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RASSEGNA STAMPA

AGOSTO 2022

 
La voce di Genova, 2.8.2022
Domani a Villa Bombrini "Pinocchio" per il Festival in una notte d'estate
La rassegna organizzata da Lunaria Teatro lascia momentaneamente piazza San Matteo per due appuntamenti speciali: domani a Villa Bombrini a ingresso libero "Pinocchio, una fiaba sonora" e venerdì 5 alla terrazza del Collegio degli Emiliani “Maruzza Musumeci”. Cancellato lo spettacolo del 4 agosto, "Le storie del mondo", per l'improvvisa scomparsa dell'attore e regista Roberto Nobile

Il Festival in una notte d'estate di Lunaria Teatro lascia, momentaneamente, la sua casa di piazza San Matteo per due serate straordinarie: la prima domani, mercoledì 3 agosto, a Villa Bombrini per “Pinocchio, una fiaba sonora”, suggestiva trasposizione dell’intramontabile fiaba di Collodi che rivive nelle scenografie di Giorgio Panni e nell’interpretazione del poliedrico Andrea Benfante - attore diplomato alla Scuola del Teatro Stabile di Genova, musicista e cantante - capace di dare corpo e voce a tutti i personaggi della storia. Lo spettacolo è a ingresso libero.
Venerdì 5 agosto il palco sarà allestito in un altro luogo molto caro a Lunaria come la Terrazza del Collegio degli Emiliani di Nervi, tradizionale sede della stagione invernale della compagnia, per il ritorno sulla scena di “Maruzza Musumeci”, adattamento dell’omonimo racconto con cui il maestro Andrea Camilleri rivista il mito di Ulisse e delle sirene, con protagonista Pietro Montandon.
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Avvenire, 3.8.2022
Elzeviro
Un ultimo caso per Montalbano: l’epidemia dei gialli

La notizia è rimbalzata a lungo allegramente in rete e sui giornali. Questi i fatti: un signore di ferrea volontà ha ottenuto, alla bella età di novantanove anni, con la votazione di centodieci e lode la laurea magistrale in Scienze filosofiche. Ma il bello è arrivato dopo. Il citato signore, infatti, ha dichiarato, quasi si rivolgesse ai fans come un Busi qualsiasi, di essere adesso impegnato nella stesura d'un romanzo intitolato Storia dei ragazzi di via Papireto, viaggio di cento anni a Palermo, che è poi la sua città, in cui darà il necessario rilievo alle sue due tesi di laurea. Gli antichi - da Cicerone a Seneca - legavano indissolubilmente la stagione ultima della vita a una condizione di saggezza. Quella in cui, magari, si pensava all'anima. O a Dio. Oggi, anche a novantanove anni, conta una sola religione, senza la quale non ci si salva: quella del romanzo. Ma perché? Si trattasse d'una bizzarria personale, la cosa finirebbe subito qui: il fatto è che tale episodio ci restituisce come pochi altri una caratteristica dello spirito del tempo che, fino a qualche decennio fa, nessuno avrebbe mai, non dico preconizzato, ma nemmeno immaginato. Una caratteristica che ha a che fare senz'altro con la storia letteraria, ma che trapassa in quella del costume con non poche conseguenze di ordine generale. La prima avvisaglia - un lampo improvviso nel cielo immobile delle nostre Lettere - è databile al 1980: quando arrivò in libreria Il nome della rosa di Umberto Eco, accompagnato da quel successo planetario che tutti conoscono. Poi è esploso, consacrando il fenomeno a livello di un consenso popolare mai visto, il caso Camilleri, con l'invenzione del commissario più amato forse del mondo, quel Montalbano così politicamente corretto, machista e progressista, tale da essere apprezzato in modo unanime tanto a destra che a sinistra. Un consenso che oggi continua, in nessun modo inclinabile, coi personaggi dei romanzi di Maurizio De Giovanni, amatissimo dai lettori, il quale significativamente, seppure non avesse nulla da dire di particolarmente saliente, è diventato, ai tempi più cruenti della pandemia, opinionista giornaliero su una rete Rai. Che cosa hanno in comune Eco, Camilleri e De Giovanni? Semplicemente quella di essere acclamatissimi autori di almeno un giallo di grande successo. Ritorniamo all'anziano scrittore in erba palermitano da cui avevamo cominciato: perché questo bisogno di scrivere un romanzo a tutti i costi, così impellente da sopraffare ogni altra pulsione, che poi, nella maggior parte degli scriventi coincide col desiderio di pubblicare un giallo? Alfonso Berardinelli lo aveva già detto in termini chiari, in un suo bellissimo libro perentorio fin dal titolo: Non incoraggiate il romanzo (2011). Composto proprio per contrastare la fagocitazione di tutti gli altri generi letterari. E per rispondere anche alla diffusione tra le scrittrici e gli scrittori di un altro mito pertinace e pernicioso, del tutto in contraddizione con quella che è stata la vera vicenda secolare del romanzo non solo italiano: il mito che affida alla pubblicazione d'un romanzo il solo scopo di raccontare una storia. La situazione, quanto al caso specifico del giallo, ha qualche cosa di incomprensibile e, insieme, di paradossale. Se stiamo alla storia della letteratura del Novecento, ci rendiamo subito conto che, posto il discorso nei termini legittimi (estetici insomma, non merceologici), quello del giallo dovrebbe risultare ormai per tutti un capitolo chiuso, magnifico quanto si vuole ma defunto. Esauritasi con Agatha Christie la fase classica inaugurata da Edgar Allan Poe e proseguita da Arthur Conan Doyle, i conti definitivi sono stati problematicamente fatti, tra gli altri, da Friedrich Dürrenmatt e Leonardo Sciascia, i quali hanno decostruito irreversibilmente l’architettura del giallo stesso e i suoi fondamenti. La posizione di Dürrenmatt e Sciascia, prima che tecnica, era storica e filosofica. In altri termini: in un mondo in cui regna il caos e la verità si è relativizzata, com'è possibile, se non in termini di un assoluto anacronismo, continuare ad avere fede nei riti investigativi d'un commissario, si chiami Montalbano o Ricciardi? E che senso ha, dunque, la proliferazione davvero inquietante dei loro imitatori? Quel che preoccupa non è che si scrivano ancora gialli, ma che li si scriva con la convinzione di essere nella Letteratura. Il canone, come sapeva Harold Bloom, rilutta alle facili consacrazioni. Mai cederemo perciò all’idea di vedere seduti insieme sugli stessi scranni Camilleri, Pirandello e Sciascia. L’irruzione del primo nel canone significherebbe la morte eterna degli altri due. Tolleranza critica zero per i giallisti di oggi. Se ci sta ancora a cuore quel poco che resta della Letteratura.
Massimo Onofri
[Potremmo commentare “alla Rocco Schiavone”, ma ci asteniamo dal farlo, NdCFC]
 
 

Fahrenheit, 3.8.2022
Processo al genere giallo
Cliccare qui per ascoltare la puntata

[…] 15.40 Processo al genere giallo: con Massimo Onofri, scrittore e critico letterario, insegna letteratura italiana contemporanea presso l'Università di Sassari, tra i suoi libri l'ultimo "Tutti a cena da Don Mariano. Letteratura e mafia nella Sicilia della nuova Italia", Inschibboleth 2022, e con Luca Crovi, tra i suoi libri "Storia del giallo italiano", Marsilio e "La storia del giallo in 50 investigatori", Centuaria […] Con Susanna Tartaro
 
 

Leggo, 3.8.2022
Un'altra estate con Montalbano: sei racconti firmati da Andrea Camilleri

Istruzioni per l'uso: sono racconti e non romanzi, dunque chi è amante della narrazione breve si accomodi pure, chi preferisce il bel libro diviso in capitoli si astenga o quantomeno non arricci il naso dopo l'avvertenza; ovviamente niente di nuovo sotto il sole di Vigata e il commissario più popolare dell'ultimo mezzo secolo (Montalbano) è oramai quel che è stato, visto che ci ha lasciati orfani tre anni or sono il suo padre letterario; qualcuna delle storie, o un particolare di esse, ha fornito spunti per altre, sviluppatesi più compiutamente, e dunque sono superflue le battute «questa l'avevo già sentita» o sull'«usato sicuro».
Ciò premesso, mettiamola così: scoprire ne La coscienza di Montalbano in cui astutamente Sellerio raccoglie sei racconti quasi fossero stati scritti apposta per la controra afosa o per l'auspicata brezza serotina di questa rovente stagione il dono della sintesi nella prosa, a volte compiaciutamente dettagliata, di Andrea Camilleri, il tratto breve, il paesaggio a punta di matita, il ritratto appena sbozzato, l'andar dritti al nocciolo della faccenda evitando troppi fondali e troppi comprimari, è quasi una scoperta.
D'accordo, magari c'è appena la traccia di un romanzo che sarebbe venuto dopo o la sagoma di un personaggio che sarebbe stato più avanti approfondito ma a garanzia del lettore ci sono l'empatia e la complicità a intermittenza del creatore con la sua creatura e quel ritratto in filigrana di una Sicilia un po' autentica e un po' sceneggiata.
Totò Rizzo
 
 

Oggi, 3.8.2022
Parla Vincenzo Mollica: “Quando con Andrea Camilleri scherzavamo sulla cecità” – esclusivo
Il mitico critico televisivo si confessa con il settimanale Oggi in edicola. Parlando dei grandi che ha conosciuto in carriera. Da Fellini al papà di Montalbano. E alla moglie, con cui sta per festeggiare 50 anni di matrimonio, ha già dettato l’epitaffio…

Il settimanale Oggi, in edicola dal 4 agosto, pubblica un’ampia intervista che Vincenzo Mollica ha rilasciato al Festival della Parola e in cui racconta aneddoti su molti dei grandi che ha intervistato, da Gaber a Fellini, da Sordi a De André, da Fiorello a Vasco Rossi
E FELLINI… - “Fellini mi ha insegnato l’arte di vedere, di capire il senso delle cose che vedevo”, dice Mollica a Oggi. “Con Camilleri, che aveva il glaucoma come me, negli ultimi tempi facevamo un gioco. Siccome un giorno vedevamo solo nebbia e luce e quello successivo solo penombra e buio, ogni tanto mi chiedeva: ‘Vincenzino, come è oggi la giornata?’. E io: ‘Luce piena’. ‘Bene, allora andiamo d’accordo…’. Una delle ultime volte mi disse: ‘Vincenzino, vieni qui che ti voglio abbracciare’. E io: ‘Certo Andrea, se ci incontriamo’. Poi, grazie all’aiuto della sua assistente, ci abbracciammo. È stato un abbraccio che durerà per sempre”.
[…]
 
 

ToscanaMediaNews, 4.8.2022
La notte di mezza estate non è nera: è gialla!
“Da anni e anni oramà a Vigàta si era pigliata l’usanza che la notti di Ferrausto, quella tra il quattordici e il quinnici, chiossà di mezzo paìsi scasasse per annare a passare la sirata nella pilaja”.

Peccioli — Questo l’incipit in dialetto siciliano scelto nel racconto di Andrea Camilleri, che si intitola La notte di Ferragosto. Esso è compreso nella raccolta Ferragosto in giallo (Sellerio, 2013), appena riedita, costituita da sei brevi storie ambientate proprio nel bel mezzo del periodo estivo e firmate da altrettanti scrittori famosi, italiani e stranieri: Andrea Camilleri, Gian Mauro Costa; Alicia Giménez-Bartlett, Marco Malvaldi, Antonio Manzini, Francesco Recami.
Il racconto giallo è un genere delicato e difficile. A differenza del romanzo, è un congegno perfetto ridotto in miniatura; lo spazio è ristretto e tutte le parti devono funzionare. La breve estensione della narrazione, rispetto a quella del romanzo, richiede che dall’equilibrio iniziale di una situazione normalissima, si passi d’improvviso, dirompente come un’esplosione, a un colpo di scena inatteso.
In questi giorni di festa, a metà dell’estate, proprio quando tutto in Sicilia è avvolto dalla calura e resta immobile, quando sembra che niente possa accadere – situazione di assoluta normalità con improvvisa rottura- viene ritrovato, sulla spiaggia di Vigata, il corpo di un uomo morto con una siringa in vena. Montalbano si trova con Livia proprio qui e, sospettando una montatura, arriva a scoprire il colpevole.
Un milionario russo di Marco Malvaldi è stato assassinato nel resort non lontano dal BarLume: il Barrista e i Vecchietti cercano la donna scomparsa. Manzini inscena una rapina in banca finita quasi in strage: il vicequestore Rocco Schiavone gioca un po' sporco, come al solito. Nel cuore afoso delle ore piccole, una splendida fuggitiva irrompe nella Casa di ringhiera di Recami: tutto in una notte per il vecchio De Angelis con la sua auto feticcio e, dietro, il corredo di equivoci sarcastici da ballatoio. Un attentato nel ricco mondo dell'industria vinicola siciliana: Baiamonte, steso sulla sdraio, indaga per noia. Una pistola da collezione ha ucciso la moglie del commissario Carreras e ogni indizio accusa il marito: Petra Delicado e Fermin Garzón scommettono sul Vero amore.
Da Salvo Montalbano a Petra Delicado, gli investigatori presenti in questa raccolta, con le loro poderose personalità, colmano totalmente lo spazio della narrazione, non meno di quanto lo facciano gli intrecci che sono chiamati a dipanare.
“La vita andava avanti lo stesso, spietata e inutile come quei giorni di agosto”, infatti gli eventi accadono prepotenti, per mettere alla prova i protagonisti di queste stesse storie.
Signore e signori, rendiamo belli e utili questi giorni di agosto: leggiamo, leggiamo, leggiamo. Noi consigliamo gialli, ma voi leggete un po' quel che volete. L'importante è leggere.
A cura della Biblioteca Fonte Mazzola di Peccioli.
 
 

Sellerio Editore, 5.8.2022
Michele Riondino legge 'Pensione Eva' di Andrea Camilleri. Da oggi su Storytel disponibile l'audiolibro
Disponibili su Storytel due nuovi audiolibri di Montalbano

Michele Riondino legge Pensione Eva di Andrea Camilleri e con la sua voce calda e ammaliante ci trasporta in una Vigàta d’altri tempi in mezzo a una galleria dolce e amara di storie e personaggi fatta di umorismo e di tragedia, di magia e di morte. Un romanzo di formazione con tutti gli ingredienti della narrativa del grande uomo di teatro che è stato il padre del commissario Montalbano.
Approfittate dell'offerta ancora valida per la community di Sellerio: 30 giorni di ascolto gratis (anziché 14).
Buon ascolto!
 
 

La Repubblica - Il Venerdì, 5.8.2022
Sicilia. Quanti bestseller nell’isola che non c’è
Nobili famiglie, uomini belli e tenebrosi, paesaggi marini e granite: spopolano i libri ambientati in una Sicilia da sogno. Che somiglia sempre meno a quella reale

Le guide ai luoghi immaginari dovranno essere aggiornate. Queste "mappe fantastiche" sono state un vero successo editoriale. Ma adesso rischiano la vetustà. Perché accanto alla leggendaria Thule, vicino alla Escondido di Corto Maltese, nei pressi del magico regno di Atlantide, dalle parti della tolkieniana Terra di Mezzo, tra i Campi Elisi dei greci e la britannica Camelot di re Artù, dovranno aggiungere presto la Sicilia. Proprio così, l'intera Sicilia, che di "reale" ormai non ha più niente.
La Sicilia concreta, sulla base dei parametri economici (che fotografano i tassi di disoccupazione, emigrazione, consumi, trasporti, qualità della vita) rischia di scomparire dall'orizzonte della civiltà occidentale, e non da ieri, come l'Isola Ferdinandea inabissatasi per sempre nel 1832. Ma intanto, al pari della Fenice dalle ceneri, è sorta al suo posto un'altra Isola fantastica, fantasmatica ma incontaminata, dell'inconsistenza delle nuvole ma favolosa, oggetto di sogni sensuali pari a quelli della Teresa d'Avila scolpita da Bernini.
Un esempio? Ultimamente Palermo è diventata un Monopoli. Proprio così: il gioco più famoso del mondo ha dedicato una sua edizione alla città. In sede di presentazione, la direttrice del Teatro Biondo, Pamela Villoresi, ha sottolineato: "Quale altra città se non Palermo può raccontare un sogno?". Ma attenzione: oggi abbiamo a che fare con una nuova versione onirica, da cui i siciliani non vorrebbero essere svegliati, e della quale il Principe del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa discettava con l'inviato piemontese Chevalley. Si tratta di una inedita "macchina della fantasia", fatta in casa e a basso costo. Una più alta e sofisticata forma di ipnosi ha cancellato in un sol colpo il "perturbante" siciliano (in senso freudiano), smussando gli angoli, rimuovendo la memoria storica, raschiando spigoli e brutture, per rilasciarci infine un luogo "letterario" puro, per la prima volta scambiato per "reale" dai suoi tantissimi estimatori.
Mai tanta "magica" Sicilia, nell'editoria. L'estate ne è invasa. Libri su libri. Vero che c'è stato il trentennale delle stragi del '92, a capitanare l'invasione. Ma poi, a fianco degli autori trentennalisti, sono arrivati anche i "dintornisti" del trentennale stesso, quelli che hanno infilato il truce anniversario per una volta di traverso, occupandosi anche del privato degli "eroi antimafia". In fondo, era stata già Ilda Boccassini ad aprire quella porta. Quando nel suo memoir per Feltrinelli la giudice milanese ha rivelato la storia d'amore con Giovanni Falcone, ci ha bruscamente riproposto in un terreno inedito (quello di solito asettico delle vicende giudiziarie) l'antico tema brancatiano (già affrontato da D.H. Lawrence) del "bel tenebroso" maschio siculo. In fondo, non era proprio così che Andrea Camilleri aveva disegnato il suo originario commissario Montalbano? Capelli lunghi, folti, neri, baffoni consistenti, ad accompagnare una straripante fisicità, prima che venisse usurpato dal calvo attore Zingaretti?
Il critico letterario Salvatore Ferlita spiega: "Sembra di essere nel pieno di una superfetazione di una Sicilia parallela a quella reale, un mondo di fantasia e di sogno che alligna anche nel potente motore della tradizione letteraria regionale, ma che si sta sviluppando secondo leggi proprie". Il mito al posto del realismo. Ma da dove mai è nato tutto questo?
Forse da un naufragio, quello del nobile musulmano Ibn Jubayr, che nel 1185 di ritorno dalla Mecca alla volta di Granada viene trascinato dalle tempeste proprio nell'Isola allora governata dai Normanni. L'autore (oggi riproposto da Adelphi in Viaggio in Sicilia) apre la strada alla letteratura sul "Grand Tour sicilianista" (culminata poi con Goethe): non nega il fetore dei mercati ma, tra lune che sorgono, fiumi e giardini, rilascia quel contesto da Mille e una notte che da allora diventerà leggenda.
Ma oggi? Questa Sicilia "felice", senza ombra di mafia, bombe e ruvidità, è figlia di Andrea Camilleri. A sua insaputa. Il maestro agrigentino aveva depurato il ciclo del suo commissario dalla incombente presenza in Sicilia di Cosa Nostra. Finendo, però, per cadere in una trappola uguale e contraria a quella di Leonardo Sciascia, che più volte lui stesso aveva denunciato. Sciascia, quando nel 1968 il suo Il giorno della civetta venne trasposto in pellicola, si sorprese delle simpatie che presso il pubblico cinematografico suscitava la figura del boss, don Mariano. A Camilleri è accaduto analogo fraintendimento: l'Isola "senza mafia" (pertinente nei suoi gialli) non solo ha fatto da alambicco alla nuova visione di una terra fantastica e irreale, ma ha finito per depurare in questa chiave persino le serie tv che di mafia si sono occupate, sforzandosi però di semplificare sempre contesto e complicità. Prova ne sia l'agrigentino Roberto Mandracchia, che licenzia per minimum fax Don Chisciotte in Sicilia: il suo protagonista, 78 anni, pensionato impazzito per i gialli, si convince di essere il camilleriano commissario Montalbano e, in compagnia di un venditore ambulante senegalese, si getta a capofitto in un carosello di indagini, risse e agguati.
Matteo Di Gesù, docente di Letteratura all'Università di Palermo, pone in proposito una questione della lingua. Nel 1994 Camilleri pubblica La forma dell'acqua. "E inventa, con ingegno e ironia, un linguaggio, un dialetto siciliano che non esiste, e che da quel momento tutti vogliono parlare". I precedenti, ricorda Di Gesù, erano frustranti: Domenico Tempio, Giovanni Meli, e prima di loro persino il "petrarchismo" cinquecentesco siciliano, non erano mai salpati fuori dall'Isola. Lo stesso attesissimo (ai suoi tempi) Horcynus Orca di Stefano D'Arrigo era rimasto un monolite per esegeti. Intanto nel cinema imperava, come gergo sicilianista, lo pseudo-catanese dei film di Franchi-Ingrassia e Lando Buzzanca (ma anche del Mimì metallurgico di Lina Wertmüller e delle pellicole sicilian noir con Gian Maria Volonté).
Camilleri, invece, compie il miracolo. "Fa scoprire al mondo la lingua siciliana, inventandone una inesistente" spiega Di Gesù. E dall'invenzione di una lingua, si può ipotizzare, decolla il volo di una "IperSicilia" immaginaria, inventata e ricreata anch'essa di sana pianta. Arriveranno così anche le storie di secondo e terzo grado. Alcune avranno come protagonista un cronista d'inchiesta. Ma attenzione: non è la sua inchiesta a venire pubblicata. Dell'inchiesta non importa più a nessuno. Quel che serve è il personaggio, che in camicia di lino consuma granite di limone nel bar di fronte al mare, in un idillio senza fine.
Il fascino dell'esotico, ricorda Di Gesù, perseguita la Sicilia sin dai tempi di Goethe. Persino il "realismo" di scrittori come Sciascia, Consolo e Bufalino verrà spesso interpretato in Italia come un "oggetto estraneo", tanto affascinante quanto incomprensibile, che poco riguardava il resto del Paese. Ma almeno restava allora un elemento "perturbante". Abolito il quale, un flusso di fascinazione irresistibile ha premiato, tra l'altro, il successo della saga dei Florio di Stefania Auci. Che però, già al secondo volume, si è dovuta misurare con le spine del delitto Notarbartolo, il primo omicidio eccellente di mafia, che non vide del tutto estranea la nobile famiglia. Un episodio che rischiava di fare implodere l'intera favola.
Ma c'è una pattuglia di "irriducibili" che, in tanta bulimia editoriale, non dribbla il "disturbante". Da Sandra Rizza a Enzo Mignosi (Ianieri editore), da Beatrice Monroy (Arkadia) a Gian Mauro Costa (Mondadori), da Francesca Maccani (che per Rizzoli ha tratto dalle memorie del quartiere Acquasanta una storia di donne) a Guidorizzi e Romani (Cortina) con una robusta guida mitologica. Oppure "retrospettive" come l'antologia dell'editore Navarra Tessere di luce (dedicata alla letteratura siciliana dal Duecento a oggi) o la ristampa di Inventario siciliano di Enzo Sellerio, ci danno frammenti di una Sicilia vera, che risveglia dal sogno ingannatore.
Piero Melati
 
 

Festival In una notte d'estate, 5.8.2022
Terrazza Teatro Emiliani - Nervi
Maruzza Musumeci
dal romanzo di Andrea Camilleri
con Pietro Montandon
scene Giorgio Panni Giacomo Rigalza
regia Daniela Ardini
Lunaria Teatro Genova

Camilleri rielabora con humor grottesco la vendetta delle sirene... una storia “affatata” d’amore tra due persone completamente diverse... il canto delle sirene ci ammalia ancora.
 
 

La Repubblica, 7.8.2022
Il ritorno di Montalbano ma stavolta è restaurato
Su Rai 1, dal 14 settembre, i primi film de 'Il commissario Montalbano', interpretato da Luca Zingaretti

Specie in questi giorni, viene da chiedersi: «Chissà che direbbe Andrea Camilleri», sempre lucido e tagliente nei giudizi. Il padre del commissario Montalbano è morto nel 2019. Pochi giorni fa è scomparso un grande protagonista del mondo creato dallo scrittore, Roberto Nobile, che interpretava il giornalista di Tele Libera amico di Salvo.
La fiction diretta da Alberto Sironi con Luca Zingaretti, Peppino Mazzotta, Cesare Bocci, Angelo Russo, Katharina Böhm nei panni dell’eterna fidanzata Livia (poi interpretata da Sonia Bergamasco), resta una delle serie più belle della Rai, un classico. Dopo tante repliche, dal 14 settembre arrivano su Rai 1 le prime puntate — che debuttarono su Rai 2 nel 1999, seguite da oltre 6 milioni di spettatori — in una nuova veste. La casa di produzione Palomar, che realizza Montalbano con RaiFiction, le ha fatte restaurare a Bologna dal 35 millimetri al 4K e saranno trasmesse anche sul canale Rai4K. Un tuffo nel passato con quattro storie bellissime: Il ladro di merendine, La voce del violino, La forma dell’acqua e Il cane di terracotta. Una folgorazione per il pubblico; non a caso dalla terza stagione, nel 2002, la serie fu spostata su Rai 1, con record di ascolti — oltre dieci milioni di spettatori con il 40% di share. Nel 2017 Come voleva la prassi, conquistò 11 milioni 300mila spettatori e il 44,1%.
La Sicilia di Camilleri portata in tv con la lingua, i colori, i sapori, è stata un colpo di fulmine. Nel Ladro di merendine, dove appare come guest star Afef Jnifen, si intrecciano due delitti, quello del signor Lapecora, trovato ucciso nell’ascensore e del tunisino Ahmed, cadavere su un peschereccio. Ma Montalbano si troverà a indagare anche su un piccolo ladro, nipote del marinaio ucciso. Livia vorrebbe adottarlo.
Nel caso La voce del violino l’indagine è concentrata sulla morte di Michela Licalzi (Alessia Merz), trovata nuda e uccisa per soffocamento in una casa abbandonata. Indiziato principale è un ragazzo che provava un sentimento morboso, ma l’oggetto al centro della vicenda è un violino molto costoso, appartenuto alla donna. Nel cast c’è Sergio Fantoni. Nell’indagine La forma dell’acqua fa il suo ingresso Ingrid (Isabell Sollman), l’amica svedese del commissario, che in un primo momento viene sospettata della morte dell’ingegner Luparello, in realtà deceduto tra le braccia del suo amante (Giorgio Lupano).
La vecchia mafia si presenta nell’episodio Il cane di terracotta in cui il boss Tanu ‘u Greco, deciso a ritirarsi perché l’organizzazione non segue più l’antico codice d’onore, rivela a Montalbano l’esistenza di un arsenale di armi nascosto in una grotta. La polizia trova anche due scheletri vegliati da un cane di terracotta e un piattino con alcune monete. Leopoldo Trieste svela il mistero. Zingaretti ha spiegato come, dopo la morte del regista Sironi e dello scenografo Luciano Ricceri, creatore e scopritore dell’immaginario montalbaniano sullo schermo— dalle case agli scorci di Sicilia che ha incantato milioni di fan — un ciclo si era chiuso. È scomparso il grande Marcello Perracchio, che interpretava il medico legale, il dottor Pasquano divoratore di cannoli. Gli episodi sono vecchi, la magia resta.
Silvia Fumarola
 
 

Inquieto Notizie, 7.8.2022
Palmi, il ricordo di Andrea Camilleri allo Stretto Film Festival. Mazzotta: «Grande intellettuale e persona dalle doti umani straordinarie»

[…]
Ad aprire la serata è stato il focus sul cinema che ha visto protagonista l’attore Peppino Mazzotta, membro della giuria del Festival insieme ai Manetti Bros. e a Francesco Tortorella.
L’attore ha parlato degli anni in cui ha frequentato proprio a Palmi l’Accademia di arte drammatica della Calabria, del suo rapporto con i personaggi che interpreta – in particolare l’ispettore Fazio nella serie tv Rai Il Commissario Montalbano – e dell’esperienza in “Anime Nere”, film diretto da Francesco Munzi che parla delle sventure di una famiglia calabrese collusa con la ‘ndrangheta.
«Sono tanti i ricordi che mi porto dentro dalle esperienze sui set – ha raccontato Mazzotta – ma se ce n’è uno più grande è senza dubbio quello di Andrea Camilleri e di Alberto Sironi, venuti a mancare tre anni fa a distanza di poco più di un mese l’uno dall’altro. Di Camilleri abbiamo conosciuto e apprezzato tutti le sue doti da intellettuale, critico e pensatore quasi illuminato, ma non meno elevate erano le sue doti umane. Sempre vicino a chi ha lavorato con lui, provvido di consigli e belle parole. Una figura che manca a me e a tutti, perché è così: quando viene a mancare qualcuno che è stato un punto di riferimento, ci sentiamo un po’ orfani».
[…]
Viviana Minasi
 
 

la Lettura – Corriere della Sera, 7.8.2022
Lillo Basile, prof siciliano in pensione, lettore di gialli, si convince di essere Montalbano. E indaga, indaga... Accanto a lui, Roberto Mandracchia colloca naturalmente un «Sancio-Fazio», un Ronzinante-Ape car e mulini a vento-pale eoliche
Don Chisciotte sbarca a Vigàta
Stile 3/5
Storia 4/5
Copertina 4/5

Breve storia dell'influenza del Don Chisciotte della Mancia (1605) sulla letteratura, attraverso due famosi cortocircuiti prospettici.
Il primo: la continuazione apocrifa, nel 1614, di Alonso Fernández de Avellaneda, a cui Miguel de Cervantes risponde, nel 1615, con un seguito ufficiale, meta-romanzesco e inappellabile (il protagonista muore).
Il secondo: Borges che, nel 1939, pubblica un racconto, «Piene Menard, autore del Chisciotte», su un tizio che prende alcune parti dell'opera di Cervantes e le ricopia parola per parola, «impersonandone», così, l'autore — proprio come l'hidalgo Alonso Quijano, a furia di leggere poemi d'avventura, «diventa» un cavaliere errante. Dopo il doppio avvitamento di Borges, al paladino della Mancia restava giusto da esplorare il crossover, la fusione o l'incontro con un altro eroe.
Così, Roberto Mandracchia — 1986, qui al suo terzo romanzo — ha ben pensato di sovrapporlo a Montalbano. Nel suo Don Chisciotte in Sicilia (minimum fax), Lillo Vasile, un professore siciliano in pensione, lettore appassionato di gialli, soprattutto quelli scritti dal conterraneo Andrea Camilleri, si convince di essere il famosissimo commissario di Vigàta, e comincia a indagare sul furto di una busta contenente cinquemila curo in contanti. Lo scudiero Sancio Panza? Qui è l'ispettore Fazio, ovvero Ousmane, un venditore ambulante senegalese che ripete ossessivamente di avere «moglie e cinque figli». Il cavallo Ronzinante? La «lapa», l'Ape car, di Ousmane-Fazio, «carica di teli da mare, materassini e ciambelle a forma di unicorno». I mulini a vento? Facile: le pale eoliche, non più giganti «dalle smisurate braccia» ma «la disgrazia della nostra terra», «cosi di gente tinta e tinta assà», e cioè «la mafia, Fazio, la mafia!».
Primo punto a favore dell'idea di Mandracchia: il Sud Italia è il contesto ideale nel quale collocare un moderno don Chisciotte, per via delle sue ambiguità, del feticismo per il deperimento e della tenacia con cui il passato continua a tallonare il presente. Ma anche perché, in regioni come la Sicilia, la Puglia o la Calabria, il sospetto che dietro a una cosa ce ne sia un'altra — più bella o più brutta, magica o naturale — sorge molto di frequente. Al Sud, la rabbia di una persona colta che si chiede se sia la sola a vedere cultura e bellezza in ciò che la circonda, trasformando la propria frustrazione in negazione e isolamento, è una costante.
Da qui, la sovrapposizione con Montalbano. E cioè con uno donchisciottesco a sua volta, dotato com'è di un senso della giustizia che non ha niente di contemporaneo, e collocato in uno spazio-tempo onirico e trasfigurato.
Da questo punto di vista, Montalbano è l'emblema del falso che si spaccia per vero, il più interessante caso di realismo-che-non-lo-era della storia della narrativa recente. (Nonché il solo eroe romanzesco in cui possa immedesimarsi uno che si sente un po' ribelle e un po' conservatore, né atletico né fiacco, né giovane né vecchio, né scapolo né ammogliato).
Naturalmente, un romanzo incentrato su un'emulazione di Montalbano solleva un problema linguistico. La parola, relativamente al personaggio inventato da Camilleri, è più identificativa della fisionomia, che ha sempre oscillato tra quella fedele al romanzo (di un cinquantenne con i baffi) e le fattezze dell'attore che lo interpreta sugli schernii televisivi, Luca Zingaretti.
Quindi, in Don Chisciotte in Sicilia la metamorfosi del protagonista passa da una vestizione lessicologica: se ad Alonso Quijano, per trasformarsi in un cavaliere, servono l'armatura dei suoi avi e una visiera di cartone, a Lillo Vasile basta l'uso intensivo del dialetto di Vigàta. Ne consegue che, dovendone imitare parte della prosa, Roberto Mandracchia omaggia i gialli di Camilleri fino a farne una specie di cover, sia nella lingua — appena più misurata dell'originale — che nella struttura.
Il suo «giallo», infatti, per quanto ricchissimo di riferimenti all'opera di Cervantes, procede proprio come una classica avventura di Montalbano: pagine e pagine di incontri ai limiti dell'assurdo, dialoghi allusivi e surreali, una serie di faticosi giri a vuoto e poi, proprio alla fine, quando tutto sembra troppo intricato per tirare delle conclusioni, una risoluzione esplicitata via monologo del protagonista.
Questo non significa che Don Chisciotte in Sicilia possa essere scambiato per una specie di Montalbano apocrifo. C'è molto, troppo senso del presente, fuori dalle farneticazioni di Lillo Vasile, perché l'emulazione possa contagiare la mente del lettore.
Da scrittore contemporaneo, e come molti suoi coetanei terrorizzato dall'inverosimile, Mandracchia rende stilisticamente pulitissimo un romanzo a cui si sarebbe perdonata qualsiasi intemperanza, qualsiasi arditezza, persino una caduta. Invece, sceglie di mettersi da parte e fare risaltare tutte le peculiarità narrative che Camilleri ha portato via con sé: la Sicilia espressionista, il profluvio di metafore, l'alternanza a volte naturale e a volte più marcata tra la risata e la commozione.
La parodia del genere cavalleresco che animava il Don Chisciotte, in Mandracchia si sposta sul piano «ammirazione per due autori insuperabili», mentre la nostalgia di Quijano per i valori perduti viene sostituita dal desiderio di Vasile di contare qualcosa, di essere visto e rispettato, come anziano e come uomo sensibile. Il suo rifiuto è la risposta a un presente particolarmente cinico, che svilisce chiunque provi a concentrarsi sul valore intellettuale e affettivo delle cose.
Don Chisciotte in Sicilia ricorda perché l'originale di Cervantes sia tanto amato, meriti letterari a parte: tutta la storia ruota intorno a un uomo comune che, respingendo il reale, diventa effettivamente più coraggioso, forte e ottimista, e trova meno gravosa la propria solitudine. Mandracchia torna sulla stessa strada in un'epoca in cui rapportarsi a chi non crede alla verità è nettamente più problematico, ma Lillo Vasile che pronuncia, serio, «il commissario Montalbano sono» funziona, ed è l'unico negazionista che ci piace.
Nicola H. Cosentino
 
 

AgrigentoNotizie, 8.8.2022
Ecco "piazzetta Camilleri": una parte della via Atenea dedicata al papà di Montalbano
La proposta passa in giunta, ma servirà l'ok definitivo da parte della Prefettura prima che si possa procedere

Agrigento potrebbe avere presto una via della città, anzi, una piazzetta, dedicata ad Andrea Camilleri. Il provvedimento è stato deliberato dalla giunta nei giorni scorsi, pur rimettendo totalmente ogni effettiva decisione nelle mani della Prefettura.
La proposta è stata avanzata alla giunta dall'assessore Roberta Lala ma, da quanto ci risulta, l'idea si sarebbe sviluppata in un contesto più ampio di promozione connesso al rapporto (in realtà pressocchè inesistente) tra il papà del Commissario Montalbano e il capoluogo. La proposta, nel dettaglio, non prevede l’intitolazione ex novo di una via della città all'autore, ma la trasformazione della tutto sommato anonima "piazzetta dello scrittore" in una piazzetta Camilleri. Ci troviamo, per la precisione, nel pieno della via Atenea in quell'area che oggi già ospita la statua dello scrittore empedoclino. Un nome generico, quello scelto dall'amministrazione Firetto, per superare una difficoltà normativa: è infatti necessario che sia il prefetto a decidere sulle intitolazioni di strade, piazze o spazi pubblici a personaggi deceduti da meno di 10 anni.
Se in genere non si registrano particolari resistenze, soprattutto se si tratta di soggetti di chiara fama e che riscuotono un interesse pubblico generale, questo passaggio dovrà consumarsi nel rispetto delle leggi, nonostante l'atto di giunta sembri attribuire direttamente il toponimo, salvo poi precisare il trasferimento degli atti all'ufficio territoriale del Governo. Una linea d'azione ben diversa da quella seguita per un'altra richiesta, cioè quella di intitolare una via al regista Tony Cucchiara, recentemente defunto.
Rispetto a questa ipotesi (la via scelta sarebbe una traversa tra la via dei Fiumi e la chiesa di Santa Rosa), la commissione Toponomastica ha rimesso tutto alle decisioni della Prefettura, ma nulla in tal senso è stato deliberato dalla giunta.
 
 

Hindustan Times, 9.8.2022
Books
Essay: On Andrea Camilleri’s Inspector Montalbano Series
Food is the counterpoint to the grimness of violent death in Camilleri’s police procedural stories set in Sicily, for there is constant celebration of life in food

When Andrea Camilleri died in 2018, at the ripe age of 93, he left not a void but a full and rich granary, something that still feeds the millions of readers who mourned his passing. His Inspector Montalbano series, brought to us through Stephen Sartarelli’s brilliant translations, are among those books that can be read multiple times and still afford the same amount of pleasure. The bonus is watching the TV series.
Camilleri started on the first Inspector Montalbano novel when he was 70, as an experiment that would presumably end with the first book. His inspiration came from an essay on the rules of writing a detective novel by Leonardo Sciascia and also from working alongside Diego Fabbri, who adapted Georges Simenon’s Maigret novels for television. At the same time, he took up the challenge of writing a detective story based in Sicily, which Italo Calvino had stated to be impossible. He also wanted a break from writing his ‘historical novel’, The Brewer of Preston. But his is a classic example of the author’s creation taking over his life, something he had so far disbelieved. Montalbano soon became his alter ego and spokesman in the two dozen or more books that he wound up writing. Want of space prevents me from writing all I want. Besides, where would I begin and where end?
There is, for instance, his intertextual and allusive narrative in which we might find Pirandello, Faulkner, James Joyce, Leonardo Sciascia and Manuel Vasquez-Montalban — in fact, the name of Camilleri’s detective, Salvo Montalbano, is a homage paid to Montalban.
Camilleri is said to have invented his own language: what he used was Italian for formal conversation and dialect for conversations among peers. Sartarelli’s use of cockney and mispronunciations where necessary is a stroke of genius. Ribald humour and wit season much of the narrative. Most of the comic relief, however, comes in the person of Catarella, “poisonally in poisson”, and his linguistic and cognitive disabilities. One of many instances is when Catarella, in The Terracotta Dog, asks his Chief for the name of a medical specialist.
“Specialist in what, Cat?”
“Gonorrhoea.”
Montalbano had looked at him open-mouthed.
“Gonorrhoea? You? When did you get that?”
“I got it first when I was still a li’l thing not yet six or seven years old.”
“What the hell are you saying, Cat? Are you sure you mean gonorrhoea?”
“Absolutely. Had it all my life, on and off. It’s here and gone, here and gone. Gonorrhoea.”
On the serious side, Camilleri’s radical political views and open criticism of the Berlusconi government, which he saw as the rightful spawn of the fascist regime of the past, provoked the ire of the Right wing but he responded to it with airy disclaimers, such the note which appears at the end of The Shape of Water:
“I believe it essential to state that this story was not taken from crime news and does not involve any real events. It is, in short, to be ascribed entirely to my imagination. But since in recent years reality has seemed bent on surpassing the imagination, if not entirely abolishing it, there may be a few unpleasant coincidences of name and situation. As we know, however, one cannot be held responsible for the whims of chance.
A repressive regime breeds moral and emotional corruption, which affects every sphere of personal and social life. And it follows that the investigation of any one crime exposes others that point to the greed and cruelty that only humans are capable of; and consequently, to the divorce of sex from love. As Camilleri himself put it, ‘I deliberately decided to smuggle into a detective novel a critical commentary of my times.”
To write about the mafiosi is almost unavoidable for a crime writer in Sicily. However, in Camilleri’s novels the mafiosi play a secondary role, “…not because I fear them but I believe writing about the mafiosi often makes heroes out of them…This is a gift I have no intention of offering to the mafia.”
Above all, there is the protagonist himself. Characters and situations unveil themselves through his experience and perceptions. Thus, we enter his world and share his affinities and aversions, his sensitivity, his lack of career ambitions and strong sense of justice; his unease with the process of ageing but with vitality for life – and so much more. I have decided to confine myself, therefore, to what appears to me as the important thing in Montalbano’s life – food and his enjoyment of it. This is apparent in all the novels so I will select a few samples from the first three novels, The Shape of Water, The Terracotta Dog and The Snack Thief.
Food is the counterpoint to the grimness of violent death, for there is constant celebration of life in food. An over-cooked pasta can create a black mood in Montalbano, but reminiscing about the flavours of a tabisca can immediately lift his spirits. One wonders if he loves good food even more than Livia when he tries to dissuade her from coming to Vigata on a day that he has been invited to dine with the Commissioner. Unable to dissuade her, he resigns himself dispiritedly to missing Signora Elisa’s cooking. His relief when both he and Livia receive the invitation is palpable.
Montalbano’s heroes in these novels are Calogero and Tanini, and with them is his housekeeper, Adelina, and Signora Elisa, who leaves Montalbano speechless, looking like “a stray dog awarded a caress”. In describing food Camilleri reaches heights of poetic fancy:
…eight pieces of hake arrived…crying out their joy – at having been cooked the way God had meant them to be’. Good food demands respect and reverence, and silence during a meal is how it is paid. Conversely, indifferent cooking awakens scorn in the same way that another’s unrefined taste also does:
Mimi proceeded to sprinkle a generous helping of Parmesan cheese over his plate. Christ! Even a hyena, which being a hyena, feeds on carrion, would have been sickened to see a dish of pasta with clam sauce covered with Parmesan!’
The detective who relishes food is an archetype: Rex Stout’s Nero Wolfe, Georges Simenon’s Maigret, Montalban’s Carvalho being among the notable. But what sets Camilleri’s Montalbano apart is his appreciation of the essential flavours of native Sicilian cooking, delicate and seductive. Signora Elisa’s cooking is described thus: Supper was light, yet cooked, in every regard, with a touch the Lord grants very rarely to the Chosen.
In matters of taste, Montalbano is closer to Maigret than Carvalho, “who stuffed himself with dishes that would have set a shark’s belly on fire.” This is true. Carvalho’s dish of fried aubergines baked layered with ham, shrimps and cheese would probably have done just that to Montalbano himself. This is not to say that he has no taste for the exotic. Adelina receives a hug for her pasta con le sarde, which is spaghetti cooked with sardines, pine nuts and raisins, a native Sicilian dish with North African influences, and purpi alla carrettera, a Sicilian antipasto – “exquisite but deadly”.
Even on ordinary days when Adelina has left food in the fridge for Montalbano’s dinner the reader feels the same thrill of anticipation as he does: there might be cold pasta with olive oil, lemon and black olives, and a second dish of boiled shrimp dressed in olive oil and lemon. As he breathes in their flavours there is vicarious pleasure on the part of the reader. When his friend, Zito, suggests a garnish of parsley the reader nods assent. Then there is Montalbano’s comfort food: potatoes and onions in the same proportion “boiled for a long time” and seasoned with salt, pepper and olive oil. Maybe a garnish of parsley here, too?
Most of what he enjoys consists of fresh fish and seafood, simply boiled and dressed to retain their flavours. Tanini, a former crook who reinvents himself as a chef in Mazara, is talented enough to make Montalbano make a risky U-turn and drive back from half way to Vigata simply to ask him how he had cooked the striped mullet served for lunch. The pasta with crab he served for another lunch “was as graceful as a first-rate ballerina, but the stuffed bass in saffron sauce left him breathless, almost frightened”. However, Tanini’s masterpiece is something that finds an echo in our hearts:
Indignant at first when the second course arrives, which seemed to be meatballs (“Meatballs are for dogs!”) Montalbano follows his companion, who has by then uttered a soft moan of ecstasy, and sceptically ventures a first bite “…and with his tongue and palate began the scientific analysis…. So: fish and, no question, onion, hot pepper, whisked eggs, salt, pepper, breadcrumbs. But two other flavours, hiding under the taste of butter used in the frying, hadn’t yet answered the call. At the second mouthful he recognised what had escaped him in the first: cumin and coriander.
‘Koftas!’ he shouted in amazement.”
In the long months of lockdown during the pandemic it was Inspector Montalbano who kept me sane and relatively unscathed. He still does.
Indranee Ghosh is the author of Spiced, Smoked, Pickled, Preserved; Recipes and Reminiscences from India’s Eastern Hills.
 
 

La Repubblica (ed. di Torino), 10.8.2022
Audiencias 09/08/2022
Trentasei fotogrammi per scattare una vita nel nome del padre

Chi è nato in era pre-digitale sa che in un rullino il fotogramma numero 36 è l'ultimo. L'ultimo scatto, l'ultima posa a disposizione. «Arrivati al fotogramma 36 occorre riavvolgere la pellicola, e dopo averla sviluppata bisogna conservarla per bene». È il filo narrativo che Alberto Ramella sceglie in "Fotogramma 36. Episodi nella vita di un fotografo" per raccontare una vita e una carriera straordinarie comunque le giri.
[…]
I tanti Saloni del Libro, con l'obiettivo che cattura l'anima burbera e materna di Natalia Ginzburg e immortala Andrea Camilleri mentre respira sornione le pagine del "Gioco della mosca": «Emminchiassì, allora facciamola subbito, ‘sta foto!».
[…]
Nicola Gallino
 
 

El Periódico de España, 10.8.2022
Audiencias 09/08/2022
'Hermanos' lidera con subida y 'Esta noche gano yo' se hunde en Telecinco
El concurso de Christian Gálvez y Carolina Cerezuela cayó hasta un 6,8% con solo 584.000 espectadores

[...]
Por otro lado, 'El comisario Montalbano' volvió a reportarle grandes números a La 2, firmando una media del 6,4% y 491.000.
[...]
PRIME TIME
[...]
La 2
El comisario Montalbano: La paciencia de la araña: 6.5% y 608.000
El comisario Montalbano: El juego de las tres cartas: 6.3% y 375.000
[...]
 
 

La Verdad, 11.8.2022
Clásicos para una biblioteca
Tres años sin Andrea Camilleri, padre del comisario Montalbano


Camilleri en Roma, en 2008, tras ganar el II Premio Internacional de Novela Negra RBA con la obra 'La muerte de Amalia Sacerdote'. / ANDREA SABBADINI / EFE

Acaban de pasar tres años desde la muerte de Andrea Camilleri (Porto Empedocle, Sicilia, 6 de septiembre de 1925 - Roma, 17 de julio de 2019), novelista, dramaturgo y guionista italiano, autor de casi un centenar de obras entre guiones, poemas, novelas y relatos .
La muerte le llegaría en el verano, como una especie de confirmación de que el maestro Camilleri siempre sería recordado ligado al mar de su Sicilia natal.
Hombre de cultura enciclopédica, director de televisión y teatro (algunas de sus puestas en escena de Pirandello son inolvidables), poeta, dejó también un vacío para su compromiso social.
Un escritor, un poeta, un ensayista no se mide por el número de ejemplares vendidos ni por el número de páginas escritas, sino por la profundidad que penetra en el corazón de las personas y por la influencia del pensamiento colectivo.
El gran éxito llega en los años noventa con la publicación de novelas protagonizadas por el inspector Montalbano, un personaje con una identidad muy fuerte, siempre reconocido y apreciado internacionalmente.
Camilleri pudo entrar con gracia en las casas de muchas familias, sentarse en un sillón reservado para la comodidad y divertirse hablando de esto y aquello con sus lectores.
Hace tres años que se fue, pero sigue presente entre nosotros gracias a sus obras que permanecerán y siempre lo recordarán.
Pedro Rivera Barrachina

Tre anni senza Andrea Camilleri, padre del commissario Montalbano

Sono appena trascorsi tre anni dalla morte di Andrea Camilleri (Porto Empedocle, Sicilia, 6 settembre 1925 - Roma, 17 luglio 2019), romanziere, drammaturgo e sceneggiatore italiano, autore di quasi cento opere tra sceneggiature, poesie, romanzi e storie .
La morte gli sarebbe giunta in estate, come una sorta di conferma che il maestro Camilleri sarebbe stato sempre ricordato legato al mare della sua natia Sicilia.
Uomo di cultura enciclopedica, regista televisivo e teatrale (alcune sue messe in scena di Pirandello sono indimenticabili), poeta, ha lasciato un vuoto anche per il suo impegno sociale.
Uno scrittore, un poeta, un saggista non si misura dal numero di copie vendute o dal numero di pagine scritte, ma dalla profondità che penetra nel cuore delle persone e dall'influenza del pensiero collettivo.
Il grande successo arriva negli anni Novanta con la pubblicazione di romanzi con protagonista il Commissario Montalbano, personaggio dall'identità fortissima, sempre riconosciuto ed apprezzato a livello internazionale.
Camilleri ha potuto entrare con grazia nelle case di molte famiglie, sedersi in una poltrona riservata alla comodità, e divertirsi a parlare di questo e di quello con i suoi lettori.
È assente da tre anni, ma è ancora presente tra noi grazie alle sue opere che rimarranno e saranno sempre ricordate.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

TVBOY, 12.8.2022
Non dobbiamo educare i giovani all’odio.
L’altro non è altro che me stesso allo specchio.
#AndreaCamilleri



 
 

Proiezioni di Borsa, 13.8.2022
Un Ferragosto da paura con questo libro di Andrea Camilleri

Il libro sotto l’ombrellone è un must del mese di agosto. Chi lo ama ancora di carta, chi lo legge ormai solo in digitale. La differenza è sostanziale nel tipo di fruizione, ma non cambia assolutamente il fine ultimo. Ovvero, farsi catturare da una storia che invogli a proseguire nella lettura, consumandolo pagina dopo pagina.
Ci sono autori che, su questo, hanno costruito la loro fortuna. Con storie intriganti, ricche di colpi di scena e con una straordinaria abilità nel descriverle. È il caso di Andrea Camilleri. Uno uomo che è diventato famoso nel Mondo per la sua creatura più riuscita: il Commissario Montalbano. Magistralmente, poi, interpretato in televisione da Luca Zingaretti.
Morto due estati fa, alla veneranda età di 93 anni, resterà per sempre immortale per i suoi racconti che hanno davvero fatto il giro del Mondo. E continueranno a farlo.
Oggi andremo a parlare di uno che è uscito qualche anno fa, ma che rimane sempre una valida alternativa per una lettura agostana. Si può trovare sia in formato ebook, oppure in una raccolta dal titolo Ferragosto in Giallo, che presenta all’interno altri racconti di giallisti di fama.
Un Ferragosto da paura con questo libro di Andrea Camilleri
La possibilità di scegliere il cartaceo ci garantirebbe di conoscere altre storie davvero interessanti. Se invece fossimo fedeli solo a Camilleri, dovremmo leggere questo libro in formato ebook. Il titolo è eloquente: Notte di Ferragosto.
Proprio tra il 14 e il 15 del mese vacanziero per eccellenza, il Commissario Montalbano trova, sotto la sua casa, nella celebre spiaggia di Marinella, il cadavere di un uomo. Morto per overdose, egli giace a terra inerme, attorniato dagli avanzi della notte di festa. Siringhe, bottiglie, scatole, resti di cibo, preservativi. Tutto quello che è stato utilizzato per festeggiare in spiaggia il Ferragosto.
Parrebbe una morte per overdose, nel più totale disinteresse da parte delle molte persone che hanno frequentato Marinella la sera precedente. Qualcosa, però, non quadra al sagace Commissario che inizia a pensare che il cadavere sia stato portato in quel luogo in un secondo momento.
Da qui partirà un’indagine ricca di colpi di scena, come da tradizione per Camilleri. Pagine che si leggono tutte d’un fiato per arrivare all’assassino. Ancora una volta, Montalbano avrà la meglio sulla prima apparenza, quella che avrebbe portato molti ad archiviare l’indagine come overdose.
Passiamo un Ferragosto da paura con questo libro di Camilleri che ci fa vivere, in poche pagine, tutte le scaltrezze di un Commissario ormai noto nel Mondo. Tanto che i diversi luoghi nei quali è stata girata la fiction sono diventati meta di pellegrinaggio estivo per tantissimi appassionati di Montalbano.
Paola Oggioni
 
 

Strada degli Scrittori, 14.8.2022
Domenica 21 agosto 2022 alle ore 20:30
Andrea Camilleri: Oltre il commissario Montalbano
FAI - Giardino della Kolymbethra

Per gli Aperitivi letterari di Sere FAI d'Estate, ecco un evento esclusivo frutto della consolidata collaborazione tra La Strada degli Scrittori ed il Giardino della Kolymbethra.
Felice Cavallaro, direttore Strada degli Scrittori, dialogherà con Simonetta Agnello Hornby sulla sua lunga amicizia con Andrea Camilleri e sulla produzione letteraria del grande Maestro "oltre la Vigata di Montalbano": dal "Birraio di Preston" alla "Scomparsa di Patò" fino al "Re di Girgenti".
Sarà un ricordo commovente dell'amatissimo autore, nella sua dimensione umana e privata, e si promuoverà la lettura della parte meno conosciuta, dal grande pubblico, della sua vasta opera letteraria.
L'appuntamento è al Giardino della Kolymbethra domenica 21 agosto alle ore 20,30
Accesso da Porta V (Valle dei Templi), accompagnati dagli operatori FAI, dalle ore 19:00 alle ore 20:30. Inizio evento ore 20:30.
Si consiglia di acquistare il biglietto online (max 200 posti) qui il link: https://fai.midaticket.it/Event/221/Date/20220821/Shift
Aperitivi a cura di Mediterraneo Yachting Club
 
 

MeridioNews, 15.8.2022
Taormina, l’omaggio dello street artist TvBoy a Camilleri.
«L’altro è me stesso allo specchio. Non educare all’odio»

Il celebre scrittore siciliano, morto nel luglio del 2019, è il soggetto scelto dall'artista che lo ha raffigurato su un muro con il suo solito sguardo fiero e in mano una scritta che ricorda la sua opera Conversazioni con Tiresia

«L'altro non è altro che me stesso allo specchio». Una frase scritta in stampatello di colore nero su un foglio tenuto in mano da Andrea Camilleri. Lo scrittore siciliano, conosciuto soprattutto per essere il padre del commissario Montalbano, - morto a 93 anni nel luglio del 2019 - è in piedi e ha il solito sguardo fiero mentre guarda dritto chiunque si ritrovi a passare davanti al muro di Taormina dove è stato raffigurato. È un «omaggio» al cantore della Sicilia, come lui stesso lo ha definito, dello> street artist palermitano TvBoy, al secolo Salvatore Benintende. «Non dobbiamo educare i giovani all'odio», ha aggiunto l'artista sul post di Instagram in cui ha condiviso la sua ultima opera. Quella in cui riprende il celebre discorso fatto da Camilleri durante una puntata del 2018 della trasmissione Che tempo che fa?, ospite di Fabio Fazio, per presentare il suo film (poi diventato anche libro)  Conversazioni su Tiresia. Un lavoro in cui Camilleri ha messo al centro la figura dell’indovino cieco della mitologia greca.
Un personaggio con cui si è incrociata la vita di Camilleri: «Da quando sono cieco - aveva ribadito più volte - vedo le cose molto più chiaramente». Proprio come l'indovino che, malgrado la sua cecità, riusciva a vedere non solo il presente ma anche il futuro. Uno spunto che era servito anche per analizzare la situazione politica. Un tema da sempre caro a TvBoy che ha ispirato molte delle opere realizzate sui muri di diverse località siciliane. Taormina in cima a tutte. È in uno dei muri della cittadina del Messinese, infatti, che nell'agosto del 2019 era comparsa l'installazione dedicata alla capitana della Sea Watch 3 Carola Rackete che era poi stata sfregiata da un avvocato simpatizzante della Lega. Ancora i muri della cittadina che si è guadagnata negli anni l'epiteto di perla dello Ionio si erano trasformati in tela per TvBoy per accogliere un insolito ritratto del leader del Carroccio Matteo il vucumprà. Salvini veste i panni di un venditore ambulante di pelle scura perché «in politica - come aveva spiegato lo street artist - saper vendere è un'arte. E c'è chi lo sa fare molto bene...». Un'opera che  appena qualche giorno dopo era stata rimossa.
Marta Silvestre
 
 

AgrigentoNotizie, 16.8.2022
“Nel quartiere di Camilleri”: 3 giorni dedicati al “papà” del commissario Montalbano

Burgio ospita 3 giornate dedicate allo scrittore che diede vita al personaggio del commissario Montalbano. Lunedì 22, martedì 23 e mercoledì 24 agosto è in programma una rassegna intitolata “Nel quartiere di Camilleri”.
Si comincia il 22 alle 20,30 con l’inaugurazione di alcuni pannelli in ceramica e dei murales. Poi Angelo Russo (alias l’agente Catarella della fiction dedicata a Montalbano) aprirà ufficialmente la manifestazione nella piazza Andrea Camilleri.
Seguiranno alcuni momenti tra letteratura e musica con la partecipazione del tenore Giuseppe Infantino. Non mancheranno gli aspetti culinari con gli “Arancini di Montalbano” e il vino.
Martedì 23 alle 20,30 le “Letture dal balcone” dal set del commissario Montalbano con l’attore Giugiù Gramaglia. Poi la lectio magistralis di Franco Lo Piparo, professore emerito di linguistica e filosofia del linguaggio all’Università di Palermo.
Poi ancora musica con il soprano Piera Grifasi e la parte culinaria, questa volta dedicata allo “sfincione”.
Ultima serata con le “Letture dal balcone” dedicate al romanzo di Roberto Mandracchia “Don Chisciotte in Sicilia”. Poi il concerto folk di Riky Ragusa ed infine gli altri piatti tanto cari a Montalbano come la “Caponatina sciavurusa”, i “Passuluna” e il caciocavallo.
 
 

La Stampa – Tuttolibri, 20.8.2022
Un classico a fumetti
La gita a Tindari
di Andrea Camilleri
illustrata da Fabiana Fiengo

 
Cliccare sulle immagini per ingrandire
 
 

Strada degli Scrittori, 22.8.2022
Primo piano
“Date il Nobel postumo ad Andrea Camilleri”
Simonetta Agnello Hornby ha ricordato ad Agrigento lo scrittore empedoclino. Al Giardino della Kolimbethra l’evento della Strada degli scrittori e del Fai con la scrittrice che ha conversato con Felice Cavallaro. Tra il numeroso pubblico Mariolina Camilleri, una delle tre figlie del papà del Commissario Montalbano

Una serata evento per ricordare Andrea Camilleri. Nella splendida cornice del Giardino della Kolimbethra si è svolto domenica sera, 21 agosto, l’incontro tanto atteso con la scrittrice Simonetta Agnello Hornby che ha conversato con Felice Cavallaro, direttore della “Strada degli Scrittori” che ha organizzato l’iniziativa assieme al Fai.
Un incontro dedicato al grande autore siciliano scomparso tre anni fa: “Andrea Camilleri è stato, anzi è, un grande scrittore contemporaneo. E mi dispiace che l’Italia se ne sia resa conto tardi. Mi duole il cuore quando penso che nessuno l’abbia proposto al Nobel. Anzi, dovrebbero darglielo postumo”. L’autrice de La mennulara ha ripercorso i suoi rapporti con Camilleri che ha conosciuto vent’anni fa: “Era molto generoso con gli esordienti – ha ricordato la scrittrice – gli scrissi una lettera e subito mi ha chiamata per dirmi che con piacere avrebbe scritto su quel mio primo libro”.
Un “viaggio” nei libri di Camilleri oltre il commissario Montalbano. Stimolata da Cavallaro, Simonetta Agnello Hornby ha parlato dei romanzi storici di Camilleri, da Il re di Girgenti a Le pecore e il pastore, da La concessione del telefono alla Scomparsa di Patò.
“Libri straordinari – ha detto – che ci consegnano il grande scrittore, l’intellettuale curioso che davvero meritava il Nobel, così come Leonardo Sciascia, un altro scrittore nato in questa terra che ha dato tanto alla letteratura. Non per niente siamo nel cuore della Strada degli scrittori”.


Foto di Giovanni Salvo

Tra il pubblico ieri sera anche una delle tre figlie di Camilleri, Mariolina, a cui è stata consegnata la Sicilia della “Strada degli Scrittori”. Un omaggio alla famiglia Camilleri che a Roma ha aperto il “Fondo” dedicato al grande siciliano che si nutrì delle storie della sua Porto Empedocle diventata la Vigàta tanto amata dai lettori. E all’amato “scrusciu di lu mari” sono dedicati i versi di Giovanni Salvo letti durante la manifestazione.
L’incontro di ieri, introdotto da Giuseppe Lo Pilato e coordinato da Salvatore Picone, si è aperto con due bambine, Giada Maria Picone e Giulia Carubia, che hanno portato in scena i libri di Andrea Camilleri. “Le pagine dei nostri scrittori – ha detto Felice Cavallaro – sono proiettati al futuro grazie alle nuove generazioni che hanno il dovere di leggere e studiare i nostri letterati per comprendere meglio, e quindi migliorarla, la nostra terra e valorizzare i luoghi che li hanno ispirati”.
 
 

Risoluto, 22.8.2022
A Burgio oggi prima di tre giornate nel quartiere Camilleri

Oggi sono stati inaugurati la piazza, pannelli in ceramica e murales dedicati ad Andrea Camileri. Burgio ha organizzato una tre giorni di iniziative per dedicare un quartiere a Camilleri. L’inaugurazione è avvenuta con la presenza di Angelo Russo, l’attore che interpreta “Catarella”, nella serie televisiva “Montalbano”.
Dopo l’inaugurazione ha avuto luogo il momento culturale “Giovane, ti regalo un libro di Camilleri”, uno straordinario concerto del tenore Burgitano “Giuseppe Infantino”. A seguire la degustazione “Gli arancini di Montalbano”.
Una grande serata all’insegna della cultura, estrapolata in un raro, insolito ed incantevole quartiere dove pare il tempo si sia fermato.
Domani e dopodomani la seconda e terza giornata nel quartiere di Camilleri.
 
 

AgrigentoNotizie, 22.8.2022
Eventi
”Tambasiannu dintra casa”: la città di Camilleri omaggia lo scrittore con la musica

Dalle pagine di Andrea Camilleri, uno spettacolo intitolato “Tambasiannu dintra casa - Aspettando il premio Vigata”. L’appuntamento è a Porto Empedocle domenica 28 agosto alle 21 in piazza Kennedy. Si tratta di un’iniziativa promossa dall’associazione “Ponte di ferro”.
Con la direzione di Giugiu Gramaglia, sul palco ci saranno Lea Vella (voce e pianoforte), Lillo Marino (mandolino e friscaletto), Giuseppe Marino (chitarra). Assistente di regia Giovanni Coco. L’ingresso è libero.
 
 

TGR Sicilia, 23.8.2022
A Burgio un quartiere dedicato ad Andrea Camilleri
Cliccare qui o sull'immagine sotto per vedere il servizio, a partire dal minuto 14:10 circa



Laura Pasquini
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 23.8.2022
Simonetta Agnello Hornby: "Camilleri da Nobel, grande oltre Montalbano"
La scrittrice ha ricordato il suo "padre letterario" ad Agrigento

"Andrea Camilleri è il mio padre letterario. Mi manca l'uomo, oltre che lo scrittore. Mi chiedo ancora come mai nessuno in Italia lo abbia proposto al Nobel. Ma lui vive sempre e non solo nei libri di Montalbano".
Simonetta Agnello Hornby, la scrittrice tenace e vivace che continua a muoversi tra Londra e la Sicilia, si gode nella sua tenuta agrigentina gli ultimi sgoccioli dell'estate, segnata dal successo del libro che ha scritto con la nipote Costanza Gravina, "La cuntintizza". E qui, all'ombra di un antico carrubo, tra ulivi centenaria e cicale, a pochi passi dalla Valle dei templi, ricorda lo scrittore che per primo ha creduto in lei.
Come ha conosciuto Camilleri?
"Proprio vent'anni fa, quando Feltrinelli aveva preso il mio primo libro, "La mennulara", e proponeva di presentarlo. Proposi di far scrivere Andrea Camilleri. In casa editrice mi dissero che era impossibile contattarlo. Non mi tirai indietro, feci di tutto per conoscerlo. Guardai nell'elenco telefonico di Porto Empedocle, chiamai e chiesi se era la casa dello scrittore Camilleri. Mi dissero di sì e riattaccai. Mandai una lettera e lui mi chiamò dicendomi che avrebbe scritto volentieri perché da giovane avrebbe gradito che qualcuno lo facesse per lui".
Diciamo che l'ha tenuta a battesimo.
"Per questo, non solo per le cose che ha scritto, lo considero un padre letterario. Ma ci rendiamo conto che fortuna abbiamo avuto? Camilleri è tra i più grandi scrittori contemporanei e purtroppo la Sicilia non l'ha subito compreso. Andrea è uno scrittore, ne parlo al presente perché per me c'è sempre, che va oltre Montalbano. Nei suoi romanzi storici c'è il grande romanziere, l'uomo di teatro, il poeta e l'intellettuale curioso. Peccato veramente che non gli abbiano dato il Nobel".
La Sicilia è terra di scrittori, la provincia di Agrigento ne ha avuto tanti...
"Questa è una delle mie cuntintizze. Camilleri, Pirandello, Leonardo Sciascia. Tutti nati in questo triangolo bellissimo, non a caso siamo nel bel mezzo della Strada degli scrittori. Il Nobel avrebbero dovuto darlo anche a Sciascia. Non è avvenuto perché, secondo me, noi scrittori del sud, per gli scrittori e la gente della penisola, siamo sempre un po' diversi, non siamo "italiani" come loro. Viviamo nel nostro mondo e ci piace dirlo ad alta voce e andiamo fieri della nostra terra anche quando parliamo delle cose che non vanno. Mi dicono che ho scritto questi libri perché sono andata via dalla Sicilia. Battute che bruciano. Certe volte ho visto un po' di rispetto, altre volte mi sento presa in giro. E mi addolora quando si parla così di Camilleri, del grande Gesualdo Bufalino, di Sciascia e di tanti altri".
Quando Camilleri regalò a Sciascia "Un filo di fumo", uno dei suoi primissimi libri, scrisse nella dedica: "A Leonardo, pezzo da novanta". Da Porto Empedocle spesso andò a trovarlo a Racalmuto...
"Già. Ne parlava sempre bene, si caricava con i libri di Sciascia. Ed io con commozione ho ricordato Camilleri domenica sera alla Kolimbethra, con una delle figlie tra il pubblico, Mariolina. Abbiamo ricordato anche Sciascia. Sono andata a Racalmuto, dove ha vissuto: vedere la casa di qualcuno che abbiamo conosciuto in modo indiretto, nel caso di Sciascia attraverso la scrittura, è sempre un'emozione, perché non so come si presentava, non so che vedeva dalla finestra quando scriveva. Qui ho sentito subito l'uomo indistruttibile nella sua onestà, nel suo pensiero. I libri sono ovunque, su tutti i tavoli, nei cassetti. È un ambiente al femminile, ci stava con le zie, con la moglie e le figlie. Si percepisce che è una casa dove si può stare anche senza parlare di libri, ma non si può stare senza vederli perché sono ovunque. Sciascia visse per raccontare ai siciliani il bello e il brutto che c'era. Lui non scriveva soltanto, parlava alla gente, faceva il punto sulle situazioni difficili, comunicava ai lettori".
Scrisse che preferiva perderli piuttosto che ingannarli...
"Come Camilleri eletto democraticamente, diceva scherzando, dai suoi lettori. Sono stati letterati e uomini straordinari. Abbiamo tanta cultura intorno a noi e spesso dimentichiamo. La Sicilia ha dato molto alla letteratura e i nostri luoghi, le case e i sentieri degli scrittori sono meravigliosi. E penso alla tanta bellezza, i templi, il barocco, le pietre arabe e normanne, il mare e i paesaggi. Una terra che ha dato e continua a dare bravi scrittori e brave scrittrici".
Anche questa è "cuntintizza", per citare il suo ultimo libro?
"Certamente. La "cuntintizza" rende la vita sempre gradevole. È una parola intraducibile. Come dire biddruzzu a un bambino, non è un diminutivo. Il siciliano è una lingua poetica, tragica... Ti pigliu e t'ammazzu!, diciamo quando siamo arrabbiati. Recitiamo il dramma. Ma siamo felici, abbiamo la cuntintizza nel cuore anche quando mangiamo. Io amo mangiare pane e panelle a Palermo camminando, mi fa sentire un tutt'uno con la mia città".
Eppure non sempre le cose vanno per il verso giusto.
"Io vivo di speranza. La Sicilia deve avere speranza, come deve averne l'Europa. Questo è il momento peggiore che io ho vissuto nei miei 77 anni di vita, per l'Europa e per il mondo. Affidiamoci a noi stessi che abbiamo il ruolo di rendere la vita migliore. Dobbiamo fare le scelte giuste ed essere buoni con chi ha bisogno, trattare meglio i profughi, tutti quelli che arrivano dal Medio Oriente. E poi godiamoci la vita perché è davvero bella".
Salvatore Picone
 
 

El Confidencial, 23.8.2022
Ficción y no ficción
Los 15 grandes libros que llegan este otoño: novelas muy esperadas y testamentos literarios
De las novelas póstumas de Almudena Grandes y Andrea Camilleri a la nueva de Cormac McCarthy, pasando por Sara Mesa, Enrique Vila-Matas, Lorenzo Silva o Arturo Pérez-Reverte

Varios testamentos literarios y algunas de las novelas más esperadas de los últimos años. Así se presenta esta vuelta al cole en la narrativa en 2022, una de las épocas más fuertes del mercado literario. El primero de los testamentos es el de Almudena Grandes, cuya novela póstuma, ‘Todo va a mejorar’, llegará en octubre. Y atención porque es una historia que poco tiene que ver con lo que la escritora había escrito en los últimos años, aunque sí tiene su sello personal. El otro es la novela que Andrea Camilleri dejó escrita sobre el final del comisario Montalbano y que también se publicará en octubre. Un fin de fiesta con buen sabor, según su traductor.
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3. ‘Riccardino’, de Andrea Camilleri (Salamandra)
Con esta novela, Camilleri puso fin a la historia del comisario Salvo Montalbano. La escribió mucho tiempo antes de morir, ya que quería dejar preparado un buen final para uno de los personajes literarios más singulares de las últimas décadas y que más han entusiasmado a los lectores. Todo comienza con el asesinato del director de una sucursal bancaria a manos de un motorista. El comisario comienza una investigación con mucha desgana y ya deseando dejarlo todo, pero todo se complicará más de la cuenta. Esta es, de momento, la información que ofrece su editorial. Uno de los testamentos literarios del año.
Se publicará el 6 de octubre.
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Paula Corroto
 
 

salernonotizie, 25.8.2022
Teatro dei Barbuti: Venturiello in prima nazionale, a lui il Premio Peppe Natella

Venerdì 26 agosto, alle ore 21.15, in largo Santa Maria dei Barbuti, nel centro storico di Salerno, per la XXXVII edizione della rassegna estiva di teatro “Barbuti Festival”, va in scena con “La prima indagine di Montalbano”, di Andrea Camilleri. Alessandro Greggia tastiera e chitarra. A Venturiello, prima dello spettacolo, sarà consegnato il Premio Peppe Natella, nel corso della serata presentata da Gilda Ricci e Paolo Romano (ingresso 15 euro). Quella che va in scena al Teatro dei Barbuti di Salerno è una prima nazionale.
“L’idea di portare per la prima volta in teatro il commissario più famoso della narrativa contemporanea italiana – spiega Venturiello – è nata in seguito allo straordinario successo che hanno ottenuto gli audiolibri, recentemente pubblicati in Rete dalla Storytel, che io stesso ho avuto il privilegio di interpretare. La lingua inventata dal Maestro, carica di musicalità, arriva nella sua interezza a chiunque, la parola diventa immagine ammaliante, la trama inchioda e non consente distrazione alcuna”.
Venturiello era stato sollecitato proprio da Camilleri a portare in scena il personaggio del celebre investigatore siciliano: “ Ho pertanto sentito la naturale esigenza di proseguire il percorso iniziato allestendo un Reading teatrale su “La prima indagine di Montalbano”. Qui nascono tutti i personaggi dei successivi numerosi romanzi che hanno conquistato l’interesse di milioni di lettori. Nasce soprattutto il commissario Montalbano, certamente ancora ignaro del luminoso destino che il genio del grande Camilleri gli stava riservando”.
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in3minuti.it, 26.8.2022
Tampasiannu dintra a casa" di Giugiù Gramaglia, Porto Empedocle, Piazza Kennedy, 28 agosto ore 21:00

"Tampasiannu dintra a casa", uno spettacolo dell'attore Giugiù Gramaglia con i Diapason etnofolk, orchestra composta da Lillo Marino, Giuseppe Marino, chitarra e Lea Vella.
Porto Empedocle, Piazza Kennedy, 28 agosto ore 21:00
Lo spettacolo, patrocinato dal Comune di Porto Empedocle e con il contributo della Asd Ponte di Ferro, chiuderà la rassegna "Aspettando il Premio Vigata".
Ascoltiamo Giugiù Gramaglia, Lea Vella, Fortunato Policardi, presidente Asd Ponte di Ferro e Marilù Caci, Vicesindaco di Porto Empedocle, al microfono di Danilo Verruso.
 
 

GL press, 27.8.2022
Sabato 27 agosto: Gli appuntamenti a Capo d’Orlando, Brolo, Piraino e Galati Mamertino

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Piraino
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Ore 20: Note al tramonto – Cia’ula Edulis. Intitolazione del lungomare di Gliaca allo scrittore Andrea Camilleri.
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giuseppelazzaro
 
 

El País, 28.8.2022
También en Sicilia
Novela de Andrea Camilleri sin el comisario Montalbano
Una historia detectivesca que se dispara con la aparición y posterior desaparición de una moneda acuñada en tiempos de los cartagineses.

Durante décadas, Andrea Camilleri (Porto Empedocle/Sicilia, 1925-Roma, 2019), autor de más de un centenar de obras, guionista y dramaturgo, deleitó a los lectores con su prosa expeditiva y amena, cuyo caudal de aventuras es francamente basto, en especial luego de la publicación de La forma del agua (1994) ya que esa novela dio inicio a la imponente saga del inspector Salvo Montalbano, cuyo escenario será la localidad marítima de Vigàta, ubicada en la provincia de Montelusa. En realidad se trata lugares imaginarios cuya transparencia revela la constante e ineludible presencia de su Sicilia natal.
La moneda de Akragas, escrita originalmente en 2012 y traducida al español en 2020, pertenece a una serie de novelas cortas sin un protagonista estable. Su matriz anecdotaria se basa en hechos hipotéticamente reales que Camilleri deja entrever en la última página del libro. Así, la historia nos llega mediada por diversas voces, con un marco temporal que va desde el 406 a.C., hasta llegar al siglo XX (1909), donde transcurre el presente de la narración. Pero no es un tratado histórico. La novela tiene un timing perfecto en cuanto a las transiciones temporales y permite avanzar con rapidez sobre las pistas que el narrador va dejando como migas de pan, acumulándose progresivamente para redondear una historia detectivesca muy bien contada y controlada en apenas 115 páginas.
En cuanto al argumento, la elección no es novedosa, ya que se trata de una fábula rural o leyenda trasmitida de generación en generación, que tiene como eje central la aparición y posterior desaparición de una moneda acuñada en tiempos de los cartagineses, encontrada accidentalmente por un campesino siciliano. El tesoro trae consigo riqueza pero también maldiciones (allí radica la moraleja universal), ya que la moneda rehúsa tercamente ser contenida por un único dueño, y ese será el misterio latente, el hilo conductor de la historia. Más allá del desenlace o de la peripecia numismática, la novela nos muestra la contraescena de un pasado remoto, el de una isla griega codiciada por muchos y acuciada por sucesivas guerras debido a su suelo fértil y a sus recursos naturales. Si bien Camilleri no se detiene en el paisaje, se percibe cierto aire nostálgico y evocativo en el dialecto de sus personajes, que nos acercan al murmullo de aquella ciudad antigua.
La moneda de Akragas, de Andrea Camilleri. Gatopardo, 2020. Barcelona, 115 págs. Traducción de Teresa Clavel.
Gera Ferreira

Anche in Sicilia
Romanzo di Andrea Camilleri senza il commissario Montalbano
Un giallo che prende il via dalla comparsa e successiva scomparsa di una moneta coniata in epoca cartaginese.

Per decenni Andrea Camilleri (Porto Empedocle/Sicilia, 1925-Roma, 2019), autore di oltre cento opere, sceneggiatore e drammaturgo, ha deliziato i lettori con la sua prosa sbrigativa e divertente, il cui flusso di avventure è francamente vasto, soprattutto dopo il pubblicazione de La forma dell'acqua (1994) da quando quel romanzo iniziò l'imponente saga del commissario Salvo Montalbano, la cui ambientazione sarà la cittadina marinara di Vigàta, situata in provincia di Montelusa. Si tratta in realtà di luoghi immaginari la cui trasparenza rivela la presenza costante e ineludibile della sua natia Sicilia.
La moneta di Akragas, originariamente scritta nel 2012 e tradotta in spagnolo nel 2020 [in realtà nel 2018, NdCFC], appartiene a una serie di romanzi brevi senza un protagonista stabile. La sua matrice aneddotica si basa su eventi ipoteticamente reali a cui Camilleri accenna nell'ultima pagina del libro. Così il racconto ci giunge mediato da più voci, con un arco temporale che va dal 406 aC, fino ad arrivare al XX secolo (1909), dove si svolge il presente della narrazione. Ma non è un trattato storico. Il romanzo ha un tempismo perfetto in termini di transizioni temporali e permette di muoversi velocemente sugli indizi che il narratore lascia come briciole di pane, accumulandosi progressivamente per completare un giallo molto ben raccontato e controllato in sole 115 pagine.
Quanto alla trama, la scelta non è nuova, trattandosi di una favola o leggenda contadina trasmessa di generazione in generazione, il cui asse centrale è la comparsa e la successiva scomparsa di una moneta coniata in epoca cartaginese, ritrovata casualmente da un contadino siciliano. Il tesoro porta con sé ricchezza ma anche maledizioni (qui sta la morale universale), poiché la moneta si rifiuta ostinatamente di essere contenuta da un unico proprietario, e questo sarà il mistero latente, il filo conduttore della storia. Al di là degli esiti o delle vicissitudini numismatiche, il romanzo ci mostra la contro-scena di un passato remoto, quello di un'isola greca ambita da molti e assediata da guerre successive per il suo suolo fertile e le sue risorse naturali. Nonostante Camilleri non si fermi al paesaggio, nel dialetto dei suoi personaggi si percepisce una certa aria nostalgica ed evocativa, che ci avvicina al mormorio di quella antica città.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Corriere del Ticino, 28.8.2022
Cultura
Il gusto della letteratura
Con Amado, Camilleri e Blixen il ricco menù dei cuochi-scrittori che si mangiano storie e parole

Amore e morte. Certamente. Ragione e sentimento: chi lo può negare. Sentimenti, abissi, emozioni, formazioni: tutto questo, e in abbondanza. Ma se c'è un altro argomento che nei romanzi - meglio, nella letteratura - non è mai mancato, questo è il cibo. Declinato in tutte le varianti: dalla grande abbuffata (Gianni Brera e Luigi Veronelli dedicavano alla «pacciada», termine locale per dire del cibo mangiato fino a scoppiare, un libro memorabile) al digiuno mistico, dal banchetto sontuoso alla morte per carestia.
Elemento mai neutrale
E non solo. Il cibo, nell'indagine degli scrittori, è sempre stato un elemento non neutrale. Sono innumerevoli le narrazioni che lo pongono al centro della scena, come motore narrativo, quando non è esattamente l'argomento del romanzo. Sarebbe impossibile fare un elenco, anche solo approssimativo, e perciò vi risparmio la fatica, segnalando anche solo un libro (e alcuni autori) che servono poi per approfondimenti successivi. Con una considerazione: che, anche qui, vedrete che andrete a gusto. E così chi si appassiona alle ricette e ai pranzi (spesso rivelatori) che trapuntano ogni singolo romanzo montalbaniano di Andrea Camilleri non andrà d'accordo, magari, con i racconti della Depressione di William Faulkner (che fame si patisce con il suo Tom Joad di Furore); chi non può fare a meno di notare che tutto l'impianto della Recherche (nientemeno) arriva dritto dritto da una memoria gustativa (la famosa madeleine che evoca un mondo passato), e chi sull'aroma di garofano e cannella ama le divagazioni culinarie come quelle culturali di Jorge Amado.
I gialli con le ricette
Ancora: non si può fare a meno di ricordare Maigret e i suoi pranzetti, e, per stare in zona gialli ecco che Manuel Vazquez Montalban (evidente a chi si ispirò Camilleri per il suo commissario) non poteva che inserire le sue ricette (morali o meno) per quel Pepe Carvalho che ha fatto sognare milioni di lettori. E fabbriche di cioccolato (chi dimentica Roald Dahl?), le ricette piccanti ed erotiche di Laura Esquivel (Dolce come il cioccolato), pomodori verdi fritti e una Afrodita in cucina (Isabel Allende), fino alla Muriel Barbery che, nello stesso palazzo che servì al grande successo de L'eleganza del riccio, ambienta, anni prima, le Estasi culinarie, nelle quali monsieur Arthens, il più grande critico gastronomico del mondo, in punto di morte ricorda malefatte e benefici del cibo. Un despota cinico e tremendamente egocentrico, che decide le sorti degli chef più famosi, cerca affannosamente di recuperare un sapore primordiale e sublime: il Sapore per eccellenza, quello che vorrebbe assaggiare di nuovo, prima dell'ultimo istante. Qualcuno di voi ha pensato al film Ratatouille?
Alla ricerca della materia
Ma ecco, pronto alla lettura, alla degustazione letteraria e alla ricerca di sapori e saperi, 101 ricette di scrittori: non tutti, per la verità, interessati al cibo (e si vede, eccome), altri, invece, fin troppo presi dalla materia: spesso è la materia della quale parlare. E ci sono menù alla carta e menù a tema (afrodisiaco, rosa, in giallo, dietetico) e ricette: raffinate, semplicissime, commoventi e persino strafottenti. Tra Moravia e Marinetti, Eduardo e Carlo Levi, Eco e Soldati, o inediti contemporanei (tra i quali Siti e Mari) ecco, per esempio, una ricetta di quei rompi-tutto, compreso il cibo, dei futuristi. Le «cotolette tennis»: inverosimili schifezze, fatte a bella posta per provocare, mai cucinate da alcuno (nonostante i consigli di Marinetti); al contrario, si sa che il poeta andava fiero dei suoi «spaghetti alla Ungaretti». Facili facili, con solo parmigiano, burro, un pizzico di noce moscata, uno di cumino, pan grattato. Più semplici ancora quelli di Eduardo. Il libro di qualche anno fa, Mangiarsi le parole, a cura di Luca Clerici (che firma anche un denso saggio introduttivo) è edito da Skira è impreziosito da disegni di John Alcorn.
Sua maestà il mascarpone
Ma le perle e le meraviglie sono tante, in questo volume, ed estraggono notizie e modi di rapportarsi al cibo alquanto diversi. Vedi la lettera di Veronelli a Soldati (per un brodetto), ma anche il pezzo di Gianni Brera sul «mascherpone» (dicitura esatta, per lui, essendo il formaggio nato alla cascina Mascherpa, tra Pavia e Lodi), il cui rito «rientra nella liturgia gastronomica dei lombardi». Il pezzo di Brera è da antologia, per quanto breve: tutta una serie di piccole notazioni che rivelano quanto ne sapesse (e quanto amasse nascondere dicendo). «Maria Pelizza Bottoni azzecca sei mascherponi su dieci, sicuramente un primato nazionale»: antica sapienza di chi sa che, in cucina, fallire è una parte, non indifferente, del gioco - altro che pietanze fatte sempre uguali. «Perché riesca, vi debbono concorrere gli astri», esagera, e qui si sogghigna; e poi: «i pastori di Virgilio, ovviamente, invocavano Anna Perenna» e qui tocca andare all'enciclopedia, diavolo d’un Brera... E poi ci ricorda che «il mascherpone viene anche servito come cibo con la mostarda di Cremona» (tradizione quasi scomparsa). Lo si venera, il cibo, in alcuni romanzi. E se dovessi indicare il perfetto paradigma punterei senz'altro sul sublime racconto di Karen Blixen, Il pranzo di Babette (da cui fu tratto un film altrettanto mitico). Storia di una cuoca sopraffina che, delusa dalle ideologie comunarde, dalla Parigi cosmopolita, decide di andare a vivere in una sperduta, e frugalissima, comunità danese. Sarà lì che, con una cena memorabile, celebrerà tutto il meglio della cucina, della filosofia e della vita. E ciascuno dei commensali, gente parca e poco abituata alla grande cucina, capirà, ogni boccone che porta in bocca, quali vette (esistenziali, metafisiche) si possano raggiungere.
Spaghetti sì, spaghetti no
O, con il cibo, si può scherzare. Ecco una ricetta fondamentale di Vanni Scheiwiller: gli Spaghetti Io. Eccola: «Io non amo gli spaghetti ma un illustre amico per convertirmi mi aveva promesso una ricetta straordinaria: non è arrivata in tempo. Al posto degli spaghetti, io vi consiglio una buona insalata di radicchio, con molto aceto, olio, molto pepe e sale». L'esatto contrario dell'italiano a tavola; ma un romanzo epico già bello e pronto.
Stefano Salis
 
 

News Actual, 28.8.2022
Commissaire Montalbano : « La méthode Catalanotti », l'ultime épisode de la série ce dimanche 28 août sur France 3

Imaginé par le regretté romancier Andrea Camilleri, le célèbre Commissaire Salvo Montalbano incarné par Luca Zingaretti revient ce dimanche 28 août à 21.10 sur France 3 pour une ultime enquête inédite se déroulant dans la ville fictive sicilienne de Vigàta et ses environs. Il sera secondé pour l’occasion par les acteurs qui ont fait de la série un succès: Cesare Bocci dans le rôle de Mimì Augello, Peppino Mazzotta dans celui de Fazio et Angelo Russo dans celui de l’inégalable Catarella.
Dans cette nouvelle enquête, le commissaire et ses hommes sont appelés à faire la lumière sur le meurtre d’un homme de théâtre, usurier à ses heures perdues, aux méthodes pour le moins originales.
Les adieux du Commissaire se feront également aux côtés d’une nouvelle collègue, interprétée par Greta Scarano, dont le charme aura vite fait d’ébranler profondément les certitudes de ce cher Salvo.
« La méthode Catalanotti » : Synopsis et Casting
Le commissaire Montalbano est réveillé en pleine nuit par l’inspecteur Augello, qui dit avoir vu un homme mort dans l’appartement situé en-dessous de celui de sa maîtresse. Le problème c’est qu’il ne peut révéler l’existence de ce cadavre sans compromettre sa carrière et son mariage. Le lendemain, l’affaire semble réglée, puisque le Commissaire et son adjoint sont appelés sur les lieux d’un meurtre. Mais l’adresse n’est pas du tout celle indiquée par Augello pour son mort ! Chose encore plus étrange, lorsqu’ils se rendent dans le bon appartement, Augello découvre que la victime ressemble comme deux gouttes d’eau à son premier cadavre. Le commissaire Montalbano va donc devoir élucider deux meurtres d’un coup, tout en protégeant son ami…
[…]
Cet inédit sera suivi d’une rediffusion de l’épisode « Un réseau de protection».
Commissaire Montalbano fait ses adieux ce dimanche 28 août à 21.10 sur France 3. À voir ou à revoir sur france.tv
Paul R.

Il commissario Montalbano: "Il metodo Catalanotti", l'ultima puntata della serie questa domenica 28 agosto su France 3

Immaginato dal compianto romanziere Andrea Camilleri, il famoso commissario Salvo Montalbano interpretato da Luca Zingaretti torna domenica 28 agosto alle 21:10 su France 3 per un'indagine inedita definitiva che si svolge nella città immaginaria siciliana di Vigàta e dintorni. Sarà coadiuvato per l'occasione dagli attori che hanno decretato il successo della serie: Cesare Bocci nel ruolo di Mimì Augello, Peppino Mazzotta in quello di Fazio e Angelo Russo in quello dell'impareggiabile Catarella.
In questa nuova indagine, il sovrintendente ei suoi uomini sono chiamati a fare luce sull'omicidio di un uomo di teatro, strozzino nel tempo libero, con metodi a dir poco originali.
Gli addii del Commissario saranno fatti anche al fianco di una nuova collega, interpretata da Greta Scarano, il cui fascino scuoterà presto le certezze di questo caro Salvo.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

El Espectador, 28.8.2022
Los cuerpos descuartizados

Hay una serie de televisión italiana que me gusta mucho ver de vez en cuando. Se llama El comisario Montalbano y está inspirada en las novelas de negras de Andrea Camilleri que durante años ha publicado la magnífica editorial Sellerio, de Palermo. Allí el mar, la arquitectura barroca y la gastronomía siciliana aparecen en todo su esplendor, y a uno se le hacen agua la boca y los ojos al ver tantas delicias y tanta belleza. Montalbano, el detective irónico y malgeniado, resuelve con ingenio crímenes de la mafia. En general se asiste a asesinatos muy duros, pero, digámoslo así, “limpios”: un tiro en el corazón o en la cabeza. A veces, sin embargo, muy pocas veces afortunadamente, aparece un cadáver torturado, desmembrado. Y uno de los personajes más gruñones y mejor logrados de la serie, el médico forense Pasquano, al ver estos cuerpos descuartizados, suele exclamar: “¿Pero qué es esto? ¿Nos estamos volviendo colombianos?”.
En los últimos meses he seguido con horror e incredulidad la serie de la televisión colombiana (real, no ficticia, real como un taburete) en la que los noticieros nos cuentan la aparición, uno tras otro, de decenas de cuerpos humanos empacados en bolsas o en costales, torturados y descuartizados.
[...]
Héctor Abad Faciolince
 
 

Fondo Andrea Camilleri, 29.8.2022
Presentazione del volume Abbiamo fatto un viaggio. Racconto di una messa in scena

Il giorno 6 settembre alle ore 18 si terrà la presentazione del volume “Abbiamo fatto un viaggio, racconto di una messa in scena”.
Per prenotazioni (fino a esaurimento posti) si prega di scrivere una mail a segretaria@fondoandreacamilleri.it
Vi aspettiamo!
#fondoandreacamilleri #presentazionelibro #settembre2022
 
 

Balarm, 29.8.2022
Lamanna e Montalbano si incontrano a tavola: il pranzo (storico) con il "cuscusu"
Vi raccontiamo del fugace incontro tra lo storico commissario creato dal maestro Andrea Camilleri e il protagonista dei racconti gialli di Gaetano Savatteri

Salvo Montalbano e Saverio Lamanna sono due personaggi letterari che abbiamo imparato a conoscere, anche e soprattutto, grazie alla trasposizione televisiva.
Ci siamo appassionati alle loro indagini investigative tra architetture barocche e scenari naturali mozzafiato, lunghe nuotate nel mare cristallino o cene deliziose in antiche masserie, sullo sfondo di una Sicilia che si potrebbe definire con le stesse parole usate da Camilleri per descrivere la caponata di Adelina: “sciavuròsa, colorita, abbondante”.
Il commisario Montalbano ritorna il 14 Settembre 2022 in versione restaurata e ottimizzata, passando al 4K; andranno in onda le prime 4 puntate del 1999 : "Il ladro di merendine", "La voce del violino", "La forma dell’acqua", "Il cane di terracotta".
Andrea Camilleri il papà di Montalbano, “il siciliano che inventò un'altra Sicilia” (Pietrangelo Buttafuoco) era un amabile affabulatore e il “suo” Montalbano è un personaggio complesso, che riesce a conquistare il pubblico per la sua umanità ma anche per la sua ironia; la serie televisiva rimane una delle migliori produzioni Rai.
È un'isola dal fascino ammaliante e dalle mille pirandelliane contraddizioni, la Sicilia che la fiction racconta. I libri dello scrittore siciliano (che ha raggiunto la fama solo da "sittantino") hanno iniziato generazioni di lettori a una lingua inventata, dove il dialetto diviene comprensibile solo attraverso il contesto: un linguaggio nuovo, più letterario che parlato, ma straordinariamente evocativo.
Salvo Montalbano, anticonvenzionale commissario di polizia, vive nell'immaginaria cittadina siciliana di Vigata (Porto Empedocle) ed è il protagonista di 28 romanzi e di alcune raccolte di racconti.
In ogni episodio Salvo è alle prese con i più svariati casi (omicidi, rapimenti, crimini di mafia, cold case). Grazie al suo “terzo occhio”, ossia a uno spiccato intuito, Montalbano riesce sempre a fiutare la pista giusta, a trovare il colpevole o a risolvere un enigma.
Numerosi sono i coprotagonisti della saga, che il pubblico ha ormai imparato ad apprezzare ed amare: Livia, storica fidanzata, in una eterna relazione a distanza; quel grande fimminaro del collega Mimì Augello; i poliziotti Fazio (con la fissazione dei dati anagrafici) e Catarella (divertente e surreale macchietta).
A seguito del grande successo di pubblico dei romanzi di Andrea Camilleri, la Rai dal 1999 ha prodotto alcuni riadattamenti televisivi di gran parte dei romanzi e dei racconti del commissario. D'altronde lo stesso Camilleri, per molti anni sceneggiatore televisivo, ha sempre ritenuto che i suoi romanzi funzionassero bene per la trasposizione sul piccolo schermo.
“Il Commissario Montalbano” è stato acclamato dalla critica televisiva e l’ audience della serie ha ottenuto sin dal debutto risultati eccellenti, affermandosi nel corso della sua messa in onda ventennale come la serie più seguita del panorama televisivo italiano.
I 37 episodi realizzati sono stati inoltre visti in tutta Europa da oltre un miliardo di telespettatori.
Quella Sicilia (da cartolina) che abbiamo riconosciuto ed amato grazie al genio di Andrea Camilleri viene riproposta dal giornalista e scrittore Gaetano Savatteri con talento e leggerezza: Màkari, serie televisiva italiana recente (la prima stagione è stata trasmessa nel marzo 2021; la seconda nel febbraio 2022) è liberamente tratta dal libro "Quattro indagini a Màkari" e da altri due racconti "Il lusso della giovinezza" e "Il lato fragile", tutte opere di Gaetano Savatteri.
Savatteri, nel solco di Sciascia, Bufalino e Camilleri, sorride e ci fa sorridere. Protagonisti impegnati nella risoluzione di intricati casi sono l’irresistibile coppia di investigatori dilettanti, il giornalista Saverio Lamanna (interpretato da Claudio Gioè) e lo scanzonato amico Peppe Piccionello.
Saverio, giornalista portavoce di un influente uomo politico al governo, viene licenziato; decide di lasciare Roma e ritornare a Macari, suo paese natale in Sicilia, nel trapanese: qui trascinato dalla curiosità che lo caratterizza, finisce per indagare sui vari casi del luogo.
Lamanna è uno di quei siciliani cerebrali, "che hanno letto molti libri e che vivono in Sicilia con una difficoltà di relazioni", mentre Piccionello è “Giufà”, è l’amico credulone, quello che prende tutto alla lettera; è privo di qualsiasi malizia e furberia.
Nel racconto La calza della befana (uno dei sei racconti del volume "La coscienza di Montalbano", storie scritte in tempi diversi e non incluse nelle antologie fino ad ora pubblicate) Salvo Montalbano e Saverio Lamanna si incontrano: la giocosità narrativa di Camilleri, allusivamente lega una storia a un'altra storia, attraverso alcuni richiami.
“Il cuscusu era digno della so fama ma la cammarera che glielo servì era squasi meglio del cuscus. Gli dissi che s’acchiamava Suleima e che a malgrado il nome sotico viniva dal nord.
A Montalbano vinni n’testa di proponirle di fari ‘na passiata a ripa di mari, alla fini della mangiata. Ma subito appresso dovitti scancillarsi il pinsero dalla testa pirchì trasì nel ristorante un omo chiuttosto picciotto che abbrazzò e vasò Suleima come per fare accapiri a tutti che quella era roba sò.
Po’ l’omo s’addiriggì con la mano tisa verso il tavolo del commissario: “Piacere. Ho saputo che lei oggi sarebbe venuto qui a mangiare e non ho voluto perdere l’occasione di conoscerla. Sono Saverio Lamanna e mi è successo di doverle qualche volta rubare il mestiere".
Saverio Lamanna coinvolgerà il commissario nel caso di uno strano furto: la sparizione di un anello che un imprenditore di Vigata aveva regalato alla sua amante.
Andrea Camilleri ebbe frequenti contatti con Gaetano Savatteri. Nel Febbraio del 2004 il maestro presentò ad esempio a Roma il romanzo del giornalista "La ferita di Vishinskij", affermando che sarebbe stato riduttivo definire il volume soltanto un "giallo".
In "Non c’è più la Sicilia di una volta" pubblicato nel 2017, Gaetano Savatteri cita molte volte Andrea Camilleri. Nel libro vengono elencati diversi stereotipi su Sicilia e siciliani e Camilleri viene presentato nel volume sia come personaggio che come scrittore: Camilleri non è stato sempre amato, anzi il suo successo è stato “tardivo” ed è giunto solo a seguito dello straordinario risultato di vendite dei suoi libri.
Uno dei pregi maggiori di Camilleri è stato per Savatteri quello di aver descritto una Sicilia positiva, solare, bellissima: prima di lui l’isola appariva al mondo invece cupa, pessimista, sempre in lutto.
Maria Oliveri
 
 

La Sicilia (ed. di Siracusa-Ragusa), 29.8.2022
Un “giallo” che ripercorre la Sicilia
Il romanzo di Cristina Cassar Scalia. La scrittrice di origini netine ha parlato del suo ultimo lavoro nel Convitto delle arti a Noto

Cristina Cassar Scalia, scrittrice dalle origini netine, vive e lavora a Catania e si divide tra la oftalmologia e la scrittura. “La carrozza della Santa” è il sesto episodio di una serie che vede come protagonista il vice questore Vanina Guarrasi, palermitana di origine ma catanese d'adozione.
[...]
Letta anche all'estero, è considerata a pieno titolo [Da chi? NdCFC] l'erede di Andrea Camilleri.
«Camilleri - precisa - ha fatto da apripista nell'uso delle lingue regionali e questo rende i personaggi più reali, più umani».
[...]
Monica Cartia
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 30.8.2022
Massimo Cacciari
La Sicilia terra di tesori da sfruttare

Il Festival della bellezza approda in Sicilia e porta in scena la parola del filosofo. Al tempio di Segesta, Massimo Cacciari giovedì parlerà della tragedia greca, e in particolare di "Alcesti", «la più misteriosa e inquietante», mentre domani al Cretto di Burri, a Gibellina, terrà una riflessione su "Lo strappo simbolico dell'arte", sulle macerie del terremoto conservate attraverso l'opera d'arte.
Professore Cacciari lei viene spesso in Sicilia: nella Magna Grecia si trova a suo agio?
«Ovvio, la Grecia non ha solo una dimensione geografica, il sud d'Italia e la Sicilia hanno avuto in tutti i secoli magnifiche espressioni di grecità, da Empedocle a Giordano Bruno, e poi in Sicilia la Sofistica è nata con Gorgia e abbiamo qui straordinari paralleli con Pirandello, Sgalambro, lo stesso Camilleri, tutti insieme formano una corrente sofistica che attraversa tutta la letteratura siciliana. Lo stesso Tomasi di Lampedusa risente fortemente di quella propensione al dubbio, allo scetticismo che in fondo vi accomuna come popolo. La Sicilia non è un'isola, è più un continente, dove la memoria del classico è certamente vivente».
[…]
Francesca Taormina
 
 

Il Foglio, 31.8.2022
La putìa del libro
"Una farmacia come quella di Sciascia" Nasce a Milano la libreria Henry Beyle
Una "camera con vista" di 16 metri quadrati per esporre il catalogo della casa editrice più raffinata d'Italia. Parla Vincenzo Campo, l'editore ritenuto l'erede di Vanni Scheiwiller

In siciliano si dice “casa e putìa”. E infatti, pure tu, che sei siciliano, dal primo settembre, apri la putìa, che significa “bottega”, una libreria di 16 metri quadrati, a Milano, in via Solferino, 48. E’ “griffata” (che parolaccia!) Henry Beyle, la casa editrice di “quell’originale di Vincenzo Campo”, così ti chiamano. Ti vuoi dunque prendere gioco del razionamento o sarà la prima libreria razionale? “Innanzitutto sarà aperta per quattro mesi, un tempo modesto e in uno spazio piccolissimo e questo potrebbe allontanare la rovina o il collasso personale”. Chi si occupa di libri dice che sei il nuovo Vanni Scheiwiller, l’editore che ha inventato un certo modo di fare editoria. Edizioni numerate, libri di poche pagine, con dentro acqueforti. E infatti, in tredici anni, hai pubblicato elzeviri di Ennio Flaiano, di Leonardo Sciascia, ma l’introvabile, quello delle "sarde allo zolfo” o di “Mezzapaga”, un racconto che anticipava di anni il reddito di cittadinanza. E prendiamo, a caso, dal catalogo, Leo Longanesi, Emilio Cecchi, Gio Ponti, Mallarmé, Saba, il Cechov de “Alla deliziosa creatura che mi ha graffiato il naso”. Qual è stato il primo testo scelto? “Mi piace ricordare non tanto il primo, ma, tra i primi, un libro di clamoroso insuccesso”. Il titolo? “Era La dama selvatica di Giuseppe Mazzaglia. Ferdinando Scianna, di fronte al pianto dell’editore, decise di donare una tiratura di 50 esemplari di una sua fotografia e salvare di fatto quella edizione. Chi comprava quel racconto voleva acquistare in realtà solo una sua fotografia forse ignorando che quella immagine esprimeva una notevole interpretazione critica e permetteva una più intrigante lettura”.
In sedici metri quadrati cosa pensi di fare? “Innanzitutto potrà entrare non più di un visitatore per volta, munito di mascherina”. Perché aprirla? “Per mostrare l’intero catalogo, poi per creare e far vedere una camera con vista. Una sorta di estensione della redazione, persino della tipografia. E rendere omaggio ad alcuni amici e maestri”. Quando la Henry Beyle ha cominciato a pubblicare, i librai tenevano questi libri sotto chiave perché venivano rubati. Prima di morire Andrea Camilleri volle pubblicare i suoi libri più preziosi con la Hb. Uno è “La casina di campagna” e l’altro è “La piccola enciclopedia dei giochi di infanzia”. In vetrina quali testi saranno esposti? “I primi due di certo, ma ce ne sarà anche un terzo che verrà presentato a Roma, il 6 settembre, in occasione dell’anniversario della sua nascita. Il titolo è “Abbiamo fatto un viaggio. Racconto di una messa in scena”. È una lunga lettera inedita spedita negli anni cinquanta ai suoi genitori. Racconta le difficoltà del Camilleri regista alle prese con le bizzarrie, anche economiche, della compagnia teatrale fino a una sorpresa: la scoperta di una figura di fondamentale importanza. L’aiuto regista di quella commedia è infatti ‘una brunetta deliziosa’, Rosetta Dello Siesto, la donna che ha accompagnato nella vita Camilleri”.
Hai quindi copiato da Scheiwiller e vuoi rifare la sua “All’insegna del pesce d’oro”? “Di certo nessuna inventa nulla. Eliot diceva che veri poeti rubano. I cattivi imitano”. Perché gli eredi di Flaiano, Buzzati, Sciascia affidano scritture per quanto brevi e ricordi dei loro cari alla Henry Beyle? “Perché condividono un percorso. Credo apprezzino il risultato, il rispetto verso i testi, l’affettuosa partecipazione emotiva, spero persino certe eccentricità”. Come sarà arredata questa “camera con vista”? “Ci saranno 4 mobili di modernariato. Ci verranno prestati da una cooperativa di vendita e restauro di mobili. Si chiama “Di mano in mano”.
Di mano in mano, quali libri Hb non vorresti che ti cadessero di mano? “Ricordo di aver incontrato il poeta siciliano Ignazio Buttitta a una festa dell’Unità. Ero giovane. Gli chiesi: “Maestro, di tutti i suoi libri quali devo acquistare? Me ne suggerisca uno”. Mi rispose che a un padre non si può chiedere quale figlio ama di più”. Sei nato in Sicilia, a Giuliana. Vuoi rifare l’emporio di tua zia Rosalia? “Era una stanza dove vendeva di tutto: lana Borgosesia, un integratore vitaminico per vitelli, leccornie Ferrero. Questa mia zia scriveva alle diverse aziende, si presentava e chiedeva di poter acquistare i loro prodotti. E rispondevano. La Ferrero da Alba decise persino di farle avere la vetrinetta espositore come premio fedeltà”. A Milano il termine “putìa” è inutilizzabile. Qui li chiamano “temporary store”. Alternative? “Me lo immagino come Sciascia si immaginava una libreria”. E come? “Di certo somigliava ad una galleria d’arte, ma credo dovesse avere qualcosa a metà tra un circolo e una farmacia, di paese, beninteso”.
Carmelo Caruso
 
 

TeleNauta, 31.8.2022
Il fenomeno Montalbano va forte in Spagna

Salvo ha conquistato gli spagnoli, con pazienza e perseveranza. Le indagini de Il commissario Montalbano, seppure all’ennesima replica, si stanno facendo strada sulla tv pubblica spagnola Rtve, la minore La2, tanto da minacciare il primato dell’ammiraglia La1 al martedì sera. Un processo iniziato negli anni precedenti e che sta dando adesso i suoi frutti.
Il portale iberico verTele ha infatti analizzato quello che è considerato il successo dell’estate di Rtve, in grado di raddoppiare la media di rete di La2 con dati stupefacenti. Come accaduto il 23 agosto, quando Le ali della sfinge ha toccato la media del 7,1% share (media di rete nelle 24h di quel giorno, pari al 4,3% – media mensile di La2 pari al 3,4%). Ed è anche arrivato, il 9 agosto scorso, ad essere la seconda proposta televisiva più vista in Spagna.
Tutto ciò nonostante Il commissario Montalbano sia arrivato in Spagna dal 2012, con repliche costanti. Un attaccamento del pubblico che in Italia la Rai ha già imparato a conoscere nel tempo, ma di cui però nelle più recenti annate ha un po’ abusato. Rai1 tornerà a replicarlo dall’inizio dal 14 settembre, ma l’iniziativa è giustificata dal restauro in alta definizione del girato.
Tornando alla Spagna, ecco le medie stilate da verTele anno per anno su La2.
La media ascolti di Montalbano in Spagna
2012-2013: 406.000 spettatori, 2,5% share (22 episodi trasmessi il sabato alle 21:30)
2013-2014: 458.000, 3,1% (4 episodi il sabato alle 21:30)
Estate 2014: 353.000, 3,4% (9 episodi il sabato alle 21:30)
2014-2015: 636.000, 3,9% (42 episodi al sabato o domenica alle 21:30)
2017-2018: 421.000, 3,1% (26 episodi al sabato alle 20:15)
2019-2020: 524.000, 3,2% (6 episodi il lunedì alle 22)
Estate 2020: 663.000, 5,2% (3 episodi il lunedì alle 22)
2020-2021: 590.000, 4,2% (7 episodi al lunedì o martedì alle 22:15)
Estate 2021: 535.000, 4,4% (9 episodi il martedì alle 22:10)
2021-2022: 525.000, 4,6% (9 episodi il martedì alle 22:30)
Estate 2022: 475.000, 5,5% (16 episodi il martedì alle 22 o 22:55)
Come si può notare, quest’estate su La2 Il commissario Montalbano sta registrando la sua media massima in share nella serie storica, con il 5,5%. I valori assoluti sono più bassi per via della stagionalità. Inoltre la media è provvisoria in quanto gli episodi continuano ad andare in onda, fino a quando non sarà proposta la prima visione de Il metodo Catalanotti (che invece in Francia è già andata in onda il 28 agosto su France3).
Da qui la difficoltà registrata dall’ammiraglia La1 nel confrontarsi con il personaggio di Luca Zingaretti.
2 agosto
Comando actualidad (La1): 6,6% e 708.000
Il Commissario Montalbano (La2): 6,1% e 639.000
9 agosto
Il Commissario Montalbano: 6,5% e 608.000
Comando actualidad: 4,6% e 446.000
16 agosto
Comando actualidad: 5,6% e 573.000
Il Commissario Montalbano: 5,4% e 541.000
23 agosto
Comando actualidad: 5,3% e 551.000
Il Commissario Montalbano: 5,3% e 541.000
E dopo Montalbano…
La speranza per La2 è che le repliche di Montalbano vadano sempre forti (fenomeno che invece in Italia, per usura, è andato affievolendosi). Intanto, però, la fiction italiana più recente – sempre targata Rai – registra una battuta d’arresto nel Paese: infatti Blanca con Maria Chiara Giannetta, scelta da Telecinco (Mediaset), è stata eliminata dal prime time. Troppo poco il 6% di share con 534.000 spettatori registrato dalla quarta puntata del 25 agosto, rispetto al debutto con 1,1 milioni e l’11,8% share. Luci ed ombre.
Vi lasciamo il promo della tv spagnola di La2, che ha definito questo ciclo come “dal principio alla fine” di Montalbano: la replica dal primissimo episodio in poi culminerà infatti nella prima visione – come detto – de Il metodo Catalanotti.
Ruben Trasatti
 
 

 


 
Last modified Tuesday, September, 06, 2022