il successo non era mai scontato»
Come immagina la casa editrice nei prossimi 50 anni?
«Indipendente, di qualità capace di rispettare e mantenere la fiducia dei lettori. Ancora capace di agire in buona fede, perseguendo la qualità della scrittura e della parola, libera dal potere. Mi auguro che mio figlio la conosca, per fare poi ciò che vuole e desidera lui».
Eleonora Lombardo
 
 

La Hora, 2.6.2019
‘La liebre que se burló de nosotros’, por Andrea Camilleri

Existen textos que dejan una profunda huella en nosotros, por su aporte en el ámbito personal o profesional. También están aquellos que al volverlos a leer no tienen el mismo impacto. No somos las mismas personas que en esa primera lectura, pues las vivencias, las circunstancias y -sin duda- otras lecturas hacen que miremos de una manera distinta el texto y que las sensaciones sean diferentes.
Del mismo modo, existen libros que no estamos preparados para leer, que no nos enganchan. Esto puede deberse a que, tal vez, nos hace falta el contexto para comprenderlos, no es nuestro tipo de lectura preferida o –simplemente- no es el momento. En ese caso, vale dejarlos reposar y volver a intentar de nuevo, para ver qué sucede.
En el otro extremo constan los libros que aportan con una historia agradable y entretenida. En esta orilla se ubica ‘La liebre que se burló de nosotros’, del italiano Andrea Camilleri. En su obra, relata 12 cuentos relacionados con animales que han formado parte de su existencia. Es así que perros, pavos, papagayos, conejos, liebres y otros están presentes en la lectura.
Son animales de carne y hueso, que no usan elementos mágicos como el ‘Gato con botas’, posiciones extravagantes, ni tienen la eterna sonrisa del Gato de Cheshire en ‘Alicia en el país de las maravillas’. Ninguno de estos elementos es usado por Camilleri, ya que su relación con ellos parte de la cotidianidad.
Razones para escribir
Camilleri tuvo dos motivos fundamentales para escribir sus relatos. El primero, porque ha “tenido la suerte de poder abrazar a Matilde y Andrea” sus bisnietas, a quienes dedica su libro.
El segundo es que le impresionaron los resultados de una encuesta realizada a niños romanos (entre 3 y 8 años) para averiguar si sabían cómo era un pollo. Respondieron mayoritariamente que “el pollo no existe en estado natural, sino que es un producto fabricado; es decir, que es artificial”. Y que se comercializan dos tipos distintos: “pollo crudo (para los más exigentes que quieren cocinar a su gusto) y pollo asado”.
Si estas respuestas le impresionaron, espere a leer lo que contestaron al preguntarles sobre el número de muslos y alas: “hubo quien dijo que tienen seis y quien juró que poseen ocho. Un solo niño sostuvo que el pollo tiene dos muslos, pero lo abrumaron con risas y burlas”.
La obra está ilustrada por Paolo Canevari, vecino de la infancia del autor. Juntos compartieron su niñez en la ladera del monte Amiata.
En el prólogo, Fernando Aramburu sostiene sobre los cuentos: “Más allá de los buenos ratos de lectura que nos pueden deparar, apelan directamente a nuestra conciencia, invitándonos a conocer más de cerca a los animales y a mirarlos con ojos distintos de los del depredador”.
Karla Jaramillo Puertas
 
 

in3minuti.it, 3.6.2019
Pinocchio (mal)visto dal gatto e la volpe, di Andrea Camilleri e Ugo Gregoretti, #oltrevigatacultura



Marzia Quattrocchi, Oltre Vigata
 
 

Siracusa News, 3.6.2019
"Il metodo Catalanotti"
Ciak, si gira: Montalbano a Siracusa con Luca Zingaretti e, forse, Andrea Camilleri
Troupe al lavoro nella zona della stazione di Siracusa, con il piazzale d'accesso transennato e off limits per gli occhi (e i cellulari) dei più curiosi. Poco lontano i grandi camion, attori, comparse e i copioni in una lunga fase di preparazione alle scene

Montalbano a Siracusa. Stamattina la troupe della famosa serie di Rai1 è in città per girare alcune scene delle nuove puntate di quello che ormai è il Commissario più famoso d’Italia, interpretato da Luca Zingaretti.
Troupe al lavoro nella zona della stazione di Siracusa, con il piazzale d’accesso transennato e off limits per gli occhi (e i cellulari) dei più curiosi. Poco lontano i grandi camion, attori, comparse e i copioni in una lunga fase di preparazione alle scene. Una toccata e fuga in città, dato che la troupe televisiva non si fermerà più di qualche ora (fino alle 19), ma quanto basta per rilanciare Siracusa sul piccolo schermo.
Le puntate dovrebbero far parte del romanzo di Camilleri “Il metodo Catalanotti”, pubblicato appena un anno fa. Questa volta l’indagine del commissario Montalbano non si apre con la solita telefonata di Catarella, ma con il vice Mimì Augello che, piombando a casa del commissario in piena notte, gli racconta di aver casualmente trovato un cadavere in un appartamento disabitato durante un suo incontro amoroso.
Quasi contemporaneamente viene ritrovato morto nel suo appartamento Carmelo Catalanotti, usuraio, regista teatrale, ideatore di un ingegnoso e traumatico metodo recitativo che mette in condizione l’attore di entrare in un personaggio lavorando sui propri segreti più oscuri e nascosti: delle vere e proprie sedute psicanalitiche fuori dall’ordinario in cui il regista fa leva sulla parte più oscura dell’animo dell’attore.
Sullo sfondo di violenze domestiche taciute e di sedute psicanalitiche “borderline” al fine della perfetta rappresentazione teatrale, Montalbano arriverà alla risoluzione del caso, un caso in cui drammaturgia e realtà si confondono, in cui i cadaveri possono scomparire come in una pantomima e in cui una giovane “picciotta” capo della scientifica farà innamorare il commissario, al tramonto della propria vita, con una passione e un desiderio che non provava da troppi anni e che, credeva, non sarebbe mai più riuscito a provare.
È probabile che il regista Alberto Sironi con Zingaretti, stiano girando la scena finale del libro, quando il Commissario Montalbano raggiunge alla stazione la collega della Scientifica per salutarla prima del trasferimento di lei. Il resto della storia la lasciamo al lettore…
Infine gira voce che proprio il “padre” di Montalbano, Andrea Camilleri, oggi possa essere a Siracusa in arrivo da Roma per assistere alle riprese della puntata e, domani pomeriggio, alle rappresentazioni classiche al Teatro Greco. Un ritorno per lui, dopo la performance da protagonista dello scorso anno con “Conversazioni su Tiresia”. [La voce è priva di ogni fondamento, NDCFC]
 
 

SiracusaOggi, 3.6.2019
Il Commissario Montalbano a Siracusa, alla stazione le riprese: le immagini del set

A Siracusa le riprese di alcune scene di una nuova puntata de “Il Commissario Montalbano”, la fortunata fiction basata sui romanzi di Andrea Camilleri. La troupe di Rai Uno, con l’attore Luca Zingaretti protagonista, sta girando in queste ore alla stazione ferroviaria di Siracusa, inaccessibile per il momento, transennata già dal piazzale esterno.
Secondo indiscrezioni, la puntata in questione è quella legata al romanzo “Il metodo Catalanotti”, pubblicato l’anno scorso. Vittima dell’omicidio della puntata, un registra teatrale usuraio. Si spiegherebbe la scelta della stazione ferroviaria, visto che proprio alla stazione si sviluppa l’ultimo momento del romanzo, con il saluto del commissario Montalbano (Luca Zingaretti) alla collega della Scientifica, in partenza.
Sul set il regista Sironi ed alcune comparse siracusane, convocate già alle 7.00 sul set. Le riprese si concluderanno oggi stesso. Nessuna traccia del papà del commissario Montalbano, Andrea Camilleri che – da quanto abbiamo raccolto sul posto – non è atteso.
Luca Zingaretti tornerà presto a Siracusa: è atteso al teatro greco lunedì 1 luglio, protagonista de “La Sirena”.
 
 

Giornale di Sicilia (ed. di Siracusa), 4.6.2019
Le riprese
Siracusa, bagno di folla per Montalbano nel piazzale della stazione

Il piazzale della stazione centrale e gli interni dello scalo ferroviario siracusano set per un giorno ieri di uno degli episodi della serie televisiva "Il Commissario Montalbano" scritto da Andrea Camilleri e diretto in regia da Alberto Sironi.
In scena per la puntata del "Metodo Catalanotti" che andrà in onda con la nuova serie il prossimo febbraio su Rai 1, c'era il protagonista Luca Zingaretti, diretto proprio da Sironi, insieme a cinquanta comparse siracusane che sono state scelte nei mesi scorsi dalla produzione. Oggi le ultime scene saranno girate ancora a Scicli.
Il piazzale della stazione centrale, così come la sala d'aspetto e la biglietteria, sono divenuti set per la scena del saluto del popolare commissario di Vigata, ad Antonia, la giovane capo della polizia scientifica, tra le interpreti del libro di Andrea Camilleri.
L'area è stata così transennata dalle prime ore di ieri, chiuso anche ai fans dell'attore romano, mentre nel perimetro interno della stazione hanno trovato posto i mezzi per la realizzazione delle scenografie e le attrezzature dei tecnici, fonici e costumisti, mentre le comparse sono state impegnate per ripassare le parti ed il copione. Le riprese sono proseguite fino alle 19 con l'ultima fase della partenza dell'autobus dal piazzale della stazione centrale che ha chiuso la scena. L'episodio si era aperto con il ritrovamento del cadavere nel suo appartamento di Carmelo Catalanotti, usuraio, regista teatrale, ideatore di un metodo recitativo che mette in condizione l'attore di entrare in un personaggio lavorando sui propri segreti, basandosi su sedute psicanalitiche.
Un'ulteriore "vetrina" per Siracusa che già in passato è stata scelta come set per episodi de "Il Commissario Montalbano". Altri luoghi di Montalbano sono anche in provincia dove più volte negli anni scorsi sono state effettuate le riprese della serie negli scenari più suggestivi di Noto, Pachino, Portopalo e del borgo marinaro di Marzamemi.
Vincenzo Corbino
 
 

RIFday, 4.6.2019
Adoro chi osa, odio chi usa. Andrea Camilleri
 
 

Aetnanet, 5.6.2019
Fiaba musicale di Camilleri / Betta eseguita dall' I.C. Falcone di Aci Castello e I. C. Petrarca di Catania

Mercoledi 5 Giugno presso piazza Castello di Acicastello, alle ore 18.45 l'orchestra dell'I.C. G. Falcone unitamente all'orchestra dell'I.C. F. Petrarca di Catania presenta "Magaria". Maestro arrangiatore e concertatore Giancarlo Scarvaglieri, voce recitante Filippo Velardita. L'opera teatrale nasce nel 2001 dal testo di Andrea Camilleri e dalle musiche di Marco Betta.
In Magaria (ossia "Magia") Camilleri immagina parole magiche che fanno scomparire e riapparire chi le pronuncia, la musica composta da Marco Betta, dall'altra parte, diventa una sorta di testo parallelo, un'ombra sonora della lettura, ciò che rimane nella mente quando i concetti si susseguono l'uno dietro l'altro come onde di pensieri. La parte narrativa si può sintetizzare come apparizione, incantesimo e magia, la parte sonora è rappresentata da linee immaginarie, di orizzonte, di cielo, di nuvole, tracce melodiche che delimitano il confine tra l'immaginazione della parola ed il suo divenire suono.
Una favola gustosa dai risvolti noir, arricchita da vari colpi di scena, dalla musicalità del dialetto siciliano e dal classico "e vissero felici e contenti".
Lo spettacolo verrà replicato presso il teatro Sangiorgi di Catania Venerdì 7 Giugno alle ore 17.15 e alle 19.00
giancarloscarva(at)gmail.com
 
 

Giornale di Sicilia, 6.6.2019
Il nuovo libro tra tradizione e schemi spiazzanti
Camilleri ne inventa un'altra
Sangue e miti per Montalbano

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Salvatore Lo Iacono
 
 

Giornale di Brescia, 6.6.2019
«Il cuoco dell'Alcyon» di Andrea Camilleri
Cine-Montalbano «spaesato»
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Claudio Baroni
 
 

La Repubblica - Il Venerdì, 6.6.2019
Andrea Camilleri: Caino sono
Mentre esce un nuovo Montalbano, lo scrittore si prepara a salire sul palco per interpretare il primo assassino della storia. E difenderlo. L'intervista sul Venerdì in edicola domani

Ha 93 anni, un libro in uscita, e si prepara a mettersi in scena come attore e autore. Andrea Camilleri è il protagonista della copertina del Venerdì in edicola domani 7 giugno con Repubblica. Nell'intervista a Marco Cicala lo scrittore parla di tutto: del Cuoco dell'Alcyon, il nuovo romanzo del commissario Montalbano (trentesimo della serie), appena sbarcato in libreria per Sellerio; dei criminali che ha conosciuto, «fondamentalmente degli imbecilli»; e del primo assassino della storia, Caino. Che però merita di essere capito e difeso: Camilleri ha deciso di vestire i suoi panni nel monologo – Autodifesa di Caino, appunto – che porterà il 15 luglio alle Terme di Caracalla. Ma perché il "contastorie" siciliano piace tanto, anche all'estero? Prova a spiegarlo un collega spagnolo, l'autore di Patria Fernando Aramburu, che dice di preferirlo addirittura a Sciascia. Ma per un motivo non del tutto letterario...
[...]
 
 

Clarín, 6.6.2019
Policial
Andrea Camilleri: fascismo, corrupción y otros típicos platos italianos
Dos novelas del creador del detective Montalbano arremeten con sarcasmo contra los abusos de poder.

¿Qué escritor no querría morir y reencarnar en Andrea Camilleri? Verdadero portento de la literatura contemporánea, además de ser un autor prolífico –veintisiete novelas con el Comisario Montalbano de protagonista, y unas veinte con diferentes temáticas–, cada uno de sus libros da en el blanco que se propone.
Fuera del corpus del Comisario Montalbano, sus otros libros abarcan los más variados asuntos, ajenos al género policial en algunos casos, anclados en la novela histórica otros, aunque en todos siempre prima la búsqueda de la verdad.
Por citar algunos ejemplos: La moneda de Akragas cuenta la historia de un griego en la época clásica que se hace de una moneda extraña en Agrigento (nombre moderno de Akragas); en El cielo robado se trata de las cartas entre un pintor y una admiradora a propósito de unos cuadros que pintó Jean Renoir durante una breve estancia en Sicilia; en El color del sol se centrará sobre la figura del pintor Caravaggio y una especie de fotofobia que él sufre (esta novela inspiró recientemente a Lucio Gregoretti quien compuso una ópera); la biografía novelada sobre Luigi Pirandello, El hijo cambiado, los breves relatos en Mujeres, ahora serie de diez cortometrajes filmada por la RAI y que se puede ver completa en la Web del canal Europa Europa.
Por si fuera poco, Camilleri escribió El beso de la sirena, una trilogía de novelas sobre personajes mitológicos aggiornados en Sicilia, una pila de libros dedicados a la historia de la mafia como La banda de los Sacco y La muerte de Amalia Sacerdote, que le valió el 2° Premio Internacional de Novela Negra RBA. Que el autor nacido en Sicilia en 1925 sea un verdadero suceso en vida y represente a los lectores comunes, y su público lector lo aclame como a un héroe nacional, difícilmente se haya visto desde León Tolstoi.
Se inventó una ciudad, Vigatá, un Macondo siciliano que reúne dos o tres municipios reales, como Montelusa, Agrigento y Porto Empedocle. En su ciudad natal, Porto Empedocle, no solo hay erigido un Comisario Montalbano de bronce en la plaza central sino que los turistas pueden hacer un tour para visitar los lugares que frecuentó este personaje en las ficciones de Camilleri, y en los bodegones y restaurantes de allí se pueden pedir los platos que el celebre personaje comía.
En esta ocasión, a la Argentina llegaron dos de sus libros para deleite de los lectores. El primero es El homenaje (2017), una nouvelle que transcurre en 1940, cuando los integrantes del Círculo de Fascismo y Familia decide homenajear a Manuele Pérsico, un nonagenario fascista que fallece luego de una discusión con un antifascista. Con humor e ironía –a los lectores autóctonos les recordará el tono de Roberto Fontanarrosa, al punto de llegar a preguntarse uno mismo cuánto tendría Fontanarrosa de humor siciliano en sus venas– va relatando las peripecias que viven distintos miembros de grupo para conseguir el susodicho homenaje y una pensión para la joven y sabrosa viuda.
Claro que el mayor problema para lograrlo parece ser que la vida del tal Manuele Pérsico no fue justamente un dechado de acciones fascistas heroicas. Camilleri parece recordar en esta historia el refrán que dice que no todo lo que reluce es oro. La segunda, La intermitencia (2010), cuenta una historia de nuestros días con el lenguaje del thriller. En medio de la crisis financiera, una empresa decide echar a quinientos empleados gracias a un entramado corrupto.
El ojo está puesto esta vez sobre los protagonistas de la corrupción, Mauro De Blasi, el gerente de la empresa Manuelli; Guido Marsili, el encargado de personal; Lucia Birolli, una de las dueñas de la empresa Artenia –que se fusionará con Manuelli– y Anna, la secretaria de Mauro. A ellos se suman, Marisa, la insatisfecha esposa de Mauro.
Cada uno de estos personajes está movido por los hilos de la codicia o el deseo sexual y en esta opereta de tiras y aflojes del poder empresarial,es notorio que a ninguno de todos ellos les importe nada la vida de sus obreros.
Casi como en la vida real, y así es como Andrea Camilleri quiere que sea leído. En suma, un autor que es un maestro en argumentos, en estructura narrativa, en dinamismo y en profundidad psicológica de los personajes. ¿Un defecto? Las traducciones de estas novelas hacen sonar al idioma español como un idioma extranjero.
La intermitencia, Andrea Camilleri. Trad. Carlos Mayor Ortega. Salamandra, 192 págs.
Patricia Suárez
 
 

Kaos en la red, 6.6.2019
Allá en Vigàta

Existen nombres propios de ciudades o pueblos, inventados, que han servido de escenario a las narraciones de diferentes autores: ahí están la Arcadia, la Utopía, la Florida de Garcilaso de la Vega, el condado de Yoknapatawpha de William Faulkner, la Costaguana de Joseph Conrad, la Santa Fe de Firme de don Ramón de Valle-Inclán, la Comala de Juan Rulfo, el Macondo de García Márquez, o la Santa María de Onetti, más cerca de nosotros, la Obaba de Bernardo Atxaga. En el caso que nos ocupa, el nombre propio que aparece en el título de este artículo es el escenario habitual en las novelas de Andreas Camilleri, localidad imaginaria que, sin embargo, trata de expresar la idiosincrasia propia de Sicilia, sirviendo de geografía a las sagaces investigaciones del comisario Salvo Montalbano.
En la presente ocasión, Andrea Camilleri nos traslada a tal lugar en tiempos de la segunda mitad del siglo XIX, obviamente no aparece Montalbano, mas sí aparecen otros policías, prefectos y otros componentes de las fuerzas vivas del lugar, que dicho sin eufemismo alguna son quienes dirigen el cotarro, o manipulan e imponen a la población sus arbitrarias decisiones. « La ópera de Vigata », editada por Destino, muestra un cúmulo de historias, en un creciente y explosivo totuum revolutum, en trono a un evento que se pretende celebrar en la localidad, por capricho del prefecto milanés, Eugenio Bortuzzi del que se da cuenta de su manera gangosa de expresarse, representación operística con motivo de la inauguración del nuevo teatro Rey de Italia, el autoritario prefecto, en contra de toda la población, programa la desconocida y mediocre ópera Il birraio di Preston. Los habitantes del pueblo están hasta el gorro de que el tal Bortuzzi haga lo que le sale del moño sin contar con ellos para nada, y…donde hay opresión hay resistencia. Y esta se organiza de manera espontánea dando lugar a un fuego cruzado – es una manera de hablar, pero también responde a la realidad ya que hay fuego y balas- en el que algunos pretenden boicotear la representación del 10 de diciembre de 1875.
Podrían tomarse las palabras del Fausto goetheano de que en principio fue la acción, ya que desde el comienzo de la novela, basada en hechos reales, ésta no da respiro, aliñada con toques de potente humor que arrancarán más de un risa, hasta la carcajada ( al menos al que escribe le ha sucedido en varias ocasiones tanto debido a las chocantes situaciones narradas como al desparpajo del lenguaje utilizado) en quien se adentre en las historias que se entrecruzan, en una elaboración de un tejido que recoge el espíritu reinante en la Sicilia de la época, en más de una veintena de apresurados capítulos en los que a veces puede uno perderse en los numerosos personajes – que son descritos con neta precisión – , desde amigos y subalternos del prefecto, a policías, o algunos paisanos que pasan a ser considerados como sospechosos de mazzinismo, además de señalar que eran venidos de fuera, de otras provincias italianas, acusándoseles de oponerse a la ópera de marras únicamente con el propósito de enfrentarse contra la autoridad, con el ánimo de provocar disturbios, y acciones encaminadas a que la fiesta no se tuviese en paz. No está de más indicar que la oposición a la ópera no podía achacarse como se empeñaba el prefecto y sus sumisos colegas, a la ignorancia de los toscos habitantes de Vigàta, ya que un artesano que al tiempo era un dilecto conocedor del género operístico avalaba la mediocridad de la obra elegida; que daba la sospechosa coincidencia de que el prefecto tenía algunas relaciones de parentesco con el creador del bodrio, lo que era pecado de favoritismo, a lo que se sumaba que el propio prefecto procedía de otra zona italiana y la obra respondía a gustos bien distantes de los sicilianos.
El fuego provocado en el teatro a resultas del cual se produce más de una muerte; incendio que se extiende a alguna casa vecina con la casual desgracia de pillar a un hombre y una mujer en pleno acto…situación cuyo verdadero carácter pretende ocultarse con diferentes triquiñuelas, pues si la realidad no conviene se cambia hasta que cuadre …El día de autos, los cordones policiales impiden a los presentes en el teatro a salir del recinto, originándose tensiones y dando lugar a algún disparo y a alguna huida desesperada con nefasta persecución.
Si decía líneas más arriba que al principio era la acción, manteniéndose ésta sin descanso a lo largo de las páginas de la novela, se ha de añadir que al final es la acción y su explicación en un capítulo que lleva por nombre Capítulo primero, que bien sirve para colocar las piezas un tanto desordenadas del puzzle en el adecuado orden y que, a mi modo de ver, resulta realmente necesario para subsanar el posible desbrujule que pueda darse a lo largo de la lectura, como ya he dejado señalado líneas más arriba, debido a este desorden , desorden mantenido a posta por Andrea Camilleri que viene a proponerlo como un juego como lo deja ver en su nota final: « llegados a esta hora de la noche, es decir, al índice, los lectores supervivientes se habrán dado cuenta, desde luego, de que la sucesión no era más que una simple proposición: cada lector, si lo quiere, puede establecer su personal secuencia»
Nadie que se acerque a la novela saldrá defraudado ya que las historias se suceden y se entreveran en cierta diseminación y atorbellinamiento aparente que refleja de manera especular la confusión creada por la agitación que rodea a la ópera de Vigàta. historias que exigen la atención lectora, aunque dejándose llevar por la chispeante narración, el disfrute está garantizado…sin más, y sin menos.
Iñaki Urdanibia
 
 

La Repubblica - Il Venerdì, 7.6.2019



Copertina. Il buono il vecchio e il cattivo
Invito in scena con delitto
E che delitto: il primo della storia, l'uccisione di Abele. Andrea Camilleri torna sul palco nei panni di Caino. E fa uscire una nuova indagine Montalbano. «Criminali? Certo che ne ho conosciuti. Sono fondamentalmente stupidi»

Roma. Andrea Camilleri è nato nello stesso anno di Malcolm X, Bob Kennedy, Paul Newman, Pol Pot. Il prossimo 6 settembre compie 94 anni. Nel frattempo ha scritto un nuovo Montalbano, appena uscito da Sellerio, più un monologo di due ore e mezza, poi ridotte a una e mezza, sul mito di Caino, che interpreterà da solo sul palco delle Terme di Caracalla il 15 luglio. Se un infortunio domestico non l'avesse intralciato, a quest'ora non sarebbe qui davanti a me per l'intervista, ma probabilmente dal re di Svezia Carlo XVI Gustavo, che lo invita da tempo perché è fissato con Montalbano. Lui e la regina consorte Silvia hanno già visitato tutti i luoghi siciliani del Commissario. E il popolo svedese, a ruota. «Sono stati istituiti speciali voli charter Stoccolma-Comiso» mi comunica Camilleri. E aggiunge, fumando: «Se ce la faccio, prima o poi in Scandinavia ci vado».
Quest'ultimo Montalbano si intitola Il cuoco dell'Alcyon e l'Alcyon è una goletta dove un losco imprenditore orchestra strani traffici e festini con escort prima di finire accoppato.
Anche stavolta si è ispirato a qualche fatto di cronaca?
«Stavolta no. Il libro rielabora il soggetto di un film che si sarebbe dovuto fare con gli americani ma andò in fumo. Rimettendo mano alla storia, l'ho spinta un po' sopra le righe, ci ho infilato una vena parodistica».
Ormai Montalbano ha la pellaccia abbastanza dura da poter sopravvivere anche alla sua parodia.
«In questa indagine per la prima volta si traveste. Si tinge baffi e capelli e perfino Augello non lo riconosce, tanto che gli spara addosso. Però l'Alcyon, io l'ho visto davvero. Anni fa, passeggiavo con mia moglie lungo il molo del mio paese quando apparve una grande goletta, identica a quella di Agnelli. Un amico negoziante mi rivelò che il tre alberi si fermava a Porto Empedocle sempre per poche ore. Giusto il tempo di caricare a bordo viveri, whisky e ragazze. Doveva essere una di quelle bische galleggianti dove i miliardari se ne stanno a giocare in acque internazionali belli tranquilli. Nel romanzo immagino però che la barca venga utilizzata per oscuri summit».
Lei ha debuttato nel romanzo a 53 anni, era il 1978, con Il corso delle cose. Anche lì la trama ruotava intorno a un omicidio. Quasi tutta la sua traiettoria letteraria si snoda sotto il segno del delitto. Come ce e se lo spiega?
«A modo mio, mi sono sempre occupato del Male. Come lei sa, non sono scrittore di fantasia, parto sempre dalla realtà. E, quando ho cominciato con i romanzi, la realtà erano i morti di mafia, non si contavano più, non si parlava d'altro. A me questa cosa non andava giù».
In che senso?
«Nel senso che nei miei libri avrei voluto parlare anche d'altro. Così, in Il corso delle cose trovai una soluzione che in seguito non avrei più abbandonato. Accanto a quel macigno che è la mafia ho sempre cercato di mettere elementi di controcanto. Nel primo romanzo valorizzavo per esempio il senso dell'amicizia che c'è in Sicilia».
Mafioso o no, mi racconti un fattaccio siciliano che segnò l'immaginario del giovane Camilleri.
«Uuuh... Ce n'è un'infinità».
Ne scelga uno.
«A metà degli anni Cinquanta c'erano ad Avola due fratelli contadini che si odiavano a morte da sempre, per il possesso della terra. "La terra significa guerra" dice il proverbio. Beh, un giorno uno dei due sparisce. Nella stalla del fratello trovano tracce di sangue. I carabinieri raccolgono altre prove. Fino a decidere che l'omicidio è stato compiuto a pietrate e il corpo fatto sparire. La gente è inorridita. Sulla spinta dell'emozione, la Corte d'Assise condanna il contadino all'ergastolo».
Anche in assenza di cadavere.
«Proprio così. Il morto non si trova. Però qualche tempo dopo, in un paesino a una cinquantina di chilometri, un commissario di Pubblica Sicurezza riceve una mezza soffiata e si mette a battere un'altra pista. Indaga e scopre che nessuno è stato assassinato. Il contadino scomparso si è nascosto: aveva architettato una messinscena perfetta per mandare l'odiato fratello a marcire tutta la vita in galera».
A confronto. Caino e Abele erano due paciocconi. Ma ci arriveremo. Prima volevo chiederle se sul Camilleri giallista abbiano inciso, oltre alle letture, anche esperienze personali. Ed eventualmente quali.
«Non le ho mai raccontato di quando mi trovai in mezzo a quella strage di mafia?».
A me no.
«Ebbene, quando tornavo a Porto Empedocle andavo a farmi un whisky in un certo bar. Il proprietario era un tipo simpatico. Esordiva sempre dicendo: "Dottor Camilleri, il primo giro è offerto". Una sera di settembre aveva appena smesso di piovere e la gente era scesa tutta in strada. C'era un'atmosfera di festa. Andai al solito bar, ma lo trovai chiuso. Dopo un lungo giro, mi infilai nell'ultimo caffè del paese. Tra la folla, di spalle, c'era un uomo appoggiato al bancone. Quando ordinai il mio whisky il tizio si voltò e mi disse: "Lei stasera mi tradisce". Era il padrone del bar dove andavo di solito. Gli risposi: "Casomai è lei che tradisce sé stesso". Lui rise e mi disse: "Posso avere l'onore di averla al mio tavolo fuori? Vorrei presentarle mio padre e un amico". Mi precedette. Mentre mi apprestavo a seguirlo col whisky in mano tutte le bottiglie dietro al bancone esplosero. Il rumore era quello inconfondibile delle mitragliette. Un rumore osceno. Assomiglia a quello di certi cagnetti arrabbiati quando si mettono ad abbaiare».
Porto Empedocle come Chicago.
«Un massacro. Più che di paura, la mia reazione fu di rabbia. Chiesi al barista una pistola, volevo sparare. Lui mi disse: "Stasse calatu", stia giù. Mi abbassai, ma non più di tanto, perché c'era sangue dappertutto e non volevo sporcarmi il vestito. Alla fine, sei morti. E il bersaglio sa chi era?».
No, ma un sospetto ce l'ho.
«Il barista che mi aveva invitato al suo tavolo. Lui, suo padre e il guardaspalle erano mafiosi di pura razza. Ma io che tornavo in paese per tre giorni l'anno che potevo saperne? Era il momento nel quale i giovani, i cosiddetti stiddari, cercavano di sostituirsi alla vecchia mafia».
Di assassini ne avrà conosciuti.
«Questa domanda mi mette a disagio. Assassini... che dirle? Sono cresciuto assieme a un grosso mafioso che sarebbe stato condannato all'ergastolo. Ma come faccio a definirlo "assassino"? Me lo ricordo bambino... Giovanni era figlio di contadini, io di un proprietario terriero, andavamo a scuola, giocavamo assieme... Un giorno mio padre mi disse: "È sulla mala strada, cerca di non frequentarlo". Eppure con me continuava a essere affettuoso, quando arrivavo a Porto Empedocle da Roma mi faceva sempre trovare la ricotta fresca... Assassino? Sa, i rapporti mutano... Giovanni tentò di sfuggire alla morte scappandosene in Canada. Gli chiesi: perché te ne vai? E lui - sempre elegante, un bel ragazzo - rispose: "Nenè, parto perché questo Paese è diventato ingovernabile". S'era messo a parlare come un prefetto!».
Perché Camilleri torna a teatro?
«Perché sono un contastorie. In fondo non sono mai stato altro».
L'anno scorso il monologo sul greco Tiresia, adesso sul biblico Caino, il prototipo di tutti gli omicidi, un po' il patrono di voi giallisti. Lei lo riabilita.
«Nella tradizione ebraica, e in parte anche in quella musulmana, esistono una miriade di controstorie che ci raccontano un Caino molto diverso da quello della Bibbia. Su queste abbiamo lavorato».
Che dicono?
«Per esempio che né lui né Abele sarebbero figli di Adamo ed'Eva».
E di chi allora?
«Abele dell'unione tra la donna e un arcangelo, Caino di quella tra lei e un demonio. Se ne ricava che l'infedeltà coniugale nacque contestualmente alla prima e unica coppia del mondo».
Vatti a fidare.
«Non solo. In alcune di quelle antiche narrazioni lo scontro tra i due fratelli ne rovescia in qualche modo le posizioni rispetto al testo biblico. Quando vengono alle mani, Abele, che è il più grosso, sta per sopraffare Caino che per la prima volta nella storia dell'umanità legge negli occhi del fratello l'intenzione di uccidere».
Poi però avviene un ribaltamento.
«Sì, ma uccidendo Abele, è come se Caino dicesse: se l'avessi lasciato fare sarebbe stato lui e non io il primo assassino dell'umanità».
Facendolo fuori lo salva dall'empietà dell'omicidio.
«E lascia aperto un dubbio: forse non ero io quello condannato al Male in quanto figlio del demonio e lui quello destinato al Bene perché generato da un angelo. Viene fuori così la visione di un Male che non è legato alle nostre origini come una maledizione, ma è una nostra scelta».
Pure Caino è stato un grande incompreso. Il processo va rifatto.
«C'è tutta una parte del mito che è affascinante, ma totalmente ignorata. È quella del Caino fondatore di città, inventore dei pesi e delle misure, della lavorazione del ferro... Ma soprattutto quella di Caino inventore della musica. Il Caino che dice: "Ecco io so, ne sono sicuro, che davanti a Dio l'avere inventato la musica è valso più di ogni sincero pentimento"».
Però una volta lei ha detto: «Sono convinto che gli assassini e in genere i delinquenti siano sostanzialmente degli imbecilli». Ribadisce?
«Assolutamente. Chi crede al delitto perfetto che cos'è se non un imbecille? Una minima cretinata lo tradirà. E del resto a che cosa porta il delitto? A nulla. Hai solo momentaneamente eliminato un ostacolo. A meno di non adottare il principio staliniano secondo il quale ogni uomo è un problema ed eliminato lui, eliminato il problema. Era un'idea a suo modo visionaria (risata). Solo che comporta morti a milioni».
Da regista, lei ha lasciato il teatro negli anni 70. Che effetto le fa tornarci adesso da attore?
«Sono in tensione, ma relativa. È tale e tanto l'afflusso dell'adrenalina che non soffro più né il caldo né il freddo».
Ho letto che Strehler non apprezzava granché le sue regie.
«Non le apprezzava per niente. Che vuole, non ci prendevamo...».
Con chi altri non s'è mai preso?
«Con Cesare Garboli. Dei miei versi scrisse: "Le poesie di Camilleri non resistono a una seconda lettura". Alé!».
Torniamo a Montalbano. Quest'anno il commissario compie un quarto di secolo. Ma è vero che l'autentico modello del personaggio fu un suo parente?
«Allude a Carmelo Camilleri, il cugino di mio padre?».
Lui. Chi era?
«Un commissario della questura di Milano. Capo della squadra politica. Fascista brutale. Ma la sua vita cambiò il 12 aprile del '28, quando durante una visita di Re Vittorio Emanuele III scoppiò una bomba che fece venti morti. Negli ambienti anarchici e comunisti vennero arrestate sei persone e condannate a morte. Però, indagando, mio "zio" scoprì che all'origine dell'attentato c'erano faide tra fascisti. E da ligio funzionario mandò il rapporto ai suoi superiori che lo trasmisero a Mussolini. Il quale, dopo averlo letto, scrisse a margine: "Liquidate Camilleri", siglando il documento con la famosa Emme puntata. Carmelo Camilleri fu costretto a dimettersi dalla polizia, ma riuscì a far arrivare in Francia la sua relazione con gli atti probatori, che vennero pubblicati dal giornale comunista L'Humanité. Grazie al movimento d'opinione che ne scaturì la pena di morte fu commutata in ergastolo».
Il whistleblower del Ventennio.
«Sì, ma le autorità fasciste scoprirono subito che la fuga di documenti era partita da lui. Fu arrestato e spedito al confino. Lì conobbe dissidenti comunisti come Umberto Terracini. Scontata la pena tornò a casa, però nessuno voleva dargli lavoro e si ridusse a vendere sputacchiere. Dopo la Liberazione fu riabilitato. Sì, almeno inconsciamente, è stato lui il modello di Montalbano».
A 93 anni di che cosa ha paura?
«Mi prenderà per vanitoso, e non è escluso che io lo sia, ma mi crede se le dico che in vita mia non ho mai avuto paura di niente?».
E certo.
«Mi correggo. Di un solo tipo umano ho sempre avuto paura: 'o fesso. Come diceva Eduardo. Mi terrorizza l'ignorante supponente che ha solo certezze. Io scrivo libri perché sono un cultore del dubbio».
Però qualche anno fa confessò che essere diventato un romanziere di successo le aveva tolto la felicità originaria della scrittura. "Era un piacere, adesso è un lavoro" disse. E oggi che le sue storie è costretto a dettarle perché la vista le è volata via, come si sente?
«All'epoca attraversavo una fase di logoramento. Mi crede se le dico che invece oggi mi sento di nuovo felice?».
E certo.
Marco Cicala


Il commento
Meglio lui di Sciascia e vi spiego il perché

Non conosco Camilleri di persona, però una volta mi trovavo in un albergo di Cosenza e alla tv passava una sua intervista. Ascoltandola mi sono detto: caspita, capisco quasi tutto, forse sto iniziando a imparare l'italiano. Dopo però ho scoperto che se lo capivo era perché Camilleri stava parlando in siciliano, che ha molte parole perfettamente comprensibili in spagnolo. Tipo travagghiari, lavorare, in castigliano trabajar.
Sono arrivato ai libri di Andrea Camilleri perché vivo in Germania, dove lui è un idolo. Mi incuriosiva anche il fatto che per il nome del commissario Montalbano si fosse ispirato a Manuel Vàzquez Montalbàn, autore che ho amato molto, e che era un vecchio comunista critico: come, mi dicono, lo stesso Camilleri. Però, confesso: non sono un grande lettore di gialli. Li trovo ripetitivi. Con il loro schema "problema-indagine-risoluzione" un po' mi annoiano. Mi piacciono soltanto quegli elementi collaterali che non sono immediatamente utili alla trama: le atmosfere, il modo di vestire - magari un po' sciatto - del protagonista, i suoi problemi con le donne o il suo rapporto col cibo... E nei polizieschi di Camilleri tutti questi dettagli assumono grande forza di attrazione, più che in altri giallisti.
Certo in traduzione la strana lingua, lo strano siciliano reinventato da Camilleri, si perde. Ma come lettore ti identifichi comunque in Montalbano perché ti dimentichi che è un commissario. In lui vedi soprattutto un uomo dal forte senso della giustizia, uno che ama la tavola, la solitudine, e può avere un caratteraccio. E poi c'è il fatto che la città di Vigata non esiste nella realtà: è una buona scelta, perché universalizza quelle storie, in modo che i libri possano essere capiti anche da chi non conosce la storia o la politica italiane.
Ciò detto, il libro di Camilleri che ho amato di più non è un Montalbano. È quello che in italiano si intitola I tacchini non ringraziano (pubblicato in Italia da Salani, ndr) e nella versione spagnola, per cui ho scritto una prefazione, La liebre que se burlò de nosotros. È una raccolta di storie di animali, che lui ha scritto per le sue nipotine. Sono storie curiosissime, perché lui parla degli animali da pari a pari; non come creature da favola, non come simboli, ma come esseri reali: il cane, il pappagallo, il gatto, il maiale. A loro Camilleri riserva quello stesso misto di umorismo, critica sociale e tenerezza che usa nei romanzi più importanti. Per 24 anni, insegnando nelle scuole, ho cercato di rivolgermi ai bambini nello stesso modo.
Credo che Camilleri faccia letteratura popolare nel senso più nobile della parola. È ameno, e divertente senza diventare mai frivolo: leggendolo hai l'impressione di stargli accanto, a casa sua. Ma lo amo anche per un'altra ragione. È perché riesco a pronunciarne il cognome senza difficoltà. L'anno scorso ero andato a ritirare un premio in Sicilia, a Santa Margherita di Belice. Dovevo tenere un discorso in piazza. Ebbene, ho passato le cinque ore precedenti ad allenarmi, a ripetere «Scia-scia», «Scia-scia», «Scia-scia»... Un incubo.
Fernando Aramburu
testo raccolto da Marco Cicala



25, 30, 50 Terno secco sulla ruota di Vigàta

A voler dare i numeri, ce ne sono almeno tre che accompagnano il nuovo libro di Andrea Camilleri (Il cuoco dell'Alcyon, pp. 251, euro 14). Il primo è il 25: sono passati infatti venticinque anni da quel 1994 in cui Montalbano faceva il suo debutto, nel romanzo La forma dell'acqua. Da allora le avventure del commissario hanno venduto circa 25 - riecco il numero - milioni di copie solo in Italia: senza contare le lingue in cui è stato tradotto, dal giapponese al gaelico. Con Il cuoco dell'Alcyon, in cui gli sbirri di Vigata incappano in un intrigo internazionale, con tanto di travestimenti e coinvolgimento dell'Fbi, diventano 30 i libri di Montalbano pubblicati da Sellerio nella collana La memoria, quella degli amatissimi volumetti blu. Terzo numero: nel 2019 la casa editrice palermitana festeggia i 50 anni dalla fondazione. Se ne parlerà domani 8 giugno proprio a Palermo, nella rassegna Una marina di libri che si tiene fino a domenica nel lussureggiante Orto botanico. Occasione anche per ricordare, a 30 anni dalla morte, Leonardo Sciascia, che della Sellerio fu a lungo nume tutelare.
(M.Gr.)
 
 

La Repubblica - Robinson, 8.6.2019
Noi lettori Montalbani siamo. Sempre

Montalbaniani siamo: parafrasando la frase simbolo del personaggio, dobbiamo riconoscere ancora una volta il fascino inarrivabile che il commissario di Andrea Camilleri esercita su noi lettori italiani. Un amore che non conosce soste, come dimostra Il cuoco dell'Alcyon, avventura numero trenta del nostro eroe, pubblicata 25 anni dopo La forma dell'acqua, che balza dritta al primo posto. Guardando la data d'uscita del libro, il 30 maggio, e l'intervallo di questa classifica (dal 27 maggio al 2 giugno), si nota che gli sono bastati quattro giorni per sbaragliare la concorrenza.
[...]
Claudia Morgoglione
 
 

MUST Musco Teatro, 8.6.2019
E' PRONTA LA NUOVA STAGIONE 2019/2020 al #MustMuscoTeatro

Otto spettacoli dal Comico al Contemporaneo con nomi di eccellenza.
#Carpetheater, cogli il Teatro e godine. Formule di abbonamento a partire da €. 40,00. Info 095 2289426. Botteghino aperto lun-sab ore 10,30-13/16-20 #teatro #divertimento #riflessione #qualità
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 8.6.2019
Catania, il Musco di Catania riparte con due testi di Camilleri

Otto spettacoli suddivisi in due sezioni e numerose iniziative collaterali segnano la nuova stagione 2019/20 targata Must Teatro Musco di Catania, che quest’anno porta un titolo “tanto originale quanto realistico: Carpe Theater, cogli l’attimo, fallo tuo e cambia prospettiva”, sottolinea Giuseppe Dipasquale, direttore artistico e anima del glorioso teatro. La nuova stagione artistica di questo piccolo gioiello ubicato nel cuore della città “mette insieme la storia del teatro nella sua proiezione per il futuro con musica, prosa, comico, tragico, farsa e grottesco, divertimento e acuta riflessione sulla letteratura e sull’arte per offrire allo spettatore/fruitore un prodotto completo”, sottolinea ancora Di Pasquale.
La programmazione prevede un repertorio comico da un lato e contemporaneo e dall’altro prova a spingere il pubblico a riflettere su temi forti e di rilevanza sociale, attraverso una forma popolare non corriva e abusata, affidata ad attori che avranno il compito di narrare i fatti e i misfatti dell’umanità.
Per la sezione Must comico le scene si apriranno il 25 ottobre (fino al 27) con Troppu trafficu ppi Carrubba, spin off da Troppu trafficu ppi nenti di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale che firma anche la regia, con Valerio Santi e Francesco Russo.
[...]
Per la sezione Must contemporanea Valeria Contadino sarà in scena a gennaio (dal 10 al 12) con Donna a tre punte di Andrea Camilleri, firma la regia Giuseppe Dipasquale.
[...]
A grande richiesta, a dicembre, in data da confermare, torna La creatura del desiderio, di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale con David Coco e Valeria Contadino.
[...]
Nunzia Scalzo
 
 

Sicilia & Donna, 8.6.2019
Must Musco Teatro: ecco i titoli della nuova stagione

Carpe theater, ossia cogli il teatro, fallo tuo è il titolo della stagione teatrale 2019/2020 del Must Musco Teatro di Catania che propone otto titoli suddivisi per due sezioni: una articolata su un repertorio contemporaneo come Ibsen, Camilleri, Salce e Reali, e l’altra dichiaratamente comica.
“L’attimo del teatro – spiega Giuseppe Dipasquale che gestisce il teatro – è un momento da cogliere nella sua essenza, nella sua fondamentale importanza”.
Per la sezione contemporanea
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La donna a tre punte da Andrea Camilleri, per la regia di Giuseppe Dipasquale, con Valeria Contadino (10/11/12 gennaio 2020)
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Per la sezione comica
Troppu trafficu ppi carrubba spin off da Troppu trafficu ppi nenti di Giuseppe Dipasquale che ne è anche regista, con Mimmo Mignemi, Valerio Santi e Francesco Russo (25/26/27 ottobre 2019)
[...]
Saranno proposti per le scuole due spettacoli delle stagioni passate:
La creatura del desiderio, di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale, dall’omonimo racconto di Andrea Camilleri edito da Skira con David Coco, Valeria Contadino, Leonardo Marino e Antonella Scornavacca, con musiche di Matteo Musumeci.
 
 

Globalist, 8.6.2019
Mario Incudine: “Modugno è stato il grande innovatore della canzone italiana”
Il folk singer e teatrante parla del cantante, di Sicilia e di Camilleri in occasione di “Da sud a sud”, spettacolo sui brani di Modugno con la regia di Ovadia e Cutino

[...]
Lei ha collaborato con Andrea Camilleri, l’inventore di una lingua “neo siciliana”. Come giudica questo aspetto della produzione del padre di Montalbano?
È un’operazione culturale raffinatissima. Camilleri ha creato un nuovo codice di comunicazione, mettendo insieme frammenti e memorie di tutti i dialetti, diversissimi, che si parlano in Sicilia, soprattutto in quella meridionale, da Ragusa a Trapani. Una lingua letteraria eppure reale. Oggi anche a Trieste si usa il termine “scassare i cabasisi”, taliare è compreso ovunque. Vede? La lingua, la cultura non sono organismi imbalsamati, tutto cambia e tutto si stratifica. Quello che non tollero, invece, è il tradimento dello spirito di un popolo. Non si può aggiungere a Vitti Na Crozza uno stupido ritornello. Si tratta di una canzone tragica. Il morto senza tocchi di campana è un minatore, e i minatori nemmeno avevano diritto, quando morivano, al funerale cristiano. Un'altra strofa parla del sentimento doloroso degli anni che passano, un'altra dello strazio di lasciare il proprio paese. Trallallero non c’entra niente, è con sciocchezze simili che si danneggiano le radici.
[...]
Marco Buttafuoco
 
 

Gazzetta di Parma, 9.6.2019
Andrea Camilleri
Un'«Iliade di guai» per Montalbano
Cliccare qui per l'articolo in pdf
La serie del celebre commissario compie 25 anni con «Il cuoco dell'Alcyon», quasi una storia di spie
Elissa Piccinini
 
 

Il Giornale, 9.6.2019
La classifica? Siciliana diventata è

Finalmente irrompe in classifica qualcuno che fa dei numeri da vero bestsellerista, ovvero è capace di saltare come si deve l'asticella delle diecimila copie. A dare una bella scossa alla classifica è sempre lui, il decano dei giallisti italiani... Avete già indovinato vero? Sì è lui, Andrea Camilleri, che con Il cuoco dell'Alcyon (Sellerio) arriva d'un balzo a 19mila e centocinquantanove copie. Ovviamente è la nuova avventura del commissario Montalbano e quando «il Sommo», come lo chiamano i suoi fan, scodella un giallo ambientato a Vigata la classifica trema.
Il risultato della nuova marcia trionfale di Camilleri, in questo caso, è che abbiamo un vertice della classifica tutto agli aromi della Trinacria.
[...]
Matteo Sacchi
 
 

in3minuti.it, 9.6.2019
"Il cuoco dell’Alcyon" di Andrea Camilleri #oltrevigatacultura



Gerlando Verruso, Oltre Vigata
 
 

Sololibri.net, 10.6.2019
Classifica libri settimanale: gli italiani amano Montalbano
Nella classifica libri settimanale di oggi al primo posto troviamo Camilleri con Il cuoco dell'Alcyon, una nuova indagine per Montalbano.

Eccoci pronti con la classifica libri settimanale con il nostro consueto appuntamento del lunedì mattina. Grazie ai dati raccolti da LaFeltrinelli nel suo Top 100 Libri - Classifica dei libri più Venduti analizzeremo insieme le prime dieci posizioni della classifica per scoprire quali sono i libri più acquistati dagli italiani nella settimana scorsa.
Possiamo già spifferarvi che nella classifica di oggi il primo posto è occupato da Camilleri. Il nuovo romanzo che racconta un’altra indagine del commissario più amato d’Italia, Montalbano, è il libro più acquistato della settimana scorsa.
[...]
Classifica libri settimanale. Torna il commissario più amato d’Italia: Montalbano
1. Al primo posto in classifica troviamo Il cuoco dell’Alcyon, il nuovo romanzo di Andrea Camilleri edito da Sellerio. Non stupisce che la nuova indagine del commissario più amato in Italia conquisti la prima posizione e sia il libro più acquistato della settimana. Si tratta di un giallo d’azione, quasi una spy story dove si intrecciano agenti segreti, FBI e malavita locale. Lo stesso Montalbano vi stupirà, lasciandovi più volte increduli...
[...]
Serena Di Battista
 
 

Radio Capital - Circo Massimo, 12.6.2019
Andrea Camilleri
Cliccare qui per ascoltare l'estratto della puntata



Commentiamo i fatti del giorno con il direttore di Avvenire Marco Tarquinio. Andrea Camilleri ci ha aperto le porte di casa sua e ci ha parlato di Montalbano, del suo spettacolo teatrale su Caino, di Salvini, della Svizzera, della morte, del giorno del suo matrimonio.
 
 

Repubblica Tv, 12.6.2019
La versione di Camilleri: "Salvini con il rosario mi dà un senso di vomito, 5S politicamente nessuno. Nel Pd non vedo idee"

A quasi 94 anni, Andrea Camilleri ha l'entusiasmo di un ragazzino per i suoi progetti personali, che spaziano dalla letteratura al teatro, ma non risparmia severe critiche alla classe politica italiana e non nasconde un pessimismo generale: "Il Paese sta peggiorando in tutto", dice lo scrittore a Circo Massimo, su Radio Capital, "e la politica dà un cattivissimo esempio". A partire dal vicepremier Salvini: "Non credo in Dio, ma vederlo impugnare il rosario dà un senso di vomito. Fa parte della sua volgarità". Il papà di Montalbano non risparmia critiche al Movimento 5 Stelle ("Dal punto di vista politico sono nessuno, mai avrei pensato che avrebbero fatto come i vecchi partiti sul processo a Salvini") e al Pd ("La rinascita non nasce come un fungo: è preparata da anni di paziente lavoro. E io non vedo un'idea di rinascita").
A Camilleri ha risposto Salvini in una diretta Facebook: "Scrivi che ti passa, io continuo a lavorare e, nel mio piccolo, a credere. Camilleri - ha aggiunto il vicepremier - dice che lo faccio vomitare perché impugno il rosario? Mi dispiace perché io adoro Montalbano. Non pensavo che un rosario, parlare di Maria, di padre Pio o San Francesco potesse far vomitare o fosse sintomo di volgarità".
Nel tardo pomeriggio, la precisazione di Andrea Camilleri. "Nell'intervista a Radio Capital non mi sono mai sognato di dire che Salvini mi fa vomitare, ho detto che mi fa vomitare il gesto da lui compiuto di usare i simboli religiosi a scopo politico".

Camilleri: "Sono felice. Non ho paura di morire. Il ricordo più bello? Il giorno del mio matrimonio"

Arrivato alla soglia dei 94 anni, Andrea Camilleri è sereno: "Non ho paura di niente, neanche della morte", racconta a Circo Massimo, su Radio Capital, lo scrittore cult in libreria con 'Il cuoco dell'Alcyon' (Sellerio), trentesimo volume della saga del commissario Montalbano. "Non ho rimpianti - assicura -. Ho avuto una vita fortunata". Il ricordo più bello? Non ha dubbi: "Il giorno in cui mi sono sposato. Fu il giorno più allegro della mia vita, con incidenti incredibili".

Montalbano, Camilleri: "Rapporto amore-odio col commissario, sto già scrivendo il prossimo"

Andrea Camilleri ha appena pubblicato "Il cuoco dell'Alcyon" (Sellerio), il trentesimo romanzo con protagonista Montalbano: "Ho avuto l'idea qualche anno fa, quando vidi una strana barca nel porto di Porto Empedocle", racconta lo scrittore a Circo Massimo, su Radio Capital, "è un libro nato da un soggetto cinematrografico, per questo è un po' americano". Con il commissario, Camilleri dice di avere un rapporto di amore e odio: "Lo amo perché m'ha portato il successo, lo odio perché in realtà mi ricatta". E in cantiere c'è già il volume numero trentuno: "È già in cottura", rivela, "È la storia di due fratelli che si odiano e uno escogita un modo spaventoso per vendicarsi".

Intervista di Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto
 
 

LaPresse / Corriere Tv, 12.6.2019
Salvini risponde a Camilleri: "Faccio vomitare? Scrivi che ti passa"
Il vicepremier leghista dai tetti del Viminale in una diretta Facebook

"Andrea Camilleri ha detto che gli faccio vomitare: mi spiace perché il commissario Montalbano mi piace, i suoi libri mi piacciono". Così Matteo Salvini dai tetti del Viminale in una diretta Facebook: "Camilleri, scrivi che ti passa, che ti devo dire. Io continuo a fare, lavorare e nel mio piccolo a credere", conclude il vicepremier leghista.
 
 

Il Giornale, 12.6.2019
Camilleri, insulti choc in radio: "Salvini mi dà un senso di vomito"
Lo scrittore: "Vedere Salvini impugnare il rosario dà un senso di vomito". Ma il leghista lo zittisce: "Scrivi che ti passa"

Un'aggressione a testa bassa, infarcito di insulti senza precedenti. Andrea Camilleri sceglie i microfoni di Radio Capital per attaccare, con violenza inaudita, il ministro dell'Interno Matteo Salvini.
Lo fa rimettendo al centro del dibattito l'uso del rosario i campagna elettorale. "Non credo in Dio - spiega lo scrittore - ma vedere Salvini impugnare il rosario dà un senso di vomito". Un'invettiva verbale che, però, non sembra scalfire il leader leghista che, durante una diretta su Facebook, replica con il sorriso sulla bocca: "Scrivi che ti passa...".
"Non credo in Dio, ma vedere Salvini impugnare il rosario dà un senso di vomito". Intervistato da Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto a Circo Massimo, su Radio Capital, Camilleri usa parole durissime per insultare Salvini e denigrare la sua scelta di affidare al rosario la passata campagna elettorale per le europee. "È chiaro che tutto questo è strumentale - tuona lo scrittore agrigentino - fa parte della sua volgarità". Quindi, passa a strumentalizzare papa Francesco. "Lui, che sa quello che fa, non impugna il rosario, non ne ha bisogno, sa che offenderebbe profondamente i santi". "Più passano i giorni - incalza poi - più gli interventi di papa Francesco si fanno incisivi e precisi. È l'unico grosso uomo politico che esista oggi al mondo. Certo non è paragonabile a Trump...".
L'attacco del padre del commissario Montalbano non è passato inosservato. "Andrea Camilleri ha detto che lo faccio vomitare, mi spiace perché amo il commissario Montalbano", ribatte Salvini nel corso di una diretta facebook (guarda il video). "Camilleri, scrivi che ti passa - lo esorta poi - io continuo a fare il mio e nel mio piccolo a credere...".
Sergio Rame
 
 

Il Primato Nazionale, 12.6.2019
Camilleri: “Salvini dà un senso di vomito”. La replica: “Scrivi che ti passa”

Roma – Secondo Repubblica è semplicemente “la versione di Camilleri”, il vegliardo padre di Montalbano che non si può criticare, solo apprezzare per l’alto livello delle disamine e per “l’entusiasmo di un ragazzino per i suoi progetti personali”. Per noi è invece uno scrittore di romanzi che spesso e volentieri spara fesserie, con toni livorosi e arroganti. L’aulico linguaggio, Camilleri, lo sfodera ogniqualvolta si tratta di stroncare i politici che non gli piacciono (tutti quelli non di sinistra).
Da tipico intellettò antifascista non ha perso dunque occasione per tuonare di nuovo contro il vicepremier Matteo Salvini: “Il Paese sta peggiorando in tutto“, ha sentenziato l’autore siciliano alla trasmissione Circo Massimo, su Radio Capital, “e la politica dà un cattivissimo esempio”. Camilleri si riferisce in particolare al leader della Lega: “Non credo in Dio, ma vederlo impugnare il rosario dà un senso di vomito. Fa parte della sua volgarità“. Non c’è che dire, una frase raffinatissima per bollare come volgare il ministro dell’Interno, il quale ha puntualmente replicato: “Scrivi che ti passa, io continuo a lavorare e, nel mio piccolo, a credere. Camilleri – ha dichiarato Salvini in una diretta video su Facebook – dice che lo faccio vomitare perché impugno il rosario? Mi dispiace perché io adoro Montalbano. Non pensavo che un rosario, parlare di Maria, di padre Pio o San Francesco potesse far vomitare o fosse sintomo di volgarità”.
A suon di spocchia
Camilleri d’altronde è sempre sul pezzo quando si tratta di attaccare Salvini. In una lunga intervista a Repubblica, la scorsa estate se ne uscì così: “Intorno alle posizioni estremiste di Salvini avverto lo stesso consenso che a dodici anni, nel 1937, sentivo intorno a Mussolini”. Ovviamente lo scrittore siciliano colse l’occasione per etichettare come barbaro il popolo italiano, sostenendo che il consenso attorno a Salvini “fa venire alla luce il lato peggiore degli italiani, quello che abbiamo sempre nascosto. Prima di tutto il razzismo”. Sotto sotto, gratta gratta, secondo la solita versione del Camilleri di turno, c’è sempre una plebaglia razzista che volta le spalle agli illuminati pensatori di sinistra. Scrivono, ma non sembra proprio passargli questa spocchia nauseante.
Alessandro Della Guglia
 
 

Agrigento Notizie, 12.6.2019
Botta e risposta tra Salvini e Camilleri, Firetto: "Maestro sei la storia"
Lo scrittore empedoclino non ha gradito la propaganda elettorale del leader della Lega. A difesa del "padre di Montalbano" è intervenuto il sindaco

Botta e risposta, a distanza, tra lo scrittore empedoclino, Andrea Camilleri e Matteo Salvini. Camilleri, “padre di Montalbano”, ha parlato ai microfoni di Radio Capital. “Vederlo impugnare il rosario dà un senso di vomito”. Queste le parole di Camilleri. Pronta la risposta di Salvini, che non ha gradito la critica dello scrittore. "Scrivi Camilleri, scrivi che ti passa...". Queste le parole del leader della Lega.
A prendere le parti di Montalbano, è stato il sindaco della città, Calogero Firetto. Il primo cittadino di Agrigento, amico dello scrittore, non ha avuto dubbi ed ha preso le parti dell’empedoclino.
"Maestro Camilleri scriverai ancora e ancora, tutte le mattine, come tua abitudine. Non ti passerà nulla - ha fatto sapere Firetto - scrivendo, perché non hai nulla da farti passare. Passerà qualcosa o qualcuno, semmai, per questo le senti sparare grosse senza il rispetto che si deve a un grande scrittore, a un giovanotto ultranovantenne della Marina di Girgenti. Tu sei già nella storia e nella letteratura. Per sempre".
 
 

La Repubblica - Robinson, 12.6.2019
L'ultimo giallo del commissario Ricciardi
Maurizio De Giovanni posta su Facebook una frase sibillina, che suona come un congedo dal suo personaggio più amato. Il 25 giugno uscirà infatti il nuovo romanzo, l'ultimo che ha per protagonista Ricciardi. E nonostante l'annuncio dell'ultima pagina sia stato dato da tempo, i lettori si fanno prendere dal panico e citano Stephen King: "Misery non deve morire"

[…]
È arrivato il momento tanto temuto, dunque. Quello che lo scrittore programma da almeno due anni. Nel 2017, quando uscì Rondini d'inverno, De Giovanni annunciò la pensione: "Ancora due libri di Ricciardi fino al 2019 e due del ciclo I Guardiani che Cattleya porterà in televisione. Altri quattro dei Bastardi di Pizzofalcone perché preparano una seconda serie tv, e dopo basta. Di Camilleri ce n'è uno".
[…]
"Noi scrittori non siamo proprietari dei personaggi. Loro esistono. I miei non sono maschere, invecchiano, e nei seriali non succede spesso. Montalbano e Maigret hanno sempre gli stessi anni".
[In realtà anche Montalbano invecchia, NdCFC]
[…]
Stefania Parmeggiani
 
 

Riservato, 13.6.2019
La lezione di Camilleri

Qualche settimana fa, ho seguito con attenzione e profondo interesse l’intervista di Domenico Iannacone a Camilleri, in una puntata di “Che ci faccio qui”. Mi ha colpito la prontezza e l’analisi lucida e devastante di questo uomo di 94 anni che vive la sua vita tra il buio della cecità e i colori della sua meravigliosa umanità e fantasia. È stato commovente, lo è stato fino al silenzio finale, quei pochi secondi faccia a faccia con Domenico, che mi sono rimasti ben impressi nella mente. Ieri, lo scrittore ha espresso il pensiero che è di tutti gli italiani orfani di una politica seria e dignitosa, lo ha fatto a ‘Circo Massimo’, su Radio Capital: “Non credo in Dio, ma vedere Salvini impugnare il rosario dà un senso di vomito. Fa parte della sua volgarità”. Il buon Matteo non ha perso l’occasione e, tra gabbiani che gli volavano intorno e filastrocche ossessive sui morti in mare e i tagli (quali?) delle tasse, ha detto: “Camilleri, scrivi che ti passa”. Lo ha fatto con arroganza, con disprezzo, con il solito piglio da bambino viziato, ma la cosa che mi stupisce, non è il suo rivolgersi ad un uomo di cultura e immensamente più intelligente di lui in questi termini, bensì gli insulti a Camilleri da parte dei seguaci legaioli rintronati. In cosa Andrea Camilleri è radical chic? Ha espresso una sua opinione come tante ne ha espresse Salvini con toni anche più esasperati. Alla sua età, Camilleri non ha secondi fini, se dice qualcosa è perché sente il bisogno di dirlo. Se la Cuccarini, la Pavone, Jerry Calà, Albano, Umberto Smaila, attori e personaggetti vari, si atteggiano, osannati e premiati in tv, da “maître à penser” giallo-verdi, non vedo perché Camilleri diventi un “tuttologo” presuntuoso solo perché non stima, da un punto di vista umano e politico, l’attuale maggioranza di governo. È inutile negarlo, ormai è scontro tra cultura e analfabetismo, intelligenza e furberia, morigeratezza e spregiudicatezza.
Inutile dire da che parte sto, così come è inutile dire, ahimé, a chi giova questo scontro frontale. Giova, ma solo per il momento. Andrea Camilleri è un grande uomo, un grande scrittore, un grande pensatore. Uno degli intellettuali italiani più fecondi ed intelligenti.
L’altro è uno che presto sparirà, senza lasciare traccia. Mi meraviglio anche di quella parte di gente che oggi si sveglia e urla allo scandalo. ‘Il risveglio da incubo, è da ipocriti, di chi l’ha pasturata allegramente per decenni, partecipando alla mangiatoia della Cultura (editoria, informazione, spettacoli) utilizzata come centro per l’impiego di riconoscenti, e che ora scopre l’ignoranza dei Salvini.’ Andrea Camilleri non ha fatto altro che ribadire un concetto che da decenni si ripropone continuamente e che serve da armatura e scudo a chi insegue il potere.
“Ho visto brandire il crocifisso, come se fosse una spada, da persone che meno rispettano gli insegnamenti di Cristo e che vanno contro i più poveri e i più diseredati.”
Così parlò, anni fa, la Professoressa Margherita Hack.
Il Ministro Matteo Salvini ne è triste conferma.
Pippo Venditti
 
 

La Verità, 13.6.2019
Camilleri elogiava l'Unione sovietica ma vomita per il rosario di Salvini

Lo scrittore critica l'uso dei simboli religiosi da parte del leader del Carroccio: «Fa parte della sua volgarità». È lo stesso autore che nel 2011 difendeva i gulag, assolveva Cuba e giustificava la repressione a Tienanmen. Per essere uno che, per sua stessa ammissione, non crede in Dio, Andrea Cami...
Rosario Scianca
 
 

Alganews, 14.6.2019
Scontro Camilleri-Salvini, Che tristezza quello “Scrivi che ti passa”

Le persone molto anziane che in più mostrano, nonostante la loro età, lucidità ed intelligenza, meritano oltre il dovuto rispetto, soprattutto attenzione nell’ascoltarli, perché le loro parole sono frutto di esperienze vissute negli anni, non sentiremo mai parlare di giovani saggi.
Replicare ad un Maestro della scrittura come il novantaseienne [novantatreenne, NdCFC] Camilleri con la battuta: “scrivi che ti passa” mette tanta tristezza nel sentirla, se poi detta da chi occupa un ruolo fondamentale per la tutela dei cittadini, ancora di più.
Nello Balzano
 
 

Malgrado Tutto, 14.6.2019
Agrigento, incontro con Raimondo Moncada all’ Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti

Gli altri occhi di Camilleri. È il titolo di un incontro con Raimondo Moncada che si svolgerà sabato 15 giugno 2019, alle ore 10, nella sede di Agrigento, in Via Imera, dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti. A promuovere l’iniziativa è la stessa associazione.
Raimondo Moncada darà voce a un testo che ha scritto appositamente per questa occasione, proprio per l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti. È dedicato allo scrittore empedoclino Andrea Camilleri, padre del commissario Montalbano e protagonista lo scorso anno dello spettacolo Conversazione su Tiresia nel teatro greco di Siracusa.
L’iniziativa di Agrigento nasce durante la recente edizione del Letterando in Fest di Sciacca, quando venne annullata la presentazione d dell’audiolibro Joe Pitrusino, uno sbirro per caso, evento organizzato con l’adesione dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti. L’Unione si è fatta poi promotrice, nella propria sede provinciale, di quest’altro nuovo momento.
“Dalla prima presentazione purtroppo saltata di Joe Pitrusino – dice Raimondo Moncada – mi era rimasto un debito di gratitudine. Il 15 giugno, ad Agrigento, la mia città, leggerò un testo che da quel giorno ho scritto proprio per l’associazione dal titolo Gli altri occhi di Camilleri. In una versione ridottissima, doveva essere solo l’inizio della presentazione dell’audiolibro al Letterando, con letture al buio. L’annullamento dell’evento ha fatto nascere l’idea di un nuovo incontro che, nella sua preparazione, mi ha già insegnato tanto. Pensi di vedere tutto con i tuoi occhi e invece vedi meno rispetto a chi occhi non ne ha. Camilleri non a caso dice: da quando sono cieco vedo più chiaramente”.
 
 

La Stampa - TTL, 15.6.2019
Camilleri festeggia sulla goletta

Mentre il commissario Ricciardi forse se ne andrà per sempre con il prossimo romanzo, gettando nella desolazione i degiovanners, Montalbano, vive, vegeta e svetta in classifica. Il cuoco dell’Alcyon guida trionfale la top ten con quasi 37 mila copie! Il giallo parte da una misteriosa goletta che passa spettrale davanti alla luna e, come tutti i vascelli fantasma, si porta appresso «‘na speci di sudario» che avvolge ...
 
 

La Repubblica - Robinson, 15.6.2019
Riscossa italiana tra Sicilia e fantapolitica

Italiani alla riscossa, in una classifica con otto titoli caserecci su dieci. E con l'ultima avventura di Montalbano non solo saldamente in testa, ma anche decisa a lasciare molto indietro qualsiasi rivale. Lo dimostrano i punteggi che leggete nella classifica qui accanto: per ogni 100 copie vendute da Andrea Camilleri, la numero due Stefania Auci, in rimonta di una posizione con la sua saga sulla dinastia Florio, ne totalizza 22, poco più di un quinto; e gli youtuber Me contro Te, amatissimi dai bambini (terzi, in leggero calo) appena 16. In un podio occupato, come già la scorsa settimana, da scrittori siciliani al cento per cento.
[...]
Claudia Morgoglione
 
 

Eccellente, 15.6.2019
Addio ad Arnaldo Lombardi, l’editore napoletano che adottò Siracusa

Si è spento all’età di 81 anni l’editore Arnaldo Lombardi che si diceva “siracusano nonostante il cognome e sebbene nato a Napoli”. [...] Fu lui a conferire nel 1996 il primo riconoscimento a uno sconosciuto Andrea Camilleri e a volere alla presidenza della giuria Vincenzo Consolo. [...] Molti anche gli autori siciliani, fra i quali figura anche Andrea Camilleri con due suoi testi teatrali. [...]
 
 

La Repubblica - Robinson, 16.6.2019
Paese che vai, delitto che trovi
In edicola da domani con “Repubblica” la collana Emozione Noir. Dalla Barcellona di Delicado alla Sicilia di Camilleri, dalla Svezia della Läckberg alla Grecia di Markaris il meglio della letteratura del giallo. Si comincia con un’indagine al femminile

Com'era quel detto? Paese che vai, noir che trovi. E se un tempo il poliziesco era un genere letterario caratteristico di poche nazioni - Edgar Allan Poe, per molti l'inventore del moderno detective, era americano, ma aveva studiato a Londra; Arthur Conan Doyle era di Edimburgo; Agata Christie era del Devonshire e Georges Simenon era belga - oggi, in tempi globalizzati, di investigatori è pieno il mondo. Forse è anche per questa grande varietà che - mentre altre categorie letterarie, dalla fantascienza al fantasy, hanno i loro alti e bassi - il giallo non subisce flessioni. Soprattutto in Italia, dove di libri davvero gialli ce sono fin dal 1929, grazie alla storica collana Mondadori.
Chi non ha mai letto, o quantomeno visto in televisione, un'indagine di Maigret, in Italia interpretato dal grande Gino Cervi? Chi non si è mai trovato la domenica a prendere il tè delle cinque in compagnia di Miss Marple, mentre sulla pagina di uno degli innumerevoli romanzi di Agatha Christie la signora inglese era a caccia di indizi?
Si potrebbe continuare per ore: i viaggi in treno di Poirot interrotti da un delitto, la Londra fumosa di Sherlock Holmes. O, in tempi più recenti, la Barcellona dell'ispettrice Petra Delicado di Alicia Giménez-Bartlett e l'immaginaria Vigata del commissario Montalbano di Andrea Camilleri. Fino all'Atene del "fratello greco di Maigret", il Kostas Charitos di Petros Markaris. Ce ne è davvero per tutti.
Proprio per farci conoscere i nuovi grandi investigatori della narrativa, Repubblica ha inaugurato la collana "Emozione noir". I lettori potranno compiere così un giro del mondo in 33 uscite. Da domani al 27 gennaio 2020 potrà essere acquistato, ogni settimana in edicola, un romanzo di un grande autore noir, al prezzo di 7,90 euro oltre al costo del giornale.
Così per il primo appuntamento in giallo andremo nella Barcellona di Petra Delicado, l'ispettrice protagonista dei romanzi di Alicia Giménez-Bartlett.
[...]
Il 24 giugno sarà il turno del maestro del giallo siciliano Andrea Camilleri con Il metodo Catalanotti. Due nuovi delitti per il commissario Montalbano. Il primo è un mistero in cui incappa Mimì durante una delle sue scappatelle amorose. Il secondo invece è l'omicidio di un regista, che in segreto fa l'usuraio: il signor Carmelo Catalanotti, autore di un metodo per attori inquietante, una versione traumatica dello Stanislavskij.
[...]

Alicia Giménez-Bartlett: “Io e Petra a Barcellona a risolvere omicidi”
La scrittrice racconta il suo rapporto con il genere che l'ha resa famosa in Italia, il giallo. L'ultimo caso dell'ispettrice Petra Delicado inaugura la collana "Emozione noir" di Repubblica e dal 17 giugno sarà in edicola col giornale

"La novela negra per me è il nuovo romanzo sociale. Il romanzo è sempre stato il testimone della vita del popolo, ma ultimamente gli scrittori pensano molto a se stessi, alle proprie esperienze, e a volte dimenticano un po' le cose più semplici, le più volgari: quelle che succedono in strada, alla gente comune". Lo dice Alicia Giménez-Bartlett, 68 anni, signora del giallo europeo, sorridente all'ombra delle rovine della Basilica di Massenzio.
È a Roma per il Festival Letterature, la rassegna ideata e diretta da Maria Ida Gaeta di cui è stata ospite in una serata dedicata ai cinquant'anni di Sellerio, la casa editrice che l'ha fatta conoscere al pubblico italiano.
[...]
Ha mai incontrato Andrea Camilleri?
"Non proprio. Tempo fa dissi che era un po' antifemminista. Camilleri mi rispose in un'altra intervista. Disse che le autrici di noir non hanno senso dell'umorismo, con l'eccezione di Alicia Giménez-Bartlett (ride, ndr). Grazie maestro!".
Gabriele Di Donfrancesco
 
 

TG3, 17.6.2019
Andrea Camilleri in rianimazione

Ricoverato in gravi condizioni lo scrittore Andrea Camilleri, novantatre anni, venti giorni fa era caduto e si era rotto il femore, si preparava per uno spettacolo alle Terme di Caracalla
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 17.6.2019
Camilleri ricoverato, osservatore caustico e impietoso della realtà. I medici: "Condizioni critiche"
Lo scrittore di Porto Empedocle finora non ha perso verve e energia creativa, confermandosi come l’autore italiano più reattivo e instancabile

Andrea Camilleri è stato ricoverato stamattina all’ospedale Santo Spirito, probabilmente per un arresto cardiaco. Al momento non trapela nulla di più: pare che una volta in nosocomio sia stato rianimato. Una notizia che preoccupa e però sorprende, nonostante l’anagrafe impietosa del grande scrittore siciliano.
Di pochi giorni fa infatti l’annuncio di un nuovo monologo firmato dal creatore del commissario più famoso d’Italia (che già sul palcoscenico aveva indossato le vesti di Tiresia), “Autodifesa di Caino”, che dovrebbe approdare alle Terme di Caracalla il 15 luglio. Per non dire del suo recentissimo “Il cuoco dell’Alcyon” (Sellerio), con al centro un Montalbano più reattivo e ironico che mai.
Insomma, a novant’anni suonati (ne compirà 94 anni il prossimo settembre), Andrea Camilleri, nativo di Porto Empedocle, finora non ha perso verve e energia creativa, confermandosi come l’autore italiano più reattivo e instancabile, senza mai dismettere le vesti di osservatore caustico e impietoso, come testimonia del resto lo scontro con Matteo Salvini, di cui il noto regista e drammaturgo ha violentemente stigmatizzato le scelte politiche.
Camilleri versa "in condizioni critiche, ed è in prognosi riservata ricoverato in rianimazione", ha detto ai cronisti Roberto Ricci, direttore del reparto di Cardiologia del Santo Spirito, dove lo scrittore è stato trasportato stamane. "Il paziente - ha spiegato Ricci - è stato immediatamente sottoposto a manovre di rianimazione cardiorespiratorie, al termine dei quali è stata ripristinata l'attività cardiorespiratoria. Attualmente è ricoverato in rianimazione con supporto respiratorio meccanico e supporto farmacologico. Sono in corso ulteriori accertamenti per proseguire l'iter diagnostico e terapeutico"
Salvatore Ferlita
 
 

La Repubblica - Robinson, 17.6.2019
Andrea Camilleri ricoverato, è attaccato a un macchinario per respirare. "Condizioni critiche"
Lo scrittore è in rianimazione al Santo Spirito di Roma per un arresto cardiocircolatorio. Il bollettino medico: "La prognosi resta riservata". E Fiorello lo incita in dialetto siciliano

Lo scrittore Andrea Camilleri, 93 anni, è ricoverato in rianimazione dell'ospedale Santo Spirito di Roma per un arresto cardiorespiratorio. Le condizioni sono critiche e la prognosi resta riservata.
Lo scrittore è attaccato a un macchinario per respirare. Il bollettino medico delle 17, circa 7 ore dopo il ricovero, ha spiegato che "lo scrittore è arrivato con un arresto cardiocircolatorio. In pronto soccorso è stata praticata la rianimazione cardiorespiratoria che ha permesso il ripristino dell'attività cardiocircolatoria. Camilleri è in rianimazione con supporto respiratorio meccanico e supporto farmacologico".
Tantissimi i messaggi rivolti allo scrittore. Tra questi quello di Fiorello, siciliano anche lui, che ha usato il dialetto su Twitter per incitarlo: "Avanti maistru... fozza susemini!!!", "Avanti maestro... forza alziamoci!!!".
Camilleri si è sentito male a casa sua stamattina ed è arrivato alle 9:15 al pronto soccorso. Una nota dell'ospedale della mattinata diceva: "È stato assistito dall'équipe dell'emergenza al Pronto Soccorso Santo Spirito e trasferito presso il Centro di Rianimazione dell'ospedale".
L'inventore del Commissario Montalbano si stava preparando per essere per la prima volta alle antiche Terme di Caracalla, il 15 luglio, con lo spettacolo che racconta la sua Autodifesa di Caino. "Se potessi vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio 'cunto', passare tra il pubblico con la coppola in mano" ha detto più volte Camilleri.
Sui social l'hashtag #camilleri è subito rimbalzato. I messaggi di vicinanza al maestro hanno invaso Twitter. Roxscer scrive: "Forza maestro nn ci abbandonare! Nn siamo pronti a stare senza di te". Paolo Tarchi: "Caro Andrea (permettimi la familiarità proveniente da lunga frequentazione libraria), per favore, non mollare. Le tue parole roche sono fra le ultime ancore viventi che ci tengono in una realtà in pericolo. Tiresia nostro, facci ancora luce, nel buio dell’ignoranza". O ancora Pulce: "Tanto dispiacere. Tanta speranza. Andrea non mollare".
 
 

ANSA, 17.6.2019
Camilleri ricoverato in gravi condizioni a Roma
E' stato trasportato all'ospedale Santo Spirito

Lo scrittore Andrea Camilleri è ricoverato in gravi condizioni all'ospedale Santo Spirito di Roma. Camilleri è stato trasportato nel nosocomio romano in rianimazione stamani per un arresto cardiaco ed è in gravi condizioni. Familiari e amici più intimi sono accorsi all'ospedale. Secondo l'ultimo bollettino medico, la prognosi è riservata.
Decine le telefonate di personalità del mondo della cultura e dello spettacolo che stanno arrivando in queste ore ai parenti dello scrittore per avere notizie sullo stato di salute.
L'inventore del Commissario Montalbano, autore bestseller, 93 anni, si stava preparando per essere per la prima volta alle antiche Terme di Caracalla, il 15 luglio, con lo spettacolo che racconta la sua Autodifesa di Caino. "Se potessi vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio 'cunto', passare tra il pubblico con la coppola in mano" ha detto più volte Camilleri.
Propri in questi giorni l'uscita del suo ultimo libro 'Il cuoco dell'Alcyon', sempre con la casa editrice Sellerio
La Asl Roma 1 informa che lo scrittore è stato ricoverato questa mattina alle ore 9.15: "Arrivato in ambulanza in condizioni critiche per problemi cardiorespiratori. È stato assistito dall'équipe dell'emergenza al Pronto Soccorso Santo Spirito e trasferito presso il Centro di Rianimazione dell'ospedale". L'ultimo bollettino medico delle 17 ha confermato che le condizioni dello scrittore sono critiche.
"La prognosi è riservata", ha detto Roberto Ricci direttore del Dea dell'ospedale Santo Spirito di Roma, incontrando la stampa. "Questa mattina lo scrittore Andrea Camilleri è stato trasportato dal sistema di emergenza medica 118 al Pronto Soccorso dell'ospedale Santo Spirito dalla sua abitazione, per arresto cardio-respiratorio - ha aggiunto Ricci leggendo il bollettino medico - Il paziente è stato sottoposto a rianimazione cardio-respiratoria con ripristino dell'attività cardio-circolatoria". Attualmente è ricoverato nel Centro di Rianimazione dell'ospedale, "in assistenza ventilatoria meccanica e supporto farmacologico".
Camilleri è diventato autore bestseller a oltre 70 anni: un successo, dunque, arrivato in in tarda età. Oltre 30 milioni di copie con titoli tradotti in tutto il mondo, che non fanno in tempo ad uscire ed entrano in testa alle classifiche dei più venduti, piacendo dal nord al sud Italia e a lettori di tutte le eta'. Il salto alle grandi tirature c'è stato con il suo commissario Salvo Montalbano, apparso per la prima volta nel romanzo 'La forma dell'acqua' del 1994.
E su Twitter, tra gli altri, anche Fiorello manda un augurio a Camilleri.
 
 

Corriere della Sera (ed. di Roma), 17.6.2019
Lo scrittore
Andrea Camilleri ricoverato, il bollettino medico: condizioni critiche, è in rianimazione
Lo scrittore siciliano, 93 anni, è stato rianimato dai medici al suo arrivo all’ospedale Santo Spirito a Roma. 20 giorni fa era caduto in casa e si era rotto il femore

È stato ricoverato lunedì mattina alle 9.15 lo scrittore Andrea Camilleri. Arrivato in ambulanza in condizioni critiche per problemi cardiorespiratori. È stato assistito dall’équipe dell’emergenza del pronto soccorso Santo Spirito e trasferito nel centro di Rianimazione dell’ospedale. Camilleri, 93 anni, oltre a scrivere libri di grande successo di pubblico e critica è anche regista, drammaturgo e docente all’accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico. Secondo le prime informazioni, le condizioni del creatore del «Commissario Montalbano», sarebbero gravi: oltre all’infarto, Camilleri era reduce, 20 giorni fa, da una caduta in casa a seguito della quale aveva riportato una frattura al femore . Il bollettino medico delle 17 non è incoraggiante: Andrea Camilleri versa infatti «in condizioni critiche, ed è in prognosi riservata ricoverato in rianimazione». Ha riferito Roberto Ricci, direttore del reparto di cardiologia del Santo Spirito. «Il paziente - ha spiegato Ricci - è stato immediatamente sottoposto a manovre di rianimazione cardiorespiratorie, al termine delle quali è stata ripristinata l’attività cardiorespiratoria. Attualmente è ricoverato in rianimazione con supporto respiratorio meccanico e supporto farmacologico. Sono in corso ulteriori accertamenti per proseguire l’iter diagnostico e terapeutico».



Impegnato col teatro
Lo scrittore siciliano, l’anno scorso, ha ridebuttato come attore a 70 anni di distanza dal suo primo esordio sulla scena, al Teatro Greco di Siracusa dove interpretò «Conversazioni con Tiresia», l’indovino cieco del grande mito greco, e dichiarò in un’intervista al Corriere di essere «contento di non vedere più bene perché la platea immensa del Teatro Greco, con tutti quegli occhi che ti guardano, mette davvero paura». Prima del malore, si stava preparando al debutto, nei panni di Caino, in scena alle Terme di Caracalla il 15 luglio, nell’ambito della programmazione estiva del Teatro dell’Opera di Roma.
Erica Dellapasqua e Emilia Costantini
 
 

Repubblica Tv, 17.6.2019
Camilleri, il bollettino dello staff medico: "In rianimazione in condizioni critiche"

"Questa mattina lo scrittore Andrea Camilleri è stato trasportato dal Sistema di Emergenza Medica 118 presso il pronto soccorso dell'ospedale Santo Spirito dalla sua abitazione, per arresto cardio-respiratorio. Il paziente è stato sottoposto a rianimazione cardio-respiratoria con ripristino dell'attività cardio-circolatoria. Attualmente è ricoverato presso il Centro di Rianimazione dell'ospedale Santo Spirito, in assistenza ventilatoria meccanica e supporto farmacologico al circolo", sono le parole del Professor Roberto Ricci, responsabile del Dipartimento Emergenza e Accettazione dell'ospedale Santo Spirito di Roma, sulle condizioni dello scrittore siciliano 93enne. "Sono in corso - conclude il bollettino - ulteriori accertamenti per proseguire l'iter diagnostico-terapeutico. Le condizioni sono critiche e la prognosi riservata", ha concluso.
Video di Camilla Romana Bruno
 
 

Corriere della Sera (ed. di Roma), 17.6.2019
Il quadro clinico
Andrea Camilleri ricoverato: danni neurologici, condizioni gravissime
Sono stati necessari diversi minuti, all’incirca mezzora, per far ripartire il cuore dello scrittore 93enne al pronto soccorso del Santo Spirito a Roma

Sono gravissime le condizioni di Andrea Camilleri, ricoverato da stamattina all’ospedale Santo Spirito, dove era giunto in arresto cardiaco. Sono stati necessari diversi minuti, all’incirca mezzora, per far ripartire il suo cuore al pronto soccorso. Lo scrittore è stato poi ricoverato nella terapia intensiva cardiologica, diretta dal professor Ricci. Le sue condizioni destano molte preoccupazioni per i danni neurologici di cui al momento non si conosce l’entità.
Il diabete e le altre patologie
Lo scrittore novantatreenne, inoltre, è affetto da diabete, ha problemi di vista e una ventina di giorni fa, a causa di una caduta in casa, ha riportato anche la frattura del femore, che per le persone avanti con l’età può essere causa di numerose complicanze, e sembra anzi che proprio da quell’incidente Camilleri non si fosse ancora ripreso. I medici non si esprimono sulla prognosi che in ogni caso resta riservata. All’ospedale Santo Spirito sono subito accorsi sia i familiari sia, vista la popolarità dello scrittore, numerosi giornalisti.
Margherita De Bac
 
 

Corriere della Sera, 17.6.2019
Il ricovero
Camilleri in ospedale: è grave
L’attesa e la commozione

Il creatore del commissario Montalbano, 93 anni, nel reparto di terapia intensiva del Santo Spirito di Roma. Ha avuto un arresto cardiaco

Commozione, attesa ed emozione per Andrea Camilleri, ricoverato in condizioni drammatiche al Santo Spirito, l’ospedale più vicino alla sua abitazione romana di via Asiago. È qui che ha avuto un malore, indebolito probabilmente oltre che dall’età (93 anni compiuti lo scorso settembre) dall’operazione per la rottura del femore, avvenuta non più di venti giorni fa dopo una brutta caduta in casa.
E si sa quanto le fratture siano pericolose in vecchiaia. La convalescenza significa immobilità e alto rischio di sviluppare degli emboli, cioè grumi di sangue che raggiungono i polmoni e di conseguenza fermano un cuore già affaticato.
È quel che potrebbe essere successo. L’ambulanza ha trasportato l’amato creatore del commissario Montalbano al Santo Spirito, dove è arrivato in arresto cardiopolmonare. C’è voluto del tempo, decine di minuti, perché il battito ricominciasse. Sembrava non ci fosse più niente da fare: «Abbiamo temuto di perderlo», raccontano i soccorritori che, malgrado la situazione disperata, hanno continuato i tentativi di rianimarlo con defibrillatore, farmaci e respirazione.
I medici si mantengono dietro la consueta formula «prognosi riservata». La ripresa dipende dall’entità dei danni cerebrali che bisogna ancora accertare, dicono. La realtà è più preoccupante dello scarno bollettino medico, nessuno a ora si sbilancia in un senso o nell’altro.
Adesso Camilleri è nell’unità di terapia intensiva cardiaca diretta da Roberto Ricci. Si abbracciano le tre figlie, i parenti e tanti semplici cittadini affezionati ai suoi libri.
Il cortile dello storico ospedale sul lungotevere è animato da un viavai di ammiratori. La serie televisiva del popolare commissario, sullo sfondo di un mare di unica bellezza, in queste ultime settimane ha illuminato gli schermi e fino a quando è stato bene lo scrittore non ha lesinato interviste televisive cariche di ironia e empatia. Il centralino del Santo Spirito è intasato dalle telefonate di personalità, spettatori, lettori.
Le notizie trapelano col contagocce. Nel pomeriggio una Tac, da ripetere oggi, avrebbe mostrato una situazione meno irrecuperabile del previsto. Camilleri reagisce, ha mantenuto capacità cardiaca e respiratoria, è addirittura infastidito dall’intubazione. Stamattina è atteso un secondo bollettino medico di ospedale e Asl1.
Un carattere indomito, quello di Camilleri, che ha sempre dimostrato di vivere gli acciacchi in modo scanzonato, utilizzandoli anzi come arricchimento emotivo. Si stava preparando per la sua prima volta alle Terme di Caracalla dove il 15 luglio, nell’ambito della programmazione estiva del Teatro dell’Opera, è in calendario l’«Autodifesa di Caino», dove avrebbe interpretato il ruolo del personaggio biblico. Sarebbe stato un nuovo debutto sul palcoscenico, un’altra esperienza, il ritorno al suo primo amore.
Tra le sue frasi celebri, quella sul tramonto in carriera: «Vorrei concludere seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio cunto passare tra il pubblico con la coppola in mano».
Non ha mai fatto mistero dei problemi di salute, Camilleri. Il diabete e il glaucoma che lo ha reso cieco acuendo la curiosità, quasi come forma di compensazione del buio che man mano conquistava i suoi occhi. Più volte aveva raccontato come l’incapacità di vedere aveva centuplicato sensazioni e colori. Acciaccato ma mai disposto a rinunciare al fumo, abitudine che certo non può giovargli adesso nella lotta per la sopravvivenza.
Sui social i fan tifano perché si riprenda. E non mancano i soliti ignoti che approfittano di ogni situazione per diffondere post dal contenuto sgradevole. «Coraggio Nenè», è idealmente accanto a lui Ida Carmina, sindaco di Porto Empedocle, suo paese natale. Si è sentita con la nipote di nuovo in serata e ha ricevuto notizie confortanti. Il personaggio-orgoglio dei concittadini si è stabilizzato, non peggiora.
 
 

ANSA, 17.6.2019
Camilleri in gravi condizioni
In ansia per Andrea il cuore s'è fermato corsa in rianimazione
Lo scrittore, 93 anni, tenuto in vita con le macchine
I medici: «Situazione delicata, prognosi riservata»

Roma. L'Italia è in ansia per Andrea Camilleri. Lo scrittore siciliano, 93 anni, è stato ricoverato alle 9.15 di questa mattina all'ospedale Santo Spirito di Roma dopo che si era sentito mate a casa sua. Camilleri si trova nel reparto di rianimazione del nosocomio romano dopo un arresto cardiorespiratorio. Le condizioni sono critiche e la prognosi resta riservata. Lo scrittore è attaccato a un macchinario per respirare.
Secondo il bollettino medico delle 17, circa 7 ore dopo il ricovero, affidato a Roberto Ricci, direttore del reparto di cardiologia del Santo Spirito, «Camilleri è arrivato con un arresto cardiocircolatorio. In pronto soccorso è stata praticata la rianimazione cardiorespiratoria che ha permesso il ripristino dell'attività cardiocircolatoria. Lo scrittore è in rianimazione con supporto respiratorio meccanico e supporto farmacologico». Sono in corso ulteriori accertamenti per proseguire l'iter diagnostico e terapeutico. Lo scrittore era reduce da una caduta una ventina di giorni fa circa in casa a seguito della quale aveva riportato una frattura al femore.
Da 25 anni lo scrittore racconta le indagini del commissario Montalbano nei volumi pubblicati da Sellerio. Un successo esteso all'acclamata serie tv, 34 episodi interpretati da Luca Zingaretti e diretti da Alberto Sironi. Camilleri si stava preparando per essere per la prima volta alle antiche Terme di Caracalla, il 15 luglio, con lo spettacolo che racconta la sua Autodifesa di Caino. «Se potessi vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio 'cunto', passare tra il pubblico con la coppola in mano» ha detto più volte. Oltre a scrivere libri di grande successo di pubblico e critica, Camilleri è anche regista, drammaturgo e docente all'accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico.
Autore di oltre 100 titoli, Camilleri ha venduto in Italia con i libri pubblicati da Sellerio 25 milioni di copie e con i titoli Mondadori circa 6 milioni di copie. Il Commissario Salvo Montalbano è apparso per la prima volta nel 1994 nel romanzo 'La forma dell'acqua' e l'ultimo uscito in questi giorni è 'Il cuoco dell'Alcyon', 27/o romanzo della serie che è stata tradotta in 31 lingue e diffusa in 28 paesi. I romanzi hanno tutti lo stesso numero di pagine (180) e la medesima suddivisione in capitoli (10). La serie evento con protagonista Luca Zingaretti è stata vista complessivamente da circa 1,2 miliardi di telespettatori. Sono stati realizzati 34 tv movie (tratti da 24 romanzi e 20 racconti) in onda in prima serata su Rai2 (dal 1999 al 2001 ) e su Rail (dal 2002 a oggi).
Sui social è subito rimbalzato l'hashtag #camilleri, i messaggi di vicinanza al maestro hanno invaso Twitter. «Caro Maestro, siamo tutti in apprensione per te e siamo vicini alla tua famiglia - scrive su Facebook Ida Carmina, sindaco di Porto Empedocle, dove Camilleri è nato il 6 settembre del 1925 - Tu sei il nostro orgoglio, il simbolo di un paese che deve a te il rilancio in una platea mondiale e nella letteratura u niversale dei suoi difetti ma anche degli innumerevoli pregi».
L'anno scorso aveva fatto il suo ritorno in scena come attore, 70 anni dopo il suo esordio, incantando il Teatro Greco di Siracusa e il pubblico di Rail con le sue «Conversazioni con Tiresia», l'indovino cieco del grande mito greco.
Tra i tantissimi messaggi rivolti allo scrittore, quello di Fiorello, siciliano anche lui, che ha usato il dialetto su Twitter per incitarlo: «Avanti maistru... fozza susemini!!!», "Avanti maestro... forza alziamoci!!!». «Forza Andrea, siamo tutti con te! #Camilleri, scrive Laura Boldrini, incitamento anche dalla cantante Fiorella Mannoia che allo stesso tempo attacca alcuni odiatori social: «Sentire delle nullità gioire per il ricovero di Camilleri, conferma l'inutilità delle loro misere vite. Forza Maestro, siamo con te». E sempre «Forza!" scrive Vauro.
I familiari di Camilleri e gli amici più intimi sono rimasti da stamattina all'ospedale, riuniti nel piazzale vicino alla rianimazione dove è ricoverato.
Nicoletta Tamberlich
 
 

La Stampa, 17.6.2019
Perché gli italiani si sono innamorati di Andrea Camilleri, un siciliano atipico
Andrea Camilleri è un uomo di famiglia, un parente, una persona a cui vogliamo rivolgerci nei momenti di particolare difficoltà. Il commento di Francesco La Licata sul grande scrittore siciliano
Cliccare qui per ascoltare il commento
 
 

La Stampa, 17.6.2019
Dai librai al Circolo dei lettori, Torino tifa per Camilleri
I messaggi di sostegno al 93enne creatore di Montalbano: “Un punto di riferimento per la comunità di lettori del Salone del libro”

Torino. «Tifiamo per Andrea Camilleri, e lo aspettiamo al Salone del Libro il prossimo anno». Maurizia Rebola, direttrice della Fondazione Circolo dei Lettori, ha incontrato più volte Camilleri in occasione della fiera romana «Più libri, più liberi», e racconta che è stato uno degli incontri più belli della sua vita. « un uomo di grande cultura, spessore, umanità e intelligenza, a cui l’Italia deve molto - dice -. È un uomo speciale, capace di far appassionare alla lettura i lettori non abituali, e di influenzare culturalmente una grande quantità di italiani».
Camilleri è stato ricoverato questa mattina, 17 giugno, all’ospedale Santo Spirito di Roma per problemi cardiorespiratori. Le sue condizioni sono gravi: è stato assistito dall’équipe del Pronto Soccorso e trasferito al centro di rianimazione dell’ospedale. Nel giro di poche ore sui social si sono moltiplicati i messaggi di sostegno e vicinanza allo scrittore 93enne. «Camilleri è uno dei più importanti punti di riferimento per la comunità dei lettori del Salone del Libro. È uno scrittore capace di piacere a tutti, a tutte le generazioni», dice Silvio Viale, presidente dell’associazione «Torino, la Città del Libro» che organizza il Salone.
Anche i librai della città oggi si stringono a lui, sperando in un miglioramento della sue condizioni di salute. Davide Ferraris, titolare delle libreria Therese: «Gli italiani si sono innamorati di lui perché racconta l’Italia dei semplici - dice - nei suoi libri ci aiuta a capire un po’ meglio il nostro Paese e a guardarci un po’ di più allo specchio». Ognuno di noi secondo Ferraris può ritrovare qualcosa di se stesso nelle parole di Camilleri, o qualcosa del carattere di qualcuno che abbiamo incontrato nella nostra vita. «Ho aperto “Therese” dodici anni fa e Camilleri è in assoluto lo scrittore che ha avuto più successo: ho sempre venduto tutte le copie di ogni suo libro». Ferraris aveva addirittura un cliente che una volta alla settimana spalancava la porta della sua libreria dicendo: «E Andrea?», in attesa di nuove pubblicazioni dello scrittore siciliano. Rocco Pinto, titolare della libreria «Il Ponte sulla Dora» aggiunge: «Abbiamo bisogno di uomini e scrittori come lui. L’Italia ha bisogno di lui». Pinto l’aveva conosciuto una decina di anni fa durante una presentazione di Montalbano con il procuratore Gian Carlo Caselli: «è stato un incontro emozionante - continua -. Camilleri deve tenere duro, siamo con lui».
Cristina Insalaco
 
 

Agrigento Notizie, 17.6.2019
Camilleri ricoverato in gravi condizioni, Carmina: "Coraggio Nenè tutta Porto Empedocle è con te"

“Tutta Porto Empedocle è con te”. E’ questo il grido di Ida Carmina, sindaco della città marinara. Sono ore di grande apprensione per la salute del maestro e scrittore, Andrea Camilleri. L’empedoclino in mattinata è stato colto da un infarto e attualmente si trova ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale Santo Spirito di Roma.
"Caro maestro - ha scritto Ida Carmina sul suo profilo ufficiale di Facebook - questa mattina abbiamo appreso la spiacevole notizia del tuo problematico stato di salute. Siamo tutti in apprensione per te e siamo vicini alla tua famiglia. Tu sai che sei il nostro orgoglio, il simbolo di un paese che deve a te il rilancio in una platea mondiale e nella letteratura universale dei suoi difetti ma anche degli innumerevoli pregi. I marinisi si rivedono in te e la Porto Empedocle -Vigata assume vita imperitura nei tuoi meravigliosi scritti. Tutta la città esprime il proprio affettuoso sostegno al suo più illustre concittadino , Andrea Camilleri. Ho sentito, la nipote dello stimato scrittore che si trova in ospedale con lui a Roma in queste ore difficili. Le condizioni del nostro illustre concittadino seppur gravi si sono stabilizzate. Siamo sicuri che Andrea Camilleri vincerà questa ennesima battaglia che non gli impedirà di tornare a scrivere nuove splendide pagine di cultura e storia. E speriamo di poter essere con lui il 25 Luglio alle Terme di Caracalla. Coraggio Maestro". Tutta Porto Empedocle sostiene uno degli scrittori più stimati di sempre. Sotto il post pubblicato dal sindaco, decine di commenti. "Forza maestro, non mollare".
 
 
Gli empedoclini fanno il tifo per Andrea Camilleri, Di Betta: "Il maestro ha un cuore forte, attendiamo buone notizie"
A "Vigata" c'è apprensione e in tanti hanno voluto mandare un messaggio di auguri per una pronta ripresa al noto scrittore

L'intera comunità di Porto Empedocle segue costantemente l'evolversi della situazione clinica dello scrittore Andrea Camilleri. A "Vigata" c'è apprensione.
Abbiamo sentito al telefono la nipote che ci sta tenendo aggiornati - dice ai microfoni di AgrigentoNotizie l'assessore comunale Salvatore Di Betta - . Tutta la città aspetta buone notizie, il maestro - ha aggiunto - ha un carattere e un cuore forte". All'ombra della statua del commissario Montalbano, in tanti hanno voluto esprimere il loro incoraggiamento.
"Mi auguro che si riprenda presto perchè merita ancora di stare qua" - ci ha detto un giovane - . "Buona guarigione e che ci possa fare ancora compagnia con le sue idee straordinarie e soprattutto con le sue opere" - è stato invece l'augurio di un appassionato lettore dei romanzi di Camilleri.
Giuseppe Caruana
 
 
Camilleri in Rianimazione, Firetto: "Combatti, come sai fare!"

Il primo cittadino di Agrigento, nonché ex sindaco di Porto Empedocle, con forte ansia, rivolge parole di incoraggiamento all'amico Andrea Camilleri
"Maestro Camilleri, amatissimo Andrea, sei una forza della natura. Lo hai sempre dimostrato! Abbiamo bisogno ancora delle tue parole, dei tuoi libri, della tua voce, della tua guida. Combatti, come sai fare!". Lo scrive, con forte ansia, il sindaco di Agrigento - nonché ex sindaco di Porto Empedocle - Lillo Firetto.
L'intero territorio Agrigentino è in forte ansia per lo scrittore, papà del commissario Montalbano, che tanto lustro è riuscito a dare anche a questa provincia. Il sindaco della città dei Templi, legato da forte e lunga amicizia allo scrittore di Porto Empedocle, è in costante contatto con i familiari di Camilleri.
 
 
L'agonia di Andrea Camilleri, il messaggio di Brandara: "Forza maestro, la nostra terra ha ancora bisogno di te"
Nota - Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AgrigentoNotizie

La nostra terra ha ancora bisogno del maestro Andrea Camilleri.
Un uomo che ha saputo mettere nero su bianco le bellezze della nostra terra ma anche le sue contraddizioni.
Naro è legata ad Andrea Camilleri anche grazie a una delle sue opere diventata film, la scomparsa di Patò, girato nella nostra Naro.
Forza Maestro!
Maria Grazia Brandara
 
 
Camilleri lotta fra la vita e la morte, Racalmuto lo ha già dimenticato
Il paese di Sciascia non ha rispettato il valore della memoria, né quello della riconoscenza, né ha avuto ossequio per il significato dei legami


Lo scrittore Andrea Camilleri accanto la statua di Sciascia

C'è anche chi ha già dimenticato. Se sui social, alcuni - ignorando che c'è un uomo che lotta fra la vita e la morte - scrivono commenti che traboccano d'odio e insulti e molti artisti incitano, invece, alla vita Andrea Camilleri, nella "sua" Agrigento tre sindaci - per motivi e legami differenti - hanno voluto abbracciare e spronare, anche con forza, il maestro. Lillo Firetto, Ida Carmina e Maria Grazia Brandara lo hanno fatto condividendo messaggi Whatsapp, post su Facebook o comunicati stampa. C'è però chi - e di ore, rispetto a quando il "papà" del commissario Montabano è stato ricoverato, ne sono trascorse più di una dozzina - ha lasciato cadere la notizia nella totale indifferenza. Né una parola di speranza, né un augurio di pronta ripresa. Il silenzio, totale. Quasi come se, una volta cambiate le amministrazioni comunali, quel che è stato nel passato e i legami, anche formali ma indissolubili, non esistessero più. A dimenticare, oggi, è stata Racalmuto. O meglio, gli organi istituzionali che dovrebbero rappresentarla.
Alcuni racalmutesi, magari anche qualche ex sindaco, ci hanno pensato. Qualcuno s'è anche stupito ed ha atteso, per ore, un abbraccio - naturalmente virtuale - fatto da Racalmuto al maestro Andrea Camilleri. Perché lo scrittore empedoclino, dal 2003, è anche cittadino onorario di Racalmuto. Perché Camilleri, nel 2001, accettò dall'allora sindaco Salvatore Petrotto l'incarico di direttore artistico del teatro Regina Margherita. E tale carica mantenne dall'anno successivo - quando il teatro venne inaugurato, dopo 40 anni di chiusura, dal subentrato sindaco Gigi Restivo - fino al 2007. Camilleri viveva a Roma e del teatro, in concreto, si occupava il regista e commediografo Giuseppe Dipasquale. Fu quella un'epoca storica con cartelloni teatrali capaci di suscitare invidie anche ai palcoscenici più rinomati. A Camilleri succedette il nipote di Leonardo Sciascia: il regista teatrale Fabrizio Catalano.
Appena nel settembre del 2015, per i 90 anni dello scrittore, il Comune - sindaco Emilio Messana e assessore Salvatore Picone - ringraziavano ancora il cittadino onorario Camilleri per aver accettato di legare il suo nome al paese di Leonardo Sciascia e al teatro Regina Margherita. Ma Camilleri ha fatto di più: in una delle sue primissime indagini, il commissario Montalbano è stato a Racalmuto - in gita - per assaggiare i famosi, tipici, taralli.
Lo scrittore empedoclino non si avvedrà della mancanza della "sua" Racalmuto (fondazione Leonardo Sciascia compresa ndr.), né parole di speranza o d'augurio potrebbero essere determinanti per la sua sopravvivenza. Sta combattendo ben altra battaglia. Racalmuto - gli amministratori democraticamente eletti e pertanto deputati a rappresentarla - oggi non ha rispettato il valore della memoria, né quello della riconoscenza, né ha rispettato il significato dei legami.
Amministrare è complicato, le incombenze sono sempre molteplici. Perdere la memoria, però, non consentirà di guardare avanti e costruire il futuro.
Concetta Rizzo
 
 

Live Sicilia, 17.6.2019
Sul Web
Camilleri, ecco gli 'sciacalli'
Gli insulti al maestro

Parole atroci contro il maestro che è ricoverato in gravi condizioni.

Ma quale forma di rabbia repressa spinge qualcuno, fosse anche uno soltanto, a insultare o a sbeffeggiare un uomo che lotta per la sua vita, come, purtroppo, stiamo leggendo in giro. Che sia Andrea Camilleri, un grande siciliano, o che sia un altro, qual è la psicopatologia social che muove certi 'sciacalli da tastiera' a vomitare oscenità che meritano appena un indistinto cenno. E solo per la cronaca.
Forse sarà che questo Paese ormai è percepito dai suoi abitanti come una trincea o una fogna. I residenti contro i migranti. Quelli che esultano se un ladro muore. Questi contro quelli. Quelli contro questi. E può essere - sarebbe perfino una spiegazione pessima ma di rilievo storico - che il virus della cattiveria si sia impadronito di noi fino a spingerci al delirio collettivo con la bava alla bocca, senza più distinguere la tenerezza dall'odio.
Ma c'è pure un'altra motivazione spendibile al ribasso. Si tratta dell'esibizione di piccole figure che intendono proiettare la loro ombra, altrimenti anonima, nello specchio del web, sia pure nella disciplina del tuffo nella fanghiglia. Meglio sciacalli che niente. Il problema per costoro resta tuttavia irrisolto: quando passa l'ora dello sciacallo, tornano a essere il drammatico niente che sono.
Roberto Puglisi
 
 

Sebastiano Giuffrida, 17.6.2019
Intervista ad Andrea Camilleri
Intervista realizzata da Sebastiano Giuffrida nel 2001 in occasione degli incontri con gi autori inseriti nel progetto "La Terra dei Racconti" di Vallo di Nera (PG). Alla fine della proiezione Leo Gullotta si esibì in un recital di brani di Andrea Camilleri.


 
 

Sveriges Radio - Meny, 17.6.2019
Deckarmat från Sydafrika och Sicilien
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Vi fördjupar oss i deckare där maten är viktig. Mord och mat med Tannie Maria i Sydafrika, och commissario Montalbano på Sicilien. Om maträtterna, matkulturerna och författarna bakom böckerna.

[...]
På södra Sicilien finns commissario Montalbano.
- Han har ett nästa religiöst förhållande till maten, säger Karin Vikström, som känner Andrea Camilleri, författaren till böckerna.
- Till exempel tycker han att maten ska avnjutas under tystnad. Och fisken ska vara alldeles nyfångad, råvarorna de allra bästa.
Precis det samma säger författaren Andrea Camilleri när Karin frågar om hans syn på mat.
Det äts väldigt mycket mat i böckerna och tv-serierna om Montalbano, men han lagar ingen mat själv. Det gör däremot hans hushållerska Adelina, som alltid lämnar nåt hon lagat i hans kylskåp.
- Camilleris mormor Elvira är nog förebilden för Adelina. Hon var kocken i familjen och lagade många av de rätter som förekommer i böckerna. Det är hundra procent sicilianska rätter. Ofta mycket enkla.
Böckerna och tv-serierna är en formidabel succé i Italien, och runt om i världen. Men bara ett fåtal av böckerna har översatts till svenska. SVT var med och producerade de första tv-serierna, men det är nu länge sedan SVT sände nya Montalbano-avsnitt. Det produceras ständigt nya.

A partire dal minuto 18:30 è stata intervistata Karin Vikström, socia del Camilleri Fans Club, che a sua volta aveva intervistato, via email, Andrea Camilleri.
È sua la trascrizione che riportiamo sotto, dove il giornalista Tomas Tenby e Karin vengono indicati con T.T. e K.V.


[Colonna sonora]
T.T. Commissario Montalbano, ancora un poliziotto italiano, amante della buona cucina. Questa è la colonna sonora della serie televisiva, tratta dai romanzi scritti da Andrea Camilleri. [Segue una scena del fiction, NdT]. Al commissario Montalbano dà molto fastidio quando viene disturbato mentre sta mangiando.
K.V. Lui ha un rapporto quasi religioso col cibo, che per lui è molto importante. Ad esempio, quando mangia, si rifiuta di parlare con chiunque, si mangia in silenzio! Vale anche quando si trova al ristorante con degli amici o con la sua fidanzata, quando si mangia si sta zitti! Inoltre, per lui è importantissima la qualità del cibo, il pesce deve per forza essere freschissimo e tutti gli ingredienti devono essere genuini. Preferisce piatti semplici, l'importante è che siano preparati nel modo giusto.
Io mi chiamo Karin Vikström e abito a Stoccolma, originaria di Boden. Lavoro come parrucchiera e ho allo stesso tempo studiato l'italiano presso l'università di Stoccolma, e ho scritto la mia tesi di specialistica su Andrea Camilleri, che è il “papà” di Montalbano come si dice in Italia.
T.T. Come mai ti sei interessata così tanto ai libri di Camilleri?
K.V. È grazie a lui che a suo tempo incominciai a studiare l'italiano! Vidi una puntata di Montalbano alla televisione svedese, portai mia mamma in Sicilia perché i luoghi della fiction mi sembravano talmente belli, lessi poi i pochi libri di Camilleri tradotti in svedese, cominciai a studiare l'italiano e finì che volli scrivere la tesi su di lui, sopratutto sui suoi romanzi storici.
T.T. Ha una certa età ormai.
K.V. Compie novantaquattro anni il 6 settembre ma è “still going strong” e continua a scrivere. Purtroppo da qualche anno è cieco ma scrive dettando i suoi libri alla sua assistente Valentina e fino a oggi ha pubblicato più di cento libri. Bisogna sapere che ha esordito tardi, più o meno nel periodo del suo pensionamento. Quest'anno sono passati venticinque anni dalla pubblicazione del primo Montalbano e finora, credo, abbiano pubblicato 30 libri nella serie. Solo i libri di Montalbano hanno venduto 25 milioni di copie in Italia, inoltre sono stati tradotti in una ventina di lingue.
T.T. Si mangia molto nei libri e nei film e Montalbano ha le sue trattorie preferite ma lui stesso non cucina. Lo fa invece la sua cameriera Adelina, che oltre a fare le pulizie lascia sempre, nel frigorifero, qualche piatto preparato da lei.
[Segue una lettura della ricetta degli arancini di Adelina, ndT]
T.T. Questa descrizione della ricetta degli arancini di Adelina, la si trova ne Gli arancini di Montalbano, traduzione di Barbro Andersson. Allo scrittore Andrea Camilleri dovrà piacere molto il cibo?
K.V. Ha tanti bei ricordi della sua nonna materna, Elvira, lei era il vero cuoco della famiglia e preparava alcuni dei piatti che si trovano nei libri, soprattutto quelli che prepara Adelina. Penso che di solito si mangiasse cibo sano, semplice e buono a casa Camilleri durante la sua gioventù e adolescenza. Bisogna ricordare però che lui vive da più di settant'anni a Roma e che sua moglie non è siciliana. Il che significa, nonostante che i piatti certamente sono sempre sani e buoni, che c'è una varietà, non sono esclusivamente piatti tipici siciliani. Nei libri di Montalbano invece, i piatti sono al cento per cento siciliani. L'unica volta che ci si trovano altri piatti – lui ha una fidanzata con cui non convive, Livia, che è di Boccadasse nella zona di Genova – è quando va a trovare lei. Qualche volta gli prepara qualche piatto, senza grande successo però, lui la considera una pessima cuoca, il che è spiegato molto con molta chiarezza nell'ultimo libro, Il cuoco dell'Alcyon. In un altro libro uscito due anni fa, La rete di protezione, appaiono tanti svedesi. La televisione svedese sta girando un film a Vigàta e oltre a ciò si festeggia il gemellaggio fra Vigàta e la città svedese di Kalmar. Il comune, magari volendo dimostrarsi avanti, organizza un ricevimento e Salvo ci va di malavoglia. Lì scopre che servono una cosa a lui sconosciuta, il “finger food”. Ne assaggia un pezzetto che gli fa schifo e se ne va subito! Si potrebbe dire che quando si tratto di cibo, per lui esiste solo la cucina siciliana.
T.T. Le prime serie di Montalbano erano una coproduzione fra la Rai e la Televisione Svedese ma ultimamente non trasmettono più Montalbano in Svezia.
K.V. Inspiegabile, secondo me! La serie è diventata un successo strepitoso in tutto il mondo! Ogni nuova puntata trasmessa in Italia ha circa 10 milioni di spettatori e secondo Palomare che produce la serie, se si conta tutte le persone che nel mondo hanno visto una volta uno dei telefilm di Montalbano, si arriva a un miliardo di spettatori. Spero che la Televisione Svedese, SVT, ci ripensi e ricominci a trasmettere Montalbano. Si girano ancora nuovi episodi, anche quest'anno l'hanno fatto.
T.T. Ti ho chiesto di chiedere ad Andrea Camilleri cosa mangiare se si va in Sicilia. Cosa ti ha risposto?
K.V. Ha detto che la cosa più importante in assoluto è di sapere come il cuoco in quella specifica trattoria prepara quello specifico piatto che hai l'intenzione di ordinare. Questo, forse non è così facile per un turista svedese che viene in Sicilia per la prima volta. Abbiamo anche chiesto se ha qualche piatto da raccomandare e ha risposto pasta con le sarde oppure qualsiasi pesce preparato in qualsiasi modo, l'importante è che sia fresco. Bisogna quasi sentire l'odore del mare, o come dice lui, “il sciauro del mare” che è siciliano e sembra più poetico. Così fresco deve essere, il pesce. Nei libri di Montalbano, quando lui mangia il pesce, è pescato due ore prima a Vigàta.
T.T. Tu, hai qualche piatto siciliano preferito?
K.V. Vorrei nominare due piatti: sia pasta alla Norma con pomodori, ricotta infornata, melanzane e basilico, un piatto semplice e vegetariano. L'altro che mi piace assai sono gli spiedini di involtini di pesce spada.
T.T. Karin Vikström, che conosce Andrea Camilleri, l'autore dei libri di Montalbano. Esiste, in effetti, un libro - in italiano - con le ricette di Montalbano ma non è particolarmente buono. Si potrebbe scriverne un altro, meraviglioso, con tutte le ricette di tutti i meravigliosi piatti che ci sono nei libri e nei film.
 
 

La Repubblica, 18.6.2019
"Forza Maestro" Quanto affetto attorno a Camilleri
Lo scrittore, 93 anni, è stato ricoverato a Roma in seguito a un malore Dai colleghi ai fan, tutti abbracciano il papà di Montalbano

Roma — Forza Maestro! L'affetto per Andrea Camilleri arriva e scalda i corridoi spogli del Santo Spirito di Roma, dove ieri lo scrittore è stato ricoverato per un arresto cardio- circolatorio. È bastato che la notizia si diffondesse perché i social si accendessero e i giornalisti accorressero nella rotonda infuocata del Pronto soccorso, non lontano dalla casa dello scrittore di via Asiago, quartiere Prati. Una giornata lunghissima, appesa a un bollettino medico, ma che è stata anche la conferma del grande amore del pubblico. Il bollettino è arrivato a metà pomeriggio. Poche righe per spiegare che Camilleri era in rianimazione e respirava grazie a una macchina. Nessuno poteva prevedere quanto è successo.
«Stava bene», dice la nipote Arianna. Aveva subito un incidente al femore un po' di tempo fa, ma ora si preparava con la sua consueta energia al battesimo alle Terme di Caracalla del suo ultimo spettacolo, l' Autodifesa di Caino , in programma il 15 luglio.
La cronaca della giornata è fatta di attese. Sono le 9.15 del mattino quando Camilleri arriva al Pronto soccorso. Nella rotonda, c'è l'amata moglie Rosetta. Ha la giacca sgualcita per il caldo. Non parla, si guarda intorno, sparisce presto dietro alle porte che si chiudono di un ascensore diretto al reparto rianimazione. Intorno a Camilleri, in queste ore difficili, qualche amico e gli affetti più stretti: le figlie Andreina, Mariolina e Elisabetta, le due nipoti, Arianna e Alessandra, il produttore Carlo Degli Esposti e Valentina Alferj, l'assistente dello scrittore che da 17 anni lo affianca. È lei la persona alla quale Camilleri detta le sue storie da quando ha perso la vista. Lo protegge, come ha sempre fatto e come è giusto che sia. La famiglia chiede il riserbo e Valentina, che è anche la produttrice dello spettacolo su Caino, cerca di spiegarlo ai cronisti. Esce ed entra dall'ospedale, risponde al telefono. Sono in tanti a preoccuparsi, a voler avere notizie.
Seduta sul gradino di una piccola aiuola, l'unico punto verde in mezzo all'asfalto bollente della piazza (la temperatura registra 33 gradi), c'è la nipote Arianna. È dispiaciuta, ha il telefonino in mano, non vorrebbe leggere notizie false sul nonno, «non tutti stanno scrivendo il vero», dice. Non vuole parlare di bollettini. Né di malanni, non oggi, non qui. Camilleri è altro, dicono i suoi cari. Vero: è Montalbano, è la dolcezza del siciliano di Vigàta, è l'impegno politico, la saggezza di parole umane in tempi disumani. Ed è la voce, il teatro riscoperto con allegria fanciullesca negli ultimi anni, portando in scena prima Tiresia, l'indovino cieco, poi Caino, l'emblema di ogni fratellanza maledetta. Ci sarà un motivo per cui quest'uomo di novantatré anni (ne compie 94 il 6 settembre) è il più amato scrittore italiano? Non c'è libro che non scali le classifiche. Il cuoco dell'Alcyon , l'ultima avventura del commissario Montalbano, è in vetta alla top ten dei più venduti a distanza di sicurezza da tutti gli altri. Per capire quale sia la valanga di affetto che circonda Camilleri basta farsi un giro sui social. Il web lo abbraccia, mette ai margini gli haters. Vincono i messaggi di affetto, gli auguri, gli incoraggiamenti. Maurizio De Giovanni fa capolino su Facebook, gli parla, da giallista a giallista, da allievo e ammiratore: «Adorato Maestro. Al tuo fianco, momento per momento». E Fiorella Mannoia: «Forza Maestro, siamo con te». Man mano l'onda d'amore cresce. Una marea di persone comuni. Silvia, «abbiamo ancora un gran bisogno di te»; Daniela, «abbiamo ancora bisogno della tua saggezza »; Paolo: «Facci ancora luce, nel buio dell'ignoranza». Angelica, lo chiama per nome: «Andrea non mollare!». C'è anche chi ricorda la rispostaccia di Salvini, quello "scrivi che ti passa" pieno di sprezzanza e privo di autocritica. Partecipano tutti, scrittori, attori, personaggi televisivi. Da siciliano a siciliano, Fiorello: «Avanti maistru… fozza susemini!!! ». Che letteralmente significa: «Avanti maestro, forza alziamoci». L'augurio dell'ispettore Fazio, nella fiction tv Peppino Mazzotta: «So che hai detto più volte che non hai paura di morire. So anche che non ti si può chiedere di essere immortale, perché la natura ha le sue regole. Quello che auspico è che ci dedichi ancora un altro po' del tuo tempo. Decidi tu quanto, non voglio approfittare della tua disponibilità ». Quello di Mimì (alias Cesare Bocci) un grido comune: «Maestru… ma stai babbiannu?», stai scherzando?. Non scherzare Camilleri, non siamo affatto pronti.
Raffaella De Santis
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 18.6.2019
Ondata d'affetto per Camilleri "Nenè non rompere i cabbasisi"

«Maestro, non rompere i cabbasisi e riprenditi». Le parole di Giusy Nasillo, in pieno stile Montalbano, rispecchiano bene lo stato d'animo dei fans di Andrea Camilleri. «Preghiamo » , « Non mollare » , « Speriamo ancora«, sono i pensieri più diffusi, mentre lo scrittore di Porto Empedocle è in un letto dell'ospedale Santo Spirito di Roma, dopo un arresto cardiaco. Gli appassionati dei suoi romanzi, la serie del commissario Montalbano in primis, vivono ore di apprensione.
« Avanti maistru... fozza susemini!!! » , è l'incitamento di Rosario Fiorello che dello scrittore ha fatto una esilarante imitazione nel programma "Viva Radio 2", per poi diventarci amico. « Combatti, come sai fare», è l'invito che il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto porge all' « amatissimo Andrea » : « Abbiamo bisogno ancora delle tue parole, dei tuoi libri, della tua voce » . E dai suoi libri e dalla sua voce, arrivano i tanti riferimenti che gli appassionati gli dedicano, in questi momenti difficili: «Non è ancora il momento di raggiungere Pasquano » , qualcuno scrive sui social, riferendosi all'attore Marcello Perracchio, scomparso due anni fa, che interpretava il medico legale nella serie tv.
« Coraggio Nenè » , dice, invece, Ida Carmina, la sindaca di Porto Empedocle, la città che ha dato i natali a Camilleri: la sua " Vigata" in cui ha immaginato il commissario Salvo Montalbano. «Grazie a lui e ai suoi lavori, riusciamo a rivedere le vie di un paese che non c'è più, i personaggi e gli odori del nostro passato. Il legame con le sue origini non si è mai interrotto», racconta la sindaca. Le radici resistono, nonostante la casa dove è cresciuto lo scrittore sia stata demolita nel dicembre scorso. « Quando lo chiamo al telefono fisso della sua abitazione di Roma non risponde mai. Ma basta lasciare un messaggio nella segretaria dicendo che sono la sindaca di Porto Empedocle per farlo richiamare dopo pochi minuti», continua Carmina.
Dalla sua "Vigata" a quella della serie tv della Rai: il sud est siciliano dove è stata ambientata la fiction. Anche qui, tra Ragusa, Modica, Scicli e Noto, si sospira per le condizioni del maestro Camilleri. Migliaia e migliaia di turisti, da quando nel '99 è andata in onda la prima puntata, sono arrivati nei luoghi di Montalbano: il commissariato, la "Mannara", la casa sul mare. « Una volta – ricorda il sindaco di Scicli, Enzo Giannone - ho chiesto al regista Albero Sironi perché avessero optato per la nostra zona. Lui mi ha detto che era stata una scelta condivisa con lo scrittore: avevano apprezzato la luce del nostro territorio. Da poco ho letto un'intervista a Camilleri in cui, parlando della sua cecità, diceva che teme di dimenticare i colori. Adesso queste parole mi emozionano, ancora di più».
C'è chi spera nel miracolo, chi incrocia le dita e chi si sfoga in un pianto. La fan Beatrice Massara si rivolge direttamente al maestro, in una delle tante pagine Facebook di appassionati dello scrittore agrigentino: « Lo senti questo grande, grandissimo amore che ti circonda? Lo avverti in quante, e quanto abbiamo ancora bisogno di te, del tuo pensiero, della tua saggezza e della tua lucida concretezza? Resisti » . Sui social si legge pure qualche commento fuori luogo, schizzi di odio che non macchiano l'affetto. «Sentire delle nullità gioire per il ricovero di Camilleri, conferma l'inutilità delle loro misere vite. Forza Maestro, Siamo con te», è la risposta di una emozionata Fiorella Mannoia.
« Immortale » , « unico » , « grande ». Un fiume di aggettivi è dedicato allo scrittore. Spesso con quel linguaggio che ha reso celebre il commissario Montalbano: « Non rompere i cabbasisi». Appunto.
Giorgio Ruta
 
 

Il Fatto Quotidiano, 18.6.2019
“Maestro, rialzati”: l’Italia stretta attorno a Camilleri

Arriva la notizia ed è subito un dilagare per ogni tramite: i siti, i social, il passaparola. La prima carezza è quella di Rosario Fiorello. È un tweet. Lo traduciamo dal siciliano: “Orsù, Maestro, alzatevi”. Tutti sanno che Andrea Camilleri è in ospedale – un arresto cardiaco – e l’Italia intera, ma anche tutto il suo pubblico nel mondo, sta col fiato sospeso. I notiziari, gli aggiornamenti – la giornata che se ne corre dal mattino fino a sera, con la raccolta dei bollettini medici – confermano una novità: il sentimento di sincero affetto che la gente ha verso uno scrittore dall’opera prodiga di vera letteratura, e dalla vita davvero meravigliosa. INCREDIBILE, alla sua età è pronto per un suo nuovo spettacolo. L’anno scorso è stato al Teatro Greco di Siracusa con Tiresia, adesso è atteso alle antiche Terme di Caracalla – il 15 luglio – con la sua arringa in difesa di Caino. Incredibile. Al botteghino è tutto pronto e qualcuno – come a scongiurare l’irreparabile – acquista i biglietti. Incredibile, appunto. Ancora al lavoro, poco prima di correre con un’ambulanza, attivo a dispetto perfino di un intervento chirurgico – una frattura al femore che negli anziani è spesso infida – Camilleri che non perde mai la testa, figurarsi il cuore, ha avuto ieri la controprova di quell’amore incondizionato che gli portano gli italiani. Nei trend topic la preoccupazione sulle condizioni di Camilleri è in vetta, supera perfino la definitiva uscita di scena di Francesco Totti dalla Roma e la catena degli hashtag e i post su ogni piattaforma rendono plastica la tensione intorno al suo capezzale. È un fatto davvero singolare che un campione del calcio debba retrocedere di popolarità rispetto a uno scrittore. E si deve tornare indietro nel tempo – con Giuseppe Verdi – per trovare un precedente come quello vissuto ieri, ovvero l’immedesimazione di un intero popolo con un artista. Accadeva nel gennaio del 1901, Verdi è nel suo letto – febbricitante – e i milanesi spargono fogliame sulla strada dove si affaccia la dimora del maestro affinché le carrozze, con il loro rumore, non ne disturbino il riposo. E COSÌ ACCADEVA ieri, in una Roma accaldata, con tanta gente intorno all’Ospedale Santo Spirito, in muta ansia, in attesa, come a smentire il cinismo della città che infine sa bene chi amare per davvero. Ed era come uno sciamare silenzioso nei paraggi, ieri. Roma che conosce bene i grandi papi parla per bocca di un portantino: “Come al Gemelli quando era ricoverato Giovanni Paolo II, lavoravo lì all’epoca, c’erano le telecamere, gli scooter ed era tutto silenzio, pensa… cade un microfono nel corridoio e non si sente il rumore…”. Le televisioni, tutte, con la notizia danno conto dei tanti motivi per cui Camilleri è amato: il suo Commissario, la sua Sicilia, la sua militanza letteraria, il suo impegno politico, le sue recenti prese di posizioni e le sue polemiche, infine, quelle con Silvio Berlusconi ieri e con Matteo Salvini oggi. Urti di discussioni anche virulente che tra i suoi lettori – molti dei quali anche sostenitori del Cavaliere e del Capitano leghista – godono però dello statuto onorevole proprio di chi si può permettere ogni tono, anche il più aspro: “… mi dispiace perché apprezzo i libri di Camilleri”, scriveva ancora domenica sera proprio Salvini (un altro suo lettore, malgrado gli scalmanati odiatori salvinisti impegnati in queste ore a insultare il papà di Montalbano). GLI ITALIANI, insomma, amano Camilleri. La giornata di ieri è stata quella dell’Italia al suo capezzale. Questo strano popolo che non riesce a stare concentrato oltre tre minuti su una pagina ha invece divorato tutti i suoi 31 libri che hanno figliato venticinque milioni di copie. Temere per lui –restarsene in apprensione con tutti i “forza!”, i “non mollare!” – è stato ieri il degno contrappasso per chi credeva di avere visto già consegnata l’Italia all’arida ignavia dei senza sogni orbi di ogni fantasia. Un pensiero senza l’unto della retorica è quello del suo immenso pubblico in attesa di buone nuove dall’ospedale. È una gara di evviva dall’alto dei suoi 93 anni dove ci sta che possano esserci gli acciacchi, dov’è ovvio immaginarsi la fatica – saperlo attaccato alle macchine per respirare – e la formula “condizioni stazionarie” diventa ben più che una consolazione, piuttosto un mantra cui destinare l’immedesimazione di tanti italiani se non proprio tutti, comunque i tantissimi che a Camilleri porgono la più bella laurea, quella di essere un beniamino che abita il luogo in assoluto più urgente per arginare il nulla, e cioè il libro. Incredibile, ha un arresto cardiaco, una complicazione respiratoria e mentre tutti si prendono lo spavento lui appronta per se stesso un nuovo capitolo di allegria. Tutto il bene che la gente gli porta lo sa spiegare solo Fiorello: “Avanti maistru… fozza susemini!!!”. Cancelletto-Camilleri. Come lui, nessuno mai. #camilleri. Come lui, nessun hashtag mai.
Pietrangelo Buttafuoco
 
 

La Sicilia, 18.6.2019



Visto da vicino
L'artista della poetica e l'uomo dello stupore

Se è vero che a pochi uomini è dato il privilegio di consegnare in vita la propria anima, questo è il caso di Andrea. Ha consegnato all'umanità se stesso e il mondo meraviglioso che la sua infinita immaginazione ha saputo costruire. Lo ha fatto con la sua parola "scritta" e con la sua parola "detta". Il senso della storia nei romanzi di Andrea Camilleri hanno il principio della sensibile affidabilità inventiva ed immaginifica ad un tempo e conducono il lettore attraverso un meccanismo poetico che è quello dello "stupore" del fanciullo. E proprio da tutto ciò che potremmo incominciare a parlare per Camilleri di poetica dello stupore viva e fertile nel meccani-smo elettivo e narrativo insieme che sta alla base dei racconti come dei suoi personaggi.
Prendiamo ad esempio II birraio di Preston, che abbiamo anche portato in scena con un riscontro pari a quello che aveva avuto il romanzo: il racconto parte da un fatto che vuole essere di per sé stupefacente, affabulatorio, misterioso e incantatore. Proprio come il c'era una volta dei bambini. E di un bambino si tratta: l'occhio innocente di un bimbo, per purezza nei confronti del mondo, per incontaminazione, per il suo essere fanciullino, è il motore dell'azione. Ad esso è destinata, in apertura del romanzo, la scoperta dell'unica grande tragedia che incombe su Vigàta (le altre saranno come delle ipotragedie in questa contenute e da questa conseguenti). Dunque l'occhio del bimbo è l'occhio che dà origine all'azione e che coincide, lo sapremo solo alla fine, con l'occhio della memoria dell'autore che narra i fatti accaduti... o ricordati. Il "decino" Gerd è l'autore, come l'autore è un bambino nel suo narrare. Egli fa uso di un giuoco della fantasia, sviluppato per gradi, per assonanze, per sottigliezze ed ironie, al fine di rendere unico e irripetibile il materiale e gli elementi, sebbene non ancora nuovi, della fiaba. Come ogni bimbo, in una sublime coazione a ripetere, ama stupirsi nel giuoco che fa di sé e delle cose del suo mondo mostrandoseli, come d'incanto, sempre nuovi, e nascondendoseli poi per poterli far riapparire al giuoco: questo il racconto e l'affabulazione che Camilleri riesce a fare con le parole. Il mondo dei giuochi ha solo trasformato la materia - dai balocchi alle parole- ma sempre dello stesso giuoco si tratta. E il primo a doversene stupire è lui stesso. La sua chiave è di certo il 'riso', ma non quello alla Bergson, per intenderci, ma quello naturalmente pirandelliano, ed oltre quello pirandelliano, su percorsi non esplorati, mai tentati di narrazione divertita e divertente, comica e tuttavia pregna di profonda serietà. In Camilleri il filtro della ragione non è applicato a posteriori ad una realtà inaspettata, ma assimilato e sublimato ancor prima dei fatti. Egli non ha bisogno di dimostrare, ma di raccontare, di sapere, secondo il suo senso di realtà, come si sono svolti i fatti.
Il modello narrativo del birraio è rintracciabile in ogni racconto di Andrea Camilleri. Egli fa del cunto un canto, come fosse un aedo moderno, rendendo dolci i fasti terribili di una storia che nella sua verità originale deve essere stata terribile e inaccettabile, ma che nel racconto camilleriano diventa mitologica e allo stesso tempo efficace.
Questa esemplare capacità di narrare e far vivere la storia è in un certo senso anche il motivo del suo successo planetario. Le traduzioni dei suoi romanzi in decine di paesi stranieri, in lingue diverse, differenti ed impossibili rispetto al vigatese camilleriano sono il risultato automatico che un altro popolo di lettori e un'altra cultura ha acquisito il significato della sua parola e non la forma del suo vigatese. Lingua espressiva che, va ribadito, non è siciliano, ma lingua mescidata e reinventata alla stregua di quelle nella linea immaginaria che Gianfranco Contini disegnava da Folengo a Gadda. Ed infine, la sua capacità di narrare è anche la capacità unica e generosa di conservare nelle parole la vita, quella vissuta e quella ricordata, e l'anima affinché il lettore ne prenda in prestito un pezzo per ora, per sempre, per l'eternità per continuarsi a stupire, per continuare ad immaginare.
Giuseppe Dipasquale
 
 
Ragusa. Nei luoghi della fiction
«Gli dobbiamo tanto il "Montalbano style" ha portato ricchezza»
Sgomento tra la troupe impegnata sul set dei nuovi episodi
«Andiamo avanti con le riprese, ma ci teniamo in costante contatto con l'ospedale»

Ragusa. La provincia di Ragusa deve molto, moltissimo a Camilleri. I suoi romanzi, soprattutto quelli de "Il commissario Montalbano", trasformati dalla Palomar e Rai nella fiction tv famosissima in tutto il mondo, girata proprio in terra iblea, hanno acceso un faro sullo sviluppo turistico del territorio. In questi giorni la troupe cinemato-grafica sta girando i nuovi episodi e naturalmente la notizia sulle gravi condizioni di salute di Camilleri ha ieri rallentato i lavori sul set. Tra una pausa e l'altra se n'è a lungo parlato, anche per i rapporti d'amicizia con il produttore Carlo degli Esposti, il regista Alberto Sironi, gli attori, con in testa il protagonista Luca Zingaretti. «Naturalmente tutti seguiamo con apprensione massima l'evolversi della situazione -commenta Pasquale Spadola, location manager per l'area iblea - Siamo tutti sbigottiti e preoccupati. Siamo andati avanti con le riprese ma più volte il pensiero è andato a lui, restando sempre in continuo aggiornamento».
Anche tra gli uomini di cultura e gli intellettuali iblei c'è preoccupazione. «Camilleri è sicuramente uno dei più grandi uomini di cultura in Italia - commenta Giovanni Distefano, archeologo e neo direttore del Parco archeologico di Camarina e Cava d'Ispica - L'ho conosciuto proprio al museo di Camarina dove interpretò la parte dell'archeologo scorbutico e bonaccione, Bernabò Brea, nel film del genero, il regista Rocco Mortelliti. E' l'unico film in cui compare Camilleri come attore. Quando si girò al museo, volle che anche io facessi una parte. Mi fece fare quella di un visitatore maleducato che mangia mentre guarda annoiato le vetrine del museo. Per me un vero e proprio contrappasso dantesco. La cosa lo divertì».
A Ragusa, a ricordare proprio Andrea Camilleri, era stata domenica sera la scrittrice palermitana Simonetta Agnello Hornby, palermitana ormai trapiantata a Londra, che all'interno del festival "A Tutto Volume" aveva presentato la riedizione del suo libro "La Mennulara". Fu proprio Camilleri a presentare nel 2002 questo romanzo che segnò l'esordio della Agnello Hornby. «Il mio è un ricordo di grande affetto -ha detto la scrittrice - La mia casa editrice, essendo un'inesperta, mi disse di andare a seguire la presentazione di un libro. E io così feci. E andai a vedere un libro che fu presentato da Camilleri. Era la presentazione di un volume di uno scrittore esordiente. Camilleri ha sempre voluto favorire i giovani e dunque si è sempre prestato. Lo fece anche con me. E così a chi mi chiede di presentare il suo libro, suggerisco di chiedere direttamente a Camilleri, tanto lui si presta se può. Per me è uno scrittore siciliano importantissimo. Anche più di Sciascia».
Michele Barbagallo
 
 
Porto Empedocle. La città natale
«Combatti come sai qui abbiamo bisogno ancora della tua guida»
Caro maestro - dice il sindaco Ida Carmina - sei il nostro orgoglio
Tutta la città ti esprime oggi il proprio affettuoso sostegno

Porto Empedocle. La città si stringe intorno al proprio concittadino più illustre. La notizia del ricovero di Andrea Camilleri e delle condizioni "critiche" della sua salute dopo un attacco cardiaco è stata accolta con preoccupazione e vero e proprio sgomento. Lo scrittore in città è in-fatti comunque molto amato e non pochi lo ricordano ancora quando, ben prima della celebrità, era possibile incontrare saltuariamente in via Roma, corso principale della città empedoclina, magari seduto al caffè Castiglione a mangiare un "pezzo duro", delizia fredda che non ha mancato di celebrare in scritti e interviste.
Oggi a Porto Empedocle, a dire il vero, di Camilleri resta una sola "eredità fisica", la statua del "suo" commissario Montalbano, appoggiata ad un lampione a poche decine di metri dal Palazzo di Città. Una rappresentazione dall'aspetto molto diverso da quello che conosce il pubblico televisivo, ma raffigurante il "vero" commissario raccontato nei libri. Non c'è più, invece, la casa d'infanzia di Camilleri, casa Fragapane, demolita un paio di anni fa [In realtà pochi mesi fa, NdCFC] perché ormai pericolante. L'impegno è di ricostruirla integralmente per ospitarvi una fondazione dedicata allo scrittore. Non c'è più nemmeno - e questo praticamente per richiesta dello stesso maestro - l'aggiunta "Vigata" al nome di Porto Empedocle, giacché nonostante il tentativo di associare le due cose, la città di Montalbano, Catarella, Fazio e Mimi Augello è una creatura ibrida di tante città siciliane e non ha, almeno non del tutto, la sgraziata bellezza della "Marina", per chiamarla con il suo nome siciliano. Camilleri, del resto, ha sempre rivendicato il suo essere "marinisi" (qui è nato nel 1925), essendo diventato agrigentino solo nel 2016, quando gli fu consegnata la cittadinanza o-noraria dal sindaco del capoluogo, Lillo Firetto, anche lui empedoclino. C'è ancora, ed è tra le eredità più ingombranti, una ricostruzione della "bici Montante" con cui Camilleri racconta di essere andato alla ricerca del padre dopo lo sbarco alleato.
Così dalle due città, Agrigento e Porto Empedocle, partono identici messaggi di affetto e vicinanza. "Abbiamo bisogno ancora delle tue parole, dei tuoi libri, della tua voce, della tua guida. Combatti, come sai fare" lo sprona idealmente Firetto. "Caro maestro - dice invece il sindaco empedoclino Ida Carmina - tu sai che sei il nostro orgoglio, il simbolo di un paese che deve a te il rilancio in una platea mondiale e nella letteratura universale dei suoi difetti ma anche degli innumerevoli pregi. I marinisi si rivedono in te e la Porto Empedocle-Vigata assume vita imperitura nei tuoi meravigliosi scritti. Tutta la città esprime il proprio affettuoso sostegno al suo più illustre concittadino".
Gioacchino Schicchi
 
 
Il ricordo
Grande talento torna presto Tiresia
L'ultimo dei grandi pensatori siciliani dopo Sciascia e Bufalino

Camilleri l'ho conosciuto negli anni 90, quando cominciava a muovere i primi passi sulla strada della celebrità. Doveva tenere una conversazione con i soci del circolo agrigentino "Le focette", ora chiuso da decenni. E siccome era un personaggio interessante, nonostante il suo commissario Montalbano non fosse ancora uno straordinario successo tv, sono andato in questo club che si trovava vicino al mare nella zona di San Leone. Assieme a me anche il collega Felice Cavallaro del "Corriere della sera".
Voi sapete che Camilleri ha una voce pesante dovuta alle troppe sigarette, che probabilmente sono state la causa dei suoi problemi cardiorespiratori. C'era molta gente in quel circolo a mare, folla elegante. Per non perdere una sola battuta di quel che avrebbe detto lo scrittore di Porto Empedocle gli misi davanti, sul tavolo a cui era appoggiato, il mio registratore. Venne così una bellissima intervista senza che io ci avessi messo becco: ho dovuto soltanto trascrivere quello che Camilleri aveva detto.
A indurmi a usare il registratore era stato un altro famoso personaggio cinquanta fa, Leonardo Sciascia, nella sua villetta dal tetto rosso di contrada Noce a Racalmuto: questo perché il suo periodare era così perfetto e così complesso che se nel trascrivere sul taccuino avessi perduto una sola parola non sarei stato in grado di ricostruire l'intera frase. Allora restammo che gli avrei lasciato le domande e lui mi a-vrebbe fatto avere le risposte. Così fu, ma da allora acquistai un paio di registratori.
Anche per tutto il resto ho solo «annusato» lo scrittore empedoclino, nel senso che mia moglie toscana ha in Maremma una casa vicino a Roccastrada, dove Camilleri ha abitato negli ultimi anni. Poi ho passato in provincia di Ragusa un paio di estati a Punta Secca, in un ex convento a dieci metri dalla casa a mare di Montalbano, accanto al faro che spicca in tutti i filmati tv. Ecco perché parlo di annusamenti, e non di conoscenza, nei riguardi dell'ultimo dei grandi pensatori siciliani. Dopo Sciascia e Bufalino è rimasto soltanto lui. Sommo istrione che si è divertito a incantare il pubblico del teatro antico di Siracusa nelle vesti di Tiresia, l'indovino cieco come era lui negli ultimi tempi. Quello fu un colpo di genio, Camilleri cieco con la coppola in testa a parlare di achei e troiani in una sera stellata al teatro antico che sembrava il centro del mondo. Tutto quello che ha in testa, lui riesce a tradurlo in parole per farlo comprendere alla gente. Ha una produzione generosa, direi prodigiosa, di libri, sceneggiati, poesie, riflessioni. Un grande talento. Torna presto, Tiresia.
Tony Zermo
 
 
Forza Andrea

«Forza Andrea, siamo tutti con te». Così Laura Boldrini, ex presidente della Camera ed esponente di Leu su twitter incoraggia lo scrittore Andrea Camilleri. Scrive, invece, libera contro mafie: «Forza Maestro, abbiamo bisogno del tuo spessore umano, del tuo senso critico, della tua ironia. Ti aspettiamo, per tanti di noi continui ad essere un punto di riferimento». «Sentire delle nullità gioire per il ricovero di Camilleri, conferma l'inutilità delle loro misere vite. Forza Maestro, siamo con te», scrive su Twitter Fiorella Mannoia
 
 
Gli insulti dei leghisti «Guai se tocchi Matteo»
Post contro lo scrittore
«Punito per avere attaccato il Capitano»
«Adesso tocca ad altri sinistronzi come lui»

Catania. «Chi tocca Matteo muore». «Guai a chi offende il Capitano». «Un sinistronzo in meno, che raggiunga gli altri comunisti come lui». «Nessuna compassione per uno come lui».
La notizia di Andrea Camilleri praticamente in fin di vita, rimbalza sui siti online a metà mattinata e scatena una serie incredibile di reazioni violente, feroci, offensive, prive di qualunque umanità e di rispetto per un essere umano. A scatenarsi è il popolo leghista, rimasto offeso, evidentemente, dai giudizi che proprio qualche giorno fa Andrea Camilleri aveva espresso contro il leader della Lega, Matteo Salvini. Camilleri, tradizionalmente senza peli sulla lingua, era andato giù pesante quando gli avevano chiesto a Radio Capital di esprimere un parere sul comizio di Salvini con il rosario in mano. «Non credo in Dio, ma vedere Salvini impugnare il rosario dà un senso di vomito». Secco, lapidario e impietoso. Salvini aveva replicato subito: «Camilleri, scrivi, che ti passa». Tutto qui, aggiungendo, per giunta, che a lui piacciono sia Montalbano che i libri di Camilleri. Insomma, per Salvini, almeno ufficialmente, chiusa lì la vicenda. Ma non per il popolo leghista, evidentemente ancora con giganteschi risentimenti, con tanta rabbia, con una crudeltà e una ferocia che non risparmiano neri, gay, migranti, rom ladri di polli, terùn sino alla terza generazione e l'intero campionario di chi sia anche lontanamente sospettato di avere qualche simpatia che si collochi già poco poco alla sinistra dell'estrema destra, cioè dall'aria leghista e post fascista in poi.
Quel che è venuto fuori per tutta la giornata di ieri sui social è stato un invito a tirare presto le cuoia a Ca-milleri, maledizioni per essere un famosissimo esponente della categoria (cit. letterale) dei "sinistronzi". Ma, mentre un altro terrone come Fiorello, nel dialetto incomprensibile per gli italiani nord padani, mandava il suo messaggio con il cuore allo scrittore: «Avanti maistru... fozza susemini!!!» ovvero Vanti Mèstro, levate (a Venezia), Anans mèistre, fòrsa solevè (a Torino e via dicendo...), gli attacchi a Camilleri passavano abbondantemente il segno. Confermando che, com'è del tutto ovvio e ormai assodato, nello sfogatoio pubblico dei social ognuno vomita prevalentemente le proprie rabbie, i propri rancori, le proprie frustrazioni. Guadagnandosi persino un momento di meschina e usurpata popolarità.
Ma l'aspetto forse più paradossale e becero, e con cui i salviniani non hanno certo reso un buon servigio al loro Capitano, è stato avere trasformato, immaginiamo suo malgrado, il ministro leghista in un menagramo, in un milanese con la celebre patente napoletana di Totò, come quel Rosario che, afflitto dalla fama di essere un menagramo, chiede ed ottiene dal giudice la patente di jettatore con la quale specula estorcendo soldi alle vittime a cui minaccia di portare jella.
I post contro Camilleri sono arrivati sin qui: «Questa è la fine che fanno quelli che toccano il nostro leader». «Ben gli sta a Camilleri, la giustizia lo ha colpito». E altri, tanti altri dello stesso tono che, a volere percorrere le strade dei luoghi comuni, ti saresti aspettato fossero venuti fuori più dai bassi di Napoli, dove sarebbero stati seguiti da smorfia, numeri e giocata al Lotto, che non dalla pianura padana in su o dallo Sud Tirol in giù. Ma evidentemente anche in questo caso, la rabbia montante ha superato la logica geoculturale e abbattuto gli stereotipi. E giù la pioggia di insulti.
Inutilmente anche chi non ama Camilleri, chi non guarda Montalbano e chi non condivide il fiero antifascismo dello scrittore, ha cercato di ricordare che quando un essere u-mano è ad un passo dall'andare via merita rispetto. Inutilmente. Come inutile sarebbe, ed è, ricordare che anche quando un essere umano non è in punto di morte, si può non essere d'accordo con lui, ma senza accanimento, senza violenza, senza cattiveria. Forse in un'altra civiltà.
Andrea Lodato
 
 
Battuta

Su Twitter la battuta, che ci sta, di Gufo, che collabora anche con il nostro giornale: «Non è escluso che a Camilleri stiano girando le palle perché essendo in rianimazione non può fumare».
 
 

Giornale di Sicilia, 18.6.2019
Lo Scrittore, 93 anni, in gravi condizioni
Camilleri contro il corso delle cose
Milioni di fan col fiato sospeso dopo l'arresto cardiaco che ha colpito il «padre» del commissario Montalbano. A 41 anni dal suo primo capolavoro


Dal sindaco Carmina all'ex Firetto: l'incoraggiamento e l'affetto della città natale
«Coraggio Nenè, tutta Porto Empedocle è con te!»

Agrigento. «Coraggio Nenè, tutta Porto Empedocle è con te!». Lo ha scritto, ieri, il sindaco di Porto Empedocle, città natale dello scrittore Andrea Camilleri, Ida Carmina. «Caro maestro, siamo tutti in apprensione per te e siamo vicini alla tua famiglia. Tu sai che sei il nostro orgoglio, il simbolo di un paese che deve a te il rilancio in una platea mondiale e nella letteratura universale dei suoi difetti ma anche degli innumerevoli pregi - ha aggiunto Ida Carmina -. I "marinisi" si rivedono in te e la Porto Empedocle-Vigata assume vita imperitura nei tuoi meravigliosi scritti. Tutta la città esprime il proprio affettuoso sostegno al suo più illustre concittadino». Il sindaco, ieri, ha anche sentito la nipote dello scrittore. «Le condizioni del nostro illustre concittadino seppur gravi si sono stabilizzate. Siamo sicuri che Andrea Camilleri vincerà questa ennesima battaglia che non gli impedirà di tornare a scrivere nuove splendide pagine di cultura e storia» ha concluso il sindaco di Porto Empedocle.
Il primo, però, a rivolgere un accorato messaggio di auguri al «papà del commissario Montalbano» è stato il sindaco di Agrigento, nonché ex sindaco di Porto Empedocle, Lillo Firetto. «Maestro Camilleri, amatissimo Andrea, sei una forza della natura. Lo hai sempre dimostrato! Abbiamo bisogno ancora delle tue parole, dei tuoi libri, della tua voce, della tua guida. Combatti, come sai fare» ha scritto Firetto che è legato da forte e lunga amicizia allo scrittore di Porto Empedocle. Anche Firetto, ieri, era in costante contatto con i familiari di Camilleri.
«Questa notizia ha scosso l'intera Porto Empedocle - ha detto, ieri sera, l'assessore comunale Salvatore Di Betta -. Siamo in apprensione, abbiamo sentito la nipote, ci sta tenendo aggiornati. Aspettiamo buone notizie, sappiamo che il maestro ha un carattere e un cuore forte». A Porto Empedocle, ieri, tutti, indistintamente provavano ad avere notizie dell'ultim'ora sulle condizioni cliniche di Camilleri e tutti facevano il tifo per lui: «Speriamo che si riprenda presto perché merita ancora di stare qua, con noi». «La nostra terra ha ancora bisogno del maestro Andrea Camilleri. Un uomo che ha saputo mettere nero su bianco le bellezze della nostra terra ma anche le sue contraddizioni -ha scritto il sindaco di Naro, Maria Grazia Brandara -. Naro è legata ad Andrea Camilleri anche grazie a una delle sue opere diventata film, la scomparsa di Patò, girato nella nostra Naro. Forza maestro!».
Concetta Rizzo


La lite con Salvini
Ma sul web c'è pure chi lancia insulti

Roma. Neanche lo spettro della morte di un anziano e di un grande scrittore ferma gli hater che sono ormai padroni assoluti dei social. Lo scontro sembra politico perché coinvolge Andrea Camilleri e Matteo Salvini che nei giorni scorsi si erano beccati pesantemente, però bisogna ammettere che quando i commenti superano certe soglie è più probabile pensare che si tratti di hater patologici che riversano le loro frustrazioni su qualunque bersaglio piuttosto che persone animate da una qualsivoglia visione politica. E questo - a giudicare dal tono vergognoso degli insulti personali a una persona morente sembra proprio quel caso di chi maramaldeggia (antica abitudine italiana che prende il nome dal tale Maramaldo) infierendo contro chi non può difendersi per provare a dare un senso di potenza alla propria inutile realtà. La premessa si diceva - è stato lo scontro «politico» un po' sopra le righe di appena pochi giorni fa. «Non credo in Dio - aveva cominciato Camilleri - ma vedere Salvini impugnare il rosario dà un senso di vomito». Il ministro dell'interno aveva replicato col consueto distaccato sarcasmo: «Mi dispiace perché mi piace Montalbano. Gli dico Camilleri scrivi che ti passa. Io continuo a lavorare e, nel mio piccolo, a credere. Non pensavo che il rosario, o parlare di padre Pio, potesse far vomitare».
Era l'ennesimo scontro tra i due, che già si erano affrontati magari indirettamente sul pericolo di ritorno del fascismo evocato anche dallo scrittore e sul tema dell'immigrazione, che Camilleri aveva inserito nei suoi racconti di Montalbano e in una delle due nuove puntate televisive di quest'anno. Da questo duello è nato il profluvio di offese che ha investito il 93 scrittore siciliano (per la verità raggiunto anche sui social da una netta prevalenza di omaggi e auguri). In particolare sulla pagina Facebook di Libero - sotto l'articolo del quotidiano che dava notizie dello stato di salute di Camilleri - i commenti non hanno mostrato alcuna pietà né rispetto: «Forse si è affogato...» il commento che ha ottenuto più like. «Così impara a parlare male di Salvini», scrive chi si è «contenuto». C'è chi si compiace: «Questo è il karma». E chi gli augura che «a vegliarlo siano i migranti»,
Osvaldo Baldacci
 
 

Malgrado tutto, 18.6.2019
Andrea Camilleri, l’affetto di Racalmuto
Lo scrittore è cittadino onorario del paese

L’affetto di Racalmuto nei confronti di Andrea Camilleri arriva attraverso una nota del sindacodi Racalmuto, Vincenzo Maniglia, a nome anche della giunta, del Consiglio comunale e della cittadinanza tutta, che “augurano al Maestro Andrea Camilleri, cittadino onorario di Racalmuto, una pronta guarigione”.
“Andrea Camilleri – scrive Maniglia – rappresenta un punto di riferimento insostituibile per le attività culturali di Racalmuto, per le numerose visite in città e per essere stato, anche, direttore del nostro Teatro Comunale.
Ci auguriamo di poterlo ospitare – conclude il sindaco di Racalmuto – ancora in una prossima manifestazione, completamente ristabilito”.
 
 

La Repubblica, 18.6.2019
Andrea Camilleri, l'ultimo bollettino medico: "Ha una fibra forte ma le condizioni rimangono critiche"
Lo scrittore, 93 anni, è attaccato a un macchinario per respirare. Messaggi di auguri dal mondo della cultura, dello spettacolo e da tantissimi cittadini

Andrea Camilleri "ha una fibra forte. Le condizioni sono stazionarie ma rimangono critiche, la prognosi è riservata". Parla così Roberto Ricci, direttore del reparto di cardiologia dell'ospedale Santo Spirito, leggendo il bollettino medico delle 17 sulle condizioni dello scrittore ricoverato da ieri. "Questa situazione potrebbe durare a lungo - ha aggiunto Ricci - non possiamo prevedere esattamente".
Era stato dello stesso tenore il bollettino precedente, quello di mezzogiorno: "La prognosi è riservata, il paziente non è cosciente".
Camilleri, 93 anni, è attaccato a un respiratore che gli garantisce la respirazione. E' stato ricoverato dopo un arresto cardiocircolatorio dovuto a un "brusco abbassamento pressorio".
In pronto soccorso è stata praticata la rianimazione, hanno spiegato i medici, ed è stata ripristinata l'attività cardiocircolatoria. "Camilleri è in rianimazione con supporto respiratorio meccanico e supporto farmacologico", concludeva il bollettino medico di ieri.
L'inventore del Commissario Montalbano si stava preparando per essere per la prima volta alle antiche Terme di Caracalla, il 15 luglio, con lo spettacolo che racconta la sua Autodifesa di Caino. "Se potessi vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio 'cunto', passare tra il pubblico con la coppola in mano" ha detto più volte Camilleri.
Tantissimi i messaggi rivolti allo scrittore. Tra questi quello di Fiorello, siciliano anche lui, che ha usato il dialetto su Twitter per incitarlo: "Avanti maistru... fozza susemini!!!", "Avanti maestro... forza alziamoci!!!". Un messaggio è attivato anche da Peppino Mazzotta, che nel Montalbano della tv dà il volto all'ispettore Fazio.
Peppino@peppinomazzotta
#Camilleri So che hai detto più volte che non hai paura di morire ;
So anche che non ti si può chiedere di essere immortale.
Quello che auspico è solo che ci dedichi un altro po’ del tuo tempo .
Decidi tu quanto.
Non voglio approfittare della tua disponibilità .

 
 

Repubblica Tv, 18.6.2019
Camilleri, nuovo bollettino medico: "Respira con supporto meccanico e non è cosciente"

"I tempi di assistenza rianimatoria possono essere prolungati. Il paziente respira con supporto meccanico e farmacologico, ovviamente non è cosciente. Le condizioni sono stazionarie. La prognosi rimane riservata". Così Roberto Ricci, direttore del Dipartimento emergenza e accettazione dell'ospedale Santo Spirito di Roma, leggendo il nuovo bollettino medico sulle condizioni di Andrea Camilleri ricoverato ieri.
Livia Crisafi
 
 

Repubblica Tv, 18.6.2019
Camilleri, bollettino medico della seconda sera: "Paziente è forte, ma condizioni restano critiche"

"Non ci sono sostanziali novità, la forte fibra del paziente ci sta consentendo di proseguire l'iter diagnostico-terapeutico come programmato per stabilizzare le funzioni vitali. Le condizioni sono stazionarie ma rimangono critiche, la prognosi è riservata". Così Roberto Ricci, direttore del Dipartimento emergenza e accettazione dell'ospedale Santo Spirito di Roma.
 
 

TGR Sicilia, 18.6.2019
Andrea Camilleri rimane in condizioni critiche
L'ultimo bollettino medico: nessuna novità significativa. Lo scrittore in terapia intensiva
Cliccare qui per vedere il video

Lo scrittore siciliano rimane in rianimazione. Il testo dell'ultimo bollettino medico: "Dalle 17 di ieri non si sono verificate variazioni significative delle condizioni cliniche dello scrittore Andrea Camilleri, che permangono critiche. Continua il monitoraggio, il supporto intensivo delle funzioni vitali e il percorso diagnostico-terapeutico programmato. Il prossimo bollettino medico sara' diramato dall'ufficio stampa della ASL Roma 1 tra 24 ore". Andrea Camilleri "ha una fibra forte -avevano detto ieri i medici- prosegue l'iter diagnostico-terapeutico come programmato per stabilizzare le funzioni vitali. La prognosi riservata". Lo aveva detto Roberto Ricci, direttore del reparto di cardiologia dell'ospedale Santo Spirito. "Questa situazione potrebbe durare a lungo - aveva aggiunto Ricci - non possiamo prevedere esattamente".
Ore di ansia e di attesa anche a Porto Empedocle, la città natale di Camilleri. Il servizio dell'inviato Ernesto Oliva
 
 

Rai News, 18.6.2019
Lo scrittore di Porto Empedocle
Camilleri in rianimazione, i messaggi di affetto sui social
La notizia del suo ricovero per arresto cardiorespiratorio è stata commentata con affettuosa vicinanza. Si moltiplicano i post a sostegno dello scrittore siciliano di 93 anni. Ma sul web scatenati anche gli haters

Sono tantissimi i messaggi di auguri ad Andrea Camilleri pubblicati in queste ore sui social, con calorosi post di amici e fan, da parte di personaggi pubblici o di lettori e spettatori del suo Montalbano. Su Twitter, il vignettista Vauro gli invia un «forza #Camilleri!». Il comico Enrico Bertolino posta una fotografia dei suoi libri sulla scrivania e li accompagna con un pensiero: «Non so picchi’, ma da quando ho saputo che Camilleri non sta bene, son preoccupato come se fosse un parente. Forse picchi’ le belle Persone le sentiamo sempre più Vicine». E il conduttore Rosario Fiorello, che ha dedicato allo scrittore un’imitazione molto apprezzata dallo stesso Camilleri, gli si rivolge in siciliano.
Rosario Fiorello
@Fiorello
Avanti maistru... fozza susemini !!! #Camilleri
Tra gli scrittori e i giornalisti, Paolo Borrometi scrive «Andrea Camilleri è un gigante in un mondo di nani. Lottiamo con Lei, grande maestro». Intanto, la notizia compare su testate straniere come «Le Figaro» ed «El Pais». Mentre arrivano sui social anche voci del mondo della politica, come quella di Laura Boldrini, che scrive: «Forza Andrea, siamo tutti con te», e il deputato del Pd Emanuele Fiano saluta con un «Forza #Camilleri resisti». Da Milano Pierfrancesco Majorino esorta: «Combatti fantastico uomo. Siamo in tanti al tuo fianco». Anche Ida Carmina, sindaca cinquestelle di Porto Empedocle, città natale di Camilleri, gli manda i saluti dei concittadini: «Coraggio Nenè, tutta Porto Empedocle è con te! Caro maestro, siamo tutti in apprensione per te e siamo vicini alla tua famiglia». E continua: «Tu sai che sei il nostro orgoglio, il simbolo di un paese che deve a te il rilancio in una platea mondiale. Tutta la città esprime il proprio affettuoso sostegno al suo più illustre concittadino».
Paolo Roversi
@paoloroversi
Forza #Camilleri #NONèquestoilMOMENTO di lasciarci
La maggior parte dei messaggi arriva dal pubblico dei fan: «Comunque vada, hai già fatto di tutto — scrive il ricercatore Simone Atzori — diffondendo cultura, educazione, rispetto, ironia e fermezza», mentre @pulcepalma si rivolge allo scrittore nella lingua di Montalbano «Camilleri non babbiare» («scherzare»). E gli auguri continuano, infiniti: «Facci ancora luce, nel buio dell’ignoranza», «Forza, non puoi lasciarci»,«Forza maestro siamo in tanti con te!!!».
Francesco Foti
@francescofoti1
Per Camilleri non scrivo incitamenti, ha 93 anni e la sua vita se l’è fumata con gusto.
Su Camilleri non cito l’inumanità degli imbecilli, indegni di citazione.
A Camilleri dico solo grazie. Assai.
Se poi vuoi regalarci ancora un po’ di gracchiante saggezza, cca semu.#Camilleri
I sostenitori di Salvini non hanno dimenticato le sue parole contro il loro leader e rispondono con violenza in particolare tra i commenti all’articolo sul ricovero pubblicato da Libero. «Forse si è affogato nel suo stesso vomito che ha gettato con le sue dichiarazioni su Salvini», scrive qualcuno che ottiene decine di like. Qualcuno lo definisce «scemo di sinistra». Qualcun altro sostiene che «L’odio che porta dentro ne è causa». O, ancora, «Chi sputa in aria gli casca in faccia»,scrivono altri. Fiorella Mannoia replica agli insulti:
fiorella mannoia
@FiorellaMannoia
Sentire delle nullità gioire per il ricovero di Camilleri, conferma l’inutilità delle loro misere vite. Forza Maestro , siamo con te.
 
 

Live Sicilia, 18.6.2019
Lo scrittore ricoverato
Andrea Camilleri non è cosciente
Immensa ondata d'amore dei lettori

L'affetto batte gli odiatori. Dai personaggi celebri alle persone sconosciute si leva un solo grido: forza maestro
Alla fine sono di più, molte di più, le benedizioni e ha vinto il meglio, scacciando il peggio. Possiamo archiviare la vergognosa pagina degli insulti scagliati contro Andrea Camilleri nell'ora dello sciacallo e annotare l'abbraccio immenso di chi si stringe a un uomo nel momento della lotta.
Ci sono i siciliani celebri come Fiorello che grida il suo “Forza maestro”. “So che non hai paura di morire, ma resta ancora un po'", ha scritto su Instagram Peppino Mazzotta, cioè il Fazio del commissario Montalbano in tv.
Purtroppo, le notizie non rassicurano: "Le condizioni sono stazionarie ma permangono critiche. La prognosi è riservata, il paziente non è cosciente", dice Roberto Ricci, direttore del Dea dell'ospedale Santo Spirito, che ha letto l'ultimo bollettino. "Il paziente è in assistenza con supporto respiratorio meccanico e farmacologico e sedazione farmacologica".
A margine c'è, dunque, una calda ondata di affetto che circonda la battaglia difficilissima di un ragazzo di 93 anni, perché questo amiamo nel maestro di Porto Empedocle, la freschezza del suo intelletto e del suo cuore.
Scrivono in tanti, anche sulle pagine social di LiveSicilia.it: “Sei il nostro Colapesce, chi lascia un patrimonio culturale come il tuo vive in eterno”. “Camilleri ti voglio bene tantissimo”. E c'è chi manda la sua lettera a colui che non può leggerla: “Gentile Andrea, da sempre le voglio bene forse perché condividevo i suoi libri con il mio babbo molto prima dei suoi successi televisivi. Di lei so molte cose forse perché mi piaceva ascoltarla rapita... eh si! Rapita e divertita perché lei ha il dono dell'ironia e soprattutto dell'autoironia, così rara... Cosa posso aggiungere? Che le voglio molto bene e la ringrazio con affetto per tutta la bellezza che mi ha insegnato. La sua devotissima lettrice”.
Sono parole che vorrebbero trattenere qualcuno che si ama, che vorrebbero avere la forza di legarlo alla vita saldamente. Non servono allo scopo, disgraziatamente, ma sono necessarie. Ci dicono che siamo ancora capaci di amare, di soffrire e di sperare. Di essere persone.
Aggiornamento 17.20
"La forte fibra del paziente ci sta consentendo di proseguire come programmato l'iter diagnostico-terapeutico, con l'intento di supportare e stabilizzare la funzione degli organi vitali". Lo ha detto Roberto Ricci, direttore del Dea dell'ospedale Santo Spirito di Roma leggendo il bollettino medico sulle condizioni dello scrittore Andrea Camilleri. "Le condizioni cliniche dello scrittore Andrea Camilleri sono stazionarie ma sempre critiche - ha aggiunto - La prognosi rimane riservata".
Roberto Puglisi
 
 

Corriere della Sera, 18.6.2019
Il teatro la prima passione
Il monologo in difesa di Caino in programma a Caracalla

Il nuovo lavoro in cartellone il 15 luglio. I successi con i libri e la tv

Come sempre è in testa alle classifiche dei libri più venduti. Ogni testo di Andrea Camilleri è un successo, il lettore è disposto a seguire lungo qualunque sentiero narrativo questo scrittore dalla creatività e dalla popolarità tanto più irrefrenabile quanto più tardiva. È stato così, solo per parlare di quest’anno, per Km 123, il romanzo con cui è stato chiamato per festeggiare i novant’anni dei Gialli Mondadori, un «pasticciaccio» sentimentale, lontano dalla Sicilia e dalla sua lingua, tutto basato sui dialoghi in cui l’umorismo e il mistero si mescolano (il chilometro 123 è quello dell’Aurelia, tra Roma e Grosseto, dove, in una notte di tempesta, l’auto di Giulio, palazzinaro romano con moglie e amante, finisce fuori strada). È stato così anche per un testo più complesso, meno popolare, come la Conversazione su Tiresia messa in scena al Teatro Greco di Siracusa nel giugno 2018 (poi passata dal grande schermo e trasmessa da Rai e, diventata un piccolo libro pubblicato dal suo editore di sempre, Sellerio, lo scorso marzo) in cui lo scrittore, occhiali scuri, coppola in testa, seduto al centro della scena con accanto soltanto una lampada accesa e una pila di libri, reinterpreta la storia del celebre indovino chiamando in causa Sofocle, Seneca, Dante, Primo Levi, Woody Allen. «Chiamatemi Tiresia», ma anche «Tiresia sono», come direbbe il commissario Montalbano, dal momento che la storia dell’indovino senza la vista che ha fecondato il mito e la letteratura si intreccia con le vicende dello scrittore siciliano diventato negli ultimi anni anche lui cieco. Camilleri reinterpreta la figura in quel tono poetico e dissacrante che è il suo stile inconfondibile. Ironia, profondità, un pizzico di malizia sono i cardini su cui girano tutti i suoi testi, che non sembrano aver risentito del fatto di non poterli più scrivere direttamente e di doverli invece dettare all’assistente. Un’affabulazione ipnotica che probabilmente caratterizza anche l’Autodifesa di Caino, altro atteso monologo che Camilleri stava preparando per andare in scena per la prima volta, il 15 luglio, alle Antiche Terme di Caracalla. Adesso però è, ancora una volta, il momento di Vigàta, la città-specchio della sua Porto Empedocle (dove è nato il 6 settembre 1925) che per i lettori ha ormai i tratti, e i confini, di un luogo reale, coincidente con il mosaico di località nel ragusano, dove vengono girati gli episodi della serie, prendendo vita fin dall’esordio, sia nella serie del commissario che in quella dei cosiddetti romanzi storici, che da subito sono piaciuti anche alla critica, ma che la vista da qualche anno non gli consente più di scrivere perché richiedono la consultazione di molti testi. Venticinque anni dopo la prima avventura del commissario, La forma dell’acqua (il fenomeno esplode tre anni dopo, nel 1998, con la serie televisiva interpretata da Luca Zingaretti che impone Camilleri come uno dei casi editoriali più significativi degli ultimi vent’anni), ora tocca al ventisettesimo, Il cuoco dell’Alcyon, che Sellerio ha appena mandato in libreria e che da due settimane domina la top ten. Un romanzo che comincia con un sogno e con quel siciliano mezzo inventato, ispirato al linguaggio di famiglia, che tutti, da Sud a Nord, hanno imparato a comprendere. Montalbano sta «bballanno un valzaro supra al bordo di ’na piscina, tutto alliffato e profumato, e sapiva che la fìmmina che tiniva tra le vrazza era Livia, da qualichi orata addivintata sò mogliere ». Ma poi una folata di vento scosta il velo della sposa e Salvo scopre che non si tratta di Livia, ma della maestra Costantino, «quella delle terza limintari, coi baffi e l’occhi storti». Al porto della città è attraccata una goletta misteriosa, l’Alcyon, governata da pochi marinai e senza passeggeri. Un operaio, padre di famiglia, da poco licenziato, si suicida, e un imprenditore senza scrupoli viene trovato morto, ucciso da un colpo di pistola alla testa, mentre qualcuno vuole smantellare il commissariato di Vigàta. Montalbano, per il quale Camilleri ha ammesso di essersi ispirato in parte alla figura di suo padre per il modo di concepire il rapporto con gli altri, la lealtà, l’attaccamento alla parola data, il senso dell’onestà, dovrà risvegliarsi da quel sogno complicato e farsi carico, ancora una volta, di risolvere il mistero.
Cristina Taglietti
 
 

La Stampa, 18.6.2019
Andrea Camilleri in rianimazione
Online affetto e odio

Ricoverato a Roma per problemi cardiorespiratori ma sui social c’è chi non perdona l’attacco a Salvini

La prima notizia è delle 11.35 quando Andrea Camilleri è già da oltre due ore nel reparto rianimazione dell’ospedale Santo Spirito, trasportato d’urgenza dalla sua casa romana. «Problemi cardiorespiratori», spiega il primo bollettino dei medici che lo hanno in cura. È in «condizioni critiche». La notizia coglie tutti di sorpresa. Camilleri ha 93 anni ma è attivo come se ne avesse quaranta di meno. Si sta preparando per essere per la prima volta alle Terme di Caracalla, il 15 luglio, con lo spettacolo che racconta la sua Autodifesa di Caino, un viaggio nella storia dell’odio fra i due fratelli attraverso testi ebraici e musulmani, discostandosi dalla tradizione cattolica. Ha da pochi giorni parlato con Antonio Sellerio di tre nuove idee che diventeranno libri. Ha in cantiere anche il prossimo episodio di Montalbano, la storia di due fratelli che si odiano e uno escogita un modo spaventoso per vendicarsi. Ancora Caino e Abele. Camilleri è fra i personaggi che i ragazzi «maturandi» vorrebbero fra le tracce dello scritto. Ma è anche al centro dell’ennesimo scontro tra Salvini e il mondo degli intellettuali. È uno scontro fatto di insulti ma che, per uno di quei casi strani della vita, si estende anche alle classifiche letterarie dove la biografia di Salvini e l’ultimo libro di Camilleri «Il cuoco di Alcyon» sono entrambi in testa. Ma è la politica il vero spartiacque. Meno di una settimana fa ai microfoni di Radio Capital lo scrittore siciliano ha attaccato il ministro dell’Interno «Non credo in Dio, ma vedere Salvini impugnare il rosario dà un senso di vomito», sostiene. Salvini assicura di essere un fan del commissario Montalbano ma risponde seccato: «Scrivi che ti passa, io continuo a lavorare e, nel mio piccolo, a credere». La lite con Salvini è la chiave per capire come mai anche una notizia così umana e dolorosa come il ricovero di Camilleri sia diventata l’ennesimo terreno di scontro politico sui social. In tanti gli mandano auguri e messaggi di speranza. La sindaca di Porto Empedocle Ida Carmina gli esprime il sostegno di tutti i suoi concittadini. Beppe Fiorello: «Avanti maistru... fozza susemini!!!”», scrive in dialetto siciliano su Twitter. E poi Laura Boldrini, Fiorella Mannoia e tantissimi appassionati lettori dei suoi libri. I sostenitori di Salvini non hanno dimenticato le sue parole contro il loro leader e rispondono con violenza in particolare tra i commenti all’articolo sul ricovero pubblicato da Libero. «Forse si è affogato nel suo stesso vomito che ha gettato con le sue dichiarazioni su Salvini», scrive qualcuno che ottiene decine di like. Qualcuno lo definisce «scemo di sinistra». Qualcun altro sostiene che «L’odio che porta dentro ne è causa». O, ancora, «Eeee, chi sputa in aria gli casca in faccia», scrivono altri. Di tutto questo Camilleri non sarebbe stupito. «Mi dispiace essere pessimista - ha spiegato nell’ultima intervista di meno di una settimana fa a Radio Capital - ma il Paese sta peggiorando in tutto: nel linguaggio, nel modo di rapportarci gli uni con gli altri, nell’assurda aggressività» Lo scontro tra montalbaniani e salviniani tiene banco a lungo, una povera rissa intristita dalla consapevolezza che Camilleri ha attaccato una persona nel pieno delle sue forze e dei suoi poteri ma viene insultato mentre è in un letto d’ospedale in condizioni considerate molto serie dai medici. Il secondo bollettino viene diramato dall’ospedale alle 17. Spiega che lo scrittore «è stato sottoposto a rianimazione cardio-respiratoria con ripristino dell’attività cardiocircolatoria» e che si trova in assistenza ventilatoria meccanica e supporto farmacologico al circolo». Accanto a lui ci sono i parenti, e gli amici più stretti. Nessuno sa che cosa porteranno le prossime ore o i prossimi giorni. Provano a far sentire a Camilleri la loro presenza. Tutti ricordano le parole pronunciate da Camilleri qualche tempo fa: «Se potessi vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio "cunto", passare tra il pubblico con la coppola in mano».
Flavia Amabile


“Io come Tiresia, le mie storie nascono dal buio”
Il suo rapporto con la cecità
Lo scrittore ha parlato spesso della sua malattia come forza creativa. E anche delle strategie per averla alleata

«Chiamatemi Tiresia». Così esordisce Andrea Camilleri nei panni dell’indovino reso cieco dalla furia divina, nel dramma-conversazione da lui scritto e interpretato. Al centro il suo interesse per il personaggio di molte opere letterarie. Il fascino della doppiezza, un po’ uomo un po’ donna, ma soprattutto della cecità condivisa. «È l’elogio della cecità», ha spiegato Camilleri parlando della sua opera drammaturgica Un limite che diventa opportunità per entrambi. Tiresia acuisce i sensi a tal punto che riesce a vaticinare il futuro. A indicare a Ulisse nell’Odissea la strada verso casa. Camilleri riscopre sensi perduti e dal buio fa nascere storie. «Ho sempre fumato 80 sigarette al giorno e, quando ancora ci vedevo, avevo perso il gusto degli odori, dei sapori. Quando gli occhi si sono spenti, sono ritornati tutti insieme». Camilleri ha parlato spesso della cecità come forza creativa. E anche delle strategie per averla alleata. Ogni mattina lo scrittore detta nuove storie alla sua fidata collaboratrice Valentina Alferi. «È il momento più felice della giornata, m’illumino d’immensa gioia». Camilleri ha dovuto imparare a scrivere dettando: «Quando uno scrive con le proprie mani, basta alzare lo sguardo per recuperare quel che si è scritto. Questo, non vedendoci più, ti è negato. Ed è impossibile mantenere la memoria di quanto prodotto cinque minuti innanzi. Così mi sono creato un piccolo trucco, ricorrendo all’antico mestiere di regista teatrale. Immagino la pagina come un boccascena, e me come spettatore. So che Montalbano si trova seduto lì, Catarella è a destra, l’altro in piedi… Il quadro visivo mi aiuta a ricordare il dialogo. Poi naturalmente Valentina rilegge, 5-6 volte per capire se tutto collima. Comunque sono sempre stato "orale" anche quando i libri me li facevo da me, lavoravo muovendo le labbra come se stessi raccontando. Ogni pagina me la leggevo a voce alta. Mi accorgevo di inghippi, errori, caduta del ritmo, solo sentendomi»
Maria Corbi
 
 

Il Messaggero, 18.6.2019
L'Italia tifa Camilleri, il papà di Montalbano alla sua ultima trincea

«Avanti maistru», incita Fiorello, in siciliano, su Twitter. «Forza Nené, tutta la città è con te», dice il sindaco di Porto Empedocle (alias, Vigàta), Ida Carmina. «Forza maestro», twitta Fiorella Mannoia. «So che non hai paura di morire, ma resta ancora un po'», scrive su Instagram Peppino Mazzotta, ovvero Giuseppe Fazio in tv. Il ricovero «in condizioni critiche» di Andrea Camilleri, ieri all'ospedale romano Santo Spirito, in rianimazione dopo una crisi cardiorespiratoria, ha unito virtualmente tutta la penisola in un unico, solidale, abbraccio. La prognosi resta riservata, ha detto il direttore del dipartimento dedicato alle emergenze, Roberto Ricci. «Lo scrittore è arrivato con un arresto cardiocircolatorio» ed è attaccato a un macchinario per respirare.
LA PARABOLA
Il papà del commissario Montalbano, 93 anni, ha sempre lavorato, in questi ultimi anni, con l'entusiasmo (e i ritmi) di un ragazzino. Il suo ultimo romanzo dedicato al commissario Montalbano, Il cuoco dell'Alcyon, proprio in queste settimane è primo in classifica, come tutti quelli precedenti. Difficile immaginare un uomo capace di unire i due poli della Penisola, allo stesso modo, nel nome di un mondo e di una lingua immaginari. Entrare nei suoi libri, all'inizio, non è facile: ma una volta compresi i trucchi del suo singolarissimo siciliano, nessuno riesce più a uscirne. Un'operazione che neppure Carlo Emilio Gadda, con il milanese e il romanesco, è riuscito a rendere popolare.
UMANITÀ
«Io credo nell'umanità, ho fiducia nell'uomo», ha scritto Camilleri nel suo ultimo memoir, Ora dimmi di te, una lunghissima lettera alla nipote Matilda. È a lei che si rivolge, quando dice che non c'euna sola pagina che «non abbia scritto con sincerità assoluta, per totale bisogno di raccontare». «Io stesso mi considero più che uno scrittore un contastorie, cioè uno che esaurisce nel piacere della narrazione ogni sua possibilità di espressione».
Sin dal suo esordio, nel 1978, fino alla definitiva consacrazione, alla fine degli anni Novanta, con La forma dell'acqua, il primo romanzo con il suo iconico commissario, Camilleri si è dimostrato un grande affabulatore, che deve moltissimo alla tradizione dei cunti e dei racconti orali, ma anche alla propria formazione teatrale (ha studiato e poi insegnato all'Accademia nazionale d'arte drammatica Silvio D'Amico, portato i drammi di Beckett e Ionesco in Italia) e televisiva: fu proprio lui a firmare, come delegato alla produzione, le fiction (allora si chiamavano sceneggiati) con Gino Cervi nei panni del commissario Maigret. Una vera premonizione.
Al teatro, in particolare, non aveva mai rinunciato. Dopo il fortunato spettacolo su Tiresia, mitico indovino cieco che molto ricorda lui stesso, Camilleri sarebbe dovuto andare in scena il prossimo 15 luglio, per raccontare (sempre di persona sul palco) l'Autodifesa di Caino.
DIALOGO
«Non ho paura di morire, mi dispiace solo enormemente di dover lasciare le persone che più amo», scriveva Camilleri alla nipote. «L'ultima cosa che ho imparato consiste nell'avere necessariamente un'idea, chiamala pure ideale, e a essa attenersi fermamente»; ma questo «senza nessuna faziosità, ascoltando sempre le idee degli altri», e magari, perché no, cambiando la propria idea. «Ricordati che, sconfitta o vittoriosa, non c'e bandiera che non stinga al sole».
In occasione di Tiresia, aveva detto al Messaggero di sognare un mondo in cui «fosse possibile discutere di tutto senza aver bisogno di ricorrere all'insulto», dove ci sia «una estrema civiltà di rapporti». Anche nelle ultimissime interviste radiofoniche, si percepiva un forte pessimismo, per un'Italia ormai incline allo scontro, in cui non si riconosceva più. Eppure, nessuno come lui è riuscito a unire questo Paese. Gli ascolti, quando va in onda Montalbano, sono eccezionali; e si verifica, puntualmente, il miracolo della replica che batte lo spettacolo inedito: l'ultimo episodio rimandato in onda dalla Rai, dal titolo La pazienza del ragno, ha totalizzato 5,5 milioni di spettatori, battendo Il grande fratello contemporaneamente su Canale 5.
Anche la solidarietà per Camilleri in ospedale è stata trasversale (malgrado i soliti haters e le differenti visioni politiche: il cuore di Camilleri batte da sempre a sinistra). Moltissimi i parenti, gli amici, gli ammiratori, al Santo Spirito in attesa di notizie. In fondo, gli steccati non servono: «Alzare muri significa chiudersi in casa con lo stesso nemico».
Riccardo De Palo
 
 

Il Giornale, 18.6.2019
Camilleri in ospedale, è grave "Attaccato alle macchine"
Lo scrittore, 93 anni, è ricoverato in rianimazione al Santo Spirito di Roma per «problemi cardiorespiratori»

Il papà di Montalbano, il re degli scrittori italiani degli ultimi vent'anni, è in condizioni gravissime.
Andrea Camilleri, 93 anni da grande tabagista e bestsellerista, ieri mattina presto, alle 9 e un quarto, è arrivato all'ospedale Santo Spirito di Roma, trasportato da una ambulanza. Aveva avuto un «arresto cardio-respiratorio» nella sua casa, a Roma, dove vive da molti anni. E da ieri è in rianimazione, attaccato ai macchinari che lo mantengono in vita.
Camilleri è stato subito portato in Pronto soccorso, dove, come ha spiegato il bollettino dei medici dell'ospedale romano, «è stato sottoposto a rianimazione cardio-respiratoria con ripristino dell'attività cardio-circolatoria». Poi, dopo le manovre di emergenza, è stato spostato nel Centro di rianimazione. Da lì, le sue condizioni hanno tenuto in ansia i suoi moltissimi fan, per tutto il giorno. Secondo l'ultimo bollettino medico, lo scrittore è ricoverato «in assistenza ventilatoria meccanica e supporto farmacologico al circolo», ed è stato sottoposto a «ulteriori accertamenti per proseguire l'iter diagnostico-terapeutico». La prognosi è riservata, la sua salute è in condizione molto critica, i suoi (numerosi) lettori e ammiratori sono preoccupatissimi. E infatti ieri, per tutto il giorno, i social sono stati invasi di messaggi e su twitter l'hashtag #camilleri è diventato uno dei temi più dibattuti.
Dibattuti proprio, nel senso che, oltre al sostegno e agli auguri di pronta guarigione da parte dei suoi lettori e dei fumatori accaniti, confortati dall'età raggiunta dal Sommo, e alle invocazioni dai toni messianici (vabbeh diciamo profetici, visto che viene invocato come il nuovo Tiresia, dopo lo spettacolo di un anno fa al teatro Greco di Siracusa, Conversazione con Tiresia, in cui ha interpretato il celebre indovino cieco), non sono mancate le frecciatine politiche, le polemiche contro Salvini e i salviniani, le polemiche dei salviniani mezzo trionfanti, le trombe dell'apocalisse suonate di fronte alla eventualità della scomparsa di un faro contro «l'ignoranza e il fascismo»... Ma si capisce, in momenti di tensione per il proprio eroe, sui social compare di tutto (come al solito, del resto).
A 93 anni compiuti (è nato il 6 settembre del 1925 a Porto Empedocle, provincia di Agrigento), Camilleri non si è mai sottratto al suo ruolo, anche pubblico. In pubblico, anzi in scena, sarebbe atteso il 15 luglio, alle Terme di Caracalla, di nuovo nei panni di attore per interpretare (e difendere) Caino, il primo assassino della storia. Poco più di una settimana fa ha rilasciato una intervista al Venerdì, in cui parla anche del Montalbano appena uscito, Il cuoco dell'Alcyon (Sellerio). Insomma una piena attività, anche se venti giorni fa lo scrittore si è rotto il femore, dopo una caduta in casa. Ieri il ricovero, all'improvviso, per «problemi cardiorespiratori».
Fiorello, suo storico imitatore, ha reagito così: «Avanti maistru... fozza susemini!!!», che in siciliano significa: «Avanti maestro, forza, rialziamoci». Il sindaco di Porto Empedocle, Ida Carmina, gli ha portato l'affetto di tutta la cittadina: «Caro maestro, siamo tutti in apprensione per te e siamo vicini alla tua famiglia». Con loro, tantissimi fan.
Eleonora Barbieri
 
 

NIUS, 18.6.2019
El escritor italiano Andrea Camilleri, en estado grave tras un infarto
El creador del comisario Montalbano está ingresado en un hospital de Roma
Hace unos días se cayó y se rompió el femur

Roma. El escritor italiano Andrea Camilleri, de 93 años, sufrió ayer un infarto en su casa y se encuentra ingresado en el hospital Spirito de Roma. Según el último parte médico, está grave pero estable. El creador de la famosa saga del comisario Montalbano se cayó hace unos 20 días en su casa y se rompió el femur.
Es uno de los escritores más queridos de Italia
Camilleri nació un 6 de septiembre de 1925. Durante 40 años se dedicó a escribir guiones y dirigir teatro y cine. Hasta que en 1994 creó al Comisario Montalbano, su personaje más famoso y protagonista de una saga de novelas policiales. Lo llamó así en honor de su amigo el escritor español Manuel Vázquez Montalbán. Desde entonces ha publicado 28 libros sobre el detective. Unas novelas muy populares en Italia que incluso se han llevado al cine.
 
 

Télam, 18.6.2019
Andrea Camilleri sigue "en estado crítico" tras sufrir un paro cardíaco
El creador de la famosa saga del comisario Salvo Montalbano, de 93 años, permanece internado en el hospital Santo Espíritu de la capital italiana con respiración mecánica asistida.

El escritor italiano Andrea Camilleri, de 93 años y creador de la famosa saga del comisario Salvo Montalbano, continúa internado "en condiciones críticas y estables" en Roma luego del paro cardíaco que sufrió este lunes.
Camilleri (Porto Empedocle, Sicilia, 1925) permanece internado en el hospital Santo Espíritu de la capital italiana con respiración mecánica asistida.
"El paciente tuvo una fuerte baja de presión ayer que derivó en un paro cardíaco. Continúa hoy con asistencia respiratoria mecánica y farmacológica. Las condiciones siguen críticas", afirmó Roberto Ricci, jefe de emergencias del hospital en un parte médico divulgado este martes.
 
 

Leggo, 18.6.2019
Andrea Camilleri, il mistero del 4 dicembre 2018: soccorso a casa per una ferita al polso

 

Camilleri lo ha più volte ripetuto: «Montalbano finisce quando finisco io. La sua fine l'ho già scritta 13 anni fa. Ma Montalbano è un personaggio letterario...». Andrea Camilleri che a 94 anni è ancora lo scrittore italiano che vanta il più alto numero di lettori. Orgoglio nazionale della Sicilia. Anche nel 2018 ha confermato il suo primato e il nuovo libro sta andando alla grande. Il commissario Montalbano, oltre che nei romanzi, continua a inchiodare i telespettatori (12 milioni a episodio inedito). E la sua fama sta crescendo anche all'estero, facendo la fortuna della Rai.
Ma il 4 dicembre del 2018 è accaduto qualcosa che metterebbe i brividi anche al commissario più popolare d'Italia. Dall'abitazione romana di Camilleri, in zona Prati, viene chiamata l'ambulanza con una telefonata al 112. Un'emergenza. Proprio per l'anziano Camilleri.
Pochi minuti e i medici del 118 arrivano. E quando salgono al quarto piano del palazzo si trovano davanti il maestro, insanguinato, con una seria ferita sul polso sinistro inferta da una lametta che ha tagliato profondamente.
Una situazione complessa. Anche per l'età avanzata dello scrittore. Il personale medico suggerisce l'immediato ricovero in ospedale. Ma il rifiuto è categorico. Probabilmente per mantenere il massimo riserbo. Così ai medici non resta altro che prestare tutte le cure del caso a Camilleri tra le sue mura domestiche.
Cosa è successo quel 4 dicembre? Un incidente? Una lite? Il maestro aveva deciso di farla finita?
Camilleri in una recente intervista aveva confessato: «In questo silenzio che si sta creando dentro di me mi è venuta la voglia di intuire - non di capire perché sarà assai difficile capirla - cosa possa essere l'eternità».
Che cosa sia accaduto sei mesi fa resta e resterà un mistero che contiene il grande dubbio di una vita.
[...]
Marco Castoro e Davide Desario
 
 

Prima Stampa, 18.6.2019
Tensione durante le riprese del Commissario Montalbano: ecco perché

Ragusa Ibla in questo momento è scenografia a cielo aperto per le riprese della fortunata serie de “Il Commissario Montalbano”, ma la troupe e gli attori stanno vivendo ore d’ansia per la salute del papà letterario Andrea Camilleri, sospeso tra la vita e la morte al Santo Spirito di Roma.
Ieri abbiamo dato la notizia dell’arresto cardiaco che ha aveva colpito lo scrittore siciliano e che le sue condizioni si erano aggravate.
Il mondo, perché Camilleri è conosciuto ovunque, è in apprensione per il suo stato di salute e le ore drammatiche che vivono i suoi amici ed i parenti più cari sono le stesse che stanno vivendo in questo momento tutti gli addetti alle riprese della serie.
Alcuni operatori parlano di clima poco sereno, teso, preoccupato, che intacca la concentrazione necessaria per girare le scene. Non c’è nulla da fare, il pensiero giunge fino a Roma, in quel letto d’ospedale in cui giace Andrea Camilleri.
Al momento, secondo quanto reso noto dai medici, le condizioni rimangono critiche ma sono stabili. Lo ha detto Roberto Ricci, direttore del Dea dell’ospedale Santo Spirito: «Il paziente è in assistenza con supporto respiratorio meccanico e farmacologico e sedazione farmacologica», ha aggiunto il medico.
Tanti i turisti curiosi che cercano di vedere il “commissario” o capire qualcosa dalle scene ripetute allo sfinimento fino a quando non vengono bene.
Vi proponiamo qui sotto alcune immagini che sono state scattate da alcuni nostri lettori, in lontananza si vede Luca Zingaretti, il commissario Montalbano, al riparo dal sole sotto un ombrello verde.
 
 

Lettera43, 18.6.2019
La solitudine privata di Andrea Camilleri
Ognuno può farsi l’idea che preferisce del padre di Montalbano. Ma accanto all’immagine dello scrittore acclamato, totemico, va rispettata l’esistenza del 90enne circondato da statue di San Calogero. E agitato da un dolore complicato.

Mio Dio, ma come fa? Andrea Camilleri, a incontrarlo nel privato, era più vero della versione proiettata, ormai santificata, nutrita d’invettive anche sopra le righe. Due ore d’intervista e scorrevano 40 sigarette, ne accendeva una con la metà dell’altra, uscivi rincoglionito dal fumo passivo, lui lucido come le canne di una lupara
Mio Dio, ma come fa quando deve mangiare, dormire, farsi la doccia? Entrando stava in attesa seduto nel suo studio, circondato di inquietanti figure di santi. A vederlo, prolungamento della sigaretta, ti metteva d’istinto a tuo agio, emanava un’atmosfera familiare di gattone siciliano che sta bene nella sua pelle, nella sua casa, nelle sue contraddizioni.
IL RICORDO DI CAPONNETTO
Però era un attimo: mai sottovalutarlo, errore micidiale. Soppesava ogni tua domanda, rispondeva spiazzandoti e ti ritrovavi in mano sua, come uno dei suoi personaggi. La stessa cosa capitava col giudice Antonino Caponnetto, ah questi siciliani che non ti perdonano. «Ma lui non le voleva male, anzi! Stava solo abbattendo le sue difese, per capirla meglio: noi siciliani siamo fatti così… Caponnetto io non l’ho mai conosciuto: ci siamo telefonati due o tre volte. Per me era una figura mitica. L’avevo visto mentre diceva è tutto finito… Terribile! Veramente. Io ho scritto poi che l’11 settembre l’avevo già vissuto con l’uccisione di Falcone e di Borsellino. E un giorno squilla il telefono e una voce dice: “Sono un giudice, mi chiamo Caponnetto”. Ci parlammo. Gli mandai la Biografia dei figlio cambiato. Lui mi scrisse due righe: “Il suo libro l’ho messo accanto a un Pirandello che mi regalò papà”».
SICILITUDINE, QUELLA BENEDIZIONE DA SCONTARE
Camilleri gronda sicilitudine: quella «benedizione da scontare», espressione che gli piace molto, così come gli piace la nostalgia di siciliano trapiantato a Roma. Essere “fatti così” vuol dire spaccare il capello in quattro e quello non cambia, quel vizio di sentirti più intelligente del Padreterno, il siciliano vero non lo perde mai. «La religione vera», spiegava, «ce l’hanno pochissimi in Sicilia, noi siamo superstizioni. Io sono superstizioso!». E dietro aveva un san Calogero del Settecento. Lassù, eccone un altro. E un altro sul tavolo. «Nel mio paradiso c’è un solo santo, san Calogero». E giù la risata gorgogliante, da uomo, da siciliano che vive e si contravvive. Da uomo di scoglio, non di mare aperto.
LUI E MONTALBANO, UOMINI DI SCOGLIO
Anche Montalbano è di scoglio, pure lui. Fa la nuotata ma poi torna, non si allontana. E non vuole mai andar via, se parte per raggiungere Livia lo fa con sofferenza, appena può trova una scusa per tornare nella sua “benedizione da scontare” fatta di quella luce unica, di quella spietatezza unica. Ma lì, perdio, a casa sua! Lì dove un fico d’india è uno specchio, carne e spine, non c’è isola carnale come la Sicilia, il carnazziere con la frusta di carta per cacciare le mosche. I mafiosi mangiano carne, ne fanno un simbolo belluino di potenza, di ferocia. Di Montalbano, Camilleri parlava con il risentimento affettuoso di un padre verso un figlio che non riesce del tutto a capire, non ascolta, vuol fare di testa sua: il papà di Salvo non si vede mai, ma il figlio ne difende un rapporto difficile, a distanza anche nella morte.
LO SPECCHIO E IL TORMENTO
E qui casca l’uovo di Colombo: non è suo figlio Montalbano. È il suo specchio. Quel tormento che sembra leggero come la pioggerella assuppaviddranu, lieve lieve ma intanto ti invade fin nelle ossa. E a un tratto succede qualcosa, come una sospensione del racconto, la confessione, per un solo istante, di una malinconia che esplode nel silenzio. C’era tutta l’abissale gravità dell’essere siciliani, quell’umanità ingombrante, quell’urlare ciò che non si può dire, che non va detto e risalta di più. C’erano frantumi scagliati sul muro, rossi coriandoli d’anima. C’era un’altra pagina da scrivere, per asciugare quella tristezza di sangue che il pubblico percepirà con diletto, non sospettando mai quanto è costata.
QUEL «SE VOSSIA È OMO, CAPISCE»
Può uno scrittore sperare di essere felice, almeno un poco, o il prezzo da pagare è troppo alto, è la perdita irreversibile dell’ispirazione? Nessuno dimenticherà quel monologo del pastore, padre di un figlio delinquente, che dopo averlo giustiziato scongiura Montalbano di lasciarlo completare l’opera su se stesso: un colpo di rivoltella alla tempia nella notte d’ovatta nera. «Se vossia è omo, capisce…».
IL COMMISSARIATO IMMUTABILE
Il destino degli scrittori, si sa, è di restare prigionieri del loro personaggio più importante, che è come dire di se stessi. Si proiettano nell’eternità. Camilleri si arrende, ma Montalbano non muore. Sappiamo che l’ultimo sarà un metaromanzo, dove lo scontro fra Andrea e Salvo esploderà, e sarà quest’ultimo a prevalere. Perché Montalbano ha l’eternità letteraria e sa ascoltare le voci di dentro, sa lasciarle sanguinare come fa un bambino, e trova sempre la forza di tornare in quel commissariato immutabile come un sogno, con Catarella che gli butta giù la porta, con Mimì che non capisce mai una beneamata minchia, con l’intrattabile umanissimo dottor Pasquano che lo strapazza consolandolo, parlandogli di cadaveri, dei morti che tutti saremo, che abbiamo già cominciato a essere in un mondo «troppo tinto», troppo orribile e malvagio, dove al fondo della crudeltà non resta che la solitudine.
IL CAMILLERI PRIVATO E QUELLO PUBBLICO
Ecco, a ricordare in una parola il Camilleri privato, uno lo rivede, lo risente inchiodato a una solitudine sulla quale era sceso il velo della cecità. Trasfigurato in Montalbano sulla verandina, di notte, dentro nel mare, che nuota, in una passeggiata dopo pranzo, a parlare con il granchio, nell’ennesima sbandata per una che lo irretisce, perché alla fine solo questo è invecchiare: scoprirsi disperatamente abbandonato a una vita della quale si hanno pieni i coglioni. Di più ogni anno che passa. Fatevi l’idea che volete su Camilleri, quello pubblico, totemico, «chiamatemi Tiresia…» e viene giù l’arena, ma rispettate il vecchio chiuso nelle quattro pareti di uno studio agitato da cento san Calogero, che ti avvolgeva nel suo fumo passivo e nel suo dolore complicato. Se vossia è omo, capisce.
Massimo Del Papa
 
 

Il Fatto Quotidiano, 18.6.2019
Andrea Camilleri, come un romanzo semisconosciuto in siciliano arcaico può essere un piacere

“Il Re di Girgenti è l’opera cui mi sento più legato”. Lo ha detto in molte occasioni Andrea Camilleri: non i racconti di Montalbano, che gli hanno dato fama planetaria, ma un romanzo poco conosciuto, pubblicato nel 2001, scritto in una lingua complessa e di difficile lettura, su cui l’autore riponeva aspettative in parte deluse. Ingiustamente. Il re di Girgenti, l’anti Promessi Sposi.
Si può dire innanzitutto che il romanzo è uno spasso: dà o restituisce quel piacere smisurato del racconto che si accendeva quando da piccoli aspettavamo ‘u cuntu dei nostri nonni o le favole dei nostri genitori. Le 448 pagine de Il re di Girgenti si leggono con vorace attesa degli sviluppi della trama o dell’apparizione di un personaggio nuovo o del ritorno di uno già conosciuto. E non metterebbe conto sottolineare tale pregio, riconosciuto da sempre e da tutti, se non ci si ritrovasse a confermarlo, con un esito straordinariamente avvincente, in un romanzo popolato da centinaia di personaggi, usi a comunicar in siciliano arcaico o, in alcuni casi, in spagnolo, e con una storia lunga mezzo secolo, ambientata tra la seconda metà del Seicento e i primi decenni del Settecento.
Il re di Girgenti è poi anche, e soprattutto, un’epopea degli umili, l’unica vera della nostra letteratura. Vi campeggia un folla di “gente meccanica”, per dirla con Manzoni, le cui disavventure restano il centro della narrazione, non riducendosi mai a pura occasione per le buone e sante azioni dei gruppi dirigenti o della Provvidenza, e i cui comportamenti seguono statuti etici autonomi e capaci di autorganizzazione.
Il riferimento ai Promessi Sposi non è casuale: sarà il Seicento, sarà la presenza degli Spagnoli, sarà la protervia di qualche nobilotto e una coppia di sposi angariata dai prepotenti del tempo, sarà per alcune figure di ecclesiastici che scorrono nelle pagine del romanzo di Camilleri, sarà infine per la peste che anche qui miete migliaia di vittime, ma è forte il sospetto che, in qualche modo, Il re di Girgenti debba anche considerarsi una esplicita resa dei conti con I Promessi Sposi, un suo ribaltamento radicale per cui mentre là Renzo e Lucia delegano ad altri la soluzione dei loro problemi, appellandosi alla carità e alla pietà, qui Gisuè e Filonia intessono alleanze e preparano piani, e se nelle pagine manzoniane scompare ogni riferimento alla fisicità dei personaggi, ai loro desideri più immediati (per cui non si capirà mai perché Don Rodrigo o forse anche l’Innominato restino così folgorati da Lucia se non ricorrendo al diavolo e all’acqua santa), gli uomini e le donne di Camilleri godono di una portentosa e felice sensualità; e laddove nel romanzo manzoniano le rivolte popolari rivelano la subalternità delle masse e la loro incapacità di fare storia, qui gli ‘umili’ con saggezza , intuizione del tempo e agnizione dei contesti, diventano Stato anzi regno, incoronando Zosimo primo, primo e unico caso di re contadino.
Certo, tutto non nasce dalla pura spontaneità delle masse: Zosimo è in realtà diventato un contadino intellettuale per via di una forte mediazione formativa del prete mistico Uhù che se lo porta, piccolissimo, nella sua caverna e lo inizia alla lettura e agli studi che Zosimo assorbirà con straordinaria voracità e acutezza, ma innestando le nuove acquisizioni culturali nel tronco di una salda saggezza e concretezza contadina.
Un romanzo grandioso, un debito finalmente saldato verso la civiltà contadina siciliana ormai estinta e spesso consegnataci nelle forme di un folklore istupidito e innocuo, oscillante tra ossequio canino e ribellismo selvatico, e qui invece disegnato nelle sue trame di solidarietà, nella sua voglia di ascolto, nei suoi slanci generosi e tolleranti, nella sua sensualità panica.
Come sono belle le riunioni pomeridiane della domenica, nella campagna tra Montelusa e Vigata con il mare sullo sfondo, all’ombra dell’ulivo saraceno, degli amici di Zosimo tra una mangiata di ‘aulivi’ e una ‘vivuta’ di vino e tutti a immaginare un altro mondo più giusto e una natura più generosa! Quanta scia di sensualità lasciano i passaggi delle donne tra gli uomini e come sono densi i legami tra le persone! Dall’altra parte il mondo ecclesiastico e aristocratico, dilaniato e istupidito da vani e ottenebranti propositi di ricchezza e di potere: il ‘pispico’, il vescovo, di Montelusa, Ballassaro Raina, avido accumulatore tanto di denaro e di grano nei suoi silos, quanto di luridume sul suo corpo macilento e puzzolente; e il duca spagnolo Sebastiano Vanasco Pes y Pes perfido arrampicatore, sterile nei sentimenti e nell’amore, costretto ad affidare al contadino Gisuè la possibilità di soddisfare la moglie e di darsi un erede.
In questo romanzo sembra cambiato il punto di vista con cui Camilleri guarda alle cose siciliane: direi che mentre nelle precedenti opere prevale l’occhio di chi già ha capito l’assurdità di tante manifestazioni della vita siciliana, la cui trama sociale non lascia scampo agli individui e alla ragione, e si limita a proporre una distanza con l’arma dell’ironia e della farsa, qui, forse con un salto indietro, con un ancora innocente sguardo sulle cose e sugli uomini, si dà come possibile il cambiamento dal basso perché una parte consistente della società siciliana, quella contadina e misticheggiante, ha risorse etiche incorrotte su cui può contare un illuminato progetto di giustizia.
La rivolta di Zosimo non è una delle tante jacquerie che la storia contadina ci ha consegnato: Zosimo e il suo gruppo di comando hanno pianificato ogni cosa, con periodiche chiarificazioni idelogico-programmatiche all’ombra dell’ulivo, con alleanze di classe, con riferimenti al contesto internazionale: addirittura la causa prima della sconfitta sta proprio in un eccessivo e mal riposto affidamento alle vicende internazionali, si avvia la rivolta proprio nel momento preciso in cui i piemontesi stanno andando via dalla Sicilia e gli spagnoli ne stanno ritornando per realizzare il sogno di giustizia, ma le informazioni risulteranno sbagliate, gli Spagnoli non sono alle viste e il campo resta libero per la repressione dei Piemontesi.
Zosimo è esistito veramente: è un fatto che nel 1718 capeggiò una rivolta a Girgenti proclamandosi re, è un fatto che la rivolta fu domata e lo stesso Zosimo imprigionato e giustiziato dal capitano Pietro Montaperto (a proposito perché Zosimo e Pietro Montaperto si legano da stima e rispetto reciproco? Quanti richiami e rimandi tra Montaperto e Montalbano, nomen, omen!): questo è tutto quello che è certo storicamente. Tutto il resto è Camilleri.
E qui cominciano i problemi: lo scrittore di Porto Empedocle ha spesso detto che gli capita nei suoi romanzi una curiosa inversione temporale per cui quando scrive dei giorni nostri in realtà pensa agli anni cinquanta, mentre quando scrive dell’Ottocento gli compare il presente. E il Settecento? Potrebbe essere il futuro, ma il futuro che poteva essere e non è stato: sarà per un’intrusione surrettizia di vissuto nella mia lettura, ma quelle riunioni davanti al baglio della casa di Zosimo ricordano troppo le atmosfere delle riunioni delle sezioni comuniste di una volta, e l’atteggiamento pedagogico di Zosimo, contadino che conosce la cultura più avanzata del suo tempo, verso i suoi compagni di classe ricorda molto da vicino la grande opera educativa del fu Partito comunista italiano (l’Intellettuale Collettivo) che doveva comunicare le verità ma senza violentare i tempi e le forme di conoscenza delle masse: tra tutti, è illuminante, da questo punto di vista, il bellissimo episodio dell’apparizione del ‘Santo campagnolo’ in contrada Omomortu, un’impostura organizzata da Zosimo al fin di bene: sapeva che per convincere la sua gente sarebbe stato più efficace la bocca del Santo piuttosto che la sua, per quanto stimata e ammirata.
Insomma la vicenda di Zosimo sarebbe una grande bellissima metafora del comunismo mancato, del sogno di una possibile riorganizzazione della vita e della società. Zosimo ci ha provato.
Giovanni Taglialavoro
 
 

Adnkronos, 19.6.2019
Camilleri, "condizioni restano critiche"

Restano critiche le condizioni di Andrea Camilleri, ricoverato all'Ospedale Santo Spirito di Roma: "Dall’ultimo bollettino medico delle 17.00 di ieri, non si sono verificate variazioni significative delle condizioni cliniche dello scrittore Andrea Camilleri, che permangono critiche. Continua il monitoraggio, il supporto intensivo delle funzioni vitali e il percorso diagnostico-terapeutico programmato", si legge nel bollettino diffuso poco dopo le 12 di oggi, dove si annuncia anche che la prossima comunicazione ufficiale sulle condizioni di Camilleri sarà diffusa domani alla stessa ora. Per oggi, quindi, non sono previsti altri bollettini medici.
 
 

TG1, 19.6.2019
Camilleri, condiioni stabili


 
 

Il Fatto Quotidiano, 19.6.2019
In apprensione
Ancora in rianimazione. Lo scrittore non ha mai fatto mistero della sua cecità. Anzi, da cieco ha visto ancora meglio
Camilleri, il "forte" Tiresia che prende in giro la morte
La vecchiaia e la tempra
È uno che si carica i suoi acciacchi e può fare tutto, perfino prendere a braccetto la nera signora

Uno con la fantasia aperta come lui in queste ore - nel suo transito - non può che andarsene per i fatti propri che, nel caso specifico, son quelli del vecchio Andrea Camilleri. E scusate se è poco.
Uno come lui - 93 anni -uno che da cieco ha visto ancora meglio, uno che si carica tutti i suoi acciacchi e può fare qualunque cosa, pure innamorarsi, può perfino prendersi a braccetto la morte. Chiamarla a sé la morte, questo può fare, e farle fare uno di quei giri mirabolanti di ragionamenti in cui - come in una mano di ramino, come nel riavvolgere dell'impasto degli arancini - non si perde mai il filo, tanto l'ingranaggio del suo racconto è perfetto come un orologio.
Se ci fate caso, ovunque ci siano vecchi seduti a chiacchierare tra loro - all'ombra, davanti a un circolo in estate - c'è la morte. Osservateli seduti nei caffè, a corteggiare ancora le amiche e consumare leccornie delicate tipo semenza tostata, bibite zuccherate ma anche qualche birra, ebbene, fateci caso: accomodata con loro, sempre discreta, c'è sempre la morte. A volte è anche dispettosa, la Morte: "Ma che cosa festeggi i com-pleanni, che diverti a fare - è proprio lei a parlare - se alla fine arrivo io e ti porto via?".
Camilleri - come tutti gli uomini autentici - ha il senso del principio, del durante e dell'uscita di scena e allora pare di sentirla la sua voce, ferma, risponderle a tono alla signora Morte e quindi dirle: "E chi ti dice che non stia festeggiando proprio te, stronza!". Quel saper arrivare da lontano - da un'infanzia felice - guadagnandosi le medaglie della vecchiaia, e l'attesa del transito, è l'arte di una ben precisa educazione sentimentale. È quella in cui i bambini capovolgono i sogni e la legge stessa della natura.
Chi nasce in certi posti - la Sicilia è uno di questi - non vede l'ora di diventare vecchio. Il passo di corsa diventa quello della camminata, le cartucce a disposizione si esauriscono sparando e poi sparando ancora, i capelli diventano bianchi e tali restano, e non c'è cosmesi che possa riavvolgere il tempo e portare tutto indietro.
È la famosa età ambita da chi se ne fotte delle teorie - di qualunque senectute - e sa così e non altrimenti. La notte, infatti, si prende il giorno; ci si affretta a diventare vecchi e il contrappasso è presto risolto; se ne guadagna in prestigio, in rispetto e nell'estensione stessa delle spalle, larghe abbastanza per caricarsi la vita degli altri e a tutti quanti - anche alle cose inutili, ai tanti tra loro - fargliela leggera.
Uno come lui è proprio un bambino di quelli che si ricordano esclusivamente solo di ciò che deve ancora accadere, per farne proprio il deposito delle cose perdute.
"Quando ero grande", capita di sentir dire ai piccolini seduti in cerchio tra i loro giochi, "avevo un asino bello assai, e avevo anche una campagna con tanti alberi di melograno, e poi ancora una fontana con la vasca larga per farci i tuffi... e avevo un figlio piccolo cui davo il permesso di sparare e di guidare la Giulietta perché quando io ero grande, avevo un fucile e pure la macchina".
Uno come lui, vecchissimo - capofamiglia e patriarca di una nidiata di devoti - è un tale bimbo. E lo è ancora adesso che il bollettino medico lo definisce "non cosciente" in ragione di quella forgia, la felicità, che vuole tutti in gara verso il traguardo della vec-chiaia per vederne l'effetto che fa da lontano, quando si chiama la vita e morte, invece - come in Vitti 'na crozza - solo Morte risponde.
Ed è proprio come quando si sta seduti in mezzo al manicomio di gioia - quando tutti portano una carezza, un augurio e un dono al più vecchio tra i vecchi - e lei, dispettosa, anzi, stronza, rumina qualche acidità.
Un tale bimbo impara dai propri vecchi l'arte dell'arrivare da lontano. Ed è da loro che s'impara a rispondere a tono alla vecchiaia, e dopodiché anche alla morte.
Chi si presenta da lontano, ritagliando lo spazio dove solo da vecchi, a passettini brevi - gattonando anche, aggrappandosi all'amore del propri cari - si rincontrano i sorrisi, i baci e i bisbigli della felicità.
Un tale bimbo è uno la cui carne gli si asciuga addosso come fosse legno.
Osservatelo: sulla pelle vi si depositano i tratti scartavetrati di chissà quante ruggini, gli occhi si spengono e però il pensiero - la tenacia di un cervello mirabolante sempre di ragionamenti - come un ruggito riesce a rimbombare nella caverna dell'eterno.
Certo, Morte si presenta, ma lui risponde. A tono.
Pietrangelo Buttafuoco
 
 

Il Mattino, 19.6.2019
«Adorato maestro, tieni duro»

«Adorato Maestro, al tuo fianco momento per momento». È qualcosa di più di un incoraggiamento quello che Maurizio De Giovanni ha voluto far arrivare via Facebook ad Andrea Camilleri, dall’altra mattina ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale Santo Spirito di Roma. Rappresenta il riconoscimento di un’autorità letteraria e pure umana, è la dichiarazione di una provenienza nel percorso maturato nei decenni dal narratore delle inchieste del commissario Montalbano, costituisce l’attestazione di una lezione di scrittura ricevuta.
Dopo l’arresto cardiaco, probabilmente da mettere in relazione ai postumi della frattura al femore causata da una caduta in casa, i due bollettini medici giornalieri sullo stato del novantatreenne Camilleri, consegnati da Roberto Ricci, direttore del dipartimento di emergenza e accettazione della struttura romana, segnalano una situazione di prognosi riservata, nella sua stabilità estremamente critica: non è cosciente, ma «in assistenza con supporto respiratorio meccanico e farmacologico e sedazione farmacologica». «Ha una fibra forte. Questa situazione potrebbe durare a lungo, non possiamo prevedere esattamente quanto», ha aggiunto Ricci, ma «la forte fibra del paziente sta consentendo di proseguire come programmato l’iter diagnostico-terapeutico, con l’intento di supportare e stabilizzare la funzione degli organi vitali».
De Giovanni, per lei Camilleri è un «adorato Maestro». Con la maiuscola. Che cosa le ha insegnato?
«Che i libri si scrivono per essere letti e che per poter cogliere questo fondamentale obiettivo le storie da raccontare devono essere semplici e immediate. Con una scrittura fluida e alla portata di tutti. Andrea Camilleri è stato capace di portare le storie alla gente, di restituirle al pubblico come narrazioni popolari».
Insomma, svolgendo una sorta di funzione democratica della letteratura?
«Certo. Soprattutto liberando la letteratura da tutto ciò che è artefatto e finto e che perciò allontana il pubblico dalle storie. Con la lui la scrittura letteraria ha abbandonato l’ambito ombelicale di una presunta alta forma per arrivare direttamente a chi legge».
Lo fa fatto lavorando su un genere comunque dichiaratamente popolare come il noir.
«Guardi, non scherziamo. Lui è uno dei maggiori scrittori del secolo. Punto. Non possiamo continuare nel pregiudizio che vede i gialli figli di una scrittura minore. È letteratura e basta».
Lei deve anche all’Andrea Camilleri funzionario della Rai e responsabile della programmazione degli sceneggiati del commissario Maigret la sua passione per la narrazione gialla?
«Non c’è dubbio. Il lavoro svolto da Camilleri in Rai è stato fondamentale e il Maigret-Gino Cervi resta un riferimento decisivo. Ma voglio ricordare anche la sua attività a fianco di Eduardo De Filippo, la sua collaborazione pacata e sensibile pure quando si trattava di operare tagli a “Le voci di dentro”, ad alcuni passi ritenuti censurabili dalla Rai degli anni ‘60. Ecco, ho l’impressione che lì Camilleri ha compreso come la cultura, dal teatro alla letteratura, vada portata al grande pubblico».
Cinque anni fa, lei firmò la prefazione a un’edizione speciale de Il cane di terracotta di Camilleri. E scrisse di lui: «Ha saputo iniziare una nuova stagione del romanzo nero italiano, e ancora ne traccia la rotta con la forza luminosa di un faro nella nebbia. Non che prima di lui non ci siano stati grandi autori, Gadda e Veraldi, Eco e Fruttero e Lucentini hanno avuto voci enormi e importantissime. Ma lui ha reinventato tutto». In che modo Andrea Camilleri ha reinventato tutto?
«Ha reinventato le storie e la lingua con cui parlavano. Una lingua che sembra dialetto ma che è immaginata, costruita e diventa in questo modo altamente espressiva. Ha parlato con la sua lingua come se stesse davanti a un fuoco d’inverno o d’estate su una terrazza all’ombra, un bicchiere di vino in mano e un piatto davanti, il mare fermo ad ascoltare a pochi metri: con una voce rasposa e senza tempo, un gesto della mano a sottolineare i passaggi, il volto atteggiato a simulare le espressioni. Parla alle ossa e allo stomaco di chi ascolta, non propone vacui esercizi intellettuali né ritiene di poter spiegare il fine ultimo dell’universo. Racconta storie, e chi sta ad ascoltarlo sa che una storia è una storia, e non la dimostrazione di una tesi; quindi può finire in qualsiasi maniera, ed è questa l’origine della tesa attenzione con cui si leggono i suoi romanzi».
Camilleri ha consegnato da tempo alla Sellerio, nella cui cassaforte il testo è custodito, l’ultimo episodio della saga del commissario Montalbano, con la prescrizione di pubblicarlo dopo la sua morte. Da vero autore ha voluto gestire direttamente l’uscita di scena del personaggio principale delle sue opere.
«Non volevo fare la fine di altri giallisti come Manuel Vazquez Montalbàn o Jean-Claude Izzo deceduti prima: io mi sono già portato avanti e ho messo nero su bianco», ha spiegato. D’accordo con la sua scelta?

«Ognuno fa le sue. Io con Ricciardi ho compiuto una scelta evolutiva, la sua parabola si era ormai conclusa e ho ritenuto che il capitolo andasse chiuso. Camilleri ha seguito passo dopo passo Montalbano, ne ha modellato i comportamenti e gli umori sulle vicende che incontrava nella sua Vigata, sui casi a cui era chiamato nella Sicilia di oggi. Arrivato a un certo punto si dev’essere convinto della necessità di portare con sé il suo personaggio fuori scena. Ma poi: che paragoni stiamo facendo? Andrea Camilleri è un gigante, io di fronte a lui non sono nessuno».
Generoso Picone
 
 

Il Messaggero, 19.6.2019
Il giovane Camilleri e il rumore del mare

C’è un prima e un dopo. Prima e dopo il successo esploso negli anni Novanta. Ma c’è pure un altro prima, ancora più lontano e meno noto. Andrea Camilleri, lo scrittore siciliano quasi novantaquattrenne (è nato nel 1925), è stato sempre generoso con il pubblico e i giornalisti nel trasferire i suoi pensieri, nel raccontare la sua vita. Tanto è stato scritto e detto a partire dall’arrivo a Roma a inizio degli anni Cinquanta. Meno invece della sua infanzia, dell’adolescenza, del Camilleri giovane uomo. Eppure proprio in quegli anni c’è la chiave perfino per capire Salvo Montalbano, il più noto dei suoi personaggi. Un rapporto difficile - nei romanzi - è quello tra il commissario e il padre, con la difficoltà di entrambi ad aprirsi. «Capisco la solitudine di Montalbano», raccontava tempo fa Camilleri. «Anche io – spiegava – sono cresciuto solo, senza fratelli, sognavo una sorellina come l’avevano tanti miei compagni di scuola». E qui, da grande affabulatore (quale speriamo continui a essere il più a lungo possibile), calava l’asso di briscola aggiungendo: «Mia madre mi regalò una bambola ad altezza di bambina che divenne la mia confidente. Non lo svelai mai ai miei compagni di giochi, chissà che avrebbero pensato e detto».
FIGLIO UNICO
Figlio unico di Carmelina, casalinga, e Giuseppe, ispettore delle compagnie portuali, c’è un episodio nell’istante preciso della sua nascita che sembra letteralmente incanalare i suoi pensieri. È il 6 settembre all’imbrunire, proprio mentre sotto casa sua passa la processione del protettore di Porto Empedocle, Calogero, il santo eremita giunto dall’Africa, povero in canna e nero di pelle. «E forse non è un caso - raccontò lo scrittore - se uscivo dal ventre di mia madre nello stesso momento in cui san Calogero usciva dalla chiesa madre in occasione della festa patronale. Per la gioia la levatrice mi espose dal balcone, nudo come m’aveva tirato, alla visione della moltitudine che seguiva il fercolo del santo». Certamente anche questo vissuto - e non solo essere la Sicilia terra di emigranti - avrà avuto un peso nelle posizioni politiche di Camilleri, come all’indomani dello sgombero della comunità di 540 migranti di Castelnuovo di Porto, alle porte di Roma. «Ci tengo da cittadino italiano, a pronunciare questa frase: Non in nome mio», aveva detto. Un altro episodio infantile, può essere appiccicato allo stesso commissario Montalbano, così visceralmente legato al mare e alle nuotate solitarie. «Ero piccolissimo - ricordava Camilleri - quando mio padre mi portò con lui in un viaggio di lavoro nel centro dell’isola. Non riuscivo a prendere sonno. “Ti manca la mamma”, pensò mio padre». «No - precisò tempo fa Camilleri - a mancarmi era il rumore del mare». Il mare è l’habitat delle amicizie più care di gioventù. Ne è stato testimone Federico Hoefer, amico scomparso lo scorso anno. «Eravamo - leggiamo da Hoefer racconta Camilleri (Flaccovio editore) - un po’ con la testa in aria. Pensatori e poeti. Andreuccio contemplava il mare. Lui amava l’odore della salsedine. Questo perché noi non siamo mica impastatati di terra. Ma di salsedine, di aromi marini. Scogli e alghe sono nel nostro Dna. Lui lo diceva sempre». Il nome Hoffer, leggermente modificato, fa capolino ne Il Birraio di Preston. Nessun cambiamento, invece, per Adelina: si chiamava così anche la “cammarera” di casa Camilleri che preparava pasta ‘ncasciata, arancine e sarde a beccafico (guarda caso i piatti che ama il Commissario Montalbano). «Lui non lasciava nulla al caso ? concludeva Hoefer - e noi lo ascoltavamo con rispetto. Aveva 24 anni ma già sapeva il fatto suo».
Carlo Ottaviano
 
 

Malgrado Tutto, 19.6.2019
Forza Maestro!
Anche il “commissario truppicò, cadde, ma si rialzò…”

“Chiamatemi Valentina”. Immagino Andrea Camilleri trovare, adesso, un altro modo per scrivere un altro romanzo e poi un altro ancora. E non a una persona qualsiasi.
Non è facile per uno scrittore come lui rimanere fermo, immobile. Non può. Nel vulcano sempre ribollente della sua testa – lo vedo – gli è salita una nuova storia che ora ha urgenza di incanalare nella pagina del suo computer.
“Il commissario truppicò, cadde, ma si rialzò ancora…”
Andrea Camilleri – ne sono convinto – ha già acceso i fari del suo “teatrino visivo mentale” e sta scrivendo a modo suo.
“Ccà semu!”
Per i medici oculisti è cieco. Ma solo per i medici è un non vedente, perché lui vede, con altri occhi, quelli che guardano non fuori ma dentro. Ha imparato a usarli dopo lo spavento del buio improvviso.
“E ora ci vedo più chiaramente”.
Lo scolaro Camilleri, ultra novantenne, ha imparato anche a fare altro.
“Non ho mai alzato bandiera bianca”.
Non potendo più usare le mani, ha imparato a scrivere con la bocca e con uno schermo virtuale che incide e a cui dà parola con la sua immaginazione. Per batterlo poi nella tastiera del suo computer, si “serve” delle mani e delle orecchie e della sensibilità di Valentina, la sua inseparabile collaboratrice, che da circa vent’anni lavora con lui alla correzione delle bozze. Camilleri detta e Valentina, che conosce bene il vigatese pur essendo abruzzese, scrive. È stata lei, Valentina, a proporglielo un giorno sedendosi davanti al suo computer e a incitarlo.
“Dai, provaci Andrè!”
Il primo romanzo da cieco lo ha pubblicato nel 2017 ed è La rete di protezione.
“Ci tengo molto”.
Persa per sempre la sua abituale modalità di scrittura, Camilleri non si è perso d’animo: si è inventato un nuovo metodo per togliersi il magma dal vulcano della testa, troppe storie calde calde. Si costruisce un suo teatrino mentale e lì dentro fa muovere e parlare i suoi personaggi.
“Montalbano sono!”
“Cu?”
Ora, staccandomi dalla scrittura dei bollettini, immagino l’immaginazione di un artista che a 93 anni sta non solo scrivendo ma anche imparando a memoria un altro monologo da portare in scena dopo avere impersonato il cieco indovino Tiresia nel cielo eterno di Siracusa per provare ad ascoltare, nel buio della cecità, il suono della verità assoluta.
Una forza della natura!
Lo vedo, in movimento, in attività, mettere a punto ancora un’altra tecnica per continuare a fare quello che ha sempre fatto. Più di prima, meglio di prima.
Lo vedo, sì, lo vedo proprio ripassare la parte di Caino non caino, per dire la sua sui finti Abele; e lo vedo nelle pause del suo amato teatro provare le scene del suo nuovo romanzo.
“Chiamatemi Valentina!”
“Sono qui, Maestro. Forza!”
Raimondo Moncada
 
 

L'aria che tira, 19.6.2019

L'ultima intervista ad Andrea Camilleri, un grande italiano: il commento di Giannini e Travaglio
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L'ultima intervista ad Andrea Camilleri, il commento di Massimo Giannini: 'Il nuovo approccio alla democrazia da parte di Salvini ci deve preoccupare, attinge a quel fascismo eterno'. Marco Travaglio: 'C'è una parte degli italiani che si innamorano sempre dell'uomo solo al comando'.

La vignetta-omaggio di Vauro ad Andrea Camilleri
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La vignetta di Vauro dedicata ad Andrea Camilleri.
 
 

Il Giornale, 19.6.2019
Vauro "sciacallo" su Camilleri: "Ecco cosa resterà di Salvini..."
Vauro attacca il ministro degli Interni usando i problemi di salute di Camilleri ricoverato all'ospedale Santo Spirito

Adesso Vauro usa anche i problemi di salute di Andrea Camilleri per mettere (ancora una volta) nel mirino il ministro degli Interni, Matteo Salvini.
Ospite a l'Aria che tira, il vignettista rosso ha disegnato uno dei suoi personaggi sotto la scritta "o tempora o mores". E il personaggio del disegno fa una riflessione sullo scrittore siciliano che in questo momento sta combattendo una durissima battaglia in ospedale dopo un arresto cardiaco. E così il protagonista della vignetta afferma: "Di Camilleri rimarranno i grandi romanzi...di Salvini qualche tweet". Un affondo duro quello di Vauro che ricorda qualche battibecco tra lo scrittore e il ministro nelle ultime settimane. Ma di certo la sua vignetta farà discutere. Intanto le condizioni di salute di Camilleri restano stabili. "Non ci sono novità rilevanti rispetto al precedente bollettino medico. La forte fibra del paziente sta consentendo di proseguire come programmato l'iter diagnostico-terapeutico, con l'intento di supportare e stabilizzare la funzione degli organi vitali", hanno fatto sapere i medici con l'ultimo bollettino medico dell'Ospedale Santo Spirito. "Le condizioni sono stazionarie ma sempre critiche. La prognosi rimane riservata", hanno aggiunto.
Eppure in un momento di così grande apprensione per la vita stessa dello scrittore siciliano c'è chi riesce a fare dell'ironia mettendo sempre al centro l'avversario politico. A volte basterebbe il silenzio per stare vicino a chi soffre davvero...
Angelo Scarano
 
 

Secolo d'Italia, 19.6.2019
Vauro fa proprio accapponare la pelle: neanche l’agonia di Camilleri è rispettata

Non risparmia nessuno la furia di Vauro. Pur di colpire i suoi bersagli polemici, il vignettista principe dell’ultrasinistra più becera non esita a coinvolgere situazioni e personaggi che dovrebbero essere lasciati fuori dalla polemica politica. Come il dramma dello scrittore Andrea Camilleri, che da lunedì giace privo coscienza nel reparto di rianimazione all’ospedale Santo Spirito di Roma. Neanche davanti alle gravissime condizioni di salute del “padre” di Montalbano si ferma il Vauro furioso. Ecco la sua ultima vignetta per l'”Aria che tira” su La7: «Di Camilleri rimarranno i grandi romanzi… di Salvini qualche tweet». A parte il fatto che non si vede proprio dove sia la spiritosaggine in una simile battuta, a parte questo, il sulfureo disegnatore che piace tanto ai compagni di ogni risma avrebbe fatto meglio a lasciar perdere il paragone tra lo scrittore agonizzante e il leader della Lega. L’angoscia, generale e trasversale, per le condizioni di Camilleri, unitamente alla stima che circonda il romanziere siciliano, non dovrebbero essere utilizzate per attaccare né Salvini né qualsiasi altro personaggio pubblico. È una questione di buon gusto e di pudore. Non tutti sanno però che significano queste parole. Come il caso Vauro e quello dei suoi fan insegnano.
Carmine Crocco
 
 

ItaliaOggi, 19.6.2019
Evidentemente si sentono impuniti nella loro ferocia belluina umanamente insostenibile
Ci sono degli sciacalli che augurano a Camilleri di morire e per di più firmano anche con il loro nome e cognome

Non mi meraviglia il fatto che, mentre Andrea Camilleri è steso in un letto a combattere per la sua vita (forza, Maestro!), vi sia chi gli auguri la morte o goda della condizione d'infartuato in rianimazione che sta vivendo. Mi avrebbe invece meravigliato se, unanime, si fosse levato un augurio di pronta guarigione dello scrittore siciliano: ma nemmeno a Nostro Signore è riuscito di piacere a tutti, tanto che l'hanno crocifisso. Come si vede, passano gli anni e (fatte le debite proporzioni) non cambiano molte cose.
La vicenda di Camilleri, però, ha fatto emergere definitivamente come oggi in Italia essere degli ignoranti totali sia divenuto motivo di vanto. Di più: essere ignoranti fottuti permette di arrogarsi il diritto di uscire brevemente dal rancoroso anonimato per farsi additare come quelli che «ne hanno dette quattro» al famoso di turno.
Pablo Picasso diceva: «Mi piace la pittura, tutta la pittura». Lo stesso, scriveva Leonardo Sciascia che di Camilleri fu amico, si può dire della letteratura. Uno cerca di farsela piacere tutta, pur non essendo né Sciascia né, tantomeno, Picasso: ma un conto è criticare uno scrittore per alcune cose che scrive o fa, e apprezzarlo per altre cose che scrive e che fa; un altro è augurargli la morte sol perché ha osato criticare questo o quel politico. La funzione dell'intellettuale, specie se non ci piace, nella società è, o dovrebbe essere, questa: dire qualcosa sulla quale confrontarsi. Camilleri non è Pierpaolo Pasolini, non ha mai aspirato a esserlo e la sua cecità lo rende personaggio letterario egli stesso (si pensi a Omero, Tiresia o Jorge Luis Borges); forse ha avuto delle uscite maldestre in politica: ma ci ha messo la faccia in prima persona e chi lo fa è un avversario da rispettare, se non si condividono certe sue idee. Mai, però, un nemico da abbattere. Agli avversari a terra si tende la mano perché si rialzino, non si abbàlla sulla panza come dicono a Vigata.
Il problema di chi, con tanto di nome e cognome, va su Facebook ad augurare la morte al padre di Salvo Montalbano, è nella sua povertà umana e morale. Non leggono, non sanno niente ma parlano di tutto, non sono «brava gente» e non gl'importa.
Tutt'altro: e la gente che con nome e cognome commenta e «ne canta quattro» a un povero Cristo in un letto d'ospedale dovrebbe essere pubblicamente additata negli screenshot che fanno i giornaloni, con nomi e cognomi in evidenza a perenne vergogna. Sai dopo, le risate a vederli chiedere scusa in ginocchio per «momenti di rabbia», «account hackerati» o «non volevo offendere nessuno, la mia era una critica costruttiva»
Antonino D'Anna
 
 

Il Fatto Quotidiano, 19.6.2019
Insulti a Camilleri, quattro webeti non fanno notizia

Ieri sui siti che riportavano le allarmanti notizie sul ricovero di Andrea Camilleri, si potevano leggere anche le cronache di quanto accadeva a proposito di questo triste episodio sui social network. Brevemente: accanto alle numerosissime manifestazioni d’affetto, vicinanza alla famiglia e solidarietà al maestro siciliano, qualche idiota ha pensato bene di insultare un uomo di 93 anni ricoverato in rianimazione. Motivo? Qualche giorno fa Camilleri era stato ospite di Massimo Giannini a Circo Massimo su Radio Capital. E aveva espresso, come sempre ha fatto, anche alcune opinioni sulla situazione politica attuale.
A una domanda sul crocifisso impugnato da Salvini al famoso comizio ha detto: “Mi dà un senso di vomito”. Il vicepremier gli aveva risposto con i consueti modi liquidatori e sprezzanti (“pensi a scrivere”), ignorando che il ruolo degli intellettuali in un Paese democratico non si riduce allo scrivere romanzi, per quanto belli. Non chiederemo a Salvini di occuparsi della salute della nostra democrazia, che passa attraverso la critica vigile e non il servo encomio, dal momento che ha già tanto da fare con i gabbiani e la complessa geografia delle città americane.
Comunque sia, qualche webete, come lo chiamerebbe Enrico Mentana, ha postato insulti a Camilleri di irriferibile tenore e immediatamente questo fatto circostanziato è diventato un titolo sui maggiori siti. Monitorando i social però, si scopre che trattasi di quattro scappati di casa, in possesso peraltro di scarse nozioni di grammatica: valeva la pena di dar loro così tanto spazio? L’effetto amplificatore – una volta nei giornali se ne parlava molto – non è un deterrente abbastanza convincente? Dopotutto non parliamo di milioni (e nemmeno di migliaia) di persone, ma di una manciata di individui. Forse ciò che fa diventare questi pochi stupidi una notizia è l’orrore che suscitano (in questo caso oggettivo: come si può offendere o canzonare un uomo di 93 anni in coma?). Ovviamente conta il fatto che questi incommentabili commentatori siano riconducibili a quella fetta di opinione pubblica comunemente nota come “fan di Salvini”. Questa polarizzazione dello scontro, va detto, è oltremodo incomprensibile: più i partiti di tutto l’arco costituzionale si svuotano di idee, prestigio e autorevolezza, più le opposte fazioni si accalorano in loro difesa. Una situazione bizzarra.
Tolto di mezzo il côté politico, resta il ruolo dei media che si dovrebbe esercitare con maggior vigilanza. Gli organi di informazione ormai attingono ai social network come fonte d’ispirazione o fonte e basta, quasi che avessero bisogno della legittimazione di quel mondo. Da un lato è chiaro, è stato detto e ripetuto, che i social raccolgono (anche) la feccia della feccia; dall’altro quella feccia esercita un potere (e lo esercita in quanto feccia, non in quanto fenomeno di massa). Spesso le cose che leggiamo e che ci fanno rabbrividire riguardano, come nel caso di Camilleri, un pugno di individui. È forse l’attrazione per l’orribile? Per l’indicibile? Per il lato oscuro dell’umano? Forse, ma più probabilmente è pigrizia. Ci vuole concentrazione per definire i confini del dibattito pubblico e in questo momento – per assurdo, perché si tratta della missione dell’informazione – il sistema dei media sembra meno incline a mediare, accontentandosi di raccontare cose a cui la maggioranza ha già accesso. Così però si condanna all’irrilevanza. Non solo intellettuale.
Silvia Truzzi
 
 

Libero, 19.6.2019
Ritratto
"Camilleri in punto di morte. Chi è, cosa penso di lui". La parola a Vittorio Feltri

Andrea Camilleri è in punto di morte e probabilmente se ne andrà presto, come è ovvio che sia: un uomo, benché bravo nel suo mestiere, essendo giunto a 94 anni pur fumando montagne di sigarette (alla faccia degli antitabagisti), più che vecchio non può diventare. A tutti tocca andare al cimitero, lui non fa eccezione come non la farò io. Attendo il trapasso senza fretta, però so che arriverà. Mi preoccupa il modo. Più che il decesso temo la sofferenza che esso spesso comporta. Chiunque vorrebbe tirare le cuoia durante il sonno, non rendendosene conto. Ciò detto mi affretto a dire che Camilleri, per quanto comunista, aveva un talento notevole di narratore che me lo rendeva simpatico.
Egli ebbe un gran successo quando aveva superato i 70 anni. Non è una bella cosa affermarsi in età pensionabile, ciononostante è sempre meglio che non affermarsi mai. Alcune sue opere si inseriscono perfettamente nella tradizione letteraria siciliana, cito a capocchia Pirandello, Verga, Sciascia e ne trascuro altri per brevità. D'altronde la lingua italiana si è sviluppata in Sicilia per merito di Federico II di Svevia, sebbene in seguito sia stato ufficialmente adottato l'idioma toscano o, meglio, fiorentino. Segno che gli isolani padroneggiano il lessico e non stupisce che palermitani e catanesi siano diventati scrittori importanti, fondamentali.
Le capacità affabulatorie di Camilleri non sono in discussione, la struttura matematica dei suoi racconti è esemplare e ammirabile. Ma la sua testa matta, oltre che affascinante, desta qualche perplessità. Non riusciva a capire che il marxismo era già marcio ancor prima di imporsi. E quando esso si rivelò una bufala e svanì quale neve al sole, Andrea non ebbe la forza di riconoscerne il fallimento brutale. Rimase rosso ma non di vergogna. Egli ha rivendicato fino all'ultimo la sua adesione al bolscevismo. Tuttavia l'arte non ha bandiere, e quella di Camilleri va riconosciuta per quello che è: mirabile. Non tutta, ma quasi. Oggi, di fronte alla probabilmente prossima fine, riconosciamo allo scrittore ogni merito tecnico e a lui ci inchiniamo. L'unica consolazione per la sua eventuale dipartita è che finalmente non vedremo più in televisione Montalbano, un terrone che ci ha rotto i coglioni almeno quanto suo fratello Zingaretti, segretario del Partito democratico, il peggiore del mondo.
Vittorio Feltri
 
 

Stretto Web, 19.6.2019
Vittorio Feltri ai Lunatici di Rai Radio2: “Camilleri? Almeno Montalbano non mi romperà più
Vittorio Feltri ai Lunatici di Rai Radio2: “Camilleri? Almeno Montalbano non mi romperà più i coglion*. Maturita’? All’esame di matematica andai nel pallone”

Vittorio Feltri è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta ogni notte dall’1.30 alle 6.00 del mattino.
[...]
Su Andrea Camilleri: “Non l’ho mai conosciuto, però è chiaro che la sua capacità di applicare criteri matematici ai suoi racconti mi ha sempre sorpreso e ne sono ammirato. Mi dispiace, quando un uomo vecchio muore c’è sempre un certo dolore. Però mi consolerò pensando che Montalbano non mi romperà più i coglioni. Basta, mi ha stancato. Poi quando vedo Montalbano mi viene in mente l’altro Zingaretti, che non è il massimo della simpatia. Questa comunque è una opinione personale e scherzosa, in me Camilleri suscita ammirazione, è un grande scrittore, e bisogna ricordare che la lingua italiana è nata in Sicilia, solo dopo abbiamo adottato quella Toscana. E i siciliani parlano meglio di qualunque altro italiano. E scrivono meglio degli altri italiani”.
Danilo Loria
 
 

Live Sicilia, 19.6.2019
Camilleri e Montalbano: due 'magnifici terroni'
L'editoriale e una sorridente controreplica

Caro Feltri, ha mai letto Sciascia? “'Noi siciliani - diceva Lucio Piccolo quando si crucciava di qualche critico dell'Italia del Nord che non capiva la sua poesia o non la degnava di attenzione - siamo antipatici'. Non ne cercava le ragioni: e credo ritenesse non ce ne fossero se non a rovescio, contro ogni ragione. E del resto l'antipatia di ragioni non ne ha mai. Era, la sua, una constatazione ormai, per assuefazione, appena dolente: rassegnata, accettata. E in un certo senso goduta, poiché è degli uomini diciamo speculativi, la capacità di estrarre da una condizione infelice una certa felicità, una sottile allegria”.
Sono parole del maestro di Racalmuto che riecheggiano, di riflesso, la beffa della superiorità di certi siciliani, nonostante proprio lui fosse il più critico di tutti, il più necessariamente spietato circa i vizi del suo mondo di riferimento.
Antipatici, quei certi siciliani, perché speculativi, alla stregua di Lucio Piccolo, cioè capaci di sottrarsi al meccanismo di precisione delle fabbriche di concetti e di frasi fatte. Antipatici perché geniali. Antipatici perché non omologabili alla sicilianissima rassegnazione. E, sì, lo ammettiamo, un po' rompicoglioni.
Un 'rompicoglioni' è Montalbano – lei lo ha scritto– che salva i migranti e nuota controcorrente, per fortuna, in questo paese di trincee e di filo spinato. Un siciliano da salvare, da premiare, da additare quale esempio agli altri. Uno che non si arrende, come il suo creatore che sta lottando con forza, con tutto se stesso, in opposizione alla marea. Ecco due magnifici terroni in cui ci riconosciamo, che amiamo e che vivranno per sempre.
Roberto Puglisi
 
 

ANSA, 19.6.2019
Feltri contro Camilleri, Pd e social all'attacco
Il nome del direttore di 'Libero' primo nei trend topic di twitter

Nuova polemica politica e social per Vittorio Feltri. Il direttore di 'Libero' in un editoriale sul suo giornale, pur riconoscendo la "mirabile" arte di Andrea Camilleri se la prende con la sua creatura più nota, Montalbano. "L'unica consolazione per la sua eventuale dipartita - scrive caustico in un passaggio sullo scrittore siciliano - è che finalmente non vedremo più in televisione Montalbano, un terrone che ci ha rotto i coglioni almeno quanto il fratello Zingaretti, segretario del Partito Democratico, il peggiore del mondo".
Parole che provocano la replica immediata del Pd. "L'editoriale su Camilleri - commenta Emanuele Fiano, deputato della presidenza del gruppo alla Camera - è una barbarie. Le sue parole rivelano un'assoluta mancanza di rispetto e di umanità e sono del tutto inaccettabili". Ma anche il presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra di M5s, si fa sentire via social per sottolineare che, dopo le parole di Feltri, "Camilleri mi diventa simpatico a prescindere: mi sento orgogliosamente terrone, orgogliosamente rompicoglioni".
Anche sui social è polemica. In poche ore, l'hashtag #Feltri diventa primo nei trend topic di twitter e i commenti non vanno certo per il sottile. "I libri di Camilleri - scrive Pamela Ferrara - resteranno nella storia della letteratura. Gli articoli di #Feltri, al massimo, verranno citati come esempio di giornalismo vergognoso".
"#Feltri definisce Montalbano 'Terrone rompicoglioni. Guarda che si dice cabbasisi", ricorda qualcuno. C'è chi usa l'ironia ma anche chi arriva a gravi insulti. "Feltri in tendenza, ma non è morto. perché mi illudete così?", scrive Andrea C."Quelli che per difendere Camilleri stanno augurando a Feltri di morire - commenta Valentina Serra - si rendono conti di avere dei problemi psichiatrici o no?". "Io Feltri - commenta 'Cambiacasacca' difendendolo - senza entrare nel merito dei contenuti, lo adoro, perché dice esattamente come la pensa, senza finti pudori, senza addolcire, senza diplomazia, Feltri è libero". Non manca, infine, chi chiama in causa la Lega. "Quello che dice Feltri - attacca Alex - è ciò che pensa il 99% dei leghisti che vivono qui al nord. Con rinnovata ed immutata stima ai meridionali che hanno votato Lega". E c'è chi ricorda: "Salvini lo vedeva bene al Quirinale. Una figura di altissimo spessore, non c'è che dire".
Alessandra Chini
 
 

Napoli Fanpage, 19.6.2019
“Montalbano terrone, ci ha rotto i co…”. Maurizio De Giovanni contro Vittorio Feltri: “Vigliacco”
Mentre lo scrittore Andrea Camilleri versa in gravissime condizioni in ospedale, il fondatore di “Libero” Vittorio Feltri in un editoriale ha attaccato duramente la “creatura” letteraria più celebre del 93enne siciliano, il commissario Montalbano: “L’unica consolazione per la sua eventuale dipartita è che finalmente non vedremo più in televisione Montalbano, un terrone che ci ha rotto i co…”. La replica dello scrittore napoletano Maurizio De Giovanni: “Per avere ‘i cog… rotti’ bisogna averli. E se fosse lei ad averli rotti a tutti?”.

Milioni di persone sono in apprensione da lunedì mattina per le condizioni di salute di Andrea Camilleri. Lo scrittore siciliano, 93 anni, è ricoverato in condizioni critiche all'ospedale Santo Spirito di Roma dopo un arresto cardiocircolatorio. Non tutti gli italiani sembrano però mostrare quella pietas cristiana che si dovrebbe provare di fronte a un uomo in fin di vita. Oltre ai soliti "leoni da tastiera", che hanno insultato il 93enne soprattutto per via di alcune sue recenti esternazioni, in particolare contro il ministro dell'Interno Matteo Salvini, tra chi si è mostrato non troppo sensibile nei confronti dello scrittore c'è anche il giornalista Vittorio Feltri. Il fondatore e già direttore del quotidiano "Libero", non nuovo a provocazioni, ha dedicato il suo editoriale odierno al "padre" del commissario Montalbano, titolandolo "Camilleri marxista impenitente". Nell'articolo, al di là delle critiche per il bolscevismo del 93enne siciliano, sono tanti gli elogi al Camilleri scrittore, la cui arte viene definita da Feltri "mirabile". Poi però il direttore di Libero aggiunge: "Non tutta, ma quasi".
L'attacco di Feltri al Montalbano di Camilleri
Ed è qui che arriva il "graffio", la provocazione di Feltri. Che colpisce non direttamente Camilleri, ma proprio la sua creatura letteraria più nota: il commissario Salvo Montalbano. "L'unica consolazione per la sua eventuale dipartita – scrive Feltri preconizzando la morte di Camilleri – è che finalmente non vedremo più in televisione Montalbano, un terrone che ci ha rotto i coglioni almeno quanto suo fratello Zingaretti, segretario del partito democratico, il peggiore del mondo". Le parole di Feltri hanno inevitabilmente suscitato moltissime critiche (probabilmente era lo scopo di Feltri), veicolate soprattutto attraverso i social network. Su Twitter l'hashtag Feltri è schizzato in prima posizione nei trend topic (gli argomenti del momento).
La replica di Maurizio De Giovanni a Feltri
E sempre su un social network, in questo caso Facebook, è arrivata la replica a Feltri da parte di un collega di Camilleri, lo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni: "Per avere "i cog… rotti" bisogna averli – ha scritto De Giovanni pubblicando uno screenshot dell'articolo di Feltri con la frase incriminata -. E se fosse lei ad averli rotti a tutti? Che vigliacco a dirlo adesso, che non può rispondere. Ma ci siamo noi. Ci siamo noi". Il commento di De Giovanni ha collezionato in poco tempo centinaia di "mi piace" e di commenti. Sono diversi i punti in comune tra Maurizio De Giovanni e Camilleri. Entrambi sono originari del Sud Italia ed entrambi hanno raggiunto la notorietà grazie soprattutto al genere "giallo". De Giovanni, napoletano classe 1958, ha dato vita a personaggi come il commissario Ricciardi (che si muove nella Napoli degli anni del fascismo) e l'ispettore Lojacono, divenuto celebre per la serie de "I bastardi di Pizzofalcone" che è stata recentemente trasposta in una fiction televisiva di successo con Alessandro Gassmann.
Francesco Loiacono
 
 

Articolo21, 19.6.2019
Borrometi: “Inaccettabili i commenti di Feltri sul maestro Camilleri. Intervenga l’Ordine”

Mentre le condizioni dello scrittore Andrea Camilleri rimangono stazionarie, ma purtroppo gravi, i social e anche alcuni commentatori stanno offrendo uno spettacolo desolante, intriso di odio e ignoranza contro il quale Paolo Borrometi, presidente dell’Associazione Articolo 21, è intervenuto una prima volta condannando gli insulti sui social al maestro ricoverato in ospedale. Ma oggi è stato ulteriormente superato il segno.
“È terribilmente squallido, a dir poco, leggere cosa scrive Vittorio Feltri nel suo editoriale su Andrea Camilleri. – dice Borrometi – Penso che il grande maestro meriti rispetto, tanto rispetto, soprattutto in questo momento di grande sofferenza, così come meritano rispetto le sue opere. Ma come si fa a dire, tanto per citarne una, che la sua dipartita finalmente permetterà di non vedere più Montalbano, che è un ‘terrone che ci ha rotto i coglioni’?! Sono sempre stato per la differenza di opinione, che per me è e resta una ricchezza. Come ho sempre difeso l’autonomia del giornalismo e del giornalista. Ma non gli insulti o le offese, per di più pronunciate nei confronti di chi, come Camilleri, sta combattendo la battaglia della vita. Chiedo ancora una volta all’Ordine dei giornalisti di intervenire”. Il commento di Feltri ha indignato larga parte degli osservatori e dei giornalisti per la gravità della considerazione su una persona che lotta per la vita e, in secondo ordine, perché scredita il diritto di critica che pur va riconosciuto ai giornalisti. Ma non in questi termini.Anche sugli insulti letti sui social Paolo Borrometi era stato altrettanto chiaro:”Leggere gli insulti sui social ad Andrea Camilleri, subito dopo l’arresto cardiaco ed il suo ricovero in gravi condizioni in ospedale, è stato davvero sconfortante. Quelle parole mi fanno comprendere a che livello di barbarie sia arrivato questo nostro Paese. Andrea Camilleri è un Gigante in un mondo di nani.Forza Maestro, la parte più importante di questo Paese è con Lei!”.
 
 

Globalist, 19.6.2019
La rete si ribella alle volgarità di Feltri: "un giorno morirai anche te e allora..."
L'uscita di Feltri su Camilleri ha scatenato l'ira della rete: "quando morirai tu non mancherai a nessuno" stanno scrivendo gli utenti

L'uscita infelice, per usare un eufemismo, di Vittorio Feltri su Camilleri non è piaciuta a nessuno. D'altronde per Feltri, come per i suoi degni compari collaboratori di Libero, il giornalismo non è altro che sputazzante goliardia degna del più ciucco in un gruppo di ubriachi, ma stavolta ha esagerato. Non solo per aver insultato un uomo malato, ma soprattutto per aver tirato fuori - di nuovo - un insopportabile retorica contro i meridionali.
Su twitter è quindi partita una strenua difesa di Camilleri e un insulto libero a Feltri. Che, se ha detto che "quando Camilleri morirà ci toglieremo finalmente dai coglioni quel terrone di Montalbano" non poteva aspettarsi altro che sentirsi rispondere "quando morirai tu invece non mancherai nessuno".
[...]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 19.6.2019
A Terrasini spuntano le panchine letterarie: una è per Andrea Camilleri

A Terrasini spuntano le panchine letterarie. Ogni panchina rappresenta un’opera letteraria dei maggiori autori siciliani e formano insieme un percorso culturale. Andrea Camilleri, Rosa Balistreri, Giovanni Meli, Leonardo Sciascia, Giuseppe Tornatore: ci sono le loro parole sulle cinque panchine a forma di libro disposte lungo il percorso davanti al mare di Terrasini. Il progetto è stato curato dall'associazione Aps ATuttaVita di Roberta D'Asta e Chiara Giordano. "Abbiamo voluto dare un segnale di presenza reale nel mondo della cultura - dice l'assessore al Turismo Vincenzo Cusumano - e abbiamo scelto di farlo accostando questi famosi siciliani alla bellezza del mare di Terrasini. Anche questo è, a nostro vedere, un servizio alla cittadinanza e ai turisti che ogni giorno vengono nel nostro paese: accomodarsi su una panchina d'autore, annegando lo sguardo nell'infinito. Continuiamo quindi sulla scia del recupero delle radici, dopo i segni già lasciati con altre opere". "Terrasini vuole crescere - dice il sindaco Giosuè Maniaci - e noi stiamo dando la spinta per continuare a portare fuori dai confini territoriali il suo nome. Questi bravissimi artisti hanno dato un grosso contributo alla crescita culturale di Terrasini per omaggiare artisti di fama internazionale. Adesso aspettiamo di vedere questi luoghi frequentati da quanta più gente possibile".
Giada Lo Porto
 
 

Adnkronos, 20.6.2019
Camilleri, nuovo bollettino

"Le condizioni odierne dello scrittore Andrea Camilleri continuano a rimanere stazionarie ma critiche". E' quanto si sottolinea nel bollettino medico. Il prossimo "sarà diramato dall’ufficio stampa della Asl Roma 1 tra 24 ore".
 
 

CamillerINDEX, 20.6.2019
Quaderni camilleriani, vol. 7

È da oggi on line (https://www.camillerindex.it/quaderni-camilleriani/) il settimo volume dei Quaderni camilleriani, curato da Morena Deriu e Giuseppe Marci e intitolato Realtà e fantasia nell’isola di Andrea Camilleri.
Vi compaiono due ‘conversazioni’ (Simonetta Agnello Hornby dialoga con alcune sue lettrici e Alberto Sironi descrive il ‘retroscena’ dei suoi film su Montalbano); un’intervista con Francesco Artibani (sceneggiatore del fumetto disneyano sul celebre commissario che nei fascicoli di Topolino diventa ‘Topalbano’); e un intervento di Carlos Gumpert che spiega quali problemi abbia affrontato per tradurre in spagnolo le opere di Simonetta Agnello Hornby.
Nella sezione ‘Saggi’ troviamo gli articoli di Giovanni Caprara, Simona Demontis e Marco Pignotti e un ‘cameo’ di Giuseppe Barbera che tratta dell’olivo nel paesaggio e nella letteratura mediterranea: da Omero a Camilleri.
Il volume è arricchito dalle foto di Francesco Cogotti, Giorgio Dettori e Sergio Nuvoli, soprattutto intese a documentare l’incontro tra Andrea Camilleri e Pinuccio Sciola avvenuto nel 2013, quando lo scrittore si recò a Cagliari per il conferimento della laurea honoris causa e lo scultore volle onorarlo donandogli una sua terracotta e facendogli ascoltare la musica delle pietre sonore.
Anche in questo modo si esprime l’augurio che il Maestro Camilleri possa vincere il male che lo ha colpito mentre questo volume era in lavorazione.
 
 

Qui News Elba, 20.6.2019
Andrea Camilleri e le connessioni con l'Elba
Mentre il padre del commissario Montalbano si trova in ospedale vogliamo ricordare una connessione fra lui e l'intellettuale riese Luigi Berti

Rio — Mentre Andrea Camilleri, sceneggiatore, regista, drammaturgo, diventato noto al grande pubblico per i suoi romanzi dedicati al commissario Montalbano e trasformati in una serie Tv, in queste ore si trova all'ospedale Santo Spirito di Roma in condizioni “critiche ma stabili”, come si legge nel bollettino medico, molti sono i messaggi di apprezzamento e incoraggiamento per il maestro che arrivano da ogni parte d'Italia.
E proprio in questi giorni in cui scorrono sul web e sui social le varie informazioni su Camilleri, c'è da ricordare una connessione indiretta fra lo scrittore e l'isola d'Elba. Indiretta perché in realtà connette gli esordi letterari di Camilleri con un intellettuale elbano che in qualche modo contribuì alla scoperta del talento letterario di Andrea Camilleri.
Il personaggio in questione è Luigi Berti, intellettuale, scrittore e traduttore nato a Rio Marina, che successivamente si trasferì a Firenze dove si laureò in Lettere e filosofia e dove nel 1946 fondò con Renato Poggioli la rivista Inventario. Una rivista, che rispecchiava il fermento culturale dell'epoca di una Italia del dopoguerra, sulla quale pubblicarono alcuni degli autori più importanti della letteratura e della critica internazionale, come, -solo per citarne alcuni - Ungaretti, Neruda, Thomas Stearn Eliot, Nabokov e Pasternak.
Fu grazie a Luigi Berti che il celebre poeta del Galles, Dylan Thomas nel 1947 si recò in vacanza all'Elba e soggiornò per alcuni giorni a Rio Marina.
E proprio attraverso la rivista diretta da Luigi Berti, Andrea Camilleri scoprì Majakovskij e Dylan Thomas. Così Camilleri ad un certo punto decise di scrivere alla rivista e di inviare alcune sue poesie.
Ecco il racconto dalle parole di Camilleri pubblicato su Sud, nuova serie, n.1, novembre 2003, pubblicato su Il Mattino il 14 Novembre 2003 e on line sul sito www.vigata.org:
“Al solito, avevo mandato, nel 1949, delle poesie a Luigi Berti che dirigeva, a Firenze, la prestigiosa rivista di letteratura 'Inventario'. Berti mi rispose che ne avrebbe pubblicate due sul numero d’autunno di quello stesso anno (era un trimestrale corposo), all’interno di una "piccola antologia di poeti nuovi".
E lo fece. E con mio grande stupore e piacere vidi che i nomi degli altri quattro poeti che componevano l’antologia erano quelli di Compagnone, Scognamiglio, Porzio e La Capria col suo Cristo sepolto. Berti aveva con molta sensibilità capito l’affinità elettiva che mi legava ai poeti di 'Sud' e mi aveva incluso nel gruppo”.
L'elbano Luigi Berti fu uno dei primi ad aver intuito il valore della scrittura e le potenzialità di Andrea Camilleri, fatto che lo stesso Camilleri ha ricordato più volte.
C'è anche un'altra connessione fra Camilleri e l'isola d'Elba e riguarda il fatto che lo scrittore nel 2007 vinse proprio il Premio letterario “La Tore – Isola d’Elba”.
 
 

Agrigento Notizie, 20.6.2019
Andrea Camilleri un "marinisi" doc, don Leopoldo: "Vi racconto lo scrittore che ama San Calogero"
L'arciprete di Porto Empedocle, Argento e l'architetto Verruso raccontano l'empedoclinità dello scrittore

Lo scrittore Andrea Camilleri è ricoverato da quattro giorni a Roma in terapia intensiva, dove i sanitari lo tengono in coma farmacologico e nella sua città di origine, Porto Empedocle, abbiamo incontrato l'arciprete, don Leopoldo Argento che a Pasqua 2017, ha incontrato il papà del commissario Montalbano nella sua abitazione "marinisi".
Il parroco della chiesa Madre, ai microfoni di AgrigentoNotizie, parla di un aspetto particolare dello scrittore che, nonostante un rapporto non proprio idilliaco con la religione, nutre invece una grande devozione per San Calogero.
Don Leopoldo si è anche soffermato sull'amore dello stesso Camilleri per la sua città. Concetto che è stato ribadito anche dall'architetto Danilo Verruso, presidente dell'associazione culturale "Oltre Vigata" e di cui lo stesso Andrea Camilleri è presidente onorario.
Giuseppe Caruana
 
 

Il Lametino, 20.6.2019
Lamezia, Impressioni Mobili: il 27 giugno ultimo incontro di Contemporanea dedicato a Camilleri

Lamezia Terme - Il 27 giugno Andrea Camilleri sarà il protagonista dell’ultimo incontro con Contemporanea, rassegna letteraria di Impressioni Mobili. Ultimo incontro di Contemporanea, l’appuntamento letterario ideato da Open Space - Associazione Culturale in seno al progetto Impressioni Mobili. L’evento è previsto per il prossimo 27 giugno. Questa volta i riflettori saranno puntati su Andrea Camilleri, scrittore e sceneggiatore italiano tra i più amati di sempre. L’incontro si svolgerà nella sala multimediale del Chiostro Caffè Letterario (Chiostro di San Domenico) di Lamezia Terme con avvio alle 19:30. Si terrà la consueta formula di Contemporanea con excursus sulla vita dell’autore, reading a microfono aperto e video d’approfondimento. Contemporanea presenta Andrea Camilleri, lo scrittore che si abbandona al racconto. Tra reading a microfono aperto e il consueto excursus storico su vita e opere ricostruito con testi, immagini e video, la serata di Contemporanea sarà quindi dedicata alla scoperta dello scrittore e drammaturgo Andrea Camilleri, in un momento delicato della sua vita.
Andrea Camilleri nasce il 6 settembre del 1925 a Porto Empedocle, provincia di Agrigento. Scrittore, sceneggiatore, regista, drammaturgo e insegnante all'Accademia nazionale d'arte drammatica, Camilleri è una delle figure più profonde e complesse del panorama letterario italiano. Tra le sue opere si ricordano l’amatissima serie del commissario Montalbano, romanzi storici come La mossa del cavallo e La stagione della caccia, e saggi come L'ombrello di Noè. Memorie e conversazioni sul teatro e Un onorevole siciliano. Le interpellanze parlamentari di Leonardo Sciascia.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 20.6.2019
Ruotolo e Borrometi si autosospendono dall'Ordine dei giornalisti: "Le parole di Feltri su Camilleri sono inaccettabili"
I due giornalisti: "Ne va della credibilità di ognuno di noi e della nostra categoria". Il presidente Verna: "Sarà sottoposto a procedimento disciplinare"

"Caro Presidente, abbiamo deciso di autosospenderci dall'Ordine Nazionale dei Giornalisti perché ci consideriamo incompatibili con l'iscrizione all'albo professionale di Vittorio Feltri". Comincia così la lettera aperta scritta da Paolo Borrometi e Sandro Ruotolo al presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna. "Proprio noi, che più di altri, ci battiamo per la difesa dell'articolo 21 della Costituzione, riteniamo gli scritti e il pensiero del direttore Feltri veri e propri crimini contro la dignità del giornalista" scrivono i due giornalisti.
"Le parole di Vittorio Feltri su Andrea Camilleri e le sue opere - aggiungono - hanno rappresentato per noi la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ne va della credibilità di ognuno di noi e della nostra categoria. Adesso basta. O noi o lui. Quel "terrone che ci ha rotto i coglioni" per noi figli del Sud è inaccettabile. Non è in gioco la libertà di pensiero. Sono in gioco i valori della nostra Costituzione. Ogni suo scritto trasuda di razzismo, omofobia, xenofobia".
"Dopo la miseria portano le malattie" (rivolto ovviamente ai migranti), l'ormai tristemente celebre "Bastardi islamici" - ricordano ancora nella lettera - o, uscendo dal seminato delle migrazioni, robaccia come "Più patate, meno mimose" in occasione dell'8 marzo (e le diverse varianti dedicate anche a Virginia Raggi, con il "patata bollente") o "Renzi e Boschi non scopano". Poi gli insulti a noi del sud con il celebre "Comandano i terroni" e infine il penultimo, di qualche mese fa, "vieni avanti Gretina" (dedicato alla visita a Roma di Greta Thunberg)".



"L'idea che Vittorio Feltri offre - sottolineano - è che si possa, impunemente, permettersi questo avvelenamento chirurgico. E non è un problema solo suo. Almeno, non lo è più. A lui non frega niente: il limite, la deontologia, la misura, il buon senso, diremmo perfino la dignità sembrano saltate da tempo. Noi siamo convinti che resti intatta la bellissima frase che recita "Non condivido le tue idee ma darei la vita per permetterti di esprimerle". Continuiamo a batterci contro la censura e gli editti, ma non possiamo accettare tra noi chi istiga all'odio. Ne va della nostra credibilità".
"Condivido le ragioni dei colleghi Borrometi e Ruotolo sul caso Feltri-Camilleri, se l'ordine dei giornalisti fosse un club mi autosospenderei pure io. Ma non lo è e l'istituto dell'autosospensione non esiste, ci si può semmai cancellare, astenendosi dallo svolgere la professione e salvo il diritto d'opinione per poi iscriversi di nuovo quando sono cessate le ragioni di cui alla polemica". Così Carlo Verna, presidente dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti, replica alla lettera aperta di Sandro Ruotolo e Paolo Borrometi.
"Ma l'occasione è opportuna per chiarire il funzionamento in base alla normativa vigente dei consigli di disciplina - aggiunge Verna - totalmente autonomi dopo la cosiddetta legge Severino rispetto all'Ordine e in ogni caso privi di poteri cautelari di sospensione perché per fortuna esiste l'articolo 21 della Costituzione. Per cui Feltri come chiunque altro potrà semmai essere sottoposto al rituale procedimento disciplinare, al termine del quale ci sarà un pronunciamento che tutti dal sottoscritto a Borrometi e Ruotolo dovranno rispettare. Poi naturalmente le leggi si possono cambiare se il Parlamento lo ritiene e in tal senso già il consiglio nazionale ha avanzato proposte di riforma per ciò che attiene ai giornalisti, mentre per quel che riguarda le separate funzioni disciplinari la normativa è la stessa per tutti gli ordini professionali", conclude. Continuano a rimanere stazionarie ma critiche le condizioni di Camilleri, ricoverato in terapia intensiva cardiologica al Santo Spirito di Roma. E' quanto emerge dal bollettino medico di oggi. Il prossimo bollettino sarà diramato dall'ufficio stampa della ASL Roma 1 tra 24 ore.
 
 

Fanpage, 20.6.2019
Viva Andrea Camilleri, marxista impenitente
Andrea Camilleri ha avuto una storia personale lunga e complessa, ha conosciuto il fascismo, il dopoguerra, ha attraversato l’Italia repubblicana e l’ha vista arrivare fino ad oggi. Per quanto successo abbia ottenuto con i suoi libri, non ha mai occupato posizioni di potere. Nondimeno non ha mai lesinato di criticarlo. L’ha fatto persino pochi giorni fa. “Marxista impenitente”, dunque, nel suo caso è un complimento.

Francamente non sono uno di quelli che ritiene ci sia granché da indignarsi per quell'infelice espressione, "rompicoglioni di Montalbano", usata nel suo editoriale da Vittorio Feltri. L'ex direttore di Libero a pensa come la pensa da sempre, scrive quel che gli par da sempre, e anche se non sono d'accordo con nessuna delle cose che dice o scrive (a me Montalbano, nei libri e in tv, sta simpatico), né il linguaggio con cui le dice, ha il diritto di continuare a farlo. Quel che proprio non va giù, invece, sono altre due cose.
La prima: il cinismo con cui Feltri affronta la vicenda umana di Andrea Camilleri. Il fatto che lo scrittore di Porto Empedocle sia un uomo anziano di 93 anni, che abbia avuto una vita piena e ricca di soddisfazioni, non ne rende meno doloroso il possibile distacco. In particolare per i suoi cari, per le persone a cui era legato, e anche per i lettori e per tutti coloro che lo hanno conosciuto solo tramite uno schermo televisivo o in una delle sue interviste. A maggior ragione nelle ore e nei giorni in cui quest'uomo sta lottando per la vita, aggrappato a dei macchinari che potrebbero tenerlo in un limbo che, chiunque abbia vissuto una situazione del genere, rischia di essere un'esperienza logorante e straziante per tante persone.
Dopodiché, c'è un altro aspetto a cui, dal mio punto di vista, bisogna sia data una risposta. La condanna di "marxista impenitente" che penderebbe sulla vita di un uomo e di uno scrittore che, al di là del suo successo (peraltro raggiunto in tarda età), ha scontato sempre sulla sua pelle e in prima persona gli effetti delle sue idee. Andrea Camilleri ha avuto una storia personale lunga e complessa, come tanti, ha conosciuto il fascismo, il dopoguerra, ha attraversato l'Italia repubblicana e l'ha vista crescere (e decrescere) fino ad oggi. Per quanto successo abbia ottenuto con i suoi libri, non ha mai occupato posizioni di potere. Non ha diretto giornali, per dirne una. Il suo successo si deve esclusivamente ai suoi lettori, non a finanziamenti pubblici o a rendite politiche. Nondimeno non ha mai lesinato di confrontarsi col potere e rinunciato a dire la propria, criticandolo. L'ha fatto persino pochi giorni fa, con un femore rotto e il peso degli anni che certamente lo hanno molto provato in questo periodo. Marxista impenitente, dunque, nel caso di Andrea Camilleri – e in quello di tanti, tantissimi altri marxisti impenitenti – è un complimento, non un'offesa.
Massimiliano Virgilio
 
 

Fanpage, 20.6.2019
Gli intellettuali come dovrebbero essere: lettera d’amore ad Andrea Camilleri
Caro Andrea Camilleri, ci hai insegnato a guardare, non necessariamente con gli occhi. Non hai mai fatto un passo indietro, urli “porti aperti”, rimpiangi la vista che ti serviva per guardare le tele e le donne. E ci hai insegnato a non demordere mai dalle nostre idee. Questa è una lettera d’amore per te, come una carezza di parole, che tu possa rimetterti presto perché non vedo l’ora che tu faccia arrabbiare ancora un po’ quelli che non ci piacciono.

Caro Andrea Camilleri, ti voglio bene.
Tu non sai chi sono ed è giusto così, che io conosca te ma tu non sappia il mittente di tutto questo bene.
Faccio un passo indietro.
Sono anni che la parola "intellettuale" viene declassata. Dimenticata, svilita, non capita, bistrattata, aggettivata con insulti come "rompicoglioni", anche se gli intellettuali davvero sono un po' rompicoglioni, per fortuna. Non per maniera ma per sistema. Gli intellettuali devono rompere le uova nel paniere della quotidianità, per costringerci a uscire dal paniere e non essere più solo uova in questo mondo.
La parola "intellettuale" è stata usata come manganello da dare in testa ai dissidenti del pensiero. Se non sei conforme, tacito, accondiscendente, se non dai di gomito al potere e stai fuori dal gregge, sei un "intellettuale". Inteso come uno che non sa stare al posto assegnato, che conosce troppe parole, che nella via del silenzio rappresenta un masso in mezzo alla strada che obbliga le persone a interrogarsi sul cammino. E questo, per certuni, non è tollerabile.
Ti voglio bene, caro Andrea Camilleri, perché tu hai sempre saputo tutto questo e hai sempre fatto come pareva a te.
Le cronache raccontano che ti espulsero dal collegio vescovile perché lanciasti delle uova contro un crocifisso. Che in certi collegi, durante l'epoca fascista delle scuole che tu hai frequentato, le avrebbe lanciate anche Cristo quelle uova; ma in quella situazione avesti coraggio solo tu, e forse il Cristo.
Ti ha sempre infastidito il potere, caro Andrea Camilleri. Lo ha ricordato oggi Massimiliano Virgilio chiamandoti "marxista impenitente". Non sei mai diventato padrone di niente, nella tua vita, ma hai compartecipato a molto.
Ti voglio bene, caro Andrea Camilleri, perché nel 1954 partecipasti a un concorso in RAI e lo vincesti, ma poi non venisti assunto perché, lo raccontavi tu, eri comunista.
Caro Andrea Camilleri, tu non hai mai rinunciato, non hai mai fatto un passo indietro, sei stato nella mischia, per questo oggi le persone per bene ti vogliono bene.
Caro Andrea Camilleri, ci hai insegnato a guardare, non necessariamente con gli occhi, che gli occhi sono un'appendice. Con gli anni hai perso la vista, sei diventato malinconico ma hai acuito gli altri sensi. Lo hai detto tu. E hai detto che "il corpo è meraviglioso" proprio nel momento in cui stavi perdendo la vista. Che non è un controsenso, ma è il senso che ci hai insegnato. E poi il sorriso che ti aggrotta la fronte, quando dici "non vedere più la bellezza femminile, questo mi ha fatto diventare malinconico, e non poter più vedere le tele che ho tanto amato".
A un'età a cui pochi arrivano, tu sei arrivato con la voglia di essere ancora dibattito e parole di riflessione. Non semplice accordo fra le parti ma accordo con gli ultimi, anche quelli dall'altra sponda del mare. Ti ricordo in un video semplice per Fanpage.it, meno di tre minuti girati con un cellulare instabile, la tua voce ferma, le pause che sembravano troppo lunghe ma tutte insieme avevano formato un'accordatura di sentimenti. Dicesti quello che sostieni anche ora: "I porti devono essere aperti a tutti, i porti sono la riva sognata da migliaia di persone. Stiamo entrando in un regime di violenza e di prepotenza. Mi rifiuto di essere un cittadino italiano complice di questa nazista volgarità".
Caro Andrea Camilleri, hai ancora l'osceno vizio di sessanta sigarette al giorno. Lo hai chiamato tu, così. "Osceno vizio, a 93 anni". Ho imparato a memoria la tua intervista ad Andrea Esposito in cui concludevi con una frase che andrebbe tatuata nei nostri lembi di pelle più visibili, a monito per se stessi e per gli altri: "Non demordete mai dalle vostre idee". Tu non l'hai mai fatto, noi ti promettiamo di continuare a provarci.
Ti voglio tanto, tanto bene, carissimo Andrea Camilleri.
Saverio Tommasi
 
 

FortementeIn, 20.6.2019
Camilleri, Feltri, Vauro. Elogio del Silenzio: quando tacere sarebbe meglio

Andrea Camilleri.
Tutti lo conoscono. Tutti sanno chi sia.
Ma per quel qualcuno che forse si è perso un pezzo facciamo un piccolo recap.
Studente incapace di piegarsi alla disciplina, disertore durante lo sbarco degli alleati, debuttò, a sua insaputa, con una poesia e autore, dal 1959 a oggi di oltre 100 libri molti dei quali best seller.
Lunedì 17 giugno, la notizia del suo malore, del suo arresto cardiocircolatorio e del suo ricovero in rianimazione in terapia intensiva a Roma, è rimbalzata come una pallina da flipper su tutti i media, tv, tg, social, quotidiani, anse, chi ne ha più ne metta. Non solo perchè si tratta di un personaggio banalmente pubblico, ma anche e soprattutto perchè si tratta di un “monumento vivente” italiano.
Le condizioni del creatore del «Commissario Montalbano» sono gravi: oltre all’infarto, Camilleri, 93 anni suonati, era reduce, 20 giorni fa, da una caduta in casa a seguito della quale aveva riportato una frattura al femore.
Uno degli ultimi grandi scrittori italiani di quella classe senza precedenti che ha visto il successo tardi.
L’anno scorso, ha ridebuttato come attore a 70 anni di distanza dal suo primo esordio sulla scena, al Teatro Greco di Siracusa dove interpretò «Conversazioni con Tiresia», l’indovino cieco del grande mito greco, dichiarando in un’intervista al Corriere di essere «contento di non vedere più bene perché la platea immensa del Teatro Greco, con tutti quegli occhi che ti guardano, mette davvero paura».
A 93 anni suonati, si stava preparando al debutto, nei panni di Caino, in scena alle Terme di Caracalla il 15 luglio, nell’ambito della programmazione estiva del Teatro dell’Opera di Roma.
Camilleri ha venduto in Italia con Sellerio 25 milioni di copie e con i titoli Mondadori circa 6 milioni di copie. Il Commissario Salvo Montalbano è apparso per la prima volta nel 1994 nel romanzo “La forma dell’acqua” e l’ultimo uscito in questi giorni è “Il cuoco dell’Alcyon” (che ha immediatamente scalato le classifiche posizionandosi al primo posto dei best seller), 27esimo romanzo della serie che è stata tradotta in 31 lingue e diffusa in 28 paesi. La serie evento con protagonista Luca Zingaretti è stata vista complessivamente da circa 1,2 miliardi di telespettatori. Sono stati realizzati 34 tv movie (tratti da 24 romanzi e 20 racconti).
E chapeau.
Potrei andare avanti, ma mi fermo qui.
Mi fermo qui perché io che sono una persona discetamente equilibrata sono capace di darmi un limite e di non superarlo, nel bene e nel male.
C’è chi non lo sa, invece, evidentemente fare a causa di una disfunzione che gli impedisce di esercitare una minima dose di umanità.
“Andrea Camilleri? Non l’ho mai conosciuto, però è chiaro che la sua capacità di applicare criteri matematici ai suoi racconti mi ha sempre sorpreso e ne sono ammirato. Mi dispiace, quando un uomo vecchio muore c’è sempre un certo dolore. Però mi consolerò pensando che Montalbano non mi romperà più i coglioni. Basta, mi ha stancato”.
A dirlo, come sempre senza troppi peli sulla lingua, è Vittorio Feltri ai microfoni de I Lunatici su Rai Radio2, dove ha commentato la notizia. “Poi quando vedo Montalbano mi viene in mente l’altro Zingaretti, che non è il massimo della simpatia – ha proseguito il direttore di Libero, quotidiano a tiratura nazionale -. Questa comunque è una opinione personale e scherzosa, in me Camilleri suscita ammirazione, è un grande scrittore, e bisogna ricordare che la lingua italiana è nata in Sicilia, solo dopo abbiamo adottato quella Toscana. E i siciliani parlano meglio di qualunque altro italiano. E scrivono meglio degli altri italiani”.
Ora, a prescindere dalla lisciata pseudo colta sulla scuola siciliana come genitrice della lingua italiana, e dalla presunzione di personalissima opinione, è mai possibile che nemmeno difronte alla disgrazia, alla malattia e alla morte, si debba necessariamente silenziare la coscienza e prostituirla in virtù del “clickbaiting” politico-social-giornalistico?
E Vauro, il vignettista dichiaratamente “rosso” che usa i problemi di salute di Andrea Camilleri per mettere (ancora una volta) nel mirino il ministro degli Interni, Matteo Salvini?
Ok, è satira.
Ma in nome della satira è tutto concesso?
In un momento di così grande apprensione per la vita stessa dello scrittore siciliano c’è chi riesce a fare dell’ironia mettendo sempre al centro l’avversario politico.
A volte basterebbe fare un po’ di dignitoso silenzio.
Per sembrare più umani.
Almeno in apparenza.
Questa la mia personalissima e democraticissima opinione.
Cristina Canci
 
 

Libero, 20.6.2019
Vittorio Sgarbi al fianco di Vittorio Feltri: "Cosa non capisce chi si indigna per il pezzo su Camilleri"

Li chiama "anime belle" - Sandro Ruotolo e Paolo Borrometi - Vittorio Sgarbi. Loro "si indignano con Vittorio Feltri e si autosospendono (bizzarra formula diversa dalle dimissioni) dall'Ordine nazionale dei giornalisti, ritenendosi incompatibili con l'iscrizione all'albo professionale del direttore di Libero". Colpevole per l'articolo su Andrea Camilleri.
Feltri ha detto, riprende Sgarbi, "Mi dispiace se Camilleri muore. Però mi consolerò pensando che Montalbano non mi romperà più i cog... Basta, mi ha stancato". "Quindi, letteralmente", sottolinea il critico d'arte, "rammarico per le condizioni di salute della persona, insofferenza per Montalbano che è una creatura letteraria, come Harry Potter, come Don Rodrigo, come Jago.
Pare più grave quello che loro due dicono di lui, soprattutto in considerazione del fatto che l'articolo 21 della Costituzione garantisce la libertà di critica, anche severa, adottata da Feltri. «Quel terrone che ci ha rotto i cog... per noi figli del Sud è inaccettabile. Ogni suo scritto trasuda di razzismo, omofobia, xenofobia»".
Peccato che Feltri, continua Sgarbi, "non ha neppure usato la parola «terrone» nei confronti di Camilleri, si è limitato a manifestare antipatia per il personaggio di Montalbano".
 
 

Lectures et plus…, 20.6.2019
Comme je le pense

Un Jeuditalie qui n'en porte pas le nom aujourd'hui mais que je tiens vraiment à partager ici.
Vous n'êtes pas sans savoir, vous qui me suivez régulièrement sur ce blog, que je suis une lectrice assidue de l'oeuvre de l'écrivain italien-sicilien, Andrea Camilleri. Non seulement pour les savoureuses enquêtes de mon cher commissaire Montalbano qu'il nous concocte avec finesse et justesse mais aussi pour ses romans à dominantes historiques, ses essais, ses réflexions, et même les histoires qu'il écrit pour les plus jeunes.
J'ai eu la grande chance de pouvoir le rencontrer à l'Institut Culturel italien à Paris il y a tout juste deux ans et cette rencontre restera à jamais gravée dans ma vie de lectrice.
Depuis lundi, Andrea Camilleri est hospitalisé suite à un arrêt cardiaque. Son état de santé, critique, reste stationnaire et les médecins réservent leur pronostic.
En Italie, cette annonce a provoqué de vifs émois tant le Maestro Camilleri est apprécié. Parmi les nombreux messages de soutien qui lui arrivent, pour lui et sa famille, via les réseaux sociaux entre autres, j'ai noté cet ouvrage que je ne connaissais pas "Come la penso" (Comme je le pense) aussitôt téléchargé sur ma liseuse.
Il s'agit là d'un recueil de pensées, d'anecdotes, de petites nouvelles, ces fameux "racconti" qu'il sait si bien conter avec toute sa verve et son talent naturel, des réflexions suscitées par l'actualité d'alors... Toute une palette de textes qui permet d'apprécier pleinement la pensée de ce grand homme aujourd'hui âgé de 93 ans.
Au moment où je dépose ici ces quelques mots, je ne sais pas si Andrea Camilleri reprendra conscience, ni dans état il sera. Ce dont je suis convaincue par contre, c'est qu'il est l'auteur d'une belle oeuvre littéraire qui mérite amplement sa reconnaissance et qui n'a pas fini de m'accompagner chaque jour...
Martine
 
 

Pezzi da 90, 21.6.2019
Andrea Camilleri, raccontare è vivere
Cliccare qui per ascoltare la puntata

La vita è un'avventura meravigliosa di cui assapora ogni istante, moltiplicando quel piacere per ogni lettore
 
 

Giornale di Sicilia, 21.6.2019
Roma
Camilleri, condizioni "stabili ma critiche". Il prossimo bollettino "solo per variazioni significative"

Le condizioni dello scrittore Andrea Camilleri, ricoverato all’ospedale Santo Spirito di Roma, continuano a rimanere stazionarie ma critiche.
E’ quanto emerge dal bollettino medico di oggi. Il prossimo bollettino medico sarà diramato dalla Asl Roma 1 "solo in caso di variazioni significative".
Lo scrittore si trova ricoverato all'ospedale di Roma dallo scorso lunedì mattina alle 9,15. Tanti, in questi giorni, gli attestati di stima nei confronti di Camilleri e, immancabile, anche qualche polemica.
 
 

ANSA, 21.6.2019
Solstizio d’estate, la Nasa sceglie la spiaggia di Montalbano come foto del giorno
A scattarla l’astrofila siciliana Marcella Giulia Pace


La Nasa ha scelto come foto del giorno del Solstizio d’estate 2019 un collage di tramonti sulla spiaggia di Montalbano, vicino Punta Secca, a Marina di Ragusa. (fonte: Marcella Giulia Pace/ Centro Ibleo Studi Astronomici)

È italiana la foto scelta dalla Nasa per rappresentare il Solstizio d’estate, il giorno più lungo dell’anno. Riconosciuta dall’agenzia spaziale americana come foto astronomica del giorno (Apod), è stata scattata da Marcella Giulia Pace, dell’Unione Astrofili Italiani (Uai).



Rappresenta il Solstizio sul tratto di costa siciliana che comprende anche Punta Secca, dove si trova la casa del commissario Montalbano, il celebre investigatore di ‘Vigata’ nato dalla penna di Andrea Camilleri. “È una grandissima soddisfazione vedere la mia foto pubblicata dalla Nasa. Un risultato che ripaga l’impegno di un anno”, ha commentato emozionata all’ANSA, Marcella Giulia Pace. La foto è, infatti, il risultato di un lungo lavoro, che abbraccia un periodo compreso tra il Solstizio d’inverno a quello d’estate tra il 2018 e il 2019. “L’ho realizzata fotografando il Sole ogni 10 giorni dalla stessa postazione di Gatto Corvino, a Marina di Ragusa, e allo stesso orario per un anno”, ha spiegato Pace. Il risultato è una curva a forma di otto disegnata in cielo dal Sole. “È denominata analemma”, ha chiarito la giovane siciliana. “A me piace pensarla come un pesce che si tuffa nelle acque del Mediterraneo, le stesse in cui fa il bagno il commissario Montalbano”, ha aggiunto. L’ora scelta dalla giovane appassionata di astrofotografia, le 4:45 del pomeriggio, non è casuale. “Corrisponde all’ora del tramonto più anticipato dell’anno, che dalla postazione di scatto cade il 5 dicembre e non nel Solstizio d’inverno. Questo perché - ha spiegato Pace - la Terra descrive un’orbita ellittica attorno al Sole e, in base alla distanza dalla nostra stella, si muove più o meno velocemente”, ha aggiunto. “Ho scelto la postazione di Gatto Corvino, con i suoi caratteristici muretti a secco - ha precisato Pace - perché non ha ostacoli alla vista, e tutto l’orizzonte è libero e perfetto per immortalare il percorso del Sole al tramonto. L’immagine mostra al centro il Sole che tramonta a Ovest all’Equinozio. Nella foto - ha concluso - si vede bene come, passando dal Solstizio d’inverno a quello d’estate, il tramonto si sposti via via verso destra sulla linea dell’orizzonte, da Sud-Ovest verso Nord-Ovest”.
 
 

Blitz quotidiano, 21.6.2019
Camilleri, il segreto del successo è nella lingua, le radici contadine secondo Nicotri

Ora che Andrea Camilleri è in rianimazione da giorni, insultato e deriso sui cosiddetti social che meglio sarebbe definire asocial, ricordo volentieri, mi pare doveroso farlo, ciò che ho pensato e scritto vari anni fa, quando avevo notato che sotto gli ombrelloni in spiaggia sono ancora molto letti i romanzi di Andrea Camilleri, e non solo gli ultimi pubblicati.
Vari anni fa rimasi colpito dallo strepitoso successo de La gita a Tindari: non appena comparve in libreria ne vennero “bruciate” oltre 200 mila copie in poco più di una settimana. E dopo questo blitz, dall’Olimpo dei best seller La gita a Tindari non si mosse per un bel pezzo. Anzi, ci rimase in compagnia di non pochi altri titoli dello stesso autore: un intero blocco di romanzi, per un’occupazione in massa della Hit Parade. Un’abboffata, per quanto incredibile e priva di precedenti, che al tempo de La gita a Tindari era già al suo terzo anno di vita e, a onta dei molti nasi storti, non se ne vedeva la fine.
D’accordo, Camilleri è un buon giallista, un ottimo giallista, e la Sicilia, terra di Sciascia e di Pirandello, è quanto mai adatta ad ambientare suspense di spessore. Ma basta davvero questo a spiegare un successo di tali dimensioni? Forse che altri giallisti, anche più bravi di Camilleri, hanno goduto di un così lungo tappeto rosso di vendite?
In ogni caso, l’autore de La gita a Tindari era un ottimo giallista anche nei molti anni durante i quali, come ama ricordare, gli editori cestinavano in massa i suoi “romanzetti”, inorriditi dal vocabolario arcaico, spesso dialettale, infarcito di meridionalismi. Un vocabolario accidentato, pieno di cocci, di vestigia agresti, di avanzi di archeologia più che di antiquariato preindustriale. Veri e propri rottami in un’epoca di postmodernismi e relative arie fritte, parole spesso incomprensibili disseminate come pietre in una terra non ancora arata.
Prendiamo per esempio la prima pagina de Il cane di terracotta (Sellerio, 1996), anch’esso vendutissimo. Ci imbattiamo in non pochi termini di significato oscuro, non sempre intuibile: smèusa, incaniato, stizzichi, ciriveddro, bannèra, intìfico pinsèro, gana, a patrasso, arriniscì.
La prima pagina de Il birraio di Preston (Sellerio, 1995), a mio modesto avviso un capolavoro vero, anche di intarsi, regala al lettore sorprese come scantusa, decino, truniata, scatasciante, trimoliare, arrisbigliò, picciliddro, d’incascio, vagnaticcio, timbulata, si susì, il retré. Più avanti, le pagine, per me meravigliose, di Concetta e Gaspàno, con il fantastico dialogo a gesti in chiesa, afferrano alla gola, ma i sentimenti devono farsi largo inciampando tra soro, squetò, trasuta, cilestrino, quadiò, stinnicchiata, muschittera, darrè la tarlantana, acchianava, ascutato, scantata.
Mi è venuto un dubbio, che con gli anni è diventato certezza ed è molto piaciuto, fino quasi a commuoverlo, allo stesso Camilleri: e se il suo maxisuccesso fosse la vendetta dell’anima vera, profonda e incomprimibile della lingua italiana? La vendetta e la rivincita della sua anima arcaica, agreste, contadina, stufa di essere calpestata sull’altare del modernismo stupido e servilmente anglofilo. Ovvero: e se si fosse ribellato il grumo centrale, addirittura strapaesano e un po’ burino, il grumo ancestrale ereditato di sana pianta dal latino, che tuttora scorre nel sangue della lingua italiana e batte nel suo cuore? Definire il latino «langue de paysans», come osò fare nel 1925 il latinista francese Jacques Marouzeau, provocò gli strali del Giacomo Devoto della Storia della lingua di Roma.
Una dozzina di anni fa ho pubblicato queste mie considerazioni su La Rivista dei Libri. Piacquero talmente a Camilleri che disse di “essere stato molto contento di leggere in questi ultimi tempi tra gli interventi sul linguaggio mio”, uno di un giornalista che si chiama Nicotri, il quale elabora una teoria devo dire per me molto suggestiva, e che quasi mi commuove, cioè a dire che uno dei fattori del successo è il recupero di una lingua italiana praticamente contadina, come passò dal latino e divenne volgare ma proprio con termini contadini, terreni, e che forse, di fronte a questa previsione che abbiamo di perdite di identità varie (che poi bisognerà vedere se è un rischio) noi italiani ci aggrappiamo a quest’ultimo calore di questa lingua”.
L’origine “paesana” della lingua latina, non più originale e nobile dell’osco o del sannita, è un dato di fatto. Ed è un dato di fatto l’origine altrettanto paesana dell’italiano, più di altri eredi figlio del latino. Può persino essere divertente, in un Paese dominato dalla morale e dalla Chiesa cattolica, ricordare come Marouzeau indicasse che la usatissima parola peccare in latino altro non era se non lo scalciare del cavallo. Ci si immolerebbe forse meno se si sapesse che immolare viene da quella “salsa mola” con la quale i romani aspergevano gli animali prima di sacrificarli agli dèi.
Vasco Rossi invoca una vita esagerata, senza immaginare che l’aggettivo non vuol dire altro che “fuori dal campo coltivato”. Così come egregio significa “fuori dal gregge”. E a proposito di greggi, peculiare, pecunia (oggi apprezzata più che mai!) e peculato (così di moda…) sono tutti vocaboli provenienti dall’umile “pecus”, vale a dire pecora. In un’epoca di giustizialismo vero o presunto non è male ricordare, a scanso di equivoci, che giustizia, giureconsulto e giuramento vengono dal giogo, quello dei buoi.
Il sereno come il sazio vengono da “serere”, cioè da seminare. Maturare, che si tratti di una decisione o di un carattere, viene chiaramente dalla frutta e dalle messi. Idem per acerbo ed esacerbare. Imbecille voleva dire “privo di appoggio”, così come stimolare e pungolare vengono dall’incitare gli animali con bastoni acuminati. Decidere, verbo caro ai decisionisti, non significa altro che tagliar rami, così come la buona e la cattiva reputazione, le imputazioni degli imputati e le amputazioni vengono tutte dal potare vigne e alberi da frutta.
Notizia che non farà piacere all’ex ministro e ed sindaco di Milano Letizia Moratti, la parola letizia viene dal “laetamen” dei campi e la parola cultura viene dal coltivarli, così come il verso, anche quello della poesia, l’avversario e il delirare nascono dai solchi e confini d’acqua dei campi coltivati. Il vivere viene dalla vite, quella con i cui grappoli facciamo da millenni il vino.
C’è a dire il vero anche un vocabolo che disturba assai perché mostra come la parola che indica l’attitudine e l’attività più elevata del genere umano, quella che ci distingue dagli animali, ha una origine e un significato francamente mortificanti. Mi riferisco al verbo pensare. Che infatti viene dal pensum, che altro non era se non la quantità giornaliera di lana che le schiave romane dovevano filare ogni giorno per poi – appunto – appenderla agli appositi ganci. Tant’è che in definitiva pensare e pesare si possono considerare etimologocamente come la stessa parola, cosa che riscontriamo quotidianamente in alcune espressioni italiane e dialettali, da “gravato da pensieri”, con gravare che significa pesare, tant’è che un grave altro non è se non un peso, al modo di dire partenopeo – rozzo ma efficace – “il c…. non vuole pensieri”, perché questi gli sono di peso. E in effetti se sul “coso” ci appendiamo dei pesi ecco che è tirato verso il basso anziché tirare verso l’alto…
Si potrebbe continuare a lungo. Come si vede, sono tante le parole della lingua italiana che incorporano e risuonano significati più premoderni e campagnoli del previsto. Con buona pace anche del Manzoni e delle risciacquature in Arno. Come dice Umberto Eco: stat rosa pristina…
Si dirà che tutte le lingue antiche hanno inevitabilmente un forte bagaglio “paesano”. Ma non è vero: il greco, il sanscrito, il vedico, lo stesso indoeuropeo e la sua variante indoiraniana hanno un vocabolario che denota origini ben più aristocratiche.
La mia ipotesi, tuttavia, qualche riscontro almeno cronologico lo ha. È infatti curioso come, in definitiva, stando al calendario, il successo di Camilleri sia arrivato quando il Bel Paese “entrava in Europa”, con la camicia stretta, se non di forza, di Maastricht. Ed è parimenti curioso come tale successo sia poi montato man mano che aumentava la dose di modernità varie (Internet, moda e pubblicità in testa) a base di terminologie e/o scopiazzature anglosassoni. Per diventare infine un successo ancor più strepitoso quando il diluvio anglofilo ed esterofilo (purché non si tratti di immigrati, per carità) vomitato dai mass media è diventato universale, irrefrenabile, un vero e proprio sport, o delirio, nazionale: la New Economy e il “Padania day”, lo “I care” scopiazzato dal popolo veltroniano e il “Security day” di quello berlusconiano, il “Crime day” della Confesercenti, gli spot pubblicitari esclusivamente in inglese. Chissà perché lo stesso governo si sente in dovere di utilizzare il termine Spending Review anziché Revisione della Spesa. E del resto il capo del governo lo chiamiamo premier anziché primo ministro e i suoi vice li chiamiamo vice premier anziché vice primo ministro. A quando l’utilizzo di parole inglesi per sostituire anche le parole parlamento, camera, senato, Repubblica, presidente della Repubblica, Italia, polizia, forze armate, ecc.?
Infine, a mo’ di fuochi d’artificio finali, l’imperversare di conduttrici, presentatrici, vallette e ospiti più o meno fisse, ormai su qualunque canale, a dozzine, onnipresenti e onniscienti, tutte buone, tutte brave purché non italiane. Purché parlino “esotico”, storpino cioè la lingua italiana e la riducano a optional in tutti i modi possibili e immaginabili.
Concludo: probabilmente Camilleri ha grande successo perché utilizza una lingua, tutta sua, quanto mai adatta a pescare bene e a fondo nelle memorie più o meno inconsce della lingua italiana minacciate dal diluvio anglo-moderno. La stessa attività del pensare è resa possibile solo ed esclusivamente dalla lingua parlata: quando pensiamo, infatti, pensiamo tramite vocaboli, tramite parole e modi di dire. Inevitabilmente, quindi, anche tramite i loro contenuti sedimentati, che in qualche modo agiscono in noi come rumore di fondo. Gli innumerevoli termini arcaico-dialettali del “camillerese”, da meridionale premoderno, sconfitto e superato dalla Storia, sono il pendant ideale nei confronti di modernità e postmodernità minacciose, incalzanti, nordiche in quanto “anglo”, imposte, vincenti e/o supponenti. Il linguaggio di Camilleri inoltre ci aiuta a ricordare meglio quando, appena una cinquantina di anni fa, eravamo ancora un popolo di emigranti, con le pezze al sedere. Si vede che il benessere e la modernità non hanno cancellato in tutti la memoria. La memoria e un pizzico di nostalgia: se non altro la umana, inevitabile nostalgia del “bel tempo che fu”, l’amarcord. Il vocabolario camillerese pizzica ancora in molti quelle corde…
Si dice che la lingua italiana diventerà, nel vasto mondo, una faccenda priva di importanza e di futuro. Sono cose che succedono, nella Storia. Ma se siamo o saremo in vista degli ultimi fuochi, il successo di Camilleri credo ci dica che molta gente ne vuole e ne vorrà vedere ancora a lungo le fiamme, le faville, il fumo, i tizzoni. E sentirne il calore.
Tutto qui. Ma vi pare poco?
Pino Nicotri
 
 

Meteo Web, 21.6.2019
“Maestro Camilleri, un suo ammiratore sono! Ci vorrei scrivere una littra, come se fossi davanti a vossia pirsonalmente di pirsona”: la lettera di un fan diventa virale sul web
Camilleri, la lettera di Gaspare Scimò è diventata virale su facebook: un testo travolgente per tutti gli appassionati del commissario Montalbano

Una lettera bellissima, travolgente, diventata subito virale su facebook dove ha avuto oltre mezzo milione di lettori in poco più di due giorni: sono le parole di Gaspare Scimò, fan del noto scrittore siciliano in lotta tra la vita e la morte dopo l’arresto cardiaco che l’ha colpito lunedì 17 giugno.
“Maestro Camilleri, un suo ammiratore sono! Ci vorrei scrivere una littra, come se fossi davanti a vossia pirsonalmente di pirsona. Mi scussasse che parlo con palore semplici, ma io saccio scrivere così come Catarella è buono a fare il lavoro dello sbirro.
Parola d’onore, maestro, mi creda, io mi sono fatto persuaso di una cosa, e cioè che vossia abbia troppa prescia di andarsi a stabilire a #Vigàta. Qua siamo tutti completamente e sinceramente strammati. Scantati morti! E macari il commissario strammò quando seppe dall’ispettore Fazio, che gli cuntò per filo e per segno la quistione che la riguarda.
Il commissario si susì e disse che questa faccenda che vossia si è messo in testa non ha né capo e né coda. Ha detto pure che se si mette a fare scherzi, in prìmisi ordina la chiusura di tutti i tabacchi di Montelusa, e poi, in secùndis, dice che per ora non c’ha gana di andarsene in pensione, macàri perché sarebbe costretto ad andare a vivere con Livia. E considerando che a fare a Livia ci hanno messo alla Bergamaschi, lui piuttosto si marita con Adelina, che almeno, quando mangia, la cristiana lo fa arricriari.
Maestro, macari i Sinagra e i Cuffaro hanno smesso di combattere per il controllo della provincia come hanno saputo delle sue condizioni, e hanno promesso che se vossia si riprende loro si appresentano subito subito al commissariato per farsi ammanittare e spedire in càrzaro.
Il più incazzato di tutti è il dottor Pasquano, omo difficile di carattere, lo sa bene. Il dottor Pasquano dice che vossia, così, non gli sta dando nemmeno il tempo di riposarsi tanticchia, e che a quando a quando non c’ha più Montalbano a rompergli i cabbasisi, ci si mette vossia.
Il giovane Montalbano, non glielo dico nemmeno maestro, è nivuru. Avvampò di raggia. Sostiene che l’altro Montalbano sia il più famoso tra i due. Dice che se non si mette a scrivere ancora qualcosa per lui, per metterlo a paro, qua finisce a schifio.
E macàri Mimì Augello ha una richiesta, si accontenterebbe di una scopatina, anche a mordi e fuggi, con quel pezzo di fimmina di Ingrid, visto che il commissario si è sempre catafottuto tutte le occasioni che vossia gli ha concesso.
Enzo della trattoria, poi, non si arrinisci a capacitarsi all’idea di una tale disgrazia, proprio ora che l’attività gli andava bene vossia lo vuole rovinare.
Maestro, resti ancora con noi, e le giuriamo che la finiamo una volta e per sempre di amminchiarci con la disputa sul termine arancina-arancino: li chiameremo arancini in suo onore, e non se ne parla più.
Maestro #Camilleri, grazie a lei la palora babbiare trasì pari pari nel dizionario della lingua italiana, quindi veda di finirla con ‘sto babbio e torni presto tra noi, che tanto prescia di aprire la sua cassaforte per accanoscere che fine fa #Montalbano non ne ha nessuno“.
Peppe Caridi
 
 

ilNapolista, 21.6.2019
Dialogo tra Montalbano e Catarella su Vittorio Feltri
“Non preoccuparti Catarè: è lo sciroccu. Forse gli firriava la capa. Se tene autera cosa da dirci arritorna”
[Altri "dialoghi" tra Montalbano e vari interlocutori sul sito ilNapolista, NdCFC]

Catarella (al telefono con Montalbano)
“Commissario è lei di persona personalmente?”.
Montalbano: “Dimmi Catarella?”.
C: “Vinne in Commissariato tali Feltro Vittori che chiedeva di voi… “.
M: “Ah, bene lo fa(s)cisti accomodare?”.
C: “Io subito lo fici, dutturi, ma isso ha un caratteri mallitto”.
M: “Ma se torno lo trovo lì che mi aspetta?”.
C: “Nonsi dutturi, disse che doviva riturnare al Nordi”.
M: “Ah, certo. Allora sarà per una prossima volta. Ma ti contó cosa vuliva?”.
C: “Nonsi dutturi, dissi sulo che era stufo dei miridionali e che addesideriava L’AUTONOMIA”.
M: “Beh, certo. E noi l’autonomia gliela diamo, Catarè”.
C: “Vidiste com’era camurrioso, cummissariu: credeva d’esseri il padruni d’Italie”.
M: “Non preoccuparti Catarè: è lo sciroccu. Forse gli firriava la capa. Se tene autera cosa da dirci arritorna”.
Vincenzo Aiello
 
 

Napoli Village, 21.6.2019
Da Napoli parte la protesta contro Feltri dopo gli insulti a Camilleri

Napoli – “Le parole di Feltri su Camilleri sono un atto di vigliaccheria e di profonda cattiveria.
Tra l’altro sono fuori luogo i continui riferimenti al concetto di ‘terrone’. Senza tenere conto che Feltri, in base ad una ricostruzione stravagante, parte dall’ipotesi del trapasso di Camilleri per arrivare ad attaccare il segretario del Pd Zingaretti in quanto fratello dell’attore che interpreta il commissario Montalbano nella serie della Rai”.
Lo ha affermato lo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni nel corso della puntata di venerdì de “La Radiazza”, commentando con il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli e il conduttore Gianni Simioli l’editoriale di Vittorio Feltri su Libero in cui il direttore del quotidiano scriveva che, qualora Camilleri morisse, “con la sua morte non vedremo più in televisione Montalbano, un terrone che ci ha rotto i coglioni”. “Non si può tacere davanti a questa vergogna. Non possiamo accettare – sostengono Borrelli e Simioli – che un grande scrittore in grave stato di salute sia trattato in questo modo. Siamo felici che ci sia un mondo culturale della cultura pronto a fare blocco contro una vergogna del genere.
Le parole di De Giovanni sono sacrosante e ci trovano d’accordo. Siamo in un’epoca in cui si sono persi la lealtà e il rispetto umano tra persone con idee diverse. Oramai vale tutto. Troviamo triste, tra l’altro, che Feltri e il suo giornale proseguano con dichiarazioni offensive e iperboliche nei confronti del sud e dei suoi esponenti per ritagliarsi un minimo di visibilità. Di Feltri e di Libero, oramai, sentiamo parlare solamente per i titoli antimeridionali o contro gli immigrati.
Tolto questo modo vergognoso di fare giornalismo non resta nulla da ricordare. Sarebbe il caso che si desse una regolata, rispettando in primis il suo lavoro e in secondo luogo sé stesso. Non è il caso, alla sua età, di trascendere in questo modo per far parlare di sé”.
 
 

Il Giornale, 21.6.2019
Lo strabismo dei soliti soloni

Due anime belle, Sandro Ruotolo e Paolo Borrometi, si indignano con Vittorio Feltri e si autosospendono (bizzarra formula diversa dalle dimissioni) dall'Ordine nazionale dei giornalisti, ritenendosi incompatibili con l'iscrizione all'albo professionale del direttore di Libero.
Cosa ha fatto questa volta? Ha espresso in modo brutale un suo malumore, più letterario che umano, attraverso la formula della stroncatura. Un genere letterario, spesso feroce, che si manifesta in epigrammi, e in battute lampeggianti nelle quali erano specialisti grandi giornalisti e scrittori come Karl Kraus, Leo Longanesi, Ennio Flaiano, Franco Fortini. Giuseppe Baretti aveva creato il personaggio di Aristarco Scannabue per la rivista Frusta letteraria. Roberto Longhi, del grande scultore Antonio Canova, aveva scritto: «Lo scultore nato morto il cui cuore è ai Frari, la cui mano è all'Accademia e il resto non so dove». Cacciamo anche questi impertinenti? D'altra parte, nella circostanza, Feltri è stato prudente e misurato. Ha detto: «Mi dispiace se Camilleri muore. Però mi consolerò pensando che Montalbano non mi romperà più i cog... Basta, mi ha stancato». Quindi, letteralmente, rammarico per le condizioni di salute della persona, insofferenza per Montalbano che è una creatura letteraria, come Harry Potter, come Don Rodrigo, come Jago.
Pare più grave quello che loro due dicono di lui, soprattutto in considerazione del fatto che l'articolo 21 della Costituzione garantisce la libertà di critica, anche severa, adottata da Feltri. «Quel terrone che ci ha rotto i cog... per noi figli del Sud è inaccettabile. Ogni suo scritto trasuda di razzismo, omofobia, xenofobia». Ma Feltri non ha neppure usato la parola «terrone» nei confronti di Camilleri, si è limitato a manifestare antipatia per il personaggio di Montalbano.
Ricordate il più corto epigramma del mondo, contra personam? È di Franco Fortini: «A Carlo Bo. No». L'effetto teatrale e il colpo di scena sono essenziali alla battuta, spesso «assassina». Ma evidentemente, nei loro santuari, Ruotolo e Borrometi non considerano giornalista quel Tomaso Montanari che ha infierito, appena morto, su Zeffirelli e manifestando odio e rabbia anche per la Fallaci. Ieri ha rincarato: «Sono figure che affondano nel fango». E, dopo avere così affettuosamente trattato due illustri morti che hanno onorato e onorano l'Italia, aggiunge: «Credo sia Salvini a infangare questo Paese». Mi sembrano affermazioni più gravi di quelle di Feltri su Montalbano. E che, nella loro indignazione, Borrometi e Ruotolo siano un po' strabici.
Vittorio Sgarbi
 
 

Rai Italia, 21.6.2019
I programmi di Rai Italia
Montalbano | Il gioco delle tre carte
Regia: Alberto Sironi
Con: Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo

Un uomo viene ritrovato morto sul ciglio di una strada: si tratta di Girolamo Cascio, noto costruttore edile di Vigata. Sembrerebbe la solita vicenda del pirata della strada che investe il pedone e non si ferma a soccorrerlo, però Montalbano ha dei dubbi confermati dall’unico amico del Cascio, uomo misantropo e scostante, e da certe stranezze che il commissario riscontra nella dinamica dell’incidente. Si indaga quindi fra i probabili nemici della vittima per scoprire chi poteva volerlo morto. Come Rocco Pennisi, appena uscito di prigione dopo aver scontato vent’anni per l’omicidio di Giacomo Alletto, suo amico e socio in una ditta di costruzioni.
 
 

La Sicilia, 21.6.2019
Costanza DiQuattro e la sua casa di Montalbano. Presentazione del suo primo libro. Questa domenica 23 giugno a Punta Secca

E’ una casa ormai conosciuta da milioni e milioni di persone in tutto il mondo. Ma quella casa ha ancora tanti segreti che custodisce. Ma soprattutto tanti, tantissimi ricordi, tutti contenuti nella mente e nel cuore dell’autrice. La casa è quella nota, anzi notissima, della fiction del “Il commissario Montalbano”, e l’autrice del libro che raccoglie aneddoti, sensazioni e ricordi, è Costanza DiQuattro, nipote del proprietario di casa.
Il libro “La mia casa di Montalbano” (edizioni Baldini – Castoldi) è uscito questo venerdì 21 giugno e sarà presentato per la prima volta questa domenica 23 giugno alle ore 19 nella piazzetta di Punta Secca. Costanza DiQuattro illustrerà, alla presenza di due ospiti d’eccezione come Moni Ovadia e Mario Incudine, e sollecitata dalle domande di Salvatore Cannata, “la storia da romanzo della villa di Puntasecca da Bufalino a Camilleri”, come spiega il sottotitolo. Lo scenario è quello della Sicilia dei primi anni Novanta e della casa sul mare. La terrazza brulica di avventori accaldati, brocche di caffè freddo e aranciata presidiano la tavola, e i bambini seminano la sabbia sul pavimento.
Tra loro, anche l’autrice, Costanza, che a tinte lievi e imbevute d’infanzia ripercorre nel libro la vita dentro e fuori le stanze della casa di villeggiatura di famiglia, prima che quelle facessero spazio al set televisivo ispirato ai romanzi più amati di Andrea Camilleri. In un valzer di ricordi, tra ospiti illustri, le corse ai ricci di mare e il confine impaziente tra l’inverno e l’estate, “La mia casa di Montalbano” regala personaggi insieme unici e veri: a cominciare dal nonno, chino sul pianoforte o in un baciamano, e dalla nonna, con la sua grazia decisa e i prendisole fiorati. Eppure, tutto non può che cambiare quando Punta Secca rinasce nella fittizia Vigata, il vecchio soggiorno in una camera da letto, e l’uomo di casa in un commissario di polizia: Salvo Montalbano.
Una biografia corale e agrodolce che restituisce rughe, vita e passato a una casa che «prima era mia e poi di tutti» e ormai entrata, per rimanervi, nell’immaginario collettivo nazionale. “Fu un attimo – racconta nel libro l’autrice – La porta si chiuse alle mie spalle e io ebbi la sensazione che nessuno l’avrebbe aperta mai più. Per molto tempo il ricordo di quella casa rimase sopito e a tratti lacerante. Ci vollero molti anni prima che riuscissi a comprendere che stavo semplicemente condividendo con il mondo il mio posto felice”.
La giovane autrice è molto nota in provincia di Ragusa essendo, insieme alla sorella Vicky e all’amica Clorinda Arezzo, una valente operatrice culturale. Laureata in Lettere moderne all’Università di Catania, dal 2008 si occupa attivamente della direzione artistica del Teatro Donnafugata, teatro di famiglia restituito alla fruizione del pubblico dopo sei anni di restauri.
Michele Barbagallo
 
 

Giornale di Sicilia, 22.6.2019
Dal 7 luglio
Strada degli Scrittori ad Agrigento, al via la terza edizione nel segno di Camilleri e Sebastiano Tusa

Al via la terza edizione del "Master della Strada degli Scrittori", quest’anno per la prima volta ad Agrigento, ma realizzato sempre con il coordinamento scientifico del direttore generale di Treccani Massimo Bray e del direttore dell’associazione "Strada degli Scrittori" Felice Cavallaro.
In coincidenza con i trent'anni dalla scomparsa di Leonardo Sciascia, come omaggio alla testimonianza dello scrittore di Racalmuto, il tema scelto da Strada degli Scrittori e Treccani Cultura è "le parole dell’impegno civile".
"Con l’augurio che Andrea Camilleri possa continuare a dare l’insostituibile sostegno espresso sin dagli esordi - spiegano gli organizzatori - come straordinario sostenitore della Strada degli Scrittori, si comincia il 7 luglio al Palacongressi di Agrigento: una settimana di lezioni, di laboratori, di escursioni e incontri realizzati fino al 14 luglio con docenti di primo piano. Il primo, l’8 luglio, sarà dedicato al tema 'Miti e pietre del Mediterraneo".
Insieme a una delle più grandi studiose del mondo greco e romano, Eva Cantarella, Vittorio Sgarbi e altre personalità, ricorderanno la figura e le opere di Sebastiano Tusa, l’assessore alla Cultura scomparso in Etiopia, vittima del disastro areo del 10 marzo.
 
 

L'Espresso, 23.6.2019
La parola
maestro

Suo malgrado, perché l'appellativo non gli piace. La prima volta che me lo trovai davanti, col senso di vaga ansia che viene dalla consapevolezza rara di un momento unico, disse: ma quale Maestro, io Andrea mi chiamo. E invece Maestro, sì, e nessuno come lui, perché le parole sono importanti, le parole sono pietre, come diceva Carlo Levi e come noi, che con le parole ci arrabattiamo, sappiamo bene. Maestro come da dizionario, in tutte le definizioni.
Maestro è chi insegna perché conosce i fondamenti, e lo sanno tutti quelli che a bocca aperta hanno seguito quella voce roca e antica per i vicoli dell'arte drammatica, capendo che il regista è a servizio del testo, l'interprete del sentimento.
Maestro è chi è molto abile in qualcosa e diventa un modello; lo sanno tutti quelli che sono rimasti folgorati da quella lingua strana e calda, presa dalla strada eppure inventata, magicamente comprensibile a ogni latitudine perché fatta di suoni e di sogni.
Maestro è chi dirige un'orchestra. Lo sanno tutti quelli che restano sospesi tra una storia e l'altra, seduti in un'immaginaria platea a vederlo muovere i fili e i sentimenti di Salvo e Mimì, di Fazio e Catarella, di Adelina e Ingrid come fossero oboe e violino, fagotto e arpa, frammenti di un unico quadro fatto di colori e luci.
Maestro è chi dirige un'organizzazione.
La società segreta degli innamorati di quel pianeta, degli ospiti di un mondo intero, completo in ogni parte, frutto della mente di uno solo. L'incanto immortale di una serie di finestre aperte su un panorama unico, e la benedizione di poterne fare parte semplicemente tenendo in mano un libro.
Maestro è chi coordina il lavoro di molte persone. Chiudete gli occhi, e guardate con la mente tutte le facce e le parole, i luoghi e il mare, le epoche e le emozioni che hanno seguito e seguiranno il pifferaio che li ha creati di cuore in cuore, in ogni tempo.
Maestro è chi è capo di una scuola. Il faro nella nebbia, l'oracolo di ognuno di noi, che proviamo goffamente a inventare mondi, artigiani al cospetto di un Artista immenso. Lui, che ha reso la letteratura di nuovo popolare, riuscendo in un'impresa che sembrava impossibile: portare in libreria centinaia di migliaia di lettori che non sapevano di esserlo.
Maestro, sì. Anche se non gli piace.
Maestro per sempre.
Maurizio De Giovanni
 
 

Quotidiano del Sud, 232.6.2019
Dal 7 luglio
Speciale Mimì, il grillo Ernesto: genesi di un maestro
Una riflessione dedicata ad Andrea Camilleri

All’Auditorium di Roma, durante un’intervista, Camilleri aveva confidato al pubblico il suo più grande sogno.
«Si apre il soffitto» aveva detto, e tutti avevano guardato su. «Si sporge una mano e si sente una voce che dice “Permette, mister? Sono William Shakespeare. Sa che il suo Montalbano mi piace proprio!”».
Ascoltandolo, eri pronto a scommettere che avrebbero avuto qualcosa da dirsi quei due, che quell’inglese e quel siciliano avrebbero trovato una lingua mischiata per intendersi e continuare a raccontarsi e a raccontare storie.
Adesso il soffitto si è aperto e Camilleri sembra dire: aspetta, non ancora, un’ultima sigaretta.
Questo numero di Mimì è dedicato a lui. Che vi piaccia o no, quando ne parlate, state parlando di un maestro, anche se a lui irritava essere chiamato così.
Senza Camilleri, siamo tutti più scoperti. Ci sarà un momento in cui avremo bisogno di una sua battuta, del suo spirito di osservazione, del suo infinito serbatoio di esperienze, ci chiederemo «Cosa avrebbe detto Camilleri?», e tenteremo di immaginarlo, con la certezza che lui, comunque, l’avrebbe pensato e detto meglio.
Già in questi giorni ce lo chiediamo: cosa avrebbe detto Camilleri dell’odio, poco a confronto dell’affetto, che gli sta orbitando attorno?
Camilleri resta in silenzio e forse è questa l’ennesima lezione che ci sta dando.
Una società che non ha rispetto per la morte, non ha rispetto per la vita e viceversa.
Se c’è una cosa che Camilleri ci ha insegnato è che il linguaggio non è fatto soltanto di parole giuste, ma di pause giuste e della giusta lentezza che accompagna il pensiero alla parola. Invece abitiamo in un’epoca in cui sembra che per esistere sia necessario parlare in fretta, a voce alta e provocatoriamente.
«Se ho avuto aperta la fantasia e sono diventato scrittore, lo devo a mia nonna Elvira» ha raccontato in un’intervista. Nonna Elvira parlava agli oggetti, alle piante e agli animali, inventandone nomi e storie. Un giorno la nonna lo chiamò con il nomignolo con cui era solita chiamarlo. «Nenè, vedi quel grillo? Si chiama Ernesto. Ti dovresti presentare a lui». Quel giorno nonna Elvira fece un passaggio di testimone e lo stimolò al racconto.
Tutto iniziò da quel grillo.
Ciò che sua nonna fece con lui, quel bambino, ormai novantatreenne, l’ha fatto a sua volta con la propria pronipote Matilda. Considerando che non avrebbe avuto il tempo di farsi conoscere da lei, le ha scritto una lunga lettera nella quale si racconta direttamente. “Lettera a Matilda” termina con «Ora dimmi di te». Non esiste parola vera senza ascolto.
Oggi il nostro pensiero va al maestro, allo scrittore, all’uomo, a quel bambino che un giorno si presentò a un grillo.
Grazie, Nenè.
Giulia Carcasi
 
 

La Repubblica, 24.6.2019
Vincenzo Mollica: "Quella volta che Fellini raccontò a Schulz del suo Snoopy di Fregene"
Il giornalista premiato al Cinema ritrovato di Bologna per la sua carriera. A gennaio andrà in pensione ma non prima di aver festeggiato il centenario dell'amico Federico

[...]
Andrea Camilleri è stata una delle persone che più di tutte nell’ultimo periodo l’ha spinta ad andare avanti, cosa direbbe ora lei a lui?
"Forza. Mi sento di dire solo questo e grazie per tutto quello che mi ha dato e insegnato, semplicemente intervistandolo".
Giulia Echites
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 25.6.2019
Lo scrittore ricoverato "Condizioni stazionarie ma critiche"

Ancora nessuna novità: a una settimana dal ricovero in codice rosso all'ospedale Santo Spirito di Roma per un arresto cardiaco, le condizioni di Andrea Camilleri rimangono «stazionarie ma critiche». In questi giorni i bollettini medici hanno ribadito un fatto incontrovertibile: lo scrittore più amato dagli italiani ha una fibra molto forte e questo sta consentendo ai medici di proseguire come stabilito l'iter diagnostico-terapeutico, al fine di supportare e stabilizzare la funzione degli organi vitali. Ma il quadro generale rimane molto serio e la prognosi è ancora, al momento, riservata. Dal Santo Spirito fanno sapere che verranno diramate nuove comunicazioni riguardo all'illustre paziente nel caso in cui dovessero manifestarsi "variazioni significative". Gli ammiratori di Camilleri intanto non mollano: fioccano sul web messaggi di incoraggiamento, una specie di catena di sant'Antonio di auguri, esortazioni, speranze mai paghe. Per non dire della mobilitazione generale innescata dalle infelici e urticanti esternazioni di Vittorio Feltri sul commissario Montalbano. L'intero stivale infatti è stato percorso, dalle Alpi fino a Lampedusa, da un'unica esclamazione, forte dell'inequivocabile prolessi: «Terrone sono!»
s.f.
 
 

SicilyMag, 25.6.2019
Lo scrittore empedoclino, al quale auguro di guarire al più presto e “cataminarisi” per regalarci nuovi romanzi, non può accorgersi del liquame telematico irrorato in questi giorni dai suoi nemici. Chissà se si limiterebbe a sorriderne, così come sorrideva delle aspre critiche tributategli da critici e scrittori nel corso della sua prodigiosa attività
A Camilleri gli odiatori seriali non perdonano il successo

Trent’anni fa Leonardo Sciascia, mentre lottava col morbo che l’aveva invaso, per di più dovette subire un subisso di polemiche e insulti da parte di un’armata Brancaleone di scrittorucoli invidiosi e cretini, di furbi “professionisti dell’antimafia”. I quali, ora, recitano giaculatorie in memoria, ma allora gli avvelenarono quegli ultimi scampoli di vita.
Andrea Camilleri, al quale auguro di guarire al più presto e “cataminarisi” per regalarci nuovi romanzi, per fortuna non può accorgersi del liquame telematico irrorato in questi giorni dai suoi nemici. Nemici piccoli piccoli, odiatori seriali, mosconi da letame.
Chissà se si limiterebbe a sorriderne, dal fondo della sua serena cecità da veggente, così come sorrideva delle aspre critiche tributategli da critici e scrittori nel corso della sua prodigiosa attività. Prodigiosa davvero: un centinaio di romanzi, prodotti a un ritmo che ha eguali solo in Simenon. Ma a differenza dello scrittore belga da lui amato (e si ricordi il bel Maigret televisivo da lui prodotto e curato), Camilleri ha scritto tanto nel ristretto spazio d’un quarto di secolo. Quando lo conobbi, a casa dell’indimenticabile attrice e carissima amica Mariella Lo Giudice, Andrea era già anziano ma non era ancora scrittore, era a Catania per il suo mestiere di regista, e nell’arco d’una cena era capace di bere un’intera bottiglia di whisky.
Poi la rinascita, come ora ci auguriamo torni ad accadere. E dalle penombre dietro le quinte della ribalta teatrale, balzò rinverginato e aitante lo scrittore: fu il delizioso “Birraio di Preston”, che a Siracusa insignimmo del premio Vittorini e che con “La concessione del telefono”, “Il re di Girgenti”, “La presa di Macallè” resta uno dei suoi capolavori (per non dire del bellissimo, struggente “Parla, ti ascolto”, mai entrato in commercio e regalato in segreto a qualche centinaio d’amici).
E fu il successo, che ai suoi denigratori diede molto fastidio. Eh già, perché la buona letteratura dev’essere per costoro ostica e impopolare, vendere poco, non sfiorare generi di largo consumo come il “giallo” e magari proseguire il piagnisteo per la perdita della casa del nespolo e il naufragio della Provvidenza, lutto immane che troppi scrittori siciliani o aspiranti tali tentano ancora, mestamente, di elaborare. Invece quel birraio e Patò, Montalbano e Catarella, divertivano; e ci regalavano l’immagine di una Sicilia non più funestata dall’urlaccio di pessimo gusto “Hanno ammazzato cumpari Turiddu”, ma solare e vitale, caoticamente e argutamente dinamica, impastata di comicità e malinconia.
Intrattenimento? Letteratura di serie B? E chi ha detto che la letteratura debba solo angustiare, e che i meccanismi romanzeschi ben oliati, immediatamente comunicativi e perciò coinvolgenti, non siano degni della benedizione degli arcigni sacerdoti delle belle lettere? Scarso impegno civile, si parla poco di mafia? Anche questo si è detto, e non è vero: bastino tra l’altro le recenti prese di posizione dell’indignatissimo intellettuale Camilleri, molto più drastiche e vigorose di quelle di tanti suoi cauti colleghi. Oppure basti quanto scriveva Cechov a un amico: lo scrittore e l’artista, rispetto alla politica, hanno un solo dovere, difendersene. Di pubblici accusatori – aggiungeva – e di gendarmi, ce n’è già troppi in giro.
Antonio Di Grado
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 25.6.2019
Da Bufalino a Camilleri la casa di Montalbano scrigno di ricordi
La proprietaria di una delle case più ammirate della tv mette i ricordi in un libro, appena uscito per Baldini e Castoldi

Uno scrigno di ricordi personali, orma patrimonio di tutti. Dalla sua terrazza, il commissario Montalbano si affaccia guardando il mare di Vigata: da quella stessa terrazza per decenni Costanza Diquattro e la sua famiglia hanno condiviso estati, pasta con i ricci e visite. La proprietaria di una delle case più ammirate della tv, apre ancora una volta la porta di quei ricordi per raccontarli in un libro, appena uscito per Baldini e Castoldi. "La mia casa di Montalbano. La storia da romanzo della villa di Puntasecca, da Bufalino a Camilleri" racconta di «vita vissuta, quotidiana banalità e straordinari eventi fortuiti — spiega Costanza Diquattro, alla guida del Teatro di famiglia Donnafugata — casa è il posto dell'anima, ad ogni angolo un segreto che solo noi possiamo comprendere. Il pianoforte che suona Livia, l'eterna fidanzata del commissario, per me sarà sempre il pianoforte del nonno, in cui ho iniziato a suonare. Ed è accordato ancora adesso».
Risate, a volte lacrime, scene di vita domestica si susseguono nei ricordi di Costanza Diquattro. «Questa casa era il centro delle nostre estati, che non vedevamo l'ora che iniziasse e che mai finisse. Era la festa di compleanno del nonno che coinvolgeva tutto il paese, era quella mia e di mia sorella, erano i bagni silenziosi e le risate. Era tutto questo e forse anche per questo quando proposero al nonno di trasformare la casa in un set, il suo "no" sembrò tassativo. Ricordo ancora le sue parole: "Questa è casa mia, prima era di mio padre e prima ancora di mio nonno che la comprò come un magazzino per la salamoia del pesce. Negli anni l'abbiamo trasformata nella casa che è. Qui dentro c'è la mia vita, quella di tua madre, la nostra storia e il nostro futuro. Ma che ci può interessare alla gente di vedere un film girato in questa casa? Mio nonno disse subito di no, poi mio padre di regalò "Il ladro di merendine" e tutto cambiò. Pochi mesi fa nel riordinare dei volumi del nonno ho trovato una copia vissuta de Il ladro di merendine. C'era scritto Natale 1999, regalo di mio figlio Pietro. Oggettivamente bello, la casa è perfetta».
Punta Secca diventa così Marinella, un ricordo privato si trasforma nel desiderio di tutti, affacciarsi da quella terrazza per essere un po' Montalbano, prova l'ebbrezza di svegliarsi guardando lo stesso mare del commissario, di sorseggiare caffè sulla terrazza di Marinella e leggere magari proprio Camilleri, sul quel divano bianco che ha risolto moltissimi casi. «L'estate era un viavai continuo e perenne di visite in quella casa. Per noi siciliani la visita è uno scambio che avviene in due occasioni: villeggiatura e morti. E la gente che si riversava in casa lo faceva ancor di più a Puntasecca, poiché l'innata ospitalità dei nonni e la naturale predisposizione di quella casa a rendersi un luogo di passaggio e di ristoro conciliavano le visite la loro duratura permanenza», dice Diquattro nel libro.
Una casa che ha ospitato in un tempo insospettabile un burbero signore distinto, Gesualdo Bufalino, accompagnato da Elvira Sellerio: «Ogni visita era una sorpresa, era un ricambiare momenti di condivisione che io e mia sorella Vicky a volte guardavamo spesso dalle persiane — aggiunge — poi tutto cambiò quando le puntate andarono in onda. L'isolato borgo marinaro, delizia dell'infanzia e croce dell'adolescenza, diventò una vetrina dove noi sembravamo pesci rinchiusi dentro un acquario. La mia casa divenne estranea, diventando quella di qualcun altro. La scelta di trasformare l'immaginato Porto Empedocle in una inesistente Vigàta incontrò inizialmente la diffidenza di alcuni ma presto, perfino Camilleri, disse che la Palomar era stata perfettamente in grado di concretizzare ciò che lui vedeva nella sua mente».
Aggiunge Alberto Sironi: «Il regista cerca quello che non c'è nelle parole, quello che sta sotto le parole. Per noi il significato vero dei luoghi è più importante delle parole stesse. Una casa che vuole accogliere, proprio come faceva il nonno, aperta all'altro, all'estraneo che ha bisogno oppure solo per farsi una chiacchierata».
E' passato del tempo dal quel primo ciak del 1998, cambiando il volto di un paese. «Fu un attimo, la porta si chiuse alle nostre spalle e io ebbi la sensazione che nessuno l'avrebbe aperta mai più. Per molti anni il ricordo di quella casa rimase sopito e a tratti lacerante. Ci vollero molti anni prima che riuscissi a comprendere che stavo semplicemente condividendo con il mondo il mio posto felice — racconta Costanza Diquattro — Di fatto questo fantomatico Montalbano era venuto e mi aveva rubato la casa, che non è un involucro di muri sul mare ma un scrigno di ricordi che non ho avuto il tempo di impacchettare e portare via. Per il mondo è il terrazzino di Montalbano, per me è un terrazzo di confidenze. Io e il nonno di fronte a questo mare in lunghissimi silenzi o in sincere confessioni intervallare da retate improvvise di parenti vari ci siamo detti e raccontati più di quanto io stessa riesca a ricordare. E ogni racconto aveva una sola morale: vivere godendo, godendo per vivere».
Adriana Falsone
 
 

La Repubblica, 26.6.2019
L’affetto per Camilleri versi e mail dai lettori
Il ragazzo che chiama ogni giorno "Ditemi come sta Camilleri"
«La sera, quando torno a casa, rileggo i messaggi mandati al nonno, mi danno forza», dice Arianna, la nipote, seduta fuori dalla rianimazione
Il poemetto Il biglietto lasciato all'ospedale Santo Spirito da un anonimo lettore. Sono alcuni versi di Eliot tratti dal poema "La terra desolata" Significano: "Poi a Cartagine venni/ ardere ardere ardere ardere/ o Signore tu mi cogli / o Signore tu cogli bruciando". Il lettore ha voluto omaggiare

C'è un ragazzo siciliano che telefona tre volte al giorno. Ormai al Santo Spirito, l'ospedale romano dove Andrea Camilleri è ricoverato, lo conoscono tutti. Si è fatto promettere che non appena il Maestro si sveglierà glielo diranno. Lui è pronto a prendere un treno.
L'amore per lo scrittore non va cercato, è a portata di mano. Basta dire al tassista "Santo Spirito" per sentirsi chiedere: «Come sta Camilleri?». A guidare la macchina è un fan di Montalbano che se potesse scenderebbe per andarlo a salutare. Antonio Santilli ha letto tutti i libri di Camilleri: «Ha raccontato un uomo umano», dice. Non è una svista, perché è vero, ci sono anche uomini disumani. Montalbano invece «non è un supereroe, è uno di noi, con i nostri difetti e i nostri pregi». I lettori, i fan, non si rassegnano: «So che è molto grave, so anche che è mortale, che non può essere un'araba fenice, ma mi auguro che ce la faccia». Sono passati un po' di giorni da quando Camilleri è stato ricoverato al Santo Spirito per un arresto cardio-circolatorio. Era il 17 giugno e da allora le sue condizioni, stando ai bollettini medici, restano le stesse: critiche secondo i medici del reparto rianimazione che lo stanno seguendo. Camilleri continua a respirare grazie a una macchina, ma è forte, resiste. Fuori dall'ospedale ormai sono sparite le telecamere. I lettori però lasciano tracce del loro affetto. Passano, chiedono, telefonano, scrivono mail. All'entrata, sul Lungotevere in Saxia, su una piccola colonna a fianco all'ingresso, qualcuno ha fissato un biglietto. Versi in inglese, tratti dalla Terra desolata di Eliot: «To Carthage then I came / Burning burning burning burning / O Lord thou pluckest me out / O Lord thou pluckest / burning ». È la voce di Tiresia: «Poi a Cartagine venni / Ardere ardere ardere ardere / O signore Tu mi cogli / O Signore tu cogli / bruciando». Sotto, senza firma: VIVA Camilleri. Chi ha scelto questi versi non ha pescato a caso. Sa che risuonavano nello spettacolo di Camilleri dedicato a Tiresia, l'indovino tebano cieco attraverso il quale Camilleri ha raccontato anche la sua cecità. Una sfida, «una fiammata di teatro», l'aveva definita lui.
«La sera, quando torno a casa, rileggo i messaggi mandati al nonno, mi danno forza», dice Arianna, la nipote, seduta fuori dalla sala rianimazione aspettando di entrare. Tra gli ultimi regali, la lettera di un bambino di dieci anni. Va dritta al cuore, c'è scritto "ti amo". Manuela invece scrive dalla Sicilia: "Mi hai fatto prendere coscienza della mia sicilianità. Non mollare".
Per tutta la famiglia, per le tre figlie Elisabetta, Andreina e Mariolina, sono giorni duri, di attesa. Sedute nella saletta del reparto rianimazione aspettano: «Gli parliamo, gli raccontiamo dell'amore che riceve ». Mariolina sta conservando tutte le lettere, tutti i messaggi dei lettori. Alessandra, l'altra nipote, sorride. È un'attrice, dal nonno ha ereditato la passione per il teatro.
Con loro c'è anche un allievo di Camilleri, suo studente all'Accademia negli anni Ottanta. «È stato davvero un maestro, anche se a lui dava fastidio che lo chiamassero così». Il prossimo 15 luglio Camilleri avrebbe dovuto portare alla Terme di Caracalla il suo ultimo lavoro teatrale, l'Autodifesa di Caino. La staffetta d'affetto intorno a lui è commovente. Manuela glielo dice chiaro: «Non mollare, altrimenti a chi scasserò i cabasisi parlando dei tuoi libri?».
Raffaella De Santis
 
 

RagusaNews, 26.6.2019
A Scicli rassegna teatrale estiva sotto le stelle
A Villa Penna

Scicli - Una rassegna teatrale ricca di grandi nomi e di atmosfere barocche e notturne per turisti di tutti i colori: questo sarà “Villeggianti”, il cartellone di eventi organizzato dall’associazione culturale Officinoff. Sei spettacoli con nomi di primissimo livello della scena nazionale (la bravissima 85enne Silvana Bosi, Saro Minardi, Carmela Buffa Calleo, solo per citarne alcuni) che avranno come location Villa Penna a Scicli, un luogo minimale e denso di storia, una scatola spesso vuota che verrà riempita nelle notti estive da mille tonalità di teatro. Oltre a questi, ci saranno tre spettacoli itineranti per valorizzare angoli suggestivi della città patrimonio dell’Umanità.
[...]
Si parte il 5 Luglio con lo spettacolo Scicli racconta… “Maruzza Musumeci”, da un’opera storica di Andrea Camilleri presso la Cava di Santa Maria la Nova a Scicli. Due spettacoli, uno alle 21.00 e uno alle 23.00, con repliche il 12 e 19 Luglio e il 2-9-24 e 30 Agosto.
[...]
 
 

La Sicilia, 27.6.2019
Linea d’orizzonte
Susiti Camilleri, di persona personalmente

Camilleri-Tiresia resiste da dieci giorni in un letto di ospedale. È sedato, ma ancora cosciente. E chissà dove viaggia la sua mente. Avrà lampi di ricordi di una vita lunga e intensa. Forse pensa a quando gigioneggiava di recente al teatro antico di Siracusa nei panni dell’indovino cieco con la coppola in testa, siciliano fino alle midolla. O quando da ragazzino aveva preso in prestito una bicicletta del padre di Antonello Montante in un paesino della provincia di Caltanissetta per andare a Porto Empedocle a vedere se il padre era ancora vivo. E le bombe delle fortezze volanti americane che martellavano quella strada e lui che pedalava pedalava, come ora sta pedalando per andare avanti, con i pedali che sembrano sfuggirgli da sotto la pianta del piede. E poi la sorpresa di sapere che il figlio di chi gli aveva prestato la bici era un fabbricatore di menzogne fantasioso quanto lui. E chissà se pensa a Elvira Sellerio, editrice siciliana per spiriti siciliani alla Sciascia, che gli pubblicò il primo libro dopo che il precedente “Birraio di Preston” gli era stato rifiutato da tutti gli editori. [In realtà il libro “rifiutato da tutti” era “Il corso delle cose”, e il primo editore a pubblicare Camilleri non fu Sellerio ma Garzanti, non tenendo conto dello stesso “Corso delle cose”, pubblicato da un editore “a pagamento”, NdCFC]
Che duro restare immobile in questo letto, adattarsi forzatamente ad una situazione che comporta sacrifici e dolori. Peggio di quello di Procuste, un bandito dell’Attica che aveva due letti: se la vittima era corpulenta la faceva sdraiare sul letto più piccolo e le tagliava il corpo per farlo combaciare con le dimensioni del letto. Se invece la vittima era minuta veniva sdraiato sul letto più grande e veniva stirata e piallata. Camilleri avrà pensato a Procuste stando bloccato in quel lettino, perché lui è un siciliano, ma anche un greco, anche un fenicio, ha incorporato tutti i geni lasciatici dalle tredici dominazioni. Ed è per questo che gli è venuto facile scrivere i suoi libri, disegnare la figura di Montalbano, di cui pochi si ricordano il nome, Montalbano sono, e basta, Montalbano è lui, Camilleri. Così come è Procuste, così come è Tiresia che visse compiutamente da uomo e da donna e tutti i personaggi che si trascina dietro nella mente e nel cuore, persino l’ispettore Sheridan con il suo impermeabile bianco e il commissario Maigret del favoloso Gino Cervi.
Figlio di Pirandello e di una città come Agrigento che scivola lentamente verso il mare, di una città immemore che nasconde Pirandello, Camilleri, i templi e i telamoni sotto una coltre di antica indifferenza e di sonnolenza.
Se Camilleri avesse conosciuto Pirandello chissà cosa gli avrebbe detto. Lo zio gli avrebbe parlato di uno nessuno e centomila, Camilleri – che non chiamo Andrea per rispetto filiale pur non essendo così lontani di età – gli avrebbe parlato del suo commissario conosciuto in tutto il mondo. E che magari ha le gambe storte, ma ha il pensiero dritto e circola in quei tesori d’arte e di natura che si chiamano Ibla o Punta Secca con il suo faro bianco e le acque limpide che sembrano invocare l’Africa.
Svegliati Camilleri, susiti che è già estate. Svegliati si persona personalmente con i cabbasisi all’aria.
Tony Zermo
 
 

Radio Sherwood, 27.6.2019
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Andrea Camilleri: "Il giudice Surra" (1a parte)

ReadbabyRead intende rendere omaggio al maestro Andrea Camilleri, riproponendo la lettura del bellissimo racconto "Il Giudice Surra", tratto dalla dalla raccolta "Giudici" (Einaudi, 2011), espressamente scritto per l'occasione. Da RBR #91 del 20 settembre 2012. Il secondo dei due racconti di Oscar Wilde proseguirà dopo questa replica.
voce: Francesco Ventimiglia
"Il giudice Efisio Surra arrivò direttamente da Torino a Montelusa quindici giorni dopo che il primo prefetto dell’Italia unita, il fiorentino Falconcini, aveva preso possesso della carica. Prima che il giudice si presentasse in città di persona, su di lui si vennero a sapere alcune cose. Come? Per quali vie? Forse qualcuno tra i collaboratori che Falconcini si era portato appresso lo conosceva e ne aveva parlato. Per esempio si seppe che pur avendo nome e cognome da sardo, proprio sardo non era in quanto che il suo bisnonno paterno, che era di Iglesias, quando i piemontesi avevano barattato la Sicilia con la Sardegna, si era trasferito a Torino e da lì, avendo messo su famiglia con una torinese, non si era più mosso. Si seppe anche che aveva cinquant’anni, che era un poco al di sotto della statura media, che vestiva sempre con proprietà, che era sposato e padre di un figlio avvocato, ma che a Montelusa sarebbe venuto da solo, almeno in un primo tempo, che come uomo era solitario e di scarsa parola. Come giudice però se ne sapeva poco, avendo sempre fatto parte degli uffici ministeriali e non avendo praticato tribunali. Veniva con un compito certo non facile, rifare di sana pianta il tribunale, che non esisteva più."

“Giudici”
Come si intuisce dal titolo del libro (Einaudi, 2011), i protagonisti delle tre storie sono tre giudici. Tre figure raccontate umanamente e professionalmente lungo una cronologia che passa dal racconto post unitario di Camilleri, attraversa la fase degli anni di piombo in cui è ambientato il racconto di Lucarelli per arrivare fino ai nostri giorni con De Cataldo.
Il primo racconto è "Il giudice Surra" di Andrea Camilleri. Lo scrittore siciliano narra di un inflessibile uomo di legge, di una persona mite che, senza saperlo, diventa un eroe per tutti gli abitanti di Montelusa, il piccolo paese siciliano in cui è ambientato il racconto. La storia si svolge in un periodo molto particolare: quello appena successivo all’unità d’Italia. Il giudice Surra, trasferitosi da Torino e ancora poco conoscitore del posto, entra in conflitto con un’organizzazione locale anomala: una strana associazione che si fa chiamare “Fratellanza”. Un gruppo di persone che presto verrà etichettato come “Maffia”. Inconsapevole del gioco sporco e della spietatezza di certa gente, Surra si troverà a fronteggiare un pericolo dopo l’altro e a combattere, inconsapevolmente, lo strapotere dei piccoli boss locali.
Il giudice Surra, seguendo i suoi meticolosi principi e sorprendendo i suoi stessi collaboratori, non solo riesce a scampare ai macabri avvertimenti e agli agguati del preoccupatissimo don Nené ma, ignorando spontaneamente l'esistenza dell'organizzazione mafiosa, al tempo già ben definita e perfettamente strutturata, è capace di far trionfare la giustizia trasformandosi in una sorta di eroe involontario. Camilleri, come spesso accade, infarcisce la sua narrazione con battute in siciliano e colora la storia con quell'ironia amara che da sempre caratterizza la sua scrittura.
Scritto in maniera impeccabile, Il giudice Surra è un racconto che ricorda i romanzi gialli del commissario Montalbano. Lo stile è lo stesso: periodi concisi ed essenziali, descrizioni veloci e scarne, dialoghi brevi e stringati alternati da parole in dialetto siculo. Camilleri, ancora una volta, si conferma un maestro nel tratteggiare le bellezze della sua terra. E lo fa con sagacia ed ironia, strizzando l’occhio al lettore. In più d’una occasione, riesce a strappare un sorriso a chi legge; a volte per le traversie del protagonista narrate con disinvoltura, altre volte per i termini adoperati, scelti saggiamente con acume e sagacia. È un racconto geniale, surreale, che lascia l'amaro in bocca.
Francesco Forestiero

Nota al racconto "Il giudice Surra"
Riporto qui un passo della relazione di don Pietro Ulloa che sicuramente, se l’avesse letto, assai avrebbe interessato il giudice Surra.
«Non vi è impiegato in Sicilia che non si sia prostrato al cenno di un prepotente e che non abbia pensato di trarre profitto dal suo ufficio. Questa generale corruzione ha fatto ricorrere il popolo a rimedi oltremodo strani e pericolosi. Vi ha in molti paesi delle Fratellanze, senza riunione, senz’altro legame che quello della dipendenza da un capo, che qui è un possidente, là un arciprete. Una cassa comune sovviene ai bisogni, ora di far esonerare un funzionario, ora di conquistarlo, ora di proteggere un funzionario, ora d’incolpare un innocente...»
Dunque il giudice Surra ignorò l’esistenza della Fratellanza, che già ai suoi tempi si chiamava maffia e che poi, strada facendo, perdette una effe.
La domanda è: se ne fosse stato al corrente, il suo atteggiamento sarebbe stato diverso?
Sinceramente, crediamo di no.
Crediamo anzi che il giudice, nel suo intimo, ne volle ignorare l’esistenza. Agì come se non ci fosse e, così facendo, inconsapevolmente l’annullò.
Andrea Camilleri
 
 

RagusaNews, 28.6.2019
Salute di Camilleri, un fan siciliano e un tassista romano commuovono
E' in terapia intensiva

Roma - "Come sta il signor Andrea Camilleri?"
E' la domanda che pongono migliaia di persone in Italia, e fra queste alcune persone che pur non avendo mai conosciuto di persona lo scrittore di Porto Empedocle, telefonano di continuo all'ospedale romano di Santo Spirito.
Due persone in particolare, un ragazzo siciliano, che tre volte al giorno chiama in ospedale per sapere come sta Andrea, e un tassista romano che quando accompagna qualcuno al Santo Spirito in auto, chiede al proprio ospite di informarsi con i medici.
Andrea Camilleri è un fumatore accanito. Consuma fino a 63 sigarette al giorno, ma la sua tempra è molto forte e il suo cuore instancabile. Camilleri è reduce da una recente frattura del femore. Le sue condizioni sono critiche e gravi. E' in terapia intensiva, la respirazione gli viene assicurata in maniera meccanica ed è in attaccato alle macchine.
Fuori dal Santo Spirtio, tanti biglietti di auguri, come quello che pubblichiamo in gallery.
 
 

La Repubblica (ed. di Genova), 28.6.2019
Teatro e danza allunaggio a San Matteo

Che fai tu, luna, in ciel? E' uno degli incipit più struggenti della letteratura, il verso di Leopardi: ma dopo essere stata calpestata e conquistata, la Luna potrà ancora fare da musa, e ispirare poesia? A cinquant'anni dall'allunaggio, la risposta del Festival in una notte d'estate di Lunaria Teatro è un sì convinto: e infatti, la rassegna diretta da Daniela Ardini, dal 29 giugno all' 8 agosto in piazza San Matteo, sarà un viaggio intorno all'astro più poetico.
[...]
Pietro Montandon sarà protagonista anche di Maruzza Musumeci in scena martedì 9 luglio, improbabile storia d'amore tra un muratore e una sirena partorita dalla creatività di Andrea Camilleri, a cui Lunaria rende omaggio.
[...]
Erica Manna
 
 

Libero, 30.6.2019
Personaggi
Feltri e Camilleri: "Io vittima di odio gratuito ti prego di agire". Lettera a Verna contro i colleghi

Lettera aperta al presidente dell'Ordine Nazionale dei giornalisti italiani, Carlo Verna. Caro collega, un paio di giornalisti si sono autosospesi dall'albo (cosa che non si può fare) dicendo: o buttate fuori Feltri o ce ne andiamo noi. Ottima iniziativa, sarebbe stato più corretto se si fossero dimessi, ma non importa. A me di essi non frega niente. È curioso il motivo della loro comica iniziativa. Ritengono che io abbia offeso Camilleri in fin di vita. Falso. Ho elogiato, forse in modo esagerato, lo scrittore siciliano. Al termine del mio articolo pubblicato su Libero ho aggiunto che per consolarmi della sua eventuale morte avrei gradito il fatto che il terrone Montalbano non mi avrebbe più rotto i coglioni. Il quale Montalbano è un personaggio inventato, non un uomo in carne e ossa. Quindi non ho insultato nessuno. Come se avessi dato della zoccola a Cappuccetto Rosso, che non esiste. Invece i due colleghi che hanno raccolto le firme affinché io venga radiato sostengono il contrario: avrei oltraggiato tutto il Sud. Senza peraltro considerare che il termine terrone ha due valenze, una spregiativa e una scherzosa, sfottitoria. In ogni caso io non ho dato del terrone a Camilleri bensì, ripeto, a Montalbano che appunto è una figura letteraria e non l'autore che l'ha animata. Leggi anche: "Cosa non capisce chi si indigna". Sgarbi e la verità su Feltri e Camilleri Inoltre, i due signori che auspicano la mia espulsione, mi accusano di aver vergato titoli razzisti, omofobi, sessisti. Semplicemente ciò è falso. Io sono direttore editoriale di Libero, non responsabile. Quindi non rispondo dei contenuti del giornale che non abbia scritto io. "Bastardi islamici", "Patata bollente", "Comandano i terroni", eccetera, non sono definizioni mie, ma sintesi espressive - opere dell'ingegno altrui - non attribuibili a me e di cui non posso appropriarmi. Anche se particolarmente evocative dei miei scritti (quindi non istigative) ed efficacemente suggestive per il lettore. Affibbiarmele costituisce una menzogna che l'Ordine dovrebbe sanzionare. È ciò che mi aspetto tu promuova per difendermi, visto che sono iscritto da oltre 50 anni all'Albo, da una campagna denigratoria che non fonda sulla verità, ma sull'odio gratuito. Ti prego di agire in questo senso. Grazie.
Vittorio Feltri
 
 

succedeoggi, 6.2019
Consigli per gli acquisti
Montalbano cambia
Il nuovo romanzo di Camilleri coglie "il vento del cambiamento". I racconti di Shirley Jackson dimostrano che "può capitare anche a te”. Philippe Claudel svela le inquietudini di fronte al mistero (rappresentato dall'altro)

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Cambiamento. Nel nuovo romanzo di Andrea Camilleri (Il cuoco dell’Alcyion, Sellerio, 247, 14 euro) che ha come protagonista il commissario Montalbano, pare che l’autore si sia, volontariamente o no, lasciato andare al cosiddetto vento del cambiamento. A fine testo ci sono due note. Nella prima lo scrittore siciliano – che editorialmente ormai ha superato “quota cento“ (romanzi, non pensione) – precisa che la trama, pensata una decina d’anni fa, doveva essere un soggetto cinematografico. Ma nessun film fu fatto. E ancora: «Il libro risente inevitabilmente, forse nel bene, forse nel male, della sua origine non letteraria. Nella seconda nota confessa che il suo poliziotto ha un’energia «che se la sogna». E ancora:«Il linguaggio è totalmente contemporaneo». Risultato: forte velocità, una voluta noncuranza del verosimile. Col rischio che il lettore si trovi in mezzo a molte scene alla Ridolini. I suoi affezionati lettori potranno essere sconcertati da un “film d’azione». Montalbano salta sulla sedia perché è lasciato completamente solo, senza i suoi fedelissimi, incaricati d’altro. Una manovra complicata dalla Questura in stretto contatto con L’Fbi. L’Alcyion del titolo è una grande barca a vela dove succede un po’ di tutto. Anche insoliti vertici tra i boss della criminalità e della droga. Montalbano, che già avverte i colpi della “vecchiaglie“ (qui si dice che ha 60 anni, che fuma e beve parecchio), truccato a tal punto che nessuno lo riconosce, si tuffa nella situazione più rischiosa. Che sollievo, alla fine, quando si dice: be’, quello che ha agito era un altro da me.
Pier Mario Fasanotti
 
 

 


 
Last modified Wednesday, January, 25, 2023