Giugno 2023
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RASSEGNA STAMPA

GIUGNO 2023

 
Fondo Andrea Camilleri, 1.6.2023
E' on line il sito del Fondo Andrea Camilleri
https://www.fondoandreacamilleri.it


 
 

Sicilia ON Press, 1.6.2023
Iª edizione del concorso letterario: “Camilleri: Il siciliano non è un dialetto, ma una lingua”. Regolamento e modulistica

­L’Istituto Comprensivo “Andrea Camilleri”- diretto da Rosetta Morreale- bandisce un Concorso di letteratura inedita: la Iª edizione del Concorso Letterario:“Camilleri: Il siciliano non è un dialetto, ma una lingua” Nella home dell’istituto il bando e la possibilità di scaricare la domanda di partecipazione (allegato A).
La finalità del Concorso Letterario: “Camilleri: Il siciliano non è un dialetto, ma una lingua”, è quella di stimolare la capacità di scrittura dei giovani, per valorizzare il patrimonio linguistico, dialettale e sviluppare il talento creativo.
Possono concorrere al Premio le opere di narrativa italiana inedite composte da ragazzi e ragazze iscritti/e alle Scuole del primo e del secondo ciclo. I candidati potranno iscriversi e mandare i loro elaborati a partire dall’ 1/06/2023 e fino e non oltre il 20/07/2023 (faranno fede gli orari di posta elettronica o timbro postale).
Si può partecipare con un solo elaborato a persona; si possono inviare non più di tre elaborati per Istituto.
Per quanto concerne tipologia e genere di testi ammessi al concorso, l’art. 6 del regolamento specifica che deve trattarsi di : racconti brevi, di generi vari a tema libero, in prosa e in lingua italiana con contaminazioni dialettali.
Tutte le parole in dialetto dovranno riportare la traduzione in lingua italiana in nota.
I testi presentati dovranno essere inediti e non coperti da diritto d’autore. Le opere devono essere inedite e non premiate ad altri concorsi. Ad ogni autore, unico e solo responsabile del contenuto della propria opera, è lasciata ampia libertà d’espressione, nei limiti imposti dalla legge e dal vigente regolamento.
I testi narrativi dovranno avere le seguenti caratteristiche editoriali:­
Cartelle minime: 2
Cartelle massime: 5
Per “cartella editoriale” si intende un foglio Word di 30 righe. L’opera dovrà essere scritta in:
– carattere Times New Roman, corpo 12, – allineamento a sinistra, – interlinea singola.
Le pagine dovranno essere numerate.
Per l’INVIO sono optionabili due modalità : cartaceo o telematico. L’art. 7 del regolamento riporta, molto dettagliatamente, cosa va indicato, cosa non va indicato, il formato da utilizzare, il nr. di copie qualora si opti per l’invio cartaceo e tutte le informazioni cui attenersi scrupolosamente.
Indipendentemente dalla modalità di partecipazione scelta da ogni partecipanti, i lavori dovranno pervenire entro e non oltre il 20/07/2023, farò fede il timbro postale, (si consiglia caldamente, di utilizzare la posta prioritaria), o la data di invio on-line. Al termine della manifestazione i lavori pervenuti non verranno restituiti ed entreranno a far parte dell’archivio dell’Istituto Comprensivo “Andrea Camilleri” di Favara.
Le opere saranno esaminate entro il 20/08/2023 da una Giuria di Qualità” che stabilirà la graduatoria finale, individuando il podio vincitore del concorso. Ciascuna opera avrà una valutazione in centesimi effettuata secondo parametri previamente stabiliti ed indicati nel bando.
A parità di punteggio tra due o più opere, sarà premiata l’opera la cui candidatura sarà pervenuta per prima, quindi conviene affrettarsi.
PREMI
Verranno premiati le prime TRE opere della graduatoria finale:
I classificato 250,00
II classificato 150,00
III classificato 100,00
La Giuria ha inoltre facoltà di attribuire, con una targa, Menzioni d’onore ad opere che, pur avendo una valutazione eccellente, non rientrano fra gli elaborati premiati.
Tutti i partecipanti, riceveranno un attestato di partecipazione.
Entro 31/08/2023 sul sito dell’Istituto Comprensivo “Andrea Camilleri” saranno pubblicati i nomi dei finalisti.
In data 06/09/2023, verrà organizzata presso la sede della Scuola in Favara una pubblica cerimonia di premiazione del concorso.
Gli autori finalisti, saranno invitati alla cerimonia.
LA PARTECIPAZIONE AL CONCORSO È Gratuita clicca di seguito per accedere al bando e alla domanda scaricabile:
https://www.icbersagliereurso.edu.it/index.php/accesso-rapido/lista-delle-top-news/790-i-concorso-letterario-andrea-camilleri
Contatti
Telefono: 0922-415965/070123
Email: agic85800g@istruzione.it
Pec: agic85800g@pec.istruzione.it
Sito web della scuola: https://www.icbersagliereurso.edu.
Di seguito un fac simile dell’allegato A: Domanda di partecipazione



Lilia Alba
 
 

ANSA, 2.6.2023
Andrea Camilleri si racconta con la sua voce nel sito del Fondo
Attraverso la sua vita, la storia del Paese nel Novecento

Trieste. "Non c'era lo spazio per ciò che mi piaceva", perché lui era "affamato di concerti, spettacoli teatrali, dibattiti politici, nuove letture".
Per questo Andrea Camilleri lasciò da ragazzo Porto Empedocle (Agrigento) dov'era nato per arrivare nella Roma nel secondo dopoguerra che voleva lasciarsi alle spalle i lutti del conflitto e costruire una nuova cultura con i tanti protagonisti del mondo del teatro, della letteratura, del cinema dagli anni Cinquanta agli anni Sessanta.
Lo racconta il sito dell'Associazione Fondo Andrea Camilleri dedicato all'autore siciliano e al suo archivio, appena aperto. La presentazione di Andrea Camilleri avviene nel sito attraverso la sua stessa voce, il suo inconfondibile timbro.
Uno spazio virtuale destinato a crescere con nuovi percorsi e tappe, nato per volontà delle figlie Andreina, Mariolina ed Elisa, allo scopo di di conservare e valorizzare l'archivio e la ricca biblioteca del romanziere. Un progetto culturale che attraverso l'archivio, curato da Patrizia Severi faldoni - scatole e scatoloni, carte sciolte, libri, riviste culturali, audiovisivi, fotografie - faccia conoscere "le radici remote, i passaggi e le connessioni meno note del percorso artistico e professionale di Andrea Camilleri". Il sito è dunque un luogo di conoscenza della biografia intellettuale dello scrittore e racconto della storia delle istituzioni culturali di formazione in ambito artistico (l'Accademia d'arte drammatica, il Centro sperimentale di cinematografia) della storia della produzione teatrale, della radio e della televisione in Italia, della vita culturale del Novecento.
 
 

ScrivoLibero, 2.6.2023
Porto Empedocle, Si Presenta Il Libro Di Arianna Mortelliti “Quella Volta Che Mia Moglie Ha Cucinato I Peperoni”

Il nuovo libro di Arianna Mortelliti dal titolo “Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni”, Edizione Mondadori, sarà presentato giorno 3 giugno, alle ore 18:30, alla Torre Carlo V di Porto Empedocle.
La prima tappa del tour siciliano, organizzata dall’Associazione Culturale Oltre Vigata con il patrocinio del Comune di Porto Empedocle, sarà moderata da Danilo Verruso e oltre alla scrittrice, sono previsti gli interventi del dott. Gerlando Fiorica, Primario del Reparto di Rianimazione dell’ospedale di Agrigento e dell’attrice e regista Alessandra Mortelliti con le letture di alcuni passi del romanzo.
Un libro, definito dai più, delizioso e intrigante. Scrive Maurizio de Giovanni in prefazione: “Arianna Mortelliti firma un folgorante esordio, disincantato e ironico ma dolcissimo e accorato; e ci fa esclamare, con gioia, che è proprio vero che il sangue ha le sue ragioni. E che non mente mai”. Arianna Mortelliti torna alle radici, nella Città natale del Nonno Andrea Camilleri, per raccontare le vicende di una famiglia alle prese con un dramma e con un segreto che affiora dal passato.
Le altre tappe del tour siciliano. 5 giugno Favara e Raffadali, 6 giugno Palermo, 7 giugno Catania.
 
 

Fondo Andrea Camilleri, 2.6.2023
In ricordo di una grande amicizia, con tutto il nostro affetto.
Ciao Luca


Luca Di Fulvio nel saggio “La rappresentazione della “Favola” destinata ai “Giganti” di Luigi Pirandello”, Roma 7-10 luglio 1979
Accademia d’arte drammatica “Silvio d’Amico”, Regia di Andrea Camilleri

 
 

Associazione Culturale "Oltre Vigàta", 3.6.2023
Porto Empedocle
Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni

Presentazione del primo libro di Arianna Mortelliti, "Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni", Mondadori 2023.
Oltre alla scrittrice, parteciperanno: Gerlando Fiorica, Direttore Terapia Intensiva dell'Ospedale di Agrigento e l'attrice Alessandra Mortelliti che leggerà alcuni brani scelti del libro.
I momenti musicali sono curati dal duo Salvatore Collura e Massimiliano Siragusa.
Modera Danilo Verruso.
 
 

MetroNews, 3.6.2023
Bozzetto: «Homo Sapiens? Ne dubito»

“Sapiens?”. È il titolo del film in tre atti, del disegnatore e regista Bruno Bozzetto il papà del Signor Rossi, a Cartoons on the Bay, il festival del film d’animazione promosso e organizzato dalla Rai, in corso a Pescara.
[...]
Le ispirazioni di Bozzetto
«Sono figlie delle letture, leggo tantissimo anche se poi non mi ricordo niente… – confessa sorridendo –. E poi dei film, i registi che amo di più sono Fellini, Woody Allen, i fratelli Cohen, Stanley Kubrick; e anche delle serie tv, bellissima quella del Commissario Montalbano tratta dai romanzi di Camilleri».
[...]
 
 

ScrivoLibero, 4.6.2023
A Porto Empedocle Successo Per La Presentazione Del Romanzo “Quel Giorno Che Mia Moglie Ha Cucinato I Peperoni”

Emozionante la presentazione del romanzo di Arianna Mortelliti “Quel giorno che mia moglie ha cucinato i peperoni” che si è svolta giorno 3 giugno c.a., a Porto Empedocle presso i locali della Torre Carlo V a cui hanno partecipato la scrittrice, il Dott. Gerlando Fiorica, Direttore del Reparto di Terapia Intensiva del San Giovanni di Dio di Agrigento e l’attrice e regista Alessandra Mortelliti. Moderata da Danilo Verruso Pres. dell’Associazione Culturale Oltre Vigata e con momenti musicali curati dal duo Salvatore Collura e Massimiliano Siragusa. In una sala attenta e gremita, Arianna Mortelliti ci ha raccontato del protagonista del romanzo, Arturo Baldi, che in seguito a un incidente casalingo finisce in stato vegetativo e di semi incoscienza durante il quale ripercorre la sua infanzia insieme al fratello Dado. Un romanzo che si costruisce a poco a poco tra realtà, ricordi e sogno diventando sempre più incalzante e avvincente.
A tal proposito, interessante e piacevole è stato l’intervento del dott. Gerlando Fiorica, che ha arricchito la serata spiegando sul piano medico-scientifico le condizioni del protagonista del romanzo.
Inevitabile è stato il parallelismo tra il protagonista, Arturo, e il Nonno di Arianna, il compianto Andrea Camilleri, così il culmine della serata lo si è raggiunto quando la scrittrice ci ha raccontato della sua collaborazione con il nonno in occasione della stesura di “Autodifesa di Caino” e grazie anche alle letture di alcuni brani del libro a cura della bravissima Alessandra Mortelliti. La serata giunta al termine ha ricevuto grandi apprezzamenti da parte del pubblico confermando il buon lavoro dell’Associazione Culturale Oltre Vigata. Un successo di pubblico e stima che arriva dopo qualche mese dalla pregevole manifestazione in onore del Maestro Andrea Camilleri che si è svolta lo scorso novembre.
 
 

I.C. "Andrea Camilleri" Favara, 5.6.2023
Presentazione del libro
Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni
di Arianna Mortelliti

Saluti:
Rosetta Morreale, D.S. I.C. A. Camilleri
Antonio Palumbo, Sindaco di Favara
Antonio Liotta, Vice Sindaco di Favara
L'Autrice dialoga con Felice Cavallaro e gli alunni della Scuola
Modera l'ins. Lilliana Miceli
Intermezzi musciali a cura dei Docenti della scuola
Plesso scolastico Mendola-Vaccaro - Via Compagna, 18
Favara, 5 giugno 2023, Ore 10.30
 
 

in3minuti, 5.6.2023
Arianna Mortelliti ha presentato il suo libro all’IC Andrea Camilleri a Favara

Nel plesso Mendola-Vaccaro, dell’IC Andrea Camilleri, la scrittrice Arianna Mortelliti, nipote di Camilleri, ha presentato il suo libro d’esordio “Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni”. Le interviste all’autrice, alla mamma Andreina Camilleri, allo scrittore Felice Cavallaro, al Sindaco Antonio Palumbo e alla dirigente scolastica Rosetta Morreale.
Giovanna Neri
 
 

Raffadali, 5.6.2023
Incontro con l'Autore
Arianna Mortelliti
Ore 17:30 Aula Consiliare

Interverranno:
Silvio Cuffaro, Sindaco di Raffadali
Enzo Alessi, Pres. della Biblioteca Comunale
Elena Pedalino e Gero Galvano, letture
Intervento musicale: Damiano Tarallo
A cura di: Antonella Vecchio
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 5.6.2023
L'esordio letterario e il rapporto con lo scrittore. "Mi ha insegnato l'importanza di mettersi nei panni degli altri"
Arianna Mortelliti: "Io, nipote di Camilleri, ispirata a scrivere dal coma di mio nonno"
La presentazione del romanzo d'esordio alla Feltrinelli

È una biologa di trentasei anni, animalista, vegetariana convinta da quando ne aveva tredici ed è al suo esordio letterario con il romanzo "Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni", edito da Mondadori, che dietro l'innocuo titolo custodisce un'indagine dolorosa e tenerissima sulla necessità di comunicare in famiglia prima che il tempo strappi ogni possibilità. Arianna Mortelliti dimostra un istinto naturale alla narrazione, a usare la fantasia per smascherare la verità, complice un nonno speciale, Andrea Camilleri che sicuramente le ha insegnato l'arte. "Ho sempre scritto dei diari anche da adulta e la scrittura mi ha sempre aiutato a superare i momenti difficili della vita. Il nonno non mi ha dato consigli, non sapeva scrivessi, ma lavorare al suo fianco mi ha insegnato tanto", racconta.
Il suo romanzo - che si presenta oggi [domani, NdCFC] alle 18 alla Feltrinelli di Palermo - racconta di Arturo, un uomo di 95 anni sospeso tra la vita e la morte e delle donne della sua famiglia che si alternano al capezzale per dirgli tutto prima che sia troppo tardi.
Quando ha sentito di essere pronta per affrontare i lettori?
"Non ho iniziato a scrivere il romanzo scientemente, mi ha incoraggiato molto mio padre, infatti il romanzo è dedicato a lui. A dicembre del 2019 mi è stato chiesto di scrivere e leggere in pubblico un ricordo del mio lavoro con il nonno e da quel momento mio padre non ha fatto che dirmi che avrei dovuto scrivere. Mi è stato molto vicino, fondamentale nei consigli pratici e a livello emotivo. Prima di mandarlo a un editore ci ho pensato molto, l'ho fatto leggere a Maurizio De Giovanni che è stato incoraggiante".
Cosa l'ha spinta a scrivere una storia che parla di un uomo in coma?
"Il dolore. Nonno è stato in coma un mese, un mese in cui hai di fronte una persona che c'è, perché è viva, ma che non sai se percepisce l'ambiente circostante. È emotivamente complicato, doloroso e ti pone anche tante domande. Io sono razionale, però ad alcune di queste domande non puoi rispondere razionalmente, nessuno lo sa cosa percepisce un uomo in coma, tutte le parole e le carezze che io ho fatto al nonno non sapevo se arrivassero a destinazione ed è stata dura. La scrittura, mettermi nei panni di un uomo in coma, darmi delle risposte attraverso la fantasia, è stato per me terapeutico".
Quali sono i punti di convergenza tra la storia della sua famiglia e quella raccontata nel romanzo?
"Il coma del nonno e una famiglia prevalentemente femminile. Volevo raccontare i sentimenti di una persona in coma e ho immaginato la trama in mezzo al traffico di Roma, mentre tornavo a casa, le vicende complicate di Arturo, il protagonista, con la primogenita Dori".
Suo nonno le ha chiesto di essere "i suoi occhi" durante la stesura de "L'autodifesa di Caino": cosa ha significato per lei questa esperienza?
"Abbiamo lavorato insieme per un anno e ho potuto conoscerlo da una prospettiva inedita. Ci siamo riscoperti, anche se siamo sempre andati d'accordo caratterialmente, ci assomigliamo molto. Però questa vicinanza quotidiana ci ha fatto diventare amici e confidenti. Ha avuto una vita lunga e costellata di avvenimenti che aveva sempre il piacere di raccontare, abbiamo parlato tanto e ci siamo scambiati tantissime idee. Mi ha insegnato l'importanza della fantasia e del sapersi mettere nei panni degli altri. Scrivendo di Caino lui cercava di trovare non le giustificazioni, ma le motivazioni dietro le azioni di ogni personaggio. Un grande, grande insegnamento, ho provato a farlo con i miei personaggi".
Cosa vuol dire avere Camilleri come nonno, cosa si impara?
"L'ottimismo. Era un nonno moderno e il fatto di essere sempre stato in mezzo a donne gli aveva fatto sviluppare un cervello molto più femminile che maschile, parlare con lui era come parlare con un'amica saggia. Gli si poteva raccontare qualunque cosa, mai sentita la differenza di età. Poi, era un nonno molto presente, abbiamo abitato per anni condividendo lo stesso pianerottolo"
Ha un aneddoto a cui è legata?
"Il sabato veniva a prendermi a scuola e mi aspettava seduto sulla panchina, con la lattina di bibita che mamma non mi faceva bere già stappata e prima di tornare a casa compravamo le patatine al formaggio. Era il nonno che viziava la nipote e le concedeva le monellerie"
Ha letto tutti i libri del nonno?
"Sì, li ho letti tutti. "Lettera a Matilda", mia nipote, la figlia di mia sorella, l'ho letto dopo la sua morte perché rifiutavo il presupposto con cui lo aveva scritto, e anche "Il re di Girgenti", il suo preferito. Invece il mio è "Maruzza Musumeci" che fa parte della trilogia delle metamorfosi perché parla di sirene che sono una mia passione".
Che legame ha lei con la Sicilia?
"La Sicilia per me è casa. Mia madre è nata a Roma, come me, ma nonno Andrea senza volerlo ce l'ha fatta sentire casa nostra. Devo tornare qui almeno una volta l'anno. E mi sento a casa non solo a Porto Empedocle, ma ovunque in Sicilia".
Eleonora Lombardo
 
 

Ragusa News, 5.6.2023
Feltrinelli Catania, Arianna Mortelliti, nipote Camilleri, e il suo libro
Alla Feltrinelli Librerie di Catania Arianna Mortelliti, nipote di Camilleri, presenta il suo primo romanzo. Dialogherà con lei il giornalista Giuseppe Savà

Catania – Feltrinelli Librerie Catania rende noto il programma degli appuntamenti della settimana con gli autori.
[...]
Mercoledì 7 giugno ore 18:00, Arianna Mortelliti, nipote di Andrea Camilleri, presenta il suo romanzo d’esordio Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni (Mondadori). Già il titolo anticipa una storia indimenticabile, che inizia dal novantacinquenne Arturo Baldi scivolato in un coma atipico e rivelatorio. Interviene il giornalista Giuseppe Savà.
[..]
 
 

Libreria Feltrinelli - Palermo, 6.6.2023
Presentazione del romanzo di Arianna Mortelliti "Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni"
Modera Eleonora Lombardo



Video di Gaspare Lo Presti - Camilleri Fans Club
 
 

Catalunya Press, 6.6.2023
"La consciència de Montalbano", una col·lecció de relats curts d'Andrea Camilleri
“La consciència de Montalbano” (Salamandra) no és un relat lineal, sinó una col·lecció de mitja dotzena de relats curts de diferents origen, que van ser publicats prèviament entre 1998 i 2014 i que no havien estat inclosos en anteriors antologies de l'autor esmentat

El comissari Montalbano és una figura imaginada per Andrea Camilleri, el cognom de la qual constitueix, tal com el seu creador va reconèixer al seu moment, un homenatge a l'escriptor barceloní i amic seu Manuel Vázquez Montalbán. Sens dubte, ocupa un lloc d'honor entre tots els sabedors de ficció capaços d'atreure l'atenció de qualsevol lector que segueix les peripècies del protagonista mentre investiga l'autoria de tota mena de delictes, especialment de sang. I com en altres casos paradigmàtics, la seva personalitat se singularitza amb una sèrie de trets que ho fan inconfusible.
En el cas que ens ocupa, l'origen sicilià del policia, el que configura un tarannà peculiar i fins i tot un llenguatge propi de la població insular que el diferencia de l'italià estàndard, així com unes pautes de conducta que, tot i ser respectuoses amb la llei, freguen de vegades -per descomptat en el compliment del seu deure- els límits d'aquesta. Amb aquests vímets, Camilleri ha donat a llum una sèrie de relats protagonitzats per aquest personatge que són, alhora que exemples arquetípics del que s'ha anomenat «novel·la negra», un mirall de la manera com es desenvolupa la vida en Sicília.
“La consciència de Montalbano” (Salamandra) no és un relat lineal, sinó una col·lecció de mitja dotzena de relats curts de diferents origen, que van ser publicats prèviament entre 1998 i 2014 i que no havien estat inclosos en anteriors antologies de l'autor esmentat. Cadascú té, doncs, el seu propi nus i desenllaç, encara que en tot cas i com cal suposar, l'eix narratiu sigui sempre la comissió d'un delicte l'autoria del qual Montalbano ha d'aclarir. Un delicte que no ha de ser necessàriament un homicidi, ja que pot tenir també un motiu merament econòmic o d'encobriment, tal com passa en alguns dels textos inclosos en aquest volum.
Montalbano es mou habitualment a la seva àrea de competència policial que és la ciutat fictícia de Vigatá i als seus voltants, encara que en un dels relats inclosos en aquest volum l'autor el situa a Roma, on el comissari ha estat convocat per participar-hi, molt a el seu disgust, en un curs d¿actualització professional.
Camilleri l'enfronta com és habitual a una sèrie de casos en què haurà d'agusar el seu enginy per tal d'esclarir el que ha passat per a això no dubta a utilitzar l'auxili de xivatos o confidents oa moure's amb facilitat entre personatges vinculats més o menys a la màfia o tributaris del pagament a aquesta del pizzo (impost mafiós); però, alhora, situa en el seu propi context personal les relacions amb la seva amiga? núvia? Livia, la seva vida de solteró empedreït, la seva convivència amb l'equip d'agents de la comissaria local -tipus tots molt peculiars-, el seu accentuat amor per la bona taula, influència també de Vázquez Montalbán? a descartar nombrosos compromisos socials per tal de tenir llibertat per gaudir la nit de Cap d'Any a casa de la seva assistenta que és mestra en la confecció dels arancini (croquetes d'arròs amb farciment típiques de Sicília). Un llibre per llegir a estones perdudes quan es disposa de poc temps, però que té els mateixos al·licients i la mateixa capacitat de seducció que qualsevol altre text de l'autor sicilià.
Pablo-Ignacio de Dalmases
 
Catalunya Press, 6.6.2023
“La conciencia de Montalbano”, una colección de relatos cortos de Andrea Camilleri
“La conciencia de Montalbano” (Salamandra) no es un relato lineal, sino una colección de media docena de relatos cortos de distintos origen, que fueron publicados previamente entre 1998 y 2014 y que no habían sido incluidos en anteriores antologías del citado autor

El comisario Montalbano es una figura imaginada por Andrea Camilleri, cuyo apellido constituye, tal como su creador reconoció en su momento, un homenaje al escritor barcelonés y amigo suyo Manuel Vázquez Montalbán. Sin lugar a dudas, ocupa un lugar de honor entre todos los sabuesos de ficción capaces de atraer la atención de cualquier lector que sigue las peripecias del protagonista mientras investiga la autoría de todo tipo de delitos, particularmente de sangre. Y como en otros casos paradigmáticos, su personalidad se singulariza con una serie de rasgos que lo hacen inconfundible.
En el caso que nos ocupa, el origen siciliano del policía, lo que configura un talante peculiar e incluso un lenguaje propio de la población insular que lo diferencia del italiano estándar, así como unas pautas de conducta que, aun siendo respetuosas con la ley, rozan a veces -desde luego en el cumplimiento de su deber- los límites de ésta. Con tales mimbres, Camilleri ha dado a luz una serie de relatos protagonizados por dicho personaje que son, a la vez que ejemplos arquetípicos de lo que ha venido en denominarse «novela negra», un espejo de la forma en que se desarrolla la vida en Sicilia.
“La conciencia de Montalbano” (Salamandra) no es un relato lineal, sino una colección de media docena de relatos cortos de distintos origen, que fueron publicados previamente entre 1998 y 2014 y que no habían sido incluidos en anteriores antologías del citado autor. Cada uno de ellos tiene, pues, su propio nudo y desenlace, aunque en todo caso y como cabe suponer, el eje narrativo sea siempre la comisión de un delito cuya autoría debe Montalbano esclarecer. Un delito que no tiene que ser necesariamente un homicidio, puesto que puede tener también un motivo meramente económico o de encubrimiento, tal cual ocurre en algunos de los textos incluidos en este volumen.
Montalbano se mueve habitualmente en su área de competencia policial que es la ciudad ficticia de Vigatá y en sus alrededores, aunque en uno de los relatos incluidos en este volumen el autor lo sitúa en Roma, donde el comisario ha sido convocado para participar, muy a su disgusto, en un curso de actualización profesional.
Camilleri le enfrenta como es habitual a una serie de casos en los que deberá aguzar su ingenio con el fin de esclarecer lo ocurrido para lo cual no duda en utilizar el auxilio de chivatos o confidentes o a moverse con soltura entre personajes vinculados más o menos a la mafia o tributarios del pago a ésta del pizzo (impuesto mafioso); pero, a la vez, le sitúa en su propio contexto personal, las relaciones con su ¿amiga? ¿novia? Livia, su vida de solterón empedernido, su convivencia con el equipo de agentes de la comisaría local -tipos todos ellos muy peculiares-, su acentuado amor por la buena mesa ¿influencia también de Vázquez Montalbán?- lo que le lleva, por ejemplo, a descartar numerosos de compromisos sociales con el fin de tener libertad para disfrutar la Nochevieja en casa de su asistenta que es maestra en la confección de los arancini (croquetas de arroz con relleno típicas de Sicilia). Un libro para leer a ratos perdidos cuando se dispone de poco tiempo, pero que tiene los mismos alicientes y la misma capacidad de seducción que cualquier otro texto del autor siciliano.
Pablo-Ignacio de Dalmase

“La coscienza di Montalbano”, raccolta di racconti di Andrea Camilleri
“La conciencia de Montalbano” (Salamandra) non è un racconto lineare, ma una raccolta di una mezza dozzina di racconti di diversa provenienza, che erano stati pubblicati in precedenza tra il 1998 e il 2014 e che non erano stati inseriti in precedenti antologie del suddetto autore.

Il commissario Montalbano è una figura immaginata da Andrea Camilleri, il cui cognome è, come riconobbe all'epoca il suo creatore, un omaggio allo scrittore barcellonese e amico del suo Manuel Vázquez Montalbán. Indubbiamente, occupa un posto d'onore tra tutti i segugi immaginari in grado di attirare l'attenzione di qualsiasi lettore che segua le avventure del protagonista mentre indaga sulla paternità di tutti i tipi di crimini, in particolare crimini di sangue. E come in altri casi paradigmatici, la sua personalità si distingue per una serie di tratti che lo rendono inconfondibile.
Nel caso in questione, l'origine siciliana del poliziotto, che configura uno stato d'animo peculiare e persino un linguaggio tipico della popolazione isolana che lo differenzia dall'italiano standard, nonché modelli di comportamento che, pur essendo rispettosi della legge, a volte toccare -ovviamente nell'esercizio del dovere- i suoi limiti. Con tale intreccio, Camilleri ha dato vita a una serie di storie con protagonista questo personaggio che sono, al tempo stesso, esempi archetipici di quello che è stato definito "romanzo nero", specchio del modo in cui si sviluppa la vita in Sicilia.
“La conciencia de Montalbano” (Salamandra) non è un racconto lineare, ma una raccolta di una mezza dozzina di racconti di diversa provenienza, che erano stati pubblicati in precedenza tra il 1998 e il 2014 e non erano stati inseriti in precedenti antologie dal suddetto autore. Ognuno di essi, poi, ha il suo nodo e il suo epilogo, anche se in ogni caso e come si può supporre, l'asse narrativo è sempre la commissione di un delitto di cui Montalbano deve chiarire la paternità. Un delitto che non deve necessariamente essere un omicidio, poiché può avere anche un movente prettamente economico o di insabbiamento, come avviene in alcuni dei testi inseriti in questo volume.
Montalbano è solito muoversi nella sua zona di competenza poliziesca, che è la città fittizia di Vigatà e dintorni, anche se in uno dei racconti inseriti in questo volume l'autore lo colloca a Roma, dove il commissario è stato chiamato a partecipare, molto con suo dispiacere, in un corso di aggiornamento professionale. Come di consueto, Camilleri lo mette di fronte a una serie di casi in cui deve aguzzare l'ingegno per chiarire l'accaduto, per i quali non esita ad avvalersi dell'aiuto di delatori o informatori o a muoversi liberamente tra personaggi più o meno legati a i mafiosi o contribuenti del pagamento ad essa del pizzo (tassa mafiosa); ma, allo stesso tempo, lo colloca nel proprio contesto personale, il rapporto con l'amico? sposa? Livia, la sua vita da scapolo incallito, la sua convivenza con la squadra di agenti della locale stazione di polizia -tutti molto particolari-, il suo accentuato amore per il buon cibo - influenzato anche da Vázquez Montalbán?- che la porta, ad esempio, a escludere numerosi impegni mondani per essere libero di godersi il capodanno a casa del suo aiutante maestro nella preparazione degli arancini (tipiche crocchette di riso siciliane con ripieno). Un libro da leggere negli orari dispari quando si ha poco tempo, ma che ha gli stessi stimoli e la stessa capacità di seduzione di qualsiasi altro testo dell'autore siciliano.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

ActuaLitté, 6.6.2023
Écouter Andrea Camilleri raconter sa propre histoire
Figure littéraire autant que sicilienne de la littérature italienne, Andrea Camilleri est décédé le 17 juillet 2019. Une perte immense pour le patrimoine littéraire, mais, facétieux même de profundis, l’auteur continue de séduire. L’Associazione Fondo Andrea Camilleri, qui promeut la mémoire et l’oeuvre du romancier, a ressuscité sur son site le créateur de l’inspecteur Montalbano…

Toute l’histoire de l’homme et l’Histoire de l’Italie sont à découvrir sur le site consacré à l’écrivain originaire de Porto Empedocle (Agrigente). S’il quitta sa ville natale, c’est qu’il avait « faim de concerts, de pièces de théâtre, de débats politiques, de nouvelles lectures ». Après la Seconde Guerre mondiale, le jeune monta à Rome, parce qu’il « n’y avait pas de place pour ce que j’aimais ».
Montant à la capitale, il semble bien qu’il n’ait jamais clamé, façon Rubempré, un “À nous deux, Rome”. Pourtant, ce voyage ouvre une nouvelle page dans son existence : une étape de formation qui se retrouvera dans ses écrits.
L’association, qui s’incarne dans ce site, a été créée par la famille de l’écrivain : elle est basée à Rome, non sans une certaine ironie. Toutefois, c’est dans cette ville que l’auteur vécut, des années 50 à sa mort. Le Fonds Andrea Camilleri s’est ainsi donné pour mission de préserver les archives et la bibliothèque du romancier, tout en valorisant l’ensemble de son œuvre.
Depuis 2021, la numérisation des documents a commencé, ainsi que les collaborations avec de multiples organismes culturels et institutionnels. La visite virtuelle, accompagnée par le timbre inimitable de la voix de Camilleri, résulte de ce travail autour du patrimoine, autant que dans l’exploitation des ressources laissées à disposition.
Ses trois filles, Andreina, Mariolina et Elisa offrent ainsi aux internautes de passage, aux curieux et autres chercheurs, l’opportunité de réécouter le maestro, racontant son propre parcours. Suivant une frise chronologique démarrant en 1925, année de naissance de Camilleri, l’auditeur découvre tout le XXe siècle, jusqu’en 1994, dernier enregistrement proposé.
Clément Solym
 
 

Cose Che Succedono, 7.6.2023
Villarbasse, una domenica pomeriggio dedicata ad Andrea Camilleri
Domenica 11 giugno Piero Leonardi con “Il birraio di Preston” e “La concessione del telefono”

Villarbasse – Domenica 11 giugno alle 17, a Villarbasse nella Casa delle Associazioni (via San Martino 24), Piero Leonardi illustra e rappresenta due romanzi di Andrea Camilleri: «Il birraio di Preston» e «La concessione del telefono». Ingresso libero, prenotazioni in biblioteca (telefono 011.9509989, WhatsApp 329.5487307).
Marco Scarzello
 
 

Sicilia ON Press, 8.6.2023
La nipote di Camilleri tornera’ a settembre in Sicilia e presentera’ il suo libro a Naro

Tornerà a settembre, nella provincia di Agrigento che ha dato i natali al nonno Andrea Camilleri, dal quale ha ereditato la dote della scrittura creativa.
Tornerà il 3 settembre per presentare il suo libro d’esordio a Naro, la città nella quale è stato girato gran parte del film “La scomparsa di Patò” (tratto dall’omonimo libro del nonno) per la regia del padre, Rocco Mortelliti, e con la partecipazione della sorella, Alessandra Mortelliti, nel ruolo della vedova di Patò.
Stiamo parlando di Arianna Mortelliti, autrice del libro “Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni”, edito da Mondadori.
Un libro dal titolo lieve e svagante, che nasconde una complessità d’intrecci che la fervida fantasia dell’autrice rende ancora più interessante.
In pratica, il protagonista, un uomo di 95 anni, pur essendo caduto in coma, riesce inspiegabilmente a intendere cosa dicano coloro che si recano al suo capezzale e cosa gli succeda attorno. Contro ogni legge della neurologia, il protagonista del romanzo è così in grado di sentire e comprendere gli ignari familiari che talvolta rievocano i momenti in cui lui stava bene, talaltra danno sfogo a ricordi, confessioni, ammissioni di colpa, peccatucci commessi. Così riaffiora tutta la vita del protagonista ed il rapporto col fratello, la moglie, le figlie, le nipoti, la pronipote, in un crescendo di ambiguità e rivelazioni che servono a strutturare un messaggio fondamentale: la mancanza di comunicazione può ostacolare l’armonia e la limpidezza dei rapporti familiari.
Arianna Mortelliti ha voluto presentare questo suo primo libro in Sicilia, partendo dal luogo in cui il nonno è nato: Porto Empedocle. Qui -con il coordinamento di Danilo Verruso e la lettura di alcuni brani da parte della sorella Alessandra Mortelliti, attrice e regista- il successo per il libro è andato oltre ogni aspettativa. Come accaduto a Favara, dove la scrittrice è andata sia per vedere la scuola che è stata intitolata al nonno e per conoscere la dirigente scolastica Rosetta Morreale da cui è partita l’idea, sia per dialogare col giornalista e scrittore Felice Cavallaro e con la docente Liliana Miceli.
E come è accaduto, pure, a Raffadali, dove il libro è stato presentato dal presidente della biblioteca comunale Enzo Alessi e da Antonella Vecchio, con lo stacco dell’esibizione al sax di Damiano Tarallo, brillante talento nel campo musicale di appena 12 anni d’età. Gran successo del libro “Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni”, infine, nelle librerie Feltrinelli di Palermo e di Catania.
In un’intervista a Repubblica, Arianna Mortelliti confessa che il nonno Andrea Camilleri è stato in coma un mese. “Un mese” -dice- “in cui hai di fronte una persona che c’è, perché è viva, ma che non sai se percepisce l’ambiente circostante. È emotivamente complicato, doloroso e ti pone anche tante domande. Io sono razionale, però ad alcune di queste domande non puoi rispondere razionalmente, nessuno lo sa cosa percepisce un uomo in coma, tutte le parole e le carezze che io ho fatto al nonno non sapevo se arrivassero a destinazione ed è stata dura. La scrittura, mettermi nei panni di un uomo in coma, darmi delle risposte attraverso la fantasia, è stato per me terapeutico”.
D’altra parte, Arianna Mortelliti ha aiutato Andrea Camilleri nella stesura del libro “L’autodifesa di Caino”, quando il nonno non vedeva più e quindi lei è diventata i suoi occhi, collaborando quotidianamente nel trar fuori il testo di quel libro, lavorando insieme, in un’intimità confidenziale ancora maggiore e migliore di quella consueta tra nonni e nipoti.
A settembre, tornando in Sicilia, tornando nella provincia agrigentina, Arianna Mortelliti potrà riaprire il suo cuore in relazione al libro da lei scritto, poiché l’aria siciliana ispira migliore genuinità e maggior voglia di comunicazione.
Vincenzo Cavaleri
 
 

SME, 9.6.2023
Po voľbách "v súlade s úradným postupom" zakážu aj komisára Montalbana?
O Salvovi, Mimim, Faciovi, to bolo predvčerom. Včera sme videli Svěchotu a mafiánov. Mečiara, spevákov. Vivat Slovakia

Jedna z posledných častí seriálu Komisár Montalbano je príliš aktuálna. Vznikla v roku 2017, čo je pri "premiešavaní" jednotlivých častí v televíziách od jednotky po poslednú, takmer súčasná. Navyše slovenský divák má možnosť sledovať obľúbených hrdinov na ČT1, RTVS, WAU, a sporadicky aj na iných kanáloch, takže má dobrú možnosť vidieť starnutie jednotlivých postáv. Pre stálych divákov je zaujímavá skutočnosť, že za český dabing postavy Catarela dostal pred pár rokmi Českého leva herec Miroslav Táborský.
Slovenský dabing, hoci v časti V súlade s úradným postupom bol takmer na českej úrovni, v počiatočných epizódach oproti susedom mierne "pohorel". Tvorcovia v tých časoch si asi povedali "No, detektívka..."
Žeby nechceli tušiť, že pozerať taliansky seriál podľa románov pána Camilleriho zaujal nielen Sicíliu, ale celé Taliansko. Po jeho pôvodne ostatnom príbehu sa diváci vzbúrili a v niektorých častiach krajiny začali štrajkovať za jeho ďalšie pokračovanie.
Vo filme V súlade s úradným postupom ide o aktuálny príbeh. Nielen v Taliansku.
Všetko totiž nasvedčovalo tomu, že za brutálnou vraždou dievčaťa je mafia z Východu, čo vlastní aj bar s predajom "zaujímavých" osôb aj vecí. Medzi predajnými osobami sú najmä mladé dievčatá, pekné blondínky aj z krajín, o ktorých sa dnes opodstatnene veľa hovorí, najmä o Ukrajinkách.
Diváci si okrem hlavných postáv obľúbili aj patológa doktora Pasquala, na ktorého sa detektívi obracajú ako na prvého. Obyčajne odpovedá stroho "po pitve", no v uvedenom príbehu už čaká na Montalbana na komisariáte a jeho tvár vyjadruje zlosť a smútok. "Videl som už všeličo, ale to, čo spravili tomu dievčaťu, to ešte nikdy. Musíte toho vraha chytiť, Montalbano...- odchádza z komisárovej pracovne.
V Taliansku majú mafiánov, aj my máme mafiánov.
Tam aj tu máme v politike bohatých objednávačov vrážd, ktorým sa takmer nič nestane. Môžu to byť známe osobnosti, ktoré majú priateľov medzi obhajcami, podplatenými svedkami a ich kumpánmi. Aj prokurátormi.
Montalbano dokázal zadržať najdôležitejšieho občana vo Vigate. Vraha.
Vigata je vymyslené sicílske mesto. Montalbano je herec Luca Zingaretti. My sme my, diváci a voliči.
Onedlho si budeme voliť do parlamentu nových ľudí, nové strany, nové trápenie.
Nezabudnime na Svěchotu, včera sme ho videli v televízii. Dokument to bol starší (asi 2016), ale účinkovali v ňom aj iní, ktorých dnes často na verejnosti nevídame. Mečiara, Lexu a spol., ale aj mŕtvych mafiánov a žijúcich tvorcov filmu, odstavených vyšetrovateľov.
Jednému nedochádza, že pani Remiášová volila Mečiara, pán Kuciak Fica a my sme volili... Koho?
Elena Antalová

Dopo le elezioni "come voleva la prassi" interdiranno anche il commissario Montalbano?
Di Salvo, Mimì, Fazio, quello era l'altro ieri. Ieri abbiamo visto Svěchota e la mafia. Spadaccino, cantanti. Vivat Slovacchia

Troppo attuale una delle ultime parti della serie del Commissario Montalbano. È stato creato nel 2017, che è quasi contemporaneo quando le singole parti vengono "mescolate" nei televisori da un'unità all'ultima. Inoltre, gli spettatori slovacchi hanno l'opportunità di guardare i loro eroi preferiti su ČT1, RTVS, WAU e sporadicamente su altri canali, quindi hanno una buona opportunità di vedere l'invecchiamento dei singoli personaggi. È interessante per gli spettatori abituali che l'attore Miroslav Táborský abbia ricevuto il Leone ceco alcuni anni fa per il doppiaggio ceco del personaggio Catarella.
Il doppiaggio slovacco, sebbene fosse quasi a livello ceco nella puntata Come voleva la prassi, negli episodi iniziali si è "esaurito" leggermente rispetto ai suoi vicini. I creatori in quei giorni probabilmente si dicevano "Beh, un detective..."
In modo che non vogliano sospettare che guardare la serie italiana tratta dai romanzi del signor Camilleri abbia affascinato non solo la Sicilia, ma l'Italia intera. Dopo la sua storia originale, il pubblico si è ribellato e in alcune parti del paese ha scioperato per il suo prossimo sequel.
Nel film Come voleva la prassi, è una storia attuale. Non solo in Italia.
Tutto indicava che dietro il brutale omicidio della ragazza, che possiede anche un bar che vende persone e cose "interessanti", c'è la mafia dell'est. Tra i venditori ci sono principalmente ragazze giovani, belle bionde provenienti da paesi di cui si parla giustamente molto oggi, soprattutto donne ucraine.
Oltre ai personaggi principali, al pubblico è piaciuto anche il patologo Dr. Pasquale, a cui i detective si rivolgono per primi. Di solito risponde senza mezzi termini "dopo l'autopsia", ma nel racconto citato sta già aspettando Montalbano al commissariato e il suo volto esprime rabbia e tristezza. “Ne ho viste di tutti i colori, ma quello che hanno fatto a quella ragazza non era mai successo prima. Devi prendere l'assassino, Montalbano...- esce dall'ufficio del questore.
In Italia hanno i mafiosi, anche noi abbiamo i mafiosi.
Sia qua che là, abbiamo persone ricche che ordinano omicidi in politica, a cui non succede quasi nulla. Possono essere personaggi famosi che hanno amici tra avvocati difensori, testimoni corrotti e loro compari. Anche dai pubblici ministeri.
Montalbano riuscì a trattenere il cittadino più importante di Vigata. Un assassino.
Vigata è una città siciliana immaginaria. Montalbano è l'attore Luca Zingaretti. Siamo noi, gli spettatori e gli elettori.
Presto eleggeremo nuove persone, nuovi partiti, nuovi guai al parlamento.
Non dimentichiamoci di Svěchota, lo abbiamo visto ieri in tv. Era un documentario più vecchio (circa 2016), ma ne presentava anche altri che oggi non vediamo spesso in pubblico. Mečiar, Lexa et al., ma anche mafiosi morti e registi viventi, investigatori sospesi.
Non ci si rende conto che la signora Remiášová ha votato per Mečiar, il signor Kuciak per Fica e noi abbiamo votato per... Chi?
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Infobae, 10.6.2023
Colombia
El sinsentido de la violencia en las páginas de “El precio del honor”, de Andrea Camilleri
Una de las primeras obras del escritor italiano vuelve a ver la luz en español de la mano del grupo Planeta.

Hace cuatro años falleció el escritor Andrea Camilleri, una de las plumas más destacadas de la literatura italiana en el último tiempo con más de 50 títulos publicados.
Su carrera inició en 1978, con la publicación de “El curso de las cosas”. A partir de ahí, Camilleri escribió hasta donde le alcanzó la vida. Suya es una de las sagas más longevas y apreciadas por los lectores del género policiaco. Nadie olvidará a su icónico personaje, el comisario Salvo Montalvano, que apareció por primera vez en 1994, en la novela “La forma del agua”. Desde entonces, protagonizó alrededor de 40 títulos.
De sus obras son varias las que se pueden destacar, y es motivo de celebración que muchas las escribiera en su primera etapa. Es el caso de “El precio del honor”, publicada originalmente en 1993. Una obra que cuestiona la corrupción de la sociedad siciliana de la época, donde jueces y políticos, ladrones y mafiosos, pecadores y sacerdotes negociaban entre ellos y contra ellos para ver quién podía ser el más beneficiado. En esta Sicilia de Camilleri se podía negociar hasta con Dios.
En estas páginas, recientemente reeditadas en español por el grupo Planeta, aparece un Camilleri veinteañero que debe presentarse en la ciudad de Palermo para llevar a cabo un examen. Un amigo de su familia accede a llevarlo a la capital siciliana en su camioneta. En el camino, ambos son sorprendidos por tres hombres armados que se arrojan sobre el vehículo y les exigen un pago a cambio de darles vía libre. Lo que piden deja desconcertado al joven aspirante a escritor: dos cajas de salmonetes, dos de lenguado y dos de pulpo.
La primera experiencia de Camilleri con la mafia no es como el cine se lo había mostrado. Más allá de la adrenalina que siente al ser detenido por estas personas, en realidad, está viviendo un momento de lo más absurdo. Quizá en la violencia, pareciera querer decir, es en donde reside el sinsentido más severo.
Con su prosa inimitable y el ingenio de su escritura, Andrea Camilleri conduce a los lectores al interior de una historia inteligente e hilarante que se adentra en los orígenes de una cultura que ha forjado el carácter de toda una época y supo ser el fuerte de una sociedad como la italiana durante muchos años.
Sobre el autor: Andrea Camilleri
• Nació en septiembre de 1925.
• Fue director teatral, guionista y profesor en el Centro Experimental de Cinematografía.
• Publicó ensayos sobre el espectáculo, crónicas sobre hechos históricos y varias novelas ambientadas en la ciudad imaginaria de Vigàta, en la Sicilia de principios del siglo XX.
• Con la creación del comisario Montalbano, Andrea Camilleri se convirtió en un referente del género negro, reconocido por la crítica y los lectores de todo el mundo.
• Murió en Roma, en julio de 2019.
Así empieza “El precio del honor”
Travagliari —o, mejor, travagghiari— en siciliano significa sencillamente «trabajar», sin diferenciar entre trabajo pesado, romperriñones, y trabajo ligero, solo mental y hasta placentero. En italiano, en cambio, las cosas cambian radicalmente: siempre y en cualquier caso, trabajar implica una grave fatiga, esfuerzo y dolor; en efecto, se usa para hablar de los trabajos del parto, o, en discursos excelsos, nos complacemos de los trabajos del alma.
Durante más de treinta años he trabajado, primero en dialecto, luego cada vez más en italiano, en la radiotelevisión estatal, en calidad de director y productor de espectáculos. Y, así, un día de hace demasiado tiempo me invitaron a ocuparme de la dirección de una investigación televisiva titulada Retrato de familia, de seis episodios, que habría debido de proporcionar una instantánea de la Italia de aquel momento, analizando la vida de algunas familias tipo, desde la de un desocupado hasta la de un importante ejecutivo. Mi primera reacción fue negarme, podía cómodamente aducir el pretexto de que por contrato yo debía ejercer como director de espectáculos (de «ficción», se diría hoy) y que esa investigación ciertamente no era un espectáculo. Pretexto, he dicho: porque la verdadera razón de mi impulso de rechazarla era otra, y entonces no fácil de explicar.
Ahora, en cambio, me explico. Habiéndome dedicado toda la vida a engañar a la gente a través de l’illusion comique, no tenía ningunas ganas de empezar a engañarla —y esta vez mucho más sutilmente— a través de l’illusion sociologique. En efecto, no hacía falta mucho ingenio ni una profunda agudeza para entender adónde habría ido a parar todo aquel asunto: en la prevista discusión tras cada episodio, hordas de políticos sociólogos curas expertos estadísticos técnicos psicólogos y así sucesivamente se habrían apresurado en explicar a la ciudad y al mundo que, con la excepción de algún pequeño lunar debido a distracción, mejor de como estábamos en nuestro pequeño pueblo no habríamos podido estar.
Lo que me hizo cambiar de opinión fue saber el nombre de quien había ideado y también habría conducido el programa: Giorgio Vecchietti. Nunca lo había visto en persona, pero conocía, en cambio, muy bien a su hermano, hombre de teatro, que firmaba sus comedias con el nombre de Massimo Dursi. Los rumores sobre él referían que se trataba de un caballero y de un buen periodista, alguien, en resumen, con quien se podía razonar. Y esto garantizaba un discreto equilibrio de la investigación. Además, decían siempre los mismos rumores, era un boloñés atento a no desmentir su naturaleza y, por tanto, dispuesto a disfrutar de la buena mesa y la agradable compañía. Pero mi interés por él nacía, ante todo, de que, jovencísimo, había sido codirector de la revista Primato, al lado de Giuseppe Bottai, especie más única que rara de jerarca dotado de inteligencia y cultura.
Precisamente en las páginas de aquella revista, que afortunadamente llegaba al único quiosco de mi perdido pueblo siciliano, yo me había en cierto modo formado, gastando vista y noches en leer ensayos, cuentos y poesías. Recuerdo que la recensión que Giaime Pintor dedicó a un libro de Ernst Jünger, Sobre los acantilados de mármol, me hizo dar vueltas atontado por las calles del pueblo bajo un bombardeo aéreo mientras la gente me daba voces de que corriera a refugiarme, y recuerdo también que el debate sobre el existencialismo, en el que participaban Abbagnano, Paci, Della Volpe y otros, me provocó una ligera fiebre acompañada por erupciones cutáneas.
Cuando conocí a Vecchietti empecé, en las pausas del trabajo, a hacerle preguntas acerca de personas y acontecimientos del periodo pasado en Primato, y mi insistente curiosidad quizá hizo que también él empezara a sentir curiosidad por mí. El hecho es que comenzamos a salir juntos y a hablarnos el uno del otro, no ciertamente en confianza (corrían demasiados años entre nosotros), pero sin duda en tranquila amistad. Una tarde, mientras estábamos comiendo, me contó algo que le había sucedido un tiempo antes y que transcribo literalmente.

L'assurdità della violenza nelle pagine de "La bolla di componenda", di Andrea Camilleri
Una delle prime opere dello scrittore italiano rivede la luce in spagnolo a cura del gruppo Planeta.

Quattro anni fa veniva a mancare lo scrittore Andrea Camilleri, una delle penne più straordinarie della letteratura italiana degli ultimi tempi con più di 50 titoli pubblicati.
La sua carriera inizia nel 1978, con la pubblicazione de "Il corso delle cose". Da lì Camilleri ha scritto finché la sua vita lo ha raggiunto. La sua è una delle saghe più longeve apprezzate dai lettori del genere poliziesco. Nessuno dimenticherà il suo personaggio iconico, il commissario Salvo Montalvano, apparso per la prima volta nel 1994, nel romanzo "La forma dell'acqua". Da allora, ha recitato in circa 40 titoli.
Delle sue opere ce ne sono diverse che possono essere evidenziate, ed è motivo di celebrazione che ne abbia scritte molte nella sua prima fase. È il caso de "La bolla di componenda", pubblicato originariamente nel 1993. Un'opera che mette in discussione la corruzione della società siciliana dell'epoca, dove giudici e politici, ladri e gangster, peccatori e preti negoziavano tra loro e contro di loro per vedere chi potrebbe essere il più avvantaggiato. In questa Sicilia di Camilleri si poteva negoziare anche con Dio.
In queste pagine, recentemente ripubblicate in spagnolo dal gruppo Planeta, compare un Camilleri ventenne che deve presentarsi nella città di Palermo per sostenere un esame. Un amico di famiglia accetta di portarlo nel capoluogo siciliano con il suo furgone. Lungo la strada, entrambi vengono sorpresi da tre uomini armati che saltano sul veicolo e chiedono il pagamento in cambio del libero sfogo. Quello che chiedono lascia sconcertato il giovane aspirante scrittore: due casse di triglia, due di sogliola e due di polpo.
La prima esperienza di Camilleri con la mafia non è come gliel'aveva mostrata il cinema. Al di là dell'adrenalina che provi quando vieni fermato da queste persone, in realtà stai vivendo un momento quanto mai assurdo. Forse nella violenza, sembra voler dire, è dove risiede l'assurdità più grave.
Con la sua prosa inimitabile e l'ingegnosità della sua scrittura, Andrea Camilleri conduce i lettori all'interno di una storia intelligente e spassosa che scava nelle origini di una cultura che ha forgiato il carattere di un'intera epoca e ha saputo essere il punto di forza di una società come quella Italiano da molti anni.
Informazioni sull'autore: Andrea Camilleri
• È nato nel settembre 1925.
• È stato regista teatrale, sceneggiatore e professore al Centro Experimental de Cinematografía.
• Ha pubblicato saggi sullo spettacolo, cronache di avvenimenti storici e vari romanzi ambientati nella città immaginaria di Vigàta, nella Sicilia di inizio Novecento.
• Con la creazione del curatore Montalbano, Andrea Camilleri è diventato un punto di riferimento
nel genere noir, riconosciuto dalla critica e dai lettori di tutto il mondo. • Muore a Roma, nel luglio 2019.
È così che inizia "La bolla di componenda".
Travagliari —o, meglio, travagghiari— in siciliano significa semplicemente "lavorare", senza distinguere tra lavoro pesante, rompi reni, e lavoro leggero, solo mentale e anche piacevole. In italiano, invece, le cose cambiano radicalmente: sempre e comunque il lavoro comporta fatica, fatica e dolore gravi; In effetti, è usato per parlare del travaglio del parto, o, in discorsi sublimi, traiamo piacere dalle fatiche dell'anima.
Per più di trent'anni ho lavorato, prima in dialetto, poi sempre più in italiano, nella radio e televisione di Stato, come regista e produttore di spettacoli. E così, un giorno di troppo tempo fa sono stato invitato a dirigere un'inchiesta televisiva intitolata Family Portrait, in sei puntate, che avrebbe dovuto fornire un'istantanea dell'Italia di allora, analizzando la vita di alcune famiglie tipo, da quella di un disoccupato persona a quella di un dirigente importante. La mia prima reazione fu di rifiuto, potevo tranquillamente addurre il pretesto che per contratto dovevo lavorare come regista di spettacoli (di "fiction", diremmo oggi) e che questa inchiesta non era certo uno spettacolo. Pretesto, dissi: perché il vero motivo del mio impulso a rifiutarlo era un altro, e quindi non facile da spiegare.
Ora, invece, mi spiego. Avendo passato tutta la mia vita a ingannare le persone attraverso l'illusion comique, non avevo alcun desiderio di iniziare a ingannare le persone - e molto più sottilmente questa volta - attraverso l'illusion sociologique. Non ci voleva, infatti, molta ingenuità o intuizione profonda per capire dove sarebbe andata a finire tutta questa faccenda: nell'atteso dibattito dopo ogni puntata, torme di politici, sociologi, preti, statistici, tecnici, psicologi, ecc. si sono affrettati a spiegare al pubblico cittadino e al mondo che, a parte qualche piccolo neo dovuto alla distrazione, meglio di come eravamo nel nostro piccolo paese non saremmo potuti essere.
Quello che mi ha fatto cambiare idea è stato conoscere il nome della persona che aveva ideato e avrebbe anche condotto il programma: Giorgio Vecchietti. Non l'avevo mai visto di persona, ma d'altra parte conoscevo molto bene suo fratello, uomo di teatro, che firmava le sue commedie con il nome di Massimo Dursi. Di lui si diceva che fosse un gentiluomo e un bravo giornalista, insomma uno con cui si poteva ragionare. E questo garantiva un discreto equilibrio delle indagini. Del resto, dicevano sempre le stesse voci, era un bolognese attento a non rinnegare la sua indole e, quindi, disposto a godere del buon cibo e della piacevole compagnia. Ma il mio interesse per lui nasceva soprattutto dal fatto che, giovanissimo, era stato condirettore della rivista Primato, accanto a Giuseppe Bottai, specie più unica che rara di gerarca dotato di intelligenza e cultura. Proprio tra le pagine di quella rivista, giunta fortunatamente all'unica edicola del mio sperduto paese siciliano, mi ero in qualche modo formato, sprecando occhi e notti a leggere saggi, racconti e poesie. Ricordo che la recensione che Giaime Pintor dedicò a un libro di Ernst Jünger, On the Marble Cliffs, mi fece tramortire per le vie del paese sotto un bombardamento aereo mentre la gente mi urlava di correre ai ripari, e ricordo anche che il dibattito sull'esistenzialismo, al quale parteciparono Abbagnano, Paci, Della Volpe e altri, mi diede una leggera febbre accompagnata da eruzioni cutanee.
Quando ho conosciuto Vecchietti ho cominciato, durante le pause di lavoro, a fargli domande su persone e fatti del passato passato in Primato, e la mia insistente curiosità forse ha fatto sì che anche lui iniziasse ad essere curioso di me. Fatto sta che abbiamo cominciato a uscire insieme ea parlarci, non certo in confidenza (erano tra noi da troppi anni), ma sicuramente in tranquilla amicizia. Un pomeriggio, mentre mangiavamo, mi raccontò una cosa che gli era successa qualche tempo prima e che trascrivo testualmente.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

GAZ, 10.6.2023
Dica do Romar
Um suspense com a marca do mestre Andrea Camilleri
Com tradução de Joana Angélica D’Ávila Melo, os leitores podem se deliciar com mais uma aventura/investigação do comissário, em O método siciliano, de 257 páginas

Um mestre da literatura italiana, o escritor Andrea Camilleri faleceu há quase quatro anos, em 17 de julho de 2019, aos 93 anos. Mas ficará para a história como um dos maiores, e melhores, autores de romances de suspense, ou policiais, como se queira definir. São impagáveis seus relatos espirituosos e carregados com a clássica atmosfera de bem-viver dos italianos que foram protagonizados por uma criação sua, o comissário Salvo Montalbano.
Pois agora, para satisfação dos fiéis fãs de Camilleri, mais um livro que estava inédito no Brasil acaba de chegar, pela L&PM, que tem editado toda a sua obra por aqui. Com tradução de Joana Angélica D’Ávila Melo, os leitores podem se deliciar com mais uma aventura/investigação do comissário, em O método siciliano, de 257 páginas, a R$ 59,90. É o antepenúltimo dos títulos que Camilleri escreveu e que fizeram parte da série protagonizada por Montalbano, lançado originalmente com o título de Il metodo Catalanotti, em 2018 (ainda viriam mais dois, Il cuoco dell’Alcyon, de 2019, e Riccardino, de 2020, certamente a chegarem ao Brasil em breve).
No enredo, três crimes se misturam, tendo como pano de fundo a realidade contemporânea na Itália, com seus dramas associados ao desemprego e à falta de perspectivas. Prolífico, Camilleri vinha produzindo um ou até mais de um romance da série por ano, tamanhas a sua energia, a sua inspiração e a sua criatividade e, repare-se, já da altura de um nonagenário. Sua leitura é sempre prazerosa e formadora.
Romar Beling

Un thriller con il marchio di fabbrica del maestro Andrea Camilleri
Tradotto da Joana Angélica D'Ávila Melo, i lettori possono godersi l'ennesima avventura/inchiesta del commissario, in Il metodo Catalanotti, di 257 pagine

Un maestro della letteratura italiana, lo scrittore Andrea Camilleri è morto quasi quattro anni fa, il 17 luglio 2019, all'età di 93 anni. Ma passerà alla storia come uno dei più grandi, e migliori, autori di romanzi di suspense, o polizieschi, come vorreste definirlo voi. Le sue storie spiritose sono impagabili, piene della classica atmosfera di benessere italiana, che è stata interpretata da una delle sue creazioni, il commissario Salvo Montalbano.
Ebbene, per la soddisfazione dei fedeli fan di Camilleri, è appena arrivato un altro libro inedito in Brasile, edito da L&PM, che qui ha curato tutta la sua opera. Con una traduzione di Joana Angélica D'Ávila Melo, i lettori possono godersi l'ennesima avventura/indagine del commissario, in O método siciliano, con 257 pagine, per R $ 59,90. È il penultimo dei titoli che Camilleri ha scritto e che facevano parte della serie con protagonista Montalbano, uscita originariamente con il titolo Il metodo Catalanotti, nel 2018 (ne seguiranno altri due, Il cuoco dell'Alcyon, dal 2019, e Riccardino, dal 2020, sicuramente presto in arrivo in Brasile).
Nella trama si mescolano tre delitti, sullo sfondo della realtà contemporanea italiana, con i suoi drammi legati alla disoccupazione e alla mancanza di prospettive. Prolifico, Camilleri aveva prodotto uno o anche più di un romanzo della serie all'anno, tanta era la sua energia, ispirazione e creatività e, si badi, già all'altezza dei novant'anni. La sua lettura è sempre piacevole ed educativa.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Il Messaggero, 10.6.2023
Rocco Schiavone 6 si farà? Manzini: «La serie è a rischio. È la fiction più venduta in Europa ma non so se ci sarà ancora»
Lo scrittore Antonio Manzini: “Quando dentro una televisione di stato cambiano un po' di nomi e di teste, i tempi si allungano”

«Quando si farà la sesta stagione di Rocco Schiavone? Non so neanche se si farà. Di solito una serie viene confermata dopo la messa in onda, se è stata un successo. Bene, lo è stata, è la fiction più venduta in Europa. Ma ancora niente». Antonio Manzini usa la stessa dolente amarezza del suo vicequestore, cinico e intriso di romanità, quando si racconta. Da pochi giorni è uscito il dodicesimo romanzo della serie (più due raccolte di racconti) e lo scrittore 58 enne gira per l'Italia da una presentazione all'altra (il 14 sarà a Roma, alla libreria Nuova Europa, ai Granai). «Sono a Palermo - dice al telefono - per fortuna ci si salva con l'umorismo. Costruiscono un ponte in Sicilia, ma se poi non ci sono le autostrade, a che serve? Lei ha mai fatto Palermo-Agrigento in macchina?».
[…]
Quando vedremo la nuova stagione della fiction interpretata da Marco Giallini? «Non lo so. Non so neanche se ci sarà, ad essere sincero».
E perché?
«I segnali sono quelli. Al momento io non so niente, non so neanche se si farà».
E quando dovrebbero deciderlo?
«Di solito dopo la messa in onda (lo scorso aprile, ndr), se questa è stata un successo. La fiction è andata benissimo dal punto di vista economico e di pubblico, ma non mi sembra che ci sia l'intenzione di reiterare. Poi magari succederà qualcosa. Quando dentro una televisione di stato cambiano un po' di nomi e di teste, i tempi si allungano».
Rocco Schiavone è ancora un personaggio controverso?
«Anche quest'anno siamo stati bersagliati. E io lamento anche una messa in onda molto distratta di questo prodotto. Allora la domanda è: ma perché lo fate? Forse perché è il prodotto più venduto in Europa, in 22 Paesi?».
Avete superato anche Montalbano?
«Come vendite estere, credo di sì, perché Schiavone è andato subito sulle piattaforme, mentre Montalbano ci è arrivato dopo, ma resta certamente la serie più vista nella storia della fiction italiana». (In realtà Rai Fiction precisa che entrambe le serie hanno venduto tantissimo, e che sono dati difficilmente comparabili, ndr).
[…]
Riccardo De Palo
 
 

Spazio Aperto Salento, 10.6.2023
“Trame Sonore”, al via la Rassegna “Classica d’estate &Wine”
Concerto di “Histérico Duo”, domenica 11 giugno, nella Sala-Giardino di via Lino Suppressa a Lecce. Evento promosso dalla Camerata Musicale Salentina

Al via a Lecce con il concerto “Trame Sonore”, domenica 11 giugno, la Rassegna della Camerata Musicale Salentina “Classicad’estate & Wine”. Il palcoscenico si sposta nella Sala-Giardino di via Lino Suppressa, nei pressi di viale Gallipoli, e vedràl’esibizione dell’Histérico Duo (il nome è preso dall’omonimo Movimento della Suite n° 1 di Raffaele Bellafronte), composto daigiovani Michele Paolino ai saxofoni e Davide Di Ienno alla chitarra. In programma, musiche di Williams, Morricone e Piovani.
[...]
Di seguito il programma musicale completo della serata (inizio alle ore 20.45): Franco Piersanti: Il Commissario Montalbano (Suite dalla Colonna Sonora); [...]
 
 

Una Marina di Libri, 11.6.2023



Ore 17:30 | Palco Tenute Orestiadi
Presentazione del libro
Camilleri. Altre storie di Montalbano
di Andrea Camilleri
a cura di Mauro Novelli
I Meridiani Mondadori
Sarà presente il curatore
Intervengono: Salvatore Silvano Nigro e Gaetano Savatteri

Si completa con questo volume l'offerta delle opere di Camilleri nei Meridiani. La scelta dei testi, che procede a partire dal precedente volume delle Storie di Montalbano, comprende sei romanzi (da Il giro di boa al conclusivo Riccardino) e diversi racconti dedicati al commissario più celebre d'Italia.
Anche per questo volume la curatela è stata affidata a Mauro Novelli.
 
 

Mondadori, 11.6.2023
Incontri con l'autore
Andrea Camilleri a Palermo

Palermo (PA). Presentazione del libro Meridiano Camilleri presso il Palco Tenute Orestiadi, nell’ambito di Una marina di libri, ore 17.30. Con Salvatore Silvano Nigro e Gaetano Savatteri.
 
 

Ragusa News, 11.6.2023
Arianna Mortelliti, i peperoni e nonno Andrea Camiller
“Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni” (Mondadori) è il romanzo di esordio di Arianna Mortelliti, nipote di Andrea Camilleri

Catania - I peperoni, nome per nascondere il file del romanzo nel computer, cibo prediletto da Arianna, vegetariana, biologa e insegnante 36enne romana, con tante estati alle spalle trascorse in Sicilia insieme alla famiglia, e al nonno. E i peperoni hanno dato alla fine il titolo al libro.
“Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni” (Mondadori) è il romanzo di esordio di Arianna Mortelliti, nipote di Andrea Camilleri. Arianna ha raccontato nel suo romanzo la vicenda di un anziano 95enne che cade a terra e finisce in coma in ospedale. I medici sentenziano che l’uomo è del tutto incosciente e vicino alla dipartita. Da questo momento in poi i familiari accorrono al suo capezzale, secondo i turni di accesso dei parenti del paziente, uno alla volta, per parlargli -pur sapendo che l’uomo non può ascoltarli-, inanellando un rosario di fatti inconfessati, di vicende familiari sinora ignorate o sottaciute, di episodi scomodi che hanno costellato la vita dei protagonisti.
L’anziano è in coma e sembra davvero in stato di incoscienza, ma la nostra romanziera sospetta che stia invece ascoltando tutto e riannodando i fili di una vita intensa e per certi versi inedita.
Arianna Mortelliti racconta, prendendo spunto dalle ultime settimane di vita del nonno Andrea Camilleri, la borghesia italiana, ipocrita e perbenista, capace di mentire a se stessa pur di autoassolversi, e lo fa attraverso una narrazione per piani narrativi sovrapposti, con salti temporanei in cui i personaggi si alternano in dimensioni di tempo lontane. La Feltrinelli di Catania ha chiesto al giornalista Giuseppe Savà di presentare Arianna Mortelliti al pubblico siciliano, nel suo romanzo di esordio dedicato al nonno Andrea Camilleri.
In foto, da sinistra, Arianna Mortelliti, Giuseppe Savà e Andreina Camilleri, mamma di Arianna, figlia di Andrea.
 
 

Il Venerdì, 13.6.2023
Bruno Gambarotta: "In Rai sono diventati tutti Fratelli d'Italia"
Diventato celebre accanto a Celentano, il giornalista-conduttore racconta in un libro – e in questa intervista – la tv della sua epoca. Molto è cambiato, ma certe cose sono rimaste uguali...

Inizia tutto con un caffè. Anzi con Adriano Celentano. Insomma, con un caffè e con Celentano. Ottobre 1987, il Molleggiato è protagonista assoluto di Fantastico: nel corso della serata deve fare due telepromozioni, la seconda al caffè Splendid con annesso concorso a premi, ma spiegare il regolamento in diretta gli risulta più complicato del previsto. Perciò, dalla seconda puntata, a sobbarcarsi l'onere della spiegazione al fianco del cantante-monologhista compare un ignoto (al pubblico) funzionario Rai, aria compunta, baffo burocratico, produttore esecutivo e programmista: "Così Splendid ha dato un senso alla mia vita, fino a quel momento noiosa e grigia" racconta Bruno Gambarotta. Il suo volto non lascerà più il piccolo schermo: sarà attore, conduttore e buongustaio (suo è uno dei primi programmi tra i fornelli, Cucina Gambarotta), opinionista, ma anche scrittore, giornalista e formidabile narratore di memorie, sue e di altri.
L'ironia sorniona, la modestia francamente sospetta, celano in realtà un implacabile occhio per il dettaglio, il tic, la sfumatura - non a caso Gambarotta ha in tasca un diploma di "perito fotografo": "Tentai anche la maturità classica ma mi respinsero". In Fuori programma. Le mie memorie della Rai (Manni), l'ottantaseienne da Asti, figlio di un tipografo e di una pettinatrice, mette in scena un Amarcord che esala, proprio come quello felliniano, un sentimento preciso: l'inevitabile comico della vita. "Ero uno" racconta, "capitato per caso in un mondo che avevo sempre visto da fuori. Nell'arco di sei mesi ero passato da fare il cameraman in un centro di produzione della tv per i ragazzi a Torino al cuore delle scelte strategiche, il quinto piano di viale Mazzini a Roma. Ma non ho mai voluto stare sul ponte di comando, affrontavo il lavoro con lo sguardo di uno che deve portare la nave in porto, risolvere i problemi della sala macchine".
Eppure la chiamavano ammiraglio.
"Sì, la vecchia cassiera della libreria di via Ferrari, dove andavamo tutti noi della Rai, vicino al comando della Marina. Ci andava anche Andrea Camilleri sperando di essere chiamato ammiraglio pure lui, ma non accadeva. Era il suo sogno: una volta facevamo uno sceneggiato su un processo a un comandante di sommergibile, con Enzo Tarascio, che aveva la stessa corporatura di Camilleri: allora lui si fece prestare la divisa e si pavoneggiò tutto il pomeriggio tra i corridoi vestito da alto ufficiale".
[... ]
Alberto Riva
 
 

LA MIRA, 19.6.2023 (online 17.6.2023)
Històries
Camilleri, Couto i la multiplicació de les llengües
Compartim taula amb dos traductors de llengües romàniques al català. Pau Vidal ho fa de l’italià i Pere Comellas, del portuguès. Descobrim què les diferencia i què tenen en comú aquestes llengües, que ells ens fan conèixer traduint


Els traductors Pau Vidal i Pere Comellas. Dues mirades, dues llengües al servei d’una altra: el català. (Fotografies de Jordi Borràs Abelló)

Tinc una cita amb dos apassionats de les llengües. Dos malalts dels mots. Lletraferits. Traductors. Asseguts a la terrassa del bar Joanet, a la plaça de Sant Agustí Vell de Barcelona, la seva conversa és com una partida perfecta entre dues llengües romàniques: l’italià i el portuguès. Una timba entre dos mons lingüísticament pròxims, però alhora amb idiosincràsies molt diferents. Què és, si no, la riquesa de la llengua?
En un costat de la taula hi seu Pau Vidal (1967), filòleg, escriptor, divulgador de llengua catalana i traductor de l’italià. A les seves espatlles, una gran varietat de traduccions al català de clàssics com El Gattopardo de Tomasi di Lampedusa, així com molts dels llibres d’Andrea Camilleri. Tampoc hi falten autors com Pasolini, Tabucchi o Saviano. I és amb el projecte de traducció d’Els virreis, de Federico de Roberto, que obté el premi Jaume Vidal Alcover de traducció.
A l’altra banda hi seu Pere Comellas (1965), lingüista, traductor del portuguès i professor de l’Àrea d’Estudis Gallecs i Portuguesos de la Universitat de Barcelona. Guanyador en dues ocasions del premi Giovanni Pontiero per les seves traduccions del portuguès al català, entre els autors que ha traduït hi ha noms com Mia Couto, Baltasar Lopes, Eça de Queirós o Fernando Pessoa, entre molts d’altres.
Vegem, doncs, què ens expliquen a la llum de mig matí d’un dia qualsevol.
D’on va sortir el vostre interès per la llengua italiana i per la portuguesa?
Pau Vidal: Com a lletraferit, sempre havia tingut una fascinació per l’italià, i vaig tenir la sort de festejar amb una xicota italiana que provenia d’una família de poble. És així com vaig descobrir tot el que hi ha darrere d’aquest italià de telenotícies estàndard, que en realitat és un llenguatge ensopit i amb poca gràcia. Quan vaig descobrir tot el que hi ha darrere d’aquesta capa, que és l’enorme mosaic dialectal italià, vaig flipar. L’italià és un paper pintat que, quan l’arranques, com a filòleg, és un tresor. De fet, penso que l’italià és l’últim tresor dialectal europeu. Són llengües camuflades, perquè, com que no tenen estats, i per tant no tenen codificació ni acadèmia, les amaguen. I les amaguen molt més que aquí. En indrets com Sicília o Nàpols viuen amb un idioma que no és l’italià. Són llengües en estat ancestral, molt expressives, i l’italià només sura a la superfície.
I en el cas del portuguès?
Pere Comellas: Va ser una mica per atzar, i ja d’adult. Jo volia estudiar Lingüística General, i com que només era un segon cicle, primer havia d’escollir alguna filologia. I, per pura exclusió, perquè per raons diverses no volia fer ni francès, ni espanyol, ni català, només em quedava el portuguès. Eren uns estudis on hi havia molt poca gent, i això era un privilegi. Allà vaig descobrir una novel·la que em va flipar, que és Gran sertao: riberes, traduïda pel gran col·lega Xavier Pàmies. Al final dels dos primers anys, en comptes de passar a fer Lingüística, vaig decidir acabar la llicenciatura de Filologia Portuguesa, i vaig anar a viure un temps a Portugal.
Pau Vidal: Ostres, però Lingüística és xula, eh! És una de les coses on m’hauria agradat capbussar-me. És molt teòric.
Pere Comellas: Sí, hi ha moltes lingüístiques i és molt interessant. Però bé, em vaig centrar en el portuguès i col·laborava amb una gent que organitzava unes jornades de literatura africana i asiàtica, on hi havia molts escriptors portuguesos. Un dia, un company em va recomanar com a traductor a La Campana per traduir un assaig del francès, que va ser una mica de patilla, perquè no en sabia massa. Però després els vaig proposar de traduir un llibre molt bonic de Cap Verd i em van dir que sí. Cosa estranya, perquè moltes vegades, quan proposes, et diuen que no els interessa, sobretot si no ets conegut.
Pau Vidal: És així, ja ho deia Martí Sales, que només t’accepten la primera recomanació. Després, mai més. [Riu.] També entenc que ells tinguin els seus interessos. Jo vaig començar a traduir perquè hi vaig posar una mica de barra. Vaig aprofitar el contacte d’un editor que coneixia de l’època en què havia treballat com a periodista i li vaig preguntar si em deixaria traduir. Em va dir que sí i vaig començar. Els dos primers llibres eren menors, de farciment. Però just quan vaig acabar el segon va resultar que la persona que traduïa Andrea Camilleri havia dimitit. Ja eren tres els traductors que el deixaven perquè és un autor que surt molt poc a compte: has d’invertir-hi moltes més hores que en altres autors. Això ja va ser el meu trampolí per sempre més.
No sé en el cas de l’italià, però fa l’efecte que ens arriben poques coses de literatura portuguesa. És cert?
Pere Comellas: Ens n’arriben bastant poques coses. És molt estrany, el cas del portuguès, perquè en termes demogràfics és un monstre, amb uns 240 milions de parlants; nadius, potser menys. Però no es coneix a Espanya; és com si Portugal no existís, com el veí que en realitat hauria de ser nostre. Castella ho veu així i hi ha molta bibliografia, fins i tot recent, que diu que ens van separar per equivocació. Però és que, a part, també hi ha el Brasil, que és el Tercer Món. Itàlia té molt més prestigi...
Pau Vidal: Sí, però tampoc es compra tanta literatura d’Itàlia...
Pere Comellas: És que és un embut, tot això. Tothom ho sap: l’anglès suposa un 50% de les traduccions literàries en català. I després, l’alemany i el francès, bàsicament, es reparteixen la resta.
Al final, la cultura escrita que ens arriba prové de països majoritaris i ens estem perdent molta riquesa d’altres llocs.
Pau Vidal: És tot tan inabastable que has de triar, i no només en literatura, sinó en tot. El que passa és que el que arriba amb més força són els corrents majoritaris, i al final és tota una paradoxa. La sensació d’aclaparament no te la pots treure de sobre.
Pere Comellas: I penso que és normal, que no en sapiguem gaire, de literatura italiana, portuguesa o brasilera. I ja no diguem xinesa, coreana, grega... El que no és normal és que sapiguem tant de literatura anglesa o americana. El món és tan gran que ens toca poquet a cadascú, però el que no hauria de tocar és molt a uns pocs.
Pau Vidal: Hi ha la sensació que els grans no en tenen mai prou.
Pere Comellas: Exacte, i amb l’audiovisual ja no diguem. Si poguessin quedar-s’ho tot...
M’imagino que és molt diferent el portuguès que es parla al Portugal del que es parla a la resta de països lusòfons.
Pere Comellas: Sí. El Brasil és una mina lingüística espectacular. Ara ja hi ha lingüistes que diuen que no és la mateixa llengua. Els registres formals, com el telediari, són òbviament la mateixa llengua i encara hi ha aquesta inèrcia de la norma europea, però com més baixes en el registre o la classe social, més distància hi ha. Si tu agafes un traficant de dotze anys illetrat de Rio de Janeiro, veus que té una gramàtica bastant allunyada del portuguès europeu. I fins i tot de les llengües romàniques.
Pau Vidal: De fet, és una lògica natural, aquesta. Al llarg de la història sempre ha estat així.
Pere Comellas: És una línia, clarament. L’Àfrica és un altre món, perquè per a la majoria de parlants el portuguès és la segona llengua. I als parlants de segona llengua ens passa com als catalans, que som molt normatius. Sí que tenen l’accent i es transmet el substrat de la seva llengua, però no deixa de ser normatiu. La gràcia és el Brasil o Portugal mateix, que té variants dialectals incomprensibles, però no es pot comparar amb la complexitat italiana. Allò és una constel·lació de llengües.
Pau Vidal: És molt curiós, i el més fascinant és que no se sàpiga.
Com es pot traduir tot això al català?
Pau Vidal: Amb Camilleri he fet la mili, perquè era una confrontació de dos codis: italià i sicilià. I això m’ha obligat a adoptar estratègies que no acostumen a passar en altres llibres. Després, en llibres com Tot demana salvació, de Mencarelli, tots els diàlegs són en romà, i llavors hi apliques la mateixa estratègia. Ara estic començant un llibre on surten l’italià i cinc llengües més: vènet, llombard, sard, napolità i sicilià. Posar tot això en un sol codi és pràcticament impossible; llavors ens hem de refiar de totes les possibilitats que ens donen els registres, les varietats geogràfiques i les sociolectals, des del més formal al més informal. És un exercici de forçar molt el que entenem per literatura, perquè hi ha moltes coses que pertanyen a l’oralitat que no sabem transcriure, perquè no tenen grafia.
Suposo que hi deu haver baralles constants amb els editors...
Pau Vidal: Mira, no. Com a mínim els últims anys ha canviat molt i m’he trobat molt joc de cames i molta elasticitat per part dels editors. A més, han fet una cosa que està molt bé, que és buscar correctors que participen en la proposta. Antigament, el corrector era un senyor que feia molta por, com un policia que ens renya i no ens deixa dir “bueno”. Això ha evolucionat moltíssim i ara el corrector és un còmplice. És que, si no, no funciona. Camilleri no s’hauria hagut de publicar si ens haguéssim posat extrems.
Què té Camilleri que t’agrada tant?
Pau Vidal: M’atrau perquè té la mateixa tara que jo: és un tio que es mira el llenguatge com un joc. En les seves novel·les, el llenguatge és un personatge més, i això a mi m’atrapa i és un repte. Potser no ho hauria de dir, però quan em toca traduir un Saviano o un autor més estàndard m’avorreixo, perquè és molt pla. És com fer una truita de patates, que ja l’has fet trenta mil vegades i ja te la saps. En canvi, de Camilleri fins i tot se n’han fet congressos; és una cosa fascinant. Hi ha una professora molt bona que ha fet una caracterització de totes les varietats que apareixen als llibres, i ha fet una llista de tretze varietats identificables! Des del sicilià més profund, el dels analfabets, fins al més formal.
Vist així, per a un sicilià, llegir Camilleri deu ser tot un plaer.
Pau Vidal: No et pensis... Aquí ja hi entra tota la qüestió sociològica. A Itàlia, el discurs homogeneïtzador, que tan bé coneixem dels espanyols o els francesos, és bestial. La diglòssia és espectacular. De fet, tot aquest tresor que et dic està desapareixent a marxes forçades, perquè la transmissió generacional està caient en picat. El “No parlis en dialecte als fills, perquè fa pagès”, és molt bèstia. Estan pitjor que aquí. Allà han aconseguit associar el napolità, que és una llengua espectacular, preciosa, amb una cançó i un teatre bestials, a una cosa rústica i barroera. Als baixos fons. I funciona.
Pere Comellas: Quan a classe pregunto als estudiants estrangers en quina llengua parlen, els italians sempre em diuen “italià i anglès”. L’anglès no se’l descuiden mai. I aleshores els dic: “Però alguna altra llengua italiana deus parlar”. I riuen, la primera reacció és riure. Els fa vergonya. Els del Vènet encara ho diuen, però els del sud...
Això també passa a Portugal?
Pere Comellas: A Portugal hi ha diferències dialectals profundes, però no en fan qüestió. Com a mínim jo no tinc notícia de conflicte ni vergonya. En realitat, es tenen per un país molt monolingüe, fet que no és ben bé veritat, perquè al nord-oest tenen el lleonès, després tenen el gallec, encara que la majoria dels portuguesos no en tenen ni idea i quan parlen amb un gallec es passen a un “portunyol”. Tradicionalment s’han considerat una nació molt cohesionada.
Potser al Brasil és on hi ha més conflicte.
Pere Comellas: A dins del Brasil sí que n’hi ha, i entre el Brasil i Portugal, perquè encara arrossega una mica aquesta cosa colonial que els que parlen bé són ells. Però després també hi ha tota una reacció dels que estan farts que els ensenyin la norma portuguesa, que no parlen. Sovint passa que el professor els està dient com es col·loquen els pronoms a classe, i quan ho està explicant, els col·loca a la manera com es fa al Brasil. Hi ha tota una discussió que es lliga molt amb la política i amb una qüestió classista, com les crítiques que va rebre Lula quan utilitzava la llengua per acostar-se a la gent, parlant com els treballadors. Molta gent s’avergonyia d’ell perquè deia que no sabia parlar portuguès. La societat brasilera té un component molt classista i ho dissimula fent veure que ho fan tot junts, però després hi ha discriminacions invisibles, com distingir-te pel color de la pell i per com parles.
Pau Vidal: És una llàstima, perquè tot el que s’ha sembrat durant dècades, per no dir segles, continua molt viu. Aquesta cosa de picar-se, de riure’s dels de Lleida, és terrorífic, perquè estan fent el discurs de la diversitat i de la riquesa, però estan cardant la diversitat per l’aigüera. És bestial això.
Hi ha persones que diuen que no llegeixen llibres traduïts al català perquè senten que el text està molt allunyat de la seva parla...
Pau Vidal: Ai, calla... Jo sempre he pensat que això és una excusa de mal pagador. La prova és que tu agafes llibres en castellà, o fins i tot reportatges en diaris, i hi pots llegir tot aquell llenguatge artificiós. Recordo un reportatge de La Vanguardia sobre Can Tunis que deia: “Se veían jeringuillas por doquier”. “Por doquier”!!
Pere Comellas: Fa segles que no ho diu ningú, això.
Pau Vidal: Però, en canvi, per què no ens crida l’atenció? Perquè ja hi ha aquell calaixet en el cervell que codifica això com a part d’aquell llenguatge. Això, en català, encara ho estem fabricant, però és una excusa totalment falsa. Precisament, si una cosa tenim en aquest país és literatura, i encara més literatura traduïda en llengua informal. L’esforç que es fa aquí jo crec que no s’ha fet enlloc.
Pere Comellas: Totalment d’acord. Està clar que és un prejudici. Suposo que hi ha un hàbit, que estàs acostumat a sentir un castellà artificiós, no només a la literatura, també al cine. Allò de “manos arriba” sempre m’ha flipat, no ho ha dit mai ningú enlloc. Però ho has interioritzat per costum, estàs acostumat a aquest registre i quan te’n posen un de nou...
Pau Vidal: “¡Holgazán! ¡Que eres un holgazán!” [Riu.] És falta de formació d’un públic que encara estem creant i formant, i això vol temps.
Pere Comellas: També és veritat que hi ha hagut èpoques que, per raons sociolingüístiques i de tota mena, hi havia models de llengua diferents. És una llàstima que Pedrolo optés pel llur, que no va triomfar. Va fer una aposta i es va equivocar. Si hagués triomfat, ara ho trobaríem normal.
Pau Vidal: Ara “llurejaríem” com locus. [Riuen.]
Pere Comellas: Exacte, però això és normal en el moment que s’ha de crear un registre. I mira, aquest no ho va encertar tant i un altre ho va encertar més. Però jo crec que ara tots ens esforcem molt a no ser gens artificiosos, cosa que no passa en totes les literatures.
Pau Vidal: És que, de fet, amb Camilleri mateix es veuen les diferències amb les traduccions castellanes. Ara, per sort, han canviat de traductor i va millor, però abans veies aquella comoditat que es repenjaven en la tradició. I com que la tradició castellana és aplanadora, doncs es traduïa Camilleri igual que qualsevol altre. Llavors el lector castellà no llegia Camilleri, llegia una altra cosa. La força de la tradició pesa molt, i això fins i tot ens afavoreix, perquè nosaltres hem tingut persones com Riba, Carner i gent potent que ha marcat una mica per on va tot això. És un bon punt de partida.
Tornant a Camilleri, tu mateix has escrit una sèrie de llibres en què el personatge principal és un filòleg detectiu anomenat Miquel Camiller. Clarament és un homenatge a l’autor.
Pau Vidal: Sí, però això està enterrat, no anirà a més. La novel·la és un gènere molt difícil. [Riu.]
M’imagino que el fet de ser traductor et devia ajudar a l’hora d’escriure.
Pau Vidal: Escriure i traduir és fer múscul literari. Ets al gimnàs, encara que sigui amb dues màquines diferents. Però traduir té un avantatge per sobre d’escriure obra pròpia, que és que traduint, sempre, o gairebé sempre, estàs en contacte amb material bo. En canvi, quan escrius el que és teu, no té per què ser bo necessàriament. Per això traduir és molt atractiu. Quan et truca l’editor o t’escriu, tu ja salives pensant “A veure què em proposa”. I això, si t’agrada la literatura, és molt temptador, perquè és anar a un restaurant on saps que menjaràs bé.
Pere Comellas: És com jugar a tenis amb algú que en sap més que tu. Sempre jugues millor quan és amb algú que en sap. Si en sap molt més, no, perquè llavors naufragues.
Hi ha algun llibre amb què hàgiu disfrutat especialment?
Pere Comellas: Vaig disfrutar i sofrir en la mateixa proporció amb un llibre de Mia Couto que es diu Terra somnàmbula. Quan el va escriure, Couto era un obsés del llenguatge i feia molts jocs de paraules. El que feia moltes vegades és aprofitar els recursos de la llengua i generar compostos nous, derivats nous. En aquella època era exagerat; ara ja no perquè aquest estil cansa, és una mica com el picant. També vaig tenir molta complicitat amb el corrector, que era Miquel Saumell, i em va respectar totes les solucions rares. Va estar molt bé en el sentit lingüístic d’algú a qui li agrada molt la llengua. Pel que fa a la història, potser hi ha altres autors amb qui disfruto més. Amb Chiquinho, de Baltasar Lopes, estava traduint i em queien les llàgrimes. Hi ha episodis molt tristos; és molt potent, aquest llibre.
Pau Vidal: En el meu cas, encara que Camilleri sigui el meu autor tòtem, el meu llibre tòtem és El Gattopardo, de Tomasi di Lampedusa. Crec que és l’única vegada que he demanat que no em posessin un termini en el contracte, perquè m’hi volia dedicar. Va ser una experiència brutal, i és curiós, perquè el repte en aquest cas no té res a veure amb el llenguatge, sinó amb el ritme. Vaig trigar força a trobar-lo perquè és un llibre parlat, respirat, com si te’l diguessis a tu mateix. Vaig xalar com un lladre, i allà precisament d’experimentació lingüística no n’hi ha gens, perquè Lampedusa és un noble, i és una mica aquella pedanteria dels qui parlen enfilat, gairebé com el telenotícies. Però és d’una elegància suprema. Si m’hagués d’endur un llibre a la famosa illa deserta... Bé, dubtaria entre aquest i Pasolini, que és tot el contrari, és anar al fons de la claveguera. És un romà extrem, romà suïcida, gairebé.
Teniu alguna metodologia especial a l’hora de traduir?
Pau Vidal: A mi m’agrada primer llegir-me el llibre, i si pot ser algun altre del mateix autor. I a diferència d’altres, començo ràpid, sense mirar gaire, avançant i deixant moltes coses penjades i subratllades. Més tard ja ho repasso molt.
Pere Comellas: Jo faig igual. Al final acabes canviant coses que dius: “Hosti, sort que m’ho he mirat” o “Això ho he escrit jo?”. Et passa?
Pau Vidal: Sí. És perquè a la primera aproximació estàs molt a prop de l’original. Te n’has d’anar allunyant.
Pere Comellas: I més amb les nostres llengües, que són tan pròximes. És molt fàcil deixar-se arrossegar, perquè moltes vegades pot ser molt literal, però per molt que siguin llengües llatines, hi ha coses que no queden bé.
Quins consells donaríeu a una persona que vol traduir de l’italià o del portuguès?
Pau Vidal: S’ha de llegir molt, tenir molta literatura i, sobretot, molta llengua a dins. Aquella famosa estada al lloc d’origen segurament cada cop farà menys falta, gràcies a la tecnologia. En el meu cas encara més, perquè hi ha tants milions d’italians aquí, que gairebé podries viure com allà, segons com. Jo vaig cada setmana a menjar en pizzeries on el personal és italià. Normalment són de Nàpols, i els sento parlar. És com entrar una mica a la piscineta de la seva cultura, és alimentar-te de la quotidianitat i de la seva llengua actual. I, per descomptat, també t’has d’ocupar de la llengua de destinació, és a dir, el català.
Pere Comellas: Exacte, al final el que importa és la llengua a la qual tradueixes. El nostre compromís amb la societat és fer una bona obra literària en català. I en aquest sentit, la primera cosa que s’ha de fer és llegir i formar-se com a escriptor.
Laura Saula Tañà

Camilleri, Couto e la moltiplicazione dei linguaggi
Condividiamo un tavolo con due traduttori di lingue romanze in catalano. Pau Vidal lo fa dall'italiano e Pere Comellas, dal portoghese. Scopriamo cosa li differenzia e cosa accomuna queste lingue, che ci fanno conoscere traducendo

Ho un appuntamento con due appassionati di lingue. Due malati di parole. Lettera ferita. Traduttori Seduti sulla terrazza del Bar Joanet, in Plaça de Sant Agustí Vell a Barcellona, la loro conversazione è come un incontro perfetto tra due lingue romanze: l'italiano e il portoghese. Una timba tra due mondi linguisticamente vicini, ma allo stesso tempo con idiosincrasie molto diverse. Qual è, se no, la ricchezza della lingua?
A un lato del tavolo siede Pau Vidal (1967), filologo, scrittore, promotore della lingua catalana e traduttore dell'italiano. Sulle sue spalle, un'ampia varietà di traduzioni catalane di classici come Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, oltre a molti libri di Andrea Camilleri. Non mancano, inoltre, autori come Pasolini, Tabucchi o Saviano. Ed è con il progetto di traduzione di I vicerè, di Federico de Roberto, che ha vinto il premio di traduzione Jaume Vidal Alcover.
Dall'altra parte siede Pere Comellas (1965), linguista, traduttore dal portoghese e professore nell'Area di studi galiziani e portoghesi all'Università di Barcellona. Due volte vincitore del premio Giovanni Pontiero per le sue traduzioni dal portoghese al catalano, tra gli autori che ha tradotto ci sono nomi come Mia Couto, Baltasar Lopes, Eça de Queirós o Fernando Pessoa, tra molti altri.
Quindi vediamo cosa ci dicono nella luce di metà mattinata di un giorno qualsiasi.
[...]
Come tradurre tutto questo in catalano?
Pau Vidal: Con Camilleri ho fatto il militare, perché è stato un confronto di due codici: italiano e siciliano. E questo mi ha costretto ad adottare strategie che di solito non accadono in altri libri. Poi, in libri come Tutto chiede salvezza, di Mencarelli, tutti i dialoghi sono in romanesco, e poi si applica la stessa strategia. Ora sto iniziando un libro in cui compaiono l'italiano e altre cinque lingue: veneto, lombardo, sardo, napoletano e siciliano. Mettere tutto questo in un unico codice è praticamente impossibile; poi dobbiamo affidarci a tutte le possibilità che ci danno i registri, varietà geografiche e sociolettiche, dalle più formali alle più informali. È un esercizio per forzare molto ciò che intendiamo per letteratura, perché ci sono molte cose che appartengono all'oralità che non sappiamo trascrivere, perché non hanno l'ortografia.
Immagino che ci debbano essere lotte continue con gli editori...
Pau Vidal: Guarda, no. Almeno negli ultimi anni è cambiato molto e ho trovato molto gioco di gambe e molta elasticità da parte degli editori. Inoltre, hanno fatto qualcosa di molto buono, ovvero cercare broker che partecipino alla proposta. In passato il correttore di bozze era un uomo che faceva molta paura, come un poliziotto che ci rimprovera e non ci fa dire "bravo". Questo si è evoluto molto e ora il correttore di bozze è un complice. Se no, non funziona. Camilleri non avrebbe dovuto essere pubblicato se fossimo andati agli estremi.
Cosa ti piace così tanto di Camilleri?
Pau Vidal: Sono attratto da lui perché ha il mio stesso problema: è uno che vede la lingua come un gioco. Nei suoi romanzi la lingua è un altro personaggio, e questo mi cattura ed è una sfida. Forse non dovrei dirlo, ma quando devo tradurre un Saviano o un autore più standard mi annoio, perché è molto piatto. È come fare una frittata di patate, che hai fatto trentamila volte e già lo sai. D'altronde su Camilleri si sono fatti anche dei congressi; è una cosa affascinante. C'è una bravissima insegnante che ha fatto una caratterizzazione di tutte le varietà che compaiono nei libri, e ha stilato un elenco di tredici varietà identificabili! Dal siciliano più profondo, quello dell'analfabeta, al più formale.
Visto così, per un siciliano, leggere Camilleri deve essere un piacere.
Pau Vidal: Non pensare... È qui che entra in gioco tutta la questione sociologica. In Italia il discorso omogeneizzante, che conosciamo così bene dagli spagnoli o dai francesi, è bestiale. La diglossia è spettacolare. Infatti tutto questo tesoro che vi racconto sta scomparendo a un ritmo vertiginoso, perché la trasmissione generazionale sta precipitando. Il "Non parlare in dialetto ai bambini, perché è rozzo" è una bestia. Sono peggio di qui. Lì sono riusciti ad associare il napoletano, che è una lingua spettacolare, bellissima, con canzoni e teatri bestiali, a qualcosa di rustico e fangoso. In fondo. E funziona.
Pere Comellas: Quando chiedo agli studenti stranieri in classe che lingua parlano, gli italiani mi dicono sempre "italiano e inglese". L'inglese non è mai trascurato. E poi dico loro: "Ma voi dovete parlare un'altra lingua italiana". E ridono, la prima reazione è ridere. Li fa vergognare. Lo dicono ancora quelli del Veneto, ma quelli del sud...
[...]
Ci sono persone che dicono di non leggere libri tradotti in catalano perché sentono che il testo è molto lontano dal loro discorso...
[...]
Pau Vidal: È che, in effetti, con lo stesso Camilleri si possono vedere le differenze con le traduzioni spagnole. Ora, per fortuna, hanno cambiato il traduttore ed è meglio, ma prima che tu potessi vedere quel conforto che si affidavano alla tradizione. E poiché la tradizione castigliana è lusinghiera, allora Camilleri è stato tradotto come tutti gli altri. Allora il lettore spagnolo non leggeva Camilleri, leggeva altro. Pesa la forza della tradizione, e questo ci favorisce anche, perché abbiamo avuto persone come Riba, Carner e potenti che hanno segnato un po' dove sta andando tutto questo. È un buon punto di partenza.
Tornando a Camilleri, lei stesso ha scritto una serie di libri in cui il protagonista è un filologo detective di nome Miquel Camiller. È chiaramente un omaggio all'autore.
Pau Vidal: Sì, ma questo è sepolto, non andrà oltre. Il romanzo è un genere molto difficile. [Ride.]
[...]
C'è un libro che ti è piaciuto particolarmente?
[...]
Pau Vidal: Nel mio caso, anche se Camilleri è il mio autore totem, il mio libro totem è El Gattopardo, di Tomasi di Lampedusa. Credo sia l'unica volta che ho chiesto di non mettere termine al contratto, perché volevo dedicarmici. È stata un'esperienza brutale, ed è divertente, perché la sfida in questo caso non ha a che fare con la lingua, ma con il ritmo. Mi ci è voluto molto tempo per trovarlo perché è un libro parlato, respirato, come se lo dicessi a te stesso. Chiacchieravo come un ladro, e lì appunto non c'è sperimentazione linguistica, perché Lampedusa è un nobile, ed è un po' quella pedanteria di chi parla in fila, quasi come il telegiornale. Ma è estremamente elegante. Se dovessi portare un libro sulla famosa isola deserta... beh, esiterei tra questo e Pasolini, che è l'esatto contrario, va in fondo alle fogne. È un romano estremo, quasi un romano suicida.
[...]
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Santa Croce Web, 17.6.2023
Libri d’aMare 2023, la nona edizione vira sui giovani autori

L’edizione più giovane della storia per una rassegna che si appresta a diventare grande. Libri d’aMare presenta le 4 date in programma, tutte a luglio: il 15, il 16, il 21 e il 29 con l’orgoglio di aver scelto un quartetto di giovani autori per la sua nona edizione.
[...]
Venerdì 21 luglio Arianna Mortelliti, dialogando con la giornalista Simona Mazzone, presenterà il suo romanzo d’esordio “Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni” (Mondadori). Davanti a un pubblico che ama l’indimenticabile nonno Andrea Camilleri e vicino alla nota casa del Commissario Montalbano della fiction, l’autrice romana che ha affiancato il nonno nella stesura di “Autodifesa di Caino” e nell’ultima fase della sua produzione letteraria, ci offre una storia che vede protagonista il 95enne Arturo Baldi. Portato d’urgenza in ospedale e scivolato in un coma profondo, a dispetto dei neurologi, che lo escludono categoricamente, la coscienza di Arturo è ancora vigile. In questo misterioso tempo sospeso Arturo riesce a sentire, uno per uno, tutti i componenti della famiglia che vengono a fargli visita in una incessante sequenza di confessioni, sfoghi, e preghiere con una trama piena di suspense.
[...]
 
 

Quaderni camilleriani, 18.6.2023
Comunicato
Quaderno camilleriano 20

La collana Quaderni camilleriani (fondata nel 2016, reperibile all’indirizzo https://www.camillerindex.it/quaderni-camilleriani/) ha pubblicato il suo ventesimo volume, curato da Giuseppe Marci e Giovanni Capecchi: è intitolato Il re di Girgenti: al confine tra vero e «similvero» (https://www.camillerindex.it/quaderni-camilleriani/quaderni-camilleriani-20/) e propone i contributi di Salvatore Silvano Nigro, Giuseppe Marci, Giovanni Capecchi, Dominique Vittoz, Monika Wozniak, Luigi Matt, Luca Danti, Sabina Longhitano.
Il volume è interamente dedicato allo studio del Re di Girgenti, che Salvatore Silvano Nigro nel 2001, al momento della prima pubblicazione, ha definito “il gran romanzo di Camilleri che tutti aspettavamo”.
Il re di Girgenti è stata ripubblicato nel 2021 con il corredo, in appendice, di testi originali scritti dall’autore che non comparivano nella prima edizione: documenti storici costruiti con l’arte di un falsario che sa rendere credibile l’azzardo della sua fantasia narrativa e, con l’artificio del «similvero», riesce a creare una commedia umana di alto valore letterario e rispettosa dei tempi nei quali è ambientata.
 
 

ANSA, 19.6.2023
Festival Ville Vesuviane, dal 7 luglio l'edizione numero 34
All'apertura il ministro della Cultura Sangiuliano

Ercolano (Napoli) - Al via la 34esima edizione del Festival delle Ville Vesuviane - Progetto '700 in programma dal 7 al 30 luglio con la direzione artistica di Giuseppe Dipasquale.
La manifestazione è promossa dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane col contributo della Regione Campania e del Ministero della Cultura.
Quattro le prime assolute nazionali: l'8 e 9 luglio Troppu trafficu ppi nenti, di Andrea Camilleri - Giuseppe Dipasquale, con Ruben Rigillo, Angelo Tosto, Mimmo Mignemi, Filippo Brazzaventre […].
 
 

Tyndaris Augustea- Parco Archeologico di Tindari, 20.6.2023

Le lancette del Tempo sono partite!!!! >Nel sito dell’antica Tyndaris, il 20 agosto con replica il 21 si svolgerà al tramonto, Tyndaris Augustea, un viaggio nel tempo-evento teatrale itinerante, con un cast eccezionale!!!!
>Back to 257 A.C: Prima Guerra Punica... la battaglia di Tyndaris una battaglia protetta da Zeus Urios!!! Una storia inedita di passione e di mito! il secondo trionfo navale di Roma dopo quello di MYlae
>le lancette del Tempo diventeranno le lancette del Mito, scandito dalla storia appassionante del CICLOPU nella memorabile traduzione in dialetto siciliano di Pirandello.
>Il viaggio nel tempo è anche un omaggio a Massimo Mollica nel decimo anno della scomparsa e quindi la messinscena di un’opera voluta dall’attore nel ’69 “U Ciclopu”, diretta da Andrea Camilleri!!
Quid ferat Fors, Virtute experiamur!!!!
L'evento è a numero chiuso, per info acquisto tickets e prenotazioni tyndarisaugustea@gmail.com
 
 

La Voz de Galicia, 20.6.2023
«La conciencia de Montalbano», reunión de relatos póstuma sobre el comisario
El nuevo volumen de cuentos de Andrea Camilleri ofrece inteligente diversión y deliciosos matices sobre la personalidad del jefe de policía de Vigàta

Tiende uno a pensar de inicio que Salvo Montalbano es territorio literario amortizado, sobre todo después de Riccardino, aquel título que llegó a las librerías españolas tres años después de la muerte de su autor, Andrea Camilleri (Porto Empedocle, Agrigento, Sicilia, 1925-Roma, 2019), y que daba cuenta del final del comisario.
Todo paciencia, el escritor siciliano había guardado el manuscrito en el cajón en el 2005 para después entregárselo —con indicaciones— a la editora Elvira Sellerio: su sello debía publicarlo después del fallecimiento de Camilleri; mientras esto no ocurriese, el carismático jefe de policía de la imaginaria Vigàta seguiría felizmente con sus investigaciones. Sin embargo, la prevención inicial cae por su peso cuando llega a las manos del lector un nuevo volumen sobre las andanzas de Montalbano, aunque sea de carácter póstumo y no ideado por Camilleri, como La conciencia de Montalbano (Ediciones Salamandra).
Entonces, una vez más, el aficionado se rinde a los encantos del funcionario, porque el reencuentro siempre merece la pena: se halla en un ambiente tan reconocible y familiar que la incomodidad resulta imposible; al contrario, nadie rechaza conocer más en profundidad a un buen amigo, pese a sus defectos.
El libro reúne cuatro cuentos anteriormente aparecidos en antologías temáticas colectivas promovidas por Sellerio entre los años 2012 y 2018, y dos más: La ventana indiscreta, publicado por entregas en el 2007 en un periódico romano de barrio gratuito, Il Nasone di Prati, y que es un homenaje explícito al mítico filme de Hitchcock; y El hijo del alcalde, aparecido en el 2008 en una edición no venal exclusiva para los clientes de un banco y cuya trama rescató cuatro años después el autor como punto de partida de la novela Una voz en la noche.
En todo caso, los seis relatos suponen un precioso abanico de historias que ofrecen inteligente diversión y deliciosos matices sobre la personalidad de Montalbano.
Héctor J. Porto

"La coscienza di Montalbano", raccolta di racconti postumi sul commissario
Il nuovo volume di racconti di Andrea Camilleri offre un divertente divertimento e deliziose sfumature sulla personalità del commissario di Vigàta

Si tende a pensare fin dall'inizio che Salvo Montalbano sia un territorio letterario ammortizzato, soprattutto dopo Riccardino, quel titolo arrivato nelle librerie spagnole tre anni dopo la morte del suo autore, Andrea Camilleri (Porto Empedocle, Agrigento, Sicilia, 1925- Roma, 2019), e che ha dato conto della fine del commissario.
Con tanta pazienza, lo scrittore siciliano aveva conservato il manoscritto nel cassetto nel 2005 per poi consegnarlo —con istruzioni— all'editore Elvira Sellerio: la sua casa editrice lo avrebbe pubblicato dopo la morte di Camilleri; finché ciò non fosse accaduto, il carismatico capo della polizia dell'immaginaria Vigàta avrebbe continuato felicemente nelle sue indagini. Tuttavia, la prevenzione iniziale viene meno quando arriva nelle mani del lettore un nuovo volume sulle avventure di Montalbano, anche se postumo e non ideato da Camilleri, come La coscienza di Montalbano (Ediciones Salamandra).
Poi, ancora una volta, il lettore affezionato si arrende al fascino del funzionario, perché il ricongiungimento vale sempre: è in un ambiente così riconoscibile e familiare che il disagio è impossibile; al contrario, nessuno si rifiuta di conoscere più a fondo un buon amico, nonostante i suoi difetti.
Il libro raccoglie quattro storie già apparse in antologie tematiche collettive promosse da Sellerio tra il 2012 e il 2018, e altre due: La finestra sul cortile, pubblicata a puntate nel 2007 su un quotidiano gratuito di quartiere a Roma, Il Nasone di Prati, e che è un esplicito omaggio al mitico film di Hitchcock; e Il figlio del sindaco, pubblicato nel 2008 in edizione non venale esclusivamente per i clienti bancari e la cui trama è stata recuperata quattro anni dopo dall'autore come spunto per il romanzo Una voce di notte.
In ogni caso, i sei racconti rappresentano un bellissimo ventaglio di storie che offrono un divertimento intelligente e deliziose sfumature sulla personalità di Montalbano.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Merate Online, 24.6.2023
Merate: torna la stagione teatrale al ''Piccolo'' di Milano

La ProLoco di Merate inaugura la Stagione teatrale 2023/2024 con un abbonamento di 6 spettacoli presso il Piccolo Teatro di Milano.
[…] Gli spettacoli previsti sono: […] sabato 3 febbraio. La concessione del telefono (dal romanzo di Andrea Camilleri) […]
 
 

Il Resto del Carlino (ed. di Ferrara), 25.6.2023
Merate: torna la stagione teatrale al ''Piccolo'' di Milano

Domani secondo concerto della rassegna di musica e solidarietà ’Un fiume di musica alla darsena’. Una serata con allievi e docenti del dipartimento Jazz del conservatorio Frescobaldi, si intitola Soundtracks (dal Mago di Oz al Commissario Montalbano). L’evento al molo Wunderkammer, via Darsena 57 (19 apertura cancelli, 21 inizio concerto). Ingresso ad offerta libera da destinarsi alle organizzazioni di volontariato.
[..]
 
 

Corriere della Sera, 26.6.2023
Arianna, nipote di Andrea Camilleri: «Io e lui sulla spiaggia di Montalbano. Poi sono diventata i suoi occhi e le sue mani»
La figlia di Rocco Mortelliti e di Andreina Camilleri: «Ogni sabato mi aspettava con le patatine sulla panchina davanti a scuola». Storie inedite: «Ho trovato un suo libricino di filastrocche datato 1994. Le stesse che mi raccontava, scritte solo per me»


In riva. Arianna Mortelliti bambina (oggi ha 36 anni) con il nonno Andrea Camilleri sulla spiaggia di Marinella a Porto Empedocle

Da un baule è appena saltata fuori una foto di Andrea Camilleri in costume a Marinella, sulla spiaggia della «vera Vigata». In controluce, i piedi in acqua, gli occhi su una bimba sottile, i braccioli rosa su un corpicino abbronzatissimo. È la scoperta di un trasloco che ha amplificato in quella bimba, Arianna, oggi 36enne insegnante di Scienze, l’emozione e il ricordo di «un nonno vigile, eppure mai assillante, sempre vicino ma senza interferire, lasciando libertà, con massima cura e altrettanta discrezione, pronto comunque a soccorrere...». Ecco il profilo che Arianna Mortelliti, figlia di Rocco il regista e di Andreina, una delle tre figlie dello scrittore, fa del famoso nonno con milioni di libri venduti in tutto il mondo.
Un nonno...
«Amato per una vita. E seguito da vicinissimo nel suo ultimo anno, fra 2018 e 2019. Non mi staccavo più quando, già cieco da tempo, dopo la rottura di un femore, era costretto sulla sedia a rotelle».
Lo aiutava a scrivere?
«Non insegnavo ancora Scienze nei licei e stavo sempre accanto a nonno, nel suo studio a Roma, insieme al computer».


Arianna Mortelliti con il nonno Andrea Camilleri

Per l’ultimo libro?
«Per il suo ultimo sforzo letterario, L’autodifesa di Caino, il monologo che sperava di potere portare al teatro».
Come nascevano le pagine?
«Sono stata i suoi occhi. E le sue mani. Lui dettava, io battevo sui tasti, poi leggevo a voce alta, correggevamo insieme, rileggevo... Diventando sempre più amici e confidenti. Un’esperienza che mi ha legato ancora di più a quel nonno meraviglioso ritrovato nella foto».
Lei piccola a Porto Empedocle.
«Una foto scattata sulla spiaggia fra la Scala dei Turchi e i Templi di Agrigento. Appunto, nella “Vera Vigata”...».
Quella del Commissario Montalbano.
«Dove torno appena posso. Fra quei vicoli mi sembra d’esserci nata. E, come mia madre, pure lei romana, mi sento un po’ siciliana, tanto nonno ci ha fatto amare questa sua terra...».
L’ultimo ricordo di Andrea a Vigata?
«Pasqua nel 2017. Ci volle tutti a Porto Empedocle, cuore dei suoi libri, anche se la regia televisiva per Montalbano ha scelto le meraviglie del barocco ragusano».
Figlie e nipoti a Vigata?
«Fu l’ultimo viaggio. Noi fra la statua di Pirandello e quella di Montalbano che ha i baffi e capelli lunghi. Ovviamente a cena nella trattoria del vero Commissario, dal nostro amico Enzo Sacco. Io, vegetariana, una pasta alla carrettiera. Nonno, già tenuto a dieta, invece in libero sfogo, fritture comprese. Musica siciliana per tutta la sera. Felice come un bambino. Mangiava di tutto».
Anche i peperoni? Visto che lei adesso è in giro per presentare il suo primo romanzo, «Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni». Un titolo che fa pensare a masterchef e dintorni....
«Fuori strada. La trama è legata all’ultimo mese di vita di nonno Andrea. Il mese del coma. Nel 2019. Comincia il 17 giugno e si conclude il 17 luglio. Il protagonista del romanzo è un vecchio signore che sembra vegetare per un mese in corsia. Visitato a turno da parenti e amici, pronti a raccontare sé stessi davanti a chi forse non ascolta più o, forse, percepisce ancora. Un intreccio di dialoghi, di storie con un finale a sorpresa».
Come succede nei gialli di Camilleri.
«Nessun confronto, per carità. Ma cerco di capire anche cosa può avere percepito. Per un mese tutti noi accanto a lui. A scrutare l’accenno di un sorriso, una palpebra che si schiude. Le macchine ti dicono che non c’è corrispondenza. Ma forse non è così. Una condizione dolorosa. Cosa anima ancora quella testa? I suoni, le carezze, i sospiri arrivano? Ci ho messo un anno a riprendermi. E un anno dopo mi sono fatta aiutare dalla fantasia per capire. Anche per capire me stessa».
Quando comincia a scrivere Arianna Mortelliti?
«Da sempre. Da bambina. Ho sempre tenuto un diario. Appunti di una vita. Adesso il salto. Realizzato con l’immaginazione, dono del nonno».
Che cosa le raccontava?
«Ho trovato un suo libricino del 1994 “Storie per Arianna”, filastrocche molto divertenti. Le stesse che mi raccontava. Scritte per me. Esiste solo per me. Un tesoro».
Un inedito da pubblicare?
«Non lo so».
Un ricordo intimo?
«Nonno faceva il riposino pomeridiano. Vizio che ho ereditato. Già da piccola alle 15.30 lo svegliavo con il caffè. Mi lasciava il fondo di zucchero. Io ghiotta. Con un cucchiaino assaporavo e lui cominciava a raccontare di gnomi, animali, personaggi di invenzione...».
La prima complicità?
«Il sabato era il nostro giorno. Sapevo di trovarlo all’uscita della scuola sempre seduto sulla panchina. Pronto a comprarmi le patatine al formaggio prima di andare a tavola. Cosa vietata da mia madre. Monelleria concessa dal nonno che mi viziava di nascosto».
I «peperoni» in libreria si aprono con una dedica a suo padre, Rocco Mortelliti.
«È stato lui a spronarmi. Scrivi, mi diceva. Amava questo versatile suocero che fece anche recitare come attore nei panni di un vecchio archeologo, ne “La strategia della maschera”».
Chi ha letto il romanzo per primo?
«Un grande amico di nonno, Maurizio De Giovanni, lo scrittore spesso a cena da noi. Lo puoi pubblicare, disse. Superato il primo esame, bisognava capire con chi. Ed è entrata in campo Simonetta Agnello Hornby, un’altra grande amica di nonno e di nonna Rosetta che oggi ha 95 anni. Contatto immediato con Mondadori».
Nonna Rosetta?
«Stupenda, forte, autonoma. Ma in estate è una fortuna che la nostra Simonetta trascorra con lei tante settimane in montagna a Santa Fiora».
Un lungo amore quello dei nonni.
«Sessanta anni insieme. Io cerco di capire come si fa. Ho studiato gli ingredienti. La comunicazione e la comprensione. Si scambiavano tante idee e prevaleva sempre il rispetto della libertà dell’altro. Senza rinunciare alla loro vita individuale, come persone pronte a completarsi».
Mamma Andreina?
«Mia prima lettrice. Ma a romanzo finito».
Adesso?
«Do una mano a lei e alle sue sorelle, Elisabetta e Mariolina, per il Fondo Camilleri istituito a Roma».
Ma davvero è tanto importante la «vera Vigata»?
«Rispondo con due parole: San Calò. Cioè San Calogero. Secondo nome di nonno. Ateo, un po’ come me, eppur devoto al santo nero che a Porto Empedocle si festeggia il 6 settembre».
È la data di nascita di Andrea Calogero Camilleri.
«Infatti, nonno diceva che quel giorno San Calò usciva dalla chiesa e lui dal ventre di sua madre. Quando nacque passava sotto casa la processione. Il santo quasi all’altezza della finestra. La levatrice si affacciò col bimbo in braccio mostrandolo al santo che ha sempre un libro in mano. E profetizzò: “Diventerà dotto”».
Felice Cavallaro
 
 

Diario de Ibiza, 27.6.2023
Un fiume di musica alla darsena Dal Mago di Oz a Montalbano
Appuntamento domani sera con Soundtracks, per far rivivere le colonne sonore di film e cartoons

A la sessió mensual del Club de Lectura Negre i Criminal comentarem el llibre La muerte de Amalia Sacerdote, d'Andrea Camilleri.
 
 

La Sicilia (ed. Sicilia Centrale), 28.6.2023
Documento di Andrea Camilleri dalla discarica al Museo Griffo

Dalla discarica al Museo Archeologico “Griffo” di Agrigento. Continua la straordinaria parabola dell’atto ufficiale col quale nel 2003 Andrea Camilleri “donò” alla sua Porto Empedocle l’esclusivo utilizzo della parola “Vigata” negli atti ufficiali e nella segnaletica stradale. Un atto originale, vergato dallo scrittore, per alcuni anni rimasto nella sala del sindaco dell’epoca, ma col passare del tempo finito incredibilmente in una discarica di rifiuti, tra Agrigento e Favara. Come ci sia finito rimane tutt’ora un mistero, a differenza invece di chi lo ritrovò (il titolare della discarica) e di chi lo consegnò (chi scrive) al sindaco Calogero Martello.
Il primo cittadino marinaro nelle scorse settimane, dopo averlo riposizionato nella propria stanza in Municipio, aveva ricevuto una richiesta particolare. Quella pervenuta dal Distretto notarile provinciale, intenzionato a organizzare un evento culturale al Museo Griffo di Agrigento. Ovvero esporre l’atto di Camilleri nella mostra. Un evento che lunedì scorso ha preso il via, intitolato “Memorie degli illustri conterranei - Sulle spalle dei Giganti”. Sarà visitabile per circa una settimana, fino al primo luglio compreso.
La mostra riunisce, in unico spazio espositivo, le più significative memorie, ovvero documenti scritti originali di illustri conterranei: Pirandello, Hardcastle, Lucchesi Palli, Camilleri, Sciascia, Rosario Livatino, Tomasi di Lampedusa, Dalla Chiesa, Ambrosini. Scrittori, archeologi, vescovi, giudici, parlamentari, prefetti della Repubblica italiana, uomini di cui è necessario tenere vivo il ricordo e che ad Agrigento e nella sua provincia hanno lasciato la loro impronta indelebile.
Ed ecco che l’atto ufficiale di Camilleri, salvato dalla distruzione in una discarica, fa parte della mostra sul via libera concesso dal sindaco Martello.
«“Sulle spalle dei Giganti” esprime il rapporto non di prevalenza – scrivono gli organizzatori – ma di connessione, di continuità tra la cultura moderna e contemporanea rappresentata da questi uomini illustri e quella antica ed in particolare quella greca a cui l'antica Akragas deve molto della sua storia di ricchezza monumentale e di prosperità».
Francesco Di Mare
 
 

Coletiva.net, 29.6.2023
Detetives e comilões

Parece existir um traço comum no comportamento de alguns dos mais conhecidos personagens da literatura policial contemporânea. Além de perseguir vilões e solucionar crimes insolúveis, eles são apreciadores da "La bonne table" como o Comissário Jules Maigret, de Georges Simenon ou da "La bella cuccina" de Salvo Montalbano, do italiano Andrea Camilleri.
Ambos são detetives que gostam de comer bem. Maigret é parisiense, tranquilo, fumador de cachimbo e bebedor de calvados e de cervejas alsacianas. Montalbano é um siciliano glutão, que dispara palavrões em um dialeto incompreensível, enquanto persegue malandros e mafiosos.
São aventuras que lembram emoções juvenis dos tempos do "mocinho versus bandido" e nos convidam a voltar à mesa para mais algumas garfadas.
Os casos que chegam à mesa do Comissário Maigret no 'Quais des Orfèvres' são quase sempre homicídios misteriosos ou roubos estranhos, envolvendo tipos humanos complexos e enigmáticos. Investigações que o levam a todos os cantos de Paris, desde as mansões suntuosas da Avenue Montaigne aos mafuás sombrios da Place Pigalle. É quando emerge a notável habilidade de Simenon de descrever os ambientes frequentados por Maigret. Como um velho bistrot, onde ele pede um ou dois copos de cerveja, acende seu cachimbo e nota um tipo suspeito bebendo Pernod. Ou quando vai à Normandia atrás de um foragido, ouve a batida das ondas nas pedras do cais para depois almoçar um linguado recém pescado com molho de ervas, acompanhado do blanc de blancs da região.
Já o italiano Salvo Montalbano vive longe, em uma fictícia Vigàta (na realidade, Porto Empedocle, a cidade natal do autor Andrea Camilleri). É a Sicília moderna, com crimes e bandidos violentos, onde não há tempo para psicologia criminal nem demoradas investigações. O Comissário Montalbano agride rufiões, derruba portas e se envolve com gente da Máfia. Mas sempre encontra tempo para admirar o azul do Mediterrâneo e usufruir a culinária siciliana. Que ainda guarda a herança de gregos, romanos, bizantinos, moçárabes e africanos. Seus pratos favoritos: o spaghetti alle vongole e a pancetta dei nebrodi, temperada com limões e sal marinho. As aventuras policiais dos dois comissários nos deixam íntimos dos prazeres de brasseries e távolas. Em nossa memória gustativa permanecem guardados algo das caponatas de Montalbano, dos cozidos de Madame Maigret e dos sanduíches com cerveja da Brasserie Dauphine.
José Antônio Moraes de Oliveira

Detective e golosi

Sembra esserci un tratto comune nel comportamento di alcuni dei personaggi più noti della letteratura poliziesca contemporanea. Oltre a dare la caccia ai cattivi e risolvere crimini irrisolvibili, amano "La bonne table" come il commissario Jules Maigret, di Georges Simenon o "La buona cucina" di Salvo Montalbano, dell'italiano Andrea Camilleri.
Entrambi sono detective a cui piace mangiare bene. Maigret è parigino, tranquillo, fumatore di pipa e bevitore di Calvados e birre alsaziane. Montalbano è un siciliano goloso, che scaglia parolacce in un dialetto incomprensibile mentre insegue furfanti e mafiosi.
Sono avventure che richiamano le emozioni giovanili dei tempi del "buono contro il cattivo" e ci invitano a tornare a tavola per qualche boccone in più.
I casi che arrivano sulla scrivania del commissario Maigret in 'Quais des Orfèvres' sono quasi sempre misteriosi omicidi o strane rapine, che coinvolgono tipologie umane complesse ed enigmatiche. Indagini che lo portano in ogni angolo di Parigi, dalle sontuose dimore di Avenue Montaigne agli oscuri mafiosi di Place Pigalle. Emerge allora la notevole capacità di Simenon di descrivere gli ambienti frequentati da Maigret. Come un vecchio bistrot, dove ordina una pinta o due di birra, accende la pipa e nota un tipo sospetto che beve Pernod. Oppure quando va in Normandia alla ricerca di un fuggitivo, sente le onde che lambiscono le pietre del molo e poi pranza a base di sogliola appena pescata con salsa alle erbe, accompagnata dal blanc de blancs della regione.
L'italiano Salvo Montalbano vive lontano, in una Vigàta immaginaria (in realtà, Porto Empedocle, la città natale dell'autore Andrea Camilleri). È la Sicilia moderna, dei delitti violenti e dei banditi, dove non c'è tempo per la psicologia criminale o per le lunghe indagini. Il commissario Montalbano picchia i malviventi, sfonda le porte e si immischia con i mafiosi. Ma trova sempre il tempo per ammirare il blu del Mediterraneo e gustare la cucina siciliana. Che custodisce ancora l'eredità di Greci, Romani, Bizantini, Mozarabi e Africani. I suoi piatti preferiti: spaghetti alle vongole e pancetta dei Nebrodi [Questa ci giunge nuova, NdCFC], conditi con limoni e sale marino. Le avventure poliziesche dei due commissari ci avvicinano ai piaceri delle brasserie e delle tavole. Restano nella nostra memoria gustativa alcune caponate di Montalbano, gli stufati di Madame Maigret e i panini con la birra della Brasserie Dauphine.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Balarm, 30.6.2023
Storie
C'è chi compra casa in Sicilia per andare da lei: Teresa, che dava consigli (pure) a Camilleri
Un mese fa, per l’impegno e l’attenzione profusi per la comunità, ha ricevuto l’onorificenza dell'Ordine "Al Merito della Repubblica Italiana" da Sergio Mattarella

La bellezza salverà il mondo. Assieme alla passione, per un’idea e per un progetto, e all’ispirazione che apre al cambiamento.
È la storia di Teresa Stefanetti, che svolge la sua professione da trent’anni e che, un mese fa, per l’impegno e l’attenzione profusi e riconosciuti dalla comunità che ha individuato in lei un punto di riferimento importante, credibile e leale, ha ricevuto, nel salone di rappresentanza della Prefettura, alla presenza di autorità civili, militari e religiose, e assieme ad altri cittadini meritevoli ciascuno nei propri ambiti, l’onorificenza dell'Ordine "Al Merito della Repubblica Italiana" conferita dal Presidente della Repubblica.
[...]
Una soddisfazione grande quella del riconoscimento pubblico per il lavoro della sua vita, che si aggiunge a tanti altri episodi che, timidamente, racconta, quasi a volerli custodire nel più privato degli angoli emotivi del suo percorso. «Un giorno mi chiamò Camilleri per chiedermi se mi era piaciuto il suo libro, uno dei primi, "La voce del violino".
Ricordo che stavo chiudendo la libreria per andare a Pizzolungo dai miei genitori e rispondere al telefono e ascoltare quella voce fu incredibile. Lo avevo incontrato l’anno prima a Palermo a una presentazione in cui avevamo fatto amicizia. Erano tutti adulti e io l’unica ventenne che da Trapani si era partita con un amico per andare lì, tra un pubblico composto anche da persone anziane.
Questa cosa lo colpì, e una volta mi mandò anche una cartolina divertente con un’immagine di Roma con un frammento di una statua romana e un gatto accanto in cui c’era scritto: "Io e Peppe (che era l’amico che mi aveva accompagnata a Palermo) ti stiamo tradendo con una formosa libraia romana».
[...]
Jana Cardinale
 
 

 


 
Last modified Monday, September, 18, 2023