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RASSEGNA STAMPA

APRILE 2022

 
Oggi Milazzo, 1.4.2022
Milazzo, È morto Paolo Filoramo. Con la sua libreria fu tra i primi a "scoprire" Andrea Camilleri

Milazzo perde un pezzo della sua storia recente: stamattina è morto Paolo Filoramo, 73 anni, anima della libreria più longeva della città, uno degli operatori culturali più seri e apprezzati grazie alla sua bonomia e alla voglia di intrattenere i clienti di cui conosceva i gusti letterari.
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Sempre pronto a dare consigli e a proporre novità che non sempre sono quelle spinte dalle case editrici, fu lui a “scoprire” Andrea Camilleri. Quando era un autore sconosciuto era una delle librerie d’Italia che vendeva più copie, al punto che “il papà del commissario Montalbano” gli scrisse per ringraziarlo: in sette anni riuscì a vendere 10 mila copie dei suoi libri. Un record forse nazionale. Al punto che lo stesso Filoramo ammise che grazie a Camilleri riuscì a superare i momenti bui legati alla crisi dell’editoria.
[...]
Ecco il testo integrale dell'articolo scritto da Gianfranco Cusumano e pubblicato il 28 dicembre 2001 dal settimanale Centonove.

«Grazie per avere creduto in me». La carta da lettera è semplice, nessun fronzolo o titoli in testa. La firma, però….nella firma è racchiuso tutto: Andrea Camilleri. Si, proprio, lui, quello del Commissario Montalbano.
«Io e Camilleri». Potrebbe essere il titolo di un romanzo. Il romanzo della vita di Paolo Filoramo, quarant’anni trascorsi dietro il bancone della sua libreria di Piano Baele, a Milazzo. Tra l’odore dei libri appena stampati e il sottofondo del chiacchiericcio mattutino. Pochi metri quadrati pieni di scaffali ricolmi di volumi variopinti, unica oasi felice per gli amanti della lettura: le altre librerie di Milazzo, nel tempo, sono state costrette a chiudere.
Paolo Filoramo, invece, ha resistito. Lui e Camilleri. Negli ultimi sette anni la libreria Filoramo ha venduto circa diecimila copie dei libri del celebre autore siciliano. Al punto da ricevere, qualche giorno fa, una lettera di ringraziamento scritta proprio dal celebre autore siciliano. Quando il “papà” del commissario Montalbano era uno sconosciuto, Paolo Filoramo vendeva centinaia di copie in cui si raccontavano gli intrecci gialli di Vigàta.
Un record per una piccola libreria di provincia, anzi, un puttuso di libreria, sette metri quadrati alle spalle del Municipio. «Conservo gelosamente la prima stampa di “Un filo di fumo”, il primo romanzo di Camilleri pubblicato da Garzanti – racconta Filoramo, 53 anni, capelli grigi e ciuffo ribelle – anche se i meriti non sono tutti miei ma di tre professori del Liceo Scientifico di Milazzo: Mimmo Mirabile, purtroppo scomparso, Lina Rizzo e Dario Russo. I primi libri che mi fecero “scoprire” furono “Il birraio di Preston, “La Forma dell’Acqua” e “Il cane di Terracotta”». Nel 96 il passa parola. Bastava entrare pochi minuti nella libreria, mostrare un atteggiamento titubante e il suggerimento arrivava spontaneo. «Deve fare un regalo? Lo conosce Camilleri?». Ed ecco che gli occhi cominciano a scintillare. Parte il racconto di una storia di Montalbano. La voce sale o scende di tono con studiata misura teatrale. La confezione regalo è già pronta. «Camilleri è uno sceneggiatore nato. Vivi quello che leggi. E’ questo il suo segreto. I motivi culturali, certo, sono importanti, ma quelli li lascio ad altri: io sono un libraio di provincia».


La pagina con l'articolo di Centonove

Il boom arriva nel ‘97 con il “Ladro di Merendine” e le ospitate al Costanzo Show. «Il più bello rimane “Il cane di Terracotta” – avverte il librario mamertino, una sorta di “istituzione assieme al fratello Giorgio, gestore dell’edicola adiacente e di Gaetano, proprietario di una cartolibreria – ci ha lavorato molto e si vede. Non è scritto di getto come qualche libro recente». Se la libreria ancora oggi esiste è grazie alle straordinarie vendite fatte dall’autore che ha consentito di superare i periodi più bui. «Proprio così – dice Paolo Filoramo – Milazzo nonostante i trentamila abitanti risponde solo in determinati periodi dell’anno. Le grosse vendite sono state legate agli esploit di Sciascia e della Fallaci. Harry Potter? Introvabile. Poco prima delle feste ne ho avuto una trentina di copie, sono sparite subito».
La lettera di Camilleri, venuto a conoscenza della storia del librario mamertino grazie a Centonove, é conservata su di un ripiano, accanto all’edizione a fumetti de “Il ladro di Merendine”. «Caro Paolo Filoramo, ho saputo della grande stima nei miei confronti, nata già prima del mio successo, coi miei primi libri; e della “scommessa” fatta coraggiosamente su di me e sul riconoscimento che tali libri avrebbero dovuto ricevere. Cosa posso dirle? Ne sono commosso. Chissà se allora – più regista che scrittore, e in cerca della mia maniera di raccontar storie – io stesso avrei potuto credere alla sua “preveggenza”? Ne dubito, anche se chiunque scriva non può che riporvi la speranza di essere letti, capiti e apprezzati. E per questo le sono grato da profondo». La busta viene custodita come una reliquia. «Più volte alcune associazioni hanno tentato di farlo venire a Milazzo per un convegno. L’ultima volta ci provò l’oculista Oscar Mezzano. Rispose che si doveva fare la dentiera». Ride Filoramo. Ad interromperlo un cliente. Mi scusi dovrei fare un regalo…». «Conosce Camilleri?».
 
 

Diario de Cádiz, 2.4.2022
Negro sobre negro
Camilleri, Márkaris, Giménez-Bartlett y Lemaitre, una primavera cargada de intrigas
Seis novedades que no defraudarán a nadie, de autores a los que hay que seguir

Aprovechando que la primavera no termina de llegar y que las sombras siguen presentes, esta semana ofrecemos seis sugerencias de un gran nivel, con autores consagrados y a los que no hay que perder la pista.
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El cocinero del Alcyon
Nueva entrega de nuestro adorado comisario  Montalbano. El gran Andrea Camilleri nos dejó hace unos años pero antes de irse nos regaló algunos títulos que nos encandilan. El último lleva por título El cocinero del Alcyon y la trama es vertiginosa, con espías y secretos. Un operario aparece ahorcado en plena obra y Montalbano y sus hombres acuden a escena. El responsable del despido del desdichado y dueño del astillero en quiebra es Giovanni Trincanato, un tipo de negocios turbios sin escrúpulos ni modales que no tarda en despertar la antipatía del comisario. Paralelamente, en el puerto de Vigàta aparece el Alcyon, una lujosa goleta con apenas pasajeros y muy pocos tripulantes, pero con una popa... Larga vida a Camilleri.
Pedro M. Espinosa

Camilleri, Márkaris, Giménez-Bartlett e Lemaitre, una primavera piena di intrighi
Sei novità che non deluderanno nessuno, da autori che vanno seguiti

Approfittando del fatto che la primavera non è ancora arrivata e che le ombre sono ancora presenti, questa settimana proponiamo sei proposte di alto livello, con autori affermati e di cui non dobbiamo perdere di vista.
[...]
Il cuoco dell'Alcyon
Nuova puntata del nostro amato Commissario Montalbano. Il grande Andrea Camilleri ci ha lasciato qualche anno fa ma prima di partire ci ha regalato dei titoli che ci hanno abbagliato. L'ultimo si intitola Il cuoco dell'Alcyon e la trama è vertiginosa, con spie e segreti. Un operaio appare impiccato nel bel mezzo dei lavori e sul posto entrano Montalbano ei suoi uomini. Il responsabile del licenziamento dello sfortunato e titolare del cantiere fallito è Giovanni Trincanato, un losco uomo d'affari senza scrupoli né buone maniere che suscita presto l'antipatia del commissario. Contemporaneamente compare nel porto di Vigàta l'Alcyon, una goletta lussuosa con pochissimi passeggeri e pochissimi membri di equipaggio, ma con una poppa... Viva Camilleri.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Il Fatto Quotidiano, 3.4.2022
L’intervista. Elena Sofia Ricci. L’attrice ha compiuto 60 anni. “E quando mamma ne aveva 36 la vedevo vecchia”
“Nuti? Uno zio stupendo Le sigarette di Camilleri E un grazie a Sorrentino”

[…]
Il primo insegnamento di sua madre per stare su un set .
Per anni si dedicò a un’opera di terrorismo rispetto a quanto sono rompiscatole le attrici: i loro vezzi, capricci, a come trattavano la troupe; per questo ero terrorizzata dal rivelare i miei propositi professionali.
Mamma aveva ragione?
Conosceva bene l’ambiente.
E Passalacqua?
Più moderato e amava gli attori; (sorride) grazie ai miei ho conosciuto e frequentato degli artisti unici: Tino Buazzelli stava sempre da noi e Andrea Camilleri scriveva con Pino; anzi Pino è stato il primo regista dei romanzi di Andrea e quando la Rai gli ha tolto Montalbano, dal dolore si è ammalato.
Camilleri nel quotidiano.
Quando entravo nello studio dove lavoravano, al massimo intravedevo le sagome: la stanza era invasa dal fumo di sigarette.
[…]
Alessandro Ferrucci
 
 

Quotidiano Nazionale, 3.4.2022
Un futuro senza Lolita
Mentre si gira la seconda serie tv la creatrice della detective Lobosco guarda oltre: "Scriverò di altro"

Con Terrarossa (Sonzogno, 2022), Lolita Lobosco, il vicequestore nato dalla penna di Gabriella Genisi, ha tracciato il solco della sua nona avventura. Un successo letterario (i libri sono stati recentemente ripubblicati da Feltrinelli) ma anche televisivo. […] Non a caso, Lolita è stata più volte paragonata a Montalbano, il commissario che ha fatto la fortuna di Camilleri (e viceversa).
È così o è una banalità?
"È successo sì, ma il maestro Camilleri è inarrivabile. Credo che tutti i giallisti arrivati dal 2000 in poi gli debbano qualcosa. Io stessa, per questo cerco di omaggiarlo con un crossover di Montalbano nei miei libri".
[…]
 
 

El Nacional, 4.4.2022
Sant Jordi 2022
Libros Sant Jordi 2022: 25 recomendaciones y todas las novedades editoriales del año
Repasamos las principales novedades editoriales en esta lista de libros de Sant Jordi 2022

Barcelona. El sábado 23 de abril llega una nueva festividad de Sant Jordi, este año, una de las más especiales en la historia de la jornada del libro y la rosa para ser la primera edición postpandemia. Será un día para volver a la calle y escoger entre un montón de libros de Sant Jordi 2022 y todas las novedades editoriales que podrás encontrar en las librerías. Además, esta fecha coincide con una de las temporadas más prolíficas editorialmente hablando. Una verdadera avalancha de títulos y obras fascinantes del cual os hacemos una elección. ¡Aquí tenéis los 25 libros de Sant Jordi 2022, obras imprescindibles para tener en cuenta para regalar en el día más bonito del año!
1
'El cuiner de l'Alcyon', Andrea Camilleri
El cierre de una fábrica de barcas y el posterior suicidio de uno de los trabajadores llevan al límite la resistencia moral del comisario Montalbano, decidido a terminar antes de que el comandante haga efectiva la disolución de la comisaría. La moral de los agentes, por el suelo, sólo remonta con el reto que representa la aparición de una goleta muy misteriosa, el Alcyon, en el puerto de Vigata. No tardan en descubrir que dentro se hacen los negocios más sucios, pero el problema es: ¿como pillarlos, si siempre se acaban refugiando en aguas internacionales?
El más cinematográfico e internacional de los episodios de Montalbano, la penúltima entrega de la icónica serie de Andrea Camillieri, es casi una novela de espías, en la que el comisario tiene que tratar con agentes secretos, el FBI y la acostumbrada mala vida local. El mal carácter del comisario no había llegado nunca tan lejos.
[…]
Oriol Rodríguez

Sant Jordi Libri 2022: 25 consigli e tutte le novità editoriali dell'anno

Sabato 23 aprile arriva una nuova festa di Sant Jordi, quest'anno una delle più speciali nella storia del giorno del libro e della rosa che sarà la prima edizione post-pandemia. Sarà un giorno per tornare in piazza e scegliere tra tanti libri Sant Jordi 2022 e tutte le novità editoriali che puoi trovare in libreria. Inoltre, questa data coincide con una delle stagioni più prolifiche dal punto di vista editoriale. Una vera valanga di titoli e opere affascinanti tra cui vi facciamo una scelta. Ecco a voi i 25 libri per Sant Jordi 2022, opere indispensabili da tenere in considerazione per regalare nel giorno più bello dell'anno!
'Il cuoco dell'Alcyon', Andrea Camilleri
La chiusura di una fabbrica di barche e il conseguente suicidio di uno degli operai spingono al limite la resistenza morale del commissario Montalbano, deciso a finire prima che il comandante renda effettivo lo scioglimento della questura. Il morale degli agenti, a terra, si alza solo con la sfida rappresentata dall'apparizione di una misteriosissima goletta, l'Alcyon, nel porto di Vigata. Presto scoprono che dentro si fanno gli affari più sporchi, ma il problema è: come catturarli, se finiscono sempre per rifugiarsi in acque internazionali?
Il più cinematografico e internazionale degli episodi di Montalbano, penultima puntata dell'iconica serie di Andrea Camillieri, è quasi un romanzo di spionaggio, in cui il commissario deve fare i conti con agenti segreti, FBI e la solita mondanità locale. Il cattivo carattere del commissario non era mai andato così lontano.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Barbadillo, 4.4.2022
Marco Iacona e il viaggio “Sedici Venti”: da Tolkien a Pasolini passando per Camilleri
L'autore racconta il suo volume che raccogliere interviste e interventi giornalistici senza sconti per nessuno

Dai fumetti, roba seria, alla politica, materia per simulatori. Dalla città dove è nato alla pornostar più applaudita. Da Tolkien, che non ha mai amato, al mito Pasolini. “Sedici Venti”, ultima fatica di Marco Iacona pubblicata da Solfanelli editore è una raccolta di interviste e interventi giornalistici che precedono la pandemia. “Quando morte e miseria morale” si legge in quarta di copertina, “erano ugualmente delle gran carognate”.
[…]
Lei non ama Tolkien e non ama Camilleri…
“Ma amo Umberto Eco (ride), nel senso che quel suo libretto sul fascismo eterno lo trovo illuminante, forse per quel che lo stesso Eco non pensava di dire. Azzardo qui una lettura metaechiana; forse però sono solo un echiano di ritorno… Chi è che diceva che eravamo e siamo tutti fascisti? Bé, forse il piemontese ci ha davvero azzeccato”.
[…]
E Camilleri?
“Camilleri è uno scherzo della storia. Anzi no, è un ripetersi di uno stesso fatto. Noi siciliani, ovviamente parlo per chi come me non ama la cultura siciliana, ne avremmo fatto volentieri a meno… ma così va il mondo”.
Cosa le ha fatto?
“Pagheremo per altri cento anni le sue storie… Camilleri è la Sicilia-medioevo, la Sicilia oggetto. La Sicilia-donna”.
[…]
Giovanna Caggegi
 
 

Diari de Girona, 5.4.2022
Un cuiner improvisat

Uns mesos abans de la mort d’Andrea Camilleri, el 17 de juliol de 2019, es va publicar a Itàlia El cuiner de l’Alcyon, el penúltim llibre sobre el comissari Salvo Montalbano.
L’escriptor sicilià explica en una nota al final del relat que «aquesta història va néixer deu anys enrere no pas com a novel·la, sinó com a guió per a una coproducció italoamericana. Quan el projecte es va anul·lar vaig aprofitar el guió, amb unes quantes variacions, per a un nou episodi d’en Montalbano, que inevitablement es ressent, no sé si per bé o per mal, del seu origen no literari».
De fet, l’estructura de la novel·la s’assembla a una col·lecció de seqüències cinematogràfiques que podrien convertir-se en una de tantes pel·lícules policíaques, però això no seria cap novetat com ho demostra l’èxit de l’adaptació televisiva de la sèrie.
La narració conjuga d’una manera intel·ligent la realitat i el somni per desorientar el lector amb continues giragonses que inclouen el tancament d’una fàbrica de barques de Vigata, el cessament d’en Montalbano i la dissolució de la comissaria amb la dispersió dels seus fidels col·laboradors en altres destinacions.
Ara bé, aquestes circumstàncies van esdevenir accessòries per la presència d’una goleta al port que desperta l’instint del policia, decidit a esbrinar què amagava aquell vaixell.
Tan capficat estava que va experimentar una vivència onírica durant un eclipsi de lluna, real o imaginari: «va veure retallar-se contra la lluna, com si fos una ombra xinesa o un efecte cinematogràfic, lentament, primer l’arbre de proa i, a poc a poc, la silueta sencera d’una gran embarcació a vela». Era l’Alcyon, una paquebot propietat d’una organització criminal que servia de timba flotant per a gent poderosa i acostumada als negocis bruts.
Arribats a aquest punt, l’autor es passa de taca d’oli quan s’inventa un Montalbano fent de cuiner improvisat que s’hi infiltra per resoldre l’enigma del bergantí goleta.
A banda d’una trama enrevessada amb un final de traca i mocador, és un repte que s’ofereix al lector indagar per quin sets sous el veler s’anomena Alcyon.
Potser és tracta d’una referència a Alcíone, filla d’Èol, déu del vent en la mitologia grega, transformada en alció (ocell blauet) per Zeus com a càstig per la seva supèrbia, segons narra Ovidi en La Metamorfosi.
O tal vegada es refereix al nom del navili oceanogràfic de la societat del desaparegut Jacques-Yves Cousteau, que es dedica a l’exploració del fons marí.
Qualsevol interpretació, encertada o no, permet deixar volar la imaginació per poder reviure les aventures d’un vaixell pirata. Tocant de peus a terra, però, és una història fruit de la improvisació d’un burleta impenitent. Mestre, això no es fa!
Carlos Arbó

Un cuoco improvvisato

Pochi mesi prima della morte di Andrea Camilleri, il 17 luglio 2019, è stato pubblicato in Italia El cuiner de l'Alcyon, penultimo libro sul curatore Salvo Montalbano.
Lo scrittore siciliano spiega in una nota a fine racconto che «questa storia è nata dieci anni fa non come romanzo, ma come sceneggiatura per una coproduzione italo-americana. Quando il progetto è stato cancellato, ho sfruttato la sceneggiatura, con poche varianti, per un nuovo episodio di Montalbano, che inevitabilmente soffre, non so se nel bene o nel male, della sua origine non letteraria».
In effetti, la struttura del romanzo ricorda una raccolta di sequenze di film che potrebbe diventare uno dei tanti film polizieschi, ma non si tratterebbe di una novità come dimostra il successo dell'adattamento televisivo della serie.
La narrazione unisce intelligentemente la realtà e il sogno per disorientare il lettore con continui colpi di scena che prevedono la chiusura di uno stabilimento nautico di Vigata, la cessazione del Montalbano e lo scioglimento della questura con la dispersione dei suoi fedeli collaboratori in altre destinazioni.
Tuttavia, queste circostanze sono diventate accidentali a causa della presenza di una goletta nel porto che ha suscitato l'istinto della polizia, determinata a scoprire cosa nascondeva la nave.
Fu così sconvolto che visse un'esperienza onirica durante un'eclissi lunare, reale o immaginaria: a poco a poco, l'intera sagoma di una grande barca a vela». Era l'Alcyon, una nave da crociera di proprietà di un'organizzazione criminale che fungeva da timba galleggiante per i potenti abituati agli affari sporchi.
A questo punto l'autore passa dalla macchia d'olio ad inventare un Montalbano che fa da cuoco estemporaneo che si infiltra per risolvere l'enigma del brigantino della goletta.
Oltre a una trama contorta con un petardo e un fazzoletto, è una sfida per il lettore scoprire quale ambientazione della barca a vela si chiama Alcyon.
Forse è un riferimento ad Alcione, figlia di Eolo, dio del vento nella mitologia greca, trasformato in martin pescatore (uccello azzurro) da Zeus come punizione del suo orgoglio, secondo Ovidio ne La metamorfosi.
O forse si riferisce al nome della nave oceanografica della società del defunto Jacques-Yves Cousteau, che si dedica all'esplorazione dei fondali marini.
Qualsiasi interpretazione, giusta o sbagliata, fa volare l'immaginazione per rivivere le avventure di una nave pirata. Toccare il suolo, tuttavia, è una storia sull'improvvisazione di una presa in giro impenitente. Maestro, questo non è fatto!
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Montevideo Portal, 5.4.2022
Recomendados de turismo
El sol de abril en la cara, es ideal para combinar con una buena lectura
Te recomendamos algunos libros para Semana de Turismo: policiales, romances, historia y cocina. No podemos fallar.

El sol de abril en la cara, es ideal para combinar con una buena lectura. Te recomendamos algunos libros para Semana de Turismo.
Policiales: Cualquiera de los tres atrapa desde el principio. Estilos diferentes, algunos personajes conocidos y lo mejor del género en esta selección.
El cocinero de Alycon de Andrea Camilleri
La penúltima entrega de la serie sobre el comisario Montalbano no defrauda. Además hay reedición de todos sus éxitos por si te quedó alguno sin conocer.
[…]

Il sole di aprile in macchina è l'ideale da abbinare a una buona lettura

Il sole di aprile sul viso è l'ideale da abbinare a una buona lettura. Consigliamo alcuni libri per la Settimana del Turismo.
Polizieschi: una qualsiasi delle tre cattura dall'inizio. Stili diversi, alcuni personaggi famosi e il meglio del genere in questa selezione.
Il cuoco di Alycon di Andrea Camilleri
La penultima puntata della serie sull'assessore Montalbano non delude. Inoltre, c'è una ristampa di tutti i suoi successi nel caso in cui ne avessi lasciato qualcuno senza saperlo.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

askanews, 5.4.2022
Made in Italy
Anna Fendi vince il premio “Presidio culturale italiano”
Riconoscimento sarà consegnato domani a Cinecittà

Roma – È Anna Fendi la vincitrice del premio “Presidio culturale italiano” 2022 dell’Associazione Cultura Italiae. Il premio verrà consegnato domani dal ministro della Cultura Dario Franceschini a Cinecittà.
Il premio è conferito ogni anno alle personalità che si sono contraddistinte nel loro lavoro per ingegno, tenacia e merito al fine di conseguire l’innovazione e lo sviluppo del Paese.
[…]
Negli anni precedenti sono state premiate personalità come Andrea Camilleri, Piero Angela, Ennio Morricone.
[…]
 
 

Risoluto, 8.4.2022
A Burgio un murale e una piazza per Andrea Camilleri


(Foto Teleacras)

Nel comune di Burgio è stato realizzato un murale, opera dell’artista palermitano Mirco Cavallotto, dedicato al regista teatrale, scrittore, sceneggiatore e drammaturgo siciliano Andrea Camilleri.
Inoltre, la prefettura ha dato l’autorizzazione per l’intitolazione della piazza sovrastante ad Andrea Camilleri.
Letizia Buttacavoli
 
 

La Sicilia (ed. di Catania), 10.4.2022
Il dialetto siciliano e il “caso Celentano”
Camilleri aveva ragione: viva la lingua bastarda

[..]
Lo scrittore Andrea Camilleri, per "giustificare" l'uso del dialetto nei suoi romanzi, faceva appello alle tredici dominazioni che nell'arco dei secoli hanno messo piede nell'Isola. «La lingua bastarda - sosteneva - è molto più ricca ed efficace di quella cosiddetta pura».
[...]
Santo Privitera
 
 

98zero, 11.4.2022
Condrò. Riqualificata la piazzetta alle spalle della Chiesa Madre, sarà intitolata ad Andrea Camilleri

Barcellona – Si rifà il look la piazzetta di Condrò che presto prenderà il nome di “Piazza Andrea Camilleri”, rendendo omaggio al grandissimo scrittore siciliano, originario di Porto Empedocle, “padre” del Commissario Montalbano.
[…]
Benedetto Orti Tullo
 
 

El Diario, 12.4.2022
Mano a mano entre Vázquez Montalbán y Camilleri
Los dos escritores reflexionaron sobre sus famosos personajes, Carvalho y Montalbano, y a través de ellos lo hicieron sobre el oficio de escribir, la política o la gastronomía, en cuatro conversaciones que se publican ahora en formato de libro

Andrea Camilleri (1925-2019) definió su amistad con Manuel Vázquez Montalbán (1939-2003) como verdadera, condicionada por las lecturas y por encuentros como los cuatro que forman parte de las Conversaciones sobre la escritura (Altamarea), en los que los creadores de Pepe Carvalho y Salvo Montalbano reflexionan sobre el oficio de escribir, sus personajes, la política, la comida o la religión. En resumen, hablan de la vida.
“Creo que el hombre tiene necesidad de un tipo u otro de religión y para mí, de momento, la religión menos peligrosa es el fútbol”, le explica el escritor catalán y empedernido culé a su amigo siciliano, un marxista pero no de los nostálgicos. Vázquez Montalbán se declaraba hijo de un conflicto ideológico, el que existe entre la historia y la cotidianidad pero también el que enfrenta al “yo” y al “nosotros”, el equilibrio entre lo particular y lo colectivo (puede cambiarse el orden) y que tantos quebraderos de cabeza daba y da a la izquierda. “La lucha por cambiar la historia y la conciencia de que la historia depende de una dialéctica interna siguen siendo importantes, pero gana terreno la idea de que solo se vive una vez. Este descubrimiento supone recuperar el derecho al placer”, argumenta Vázquez Montalbán, que ironizó más de una vez con que tras el Palacio de Invierno se había asaltado la cocina. Fue cuando muchos comunistas, también él, comenzaron a preocuparse por los buenos vinos y a diferenciarlos por las añadas.
Carvalho y Montalbano son dos personajes que no se entienden sin su relación con la gastronomía. “Tienen un interés compartido por la comida, aunque no creo que fueran a comer al mismo restaurante –explica Camilleri–. Creo que si tuvieran que investigar juntos un crimen, su relación se rompería en la cocina. Una vez dije que Vázquez Montalbán debería ser llevado ante el Tribunal de La Haya acusado de genocidio porque, si intentáis comer lo que come Carvalho…¡es algo terrible! Montalbano prefiere platos más sencillos, más genuinos”.
El autor italiano considera que para su comisario la comida es una especie de compensación ante todo lo que le entristece de esta vida y define como un vicio solitario horrendo esa costumbre que tiene de comer solo y en silencio. Las recetas que aparecen en los libros del novelista italiano son reales y las rescató de una libreta de su abuela. Camilleri, a diferencia de Vázquez Montalbán, se limitaba a tener buen paladar. En cambio el creador de Carvalho no solo era de buen comer sino que le gustaba dejar de escribir para meterse en la cocina. Muchos platos y para varios días. Decía que así contribuía a mejorar la vida familiar, o sea lo que con los años hemos bautizado como conciliación.
El investigador barcelonés y el comisario de Vigàta tal vez no hubiesen podido compartir mantel aunque tienen otras muchas cosas en común y una de ellas, quizás la más importante, es la honestidad. “Ambos saben perfectamente que la verdad, en el noventa y nueve por ciento de los casos, no coincidirá nunca con la justicia. Sin embargo, son honestos con ellos mismos”, resume Camilleri.
Carvalho surgió una noche a altas horas cuando Vázquez Montalbán, divagando con un grupo de jóvenes de izquierda, expresó su hartazgo con tanta literatura pesada, esa en la que, como bien describió Rafael Alberti, los protagonistas necesitan cuarenta páginas para subir una escalera o treinta para abrir una ventana. “Quiero escribir una novela como las de antes, una novela de policías y ladrones, llena de acción; contar una historia en la que sea necesario organizar la trama, donde la intriga sea parte necesaria; escribir una novela policíaca”. Esa novela fue Tatuaje, escrita en 15 días y publicada en 1974. Así nació el investigador privado más famoso de la literatura española, un personaje a quien su autor define en una de las conversaciones con Camilleri como un cínico en sentido filosófico, más parecido a un nihilista activo y por lo tanto no un cínico a secas. “Un anarquista”, concluye Vázquez Montalbán, con tintes de héroe romántico y capaz de empatizar con los perdedores.
Ambos novelistas fueron ávidos lectores. Vázquez Montalbán, que no fue a la escuela a tiempo completo porque su familia necesitaba que también trabajase, ganó un premio provincial y en el instituto de un barrio que tilda de desahuciado ya se le empezó a llamar “el escritor”. Camilleri comenzó con la poesía a los diez años. Era hijo único y la cama obligada por todas las enfermedades infantiles de la época la rememora como momentos felices en los que podía leer lo que le apetecía durante varios días. Con los años, de la lucha política, uno contra el fascismo italiano y otro contra el franquismo, surgiría no solo un compromiso con la izquierda. También una mirada irónica respecto a la vida. La suya y la de sus personajes.
Neus Tomàs

Mano nella mano tra Vázquez Montalbán e Camilleri

Andrea Camilleri (1925-2019) ha definito vera la sua amicizia con Manuel Vázquez Montalbán (1939-2003), condizionata dalle letture e da incontri come i quattro che fanno parte delle Conversazioni sulla scrittura (Altamarea), in cui gli ideatori di Pepe Carvalho e Salvo Montalbano riflettono sul mestiere della scrittura, i suoi personaggi, la politica, il cibo o la religione. Insomma, parlano della vita.
"Penso che l'uomo abbia bisogno di un tipo o dell'altro di religione e per me, al momento, la religione meno pericolosa è il calcio", spiega lo scrittore catalano e inveterato culé all'amico siciliano, marxista ma non nostalgico. Vázquez Montalbán si è dichiarato figlio di un conflitto ideologico, quello che c'è tra la storia e la quotidianità ma anche quello che si confronta con l'io e il noi, l'equilibrio tra il particolare e il collettivo (l'ordine può essere cambiato ) e che tanti mal di testa hanno dato e danno a sinistra. “La lotta per cambiare la storia e la consapevolezza che la storia dipende da una dialettica interna restano importanti, ma sta prendendo piede l'idea che si vive una volta sola. Questa scoperta significa recuperare il diritto al piacere”, sostiene Vázquez Montalbán, che ha ironizzato più di una volta sul fatto che dopo il Palazzo d'Inverno la cucina fosse stata derubata. Fu allora che molti comunisti, compreso lui, iniziarono a preoccuparsi dei buoni vini ea differenziarli in base all'annata.
Carvalho e Montalbano sono due personaggi che non si possono capire senza il loro rapporto con la gastronomia. “Hanno un interesse comune per il cibo, anche se non credo che mangerebbero nello stesso ristorante”, spiega Camilleri. Penso che se dovessero indagare su un crimine insieme, la loro relazione si interromperebbe in cucina. Una volta ho detto che Vázquez Montalbán dovrebbe essere portato davanti al Tribunale dell'Aia accusato di genocidio perché, se provi a mangiare quello che mangia Carvalho… è qualcosa di terribile! Montalbano predilige piatti più semplici e genuini”.
L'autore italiano ritiene che per il suo curatore il cibo sia una sorta di compenso per tutto ciò che lo rende triste in questa vita e definisce come un vizio solitario orrendo l'abitudine che ha di mangiare da solo e in silenzio. Le ricette che compaiono nei libri del romanziere italiano sono reali e le ha salvate dal taccuino della nonna. Camilleri, a differenza di Vázquez Montalbán, si limitava ad avere un buon palato. D'altra parte, il creatore di Carvalho non era solo un buon mangiatore, ma amava anche smettere di scrivere per entrare in cucina. Tanti piatti e per diversi giorni. Ha detto che in questo modo ha contribuito a migliorare la vita familiare, cioè quella che negli anni abbiamo battezzato come conciliazione.
L'investigatore di Barcellona e il curatore di Vigàta potrebbero non aver potuto condividere una tovaglia anche se hanno molte altre cose in comune e una di queste, forse la più importante, è l'onestà. «Entrambi sanno perfettamente che la verità, nel novantanove per cento dei casi, non coinciderà mai con la giustizia. Comunque sono onesti con se stessi”, riassume Camilleri.
Carvalho è emerso a tarda notte quando Vázquez Montalbán, divagando con un gruppo di giovani di sinistra, ha espresso la sua stanchezza per tanta letteratura pesante, di quelle in cui, come ha giustamente descritto Rafael Alberti, i protagonisti hanno bisogno di quaranta pagine per salire una scala o trenta per aprire una finestra. “Voglio scrivere un romanzo come i vecchi, un romanzo su poliziotti e rapinatori, pieno di azione; raccontare una storia in cui è necessario organizzare la trama, in cui l'intrigo è una parte necessaria; scrivere un romanzo poliziesco. Quel romanzo era Tattoo, scritto in 15 giorni e pubblicato nel 1974. Nasce così il più famoso investigatore privato della letteratura spagnola, personaggio che l'autore definisce in una delle conversazioni con Camilleri un cinico in senso filosofico, più simile a un nichilista attivo e quindi non un semplice cinico. “Un anarchico”, conclude Vázquez Montalbán, con sfumature da eroe romantico e capace di entrare in empatia con i vinti.
Entrambi i romanzieri erano lettori accaniti. Vázquez Montalbán, che non andava a scuola a tempo pieno perché la sua famiglia aveva bisogno che anche lui lavorasse, vinse un premio provinciale e al liceo di un quartiere che lui chiama sfrattato, era già chiamato "lo scrittore". Camilleri iniziò con la poesia all'età di dieci anni. Era figlio unico e il letto costretto da tutte le malattie infantili dell'epoca ricorda come momenti felici in cui poteva leggere per diversi giorni quello che voleva. Negli anni, dalla lotta politica, una contro il fascismo italiano e l'altra contro il franchismo, non sarebbe emerso solo un impegno di sinistra. Anche uno sguardo ironico sulla vita. I suoi e i suoi personaggi.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

24live, 12.4.2022
Merì, è stata inaugurata la biblioteca comunale del centro polifunzionale “Andrea Camilleri”

L’amministrazione comunale di Merì, guidata dal sindaco Filippo Bonansinga, ha inaugurata la Biblioteca Comunale “Pasquale Greco” all’interno del Centro Polifunzionale “Andrea Camilleri”.
[…]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 13.4.2022
La Sicilia da ascoltare: il boom degli audiolibri è un affare da 1,2 milioni
Gli abbonati alle piattaforme crescono del 37 per cento, Camilleri guida la classifica di Storytel

Nell'Isola in cui la lettura è un affare per pochi - meno di tre siciliani su dieci hanno letto un libro nell'ultimo anno - il mercato degli audiolibri sfreccia a velocità altissime, conquistando un siciliano su sei, con un aumento del 37 per cento di abbonati alle piattaforme di audiobook rispetto al 2020. Un mercato a sei zeri che, in Sicilia, vale un milione e 200mila euro e che attrae sempre più giovani tra i 18 e i 30 anni. L'istantanea scattata dall'Associazione italiana editori e dall'Istat non lascia adito a troppe interpretazioni: il mercato degli audiolibri è più in forma che mai.
[…]
E allora ecco Toni Servillo che fa rivivere il "Il Gattopardo", Francesco Scianna che dà voce a Sciascia, "A ciascuno il suo", Ninni Bruschetta che legge "I leoni di Sicilia". E non è un caso che quelli appena elencati siano i titoli siciliani più ascoltati di sempre. Ma al comando della classifica di Storytel c'è sempre lui, Camilleri, con il "Cane di terracotta" letto da Massimo Venturiello, lanciato sulla piattaforma a dicembre grazie alla collaborazione con la casa editrice palermitana Sellerio.
"Mi piace pensare che anche Camilleri sarebbe stato felice di questa scommessa vinta - racconta Antonio Sellerio - Presto lanceremo online due audiolibri letti dallo stesso Camilleri: "Il nipote del Negus" e "La regina di Pomerania". Da qualche giorno invece sono disponibili altri tre romanzi da ascolto, tra cui uno sempre di Camilleri, "La rivoluzione della luna", letto dall'attrice Manuela Mandracchia. Camilleri è sempre molto amato".
E ora è record di ascolti. "È stato un successo così straordinario che mi è venuta l'idea di far rivivere per la prima volta Montalbano a teatro", dice Venturiello.
Camilleri conquista anche il terzo e il quarto posto della graduatoria di Storytel con "Il ladro di merendine" e con "Ora dimmi di te. Lettera a Matilda" con la voce di Rosario Lisma, che in autunno dovrebbe essere al Biondo con "Giusto": "Una sorta di testamento spirituale di Camilleri che ripercorre la propria vita, dalle scuole elementari alla guerra, rivolgendosi alla pronipote di quattro anni", spiega Lisma.
[…]
Irene Carmina
 
 

La Repubblica, 16.4.2022
Polemiche letterarie. Maurizio De Giovanni: “Il noir è vivo perché siamo noi”
Lo scrittore risponde alla provocazione di Loriano Macchiavelli che parla di un genere ormai innocuo: “Raccontiamo la devianza nascosta dietro la normalità”

Non è vero che il noir è agonizzante, che ha perso la sua natura ribelle. Maurizio De Giovanni, in libreria con L’equazione del cuore (Mondadori), stavolta non un poliziesco ma un’esplorazione intima di solitudini, rivendica il carattere inquietante del noir borghese, con protagonisti che ci somigliano e proprio per questo turbano. Il noir per De Giovanni siamo noi, è il nero che ci abita e che cerchiamo di non vedere, la devianza nascosta sotto l’apparente normalità, il rimosso delle nostre paure, la linea sottile che ci separa dal male: «Pur venerando Loriano Macchiavelli, non sono d’accordo con lui. Il romanzo nero, come preferisco chiamarlo allargando il campo a tutta la crime fiction, non ha perso vigore, ha trasferito la sua forza sovversiva nelle emozioni individuali».
[...]
Con la guerra in Ucraina si sta però riproponendo una contrapposizione del mondo in blocchi che sembrava superata. Il noir potrebbe recuperare un respiro sociale e meno individualistico?
«Potrebbero tornare in auge le spy story, comparire nuovi Le Carré, ma sono altra cosa, richiedono ambientazioni internazionali mentre il nostro romanzo nero, soprattutto grazie a Camilleri, ha riscoperto il territorio. C’è un prima Camilleri e un dopo Camilleri. È stato lui lo spartiacque».
[...]
Raffaella De Santis
 
 

Quotidiano di Sicilia, 16.4.2022
Alessio Vassallo: “Leggere mi ha cambiato la vita”
Intervista all’attore palermitano che ha dato voce ad alcuni personaggi di Camilleri

Da cinque anni va alla scoperta delle pagine più belle ma meno conosciute della letteratura italiana attraverso Sciarada, il circolo delle parole. L’altro 900, in onda ogni lunedì in prima serata su Rai 5. Ma i libri, da sempre, sono nel suo dna. Alessio Vassallo, attore palermitano classe ’83, che ha dato voce a Camilleri con Il giovane Montalbano, La Concessione del telefono, La stagione della caccia, facendo dell’immaginaria Vigata la sua seconda casa, racconta la sua passione per i libri.
[…]
E poi c’è Camilleri, parte fondamentale della sua vita non soltanto professionale…
“Lo reputo uno degli autori più importanti del Novecento e per me è stato incredibile poter entrare in contatto con lui e poter dare voce a spaccati veri e propri della nostra Sicilia, per fortuna non solo caratterizzata da stereotipi di mafia, ma vista come una terra pulsante, vera. Sicuramente è stato il momento più alto della mia carriera, da appassionato di letteratura quale sono, sia da un punto di vista sentimentale che emotivo. La prima volta che incontrai il maestro eravamo a Cinecittà per le riprese de Il giovane Montalbano: eravamo nel panico, alle prime armi con la sua scrittura, quando ci chiese di recitare una scena davanti a lui a macchine da presa spente. È stato un momento epico”.
[…]
 
 

The Sunday Times, 16.4.2022
Interview
My lunch date with Inspector Montalbano, aka Luca Zingaretti
He is best known for playing the sexy Sicilian detective. As his new TV drama, The King, airs this month, Polly Vernon talks to Luca Zingaretti in Rome

To a certain demographic, flying off to Italy for lunch in a Michelin-starred fish restaurant with sex and lifestyle icon Inspector Montalbano is the single most alluring prospect in the world.
The baby boomer’s answer to a lost weekend with Harry Styles. Even allowing for the fact it’s not technically possible to lunch with Montalbano – the fictional lead character in the long-running cult TV series that bears his name – so I’ll be meeting Luca Zingaretti, the actor who has played him for the past 20 years (along with an interpreter, because Zingaretti’s English isn’t great and my Italian amounts to “spaghetti”), and also allowing for the fact that this fish restaurant is in Rome, not the dreamy, crime-spangled parts of Sicily in which Inspector Montalbano is filmed.
Still. A certain kind of woman would go to some lengths to be in my place. “You are lucky,” says one, whom I meet while dog walking. “I do fancy him. The older one. Not the younger one.” (Inspector Montalbano is such a runaway success, scoring some 11 million viewers in Italy for its past few episodes, close on one million in the UK and transferring to previously unimaginable territories such as Cuba, that Netflix recently revisited it with a spin-off, The Young Montalbano.) “I don’t think he’s sexy. Not like the older one.”
The Older One walks into Acciuga on Via Vodice at the arranged hour in a navy wool blazer and jeans, a mask on his face, as is still mandated in Italy, and bumps fists with me. Apparently, that’s still happening in Italy too. He is about as Italian as they come: 60, shortish, stocky, balding, twinkly, charming, and, yes, I can definitely understand the widespread fancying. Later in our lunch, I say, “You know you’re a sex symbol?” and he doesn’t even wait for the interpreter to do her thing. “Sì!” he says, his face as open and alight as a kid with a new toy. “Yes!”
[…]
My official business is Zingaretti’s latest project, Il Re, The King.
It’s a classy, costly-looking eight-part Sky drama in which Zingaretti plays Bruno Testori, the shady, deeply compromised head warden of a ferocious Italian prison, the fictional San Michele. Zingaretti developed the series with writers from an original idea (his own) and it is striking how unlike Inspector Montalbano it is, how dark, how claustrophobic, how gritty and un-feel-good. Also, how unlike Inspector Montalbano the character of Bruno Testori is.
It’s terribly good and terribly bleak, I say. Was that the intention? After 20 years of Montalbano’s sunny charm, is Zingaretti keen to say, “Look! I do dark, hard, morally questionable too”?
The interpreter takes over. Zingaretti plunges himself into lengthy TED Talky contemplation of his craft, the kind I’d normally interrupt with demands for specifics and clarifications on waffle, but can’t because I don’t speak Italian.
“I have to say that, coming from this experience, Commissario Montalbano, which has been a 20-year-old experience, it was certainly demanding. But I was acting and playing Montalbano two months every three years at the beginning, then two months every year after that. The rest of the time, I was lucky enough to be able to continue working on other things.”
I can imagine it’s more interesting, but also less fun, to spend one’s day immersed in the shady, murderous world of prison politics than, say, the sunny, murderous, but in a jolly way, world of Montalbano’s Sicily?
“Montalbano was the light with some dark spots, or dark sides too, but most of the time he was light. In this case, Il Re, we have the dominion of the shadow, which is not only in the present world – it’s in his soul. I strongly think and strongly believe in the energy of people. I smell it. So a negative energy is a bad smell and a positive one is a nice and pleasant smell.” I long to ask what my energy smells of, but he is still talking, or rather his interpreter is, like a medium possessed by the spirit of a thespian. “I smell it! I sense it! So it was sometimes not easy to have to flood myself with this type of quality, because this type of quality of energy certainly is a kind of burden. But I have to tell you that I loved Bruno Testori. He’s not a bad person, but he has to do a dirty job. Somebody must do it.”
[…]
Which is not to say that Inspector Montalbano and, by extension, Zingaretti are universally admired. The show has its critics, those who do not enjoy the – at moments – reductive ideas it propagates. It’s caused dismay with its portrayal of women, in particular, as either lingerie-clad arch seductresses or lingerie-clad victims or moustachioed ancient crones.
Is it sexist, I ask Zingaretti.
“There were moments, absolutely. But you have to consider Montalbano is based on novels that were written by a man who died a couple of years ago, at 90 or 92 [the novelist Andrea Camilleri]. So his vision was a bit old, an ancient vision. And certainly women and women’s roles were something from the past, a bit obsolete. Today, clearly, it is obsolete. We tried to sometimes soften these attitudes, but certainly there were some elements that may be sexist, or may be [macho].”
[…]
The interpreter chips in to tell me that one of Che Guevara’s daughters is a fan, that she recently informed the Italian press Montalbano is very loved by Cuban women. Zingaretti chips in to tell me he once met “Lord Buckinghamshire” in Prague, who told him he was also a fan and had regular weekly screenings of Inspector Montalbano in his castle.
Zingaretti isn’t sure if there will be any more Inspector Montalbano. “We haven’t yet made up our minds. In 2019, we lost three of the most important people: the writer, the director and the one who had chosen those locations, those places. So it would be extremely sad to go back and play again the character. There are still two novels that Camilleri wrote that have not been adapted into a movie. On the one hand, it would be a good idea to turn them into a TV show to honour these three people. On the other hand, it would be extremely sad and maybe better to leave them as they are.”
[…]
Polly Vernon

Il mio appuntamento a pranzo con il Commissario Montalbano, alias Luca Zingaretti
È noto soprattutto per aver interpretato il sexy detective siciliano. Mentre il suo nuovo drama televisivo, The King, va in onda questo mese, Polly Vernon parla con Luca Zingaretti a Roma

Per una certa fascia demografica, volare in Italia a pranzo in un ristorante di pesce stellato Michelin con l'icona del sesso e dello stile di vita l'ispettore Montalbano è la prospettiva più allettante al mondo.
La risposta della baby boomer a un weekend perso con Harry Styles. Anche tenendo conto del fatto che non è tecnicamente possibile pranzare con Montalbano - il protagonista immaginario della lunga serie TV cult che porta il suo nome - quindi incontrerò Luca Zingaretti, l'attore che lo ha interpretato negli ultimi 20 anni. anni (insieme a un interprete, perché l'inglese di Zingaretti non è un granché e il mio italiano equivale a "spaghetti"), e tenendo anche conto del fatto che questo ristorante di pesce è a Roma, non nella parte sognante e piena di criminalità della Sicilia in cui Il commissario Montalbano viene filmato.
Ancora. Un certo tipo di donna farebbe di tutto per essere al mio posto. "Sei fortunata", dice una, che incontro mentre passeggia con il cane. “Mi piace lui. Quello più vecchio. Non quello più giovane". (L'ispettore Montalbano è un tale successo travolgente, con circa 11 milioni di telespettatori in Italia nei suoi ultimi episodi, quasi un milione nel Regno Unito e il trasferimento in territori prima inimmaginabili come Cuba, che Netflix lo ha recentemente rivisitato con uno spin-off, Il giovane Montalbano.) “Non credo che sia sexy. Non come il più vecchio".
Il Vecchio entra da Acciuga in via Vodice all'ora stabilita in giacca e jeans blu scuro, una mascherina sul viso, come è ancora obbligatorio in Italia, e mi batte a pugni. A quanto pare, succede ancora anche in Italia. È italiano come loro: 60 anni, basso, tozzo, calvo, luccicante, affascinante e, sì, posso sicuramente capire la fantasia diffusa. Più tardi durante il nostro pranzo, dico: "Sai di essere un sex symbol?" e non aspetta nemmeno che l'interprete faccia le sue cose. “Sì!” dice, la faccia aperta e luminosa come un bambino con un giocattolo nuovo. "Sì!"
Il compito ufficiale del mio viaggio è cercare di capire quanto sia simile al commissario Montalbano Luca Zingaretti, quanto di quell'affascinante, disperato, fantasioso fobia dell'impegno, l'affabile pranzabile uomo immaginario risieda nell'uomo che lo interpreta (soprattutto così posso rassicurare I fan di mezza età di Montalbano se dovessero procedere con la loro cotta di massa). La mia attività ufficiale è l'ultimo progetto di Zingaretti, Il Re, The King.
È un dramma Sky in otto parti di classe e dall'aspetto costoso in cui Zingaretti interpreta Bruno Testori, il losco e profondamente compromesso direttore di una feroce prigione italiana, l'immaginario San Michele. Zingaretti ha sviluppato la serie con gli sceneggiatori da un'idea originale (la sua) ed è sorprendente quanto sia diverso dal commissario Montalbano, quanto sia cupo, quanto claustrofobico, quanto grintoso e sgradevole. Inoltre, quanto sia diverso dal commissario Montalbano il personaggio di Bruno Testori.
È terribilmente buono e terribilmente deprimente, dico. Era questa l'intenzione? Dopo 20 anni di fascino solare di Montalbano, Zingaretti ci tiene a dire: “Guarda! Faccio oscuro, duro, anche moralmente discutibile”?
L'interprete subentra. Zingaretti si immerge in una lunga contemplazione TED Talky del suo mestiere, del tipo che normalmente interromperei con richieste di dettagli e chiarimenti sui waffle, ma non posso perché non parlo italiano.
“Devo dire che, venendo da questa esperienza, il Commissario Montalbano, che è stata un'esperienza di 20 anni, è stata sicuramente impegnativa. Ma io recitavo e interpretavo Montalbano due mesi ogni tre anni all'inizio, poi due mesi ogni anno dopo. Il resto del tempo, ho avuto la fortuna di poter continuare a lavorare su altre cose”.
Posso immaginare che sia più interessante, ma anche meno divertente, trascorrere una giornata immersi nel mondo oscuro e omicida della politica carceraria rispetto, diciamo, al mondo solare, omicida, ma in modo allegro, della Sicilia di Montalbano?
“Montalbano era la luce con delle macchie oscure, o anche con i lati oscuri, ma il più delle volte era luce. In questo caso, Il Re, abbiamo il dominio dell'ombra, che non è solo nel mondo presente, è nella sua anima. Penso fortemente e credo fermamente nell'energia delle persone. Lo annuso. Quindi un'energia negativa è un cattivo odore e una positiva è un odore gradevole e gradevole". Non vedo l'ora di chiedergli di cosa odora la mia energia, ma lui sta ancora parlando, o meglio è il suo interprete, come un medium posseduto dallo spirito di un attore. “Lo annuso! lo sento! Quindi a volte non è stato facile dovermi inondare di questo tipo di qualità, perché questo tipo di qualità dell'energia è sicuramente una specie di peso. Ma devo dirti che ho amato Bruno Testori. Non è una persona cattiva, ma deve fare un lavoro sporco. Qualcuno deve farlo”.
Il che non vuol dire che il commissario Montalbano e, per estensione, Zingaretti siano universalmente ammirati. Lo spettacolo ha i suoi critici, coloro che non apprezzano le idee – a volte – riduzionistiche che propaga. Ha causato sgomento con la sua rappresentazione delle donne, in particolare, come seduttrice ad arco in lingerie o vittime in lingerie o antiche vecchie baffute.
È sessista, chiedo a Zingaretti.
“Ci sono stati momenti, assolutamente. Ma bisogna considerare che Montalbano è tratto da romanzi scritti da un uomo morto un paio di anni fa, a 90 o 92 anni [il romanziere Andrea Camilleri]. Quindi la sua visione era un po' vecchia, una visione antica. E certamente i ruoli delle donne e delle donne erano qualcosa del passato, un po' obsoleti. Oggi, chiaramente, è obsoleto. A volte abbiamo cercato di ammorbidire questi atteggiamenti, ma sicuramente c'erano alcuni elementi che potrebbero essere sessisti o potrebbero essere [macho]".
L'interprete interviene per dirmi che una delle figlie di Che Guevara è una fan, che di recente ha informato la stampa italiana che Montalbano è molto amato dalle donne cubane. Zingaretti interviene per dirmi che una volta ha incontrato "Lord Buckinghamshire" a Praga, che gli ha detto che era anche un fan e che aveva proiezioni settimanali regolari dell'ispettore Montalbano nel suo castello.
Zingaretti non sa se ci saranno altri commissari Montalbano. “Non abbiamo ancora deciso. Nel 2019 abbiamo perso tre delle persone più importanti: lo scrittore, il regista e colui che aveva scelto quei luoghi, quei luoghi. Quindi sarebbe estremamente triste tornare indietro e interpretare di nuovo il personaggio. Ci sono ancora due romanzi che Camilleri ha scritto che non sono stati adattati in un film. Da un lato, sarebbe una buona idea trasformarli in uno show televisivo per onorare queste tre persone. D'altra parte, sarebbe estremamente triste e forse meglio lasciarli come sono".
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

La Opinión de Málaga, 17.4.2022
Editorial Salamandra
El Comisario Montalbano cerca del final de su aventura
La publicación de ‘El cocinero del Alcyon’ , la penúltima de las novelas de la gran creación de Andrea Camilleri, reafirma la apuesta del siciliano por una literatura ligera pero crítica y vital

En el segundo encuentro público entre Manuel Vázquez Montalbán y Andrea Camilleri, en una entrevista mutua publicada por La Vanguardia en 1999, el escritor catalán celebró el éxito del siciliano cerca del final de su conversación: «Cuando el año pasado había cinco libros tuyos en las listas de libros más vendidos y todos seguíamos tu gran triunfo literario, se podían oír comentarios como este: ‘Claro, es una literatura que hace concesiones al gran público, una literatura comercial, el resultado de una operación muy bien estudiada’. El creador de Montalbano le respondió: «la cosa se ha disparado de tal modo que me he convertido en una moda, algo ridículo, condenado a ser olvidado al poco tiempo».
Han pasado 23 años de esa muestra de modestia, y los lectores españoles pueden celebrar la publicación de ‘El cocinero del Alcyon’ (Salamandra, 2022), la penúltima de las novelas de Montalbano, porque lo de Camilleri nunca fue una moda, o al menos no una moda pasajera. Pasear por las librerías españolas en estas semanas es una actividad obligada para cualquier buen lector de Andrea Camilleri (1925-2019). Y es que en pocas temporadas ha estado más activo el maestro siciliano que en esta. ‘El cocinero del Alcyon’, la muy esperada novela que casi cierra el ciclo de Montalbano, está muy bien acompañada por ‘La secta de los ángeles’ (Destino, 2022), ‘Gotas de Sicilia’ (Gallo Nero, 2022) e ‘Historias de Vigàta, Vol 1’ y ‘Conversaciones sobre literatura’, ambas publicaciones de Altamarea –el diálogo entre Manuel Vázquez Montalbán y Camilleri es una de las cuatro que recoge ese delicioso volumen de conversaciones literarias-. Porque son necesarias cuatro editoriales para dar salida a la ingente producción de un escritor que comenzó a escribir siendo septuagenario.
El propio Andrea Camilleri explicó en una nota el origen de la penúltima de las novelas del Comisario Montalbano: «Este relato nació hace unos diez años no como novela sino como guión de una película italoamericana. Al final la coproducción no se hizo realidad y decidí recurrir al mismo argumento, con algunas variaciones, para el nuevo libro de Montalbano, que inevitablemente muestra la huella, quizá para bien o quizá para mal, de su origen no literario». Pues sí, el origen cinematográfico flota por todo el argumento. Se puede rastrear en la necesidad de añadir más acción de la que las envejecidas rodillas del policía siciliano deberían soportar. ¿Y qué tal es esta novela de Montalbano? De nuevo, Camilleri nos dejó su juicio: «Me gustaría señalar que el lenguaje es del todo contemporáneo, lo he actualizado por completo, y me parece una buenísima novela de Montalbano». Y sí, es una buenísima novela de Montalbano. Como es habitual en la serie, dos historias que parecen paralelas acaban confluyendo. Se trata de un recurso narrativo que Camilleri convirtió en rasgo de estilo, y que aquí se repite, aunque con alguna variación. Lo principal es el tono, que vuelve a ser ligero, con momentos de comedia, algo que tienen en común todas las últimas novelas, que lejos de ser nostálgicas nos regalan a un personaje lleno de vida –en esta ocasión casi convertido en héroe de acción más propio de un filme estadounidense, lo que casi llegó a ser-. Lo único reprochable a este capítulo de la aventuras del Comisario Montalbano es que se trata del penúltimo. Ya solo nos queda una última historia suya que leer. En pocos meses, cuando se publique esa novela postrera, sus lectores estaremos abocados a la relectura, ese placer tan propio de quienes quizá ya tengan más pasado que futuro. Por otro lado, esa toma de conciencia se trata de un ritual de tránsito inevitable en la vida, pero para el que los lectores de Camilleri quizá estemos mejor preparados gracias al buen ejemplo que nos han dado tanto el personaje como su autor.
José Luis G. Gómez

Il commissario Montalbano verso la fine della sua avventura
La pubblicazione de 'Il cuoco dell'Alcyon', penultimo dei romanzi della grande creazione di Andrea Camilleri, riafferma l'impegno del siciliano per una letteratura leggera ma critica e vitale

Nel secondo incontro pubblico tra Manuel Vázquez Montalbán e Andrea Camilleri, in una reciproca intervista pubblicata da La Vanguardia nel 1999, lo scrittore catalano ha celebrato il successo del siciliano verso la fine della loro conversazione: «Quando l'anno scorso c'erano cinque tuoi libri nel elenchi di libri più venduti e tutti noi stavamo seguendo il tuo grande trionfo letterario, si sentivano commenti come questo: 'Certo, è una letteratura che fa concessioni al grande pubblico, una letteratura commerciale, il risultato di un'operazione molto ben studiata '. L'ideatore di Montalbano ha risposto: "le cose sono esplose in modo tale che io sono diventato una moda passeggera, qualcosa di ridicolo, condannato all'oblio in breve tempo".
Sono passati 23 anni da quella dimostrazione di modestia, e i lettori spagnoli possono festeggiare la pubblicazione di 'Il cuoco dell'Alcyon' (Salamandra, 2022), il penultimo dei romanzi di Montalbano, perché la cosa di Camilleri non è mai stata una moda, o almeno non una moda passeggera. Passeggiare per le librerie spagnole in queste settimane è d'obbligo per ogni buon lettore di Andrea Camilleri (1925-2019). Ed è che in poche stagioni il maestro siciliano è stato più attivo che in questa. 'Il cuoco dell'Alcyon', il tanto atteso romanzo che quasi chiude il ciclo del Montalbano, è molto ben accompagnato da 'La setta degli angeli' (Destiny, 2022), 'Gocce di Sicilia' (Gallo Nero, 2022) e 'Historias de Vigàta, Vol 1' e 'Conversazioni sulla letteratura', entrambe pubblicazioni di Altamarea –il dialogo tra Manuel Vázquez Montalbán e Camilleri è uno dei quattro inclusi in questo delizioso volume di conversazioni letterarie-. Perché occorrono quattro editori per far uscire l'enorme produzione di uno scrittore che ha iniziato a scrivere quando aveva settant'anni.
Lo stesso Andrea Camilleri ha spiegato in una nota l'origine del penultimo dei romanzi del commissario Montalbano: «Questa storia è nata una decina di anni fa non come romanzo ma come sceneggiatura di un film italo-americano. Alla fine la coproduzione non si è concretizzata e ho deciso di ricorrere allo stesso argomento, con alcune variazioni, per il nuovo libro di Montalbano, che porta inevitabilmente il segno, forse nel bene o nel male, della sua origine non letteraria ». Sì, l'origine cinematografica fluttua in tutta l'argomento. Può essere ricondotto alla necessità di aggiungere più azione di quella che dovrebbero sopportare le ginocchia invecchiate del poliziotto siciliano. E come è questo romanzo di Montalbano? Ancora Camilleri ci ha lasciato la sua opinione: «Ci tengo a precisare che il linguaggio è tutto contemporaneo, l'ho completamente aggiornato, e mi sembra un ottimo romanzo di Montalbano». E sì, è un ottimo romanzo di Montalbano. Come al solito nella serie, due storie che sembrano parallele finiscono per incontrarsi. È una risorsa narrativa che Camilleri ha trasformato in un tratto di stile, e che qui si ripete, anche se con qualche variazione. La cosa principale è il tono, che è ancora una volta leggero, con momenti di commedia, qualcosa che tutti gli ultimi romanzi hanno in comune, che lungi dall'essere nostalgici ci regalano un personaggio pieno di vita, questa volta quasi trasformato in un eroe d'azione. più tipico di un film americano, che è quasi diventato realtà. L'unica cosa discutibile di questo capitolo delle avventure del commissario Montalbano è che si tratta del penultimo. Ora abbiamo solo un'ultima sua storia da leggere. Tra pochi mesi, quando quell'ultimo romanzo sarà pubblicato, i suoi lettori si dedicheranno alla rilettura, quel piacere così tipico di chi forse ha già più passato che futuro. D'altronde questa consapevolezza è un rito di transito inevitabile nella vita, ma per il quale i lettori di Camilleri sono forse più preparati grazie al buon esempio che sia il personaggio che il suo autore ci hanno dato.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Murcia actualidad, 17.4.2022
Rincón Literario Dominical
“Conversaciones sobre la escritura”
TÍTULO: Conversaciones sobre la escritura
AUTOR: Andrea Camilleri / Manuel Vázquez Montalbán
Traducción de Ernesto C. Gardiner
EDITA: Altamarea Ediciones (2021) -Tascabili-
Encuadernación: Rústica. Tamaño: 11 x 17 cm. Número de páginas: 88. PVP: 10,90 €. ISBN: 978-84-18481-37-6

“Conversaciones sobre la escritura” recoge los encuentros entre Camilleri y Vázquez Montalbán, creadores de los detectives Montalbano y Carvalho, que han marcado el género negro en las décadas pasadas. Los dos autores dialogan sobre el oficio de escribir, mientras dan las claves que configuran sus historias. En la edición se recogen los cuatro encuentros públicos que tuvieron los dos escritores, cuando sus escritos ya eran leídos en medio mundo.
En 80 páginas, Altamarea ha reunido multitud de confesiones, secretos y manías de dos autores básicos en lo referente al género policíaco europeo.
[…]
Paco Marín

“Conversazioni sulla scrittura” raccoglie gli incontri tra Camilleri e Vázquez Montalbán, creatori dei detective Montalbano e Carvalho, che hanno segnato il genere noir negli ultimi decenni. I due autori discutono del mestiere di scrivere, mentre danno le chiavi che danno forma alle loro storie. L'edizione comprende i quattro incontri pubblici che i due scrittori hanno avuto, quando i loro scritti erano già letti in tutto il mondo.
In 80 pagine, Altamarea ha raccolto una moltitudine di confessioni, segreti e hobby di due autori fondamentali in relazione al genere poliziesco europeo.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

La Repubblica, 17.4.2022
Gli inglesi amano Montalbano: ecco come Luca Zingaretti è finito sul 'Times Magazine'
L'attore, che da oltre vent'anni indossa i panni del commissario immaginato da Andrea Camilleri, è il protagonista di una lunga intervista per la copertina del settimanale britannico

Un italiano a Londra. O, meglio, come in questo caso, una inglese - Polly Vernon - a Roma. Un'inviata speciale con un unico scopo: portare a casa la più grande intervista al commissario Montalbano, il più amato dagli italiani e - a questo punto - anche dagli inglesi. Luca Zingaretti, che da oltre vent'anni incarna il personaggio inventato dalla penna di Andrea Camilleri, è stato infatti il protagonista di un colloquio della giornalista del Times Magazine, prestigioso inserto settimanale britannico, per parlare di Montalbano ma non solo. Non un servizio qualsiasi ma, addirittura, la copertina.
"My lunch date with Inspector Montalbano, aka Luca Zingaretti", "Il mio appuntamento a pranzo con l'ispettore Montalbano, ovvero Luca Zingaretti" titola l'articolo. Una rarità, vedere un italiano in copertina, ma la motivazione sta tutta nella didascalia sotto al ritratto di Zingaretti che apre il servizio: "Does he know we Brits still have a crush on him? 'Sì! Sì!", "Lo sa che i britannici hanno una cotta per lui?". E la risposta è - appunto - un doppio "sì".
Nell'intervista, condotta "al tavolo preferito" di un ristorante "poco appariscente e senza pretese" della Capitale, si è parlato naturalmente non solo di Montalbano ma di tutta la sua carriera, fino all'immancabile ultimo impegno per Sky, Il re, il primo prison drama di cui Zingaretti è il protagonista. E, oltre all'amore degli inglesi per il commissario, l'altra domanda retorica che emerge, è una soltanto: "You know you’re a sex symbol?", "Sai di essere un sex symbol?". E, ancora una volta, la risposta è semplicemente una: "Yes!"
 
 

Elle, 17.4.2022
I 3 libri di Camilleri da leggere assolutamente
Camilleri non è solo Montalbano. Ecco 3 titoli che vale la pena leggere del famoso scrittore siciliano

Dove finisce Andrea Camilleri, inizia il Commissario Montalbano. Siamo abituati a pensarla in questo modo, ma siamo davvero sicuri che sia la prospettiva migliore da cui guardare a questo scrittore? No, non è così che stanno le cose. Basti pensare a quanti libri ha scritto Camilleri per rendersi conto che c’è un mondo oltre Montalbano, che ci sono molti altri testi che meritano di essere letti. Perché, quanti libri ha scritto Camilleri? E quanti sono i libri con Montalbano? Scrittore alquanto prolifico, Camilleri ha scritto oltre cento libri. Quelli che vedono il commissario Montalbano come protagonista sono soltanto una trentina.
Donne e l’universo femminile
Di Andrea Camilleri i libri consigliati che meritano di essere letti almeno una volta nella vita ce ne sono davvero molti. Donne è senza dubbio in cima alla lista, un libro che già dal titolo ci fa capire che è proprio l’universo femminile quello che tra queste pagine viene messo a nudo. È bello quando uno scrittore uomo riesce a descrivere in modo tanto minuzioso molte diverse tipologie di donne, ognuna con il suo universo interiore, ognuna con la sua forza, ognuna a suo modo capace di camminare a testa alta nella vita. Quelle che Andrea Camilleri racconta in questo testo non sono donne qualsiasi, né donne frutto della sua immaginazione. Sono le donne che ha avuto modo di incontrare sul suo cammino e che hanno fatto parte della sua vita.
Noli me tangere
Protagonista di questo romanzo, la giovane e bella Laura. È una storica dell’arte, amante della scrittura e del teatro. Ha sposato uno scrittore famoso, che è follemente innamorato di lei. A Laura piace concedersi ad altri uomini. Ama lasciarsi andare alle emozioni infatti senza dover subire alcun senso di colpa. È luminosa, solare, volubile ma allo stesso tempo forte. È capace di catturare l'attenzione di tutti. Tutti la amano e la ammirano. Di tanto in tanto però nel cuore di Laura si alza una sorta di tempesta. <> afferma, perché è davvero come se il vento del deserto la invadesse. Resta per giorni chiusa in casa, in solitudine. Non vuole incontrare nessuno e non vuole che nessuno la tocchi. Dopo qualche giorno però ecco che Laura torna quella di sempre. Non oggi però. Laura infatti è scomparsa. Il commissario Maurizi segue il caso e capisce ben presto che Laura non è la donna facile che molti hanno voluto dipingere, ma una donna capace di evocare ricordi diversi in ognuno, straordinaria e unica nel suo genere.
Camilleri libri gialli, sì anche se non c’è il noto commissario Montalbano pur sempre di un libro giallo si tratta. Anche se forse questa definizione potrebbe risultare riduttiva. Perché è anche il ritratto di una donna di grande spessore, che le apparenze vogliono affossare ma che il ricordo di chi l'ha incontrata e amata invece non può che valorizzare. È anche un romanzo introspettivo che permette al lettore di avventurarsi in argomenti spesso passati sotto silenzio.
Ora dimmi di te
Non è necessario leggere i libri di Camilleri in ordine cronologico, ma è importante sottolineare che ogni testo è nato in un ben preciso momento della vita dello scrittore. E quel momento ha inevitabilmente influenzato la scrittura. Questo accade per tutti i libri di Camilleri, ma senza dubbio è facile notarlo in Ora dimmi di te. Lettera a Matilda.
Matilda è la pronipote di Andrea Camilleri. Lo scrittore ha deciso di scriverle questa lunga lettera per raccontarle la sua vita, non come una mera sequenza di eventi, ma cercando di dare luce ai momenti più salienti, quei momenti che hanno permesso a Camilleri di diventare la persona che è. Tutti questi momenti sono un mezzo che Camilleri utilizza per spiegare alla piccola pronipote ciò che conta davvero nella vita, l’amore e l’amicizia, le radici, la letteratura ma anche la politica. Non mancano i racconti di errori e disillusioni, uno scrittore (o forse in questo caso dovremmo dire un nonno) coraggioso. Sì, ci vuole coraggio per instillare il dubbio nei propri nipoti, ma quel dubbio è ciò che può spingere una persona verso la ricerca della verità, un regalo importante che questo nonno decide di offrire alla piccola Matilda.
I libri del Commissario Montalbano
I libri sul Commissario Montalbano sono così tanti che sembra difficile scegliere da quale iniziare. In realtà non è poi così difficile come si potrebbe pensare. Viene quindi naturale chiedersi qual è il primo romanzo di Montalbano. La prima puntata di questa serie di grande successo si intitola La forma dell’acqua. Il lettore si trova per la prima volta catapultato a Vigàta, cittadina siciliana immaginaria. In una zona malfamata della città, Pino Catalano e Saro Montaperto trovano il cadavere dell'ingegnere Luparello. Chiamano l’avvocato Rizzo, molto amico del defunto. Strano, l’avvocato non sembra sorpreso della notizia. Semplicemente consiglia ai due di chiamare immediatamente la polizia. Quando il commissario Montalbano arriva sul luogo del ritrovamento, scopre dal medico legale Pasquano che la morte ha avuto luogo durante un incontro sessuale. Sul luogo sono stati ritrovati anche una borsa e una collana, di proprietà di Ingrid Sjöström. Secondo il commissario l’assassinio è stato costruito alla perfezione, in modo che assuma una forma particolare, un po’ quel che accade con l’acqua che non ha una sua forma ma assume quella del contenitore in cui viene inserita. Anche se tutto porta a credere infatti che sia Ingrid Sjöström la colpevole, la verità secondo Montalbano è un’altra.
E invece qual è l'ultimo libro scritto da Camilleri? L’ultimo libro della serie si intitola Riccardino. Anche se è l’ultimo romanzo pubblicato, non è esatto definirlo l’ultimo che Andrea Camilleri ha scritto. Lo ha scritto molti anni prima, non appena ha compreso quale fine il commissario Montalbano avrebbe dovuto fare. Per chi ha letto tutti i romanzi della serie, impossibile non andare alla scoperta del finale. Volete uno spoiler? No, non sarebbe giusto rovinare questo finale. Sappiate però che il commissario Montalbano non muore. Per anni Camilleri aveva detto che la sua fine non sarebbe mai stata la morte, una promessa che ha mantenuto.
È difficile stilare una classifica dei libri di Montalbano, una volta letti tutti i titoli della serie. Ogni libro è un universo a sé stante, collegato agli altri ma allo stesso tempo agli altri del tutto indipendente, con le sue specifiche caratteristiche. E sono sempre caratteristiche di altissimo livello, che rendono questi brevi ma intensi testi delle piccole opere di grande valore.
 
 

La Sicilia (ed. Sicilia Centrale), 19.4.2022
I La Loggia e i Pancamo raccontati da Giovanni Taglialavoro in un libro di prossima uscita
Quelle due “Famiglie parallele”

«Agrigento ha una società barbiturizzata...» sentenziava a suo tempo, il professor Mario La Loggia. «Dal 1960 ad oggi, la gente ha accettato quello che le si dava: il piatto di pasta che le si somministrava. Lo ha ricevuto senza cercarlo e quindi cambiava da questo a quello; da quello a quell'altro». L'analisi politica, alla fine degli Anni Novanta del professor la Loggia è solo un passo dell'intervista realizzata a suo tempo da Giovanni Taglialavoro per "Teleacras" e che oggi viene riproposta in un volume di prossima uscita, da Antonio Liotta per i tipi della sua Medinova, dal titolo "Famiglie parallele". Le famiglie in questione sono quelle dei La Loggia e dei Pancamo, due famiglie che nell'Agrigentino hanno detenuto il potere economico e politico per lunghissimo tempo. Da quelle interviste, ne usciva una situazione particolarmente drammatica: “Parole terribili” scriverà Andrea Camilleri nella prefazione della prima edizione del libro (Ila Palma, 1998) che spiegano decenni e decenni d'immobilismo e di arretratezza, voluti da una classe politica attenta solamente al proprio "particulare".
«C'è stato un tempo - spiega Giovanni Taglialavoro, giornalista agrigentino, ex direttore di Teleacras e collaboratore di alcune testate nazionali, nonché autore di programmi Rai - in cui grandi e consolidate famiglie, come i Pancamo o i La Loggia, estendevano la loro egemonia in provincia e nella regione. Hanno espresso sottosegretari, presidenti di Regione come Giuseppe La Loggia e Angelo Bonfiglio, prefetti, sindaci, parlamentari, avvocati, magistrati, professionisti. Le loro scelte hanno contribuito a plasmare il volto della nostra città, quella che si è formata negli Anni Cinquanta e Sessanta dello scorso secolo. Anni decisivi».
Il libro, nella nuova edizione che pubblica, tra l'altro, anche un saggio di Settimio Biondi sulla formazione dei gruppi dirigenti agrigentini, contiene la trascrizione delle interviste televisive che Taglialavoro fece a suo tempo; colloqui fatti singolarmente negli studi televisivi dell'epoca, ascoltando un personaggio per volta, in un lavoro che ha inteso raccontare la storia di due grandi famiglie facendo parlare i due capostipite, all'epoca già ultrasessantenni. Naturalmente La Loggia nell'intervista parla del suo caso giudiziario legato all'omicidio del commissario di Polizia Cataldo Tandoj. Mario la Loggia, infatti, fu uno dei protagonisti della vita politica, culturale e mondana della Agrigento degli Anni 50 e'60. Come aveva confessato, nonostante si sentisse di sentimenti comunisti, appartenenza ad una famiglia legata storicamente alla Dc (suo fratello Giuseppe fu presidente della Regione e oggi il nipote Enrico è stato ministro di Forza Italia) gli impedì di ottenere la tessera del Partito. Divenne così, intorno al 1950 capogruppo della Dc in Consiglio comunale e fu uno dei principali artefici del varo della prima giunta di centrosinistra in Italia.
«La vicenda di queste famiglie - continua Taglialavoro - deve essere ancora raccontata con il rigore che si accompagna alle ricostruzioni storiche. Nell'attesa può essere utile leggere le loro autorappresentazioni, i loro racconti, il modo con cui loro vogliono essere ricordati. Le interviste che ho registrato a metà degli Anni Novanta, con Mario La Loggia e Edoardo Pancamo, esponenti di due gruppi politici e familiari che hanno radici profonde nella storia siciliana postrisorgimentale, trasmesse in tv prima, poi pubblicate nel 1998 in un volume oggi introvabile, e che "Medinova" ha deciso di ripubblicare, possono essere un prezioso punto di partenza per capire non solo pagine di storia della nostra città, ma anche alcuni aspetti della sua identità che si è venuta costruendo per la confluenza di tanti fattori non ultimi le scelte, i valori e gli interessi delle loro famiglie.
Memorie familiari dunque: che, se non chiariranno ulteriormente, oltre un secolo della nostra storia recente. ci diranno molto, con curiosi riscontri incrociati, del modo con cui lo si vuole ricordare da parte di chi ne fu, nel bene o nel male. sicuramente protagonista e testimone». «Dopo la lettura di queste pagine di Taglialavoro - scrive ancora Camilleri a proposito del libro - questo potremmo definirlo come il prodotto di un'accesa fantasia. Perché è proprio quello che è avvenuto dall'Ottocento in poi ad Agrigento, stando alle dichiarazioni dei due intervistati».
Lorenzo Rosso
 
 

RomaToday, 19.4.2022
Mostra Ritratti d'Autori di GulVin al Cimitero Acattolico di Roma

Il Cimitero Acattolico di Roma ospiterà, dal 6 al 15 maggio 2022 [Prorogata al 21 maggio, NdCFC], la mostra personale “Ritratti d’Autori” dell’artista italiano GulVin, che racconta il mondo emotivo di scrittori e poeti, italiani e internazionali, attraverso uno sguardo approfondito dei volti degli autori selezionati.
Nell’insolita e sorprendente cornice del Cimitero Acattolico, alla Piramide Cestia l’artista presenta 21 tra poeti e scrittori del Novecento come Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino, Oscar Wilde, Jorge Luis Borges, Thomas Mann, legati tra loro da un sottile fil rouge e strettamente in armonia con la stessa location: luogo di raccolta e meditazione quasi di culto per la poesia di Keats e il pensiero di Gramsci. Inoltre, per la prima volta, vengono esposti i ritratti di noti scrittori sepolti nel Cimitero stesso: Carlo Emilio Gadda, Amelia Rosselli, Gregory Corso, e il più recente e amato da tutti Andrea Camilleri.
Gulvin prosegue l’impianto artistico proposto già nella recente mostra, promossa lo scorso settembre presso la Chiesa Episcopale San Paolo entro le Mura, che tanto consenso ha raccolto tra la cittadinanza romana. Tecnica pittorica e aspetto affettivo sono ben amalgamati nel tratto dell’ autore.
I racconti delle emozioni compaiono dai lineamenti e dall’espressione del volto nel ritratto dei vari poeti e scrittori, che sono legati ai testi dei loro scritti come elementi espressivi delle loro personalità. L’intero progetto nasce dall’idea di dare un volto a personaggi della cultura italiana e internazionale del Novecento che hanno accompagnato la giovinezza dell’artista incantandone il cuore, sguardi che suscitano anche nei visitatori emozioni e buone vibrazioni.
Il Cimitero Acattolico ospita, fin dal 1716 circa, persone di ogni razza, paese, età e lingua fra pini, allori e fiori. Tra i 4 mila che vi sono sepolti tanti sono scrittori, scultori, pittori e poeti; molti sono inglesi, tedeschi, americani e scandinavi.
Vincenzo
 
 

Il Fatto Quotidiano, 20.4.2022
Il colloquio. Domenico Iannacone. Il giornalista è tornato su Rai3 con nuovi documenti della serie "Che ci faccio qui"
"Per preparare i servizi rileggo i poeti: odio l'esibizionismo"

[...]
Per lavorare così (molti suoi reportage hanno avuto riconoscimenti, tra cui il Premio Ilaria Alpi), devi coltivare non solo il talento, ma anche l'eco delle frequentazioni con le anime elette.
"Mi sentivo con Camilleri. Negli ultimi tempi ci proteggevamo a vicenda, con lunghe telefonate. Ripetevamo di volerci bene, come se l'altro non lo credesse. Ed era bellissimo".
Stefano Mannucci
 
 

ladante, 21.4.2022
CLUB DI LETTURA - Lettera a Matilda di Andrea Camilleri
Horário e local
21/04, 19:00
Evento online
Sobre o evento
Encontros e discussão ONLINE, em italiano, sobre livros de autores italianos.
A participação é livre e gratuita.
Lettera a Matilda de Andrea Camilleri

O que ficará de nós na memória daqueles que nos amaram? Como é que a nossa vida será contada aos netos que virão? Andrea Camilleri não quer que sejam outros a falar dele à sua sobrinha Matilda, quando esta crescer. Assim nasceu esta carta, que traça uma vida inteira.
INFO e INSCRIÇÕES: diplingua.ascipda@gmail.com - 969525695
 
 

Tribuna do Norte, 23.4.2022
O policial siciliano

Conheci Andrea Camilleri (1925-2019) por intermédio do meu conterrâneo e amigo Marcelo Navarro Ribeiro Dantas. Toda vez que se fala sobre literatura policial/detetivesca, o outro Marcelo cita – e muito elogia – Camilleri e o seu comissário Montalbano. O amigo tem toda razão.
Andrea Calogero Camilleri nasceu na Sicília, a famosa ilha que é “chutada” pela não menos famosa “bota” italiana. Mais precisamente em Porto Empedocle, comuna batizada em homenagem ao filósofo Empedocles (106-46 a.C.) e que foi a inspiração para a ficcional cidade de Vigata, onde estão essencialmente ambientadas as “investigações” do tal comissário. Essa mistura fez sucesso: legalmente, chegaram até a amalgamar os nomes das duas cidades, virando, a comuna verdadeira, durante um lustro, Porto Empedocle Vigata. Digo tudo isso porque essa ambientação na Sicília italiana é muito importante para a construção tanto das estórias como da linguagem dos policiais de Camilleri.
Curiosamente, Andrea Camilleri foi durante muito tempo autor, roteirista e diretor de TV (incluindo a badalada RAI) e de teatro. Viveu décadas em Roma até o seu recente encantamento (2019). A TV e o teatro eram as suas praias, pelo menos publicamente, tendo até alguns de seus romances, quando originalmente escritos (lá pelos anos 1960), sido recusados por editoras mais desavisadas. Sua ficção em prosa só ganhou espaço tardiamente. Como informam os meus guias “Tutto Letteratura Italiana” (De Agostine Editore, 2005) e “Gli spilli fissano le idee – Letteratura Italiana 3” (Edizione Alpha Test, 2016), foi com seus romances e contos de ambientação siciliana, tais como “Un filo di fumo” (1980), “Il birraio di Preston” (1995) “La concessione del telefono” (1998) e “Il re di Girgenti” (2001), e especialmente com os seus romances policiais/detetivescos, centrados na figura sanguínea do comissário de polícia Montalbano, elaborados fazendo uso de uma linguagem fictícia, uma mistura da língua nacional e do dialeto siciliano, tais como “La forma dell’acqua” (1994), “Il cane di terracota” (1996), “La voce del violino” (1997), “L’odore della notte” (2001) e “La Pazienza del Ragno” (2004).
Entretanto, embora tardio, o Camilleri romancista foi um sucesso estrondoso. Sobretudo em fins dos anos 1990 e, solidamente, nestas primeiras décadas do século XXI. Foi e é muito popular na sua Itália e fora dela. Foi naturalmente bater na TV com o seu comissário Montalbano. A RAI mesma produziu duas séries bem conhecidas: “Il commissario Montalbano” e “Il giovane Montalbano”. A BBC e outras redes menos votadas retransmitiram as temporadas. Essa mistura livro, cinema e TV é tudo.
Para vocês terem uma ideia, já no meu excelente “Giallo: poliziesco, thriller e detective story” (Editore Leonardo Arte, 1999), livro publicado sobre a direção/edição de Sergio Giuffrida e Riccardo Mazzoni, era anotado que, “para chegar à atualidade, não se pode esquecer o fenômeno Andrea Camilleri, um caso editorial sem precedentes: oito de seus livros nos primeiros doze lugares na lista dos best-sellers de 1998. Um sucesso que veio tarde para ele e para seu herói Montalbano (o primeiro romance, ele o havia escrito, sem encontrar editores dispostos a publicá-lo, nos anos sessenta), mas a espera foi mais do que recompensada”.
Bom, para terminar, tomando por mote a história do Andrea Camilleri romancista e do seu comissário Montalbano, devaneio com um sucesso tardio. Quem sabe não mudo de praia? Viro outrem: de cronista para ficcionista. Vou me inspirar anotando, página por página, o clássico “A forma da água” (numa edição da BestBolso, de 2011, que tenho em mãos). Nunca é tarde para se apreender. E, pelo visto, nunca é tarde para se fazer sucesso contando crimes, mistérios e assemelhados. E, se sucesso nas letras não for o destino do Marcelo de agora, quem sabe não o é para o outro Marcelo?
Marcelo Alves Dias de Souza
Procurador Regional da República • Doutor em Direito (PhD in Law) pelo King’s College London – KCL • Mestre em Direito pela PUC/SP

 
 

Massimo Emanuelli, 24.4.2022
Quando Michele Mirabella presentò in radio i capolavori dell’arte

Le origini artistiche di Michele Mirabella sono teatrali e radiofoniche, inizia infatti a recitare giovanissimo al Centro Universitario Teatrale di Bari quando è ancora studente universitario. Successivamente Mirabella intraprende una carriera di attore e regista teatrale rappresentando un repertorio che spazia dai classici (Goldoni, Beckett, Buchner, Brecht, Ruzante ecc) al teatrale vernacolare barese. Lavora con Franco Enriquez (del quale è aiuto regia), Mario Scaccia, Elio Pandolfi ed altri grandi del teatro. Mirabella frequenta gli studi di Radio Bari e già nel 1964 il secondo canale radiofonico manda in onda la commedia Il sindaco di Nicola Manzari per la regia di Andrea Camilleri che vede Mirabella fra gli attori.
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Massimo Emanuelli
 
 

NiedernGasse, 27.4.2022
Scritture di frontiera
Sirena domestica: Maruzza Musumeci di Camilleri

Camilleri è uno scrittore della stirpe dei Simenon, dei Soldati: romanzieri dall’inventiva rigogliosa, dalla tecnica scaltra e dalle rigogliose qualità affabulatorie. Come Soldati -e diversamente da Simenon- trova il suo limite in una certa superficiale prodigalità; come Simenon, è uno scrittore colto che sceglie d’essere popolare. Ma, per essere veramente popolare, gli manca una lingua. Lui, allora, che fa? Se ne inventa una, suggestiva, calda, comunicante, che resta nella memoria, che è solo sua e individua solo Camilleri; e che però è floreale, un italiano bagnato in un siciliano senza spine, senza spigoli. C’è, dietro questa scelta, la lezione di Eduardo de Filippo. Camilleri collaborò con lui alla messa in scena televisiva delle commedie: e in quell’occasione fu lo stesso drammaturgo a voler ammorbidire il suo napoletano per arrivare a un pubblico più vasto: “Se non si capisce, che scrivamm’a fa’?” Così gli disse Eduardo; e così raccontava Camilleri agli studenti dell’Università di Siena -fra i quali me- che lo incontrarono nel 2005. Dunque, l’operazione linguistica viene da lontano, è pensata ed è pensata bene. Se il suo siciliano non ha la stessa forza del napoletano d’Eduardo, è per due ragioni: la tendenza dello scrittore a ripetersi in cliché linguistici sempre più monotoni col passare degli anni, e ad abusare di espressioni formulari che ricorrono identiche sia dentro un romanzo che fra un romanzo e l’altro; e il fatto che il suo dialetto è un dialetto rammentato, non parlato e non parlabile, quindi non vivo. Eduardo aveva accanto a sé la vera Napoli; per il suo emulo di Porto Empedocle, la Sicilia è un luogo della memoria, un luogo dell’infanzia in cui ambientare favole. Maruzza Musumeci è una favola. Ma anche i romanzi di Montalbano lo sono. Chi critica Camilleri perché i suoi personaggi sono maschere dimentica che i personaggi delle favole sono maschere, non hanno spessore psicologico, e tantomeno evoluzione; sono, fra tutti gli “attori” letterari, i più vicini a dei puri attanti; ripetono parole e gesti; e allo stesso modo parole e situazioni si ripetono sia dentro una fiaba che da una fiaba all’altra.
Negli ultimi romanzi, Camilleri ha tentato di dare più vigorosa sostanza umana ai suoi attori da fiaba. Ma il tentativo gli è riuscito solo in parte, perché una volta iniziata una fiaba non si può poi fare marcia indietro e trasformarla in romanzo realista; non si può raccontare cosa succede a Pinocchio una volta diventato ragazzo. E così il suo Montalbano dubitoso e interrogativo risulta più stanco che profondo. E stanca risulta anche la prosa dello scrittore, sempre più immemore della ricerca formale che pure ne ha sostenuto gli esordi.
Tornando al dialetto, la sua caratteristica è d’essere lingua viva, lingua orale. Il che non vuol dire lingua di serie B. C’è una grande letteratura in dialetto. Ma il suo sapore è quello della vita piuttosto che della finzione artistica: il dialetto è vita che balza dalla pagina, oralità che sgorga dalle righe del libro, è lingua del popolo piuttosto che della borghesia. La sua forza corroborante, in letteratura, è questa. C’è sempre un coro dietro il dialetto, una comunità pulsante, che ha nella sua terra e nei suoi valori delle certezze irrefragabili, dei miti di fondazione. Il dialetto può anch’essere lingua aristocratica, perché l’aristocrazia italiana storicamente ha parlato in dialetto piuttosto che “in lingua toscana”. Ma difficilmente si adatta alle esigenze espressive della piccola borghesia dei Montalbano, dei Fazio e degli Augello. Loro parlano dialetto quasi per sfizio.
Questo tipo di ricorso al dialetto rappresenta il problema dello scrivere oggi: il mondo, e la conoscenza del mondo, si presentano frantumati, iperspecializzati. Non è più possibile a nessuno scrittore abbracciare il proprio universo di riferimento con un unico sguardo comprensivo. Quand’era possibile ragionare in universali, tutti scrivevano in lingua –anche chi usava il dialetto. Oggi chiunque scriva, scrive in dialetto –anche se usa la lingua. Ed è talmente vero che non usa nemmeno un dialetto autentico, popolare –e quindi condiviso; ma se ne inventa uno, comprensibile magari a tutti come quello di Camilleri, ma non parlabile da nessuno. Dallo scrivere in dialetto, si è passati allo scrivere nell’idioletto.
Camilleri è un epigono, un alessandrino cosciente d’essere tale. Lampedusa, Soldati, Omero, la Trilogia degli antenati di Calvino sono i modelli che ricalca in questo Maruzza Musumeci, che io trovo il suo libro migliore, il più intimo e strano. E però, leggendolo, noi vi avvertiamo il palpito della poesia, e vita, e odore d’acqua marina anziché il sapore asfittico della letteratura scritta su altra letteratura. Perché? Ma perché tutto è filtrato dagli occhi, dal dialetto, dalla cultura contadina di Gnazio, un galantuomo del Sud di una volta, buono e anche un po’ coglione, tutto terra lavoro e valori. Quella di Gnazio è un’invenzione poetica tanto poco appariscente quanto risolutiva, è la chiave di tutto il romanzo.
Savinio aveva borghesizzato il mito. Camilleri lo ripopolarizza, ma solo dopo averlo accettato nella versione addomesticata di Savinio. E gli strumenti della sua operazione sono il finto dialetto e l’ironia.
La ripopolarizzazione del mito e la riappropriazione del dialetto con un’operazione colta rimandano all’ “oralità secondaria” di Walter Ong. L’oralità di oggi -dice il padre gesuita, studioso della comunicazione- non è più quella delle culture contadine, dove non esisteva un’organizzazione scritta del pensiero, ma è quella che passa per i testi letti alla radio, nati con la scrittura e organizzati da una “mente scritta”, che però tornano in forma orale ad avvolgere il mondo di suoni, a creare una nuova e più disincantata sonorità collettiva. Così fa Camilleri. Ripesca sia il dialetto che la lingua letteraria dalla sua adolescenza, e ce li restituisce, né parlati né scritti, ma riparlati e riscritti.
Ritorno al mio ricordo personale. Ero studente, Camilleri venne a parlare all’Università di Siena invitato da Romano Luperini. Fu molto disponibile, mostrò cultura e arguzia. I miei amici di destra non gradirono i suoi colpi di fioretto all’indirizzo del Cavaliere -perché al governo c’era ancora il Cavaliere- ma furono costretti ad apprezzarne l’eleganza. Io, dentro di me, gongolavo. Ma mi trovai in disaccordo su Pasolini. Camilleri gli rimproverava la poesia su Valle Giulia: “Non conta la classe da cui si proviene, conta ciò che si rappresenta: e gli studenti, anche se borghesi, rappresentavano il nuovo; i poliziotti, anche se nati proletari, rappresentavano la forza frenante dello Stato”. Mi sembrò l’interpretazione di uno che non aveva capito Pasolini: Pasolini che parlava da antropologo e in termini antropologici invece che da politico e in termini politici. Mi rimase l’impressione di un’ideologia superficiale. Ma Camilleri è uno di quegli scrittori che rendono l’Italia più allegra. Non stiamo a chiedergli troppo. Non chiediamogli d’indossare la barba, o gli faremmo perdere allegria. È come Guareschi: saremmo tutti più tristi senza Montalbano e senza Don Camillo.
Giorgio Galli
 
 

Sardegna ieri – oggi - domani, 27.4.2022
Akròama, da Dostojevski a Camilleri e Queneau per “1 €uro festival”
Da maggio a giugno il Teatro delle saline ospita un calendario attento alle nuove matrici espressive e alla vivacità drammaturgica.
[Sabato 21 maggio 2022 “Maruzza Musumeci”, NdCFC]
Giampaolo Cirronis
 
 

28.4.2022
Rinviate le repliche del Commissario Montalbano in edizione restaurata

Contrariamente a quanto annunciato in precedenza da fonti di stampa, la messa in onda su Rai 1 delle repliche dei primi quattro episodi del “Commissario Montalbano” in edizione restaurata è stata rinviata da maggio 2022 a data da destinarsi.
 
 

Il Resto del Carlino, 30.4.2022
La lettera a Matilda, il messaggio di Camilleri
Mariangela D’Abbraccio a Boretto interpreta il testo dello scrittore siciliano. Una storia per raccontare alla pronipote le vicende della propria vita

Stasera alle 21 al teatro di Boretto è in programma "Ora dimmi di te: lettera a Matilda", un testo di Andrea Camilleri interpretato da Mariangela D’Abbraccio. Lo spettacolo nasce da due domande: cosa rimarrà nella memoria di chi ci ha voluto bene? Come verrà raccontata la nostra vita ai nipoti che verranno? Andrea Camilleri si pone queste domande quando guarda la pronipotina Matilda che si intrufola a giocare sotto il tavolo mentre sta scrivendo. Pensa che non vuole siano altri – quando lei sarà grande – a raccontarle di lui. Così con humor e limpidezza ripercorriamo la storia italiana del Novecento attraverso quella di un uomo innamorato della vita e dei suoi personaggi: le radici, l’amore, gli amici, la politica, la letteratura... La regia è di Francesco Tavassi, con le musiche di Ludovico Einaudi. Biglietti a 16 e 14 euro.
[...]
Antonio Lecci
 
 

La Repubblica (ed. di Bari), 30.4.2022
Il Collegium musicum Shostakovich e Pasolini le scelte colte di Marrone

È sempre ricco di rarità, oltre che di prime esecuzioni, il cartellone del Collegium Musicum, l'orchestra da camera fondata da Rino Marrone che da 27 anni ne è direttore artistico e stabile. La nuova stagione si apre il 13 maggio.
[…]
Prima della conclusione […] il Collegium lascia per la prima volta il podio a un direttore ospite, il compositore Franco Piersanti, che il 15 novembre dirigerà il complesso barese nelle musiche scritte per Il Commissario Montalbano. Info collegiummusicumbari. it, abbonamenti da 50 euro, biglietti a partire da 7 euro.
Fiorella Sassanelli
 
 

 


 
Last modified Saturday, December, 10, 2022