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RASSEGNA STAMPA

MAGGIO 2020

 
Gattopardo, 5.2020
Un futuro bellissimo
È così che vedeva Andrea Camilleri l'avvenire della Sicilia. In questa intervista dimenticata il grande scrittore racconta la sua idea di letteratura e dell'Italia, le sue letture preferite, ma soprattutto parla della sua terra. Una lezione di coraggio e di ottimismo. Un'idea in cui, oggi più che mai, dobbiamo tutti tornare a credere

Chissà cosa avrebbe detto il Maestro che non voleva essere chiamato Maestro, in questi tempi segnati dalla pandemia, dal dolore e dall'isolamento, lui che quella sera di quasi estate di due anni fa, al pubblico del teatro greco di Siracusa venuto ad ascoltarlo per Conversazione su Tiresia, lasciò come suo commovente commiato quel: "Mi piacerebbe che ci rincontrassimo tutti quanti, qui, in una sera come questa, tra cento anni!". Ora che Andrea Camilleri non c'è più, scomparso a 93 anni il 17 luglio di un anno fa, quella sua voglia di leggere la realtà, "cieco a cui è venuta una immensa curiosità di capire", manca ancora di più, e non soltanto ai suoi tanti lettori. Il suo pensiero sui nostri tempi, sulla Sicilia, sui razzismi e gli stereotipi e, profetico, sulle migrazioni, riemerge da un'intervista in gran parte dimenticata del gennaio 2001 a Pisa nella quale parla anche del suo successo letterario, dei "suoi" scrittori, dei suoi rapporti con le altre coscienze critiche della Sicilia, da Pirandello a Sciascia. Sempre con una visione positiva che sembra fare a pugni con l'essenza di un siciliano. Vale la pena leggere quelle parole.
Qual è la Sicilia che le piace di più, quella di Vigata ieri o quella di oggi, tante piccole Vigata ma anche metropoli afflitte dai problemi della globalizzazione?
"Io non credo che della Sicilia si possa fare una sorta di anatomia. La Sicilia va accettata così com'è. Forse la sua forza maggiore consiste nelle sue contraddizioni, che permettono lo sviluppo e spesso sono anche delle remore. Però, nel momento in cui si superano queste remore, credo che l'acquisto che noi siciliani facciamo in coscienza sia superiore ad altri. Lo sviluppo della Sicilia è meno visibile di quanto non possa essere nel Nord o in altri Paesi, perché da noi anche uno sviluppo economico presuppone uno sviluppo della coscienza. Sta lentamente mutando il nostro Dna ma proprio perché sta mutando in positivo, è difficilissimo a vedersi. Ma esiste. Ed è un mutamento irreversibile".
Quando si parla dei mali della Sicilia si pensa spesso alla classe politica. È davvero questo o c'è altro?
"La classe politica non è un'imposizione ma il risultato di elezioni che si presumono libere e che credo nell'80 per cento dei casi siano libere. Dare la colpa della mediocrità alla classe politica siciliana è facile, ma bisogna chiedersi chi ha fatto la classe politica siciliana, chi le ha dato il potere; mica se l'è conquistato con un colpo di Stato! Li avete votati? Teneteveli. I politici sono specchio della società siciliana".
L'Italia ha scoperto il razzismo verso uomini di altre culture in aggiunta a quello tra Nord e Sud. Che ne pensa?
"Noi siciliani il razzismo lo abbiamo provato sulla nostra pelle. Anni fa con questi occhi ho visto a Torino che non si affittavano case ai meridionali. Era un razzismo interno, assoluto e puro. Figurarsi se arrivano dei poveracci extracomunitari. In Sicilia c'è una maggiore tolleranza, forse perché noi siciliani siamo stati un popolo costretto assai frequentemente all'emigrazione per andarsi a guadagnare il pane. Però, a me viene da ridere perché ho 76 anni; se ne avessi quaranta mi verrebbe da piangere per come viene affrontato il problema dell'arrivo di questa gente, non in Italia ma in Europa, sul fatto che non ci sia una comune intesa europea su come agire di fronte a un fenomeno che nei prossimi anni credo sarà una migrazione epocale. Il problema non è pensare a oggi e manco a domani, ma pensare fra dieci anni. Sarà un tema che investirà tutta l'Europa in una forma che neanche lontanamente possiamo prevedere. E non c'è nessuna idea di come affrontarlo, che non è solo il problema dell'islamismo, è un problema di convivenza che dovrà essere squadrato nei suoi termini più giusti".
Colpa degli stereotipi probabilmente, come quelli sulla Sicilia.
"All'estero la Sicilia è uno stereotipo per eccellenza. E rimangono meravigliti molto, molto, quando vengono in Sicilia e trovano un'immagine, una realtà diversa da quella che era stata loro raccontata".
Qual è secondo lei la Sicilia vera, quella dell'amicizia profonda che dura una vita o si rompe irrimediabilmente, o quella degli intrallazzi, della burocrazia inetta e soffocante, del clientelismo esasperato; o ce n'è ancora un 'altra?
"Dicevo che mi viene difficile sezionare la Sicilia. Credo che sia tutte e due le cose: l'intrallazzo, anche la burocrazia esasperata, ma pure certi scatti vigorosi dell'intelligenza che poi sono i momenti più affascinanti dei siciliani. La capacità di intuizione o quella di pervenire a conclusioni con pochi dati iniziali. Questo scatto, questa marcia in più, è propria dei siciliani ed è anche inscindibile. Anche se basta girare un po' il volante in una direzione diversa e, da positiva che era, diventa estremamente negativa".
Ce un libro che Lei non ha scritto ma che ha ispirato e guidato pagina per pagina; è La testa ci fa dire, un dialogo con Marcello Sorgi. Avete parlato di Sicilia, di sicilianità, di sicilitudine. Ma serve parlare ancora di senso dell'amicizia alla siciliana o ancora di "siciliani di scoglio e siciliani di mare aperto", per utilizzare la definizione del grande direttore de L'Ora, Vittorio Nisticò, e che voi avete ripreso?
"Si, ha un senso perché il dialogo è tra due siciliani. Siciliani di generazioni diverse, lui assai più giovane di me, che si sono trovati emigrati. In modo assai più largo, non credo che abbia senso e significato parlare di sicilitudine, che tra l'altro è una parola che mi dà fastidio. Quando mi sento dire 'scrittore siciliano', io ci resto male perché io sono uno scrittore italiano nato in Sicilia. Nessuno direbbe 'uno scrittore lombardo'. Sono categorie e formule che vanno prese con le pinze e sistemate nel posto giusto e nel momento giusto".
Anche Vincenzo Consolo, che però l'ha accusata di avere tradito la tradizione di Sciascia e della letteratura siciliana, sostiene che non esiste più lo scrittore siciliano ma lo scrittore che proviene dalla Sicilia e ciò che scrive ha un valore universale.
"E io lo condivido pienamente. Ripeto spesso una frase di Tolstoj: 'Descrivi bene il tuo villaggio e avrai descritto il mondo'. Le forme possono essere diverse ma per noi scrittori siciliani, scrittori italiani nati in Sicilia (nato in Sicilia è un signum individuationis più forte che non per altri scrittori), questa è una sorta di radicamento da cui far partire la linfa, il tronco, i rami, le foglie, dell'albero del nostro scrivere".
Pirandello, Sciascia, Camilleri. Agrigento, patria delle contraddizioni, in campo letterario invece si presenta nel segno della continuità. Si ritrova in questa scia di grandi della letteratura?
"Se dovessi rispondere di sì farei un grossissimo atto di presunzione, in quanto secondo molti critici e secondo molti accademici io non sono neanche uno scrittore. Si figuri allora se mi posso accodare a Pirandello e Sciascia. Nel mio piccolo però io scrivo e ho un certo seguito tra i miei lettori. Quindi, magari in una storia della letteratura del futuro si potrà dire: ci sono stati grandissimi scrittori come Pirandello, grandi scrittori come Sciascia, poi c'è stato un inspiegabile fenomeno di un signore che scriveva e che aveva molto successo ma che non riteniamo di potere accodare, se non in un'appendice, ad altri nomi. Ma a me personalmente la cosa avrà finito di riguardarmi, in quanto non ci sarò più".
Da ragazzo cosa avrebbe voluto fare da grande?
"Il marinaio. Ho sempre sognato di imbarcarmi su una nave e di fare il marinaio militare o civile ma quello è stato il sogno della mia vita".
Un siciliano di mare aperto.
"Un siciliano di mare apertissimo. Avrei navigato..."
Che ricordo ha della sua fanciullezza?
"Una fanciullezza gradevolissima. Io ho avuto una vita fortunata. Ero figlio unico, amato come dei genitori possono amare un figlio unico, coccolato. Un'infanzia molto incantata, con nonni, zii, e poi le avventure che già un ragazzino con l'inclinazione al fantastico poteva avere e sviluppare. Avevamo la campagna, un vecchia automobile, una cappella. Di volta in volta diventavo papa, Nuvolari quello che volevo. Ecco, proprio un'infanzia incantata".
Ha provato a spiegarsi il perché di un successo letterario senza precedenti, con sette, otto titoli contemporaneamente nelle classifiche dei libri più venduti?
"No. Ma c'è, e siccome è gratificante, checché ne dicano i falsi modesti, io ne godo. Nello stesso tempo è un godimento inquieto perché, come dice Marías, scrittore spagnolo anche lui di molto successo: 'E se un giorno mi sveglio e qualcuno mi dice, guarda te lo sei sognato tutto questo, oppure abbiamo scherzato, tu che fai?' Io sono esattamente nella stessa situazione".
Avrà qualche dote particolare nello scrivere...
"No, non la prenda per falsa modestia. Io scrivo perché mi sento di scrivere così, mi diverto a scrivere, e sono fortunato perché per tutta la vita mi sono guadagnato il pane facendo quello che mi piaceva fare. Ma per quello che riguarda il successo editoriale, m'è piovuto addosso. Scrivo e pubblico da 21 anni: non si erano mai accorti prima di me? Solo nel '98 sono nato alle lettere? Gli stessi libri che allora si vendevano a tremila copie ora si vendono a duecentocinquantamila. Gli stessi. Che cos'è avvenuto? Non lo so. E poi tra l'altro non sta neanche a me cercare di spiegarlo".
Secondo lei, il lettore nei suoi libri cerca e apprezza dì più quel suo modo particolare di scrivere, le storie che racconta, o cos'altro?
"Non so rispondere. Forse le storie che racconto. Io credevo che fosse per il modo con le quali le scrivevo, cioè l'invenzione di questo misto di siciliano. Questo però potrebbe spiegare il successo in Italia. Ma pigliamo un libro, La forma dell'acqua, tradotto in Germania e venduto in centodiecimila copie. Se ha questo successo non è più il linguaggio ma è per come è raccontato, il gusto, il piacere del racconto. Altrimenti non si spiega. Credo che il successo sia in quello che dico di essere, cioè un contastorie. Una narrativa che arriva a chi la vuole stare a sentire'
Eppure in mezzo a tanto successo ci sono critici che le hanno rifilato sonore stroncature. Se l'è presa?
"No. Io ho alle mie spalle trent'anni e passa di teatro. Facevi uno spettacolo nel quale ci avevi messo l'anima e l'indomani leggevi sul giornale una feroce stroncatura. Quindi, una certa mitridatizzazione alla critica negativa ce l'ho. Quand'è che me la prendo (perché me la prendo alcune volte)? È quando leggo dichiarazioni come: non ho mai letto nulla di Camilleri, però non mi piace. Dopodiché seguono venticinque righe di stroncatura. Solo chi mi ha letto ha libertà assoluta di stroncarmi perché parla a ragion veduta, e non me la prendo. Anche io ho il diritto di dire che certi libri non mi piacciono. E me la piglio con quelli che presumono, quelli sì, e sono anche pericolosi, per la loro presunzione".
Ha modelli di riferimento, scrittori che tiene sempre in mente quando scrive?
"Diciamo che stanno nel sottosuolo. I punti di riferimento ognuno li dimentica via via che scrive. Magari continuano a esserci senza accorgersene, a livello inconscio. I miei sono Pirandello e, subito dopo, Brancati. Poi Gogol, Sterne e altri. Ma i miei conterranei del cuore, quelli che mi porto appresso, sono proprio Pirandello e Brancati. Sciascia ha un'altra funzione, quella di lubrificante, di messa in moto degli ingranaggi per altre strade".
Ci svela un suo ricordo personale di Sciascia?
"Io non appartengo alla schiera degli amici intimi di Sciascia. Leonardo aveva quelli che lo chiamavano Nanà, Consolo e altri lo chiamavano Nanà. Io lo chiamavo Leonà, era una sfera un po' più distante di rapporto di amicizia. Lui ha sempre dimostrato una grossa stima nei riguardi di me scrittore, ma rimproverandomi sempre l'uso sporcato del mio italiano, lui che invece affilava ogni giorno il suo italiano come faceva il barbiere con la cote quando affilava il rasoio. Me lo rimproverava pur ammettendo che come fatto espressivo in qualche modo servisse l'uso del dialetto. Quando gli diedi i documenti invitandolo a scrivere La strage dimenticata, episodio accaduto nel mio paese, lui se li lesse e poi mi disse: Perché non lo scrivi tu? Gli risposi: Leonà, io mica lo so scrivere come lo sapresti scrivere tu. E lui: Ma perché lo vuoi scrivere come lo scriverei io, scrivilo come la sai scrivere tu. Io: Con le parole siciliane? E lui: Vabbè, mettine il minimo possibile!".
C'è bisogno di uno Sciascia oggi, di una coscienza critica, come trent'anni fa di Pasolini?
Madonna se ce n'è bisogno! C'è bisogno di Leonardo Sciascia, con le sue contraddizioni e le sue alzate di ingegno che facevano irritare. Ce n'è bisogno, perché veramente Sciascia era una coscienza morale quando diceva "guarda che le cose non stanno così ma in quest'altro modo", oppure "riflettete su quello che state facendo". Ce ne fossero! Diversissimi erano Moravia, Pasolini c Sciascia, però erano tre presenze continue, non solo nella nostra letteratura ma nella nostra coscienza quotidiana".
C'è qualcuno che oggi può assolvere a questo compito?
"Oddio, qualche scrittore che abbia delle inclinazioni nel senso di intervenire, che ne avrebbe teoricamente la capacità, c'è. Faccio l'esempio di una persona che è negativa nei riguardi della mia scrittura: gli interventi che ogni tanto Vincenzo Consolo fa su certe questioni sono nel 90 per cento dei casi meditati, molto forti e seri. Ma Sciascia era presente in ogni secondo della nostra esistenza, il suo non era un intervento spurio su alcune cose, era una guida costante. Dalla quale ti potevi discostare o no, ma era lì, c'era tutti i giorni".
Ci sono, secondo lei, grandi scrittori italiani in questo inizio di 21esimo secolo?
"Almeno tre. Io non sono un critico c gradirei che lo dicessero i critici e non un semplice lettore come me. Ma almeno tre ci sono e Consolo è uno di questi, Tabucchi è uno di questi, Pontiggia è uno di questi".
Che futuro vede per Camilleri scrittore? Ancora Montalbano?
"Non lo sa. Il problema del futuro, se ci sarà ancora Montalbano, è il problema del futuro dell'autore, non tanto dei suoi personaggi. Ho una certa età, ho una buona quantità dì acciacchi Per quanto è possibile continuerò a scrivere. Dopodiché, sicuramente dovremo dare, come posso dire, non dico un termine ma un punto fermo con Montalbano. Non so quando, non so come. Poi credo che mi prenderò qualche anno sabbatico".
Lei vive a Roma, viene qui in Toscana spesso. A Porto Empedocle toma di tanto in tanto. Si può essere siciliani, parlare di Sicilia senza viverci? Non c'è il rischio di lasciarsi avvolgere dagli stereotipi?
"Non dagli stereotipi ma dalla memoria. Cioè, il rischio che corro è di raccontare una Sicilia che oggi può non esserci più. D'altra parte però io non scrivo di attualità, io scrivo romanzi. Vederci la totale realtà di oggi della Sicilia è un errore. Vederci una parte di realtà della Sicilia di oggi è giusto".
Da siciliano che vive lontano dalla Sicilia, si è mai fatto prendere dal morso della nostalgia?
"Sempre. Sempre. La mia lontananza dalla Sicilia ha una scarsa autonomia. Sono un aereo di piccolo volo e dopo un po', con qualsiasi pretesto, devo tornarci. Anche per tre, quattro giorni. Più passano gli anni e più penso a una cosa che in gioventù faceva ridere, quella dell'emigrante che dice: Quando muoio portatemi al paese. Mi dicevo: Ma figlio mio, quando sei morto che te frega di dove ti portano? Ma aveva ragione l'emigrante. Certo, è sempre meglio andarci da vivo".
E da italiano che guarda da lontano i fatti della sua terra, che futuro vede perla Sicilia?
"Bellissimo lo vedo. Bellissimo. Perché è inevitabile che la forbice Nord-Sud non potrà allargarsi più di tanto. Quindi a un certo punto questa forbice in qualche modo dovrà cominciare a richiudersi. Quando la situazione socio-economica in Sicilia sarà migliorata, ed è inevitabile che avverrà, credo che potrà trovare una collocazione molto forte nel campo della produzione, non solo di prodotti di uso ma anche in quella intellettuale".
Fabio Albanese
 
 

ANFP, 5.2020
Fondazione Camilleri



Ad Andrea Camilleri il nostro ringraziamento per averci fornito il martello e lo scalpello per dare forma ai nostri progetti

Roma. Con la costituzione della “Fondazione Andrea Camilleri e Funzionari di Polizia per i Figli delle Vittime del Dovere – ONLUS” è colmata, grazie alla straordinariamente generosa disponibilità del noto scrittore, Maestro Andrea Camilleri, nostro Presidente onorario, una lacuna nel mondo delle Fondazioni e, più in generale, nel quadro delle ONLUS che operano nel nostro Paese. In ausilio al lavoro degli uffici di ciascuna Forza di polizia che si occupano dell’assistenza alle famiglie delle loro vittime del dovere, infatti, abbiamo ritenuto opportuno e necessario affiancare una realtà che, potendosi rivolgere ad un’ampia platea di soggetti privati ed istituzionali, si impegnasse a sostenere concretamente quelli che noi riteniamo i più deboli, ovvero gli orfani di chi ha perso la vita in servizio. La Fondazione, che per Statuto è apolitica e apartitica, intende, dunque, diventare un qualificato punto di riferimento culturale ed un sostegno per il cammino che i giovani, i cui genitori abbiano perso la vita per la Paese, devono compiere per giungere, con ogni possibile serenità, ad un pieno inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro.
La Fondazione Andrea Camilleri e Funzionari di Polizia per i Figli delle Vittime del Dovere – Onlus – ha sottoscritto due protocolli d’intesa, uno con l’Azienda sanitaria locale Romagna e l’altro con l’Azienda sanitaria territoriale Fatebenefratelli Sacco di Milano, per finanziare l’assunzione a tempo determinato di due medici da impiegare rispettivamente in un reparto di rianimazione ed in unità operativa per le malattie infettive per le attività di screening COVID-19.
“Siamo certi che il Maestro Camilleri avrebbe concordato sull’iniziativa della Fondazione, nata grazie alla sua generosità, per contribuire a fronteggiare in modo concreto la grave pandemia che ha colpito il nostro Paese.
“Tutti semo d’un’acqua tanti ciumi”, (tutti siamo una sola acqua di tanti fiumi) probabilmente così Montalbano avrebbe commentato il gesto che i suoi colleghi in carne ed ossa hanno pensato di fare. Un messaggio che vorremmo fosse fatto proprio da ciascuno di noi, perché crediamo fermamente che solo con questo spirito usciremo, tutti insieme, da questo periodo certamente non facile.
 
 

I Love Sicilia, 5.2020
Genetica agrigentina
Raccontare città

A Porto Empedocle l'associazione culturale Oltrevigata, animata da Danilo Verruso, ha iniziato da tempo un'attività di riappropriazione dei luoghi.
L'obiettivo principale di Oltrevigata è quindi quello di guidare abitanti del luogo e fruitori esterni alla riscoperta dei legami tra il centro storico, il mare, la torre di Carlo V



Daniele Ronsisvalle
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 1.5.2020
Porto Empedocle guarda avanti: pubblicato il bando per il terminal crocieristico
Il documento per l’aggiudicazione dei lavori prevede 16 milioni per le opere marittime, 3 milioni per l’edilizia e 1 milione per impianti al fine di allargare la banchina per ospitare una nave lunga fino a 300 metri

Questa estate, la prima dopo la morte di Andrea Camilleri, vedrà sicuramente meno turisti a Porto Empedocle a causa delle restrizioni dovute al coronavirus. Il futuro si prospetta però pieno di auspici e progetti per rilanciare il turismo nei luoghi dello scrittore empedoclino. Elemento cardine di questo nuovo corso avviato da Porto Empedocle è la costruzione di un terminal crocieristico, un progetto che ha visto ieri la pubblicazione del bando di 20 milioni di euro, dopo l’accordo tra l’amministrazione e le compagnie Msc e Costa Crociere.
La struttura verrà costruita nel molo “Crispi”, dopo i lavori di dragaggio: il documento per l’aggiudicazione dei lavori prevede 16 milioni per le opere marittime, 3 milioni per l’edilizia e 1 milione per impianti al fine di allargare la banchina per ospitare una nave lunga fino a 300 metri, che possa contenere fino a 2500 persone più l’equipaggio e un terminal di circa 3mila metri cubi. Per questo motivo lo scorso gennaio sono cominciate le demolizioni delle costruzioni industriali presenti sul porto, scheletri di un passato ormai lontano, per fare spazio al nuovo progetto che mira al turismo, puntando sui crocieristi che da quel porto possono arrivare in pochi minuti alla Scala dei Turchi di Realmonte e alla Valle dei Templi di Agrigento.
Porto Empedocle però non rappresenterò soltanto un crocevia: stando ai progetti infatti, oltre al nuovo terminal altri interventi verranno effettuati nei prossimi mesi per ridare lustro alla città di Camilleri. Il prossimo passo sarà la riqualificazione di alcuni locali della stazione, oggi diventata una stazione per treni turistici, al fine di realizzare un museo ferroviario. Anche la Torre Carlo V diventerà un museo, dopo il passaggio di chiavi tra Capitaneria e Comune, primo passaggio della realizzazione di un percorso turistico storico-letterario.
Un altro progetto prevede l’installazione di una statua raffigurante lo scrittore empedoclino, in una città che annovera già quella dedicata al Commissario Montalbano, secondo i tratti descritti nel romanzo. A dare il proprio apporto a queste iniziative anche l’editore Sellerio che ha donato personalmente pochi mesi fa una collezione di 400 libri, inclusi i testi di Camilleri, per la biblioteca comunale. I risultati di queste iniziative intanto sono già arrivate: nelle ultime due estati sono arrivate 18 piccole crociere che hanno portato migliaia di turisti nella Vigata di Camilleri.
Alan David Scifo
 
 

AIEP Editore, 2.5.2020
Camilleri, Angela, Zuppi, Viroli, Verdone, Amato, Prodi, Letta, Canevaro: il nuovo ruolo dell’intellettuale nella società

Il Direttore Generale della televisione di Stato, Carlo Romeo, ha, negli ultimi mesi, intervistato nove delle personalità più importanti della scena pubblica italiana.
Ne deriva il nuovo ruolo che l’intellettuale è chiamato a svolgere nel contesto sociale portando i valori della propria disciplina.
Non più l’intellettuale gramsciano (di solito politico o filosofo) capace di elaborare e sintetizzare il pensiero per trasmetterlo alla classe sociale di riferimento, ma colui che riflette sulla crisi della società ricercando una via d’uscita non ancora esattamente identificata.
Una ricerca svolta nel contesto di una specifica disciplina, ma che converge poi nel determinare ulteriori passi in avanti in ambiti apparentemente separati.
Vengono indagate discipline diverse attraverso il punto di vista dei loro massimi rappresentanti, dalla politica alla scienza, dall’arte cinematografica alla giustizia, dalla filosofia alla religione, dall’economia alla socio-pedagogia, ma tutte convergono sull’obiettivo di migliorare la capacità dell’uomo di interpretare l’attuale realtà, così complessa e densa di incognite.
Emerge fra tutte la riflessione del grande scrittore, Andrea Camilleri, in una delle sue ultime uscite pubbliche.
Con un’introduzione di Alan Friedman il libro curato con attenzione da Michele Valente, esprime il pensiero di nove grandi intellettuali della contemporaneità:
Il filosofo Maurizio Viroli con una riflessione su “Machiavelli, l’americano”;
Il regista Carlo Verdone che svela i rapporti dell’attore in scena con una riflessione sulla “Solitudine affollata”;
Il divulgatore scientifico Piero Angela che prefigura le potenzialità dei media nel diffondere anche informazioni complesse;
Il pedagogista Andrea Canevaro che indica la forza verso il cambiamento insita nei processi di inclusione sociale;
Il politico Enrico Letta che spiega le ragioni dell’Europa e le potenzialità del ruolo che potrebbero essere espresse;
L’economista Romano Prodi che interpreta la storia contemporanea per evidenziare errori in cui non ricadere;
Il giurista Giuseppe Amato, che ricerca fra leggi e senso della giustizia una sintesi non sempre facile;
Il cardinale Matteo Maria Zuppi che riflette sul ruolo attuale di una Chiesa al servizio delle persone;
Infine lo scrittore Andrea Camilleri che ci dice come, dopo una lunga ricerca durata una vita il conto torna.
 
 

Adnkronos, 2.5.2020
L’effetto Montalbano e gli adolescenti che non ti aspetti

Strano quadro quello tracciato dell’indagine 2008 della Società italiana di pediatria (Sip) su “Abitudini e stili di vita degli adolescenti”, presentato oggi a Bologna. Si fidano di poliziotti e carabinieri, odiano giornalisti e politici credono nella “spintarella” nel mondo del lavoro, ma contemporaneamente anche nel valore del lavoro, della famiglia e degli amici.
Una generazione di tradizionalisti dunque, ma a stupire di più è proprio il fascino per la divisa dei tutori dell’ordine pubblico, tanto che già si parla di “effetto Montalbano” per sottolineare il ruolo che la televisione può aver avuto in questo cambiamento.
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Passato e Presente, 5.5.2020
Santa Caterina da Siena
Nel corso della trasmissione sono stati riproposti alcuni brani tratti dallo sceneggiato tv del 1972 "Io, Caterina", con la regia di Andrea Camilleri
 
 

Ufficio Stampa Rai, 3.5.2020
RAI 1 04 MAG 2020, 21:25
Il Commissario Montalbano a caccia di farfalle su Rai1
"Le ali della Sfinge", unico indizio per risolvere il caso

Con "Le ali della Sfinge" si apre un nuovo intricato caso per Salvo Montalbano, il commissario di polizia più amato del piccolo schermo, nato dalla penna di Andrea Camilleri e interpretato da Luca Zingaretti protagonista della collection tv di maggior successo in Italia. Nel film tv, sempre con la regia di Alberto Sironi, in onda lunedì 4 maggio, alle 21.25 su Rai1, il Commissario Montalbano, già alle prese con i problemi di relazione con la fidanzata Livia sempre distante, si ritroverà a dipanare una complessa vicenda legata ad un traffico di donne provenienti dall'Est europeo, convinte a venire in Italia con la promessa di un lavoro sicuro e poi invece costrette a prostituirsi. All'origine delle indagini, il ritrovamento in una discarica del corpo senza vita di una giovane donna. Unico indizio: una farfalla tatuata sulla spalla destra. Un particolare all’apparenza insignificante, ma che in realtà si rivelerà molto importante nel corso dell’indagine.
 
 

Affaritaliani.it, 5.5.2020
Ascolti tv, Montalbano stravince nel prime time. Report sfiora i 2 milioni
Ascolti tv Auditel: Quarta Repubblica su Rete 4 al 7,5%. Male Il Signore degli Anelli su Canale 5
Ascolti tv, Montalbano stravince nel prime time. Report sfiora i 2 milioni

Il commissario Montalbano con la replica dell'episodio 'Le ali della Sfinge' ha stravinto gli ascolti tv della prima serata di lunedì 4 maggio 2020 con 6.027.000 telespettatori e il 23,68% di share.
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Africa Daily News, 5.5.2020
Actualités
Inscriptions du 4 mai, Montalbano, « Report » et « Emigratis »
Les rediffusions du commissaire dominent toujours en prime time avec plus de 6 millions de téléspectateurs

Raiuno, commissaire Montalbano: 6 027 000 spectateurs, part 23,68%.
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El Confidencial, 7.5.2020
Libros
Para adictos al crimen: estas son las 10 mejores novelas negras del siglo XXI
Estas dos primeras décadas del siglo XXI han sido una edad espectacular para el género, con autores y títulos memorables llegados de casi todos los rincones del planeta

Estas dos primeras décadas del siglo XXI han sido una edad espectacular para la novela negra. Por un lado, por el número creciente de lectores; pero también porque han brotado títulos y autores muy buenos. Fueron los años de la novela negra nórdica, que disparó en ventas Stieg Larsson con su trilogía 'Millennium', fascinante y adictiva, sobre todo el primer volumen, 'Los hombres que no amaban a las mujeres'. Por su parte, el 'noir' mediterráneo ha encontrado sus puntales en el griego Petros Markaris y el italiano Andrea Camilleri, que a través de sus comisarios, Jaritos y Montalbano, nos han traído la luz del mar y los crímenes que se cometen en una política y unas finanzas podridas. Hasta un escritor considerado literario y prestigioso como John Banville ha sacado su mejor pluma convertido en Benjamin Black y retratando la Irlanda de los años cincuenta.
Desde EEUU llegó también una renovación con el 'hardboiled', de la mano de autores como Dennis Lehane, George Pelecanos y John Connelly. Por cierto, si leen ahora sus novelas, verán cómo ya anticipaban la llegada de un Trump... y la antipolítica. Y en España también hemos tenido sorpresas como Carmen Mola, la autora que nadie sabe quién es y que quizá no importe demasiado. Como rareza, no se pierdan 'Out', una novela japonesa que tiene toda la violencia de una historia de yakuzas, pero que protagonizan cuatro amas de casa y está escrita por una de las mejores en el género de su país.
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9. 'La pirámide de fango' - Andrea Camilleri
De una selección sobre novelas negras del siglo XXI no pueden quedar fuera Andrea Camilleri y su comisario siciliano Montalbano, ni sus casos ni la pasta que engulle con deliciosa delicadeza en cada novela. En todas ellas, parece que siempre hace sol, hay buen humor y pese a las desgracias y los crímenes, hay una cierta liviandad que se agradece. La vida no puede ser tan seria. Y eso que Camilleri tampoco se escondía y en este volumen abordaba la corrupción política en su país, el pasteleo, los sobres y las obras públicas. Nada que no sepamos también por aquí.
[...]
Paula Corroto
 
 

Anni 60/70/80 e dintorni, 7.5.2020
Tv dei Ragazzi 22/12/1968 – 04/01/1969

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Mercoledì 25/12/1968 [...] – Tv dei ragazzi: – 17.45 – Lazarillo (libero adattamento di Claudio Novelli dal romanzo spagnolo sulle avventure di Lazarillo de Tormes. Con Vittorio Guerrieri, Antonella Della Porta, Mario Lombardini, Filippo Degara, Mimmo Billi, Gustavo D’Arpe, Alfredo Sernicoli, Olga Gherardi, Carlo Romano, Dante Biagioni. Regia di Andrea Camilleri. Lazarillo è un ragazzo sveglio e intelligente costretto a guadagnarsi l’esistenza passando da un padrone ad un altro).





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Mercoledì 01/01/1969 [...] – Tv dei ragazzi: – 17.45 – Lazarillo (libero adattamento di Claudio Novelli dal romanzo spagnolo sulle avventure di Lazarillo de Tormes. Con Vittorio Guerrieri, Carlo Romano, Mario Righetti, Loris Gizzi, Corrado Sonni. Regia di Andrea Camilleri).





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QUICKDRAW - LONEHORSE
 
 

Fondazione per la Cultura - Palazzo Ducale - Genova, 8-10.5.2020
Festa di Micromega - L'Italia di Camilleri, l'Italia che sogniamo
A cura di Paolo Flores d'Arcais

L'evento è stato sospeso a seguito dell'emergenza per l'epidemia COVID-19.

Un omaggio a un grande scrittore, oggi probabilmente l'uomo di cultura italiano più letto, noto ed amato su scala internazionale, e una ricognizione dei problemi cruciali del Paese, attraverso l'ottica con cui Camilleri li ha affrontati nei suoi libri.
Dunque la Sicilia e l'Italia sotto il profilo storico, la mafia, la corruzione e la giustizia, l'immigrazione, il ruolo della cultura nello sviluppo civile, la funzione dell'intellettuale, il patrimonio artistico [Camilleri ha scritto cose da autentico studioso e storico dell'arte], la bioetica e l'eutanasia, il teatro e l'importanza dei classici, il cinema e le sue diverse componenti [regia, attori, sceneggiatura, musiche], le donne, la loro emancipazione e il trasformarsi della questione femminile, i momenti storici che sono stati anche momenti esistenziali per lui importanti [il fascismo, la liberazione, il Pci e poi l'allontanamento, il '68, Mani pulite].
 
 

Formiche.net, 9.5.2020
Qualche suggerimento per la RAI
Qualche suggerimento per la RAI per non farci dormire mai. Qualche suggerimento per la RAI per farci vivere anche nelle serate di #iorestoacasa. Qualche suggerimento per la RAI per una ricca programmazione, che magari faccia anche cultura. Qualche suggerimento per la RAI giusto per ricordarle che i nostri registi sono nell’Olimpo della cinematografia mondiale, e non ne possiamo davvero più delle infinite repliche di fiction decennali!

E’ dal 7 marzo, che sono a casa tutte le sere come tutti voi, che mi faccio sempre la stessa domanda: ma dov’é la programmazione RAI?
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Così sappiamo già che ogni lunedì (che ha compreso anche quello di Pasquetta 13 aprile!) ci sarà il solito commissario Montalbano! Inoltre, permettetemi questa parentesi, trovo di pessimo gusto la presentazione del film introdotta da Camilleri… almeno quella, dopo la sua morte, l’avrei omessa…
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Fabiola Cinque
 
 

Centro Sperimentale di Cinematografia, 10.5.2020
In occasione del trionfo de “Il traditore” ai David di Donatello 2020 riproponiamo uno scambio tra Bellocchio e Camilleri sui tempi di scuola al centro


 
 

Ufficio Stampa Rai, 10.5.2020
RAI 1 11 MAG 2020, 21:25
Montalbano torna su Rai1 con "Il campo del Vasaio"
Con la partecipazione di Belen Rodriguez

Ancora un lunedì sera in compagnia delle grandi indagini de ”Il Commissario Montalbano” e di Luca Zingaretti protagonista nei panni del celebre personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri, che ritorna su Rai1 lunedì 11 maggio alle 21.25 con “Il campo del Vasaio”, film tv in onda per la prima volta nel 2011, con Bélen Rodriguez guest star dell’episodio. Ritroveremo il commissario più amato della tv, alle prese con un omicidio che sembra richiamare antichi rituali mafiosi. Salvo sarà anche impegnato a risolvere un grosso problema al suo commissariato. L’amico Mimì Augello è intrattabile, spesso aggressivo e ingiusto con i sottoposti. Per il commissario si prospetta così una situazione più complicata del solito in cui l’amicizia con il fidato Mimì giocherà un ruolo molto importante. “Il campo del Vasaio” è una produzione Rai Fiction – Palomar, per la regia di Alberto Sironi, che vede nel cast insieme a Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo.
 
 

Gazzetta del Sud, 11.5.2020
"Il commissario Montalbano", l'attore cosentino Peppino Mazzotta intervistato dalla Gazzetta del Sud

La Gazzetta del Sud ospita Peppino Mazzotta, l'attore calabrese nato a Domanico, in provincia di Cosenza, uno dei protagonisti de "Il commissario Montalbano" con Luca Zingaretti.
Conduce Salvatore De Maria con la partecipazione dei giornalisti Paolo Cuomo e Arcangelo Badolati
Salvatore De Maria
 
 

DavideMaggio.it, 12.5.2020
Ascolti TV | Lunedì 11 maggio 2020. Montalbano (6 mln – 23%) fa più del triplo de Il Signore degli Anelli (1,6 mln – 8.5%). Report 8.5%

Nella serata di ieri, lunedì 11 maggio 2020, su Rai1 Il Commissario Montalbano – Il campo del vasaio ha conquistato 6.035.000 spettatori pari al 23% di share. [...]
Mattia Buonocore
 
 

MeteoWeek, 12.5.2020
Eleonora Daniele va via, Caterina Balivo si ferma: cosa cambierà in tv
A causa dell’emergenza coronavirus i palinsesti televisivi hanno subito alcuni importanti cambiamenti e a giugno Rai 1 si prepara ad un momento di transizione con protagoniste le due conduttrici Eleonora Daniele e Caterina Balivo.

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Il palinsesto estivo della Rai
Per quanto riguarda gli altri programmi di Rai 1 [...] Come ogni estate, inoltre, andranno in onda delle fiction in replica, quali Il giovane Montalbano che prenderà il posto de Il Commissario Montalbano.
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Alessandro Cerrato
 
 

windowthroughtime, 13.5.2020
Book Corner – May 2020 (2)
The Snack Thief – Andrea Camilleri

This is the third of Camilleri’s Inspector Montalbano series and, for me, was the most satisfying of the ones that I have read. The book starts off with a couple of murders, seemingly unconnected. A Tunisian man on an Italian fishing vessel was killed by shots from a Tunisian patrol boat. Montalbano doesn’t want to get involved, preferring to investigate the death of a local businessman, Lapecora, found stabbed to death in the lift of the house in which he lived. Inevitably, the two cases are linked and the eponymous snack thief, a boy who steals children’s packed lunches, helps piece them together.
I’ve mentioned it before, but like most of the better fictional detectives, Montalbano, believes in a form of natural justice. Towards the end of this page-turning, gripping story, once again Stephen Sarterelli’s translation is spot on, the arrest that concludes the Lapecora leg of the case is mentioned almost en passant. What is more important to Montalbano is looking after the orphaned Tunisian boy, the snack thief, and using the boy’s mother’s ill-gotten gains to secure him a future. Decency and morality outweigh the grubby demands of feeling collars.
There is more to Camilleri’s novel than a complicated set of murders. The minor characters, his colleagues at work who all display elements of incompetence, augmented by some new characters, as well as the long-suffering Livia who chooses this time of all times to visit him in Sicily, play off Montalbano and allow Camilleri to develop his hero’s character. We learn that the weather and hunger can make him grumpy and, yes, we are treated to extensive accounts of what he eats. I didn’t find the descriptions too off-putting this time around. Camilleri has great fun in developing Montalbano’s jealousy of the growing friendship between Livia and his number two.
Livia accused Montalbano of playing God in the first book and, in a sense, his taking control of the child’s destiny is another example. He can play fast and loose with the rules when he wants, beating up a high-ranking member of the secret service and blackmailing him to ensure that his well-merited promotion is blocked. Montalbano has too good a life to ruin it by climbing further up the greasy poll.
One aspect of the story that surprised me was how sympathetic Montalbano was to the plight of the refugees. There is no sense of racism or antagonism towards those who have chosen extreme means to better their lives. There is also no room for sentiment. The elderly woman, Aisha, is treated tenderly, as if she was Montalbano’s elderly aunt, but not so tenderly that when the plot demands it, she is despatched.
An excellent book.
frimleyblogger
 
 

Che tempo che fa, 14.5.2020
Andrea Camilleri sull'odio

"Le parole sono pietre, sono pallottole. Bisogna saper pesare il peso delle parole e soprattutto fermare il vento dell’odio. L’altro non è altro che me allo specchio"
Le parole, ogni giorno più attuali, di Andrea Camilleri a Che Tempo Che Fa.
 
 

La Sicilia (ed. di Ragusa), 14.5.2020
La memoria degli uomini persi rimarrà nelle strade e nelle piazze

Ispica. Una lunga serie di intitolazioni per le vie e le piazze cittadine che risultano ancora senza una denominazione. La Giunta municipale di Ispica ha avuto modo di approvare un “corposo provvedimento” che da un lato risolve un annoso problema che “si trascinava da anni e che non ha mancato di creare problemi di natura logistica agli abitanti di quelle vie non ancora intitolate”. Entrano nella problematica il primo cittadino ispicese, Pierenzo Muraglie, il vice sindaco e assessore al Decoro urbano, Gianni Stornello e l’assessore comunale all’Assetto territoriale. Michele Fronterrè. Ed è quanto meno giusto sottolineare che dall’altro “tributa un doveroso riconoscimento a donne e uomini storici o contemporanei, del mondo della politica e delle istituzioni, della cultura e dell’impegno civile meritevoli di essere ricordati e indicati alle future generazioni”. [...] L’attuale Piazza Germi, attigua a via Sulla, sarà intitolata allo scrittore Andrea Camilleri: di fronte a questa piazza c’è il “Casino Bruno di Belmonte” all’interno del quale sono state girate delle scene del “Commissario Montalbano”. [...]
Giuseppe Floriddia
 
 

Anni 60/70/80 e dintorni, 14.5.2020
Tv dei Ragazzi 05/01/1969 – 18/01/1969

Domenica 05/01/1969 – Tv dei ragazzi: – 16.45 – Lazarillo (libero adattamento di Claudio Novelli dal romanzo spagnolo sulle avventure di Lazarillo de Tormes. Con Vittorio Guerrieri, Carla Greco, Massimo Mollica, Alfio Petrini, Antonella Della Porta, Linda Sini, Manlio Busoni, Paolo Carlini. Regia di Andrea Camilleri).





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Domenica 12/01/1969 – Tv dei ragazzi: – 17.00 – Lazarillo (libero adattamento di Claudio Novelli dal romanzo spagnolo sulle avventure di Lazarillo de Tormes. Con Vittorio Guerrieri, Paolo Carlini, Massimo Mollica, Carla Greco, Marisa Traversi, Valeria Sabel, Mariolina Bovo, Attilio Corsini, Mirella Gregori. Regia di Andrea Camilleri).



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QUICKDRAW - LONEHORSE
 
 

La Repubblica (ed. di Firenze), 14.5.2020
Marazzini
Il covid ha un linguaggio bellico guerra resistenza eroi

I cambiamenti della società si riflettono nella lingua. Nascono parole nuove per descrivere l'attualità, altre mutano di significato. Claudio Marazzini è presidente dell'Accademia della Crusca e lavora sulle parole.
[...]
Per raccontare il virus adottiamo molti termini inglesi.
«Sì, da drop a covid hospital, oppure smart working, anche se sopravvive l'espressione lavoro agile. Tra i popoli latini, noi siamo sempre pronti a prendere parole straniere. Facciamo un uso totale di "lockdown", mentre francesi e spagnoli hanno scelto "confinamento". In alcuni casi c'è più rispetto della propria lingua. Non è una critica, ma una constatazione. Camilleri lamentava questa invadenza nella vita quotidiana».
[...]
Andrea Vivald
 
 

Sellerio Editore, 15.5.2020
Sabato 16 maggio
Ore 18,20
Omaggio ad Andrea Camilleri: il primo capitolo del nuovo Montalbano letto da Antonio Manzini

In un tempo fuori dall’ordinario, in un’edizione fuori dall’ordinario, non poteva essere ordinario l’omaggio ad Andrea Camilleri nel primo Salone dopo la scomparsa del grande autore da sempre vicino al Salone Internazionale del Libro di Torino.
In vista della pubblicazione di Riccardino, il libro finale del grande romanzo del commissario Montalbano, il Salone del libro EXTRA e la casa editrice Sellerio regalano la lettura in anteprima assoluta del primo capitolo del romanzo, in uscita quest'anno.
Sarà lo scrittore, e allievo e amico di Andrea Camilleri, Antonio Manzini a prestare la voce per la lettura esclusiva dell’incipit del romanzo più atteso dello scrittore più amato dagli italiani.


 
 

La Stampa, 15.5.2020
Salone del Libro, Manzini leggerà l’incipit di “Riccardino”, l’ultimo episodio di Montalbano
Andrea Camilleri immaginò la fine del suo personaggio più famoso e inviò la copia a Elvira Sellerio, che l’ha custodita gelosamente nella sede della casa editrice

Torino. Lo scrittore Antonio Manzini presta la voce al suo amico e maestro Andrea Camilleri: alle 18,20 di domani, sabato 16 maggio, sarà lui infatti a leggere l’incipit di «Riccardino», il libro finale (e il più atteso) della grande serie del commissario Montalbano, rimasto nel cassetto per anni.
«In un tempo fuori dall’ordinario, in un’edizione fuori dall’ordinario, non poteva essere ordinario l’omaggio ad Andrea Camilleri nel primo Salone dopo la scomparsa del grande autore da sempre vicino al Salone Internazionale del Libro di Torino» annunciano gli organizzatori dell’evento che sarà trasmesso in diretta streaming sul sito del Salone e sui suoi canali social. Camilleri scrisse «Riccardino» più di tredici anni fa, immaginando la fine di Montalbano, poi inviò la copia a Elvira Sellerio, che lo ha custodita gelosamente nella sede della casa editrice. «In quel cassetto c’è il mio Montalbano terminale, ci sto lavorando in questi giorni – raccontò a La Stampa nel 2005 - Sarà la fine del personaggio. Il fatto che Montalbano, a differenza di altri personaggi seriali, come Sherlock Holmes o Maigret, invecchia, partecipa alla vita di tutti i giorni, mi rende sempre più difficile stargli dietro. Così ho deciso di scrivere il romanzo finale. Mi è venuta l’idea e non me la sono fatta scappare. Ma non è che finisce sparato o va in pensione o si sposa Livia, come piacerebbe ai lettori: ci voleva una trovata alla Montalbano per fargli abbandonare la scena». Lo scopriremo domani dalla voce di Manzini. L’autore di Rocco Schiavone conobbe Camilleri quando aveva 22 anni all’Accademia di Arte drammatica Silvio D’Amico a Roma: era il suo insegnante di regia e tra i due nacque subito un’amicizia che non si sarebbe mai interrotta.
Miriam Massone
 
 

Il Fatto Quotidiano, 15.5.2020
È tornato in libreria “La concessione del telefono”, storia tragicomica molto attuale
Camilleri insegna: la mafia si insinua nelle piccolezze
È tornato in libreria “La concessione del telefono”, storia tragicomica molto attuale

Comune di Vigàta, Sicilia, un comune da noi conosciuto molto bene grazie alle tante storie ambientate in questo posto dallo scrittore Andrea Camilleri, dove lo scrittore comincia la narrazione del romanzo La concessione del telefono, pubblicato nel 1998 e ristampato 2020 che fa parlare le decine di lettere e carte bollate che trascinano il protagonista, il venditore di legnami Pippo Genuardi, in situazioni molti più tragiche che comiche. Nel 1891 Genuardi chiede l’installazione di una linea telefonica. Non ricevendo risposte decide di scrivere decine di lettere a diverse autorità fino ad arrivare al prefetto commettendo diversi errori e sbagliando anche il nome del prefetto che si sente dunque insultato. Visto i numerosi tentativi andati a vuoto, chiede aiuto a un mafioso e il romanzo mostra bene come la mafia entri nelle case dei cittadini. A causa delle lettere, Genuardi viene visto male dalle autorità che lo considerano un sovversivo: viene dunque proiettato in disperazione, affari con la criminalità e problemi con la famiglia. Il romanzo non potrebbe essere più attuale. Oggi come nel 1891, una burocrazia inefficiente introduce l’illegalità nelle case degli italiani che spesso si rivolgono a malavitosi per risolvere i problemi di tutti i giorni. Camilleri mostra bene come la vita di un uomo onesto venga messa a repentaglio a causa di una mancata risposta. Un avvertimento molto attuale in questi tempi di Coronavirus.
Vittorio B.
 
 

Inchiesta Sicilia, 15.5.2020
Alessio Vassallo, un siciliano doc
Interprete profondo di personaggi di autore. Le sue esperienze, le sue passioni, il legame con la sua terra, l’amore per la sua famiglia. Alessio Vassallo ci racconta 15 anni di carriera tra teatro, cinema e tv

[...]
Ci auguriamo che prima o poi le cose cambino!
Sono molte le produzioni che vengono da fuori, stanno 6 mesi nel territorio e poi vanno via.
Quella degli studi cinematografici di Termini Imerese era una grossa opportunità a prescindere da Agrodolce.
Molte produzioni si appoggiano agli studi come la Palomar con Montalbano, che all’inizio girava le scene del commissariato a Roma, a Cinecittà.
Girare in loco
Oggi, per fortuna, gran parte delle scene vengono girate in loco, a Scicli.
[...]
L’incontro con Camilleri
Spostiamoci adesso dal teatro ai romanzi di Camilleri. Una delle tue esperienze più significative: il Giovane Montalbano, dove hai vestito i panni di Mimì Augello. E’ stata in questa occasione che hai incontrato il Maestro Andrea Camilleri.
Cosa ricordi? Parlaci di questa esperienza.

È stato molto importante. Lo definisco il primo grande giro di boa della mia carriera.Me ne sono accorto quando il pubblico ha iniziato a riconoscermi nei panni di quel personaggio.Ha riscosso molto successo e popolarità. E’ stato seguito sia in Italia che all’estero.Durante le riprese, all’interno del commissariato, il Maestro ci chiese di recitare davanti a lui una scena, a macchine da presa spente.Seduto ci disse: – Prego, fate! E’ stato uno dei momenti più emozionanti, l’immagine più forte, dei vari incontri, che porto di lui. Recitare Montalbano, davanti l’autore non capita tutti i giorni! E’ come se Pirandello ti chiedesse di recitare, per lui, 6 personaggi in cerca d’autore. Il mio più grande rimpianto è che nella ‘Concessione del telefono’, il Maestro è venuto a mancare poco dopo aver approvato la sceneggiatura, ed io non ho avuto il tempo materiale per confrontarmi con lui. Ma sono convito che da lassù, si sarà fatto quattro risate anche lui!
Interpretare Camilleri
Il giovane Montalbano per due stagioni, La Stagione della Caccia e La concessione del telefono.
Sono dei film che vanno oltre il normale lavoro di Attore. Non si tratta di film qualunque. Non è uno dei tanti film che ho fatto. C’è un legame, una passione.
E’ Storia. Rimarranno nella memoria perché legati ad un autore di spessore. E’ come quando scopri delle cose rare difficili da trovare. Resteranno impressi nella mia memoria, nel mio vissuto. Per me è stato un onore per la quarta volta approdare a Vigata. In quest’isola che non c’è, per dare corpo e voce ad uno degli scrittori più importanti del ‘900.
Vigata esiste davvero?
Nella Concessione del telefono, Palermo, per la prima volta, diventa Vigata. Non era mai successo! [In realtà nella fiction Palermo è Palermo, NdCFC] Ma tutti si chiedono, Vigata esiste?
Scopritelo, leggendo i romanzi di Camilleri. Mi auguro di poter tornare a “Vigata”!
Il giovane Montalbano avrà un seguito?
Se ne parla, ma non so quanti racconti ci sono ancora non messi in scena.
[...]
Anita Sorano
 
 

Salone Internazionale del Libro Torino, 16.5.2020
ORE 18.20 ANTONIO MANZINI
Omaggio ad Andrea Camilleri

In vista della pubblicazione di Riccardino, il libro finale del commissario Montalbano, l’anteprima del primo capitolo del romanzo. A prestare la voce, lo scrittore, e allievo e amico di Andrea Camilleri, Antonio Manzini.
IN COLLABORAZIONE CON SELLERIO


 
 

ActuaLitté, 16.5.2020
Riccardino, lecture inédite du roman posthume d'Andrea Camilleri
Andrea Camilleri, le créateur du commissaire Montalbano est décédé le 17 juillet 2019. Un drame pour l’Italie, et plus encore pour sa Sicile natale. À 93 ans, le romancier emportait un univers unique. Mais comme toute légende, elle devait se prolonger avec le temps.

Elvira Sellerio, l’éditrice italienne de Camilleri, conservait dans un coffre-fort deux textes manuscrits : en décembre 2017, elle l’avait publiquement admis. Le premier Il campo del vasaio, paru le 20 mars 2008, n’a rien de fantastique. En revanche, un autre livre, qui raconte le départ de Montalbano, a fini par devenir un mythe. Riccardino était né.
Camilleri l’avait annoncé : ce sera la fin de son personnage, car contrairement à un Sherlock Holmes ou un Maigret, le commissaire sicilien vieillissait au fil des ouvrages. Son idée de rédiger le dernier chapitre de ses aventures devait prendre du temps. Et ne pas décevoir les lecteurs — qui attendent depuis un long moment que Montalbano envoie tout péter pour vivre avec Livia.
L’écrivain avait d’ailleurs envisagé, dès 2005 et assez sereinement, que le livre puisse sortir de façon posthume. Une dizaine de jours après sa mort, la prophétie s’est réalisée : l’éditrice a annoncé officiellement que Riccardino, conservé précieusement depuis des années dans ce coffre-fort — et alors que d’autres aventures continuaient de sortir — serait publié, avec l’accord de l’auteur, sous quelque temps.
La maison d’édition basée à Palerme, Sellerio Editore, a prévu la sortie pour le mois de juillet. Les passionnés avaient d’ailleurs pu en découvrir un extrait, diffusé à cette adresse.
Mais ce sera à l’occasion du Salon du livre de Turin, qui a choisi de se dématérialiser pour assurer une édition 2020, qu’une lecture exceptionnelle sera organisée. Antonio Manzini, acteur, réalisateur et auteur de romans policiers (largement traduit en français), fera une lecture ce 16 mai du premier chapitre, à l’occasion du SalTo EXTRA.
Une rencontre unique, qui prolonge d’ailleurs l’amitié entre les deux hommes : l’auteur de Rocco Schiavone avait rencontré le créateur de Montalbano à l’âge de 22 ans, à l’académie d’arts dramatiques Silvio D’Amico de Rome. Ils avaient alors lié une relation qui ne prit fin qu’avec la mort du maestro.
Pour écouter la lecture, prévue à 18 h 20, ce sera par ici.
Nicolas Gary
 
 

Bookblog - Salone del Libro, 16.5.2020
Montalbano è? Chiddu della televisione? No chiddu vero.

Un regalo. Questo è il riassunto dell’evento in omaggio a Camilleri.
Antonio Manzini, allievo, amico e collega, ha prestato la sua voce per poter leggere il primo capitolo di Riccardino, ultimo romanzo del grande Andrea Camilleri. Lo scrittore, venuto a mancare il 17 luglio dello scorso anno, aveva già previsto la scrittura della sua ultima opera con il desiderio di pubblicarla postuma.
Il direttore del Salone del Libro Nicola Lagioia introduce l’evento con le seguenti parole: “In un tempo fuori dall’ordinario, in un’edizione fuori dall’ordinario, non poteva essere ordinario l’omaggio ad Andrea Camilleri al primo Salone dopo la sua scomparsa.”
L’ultimo caso presentatoci dallo scrittore ci rivela la realtà dietro al suo personaggio: un personaggio vivo, il quale aveva raccontato ad uno scrittore locale un caso che gli era capitato e quest’ultimo ci aveva scritto su un romanzo. Sfortunatamente per Montalbano l’interesse verso le sue indagini non si spense facilmente; infatti vennero pubblicati altri ventisette libri, “usando una lingua bastarda e lavorando di fantasia” e venne portato in tv all’interno di una serie televisiva di grande successo.
Una “Gran camurria d’uomo” dunque, che ha rubato la vita di un poliziotto comune, ormai stanco della sua carriera, della stupidità degli uomini e dell’omertà che aleggiava nell’aria.
Ora tutti lo scambiavano per il personaggio televisivo, solo che questo non gli assomigliava per niente, anzi era più giovane di quindici anni!
In via Rosolino Pilo si apre il caso, al Bar Aurora, con l’omicidio di Riccardino, un impiegato della banca regionale.
La lettura di Manzini trasporta gli ascoltatori ancora una volta nella Sicilia di Camilleri e di Montalbano, tanto da rimanere rapiti nuovamente dalla maestria dello scrittore che permette di essere presenti sulla scena del delitto, tra le strade siciliane, tra la gente che si affaccia dai balconi per guardare cosa sta accadendo, sotto il sole caldo di una bella giornata che stava per iniziare.
Anna Di Garbo, ex studentessa Liceo Ariosto, Ferrara
 
 

La Stampa, 16.5.2020
"Riccardino", l'ultima avventura di Montalbano: svelato il romanzo postumo di Camilleri

Al Salone di Torino digitale Antonio Manzini ha letto il primo capitolo di "Riccardino", ultima avventura del commissario che verrà pubblicata postuma per volontà di Andrea Camilleri. (Video Salone del libro Torino)
 
 

La Repubblica Tv, 16.5.2020
"Riccardino", l'ultima avventura di Montalbano: svelato il romanzo postumo di Camilleri

Al Salone di Torino digitale Antonio Manzini ha letto il primo capitolo di "Riccardino", ultima avventura del commissario che verrà pubblicata postuma per volontà di Andrea Camilleri.
video Salone del libro Torino
 
 

La Repubblica - Robinson, 16.5.2020
Ecco l'ultimo Montalbano: svelato il romanzo postumo di Camilleri
Al Salone di Torino digitale Antonio Manzini ha letto il primo capitolo di "Riccardino", ultima avventura del commissario che verrà pubblicata postuma per volontà del suo autore. Che qui, in un gioco pirandelliano, diventa personaggio e chiama al telefono il poliziotto...

Un Montalbano invecchiato e stanco, cui pesano gli anni, che ha perso “il piacere indescrivibile della caccia”, il motore dell’intuito poliziesco. Un commissario quasi irriconoscibile rispetto a quello dei primi romanzi degli anni Novanta, che quasi preferisce “scansarsi il caso”. E che ricorda Leonardo Sciascia mentre pensa che l’omicidio è, in fondo, cosa da cretini. Si apre così, con molte sorprese, Riccardino, l’ultimo romanzo del commissario Montalbano, prossimamente in uscita per Sellerio. Postumo per volontà di Andrea Camilleri che ha voluto fosse pubblicato dopo la sua morte, avvenuta nel luglio dello scorso anno.
A svelare le prime pagine del romanzo, leggendole in video da casa sua, è stato un altro giallista di punta della scuderia Sellerio, Antonio Manzini, durante la diretta del Salone del Libro di Torino, trasferitosi sulla Rete per via del coronavirus. Il creatore di Rocco Schiavone, che considera Camilleri il suo maestro, ha interpretato con sicurezza l’inizio dell’avventura finale del commissario. Nell'incipit, Montalbano è chiamato sul luogo di un omicidio. Vorrebbe demandare il suo vice, Mimì Augello, ma è costretto ad andare. E si ritrova in una strada già piena di gente che si affolla dai balconi e dalle finestre e che lo riconosce. “C’è il commissario Montalbano” grida la gente in un collettivo “dialogo aereo”. “Ma quello della tv?” chiede qualcuno. “No, quello vero”. Così si rivela il gioco pirandelliano su cui lo scrittore siciliano ha costruito questo suo testamento narrativo: raccontare fin dall’inizio di Riccardino che esiste uno scrittore, un “tale Camilleri”, una “gran camurria d’uomo” che si è fatto rivelare da Montalbano le sue indagini e le ha trasformare in storie gialle; quando la tv se ne è impossessata, il commissario è diventato incredibilmente popolare suo malgrado: se stesso ma anche il suo doppio, l’attore che lo intepreta.
Ora tutti coloro che si sono trovati nelle vicinanze di questo delitto e che stanno in balcone “come alla festa di San Calò” (obbedendo naturalmente alla legge dell’omertà: “vedi ma non riconosci, assisti ma non puoi precisare”) si assiepano per vedere sì il morto, ma anche questo poliziotto famoso, insieme vero e immaginario. Riccardino, scopre poi Montalbano portando in commissariato gli amici che erano con lui quando gli hanno sparato, è un impiegato della Banca Regionale: perché sia stato ucciso, lo sapremo invece solo quando finalmente avremo tutto il resto del libro tra le mani. Intanto possiamo ancora una volta gioire dell’ironia di Camilleri: entrando Montalbano in commissariato con i testimoni, viene avvertito che da Roma ha chiamato "il professore Camilleri", come se lo scrittore, a distanza, avesse intuito che è avvenuto un fatto di sangue. Un'ironia che ha molto a che fare anche con la decisione, molti anni fa, di far chiudere Riccardino nella cassaforte della sua casa editrice, per lasciarci un regalo postumo.
Il perché lo scrittore l’aveva spiegato nel 2007: “Il povero Manolo Vázquez Montalbán, anche lui, per esempio, voleva liberarsi del suo Pepe Carvalho e invece andò a finire che tanto Jean-Claude Izzo che Manolo sono morti prima dei loro personaggi. Allora mi sono detto: Col cavolo che faccio morire il mio personaggio!”. Così, con scaramanzia mediterranea, Andrea Camilleri raccontava com’era maturata in lui l’idea di riservare al suo Montalbano una fine inconsueta e soprattutto postuma rispetto alla sua, diversamente da ciò che era accaduto ai due amici giallisti. Si mise alla scrivania, scrisse l’ultima e definitiva avventura del suo commissario e la consegnò ad Elvira Sellerio, affinché la mantenesse inedita fino alla sua scomparsa. La intitolò, provvisoriamente, Riccardino, e quel titolo è rimasto, a guardia di quelle pagine sconosciute che oggi sono state in parte svelate.
Quando arriverà in libreria? Sulla data definitiva la casa editrice palermitana non si pronuncia. Tradizionalmente, i romanzi di Montalbano vengono pubblicati a maggio, pronti per farsi divorare dagli affezionati lettori nel corso della stagione estiva. Ma la chiusura di tipografie e librerie a causa del coronavirus ha cambiato i piani. Ora si può sperare che con la riapertura delle librerie e il ritorno, almeno parziale, alla normalità, non ci sia molto da aspettare. In questi mesi di isolamento, le nuove puntate televisive dedicate a Montalbano e le sempre seguitissime repliche hanno aiutato gli italiani ad uscire, almeno con la mente, dalla porta di casa e a percorrere col pensiero le strade di Vigata, a sognare il mare limpido e le campagne verdi di quella Sicilia parallela creata da Camilleri. Il 17 luglio cadrà un anno da quando ci ha lasciati. Sarebbe un bel regalo ritrovare le sue parole in questa strana estate.
Lara Crinò
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 16.5.2020
Una telefonata nella notte e l'omicidio, l'incipit dell'ultimo Montalbano al Salone del libro

In un’edizione del Salone del libro di Torino fuori dall’ordinario, nella maratona di dirette streaming e collegamenti con scrittori da tutto il mondo, non poteva essere ordinario l’omaggio ad Andrea Camilleri. A quasi un anno dalla morte dello scrittore, l’amico e allievo Antonio Manzini presta la sua voce all’ultimo Montalbano, l'inedito, in una lettura dell’incipit del primo capitolo di “Riccardino”, l’atteso romanzo che chiude la saga di Vigata, in uscita entro l’anno per Sellerio.
“Camilleri ha desiderato che uscisse postumo – dice Manzini - e a un anno dalla sua morte, presto "Riccardino" sarà in tutte le librerie”. Chiuso nel cassetto dell’editore, il romanzo è il secondo libro post mortem pubblicato da Sellerio, dopo il memoir linguistico “Fabbrica di una scrittura”, una conversazione con la sua assistente Valentina Alferj [In realtà il primo volume postumo pubblicato da Sellerio è "Autodifesa di Caino", "Fabbrica di una scrittura" non è ancora stato pubblicato, NdCFC].
“Il telefono sonò che era appena arrinisciuto a pigliari sonno, o almeno accussì gli parse”. Una notte di insonnia, tra citazioni da L’Iliade e dalle Catilinarie, così l’inizio del romanzo. Il commissario Montalbano riceve una chiamata sconosciuta nel bel mezzo della notte: un appuntamento al bar Aurora e un nome che risuona dalla cornetta: Riccardino. Il nuovo caso, un uomo morto sparato con due colpi in faccia. Il suo nome è proprio Riccardino, trovato morto davanti alla saracinesca del bar Aurora. Ma stavolta, Camilleri entra anche nella storia, in un mise en abyme dove la saga di Montalbano, fiction compresa, vengono citati proprio dal Montalbano narrativo. Ancora una volta si ascolta la lingua “bastarda” di Camilleri, come scrive lui stesso nell’incipit del romanzo, capace di “travagghiare di fantasia” per immaginare storie universali.
Marta Occhipinti
 
 

ItaliaOggi, 16.5.2020
Il vaffa non è tradotto. I tedeschi lo hanno adottato come ciao, capucino, bella e amore
Com'è il tedesco di un mafioso?
È perfetto, per quelli però dell'ultima generazione

Berlino. Ho conosciuto a Roma una signora che da anni traduce, per il doppiaggio e per i sottotitoli, film inglesi o americani. È bravissima. Il suo compito è difficile, soprattutto quando deve trovare la parola adatta per una parolaccia texana. Per Irishman di Martin Scorsese si è trovata a dover rendere in italiano comprensibile, l'italiano dei mafiosi emigrati a Brooklyn, tra slang e dialetto, quello di oggi e quello di 60 anni fa. Senza dimenticare il problema di far corrispondere nel doppiaggio il movimento delle labbra.
La traduttrice dei primi Camilleri in Germania, che aveva tradotto un mio libro, mi chiamò in aiuto. La sconsigliai di rendere in bavarese il siciliano del commissario Montalbano. Inoltre, il siciliano di Camilleri è inventato, altrimenti non lo capirei neppur io. È il dialetto per finta che usano gli intellettuali isolani per fingere di parlare in siciliano, ma ci sono già differenze notevoli tra la mia Palermo e Porto Empedocle, che sarebbe la Vigata dei romanzi. Ma come parla in tedesco un capomafia al cinema o alla Tv?
Roberto Giardina
 
 

La Repubblica (ed. di Firenze), 16.5.2020
Giustizia tra amiche la scrittrice pm tra donne e delitti

«Buongiorno, sono state eliminate le ingiustizie terrestri?», chiede Mafalda appena sveglia, saltando sul letto nel suo pigiamino a fiori. È l'immagine che Christine von Borries ha voluto sul suo profilo whatsapp: un modo scanzonato – ma chiarissimo - per raccontare la sua esigenza di giustizia. Un'esigenza «molto profonda», alla base della sua scelta di fare il magistrato ma anche della sua passione per la scrittura. Christine von Borries è pubblico ministero a Firenze ed è anche una scrittrice. Scrive romanzi da parecchi anni. Ha seguito corsi di scrittura creativa. Ha avuto vari maestri, uno dei quali davvero speciale: Andrea Camilleri, che anni fa le fece riscrivere di sana pianta il suo primo romanzo ("Fuga di notizie") ma le disse che c'era della stoffa e la incoraggiò a proseguire. Ora esce per Giunti "Le unghie rosse di Alina": secondo volume - dopo "A noi donne basta uno sguardo" - di una serie incentrata sull'amicizia fra quattro giovani donne che vivono e lavorano a Firenze e che sono legate da affetto, complicità e dalla comune passione contro le ingiustizie.
[...]
Franca Selvatici
 
 

Giornale di Sicilia, 17.5.2020
Presentato a Torino il primo capitolo di «Riccardino»
«Montalbano sono» risuona per l'ultima volta
Episodio finale e sorprendente della lunga e fortunata saga scritta da Andrea Camilleri
Lettura d'autore. A proporre le pagine del libro è stato Antonio Manzini, "padre" del vice questore Schiavone

Palermo. Un assaggio omaggio di venti minuti che ha fatto venire l'acquolina in bocca ai più sfegatati lettori del commissario Montalbano. Adesso si qualcosa in più sull'epilogo del suo ciclo, ma il mistero resta sull'uscita di scena di una figura che si fa fatica a considerare astratta, e non solo per l'incarnazione televisiva di Luca Zingaretti. Sibillino Camilleri ai giornalisti aveva spiegato: «Non e che finisce sparato o va in pensione o si sposa Livia come piacerebbe ai lettori: ci vo leva una trovata alla Montalbano per fargli abbandonare la scena...». Ieri pomeriggio Antonio Manzini ha acceso la scintilla dell'evento editoriale del 2020, leggendo in diretta on line il primo capitolo di «Riccardino», libro che conclude l'epopea di uno dei personaggi che hanno segnato, nell'ultimo quarto di secolo, il mondo dei libri, ben oltre i confini nazionali, nonostante la lingua inventata e pirotecnica («bastarda» è definita in «Riccardino» da Montalbano in persona) di Camilleri. L'iniziativa sotto l'egida di Salto Extra - versione on line e straordinaria del Salone del Libro di Torino - è stata resa possibile da Sellerio, che ha scelto per la lettura d'autore uno dei suoi nomi di punta, il papà di Rocco Schiavone, allievo (all'Accademia Nazionale di Arti Drammatiche Silvio d'Amico) e amico di Camilleri, avviato erede sulla strada dei bestseller, col suo vicequestore.
Una parte, circa metà, del primo capitolo letto ieri pomeriggio da Manzini era stata ospitata come anticipazione esclusiva dalla rivista Stilos di Gianni Bonina, nel giugno 2005, anno in cui Camilleri aveva consegnato il libro a Elvira Sellerio, chiedendo che fosse pubblicato dopo la sua scomparsa. Un primo capitolo densissimo, con la classica telefonata (stavolta doppia) all'alba che sveglia Montalbano, con riferimenti a Cicerone, de Quincey e Sciascia, e un omicidio. Rispetto al brano pubblicato quindici anni fa in anteprima (l'incipit: «Il telefono sonò che era appena arrinisciuto a pigliari sonno, o almeno accussì gli parse») il papà di Montalbano aveva successivamente innestato un mise en abyme, mettendo in chiaro il meccanismo che rendeva quest'ultimo romanzo speciale rispetto agli altri. Un espediente a cui Camilleri stesso aveva accennato in qualche intervista. «Riccardino» ha una smaccata anima pirandelliana. Il personaggio Montalbano, infatti, fa i conti col suo alter ego televisivo: un dialogo col doppio, un gioco di specchi, un incontro metafisico. La folla di curiosi che assiste alla scena dell'ennesimo delitto, quello di Riccardo Lopresti, detto Riccardino (ucciso con due spari in faccia, sposato con una tedesca, impiegato di banca), si chiede se il commissario arrivato sul posto sia quello della tv. E Montalbano stesso spiega l'arcano, con Camilleri che cita se stesso: il commissario aveva raccontato alcune sue indagini allo scrittore Camilleri (che nel primo capitolo lo cerca al telefono, ma risponde Catarella), capace di scriverne romanzi di successo in Italia e all'estero, ispirando una serie tv con un attore «più picciotto di una quindicina d'anni. Curnutu!».
Per leggere «Riccardino» servirà pazienza, ma non troppa. Questa nuova pubblicazione postuma - come il già pubblicato «Autodifesa di Caino» e l'annunciato «Fabbrica di una scrittura», dialogo con la storica collaboratrice Valentina Alferj - è programmata per quest'anno, ma non c'è il rischio di aspettare l'autunno. Da Sellerio assicurano presto l'annuncio della data di uscita. La pandemia ha spezzato l'incantesimo di una tradizione - pubblicare il romanzo di Montalbano l'ultimo giovedì di maggio e monopolizzare l'estate dei lettori - ma non arresterà l'onda dell'ultimo episodio su carta del commissario più amato dagli italiani. Prima che il Coronavirus mettesse a soqquadro le vite di tutti, i librai aspettavano il ventisettesimo e conclusivo volume della serie in tempo per venderlo dal 28 maggio. Alcuni - nel guado del letargo per il Covid-19 e delle inevitabili difficoltà economiche - avevano avviato le prenotazioni. E ne aspettavano due versioni, come da desiderio dello stesso autore empedoclino: un'edizione standard (292 pagine, 15 euro) fedele al testo definito nel 2005, e una deluxe (590 pagine, 20 euro) che permettesse a lettori e critici di sbirciare le fasi del processo di elaborazione e l'evoluzione linguistica del romanzo sdoppiato, con prima e seconda redazione, visto che Camilleri a distanza di oltre un decennio aveva rimesso mano all'ultimo atto della saga di Vigata. È una specie di lungo addio e in tantissimi non vedono l'ora di viverlo, di leggerlo.
Salvatore Lo Iacono
 
 

ANSA, 17.5.2020
Analisi
Camilleri, ecco l'incipit dell'atteso 'Riccardino'
Lo ha letto Antonio Manzini in anteprima al Salone del Libro Extra

"Il telefono sonò che era appena arrinisciuto a pigliari sonno, o almeno accussì gli parse". "Riccardino sono", disse una voce "squillante e festevole", per dargli appuntamento al bar Aurora. Ma Montalbano non conosceva nessuno con quel nome... Un'ora dopo, la telefonata di Catarella: avevano sparato a un uomo, Fazio lo stava cercando. Inutilmente il commissario cercò di affidare l'indagine a Mimì Augello, perché "gli anni principiavano a pesargli" aveva perso "il piacere indescrivibile della caccia solitaria", insomma "da qualichi tempo gli fagliava la gana", "si era stuffato di aviri a chiffari coi cretini". Si precipitò sul posto, e scoprì che il morto era proprio Riccardino.
Inizia così 'Riccardino', l'ultimo, atteso romanzo dedicato da Andrea Camilleri al commissario di Vigata, che lo scrittore - scomparso il 17 luglio dell'anno scorso - ha voluto che uscisse postumo e che Sellerio pubblicherà entro l'anno. Il primo capitolo del romanzo è stato letto in anteprima il 16 maggio da Antonio Manzini, amico, allievo e in qualche modo erede di Camilleri, in occasione del Salone del Libro Extra, la maratona di dirette streaming che ha sostituito quest'anno l'evento, con collegamenti con scrittori e personaggi da tutto il mondo.
Tra le sorprese, del romanzo, il 'confronto-scontro' tra il commissario Montalbano e il suo alter ego letterario televisivo: quando arriva sul luogo dell'omicidio, trova tutti affacciati, "pariva la festa di San Calò". Nel "dialogo aereo tra i balconi" qualcuno lo indica, lo riconosce. "C'è il commissario Montalbano". "Ma quello della tv?" chiede qualcuno. "No, quello vero", risponde qualcun altro. E a Montalbano iniziano a 'firriare i cabasisi': tutto era cominciato quando aveva raccontato una delle sue indagini "a uno scrittore locale", "tale Camilleri", una "gran camurria d'uomo" che ne aveva fatto un romanzo, "ma siccome in Italia leggono quattro gatti", quel primo libro non aveva fatto rumore. Aaveva poi tratto dai suoi racconti altre storie gialle, in una "lingua bastarda", che avevano avuto un successo enorme, anche all'estero, ed erano state trasposte in tv. "ora tutti lo acconoscevano e lo scambiavano per quell'altro", il suo doppio pirandelliano, l'attore "che non gli assomigliava ed era di 15 anni più giovane".
L'ironia, marchio di fabbrica del successo planetario di Camilleri, spunta di nuovo di lì a poco, quando Montalbano torna in commissariato e Catarella gli dice che ha chiamato "il professore Cavilleri". "Camilleri", lo corregge il commissario. "Digli che non ci sono".
 
 

Corriere di Ragusa, 17.5.2020
AUDIO Afa e incendi / meno contagi coronavirus / morte Montalbano

Edizione ricca questa di domenica 17 maggio del Giornale Radio CdR con l’emergenza incendi a causa del caldo torrido nel Ragusano. Poi le buone nuove che emergono dagli ultimi studi sull’andamento del covid 19 in Sicilia, e ancora la morte del commissario Montalbano nel romanzo postumo di Camilleri “Riccardino”. Infine l’ampia pagina sportiva iblea.
 
 

Corriere della Sera, 18.5.2020
Due amici a Vigata prima di Montalbano
Un libro delicato e un po’ clandestino riguarda Andrea Camilleri. Anzi, più che celebrare lo scrittore Camilleri, il libro celebra un’amicizia maschile nella Sicilia degli anni 40

Con l’uscita imminente dell’ultimo romanzo di Montalbano, Riccardino, è arrivata l’occasione buona per scrivere di un libro delicato e un po’ clandestino che riguarda Andrea Camilleri. Anzi, più che celebrare lo scrittore Camilleri, il libro celebra un’amicizia maschile nella Sicilia degli anni 40. È scritto da Andrea Cassisi e Lorena Scimè, si intitola Hoefer racconta Camilleri ed è uscito da Dario Flaccovio. Federico Hoefer è un vecchio dipendente in pensione della raffineria di Gela, poeta, letterato (sarebbe morto nel 2018 quasi novantenne) quando i due giovani giornalisti, seduti al suo fianco una sera nel teatro cittadino, lo sentono lamentarsi della scarsità di pubblico: «Ai tempi miei e di Andrea era tutto diverso». Scoprirono che Andrea era Camilleri e che lui, detto Fefè, era un suo amico d’infanzia. Da quella casualità venne fuori il libro, che rievoca gli anni a Porto Empedocle di due quasi coetanei, l’uno classe 1925, l’altro del 1930, appena usciti dalla guerra. Ed è un racconto memoriale gustosissimo su Vigata molto prima di Vigata, sulla sicilitudine profonda, sull’antropologia (eterna?) della provincia isolana e della sua giovane borghesia di un tempo, colta, vivace, spiritosa.
Va detto, intanto, che i due amici fraterni si sarebbero lasciati presto (nel ’49 Andreuccio si sposta nella capitale) ma avrebbero mantenuto per il resto dei loro giorni l’abitudine di sentirsi al telefono ogni settimana, pur senza più vedersi. Mantenendo vivo il ricordo delle poesie che scrivevano e si leggevano a vicenda da ragazzi, dei tornei di ping-pong giocati sul tavolino allungabile della sala di casa Camilleri (la «cammarera» si chiamava Adelina come quella di Montalbano), della compagnia teatrale «Maschere Nude» messa su da Andreuccio e Fefè, regista e attore improvvisati. Degli applausi scroscianti che piovevano su di loro al Teatro Mezzano. Le passeggiate interminabili sulla spiaggia parlando della società, del futuro e della vita. Le gite in barca, con gli altri compagni del teatro, verso la falesia bianca di Scala dei Turchi, una «balata» di ghiaccio per tenere al fresco l’anguria e una «cartata» di sarde da cuocere sulle tegole. La «movida» in piazza mangiando gelati e lanciando sguardi alle ragazze. «Picchi d’estasi quando scoprivano un pezzetto di ginocchio... Eravamo pieni di entusiasmo, camminavamo con i sogni in tasca».
Paolo Di Stefano
 
 

La Repubblica, 18.5.2020
Montalbano e un complicato traffico d’armi
Il commissario Montalbano Rai 1 - 21.25

Sempre campione d'ascolti anche all'ennesima replica, l'episodio di stasera è Una lama di luce, anno 2013, c'era il compianto Alberto Sironi in regia e Livia era interpretata dalla svedese Lina Perned. Indagini intrecciate per Montalbano, compresa quella su trafficanti d'armi tunisini su cui è costretto a muoversi fuori dall'ufficialità.
 
 

ABC, 19.5.2020
La vida en negro
Piedras al cuello de un policía honesto
En «Un giro decisivo», Andrea Camilleri saca a la luz los dilemas del comisario Montalbano en una novela con un retrato implacable de la sociedad siciliana

Hay un dicho popular en Sicilia que reza: «al que se ahoga, piedras al cuello». Significa que las desgracias se abaten sobre quien está sufriendo. Esto es lo que le pasa al comisario Montalbano, que se halla a punto de dimitir tras sumirse en una depresión en la que se combinan factores profesionales y personales.
Este es el comienzo de Un giro decisivo, la novela de Andrea Camilleri, publicada en 2003, la undécima de la serie que se desarrolla en la imaginaria comisaria de Vigata, en la que Salvo Montalbano lucha contra el crimen, la corrupción y el tráfico de influencias pese a la incomprensión de sus jefes.
Un giro decisivo reúne todos los elementos típicos de las narraciones de Camilleri: unos asesinatos que carecen de explicación, una investigación policial que topa con los intereses de las altas esferas, una burguesía que practica una doble moral y un submundo de marginados que permanecen ocultos bajo la apariencia de una falsa normalidad.
Pateras en las costas sicilianas
La obra comienza cuando Montalbano se topa con un cadáver en el mar mientras está nadando junto a su casa en la playa. Es un hombre de unos 40 años, con una cicatriz en la cara, que ha sido torturado y que carece de identidad. Poco después, la Policía encuentra a un niño que ha sido atropellado de forma deliberada en un camino rural. El comisario se siente responsable de su muerte porque él mismo había evitado la fuga de ese menor cuando había llegado con su familia en patera a las costas sicilianas.
Los dos crímenes están vinculados y todas las pistas conducen a un centro de acogida de chicas inmigrantes, gestionado por un alto cargo eclesiástico con conexiones con el poder. A Montalbano se le retira de la investigación, pero ello no es obstáculo para que el comisario prosiga con su empeño de esclarecer la trama y detener a los culpables. Ello le llevará a montar una arriesgada operación con sus subordinados en la que está a punto de morir a causa de un disparo.
Mientras la acción se desarrolla, Camilleri aprovecha para profundizar en el carácter de Montalbano, que ha roto temporalmente con Livia, la novia que vive en el norte de Italia, que le reprocha desatender su relación por su implicación en el trabajo policial. El comisario es un personaje romántico, individualista, inseguro sentimentalmente, amante de la comida y del vino blanco y, sobre todo, entregado a un oficio que honra con su sentido de la justicia.
Éxito a los 70 años
El álter ego de Montalbano es Mimì Augello, el subjefe de la comisaria, latin lover prototípico, con el que mantiene una relación paternal que se enmarca en una permanente trifulca bajo la que late la complicidad y el afecto. Los dos trabajan con el joven inspector Fazio, que tiene un notable sentido común y un carácter tranquilo, que aparece como un contrapunto del tira y afloja entre los dos amigos. Y, por último, está el agente Catarella, que se hace un lío al hablar, tropieza con la puerta del despacho de Montalbano y da origen a divertidos malentendidos que provocan las risas de los policías.
Camilleri, un hombre con una vida dedicada al teatro y la docencia, murió el verano pasado a los 93 años. Estaba a punto de cumplir los 70 cuando publicó su primera novela de la serie de Montalbano, cuyo nombre eligió como homenaje al escritor catalán Manuel Vázquez Montalbán. En el último cuarto de siglo de su vida, gracias a su extraordinaria capacidad creativa, alumbró cerca de 40 novelas con este personaje como protagonista. Todas se desarrollan y están ambientadas en Sicilia, su tierra natal, una isla de palacios barrocos y tradiciones ancestrales, donde la mafia sigue operando con impunidad.
El personaje de Montalbano ha sido encarnado en una popular serie televisiva, producida por la RAI, por el actor Luca Zingaretti, que se ha convertido para millones de seguidores en el rostro del agente de la ley. Zingaretti interioriza de forma más que convincente un personaje de gran complejidad, un solitario que sólo es feliz cuando cruza a nado cada mañana la ensenada que contempla mientras desayuna desde su balcón. Hay mucho de él en su creador, Camilleri, que, poco antes de morir, escribió una larga carta a su biznieta en la que decía que su éxito literario nunca le había producido satisfacción alguna.
Pedro García Cuartango
 
 

Kontrokultura, 19.5.2020
La Rai sostituisce il Commissario Montalbano, Luca Zingaretti dice stop: ‘Per ora non me la sento’

Luca Zingaretti chiede una pausa
Luca Zingaretti, nei panni del commissario più famoso della televisione italiana, continua a riscuotere successo. Nonostante la Rai abbia deciso di mandare in onda delle repliche, Il commissario Montalbano non ha difficoltà negli ascolti.
Eppure, dopo la scomparsa dell’ideatore Andrea Camilleri e del regista Alberto Sironi, entrambi scomparsi lo scorso anno, il futuro della serie non è più certo. La rete sostituirà la fiction con “Il Commissario Ricciardi”, tratta dai racconti di Maurizio De Giovanni ambientati nella Napoli fascista degli anni Trenta. La lavorazione è partita in questi giorni e vede, un set allestito tra Campania e Puglia, con protagonista Lino Guanciale.
Per ora stop a Il commissario Montalbano
In una recente intervista, a Tv Dipiù, Luca Zingaretti ha parlato del suo futuro e anche quello de Il commissario Montalbano. Con poche parole ha dichiarato che non sa se tornerà a interpretare Montalbano. In poco tempo hanno perso Camilleri e Sirone, due pilastri molto importanti. “Non me la sento ancora di tornare sul set, ho bisogno di tempo per riflettere.”
Prima di tornare a lavoro e concentrarsi sulle sceneggiature, Luca Zingaretti ha bisogno di metabolizzare il lutto. A quanto pare quel gruppo solido che c’era prima si è sgretolato e ora bisogna mettere insieme tutti i pezzi. Negli ultimi mesi ha aiutato sua moglie Luisa Ranieri nello spettacolo teatrale The deep blue sea e in uno spot pubblicitario. Appena ne avranno la possibilità, entrambi si metteranno a lavoro per la fiction Lolita Lobosco, con Luisa protagonista e lui alla regia.
Il futuro della fiction Rai appesa a un filo
Luca Zingaretti e Cesare Bocci, anche se intervistati in momenti e circostanze diverse hanno fornito ai giornalisti le stesse risposte. Entrambi hanno mostrato la stessa apprensione per la situazione che stiamo vivendo ma anche per il futuro della fiction. Il Commissario Montalbano almeno per ora non tornerà in onda con nuovi episodi. Ecco le parole di Bocci: “Abbiamo avuto un successo straordinario. “Se fossimo stati una squadra di calcio avremmo potuto dire di aver vinto tutto: vorrei lasciare un bel ricordo.”
Come ha detto in precedenza anche luca Zingaretti per ora nessuno se la sente di riprendere le riprese. Questo sembra essere l’unico sentimento che traspare da tutti gli attori che ha fatto la fortuna della serie. Pare ci sia una grande paura di rovinare il lavoro fatto in passato e di non essere all’altezza di riconfermarsi dopo l’addio doloroso di Alberto Sironi e Andrea Camilleri.
Antonio Alvino
 
 

Ufficio Stampa Rai, 19.5.2020
RAI
Ascolti Tv lunedì 18 maggio

Rai1 – IL COMMISSARIO MONTALBANO -UNA LAMA DI LUCE– 24% - 6 milioni 17 mila
[...]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 20.5.2020
Ecco l’ultimo Montalbano: “Riccardino” in libreria dal 16 luglio
Dopo la lettura d’anteprima al Salone del libro di Torino Extra con Antonio Manzini, l'annuncio dell'uscita per l’anniversario della morte di Andrea Camilleri. Il 18 giugno “Il borghese Pellegrino”, nuovo romanzo di Marco Malvaldi

L’ultimo Montalbano, atteso da milioni di lettori, è già pronto per le stampe. A soli quattro giorni dalla lettura di anteprima al Salone del libro di Torino, versione Extra in streaming, con la lettura in diretta dell’amico e allievo Antonio Manzini, la casa editrice Sellerio annuncia l’imminente uscita dell’ultimo capito della saga del commissario di Vigata, “Riccardino”, in libreria dal 16 luglio, nel primo anniversario della morte dello scrittore, scomparso lo scorso 17 luglio.
“È innegabilmente un tempo molto difficile – si legge nella nota di casa Sellerio - e lo è ancora di più per l’industria editoriale nella sua intera filiera. Proprio per questo siamo convinti che in questa fase l’appuntamento con i grandi autori e i grandi romanzi in programma non possa venire meno e siamo quindi determinati a confermare il nostro impegno di editori cercando di mantenere saldo il patto con il lettore e il sostegno alle librerie”. Oltre a Camilleri, tra le novità Sellerio per l’estate anche “Il borghese Pellegrino”, nuovo romanzo di Marco Malvaldi, omaggio a Pellegrino Artusi, in libreria già il prossimo 18 giugno.
Un romanzo volutamente postumo, tenuto nel cassetto dell’editore. Dall’incipit svelato da Manzini si legge un Montalbano invecchiato e stanco, colto in una notte insonne, mentre ripensa agli anni passati, quelli che ormai ha perso nel “piacere indescrivibile della caccia”, motore della sua infallibile intuizione poliziesca. Poi, una chiamata ex abrupto nel pieno della notte, con tanto di appuntamento al Bar Aurora. Solo l’indomani, al commissariato, Montalbano scoprirà che quella chiamata lo invitava a venire proprio nel luogo di un omicidio. La vittima è Riccardino, sparato con due colpi in faccia che ne hanno reso irriconoscibile il volto, si scoprirà in seguito essere un impiegato della banca Regionale: perché sia morto, bisognerà avere in mano tutto il romanzo per scoprirlo. Un nuovo caso e stavolta ultimo per Montalbano, ma stavolta tra i personaggi c’è anche lo scrittore Andrea Camilleri, chiamato come in gioco pirandelliano dentro la saga di Vigata. Montalbano riceve una chiamata da Roma e al telefono annunciano che è un certo “professore Camilleri”, un uomo capace di “travagghiare con fantasia”.
Il romanzo “Riccardino” era stato consegnato da Camilleri a Elvira Sellerio con un titolo provvisorio, titolo ora rimasto, con il preciso compito di pubblicarlo non appena morisse. Adesso Montalbano è pronto a giocare la sua ultima partita. Non si sa ancora quale grafica adotterà la casa editrice, con una copertina blu Sellerio ancora in cantiere. Unica certezza: sarà un successo editoriale, perché, consacrazioni letterarie a parte, la scritta “opera postuma” sul risvolto di copertina avrà di certo un valore non da poco.
Marta Occhipinti
 
 

Istoe, 22.5.2020
Romance póstumo de Andrea Camilleri será lançado em 16/7

Roma – O romance final da popular saga protagonizada pelo delegado Salvo Montalbano chegará às livrarias da Itália em 16 de julho, um dia antes do aniversário de um ano da morte de seu criador, o escritor Andrea Camilleri.
O livro póstumo se chama “Riccardino” e será lançado pela editora Sellerio, que cumpre o desejo de Camilleri de levar a obra ao público apenas depois de seu falecimento.
O primeiro capítulo, apresentado na edição virtual do Salão do Livro de Turim, em 17 de maio, está disponível gratuitamente no site da editora. Uma das surpresas do romance é o confronto entre o delegado Montalbano e seu alter ego televisivo.
Camilleri morreu aos 93 anos de idade, após uma parada cardiorrespiratória, como um dos escritores mais populares da Itália. A saga do delegado Montalbano vendeu mais de 30 milhões de cópias no país e foi adaptada para a TV, com Luca Zingaretti no papel do protagonista.
(ANSA)
 
 

Malgrado Tutto, 22.5.2020
Le nostre prime pagine raccontano/19
1980-2020 Malgrado tutto… aspettando i quarant’anni

[...]



La prima pagina del numero di aprile [2002, NdCFC] è dedicata alle elezioni amministrative con una grande foto della poltrona di primo cittadino vuota e il titolo “Il sindaco che verrà”. Nello speciale di quattro pagine, curato da Felice Cavallaro, l’incontro con i tre candidati a sindaco: Vincenzo Milioto, Gigi Restivo e Diego Sberna. A pagina 3, Andrea Camilleri, nominato direttore artistico del teatro di Racalmuto, disegna il futuro del “Regina Margherita”, laboratorio per attori e tecnici: “Il vivaio dei nuovi talenti”. Nella stessa pagina l’articolo di Salvatore Picone: “Il cartellone muove i primi passi”.
[...]



L’ultimo numero dell’anno arriva in edicola a novembre. In prima pagina l’articolo di Salvatore Picone “Molte auto pochi vigili. Troppo traffico per niente”: “Lunghe code, ingorghi, incroci paralizzati. Camion nel centro del paese. La polizia municipale con sei uomini non riesce a regolare la circolazione. Piazze e strade ormai parcheggi abusivi”. A pagina 2 “Ad Andrea Camilleri il Premio Racalmare”, di Linda Criminisi. Altri articoli sono di Ettore Liotta, Calogero Alaimo Di Loro e Carmelo Marchese. In questo numero un inserto di quattro pagine dedicato alla grande mostra di Robert Capa a Racalmuto: “Capa, ritorno in Sicilia”, curato da Salvatore Picone e Gaetano Savatteri. Testi di Leonardo Sciascia, Andrea Camilleri, Ferdinando Scianna e Antonio Di Grado.
 
 

Corriere della Sera, 22.5.2020
Italians (di Beppe Severgnini)
Il Covid, Camilleri e il mio Montalbano
Lettera

Caro Beppe, in questi mesi di lockdown diversi stati d’animo hanno caratterizzato le nostre giornate, in un alternarsi di paura, angoscia, rifiuto della realtà e incertezza sul nostro futuro. All’inizio siamo stati completamente destabilizzati, ma poi ci siamo adattati gradualmente a nuove modalità per mantenere i rapporti con amici e familiari, per fare sport, per lavorare, per restare attaccati insomma ad una parvenza di vita che assomigliasse, anche se da lontano, a quella che facevamo prima. In questa affannosa ricerca di normalità alcune cose ci hanno aiutato e ci hanno dato sicurezza. Vi potrà sembrare sciocco ma tra i miei punti fermi di questo periodo c’è stato l’appuntamento del lunedì sera con il Commissario Montalbano. Lui in questi due mesi c’è sempre stato, e insieme a lui tutti i personaggi che ormai considero un po’ come familiari, congiunti … va beh concedetemi affetti stabili! Chissà cosa avrebbe pensato Camilleri di questo virus, magari ci avrebbe regalato un romanzo con un Montalbano che santìa perché è costretto a indossare la mascherina e fora s’accupa, maledice il virus che ha costretto Enzo a chiudere il ristorante, si riunisce con Fazio e Augello via Skype dalla sua verandina di Marinella, ma senza Catarella che entra sbattendo puntualmente sulla porta non è la stessa cosa. Con Livia poi non si possono vedere, perché lei vive fuori regione. La fida Adelina, puvirazza, non ci po’ dari adenzia, picchi si scanta di pigghiarisi u virus, epperciò u Commissariu s’avi a puliziare e cucinare sùlu. E mentre Galluzzo s’arritrova assegnato ai posti di blocco, e Pasquano deve accontentarisi du videopoker, l’amica Ingrid è rimasta confinata in Svezia, ma non vede l’ora di tornare a Vigata perché nel suo paese hanno deciso per l’immunità di gregge e lei ha paura di restarci secca … Purtroppo questo Montalbano ai tempi del coronavirus possiamo soltanto immaginarlo con un po’ di fantasia, ma accontentiamoci, perché Camilleri ci ha lasciato tanto, creando storie e personaggi che ci fanno sentire a casa, ha avvicinato nord e sud, con un commissario siciliano, interpretato da un attore romano, amato fino a Milano e oltre. Per mettere d’accordo tutti bisogna essere unici e speciali, e Andrea Camilleri lo era di sicuro. Cari saluti,
Elena Scimìa
 
 

Il Fatto Quotidiano, 22.5.2020
Vincono Montalbano e “La Casa di Carta”

In quarantena abbiamo passato molto più tempo del solito davanti agli schermi di televisione e pc. Secondo un’elaborazione dei dati Auditel realizzata dallo Studio Frasi, durante il lockdown si sono raggiunti picchi di 15 milioni di spettatori medi e le ore di streaming hanno superato quota 140 milioni. Ma cosa hanno guardato gli italiani? Per […]
Edoardo Balcone
 
 

Cerodosbe, 22.5.2020
Destinos
La Sicilia de Montalbano: una ruta bella y decadente
Andrea Camilleri da vida al comisario Salvo Montalbano y descubre los misterios de la Sicilia barroca

Madrid. Un cartel dedicado a Salvo Montalbano y situado en plena carretera señala la ruta de Montalbano y muestra una vista excepcional de Módica, una de las ciudades de la provincia de Ragusa. El personaje, creado por el escritor Andrea Camilleri, es tan real en el sureste siciliano como el barroco, tanto como los olivos y los almendros que pueblan sus valles en Sicilia.
El chocolate de Módica
Perdida en los Montes Ibleos junto al Valle de Noto, la vista en la lejanía de Módica impresiona. Una vez dentro es mucho lo que abarca y muy poca la importancia que se da.
La presencia del famoso detective es tan real en Sicilia como los palazzi barrocos, el chocolate de Módica o los olivos que salpican sus valles
La Catedral de San Jorge, el Castillo de los Condes de Módica e, incluso, el Palazzo Failla Hotel, donde pasar una noche de glamour, sobresalen en las calles descuidadas, con desconchones en las paredes y un aire de decadencia que le otorga cierto encanto, agudizado por los vintage Fiat 500 aparcados en los patios, la ropa colgada de las ventanas y un atisbo de aroma a chocolate que dulcifica el aire.
El chocolate de Módica no ha cambiado desde que los españoles lo introdujeron en el siglo XV siguiendo la receta genuina de los aztecas. Su aspecto rugoso y poco atractivo se transforma al primer mordisco en un bocado fino y delicioso gracias a su elaboración artesanal. Lo encontramos, excelente, en Antica Dolceria Bonajuto y Don Puglisi, los dos templos del chocolate de Módica que siguen fieles a sus principios y recetas.
La omnipresencia de Montalbano en los Montes Ibleos
Siguen las carreteras polvorientas, los campos de sorgo acotados por muros de piedra en seco, los ciruelos, las higueras y los pueblos barrocos que se deslizan por las laderas de los Montes Ibleos y se integran en sus piedras hasta casi perderse en ellas.
Estamos en la Sicilia del comisario Salvo Montalbano. El personaje que Andrea Camilleri creó como una suerte de alma gemela del Pepe Carvalho de Manuel Vázquez Montalbán y al que italiano nombró precisamente en su honor.
El ‘comissario Dottore’ es un hombre de aire socarrón, tan entrañable y austero como su propia tierra.
Desde que Andrea Camilleri lo presentó en 1994 en su primera novela La Forma del Agua, ha protagonizado las páginas de más de veinte libros del escritor, que transita acechando criminales, navegando entre ‘buenos’ y ‘malos’ sin comprometerse, adentrando a los lectores de forma magistral en la sociedad siciliana.
Algunos de los lugares reales llevados a la literatura por Camilleri son su propia ciudad natal, Porto Empedocle (Vigata), Agrigento (Montelusa) o Punta Secca (Marinella)
Salvo Montalbano se mueve entre las calles y palacios decadentes de Porto Empleclode, la ciudad natal de Camilleri y bautizada como Vigata en la ficción, Agrigento-Montelusa, o Punta Secca-Marinella.
Desconcierta a sus superiores por su modus faciendi y conduce a su manera por las sinuosas carreteras de la región, trastornando al resto de los conductores.
El Dottore y la televisión
Aunque se dice que no es fácil recrear en la pantalla los personajes de un libro con rigor, el actor Luca Zingaretti bajo la dirección de Alberto Sironi ha bordado el personaje en una producción para la RAI italiana.
Sabemos que el genuino investigador tenía más edad, abundante pelo y un carácter del demonio; aún así, la apariencia mediterránea de Zingaretti, el brillo de su mirada, su amor por la comida y su aversión a las nuevas técnicas audiovisuales, móvil, ordenadores... logran salvar otros detalles, dando vida a un Montalbano genial.
También lo son sus compañeros de cuitas: el subcomisario Mimi Augello, el inspector Fazio y el agente Galluzzo, o el alelado e imprescindible Catarella. Y cómo no, Livia, la independiente y a la vez paciente prometida de Salvo.
Pluses de la serie
Ameniza la serie la música de Franco Piersanti, autor de numerosas bandas sonoras entre ellas la de Habemus Papam de Nanni Moretti.
La ambientación en las provincias de Montelusa, Ragusa y Siracusa permite entrever escenarios de la categoría de la Catedral de San Juan Bautisa, en Ragusa Superiore, y tesoros de arquitectura barroca de Ragusa Ibla, algunos patrimonio de la Unesco, entre ellos la Catedral de San Giorgio, la iglesia de Todas las Almas del Purgatorio o sus palazzi, reconstruidos tras el devastador del terremoto de 1693.
Entre estas magníficas bambalinas, que incluyen al Valle de Noto, representante del barroco tardío y también patrimonio de la Unesco, Salvo Montalbano desentraña entuertos políticos o sociales y crímenes pasionales con poco dramatismo sin obviar la presencia nebulosa de la mafia como un telón de fondo siciliano.
El Cuartel General se sitúa en el municipio de Scicli y la mansión del boss de la mafia, Balduccio Sinagra, es nada menos que el castillo neoclásico de Donnafugatta, a 20 km de Ragusa y sobre el que corren todo tipo de deliciosas leyendas. Resulta imposible no revivir la Sicilia aristocrática del siglo XIX en sus 122 habitaciones con adornos originales. De hecho, parece que también sirvió de plató para algunas escenas del Gatopardo de Visconti.
De vuelta a casa
Una vez resuelto el misterio, el Dottore Salvo disfruta de la excelente pasta y vinos del restaurante Ciccio Sultano Duomo de Ragusa y vuelve a su Marinella de ficción, pueblecito pesquero de Punta Secca de muros ocres y postigos secretistas donde, al amparo del faro, se sumerge en las aguas del mar de África que casi bañan su casa.
Después preparará con mimo la cena: caponata siciliana, uno de sus platos preferidos, a base de macarrones, carne picada, albahaca y berenjenas, quizás una pasta ncasciata con conejo a la cazadora, o tal vez unos salmonetes fritos. Se abrirá una botella de chianti y se sentará en la terraza a contemplar el mar con aire satisfecho, todo antes de llamar a Livia para excusarse por no haber acudido a esa cita que, una vez más, iba a ser la última a la que no se hubiera presentado.
Manena Munar
 
 

El Correo, 23.5.2020
'La intermitencia' de Andrea Camilleri
Una empresa se dispone a comprar otra firma en dificultades, pero la corrupción y el sexo se cruzan en la operación

Andrea Camilleri es conocido entre nosotros sobre todo por su serie del comisario Montalbano, ese policía siciliano amante de la buena cocina, ajeno por completo a las nuevas tecnologías en materia de investigación y con una retranca muy del sur. Pero el ya fallecido autor escribió también un buen puñado de novelas en las que no aparece este personaje y que están ambientadas fuera de Sicilia.
'La intermitencia' es una de ellas y en sus páginas trata un tema recurrente en sus libros: el de la corrupción. Aquí encontramos a los dirigentes de una gran empresa que se dispone a adquirir otra más pequeña y en dificultades. Una trama de acuerdos secretos, beneficios políticos y dinero que corre de un lado para otro se mezcla con asuntos mucho más personales: las historias de sexo cruzadas, que terminan por irrumpir en los negocios hasta hacer que todo reviente.
Camilleri es un narrador muy eficaz, que consigue contar muchas cosas en muy pocas páginas. En un tiempo en el que a una buena parte de las novelas que se publican le sobra un 25-30%, sus libros son siempre relativamente breves. Lo que es de agradecer.
César Coca
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 23.5.2020
Il mito Garibaldi un’icona nei secoli

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Finita la guerra, Garibaldi è una eredità contesa. Nelle elezioni regionali del 1947 e in quelle politiche del '48 ci si scontra anche nel suo nome ed è stato Andrea Camilleri – allora giovane militante del Pci – a ricordare come socialisti e comunisti avessero per simbolo la faccia di Garibaldi.
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Amelia Crisantino
 
 

La Sicilia, 23.5.2020
Il sabato del Cortile
Un marchio di gregge chiamato mafia in possesso dell’identità della Sicilia

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Quaggiù, però, è rimasta la parola “mafia” come segno d’identità. Nonostante Camilleri col suo Montalbano abbia tentato di sbiadirla ponendola sull'ironia e sul sorriso. Lo scrittore agrigentino se ne è servito per un gioco di specchi (mi ricorda un suo racconto).
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Domenico Tempio
 
 

Il Megafono dei Cinque Reali Siti, 24.5.2020
Lib(e)randoci, la recensione di “Autodifesa di Caino” di Andrea Camilleri (2019)

15 luglio 2019: alle terme di Caracalla è di scena uno spettacolo unico. Come un anno prima a Taormina con “Tiresia”, Andrea Camilleri a Roma rappresenta un monologo su Caino. E’ un evento destinato ad avere successo di pubblico e di critica senonché il 17 giugno Camilleri viene ricoverato nell’Ospedale Santo Spirito di Roma e il 17 luglio muore. Il lascito di quel mancato spettacolo è questo libretto, primo pubblicato postumo, dove prende le difese dell’uomo più vituperato della storia, quel Caino che, secondo la tradizione genesiaca, ha portato il male nel mondo. Camilleri, come uomo, entra nella dimensione del male, del dolore e, da laico, distingue il male dall’uomo. Conduce poi il lettore all’interno della mente, del cuore, dei sentimenti di Caino e lo porta a considerarlo per quello che è: un uomo, non il suo peccato. Un testo breve e intenso, che ci fa comprendere quanto ci manca Camilleri!
Se fosse cibo:
Una pesca appena colta dall’albero, in onore del primo agricoltore: Caino.
Racchiuso in una frase:
Rimasi a lungo a contemplare il cadavere. Poi, siccome nelle vicinanze scorreva un ruscello, andai a lavarmi. Mi sentivo sporco, mi lavai di nuovo. Ebbi per un attimo la tentazione di restare così, in mezzo all’acqua e continuare a lavarmi per giorni interi. Poi mi scossi e tornai presso il morto. Mentre lo guardavo mi sentii assalire da un senso di colpa. Ma perché? Da nessuna parte stava scritto che non bisognava uccidere. La voce del Signore non aveva ancora proclamato «Non ammazzare». Ma io sapevo, dentro di me, che ero colpevole. (p. 45).
Edizione utilizzata:
Andrea CAMILLERI, Autodifesa di Caino, Sellerio, Palermo 2019
Dove trovare il libro:
E’ facilmente reperibile nelle maggiori librerie online italiane (ibs.it, mondadoristore.it, hoepli.it) sia in ebook sia in cartaceo e nelle bancarelle online dell’usato come comprovendolibri.it e abebooks.it.
Riccardo Marchio
 
 

Ufficio Stampa Rai, 24.5.2020
RAI 1 25 MAG 2020, 21:20
Montalbano alle prese con "Un covo di vipere"
Su Rai1 con Luca Zingaretti per la regia di Alberto Sironi

Un altro lunedì sera in compagnia delle indagini del commissario più amato della tv interpretato da Luca Zingaretti. Alle 21.20 del 25 maggio, Rai1 ripropone “Un covo di vipere”, un film per la regia di Alberto Sironi tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri, con Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo e la partecipazione di Sonia Bergamasco. Nel cast, tra gli altri, anche Alessandro Haber. A Vigata l’imprenditore Cosimo Barletta viene trovato morto, ucciso con un colpo di arma da fuoco alla nuca. Non ci sono segni di effrazione, quindi a ucciderlo è stato qualcuno che lo conosceva. Il caso assume presto tinte assai fosche perché Montalbano scopre che Barletta era un uomo freddo, crudele, privo di scrupoli e sentimenti. Ma era anche uno strozzino e aveva anche una particolare inclinazione verso le giovani ragazze. Erano in molti, quindi, a odiarlo. Il caso si complicherà ancora di più quando Montalbano scoprirà che, poco prima che gli sparassero, Barletta era stato addirittura avvelenato.
 
 

The Sunday Times, 24.5.2020
You say: readers’ views on Inspector Montalbano, Grayson’s Art Show, The Repair Shop, The Great British Sewing Bee and more

What would we do without BBC4 as a rescue channel away from “programmes for younger viewers”? We’d have to miss Inspector Montalbano, for instance. Not nearly gory or sexy enough for 1, 2 or 3.
Bob Pearson
[...]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 24.5.2020
Luisa Ciuni
La città del tritolo oggi è diventata viva

Giornalista, scrittrice e critica di moda, è stata per molti anni capo redattore della cultura del quotidiano "Il Giorno". Curiosa, affamata di mondo e delle sue espressioni, parla quattro lingue ed è una delle maggiori esperte italiane di famiglie reali tanto da aver firmato quattro libri sui Windsor. Anche se vive a Milano dai tempi dell'università, Luisa Ciuni è una siciliana che ha Palermo «come dimensione dell'anima, scolpita nella mia personalità.
[...]
«Esiste una Palermo composta, istruita, elegante della quale Mattarella è l'emblema, ma temo sia la minoranza, l'eleganza è stata oscurata da una Palermo fracassona, dallo scempio del Sacco. C'è un ritorno nostalgico alla Sicilia dei primi Novecento, ma io non sono fra quelli che rimpiange quegli anni, non condivido questa passione. Stavano bene in pochissimi e la maggior parte dei siciliani allora migrava a testa bassa vessata dalla povertà. Credo che questa attenzione per i Florio sia un modo per riscrivere il passato dopo averlo raso al suolo. Il sacco di Palermo è una ferita sanguinante. Penso che la Sicilia sia terra di grandissimi scrittori, cosa sarebbe la grande letteratura italiana senza i siciliani e ancora oggi, lo stesso Camilleri, che racconta un modo di essere siciliani misurato».
[...]
Eleonora Lombardo
 
 

Sicilian Post, 25.5.2020
Quan­do Ro­bert Capa, te­sti­mo­ne del­lo sbar­co al­lea­to del ’43, in­con­trò An­drea Ca­mil­le­ri
Il ce­le­bre fo­to­re­por­ter ha do­cu­men­ta­to i con­flit­ti del suo tem­po, dal­la guer­ra ci­vi­le spa­gno­la alla pri­ma guer­ra d’In­do­ci­na. Du­ran­te la Se­con­da guer­ra mon­dia­le, men­tre im­mor­ta­la­va la li­be­ra­zio­ne del­l’i­so­la, il suo per­cor­so si in­cro­ciò con quel­lo del­lo scrit­to­re di Por­to Em­pe­do­cle

Nato a Bu­da­pe­st nel 1913, En­dre Erno Fried­mann, di­ven­tò Ro­bert Capa nel 1936. Uno pseu­do­ni­mo crea­to dal gio­co di pa­ro­le tra i nomi del re­gi­sta Frank Ca­pra e del­l’at­to­re Ro­bert Tay­lor con la sua com­pa­gna Ger­da Taro (Ger­ta Po­ho­ryl­le). I due gio­va­ni, en­tram­bi ebrei, si era­no in­con­tra­ti due anni pri­ma a Pa­ri­gi, dove si era­no tra­sfe­ri­ti a se­gui­to del­l’a­van­za­ta te­de­sca. In­sie­me si re­ca­ro­no in Spa­gna per un re­por­ta­ge sul­la guer­ra ci­vi­le, un viag­gio da cui Ger­da non farà ri­tor­no: mo­ri­rà tra­vol­ta da un car­ro ar­ma­to men­tre do­cu­men­ta­va i com­bat­ti­men­ti a Bru­ne­te. Fu du­ran­te que­sta espe­rien­za che Ro­bert Capa scat­tò la ce­le­bre foto del mi­li­zia­no col­pi­to a mor­te, a cui se­gui­ro­no le te­sti­mo­nian­ze del­la re­si­sten­za ci­ne­se al­l’in­va­sio­ne giap­po­ne­se, la Se­con­da guer­ra mon­dia­le, la pri­ma guer­ra ara­bo-israe­lia­na e la guer­ra di In­do­ci­na, dove morì pog­gian­do il pie­de su una mina il 25 mag­gio 1954. Du­ran­te que­sti tra­gi­ci even­ti del­la sto­ria, Capa rac­con­tò al mon­do con la sua mac­chi­na fo­to­gra­fi­ca «quel­l’in­fer­no che gli uo­mi­ni si sono co­strui­ti da soli», con uno sguar­do che ha af­fron­ta­to il pe­ri­co­lo del­la mor­te, sul fron­te, ar­ma­to di mac­chi­na fo­to­gra­fi­ca al po­sto del fu­ci­le, im­mer­so in quel­le real­tà. «Se le tue foto non sono buo­ne, vuol dire che non sei ab­ba­stan­za vi­ci­no», di­ce­va.
LO SBAR­CO IN SI­CI­LIA. Viag­gi, espe­rien­ze ed emo­zio­ni rac­con­ta­te an­che nel suo li­bro Slight Out of Fo­cus (Leg­ger­men­te fuo­ri fuo­co), pub­bli­ca­to nel 1947, che im­mor­ta­la an­che lo sbar­co de­gli al­lea­ti in Si­ci­lia. Ro­bert Capa fu te­sti­mo­ne del­l’as­se­dio a Troi­na, av­ve­nu­to tra il 31 lu­glio e il 6 ago­sto 1943, che ri­dus­se in ma­ce­rie la cit­tà en­ne­se e cau­sò cen­ti­na­ia di vit­ti­me. Tra gli scat­ti rac­col­ti e poi pub­bli­ca­te sul­la ri­vi­sta Life, an­che quel­lo, ce­le­bre, che ri­trae un con­ta­di­no che in­di­ca la stra­da ad un sol­da­to ame­ri­ca­no. Du­ran­te quel­l’e­spe­rien­za in cui im­mor­ta­lò i se­gni del­la guer­ra su quei vol­ti ri­trat­ti in bian­co e nero, la sua stra­da in­cro­ciò quel­la del di­cias­set­ten­ne An­drea Ca­mil­le­ri.
L’IN­CON­TRO. Al­l’e­po­ca lo scrit­to­re si tro­va­va con la ma­dre e al­cu­ni pa­ren­ti a Ser­ra­di­fal­co, in pro­vin­cia di Cal­ta­nis­set­ta, men­tre il pa­dre “per ra­gio­ni di ser­vi­zio” era ri­ma­sto a Por­to Em­pe­do­cle. Così il gio­va­ne Ca­mil­le­ri de­ci­se di an­da­re ver­so casa in sel­la ad una bi­ci­clet­ta: «Devo dire - rac­con­tò in una pun­ta­ta di Me­ra­vi­glie su Rai1 - che ave­vo la sen­sa­zio­ne di an­da­re con­tro­ma­no per­ché tut­to l’e­ser­ci­to al­lea­to in­va­de­va la stra­da: car­ri ar­ma­ti, ca­mion, sol­da­ti in mar­cia, e io an­da­vo in sen­so con­tra­rio a loro. E io così ar­ri­vai a Por­to Em­pe­do­cle e sep­pi che papà se l’e­ra scam­pa­ta». Dopo aver vi­sto il pa­dre, av­vian­do­si ver­so Ser­ra­di­fal­co per ri­por­ta­re la bel­la no­ti­zia, de­ci­se di re­car­si alla Val­le dei Tem­pli per ac­cer­tar­si che gli al­lea­ti fos­se­ro an­co­ra lì. Giun­to da­van­ti al Tem­pio del­la Con­cor­dia, notò «un ame­ri­ca­no in di­vi­sa che ave­va tre o quat­tro mac­chi­ne fo­to­gra­fi­che che gli pen­de­va­no dal col­lo» in­ten­to a fo­to­gra­fa­re il tem­pio, men­tre cer­ca­va la giu­sta an­go­la­zio­ne con il suo trep­pie­di. In­cu­rio­si­to, Ca­mil­le­ri re­stò a guar­dar­lo quan­do, al­l’im­prov­vi­so, uno scon­tro ae­reo ir­rup­pe so­pra di loro: «Im­me­dia­ta­men­te quel sol­da­to si but­tò con la schie­na per ter­ra, stac­cò una del­le mac­chi­ne fo­to­gra­fi­che e co­min­ciò a fo­to­gra­fa­re come se mi­tra­glias­se gli ae­rei». Quan­do i due cac­cia scom­par­ve­ro, i due ini­zia­ro­no a scam­bia­re qual­che pa­ro­la in spa­gno­lo e scris­se­ro i loro nomi sui fo­gli del tac­cui­no del fo­to­gra­fo. «Dopo un po’ ci sa­lu­tam­mo sor­ri­den­ti, io ri­pre­si la mia bi­ci­clet­ta e tor­nai ver­so Ser­ra­di­fal­co. Poi un gior­no guar­dan­do in ta­sca, tro­vai quel bi­gliet­to. Il nome del fo­to­gra­fo era Ro­bert Capa».
Daniela Marsala
 
 

Zero Zero News, 26.5.2020
Quando Andrea Camilleri si perse nella bolla

Nel 1993 fui invitato a Porto Empedocle per intervenire alla presentazione di un volume maneggevole, edito da Sellerio, dal titolo enigmatico “La bolla di componenda”.
Fu l’occasione per conoscere l’autore di cui non avevo mai sentito parlare: un certo Andrea Camilleri che, secondo le informazioni trasmessemi, era molto attivo come sceneggiatore e regista presso la Rai. Di che si trattava?
Per orientarsi, bisogna premettere che, secondo la teologia cattolica, il penitente che confessa a un sacerdote i propri peccati può ricevere l’assoluzione delle colpe, ma agli occhi di Dio egli resta debitore di pene proporzionali alle colpe commesse. La teoria del purgatorio, elaborata nel Medioevo, nacque proprio per rispondere alla domanda: che ne è di tutti i peccatori assolti dal sacramento della ‘confessione’?
All’inferno non sarebbe giusto precipitare; ma – se non si è avuto il tempo e il modo di compensare i mali arrecati – neppure il paradiso, sic et simpliciter, sarebbe una méta appropriata. Da qui la tesi di una fase intermedia di ‘purificazione’ tra la morte e l’ammissione nella pace eterna.
Ci sarebbe però una possibilità: rimediare già in vita, con opportune ‘penitenze’, ai danni provocati con i propri peccati. Per esempio, restituire la refurtiva a un proprietario o risarcire un soggetto ferito in un attentato. Ma nel caso che il proprietario non fosse più rintracciabile o il ferito non fosse più in vita ?
Il testo di Camilleri mi rese edotto di un’istituzione che sconoscevo totalmente: in Sicilia, per alcuni secoli e fino al 1915, veniva emanata una “bolla” nella quale si elencavano i reati più diffusi e, per ognuno di essi, la tariffa che il peccatore poteva versare a risarcimento dei danni provocati (dunque per evitare del tutto, o ridurre di molto, la relativa pena in purgatorio).
Lo scrittore siciliano, ormai prossimo a spiccare il volo della fama nazionale, aggiungeva a queste informazioni due ordini di considerazioni.
La prima, e più importante, era che la ‘bolla’ fosse una delle cause della corruzione diffusa in Sicilia dal momento che, al di là delle intenzioni della chiesa cattolica, costituiva un forte incentivo a delinquere: tanto, in un modo o nell’altro, c’era sempre modo di rimediare a suon di quattrini!
La seconda considerazione gli era stata suggerita da Leonardo Sciascia: nessuno aveva mai visto con i propri occhi una ‘bolla di componenda’ in formato cartaceo e sarebbe stato difficilissimo, per non dire impossibile, che l’omertà ecclesiastica ne facesse rinvenire copia in qualche archivio parrocchiale.



Per anni le mie conoscenze, e le mie occasionali riflessioni sulla ‘bolla’, sono state ferme al saggio di Camilleri. Ma in questi mesi un mio caro amico, don Francesco Michele Stabile, ha finalmente pubblicato un saggio, di cui mi parlava da anni, intitolato “Chiesa madre, ma cattiva maestra?” Sulla ‘bolla’ di Andrea Camilleri (Di Girolamo, Trapani 2020, pp. 232, euro 15,00) nel quale, con tutto il rispetto verso il celebre autore siciliano, vengono decostruite – e in un certo senso ribaltate – le tesi di quest’ultimo.
Cominciamo dalla seconda affermazione di Camilleri: nessuno ha trovato né potrebbe mai trovare una copia cartacea della ‘bolla’.
Don Stabile dimostra il contrario e, nella documentazione in appendice al suo saggio, riporta la foto della pergamena originale con la trascrizione di una Bolla promulgata nel 1847. Aggiunge che un’altra bolla del 1867 è stata pubblicata nell’Ottocento e si chiede se davvero Camilleri ignorasse questi precedenti o piuttosto facesse finta di ignorarli per costruire, con “un artificio letterario”, “un intrigante romanzo giallo”.
Più grave la prima tesi di Camilleri – circa l’intrinseca immoralità delle ‘bolle’ – e infatti la smentita di Stabile è molto più argomentata e documentata.
Lo storico siciliano, infatti, dimostra che Camilleri, depistato da testimoni animatamente anticattolici, abbia distorto alcuni dati oggettivi: le bolle non servivano per assolvere a priori gli autori dei delitti, ma solo per consentire loro di pagarne le conseguenze a posteriori.
Non in tutti i casi, ma solo quando fosse stato impossibile risarcire le vittime originarie; i soldi non andavano alle casse ecclesiastiche ma…allo Stato (il Regno delle Due Sicilie, prima; il Regno d’Italia, dopo).
“Per secoli in questa prassi della composizione, residuo della mentalità giuridica medievale e di un ruolo tradizionale di mediazione o di composizione della Chiesa, si credette di trovare la soluzione della Bolla per quietare le coscienze, ma anche per far emergere il sommerso e restituire alla società almeno una parte dei beni”.
“Il linguaggio della Bolla a volte poteva essere equivocato nel suo vero significato”? Senza dubbio. Ma individuare alla radice dei mali siciliani l’istituzione della ‘bolla di componenda’ risulta, agli occhi di don Francesco Stabile, “semplificazione di una realtà che gli storici meglio e in modo più convincente fanno risalire a cause ben più precise e più complesse”.
Egli riconosce a Camilleri l’ammirevole “intenzione di moralizzazione della vita pubblica odierna” e ne condivide le preoccupazioni per il “vecchio connubio fra Chiesa e Stato”.
Tuttavia non può tacere che questa volta si sia lasciato contagiare dalla “acredine della polemica anticlericale della borghesia postunitaria”, realizzando “un’ambigua operazione di mistificazione della verità”. Insomma: Camilleri è stato dotato di una grande, estrosa, fantasia che, preziosa quando si scrivono romanzi, diventa pericolosa quando si prova a fare gli storici.
E’ vero – conclude don Stabile, ben lungi dal voler “fare apologetica spicciola” – che tante volte la chiesa cattolica si è dimostrata “mater ma cattiva magistra”: “purtroppo anche i grandi”, però, “in alcuni casi possono diventare cattivi maestri”.
Dispiace che Camilleri si sia spento quando la monografia di don Stabile era ancora in bozze. A me piace immaginare che avrebbe accolto le critiche con il suo sorriso abituale e magari, come mea culpa, avrebbe riletto due righe di pagina 88 del suo testo: “Mi sono abbandonato alla fantasia, all’invenzione, e forse è atteggiamento disdicevole in un contesto tanto serio”.
Augusto Cavadi
 
 

La Voz del Interior, 26.5.2020
Ella un día leerá esas cartas: reseña de "Háblame de tí, Carta a Matilda"
En Háblame de ti. Carta a Matilda, el autor italiano Andrea Camilleri le escribe a su bisnieta

Las cartas familiares lo suficientemente extensas como para constituir un libro suelen ser extraordinarias: allí están, para dar dos ejemplos invertidos, Carta al padre (1919-1952), de Franz Kafka, y Si una mañana de verano un niño (1994), escrita por Roberto Cotroneo para su hijo. En Háblame de ti. Carta a Matilda, Andrea Camilleri va más allá y le escribe a su bisnieta.
En 2017, fecha de la escritura, él tenía 92 años y ella apenas 4. Esa diferencia de edad significa, como le dice Camilleri a Matilda, que “no se me concederá el placer de verte madurar día a día, de escuchar tus primeros razonamientos, de asistir al crecimiento de tu cerebro”. De allí surge el deseo de contarle, sin intermediarios, quién fue el bisabuelo y en qué circunstancias aprendió a vivir la vida. Un deseo que salta por encima de los impedimentos físicos para demostrar su potencia: para entonces, Camilleri había quedado ciego y sólo podía dictar.
Su relato no presta tanta atención a la esfera privada como a la pública. Hay un par de anécdotas sobre su romance y casamiento con Rosetta, con quien tuvo tres hijas. Reconoce que fue mejor abuelo que padre, y cita una maravillosa composición sobre el padre escrita por su hija Andreína –abuela de Matilda– en sus primeros grados.
El resto, es decir casi todo, es el devenir en la escena cultural italiana de un Camilleri que muy tempranamente se sintió atraído por la política “entendida como participación social”, como le explica a su bisnieta, y se identificó con el comunismo, aunque fuera un comunista sin partido que supo “reconocer el daño y el horror provocados por el comunismo estaliniano”, al que no adhirió.
Esa forma de entender y vivir la política fue inescindible de su compromiso con el arte: gracias a una beca, estudió dirección teatral en la Academia Nacional de Arte Dramático, donde tiempo después fue profesor; también dio clases en el Centro Experimental de Cinematografía; trabajó en la RAI desde joven y hasta jubilarse; ejerció el periodismo cultural desde sus años de estudiante hasta casi el final de sus días; y escribió más de cien libros sin tener jamás, analogía mediante, “la ambición de levantar catedrales”, ya que prefería pensarlos como “iglesias rurales pequeñitas y sobrias”.
Matilda no dudará de que fue un gran arquitecto: “Mientras te escribo, la editorial Sellerio me comunica que ha vendido la friolera de 18 millones de ejemplares de mis novelas sólo en Italia”, dice.
Si escribir, como se ha dicho en numerosas oportunidades, tiene por objetivo sortear la muerte y el olvido, en estas páginas Camilleri lo ha conseguido de una manera muy emotiva y particular.
Rogelio Demarchi
 
 

Corriere del Ticino, 26.5.2020
«Camilleri? Catarella, digli che non ci sono...»
TELEVISIONE Anche in replica il commissario Montalbano continua a far registrare record di ascolti – È intanto giunta qualche anticipazione del finale delle sue avventure che l’autore ha voluto fosse pubblicato postumo – Arriverà in libreria a un anno esatto dalla sua morte, il 16 luglio

Definire straordinario il successo delle avventure del commissario Montalbano non è un’esagerazione: ogni messa in onda di un episodio della sua ventennale storia coincide infatti con un primato d’ascolto televisivo. Poco importa che si tratti della replica della replica di una replica: il pubblico è talmente affezionato al personaggio creato da Andrea Camilleri e che per tutti ha il volto di Luca Zingaretti (e questo malgrado il suo creatore, in origine, l’avesse pensato con una fisionomia completamente diversa) che ogni volta che compare sul piccolo schermo ne resta quasi ipnotizzato. È accaduto anche quest’anno con, a marzo, i primi due episodi realizzati dopo la doppia scomparsa di Camilleri e dello storico regista della serie Alberto Sironi (Salvo amato, Livia mia e La rete di protezione) e sta accadendo anche in queste settimane durante le quali Raiuno riprogramma episodi vecchi (l’ultimo, ieri sera, è stato Un covo di vipere, del 2017).
Montalbano tuttavia non «tira» solamente in tv ma anche in edizione cartacea apprestandosi a diventare l’indiscusso bestseller dell’estate 2020. Il prossimo 16 luglio, ad un anno esatto dalla scomparsa di Andrea Camilleri, arriverà infatti in libreria «Riccardino», l’attesissimo romanzo finale della saga (che conta una trentina di titoli) che, per volontà del suo creatore, esce postumo. Il perché lo scrittore l’aveva spiegato lui stesso una quindicina di anni fa. «Il povero Manolo Vázquez Montalbán voleva liberarsi del suo Pepe Carvalho e invece andò a finire che è morto prima del suo personaggio. Al che mi sono detto: col cavolo che faccio morire il mio personaggio!», aggiungendo di avere già ideato l’uscita di scena del suo personaggio: una fine inconsueta e soprattutto postuma rispetto a lui, diversamente da ciò che era accaduto al suo amico giallista iberico, che aveva già scritto e consegnata alla sua editrice, Elvira Sellerio, affinché la mantenesse inedita fino alla sua scomparsa. E che intitolò, provvisoriamente, «Riccardino», titolo rimasto a guardia di quelle pagine sconosciute che verranno rese note al pubblico, appunto, a metà luglio e delle quali, però, negli scorsi giorni sono state regalate delle anticipazioni.
Un gioco pirandelliano
Tra queste quella di un affascinante gioco pirandelliano in cui si confondono realtà e finzione e che ha quali protagonisti il commissario Salvo Montalbano e il suo alter ego letterario e televisivo. In «Riccardino», infatti, quando arriva sul luogo dell’ennesimo omicidio, il commissario trova tutti affacciati che «pariva la festa di San Calò», scrive Camilleri aggiungendo che in quel «dialogo aereo tra i balconi» qualcuno lo indica, lo riconosce. «C’è il commissario Montalbano». «Ma quello della tv?», chiede qualcuno. «No, quello vero», risponde qualcun altro. E a Montalbano iniziano a «firriare i cabasisi»: tutto era cominciato quando aveva raccontato una delle sue indagini «a uno scrittore locale», «tale Camilleri», una «gran camurria d’uomo» che ne aveva fatto un romanzo, «ma siccome in Italia leggono quattro gatti», quel primo libro non aveva fatto rumore. Aveva poi tratto dai suoi racconti altre storie gialle, in una «lingua bastarda», che avevano avuto un successo enorme, anche all’estero, ed erano state trasposte in tv. «Ora tutti lo acconoscevano e lo scambiavano per quell’altro», il suo doppio pirandelliano, l’attore «che non gli assomigliava ed era di 15 anni più giovane». Nel prosieguo del romanzo l’ironia - uno dei marchi di fabbrica della produzione di Camilleri - spunta di nuovo di lì a poco, quando Montalbano torna in commissariato e il fido Catarella gli dice che ha chiamato «il professore Cavilleri». «Camilleri», lo corregge il commissario, aggiungendo un seccatissimo: «Digli che non ci sono...».
Mauro Rossi
 
 

Ufficio Stampa Rai, 26.5.2020
RAI 1 26 MAG 2020, 21:25
Un martedì di indagini su Rai1 con Il Commissario Montalbano
"Come voleva la prassi"

Questa settimana Montalbano raddoppia. Dopo “Un covo di vipere”, in onda lunedì, le grandi indagini di Luca Zingaretti nei panni del Commissario più famoso d’Italia tornano anche martedì 26 maggio, alle 21.25 su Rai1, con il film “Come voleva la prassi”, tratto dai racconti di Andrea Camilleri, per la regia di Alberto Sironi.
Il cadavere di una bella ragazza viene ritrovato sul pavimento di un androne. Indosso ha solo un accappatoio intriso di sangue. Montalbano sospetta che sia una prostituta dell’Est Europa e spera che i Cuffaro, che gestiscono il mercato della prostituzione, isolino i responsabili di un crimine così efferato: ma sarà lo stesso Cuffaro a subire un attentato. Montalbano però scova tra i condomini un complice che ha ripreso con una telecamera il festino in cui è morta la ragazza. Durante l’indagine, Salvo fa un incontro inquietante con il giudice in pensione Leonardo Attard che lo lascerà con molti interrogativi.
 
 

Affaritaliani.it, 26.5.2020
Ascolti tv, Montalbano stravince. Quarta Repubblica sale (con Giorgia Meloni), ma vince Report
Ascolti tv: Report a 2,1 milioni e l'8,6%. Nicola Porro sfiora il 7%

Il Commissario Montalbano vince la serata di lunedì 25 maggio degli ascolti tv. La puntata intolata "Un covo di vipere" stravince e porta a Rai1 5.677.000 spettatori con il 24.8% di share (pur se in leggero calo su sette giorni fa: 6.017.000 spettatori pari al 24% di share).
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Balarm, 26.5.2020
Storia
Mistero ad Agrigento: la Lettera del Diavolo che incantò Camilleri e Tomasi di Lampedusa
Custodita nell’Archivio Capitolare della Diocesi di Agrigento insieme agli atti del processo, è uno dei più grandi enigmi della storia religiosa: la ricostruzione dei fatti

I misteri della fede non hanno mai soluzione. Sono misteri dei misteri, appartenendo alla pratica del culto o alla pura soggettività spirituale. Si può tentare di interpretarli, con spirito laico e ironia volterriana, oppure dentro la fede stessa, nelle capziose architetture logiche della teologia.
Nell’uno e nell’altro caso, di solito, si assume come vera una tesi che è soltanto verosimile, giacché la risposta al mistero è rigorosamente tautologica, essendo il mistero una risposta ai suoi stessi quesiti. La Lettera del Diavolo, custodita nell’Archivio Capitolare della Diocesi di Agrigento insieme agli atti del processo, è uno dei più grandi enigmi della storia religiosa, e di esso ha tutti gli elementi: l’ambiguità metafisica di chi l’ha scritta, la decodificazione impossibile del segno grafico, il (presumibile) oscuro presagio del testo.
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Con più ironia, e dunque con più elevata intelligenza, negli anni sessanta Andrea Camilleri si era interessato della vicenda, convincendo La Domenica del Corriere a bandire un concorso per chi fosse riuscito a tradurre la Lettera. In palio, per il vincitore, un premio di quelli che fanno gola: un soggiorno di un mese ad Agrigento.
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Beniamino Biondi
 
 

Metro News, 26.5.2020
La scomparsa del compagno di banco

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Sostiene Camilleri
Lo sostiene pure Andrea Camilleri, che rammentava di aver fatto il classico all'Empedocle di Agrigento. Ci era finito per caso, e per demerito. Non è che avesse voglia di studiare, e lo avevano schiaffato in realtà in un collegio di religiosi. Ma il collegio non aveva insegnanti propri, quindi lui e i suoi compagni la mattina a lezione andavano, per l'appunto, all'Empedocle. Lì c'era un preside che per punirti ti portava di fronte alla statua del filosofo eponimo e, di fronte a tutti, ne mimava la voce cavernosa mentre ti scaracchiava, presocraticamente, sulla testa. Sarà stato un caso oppure no, ma c'è di che pensare che la cosa fosse fatta apposta dalle laiche autorità liceali, comunque sia il giovane Camilleri finì in una classe mista e con un compagno di banco che si chiamava Giuliana e aveva gli occhi da cerbiatta. Oltre a questo, era scrupolosissima durante i compiti in classe di latino. Lui infatti possedeva un vocabolario che, attaccata alla copertina, aveva una sorta di tasca pieghevole, a contenere un compendio di grammatica. Il professore lo sapeva e prima della prova se lo faceva dare. Tutto alla luce del sole. Ma verso la fine dell'ora Giuliana era regolarmente presa da scrupoli di carattere lessicale, e si faceva prestare il vocabolario da Andrea, per un raffronto. Guardava, prendeva appunti, restituiva. Tutto alla luce del sole. Andrea tornava al collegio con l'animo del giusto che ha fatto il suo dovere. Un pomeriggio, mentre studiava, analoghi scrupoli lessicali divorarono il preside del collegio di religiosi, che si fece dare il vocabolario dal disponibile Camilleri. Tornò dopo un momento nella sala studio e sulla testa di Andrea, che fino ad allora era riuscito ad evitare gli scaracchi di Empedocle, si abbatterono le papagne di Origene e di tutta la patristica. L'innocente chiese il perché. Gli furono mostrati, ma non fatti leggere (anzi: furono bruciati di fronte a lui), bigliettini su bigliettini ispirati al meglio dei lirici greci. Giuliana aveva messo a frutto anni di studi meticolosi di brava ragazza. Lui, invece, non si era mai accorto di nulla. Complimenti. Quel giorno per Camilleri finì l'Età dell'Innocenza: Montalbano un errore del genere non lo avrebbe fatto mai. Poi dice che il liceo non serve a nulla.
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AGI
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 27.5.2020
Santo Piazzese: "La città del Covid da tragedia a farsa"
Lo scrittore: "Se potessi parlare con Camilleri gli chiederei di scrivere una storia su questo presente. Ci avrebbe affondato le mani"

La Palermo in mascherina della Fase 2 non sembra fatta su misura per un bon vivant come il suo Lorenzo La Marca. Il biologo-alter ego di Santo Piazzese continua a vivere la sua dimensione di passato prossimo lontana da questo presente così segnato da vuoti e divieti, in attesa di tornare in libreria. Semmai Camilleri, dice lo scrittore, avrebbe ambientato di certo un “Montalbano” nel post-quarantena.
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Camilleri, invece, faceva ampi cenni all’attualità, a cominciare dalla questione migranti...
«Camilleri ci avrebbe affondato le mani in questa realtà, avrebbe scritto una storia di Montalbano, non un romanzo storico perché sono tutti ambientati nell’Ottocento. Per ora mi sto deliziando con “La concessione del telefono”».
A proposito di Camilleri, che effetto le fa l’annuncio dell’ultimo romanzo della serie, “Riccardino”? Non le fa impressione che dopo calerà il silenzio sul personaggio più amato dagli italiani?
«Mi sarebbe piaciuto che la saga fosse continuata: Camilleri avrebbe ancora molto da scrivere, per me è stato un dolore la sua morte. Però è uno che ha una produzione sterminata, io ho ancora molto da leggere. “Riccardino” non lo leggerò subito preferisco che passi un po’ di tempo. Non amo leggere immediatamente i libri molto attesi, vale anche per i romanzi che vincono lo Strega, ho sempre aspettato il momento giusto. Leggere l’ultimo Montalbano sarà come l’addio a una fidanzata amata, una sorta di ultimo appuntamento, ma ci sono altri romanzi suoi che possiedo e che non ho ancora letto. Cercherò di non leggerli tutti subito, così come sto facendo con i romanzi di Simenon senza Maigret, non più di 2-3 all’anno».
Come racconterebbe a Camilleri questo anno particolare senza lui?
«Più che altro lo solleciterei a scrivere, non una ma diverse storie, fase 1, fase 2 e futuro ipotizzabile. Di lui mi piacerebbe leggere una storia ambientata in un futuro prossimo, mettiamo nel 2030: mi farei un’idea più precisa dell’uomo Camilleri , per capire se era pessimista-realista alla Sciascia, se pensava che in Sicilia e nel resto d’Italia le cose sono destinate a restare come sono o se intravedeva una forma di cambiamento».
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Mario Di Caro
 
 

Primaonline, 27.5.2020
26 maggio Montalbano stacca La Cattedrale del mare e Le Iene. Giordano batte Floris e Berlinguer

Il secondo appuntamento consecutivo della settimana con una replica de ‘Il Commissario Montalbano’ caratterizzava la serata tv del 26 maggio. ‘Come voleva la prassi’ – secondo episodio più visto di sempre della saga al battesimo (il 6 marzo del 2017 a 11,268 milioni di spettatori ed il 44,1% di share) – piombava un po’ inatteso sul martedì dei talk d’informazione e delle Iene, con un film comico degli Arteteca su Rai2 come principale momento di alleggerimento. Alla fine ha vinto l’ammiraglia pubblica, ma senza prestazioni pirotecniche; ha mantenuto tutti i propri fedeli la serie spagnola su Canale5, mentre i tre talk e le Iene hanno complessivamente perso circa un milione di spettatori rispetto alla settimana precedente. Ecco la graduatoria per ascolti definita dai meter di Auditel.
Su Rai1 la replica de ‘Il Commissario Montalbano’, con Luca Zingaretti, Peppino Mazzotta, Cesare Bocci, Angelo Russo e Sonia Bergamasco nel cast dell’episodio ‘Come voleva la prassi’, ha avuto 4,879 milioni di spettatori e il 20,9% portando a casa un risultato sotto le attese, ma conquistando facilmente la serata.
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Africa Daily News, 27.5.2020
Actualités
Inscriptions le 26 mai: Montalbano, « La cathédrale de la mer » et les hyènes
Partager plus de 20% pour le commissaire en réponse, tandis que la nouvelle série Canale 5 fait ses débuts avec 11,5%

Raiuno Commissaire Montalbano: 4 879 000 spectateurs, part 20,86%.
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Biblioteca Antoniana di Ischia, 28.5.2020
Il maggio dei libri dell'Antoniana
28 maggio h 17:00
Giuseppe Fabiano ed Emilia Cece in diretta sulla pagina Facebook
La letteratura che dipinge l'esistenza umana: l'eredità di Andrea Camilleri
Cliccare qui per il video


(La locandina del Maggio dei Libri 2020 è di Mariolina Camilleri, NdCFC)

La forza del pensiero narrativo è componente essenziale della vita, dell'evoluzione dell'evoluzione dell'uomo e della professione psicologica. Nelle opere di Camilleri, i personaggi disegnano percorsi di vita dove traumi, emozioni, espressioni psicopatologiche e capacità resilienziali si attualizzano, sostituendo lo spazio della teoria con il respiro della realtà.
 
 

C21Media, 28.5.2020
BBC4 picks up Montalbano collection

UK arts and culture pubcaster BBC4 has picked up the entire Inspector Montalbano collection from UK distributor Videoplugger.
Based on the novels by Andrea Camilleri, the Inspector Montalbano franchise follows a police detective in Sicily.
The original series has aired on Italian pubcaster Rai since 1999 and was previously broadcast in the UK on BBC4.
BBC4 has now picked up prequel The Young Montalbano, documentary Montalbano & Me: Andrea Camilleri and film La Scomparsa di Patò (The Vanishing of Pato).
Reports began circulating earlier this month that the BBC may axe BBC4 as part of cost-cutting measures, with funds being diverted to youth-skewing digital network BBC3.
The BBC has confirmed it is considering reinstating BBC3 as a linear channel but has denied plans to close BBC4, despite its editor Cassian Harrison being segued to a temporary role at BBC Studios. Director general Tony Hall recently revealed plans to make the channel a global streaming service for factual content, as part of the corporation’s annual report.
Karolina Kaminska
 
 

Cugat Mèdia, 29.5.2020
Curs en italià: 'Omaggio a Andrea Camilleri: italiano in pratica con il commissario Montalbano'
29 de maig d'11 a 12.30 h.
Preu: 12 euros - sòcia/soci: 10 euros.
Professora: Caterina Briguglia.
Nivell mínim d'italià: A2.

Aquest curs es realitzarà en línia. Es farà en directe a través d’una plataforma virtual, serà personalitzat i exclusiu per als alumnes inscrits.
Andrea Camilleri (1925-2019) va ser un guionista, director teatral i televisiu, i novel·lista italià. Va publicar assajos, cròniques i diverses narracions ambientades en la Sicília de la segona meitat del segle XIX. El 1994 va crear el comissari Salvo Montalbano (nom triat com a homenatge a l'escriptor barceloní Manuel Vázquez Montalbán).
Més informació i inscripcions online: L'Ateneu
Data: avui, 11:00h
Lloc: Curs online
Organitza: Ateneu Santcugatenc
 
 

Malgrado Tutto, 29.5.2020
Le nostre prime pagine raccontano/20
1980-2020 Malgrado tutto… aspettando i quarant’anni



Il 2003 è l’anno del primo numero di Malgrado tutto stampato a colori. Una edizione speciale interamente dedicata all’apertura, dopo quarant’anni di chiusura e vent’anni di battaglie anche del giornale, del teatro “Regina Margherita”. In prima pagina la foto dell’affresco della volta del teatro raffigurante il carro d’Apollo e il grande titolo: “Ouverture”. “La nostra festa” è il titolo dell’editoriale, firmato da tutta la redazione, dove tra l’altro si legge: “Questo numero è una festa. Una festa di colori. Un’edizione molto più che speciale, un’edizione eccezionale. La riapertura del Teatro Regina Margherita, dopo quarant’anni di chiusura, è un evento sicuramente storico, ma che rappresenta molte cose, anche per questo giornale. Perché questa testata, ormai più di vent’anni fa, quando iniziò a muovere i primi passi, si occupò proprio del teatro abbandonato…”. Rivedere il teatro al suo antico splendore è anche un successo di Malgrado tutto, oltre che dell’amministrazione presieduta dal sindaco Gigi Restivo. Il giornale viene distribuito gratuitamente in occasione della cerimonia inaugurale del teatro, il 14 febbraio 2003. In prima pagina anche due foto della visita, avvenuta pochi giorni prima, l’11 febbraio, del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. A pagina 3 il saluto al teatro che rinasce da parte del sindaco di Racalmuto Gigi Restivo, e, sempre nella stessa pagina, “Il sipario svela la sua storia” di Andrea Camilleri, direttore artistico del teatro di Racalmuto che ha fatto gli onori di casa, sia in occasione della visita di Ciampi, sia per l’inaugurazione, aperta con le parole di Leonardo Sciascia che per primo si è impegnato per il recupero della struttura. E di Leonardo Sciascia sono gli scritti pubblicati nel paginone interno, corredato da fotografie di Angelo Pitrone e Pietro Tulumello. Le pagine 6 e 7 sono curate da Salvatore Picone: “La democrazia in palcoscenico”, intervista a Giuseppe Dipasquale che affianca Camilleri nella direzione artistica del “Regina Margherita”, e “Un paese attorno a Ciampi”, il racconto di una giornata storica per Racalmuto, la visita del Capo dello Stato.
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L’ultimo numero dell’anno è del mese di ottobre.
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In questo numero, tra le altre notizie, la consegna della cittadinanza onoraria di Racalmuto ad Andrea Camilleri.
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Il Venerdì di Repubblica, 29.5.2020
Libri
Questa calda estate vi farà tremare
Dal 4 giugno in edicola, con Repubblica e gli altri quotidiani Gedi, la collana Brivido Noir: trame gialle e misteri di grandi autori

In questa estate di vacanze meno movimentate, ancora più vitale diventa l'evasione offerta dalla lettura. Quella gialla e noir, soprattutto: ovvero la narrativa che più aiuta i lettori ad ammazzare il tempo, assicurando qualche sano brivido anche in assenza di ventilatore. A soccorrere i lettori in cerca di misteri, investigazioni e pallottole arriva puntuale la collana Brivido Noir, in edicola con Repubblica e gli altri quotidiani del Gruppo Gedi: 35 titoli in edicola dal 4 giugno, a 8,90 euro oltre il prezzo del quotidiano.
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L'11 giugno sarà invece in edicola Il cuoco dell'Alcyon, dell'immenso Andrea Camilleri. La premessa è attualissima: un periodo di calma piatta a Vigàta, con le attività criminali che paiono sospese come se tutti i malavitosi fossero in vacanza. Una strana coincidenza, però, fa scattare Montalbano: la morte di "Giogiò", imprenditore molto odiato, e la contemporanea apparizione nel porto di Vigàta dell'Alcyon, veliero che ricorda i vascelli fantasma e i corsari dei feuilleton. La trama, ordita da Camilleri con la consueta maestria, riserverà molte sorprese.
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Giuliano Aluffi
 
 

Mi-Lorenteggio, 29.5.2020
Concorso letterario dedicato ad Andrea Camilleri – proroga dei termini

Milano – In occasione del centenario dalla fondazione, il Circolo culturale e ricreativo Paolo Bentivoglio dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, in collaborazione con i Lions Club Milano Nord 92 e Milano Casa della Lirica, indice un concorso letterario dedicato ad Andrea Camilleri, un esempio di vita, non solo per il suo valore letterario ma per aver saputo, con la sua volontà e la sua cultura, superare, il dramma della perdita della vista, in età senile.
L’obiettivo del concorso è quello di fornire alle persone non vedenti o ipovedenti, SOCI UICI che amano cimentarsi con la scrittura, l’opportunità di mettersi in gioco nella stesura di un racconto.
Il concorso premierà i tre migliori racconti e sarà articolato in due sezioni: il “Giallo storico” e il “Noir”.
I racconti dovranno essere di lunghezza massima pari a 20.000 battute, spazi compresi e verranno selezionati e valutati da una giuria formata da due rappresentanti della Sezione provinciale di Milano dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e da uno o due rappresentanti dei Lions e dallo scrittore di noir, Massimo Tallone.
L’emergenza sanitaria ha indotto gli organizzatori e promotori a rinviare il termine della presentazione delle domande al 30 AGOSTO 2020.
La premiazione avverrà indicativamente nel mese di novembre 2020.
Ai vincitori del concorso saranno assegnati i seguenti premi: primo classificato euro 500, secondo classificato euro 250, al terzo classificato verrà rilasciato un Attestato.
Ai candidati si richiede una quota di iscrizione di 20 euro e l’invio della ricevuta dell’avvenuto pagamento sul c/c bancario UICI sotto indicato, con la causale: “Concorso letterario Circolo Paolo Bentivoglio – “Andrea Camilleri”, accompagnato da un breve curriculum vitae da inviare in busta chiusa corredato da un’autocertificazione che dichiari la sezione di appartenenza.
Il giudizio della commissione è insindacabile, ai sensi della legge N° 675/96.
I dati dei partecipanti saranno utilizzati esclusivamente per il concorso in oggetto.
I racconti devono prevenire, entro e non oltre il 30 Agosto 2020, all’indirizzo: Circolo culturale Paolo Bentivoglio presso UICI via Mozart 16 – 20122 Milano, a mezzo raccomandata.
Per informazioni rivolgersi direttamente al Circolo, telefono 02-58302743 da martedì a venerdì dalle 14 alle 18 o consultare le pagine del nostro sito www.uicimi.it
 
 

The National, 30.5.2020
Tonight's TV: Classic gameshows and Ella Fitzgerald

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The Young Montalbano (BBC4, 9pm)
ANOTHER chance to see the first episode of the prequel to Italian drama series Inspector Montalbano. It’s the early 1990s and the detective (Michele Riondino) is promoted and transferred to the seaside town of Vigata, where he grew up.
A local thug with a history of theft is murdered, and the evidence points to an elderly shepherd as the killer. However, Montalbano stumbles upon a piece of evidence that could suggest otherwise, while also unravelling the mystery of why a girl tried to murder a judge.
 
 

La Vanguardia, 31.5.2020
Nueva entrega
Comisario Montalbano: el final está cerca
Habla Valentina Alferj, la mujer a quien un Camilleri ciego dictó las últimas novelas del personaje
“Habló con Vázquez Montalbán e Izzo, cada uno contó el final que querían para sus detectives, y al ver que se morian, dejó escrito en el 2005 el final de Montalbano”
Camilleri publicó más de cien libros, y una treintena de Montabano
“Al principio, no encontraba editor porque le decían que, con tanto siciliano, no se entendía nada”

Se calcula que puede ser el libro más vendido de la historia reciente de Italia. ‘Riccardino’, el libro que pone punto final a la serie del comisario Salvo Montalbano, saldrá a la venta el 16 de julio en el país transalpino, justo un año después de la muerte de su autor, y se espera de él que sea el gran electroshock que reactive el alicaído consumo cultural en tiempos del coronavirus. 31 millones de ejemplares vendidos en todo el mundo avalan la fuerza de Andrea Camilleri (1925-2019).
Mientras tanto, en España, hace tres días salió a la venta ‘Tirar del hilo’ (Salamandra/Edicions 62), entrega número 30 de la serie –incluyendo los libros de relatos– con el drama de los emigrantes en el Mediterráneo de fondo y que es la primera ya no escrita directamente por un Camilleri totalmente ciego sino dictada a su colaboradora –y agente literaria– Valentina Alferj, responsable directa de que Montalbano haya continuado unos cuantos libros más. En concreto, entre esta novela –publicada en Italia hace cuatro años– y la inminente ‘Riccardino’ hay otras tres, ‘La rete di protezione’ e ‘Il metodo Catalanotti’ (escritas con Alferj) e ‘Il cuoco dell’Alcyon’, muy anterior.
Alferj es, pues, la mujer a la que Camilleri susurraba sus últimas novelas. Luego, ella las transcribía y se las leía en voz alta para que el ‘dottore’ realizara los últimos ajustes. “Se sentía más libre que nunca”, exclama en videoconferencia con este diario desde su casa de Roma, en la que es la primera entrevista que concede porque “nunca he querido darme protagonismo, menos tras la muerte de Andrea”.
Alferj y Camilleri se conocieron en el 2002, en el festival literario Massenzio, en Roma, donde ella era organizadora. “Yo vivía un período desastroso de mi vida en lo sentimental, y me lo encontré en una cena en casa de una amiga, yo no era ni siquiera lectora suya, pero estuvimos charlando. Al día siguiente, me llamó, me invitó a su casa y me dijo: ‘Voy a serte muy sincero: quiero que trabajes para mí’. Era una labor básicamente de secretaría, él recibía muchísimas cartas porque era muy amado por la gente, los italianos lo veían como a un padre, le llamaba desde la gente más humilde al presidente de la República. Él escribía por la mañana, yo trabajaba al lado y, poco a poco, se puso a leerme en voz alta lo que hacía. Su escritura, con tanto trabajo dialectal, debía ser probada en la oralidad”.
“Hemos creado tres libros y medio juntos”, explica Alferj. ¿Medio? “Llegamos al séptimo capítulo de un nuevo Montabano, que para él era muy sencillo porque no tenía ni que documentarse. Tardábamos tres o cuatro meses en hacer cada libro”.
“Es imposible que nadie continúe a Montalbano”, afirma categóricamente Alferj. “’Riccardino’ estuvo motivado por una conversación que él tuvo con sus amigos Manuel Vázquez Montalbán y Jean-Claude Izzo. Se pusieron a hablar de cómo les gustaría acabar con sus respectivos personajes, ‘yo mataría así a Pepe Carvalho’, esas cosas... Al poco tiempo de esa charla, en el 2000, se murió Izzo. Tres años después, Vázquez Montalbán, y él entró en pánico –‘ay, que no podré acabar a mi manera con Montalbano, como ellos no pudieron’–, así que se puso y, en el 2005, escribió el último volumen de la serie, ‘Riccardino’, por si le venía un infarto”. Lo metió en un cajón y luego lo reescribió en el 2016, actualizándolo con elementos de las novelas aparecidas en esos últimos once años. “Era feliz, me decía: ‘Montalbano acabará tal como su autor quería’”, recuerda Alferj.
La expectación que se vive en Italia puede compararse con la que generó el final de la serie ‘Juego de tronos’ –o, más antiguamente, ‘Dallas’– y todo son especulaciones. La mayor: ¿morirá? Otra: ¿qué pasará con su relación con Livia?
De los más de cien libros publicados por el prolífico Camilleri, algo más de una treintena son de Montalbano. Los otros pueden dividirse, sobre todo, en dos grupos, las novelas históricas y las confesiones autobiográficas. Su ritmo de producción era tan elevado –hasta tres libros al año– que tanto en Italia como en España le han tenido que editar diversos sellos.
Alferj revela que “al quedarse totalmente ciego, Camilleri se hundió, cayó en una depresión muy fuerte. Yo le dije: ‘¿Y si probamos a hacerlo juntos, Andrea?’. Volver a trabajar fue fundamental para él, recuperó la ilusión. Había sido director teatral, y esa experiencia le permitía visualizar en su mente las escenas, me las representaba con gestos, era muy divertido, nos reíamos mucho”.
‘Tirar del hilo’ “nació de un hecho real, estaba Andrea viendo el programa de televisión ‘Chi l’ha visto?’, sobre desaparecidos, el caso de un chico que al final aparecía muerto en una embarcación ligerísima y se puso a imaginar la historia. Era una época en la que se decía que los emigrantes eran ladrones, delincuentes, gente que venía a robar, a violar... Por eso quiso que los suyos fueran músicos, gente con oficios, para él era esencial mostrar que eran gente normal que escapaba del horror. Y destacar la unidad del Mediterráneo. Solía decir: ‘Todos vivimos al borde de la misma piscina’, pues Porto Empedocle (su Vigata de la ficción) está muy cerca del norte de África. Para él éramos lo mismo”.
Varios críticos han señalado que, en los volúmenes dictados, Camilleri está más suelto. “Más libre y juguetón –asiente Alferj–, era su posibilidad de seguir divirtiéndose, su mejor momento en la vida”.
Cuenta que, pese a perder la vista, “me pedía que le describiera las portadas de sus ediciones en todos los países. Y, al irse a dormir, pensaba en los cuadros que más había amado en su vida, por ejemplo en ‘La flagelación’ de Piero della Francesca, y se ejercitaba recordando los elementos, los personajes, el color, la forma, el movimiento... Lo hizo hasta el último día, tuvo una vida plena”.
Una de las peculiaridades de los Montalbano es la introducción del idioma siciliano. Carlos Mayor, su actual traductor al castellano, destaca que “cada vez lo hacía más. Si hubiera visto directamente el libro número 30 me habría parecido muy complicado, pero los italianos han ido aprendiendo ese lenguaje progresivamente. Es un universo lingüístico propio”.
Para Pau Vidal, el traductor al catalán, “la suerte que yo tuve es que existía una tradición de la traducción catalana muy flexible, tenía grandes precedentes de traducciones que eran monumentos a la variedad dialectal italiana, mientras que el castellano y el inglés son más de la escuela asimiladora. Pese a ello, Mayor sí ha integrado muy bien toda esa riqueza en su trabajo”.
Recuerda que, al principio, Camilleri “no encontraba editor para ‘La forma del agua’, el primer volumen de la serie, le decían que el lenguaje no se entendía, y rebajó mucho lo siciliano. A medida que fue teniendo éxito, fue educando a todo un país a entender una de las lenguas de Italia, otro dialecto del latín”.
¿Qué aspecto físico tiene Montalbano? Identificado popularmente con el actor Luca Zingaretti, por la serie televisiva, Mayor recuerda, sin embargo, que “Camilleri le decía que, aunque era buen actor, no se parecía al personaje, porque el de verdad tenía pelo y bigote y se daba un aire a Pietro Germi, un director de cine siciliano, el de ‘Divorcio a la italiana’”. En ese aspecto original se basa la ilustración de Marc Pallarès que acompaña estas líneas.
Xavi Ayén
 
 

Ufficio Stampa Rai, 31.5.2020
RAI 1 01 GIU 2020, 21:25
"Il giovane Montalbano" alle prese su Rai1 con "La prima indagine"
Indietro nel tempo con Michele Riondino nei panni del giovane Salvo

Al via, lunedì 1° giugno alle 21.25 su Rai1, “Il giovane Montalbano”, con le indagini del più amato e seguito commissario della tv, nato dalla penna di Andrea Camilleri e interpretato da Michele Riondino, che riporta lo spettatore sui primi passi compiuti dall’acerbo Salvo come uomo dell’ordine al commissariato della cittadina siciliana di Vigata. Si parte con il film “La prima indagine”, per la regia Gianluca Maria Tavarelli, dove ad affiancare Riondino troveremo nei panni di Livia Sarah Felberbaum. Nel cast tra gli altri, Alessio Vassallo, Andrea Tidona, Fabrizio Pizzuto, Beniamino Marcone, Adriano Chiaramida, Alessio Piazza, Giuseppe Santostefano, Carmelo Galati e Massimo De Rossi. Il film è tratto dall’omonimo racconto contenuto nella raccolta “La prima indagine di Montalbano”, e da “Cinquanta paia di scarpe chiodate” contenuto nella raccolta “Un mese con Montalbano” del maestro Camilleri editi da Arnoldo Mondadori Editore. Salvo Montalbano è un giovane vicecommissario in servizio a Mascalippa, uno sperduto paese di montagna siciliano. Il suo superiore, Libero Sanfilippo, gli insegna come muoversi nelle indagini più intricate. Ma il carattere di Montalbano, insofferente alle regole e attento più all’umanità delle persone che alle apparenze, si manifesta già in questo suo periodo di apprendistato. Salvo è fidanzato con Mery, a cui vuole molto bene ma rimane restio al matrimonio. A seguito di una promozione, viene trasferito a Vigata dove aveva già vissuto da ragazzo dopo la morte della madre e dove vive ancora suo padre, con cui Salvo non sembra avere un buon rapporto. E nel commissariato di Vigata Montalbano trova quella famiglia che non ha mai avuto. Qui conosce Carmine Fazio, un esperto agente che gli è di grande aiuto e trova anche un fratello minore di cui il questore gli chiede di occuparsi: Agatino Catarella, un poliziotto rimasto orfano, dall’animo semplice. “Il giovane Montalbano” è una co-produzione Rai Fiction — Palomar, realizzata da Carlo Degli Esposti e Nora Barbieri con Max Gusberti.
 
 

La Repubblica, 31.5.2020
Michele Riondino: "Così Camilleri mi svelò i segreti di Montalbano"
L'attore interpreta il commissario nella serie 'Il giovane Montalbano', che torna in replica su Rai 1. "Ebbe un successo che sorprese anche noi, ma dimostra il legame stretto del pubblico con il mondo dello scrittore"

Gran testa di ricci, barba, la giacca di montone come una divisa, il sorriso aperto che contrasta con lo sguardo indagatore. Il vicecommissario Salvo Montalbano da ragazzo non nuotava, esplorava i sentieri intorno a Mascalippa, immaginario paese di montagna creato da Andrea Camilleri. Promosso commissario approda a Vigata, dove viveva con la madre prima che morisse, e dove sceglierà la villetta sul mare. Autore della sceneggiatura con Francesco Bruni, lo scrittore teneva molto alle origini del suo commissario "perché" spiegava "conoscendo la sua vita, capiamo come mai è diventato la persona che è". La serie Il giovane Montalbano di Gianluca Tavarelli con Michele Riondino torna su Rai 1 da stasera. Le due stagioni andarono in onda su Rai 1 con successo dal 2012 (7 milioni di spettatori, share altissimo tra i laureati, 30%) al 2015, quando sfiorò i 6 milioni. Bbc 4 ha riacquisito l'intera serie, compreso il film storico La scomparsa di Patò. "Il successo de Il giovane Montalbano sorprese anche noi" racconta Riondino, 41 anni, "ma dimostra il legame stretto del pubblico col mondo di Camilleri. Mi fa piacere che vada in replica". Nel cast Alessio Vassallo è Mimì Augello, Beniamino Marcone interpreta Giuseppe Fazio, Andrea Tidona il padre di Fazio, Carmine, mentre Andrea Chiaramida è il papà del commissario. Fabrizio Pizzuto ha il ruolo di Catarella, Sarah Felberbaum quello di Livia, l'eterna fidanzata.
Riondino, è vero che all'inizio rifiutò il ruolo?
"È vero, il produttore Carlo Degli Esposti ha dovuto insistere, all'inizio avevo rifiutato. Ero intimorito, Montalbano aveva avuto un tale successo che mi sembrava un rischio enorme. Carlo non mollò e io posi delle condizioni: di confrontarmi con Camilleri, perché mi spiegasse bene il ruolo; di rispettare la lingua siciliana. Poi incontrai Luca Zingaretti".
Come andò con Camilleri?
"Andammo a trovarlo nella casa sul Monte Amiata. Un incontro bellissimo perché mi spiegò i segreti di Montalbano, tutto quello che da lettore ero curioso di sapere: dal legame difficile col padre - infatti non sa esprimere i sentimenti - al rapporto pessimo con le donne. Nasce da lontano, dalla morte della madre: è stato come se gli avessero strappato un arto. Tiene Livia a distanza, non si lega: Salvo Montalbano è un uomo complesso".
Cosa le è rimasto?
"Camilleri era un uomo adulto con una testa giovane. Mi colpì la curiosità, voleva capire il punto di vista dell'attore. Il più grande rimpianto è non essere stato diretto da lui a teatro. Sulla lingua Degli Esposti non ha ceduto mai, è stato attento a non strizzare l'occhio allo spettatore. Andrea teneva al siciliano, abbiamo lavorato tanto sui dialoghi. Con Camilleri siamo rimasti legati: quando ho girato Il giovane favoloso il film di Mario Martone su Leopardi, in cui interpretavo il ruolo di Ranieri, andai a parlarne con lui".
Montalbano ha conquistato il grande pubblico: secondo lei cosa è piaciuto?
"Il senso della giustizia, fortissimo, anche nel commissario da giovane, in modo più impulsivo. Per Andrea, Montalbano doveva trovare la giustizia anche andando contro i regolamenti. L'empatia che nasce tra le vittime o qualche criminale, fa sì che insegua più la giustizia della legge".
Tanto teatro e cinema d'autore, ma con la fiction è arrivata la grande popolarità: com'è cambiato?
"Personalmente sento di non essere cambiato, è cambiato il mio rapporto col pubblico e con l'idea che la gente si è fatta di me. Il successo de Il giovane Montalbano ha sorpreso tutti".
Prima le serie non le interessavano?
"Sono diventate più curate e pensate. Costruire un personaggio per una serie tv non è più così superficiale, non è semplicistico, anche i registi e i produttori lo fanno con un piglio diverso. Sono entrato nel mondo della serialità quando questa evoluzione era già messa in pratica".
Come ha vissuto questo tempo sospeso?
"Il lavoro è un po' come una droga, se stai fermo entri in crisi di astinenza. Questo periodo mi ha messo a dura prova, mi sento molto cambiato e sono curioso di rivedermi all'opera sul set o a teatro. Ci portiamo dietro l'evoluzione dei rapporti con le compagne, con la famiglia".
È nata la sua seconda figlia, Irma, nonostante tutto per lei è un periodo di gioia, proiettato nel futuro.
"Tanta roba, ma riguarda il privato. Mi sono dedicato alla scrittura e alla lettura, ho scritto una storia: vorrei dirigerla o col regista giusto, anche solo interpretarla. È come se questo lockdown avesse pareggiato tutto, troppo facile dire che ripartiamo dallo stesso punto. Non è così. Ha dimostrato che chi lavora nello spettacolo non è garantito. Non salviamo la vita a nessuno, ma abbiamo alleggerito le difficoltà di molti. Oggi la politica e l'opinione pubblica devono riconoscere che siamo lavoratori come gli altri, non siamo privilegiati".
Silvia Fumarola
 
 

Página 12, 31.5.2020
Fragmentos de "Háblame de ti" de Andrea Camilleri
Carta a Matilda
Estos fragmentos pertenecen al libro Háblame de ti, concebido como una carta breve e intensa a su bisnieta Matilda de parte del gran narrador de policiales que fue Andrea Camilleri, además de guionista y director de teatro y televisión.

Matilda, querida mía:
Te escribo esta larga carta a pocos días de cumplir noventa y dos años, cuando tú tienes casi cuatro y todavía no sabes lo que es el alfabeto.
Espero que puedas leerla en la plenitud de tu juventud.
Te escribo a ciegas, tanto en sentido literal como figurado. En sentido literal, porque en los últimos años la vista me ha ido abandonando poco a poco. Ahora ya no puedo ni leer ni escribir, solo dictar. En sentido figurado, porque no consigo imaginarme cómo será el mundo dentro de veinte años, ese mundo en el que te tocará vivir.
Y es que, querida mía, en las tres últimas décadas las transformaciones que se han producido a mi alrededor han sido muchas, algunas de ellas absolutamente inesperadas y repentinas. El mundo ya no tiene el mismo aspecto que en mi juventud y mi madurez. Han contribuido a ello los cambios económicos, políticos, civiles y sociales, los descubrimientos científicos, el empleo de la tecnología más avanzada, las grandes migraciones de masas de un continente a otro o el relativo fracaso de nuestro sueño de una Unión Europea.
¿Y por qué siento la necesidad imperiosa de escribirte?
Respondo a mi propia pregunta con cierta amargura: porque tengo plena conciencia, debido a mi provecta edad, de que no se me concederá el placer de verte madurar día a día, de escuchar tus primeros razonamientos, de asistir al crecimiento de tu cerebro. En resumen: me resultará imposible hablar y dialogar contigo. Así pues, estas líneas mías pretenden ser un pobre reemplazo de ese diálogo que nunca existirá entre nosotros. Por eso, antes que nada, considero necesario hablarte un poco de mí. Quizá Alessandra, tu madre, te cuente algo, pero prefiero ser yo quien te hable de mí y de mis tiempos con mis propias palabras, aunque (así lo deseo de todo corazón) algunas de ellas, como, por ejemplo, “nazismo”, “fascismo”, “racismo”, “campo de concentración”, “guerra” o “dictadura”, te resulten remotas y obsoletas.
Roma era una ciudad maravillosa que propiciaba los encuentros: la gente te ofrecía su amistad con facilidad y, a ser posible, también un trabajo. Aun no podía creerme que hubiera conseguido salir de Sicilia, aunque también seguía soñando con los arancini que preparaba divinamente la abuela Elvira o con la pasta al horno de mi madre.
Un día, por casualidad, conocí a Sandro D’Amico, redactor jefe de la gran Enciclopedia dello spettacolo, fundada y dirigida por su padre, Silvio. Como estaba al tanto de que yo sabía mucho de teatro francés de los siglos XIX y XX y era un atento estudioso del teatro italiano contemporáneo, me propuso entrara a trabajar en la redacción de la enciclopedia como especialista en esos temas. Allí conocí a Chicco Pavolini, redactor jefe de la sección de cine –en la que pronto me invitó a colaborar- y sobrino del político fascista Alessandro Pavolini, aunque tan distinto de su tío que acabó siendo para mí como un hermano, hasta el punto de que al cabo de unos meses decidimos irnos a vivir juntos.
Mi sueldo, sin embargo, era muy escaso y tenía que complementarlo de algún modo. Acudió en mi ayuda otro amigo, Giovanni Calendoli, que por entonces dirigía la revista teatral Scenario. Yo firmaba como enviado especial a París y me encargaba, lógicamente, de las novedades teatrales francesas. En realidad, no me movía de Roma, me limitaba a leer las críticas teatrales de los periódicos del otro lado de los Alpes y de ahí sacaba el material para mis artículos. La colaboración en esa revista me permitía sobrevivir con bastante tranquilidad, pero Calendoli tenía otras ambiciones. Así, un tiempo después logró fundar una compañía teatral de buen nivel con sede estable en el Teatro Pirandello y dedicada a representar únicamente novedades de autores italianos. Me ofreció inaugurar la temporada, de modo que empecé a ensayar una comedia de Raoul Maria de Angelis, autor a la sazón muy conocido, titulada Hemos hecho un viaje. La crítica romana –que por aquella época estaba formada por intelectuales como D’Amico y Contini, de Feo y Prosperi- hizo comentarios elogiosos sobre mi dirección y así, en 1953, empezó mi carrera en el teatro. Estaba convencido de que aquel iba a ser mi camino, si bien algunas noches, casi a escondidas, incluso de mí mismo, me ponía de nuevo a escribir poemas, para luego olvidarlos a la mañana siguiente.
Fue entonces, durante los ensayos de mi primera comedia, cuando conocí a alguien que marcaría para siempre mi vida. Una amiga me presentó a una chica que había llegado hacía unos años a Roma procedente de Milán y se había licenciado en La Sapienza con una tesina sobre Pico della Mirándola. Se llamaba Rosetta dello Siesto. Mi amiga me comentó que a Rosetta le gustaría seguir de cerca la preparación de la función, y que estaba dispuesta a echarme una mano si así lo necesitaba. Así, empezó a asistir a los ensayos, pero al cabo de unos días me di cuenta de que estaba a años del mundo del teatro y sus reglas. Una o dos veces le pedí que me ayudara con algo concreto relativo a los efectos de sonido, y el resultado fu desastroso. Si no perdí los estribos fue porque me resultaba curiosamente simpática y su presencia me alegraba el día. Después del estreno de la función, me fui a Sicilia a pasar un mes con mi familia. Una semana después, me di cuenta de que no había pasado un solo día sin pensar en aquella chica. No lograba explicarme el motivo, pero había algo innegable: todas las noches, antes de dormirme, su imagen sonriente se aparecía ante mis ojos. Tenía dos amigos de la infancia, dos amigos del alma, a quienes les conté el extraño fenómeno que me estaba sucediendo.
Tengo que confesar que hasta entonces había pasado de una chica a otra con gran facilidad. La respuesta de mis amigos fue de una sencillez elemental:
-Te has enamorado.
Durante el resto de mis vacaciones sicilianas, constaté que aquella respuesta había sido de lo más acertada. De modo que, en cuanto volví a Roma, la llamé por teléfono y la invité a cenar. Aceptó.
Desde aquella noche hemos cenado juntos durante más de sesenta años. Pero de eso volveré a hablarte un poco más adelante.
Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica (ed. di Milano), 31.5.2020
Gianni Clerici e il potere alle donne

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Di nuovo Vitali
Un uomo in mutande è il libro numero 39 di Andrea Vitali con Garzanti. Il teatro è il consueto piccolo mondo di Bellano in riva al Lario, l'anno il ‘29, lo sfondo l'italietta provinciale e fascista, il protagonista è il maresciallo Maccadò. La dedica infine è per Andrea Camilleri.
Simone Mosca
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 31.5.2020
La fonica di Pinocchio
I miei suoni per Garrone e poi ai templi

Maricetta Lombardo è una delle poche donne fonico del nostro cinema. Ha lavorato con registi come Kiarostami, Martone, Sollima, e Di Costanzo. Dal 1998 è il fonico di presa diretta dei film di Matteo Garrone, come Gomorra, Dogman e il più recente Pinocchio. Ha vinto tre Nastri d'argento e per due volte il David di Donatello per il suono.
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Nel 1990 hai partecipato a un laboratorio teatrale che aveva tra gli insegnanti Andrea Camilleri. Cosa ricordi di quella esperienza?
«Era un corso di recitazione organizzato della Regione, a cui mi ero presentata solo per fare esperienza. Tra gli insegnanti c'erano i docenti della Accademia Silvio D'Amico e c'era anche Camilleri».
[...]
Giovanna Taviani
 
 

 


 
Last modified Tuesday, May, 24, 2022