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RASSEGNA STAMPA

MARZO 2019

 
RagusaNews, 1.3.2019
Un giorno sul set con Zingaretti-Montalbano, biglietti a ruba
Per una causa benefica

Scicli - L'idea è stata di Palomar di Carlo degli Esposti. Mettere all'asta dei biglietti per consentire agli appassionati dello sceneggiato televisivo Il Commissario Montalbano di partecipare al set, dietro le quinte, assistendo alle riprese del film.
A Scicli accade da quasi un ventennio che in primavera arrivino i turisti in cerca dei luoghi di Montalbano che trovano montato il set della fiction e gli attori in azione. Ma tutta l'area delle riprese è blindata e inaccessibile.
La Palomar ha deciso quest'anno, in occasione dei tre nuovi episodi che saranno girati tra aprile e luglio, di fare una concessione straordinaria ai fan. Come? Mettendo in vendita una imprecisata quantità di biglietti per stare accanto a Luca Zingaretti, Mimì Augello, all'ispettore Fazio, e al mitico Agatino Catarella durante la lavorazione del film.
Per quale ragione? Uno scopo benefico.
"Una nuova opportunità per gli appassionati de Il Commissario Montalbano -scriveva in febbraio Carlo Degli Esposti, produttore del film-. Su CharityStars potete partecipare all'asta benefica per visitare il set del Commissario più amato d'Italia!!
Il ricavato andrà a sostegno di NEVER GIVE UP, Onlus per la prevenzione e il trattamento dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione".
Inutile aggiungere che i biglietti sono andati, come prevedibile, a ruba.
 
 

Newsicilia, 1.3.2019
La creatura del desiderio e la costruzione su misura di un simulacro d’amore

Catania – È possibile riuscire a rappresentare la follia e l’ossessione in un rapporto a due senza eccessi e banalità? Si può raccontare una relazione tra un uomo e una donna vissuti nel primo decennio del novecento e riconoscere nella loro storia numerosi riferimenti ai tanti femminicidi e violenza di genere dei nostri giorni mascherati da un eccesso d’amore dando al pubblico la possibilità di poter riflettere e porsi delle domande?
Sul palco del Musco Giuseppe Dipasquale regista della pièce “La creatura del desiderio”, trasposizione teatrale del giallo di Andrea Camilleri sulla travolgente storia d’amore tra il pittore espressionista stroncato dalla critica perché troppo selvaggio Oskar Kokoschka, interpretato da un sempre bravo ed emozionante David Coco, e la più bella donna di Vienna Alma Mahler la vedova di Gustave Mahler, un intensa ed eccellente Valeria Contadino, affronta con grande sicurezza ed umanità utilizzando uno stile incisivo ed immediato le debolezze di due anime, che con grande carica erotica e sensuale vivono il loro tempo insieme e il loro amore in maniera viscerale tra contraddizioni e aspri litigi.
Fondamentale per comprendere il loro legame l’ossessiva gelosia di lui raccontata negli intensi dialoghi epistolari che permettono al pubblico, generoso negli applausi, di vivere la scelta dell’abbandono di lei per sopravvivere alla sua mania di possesso a cui Oskar reagisce costruendo una bambola dalle perfette fattezze di Alma con cui vivere un “normale” rapporto a due.
La gelosia di lui è lancinante, pazza e disturbata al punto di creare un simulacro da portare in giro e mostrare come trofeo e creare un macabro gioco con i servitori, interpretati dai bravi e credibili Antonella Scornavacca e Leonardo Marino, e gli amici fino ad arrivare ad annullare il legame tra finzione e realtà e uccidere anche quell’illusione d’amore costruita su misura.
Lo spettacolo è un’attenta analisi, sottolineata dalle musiche di Matteo Musumeci, le scene e i costumi di Erminia Palmieri con i movimenti scenici di Donatella Capraro, che attraverso l’acuta penna di Camilleri e l’intelligente regia di Dipasquale scava dentro la psiche dei protagonisti utilizzando le lettere e i diari come unici testimoni di un amore violento che fino all’ultimo cerca una via d’uscita per redimersi senza però riuscirci.
Elisa Guccione
 
 

Libreriamo, 1.3.2019
Gert Nygårdshaug, l'autore norvegese che si ispira a Camilleri
L'autore norvegese in Italia con "L'amuleto", il secondo capitolo della saga di ben dodici romanzi con protagonista l'investigatore Frederic Drum.

Milano – Giunta alla sua quinta edizione, la rassegna I Boreali, organizzata dalla casa editrice Iperborea con il patrocinio del Comune di Milano e la collaborazione del teatro Parenti, si è quest’anno caratterizzata per la sua attenzione alla Norvegia, paese ospite della Fiera di Francoforte. E norvegese è l’autore de L’amuleto, per la prima volta pubblicato in Italia da SEM, Gert Nygårdshaug, una celebrità nel suo paese e ospite al Nordic Festival.
[...]
Il Camilleri norvegese
E poi c’è l’amuleto del titolo che accompagna l’investigatore per cinque episodi e che proviene dalla Groenlandia dove né il protagonista del romanzo né l’autore hanno mai messo piede. “Avevo letto – dice l’autore norvegese – un articolo sul National Geographic sulla natura misteriosa degli amuleti nella cultura inuit e l’ho inserito nel romanzo perché era funzionale alla trama complessa, ma verosimile perché é importante che ci sia enigma e soluzione alla portata del lettore”. Il tutto con un ritmo che alterna dramma e ironia, morte e comicità tanto da farlo avvicinare a Camilleri. [...]
Alessandra Pavan
 
 

Teatro Comunale di Siracusa, 2.3.2019
La creatura del desiderio


 
 

Eccellente, 2.3.2019
E “La stagione della caccia” superò “Il commissario Montalbano”

Il film-Tv La stagione della caccia, trasmesso su Raiuno il 25 febbraio e ora disponibile su Raiplay, pur essendo stato prodotto dalla Palomar, la stessa casa di produzione che cura la serie del Commissario Montalbano e ha curato (nella speranza che non lo rifaccia più) quella del Giovane commissario Montalbano, è il più riuscito dell’intera mole di trasposizioni cinematografiche tratte dall’opera di Andrea Camilleri. Il regista Roan Johnson ha saputo rendere ancora più frizzante il già spumeggiante romanzo di Camilleri, commettendo un solo peccato veniale: la sostituzione del tenente della guarnigione Amedeo Baldovino con un delegato di polizia voluto certamente per richiamare in qualche modo en travesti il commissario Montalbano. Per il resto il romanzo non è stato tradito (tranne che per le inevitabili riduzioni di parti non essenziali, come l’assassinio del padre del farmacista), anzi ne è stato esaltato il clima siciliano ottocentesco con il mantenimento quanto più tenace della parlata dialettale, a volte incomprensibile ma di tutta efficacia. Una parlata più naturale e spontanea che quella artificiosa e finta in bocca a interpreti come Zingaretti, Bocci e Mazzotta.
Pur essendo molte le location utilizzate in comune da Sironi e Johnson, la Sicilia fotografata dal secondo appare più autentica, anche più bella. Sarà stata forse la tecnica di ripresa, la ricchezza dei set, la maggiore velocità dei tempi di regia che ha dato un tono più febbrile e sostenuto allo sviluppo della trama o magari il montaggio: il risultato ottenuto è di gran lunga superiore a quello di Sironi, anche quanto alla caratterizzazione dei personaggi. I suoi sono quasi tutti macchiettistici e come sorpresi palesemente a recitare, mentre quelli di Johnson, pur in presenza di figure che di più si prestano, come nel romanzo, a un trattamento caricaturale, fanno del grottesco un punto di forza.
C’era un timore: che si realizzasse quanto Johnson aveva dichiarato circa il modo in cui la famiglia dei marchesi Peluso avrebbe dovuto atteggiarsi – “Pensa come se i Peluso fossero i Sopranos del diciannovesimo secolo, come se tu fossi il James Gandolfini di Vigata” aveva detto a Tommaso Ragno, interprete di don Federico. Per fortuna questa deviazione non si è avuta o comunque non si è notata. I Sopranos della serie Tv americana sono dei mafiosi, i Peluso del romanzo di Camilleri sono dei signori che operano come padroni titolari di una sorta di mero e misto imperio che nulla ha che fare con il prepotere di tipo mafioso. Sarebbe stato molto difficile, se il proposito di Johnson si fosse concretizzato, pensare a una famiglia del genere Sopranos nella quale il figlio maschio si incapriccia per una capra.
Nel racconto di Camilleri scorre una vena ironica che diventa anche satirica nello sbeffeggiare non solo l’autorità aristocratica (riunita nel circolo dei nobili a legiferare norme di condotta valide per tutto il paese) ma anche quella istituzionale, a cominciare dall’ufficiale di guarnigione, nonché la chiesa nella figura di padre Macaluso, ministro di Dio e funzionario di interessi secolari. Questa vena scorre anche nel film, dove tuttavia il movente che spinge Fofò La Matina ad avvelenare sette persone della stessa casata è rappresentato per vie superficiali tanto da farlo credere del tutto banale e ingiustificato: l’allontanamento che da bambino Fofò ha ricevuto dai genitori di ‘Ntontò la marchesina perché neppure osasse guardarla. Messa così, non si spiega nemmeno il ritorno dopo oltre trent’anni del farmacista animato da propositi di vendetta e dal progetto di sposare ‘Ntontò, perché l’effetto supera oltremodo la causa. Camilleri ha voluto rappresentare ben altro scenario: la rottura del sistema sociale fondato sulla differenza di classe da parte di un uomo del popolo, chiamato Fofò La Matina, che si fa eretico, come eretico è il fra’ Diego La Matina di Leonardo Sciascia che uccide l’inquisitore per atto di ribellione al predominio di stampo feudale. Mutuandone il nome, Camilleri ha voluto investire il suo La Matina di un mandato sociale, quello di fare giustizia e – sposando l’ultima erede rimasta in vita – affermare un primato democratico, un ideale di tipo socialista.
Nemmeno Camilleri rende chiarissima tale sostanza, che va piuttosto colta, non essendo plausibile che il farmacista sposi ‘Ntontò e poi confessi tutti i delitti al nuovo tenente solo perché si rende conto, dopo la prima notte passata con la moglie, che non ne valeva la pena. Ne valeva invece la pena sì. Le reali intenzioni le intuisce, solo vedendolo, il vecchio marchese che gli dice “Tu sei un cane di caccia” e va poi a suicidarsi per non essere ucciso da lui: sa che è tornato non certo per sposare ‘Ntontò, cosa che non può immaginare, ma perché sa chi gli ha ucciso il padre, uno speziale che coltivava erbe medicamentose e guariva malati miracolandoli. Lo sa lui come lo sa tutto il circolo dei nobili e quindi tutto il paese. Questi aspetti sfuggono al film e nel romanzo – molto complesso nelle intenzioni ma sostanzialmente irrisolto, anzi risolto in un epilogo consolatorio, forse voluto: una questione di amore che copre una questione sociale – sono solo adombrati, da ricercare. Il film non lo ha fatto e ha isterilito in una elementare storiella di desideri inappagati un’occasione per affrontare un tema caldissimo nella Sicilia dell’Ottocento e altrettanto caldo oggi nei modi non più di uno scontro di classe ma in termini di diseguaglianza sociale e distribuzione della ricchezza.
Purtroppo Camilleri (e dispiace a noi che lo amiamo che si presti egli stesso) è diventato oggetto di un utilizzo cinematografico che volge alla commedia anche quando, come in questo caso, è alla tragedia che vuole guardare.
Gianni Bonina
 
 

Sicilian Post, 3.3.2019
Sicilitudine
Bel­lez­za e tra­ge­dia: Ca­mil­le­ri rac­con­ta la Si­ci­lia au­ten­ti­ca
Spes­so di­pin­ti da ci­ne­ma e te­le­vi­sio­ne nei loro pre­gi e nei loro di­fet­ti in vir­tù di pre­giu­di­zi o co­no­scen­ze su­per­fi­cia­li, i si­ci­lia­ni sono por­ta­to­ri di una pro­fon­di­tà ben più pro­ble­ma­ti­ca. Le ope­re del­lo scrit­to­re em­pe­do­cli­no han­no il dono di re­sti­tui­re la no­stra vera uma­ni­tà fat­ta di chia­ro­scu­ri, che ci ren­de al tem­po stes­so di­ver­si e ugua­li nel con­fron­tar­ci con una ter­ra che sa re­ga­la­re me­ra­vi­glia e do­lo­re

De­scri­ve­re com­piu­ta­men­te un si­ci­lia­no, nel­la com­ples­si­tà del­le sue con­trad­di­zio­ni, non è cer­to sem­pli­ce. Nem­me­no la let­te­ra­tu­ra, spe­cie se pra­ti­ca­ta da non iso­la­ni vo­glio­si di av­ven­tu­rar­si nel­le sel­ve del­la no­stra iden­ti­tà, è sem­pre sta­ta al­l’al­tez­za di tale com­pi­to, tan­to­me­no il ci­ne­ma o la te­le­vi­sio­ne. A vol­te, sul­l’on­da di pre­giu­di­zi e ste­reo­ti­pi dal­le ra­di­ci an­ti­che e ro­bu­ste, si è fi­ni­to, in fic­tion più o meno note al gran­de pub­bli­co, per rap­pre­sen­ta­re un ri­trat­to ca­ri­ca­tu­ra­le dei si­ci­lia­ni: dal­l’in­fles­sio­ne dia­let­ta­le esa­ge­ra­ta­men­te ac­cen­tua­ta e poco ele­gan­te a com­por­ta­men­ti gros­so­la­ni e fin trop­po so­pra le ri­ghe, sen­za con­si­de­ra­re quan­to am­bi­gua sia l’at­tri­bu­zio­ne dei pen­sie­ri sul­le don­ne. D’al­tro can­to, non è in­fre­quen­te l’ef­fet­to con­tra­rio: la man­can­za di con­sa­pe­vo­lez­za e di vi­ci­nan­za di chi pro­va a par­la­re di noi – o la fa­zio­si­tà di co­lo­ro che del­la pro­pria ter­ra san­no sol­tan­to tro­va­re pa­ro­le d’e­lo­gio – por­ta ad un qua­dro fit­ti­zio, fred­do, pri­vo di vi­ta­li­tà e di ri­co­no­sci­bi­li­tà. Come si fa a tro­va­re la via di mez­zo fra que­sti due op­po­sti, vi sta­re­te for­se in­ter­ro­gan­do. Do­vre­ste ri­vol­ger­vi ad An­drea Ca­mil­le­ri: sia nei suoi ro­man­zi sto­ri­ci che nel­le ope­re che rac­con­ta­no le pe­ri­pe­zie del buon Sal­vo Mon­tal­ba­no, il mae­stro di Por­to Em­pe­do­cle ha sa­pu­to tro­va­re la chia­ve di vol­ta, la po­zio­ne se­gre­ta per di­pin­ge­re una Si­ci­lia au­ten­ti­ca in cui ri­spec­chiar­si con l’or­go­glio ed il sor­ri­so.
Lo stes­so scrit­to­re, del re­sto, è sta­to a lun­go con­sa­pe­vo­le del­la dif­fi­col­tà del­l’im­pre­sa, dato che, come lui stes­so ha af­fer­ma­to, i si­ci­lia­ni «si sono crea­ti un ca­rat­te­re pri­sma­ti­co, cioè as­so­lu­ta­men­te con­trad­dit­to­rio. Tra per­so­na e per­so­na, tra si­ci­lia­no e si­ci­lia­no». Ep­pu­re, sfac­cet­ta­ti come sia­mo, sto­rie di­ver­se che si in­trec­cia­no sot­to un’u­ni­ca, ir­ri­pe­ti­bi­le Sto­ria, ab­bia­mo la ca­pa­ci­tà qua­si mi­sti­ca di ri­co­no­scer­ci nel­l’al­tro, di sen­ti­re a pel­le una sor­ta di vi­ci­nan­za di in­ten­ti e di spi­ri­to. La scrit­tu­ra di Ca­mil­le­ri è do­ta­ta del dono non da poco di sa­per re­sti­tui­re sia le pe­cu­lia­ri­tà po­si­ti­ve sia quel­le ne­ga­ti­ve: così, nel­la car­rie­ra di Mon­tal­ba­no, agli or­ro­ri e alle sof­fe­ren­ze ven­go­no ap­pa­ia­te la giu­sti­zia e la so­li­da­rie­tà; ai mi­ste­ri e agli in­tri­ghi che pren­do­no for­ma nel­l’o­scu­ri­tà cri­mi­na­le si op­po­ne l’in­te­gri­tà e la luce por­ta­ta dai fi­gli mi­glio­ri di que­st’i­so­la tan­to bel­la quan­to di­sgra­zia­ta; alla mi­se­ria uma­na e so­cia­le – in un dia­let­to fre­sco, nuo­vo e for­se per que­sto spo­glia­to di ogni per­ce­zio­ne di in­ve­ro­si­mi­glian­za – si uni­sce l’in­ge­gno e l’u­mo­ri­smo di un po­po­lo abi­tua­to a de­co­strui­re le tra­ge­die con la di­rom­pen­te for­za del­la sdram­ma­tiz­za­zio­ne. E che dire di quel­l’af­fre­sco sto­ri­co com­po­sto dal­le vi­cen­de che nel­la tra­spo­si­zio­ne te­le­vi­si­va han­no pre­so il nome di C’e­ra una vol­ta Vi­ga­ta? Nel bene e nel male, la mi­cro­sto­ria pas­sa­ta che ha pla­sma­to quel­la at­tua­le, fra pas­sio­ni strug­gen­ti dal­l’e­si­to ama­ro, ca­po­vol­gi­men­ti pa­ra­dos­sa­li, in­giu­sti­zie ir­ri­sol­te e omer­to­se ap­pa­ren­ze, ma an­che, spes­so, con la ri­so­lu­zio­ne del caso prin­ci­pa­le. In que­sta con­ti­nua escur­sio­ne tra bel­lez­za e bas­sez­za, tra istin­ti in­con­trol­la­ti e in­ter­ven­to del­la ra­gio­ne, tra vita e mor­te, ri­sie­de la spe­ci­fi­ci­tà del­l’o­pe­ra­zio­ne let­te­ra­ria di Ca­mil­le­ri.
Un’o­pe­ra­zio­ne ve­ra­ce e, per cer­ti ver­si, co­rag­gio­sa, nel­la mi­su­ra in cui non si tira in­die­tro dal­la vo­lon­tà di espri­me­re la com­ple­tez­za di una ter­ra che an­co­ra oggi non smet­te di stu­pi­re e di com­muo­ve­re. Le ope­re del­l’em­pe­do­cli­no non na­scon­do­no, non dis­si­mu­la­no, non tac­cio­no le cri­ti­ci­tà, di lun­go cor­so, di una real­tà a trat­ti inaf­fer­ra­bi­le, in­com­pren­si­bi­le, ine­stri­ca­bi­le, ma le ad­dol­ci­sco­no con l’im­pe­gno uma­no del­la par­te sana del­la si­ci­lia­ni­tà, il­lu­stre o meno che sia, sem­pre pron­ta a far­si vi­ci­na, a ve­ni­re in­con­tro ai bi­so­gno­si. In un mo­vi­men­to in­fi­ni­to, che ci ren­de tut­ti di­ver­si e tut­ti ugua­li. E so­prat­tut­to veri.
Jo­shua Ni­co­lo­si
 
 

Malgrado Tutto, 3.3.2019
Antonio, il piccolo puparo che ama Camilleri e sogna di recitare il “cunto” al presidente Mattarella
Ha solo 8 anni ed è il più giovane ed esperto puparo in Italia. Antonio lo scorso dicembre è stato anche ospite su Rai 1 del programma Portobello.

[...]
So che hai scritto lettere a grandi personaggi come Camilleri e il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella…
Ho scritto una lettera ad Andrea Camilleri nel febbraio del 2017 e la risposta è arrivata del tutto inaspettatamente a luglio. Gli avevo scritto per dirgli che per Natale una mia amica mi aveva regalato il suo libro “Topiopì” e la storia mi è piaciuta tantissimo, mi aveva commosso. L’ho trovata molto toccante. E lui mi ha risposto. La lettera al Presidente della Repubblica invece l’ho scritta per dirgli che vorrei tanto conoscerlo e recitargli il “Cunto”. So che lui da buon siciliano senz’altro apprezzerà.
[...]
Giuseppe Maurizio Piscopo
 
 

La Sicilia, 4.3.2019
"Conversazione su Tiresia", Camilleri in prima assoluta su Rai1 senza spot
La messa in onda, martedì 5 marzo alle 21,15. Era già andato in scena al Teatro Greco di Siracusa lo scorso 11 giugno di fronte a 4mila spettatori (tra cui anche l'attore Luca Zingaretti, interprete de "Il Commissario Montalbano")

Roma - «Da quando io non vedo più, vedo meglio». Si apre così «Conversazione su Tiresia», lo spettacolo scritto e interpretato da Andrea Camilleri e prodotto da Carlo degli Esposti per Palomar, in onda su Rai1 domani alle 21.25 in prima visione assoluta. Andato in scena al Teatro Greco di Siracusa lo scorso 11 giugno 2018 di fronte a 4mila spettatori, nell’ambito delle rappresentazioni classiche realizzate dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico, Conversazione su Tiresia è un racconto mitico, pensato, scritto e narrato da Andrea Camilleri che "cunta" la storia dell’indovino cieco, le cui vicende attraverso i secoli si intrecciano a quelle dello stesso scrittore. Quella serata indimenticabile, ora, a cura di Valentina Alferj, con la regia televisiva di Roberto Andò e Stefano Vicario e le musiche dal vivo di Roberto Fabbriciani, arriva su Rai1 con una presentazione esclusiva dello stesso Camilleri che precederà lo spettacolo, e andrà in onda senza alcuna interruzione pubblicitaria.
La figura di Tiresia, mitico indovino cieco, presente in tutta la storia della letteratura, ha per molti anni incuriosito e affascinato Andrea Camilleri. Nella sua Conversazione Camilleri - o lo stesso Tiresia? - dialoga con Omero, Sofocle, Seneca, Dante, T.S. Eliot, Apollinaire, Virginia Woolf, Borges, Pound, Pavese, Primo Levi, così come con Woody Allen, che fa apparire Tiresia ne La dea dell’amore, con il Pasolini dell’Edipo Re e con i Genesis di The Cinema Show, il brano sulle cui note si apre lo spettacolo. La ricerca dello scrittore si snoda attraverso le epoche per raccontare un personaggio che è stato compiutamente sia donna sia uomo e che, come lo stesso scrittore, ha perso la vista. Saranno quindi le parole di Camilleri e la stessa voce dello scrittore a far risuonare la storia di Tiresia attraverso il racconto di quanti l’hanno narrato.
Il testo della «Conversazione su Tiresia», in libreria tra pochi giorni [in realtà già disponibile da tempo, NdCFC] per Sellerio, rappresenta un’altra sfida per il novantatreenne Andrea Camilleri, padre del Commissario Montalbano e autore che vanta oltre 30 milioni di libri venduti, e che ha voluto proporre al suo pubblico in chiave ironica e poetica ma anche caustica, maliziosa e dissacrante, un personaggio per ordire una trama che si è rivelata catartica proprio come le antiche tragedie greche. La narrazione avviene nel Teatro Greco di Siracusa, oggi il monumento più famoso della città e sin dall’antichità l’edificio per gli spettacoli più importanti del mondo greco-occidentale, altissimo esempio di architettura civile. Fu anche luogo di culto e di grandi assemblee popolari, sede di processi pubblici e, in epoca romana, fu pure adattato a esibizioni circensi e di varietà. Quasi dimenticato nel Medioevo, nei secoli successivi il teatro è stato oggetto di trasformazioni, spoliazioni, danneggiamenti e asportazioni che oggi lasciano visibile solo la sua gigantesca impronta ricavata nella roccia che ha affascinato viaggiatori e artisti dal 1700 alla metà del 1800. Ancora oggi richiama ogni anno centinaia di migliaia di visitatori che ne vogliono ammirare la maestosità o che vogliono assistere alle rappresentazioni teatrali classiche che vi si svolgono tra la primavera e l’estate.
 
 

Radio Radicale, 4.3.2019
Le parole e le cose: conversazione con Andrea Camilleri

Puntata di "Le parole e le cose: conversazione con Andrea Camilleri" di lunedì 4 marzo 2019, condotta da Massimiliano Coccia che in questa puntata ha ospitato Andrea Camilleri (scrittore, sceneggiatore e regista).
Tra gli argomenti discussi: Camilleri, Cultura, Fascismo, Grecia, Informazione, Istituzioni, Istruzione, Letteratura, Libro, Parlamento, Polemiche, Politica, Radio Radicale, Salvini, Scuola, Servizi Pubblici, Sicilia, Siracusa, Srr, Storia, Teatro, Televisione, Unione Europea.
Massimiliano Coccia
 
 

TGR Sicilia, 4.3.2019
Al teatro di Siracusa La creatura del desiderio di Camilleri


[dal minuto 17:08 al 18:45]
Alvise Losi
 
 

Auditorium Parco della Musica, 4.3.2019
X Edizione
Presentato Libri Come 2019

Presentato oggi, presso la Sala Ospiti dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, il programma della decima edizione della Festa del Libro e della Lettura che si terrà nella Capitale dal 14 al 17 marzo.
Il Festival, prodotto dalla Fondazione Musica per Roma e curato da Marino Sinibaldi, Michele De Mieri e Rosa Polacco, in questi anni ha appassionato e coinvolto con i suoi temi, approfondimenti, novità letterarie e grandi protagonisti della letteratura, oltre 325 mila persone e oltre 1000 scrittori.
Il festival verrà inaugurato giovedì 14 marzo, per il terzo anno consecutivo, in 10 Biblioteche di Roma, facendo così cominciare la festa del Libro lì dove i lettori si riuniscono nei loro Circoli di Lettura.
Il tema scelto per questa edizione è complesso, sempre attuale, politico e poetico: Libertà.
[...]
Questo compleanno importante, i 10 anni, sarà festeggiato venerdì 15 dal concerto di Franco Piersanti autore delle musiche del film Tv Il Commissario Montalbano che verranno eseguite dall’Orchestra Roma Sinfonietta.
[...]
 
 

La Sicilia, 4.3.2019
La Libertà, in edizione speciale 10 anni
Piersanti con le musiche di Montalbano e prima volta i 12 Strega

Roma - Festeggia i 10 anni con un tema cruciale, 'Libertà', 'Libri Come 2019' che dal 14 al 17 marzo ospiterà all'Auditorium Parco della Musica di Roma oltre 250 autori tra star e scrittori da scoprire [...]. Grande attesa per il concerto di Franco Piersanti e l'Orchestra Roma Sinfonietta che il 15 marzo presenteranno le musiche della serie dedicata al Commissario Montalbano. E all'Auditorium potrebbe arrivare anche il regalo di una lezione sulla Libertà di Andrea Camilleri. [...]
 
 

La Nazione, 4.3.2019
"Conversazione su Tiresia" con Camilleri e il flauto di Fabbriciani su Rai Uno
Il celebre flautista aretino ha accompagnato Camilleri al teatro greco di Siracusa nel giugno dell'anno scorso. Un solo spettacolo diventato un film, un libro e ora un evento televisivo in prima serata martedì 5 marzo

Arezzo - Una telefonata inaspettata, soprattutto quando dall’altra parte c’è una voce inconfondibile come quella di Camilleri. E’ il 20 maggio e lo scrittore “padre” del commissario Montalbano chiama il flautista aretino Roberto Fabbriciani perché vuole debuttare come attore con lui e il suo flauto al teatro Greco di Siracusa l’11 giugno 2018 nella prima e unica messa in scena di “Conversazione su Tiresia”. Un evento andato in scena con il tutto esaurito, diventato un film presentato in anteprima al cinema Eden di Arezzo a novembre, un libro pubblicato da Sellerio e che martedì 5 marzo sarà trasmesso su Rai Uno in prima serata.
“Poche prove e subito in scena - ricorda Fabbriciani raccontando la serata siciliana - buona la prima perché lì non puoi correggere, tornare indietro, rifare, davanti a quattromila persone, compreso Luca Zingaretti camuffato sotto un cappello con visiera. L’ho avvisato che avrei usato suoni innovativi, che avrei sperimentato, ma lui già sapeva e ha accettato”. “Non abbiamo provato molto perché con Fabbriciani ci siamo capiti subito e lo ringrazio per la sua eleganza” ha detto poi Camilleri in un’intervista”. Visto il successo di pubblico il viaggio nel mito di Tiresia arriva alla grande platea televisiva alla scoperta di questo indovino cieco, presente in tutta la storia della letteratura, citato da Omero, Sofocle, Seneca, Dante, Eliot, Apollinaire, Virginia Woolf, Borges, Pound, Pavese, Primo Levi, da Woody Allen che lo fa apparire nel film “La dea dell’amore”, da Pasolini nell’Edipo Re e anche dalla musica dei Genesis che con “The Cinema Show” accompagnano l’ingresso di Camilleri sul palcoscenico. La persona Camilleri diventa il personaggio Tiresia, anche lui cieco, si racconta in prima persona in continui salti nel tempo, dall’antico ieri all’oggi, si diverte e si danna di essere stato una donna per sette anni, e si proietta nel futuro, anzi nell’eternità, quando augura a sé e al pubblico di rivedersi fra cent’anni. Uno spettacolo dove la musica è coprotagonista, riempie gli spazi, respira con l’attore-scrittore, sottolinea le parole, crea la scenografia del racconto.
“Nel cinema ho lavorato con Rota e Morricone - ricorda Fabbriciani - ma a Siracusa era tutto registrato dal vivo, in diretta, senza incisioni o correzioni, un valore aggiunto e una serie di rischi che mi hanno regalato una grande emozione. Sì, perché la musica qui non è un tappeto o una colonna sonora, è concertante Non è un accompagnamento musicale, qui il suono rafforza la parola, la drammaturgia, dà potenza al messaggio. Poi la voce di Camilleri è grave, anche per il fumo, è profonda, ricca di armonici, è un flauto basso che ho studiato scientificamente come una partitura e ho cercato di rendere musicalmente. Non ho mai visto una ironia e una espressività così profonda, Camilleri riesce a spiegare il concetto più difficile con la massima semplicità, è un grandissimo comunicatore”. E infine Fabbriciani dà un consiglio:” E necessario rivederlo, anche se già visto al cinema, perché molti particolari sfuggono al primo ascolto”.
Silvia Bardi
 
 

Il Messaggero, 5.3.2019
Lampi
Camilleri-Tiresia e l'appello profetico agli italiani: «Non abbiate paura»

«Chiamatemi Tiresia. Per dirla alla maniera dello scrittore Melville, quello di Moby Dick. Oppure Tiresia sono, per dirla alla maniera di qualcun altro...» Stasera va in onda su Rai1, alle 21,25, in prima assoluta e (udite udite) senza alcuna interruzione pubblicitaria, Conversazione su Tiresia, lo spettacolo scritto e interpretato da Andrea Camilleri. Un racconto rocambolesco e assieme introspettivo, attraverso le tribolazioni dell'indovino cieco e le sue fortune nell'arte di tutti i tempi. Una serata evento, andata in scena al Teatro Greco di Siracusa lo scorso 11 giugno, a cura di Valentina Alferj, regia tv di Roberto Andò e Stefano Vicario, produzione Palomar e musiche dal vivo di Roberto Febbriciani. Il testo, raccolto in un libretto, è stato appena pubblicato da Sellerio.
L'incapacità di vedere diventa metafora di preveggenza: «Da quando non vedo più, io vedo meglio, vedo con più chiarezza». Così come la possibilità di vivere sette vite - «questa è una delle sette. Non posso dirvi quale» - diventa ironico riferimento alla propria età, alla ricerca di una saggezza finalmente compiuta.
Signor Camilleri, lei ha scelto Tiresia, un personaggio mitologico non vedente (e di qui l'affinità con l'autore), transessuale suo malgrado, che vive la trasformazione in una donna e viceversa. Lei vorrebbe vivere la stessa esperienza, per sapere cosa si prova in un corpo femminile?
«In verità Tiresia non è transessuale, è stato totalmente uomo e totalmente donna, questa è una delle ragioni che più mi ha appassionato, vivere perfettamente il lato femminile e il lato maschile. Io ho sempre amato molto le donne ma non ho mai desiderato di possedere un corpo di donna».
Tiresia ha in dono da Zeus, come compensazione per il torto subito (la cecità), la possibilità di vivere sette vite ma anche «la più tremenda delle condanne», la capacità di prevedere il futuro. Perché «tremenda»?
«Perché come dice il mio Tiresia, il futuro degli uomini e delle donne è costellato di dolori, di morti, di perdite e Tiresia non desiderava essere profeta di sventure».
Se lei avesse la stessa capacità di formulare vaticini, cosa le piacerebbe vedere nel nostro futuro?
«Semplicemente il rispetto reciproco. Un mondo dove fosse possibile discutere di tutto senza aver bisogno di ricorrere all'insulto, insomma un mondo dove ci sia una estrema civiltà di rapporti».
Lei racconta con ironia l'incontro di Tiresia con Edipo, e la sua comprensibile ritrosia a raccontargli la verità. Siamo tutti vittime del complesso di Edipo?
«In un modo o nell'altro sì... I maschi, evidentemente meno complessi e complicati, passano la vita a cercare donne che assomigliano alla madre o sono il contrario opposto. Credo però che talvolta basti poco, cambiare il proprio punto di vista, per sbarazzarsi di retaggi che non ci appartengono. Ma qui entriamo nella psicologia spicciola».
Lei cita le Metamorfosi di Ovidio, un libro meraviglioso che oggi farebbe ombra ai film di supereroi della Marvel. Il suo spettacolo è un grande elogio della cultura classica. Perché la ritiene ancora così importante per noi?
«Semplicemente perché i classici hanno già raccontato tutto. Non c'è nulla, e dico nulla che non sia stato già analizzato, raccontato, e cantato dell'animo dell'uomo. Noi scrittori di oggi lavoriamo sulle briciole lasciate da questi grandi autori».
Lei cita un altro scrittore cieco, Jorge Luis Borges: «Noi tutti siamo il teatro, il pubblico, gli attori, la trama che udiamo». Il mondo, dunque, è un palcoscenico?
«Evidentemente. Ce lo insegna Shakespeare, il mondo è un teatro dove noi tutti siamo attori. Talvolta riusciamo a essere protagonisti del racconto della nostra vita, a volte invece solo spettatori».
Sente davvero, come scrive, l'urgenza di capire l'eternità?
«L'urgenza purtroppo non viene dal mio sentire, da una curiosità, ma dai miei 93 anni che mi conducono sempre più velocemente verso quella che spero sia l'eternità».
In maggio è atteso il suo nuovo romanzo dedicato al commissario Montalbano, la saga noir più popolare d'Italia. Può anticiparci qualcosa?
«In questo momento stiamo ancora decidendo quale sarà il prossimo libro di Montalbano».
Scusi la curiosità. Una volta lei disse di avere passato anni bevendo, ogni mattina, una bottiglia di J&B. Era vero o scherzava?
«Purtroppo era vero, ma di questo non parlo volentieri».
Che messaggio spera di lasciare ai posteri?
«Nessun messaggio. I posteri, semmai continueranno a leggermi, scopriranno il messaggio che vorranno».
Se potesse con un colpo di bacchetta magica cambiare l'Italia, (e la sua classe politica) cosa le piacerebbe fare?
«Non esiste bacchetta magica, se l'Italia fosse come la vorrei io, evidentemente scontenterei molti italiani. Se potessi lanciare un messaggio alla nazione, sarebbe solo quello di non avere paura».
Riccardo De Palo
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 5.3.2019
La Libertà inizia dai libri quattro giorni di letteratura

Decima edizione della manifestazione a cura di Marino Sinibaldi sono 250 gli autori attesi al Parco della Musica.
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Per festeggiare il decennale, di scena all'Auditorium anche la musica con il concerto dell'Orchestra Roma Sinfonietta, il venerdì 15, con le musiche della serie dedicata al Commissario Montalbano.
Ma la vera sorpresa potrebbe essere una lectio inedita di Andrea Camilleri sulla libertà. Un bene che oggi molti danno per scontato e che invece, con i suoi 95 anni, lo scrittore è testimone della fatica e del sangue che ci volle per riconquistarla.
Alessandra Paolini
 
 

Sololibri.net, 5.3.2019
Dal libro al film
I gialli storici di Camilleri tra satira e grottesco
A fine febbraio 2019 e precedentemente l'anno scorso Rai Uno ha proposto due gialli storici firmati dalla penna di Camilleri, uno sguardo acuto sul passato di una Sicilia non del tutto remota.

“La mossa del cavallo” e “La stagione della caccia” sono i due gialli storici di Andrea Camilleri, popolare scrittore siciliano noto al grande pubblico per la saga del commissario Montalbano, che la Rai ha voluto trasporre sul piccolo schermo.
Sicuramente da parte dell’emittente ammiraglia della tv di Stato lo sforzo è stato notevole poiché vi è grande fedeltà tra i romanzi e la trasposizione televisiva.
Quello che qui si vuole evidenziare è invece l’interessante approccio che lo scrittore vuole dare nella sua trasposizione storica della fantomatica Vigata ottocentesca.
I romanzi trasposti in chiave cinematografica sono ambientati nel periodo post unitario, quando dallo stato centrale si cercava di modificare lo stile di vita isolano basato su principi fondamentalmente feudali.
Il primo romanzo vede come protagonista un siciliano che ha vissuto tutto la vita in Liguria e che pertanto non ha più nulla delle abitudini e dei costumi del suo paese natale. Camilleri lo descrive come un burocrate piuttosto pignolo e inflessibile, persino sciocco a uno sguardo superficiale. Al contrario gli isolani si dividono tra donne che, consce della loro personale avvenenza, la usano come arma per farsi aprire le porte, impiegati passivi e asserviti al potere locale mentre i notabili, i signorotti del paese e il sacerdote sono al contrario viziosi, laidi e del tutto privi di moralità.
Anche la loro descrizione fisica e la relativa rappresentazione filmica è grottesca, ispirata ai personaggi delle pellicole di Pietro Germi ambientata in Sicilia.
Sembra invece un personaggio positivo il burocrate piemontese Rebaudengo che però, forse per eccessiva integrità, viene rinnegato anche dai suoi stessi superiori.
Il gusto per la satira e il grottesco è rinforzato ne “La stagione della caccia”. Anche in questo romanzo i nobili della vicenda sono esagerati nelle loro manie e fissazioni, quasi tarati psicologicamente e fisicamente come i Vicerè descritti dallo scrittore verista De Roberto.
La salace arguzia di Camilleri si spinge anche sui cosiddetti servi della gleba, dal mezzadro che cede sua moglie al signorotto senza battere ciglio all’onesto servitore del capostipite della famiglia. Camilleri in quest’ultimo romanzo vagamente ispirato a “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie che risente però di influssi goticheggianti, accentua le descrizioni grottesche dei notabili, ma questa volta pone il sacerdote non dalla parte dei giusti, ma perlomeno da quella dei puri di cuore.
Il paradosso vuole che l’unico personaggio che sembra invece più vicino al nuovo corso che la nazione sta prendendo e che vede la caduta degli angeli ribelli, ovvero dei nobili latifondisti a favore dei borghesi istruiti, sia in realtà un assassino seriale quasi appunto una feroce metafora del nuovo che uccide il vecchio corso.
Francesca Barile
 
 

Corriere della Sera, 5.3.2019
Il caffè
Montalbano e il partito sparito

Pubblichiamo in anteprima uno stralcio dell’ultima indagine del commissario Montalbano, affidatagli dal fratello appena eletto segretario del Pd. (Chiedo venia in anticipo a Camilleri per la sfrontatezza e ai lettori siciliani per gli errori).
«M’a scusari, Salvo», disse ’u frati a Montalbano, «t’avissi a dari una camurria. Vulissi fari un partito di sinistra ca putissi pigghiari i voti delle pirsune di sinistra. Ma unni sunnu?». Montalbano si squietò, ma s’arricurdò di fari qualcosa che a sinistra non faceva chiù nessuno: niscì per la strata. E le vide, tutt’insemmula: passiavano sotto un cielo senza chiù cinquestelle tradimentose. Un tirribilio di operai precari, un soprassutta di insegnanti, pensionati e cristiani di periferia, chini di scanto e di ràggia. Tutte pirsune che non volevano chiù farsi babbiare dal picinusu Di Maio e da Salvini tragediatore, ma che dumannavano attenzioni. Si erano rotte i cabasisi di essere cumannate da chiddu di Firenze, che scatenava scatasci solo per fari scumazza. Dopo tanto viriviri, speravano in tanticchia di quiete. Un puliticu lisciu, abbacato. E chi megghiu di me frati Nicola, pensò Montalbano, che non saprebbe ammazzari una mosca, ma potrebbe ligari con tutte le mosche du munnu pur di accidiri le zanzare? Che se poi la sinistra si rimette a fari la sinistra, macari la destra si mette a fari la destra e invece di scassare i cabasisi con i furasteri, accumincia a calari le tasse.
Massimo Gramellini
 
 

RavennaToday, 5.3.2019
Olivia Sellerio canta Montalbano al Socjale

Venerdì 8 marzo un pizzico di Sicilia arriva al Teatro Socjale di Piangipane dove, dalle 22.00, si tiene il concerto Olivia Sellerio canta Montalbano.
Per l'occasione Olivia Sellerio presenta per la prima volta in concerto il nuovo album "Zara Zabara – 12 canzoni per Montalbano".
Succede che Olivia sia nata e cresciuta fra i libri, e venga da un’isola in cui ancora risuona il richiamo lasciato all’umanità dalla tragedia greca, e che in questo posto incantato, crudo e meticcio abbia deciso di vivere; succede che abbia una voce, e una voce in capitolo, nel suo specialissimo capitolo, e cuore di carta e sangue d’inchiostro per scrivere canzoni, come queste pagine di vita, che adesso chiama a raccolta e canta nel suo nuovissimo album, appena uscito, e qui a Piangipane in concerto.
Scritti, interpretati e arrangiati per le serie Il giovane Montalbano seconda stagione e Il commissario Montalbano, dodici brani della cantautrice palermitana, ancora una volta capace di trasformare racconto e sentimento in musica, tra atmosfere mediterranee, sonorità dell'Atlantico, polvere d'Africa e folk americano, nella sua voce piena di reminiscenze e di parole attente a intrecciare storie al melos siciliano e a mille radici di altri modi e mondi, e fare spola tra la Sicilia e altrove.
Storie d’amore, di spartenza, di sopravvivenza, di denuncia, di accoglienza cantate dalla sua voce magnetica, scura, viscerale, una voce matrioska che ne contiene tante.
Sul palco l’accompagnano Giancarlo Bianchetti e Vincenzo Mancuso alle chitarre, Paolo Pellegrino al violoncello e Nicola Negrini al contrabbasso e shortbass-one.
Naturalmente cappelletti nell’intervallo, come da tradizione.
Ingresso riservato soci Arci.
 
 

La Repubblica (ed. di Parma), 5.3.2019
Olivia Sellerio porta a Parma le canzoni di Montalbano
I dodici brani sono stati scritti, interpretati e arrangiati per la famosa serie tv

Sabato 9 marzo, alle 21, al Teatro al Parco, si esibirà Olivia Sellerio che presenta Zara Zabara, 12 canzoni per Montalbano.
L’iniziativa rientra nel cartellone 30 giorni in città per raccontare le donne, promosso dall'assessorato alle Pari opportunità del Comune di Parma. L'ingresso è gratuito
I 12 brani sono stati scritti, interpretati e arrangiati per le serie Il giovane Montalbano seconda stagione e Il commissario Montalbano.
Sono brani della cantautrice palermitana, ancora una volta capace di trasformare racconto e sentimento in musica, tra atmosfere mediterranee, sonorità dell'Atlantico, polvere d'Africa e folk americano, nella sua voce piena di reminiscenze e di parole attente a intrecciare storie al melos siciliano e a mille radici di altri modi e mondi, e fare spola tra la Sicilia e altrove.
Storie d’amore, di sopravvivenza, denuncia e accoglienza cantate dalla sua voce magnetica, scura, viscerale, una voce matrioska che ne contiene tante.
 
 

TvZap, 5.3.2019
Meraviglie, Alberto Angela a casa del Commissario Montalbano: ‘È stato emozionante’
Il programma sui tesori d’Italia di Rai1 – che partirà martedì 12 marzo, in prima serata – toccherà anche la Val di Noto nella sua ultima puntata

“Noto, Ragusa, Modica… Sono i set de Il commissario Montalbano. È stato emozionante trovarsi nei posti nei quali prima o poi si trova a camminare o a indagare il commissario“: lo ha svelato Alberto Angela, che ha raccontato come – per l’ultima puntata di questo nuovo ciclo di Meraviglie, al via martedì 12 marzo su Rai1 in prima serata – lui e la sua troupe abbiano visitato anche la Val di Noto, teatro ideale delle gesta di Montalbano appunto. “Una delle tappe più belle di questa stagione” ha chiosato il presentatore.
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TG1, 5.3.2019
"Tiresia" l'indovino cieco di Camilleri dopo il TG1


Vincenzo Mollica
 
 

Il Giornale, 5.3.2019
Camilleri lo paragona ai gerarchi fascisti. Salvini: "Sinistri senza argomenti"
Camilleri attacca il ministro dell'Interno: "Sarebbe stato un meraviglioso federale di Mussolini". Salvini replica: "Non hanno argomenti"

È scontro a viso aperto tra Matteo Salvini e Andrea Camilleri. Il ministro e lo scrittore, è evidente, non la pensano allo stesso modo sul tema migranti.
E oggi non hanno mancato di "punzecchiarsi" a distanza sul tema dell'immigrazione.
L'affondo dello scrittore
"È tutto un gran tornare indietro - ha detto oggi il noto scrittore e papà di Montalbano in una intervista a radio radicale - Torna indietro, torna indietro e arriveremo finalmente al ’22, che è quello a cui segretamente tanti politici aspirano. Mi creda, ho 93 anni e ho conosciuto i gerarchi fasciscti. Salvini sarebbe stato un meraviglioso federale di Mussolini".
Non è la prima volta che lo scrittore si esprime contro il leader della Lega. Ha definito in passato le sue azioni "nazista volgarità" e il suo consenso "brutto" perché fa venire alla luce l'Italia "razzista". Ma stavolta ha avvicinato il ministro addirittura a Mussolini.
La replica di Salvini a Camilleri
Il segretario del Carroccio non si è tirato indietro e in serata ha risposto agli attacchi di Camilleri. "Fascista, nazista, razzista... Quando non hanno argomenti ai sinistri non rimane che questo stanco ritornello. Io tiro dritto", ha scritto su Facebook Salvini.
Luca Romano
 
 

Affaritaliani.it, 6.3.2019
Rai1 dà lustro al servizio pubblico con Camilleri in prima serata senza spot
Lodevole scelta di Teresa De Santis e dell'Ammiraglia Rai di trasmettere il monologo dello scrittore in prime time senza pubblicità

Uno spettacolo teatrale di Andrea Camilleri, Conversazione su Tiresia, in prima serata senza spot su Rai1. Teresa De Santis, direttrice della prima rete del servizio pubblico radiotelevisivo, osa l'innimaginabile portando dopo decenni la prosa in prime time, un'idea che ha del rivoluzionario e dell'audace benché si stia parlando dello scrittore e sceneggiatore del campione di ascolti Montalbano.
E lo stesso Andrea Camilleri, nell'introduzione alla sua mirabile pièce che parte da un personaggio mitologico dai due sessi, Tiresia, ringrazia espressamente la Rai per la decisione di non interrompere il suo monologo con la pubblicità. Una scelta encomiabile e coraggiosa da parte dell'Ammiraglia e dei suoi vertici che va sottolineata e lodata. Mentre altrove si discute di iniquità e si viola cinicamente il senso del pudore, Rai1 ieri sera ha fatto servizio pubblico a caratteri cubitali.
Fedele Confalonieri raccontò di persona a chi scrive questo articolo che, anni fa, nel 1997 quando Enzo Siciliano era presidente della Rai, siglò con lui un segreto "patto della bellezza" per trasmettere in prima serata una volta alla settimana dei programmi di eccellenza culturale sia su Rai1 sia su Canale 5. Iniziò Siciliano con la prima del Macbeth... ma gli ascolti bassi gli costarono il siluramento da parte della Rai targata Ulivo.
Per una volta, invece, dopo aver assistito alla pregevole opera di Camilleri, tutta d'un fiato, senza interruzioni, senza sfregi, nel rispetto dell'autorevolezza di autore e spettacolo e alla quale ovviamente auguriamo tutto il successo televisivo possibile e in attesa di dati, occorre alla Rhett Butler di Via col Vento francamente infischiarsene degli ascolti alti o bassi, dell'Auditel, dei numeri, delle cifre, delle curve, e ringraziare Rai1 e Teresa De Santis di questo regalo e di questa scelta che, ci auguriamo, dia l'abbrivio a molti altri eventi mediatici analoghi.
Marco Zonetti
 
 

L'Huffington Post, 6.3.2019
Conversazione su Tiresia di Camilleri conquista tutti. "Quando il servizio pubblico fa meraviglie"
Telespettatori e social network in visibilio per la messa in onda in prima serata di "Conversazione su Tiresia", spettacolo scritto e interpretato da Andrea Camilleri

Si intitola Conversazione su Tiresia il testo scritto e poi interpretato da Andrea Camilleri presso il Teatro Greco di Siracusa la scorsa estate, con la regia di Roberto Andò. Lo spettacolo era stato ripreso dalle telecamere di Rai Uno, che ha poi scelto di riproporre l'evento durante la prima serata del 5 marzo 2019.
La prima volta di Camilleri da interprete di un suo testo: lo scrittore siciliano ha scelto la figura Tiresia per investigare, sulle orme di Borges, la cecità e la vocazione a raccontare storie. Per il padre del commissario Montalbano, la figura dell'indovino rappresenta uno specchio in cui riflettersi e mediante il quale rileggere il senso ultimo dell'invenzione letteraria. Una conversazione solitaria, quella andata in onda su Rai Uno. Una conversazione solitaria, ma recitata davanti a circa cinquemila spettatori (tra il pubblico anche un emozionato Luca Zingaretti, che da sempre presta il volto al Commissario Montalbano, ndr). Un conversazione sulla cecità e sul tempo, sulla memoria e sulla profezia, sull'esistenza e sulla Storia.
Andrea Camilleri ha accettato la sfida: stare da solo sul grande palcoscenico del Teatro Greco di Siracusa e parlare, raccontare la storia di un personaggio che ha attraversato la letteratura dalle origini ai giorni nostri. Una sfida che ha coinvolto anche Rai Uno: la cultura è tornata protagonista del prime time per la seconda volta nel giro di 24 ore (lunedì 4 marzo era andata in onda la prima puntata della serie tratta dal romanzo Il nome della rosa di Umberto Eco, ndr).
Poco prima della messa in onda Carlo Degli Esposti, produttore dello spettacolo, aveva commentato emozionato su Twitter: "Ho prodotto tanti film e tante serie ma Conversazione su Tiresia è una fuoriserie, è la prima volta che uno scrittore, solo, su un palcoscenico millenario racconta storie antiche che immediatamente diventano modernissime, sono molto emozionato".
La scelta dell'ammiraglia del servizio pubblico è stata gradita dai telespettatori che, tramite i social network, hanno espresso apprezzamento per Conversazione su Tiresia.
Bisogna poi sottolineare come Rai Uno abbia scelto di mandare in onda lo spettacolo senza alcuna interruzione pubblicitaria.
Art for art's sake o l'art pour l'art, insomma l'arte per l'arte: ecco il motto che meglio sembra riassumere lo spettacolo di Andrea Camilleri. In prima serata, su Rai Uno, senza spot, solo per la cultura.
Adalgisa Marrocco
 
 

Il Fatto Quotidiano, 6.3.2019
Conversazioni su Tiresia, grazie Andrea Camilleri. E che bello quando il servizio pubblico fa il servizio pubblico
Conversazione su Tiresia ha registrato 2.430.000 telespettatori, share 9,9%. Non sono i numeri di Montalbano e nemmeno gli si avvicinano. Era d'altronde prevedibile che una rappresentazione del genere non brillasse all'auditel ma dalle parti di Viale Mazzini (anche per via dell'ottima media di rete) se ne sono fregati. Alzare il livello dei contenuti in televisione è una battaglia che può essere vinta instillando in chi abbassa troppo l'asticella un senso di imbarazzo? Forse no. Ma vale la pena pensare che possa essere così

“Ho trascorso questa mia vita ad inventarmi storie e personaggi. L’invenzione più felice è stata quella di un commissario conosciuto ormai nel mondo intero. Da quando Zeus, o chi ne fa le veci, ha deciso di togliermi di nuovo la vista, questa volta a novant’anni, ho sentito l’urgenza di riuscire a capire cosa sia l’eternità e solo venendo qui posso intuirla, solo su queste pietre eterne“. Andrea Camilleri chiude così lo spettacolo Conversazione su Tiresia, andato in onda ieri sera su RaiUno. Anzi, aggiunge qualcosa di più. Commosso, dice al pubblico di avere un desiderio: quello di ritrovarsi ancora al Teatro Greco di Siracusa tra 100 anni. L’applauso sembra non finire più. E, seduti in poltrona, appagati, non ci si stanca di sentire lo scroscio di mani che battono.
La narrazione della figura di Tiresia attraverso le parole di Camilleri è un viaggio che porta lo spettatore ad incontrare i tanti che dell’indovino greco hanno parlato, scritto, raccontato: Omero, Sofocle, Seneca, Dante, T.S. Eliot, Apollinaire, Virginia Woolf, Borges, Pound, Pavese, Woody Allen, Pasolini, Primo Levi. Storie nella storia, le vicende dello scrittore e quelle dell’indovino si intrecciano, non fosse altro che per la cecità che al secondo rende possibile vedere il futuro e al primo fa desiderare di ‘vedere di più’. Ripetere quanto narrato dal grande scrittore siciliano è cosa senza senso e forse inutile presunzione: Conversazione su Tiresia sarà in libreria, edito da Sellerio. Quello che più preme raccontare, è il coraggio che ha reso possibile godersi uno spettacolo del genere.
Il coraggio di Andrea (e mi scuserà se lo chiamo per nome ma tra tutti li libri letti e le interviste viste, ormai mi sembra di essergli vicina), che a 93 anni non ha avuto paura di sedersi in un luogo maestoso e così ricco di Storia da farne sentire il tocco perfino a chi si trovava davanti allo schermo. Un monologo interrotto solo da interventi di voci fuori campo (spesso la sua). Niente pubblicità, nessuno stop. Un flusso di coscienza che ha portato lo spettatore a ricordare cose conosciute ma dimenticate, e a impararne di nuove, preziose. Drammatico, leggero, perfino comico, Camilleri seduto su una poltrona, con un ragazzino accovacciato accanto a lui, come a dire quanto grande sia l’importanza di trasmettere cultura e conoscenza. Una lampada, e niente altro. Bastava il teatro.
Il coraggio della Rai. Di RaiUno, in particolar modo. La rete ammiraglia non ha avuto paura di fare il servizio pubblico nella sua forma più pura. Conversazione su Tiresia ha registrato 2.430.000 telespettatori, share 9,9%. Non sono i numeri di Montalbano e nemmeno lontanamente ci si avvicinano. Era d’altronde prevedibile che una rappresentazione del genere non brillasse all’auditel ma dalle parti di Viale Mazzini (anche per via dell’ottima media di rete) se ne sono fregati. E se contiamo proprio bene, si tratta comunque di due milioni e mezzo di persone che hanno avuto il privilegio e la possibilità di assistere a uno show irripetibile. Adulti che si sono trovati a stupirsi come bambini. Che hanno avuto modo di chiedersi quanto tempo perdiamo ogni giorno in bazzecole e ‘piccinerie’ senza trovare almeno un poco di tempo da dedicare alla bellezza. In molti diranno che Canale5 ha battuto Tiresia con Checco Zalone. Ebbene, la scelta di mandare un film campione di incassi si commenta da sola (Sole a Catinelle ha registrato 3.207.000 telespettatori, share 13,7%). Bene Il Collegio, su RaiDue, docureality che piace a un pubblico di giovanissimi e che è arrivato al 10,4%. Ma non è il momento di parlare di share proprio perché, una volta tanto, siamo di fronte alla grazia di uno spettacolo che andato in onda fregandosene. Due ore di magia. Ascoltare Camilleri è stato come vedere Philippe Petit camminare sospeso tra le due torri Gemelle: un gioco di equilibrio, di attesa, di sorpresa.
Claudia Rossi
 
 

La Repubblica, 6.3.2019
Camilleri e il suo Tiresia in tv, lo spettacolo incanta (anche senza gli ascolti di Montalbano)
Meno di due milioni e mezzo di spettatori per 'Conversazione su Tiresia' in onda su Rai1 senza interruzioni pubblicitarie. Emozione e applausi sui social per lo scrittore

Sono stati 2 milioni 430mila gli spettatori, con il 9,9 per cento di share, che hanno seguito Conversazione su Tiresia, lo spettacolo con Andrea Camilleri andato in onda su Rai1 senza alcuna interruzione pubblicitaria. Su Canale 5 la replica di Sole a catinelle con Checco Zalone è stata vista da 3 milioni 207mila spettatori con il 13.7 per cento di share, risultando il programma più visto della prima serata. Al terzo posto Il collegio su Rai2 con 2 milioni 399mila spettatori e il 10.4 per cento di share.
Conversazione su Tiresia, lo spettacolo scritto e interpretato da Andrea Camilleri, a cura di Valentina Alferj e prodotto da Carlo Degli Esposti per Palomar, è andato in scena lo scorso 11 giugno al Teatro Greco di Siracusa di fronte a 4mila spettatori. Su Rai1 la ripresa di quella serata unica, con la regia di Roberto Andò e Stefano Vicario, è stata preceduta da una presentazione dello stesso Camilleri che ha ringraziato la Rai per mandarlo in onda senza pubblicità evitando così di spezzare il suo racconto che ripercorre la storia dell'indovino cieco, le cui vicende attraverso i secoli si intrecciano a quelle dello stesso scrittore.
Nella sua conversazione Camilleri veste i panni di Tiresia e dialoga con Omero, Sofocle, Seneca, Dante, T.S. Eliot, Apollinaire, Virginia Woolf, Borges, Pound, Pavese, Primo Levi, così come con Woody Allen, che fa apparire Tiresia in La dea dell'amore, con Pasolini dell'Edipo Re e con i Genesis di The Cinema Show, il brano sulle cui note si apre lo spettacolo. La ricerca dello scrittore si snoda attraverso le epoche per raccontare un personaggio che è stato sia donna sia uomo e che, come lo stesso scrittore, ha perso la vista.
Il testo della Conversazione su Tiresia, in libreria per Sellerio, rappresenta un'altra sfida per il novantatreenne Andrea Camilleri, padre del commissario Montalbano, autore che vanta oltre 25 milioni di libri venduti, e che ha voluto proporre al suo pubblico in chiave ironica e poetica ma anche caustica, maliziosa e dissacrante, un personaggio per ordire una trama che si è rivelata catartica proprio come le antiche tragedie greche. L'adattamento cinematografico diretto da Roberto Andò è uscito in sala lo scorso autunno e ha vinto il Nastro speciale.
Per tutta la serata lo spettacolo è stato commentato su Twitter con elogi e complimenti all'autore a cominciare da Ficarra e Picone (che avevano avuto un successo analogo con Le rane su Rai1): "Grazie maestro, uno spettacolo sentirti, un privilegio applaudirti". Molte le frasi e le citazioni di Camilleri, tanto da auspicare il Nobel per lo scrittore, e un messaggio commosso con il fermoimmagine di Luca Zingaretti che applaude tra il pubblico del teatro greco di Siracusa.
 
 

AgenSIR, 6.3.2019
Televisione: Baggio (Aiart), “lo spettacolo ieri sera di Camilleri su Rai 1 antidoto all’intrattenimento facile e al trash”

“Finalmente un serio antidoto alla tv che non fa pensare. Finalmente uno spettacolo degno del servizio pubblico e che avvince il telespettatore”. È quanto afferma l’Aiart, l’associazione spettatori d’ispirazione cattolica, a proposito di “Conversazione su Tiresia”, lo spettacolo con Andrea Camilleri andato in onda in prima serata ieri sera su Rai 1, senza “interruzioni pubblicitarie”. “Nella sua Conversazione Camilleri, o lo stesso Tiresia?, dialoga con Omero, Sofocle, Seneca, Dante, Apollinaire, Borges, Pound, Pavese, Primo Levi…Tra cultura, storia, filosofia e realtà la storia di Tiresia, l’indovino cieco della mitologia greca, attraversa i secoli e si intreccia con quella dello scrittore Camilleri”.
“È la testimonianza – dichiara Giovanni Baggio, presidente nazionale Aiart – che la cultura può essere un prodotto di punta della nostra tv ed è la dimostrazione che un contenuto capace di mettere insieme cultura, informazione e spettacolo può essere istruttivo, educativo senza essere noioso. Perché è questo il fraintendimento”.
“Uno spettacolo di qualità – precisa Baggio – è anche un antidoto all’intrattenimento facile, al trash, ai reality e ai talent che popolano la tv italiana. Una scelta giusta, premiata dai telespettatori che, ricordiamo, dovrebbero essere l’unico editore della Rai e che chiedono semplicemente una tv rispettosa della loro dignità e identità. Camilleri ha infatti offerto possibilità di stimolo al ragionamento ‘da quando non vedo più vedo meglio’ rivolgendosi a tutti e indirizzando in senso positivo il pensiero”.
Lo spettacolo prodotto da Palomar, conclude l’associazione spettatori d’ispirazione cattolica, “dimostra che il ruolo del produttore non è soltanto quello di produrre, fare industria e profitti ma capire che l’identità, il messaggio culturale e sociale del Paese passa anche attraverso il loro lavoro”.
 
 

L'Argine, 6.3.2019
La mossa del cavallo

Non so a quanti a sinistra piaccia Andrea Camilleri, io lo adoro e ho divorato tutti i suoi romanzi. Tutti, non solo quelli in cui è protagonista il commissario Montalbano. Camilleri si è dedicato anche alla scrittura di alcuni romanzi storici, uno di questi è “La mossa del cavallo”. E’ ambientato nell’immaginaria Vigata nel 1887 dove viene inviato dal Direttore generale delle Finanze di Roma, il rag. Giovanni Bovara, vigatese di nascita ma da molti anni genovese di adozione. Deve indagare su presunti atti di corruzione e sulla morte sospetta di due suoi colleghi. La sua “genovesità” lo fa sentire protetto, pensa e agisce da genovese sentendosi immune ed estraneo alla rete di complicità e di sottintesi dell’ambiente mafioso e omertoso siciliano. Nello stesso tempo, tuttavia, ciò gli impedisce di capire la trama dei rapporti criminali che viene intessuta su di lui. Durante un suo giro di ispezioni, assiste all’omicidio di un prete che prima di morire, in uno scambio di battute tra la tragedia e la farsa, riesce a sussurrargli il nome del suo assassino. Il ragioniere corre dai carabinieri a denunciare l’accaduto, ma sarà egli stesso incriminato e rinviato a giudizio per il delitto. Il processo a suo carico sembra portare inevitabilmente alla condanna, ma Bovara farà la “mossa del cavallo”, cioè “scavalcherà” la sua stessa mentalità e incomincerà a parlare e a ragionare in siciliano, recuperando il dialetto della sua infanzia, compenetrandosi così nel modo di agire di chi l’accusa, ribaltando la realtà a suo favore e salvandosi.
Questo romanzo può essere considerato una illuminante metafora sullo stato della sinistra, in Italia e non solo.
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Luigi Pizzolo
 
 

La Sicilia, 6.3.2019
"Il teatro al tempo della crisi"

De "Il teatro al tempo della crisi", ha parlato in un interclub tra l'inner Wheel di Catania, presidente Marzia La Rosa Grasso, ed il Rotary Ovest, presidente Lia Ragusa, il regista Giuseppe Di Pasquale, già direttore del Teatro Stabile. Erano presenti, per il Rotary, i governatori emeriti ing. Salvo Sarpietro e signora Gina, e il prof. Francesco Milazzo e signora Teresa, per l'inner Wheel la past board director Nuccia D'Agata e la segretaria distrettuale Leila Pavone Pavarino, ospiti Valeria Contadino Di Pasquale, Alessandra Meci e i ragazzi del Rotaract Ovest.
[...]
Dello spettacolo "La creatura del desiderio" di Andrea Camilleri, per regia di Di Pasquale, ha parlato la moglie del regista, l'attrice Valeria Contadino, che si è soffermata sul binomio amore-possesso, cifra in agguato che rischia di fare impazzire il protagonista, fino all'idea compensativa di crearsi una bambola del suo oggetto del desiderio.
Milly Bracciante
 
 

La Sicilia, 7.3.2019
Scritti di ieri
Testamento di Camilleri come Eduardo
Sia il "papà" di Montalbano che il grande napoletano hanno scelto i teatri antichi di Sicilia per un inno all'arte e alla cultura

Andrea Camilleri nei panni dell'indovino cieco Tiresia ha letto il suo testamento spirituale al teatro antico di Siracusa. Allo stesso modo Eduardo lesse il suo testamento al teatro antico di Taormina. La grecità ci sta addosso come un vestito da cerimonia. E il Camilleri visto ieri in tv su Rail, senza interruzioni pubblicitarie, è stato un grandioso affabulatore che ha tenuto inchiodati gli spettatori per un'ora e mezza di fila. Ha parlato del suo esteso mondo culturale. Non gli è sfuggito nulla dalla memoria, nemmeno gli autori latini e greci, anzi soprattutto loro, assieme a Dante e Primo Levi. Camilleri era Tiresia che presagiva il futuro e per questo ebbe tanti guai come aver predetto che Edipo avrebbe sconcicato la propria madre e avrebbe ucciso il proprio padre senza sapere di essere il loro figlio. Da qui l'intervento di Freud che avendo scoperto il complesso di Edipo avrebbe procurato i maggiori guai a Tiresia-Camilleri. Il quale se l'è presa anche con Giovenale e con il poetastro Orazio che ritenevano Tiresia un ciarlatano.
Chi è imbevuto di studi classici sarà rimasto incantato di questa serata con Camilleri, ma purtroppo non sono stati molti, appena due milioni e mezzo di spettatori con uno share del 9,9%. La serata di ieri l'ha vinta «Sole a catinelle» con Checco Zalone. E' questo il livello culturale medio della popolazione italiana.
Camilleri è un gigante, ha concluso la serata dicendo: «Potrei essere soddisfatto di quel che ho fato finora a 93 anni. E invece no, per questo sono qui e spero di continuare ancora, come auguro a voi spettatori di arrivare a cent'anni». Uno spettacolo del genere dovrebbe essere tradotto e dato ad Atene e in tutti i teatri geci del mondo. Perché questo è il messaggio culturale che parte dalla Sicilia e arriva in tutto il pianeta. Noi siamo questi, greci antichi senza avere coscienza di esserlo.
L'altro giorno ho scritto che la Rai sbagliava a inflazionare Camilleri. Sbagliavo io. Camilleri dovrebbe nutrire quanto più spesso possibile il nostro cervello incrostato di modernità per ricordarci chi siamo e da dove veniamo. Peccato solo che abbia 93 anni e che tutti gli altri grandi scrittori siciliani (che lui non ha nominato: per gelosia?) sono morti.
Tony Zermo
 
 

La Verità, 7.3.2019
Camilleri affonda l'ammiraglia Rai con il suo «Tiresia» in prima serata
Il dotto (e un po' noioso) monologo dello scrittore fa sprofondare il primo canale in un'inedita quarta posizione in termini di share, facendosi superare da Checco Zalone, Il Collegio e Le Iene Show.

«Omero era un genio non perché cieco, ma perché pazzo». Le parole liberatorie che Jorge Luis Borges pronunciò per togliere dall’ombra dell’immortale cantore greco tutti coloro che credono di vedere più chiaro oltre il buio del cristallino (compreso Andrea Camilleri), tornano dal passato per fare da contrappunto a uno spettacolo unico, culturalmente valido ma poco frequentato martedì sera su Rai 1. Conversazioni su Tiresia, il gigantesco monologo del papà del commissario Montalbano andato in onda in prima serata e senza spot, ha fatto un mezzo flop.
Spiace notarlo, a sbancare sugli scaffali dei supermercati non è mai il Castelmagno ma sono i formaggini. Così il mitico indovino ha attraversato la storia della letteratura (da Dante Alighieri a Guillaume Apollinaire, da Sofocle a Ezra Pound e Primo Levi) per essere accantonato al quarto posto, giù dal podio, dietro Checco Zalone su Canale 5, il reality II Collegio con la voce fuori campo di Giancarlo Magalli su Rai 2 e Le Iene Show su Italia 1.
La classifica va spiegata con i numeri. Sole a catinelle 3,2 milioni di telespettatori con il 13,7% di share, Camilleri in solitaria 2.430.000 con uno share del 9,9%, Il Collegio 2,4 milioni ma con uno share del 10,4% e Le Iene Show 2,2 milioni ma con uno share dell'11,5%. Neanche a parlarne, l'autore di Montalbano si è tenuto abissalmente lontano dalla sua creatura, capace di arrivare a 11 milioni di spettatori con il 44% di share.
Camilleri in scena da solo per un'ora e mezza illuminato da un lume a raccontare il peregrinare, lungo le tortuose vie della storia e della mente, dell'indovino Tiresia, è già una proposta coraggiosa. Dilungarsi sul Tiresia che perse la vista, fu uomo e donna e ancora uomo, e dentro le penombre dell'esistenza trovò parole per rischiarare la via ai posteri, è una sfida immane. Farlo senza neppure uno spot pubblicitario per sgranchire la mente, è praticamente una scalata himalaiana. Solo a raccontarlo ti fa venire voglia della Pantera rosa.
Eppure lo spettacolo è stato accolto con grande favore. Il fascino c'è tutto, visto che si tratta della registrazione dello show tenuto l'estate scorsa nella cavea del teatro greco di Siracusa, con un Camilleri profeta, a 93 anni e ormai privato della vista come il personaggio di cui raccontava, entrato in scena accompagnato da un ragazzino che si siede accanto a lui ad ascoltare rapito il monologo.
Con voce lenta e rauca, lo scrittore ammalia 5.000 spettatori (fra i quali Luca Zingaretti, il suo detective prediletto), li inchioda alle parole sapienti, li fa partecipi di un'avventura di vita narrata a memoria. Certamente qualcosa di unico in una simile location, un po' meno in Tv, davanti alla quale la concentrazione e la partecipazione inevitabilmente stingono.
«Da quando non ci vedo più, vedo le cose più chiaramente», sottolinea lo scrittore secondo un cliché consueto. E nelle Conversazioni non risparmia critiche a quest’epoca dominata da egoismi e paure, citando Primo Levi: «Il rischio di trasformazione da uomo a non uomo». Ma neppure ai politici di oggi «felice di non vedere certe facce». E chi a questo punto rincorre identificazioni di destra e di sinistra, rimane deluso perché il Tiresia di Porto Empedocle precisa: «Mi diedero una serie di consigli impossibili da praticare, come distinguere un politico di destra e di sinistra in Italia, oggi».
Chi ha avuto la pazienza di arrivare fino in fondo alla rappresentazione non è rimasto deluso e ha potuto plaudire a un'iniziativa della Rai, servizio pubblico, che per una volta non ha inseguito le televisioni concorrenti sulla strada dell'audience. Certo, Tiresia è impervio dai tempi delle traduzioni al liceo classico. Ma il finale in quel teatro naturale e immortale, nella notte siciliana e con il pubblico in piedi ad applaudire, sarà difficile da dimenticare.
Camilleri ha chiuso così: «A 90 anni, diventato cieco, mi è venuta una curiosità immensa di intuire cosa sia l'eternità ormai così vicina a me. Mi piacerebbe che ci ritrovassimo tutti quanti qui, in una sera come questa fra cento anni». Puro Tiresia.
Rimanendo nell'area politica a lui cara, due milioni e rotti sono sempre molti più dei votanti alle primarie del Pd. Nonostante il mezzo flop, la rappresentazione mandata in onda dalla Rai è un'ulteriore investitura e lo scrittore che inventò il commissario Montalbano (grazie a lui conosciuto in tutto il mondo) può contare su una carta in più nella rincorsa all'unico premio che gli manca nell'empireo del politicamente corretto: il Nobel.
Ha tutto per ottenerlo, adesso anche uno spettacolo televisivo di grande presa per impressionare i giurati dell'Accademia reale svedese. Visto che il grande Borges non lo vinse mai, è possibile che i parrucconi di Stoccolma si arrendano davanti al fascino di un suo ancora ruggente epigono giallista.
Giorgio Gandola
 
 

Foreword Reviews, 7.3.2019
The sect of angels
The Sect of Angels
Andrea Camilleri
Stephen Sartarelli, translator
Europa Editions
Softcover $16 (208pp)
978-1-60945-513-2

Let’s hear it for The Sect of Angels, the scandalous story of how a cult of Sicilian priests lured underage girls and virtuous young women into a sex ring under the pretenses of offering them divine protection from the temptations of the flesh. The scheme was exposed by a local attorney named Matteo Teresi, but instead of being celebrated, he was blackballed for disrupting the precious status quo and run out of town. Based on a true story from the early 1900s, this sordid episode offers a devastating portrait of how political power, the mafia, Catholic cover-ups, and family shame kept rural Sicily in a medieval time warp long into the twentieth century. Andrea Camilleri is the author of the Montalbano crime novels and is considered one of Italy’s best living writers.
Matt Sutherland
 
 

Mangialibri, 7.3.2019
Il campo del vasaio
Autore: Andrea Camilleri
Genere: Romanzo Noir
Editore: Sellerio 2008

Montalbano si sveglia di soprassalto nel cuore della notte: qualcuno sta bussando disperatamente alla porta di casa, mentre fuori infuria un temporale tremendo. Si alza a sedere sul letto, cerca invano di accendere la piccola lampada che tiene sul comodino: alla fine si alza tutto infreddolito e si dirige verso la porta mentre lampi e folate di vento gelido passano attraverso le fessure delle persiane. “Vengo! Vengo!” urla mentre tenta di ricordare dove caspita abbia appoggiato i pantaloni la sera prima, visto che non li trova né sul letto né sulla sedia. Inutile, deve correre alla porta e aprire: lì fuori, bagnato dalla testa ai piedi e con l’impermeabile sgualcito e strappato, il questore lo osserva come se fosse in trance. Crollato su una sedia, sconvolto e fra le lacrime Bonetti-Alderighi supplica il commissario di nasconderlo da qualche parte in casa sua; durante la notte la mafia ha preso il potere e il questore non ha altra scelta che scappare e nascondersi neanche fosse un pericoloso latitante. Montalbano non fa in tempo ad andare in cucina a prendere un bicchiere d’acqua per cercare di calmare il suo ospite, che quando rientra in camera si trova di fronte Riina in persona: è in attesa di salire su un elicottero che lo porterà a Roma dove è atteso per formare il nuovo governo; ma di certo non poteva prima non fermarsi a casa di Montalbano per sapere se, vista la sua grande esperienza come commissario, sarebbe disposto ad accettare la carica di Ministro dell’Interno...
Inizia con questo divertentissimo incubo – forse divertente lo è un po’meno per il povero Salvo Montalbano ? il tredicesimo romanzo di Andrea Camilleri che ha come protagonista il commissario più amato dai lettori italiani, entrato nelle case di tutti grazie anche alla splendida interpretazione di Luca Zingaretti che ne veste i panni nella serie televisiva di grande successo di pubblico trasmessa da Rai 1. Un Montalbano cupo ? quello che conosciamo in questo Il campo del Vasaio ?, che ha a che fare con una complicata indagine legata a quello che a tutti gli effetti sembra essere un delitto di mafia: un cadavere ritrovato in un terreno cretoso, scosceso e reso viscido dalla pioggia, con il viso completamente sfigurato – e quindi irriconoscibile ? ed il corpo fatto in ben trenta pezzi, proprio come i denari per i quali Giuda tradì Gesù. Un’indagine che si rivelerà, però, un intricato roveto dalle spine acuminate, nutrito e cresciuto in un terreno intriso di tradimenti e omissioni. Un terreno viscido e insidioso proprio come il campo in cui viene ritrovato il cadavere mutilato. Salvo è qui è angosciato da una malinconia di fondo, alla quale forse lui stesso non è del tutto in grado di dare una spiegazione, ma che lo rende agli occhi del lettore in qualche modo più umano, più vicino. È un Montalbano che pare arrendersi all’evidenza dell’impossibilità di contrastare sempre il Male; che sembra alzare le mani di fronte alle miserie umane, alle crudeltà, ai tradimenti. Che sia forse il disincanto della maturità? Sopra tutti aleggia, come sempre, lo stile inconfondibile di Camilleri, limpido, con rapidi cambi di registro e capace - con le sue incursioni in dialetto siciliano e le situazioni a volte al limite del comico - di strapparci un sorriso anche quando si dovrebbe solo piangere.
Raffaella Galluzzi
 
 

Corriere della Sera, 7.3.2019
Il bello delle persone
Olivia Sellerio e quelle dodici canzoni scritte e pensate per Montalbano
In «Zara Zabara», i brani della cantautrice-editrice palermitana, scritti per la celebre fiction. L’«esame» del professor Camilleri, il rispetto per lettori e amanti della musica, e i concerti. Due date in Italia, poi un tour in Argentina.

«Montalbano?! Basta così, per favore». Ma come, le ha incise lei queste canzoni. E vuole che non parliamo del commissario più famoso del Terzo millennio, di uno che è riuscito a mettersi nel taschino persino la popolarità di Maigret e la penna straordinaria di Simenon? «Non voglio dire che non dovrò parlarne: va bene, ho inciso questo disco, Zara Zabara. 12 canzoni per Montalbano (prodotto da Palomar/Rai Com e pubblicato da Warner Music Italia), e parliamone, certo». No, Olivia Sellerio non fa la difficile, la diva, atteggiandosi ad artista complessa, di quelle che ti dicono tutto, ma poi, in fondo, non hanno niente da dire. No, ad Olivia stanno semplicemente a cuore i fatti: voce, arrangiamenti, musica e parole del disco. Firmati da lei, palermitana, cresciuta fra i libri di famiglia, scoperti, editati e pubblicati da cinquant’anni a questa parte nella capitale della Sicilia. Ma anche dell’altrove. Come l’arte di Olivia.
Ravenna, Parma e tour in Argentina
La Sellerio è pronta al debutto di «Zara Zabara» l’8 marzo al Teatro Socjale di Piangipane (Ravenna) e il giorno dopo a Parma, al Teatro al Parco. In seguito, nei primi giorni di aprile, le canzoni di Montalbano è come se diventassero protagoniste di un racconto dello stesso scrittore: prenderanno idealmente un piroscafo per raggiungere l’Argentina, in occasione di un tour tra le città di Rosario, Cordoba, e Buenos Aires.
Cercasi canzone per fiction
Prima, però, l’intervista. Ci proviamo? E Sellerio se la ride — come avrebbe sorriso sua mamma, tra una sigaretta e un giudizio letterario — e va di incipit: «Un giorno di settembre di qualche anno fa, Carlo degli Esposti (il produttore cinematografico e televisivo, colui che ha portato in televisione Montalbano dopo una telefonata-suggerimento, che valeva più di un indizio, di Elvira Sellerio, ndr), mi ha domandato, a bruciapelo, se avessi una canzone per una puntata de Il giovane Montalbano».
La tata e la musicalità di Capo Verde
E lei? «Gli ho detto di sì, la canzone c’era, un pezzo dal sound capoverdiano, che mi è molto familiare...». In che senso? «Qui, a Palermo, c’è una grande comunità capoverdiana: quando io e mio fratello eravamo piccoli, siamo cresciuti insieme a due signore capoverdiane. Mia madre in quel periodo era molto occupata, lavorava tantissimo. E’ stato allora che ho imparato la loro lingua, difficilissima e affascinante al tempo stesso», risponde. Torniamo, intanto, al fondatore della casa di produzione, Palomar, che ha ricontattato Olivia, chiedendole un altro brano. Gli ha risposto di sì, ne aveva addirittura cinque, e hanno avuto tutti un discreto successo, come «Lu jornu ca cantavanu li manu».
E stavolta è per il «vero» Montalbano
Ed ecco la terza telefonata. E stavolta le canzoni richieste erano per il «vero» Montalbano, quello interpretato da Zingaretti. «No, Carlo, io non me la sento: mi sembra un azzardo inserire delle canzoni nella fiction». Non è passato molto tempo che Degli Esposti è tornato alla carica. «Ma credevo se ne fosse dimenticato…», ricorda la cantante. Ed invece ecco la struggente «Malamuri», «Tornu dissi amuri» con il tema della «Spartensa» che è separazione e partenza allo stesso tempo, e «Nuddu è di nuddu (e nuddu m’avi)», ad accompagnare ancora una volta la donna ammazzata nella storia di Camilleri.
A casa di Camilleri con il disco in mano
«Non se ne può più: occorrerebbe fare un appello all’autore, affinché faccia ammazzare anche un uomo qualche volta», racconta ironicamente la cantautrice. Glielo direbbe a Camilleri? «Al Professore? Ma quando mai». Dal Professore, come lo ha sempre chiamato l’artista nata e cresciuta tra i libri, anche quando lo scrittore siciliano si aggirava per la casa editrice palermitana e Olivia era una ragazzina, si va soltanto per confrontarsi e chiedere un consiglio. Sul titolo dell’album. «Un giorno, l’ho raggiunto a Roma, a casa sua, per leggergli i testi e farmi aiutare a scandagliare le parole intorno al titolo dell’album». Suonava «Zara Zambara», tipica parola in «vigatese», alla Canilleri: «Una sorta di luogo liquido, proprio perché Camilleri inventa e reinventa». Ma si può e si deve cercare ancora: «Zara bazara, ovvero ‘Conzala come vuoi, sempre cucuzza rimane». Alla fine, il Professore ha sentenziato che «Zara», semplicemente da zagara, e «Zabara» con l’agave nel cuore della parola, sarebbe stato il titolo più appropriato.
Ricordi d’infanzia
E se lo dice il Professore, c’è solo da rispettarlo. La stessa cosa vale per i lettori: «Da rispettare sempre, diceva mia madre, così come io faccio con le canzoni: in fondo, chi canta non è altro che l’interprete di una storia, della quale cura l’editing musicale: dagli arrangiamenti alla strofa, scegliendo i collaboratori giusti». Come si nasce musicisti tra i libri? «A casa delle mie zie, a Palermo, c’era un pianoforte, che osservavo e strimpellavo da bambina: aveva qualcosa di magico essendo sopravvissuto ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale».
C’era una volta un piano
Ed è diventato «C’era una volta un piano», un reading musicale sulla Liberazione a Palermo, negli anni in cui il magico aveva poco di antropologico e molto più di liberatorio. «Ricordo che da ragazza, su suggerimento di Elsa, la moglie dell’antropologo Nino Buttitta, sulle tracce del magico antropologico, me andai in giro per il centro storico di Palermo, alla ricerca delle Vampe di San Giuseppe, realizzando una mappatura, quartiere dopo quartiere». E’ forse è anche per questo se nei testi di Olivia Sellerio, dal suo primo grande successo, «Accabbanna», nel 2005, firmato a quattro mani con il jazzista Pietro Leveratto, alle dodici canzoni per Montalbano, le parole in dialetto palermitano «ballano».
Non sparate sul dialetto
«Le parole devono ballare, muoversi e vibrare: anche quando scrivo una mail, ho bisogno di trasmettere una certa musicalità», osserva Sellerio, per la quale il dialetto non è qualcosa di intimo, «e non è un gergo arcaico. Anzi. Lo sa cosa diceva Leonardo Sciascia? Che la borghesia ha ucciso il dialetto. Che strano, adesso che ci penso: mia madre non aveva cadenze, alcun accento, mentre mio padre era buffo quando provava a parlare in palermitano». Che è una lingua, come lo spagnolo. Ed eccoci presto in Argentina, dunque, una terra dove, come in Inghilterra, non tagliano mai le sigle finali delle fiction in televisione, mentre suonano una canzone. «Stai a vedere che mi hanno invitata proprio per questo…», conclude Olivia.
Peppe Aquaro
 
 

Il Giornale, 8.3.2019
Salvini risponde a Camilleri: "Io gerarca fascista? È ridicolo"
Intervistato da Paolo del Debbio durante l'ultima puntata di "Dritto e Rovescio", Matteo Salvini ha risposto di nuovo alle accuse di Andrea Camilleri: "Mi piacciono i suoi libri e lo rispetto come persona, ma darmi del gerarca fascista è ridicolo"

Matteo Salvini contro Andrea Camilleri. Ma con una dolcezza quasi paternalistica.
Dopo le parole con cui il creatore del commissario Montalbano lo aveva definito "un perfetto gerarca fascista" in un'intervista a Radio Radicale, il ministro dell'Interno è tornato sul'argomento nel corso dell'ultima puntata di "Dritto e Rovescio", il nuovo talk show di Paolo Del Debbio trasmesso su Rete 4.
Imbeccato dal giornalista, Salvini si è rivolto con garbo a Camilleri: "Mi piacciono i suoi libri, mi piace Montalbano e porto enorme rispetto a chi ha lavorato una vita ed è arrivato a quest'età e ci metterei la firma. Ma che io abbia le sembianze, la testa o l'azione politica di un gerarca fascista è semplicemente ridicolo, con tutto il rispetto che porto per lui. Non so se parli seriamente o meno".
Una parziale marcia indietro rispetto a qualche giorno fa, quando Salvini aveva liquidato su Facebook le accuse di Camilleri con questa frase: "Fascista, nazista, razzista... Quando non hanno argomenti, ai sinistri non rimane che questo stanco ritornello. Io tiro dritto". Il papà di Montalbano non ha mai nascosto la sua antipatia nei confronti del segretario della Lega. E proprio nell'intervista a Radio Radicale aveva detto: "È tutto un gran tornare indietro. Torna indietro, torna indietro e arriveremo finalmente al ’22, che è quello a cui segretamente tanti politici aspirano. Mi creda, ho 93 anni e ho conosciuto i gerarchi fascisti. Salvini sarebbe stato un meraviglioso federale di Mussolini".
In passato Camilleri si è già espresso più volte contro il vicepremier, definendo il suo operato una "nazista volgarità" e il suo consenso "brutto" per il suo far venire alla luce un'Italia "razzista". Mai, però, gli aveva dato del fascista.
Gianni Carotenuto
 
 

Gazzetta di Parma, 9.3.2019
Intervista
Olivia Sellerio: «Così sono nate le canzoni per Montalbano»
Olivia Sellerio, editrice e cantautrice, presenta a Parma le sue canzoni per gli episodi di Montalbano. «Sono nate scavando dentro di me; mi considero un ulteriore satellite del pianeta Camilleri»
 
 

Quotidiano di Puglia, 10.3.2019
Il premio Nobel alla voce di Andrea Camilleri

Allora mi sono chiesto a che cosa può servire mai un premio Nobel per la letteratura, se non lo si riconosce ad un cantore che è capace di rappresentare l’antico e il moderno, il presente, il passato, il futuro, la memoria e la fantasia, il sentimento e la ragione, la verità e la menzogna, la realtà e la finzione.
Me lo sono chiesto qualche sera addietro, mentre guardavo, mentre ascoltavo Andrea Camilleri raccontare in televisione il suo Tiresia portato in scena nel giugno scorso, seduto al centro del Teatro Greco di Siracusa. Mi sono chiesto a che serve un premio Nobel per la letteratura, se non viene riconosciuto per quell'impersonare con tragicità, con leggerezza, con ironica saggezza il senso essenziale, archetipico, della narrazione, che consiste nel tramandare una storia attraverso la voce. Poi, nel pomeriggio successivo, mi è stato fatto il dono straordinario di Conversazione su Tiresia, il libretto di sessanta pagine che raccoglie il testo. L'ho letto, in poco più di due ore. Però mentre lo leggevo mi rendevo conto che non era la stessa cosa, perché mancava la voce, perché mancava la fisicità del narratore: quella voce arrochita che pareva provenisse dall'antro di una misteriosa antichità, quelle parole scandite che s'inchiodavano nell'aria, e mancavano anche le mani, le mani che si aprivano e si congiungevano, le braccia che si stendevano ad abbracciare il pubblico e la sera, e poi si appoggiavano sul petto, come per cercare un riposo. Mancava il suo volto che sembrava scolpito nella pietra. Omero rassomigliava a Camilleri. Cieco come Camilleri. Gli occhi coperti di buio per scrutare al di là del buio.
Dice Camilleri che da quando Zeus, o chi ne fa le veci, ha deciso di togliergli di nuovo la vista, questa volta a novant'anni, ha sentito l'urgenza di riuscire a capire cosa sia l'eternità. Ma forse l'eternità si può percepire soltanto attraverso l'azzardo di un vaticinio, di una profezia, con l'energia di uno sguardo cieco che trapassa la densa fumaglia del presente e raggiunge orizzonti di verità diversamente impensabili, e vede una luce che senza quella cecità non si può vedere.
In Amore lontano, Sebastiano Vassalli ricorda che gli antichi attribuivano ai ciechi una capacità di inventare, di elaborare e di raccontare le storie degli uomini, superiore a quella di coloro che vedono. Avendo meno percezioni, i ciechi avevano più vita interiore. Erano dei veggenti che sapevano riempire il buio in cui vivevano di figure apparentemente reali.
Il monologo di Tiresia, scritto e interpretato da Andrea Camilleri, è un confronto, forse anche un corpo a corpo, con l'ansia o la speranza o il desiderio nemmeno nascosto di comprendere l'eternità. La voce vortica nell'aria di Siracusa. Camilleri si fa Tiresia. L'indovino, la creatura multiforme, colui che, come dice Dante, mutò sembiante/ quando di maschio femmina divenne/ cangiandosi le membra tutte quante, fa esperienza dell'azzardo di una profezia, penetra nell'universo scuro dell'incognita e lo attraversa con il raggio di un pensiero che vorrebbe metterci sull'allerta come sentinelle a difesa dei nostri destini.
Comincia con il mito, la narrazione di Camilleri, e si conclude con l'orrore. Ne "La chiave a stella", dice, Primo Levi racconta che nel campo di concentramento nazista rischiò una metamorfosi peggiore di quella di Tiresia: quella da uomo a non uomo. Poi Tiresia confessa che non fu capace di prevedere quell'orrore, perché era al di fuori di qualsiasi immaginazione.
Andrea Camilleri racconta e riempie il buio di Siracusa con un universo di colori immaginari, fantastici, con un meraviglioso onirico che in qualche modo compensa il suo sguardo sbarrato.
Lui sa perfettamente che, al principio, non c'è una scrittura ma una voce. Probabilmente è questa la ragione profonda del suo Tiresia raccontato con la voce. E' il ritorno all'origine, alla radice, all'essenza della narrazione. Al respiro che si fa una sola cosa con l'aria, con il vento, l'umidore, la calura, il silenzio. Al racconto che non è mai definitivamente chiuso, che si rende disponibile alla sovrapposizione delle voci, ad una continua riformulazione, alla contaminazione, al rimando, all'innesto, alle interferenze, alle manipolazioni, che si sfrangia in digressioni, si interrompe, riprende, si dilata, che subordina la sua possibilità di esistenza esclusivamente alla possibilità della memoria.
Probabilmente il Tiresia di Andrea Camilleri è la messa in scena della narrazione che si riproduce ininterrottamente, che perfora il tempo, sconfina da ogni spazio, si affida ad una voce che dice in una lingua ogni volta diversa, che si affida alla modulazione, alla sonorità, all'eco.
Almeno per questo suo Tiresia, a Camilleri spetterebbe il Nobel per la letteratura. Per questa sua rifondazione semantica della narrazione orale al tempo del terzo millennio, perché si costituisce come conferma della condizione sostanziale dell'atto narrativo.
Allora mi sono chiesto se non sia inevitabile tenere in conto tutte queste e molte altre ragioni nell'assegnazione di un premio Nobel per la letteratura.
Per una benedizione e una maledizione, Tiresia poteva scaraventare lo sguardo del pensiero nella nebbia del futuro, e diradarla. Andrea Camilleri non può. Nessun essere che sia umano può. Per fortuna. Ciascuno di noi può soltanto affidare il proprio futuro ad un Dio, se ci crede, oppure semplicemente alla buona sorte.
Alla fine del suo monologo, Camilleri dice: Può darsi che ci rivediamo tra cent'anni in questo stesso posto. Me lo auguro. Ve lo auguro. Nessuno di coloro che hanno vissuto quell'istante si ritroverà, lì, fra cent'anni. Ma alla fantasticheria di uno strabiliante contastorie, di questo sogno si può anche fare concessione.
Antonio Errico
 
 

La Repubblica - Robinson, 10.3.2019
Chi sale, chi scende
Quando c’è Camilleri non ce n’è per nessuno

Miracolo Andrea Camilleri. Nella settimana in cui in vetta alla top ten si conferma il noir La versione di Fenoglio di Gianrico Carofiglio, il papà di Montalbano riesce a rubargli la scena con il testo di una pièce che ha come unico protagonista un indovino cieco della Grecia antica: il suo Conversazione con Tiresia torna, infatti, dopo una breve pausa, tra i magnifici dieci, in quinta posizione. Un successo che non si spiega nemmeno col traino della visione di questo stesso spettacolo teatrale in prima serata, su RaiUno: lo show è andato in onda martedì scorso, il 5, quando la "finestra" presa in esame dalla nostra classifica (25 febbraio -3 marzo) era ormai chiusa. [... ]
Claudia Morgoglione
 
 

Il Giornale, 10.3.2019
La bellezza si nasconde anche dove si accumula il trash

Dove cerca un po' di bellezza, la gente? Questa domanda si affacciava alla mia mente, apriva varchi nel pensiero.
[...]
Similmente, la sera della stessa giornata, vengo a sapere che un racconto di Camilleri, divenuto fiction televisiva- incanta otto milioni di spettatori stando poco al di sotto degli ascolti del Festival di Sanremo. Comincio a rendermi conto che l'Italia è, come spesso è accaduto, spezzata in due: i libri complessi e pensierosi di Adelphi, la fiction di Camilleri in prima serata, seguita a distanza di qualche giorno da un excursus del grande scrittore ripreso in Sicilia mentre incanta il pubblico in un teatro della Magna Grecia racchiudendo, nel breve giro di un'ora, preziose sintesi letterarie in una maratona ammaliante, non solo colta, ma affettuosa ed ironica.
[...]
Massimo Piombo
 
 

L'Italie à Paris, 11.3.2019
Montalbano : les séries télé à l’épreuve du temps

Les séries télé font partie des produits culturels qui se sont les plus imposés ces dernières années, notamment par le creusement de l’écart avec le modèle de fiction le plus traditionnel – celui du téléfilm –, l’hybridation entre les codes de la télévision et ceux du cinéma, et le succès commercial de Netflix.
Et c’est justement au croisement entre téléfilm et série – chaque épisode a une intrigue indépendante, même si une intrigue horizontale assure le lien entre les différents épisodes – que se situe Il Commissario Montalbano. Le faible nombre d’épisodes par saison n’a pas empêché les spectateur.rice.s italien.ne.s de s’attacher à cette série qui vient tout juste de fêter ses 20 ans.
Pour cette occasion, deux nouveaux épisodes ont fait le bonheur des fans : Un diario des ‘43, menant le protagoniste à enquêter sur des affaires liées, de plus ou moins près, à la deuxième guerre mondiale, et L’altro capo del filo, épisode s’appuyant sur une question de grande actualité : l’arrivée des migrant.e.s sur les côtes italiennes.
Or, il faut dire qu’à l’origine de tout il y a un écrivain sicilien, Andrea Camilleri, et ses polards. Ses histoires se déroulent sur sa terre natale, et plus précisément à Vigata, petite ville dont le nom puise dans l’imaginaire de son auteur, qui s’est ainsi exprimé :
« Vigàta in realtà è Porto Empedocle. Ora, Porto Empedocle è un posto di diciottomila abitanti che non può sostenere un numero eccessivo di delitti, manco fosse Chicago ai tempi del proibizionismo: non è che siano santi, ma neanche sono a questi livelli. Allora, tanto valeva mettere un nome di fantasia: c'è Licata vicino, e così ho pensato: Vigàta. Ma Vigàta non è neanche lontanamente Licata. È un luogo ideale, questo lo vorrei chiarire una volta per tutte. »
Le protagoniste est, sans grande surprise, le commissaire de police Salvo Montalbano. Pour son nom Camilleri s’est inspiré de l’écrivain Manuel Vásquez Montalbán, créateur du personnage Pepe Carvalho, avec lequel Montalbano a un bon nombre de points en commun : l’amour pour la bonne cuisine, un caractère parfois brusque, des méthodes non-conventionnelles de résoudre certains cas, et une histoire d’amour controversée.
À l’écran, Montalbano est incarné, depuis 20 ans, par l’acteur Luca Zingaretti, dont la carrière doit sans doute beaucoup à ce personnage. À la lumière du succès de la série, il est particulièrement drôle d’apprendre que Camilleri n’a jamais vu en Zingaretti la parfaite incarnation du protagoniste de ses romans :
« Camilleri diceva che sì, ero un bravo attore, ma non ero il suo Montalbano. L’aveva scritto pensando Pietro Germi, Il ferroviere, con i baffi, quella sua andatura, i capelli. E ancora ci tiene a dire che non si è mai ispirato a me, che l’autentico Montalbano è altro da Zingaretti. »
La langue de Montalbano, autre point d’excellence de la série (ainsi que des romans avant tout), est un exquis mélange d’italien et de sicilien qui a donné du grain à moudre aux amant.e.s de la linguistique. Ici quelques réflexions.
Si vous voulez gouter à cette langue, mais que votre italien n’est pas encore parfait, les romans de Camilleri sont publiés en France par l’éditeur Fleuve noir et traduits par Serge Quadruppani, qui nous parle ici de la complexité (et de la richesse en même temps) de son travail.
Ps. Ma collègue Elisa vous avez déjà présenté son Montalbano il y a quelques années... ici son article. Votez pour la meilleure plume ! ;)
Graziana Lucarelli
 
 

Uno Mattina, 12.3.2019
Camilleri: la mia vita con il glaucoma


[dal minuto 1:18:00 al 1:19:27]
Micaela Palmieri
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 15.3.2019 (in edicola 12.3.2019)
Luca Zingaretti: «Giro un film e poi torno da Montalbano»
Abbiamo incontrato l’attore a Catania, sul set della commedia “Tuttapposto”. Ma lui ci ha rassicurati...

[...]
Già che siamo in Sicilia... Ce lo vedrebbe Montalbano indagare sui “baroni” universitari?
«E come? A Vigata non c’è mica l’università. Quindi dovrebbe andare in trasferta... Però se Camilleri vorrà scrivere una storia in proposito, perché no?».
Girerete nuovi episodi della serie?
«Sì. A luglio ne faremo due, tratti da un romanzo e da alcuni racconti di Camilleri. E poi un terzo da “Il metodo Catalanotti”, un libro bellissimo, dove la vita del commissario Montalbano si intreccia con quella di una compagnia di teatro».
Solo tre?
«E sì, il commissario Montalbano è come un vino pregiato, bisogna centellinarlo e assaporarlo goccia a goccia. Poi io ci tengo, perché solo così riesco a tenere alta la qualità e la concentrazione. Non puoi impegnarti a pieno su cinque o più storie diverse contemporaneamente».
[...]
Paolo Fiorelli
 
 

La Repubblica, 13.3.2019
Montalbano ora è international, la fiction esporta il 150% in più
Il primo Rapporto sulla produzione audivisiva italiana. Non solo boom di ascolti in casa: da Gomorra in giù gli italiani conquistano il mercato estero

Roma - Montalbano, si sa, batte anche Sanremo. Ma non volano solo gli ascolti.
La fiction traina ormai tutto l'audiovisivo. In tempo di crisi, lo sviluppo del racconto e della serialità è un successo made in Italy.
[...]
L'Italia esporta: Gomorra è stato venduto in 190 paesi, Il nome della rosa in 60 e verrà visto in 100, Il commissario Montalbano in 67, The new Pope in oltre 110, L'amica geniale in 147.
[...]
Silvia Fumarola

11,108 milioni
L'altro capo del filo
L'episodio di Montalbano trasmesso l'11 febbraio (44,9% di share), intrecciava il dramma dei migranti e l'omicidio di una sarta
10,15 milioni
Un diario del '43
Il secondo film di Montalbano (andato in onda il 18 febbraio) sulla storia di un italoamericano conquista il 43%
7,115 milioni
La stagione della caccia
Ancora Camilleri in classifica con "C'era una volta Vigata". Per il tv movie (su Rai1 il 25 febbraio) il 30,81% di share
 
 

Auditorium Parco della Musica, 15.3.2019
Libri come. Festa del libro e della lettura
Il Commissario Montalbano, musiche dai film Tv
21:00 | Sala Sinopoli
Le partiture originali dirette dall’autore Franco Piersanti ed eseguite da Roma Sinfonietta.

Franco Piersanti e l’Orchestra Roma Sinfonietta presentano dal vivo le musiche della famosissima serie dedicata al Commissario Montalbano. Il concerto segue il disco, in uscita per Parco della Musica Records, per celebrare lo straordinario successo del personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri.
“Sono trascorsi 20 anni da quando l’avventura televisiva di Montalbano ha preso vita. Ad oggi sono 34 film. In tutto questo tempo, man mano che le storie - tratte dei romanzi e dai racconti - si accumulavano una dopo l’altra, si accumulavano anche le partiture musicali che facevano da cassa armonica agli intrecci sia tragici, grotteschi, morali e sentimentali che Camilleri e il regista Sironi mettevano in campo... I film di Montalbano televisivo hanno goduto di un impianto drammaturgico musicale sempre piuttosto robusto e ampio e questo grazie alle storie alla regia e la recitazione che hanno permesso alla musica di poter respirare liberamente e in modo articolato, cosa rara per un prodotto televisivo. Presento qui, per la prima volta, questa suite sinfonica, della musica più rappresentativa creata in questi anni per il nostro Commissario Montalbano, per quel mondo così particolare architettato da Andrea Camilleri”.
Franco Piersanti


Franco Piersanti con Ennio Morricone e Nicola Piovani alla fine del concerto
Foto Roberto Ciardo - Camilleri Fans Club

 
 

Auditorium Parco della Musica, 16.3.2019
Il converto delle musiche del Commissario Montalbano
Cliccare qui per la galleria fotografica

 

In occasione dell'uscita del disco IL COMMISSARIO MONTALBANO, edito dal PARCO DELLA MUSICA RECORDS, che riunisce in 3 cd venti anni di colonne sonore composte, orchestrate e dirette dal maestro Franco Piersanti per gli sceneggiati tratti dal ciclo di romanzi di Andrea Camilleri, ieri sera l'orchestra Roma Sinfonietta diretta dal maestro Franco Piersanti si è esibita in un concerto emozionante che ha ripercorso una selezione di questi temi musicali che hanno segnato la storia della televisione italiana.
 
 

Il Faro, 16.3.2019
L'evento
Roma, Ennio Morricone e Nicola Piovani plaudono alle musiche di Montalbano
Successo alla prima uscita romana del compositore Franco Piersanti nel concerto sulle musiche da lui eseguite per i film del commissario Montalbano. Applausi a scena aperta anche dai due illustri colleghi

Roma – Applausi a scena aperta per le musiche del commissario Montalbano. Anche da parte dei due maggiori compositori italiani contemporanei, Ennio Morricone e Nicola Piovani.



Grande successo venerdì 15 marzo per la prima uscita romana di Franco Piersanti, il “papà” delle musiche che accompagnano la narrazione dei film per la tv de “Il commissario Montalbano“. Nella Sala Sinopoli presso l’Auditorium Parco della Musica gremita in ogni ordine di posti, il compositore ha diretto l’esecuzione dei temi che in questi venti anni hanno fatto da colonna sonora dei 34 episodi tratti dai romanzi di Andrea Camilleri. Nell’ambito della rassegna “Libri come“, in programma fino al 17 marzo, si è celebrato il rapporto tra la musica e la trasposizione filmica dei romanzi di Camilleri. Nell’occasione è stato lanciato anche il cofanetto dei tre cd che raccolgono ben 46 brani tratti dalla serie televisiva.
Sul palco agli ordini della sua bacchetta l’orchestra Roma Sinfonietta composta da 49 elementi di grandissima capacità ed esperienza. Su tutti quella del violino solista di Lisa Green. In sala, oltre a Morricone e Piovani, anche il regista delle serie televisiva, Alberto Sironi, ed il direttore del montaggio, Stefano Chierchiè. Quest’ultimo è stato omaggiato in particolare modo da Piersanti come il vero artefice del successo delle sue musiche per l’uso più appropriato dei fraseggi e delle modalità del loro impiego.
Il compositore tra un brano e l’altro ha raccontato l’origine delle sue scelte ma anche l’intenso lavoro per realizzare le sue composizioni. Sono praticamente concentrate tutte tra il 1995 ed il 2010: molte sono ancora inutilizzate e potranno essere impiegate per i prossimi film di Montalbano.
Unica concessione ad un altro autore fatta da Piersanti e dall’orchestra è stata nei confronti di Bernard Hermann e delle sue musiche per il film “Psyco” di Hitchcock. A quel punto è stato chiaro a tutti il sentore originario della sigla di Montalbano che erroneamente si è pensati a ritenere evocativo del miglior tango argentino. In quel ritmo, ha raccontato il compositore, invece, ci sono dentro la passione per il cibo da parte del commissario, la sua ironia, la storia dei luoghi e della Sicilia.


L’avvio del concerto

Romano di nascita e di formazione, Franco Piersanti, 69 anni, rappresenta da circa quarant’anni una delle voci più originali nel panorama italiano ed europeo della musica applicata al cinema, al teatro e alla televisione. Assistente di Nino Rota fra il 1975 e il 1977, Piersanti ha musicato cinque tra i film di maggior successo di Nanni Moretti (Ecce Bombo, Sogni d’oro, Bianca, Il caimano, Habemus papam) e ben dieci film di Gianni Amelio. Tra le collaborazioni più importanti vanno sottolineate quelle con Ermanno Olmi, Bernardo Bertolucci, Daniele Luchetti, Carlo Lizzani, Cristina Comencini, Mimmo Carlopresti, Marco Tullio Giordana, Roberto Faenza, Carlo Mazzacurati, Margarethe Von Trotta, Paolo Virzì, Emanuele Crialese e Marco Risi.
Giulio Mancini
 
 

Quotidiano di Ragusa, 16.3.2019
Nuovi set del Commissario Montalbano a Modica
Nella sede del Liceo Classico in corso Umberto I

Modica è stata scelta per registrare alcune scene dei nuovi episodi del famoso Commissario Montalbano. In queste settimane la troupe, guidata dal regista Alberto Sironi, ha fatto dei sopralluoghi nella città della Contea e ha confermato che alcune scene saranno registrate all’interno del Liceo Classico “G. Galilei T. Campailla” in corso Umberto I nel centro storico del territorio modicano.
Il regista Alberto Sironi ha scelto oltre a Scicli e Modica anche Punta Secca e Ragusa che saranno protagoniste delle scene più importanti dei nuovi episodi tratti da un romanzo e da alcuni racconti di Camilleri. I nuovi episodi andranno in Tv nella primavera del 2020.
[...]
 
 

Il Giornale, 17.3.2019
Tira di più il posto fisso che Renzi

[...]
In continua salita invece Andrea Camilleri con Conversazioni su Tiresia (Sellerio). L'ascesa di Camilleri è stata più lenta del solito perché non si tratta di un giallo ma di un libro decisamente più riflessivo, quasi un testamento spirituale, dove la cecità di Tiresia e quella dello scrittore siciliano si rispecchiano in un gioco letterario.
[...]
Matteo Sacchi
 
 

La Repubblica, 21.3.2019
Il giallo fa novanta
Il primo romanzo della serie uscì nel 1929. In copertina invece di un cerchio c'era un esagono, ma il colore era quello che è diventato, almeno in Italia, sinonimo di thriller. Da allora il crimine ci piace da morire. E ora spadroneggia anche in tv. Come racconta "Il Venerdì" in edicola il 22 marzo

In Italia thriller e poliziesco hanno un solo colore: il giallo. Come le copertine di quei romanzi che nel 1929 l’editore Mondadori cominciò a sfornare ogni mese con uno slogan: "Questo libro non vi farà dormire!”. Il successo fu subito strepitoso, nonostante la censura fascista: tra l'altro pretendeva che gli assassini non fossero mai italiani. E dura ancora oggi che ai classici di Agatha Christie o Conan Doyle sta per aggiungersi il nuovo libro di Andrea Camilleri. Il Venerdì del 22 marzo con Repubblica celebra l’anniversario con un servizio di Giuliano Aluffi che racconta i novant’anni dei Gialli. E siccome il delitto paga sempre, spiega Antonio Dipollina, oggi c'è anche la tv a proporre il genere crime a tutte le ore e in tutte le salse: da serie con ascolti record come il Commissario Montalbano ai programmi “verità” come il glorioso Chi l’ha visto?, ai mille talk show che spremono fino all’ultima goccia i casi insoluti. Con l’aiuto degli “esperti” come Roberta Bruzzone, che a Claudia Arletti ha raccontato come si diventa la criminologa più invitata nei salotti del piccolo schermo.
[...]
 
 

Teatro Piemonte Europa, 21-24.3.2019
Festa di famiglia
Andrea Camilleri
DA LUIGI PIRANDELLO COLLABORAZIONE DRAMMATURGICA ANDREA CAMILLERI CON FABIO COCIFOGLIA, MANUELA MANDRACCHIA, ALVIA REALE, DIEGO RIBON, SANDRA TOFFOLATTI, MARIÁNGELES TORRES / LUCI E IMPIANTO SCENICO MAURO DE SANTIS / DIREZIONE MUSICALE SANDRO NIDI / TESTO E REGIA MITIPRETESE / PRODUZIONE LA FABBRICA DELL’ATTORE

Festa di famiglia è una riflessione sulle dinamiche violente all’interno del nucleo familiare. Il tema è drammatico e la storia che raccontiamo lascia pochi spiragli alla speranza; la sfida che ci proponiamo è quella di riuscire a raccontarne anche il lato tragicomico, di riuscire a vedere ciò che di grottesco e ridicolo si cela dietro le umane miserie. Siamo partiti da Pirandello, un autore che conosce a fondo la nostra realtà. Abbiamo isolato le scene che ci sembravano centrate sul nostro tema, abbiamo scambiato le battute tra i personaggi, abbiamo cambiato genere ai personaggi, abbiamo creato un nuovo personaggio da due, tre altri personaggi già esistenti. Abbiamo pensato che Camilleri, grande conoscitore di Pirandello e maestro di ironia, potesse essere la persona più adatta per consigliarci in questo lavoro e invece ne è nato un vero e proprio sodalizio, un vero e proprio progetto comune. Mitipretese
 
 

La Repubblica (ed. di Torino), 21.3.2019
“Festa di famiglia” Pirandello per le donne
Teatro Astra, via Rosolino Pilo 6, alle 21 biglietti da 10 a 22 euro, fondazionetpe.it

Compagnia di quasi sole donne, Mitipretese è nata per condividere ogni fase di allestimento, drammaturgia, scene, regia, recitazione. È accaduto anche per "Festa di famiglia", da Pirandello, con la collaborazione drammaturgica di Andrea Camilleri, da oggi a domenica al Teatro Astra. Una pièce che è un puzzle di brani pirandelliani, plasmati in una forma che ricalca «la commedia sulla famiglia borghese che Pirandello avrebbe forse voluto scrivere ma non aveva osato», ha detto Camilleri. Un omaggio e un tradimento allo scrittore siciliano, «per riuscire a vedere ciò che di grottesco e ridicolo si cela dietro le umane miserie» dicono le autrici e attrici Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti, Mariángeles Torres.
Completano il cast Fabio Cocifoglia, Diego Ribon.
mau. se.
 
 

Il Fatto Quotidiano, 21.3.2019
Alba Parietti: “Camilleri? Lo sposerei, ne sono innamorata anche fisicamente”
L'opinionista dell'Isola dei Famosi ha parlato ai microfoni de "I Lunatici" su Rai Radio 2 senza peli sulla lingua: "Se c'è davvero stata una storia tra me ed Ezio Bosso? Ci sono delle cose nella vita che vale la pena di tenere unicamente per sé"

“Sono molto appassionata alla serie di Montalbano, ne vado pazza. Vorrei che le ispirazioni alla sinistra di oggi venissero date da Camilleri. Io lo sposerei, ne sono innamorata, mi piace talmente tanto quello che dice che ne sono innamorata anche fisicamente“. [...] “Posso innamorarmi di Bosso, di Camilleri, potrei innamorarmi di un ventenne come di un centenario se il suo pensiero riesce ad affascinarmi”. [...]
 
 

in3minuti.it, 23.3.2019
#oltrevigatacultura, oggi ORA DIMMI DI TE lettera a Matilda, di Andrea Camilleri, Marzia Quattrocchi


 
 

Il Giornale, 24.3.2019
Il giallo vince, il bacio stupisce, la politica cala

[...]
Sprint velocissimo poi quello di Alessandro Robecchi che spunta da subito al quarto posto con I tempi nuovi (Sellerio), un giallo sempre incentrato sul suo storico detective dilettante Carlo Monterossi. [...] Riesce così a sorpassare il vero fenomeno della scuderia Sellerio (che è anche quella di Robecchi), ovvero Andrea Camilleri. Conversazioni su Tiresia arriva a 3mila settecentoquarantasei copie. Ma questo, l'abbiamo già detto, è un Camilleri omerico-riflessivo e quindi confrontarlo con dei gialli non si può.
[...]
Matteo Sacchi
 
 

Il Sussidiario.net, 24.3.2019
Angelo Russo/ Video, “Vivevo in una baracca con degli zingari” (Domenica In)
Angelo Russo è uno degli ospiti di Domenica In di Mara Venier. Il Catarella de Il Commissario Montalbano pronto a raccontarsi in tv

Angelo Russo è uno degli ospiti della nuova puntata di Domenica In, il contenitore televisivo di successo condotto da Mara Venier su Rai1. Tra i personaggi più amati della fiction dei record “Il commissario Montalbano”, Angelo Russo è conosciuto per prestare il volto ad Agatino Catarella. Una storia particolare quella di Angelo che, dalla pagine del settimanale Tv Sorrisi e Canzoni, ha voluto raccontare alcuni lati finora inediti della sua vita.
[...]
Angelo Russo e il Commissario Montalbano
Nonostante le mille difficoltà incontrate, Angelo Russo non ha mai accantonato il sogno di diventare un attore. Ha lavorato duro, così un giorno decide di partecipare ai provini per la serie tratta dai romanzi di Andrea Camilleri. “Mi ero presentato al provino senza sapere nulla di Camilleri e dei suoi libri e il regista Sironi prima mi ha preso per pazzo poi mi ha proposto due parti: quella di Catarella e quella di un guardiano notturno” ha raccontato a Tv Sorrisi e Canzoni. Alla fine Angelo ha deciso di interpretare Agatino Catarella per un motivo: “Ora, siccome il guardiano c’era solo in una puntata e Catarella in tutte, secondo voi io che parte ho chiesto di fare? Io tutti i giorni devo mangiare, mica un giorno solo”. Per questo provino deve ringraziare la moglie Leandra che considera la sua musa: “dopo che avevo inventato il personaggio, a casa, provando con mia moglie, ho scoperto che la parte era già stata assegnata. E allora mi sono detto: ‘e che vado al provino a fare ”u pupu”? Non ci vado!’ Per fortuna mia figlia Leandra, che è la mia musa, mi ha convinto ad andare lo stesso”.
[...]
Emanuele Ambrosio
 
 

ANSA, 26.3.2019
Camilleri inedito per 90 anni Gialli
Oltre al romanzo 'Km 123', una riproposta di classici

Roma - Con il romanzo inedito 'Km 123' di Andrea Camilleri e una riproposta di "classici" prendono il via il 26 marzo i festeggiamenti per i 90 anni de 'Il giallo Mondadori'. I primi quattro polizieschi, con l'inedita veste grafica gialla, uscirono nel giugno 1929 dando inizio a una delle collane più longeve del panorama editoriale. In 'Km 123', pieno di humor e mistero, tutto inizia con un cellulare spento. A telefonare è Ester, a non rispondere è Giulio, finito in ospedale per un brutto tamponamento sull' Aurelia. A riaccendere il telefonino è Giuditta, la moglie di Giulio che di Ester non sa nulla. Potrebbe essere l'inizio di una commedia rosa ma un testimone sostiene che quello di Giulio non sia stato un incidente bensì un tentato omicidio. Tra le prime ristampe di classici, con nuova veste grafica e formato, escono 'La donna della domenica' di Fruttero&Lucentini, 'Il caso Kodra' di Renato Olivieri, 'I quattro giusti' di Edgar Wallace e 'La strana morte del signor Benson' di S.S. Van Dine.
Per l'anniversario, dopo Camilleri, arriveranno in libreria altre novità di autori italiani tra cui Francesco Caringella, Gianrico Carofiglio, Pietro Colaprico, Giancarlo De Cataldo, Marcello Simoni, Valerio Varesi, affiancate dalle ristampe di 'classici' della collana. Dall'uscita di quelle copertine gialle nel giugno 1929 in Italia, unico Paese al mondo, si parla di "gialli" intendendo un intero genere letterario. Come dice lo stesso Camilleri: "Il mystery si chiama 'giallo' solo in Italia. Il giallo non come colore in sé e nemmeno come significazione simbolica, ma il giallo in quanto colore di copertina".
I primi autori pubblicati nel 1929 furono: S.S. Van Dine con 'La strana morte del signor Benson', E. Wallace con 'L'uomo dai due corpi', R.L. Stevenson con 'Il club dei suicidi', A.K. Green con 'Il mistero delle due cugine'. Un successo immediato con oltre 50.000 copie vendute nel primo mese. Da allora 'Il Giallo Mondadori' è sempre uscito nelle edicole, arrivando a pubblicare 3.200 fascicoli nella serie regolare, più altri 1.400 nei Classici e un altro migliaio fra Speciali e numeri extra. Oggi pubblica oltre 40 titoli l'anno con un venduto di quasi 150.000 copie.
 
 

Marca - Museo delle Arti di Catanzaro, 26.3.2019
Leggere Andrea Camilleri. Un percorso fra storia e invenzione

Il Liceo Scientifico Siciliani di Catanzaro organizza un incontro a proposito di "I fantasmi di Camilleri" (L'Harmattan) di Milly Curcio.
Intervengono Milly Curcio e Luigi Tassoni. Coordina Raimonda Bruno.
Dalle 10.00 alle 13.00 studenti Liceo Siciliani.
Dalle 18.00 alle 19.30 aperto a tutti.

 
 
 

Reportage online, 26.3.2019
A Catanzaro il 26 marzo doppio appuntamento con «Leggere Andrea Camilleri»

Il Liceo Scientifico Luigi Siciliani, in collaborazione con la Fondazione Rocco Guglielmo e con il Museo MARCA di Catanzaro, prosegue i festeggiamenti per i suoi 70 anni di vita con una manifestazione di grandissimo rilievo: Leggere Andrea Camilleri.
Un percorso fra storia e invenzione, la giornata che al Museo MARCA di via Turco offrirà un doppio appuntamento il martedi 26 marzo 2019: in mattinata, ore 10.00-13.30 per gli studenti del Liceo Scientifico Siciliani, e nel pomeriggio, ore 18.00-19.30 aperta al grande pubblico. L’incontro, coordinato dalla Prof.ssa Raimonda Bruno, docente del Liceo Scientifico Siciliani, vede protagonista il critico e storico della letteratura Milly Curcio, docente dello stesso Siciliani, anche nella sua veste di curatrice di un volume con interventi di saggisti europei intitolato I fantasmi di Camilleri, e pubblicato dal prestigioso editore L’Harmattan, attivo fra Parigi e Budapest.
Inoltre avremo il piacere di avere ospite in città, nella sua città, Luigi Tassoni, semiologo e critico, professore universitario a Pécs, noto anche al pubblico calabrese, che ci guiderà, con la prof.ssa Curcio, attraverso un aspetto affascinante dell’opera di Andrea Camilleri, oggi con un enorme seguito di pubblico: i romanzi e i racconti di ambientazione storica dello scrittore italiano più noto nel mondo. Se la RAI ha riscoperto con una grande risposta del pubblico televisivo le storie eroicomiche, ad esempio, de La stagione della caccia, recentemente andato in onda, o La mossa del cavallo, altro famoso titolo camilleriano, ricordiamo che invece già da diversi anni un gruppo europeo di ricerca, coordinato dal prof. Tassoni, ha avviato un laboratorio, di cui fanno parte molti giovani laureati, laureandi, Erasmus, e critici, filologi, storici, nell’attivissimo Dipartimento di Italianistica dell’Università di Pécs, che rappresenta una delle eccellenze a livello internazionale.
Ne è frutto il volume I fantasmi di Camilleri, da cui si partirà al MARCA di Catanzaro per entrare nel mondo delle fantasie, delle passioni, dei giochi intelligenti, delle occasioni, messi in atto nella narrazione di Andrea Camilleri, al di qua e al di là del celebre commissario Montalbano. Attraverso queste seducenti storie Milly Curcio e Luigi Tassoni inviteranno il pubblico a considerare la ricostruzione storica dei romanzi come una sorta di reinvenzione della nostra memoria, della civiltà meridionale e mediterranea, e la creazione di un osservatorio privilegiato sui vizi e le virtù della nostra complessa epoca.
Il dato più interessante, negli incontri che da anni si sono snodati in varie sedi e istituzioni sul medesimo tema, è la passione per le storie di Camilleri, capace di avvicinare più generazioni e mentalità differenti, segno di una forza narrativa e un messaggio alto, destinato a durare nel tempo. Non a caso, sullo stesso tema della giornata catanzarese, Leggere Camilleri, si replicherà in Ungheria, presso la sede di Pécs dell’Accademia ungherese delle Scienze e con il supporto dell’Istituto italiano di cultura di Budapest, in una serie di incontri, nella prima settimana di aprile, e a fine anno all’Università di Cluj-Napoca in Transilvania, e all’Università di Praga, sempre con l’intervento di giovani e studiosi provenienti da numerosi Paesi europei. Senza dubbio un bel segnale della necessità per una piccola città del sud come Catanzaro di avvicinarsi ai grandi temi e alla mentalità europea, che fa da scenario, speriamo attivamente, al futuro delle nuove generazioni, alle quali la letteratura offre ancora una volta grandi opportunità formative e di conoscenza di realtà complesse.
 
 

TvZap, 26.3.2019
Guerre stellari al Commissario Montalbano
Nei prossimi lunedì sera televisivi Italia 1 manderà in onda i 7 episodi di Star Wars (più Rogue One), mentre Rai1 trasmetterà le repliche delle indagini in quel di Vigata. Ma per Salvo le sfide non si fermano qui…

“Catarella sento una perturbazione nella Forza” potrebbe dire il Commissario Montalbano scosso da un improvviso bridivo mentre si trova al Commissariato di polizia di Vigata. Il motivo? Lunedì 1 aprile si verificherà a livello di palinsesto uno scontro epico che neppure George Lucas avrebbe potuto immaginare: da una parte – su Rai1 – le repliche delle indagini del personaggio ideato da Andrea Camilleri, dall’altra – su Italia 1 – il primo episodio della saga di Star Wars. Certo Darth Vader per ora è ancora solo un bambino, ma a non far dormire sonni tranquilli a Montalbano c’è Darth Sidious, il Signore dei Sith. Riuscirà Salvo a difendere La Repubblica?
[...]
Il commissario Montalbano, su Rai 1 in replica
Come ogni anno, dopo la messa in onda delle nuove puntata del Commissario Montalbano e in attesa dei tre nuovi episodi previsti per il 2020, Rai1 ripropone le repliche delle avventure dell’amato commissario. Dieci indagini già andate in onda quindi, ma che sicuramente faranno il pieno di ascolti. Si comincia appunto lunedì 1 aprile con ‘La giostra degli scambi‘, mentre il secondo appountamento è per mercoledì 3 aprile con “Un covo di vipere“ e in questo caso a sfidare Montalbano non ci sarà Darth Vader ma Barbara D’Urso con Live non è la D’Urso. Paura eh?
 
 

Corriere di Ragusa, 27.3.2019
Il Commissario Montalbano si fa in 3! Spettatori fortunati sul set e dal 1° aprile al via le repliche sulla Rai

Montalbano si fa in 3: la Palomar ha difatti deciso di girare 3 nuovi episodi della serie “Il commissario Montalbano” visto il successo di critica e pubblico riscosso da una serie che ha tagliato brillantemente il traguardo dei 20 anni e che andranno in onda a febbraio 2020. Non sarà, tuttavia, l’unica novità, perché la Palomar ha deciso di ammettere sul set anche un ristretto numero di spettatori. Basterà pagare per seguire da vicino le varie scene durante la lavorazione. Lo scopo è benefico perché il ricavato andrà alla Onlus “Never give up” che si occupa di disturbi della nutrizione ed alimentazione. Per i tanti fan del commissario è prevedibile la corsa ai biglietti che saranno limitati e la cui modalità di vendita saranno rese note non appena saranno definiti i dettagli nelle varie location.
I tre nuovi episodi vedranno sempre l’area iblea come sfondo per le nuove inchieste del commissario e della sua squadra. Le riprese inizieranno a maggio quando la produzione si trasferirà almeno per un mese tra Ragusa, Modica e Scicli e le campagne del ragusano. Il primo episodio si intitola “La rete di protezione”, pubblicato nel 2017, e vede il Salvo Montalbano alle prese con il mondo, a lui sconosciuto, dei social network mentre la sua Vigata è in subbuglio a causa dell’arrivo di una troupe svedese che vuole girare una fiction proprio nella cittadina immaginata e descritta dalla penna di Andrea Camilleri. Il secondo si intitola Il metodo Catalanotti e parte da una rocambolesca fuga di Mimì Augello dopo l’ennesima notte trascorsa con una delle sue amanti: il personaggio interpretato da Cesare Bocci si imbatte infatti in un cadavere misterioso, quello di una sua vicina di casa, a cui ne si aggiunge un altro. Infine c’è anche “Salvo amato Livia mia” , un mix di racconti il cui focus è la relazione tra Montalbano e Livia.
Intanto da lunedì primo aprile andranno in onda in prima serata su Rai 1 le repliche, in una selezione di 10 episodi.
 
 

Gazzetta del Sud (ed. di Catanzaro), 27.3.2019
Protagonisti i ragazzi del Siciliani al Marca
Ampliare lo spirito critico con nuove chiavi di lettura
Interessante evento sulla brillante penna di Andrea Camilleri

È fondamentale offrire ai giovani nuove chiavi di lettura per ampliare il loro spirito critico. In questa direzione si muovono gli incontri che il liceo scientifico "Luigi Siciliani" sta realizzando, in collaborazione con la Fondazione Rocco Guglielmo e con il museo Marca, in occasione dei suoi 70 anni di vita.
Ieri, al Marca si è svolto il doppio appuntamento "Leggere Andrea Camilleri. Un percorso fra storia e invenzione". Se il pomeriggio l'incontro è stato aperto al pubblico, al mattino, invece, i protagonisti sono stati oltre 100 studenti del Siciliani che, guidati dagli insegnanti in uno studio sul romanzo storico, hanno posto domande, chiesto curiosità ed espresso considerazioni. L'incontro, coordinato dalla professoressa Raimonda Bruno del Siciliani, ha potuto contare sulla presenza preziosa del critico e storico della letteratura Milly Curcio, docente dello stesso liceo, anche nella sua veste di curatrice di un volume con interventi di saggisti europei intitolato "I fantasmi di Camilleri" e pubblicato dal prestigioso editore L'Harmattan, attivo fra Parigi e Budapest. Presente anche Luigi Tassoni, semiologo e critico, professore universitario a Pécs; per lui un piacevole ritorno nella sua Catanzaro, in quanto costantemente impegnato in tutta Europa. Curcio e Tassoni hanno accompagnato i ragazzi alla scoperta dei racconti di ambientazione storica dello scrittore italiano più noto nel mondo.
«Il mondo delle fantasie, delle passioni, dei giochi intelligenti, delle occasioni, messi in atto nella narrazione di Camilleri - ha affermato Milly Curcio - sono una sorta di reinvenzione della nostra memoria, della civiltà meridionale e mediterranea».
«Quello che abbiamo notato negli incontri che realizziamo in varie sedi e istituzioni - ha dichiarato Tassoni - è la passione per le storie di Camilleri, capace di avvicinare più generazioni e mentalità differenti, segno di una grande forza narrativa». Non a caso, sullo stesso tema della giornata catanzarese si replicherà, nei prossimi mesi, in Ungheria, in Transilvania e a Praga.
Da ricordare: il 28 maggio, al Marca, verrà presentato l'ultima raccolta di poesie di Achille Curcio. in occasione del compimento del suo 89esimo compleanno.
Eugenia Ferragina
 
 

TG1, 28.3.2019
Il nuovo giallo di Camilleri: divertente senza Montalbano

Per i 90 anni dei celebri "Gialli Mondadori", Andrea Camilleri pubblica nella prestigiosa collana un nuovo romanzo dal titolo "Km 123". Lo ha incontrato Vincenzo Mollica.
 
 

Gazzetta del Sud, 28.3.2019
Recensione di "Km 123"

[...]
Camilleri firma un romanzo che conquista, divertendosi a mescolare estratti di articoli di giornale, ricostruzioni fantasiose, alibi falsi, ispettori ficcanaso, avvocati con scrupoli di coscienza e, ovviamente, sua maestà gelosia.
[...]
Francesco Musolino
 
 

Giornale di Sicilia, 28.3.2019
Recensione di "Km 123"

[...]
Un poliziesco in piena regola, quello di Camilleri.
[...]
Salvatore Lo Iacono
 
 

Torino Cronaca Qui, 28.3.2019
Recensione di "Km 123"

[...]
Un'autentica chicca.
[...]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 28.3.2019
Antonio Manzini “Io, giallista con realismo agli antipodi di Camilleri”
L'incontro. Antonio Manzini incontra i lettori alle 18,30 al cinema Rouge et Noir per presentare il suo giallo "Rien ne va plus" edito da Sellerio
L'incontro è un'anteprima di Una Marina di libri Con Manzini dialogherà il direttore del festival Piero Melati

Erano due amici davanti a una platea di lettori.
Camilleri e Manzini, il maestro e l'allievo, a parlare di gialli. Sono passati già quattro anni dall'ultimo incontro pubblico a Palermo tra il padre di Montalbano e l'autore della fortunata serie del commissario Schiavone, ospiti del festival "Una Marini di libri", quando ancora a fare da sfondo c'era il cortile della Gam di piazza Sant'Anna. E nell'edizione del decennale della fiera dell'editoria indipendente, Manzini ritorna in città per un'anteprima del festival, con la presentazione del suo ultimo libro "Rien ne va plus" (Sellerio) insieme al direttore artistico di Una Marina di libri Piero Melati, oggi, alle 18,30, al cinema Rouge et Noir.
Sempre più cinico e depresso, il vice questore Rocco Schiavone torna protagonista di un nuovo giallo nel quale scompare un furgone portavalori con gli incassi di un casinò. Niente inchiesta alla Sciascia, semmai amaro umorismo e quel velo di rassegnazione che è anche il tratto distintivo di Antonio Manzini rispetto al giallo mediterraneo. Perché si sa, i maestri, un po' si emulano e un po' si tradiscono.
Rocco Schiavone come Montalbano o no?
«Io e Camilleri siamo amici da trentacinque anni. È un maestro che mi ha insegnato tanto, senza pretendere di insegnarmi nulla.
Non riesco ad avere un dialogo con Andrea che non sia una conversazione tra vecchi conoscenti, così passa in secondo piano il fatto che sia lo scrittore più importante d'Italia degli ultimi anni. Resta per me un esempio, ma mi sento profondamente diverso.
Ritengo che Camilleri sia a tutti gli effetti l'erede di Sciascia, eppure i suoi gialli sono l'opposto dei miei. Ed è un'opposizione che si allarga a tutto il romanzo poliziesco siciliano, che mette al centro non soltanto la figura emblematica del caso, ma soprattutto la psicologia dei personaggi: nei gialli siciliani, come ad esempio in quelli di Gaetano Savatteri, collega "selleriano" che stimo, i piccoli drammi privati mischiati all'intera trama finiscono per condurre l'intero intreccio. Nei miei romanzi poi non c'è la luce in fondo al tunnel, c'è solo un crudo realismo».
Il realismo non è assente nei gialli del Sud. Cambia, forse, l'approccio?
«Sì, il giallo siciliano, come ancora quello greco di Petros Markaris mascherano dietro gli orrori più duri l'umanità più bella della loro regione. E insegnano poi, che dietro quegli orrori c'è sempre una speranza per l'umanità. A me questo non interessa, mi ritengo più uno scrittore hard boiled, anche quando estremizzo il carattere noncurante, disinteressato e passivo di Schiavone. Il mio personaggio, per altro, non viene da una terra come la Sicilia, dove bisogna sempre cavarsela: è un romano figlio di una città sconsacrata e ormai finita. Ne ha viste così tante che ormai non ha interesse a nulla».
"Preferisce di no", dunque, come il Bartleby di Melville. Il rifiuto del suo vice questore è una forma di critica sociale?
«Credo che la nostra società sia circondata da una noia esistenziale che ci ha fatto perdere lo sguardo spirituale, lo sguardo verso noi stessi. Già da tempo, la riduzione a una società capitalistica ci ha fatto perdere il senso stesso della vita. Quello di Rocco Schiavone verso la vita e il lavoro non è neppure un rifiuto, perché anche il rifiuto presuppone una scelta: lui ha un atteggiamento disilluso, è un uomo però che non rinuncia ai suoi valori, siano giusti o sbagliati. Quindi sì, i lettori ci vedano pure un uomo contemporaneo, perché quello è, con tutti i suoi mali».
Marta Occhipinti
 
 

Edizioni Henry Beyle - Camera di Commercio Roma, 29.3.2019
Comunicato stampa
Incontro con Andrea Camilleri a Roma, martedì 2 aprile 2019
Camera di Commercio di Roma - Sala del Tempio di Adriano
Piazza di Pietra, Roma
Ore 18

Martedì 2 aprile, alle ore 18, presso il Tempio di Adriano a Roma, si terrà l’incontro con Andrea Camilleri per la presentazione del libro La casina di campagna. Tre memorie e un racconto, edito dalle Edizioni Henry Beyle. Dopo il saluto di Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di Commercio di Roma, lo scrittore converserà con il giornalista Stefano Salis in occasione dell’uscita del volume che raccoglie tre testi autobiografici e una prosa d’invenzione, dove Camilleri ricostruisce i ricordi d’infanzia legati alle lunghe estati trascorse nella casa di campagna dei nonni a Porto Empedocle: una residenza dalle numerose stanze, dal ricco frutteto e dalla vista che si estendeva verso il mare, deposito di antiche automobili e di paramenti sacri, popolato da una vasta parentela, da accorti ingegneri, anziani poeti, topi di inaudita intelligenza. Il racconto di un luogo unico che il libro, realizzato con carte di pregio e ornato dalla riproduzione di nove maioliche applicate a mano, affida alla conservazione dei lettori, affinché resti nella memoria di tanti.
Al termine della manifestazione, Andrea Camilleri presenzierà la cerimonia di inaugurazione dell’antico ingresso del Tempio di Adriano, recuperato dopo un delicato intervento di restauro.
L’evento, organizzato dalle Edizioni Henry Beyle con la Camera di Commercio di Roma, è a ingresso gratuito con registrazione sul sito www.henrybeyle.com.
 
 

Quotidiano.net, 29.3.2019
Il Giallo fa 90 e non ha paura del futuro
Nel 1929 debuttava la collana Mondadori. Compleanno con inedito di Camilleri

Roma, 29 marzo 2019 - Novant'anni. E davvero non sentirli. Buon compleanno, Giallo Mondadori. Era il 1929 quando apparvero le prime pubblicità: "Si leggono di un fiato, tengono desta l’attenzione, stimolano la fantasia, non vi lasciano dormire". Oppure: "Il libro giallo è divorato a tutte le età e a tutte le ore, in tutte le case". Niente di più vero, per un fenomeno editoriale che non mostra per nulla i segni del tempo. E che, per festeggiare, manda in edicola un altro protagonista che può vantare una bella età: Andrea Camilleri, il Maestro indiscusso, classe 1925. Un suo romanzo – Km 123 – farà da torta di compleanno.
Con nuova veste grafica e nuovo formato. Con un ritorno all’antico, di gusto decisamente vintage. Ve lo ricordate quella mattonella, quel quadrotto che ha allietato e appassionato i momenti belli e brutti della nostra vita? Tornerà. Con ristampe di classici (da Fruttero&Lucentini a Renato Olivieri, da Edgar Wallace a S.S. Van Dine) e nuove indagini firmate De Cataldo, Varesi, Simoni, Carofiglio, Colaprico e quanto di meglio ci offre il nostro (variegatissimo e bellissimo, diciamolo con orgoglio) panorama italiano.
Il giallo, poi, ha una caratteristica unica. Denota un genere con un colore, «un colore – scrive uno dei massimi esperti, lo storico della letteratura Maurizio Pistelli – di forte visibilità, passato in seguito a designare nel nostro paese, cosa unica al mondo, il poliziesco tout court". Constatazione certificata anche da Camilleri: «Il mistery si chiama giallo solo in Italia. Il giallo non come colore in sé e nemmeno come significazione simbolica, ma il giallo in quanto colore di copertina». E il nostro giallista principe ha ragione da vendere perché era caratteristica delle case editrici “colorare” i generi: la stessa Mondadori aveva i libri verdi per i drammi e i segreti della storia e gli azzurri per la narrativa italiana.
Dunque, la storia del giallo comincia nel 1929. Con gli slogan – efficacissimi per l’epoca – che abbiamo riportato sopra. Ma, oltre agli slogan, occorre vedere la sostanza di una operazione editoriale che annovera 3.200 fascicoli nella serie regolare, più altri 1.400 nei Classici e un altro migliaio fra speciali ed extra. In un primo momento, il Giallo è destinato solo alla libreria. Poi arriverà il boom dell’edicola. E questo spiega anche l’eleganza del formato e delle illustrazioni con le magnifiche tavole di Carlo Jacono o del riminese Alberto Bianchi, nipote del pittore ottocentesco Mosè. I Gialli non devono essere libri di svago e basta, ma possono fare la loro figura nelle librerie di uomini colti e affermati professionisti. Del resto, quindici anni prima, l’immortale Apollinaire aveva magnificato le virtù della letteratura poliziesca (in particolare di quella francese che aveva in Gaston Leroux uno dei maggiori rappresentanti).
In Italia diventano decisivi due elementi per capire il successo del Giallo: le traduzioni e l’atteggiamento del regime (l’esordio è nel pieno del Ventennio). Le prime sono sempre più curate, i palazzi del potere, seppur in forma contraddittoria, come annota Pistelli, spingono verso il genere poliziesco diversi autori italiani. Mettendo un pizzico di autarchia: il 20 per cento di ogni collana doveva essere ad appannaggio di autori italiani. Ci vorrà del tempo, però, nonostante qualche piacevolissima eccezione, a convincere i nostri scrittori a inventarsi giallisti.
Non ci vorrà niente, invece, ad avere l’approvazione per il Giallo da intellettuali di grande spessore. Si pensi solo a Cesare Zavattini, Massimo Bontempelli, Ada Negri, Umberto Fracchia, Antonio Bruers. E proprio Bruers, amico di d’Annunzio, ne raccomanda l’acquisto: "Sono letti ugualmente dai raffinati intellettuali e dal popolo. Magistrati, politici, artisti, professionisti di primo ordine sono tra i lettori più accaniti del genere". E allora spegniamo tutti assieme questa bella candelina. Anche perché si sa: la paura fa 90, ma il piacere di aver paura è sublime. Perché intriga. E ammazza il tempo...
Francesco Ghidetti
 
 

Il Corriere di Roma, 29.3.2019
VII Seminario sull’opera di Andrea Camilleri

Seminario organizzato dai Proff. Giuseppe Marci, Duilio Caocci e Giovanni Caprara (quest’ultimo proveniente dall’Università di Malaga) ha avuto quest’anno il titolo di “Isole e olivi: paesaggi naturali e umani nella letteratura”. Un evento importante e ormai consolidato quello dei Seminari sull’opera di Andrea Camilleri, “esportato” nel corso degli anni anche in sedi estere (Malaga, Fortaleza, Beirut) che quest’anno già dal titolo denota un progetto di ricerca – chiamato, appunto, Isole – a cui, per molte ragioni, si lega. Infatti, come dichiarato dal prof. Marci, ideatore dell’iniziativa: “Il Seminario camilleriano è nato in un’isola (la Sardegna) e ha come oggetto lo scrittore dell’altra grande isola mediterranea (la Sicilia); perché siamo convinti che difficilmente possano essere individuate tutte le cose che un’isola, pur nella sua finitezza, contiene. Tra tali cose, le letterature siciliana e sarda attribuiscono un peculiare valore alle piante d’olivo: tanto che i siciliani (per bocca di Luigi Pirandello) al nome olivo hanno aggiunto un attributo che ne specifica la qualità (saraceno) e i sardi (per bocca di Giuseppe Dessì) un oliveto – quello di Balanotti – hanno collocato tra i personaggi del romanzo Paese d’ombre”.
Uno spazio di riflessione quindi che va oltre la narrativa di Camilleri, riconoscendo comunque all’autore siciliano la centralità del suo narrare e della sua capacità espressiva, oltre che nello specifico, la vicinanza alla natura e all’olivo come albero ad alto contenuto concreto, simbolico e raffigurativo nella tradizione popolare per come anche riportata in alcune sue opere.
Sono stati numerosi e qualificati i relatori intervenuti al seminario che, oltre alla sede universitaria di Cagliari, ha avuto come altri luoghi la “Fondazione Sardegna”, sempre nel capoluogo isolano, e la sede della Fondazione “Giuseppe Dessì” a Villacidro, con la presenza della sindaco della cittadina, la dott.ssa Marta Cabriolu, del presidente della stessa fondazione, Paolo Lusci e del tesoriere Mauro Pittau. A moderare e condurre gli incontri delle due Fondazioni (che hanno visto la partecipazione dei proff. Giuseppe Barbera e Giuseppe Fabiano e dell’editore Vincenzo Campo) è stato Stefano Salis giornalista del Sole 24 Ore. I due sono stati altresì eventi legati alla presentazione del libro di Aldous Huxley “L’albero d’olivo” pubblicato da edizioni Henry Beyle di Milano.
Ai lavori del Seminario tenuti presso l’Università hanno partecipato, oltre ovviamente ai Proff. Marci, Caocci e Caprara, studiosi Italiani e stranieri tra cui ricordiamo: Morena Deriu, Laura Medda, Carola Farci, Simona Demontis, Roberto Puggioni, Marco Pignotti, Elena Sanna (Università di Cagliari), Giovanni Capecchi (Università di Perugia), Giuseppe Fabiano (Università “G. Marconi” – Roma), Emilio Ortega Arjonilla (Università di Malaga), Antonio Chami (Università Libanese), Ewa Baszak (Università di Breslavia) che ha letto il contributo della prof.ssa Anna Tylusinska-Kowalska (Università di Varsavia) e Carlos Gumpert uno dei traduttori in spagnolo delle opere di Andrea Camilleri. Altri due momenti centrali del Seminario sono stati l’incontro con la scrittrice Simonetta Agnello Hornby (che ha interagito in un simpatico “salotto” letterario con la giornalista Manuela Arca e con Morena Deriu, Eleonora Lusci, Simona Pilia, Paola Piras, Veronka Szoke) e quello con Alberto Sironi, regista delle fiction del Commissario Montalbano affiancato nell’analisi del “testo cinematografico” e delle musiche rispettivamente da Antioco Floris ed Ignazio Macchiarella (entrambi dell’Università di Cagliari). Anche quest’anno il Seminario avrà altri luoghi e palcoscenici oltre quello cagliaritano.
Finora sono stati previsti eventi presso l’università di Varsavia (maggio), a Montalbano Jonico e Matera in occasione delle manifestazioni di Matera Capitale Europea della Cultura 2019 (luglio), all’Università di Malaga (ottobre), all’Università di Città del Messico (novembre).
A. Piro
 
 

Ultime Notizie Flash, 29.3.2019
Il commissario Montalbano torna anche al mercoledì: Live-Non è la d’Urso spacciato?

I fans de Il commissario Montalbano sono in trepidante attesa: dalla prossima settimana Salvo Montalbano torna su Rai 1 per “La primavera di Montalbano” con ben 10 episodi in replica. La Rai ha rivelato anche il giorno di messa in onda della serie da record di ascolti: Il commissario Montalbano andrà in onda al lunedì, come di consueto, e anche al mercoledì. Due gli appuntamenti settimanali con la serie di Rai 1. E il mercoledì sera è molto interessante come giorno scelto dalla Rai perchè l’amatissima serie con protagonista Luca Zingaretti generalmente anche con gli episodi in replica riesce a incassare record di ascolti. E sarà davvero molto interessante seguire lo scontro a distanza tra Il commissario Montalbano e Live-Non è la d’Urso. Il programma di Canale 5, partito con ascolti buoni, in media con quelli che sono i numeri della prima serata della rete, ha poi subito un evidente calo. Lo stesso pubblico che ama la d’Urso non ha trovato nessuna novità nel programma in onda in prima serata ( oltre al fatto che in questa era televisiva ancora si pensa che andare in onda fino all’una di notte sia cosa buona e giusta). Live è passato dal 17 % di share, con oltre 3 milioni di spettatori, a quella del 13 % con 2,1 milioni di spettatori. Numeri che dovrebbero far preoccupare ma che invece, a quanto pare, sono in linea con quelle che erano le aspettative della rete e dell’azienda.
 
 

AISE, 29.3.2019
12 canzoni per il Commissario Montalbano: Olivia Sellerio in concerto a Rosario

Rosario - Il Consolato Generale d’Italia a Rosario, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires e la “Secretaría de Cultura y Educación de la Municipalidad de Rosario”, ha organizzato un concerto della cantante italiana Olivia Sellerio, il lunedì prossimo, 1° aprile, dalle 20.30 presso “La Comedia Teatro Municipal” (Mitre 958, Rosario). L’entrata è libera fino ad esaurimento dei posti.
In questa occasione, Sellerio presenterà il suo nuovo album, Zara Zabara, che contiene le canzoni da lei scritte e interpretate per la fiction televisiva “Il Commissario Montalbano”. Brani che confermano la capacità della cantautrice palermitana di trasformare in musica i sentimenti e l’arte del racconto; storie d’amore, di spartenza e di resistenza, di denuncia, di accoglienza cantate dalla sua voce magnetica, scura, viscerale, voce matrioska che ne contiene tante, tra atmosfere mediterranee, sonorità dell’Atlantico, polvere d’Africa e folk americano a raccontarci vite e venture in questi tempi amari.
Assieme a lei, sul palcoscenico le chitarre di Giancarlo Bianchetti e Vincenzo Mancuso, il contrabbasso di Nicola Negrini, il violoncello di Paolo Pellegrino, in un felice impasto di corde e archi ad affiancare il canto e la voce di Olivia, piena di reminiscenze e di parole attente ad intrecciare storie e melodie siciliane con mille radici di altri mondi, e fare la spola tra la Sicilia e altrove.
 
 

Repubblica Tv, 29.3.2019
Palermo, Antonio Manzini incontra i lettori al Rouge et Noir


I fan del vice questore Rocco Schiavone incontrano lo scrittore Antonio Manzini al Rouge et Noir, per il terzo appuntamento di anteprima del festival "Una Marina di libri". Dai ricordi dell'amicizia giovanile con Andrea Camilleri alle gag sui giallisti di casa Sellerio, Manzini svela i segreti del suo personaggio. "Spero che i libri facciano riflettere. Noi scrittori raccontiamo storie, attraverso le quali passi tutta l'umanità. Forse adesso mi fermerò con Rocco Schiavone, vorrei scrivere un'altra storia".
Marta Occhipinti
 
 

Augusto Cavadi, 29.3.2019
Donne invisibili all'ombra di uomini celebri

Ci sono libri che leggi per cortesia nei confronti dell’autore che te ne ha fatto omaggio e, in genere, ti lasciano indenni da emozioni (gradevoli o sgradevoli). Donne in penombra. Storie semiserie di donne poco importanti (Kimerik, Patti 2019, pp. 97, euro 13,00), di Mariceta Gandolfo, non rientra in questa categoria. L’ho iniziato a sfogliare per una sorta di dovere professionale, in vista di una presentazione pubblica; ma, sin dalle prime pagine, mi ha coinvolto a più livelli.
Intanto, già dal punto di vista letterario-stilistico, l’idea che nove donne della storia occidentale (da Penelope e Santippe sino alla moglie del tenente Colombo e all’eterna fidanzata del commissario Montalbano) si confessino secondo i registri linguistici degli autori che, originariamente, ne hanno parlato (da Omero a Camilleri) mi è sembrata davvero intrigante.
[...]
Mariceta Gandolfo è molto attenta a sottolineare in tutte le storie che racconta questa iniquità di fondo: [...] Livia Burlando, l’eterna “fidanzata” del Salvo Montalbano, a volte avverte “la tentazione fortissima di piantare questo commissario, ormai cinquantenne e amareggiato, che non mi pensa mai, si dimentica di telefonarmi e addirittura ha cominciato a tradirmi”.
[...]
 
 

La Città Futura, 30.3.2019
Il commissario Montalbano 2019
Due mediocri prodotti dell’industria culturale del nostro imperialismo degli straccioni, spacciati come ispirati all’opera di un grande scrittore comunista.

Confesso che è la prima volta che mi convinco a vedere il Commissario Montalbano, vincendo il disgusto per i programmi televisivi e per quei prodotti che piacciono a tutti. La televisione la evito per principio, in quanto principale e acritica cassa di risonanza dell’ideologia dominante e luogo di spaccio di prodotti mercificati dell’industria culturale che tendono a generare dipendenza. Infine, soltanto non vedendo mai la televisione diviene possibile occupare il proprio tempo in quelle attività sostanziali che danno senso alla nostra esistenza e rendono la vita – non ridotta all’essere per la morte – degna di essere vissuta. Inoltre se ripenso a quando ero teenager e, non essendo ancora comunista, sprecavo tempo dietro la televisione, ricordo la profonda tristezza in cui mi lasciava ogni volta che la spegnevo. In quanto, proprio come una droga, lì per lì tende a catturarti, ma poi ti lascia con un forte senso di frustrazione e di angoscia dinanzi al tempo perduto, difronte alla radicale finitezza della nostra esistenza. L’unica controindicazione è la perdita di contatto con il senso comune e l’ideologia dominante, a cui cerco di rimediare, la mattina mente mi preparo, ascoltando i radiogiornali e le rassegne stampa.
Mi sono convinto a vedere le due puntate di quest’anno del Commissario Montalbano in primo luogo per il lavoro che sto portando avanti di recensione sistematica dei prodotti cinematografici, in secondo luogo perché ho sentito compagni piuttosto attendibili sostenere che Camilleri è un comunista, in terzo luogo in quanto persone esperte, che lavorano nel settore e che considero attendibili, mi hanno assicurato (come del resto le recensioni che ho letto) che si tratta di una delle rarissime produzioni televisive italiane di qualità; in quarto luogo per sfatare questo mito interclassista per cui vi sarebbero prodotti dell’industria culturale che godono di un consenso generalizzato, come se si ponessero al di sopra della lotta di classe al livello delle sovrastrutture, ovvero della lotta per l’egemonia sulla società civile.
Ora, dal punto di vista del lavoro di sistematica considerazione critica dei prodotti cinematografici degni di interesse, ritengo che vedere i due episodi di quest’anno del Commissario Montalbano sia stato utile solo per avere conferma di quello che sospettavo, ossia che non hanno nulla di cinematografico, ma rientrano in pieno nei prodotti televisivi dell’industria culturale, che hanno essenzialmente la funzione di oppio per il popolo. Tanto è vero che ho avuto seri dubbi se valesse la pena recensire prodotti sostanzialmente allotri rispetto all’obiettivo di recensire in modo sistematico i prodotti cinematografici distribuiti in Italia. Tanto che mi sono risolto a inserirli nella classifica dei film dell’anno più per un’esigenza di completezza che per il loro intrinseco valore, sostanzialmente del tutto trascurabile.
Anche il secondo motivo che mi ha portato a vedere questi due film televisivi tratti da opere di Camilleri, ossia il fatto che compagni sinceramente in buona fede lo definiscono un comunista, mi ha confermato del giudizio che mi ero fatto leggendo alcune delle sue opere letterarie che, per quanto possa aver pensato o sostenuto di esserlo per sé, non è certo comunista in sé e per sé. Credo, al solito, che il malinteso dipenda essenzialmente dal fatto che in Italia, nella generazione precedente alla mia, si consideravano e definivano comunisti individui che gravitavano intorno al Pci, ovvero un partito che, principalmente dopo la morte di Togliatti, ha subito una deriva sempre più apertamente revisionista. Tanto che, negli ultimi anni di vita di questo partito, il suo nome comunista era un semplice residuo di un glorioso passato, ma non aveva più nessun significato reale, tanto da essere divenuto mistificante. Altrimenti non si spiegherebbe come tanti militanti di questo partito della generazione precedente la mia – che ho iniziato la mia militanza comunista subito dopo lo scioglimento del Pci – pur rivendicando la loro appartenenza a tale partito, oggi non hanno vergogna di militare nel Pd, cogliendo più gli elementi di continuità che quelli di discontinuità. Volendo tacere dell’appoggio a Cossiga presidente della Repubblica, o la vergognosa politica eurocomunista, termine che è in sé un vero e proprio ossimoro.
Dunque, è del tutto evidente, leggendo un’opera media di Camilleri, ossia escludendo quelle poche opere veramente riuscite, e a maggior ragione vedendo dei film televisivi ispirate alla prima tipologia, che si tratta di puri e semplici prodotti dell’industria culturale, che hanno essenzialmente la funzione di oppio per il popolo, in un’epoca di secolarizzazione come la nostra. Evidentemente nessun vero comunista si sognerebbe di produrre opere di questo tipo, dal momento che portano nella lotta di classe a livello delle sovrastrutture acqua al mulino dell’ideologia dominante e non certo a l’unica ideologia che gli si contrapponga in senso progressivo, ossia il marxismo.
Del resto, la stessa scelta di produrre opere di genere e di un genere particolarmente conservatore o reazionario, come il genere poliziesco, non può che stridere con il proprio essere o anche solo definirsi comunista, a meno che di non considerare comunisti gli iscritti al Pci che appoggiarono l’elezione a presidente della Repubblica del picconatore della Costituzione, o sostenevano la posizione di E. Berlinguer che sosteneva più sicuro sotto l’ombrello della Nato, ovvero la più grande e criminale alleanza inter-imperialista della storia nata in funzione anticomunista e sviluppatasi come forza volta a rovesciare ogni governo antimperialista. Tanto più che nelle opere di Camilleri, ad eccezione delle poche di spicco, non vi è affatto un’attitudine autocritica rispetto al genere scelto, un tentativo di decostruirlo dall’interno come poteva esserci nei capolavori di Sciascia, né è uno strumento comunque utile per criticare dall’interno gli apparati repressivi dello Stato imperialista, come nei migliori Hard boiled statunitensi. Al contrario si dà a credere che gli apparati repressivi dello Stato imperialista abbiano la funzione di far trionfare la giustizia contro il crimine, come se appunto possa considerarsi giusto l’organo repressivo di uno Stato imperialista. Come se la difesa dell’ordine imperialista costituito sia qualche cosa di compatibile con il proprio essere o definirsi non solo comunista, ma anche semplicemente di sinistra.
Anche il terzo motivo che mi ha convinto a perdere tempo nel vedere e poi recensire questi due episodi (ossia che si tratta comunque di prodotti di eccellenza della televisione italiana) mi ha portato a pensare che – per quanto possa dipendere da me il non riconoscere la (relativa) qualità di questi prodotti, non avendo termini di paragone adeguati in quanto da troppi anni non guardo la televisione – il fatto che tali prodotti del tutto culinari e funzionali a narcotizzare il popolo dell’industria culturale siano considerati da persone intelligenti che lavorano del settore prodotti di qualità, non può che rafforzare la mia convinzione che sia assolutamente deleterio perdere il proprio (prezioso, in quanto inevitabilmente limitato) tempo davanti a una televisione, in particolare italiana o, più in generale, di uno Stato imperialista.
Solo il quarto motivo che mi aveva convinto, vincendo i miei fondati pregiudizi, a vedere il Commissario Montalbano ha dato esito, per così dire, positivo confermandomi nella convinzione che bisogna dubitare su prodotti dell’industria culturale che sono giudicati positivamente da tutti, a prescindere dalle proprie convinzioni intellettuali, morali e politiche.
Del resto, non solo qualsiasi marxista, ma anche qualsiasi persona dotata di sano buon senso umano, non può dubitare che l’ideologia dominante non può che essere l’ideologia del blocco sociale dominante, in particolare in un’epoca come la nostra in cui sul piano internazionale e, ancora di più sul piano nazionale, i rapporti di forza sono del tutto sfavorevoli non solo alle forze rivoluzionarie, ma anche alle forze sinceramente progressiste. Quindi il suscitare consenso generalizzato non può che portare a dedurne che o si tratta di un’opera espressione dell’ideologia dominante, in grado di egemonizzare anche la grande maggioranza dei subalterni oggi privi di coscienza di classe, o può trattarsi di un’opera interclassista, opportunista, che dà un colpo al cerchio e uno alla botte, per evitare di schierarsi e non fare torto a nessuno. Aggiungiamo subito che, anche in questo secondo caso, si tratta comunque di un’opera del tutto indegna per un comunista, in quanto in un’epoca e in un paese dominato dall’alta borghesia l’interclassismo non solo è una evidente mistificazione della realtà e una posizione antitetica al marxismo, ma fa oggettivamente gli interessi della classe dominante, che riesce ad assicurarsi la propria egemonia sui subalterni proprio occultando il fatto che la lotta di classe, in particolare di chi ha il potere nei confronti di chi non lo ha, sia una costante della storia in ogni società divisa in classi.
Arrivando infine ai due episodi del 2019, non possiamo che costatare che L’altro capo del filo appartenga senz’altro alla seconda categoria, mentre un Diario del 43 appartiene senz’altro alla prima. Nel primo episodio infatti, al di là della storia principale del tutto priva di contenuti sostanziali, inverosimile e, quindi, essenzialmente mistificante, vi è comunque una significativa – in questi tempi bui – presa di posizione a favore dei disperati del terzo mondo costretti ad abbandonare le proprie terre per cercare di vendere la loro forza-lavoro in paesi a capitalismo avanzato. D’altra parte, però, il colpo al cerchio – ossia all’attuale governo che deve le sue fortune proprio all’aver scatenato una guerra fra poveri, per impedire a questi ultimi di difendersi dalla guerra portata avanti ai loro danni dai ricchi – è subito controbilanciato da due colpi alla botte, ossia due prese di posizione funzionali all’ideologia dominante. In primo luogo invece di mostrare le cause reali della emigrazione nelle guerre imperialiste, nel colonialismo e nel neocolonialismo, si rovescia completamente la realtà indicando come causa esemplare dell’emigrazione la presenza di governi come quello siriano che tentano, dinanzi a rapporti di forza così sfavorevoli, di fare da argine all’imperialismo e al suo doppio, ovvero l’integralismo religioso. In secondo luogo, si presentano gli apparati repressivi di uno Stato imperialista come sostanzialmente dei benefattori nei riguardi dei deportati dalla borghesia, ossia i poveri provenienti dai paesi del terzo mondo.
In Diario del 43 non si fa nemmeno finta di prendere una posizione super partes nella lotta di classe a livello delle sovrastrutture, ma si assume in pieno l’ottica dell’ideologia dominante, anche in uno dei suoi aspetti più reazionari, ovvero il tentativo di riabilitare i “ragazzi di Salò”, ossia coloro che rimasero fedeli al fascismo anche quando, dopo l’8 settembre, era divenuto un semplice strumento di morte e oppressione del Terzo Reich. Senza contare che, al centro dell’episodio, vi è di nuovo una vicenda del tutto inverosimile e, quindi, antirealista che, per altro, appare come l’ennesimo inutile diversivo rispetto a quello che dovrebbero fare i sinceri democratici appartenenti alle forze dell’ordine e a maggior ragione gli scrittori sedicenti comunisti, ossia, in particolare occupandosi di Sicilia, concentrare i propri sforzi nella lotta alla criminalità organizzata, piuttosto che, come avviene io Diario del 43, perseguire chi si è fatto giustizia da sé di un fascista, capitalista e reo confesso assassino dei genitori della sua vittima-giustiziere.
Renato Caputo
 
 

La Repubblica - Robinson, 31.3.2019
Primavera con Montalbano uomo per tutte le stagioni
TITOLO: IL COMMISSARIO MONTALBANO
DOVE: RAIUNO
SOCIAL: # MONTALBANO

Detto senza offesa, il commissario Montalbano è un uomo per tutte le stagioni. Nel senso che le repliche sono un grande successo, il pubblico non lo tradisce mai. Da domani su Rai1 con la collana La primavera di Montalbano saranno riproposti ben dieci episodi. Il promo è entusiasta e spudorato: "Ogni replica una prima visione". Ma per gli appassionati (visti i dati record delle repliche) è così, perché quello con Luca Zingaretti è un appuntamento da non perdere. Si comincia con La giostra degli scambi (su una serie di ragazze rapite e rilasciate), mentre mercoledì 3 aprile andrà in onda Un covo di vipere. Si continua l'8 con Amore, il 15 con Come voleva la prassi, uno dei casi più forti sul caso di una giovane uccisa in un festino di notabili. Il 22 è la volta di Una faccenda delicata, il 29 viene riproposto L'odore della notte. Il 6 maggio va in onda Par condicio, il 13 La pazienza del ragno 20 L'età del dubbio e mercoledì 22 la collana si chiude con Una voce di notte. A introdurre i film, Andrea Camilleri. Sempre un piacere ascoltarlo.
Silvia Fumarola
 
 

 


 
Last modified Tuesday, March, 31, 2020