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RASSEGNA STAMPA

AGOSTO 2023

 
Torino Cronaca, 1.8.2023
In televisione
Montalbano? Un fenomeno anche da "giovane"
Le repliche del prequel dedicato al commissario siciliano continuano a mietere consensi. Il regista è il torinese Gianluca Tavarelli: «Merito di Camilleri e anche io lo rivedo sempre volentieri»

Tempo d’estate, tempo di repliche, si sa. E, nel panorama televisivo italiano, ce ne sono alcune che vanno davvero forte tanto da battere, spesso, la concorrenza di film in prima visione o blasonati reality. Accade, per esempio, nel caso di Montalbano, il personaggio nato dalla magica penna di Andrea Camilleri che da anni continua a splendere di luce propria grazie alle puntate ripetute più e più volte su Raiuno dove il volto di Luca Zingaretti è, ormai, quasi parte del logo di Viale Mazzini.
E non poteva che succedere anche al suo prequel, “Il giovane Montalbano” con Michele Riondino, in onda ieri sera su Raiuno come tutti i lunedì di luglio e il 7 agosto, grazie alla mini serie diretta dal regista torinese, oggi residente a Roma, Gianluca Maria Tavarelli. Solo questa mattina saranno resi noti i numeri registrati ieri e di come è andato a finire il testa a testa con “Temptation Island” che lo scorso lunedì ha vinto di pochissimo il prime time. Ma poco importa, la fiction è di altissimo gradimento, l’ennesimo fenomeno nello strano universo delle repliche.
«Lo dico senza retorica - spiega Tavarelli - ma il segreto del successo del mio giovane Montalbano sta tutto nella scrittura di Camilleri. In quel suo modo di narrare storie soprattutto attraverso i personaggi secondari, attraverso la coralità. Abbiamo cercato di essere fedeli ai suoi racconti senza tralasciare l’ironia di Camilleri e il suo universo siciliano. Il fatto che siano così corali fanno in modo che queste storie non annoino mai. E’ il progetto che io stesso riguardo più volentieri. I film passano, fanno parte di un passato. Il giovane Montalbano, invece, racconta storie che si rivedono con piacere, i primi amori, per esempio, la prima fidanzata che lascia Salvo. C’è tutta la malinconia, il dolore unito alla gioia e al divertimento».
Simona Totino
 
 

Adnkronos, 1.8.2023
Ascolti tv, 'Temptation Island' chiude col botto
Per l'ultima puntata, trasmessa ieri da Canale 5, il 28.1% di share. Al secondo posto 'Il Giovane Montalbano' su Rai1

[...] Al secondo posto 'Il Giovane Montalbano' su Rai1, con 2.712.000 spettatori e il 17.4% di share. [...]
 
 

Lunaria Teatro, 2.8.2023
Un racconto di mare: Tridicino Di Andrea Camilleri – 19 settembre ore 21.00
Con Pietro Montandon (leggìo)
Roberto Catalano (strumenti musicali)
Produzione Lunaria Teatro

Tridicino è un viaggio in barca nel mare di Sicilia, tra alghe, polpi giganti, veloci paranze, dragunare (le terribili “trumme marine” sconfitte con l’arte tramandata) e conchiglie che “sonano” la musica del vento. Ma soprattutto è un viaggio sulle onde e nelle profondità del mare camilleriano. Un racconto di ispirazione mitologica denso di emozioni, di spunti ora ironici, ora malinconici e di rimandi ad un mondo ormai quasi scomparso, ma vivo nella tradizione del cunto.
Martedì 19 settembre 2023 ore 21.00 – Chiostro San Matteo
Prenotazioni: 010 247 70 45 / info@lunariateatro.it
 
 

La notizia, 2.8.2023
Anticipazioni per il Grande Teatro di Léautier in TV del 2 agosto alle 17 su Rai 5: “La cicaliera” regia di Andrea Camilleri

Per il Grande Teatro di Gilbert Léautier in TV andrà in onda oggi mercoledì 2 agosto alle 17 su Rai 5 il monologo “La cicaliera” con Marisa Fabbri, nella versione trasmessa dalla Rai nel maggio 1982 con la regia di Andrea Camilleri.
Leautier nel suo monologo in un atto “La cicaliera” scritto a Lione nel 1967 delinea il personaggio di una donna troppo chiacchierona e desolatamente sola.
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La Sicilia, 2.8.2023
I racconti “Giallo d’estate” da domani al via su “La Sicilia”
«Sicilia dalla doppia anima, terra solare dai lati oscuri»
Cristina Cassar Scalia: «L’Isola si presta al genere e al noir. La svolta con Camilleri: i lettori hanno conosciuto odori e sapori mai sentiti»

Il nero sta nel cuore dei siciliani. Come scriveva Brancati in “Paolo il caldo”, «la luce del Sud rivela nella memoria una profonda natura di tenebra». È «quella parte luttuosa della luce» a tingere di noir e di giallo la scrittura degli autori dell’Isola. Tra i più noti, Cristina Cassar Scalia, netina da moti anni a Catania, autrice della fortunatissima serie dedicata alla vicequestora Vanina Guarrasi pronta a diventare un’attesa serie tv con protagonista Giusy Buscemi che con il suo ultimo romanzo “La banda dei carusi” staziona da settimane sul podio della classifica dei libri più venduti.
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Il giallo è il grimaldello per leggere la società, il topos dove si riuniscono tutte le contraddizioni dell’isola?
«Lo era già con Sciascia, i suoi gialli erano uno specchio della società siciliana, ma la grande svolta l’ha data Camilleri. I lettori hanno cominciato a conoscere sfumature della Sicilia che non avevano mai sentito: odori, profumi, sapori che Camilleri ha distillato nelle sue pagine. Anche la lingua, il suo vigatese inventato. Ha creato personaggi perfettamente calati nella realtà di questa Sicilia. Da quel momento l’isola, e con lei il giallo siciliano, sono stati guardati con un altro punto di vista. E questo ha fatto la differenza per gli autori venuti dopo».
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Con Montalbano trionfano il poliziotto e l’uomo: gli amori, il cibo.
«Un personaggio che ha conquistato anche per il suo lato umano. Camilleri l’ha talmente calato nella sua Vigata da aver fatto innamorare del protagonista e di tutto quello che gli girava intorno».
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Ombretta Grasso
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 3.8.2023
Dal 22 settembre per tre giorni una fiera degli scrittori diretta da Lorenzo Marone: “Dedicata alle città invisibili”. Carrino: “Apriremo i chiostri”
“Ricomincio dai libri”: all’Archivio di Stato un omaggio a Calvino

Quale miglior location per un festival votato alla lettura, se non l’Archivio di Stato di Napoli, ribattezzato come “la casa delle storie”. Sarà proprio tra gli antichi scaffali e sale capitolari di quel che fu il monastero dei Santi Severo e Sossio che tornerà, dal 22 al 24 settembre, la tre giorni di “Ricomincio dai Libri”.
La fiera, presieduta da Deborah Divertito e con la direzione artistica di Lorenzo Marone, raggiunge la nona edizione, questa nel segno di Calvino.
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Tra gli appuntamenti in programma, uno dei più attesi è l’anteprima de “Il Canto del Mare” [l'evento è stato annullato, NdCFC] (Sellerio [in realtà Salani, NdCFC]), volume a doppia firma di Andrea Camilleri e Maurizio De Giovanni. Si tratta di una rivisitazione di “Maruzza Musumeci”, che l’autore siciliano pubblicò nel 2007, scritto in dialetto girgentino. Questa versione sarà in italiano, con le illustrazioni di Mariolina Camilleri.
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Paolo De Luca
 
 

News.DayFR, 3.8.2023
“Le thriller est politique”. Entretien avec Jean-Pierre Orsi, à l’origine de Corsicapolar

Alors que la 17e édition du festival de littérature Corsicapolar s’ouvre le 3 août à Ajaccio, nous avons échangé avec l’initiateur de ces rencontres autour du roman noir méditerranéen. Pour Jean-Pierre Orsi, le polar, exercice littéraire à part entière, est éminemment politique.
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Grand amateur de polars, on l’aura compris, auteur lui-même de romans policiers, dont le plus célèbre s’intitule La Chèvre de Coti-Chiavari, Jean-Pierre Orsi accorde sa préférence à l’auteur sicilien Andrea Camilleri, dont le personnage récurrent, commissaire Montalbano, doit son nom à un autre célèbre auteur de polars, l’Espagnol Manuel Vasquez Montalban. “Je me sens proche de la façon dont Camilleri manie l’humour, son regard sur les Siciliens. Rien à voir avec des Scandinaves comme Henning Mankell. C’est follement triste, c’est lent. C’est vrai qu’il fait froid là-bas, mais bon, je me retrouve plus dans la vitesse et la vitalité de Camilleri“.
Stefanie
 
 

Barbablù Fest, 4.8.2023
Troppu trafficu ppi nenti



di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
uno spettacolo di Giuseppe Dipasquale
Area archeologica di Morgantina | ore 19.30
biglietti acquistabili online su: www.terzomillennio.info
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 4.8.2023
A Morgantina
Shakespeare in Sicilia secondo Camilleri

Penultimo appuntamento del BarbablùFest, la rassegna di Morgantina nata da un’idea di Pietrangelo Buttafuoco con la direzione artistica di Giuseppe Dipasquale e l’organizzazione e di Terzo Millennio. Oggi nell’area archeologica di Morgantina alle 19.30 va in scena Troppu trafficu ppi nenti, uno spettacolo di Giuseppe Dipasquale sul testo che ha scritto a quattro mani con Andrea Camilleri. Sul palcoscenico Angelo Tosto, Ruben Rigillo, Filippo Brazzaventre, Cosimo Coltraro, Vincenzo Volo. Lo spettacolo nasce da un dubbio alimentato da una leggenda: se davvero Shakespeare fosse siciliano? E allora ecco una Messina come Shakespeare la poteva immaginare: esotica, viva e crocevia di intrighi.
 
 

La notizia, 4.8.2023
Anticipazioni per il Grande Teatro in TV di Hubay del 4 agosto alle 17.10 su Rai 5: “La scuola dei geni” regia di Andrea Camilleri

Per il Grande Teatro di Miklos Hubay in TV andrà in onda oggi venerdì 4 agosto alle 17.10 il dramma “La Scuola dei geni” nella versione Rai andata in onda nel luglio 1978 per la regia di Andrea Camilleri e con la interpretazione di Luigi Vannucchi.
Luigi Vannucchi, diretto da Andrea Camilleri, recita il monologo La scuola dei geni dell’autore ungherese Miklós Hubay, in cui un uomo chiuso in cella riflette sulla sua vita e sul mondo che lo circonda, ma anche su se stesso e sulla sua sorte di condannato
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Siciliaunonews, 4.8.2023
Gli appuntamenti dal 7 al 10 agosto: in scena "Troppu trafficu ppi nenti", in prima nazionale "The Waste Land and Other Poems", per la danza "Coefore Rock&Roll" di Enzo Cosimi. Il 10 agosto osservazioni astronomiche al Tempio

Teatro, danza e “notte delle stelle” dal 7 al 10 agosto al Segesta Teatro Festival.
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Lunedì 7 agosto, con replica l’8 sempre alle ore 19.30, al Teatro Antico in scena lo spettacolo Troppu trafficu ppi nenti di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale che ne cura anche la regia e le scene. Lo spettacolo, un geniale rifacimento di Molto rumore per nulla di William Shakespeare, ha debuttato nel 2000 ed è stato riproposto in diversi festival nazionali e internazionali ricevendo consensi di pubblico e critica. Una pièce esilarante che consente di cedere al fascino di una travolgente storia d'amore e all’orgoglio di crederla scritta, anche se solo per una sera, da un autore siciliano dietro cui si celerebbe la figura del Bardo. «Questo Troppu trafficu ppi nenti - dichiara il regista Dipasquale - è il modello eterno di un carattere terribilmente semplice, come quello siciliano, che ama complicarsi l’esistenza in un continuo ‘arrovugliarsi’ su se stesso». In scena (in ordine di apparizione): Angelo Tosto, Ramona Polizzi, Lucia Portale, Anita Indigeno, Lorenza Denaro, Filippo Brazzaventre, Ruben Rigillo, Daniele Bruno, Cosimo Coltraro, Luciano Fioretto, Alex Caramma, Vincenzo Volo, Valerio Santi, Rosario Valenti, Pietro Casano; costumi di Angela Gallaro. Produzione Teatro delle città/Artelè; durata 120 minuti (con breve intervallo).
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Reset, 4.8.2023
Il sottoscritto
Cassar Scalia, come spogliare Camilleri

A chi piace Camilleri non può non piacere anche la siciliana Cristina Cassar Scalia che lo ha ricalcato doviziosamente come in una decalcomania: facendone una brutta copia, è vero, ma ottenendo il vantaggio dell’automobilista che si accoda a un’ambulanza. Tant’è che i suoi romanzi vendono a man bassa e hanno un pubblico dichiaratamente camilleriano, anzi è proprio lo stesso [Sic! NdCFC]: quello rimasto orfano e in cerca di eredi, che ama il pastiche linguistico, la battuta di spirito magari volgare (più efficace in una donna), la trama intricata ma facile da seguire, i personaggi macchiettistici e fortemente caratterizzati, i bozzetti di ambiente, i quadri dialogici da avanspettacolo. [Ringraziamo l'Autore per averci spiegato quali siano le nostre preferenze letterarie, NdCFC]
Cassar Scalia, oftalmologa che non si è servita delle sue conoscenze specialistiche per inventare un’eroina seriale che fosse un medico (come ha fatto Alessia Gazzola, sua confrère e conterranea, con Costanza Macallè), preferendo scimmiottare e saccheggiare il fortunato Montalbano mutuando dal suo mondo anche i personaggi di contorno, ha dato vita nel 2018 alla sua problematica vicequestora Vanina Guarrasi (cognome trapanese e non palermitano quale è lei) con Sabbia nera, romanzo farcito di termini in dialetto siciliano riportati rigorosamente in corsivo, come fossero barbarismi, fatto di scarsa concessione all’artificio della regressione e dunque al parlato mimetico, di una lingua sorvegliata e uno stile senza eccessive accensioni ironiche e punte espressionistiche, proprio com’era stato con i precedenti titoli Sperling & Kupfer La seconda estate e Le stanze dello scirocco.
Come nel secondo titolo della serie poliziesca, La logica della lampara del 2019, la lezione di Camilleri è presente quanto alla formazione della squadra della sezione Reati contro la persona che Guarrasi dirige e alla costruzione della sua vita privata, dove sono presenti un’Angelina provetta cuoca che si chiama Bettina, un ristoratore di nome Nino che ricorda fin troppo il più noto Enzo, l’avversione verso il Pm Vassalli copiato su Tommaseo, i siparietti con il vice della Scientifica Manenti spiccicato Pasquano, la debolezza tutta montalbaniana per la buona tavola.
Ma la svolta si ha quando Cassar Scalia scopre che può rifare Camilleri più che imitarlo, per modo che con La salita dei saponari del 2020, un anno dopo la morte dell’autore agrigentino, la sostituzione sulla scena assume il senso di un avvicendamento che sa di usurpazione: la lingua diventa fortemente dialettale, così come i mezzi di espressione che si servono di termini, detti, circonlocuzioni e modi di dire siciliani integrati nel testo come elemento narrativo portante, alla Camilleri, senza tuttavia sostituire il dialetto borghese alla lingua madre; lo stile si tinge del colore della sotie girata dal lato della facile presa sul pubblico mass-cult; i personaggi si precisano in maschere immodificabili e, come nei fumetti, ma diversamente che in Montalbano, che invecchia di episodio in episodio, le condizioni individuali di ciascuno rimangono inalterate, al punto che non c’è romanzo, compreso l’ultimo appena uscito, La banda dei carusi (Einaudi come tutti gli altri del ciclo) dove gli anni trascorsi dal mancato attentato al sostituto palermitano Malfitano, l’ex fidanzato di Vanina (che ha sempre trentanove anni), avvenuto 14 agosto 2011, non siano sempre quattro.
Ci vuole certamente una bella faccia tosta per rubare davanti a tutti e rendersi il lavoro facile facile dovendo provvedere alla sola fabula perché quanto all’intreccio si tratta solo di riempire moduli predisposti da un altro, nella significativa differenza tra Camilleri e lei della focalizzazione dell’azione che nel primo è sempre puntata su Montalbano per cui ogni scena è vista e vissuta da lui, dal quale il lettore non si allontana mai, mentre in lei la scelta è stata quella della via in discesa del narratore onnisciente, sicché abbiamo azioni dove Vanina Guarrasi è assente: il modo migliore insomma  per dare alla trama uno sviluppo molto più elementare e con poca fatica.
Ma uguale è lo strumento che permette alla vicequestora di giungere alla soluzione del caso. Nell’ultimo titolo, l’ottavo del ciclo,, alla Guarrasi si accende di colpo una lampadina nella testa, esattamente com’è per il flash che scatta a Montalbano, lampadina che le fa esclamare: “Minchia, che scimunita che sono”. Un po’ in ritardo per la verità perché il lettore attento ci è arrivato da nu pezzo. Sembra di sentire in Guarrasi la voce di Montalbano che dice “Bih, che camurria”, “Chi fa, babbìa?”, mentre la vediamo parlare  come lui di “fame lupigna”, alzare la voce ai sottoposti, commuoversi per niente, fare predilezioni in ufficio arrivando a concedere che venga chiamata “capo” solo da quanti le sono graditi, perché tutti gli altri devono chiamarla “dottoressa”: un caso di ipertrofia dell’io che meriterebbe certamente una buona visita psichiatrica, sindrome alla quale il pur malmostoso Montalbano non è rimasto mai esposto.
Uguale è anche la stucchevole propensione in entrambi gli autori di ripresentare a ogni episodio i personaggi, i loro caratteri e i loro ruoli, propensione che in Cassar Scalia diventa maniacale quando ripete fino all’ossessione che Vanina ha perso il padre ammazzato dalla mafia, che ha salvato il suo fidanzato da nu attentato e dopo ha cambiato città e incarico, fino alla rutilante distinzione tra gli arancini catanesi e le arancine palermitane proposta a ogni occasione. Il ricalco che Cassar Scalia compie della sua Guarrasi su Montalbano è talmente sfrontato che in La banda dei carusi la vicequestora, trovandosi a Palermo, si concede una passeggiata lungo il molo del porto turistico solo per riflettere, proprio come usa il commissario di Camilleri che si ritira a pensare al molo di Vigata. A parte vanno considerati errori blu come nella frase “L’Etna ancora innevata, stranamente tranquilla”, non visti né dall’agenzia Grandi&Associati né dagli editor Einaudi, ed espressioni dialettali sbagliate come “a tignitè” invece del più catanese “a tinchité”.
Cassar Scalia copia Camilleri anche nel disordine relativo alla successione degli episodi, che non seguono un ordine cronologico legato al tempo della narrazione perché il tempo della scrittura non ne tiene conto. Senonché nell’autrice originaria di Noto e trapiantata a Catania il conflitto è molto più evidente. La banda dei carusi ne è una prova. Uscito dopo Il re dei gelati, riesuma la figura del commissario in pensione Biagio Patanè che ha esordito in L’uomo del porto, tornando nel successivo Il talento del cappellano e riapparendo ancora l’anno scorso in La carrozza della santa in veste sempre di collaboratore di grande esperienza della vicequestora ma anche di scarso genio se è succube di una moglie ottantenne come lui che è gelosissima proprio della Guarrasi: una cavatina farsesca e indigesta degna del peggiore Martoglio.
Patanè è un personaggio che manca nei primi tre titoli, Sabbia neraLa logica della lampara e La salita dei Saponari, perché appare la prima volta in L’uomo del porto dove figurano ragazzi che, salvati dalla droga e dalla delinquenza da un parroco sociale e scomodo, si dimostrano decisivi nelle indagini sull’omicidio del professore La Barbera. Il romanzo è ambientato nel 2016, giacché la Guarrasi osserva che il “santo cristiano” non si era ancora adeguato nel 2016 alla tecnologia, mentre Il talento del cappellano è calato nel 2017, circostanza che si deduce da quanto dice la vicequestora, secondo cui la doppia Sim negli Iphone sarebbe stata introdotta solo nel 2018. Non ci sono elementi per dire in quale anno si svolge la trama de La carrozza della santa, ma sappiamo per certo che i fatti narrati in La banda dei carusi sono collocati agli inizi di aprile del 2017, quando è davvero improbabile che nei tre mesi precedenti, se il caso è dello stesso anno, si siano svolti quelli de La carrozza della santa.
I carusi del titolo sono gli stessi de L’uomo del porto, dove compaiono anche la compagna di La Barbera, Vera Fisichella, Thomas Ruscica, che sarà ucciso in La banda dei carusi, la sua ragazza Emanuela Greco e il padre avvocato. Il romanzo è da ritenere quindi la prosecuzione de L’uomo del porto, un secondo tomo, se non lo fosse però  anche de Il talento del cappellano, dal momento che lo spasimante di Vanina, Manfredi Monterreale, capisce di non avere molte speranze contro Paolo Malfitano (di cui lei è sempre innamorata, ma per qualche motivo legato a turbe psicologiche non vuole tornarci) dopo che il Pm si presenta in casa di Vanina, lui presente, alla fine de Il talento del cappellano. Epperò riesce a portare Vanina in moto al porto a consumare granite e brioche sul molo come una notte hanno fatto in L’uomo del porto mangiando panini.
Il re del gelato
, anch’esso di quest’anno, è stato allora un’interruzione e probabilmente risale agli anni precedenti l’arrivo di Patanè, ma Cassar Scalia ha scelto di non dare spiegazioni sui tempi della narrazione e della scrittura, sperando che il lettore non faccia caso ai dettagli e lasciando che si interroghi da un lato sul perché La banda dei carusi non sia uscito dopo L’uomo del porto  o magari dopo Il talento del cappellano e da un altro sulle ragioni per cui sia quest’ultimo titolo che il precedente si chiudano con l’arrivo improvviso di Malfitano in casa di Vanina, presente Manfredi. Forse all’autrice è piaciuto così tanto il finale da soap opera da proporlo identico due volte e da rimandare così La banda dei carusi a dopo La carrozza della santa e Il re del gelato. Per fare dimenticare.
La banda dei carusi involge un sostanziale cliché per il quale il centro storico di Catania attorno a Via San Cristoforo sia il regno della mafia e della delinquenza, quale in precedenti titoli l’autrice ha già stabilito. Un ragazzo della zona malfamata, spacciatore e consumare di droga sostenuto dalla famiglia che lo vuole delinquente come tutti, si converte al bene dopo essere stato recuperato dalla comunità di don Rosario, sicché cerca di salvare quanti più coetanei dalla perdizione di cui è fomite il suo quartiere. Scontato allora che venga ucciso, ma chi è stato? La mafia che tutela i propri torbidi interessi, dallo spaccio alla prostituzione, o qualche parente di un ragazzo redento che invece di ringraziarlo per avergli salvato il figlio lo ammazza, oppure è stata, perché no, la sua ragazza, gelosa più della moglie di Patanè e alla quale Thomas non dice niente del suo impegno civile né lei lo capisce?
Da un’improbabilità all’altra, il romanzo si avvia mestamente, senza colpi di scena, all’accensione della “lampadina” che illumina la lenta testa della vicequestora e porta a una conclusione, già in partenza annunciata nell’ovvia considerazione che solo chi non vuole un parente o una fidanzata riportati sulla retta via può concepire di uccidere il novello Don Bosco. Per Cassar Scalia come pure per Camilleri la lampadina funziona come un deus ex machina che scende dall’Olimpo per sbrogliare vicende umane. Sicuramente è un deficit, che però in Camilleri è camuffato entro strumenti quali lo “sgorbio” e il “saltafosso” che rispondono a logiche sherlockholmesiane e sono il portato di un crescendo di intuizioni, mentre in Cassar Scalia l’illuminazione improvvisa arriva al pari del ritrovamento degli occhiali sul naso, per essere appunto “scimunita”. Insomma più che una trama abbiamo avuto stavolta un tramezzino con dentro un po’ di tutto, tranne il giallo.
Gianni Bonina
 
 

Notizie dall'Amiata, 4-6.8.2023


 
 

LaNostraTv, 6.8.2023
Luca Zingaretti e l’addio a Montalbano: “È stato difficile”, parla l’agente
Agente del noto attore confessa: “Non può fare Montalbano per tutta la vita”

Ha detto addio al personaggio che ha interpretato per più di vent’anni, Luca Zingaretti. La serie tv basata sul lavoro del celebre Commissario, continua a riscuotere il grande successo del pubblico ad ogni replica e in queste settimane sono in onda anche le puntate de Il giovane Montalbano, spin off della fiction tratta dai romanzi di Andrea Camilleri. A rompere il silenzio sulla decisione di chiudere la serie tv, sulle pagine dell’ultimo numero del settimanale Tv Sorrisi e Canzoni, è stata l’agente del noto attore, Moira Mazzantini che ha raccontato:
“È stato molto difficile decidersi di fermarsi”.
Ha poi proseguito il suo racconto sottolineando:
“Sono passati più di vent’anni dal primo episodio e in questo tempo sono morti lo scrittore, il regista e l’autore principale”.
Ha dichiarato infine parlando del suo assistito: “Non puoi fare Montalbano per tutta la vita”.
[...]
Simona Tranquilli
 
 

Segesta Teatro Festival, 7-8.8.2023
Troppu trafficu ppi nenti



di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
Testo attribuito a Messer Angelo Florio Crollalanza, archetipo, pare, dell'illustre testo Molto rumore per nulla dietro la cui figura dell'autore si cela William Shakespeare
con (in ordine di apparizione) Angelo Tosto, Ramona Polizzi, Lucia Portale, Anita Indigeno, Lorenza Denaro, Filippo Brazzaventre, Ruben Rigillo, Daniele Bruno, Cosimo Coltraro, Luciano Fioretto, Alex Caramma, Vincenzo Volo, Valerio Santi, Rosario Valenti, Pietro Casano
regia e scene Giuseppe Dipasquale
costumi Angela Gallaro
produzione Teatro della città / Artelè
durata 120 minuti compreso breve intervallo

Se davvero Shakespeare fosse siciliano? Ci piacerebbe, per spirito di patria, poterlo credere, ma la storia, si sa, non la si fa coi se! Tuttavia, immaginiamo una Messina in mezzo al mediterraneo così come Shakespeare se la poteva immaginare: esotica, viva, crocevia di magheggi che avrebbero fatto di una festa nuziale il complicato intreccio per una giostra degli intrichi. Immaginiamola seguendo con le orecchie la parlata di quei personaggi, che nel vivo di un dialetto carico di umori e ambiguità, dipana le trame di una vicenda originariamente semplice, ma dai risvolti complicatissimi. Immaginiamo che tutto ciò sia il frutto di un carattere tipicamente mediterraneo, se non propriamente siciliano ed ecco che potremmo anche credere, anche solo per una volta, che William Shakespeare, di Stratford-upon Avon, sia potuto essere quel tale Michele Angelo Florio Crollalanza partito in fuga da Messina.
Ecco, questo Troppu trafficu ppi nenti è il modello eterno di un carattere terribilmente semplice, come quello siciliano, che ama complicarsi l'esistenza in un continuo "arrovugliarsi" su se stesso.
(Giuseppe Dipasquale)
Lo spettacolo ha debuttato la prima volta nell'anno 2000, all'interno della rassegna Sole-Voci Estate catanese 2000 e al Festival de Théâtre Atelier che si tiene ogni anno a Sfântu Gheorghe in Romania. Ha girato in Italia e all'estero. Ospite 2005 del Festival Internazionale Shakespeariano di Danzica, per tre volte al Globe Silvano Toti di Roma diretto da Gigi Proietti.
 
 

Libreriamo, 6.8.2023
“Il giovane Montalbano”, la fiction da vedere questa sera se amate Camilleri
Andrà in onda questa sera alle 21.25 su Rai 1 l'ultimo episodio della prima stagione della fiction "Il giovane Montalbano". Salvo e Livia hanno organizzato la loro vacanza, ma nulla va secondo i piani...

Questa sera, 7 agosto 2023, su Rai 1 verrà trasmesso in replica, a partire dalle 21.25, “Il giovane Montalbano“, fiction che racconta le prime indagini dell’amato commissario Salvo Montalbano. L’episodio che andrà in onda questa sera si intitola “Sette lunedì”, il sesto della prima stagione della fiction Rai, con le indagini del più seguito commissario della tv nato dalla penna di Andrea Camilleri e interpretato da Michele Riondino.

Le due stagioni di cui si compone “Il giovane Montalbano” andarono in onda su Rai 1 con successo dal 2012 al 2015, quando sfiorò i 6 milioni di spettatori.
Andato originariamente in onda nel marzo 2012, l’episodio è tratto dai racconti Sette lunedì (nella raccolta “La prima indagine di Montalbano“) e Movente a doppio taglio (nella raccolta “Un mese con Montalbano“).
Il giovane Montalbano
Sicilia, primi anni 1990. Un giovane Salvo Montalbano, appena divenuto commissario nella natìa Vigata, comincia le sue prime indagini. Ritroviamo i personaggi che hanno riempito le storie del commissario più amato d’Italia nel loro periodo giovanile, scoprendone il passato, gli amori e ciò che erano da giovani.
Sono infatti  tempi in cui si costruiscono e si stringono i legami tra colleghi e in cui Salvo, ancora un po’ spaesato, prende le prime importanti decisioni che riguardano la sua vita privata. Per il suo carattere difficile, per il suo innato bisogno di autonomia e solitudine, Salvo tronca la relazione con Mery, la sua fidanzata fin dai giorni di Mascalippa. E proprio mentre sta metabolizzando la fine di quest’amore arriva Mimì Augello, il nuovo vicecommissario, donnaiolo incallito e impenitente.
All’inizio tra i due i rapporti sono difficili avendo due caratteri molto diversi e la situazione si fa ancora più tesa quando Augello mette gli occhi su Livia, una ragazza entrata nella vita di Montalbano per via di un caso difficile su cui si trova a indagare.
“Sette lunedì”, la puntata in onda questa sera
Salvo e Livia hanno finalmente deciso di prendersi una settimana di vacanza tutta per loro ma i piani vengono subito rimandati. Il commissario deve indagare su un nuovo omicidio e intuisce ben presto che dietro il crimine si nasconde un assassino che punta a qualcosa di molto più pericoloso: una strage di innocenti.
Il cast de “Il giovane Montalbano”
Ad affiancare Riondino, Alessio Vassallo, Andrea Tidona, Fabrizio Pizzuto, Beniamino Marcone, Adriano Chiaramida, Alessio Piazza, Maurilio Leto, Giuseppe Santostefano, Carmelo Galati, Massimo De Rossi e con Sarah Felberbaum nei panni di Livia. Una co-produzione Rai Fiction – Palomar.
 
 

Music Paper, 8.8.2023
#Interviste
Enrico Rava. L’arte è quella cosa che ci fa continuare a vivere
Il trombettista simbolo del jazz italiano nel mondo, 84 anni il 20 agosto, si racconta a Music Paper. Così: «La mia musica, viene dalle cose che ho ascoltato, i musicisti con cui ho suonato, le persone che ho conosciuto». E tra i concerti, i dischi, gli ascolti, le interpretazioni, i brani prediletti, spunta la memoria di un incontro speciale (e poco noto). Quello, all’insegna della musica ovviamente, con uno scrittore importante e amatissimo ancora e ovunque: Andrea Camilleri.

Enrico Rava è uno di quei musicisti che racchiude nella sua musica gli elementi più innovativi che hanno segnato il jazz negli ultimi 60 anni.
La sua avventura musicale e il suo curriculum sono costellati di incontri e collaborazioni con i più grandi musicisti jazz. È stato più volte votato miglior musicista nel referendum annuale della rivista Musica Jazz. Nel 2002 ha anche ricevuto il prestigioso
 Jazzpar Prize a Copenaghen. Negli ultimi anni è comparso ai primi posti nel referendum della rivista americana Down Beat nella sezione riservata ai trombettisti. È lungo l’elenco delle sue collaborazioni da Franco D’Andrea a Pat Metheny, da Massimo Urbani a Archie Shepp, da Richard Galliano a Steve Lacy solo per citarne alcuni.
«La mia musica», ci dice, «viene dalle cose che ho ascoltato, i musicisti con cui ho suonato, le persone che ho conosciuto».
E tra le persone che ha incontrato nella sua carriera e con cui ha condiviso un percorso creativo e professionale c’è sicuramente (e inaspettatamente) 
Andrea Camilleri.
Tutti conoscono lo 
scrittore di Porto Empedocle che ha reinventato la lingua siciliana, il drammaturgo, il docente di regia all’Accademia di arte drammatica, creatore del commissario Montalbano. Lo scrittore italiano più conosciuto e apprezzato nel mondo, le cui opere sono state tradotte in almeno 30 lingue.
Pochi però conoscono la grande passione di Camilleri per il jazz. Il 
suo primo racconto, inedito, si intitola Sweet Georgia Brown, ispirato da un brano amatissimo dal maestro nella versione eseguita da Django Reinhardt e Stephane Grappelli. Il titolo la dice lunga sulla sua passione.
[…]
Abbiamo detto dei musicisti che hanno accompagnato la tua carriera. Parliamo ora dell’incontro artistico e umano che hai avuto con Andrea Camilleri, del quale alcuni giorni fa abbiamo ricordato, conversando, i quattro anni dalla scomparsa. L’idea delle figlie Andreina, Betta e Mariola è stata quella di rievocare con te, all’interno del Fondo a lui intitolato a Roma, la grande passione dello scrittore per il jazz e il lavoro fatto insieme da voi due.
«Ho conosciuto Camilleri nel 2003 in occasione della seconda edizione del Festival della letteratura che si teneva a Roma presso la basilica di Massenzio. Un incontro tra scrittori e musicisti, mi proposero di partecipare e io scelsi Camilleri.
Di Camilleri ero un accanito lettore, avevo letto tutti i suoi libri. Lui mi ha fatto leggere quello che aveva scritto per l’occasione, il tema era passato e futuro, la disgregazione del concetto di tempo nella letteratura. 
Io e Stefano Bollani abbiamo messo su una piccola traccia partendo da nostre composizioni prevedendo più o meno i momenti in cui Camilleri interveniva con la sua lettura.
Comunque gli dissi che gli spazi non erano vincolanti, poteva entrare nella musica quando voleva, quando gli sembrava il momento di entrare. 
Camilleri era un grande appassionato di jazz, gli dissi il tuo strumento sono le parole, saprai quando intervenire. E andò tutto molto bene».
Dopo questo incontro un produttore ti propose un film con te protagonista.
«Qualche anno prima avevo inciso un disco, 
Rava noir, in allegato c’era un libretto con un fumetto di Altan, la storia era un giallo che si svolgeva a New York e io ero il protagonista. Quindi proposi di fare un film noir e io proposi che a scrivere la sceneggiatura fosse Camilleri. Lo contattai, lui fu subito entusiasta andai a trovarlo a casa sua a via Asiago, parlammo molto di jazz. Dopo poco tempo Camilleri mi presentò il suo racconto, Requiem per Chris».
Raccontaci di cosa parla la storia scritta da Camilleri.
«Dunque, alla base ci sono io che grazie a una nobildonna siciliana, dopo una serie di intrecci narrativi, ascolto un disco di un 
immaginario trombettista degli anni ‘20, Chris Lamartine, un creolo di New Orleans. E rimango folgorato: la sua musica il suo fraseggio erano avanti di 20 anni. Quindi per me diventa un’ossessione trovare del materiale di questo musicista.
La cosa è molto complicata. Dopo una serie di eventi approdo a 
New Orleans dove viveva ancora la sorella di Chris Lamartine. Quando sembra che ormai sarei entrato in possesso dei suoi dischi, l’uragano Katrina fa crollare il tetto della casa e i dischi vanno distrutti. Nella scena finale ci sono io che sul tetto di una casa assisto impotente all’azione distruttiva dell’uragano, apro la custodia della mia tromba e inizio a suonare».
Cosa avresti suonato?
«Molto probabilmente 
Round Midnight».
Si è poi fatto il film?
«No, purtroppo, per motivi di budget il film non fu mai girato. Ne abbiamo fatto però uno spettacolo. Io e i mei musicisti sul palco e un attore leggeva il testo di Camilleri. Spettacolo che ha girato molto in Italia, sempre con grande successo».
Roberto Mastroianni

 
 

La Sicilia (ed. Sicilia Centrale), 8.8.2023
Favara, annullo filatelico per l’inaugurazione dell’IC Camilleri

Favara. Ci sarà anche l’annullo filatelico celebrativo in occasione dell’intitolazione dell’IC “Andrea Camilleri”. Mentre l’associazione nazionale bersaglieri di Sicilia e altri scrivono al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per bloccare il cambio di denominazione da “Bersagliere Urso – Mendola” a “Camilleri”, la dirigente scolastica Rosetta Morreale con grande soddisfazione ha annunciato l’importante novità per il giorno del taglio nastro che sancirà l’intitolazione della scuola allo scrittore empedoclino. L’evento è programmato per l’inizio del prossimo mese.
«È con grande piacere – scrive la preside Morreale – che presentiamo l’annullo filatelico celebrativo dell’intitolazione del nostro istituto ad Andrea Camilleri. Il 6 settembre, presso i locali della nostra scuola, sarà allestito lo stand di Poste Italiane presso il quale sarà realizzato l’annullo. Per l’occasione saranno disponibili 2000 cartoline dell’evento sulle quali sarà apposto il timbro. Sarà un momento unico e irripetibile – afferma la dirigente scolastica – che assume un valore particolare per gli appassionati di filatelia e per tutti coloro che amano e apprezzano il lavoro della nostra scuola».
All’evento parteciperanno le massime autorità cittadine e della provincia. Probabile la presenza dei parenti del maestro Camilleri, come successo due mesi fa in occasione della presentazione del libro di Arianna Mortelliti, nipote dello scrittore, e di Andreina Camilleri, figlia dello scrittore. L’ormai ex Istituto comprensivo “Bersagliere Urso – Mendola” ha cambiato denominazione con decreto dirigenziale del 20 marzo 2023.
Totò Arancio
 
 

Affari Italiani, 8.8.2023
Ascolti tv, il giovane Montalbano stacca tutti. Dietro Scherzi a Parte
La fiction di Rai1 in replica arriva a 2.67 milioni di spettatori per il 19,6% di share

Ascolti tv ieri 7 agosto 2023: la nuova edizione di Scherzi a Parte in replica ottiene 1.55 milioni di spettatori per il 12,8% di share
Rai1 vince negli ascolti tv del lunedì sera con la replica di Il Giovane Montalbano, che ha appassionato 2.671.000 spettatori pari al 19.6% di share. [...]
 
 

Montevideo Portal, 8.8.2023
Prioridades
Buen provecho: hombre que come impasible en medio de un asalto conquista las redes
Ocurrió en Ecuador. El parroquiano de la cantina continuó con su merienda y ajeno a todo lo ocurría a su alrededor.

La conducta de las personas ante una situación de inesperado peligro puede ser sorprendente. El escritor italiano Andrea Camilleri plasmó un buen ejemplo en un cuento protagonizado por su personaje estrella, el comisario Salvo Montalbano.
En el relato, el policía cede una vez más a sus impulsos de sibarita y aguarda en un restaurante a que le sirvan una ración de pulpitos frescos. En ese momento entra un dúo de sicarios dispuesto a asesinarlo, y el primer pensamiento del personaje no es de pánico o de intento de supervivencia, sino de consternación por el plato que quizá no podría comer: “¿Y los pulpitos?”, es la pregunta que retumba en su mente.
Quizá pensamientos similares cruzaron por la mente de un hombre que el pasado fin de semana comía con calma en una cantina en la ciudad ecuatoriana de Daule.
Según informara el periódico local Metro, dos individuos armados entraron al local y cometieron un asalto. Tal como se aprecia en las imágenes, el comensal que se encontraba en una mesa en medio del salón continuó ingiriendo su pitanza, aderezada con una generosa cantidad de sangre fría.
Finalmente, los delincuentes se marcharon sin molestar al parroquiano, quien sin dudas pudo disfrutar de una perfecta digestión.
En redes sociales, numerosos internautas vertieron comentarios acerca del cuajo del comensal.
En cuanto al comisario Montalbano, sobrevivió al intento de asesinato y comió sus pulpitos, algo que el lector podrá comprobar en el libro Un mes con Montalbano, que reúne una treintena de cuentos protagonizados por el pantagruélico policía siciliano.
 
 

La Nazione (ed. di Grosseto), 8.8.2023
La "Piazza Letteraria" porta "La cuntintizza" Incontro con Agnello Hornby e Gravina
Santa Fiora si arricchisce di cultura con la Piazza Letteraria: incontri con autori, presentazione di libri, dibattiti e riflessioni. Un'occasione imperdibile per scoprire qualcosa di nuovo.

Santa Fiora
Torna ad arricchirsi di cultura questo agosto la Piazza Letteraria. Il prossimo appuntamento è oggi alle 18.30 in piazza Garibaldi, con la presentazione del libro "La cuntintizza" scritto da Simonetta Agnello Hornby e Costanza Gravina.
A moderare gli incontri il consigliere con delega alla Cultura, Luciano Luciani.
La Piazza Letteraria proseguirà con altri tre incontri, sempre alle 18.30: domani è in programma la presentazione del libro "Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni" di Arianna Mortelliti; venerdì 18 saranno presentati due testi: "Nel segno di Andrea Camilleri" di Giuseppe Fabiano e "Del silenzio non si può tacere", scritto da Fabiano e da Stefano Sinelli. Infine, sabato 19 sarà protagonista l’autore Leonardo Gori con il testo "La libraia di Stalino".
"Partecipare agli incontri della Piazza Letteraria – dice Luciano Luciani, consigliere comunale con delega alla Cultura – è sempre un’occasione per entrare in contatto con gli autori e scoprire qualcosa di nuovo e inaspettato sui libri che hanno scritto, aprendo interessanti occasioni di riflessione e di dibattito".
La Piazza Letteraria è promossa dal Comune di Santa Fiora, in collaborazione con Fondazione Santa Fiora Cultura.
 
 

Santa Fiora (GR), 9.8.2023


 
 

Mobmagazine, 11.8.2023
Il libro: Andrea Camilleri, "La rivoluzione della luna" | Recensione di Andrea Giostra
Andrea Camilleri, "La rivoluzione della luna", Ed. Sellerio, Palermo, 2013

Il 17 luglio 2019 moriva Andrea Camilleri. Qualche mese prima, 9 maggio 2019, ricorreva il Cinquantesimo anniversario della fondazione della prestigiosissima casa editrice palermitana fondata da Elvira e Enzo Sellerio, nata come “Edizioni Esse”, e solo successivamente trasformata in “Sellerio Editore”. L’idea di fondare una casa editrice a Palermo, Elvira ed Enzo la condivisero con Leonardo Sciascia e Antonio Buttitta, che incoraggiarono il progetto e ne furono attivi partecipi fin dall’avvio delle prime attività editoriali, come tra l’altro ricorda in diverse interviste su magazine nazionali, il figlio Antonio che insieme alla sorella Olivia, ha preso la conduzione imprenditoriale della casa editrice.
Nella storia della Sellerio, tre sono stati i momenti di svolta editoriale, che lo stesso Antonio ricorda in queste interviste: la pubblicazione nel 1978 de L’affaire Moro di Leonardo Sciascia che in poche settimane vendette oltre cento mila copie; l’incontro nel 1981 con un altro grandissimo scrittori siciliano, allora sconosciuto al grande pubblico, Gesualdo Bufalino e la successiva pubblicazione di Dicerie dell’untore che nello stesso anno vinse il premio letterario Campiello; il lancio di Andrea Camilleri scrittore nel 1984 con La strage dimenticata, romanzo che non ebbe grande successo, e nel 1992 con La stagione della caccia che inaugura l’ascesa dello scrittore di Porto Empedocle come l’autore contemporaneo il più letto e più seguito in Italia e nel mondo.
Il nostro piccolo omaggio ad Andrea Camilleri, scrittore colto e raffinato nei suoi romanzi, Pop e televisivo con l’interminabile saga del Commissario Montalbano, oggi lo facciamo consigliando l’acquisto e la lettura di un bellissimo e molto interessante romanzo, poco conosciuto al grande pubblico degli amanti moltalbaniani, ma ben conosciuto agli appassionati della vera letteratura di Camilleri: La rivoluzione della luna, pubblicato da Sellerio nel 2013. È un romanzo che pur essendo un’opera d’arte letteraria di grandissimo spessore storico e culturale, non ha avuto il successo di vendite e di lettori che avrebbe meritato e che meriterebbe. È un romanzo che, senza ombra di dubbio, rappresenta una metafora straordinaria della vita sociale e politica della Sicilia dei viceré nell’età degli Asburgo, ma che al contempo rappresenta una formidabile rappresentazione dell’Italia dei nostri giorni, e anche per questo motivo, per la contemporaneità e l’attualità di questo grande scritto, va letto anche oggi per chi ama il grande Camilleri romanziere e vuole per un momento abbandonare il Camilleri Pop televisivo!
RECENSIONE:
Per chi ama la letteratura che osa plasmare la storia con i turbamenti e le passioni umane, non può non leggere questo bellissimo romanzo di Camilleri. Ma c’è un pericolo che il lettore deve essere consapevole di dover correre: l’essere travolto e sequestrato impietosamente dalla lettura scorrevole ed emozionante della storia di donna Eleonora di Mora, «marchisa di Castel de Roderigo, vedova del Viceré don Angel de Guzmán marchisi di Castel de Roderigo, fimmina beddra di fari divintari le gamme di ricotta, fìmmina di Paradiso, nìvura di capilli, àvuta, slanciata, aliganti, cu du occhi grandissimi, nìvuri come l’inca, che assimigliano a ‘na notti scurosa e scantusa ma nelle quali uno sarebbi cchiù che filici di pirdirisi per l’eternità.»
La storia è ambientata nella Palermo dei viceré di Spagna del milleseicento undici – metaforicamente potrebbe anche essere dei nostri tempi – e racconta di potere, di prepotenza, di ipocrisia, di privilegi, di danaro, di vendetta, di tradimenti, di morte, di viltà, di ingiustizie, di meschinità, di complotti, di passioni, di amore che mai manca nelle coinvolgenti storie di Camilleri. La narrazione è un succedersi repentino e ben ritmato di emozioni, di colpi di scena, di intrighi, di complotti, di battaglie più d’intelletto che d’armi.
Insomma, il pathos che cerca il lettore esigente in questa storia siciliana è assicurato. Il romanzo va letto tutto d’un fiato se si vuole provare il sofisticato piacere di lasciarsi trascinare in una bellissima storia di vendetta al femminile, la più glaciale e raffinata delle vendette, raccontata con arte magistrale e sopraffina che solo Camilleri in Italia, tra gli scrittori (o gli pseudo tali!) di fine Novecento inizio Ventunesimo secolo, riesce a fare con tale raffinata maestria narrativa!
Andrea Giostra
 
 

I love Sicilia, 8.2023
Arianna Mortelliti
Lei e nonno Camilleri, amori di penna
Pagine dense di ricordi, di Sicilia, dello sguardo tenero dello scrittore, che non riusciva a concentrarsi senza gli schiamazzi dei nipotini: è il primo romanzo di un’autrice che promette di far riecheggiare i talenti del ‘papà’ del Commissario Montalbano

Passeggia, si guarda intorno, c’è caldo e pensa al mare della Scala dei Turchi. Tornare a Porto Empedocle significa tornare indietro nel tempo, a quando era bambina e andava al mare e a spasso col nonno, Andrea Camilleri. Le viuzze di questo paese, gli odori, le voci e la parlata di ambulanti e di ragazzini che giocano, le campane della chiesa, l’odore pesante del porto, ci riportano in un paese immaginario che si chiama Vigàta. Sembra quasi che a un certo punto possa persino spuntare il Commissario Montalbano. E lo si incontra, in effetti, passeggiando nel cuore della piazza. Quello vero, coi baffi. Sta lì, nel corso principale, immortalato nella statua realizzata dallo scultore Giuseppe Agnello. E lei, Arianna Mortelliti (figlia di Andreina Camilleri e del regista Rocco Mortelliti, sorella di Alessandra, attrice e regista: i tre si ritroveranno il 3 settembre al teatro di Agrigento per una serata dedicata ad Andrea Camilleri organizzata da Felice Cavallaro e dalla Strada degli Scrittori), giovane scrittrice che ha esordito pochi mesi fa con il romanzo Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni, quando torna da queste parti, soprattutto d’estate, non fa che pensare al nonno, alle passeggiate che facevano assieme, a quando andavano al mare, alle sue favole. E proprio a nonno Andrea ha dedicato questo suo romanzo pubblicato da Mondadori.
Come nasce questo romanzo “disincantato e ironico, dolcissimo e accorato”, come lo ha definito Maurizio de Giovanni?
“Nel 2019 mio nonno è stato in coma per un mese, dal 17 giugno al 17 luglio. Ancor oggi pensare a quel periodo sospeso tra i corridoi dell’ospedale riporta in superficie tutte le sensazioni. Gli odori, le lacrime, la speranza, la rabbia. E gli interrogativi, quelli a cui non puoi rispondere con la ragione: nonno mi sente? Ha percezione delle mie parole, delle mie carezze? Ecco come nasce il romanzo, grazie agli inevitabili confini della razionalità, che possono essere superati solo con la fantasia. Mettermi nei panni di un uomo in coma, raccontare ciò che pensa, ciò che prova e ciò che ascolta, è stata la mia cura”.
La letteratura, ha detto qualcuno, è verità. È inevitabile che il pensiero accompagni i lettori al rapporto tra persone che si amano, tra te e tuo nonno…
“Attraverso il rapporto tra Arturo, il protagonista, e la nipote Nina, fatto di sorrisi, confidenze ed empatia, ho voluto restituire parte dell’amore che mi legava a nonno. La famiglia di Arturo, come la mia, è formata principalmente da figure femminili, personaggi inventati. Le loro parole, i loro pensieri e le loro emozioni sono stati il veicolo per affrontare temi per me importanti. L’amore, in particolare quello familiare, la capacità di cambiare un destino che sembra già scritto per noi, la difficoltà di perdonare, la libertà”.
Da qualche parte credo di aver letto che tuo nonno, Andrea Camilleri, non riusciva a scrivere senza sentire il rumore dei nipoti. È così? Ogni tanto ti chiamava Gnagna, giusto?
“È così. Ha sempre lavorato con noi nipoti accanto, diceva anzi che il silenzio lo deconcentrava. Ho passato gran parte della mia infanzia a giocare sotto la sua scrivania o seduta accanto a lui. Ogni tanto faceva una pausa e si inseriva nei miei giochi, mi raccontava favole inventate da lui, disegnava. Non so come tu lo abbia scoperto, ma Gnagna sono io. Ha cominciato a chiamarmi così mio cugino Francesco da piccolino, perché non era capace di pronunciare il nome Arianna”.
Camilleri ci ha insegnato a guardare la Sicilia con occhi nuovi. Qual è il tuo rapporto con quest’isola?
“Un rapporto splendido. Per me la Sicilia è casa. Credo di possedere l’amore per questa terra nel Dna. Io e mia madre siamo nate a Roma, eppure ne sentiamo il richiamo e ci torniamo non appena possiamo. Sarà il canto di Maruzza?”.
Già, il canto sinuoso delle sirene come nelle pagine di Maruzza Musumeci. Ma torniamo a… Vigàta.
“Venivamo ad agosto, ogni anno. Quando ero piccolina c’erano anche i nonni, dai dieci anni in poi eravamo io, mia madre e Lenny, il nostro cagnolino. Scendevamo alla Scala dei Turchi scavalcando il guard rail e percorrendo una strada dissestata. A quei tempi pochi conoscevano quella meraviglia. Ricordo la spiaggia deserta, gli occhietti di Lenny che ci aspettava sotto l’ombrellone mentre io e mamma facevamo il bagno nelle piscinette naturali, i paguri, i cavallucci marini, i polpi. Un paradiso. In Sicilia torno bambina. Entro a casa, qui dove è nato mio nonno, e rivivo scene d’infanzia, come quando mi alzavo la mattina e lo trovavo a chiacchierare con il suo amico piccione. Sono ancora lì, il volatile sul tavolo che mangiucchia le molliche di pane e nonno che sorseggia il caffè. Le mie radici sono queste. La Sicilia, nonno che mi insegna il rispetto per ogni forma di vita, il profumo del mare, l’amata festa di San Calogero con i cannoni che sparano all’alba e nonno che mi dice con te vale il detto: non ti svegli manco con le cannonate!”.
Salvatore Picone
 
 

La Stampa - Tuttolibri, 12.8.2023
Recensione di Arianna Mortelliti
La ricetta letteraria
“La munnizza” di nonno Camilleri
Un “panettone” di verdure cotte e crude era il piatto più amato dallo scrittore siciliano: lo racconta la nipote

Siamo nei giorni del Natale 2018. Andrea Camilleri è seduto nella sua casa romana di via Asiago. Il salotto è animato dalle donne della sua famiglia. La moglie Rosetta entra ed esce dalla stanza non curante del lavorio in cucina La figlia Betta, che prepara anche il condimento di olio, aceto e sale, cerca d'interpretare le indicazioni precise di mio nonno, mentre ascolto e assemblo gli strati de “la munnizza". Si accertava che stendessi con accuratezza le verdure. Poi nonno chiede di assaggiare e commenta: «Ok, perfetto, forse occorre aggiungere un po’ più di aceto». Risalire alla radice di questa ricetta assomiglia a percorrere un tratto della nostra storia contemporanea. Lo scenario è l’Italia, oltraggiata dall'occupazione nazifascista, dopo l’implosione del regime fascista, la stipula dell'armistizio con gli anglo-americani e la nascita dei Comitato di Liberazione Nazionale dal settembre del 1943. Nel cruciale, politicamente complesso e drammatico, biennio 1943-1944 le tavole italiane non erano ricche. Mio nonno rievocava questa scena casalinga che restituisce il clima dell'epoca e delle ristrettezze anche alimentari: «Ci unimmo tutti al grido dello zio Massimo: "Basta verdura!". Protestammo così contro la nonna Elvira per la ripetitività dei pasti». Lei non si scompose e reagii con un nuovo piatto. Attingendo alla sua fantasia inventò “la munnizza": «Elvira rimase tranquilla - ricordava il nonno -, ci guardò tutti coi suoi grandi occhi neri e ironici e poi, con un sorriso divertito, ci smontò dicendo una frase semplicissima: "Questo passa il convento"».
Qualche sera dopo l’atto d'insubordinazione, all'ora di cena, Elvira riconquistò i famigliari, irrompendo nel salotto di casa con una nuova portata che al primo sguardo appariva come un grande panettone multicolore: «Guardammo la nonna increduli, come a chiederle che cosa fosse, ma lei si limitò a passare coltello e paletta al nonno perché se ne tagliasse la prima fetta». Poi arrivò l'assaggio: «Ricordo ancora l'impressione che mi fece il primo boccone. Una squisitezza! Una delizia! Sentii il petto che mi si slargava. Che festa per gli occhi e per il palato significò per noi "la munnizza". Chiusi gli occhi per assaporarlo profondamente, in concentrazione, e anche per cercare di capirne la composizione». Veniamo dunque alla ricetta vera e propria. Come si costruisce "la munnizza"? II primo passaggio consiste nel porre uno strato di gallette da marinaio inumidite d'acqua al quale sovrapporre strati di verdure cotte e verdure crude fino a raggiungere la forma di un panettone. Il segreto della buona riuscita del piatto è il suo condimento: fette di limone, uova sode tagliate a fettine, patate lesse tagliate a fette, radicchio, sarde e acciughe da comporre orizzontalmente come le tessere di un mosaico coloratissimo. Bisogna lasciarla riposare anche un giorno.
Il gusto andò oltre la fame: «Non crediate che fu la fame o la novità a farci apprezzare quella sera la straordinaria invenzione di nonna. Il piatto era squisito in sé. Qualche giorno appresso nonna rifece "la munnizza" e allora scoprimmo che era meglio mangiarla ventiquattrore dopo, tenendola al fresco. Da allora è diventato il piatto della nostra famiglia».
La formula magica della "munnizza", cosi chiamata perché è capace di tenere insieme una quantità di cose diverse tra loro, è diventata una tradizione. Il nonno non mancava mai di farla soprattutto nel periodo natalizio. Nonostante le diete somministrategli dai medici negli ultimi anni, nonno è stato sempre una buona forchetta e gli concedevo delle eccezioni. Ogni tanto andavo all'enoteca siciliana vicino a casa per comprargli scorte di sughi siciliani di cui era molto ghiotto. Li nascondeva per evitare che andassero persi nel trambusto di casa e quando sentiva il desiderio se li faceva cucinare, riassaporando sapori antichi come “la munnizza".
Lo scrittore Predrag Matvejevic, di madre croata e padre ucraino, espressione massima della composizione pluriculturale della propria terra, ci ha donato con “Pane nostro” uno dei testi più rilevanti sulla storia del cibo, le relazioni culturali e spirituali, partendo dal mistero, probabilmente irrisolvibile, del dove e quando germogliò la prima spiga di grano: «È nato nella cenere, sulla pietra. Il pane è più antico della scrittura e del libro. I suoi primi nomi sono stati incisi su tavolette d'argilla in lingue ormai estinte. La leggenda del pane affonda nel passato e nella storia. Si sforza di accompagnarli senza identificarsi né con l'uno né con l'altra».
La cifra dell'identità di Matvejevic era l'apertura al mondo. Nel suo Breviario mediterraneo, narrando gli odori, i colori e la storia del Mare Nostrum, ha dato forma e sostanza allo spazio culturale mediterraneo nel quale si riconosceva Andrea Camilleri a cominciare dalla storia privata e pubblica del cibo.
Nei racconti personali di mio nonno spesso scelte legate al bere e mangiare s'intrecciavano con esperienze di vita. In questo senso mi è rimasta particolarmente impressa la memoria della strage di Portella della Ginestra e l'astinenza dal consumare vino.
Era il Primo maggio del 1947. A Porto Empedocle il nonno aveva celebrato con i compagni la festa dei lavoratori. All'epoca beveva vino. Tornando a casa trovò sull'uscio della porta un compagno stravolto che gli mormorò: «Stamattina hanno fatto una strage dei nostri compagni a Portella della Ginestra». Questa violenza, che rappresenta il primo snodo chiave di vicende repubblicane con il tratto di episodi politici e al contempo appartengono alla storia criminale del nostro paese, lo scosse profondamente. La reazione emotiva gli provocò un forte rigurgito del vino che aveva bevuto per la festa e da allora non riuscì più a sorseggiarne una goccia.
Arianna Mortelliti

 
 

La Sicilia, 12.8.2023
Costanza DiQuattro: «Le vacanze dai nonni nella casa di Montalbano»

Le tazzine della nonna, la laurea del nonno, il servizio di piatti di famiglia, l’intimità di Montalbano è alimentata dai ricordi di Costanza DiQuattro. La casa a Punta Secca del commissario di Camilleri, con la meravigliosa terrazza sul mare, è la casa delle vacanze della scrittrice ragusana, impegnatissima anche sulle scene, con cinque spettacoli teatrali: alla Versiliana ha appena debuttato “Parlami d’amore”, regia di Pino Starbioli, con Mario Incudine, “La farfalla e il calabrone” sarà al Festival “Ragusa dietro il sipario” diretto da Walter Manfré.
«La casa di Punta Secca è stata il luogo della mia felicità – racconta – È la casa dei miei nonni, Giovanni e Vincenzina. Ho passato lì le mie estati fino a 16 anni, anni splendidi perché ho vissuto una Punta Secca diversa da quella di oggi, dopo il fenomeno Montalbano. Era un borgo di pescatori con un gruppo di case di parenti e amici. La casa era in un passaggio obbligato per andare a mare. Chi passava usava “quell’ombrellone di cemento”, come l’ho descritto, come punto d’appoggio, c’era chi lasciava ciabatte, cappello, crema, chi aveva bambini parcheggiava il passeggino. I miei nonni avevano un senso straordinario di ospitalità. Mio nonno aveva sempre pronti caffè freddo e aranciata e a chiunque passasse, amici degli amici, parenti dei parenti, offriva qualcosa. Un via vai continuo che ancora oggi mi manca».
[...]
Da casa dell’infanzia a casa degli italiani
«Ho scritto il mio primo libro per raccontare questo cambiamento. Quando Sironi si innamorò di questa casa corteggiò mio nonno e mio padre per quasi due anni. Il nonno era contrario, mio padre pensava potesse essere una bella opportunità non solo per noi ma per far conoscere il territorio. E aveva ragione. Lui insisteva, ma mio nonno era risoluto, gli disse: “Basta Pietro, ma chi lo deve vedere un film girato a Punta Secca? Convincitene”»
Montalbano da invasore diventò conquistatore
«Il nonno che era stato contrario è diventato il più grande fan. Gli piaceva l’idea della casa piena di gente, gli piacevano le interviste al “nonno di Montalbano”. Si divertiva a stare sul set durante le riprese, tanto che a volte Sironi diceva: “Mandate via l’avvocato perché parla!”»
Quant’è diversa la casa televisiva da quella reale?
«È identica. Sironi e lo scenografo la volevano proprio così. L’unico cambiamento è stata la camera da letto che si affaccia sulla terrazza, i mobili, gli oggetti sono quelli originali, le tazzine sono quelle della nonna, in alcune scene si vede la laurea del nonno»
Il successo di Montalbano ha rivoluzionato le vostre vacanze?
«All’inizio non presi bene l’arrivo della fiction. La casa della mia famiglia improvvisamente era diventata la casa di tutti. Era il 1998. Già l’anno successivo eravamo circondati dai turisti, dagli appassionati, dai fan. Tutti volevano entrare, fare le foto. Un pellegrinaggio. Adesso è diventata un B&B che ospita turisti da tutto il mondo. Con i miei genitori dopo qualche anno siamo scappati, e per un po’ siamo andati in vacanza a Sampieri dai nonni materni. Poi, quando noi ragazze siamo cresciute, ci siamo spostate a Marina di Ragusa, dove c’è sempre stata la movida».
[...]
E la casa di Montalbano?
«Quando è nato mio figlio, nel 2008, lo portavo spessissimo dai nonni, facevamo il bagno a Punta Secca. Cresciuto un po’ un giorno mi disse: “Mamma andiamo a fare colazione nella casa di Montalbano?” A quel punto è scattato qualcosa, un senso di appartenenza. I nonni ci sono andati in vacanza fino all’ultimo giorno della loro vita. È venuta la voglia di riappropriarmi dei ricordi, della felicità di bambina. Quella è nostra casa».
Ombretta Grasso
 
 

Sicilian Post, 13.8.2023
Sicilitudine
È di Camilleri, fa il commissario… ma non è Montalbano: la curiosa storia di Cecé
Si chiama Vincenzo Collura e a lui il maestro di Porto Empedocle dedicò otto puntate pubblicate sul quotidiano “La Stampa”. La singolarità della sua vicenda – finisce a fare il commissario di bordo in una crociera carica di misteri – non sta solo nei casi che è costretto suo malgrado a risolvere, ma soprattutto nella sua storia letteraria. Doveva essere lui in origine, infatti, il protagonista della fortunatissima serie ambientata a Vigata

Vincenzo Collura, detto Cecé, potrebbe sembrare un nome fra tanti. Se consideriamo, poi, il contesto letterario, la sua rilevanza potrebbe apparire persino minore. Eppure, c’è stato un momento nel quale alla sua identità corrispondeva il profilo di un sicilianissimo, arguto e buongustaio commissario di Vigata. Proprio così: prima che Camilleri scegliesse di dare al suo baffuto e brizzolato protagonista il nome di Salvo Montalbano, doveva essere il buon Cecé il personaggio destinato a diventare il poliziotto per eccellenza. Fermarsi a considerarlo oggi, a quasi trent’anni dal debutto letterario della e a quasi venticinque da quello della sua fortunatissima iterazione televisiva, viene quasi da sorridere. Da dispiacersi bonariamente per un personaggio pronto a spiccare il volo e poi rimasto nelle retrovie proprio sul più bello. Ne è piena zeppa, la letteratura, di simili figuranti. Ma Collura doveva essere uno con la pelle piuttosto dura. Un teatrante testardo e volitivo, che nemmeno la fama smisurata dell’illustre collega è riuscito ad affossare del tutto. Pochi sanno, infatti, che sono due i commissari nati dalla penna dello scrittore di Porto Empedocle. E che i due, addirittura, nella finzione si conoscono pure. Non potendo più vestire i panni di Montalbano, Collura ne è quasi diventato un gemello diverso, un fratello minore, capace comunque di ritagliarsi uno spazio d’autonomia nel mondo. Un mondo a tratti decisamente lontano da quello di Vigata, ma ugualmente torbido e intricato, magnetico e meschino. Un mondo intitolato Le inchieste del commissario Collura.


La prima puntata, “Il mistero del falso cantante”, pubblicata su “La Stampa” del 13 luglio 1998.

Pubblicati in volume per la prima volta nel 2002 da La libreria dell’Orso e poi riediti da Mondadori nel 2007, i racconti di Camilleri debuttarono per la prima volta sul quotidiano La Stampa nel 1998. Otto puntate con cadenza settimanale – eccetto la seconda che uscì a 14 giorni di distanza dalla prima – in cui Cecé abbracciava finalmente, tardivamente il suo pubblico. Suo malgrado: perché Collura, di dare sfoggio delle sue qualità da inquirente, non è che avesse proprio voglia. Rimasto infortunato a seguito di una delicata operazione di polizia, aveva deciso di ristabilirsi staccando la proverbiale spina e trascorrendo il periodo di riabilitazione a bordo di una nave da crociere. E certo, da buon segugio, Cecé doveva immaginare che non tutto sarebbe filato liscio come l’olio. Perché? Perché a mettere lo zampino nella sua presunta vacanza era stato proprio l’amico Montalbano, il quale si era prodigato affinché il collega ottenesse presso l’imbarcazione la funzione di commissario di bordo. D’altro canto, si sa, se c’è una regola non scritta – o forse sì – che vige nell’opera di Camilleri è che dovunque si trovi un poliziotto la disgrazia e il mistero sono esattamente dietro l’angolo. Una legge a cui Collura non era stato in grado di sottrarsi, lui che, per ammissione del suo stesso autore, aveva sempre preferito la terraferma piuttosto che le insidie del mare. Ben presto, infatti, le sue amene previsioni di riposo si erano trasformati in casi ingarbugliati da sciogliere. Tresche amorose dai risvolti violenti, scomparse inspiegabili, tesori andati apparentemente perduti e persino dicerie fantasmatiche avevano finito per togliergli il sonno in cabina. Gialli dai contorni pirandelliani, sempre sul crinale scivoloso che si frappone tra realtà e finzione, soggetti a giravolte e capovolgimenti repentini, talvolta persino capaci di dare la sensazione di essere nient’altro che messe in scena studiate ad arte. Persino Collura, che della ragione avrebbe dovuto essere il più eloquente emblema, a più riprese era stato indotto dagli eventi a chiedersi se la sua permanenza sulla nave si fosse davvero verificata. Un tema, quello onirico, tanto caro al maestro di Porto Empedocle. E che rende Montalbano e Collura ancora più letterariamente imparentati.
E chissà quanto ancora si sarebbero potuti avvicinare questi singolari fratellastri di penna se le sceneggiature basate sulle peripezie di Cecé si fossero effettivamente tradotte in una trasposizione su schermo. Ciò che rimane di questa peculiare vicenda da laboratorio di scrittura è, forse, niente più che un affezionato omaggio. Uno scherzo di gusto citazionista come se ne vedono tanti in ambiente letterario. O forse, chissà, il gusto di chiedersi e scoprire per un attimo un universo di idee parallelo. Un what if dallo sfondo tutto siciliano. O la semplice, divertente, ma anche un po’ malinconica, ribalta di un gregario.
Joshua Nicolosi
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 13.8.2023
Riscopriamo le panchine d'autore di Terrasini con la portalettere della zona

Riscopriamo le panchine d'autore di Terrasini con Giusi Vattiato, la portalettere di zona. Giusi, in Poste italiane dal 2007, dopo un periodo al Nord è riuscita 7 anni fa a tornare in Sicilia. Innamorata della sua terra d’origine, ci racconta con i suoi occhi incantati il “percorso letterario” che rende esclusivo il già affascinante lungomare di Terrasini.
(video di Poste italiane)
 
 

Malgrado tutto, 13.8.2023
Alla Kolimbethra le “Parole della Musica”
APERITIVI LETTERARI Il 16 agosto, a partire dalle 20:30, evento della Strada degli Scrittori

Nuovo appuntamento letterario della Strada degli Scrittori al Giardino della Kolimbethra.
Mercoledì 16 agosto, a partire dalle 20:30, evento dedicato alle Parole della musica, tema del Master di scrittura della Strada degli Scrittori e di Treccani in programma ad Agrigento dal 27 agosto al 3 settembre.
[…]
Al Giardino della Kolimbethra l’attore 
Giugiù Gramaglia, interprete di film della serie del Commissario Montalbano, leggerà pagine de La pazienza del ragno, affiancato dall’intervento di Giuseppe Lo Pilato.
[…]
 
 

Cacciatore di libri, 14.8.2023
Un libro che non ti aspetti
Tra le rarità del pianeta Camilleri: “Come possedere correttamente un Carmassi”: prezioso e ricercato

Un libro curioso e insolito di Andrea Camilleri (o comunque riconducibile al pianeta Camilleri), fattosi rarissimo, è Come possedere correttamente un Carmassi (Milano, Galleria Morone, 2007), che riprende un testo di Camilleri pubblicato nel 1973, ma che dà vita a un libro nuovo e ricercabile. Si tratta della mostra del pittore Arturo Carmassi (1925-2015) del 2007.
“In qualsivoglia modo un Carmassi penetri nella tua casa, per baratto, per scambio di moneta contro merce, per donazione, per telecinesi, considera che esso non ti è pervenuto per accordarsi al colore delle pareti, per coprire lo sfregio di un’effrazione o lo scolorimento di un’usura. Una vena sotterranea dal percorso tanto improbabile quanto logico l’ha condotto a te: non sei tu che l’hai scelto, tu sei semplicemente il punto di confluenza di una sottilissima rete di occasioni e di eventi.”
Sembra quasi che stia parlando di un libro, non trovate? Una mosca assolutamente bianca nel percorso dello scrittore, ma non di certo l’unica.
Chi è stato Arturo Carmassi
Arturo Carmassi è stato uno scultore e pittore italiano nato il 2 luglio 1925 a Lucca e deceduto il 27 gennaio 2015 a Empoli. Durante la sua carriera, Carmassi è stato riconosciuto come un artista di grande talento, anche se la sua fama e il suo vero posto nell’Europa artistica del XXI secolo sono ancora oggetto di dibattito.
Nato a Lucca, Carmassi si trasferì a Torino da bambino, dove studiò alla Scuola del paesaggio Fontanesi e all’Accademia Albertina per un breve periodo. Sin dall’inizio della sua attività artistica, Carmassi ha sviluppato un linguaggio artistico indipendente, nonostante l’influenza dei movimenti neocubisti che dominavano la scena artistica torinese degli anni del dopoguerra.
Nel 1952, Carmassi si trasferì a Milano, una città aperta alle influenze artistiche internazionali. Questo periodo coincise con un cambiamento significativo nel suo linguaggio artistico, che passò da un’astrazione formale a una rappresentazione più oggettiva del paesaggio e della figura. Questo nuovo stile evidenziò la sua affinità per il surrealismo, come dimostra la sua amicizia con il poeta Patrick Wallberg, vicino ad André Breton.
Le opere di Carmassi, caratterizzate da forme mitologiche e immagini evocative, continuano a evolversi nel corso della sua carriera. Nel corso degli anni, ha sperimentato diverse tecniche artistiche, tra cui collage, sabbie, oli, penne e l’uso di materiali non convenzionali come la cera, il cartone ondulato, il catrame, il mallo di noce, le vecchie stoffe e il legno di steccato.
La fortuna critica di Arturo Carmassi è stata variegata. Se da un lato molti riconoscono la sua grandezza artistica, come affermato da Jean-Marie Drot, c’è ancora un dibattito sul suo vero posto nella scena artistica europea del XXI secolo. Nonostante ciò, l’opera di Carmassi continua ad essere esposta in musei e opere pubbliche, testimonianza dell’importanza e dell’influenza del suo lavoro.
 
 

Corriere della Sera (ed. di Roma), 14.8.2023
Carlo Degli Esposti, il secondo «papà» del commissario Montalbano
«Lessi i primi due libri e li opzionai per tre mesi... Ora siamo a 37 film da record»

«Montalbano sono»: chi può dirlo? Naturalmente Andrea Camilleri, creatore del personaggio. Ma, subito dopo, Carlo Degli Esposti ne ha pieno titolo. Settantenne a dicembre, il produttore bolognese rappresenta, con la sua carriera e i suoi prodotti, un bel pezzo di storia del cinema e delle serie tv italiane. E adesso, a dimostrazione che chi si fossilizza è perduto, ha avviato una start up di animazione con un cartoon sui Tre moschettieri reinterpretati al femminile.
«Il cinema — racconta nel suo ufficio di Ponte Milvio, mentre lui vive lontano dalla movida al Parco di Veio — sta cambiando contenuti e pubblico. La tv è passata dalla logica del palinsesto a quella della visione continuativa in streaming. Occorre essere ottimisti e sapersi riposizionare».
Intanto, per anni, dal 1999 fino a ieri, Palomar è stata la casa di Montalbano, prima su Raidue e poi subito dopo su Raiuno che trasmetteva film nuovi e poi repliche su repliche battendo record di ascolti. Degli Esposti aveva appena lasciato la guida di Cinecittà — tra un attimo racconteremo come quelle dimissioni dopo una lite furono la sua fortuna — per una vacanza in Sicilia, sui Nebrodi. «Decisi di passare prima da Palermo a salutare Elvira Sellerio. Mi diede da leggere i primi due gialli di Andrea Camilleri. Lo feci in una notte. Una folgorazione. La Palomar era piccola. Avevo fondi scarsi e opzionai i diritti per soli tre mesi».
Degli Esposti rinuncia alle ferie. Torna di corsa a Roma e contatta Sergio Silva, l’uomo che alla Rai, con La piovra e non solo, ha inventato la nostra fiction. Anche per lui lettura in una notte. «Mi richiamò — racconta Degli Esposti — la mattina dopo, molto presto. Corsi da lui in motorino. In quattro e quattr’otto, non come oggi che bisogna preparare carte per un mese, demmo il via alla saga di Montalbano. Ora, dopo trentasette film in vent’anni siamo in pausa di riflessione. E meno male che Zingaretti è pelato. Così non è mai invecchiato troppo come invece voi che avete i capelli». Che latitano anche sul capo del produttore.
Degli Esposti milita da giovane in Lotta Continua. «Mi ha insegnato a ragionare in profondità», dice oggi. A Roma da Bologna arriva nel 1972. Torna per un po’ a casa e nel 1978 è di nuovo qui, definitivamente. Per un po’ si occupa di un quotidiano tanto interessante quanto dalla vita breve: Reporter. «Ma non ero bravo a scrivere, mi attirava di più il cinema. Ruba a Calvino il nome di Palomar su suggerimento di Giorgio Manganelli e lo tiene dopo una lite, finita bonariamente, con gli eredi dello scrittore. Comincia, sempre all’insegna di ottime frequentazioni letterarie, con dei documentari sui viaggi in Africa di Alberto Moravia.
Nel 1992 diventa amministratore unico di Cinecittà. «Porto i bilanci in positivo in tre anni, ma Luigi Abete, allora all’Ente gestione cinema, ha il mandato di privatizzarla. Parlano di fare alberghi, altre cose che con la vocazione degli stabilimenti c’entrano nulla. Prendo la porta e me ne vado. Poi è arrivato Montalbano».
E naturalmente non solo. Il giovane favoloso al cinema, Il nome della rosaBraccialetti rossi in tv, inutile fare l’elenco. Ultima la versione italiana della serie francese Call my agent. La prima stagione su Sky, con attori che giocano con i loro difetti, è stata un successo. Ora arriva la seconda con un cast di altissimo livello su cui spicca il debutto di Elodie, per Degli Esposti una sicura stella dell’immediato futuro.
«Il mio segreto? Non seguo le mode, faccio quello che mi piace. Cerco di portare sugli schermi i libri che amo. Adesso produco Cambiare l’acqua ai fiori». Cioè il libro che ha sbancato le classifiche nel 2022, scritto da Valérie Perrin. Poi Sara di de Giovanni, ma anche qui evitiamo lunghi elenchi. Progetti e desideri? «Vorrei che Roma oltre ai musei facesse dei bei cinema come Parigi. Con ristoranti, spazi per altre attività. Di fianco al Maxxi, le caserme di via Guido Reni, se non occuperà tutto il Museo della Scienza, sarebbero un luogo ideale». Il militante di sinistra ritorna e spezza una lancia per i Ragazzi del piccolo America. «Al Troisi hanno inventato la sala studio. E funziona. A Roma serve coraggio, voglia di innovare. Come con l’inceneritore. Va fatto. Subito».
Alberto Guarnieri
 
 

Davide Maggio, 14.8.2023
Programmi TV di stasera, lunedì 14 agosto 2023. Su Rai2 il finale di ‘Che Todd ci Aiuti’

Rai1, ore 21.25: Il Giovane Montalbano 2 | Replica
Fiction. 2×01 L’uomo che andava appresso ai funerali: Montalbano e il suo commissariato ormai sono una cosa sola e le competenze di tutti tornano utili nel caso dello strano omicidio di Pasqualino Cutufà, un individuo pacifico e innocuo. Non ci sono moventi, ma il delitto si intreccia con la scomparsa di Giovanna Bonocore, moglie del proprietario del cantiere in cui Pasqualino aveva perso la gamba.
[…]
Fabio Fabbretti
 
 

Blog Tv Italiana, 14.8.2023
Il Giovane Montalbano: Michele Riondino torna a parlare della fiction dopo 11 anni
Dopo gli ottimi ascolti delle repliche dell'estate 2023, Michele Riondino torna a parlare de Il Giovane Montalbano

Non è una sorpresa che le avventure de Il Commissario Montalbano siano amate dai telespettatori italiani (e non solo). E forse non dovrebbe neanche sorprenderci il fatto che anche Il Giovane Montalbano ha riscosso il medesimo successo nonostante ne siano state fatte solo dodici puntate in totale fra il 2012 e il 2015. E l'attenzione che il pubblico ha mantenuto sui film tv interpretati da Michele Riondino la possiamo riscontrare ancora oggi: l'ultima replica andata in onda lo scorso 7 agosto 2023 ha registrato oltre 2.5mln di spettatori ed un interessante 19.5% di share. Cifre parecchio interessanti per una fiction andata in onda oramai 11 anni fa! Persino lo stesso attore pugliese è tornato a parlarne proprio in questi giorni...
Condividendo uno dei nostri post Auditel, Michele Riondino è tornato a parlare de Il Commissario Montalbano lo scorso 8 agosto 2023 sulla sua pagina personale. Ecco cos'ha raccontato:
“Se sono passati davvero 11 anni e dopo tutto questo tempo c’è ancora tutto questo affetto, vuol dire proprio che l’amore che abbiamo messo in questo progetto ha dato frutti meravigliosi e inaspettati. Vestire i panni del commissario è stata una sfida folle che si è poi rivelata una splendida avventura. Eravamo tutti preoccupati di deludere le aspettative. Nel terrore di sbagliare abbiamo cercato di fare il nostro lavoro al meglio che potevamo. È nata una famiglia 11 anni fa, una famiglia che oggi conta svariati milioni di persone. Grazie davvero di cuore.
Visto che l'interesse verso il Giovane Montalbano è ancora così vivido, non sarebbe così incredibile se Rai e Palomar iniziassero a studiare una terza stagione per questo serial. Succederà davvero?
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 15.8.2023
Ascolti del 14 agosto: “Il Giovane Montalbano” e “Scherzi a Parte”
La fiction di Rai1 seguita da oltre 2,4 milioni di telespettatori

Rai1 "Il Giovane Montalbano": 2.444.000 spettatori, share 20,9%.
[…]
 
 

Istituto Italiano di Cultura Montevideo, 16.8.2023
Riccardino: el adiós del Comisario Montalbano

El último capítulo del Comisario Montalbano en el libro póstumo de Andrea Camilleri.
Encuentro con Desirée Conti y Claudio del Pup, el miércoles 16 de agosto, a las 19:00hs, en Sala IIC (Paraguay 1173)
Incripción al evento AQUÍ
El libro se encontrará a la venta a cargo de la librería Pocitos Libros.

Desirée Conti, italiana nacida en Roma, llega a Uruguay en el 2012, después de haber vivido en Francia 10 años
Licenciada en Letras en la Universidad de Roma Tor Vergata y en comunicación cultural en la Universidad de L'Aquila, con un Posgrado en comunicación intercultural en la Universidad de Verona. Es la directora del Centro cultural Vissi d'Arte y se dedica a difundir el idioma, el arte y la cultura de su país.
Claudio Del Pup Vanni – DURIK Nacido en 1955, hijo de emigrantes con raíces en el Friuli italiano. Egresado de la Universidad de la República. Facultad de Bellas. Ex. Profesor– Universidad de la República Facultad de Bellas Artes, Profesor Invitado de la Universidad de Barcelona, de la UCUDUAL y la ORT. Artista Visual, Curador, Expositor/Conferencista sobre temas relacionado con las Artes, la literatura, en ciclos, Talleres, radio y televisión.
Presidente del Centro Cultural Dante Alighieri Uruguay

Informazioni
Data: Mer 16 Ago 2023
Orario: Alle 19:00
Ingresso: Libero
 
 

Vetrina Tv, 16.8.2023
Rometta, l’ex Piazza Garibaldi diventerà domenica Piazza Andrea Camilleri: ospite il giornalista Pino Aprile con “Il nuovo Terroni”

Rometta rivisita la toponomastica cittadina e l’ex Piazza Garibaldi diventerà domenica Piazza Andrea Camilleri, con ospite il giornalista Pino Aprile con “Il nuovo Terroni”. Ecco il post integrale del sindaco Nicola Merlino. “Domenica, 20 agosto, a Rometta, piazza Garibaldi diventerà Piazza Andrea Camilleri Alle ore, 21,30, lo scrittore Pino Aprile presenterà il suo ultimo libro “Il nuovo Terroni” e dialogherà con i giornalisti Emilio Pintaldi, Sebastiano Caspanello e Francesca Stornante, sul reale ruolo avuto dai Savoia e dai garibaldini nel processo di unificazione dell’Italia. Quindi, si effettuerà la cerimonia di intestazione dell’attuale Piazza Garibaldi ad Andrea Camilleri. Un grande ringraziamento, anche a nome di tutta l’Amministrazione comunale, alla nostra Commissione per la toponomastica cittadina.”.
 

 

La Repubblica, 17.8.2023
Sergio Silva: “Ero il re delle fiction. In Rai la Dc mi lasciò libero. La destra? Non sa fare tv”
Lo storico dirigente della televisione pubblica: “Ho inventato La Piovra e Montalbano, ho scoperto Placido e Zingaretti. Dissi no a Berlusconi. Oggi non guardo televisione”

In pochi conoscono il suo nome, tutti hanno visto le sue serie tv: La PiovraMontalbano, Un medico in famigliaSergio Silva, 92 anni, è stato il dio della fiction, un potentissimo Rai.
[…]
Lei ha scoperto anche Luca Zingaretti?
«Sì, l’avevo visto recitare in uno degli ultimi episodi della Piovra e mi convinsi che era l’attore giusto per interpretare il commissario Montalbano».
Cosa la colpì?
«La sua fisicità. In quella serie interpretava uno stupratore, ma non capivi mai se era seduzione o violenza. Emanava un fascino sexy, sarebbe piaciuto alle donne: era il mio obiettivo».
Come nacque Montalbano?
«Da tempo ero stufo della Piovra, della Sicilia nera. Ne volevo una più solare, più femminile».
Conosceva Camilleri?
«Confesso che quando stava in Rai l’avevo snobbato, non avevo colto il suo talento».
Non aveva letto i suoi libri?
«No. Un giorno il produttore Carlo Degli Esposti mi mandò i primi due, usciti per Sellerio, li aveva divorati e subito opzionati, e mi pregava di leggerli».
Lo fece?
«Non ne avevo voglia. Pregai mia moglie Giovanna Genovese, funzionaria Rai, di farlo per me. A lettura ultimata mi disse: “Ti conviene studiarli”. Cosa che feci, e nel giro di un giorno chiamai Degli Esposti, che misi subito sotto contratto, avviando la produzione della serie».
Un colpaccio mondiale.
«Sì, perché assicurai alla Rai i diritti delle stagioni successive. Grande merito ebbe anche Max Gusberti, il consulente della Palomar, e già mio vice».
Conosceva Zingaretti?
«Non personalmente. Anni dopo ci incrociammo a una premiazione, e lui mi chiese: “Ma è vero che fu lei a scegliermi?”».
Divenne amico di Camilleri?
«Capitammo a una cerimonia. Lui mi passò davanti e non disse niente. Nemmeno io».
[…]
Concetto Vecchio
 
 

ScrivoLibero, 18.8.2023
Cerimonia di intitolazione dell’Istituto Comprensivo di Favara ad Andrea Camilleri

Fervono i preparativi per la cerimonia di intitolazione dell’Istituto Comprensivo di Favara (di via Compagna n. 18), allo scrittore agrigentino “Andrea Camilleri”, prevista per il prossimo 06 settembre.
Per l’occasione verrà emesso un annullo filatelico celebrativo da parte di Poste Italiane che sarà presente con una postazione mobile.
Il logo dedicato ad Andrea Camilleri è stato realizzato e donato dall’artista Sergio Criminisi.
Numerose personalità del mondo della cultura e rappresentanti delle Istituzioni hanno già assicurato la propria presenza all’evento il cui programma è stato articolato in una serie di manifestazioni.
Il 6 settembre prossimo, quindi, dalle ore 9.30, si procederà con cerimonia di taglio del nastro alla presenza del Prefetto e delle massime autorità alle nuove denominazioni dei plessi: il plesso di piazza Capitano Antonio Vaccaro che ospita la Scuola dell’infanzia verrà dedicato alla figura di “Antonio Russello” scrittore di origine favarese trapiantatosi in Veneto ma rimasto saldamente legato alla propria terra di origine; il plesso che ospita la Scuola primaria‐infanzia di via Bersagliere G. Urso sarà dedicata alla memoria del “Bersagliere Giuseppe Urso”, medaglia d’argento al valor militare caduto il 24 giugno 1866 sul campo di battaglia di Custoza; il plesso di via Agrigento che ospita la Scuola primaria‐infanzia al premio Nobel “Luigi Pirandello” mentre i plessi che ospitano la Scuola Secondaria di I grado saranno dedicati alle figure del Barone-filantropo Antonio Mendola e del Capitano Antonio Vaccaro avvocato, letterato che fu anche sindaco di Favara.
Con l’intitolazione dell’Istituto comprensivo alla figura di Andrea Camilleri e dei quattro plessi alle figure di “Antonio Russello”, “Bersagliere Giuseppe Urso”, “Luigi Pirandello” e “Mendola‐Vaccaro” si è inteso valorizzare le testimonianze di vita di personaggi che, pur nella diversità dei rispettivi ruoli, hanno dato un significativo esempio di attaccamento al senso del dovere e di generosità nei confronti della comunità e dei propri concittadini.
“Si tratta di esempi di vita, di altruismo, – dice la Preside dell’Istituto comprensivo Rosetta Morreale – che rivolgiamo ai giovani alunni e studenti affinché ne sappiano trarre ispirazione per il loro impegno di cittadini e di futura classe dirigente”.
La cerimonia proseguirà nell’aula magna dell’istituto comprensivo di via Compagna alle ore 10.30, con la presenza di S. E. il Vescovo di Agrigento e la partecipazione della nipote dello scrittore Camilleri, Arianna Mortelliti.
Al termine sarà anche scoperto un mezzobusto commemorativo dello scrittore scomparso il 17 luglio 2019 realizzato dall’artista agrigentino Giuseppe Cacocciola.
Nel pomeriggio alle ore 17:30 presso l’aula “Luca Crescente” del Consorzio Universitario (ECUA) di Agrigento si terrà un incontro – dibattito culturale sul tema “Andrea Camilleri volano di una rinnovata cultura nella società del futuro”.
Al termine dei lavori saranno premiati i vincitori del primo concorso letterario “Camilleri: il siciliano non è un dialetto, ma una lingua”.
 
 

Parco archeologico di Tindari spettacoli, 20-21.8.2023
Tyndaris Augustea

U Ciclopu

Nel sito dell’antica Tyndaris, il 20 e 21 agosto 2023, si svolgerà al tramonto Tyndaris Augustea, uno spettacolo teatrale itinerante nel cui ambito, in omaggio a nel decimo anniversario della scomparsa, verrà riproposta la messinscena diretta nel 1969 da Andrea Camilleri di U Ciclopu di Luigi Pirandello, versione in dialetto siciliano del Ciclope di Euripide.
L'evento è a numero chiuso, per info acquisto tickets e prenotazioni tyndarisaugustea@gmail.com.
 
 

La Voce dell'Isola, 20.8.2023
Tra la passione de “La Lupa”, l’amore de “Il Filo d’oro” e il mito di Clitennestra

Settimana conclusiva per i Teatri di Pietra tra la passione de “La Lupa”, che ci restituisce un mondo arcaico, scabro, dalle emozioni primigenie, in cui eros ed ethos si battono in un duello che solo nella morte può avere il suo epilogo, l’amore de “Il Filo d’oro”, con i suoi racconti che riportano sul palco antiche leggende, maschere mitologiche, mescolandole col folclore di un’isola, la Sicilia, che ha ospitato eroi, streghe, sirene, mostri e giganti, e il mito di Clitennestra.
[…]
“Il Filo d’oro”, 
ispirato ai romanzi di Andrea Camilleri e alle Metamorfosi di Ovidio, scritto e diretto da Gaia Vitanza e interpretato da Rosanna Mercurio con le musiche dal vivo Jonathan Raneri (piano) in scena giovedì 24 agosto al Castello Beccadelli Bologna di Marineo (Palermo).
[…]
“Il Filo d’oro”
: Moira è una giovane sarta, narratrice di una storia che ne apre infinite altre, attraversando i confini del tempo, dello spazio e persino della veridicità. Racconti che parlano soprattutto di amore, quell’amore a cui la protagonista non crede fino in fondo, a cui attribuisce caratteristiche fantastiche, come fosse un’invenzione tramandata di bocca in bocca. Un amore che non conosce forme o barriere, declinato in cento modi differenti: l’amore di un amante, quello di un marito, quello di una madre, quello di una sorella, l’amore di una figlia. La protagonista assume molti volti e ci fa affezionare alla burbera Gna Pina, al terrigno Gnazio, ai dolci Cola e Resina, all’indissolubile dedizione di Nino. Ci si potrebbe chiedere se ci sia un fondo di verità in quei racconti, ma, per una volta, la scalpitante Moira consiglia di limitarsi a sentire. Il tema portante è quello della metamorfosi, scaturita da uno slancio d’amore, tema preso a piene mani dai testi di Ovidio, con personaggi e spunti omerici, adattati poi ad una mitologia sicula riscoperta e reinventata da Andrea Camilleri e dalla giovane autrice Gaia Vitanza. I racconti di sentimenti universali si calano nei contesti più disparati: la guerra, il fascismo, gli anni ’80. Poco importa sapere come, quando o perché, ciò di cui parla Moira sopravvive alla violenza, al fato, alla follia, persino alla morte.
[…]
 
 

ANSA, 21.8.2023
Camilleri inedito, Maraini e la prigionia tra libri d'autunno

L'inedito Il teatro certamente di Andrea Camilleri e Dacia Maraini che per la prima volta approfondisce la prigionia vissuta nel campo di concentramento giapponese con la famiglia, quando aveva sette anni: sono tra gli eventi letterari della narrativa italiana d'autunno.
Il libro di Camilleri, in forma di conversazione con il suo allievo e regista Giuseppe Dipasquale, è tutto dedicato al grande amore dello scrittore - morto nel 2019 - per il teatro ed esce il 6 settembre per Sellerio, nel giorno che sarebbe stato il suo compleanno.
L'inventore del Commissario Montalbano in quella data verrà festeggiato al Fondo Camilleri a Roma, in una presentazione con Dipasquale, Savatteri e Ninni Bruschetta.
[…]
Mauretta Capuano
 
 

98zero, 21.8.2023
Piazza Andrea Camilleri è una realtà a Rometta
Un evento molto atteso che il Sindaco Nicola Merlino aveva annunciato questo inverno. La piazza in questione infatti portava il nome di Garibaldi. Adesso è stata intitolata allo scrittore che ha portato alto il nome della nostra Sicilia, Andrea Camilleri.

Rometta – Ieri sera a Rometta è stata inaugurata la Piazza dedicata a Andrea Camilleri, ormai ex piazza Garibaldi.
Un evento molto atteso nella cittadina romettese, che è stato incorniciato dalla presentazione del volume di Pino Aprile “il nuovo Terroni”. A dialogare con l’autore Francesca Stornante e Sebastiano Caspanello. L’autore ha narrato “aneddoti e fatti, in parte per noi assolutamente inediti, -ha dichiarato il Sindaco Nicola Merlino- che ci hanno ancora di più convinti che nella nostra toponomastica cittadina, Via Martiri dell’eccidio di Bronte, largo Angelina Romano, Piazza Andrea Camilleri o Via Franco Battiato, rappresentano molto meglio le nostre strade e piazze, anziché Via Nino Bixio, Via Vittorio Emanuele III o Piazza Garibaldi.
Un grandissimo ringraziamento allo scrittore e giornalista Pino Aprile per aver accettato l’invito a venire a Rometta e per quanto ci ha detto nei suoi appassionanti e coinvolgenti interventi, oltre per quanto ha fatto e continuerà a fare al servizio della Verità e del Sud, ed ai giornalisti Francesca Stornante e Sebastiano Caspanello per le puntuali e precise domande formulate che hanno tenuto inchiodati fino a tarda sera i molti spettatori.
Un ringraziamento anche alla nostra Gioacchina Cappellano, a Lucia Previte ed a tutte le donne della nostra Commissione per la Toponomastica intervenute.”
“Conoscere la vera storia dell’Unità d’Italia è fondamentale, soprattutto alla luce del prezzo pagato dal popolo del Sud e dai siciliani. -ha dichiarato altresì il Sindaco – Ma è proprio vero che ci hanno liberati? E da chi? O forse ci hanno annessi trattandoci, in molti casi, come esseri inferiori, con brutalità degna delle peggiori storie di conquista?! Nelle scuole la storia dell’Unità d’Italia viene insegnata affinché tutti la conoscano. Ma ci sono, fatti, accadimenti, verità nascoste che vengono volutamente ignorate nei libri di scuola soprattutto quando si tratta di affrontare le modalità aberranti con le quali l’unificazione è stata effettuata. Ancora oggi sono tante le bugie e coloro che cercano di occultare le verità storiche del Risorgimento.”
Valentina Gangemi
 

 

Movietele, 21.8.2023
In TV stasera Lunedì 21 agosto 2023, alcuni consigli tra Film, Serie e Show
Ecco cosa propone la tv in chiaro stasera 21 agosto 2023 tra film, serie tv e show da scegliere a seconda dei propri gusti e di come si vuole trascorrere la serata.

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Su Rai 1 continuano le repliche delle avventure de Il Giovane Montalbano interpretato dall’attore Michele Riondino. Questa sera, l’episodio trasmesso è intitolato La stanza numero 2 e vede un giovane commissario Montalbano entra in contatto con Saverio Custonaci, un agente immobiliare che fa da mediatore per interessi di stampo mafioso e che ultimamente ha fatto da paciere fra due cosche rivali. Mentre Montalbano si prepara all’imminente matrimonio con la sua fidanzata Livia, un uomo di uno dei due clan, resta vittima di un’esecuzione di stampo mafioso.
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Massimino de Febe
 
 

Fanpage, 22.8.2023
Ascolti tv lunedì 21 agosto: chi ha vinto tra Il Giovane Montalbano e Scherzi a Parte
Gli ascolti tv di lunedì 21 agosto 2023. Tra repliche, programmi di intrattenimento, film e talk show che hanno tenuto compagnia al pubblico, ecco tutti i dati Auditel e il vincitore della consueta sfida della prima serata.

Nella serata di lunedì 21 agosto 2023, il pubblico ha avuto la possibilità di scegliere tra programmi di intrattenimento, repliche di note fiction e anche qualche trasmissione dedicata all'approfondimento. Stando alla raccolta dei dati Auditel, ecco chi si è aggiudicato il posto sul podio degli ascolti tv.
La sfida tra Il Giovane Montalbano e Scherzi a Parte
Come consueto, ormai, d'estate è frequente la messa in onda di trasmissioni, serie televisive e film che hanno riscosso un certo successo da parte del pubblico. Ed è così che su Rai1 è tornato "Il Giovane Montalbano", gli episodi che raccontano gli inizi del commissario creato dalla penna di Andrea Camilleri e qui interpretato da Michele Riondino. La fiction piacque molto ai telespettatori che, di fatti, non hanno mai smesso di guardarla con interesse. Di fatti, anche queste puntate sono state viste da 2.908.000 spettatori pari al 21.1% di share, vincendo così la prima serata.
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Ilaria Costabile
 
 

TGPoste, 23.8.2023
Sicilia: una scuola di Favara sarà intitolata a Camilleri, previsto l’annullo celebrativo di Poste Italiane
Il 6 settembre Poste Italiane sarà presente con una postazione mobile e un annullo filatelico celebrativo

Una scuola di Favara sarà intitolata ad Andrea Camilleri. Al popolare scrittore di Porto Empedocle, creatore della fortunata saga, prima letteraria e poi televisiva, del Commissario Montalbano, sarà intitolato l’Istituto comprensivo di Favara, in provincia di Agrigento. Poste Italiane sarà parte di questo evento con un annullo filatelico celebrativo. Ne riferisce La Sicilia.
La presenza di Poste
L’evento è stato programmato dalla dirigente scolastica dell’istituto Rosetta Morreale per il 6 settembre: “In quella occasione – spiega – Poste Italiane sarà presente con una postazione mobile ed un annullo filatelico celebrativo”. Il logo dedicato al maestro Camilleri è stato realizzato e donato dall’artista Sergio Criminisi.
Celebrazione anche per i grandi del territorio
Ma non è tutto, perché come si legge nell’articolo, anche i singoli plessi saranno intitolati a personaggi della cultura e della storia locale. “La scuola dell’infanzia di piazza Capitano Vaccaro sarà dedicata ad Antonio Russello, scrittore di origine favarese trapiantatosi in Veneto ma rimasto legato alla propria terra di origine. Il plesso che ospita la scuola primaria-infanzia sarà dedicato alla memoria del bersagliere Giuseppe Urso, favarese medaglia d’argento al valor militare; il plesso di via Agrigento, che ospita la Scuola primaria-infanzia, al premio Nobel Luigi Pirandello, mentre i plessi che ospitano la scuola secondaria di I grado saranno dedicati alle figure del barone-filantropo Antonio Mendola e al capitano Antonio Vaccaro, avvocato, letterato, che fu anche sindaco di Favara”.
Esempi di vita e altruismo
Come sottolinea la dirigente scolastica “si tratta di personaggi che sono stati esempi di vita, di altruismo. Un monito per i giovani alunni e studenti, che rappresentato il domani, affinché traggano ispirazione per il loro impegno di cittadini e di futura classe dirigente”. Alla cerimonia ovviamente prenderanno parte le autorità civili e religiose del territorio, ma anche Arianna Mortelliti, nipote di Andrea Camilleri.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 23.8.2023
L’attrice domani e sabato al teatro di Segesta con il testo di Cappuccio
“La profetessa evoca gli allarmi inascoltati, come quello sull’ambiente”
Sonia Bergamasco
“Cassandra simbolo del grido delle donne”

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Per molti siciliani lei rimane Livia, l’eterna fidanzata del commissario Montalbano: cosa le ha dato quel ruolo?
«Sono felice di questa associazione. Grazie al ruolo di Livia nella serie tv del Commissario Montalbano ho conosciuto bene la Sicilia silenziosa e bellissima. Prima ero stata solo nei posti più facili, come Palermo e Taormina, tutta la parte orientale non la conoscevo, ma adesso l’ho interiorizzata. Io sono di madre napoletana e padre lombardo, per cui non posso dire di conoscerla benissimo: la Sicilia resta un mistero».
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Paola Pottino
 
 

Malgrado tutto, 24.8.2023
Intitolazione scuola di Favara ad Andrea Camilleri, annullo speciale delle Poste
Il bozzetto grafico utilizzato da Poste italiane per la realizzazione dell’annullo è stato disegnato dall’Artista agrigentino Sergio Criminisi. La cerimonia il 6 settembre

Favara, annullo speciale di Poste Italiane in occasione della intitolazione dell’Istituto comprensivo, diretto dalla preside Rosetta Morreale, ad Andrea Camilleri prevista per il prossimo 6 settembre.
Il bozzetto grafico utilizzato da Poste italiane per la realizzazione dell’annullo è stato disegnato dall’Artista agrigentino Sergio Criminisi, che ha curato anche il nuovo logo dell’Istituto. L’annullo raffigura il volto dello scrittore Andrea Camilleri.
“E’ una immagine simbolo – dice la Dirigente scolastica Rosetta Morreale – con l’auspicio che la passione civile, l’amore per la propria terra, il senso di generosità e di giustizia che traspare in tutte le opere di Camilleri possa essere di esempio per i tanti giovani che ogni anno passano una parte della loro vita sui banchi della nostra scuola, che opera in un contesto di grande disagio ambientale”.
In occasione della cerimonia di intitolazione un Ufficio mobile delle Poste stazionerà, dalle ore 10,00 alle ore 16,00, in via Campagna 18.
 
 

il Resto del Carlino, 25.8.2023
Pesaro
L’emozione del Belcanto ritrovato
In scena “Il Birraio di Preston“

Allo Sperimentale l’opera di Luigi Ricci. A dirigere l’orchestra il Maestro Daniele Agiman

Tanta curiosità e attesa per “Il Birraio di Preston“, l’opera che stasera (ore 21), la terza edizione del festival “Il Belcanto ritrovato“, prosecuzione ideale del Rof, propone in prima moderna al Teatro Sperimentale. Il melodramma giocoso in tre atti, su musiche di Luigi Ricci composto nel 1847, avrà tra gli interpreti alcuni tra i migliori cantanti dell’Accademia rossiniana.
Tra loro il soprano Lyaila Alamanova, il tenore Víctor Jiménez e il basso Alessandro Abis. La regìa è stata affidata all’ex baritono, Daniele Piscopo. Sul podio il maestro Daniele Agiman, direttore principale dell’Orchestra Sinfonica Rossini e direttore artistico del festival, assieme al maestro Saul Salucci.
Daniele Agiman, Il Birraio di Preston, un’opera che a suo tempo fu molto rappresentata ma poi caduta nell’oblio. Perché?
"Una nuova sensibilità sociale e politica in Italia ha visto nascere il “Fenomeno Verdi“ che ha spazzato via, inesorabilmente, qualunque altra idea di teatro. Un po’ come nel caso di Rossini nella prima metà dell’Ottocento. Questa credo essere la ragione prima della scomparsa di un’opera di indubbio valore quale questa di Ricci".
Da un punto di vista strettamente musicale che tipo di opera è Il birraio di Preston?
"Opera comica che parte dai modelli rossiniani ripensati attraverso la lezione di Donizetti. Ma opera pienamente originale nell’anticipare il comico francese (Offenbach) e viennese (famiglia Strauss): un meccanismo teatrale mozzafiato che ha pochi paragoni nell’opera italiana coeva... a mio avviso bisognerà aspettare Schicchi, il capolavoro pucciniano, per trovare un capolavoro analogo in quanto ad efficacia drammaturgica nel segno del comico (e non solo..)".
Drammaturgicamente cosa dovrà aspettarsi il pubblico?
"Tante risate (o sorrisi...), unite ad un virtuosismo vocale davvero impegnativo: il tutto al servizio di una narrazione impeccabile dal punto di vista dei tempi teatrali".
Lo scorso anno Pietro Generali, quest’anno Ricci. Come si è arrivati alla scelta del Birraio di Preston?
"Nella rosa di autori e titoli presi in considerazione, l’opera di Ricci mi è sembrata subito una scelta felice per il pubblico in quanto permette di conoscere un modello di teatro che, nel 1847, aveva tratti di originalità. E poi, da appassionato del grande Andrea Camilleri e anche di birra... insomma, la scelta è stata quasi obbligata".
Ricci e Napoli, Rossini e la città partenopea. E’ possibile che il Cigno abbia in qualche modo influenzato anche il compositore campano?
"Tutti hanno attinto dallo scrigno davvero inesauribile dell’opus rossiniano; questo è un dato di fatto. Se pensiamo a tutti gli autori dell’Ottocento europeo fino ad almeno il 1870, il confronto con Rossini era imprescindibile e necessario, anche solo per prenderne le distanze. E poi la tarda produzione del Maestro... la Petite Messe nella versione originale che guarda al Novecento; i pezzi pianistici che stanno tra Satie e intimismo e crepuscolarismo. Ecco perché il Birraio sarà una scoperta: i modelli rossiniani si avvertono ma la sensibilità è nuova così come il senso del “Teatro“".
Claudio Salvi
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 27.8.2023
Gaspare Grammatico: “Il mio Nenè ama la Sicilia. Che rabbia incendi e abusi”
Lo scrittore trapanese ha dato vita al suo commissario Indelicato: “Uomo, non supereroe”

Il suo libro d’esordio, “Una questione di equilibrio”, edito da Mondadori, è uno dei casi letterari dell’estate. Gaspare Grammatico, trapanese d’origine che vive tra Torino e Milano, fa parte della squadra della Nove che cura i testi per Maurizio Crozza. Il protagonista del suo giallo è il commissario Nenè Indelicato.
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In una nazione e, soprattutto, in una regione dove commissari, vice questori e ispettori si sprecano, quanto è difficile essere originali?
«È difficile come è difficile per qualsiasi scrittore di romanzi sia venuto dopo Hemingway. Dopo i suoi libri si sarebbero dovuti fermare tutti. In Sicilia ti confronti con grandi realtà: da Sciascia a Camilleri sino ai più moderni. La narrativa siciliana ha una caratteristica: tutti gli scrittori sono collegati tra loro. Chi è venuto dopo è stato influenzato da chi c’era prima. Per quanto cerchi di essere originale, nella tua scrittura c’è qualcosa di quelli che ti hanno preceduto».
Nel suo romanzo c’è un rimando a Camilleri e Montalbano? Il nome Nenè del suo protagonista sembrerebbe dire di sì.
«Per forza. Ho letto tutto quello c’era da leggere di Camilleri anche se, a rischio di essere blasfemo, dico che Montalbano non mi piaceva e credo che non piacesse sino in fondo nemmeno a Camilleri. Gli altri libri, quelli senza il commissario, sono quelli che più mi piacciono. È vero, Nenè è anche un omaggio a Camilleri ma non al Camilleri di Montalbano ed è soprattutto un omaggio a mio zio Nenè, una persona importantissima nella mia famiglia. Ma, se parliamo di influenze, mi ispiro di più a Sciascia anche se non scriverò mai come lui che è inarrivabile».
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Massimo Norrito
 
 

TuttoNotizie, 27.8.2023
Rai, bomba di fine agosto: palinsesti stravolti, Mediaset trema

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Rai, cambio nei palinsesti: tutto per l'inizio del Grande Fratello
Iniziano le strategie delle ammiraglie e cambiano i palinsesti. Rai 1 schiera Il Giovane Montalbano e Il Commissario Montalbano contro il Grande Fratello, il format più atteso in relazione ai cambiamenti adottati dalla rete.
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Il Giovane Montalbano dunque raddoppia lunedì 4 e martedì 5 settembre. Chiuderà l'11 settembre e sfiderà la prima puntata del programma in partenza su Canale 5. Il format originario con Luca Zingaretti invece, andrà in onda mercoledì 13 e lunedì 18 settembre. Viale Mazzini punta sui grandi ascolti che le storie partorite da Andrea Camilleri generano in ogni occasione, anche in un mese come quello di agosto, che solitamente non è molto predisposto a questo tipo di intrattenimento.
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Giusy Palombo
 
 

Style Magazine – Corriere della Sera, 28.8.2023
Il giovane Montalbano 2 stasera in tv con Morte in mare aperto: trama, cast, orario
Terza puntata in replica, in prima serata su Rai1, per Il giovane Montalbano 2, seconda stagione della fiction scritta da Francesco Bruno e Andrea Camilleri

Terzo episodio, in replica, di Il giovane Montalbano 2. Titolo della puntata è Morte in mare aperto. Autori, Andrea Camilleri e Francesco Bruno. La regia è sempre di Gianluca Maria Tavarelli.
Da che libri di Camilleri è tratto Morte in mare aperto
La storia è tratta da due racconti di Andrea Camilleri: Morte in mare aperto contenuto nella raccolta Morte in mare aperto ed altre indagini del giovane Montalbano, e Una cena speciale (nella raccolta Capodanno in giallo). Entrambi i volumi sono pubblicati da Sellerio.
 
 

Adnkronos, 28.8.2023
Ascolti tv, 'Il giovane Montalbano' vince in replica
Secondo posto per la partita degli Europei Maschili di Pallavolo Italia-Belgio, terza la replica del 'Maurizio Costanzo Show – Speciale 20 Anni'

La replica della fiction 'Il Giovane Montalbano 2', trasmessa ieri da Rai1, è stato il programma più seguito della prima serata del lunedì, con 3.037.000 spettatori e il 19.1% di share.
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Associazione Culturale "Oltre Vigàta", 30.8.2023
Porto Empedocle
Percorsi d'inchiostro - Sulle tracce del Commissario Montalbano


 
 

Strada degli Scrittori, 30.8.2023
Le parole della musica - 7° Master di Scrittura
La vera Vigata letteraria di Andrea Camilleri
17.00 - 19.30 ESCURSIONE
 
 

Ripost, 30.8.2023
Burgio: Pienone alla serata su Andrea Camilleri

Grande successo di pubblico all’evento culturale e gastronomico svoltosi ieri sera a Burgio dal titolo “Una serata con Andrea Camilleri”, voluto dall’Amministrazione Comunale, unitamente alla Pro Loco Sikania, per omaggiare la figura dello scrittore empedoclino.
“La realizzazione di manifestazioni culturali ha occupato un posto degno di nota all’interno del programma dell’estate burgitana – afferma il Sindaco Vincenzo Galifi – Il grande riscontro ottenuto anche ieri sera ci ripaga delle tante fatiche poste in essere in queste settimane. Ringrazio vivamente la Pro Loco Sikania e il Presidente del Consiglio Comunale Dott. Mariano Merlino per la preziosa collaborazione”.



Una serata con Andrea Camilleri è stato un evento caratterizzato da una serie di riflessioni sui pensieri e i punti di vista a volte scomodi manifestati da un uomo di grande spessore umano e culturale. Gli interventi, molto apprezzati dalla platea, preceduti dalla proiezione di brevi video di Camilleri, sono stati moderati dal Dott. Domenico Arrigo.
L’Assessore Mariangela Cusumano ha dissertato della poliedricità del popolo siciliano e della natura prismatica di esso, mentre la Presidente della Pro Loco Sikania Mariella Corrao ha parlato del vero ruolo della donna siciliana, diverso da quello che appare all’esterno.
L’Assessore Katia Maniscalco ha disquisito del difficile rapporto di Camilleri col padre, due figure differenti all’apparenza ma simili nella sostanza che ad un certo punto scoprono di non essere poi così distanti.



L’Assessore Vita Bonaccorso si è soffermata sul tema condivisione, prendendo spunto da un’intervista nella quale Camilleri racconta un aneddoto curioso sul docente universitario che non condivide il pensiero dello scrittore ma lo promuove ugualmente poiché ritenuto meritevole di stima.
La Prof.ssa Silvia Valenti, infine, ha posto in essere una profonda riflessione sull’esortazione di Camilleri a difendere la lingua italiana ed altresì i dialetti, stante l’utilizzo a volte addirittura inopportuno di termini inglesi, sposando in toto il punto di vista dello scrittore in merito alla necessità di battersi con forza per evitare che la nostra diventi una lingua morta.
Scroscianti applausi sono stati riservati, infine, alla scrittrice Maria Grazia Verde la quale, attraverso letture e riflessioni, ha raccontato in modo impeccabile il variegato “mondo Camilleri”: lo scrittore che non ha peli sulla penna, l’uomo che non ha paura della morte, il nonno che permette ai nipotini di giocare nel suo studio anche quando egli lavora.
L’evento è stato allietato dalla presenza del gruppo musicale “I Picciotti della Lapa”, applauditissimo, e al termine c’è stata l’immancabile ricca degustazione di arancine.
 
 

Quotidiano di Ragusa, 30.8.2023
Libri d'aMare con Arianna Mortelliti a Punta Secca: il 1 settembre
La scrittrice romana, nipote di Andrea Camilleri

Inedita chiusura settembrina per la nona edizione di Libri d’aMare che, venerdÌ 1 settembre, alle 21.45 ospita Arianna Mortelliti in Piazza Belvedere. La scrittrice romana, nipote di Andrea Camilleri, presenterà l suo libro “Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni” Mondadori) con Simona Mazzone a condurre la serata.
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La Repubblica (ed. di Palermo), 31.8.2023
Andrea Camilleri maestro di teatro rivoluzionario e consapevole
Escono per la casa editrice Sellerio le conversazioni con il suo allievo Giuseppe Dipasquale

«Il viaggio dentro il teatro di un uomo che ha fatto teatro è, inevitabilmente, la storia della sua vita». Lo ha scritto e ripetuto più volte e in più occasioni Andrea Camilleri quando parlava di sé prima che Montalbano irrompesse nella sua fantasia. Perché prima di essere uno scrittore Camilleri è stato uomo di teatro, regista e sceneggiatore. Anzi, è proprio il teatro che lo ha accompagnato, mano nella mano, alla letteratura finendo per diventare uno degli autori italiani più letti e amati di sempre. Eppure lo terrorizzava scrivere in forma teatrale perché, diceva, «dopo averlo fatto per lungo tempo con le parole di altri non mi sento di farlo con parole mie».
L’unico suo lavoro teatrale – un atto unico del 1947, “Giudizio a mezzanotte” – lo ha lanciato come carta straccia dal finestrino di un treno dopo aver ricevuto il premio Faber a Firenze con il grande Silvio D’Amico presidente della giuria, che poco dopo lo chiamerà a Roma all’Accademia d’Arte drammatica.
Episodio di una vita dedicata interamente al teatro che riemerge, fra tanti ricordi poco conosciuti, nelle pagine di un libro appena stampato da Sellerio e in libreria dal 5 settembre: “Il teatro certamente. Dialogo con Giuseppe Dipasquale”.
Conversazioni che lo scrittore di Porto Empedocle fece in oltre vent’anni con il regista catanese Giuseppe Dipasquale, suo allievo all’Accademia “Silvio D’Amico”, scelto dallo stesso Camilleri per la riduzione teatrale di numerosi suoi romanzi.
Più di duecento pagine che restituiscono l’anima di un siciliano con radici nella terra di Empedocle e Pirandello il cui tempio di un’esistenza rimase sempre il teatro, luogo “sacro” di cui mai si distaccò, nemmeno dopo i successi legati al celebre commissario Montalbano e alle tante favole e storie di Vigàta.
Conversazioni spontanee e perciò intrise da un profondo affetto reciproco che emerge nelle battute, nei ricordi, nelle analisi dei lavori fatti assieme. Un lavoro riordinato ora da Giuseppe Dipasquale per ricordare il maestro e l’amico che ha lasciato questo pianeta quattro anni fa.
«Ho conosciuto Andrea nel 1985 all’esame per entrare nel corso di Regia presso l’Accademia – racconta Giuseppe Dipasquale, che presenterà il libro a Roma il 6 settembre nella sede del Fondo Andrea Camilleri, con Gaetano Savatteri e Ninni Bruschetta – avevo ventidue anni e quell’occasione fu per me folgorante. Andrea non è stato solo un maestro, è stato un amico e un padre che ha avuto nei miei confronti una generosità disinteressata».
Camilleri, sollecitato da Dipasquale, scava nei ricordi. Dalla Sicilia a Roma, gli incontri e le scelte che gli hanno cambiato la vita, la sua idea di teatro e il suo potere rivoluzionario attraverso la consapevolezza del pubblico: «L’opera teatrale – dice Camilleri in uno dei colloqui con Dipasquale – immagazzina le istanze sociali e politiche del momento, le mette in palcoscenico e le fa arrivare attraverso il sentimento. Ciò che compare in scena non è una rappresentazione storica della realtà, ma una rappresentazione contemporanea».
Storie che attraverso la magia del palcoscenico diventano, secondo Dipasquale, “materia evanescente”. Un “batuffolo” fatto di sogni consegnati dai registi agli spettatori: «È essenziale – precisa Camilleri – che lo spettacolo, e il racconto registico che lo sostiene, abbia incrociato anche soltanto alcune aspettative dello spettatore».
Un libro che a tratti pare un diario, tanto è familiare e sincero, che offre spunti importanti per una biografia del “Cantore di Vigàta” il cui rapporto col teatro e con gli anni che precedono il successo letterario è ancora tutto da approfondire, come giustamente sottolinea nel risvolto il critico Salvatore Silvano Nigro che ha letto questo libro, appunto, come un «discreto e suggestivo scorcio biografico».
Ripercorrendo i ricordi di una vita – la prima regia teatrale nel 1953, il rapporto con Mario Giusti, Turi Ferro e Ida Carrara, la mancata regia, nei primi anni ’60, della riduzione de “Il giorno della civetta” a Catania e il suo rapporto con Sciascia, l’importanza della critica anche quando decretava l’insuccesso di uno spettacolo – non potevano mancare, in queste conversazioni quasi da circolo di paese e perciò genuine e vere, i riferimenti alle riduzioni dei suoi romanzi.
La prima nel 1998: «Nacque tutto dal Birraio di Preston – ricorda Dipasquale – mi ero già diplomato in Accademia e firmavo le mie regie. Un giorno Andrea mi disse che aveva accettato dallo Stabile di Catania di fare la versione teatrale del racconto con la sola condizione che l’avrei diretto io. Mi sentii caricato di una grossa responsabilità. Andò tutto bene, per fortuna. Poi continuammo con altre opere sue e di altri autori che riducevamo insieme. Ormai il nostro era un meccanismo collaudato dall’affiatamento. Combinavamo stesure, le verificavamo, le analizzavamo per poi smontarle. Ma soprattutto, trattandosi di teatro, davamo al palcoscenico la prova ultima della verifica finale. Così è stato per tutti i lavori che abbiamo scritto a quattro mani fino alla fine, lavorando al progetto della Trilogia della Metamorfosi, dal Casellante al Sonaglio a Maruzza Musumeci che per fortuna siamo riusciti a buttare giù assieme l’ossatura e che fanno di Andrea Camilleri un aedo moderno, un cantore di storie e miti».
Salvatore Picone
 
 

 


 
Last modified Thursday, August, 31, 2023