home page




RASSEGNA STAMPA

NOVEMBRE 2023

 

DavideMaggio, 1.11.2023
Rai 1 richiama Montalbano per contrastare Io Canto Generation

Rai 1 ha deciso che i film del mercoledì sera possono saltare qualche turno: è tempo di richiamare Il Commissario Montalbano. La serie con protagonista Luca Zingaretti torna in replica dall’8 novembre, una data non troppo casuale poiché la stessa sera, su Canale 5, debutterà Io Canto Generation di Gerry Scotti.
Salvo ulteriori variazioni, mai da escludere, Mediaset ha deciso di collocare al mercoledì il nuovo Io Canto, show musicale con protagonisti giovani ugole d’oro. Inizialmente pensato per la domenica, dove invece arriverà Terra Amara, Scotti e Co. esordiranno mercoledì 8 novembre. E su Rai 1, a sorpresa (più o meno), ecco arrivare Montalbano con l’ultimo episodio Il metodo Catalanotti, trasmesso in prima visione l’8 marzo 2021 e seguito da oltre 9 milioni di spettatori (38.4% di share).
La settimana successiva (mercoledì 15 novembre), Rai 1 trasmetterà invece uno dei due episodi del 2020: Salvo amato, Livia mia, che alla prima in tv fu visto da quasi 9,4 milioni (39%) [In realtà pare che le date di trasmissione siano invertite, NdCFC]. Riuscirà ancora il celebre Commissario ad ostacolare la concorrenza? Rai 1 ci spera.
Fabio Fabbretti
 
 

Zarabazà, 1.11.2023
Il giardino delle piante in musica

21 novembre Festa Nazionale dell’Albero
Al Radicepura Garden Festival musica e passeggiate notturne per festeggiare il 21 novembre, giornata nazionale degli alberi.
Due appuntamenti:
[…]
ore 20:30 per il ciclo Teatro in giardino, concerto di Matteo Musumeci Pentagramma Cromatico.
[…]
Tra i brani in programma: […] le musiche di scena di spettacoli scritti da Andrea Camilleri […].
*Per l’occasione l’ingresso al festival e agli eventi sarà gratuito.
 
 

Malgrado tutto, 2.11.2023
“Penso che a Camilleri questa statua sarebbe piaciuta”
Conversazione con Giuseppe Agnello, lo scultore che ha realizzato la statua di Andrea Camilleri ad Agrigento


La statua di Camilleri ad Agrigento. Foto di Salvatore Picone

Da qualche anno, esattamente dal luglio 2020, si può incontrare ad Agrigento, in via Atenea, Andrea Camilleri.  Agrigento è la città dove lo scrittore ha studiato e dove il 17 luglio del 2020 è stata inaugurata la statua a lui dedicata.
Due libri sul tavolo rotondo pronti per essere autografati. L’altra sedia, accanto a lui, vuota. Giacca, cravatta sotto un maglioncino con scollo a V, il suo sguardo è puntato su via Atenea. Alle spalle la piazza dove è nata – lo raccontava lo stesso Camilleri – Vigàta: “Perché lì, al centro di quella piazza, ogni bambino raccontava la storia del suo paese: «Sai? Aieri spararu o me paisi…». Fra noi ci raccontavamo i fatti: «‘U pischerecciu stava affunnannu…». Ognuno le proprie cose… Quindi la grande piazza era come dieci paesi siciliani insieme, riuniti…”.
La statua è stata realizzata dallo scultore Giuseppe Agnello, lo stesso artista che nel 1997 realizzò a Racalmuto la statua dedicata a Leonardo Sciascia.
Giuseppe Agnello, lontano dai riflettori, artista che preferisce stare sempre un passo indietro, ci accoglie nel suo laboratorio immerso tra pini e ulivi nella collinetta del Serrone, a Racalmuto. Va e viene da Palermo, dove è docente di Scultura all’Accademia di Belle Arti. Tra corpi nudi in mezzo alle paludi, teste di alabastro, boccioli, infiorescenze, pecore, civette e Icari morenti, ci mostra il volto della nuova statua collocata nella città dove Camilleri ha studiato al ginnasio. Quando mi è stato chiesto il bozzetto – racconta lo scultore – ho subito pensato di ritrarre lo scrittore in un momento di relax. Non frequentavo Camilleri, ma quella volta che venne a Porto Empedocle ad inaugurare la statua di Montalbano, mi colpì la scena di quando eravamo seduti al bar, dopo la cerimonia. Lui fumava e firmava libri ai turisti e noi attorno a lui. Ecco, quell’immagine mi è cara e l’ho voluta regalare a tutti. Il ‘mio’ Camilleri ha l’età di quando l’ho conosciuto più di dieci anni fa. È ad Agrigento, non è al suo amato paese, Porto Empedocle, certo, ma penso che grandi personaggi come Camilleri non appartengono ad un solo luogo specifico. Si identifica nel territorio dove è nato e che ha frequentato, è vero, ma ormai appartiene a tutti. Del resto, quante statue di Garibaldi e di Mazzini abbiamo in Italia?”.
Lo scultore non nasconde la sua soddisfazione nell’aver tracciato i tratti somatici del grande e indimenticabile Andrea Camilleri, che ha lasciato questo pianeta il 17 luglio del 2019. Gli è venuto più facile fare Camilleri rispetto a Leonardo Sciascia che aveva – dice Agnello – una complessità anche nel volto e nel corpo”.
Penso che a Camilleri questa statua sarebbe piaciuta – dice – e forse mi avrebbe dato qualche consiglio come fece per Montalbano. Mi scrisse una lettera nella quale mi descriveva il suo commissario. Gli mandai le fotografie del calco in gesso. Mi chiamò al telefono, mi parlò di Pietro Germi. Ne è venuto fuori un commissario con la faccia di un siciliano degli anni Cinquanta, baffuto, capelli folti e tirati indietro e con gli occhi simpatici. Mi disse che erano queste le sembianze del commissario dei suoi libri, forse l’avrebbe voluto un po’ più grasso. Niente a che vedere con Salvo Montalbano che vediamo in tv. E secondo me gli sarebbe piaciuto vedersi in bronzo, far parte di un percorso di statue di scrittori tracciato prima da Pirandello, a Porto Empedocle, poi da Sciascia a Racalmuto. C’è anche il mezzo busto di Antonio Russello a Favara e Tomasi di Lampedusa, a Santa Margherita. Tutti in provincia di Agrigento e legati da un sentiero che hanno felicemente chiamato Strada degli scrittori. Certo, rispetto a 28 anni fa, quando pensai a Sciascia sul marciapiede, tante cose sono cambiate. Allora una statua come quella non era così diffusa. Non sono stato un genio, per carità! George Segal fu il primo a togliere il piedistallo alla scultura. Nell’800 la scultura era celebrativa, poi è diventata linguaggio, racconto. Nel ‘97 la statua di Sciascia a Racalmuto fu tuttavia un momento di rottura. Oggi se Camilleri ce lo ritroviamo seduto su una sedia in una piazzetta, non si scandalizza più nessuno. Forse questo avrebbe divertito i due scrittori”.
Da malgradotuttoweb, luglio 2020
Salvatore Picone
 
 

La Nueva Crónica, 5.11.2023
El bierzo
Un recuerdo a Mario Tascón en El Libro Imposible
La ilustradora Zoraida Sobrín realizará en directo un dibujo en el escaparate de la librería con el título 'El Libro Imposible imaginado por Mario Tascón' en recuerdo al periodista y fundador de Prodigioso Volcán

[…]
Este mes también hay club de lectura distribuido en dos grupos y dinamizado por Óliver Álvarez y Petya. En esta ocasión, los participantes compartirán sus impresiones acerca de 'Lectura fácil', la afamada obra de la escritora Cristina Morales. En diciembre las obras elegidas serán 'Riccardino' de Andrea Camilleri y 'Plegaria para pirómanos', de Eloy Tizón.
[…]
Mar Iglesias
 
 

Fanpage, 5.11.2023
Vincenzo Mollica e la cecità: “Giornate nere in cui non ci vedo, ma ho un sorriso d’emergenza in tasca”
Ospite della puntata di Che tempo che fa, trasmessa domenica 5 novembre, Vincenzo Mollica ha ripercorso gli aneddoti più divertenti della sua carriera e ha ricevuto le sorprese di Roberto Benigni e Fiorello.

Vincenzo Mollica è stato ospite della puntata di Che tempo che fa trasmessa domenica 5 novembre. Il giornalista è stato accolto in studio con un lungo applauso. Oggi ha 70 anni e, intervistato da Fabio Fazio, ha raccontato alcuni aneddoti divertenti della sua luminosa carriera. Inoltre, ha parlato della cecità: "Come sto? Diciamo che mi arrangio".
[…]
Nel corso dell'intervista rilasciata a Fabio Fazio, Vincenzo Mollica ha ricordato Andrea Camilleri. Di lui ha detto: "Con Camilleri ho condiviso questo avvio verso la cecità. A un certo punto, un giorno mi disse, quando stavamo perdendo la vista tutti e due: "Vincenzino vieni che ti voglio abbracciare" e io "Andrea se ci incontriamo" (ride, ndr)". E ha continuato:
"Mi disse che quando avrei perso la vista – lui l'aveva persa qualche tempo prima – i sogni sarebbero diventati più vividi. I colori sarebbero diventati più nitidi. Prima di dormire lui non contava le pecorelle, si ripassava i quadri. Mi disse che dopo aver perso la vista, tutti gli altri sensi tornavano in soccorso: "Io che non avevo più gusto e olfatto, mi è tornato il gusto e riconosco il sapore della pasta ‘ncasciata"."
[…]
Daniela Seclì
 
 

TGR Sicilia, 6.11.2023
Giuseppe Dipasquale e il maestro Camilleri

Lucilla Alcamisi
 
 

Sicilia, 6-7-9-10.11.2023
Incontri con Arianna Mortelliti

 
 
 

Radio Una Voce Vicina, 7.11.2023
“Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni”: presentato al Liceo classico “Gorgia” di Lentini il romanzo di Arianna Mortelliti

Lentini – S’intitola “Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni” il romanzo di Arianna Mortelliti, edito dalla Mondadori, una di quelle storie che, iniziata la lettura, non si riesce a lasciare e che rivela un vero talento: e non poteva essere diversamente per la nipote dell’”immenso” nonno Andrea Camilleri è stato presentato nella sala conferenze “Sgalambro – Battiato” del Liceo classico “Gorgia” di Lentini. Il protagonista di questa storia è Arturo Baldi che, a seguito di un incidente casalingo, è finito in stato vegetativo e di semi incoscienza durante il quale ripercorre la sua infanzia insieme al fratello Dado. Un romanzo che si costruisce a poco a poco tra realtà, ricordi e sogno diventando sempre più incalzante e avvincente. L’incontro è stato promosso e organizzato dall’Istituto superiore “Gorgia – Vittorini” e dall’archeolclub “Gaetano Failla” di Carlentini. All’incontro, oltre all’autrice, hanno partecipato il dirigente scolastico del “Gorgia – Vittorini”, Vincenzo Pappalardo, i due vice preside Katia Battiato e Lucia Sala e i responsabili del Liceo Elisa Lombardo e Gabriella Romano. A conversare con l’autrice è stato Alfredo Sgroi, docente, scrittore critico letterario e presidente dell’archeoclub di Carlentini, con le letture di Marina Polizzzi. “E’ un onore per la nostra scuola – ha detto il dirigente scolastico Vincenzo Pappalardo – ospitare Arianna Mortellti con il suo romanzo. Un momento di arricchimento culturale per tutti noi: studenti, docenti e cittadini”.
 
 

RaiPlay, 8.11.2023
In Onda su Rai 1 - 08/11/2023 alle 21:30
Il commissario Montalbano - Salvo amato, Livia mia
1999 Italia

Nell'archivio comunale di Vigàta viene uccisa una giovane donna che lavorava lì, ma nessuno comprende perché vi ci fosse recata, visto che gli uffici erano chiusi per ristrutturazione. Le indagini portano alla luce la variegata personalità della vittima e le sue molteplici vite e il legame con Livia, eterna fidanzata di Montalbano. Uno dopo l'altro vari personaggi sono sospettati dell'omicidio, per poi essere scagionati dalle evidenze, in un gioco di continui colpi di scena.   

 

La Repubblica, 8.11.2023
‘Il commissario Montalbano’, il ritorno di un classico che sbaraglierà tutti
Stasera Rai 1 ripropone la puntata ‘Salvo amato, Livia mia’, trasmessa per la prima volta nel 2020, mentre la prossima settimana sarà la volta de ‘Il metodo Catalanotti’

Se non ci fosse da piangere - siamo in piena stagione e ricorrere alle repliche, diciamo le cose come stanno, è abbastanza vergognoso - il ritorno del Commissario Montalbano potrebbe essere salutato con un brindisi. Sempre bello ritrovare una serie ben girata, ben interpretata, invece di giochi insulsi e talk show per mancanza di prove, senza capo né coda. Montalbano è un classico, ci sono episodi che sappiamo a memoria e ci fanno restare incollati alla tv; è la magia del mondo creato da Andrea Camilleri, mai abbastanza rimpianto. Rai1 per riacchiappare il pubblico in fuga e contrastare la concorrenza di Canale 5, punta su due episodi – che segnarono record di ascolto: l’8 novembre Salvo amato, Livia mia, (prima visione nel 2020, quasi 9 milioni e mezzo di spettatori col 39% di share) e mercoledì 15, l’ultimo della serie, Il metodo Catalanotti, trasmesso in prima visione nel marzo 2021 (oltre 9 milioni col 38.4% di share).
Il commissario più amato dal pubblico fa saltare il banco dell’Auditel, doveva essere la contromossa strategica della Rai per arginare Io canto generation, show super pop condotto da Gerry Scotti, previsto l’8 novembre, spostato da Canale 5 al 16. Poco importa. Il ritorno di Luca Zingaretti, a Viale Mazzini lo sanno bene, è gradito dal pubblico. Il mondo parallelo camilleriano è rassicurante: un commissario con un gran senso di giustizia, in fondo anarchico - allergico alla gerarchia, ai burocrati e al potere in generale - combatte la mafia, il malaffare e aiuta gli ultimi. Tutto più facile con la squadra di fedelissimi formata da Peppino Mazzotta (Fazio), Cesare Bocci (Mimì Augello), Davide Lo Verde (Galluzzo) e l'ineffabile Angelo Russo (Catarella).
Due storie molto diverse, quelle che vanno in onda. La prima, Salvo amato, Livia mia, racconta l’indagine sulla morte di una ragazza, Agata, amica di Livia (Sonia Bergamasco), storica fidanzata del commissario; la seconda, Il metodo Catalanotti, è un gioco del teatro nel teatro, con il fondatore di una compagnia amatoriale, Catalanotti, che viene ucciso. Due storie accomunate dalla doppia regia, perché Alberto Sironi si ammala e muore il 5 agosto 2019. Il set non si ferma, è Luca Zingaretti a dirigere, ma gli episodi sono cofirmati insieme al cineasta lombardo che dal 1999 (con lo scenografo Luciano Ricceri, ‘inventore’ per lo schermo del mondo di Camilleri) ha dato vita ai romanzi. "In questa regia di mio c'è solo una melanconia dolce o una melanconica dolcezza" spiegò l'attore. "Subentrando a Sironi ho pensato essenzialmente al suo stile e non c'è giornata in cui non abbia riflettuto su cosa avrebbero detto lui o Camilleri".
Prodotta da Palomar con RaiFiction, la serie, con oltre un miliardo di spettatori calcolando le repliche, ha il dono di non invecchiare; le strade Vigata, quelle piazze che sembrano scene teatrali, sono senza tempo. Pronti a scommettere che l’8 novembre il commissario metterà ko Miranda Priestley, la temibile direttrice interpretata da Meryl Streep in un altro film cult, Il diavolo veste Prada, trasmesso da Canale 5. Vigata batterà Manhattan.
Silvia Fumarola
 
 

AgrigentoNotizie, 8.11.2023
Iniziative / Porto Empedocle
Conoscere al meglio il territorio, da Vigata prendono il via le attività culturali di Prefettura e Questura
L'idea è stata lanciata, e concretizzata, dal prefetto Filippo Romano. La prossima uscita sarà alla Farm cultural park di Favara


Arianna Mortelliti a Porto Empedocle

Serviranno per conoscere, e al meglio, gli aspetti culturali del territorio. Hanno preso il via, questo pomeriggio, da Vigata, le attività culturali - che si ripeteranno con cadenza mensile - per i dipendenti di Prefettura e Questura. L'idea è stata lanciata, e concretizzata, dal prefetto di Agrigento Filippo Romano. La prossima uscita culturale sarà alla Farm cultural park di Favara. E non è escluso che l'iniziativa culturale possa essere allargata anche ai carabinieri del comando provinciale e a tutti i dipendenti degli enti pubblici che vi vorranno prendere parte.


Danilo Verruso Porto Empedocle

Il territorio provinciale deve essere conosciuto, e bene, anche sul "fronte" culturale. E non soltanto su quello dell'ordine e sicurezza pubblica.
I dipendenti di Prefettura e Questura, questo pomeriggio, sono stati coinvolti dall'appassionato animatore culturale Danilo Verruso che ha fatto da guida, animando la Vigata letteraria assieme ad altri attori filodrammatici. Presente anche il bravissimo attore, che ha veramente preso parte alla serie "Il commissario Montalbano", Giugiù Gramaglia, e la nipote dello scrittore Andrea Camilleri: Arianna Mortelliti. A fare gli onori di casa, naturalmente, il sindaco Calogero Martello.
C. R.
 
 

Messaggero Veneto (ed. di Udine), 8.11.2023
Cinema
Il film di Emma Dante: «Abbiamo tutti bisogno della misericordia»
La regista presenta il suo film a Udine e a Pordenone: «Dovrebbe accompagnare la vita non solo dei credenti»

[…]
Ci racconta la sua amicizia con Andrea Camilleri?
«Molto prima di diventare il Camilleri di successo, Andrea era un professore, il mio professore. Amava ricevere gruppi di studenti nel suo studio per lunghe e affascinanti discussioni. Un giorno aprì un cassetto e mi affidò due libri: “Spero tu li conserverai. Ecco, vedi, scrivere è il sogno di una vita”, disse e mi emoziono al solo ricordo di quel momento».
[…]
Gian Paolo Polesini
 
 

La Repubblica, 9.11.2023
Ascolti, la Rai si salva con l’eterno Montalbano: 18% di share per le repliche della fiction con Luca Zingaretti
Il commissario di Vigata è il salvatore nei momenti di crisi. Il secondo programma più apprezzato è stato un altro classico: ‘Chi l’ha visto?’ condotto da Federdica Sciarelli

Se in televisione quantità è anche qualità, il pubblico ha dato un’indicazione precisa con gli ascolti di mercoledì 8 novembre: su Rai 1 la replica dell’episodio Salvo amato, Livia mia del Commissario Montalbano ha conquistato quasi 3 milioni di spettatori (2.928.000) pari al 18% di share. Secondo programma più visto, Chi l’ha visto? su Rai 3, con un milione 863 mila spettatori (11.9%) che supera su Canale 5 Il diavolo veste Prada che ha incollato davanti al video un milione 818 mila spettatori con l’11.4%.
Basta il podio della prima serata per far capire come gli spettatori scelgano. Montalbano è un caso a parte, lo share della replica supera quello di qualche serie Rai andata in onda in prima visione. Una storia che si ripete, le repliche diventano un appuntamento; nella storia della serie interpretata da Luca Zingaretti è sempre stato così. Nel 2020 la riproposta de L’altro capo del filo in cui si intrecciavano la tragedia dei migranti e l’indagine su un delitto, fu seguita da 6 milioni 360 mila spettatori con il 21,54% di share. Nel 2018 la replica di Come voleva la prassi sfiorò il 29% e così via, andando indietro nel tempo. Numeri da record. Quando una fiction diventa un classico può avere vita lunga, lunghissima, e conquistare altro pubblico, anche più giovane.
Ma questo non deve essere un alibi, perché paghiamo il canone e la stagione delle repliche è consentita in agosto, non a novembre o in primavera. Invece, sempre più spesso, Montalbano diventa il salvatore nei momenti di crisi o per tappare i buchi nel palinsesto. Metti una storia di Camilleri e passa la paura. Oggi che gli ascolti si sono parcellizzati, quel 18% è un dato molto significativo, come lo è quello di Chi l’ha visto?, che, non è una novità per i fedeli spettatori di Federica Sciarelli, è un fenomeno a sé. Qualunque programma vada in onda, calcio, filmone, varietà, mantiene il suo pubblico incollato davanti alla tv. Clamoroso, nel 2008, il risultato durante il Festival di Sanremo all’epoca condotto da Pippo Baudo. Col caso del ritrovamento dei corpi dei fratellini di Gravina Ciccio e Tore, Sciarelli conquistò 4 milioni e mezzo di spettatori. “Lo capisco, se fossi stato a casa” commentò Baudo “avrei visto anch’io il programma”.
Silvia Fumarola
 
 

Lunaria Teatro, 9.11.2023
News
“Maruzza Musumeci” di Andrea Camilleri – 25 novembre in Sicilia

“Maruzza Musumeci” dal romanzo di Andrea Camilleri
con Pietro Montandon
scene Giorgio Panni Giacomo Rigalza
regia Daniela Ardini
Produzione Lunaria Teatro

Camilleri rielabora con humor grottesco la vendetta delle sirene… una storia “affatata” d’amore tra due persone completamente diverse… il canto delle sirene ci ammalia ancora.
Auditorium Concattedrale, Patti (ME)
sabato 25 novembre 2023 ore 20.30

Info e prenotazioni: 0941 362715 / 370 1207067
 
 

Nulla dies sine linea, 10.11.2023
Camilleri e Simenon: l’autore a colloquio con il suo personaggio

Pochi giorni dopo la morte di Andrea Camilleri, avvenuta il 17 luglio 2019, la rivista bimestrale “MicroMega” diretta da Lucio Caracciolo dedicò un intero numero allo scrittore empedoclino. Particolarmente importante risultava, in questa testimonianza immediata, una valutazione del ruolo che Camilleri aveva assunto nella cultura del nostro Paese: «Andrea Camilleri è stato forse l’ultimo “intellettuale” del nostro paese, nel senso che questa parola aveva nel Novecento. Uno scrittore con una precisa consapevolezza del proprio ruolo nella società, che non si è mai tirato indietro quando si è trattato di mettere il proprio nome, la propria autorevolezza, il proprio prestigio al servizio di una causa sociale o politica nella quale credeva. Un intellettuale sempre partigiano, schierato dalla parte della giustizia, della legalità, della laicità senza se e senza ma. […] E nei tempi bui che sta attraversando il nostro paese, entrato in una fase apertamente prefascista, un intellettuale così non potrà che mancarci» (p. 321).
La rivista ripropone tutti gli scritti pubblicati da Camilleri su di essa nel periodo 1999-2018; e si è impressionati dalla quantità delle sue intuizioni politiche e civili: la sensibilità (già nel 1999) al tema dei migranti; il tema della giustizia; la consapevolezza dello scadimento della politica; l’attenzione (quanto mai attuale) al ricorrente ritorno dell’antisemitismo; la lucida analisi del rapporto fra potere politico e magistratura; il timore di una rinascita, sotto nuove e non troppo mentite spoglie, del fascismo; la denuncia della violenza alle donne; la nuova mafia, che “non ha bisogno di sparare per fare affari d’oro; basta che dice mezza parola ai suoi deputati”; la presenza di due polizie all’interno della polizia: «c’è una polizia che fa quelle cose orrende e ce n’è un’altra che continua a essere il presidio della democrazia» (con riferimento ai fatti di Genova del 2001); la latitanza degli intellettuali («oggi non c’è un Pasolini, uno Sciascia, neppure un Moravia»); il crescente senso di intolleranza, il razzismo, il tramonto degli ideali: «Che cos’è un italiano? Prima di tutto un razzista, e poi un fascista con una visione limitata del domani. Non ha più un ideale».
Sfogliando la rivista, sono stato colpito da un articolo che era stato pubblicato per la prima volta su MicroMega nel marzo 2002, intitolato “L’impossibilità del racconto”.  Si tratta in realtà di un racconto-sfogo del commissario Montalbano, che scrive in prima persona ed esordisce prendendosela con il suo autore: «Da qualche giorno Camilleri mi scassa i cabbasisi perché vuole da me un “racconto d’oggi”. Siccome lo conosco bene, so che lui intende dire che si aspetta una storia strettissimamente legata all’attualità, alla realtà dei giorni nostri» (p. 100). Il commissario però afferma polemicamente che «fare un racconto sulla realtà d’oggi non è possibile»; ciò avviene perché il suo autore, di fronte alla realtà dei fatti, non potrà comunque esimersi dal fare qualche “aggiustatina” personale, operando degli interventi arbitrari per “correggere” e “idealizzare” il suo personaggio.
A questo punto Montalbano fa esplicito riferimento a un romanzo di Georges Simenon, intitolato “Le memorie di Maigret” (“Les mémoires de Maigret”), che presenta un analogo e impietoso confronto fra un personaggio e il suo autore.
In proposito, è opportuno ricordare che Camilleri era un profondo conoscitore di Maigret, avendo curato, insieme a Diego Fabbri, la produzione dei 16 episodi dello sceneggiato realizzato dalla Rai tra il 1964 e il 1972.
Non a caso, Montalbano somiglia molto a Maigret: «sia Maigret che Montalbano preferiscono lavorare da soli anche se all’interno dell’istituzione, apprezzano il loro mestiere, ma con sufficiente disincanto. Talora ricorrono a metodi non proprio ortodossi che li mettono persino in contrasto con le autorità, ma sono rispettati e ammirati dai loro subalterni che ne sopportano le piccole manie e non ne discutono gli ordini, per quanto a volte apparentemente stravaganti. Li unisce poi la simpatia che talvolta provano per i loro avversari o addirittura la pietà per la sorte di alcuni… E in comune hanno anche la rabbia, l’impotenza di non poter cambiare la società nella quale vivono, di non poter “fare l’aggiustatore di destini”» (S. Demontis, “I colori della letteratura – Un’indagine sul caso Camilleri”, p. 181).
Tuttavia Camilleri volle espressamente creare delle differenze fra i due commissari: «Dovevo scongiurare il rischio di imitare Maigret. Io ero stato il produttore di tutta la serie televisiva di Maigret, quindi ce l’avevo dentro. Allora ho iniziato a cercare di differenziarmi: Maigret è sposato, il mio poliziotto non doveva avere moglie; Maigret in genere si mette dalla parte del morto, il mio personaggio no, al mio commissario doveva interessare assai più il contesto» (cfr. “Camilleri sono”, in “MicroMega – Tutto Camilleri”, 2019, p. 302). 
Un’altra differenza eclatante è il fatto che di Montalbano, a differenza di Maigret, viene descritto il progressivo invecchiamento: «Maigret è senza tempo, mentre Simenon scrive i suoi 70 e passa Maigret nel mondo succedono un sacco di cose: la Francia viene occupata, scoppia la guerra… Ma tutto questo non intacca il personaggio, il suo mondo è limitato al commissariato e alla casa del morto. Io invece ho voluto creare un personaggio che invecchiasse e che vivesse nel suo tempo. Ecco perché già fin dal primo romanzo ci sono allusioni alla situazione politica italiana» (cfr. “Camilleri sono”, in “MicroMega – Tutto Camilleri”, 2019, pp. 303-304).
“Le memorie di Maigret” (il 35° romanzo dedicato a Maigret) fu scritto da Simenon nella sua tenuta di Lakevilla (Connecticut) dal 19 al 27 settembre 1950; il libro fu poi pubblicato in Francia nel gennaio del 1951 presso l’editore Presses de la Cité. Simenon scrisse il romanzo in occasione del ventesimo anniversario dell’esistenza editoriale del poliziotto più famoso di Francia; e voleva che fosse ben distinguibile dagli altri, tanto che pensò, inizialmente, di pubblicarlo senza che comparisse il nome dell’autore in copertina.
Nel testo Maigret, ormai pensionato, decide di scrivere le sue memorie, al fine di rettificare il ritratto “più vero della natura” (“plus vrai que nature”, cioè “très bien imité, très ressemblant”) tratteggiato da Simenon. Maigret racconta anzitutto l’incontro avuto al Quai des Orfèvres (il Palazzo di Giustizia di Parigi) con lo scrittore e giornalista Georges Sim (uno degli pseudonimi più utilizzati da Simenon), venuto per conoscere i suoi reali metodi di indagine. A lui il commissario narra la sua infanzia e adolescenza, il suo arrivo a Parigi, la sua decisione di entrare nella polizia, l’incontro con Louise, che diventerà sua moglie; traccia poi un quadro “veritiero” della vita di un giovane poliziotto nella Parigi degli anni Venti. Le memorie terminano con la nomina di Maigret a ispettore della Brigata Speciale del Quai des Orfèvres e con gli esordi in questo nuovo incarico, all’età di trent’anni.
Maigret ci tiene a sottolineare di non essere affatto un eroe, ma solo uno scrupoloso dipendente pubblico; esprime dunque il suo disappunto per il ritratto che Simenon ha fatto di lui; e benché dichiari di sentire amicizia per lo scrittore, non nasconde le sue opinioni sugli attori che lo hanno interpretato al cinema o su alcune contraddizioni rilevate nei romanzi che lo hanno come protagonista. Inoltre, elencando le tipologie di delitti che ha dovuto risolvere, Maigret si rammarica che Simenon abbia raccontato solo quelli più “eccezionali”, più interessanti soprattutto sul piano psicologico: essi infatti costituivano in realtà solo “una parte insignificante” delle sue attività; il mestiere del poliziotto, invece, è molto più monotono di quanto si possa credere leggendo i romanzi di Simenon.
Tornando all’articolo di Camilleri, Montalbano esprime un giudizio interessante su questo strano romanzo di Simenon: «Ho appena finito di leggere un romanzo, “Le memorie di Maigret”, nel quale il celebre commissario francese tenta di prendere le distanze dal suo autore. Sinceramente il libro mi ha deluso, il che non mi capita frequentemente leggendo Simenon. In buona sostanza, Maigret si limita a mettere i puntini sulle “i”, chiarisce che non è vero che ha sempre portato la bombetta, che non è così massiccio e ruminante come viene descritto, che la stufa del suo ufficio prima era collocata in un’altra stanza… Dettagli superficiali che nulla aggiungono o tolgono al personaggio. C’è un solo passo che mi ha interessato veramente e che in qualche modo apparenta la mia condizione a quella del collega francese ed è quando egli accusa l’autore di avere la supponenza di saperlo rendere più vero di quanto non sia e di avere la brutta abitudine di dare un po’ troppe “aggiustatine” alle storie. A quest’ultima accusa Simenon ribatte: “Provi a raccontare a qualcuno una storia qualsiasi. Se non la ritocca un po’, apparirà inverosimile, inventata”. E mi viene francamente di catafottermi dalle risate all’idea di quali e quante “aggiustatine” il povero Camilleri dovrà fare uso per rendere “verosimili” storie dei giorni nostri, storie che una deriva delle leggi prossime venture trionfalmente avvia verso il mare aperto dell’inverosimiglianza assoluta» (“MicroMega – Tutto Camilleri”, p. 102).
Come si vede, già qui il personaggio pone il problema delle “aggiustatine”, delle necessarie modifiche “romanzesche” che l’Autore deve inserire nelle vicende del suo personaggio; e questo tema sarà al centro della polemica fra Camilleri e Montalbano all’interno di “Riccardino”, il romanzo pubblicato postumo nel 2020 ma scritto nel 2005. Come è noto, infatti, Camilleri aveva “programmato” la fine del suo personaggio già da allora, inserendola in un romanzo destinato ad essere l’ultimo della saga del commissario.
Camilleri dunque aveva già deciso come dovesse concludersi la storia del commissario: «io, per scaramanzia, a Montalbano non gli dico che ho intenzione di eliminarlo, perché è capace che mi liquida prima lui. Però il romanzo io l’ho scritto, l’ho finito, ma è nel cassetto della signora Elvira Sellerio, a futura memoria. Perché ho avuto l’illuminazione su come farlo finire – e non banalmente con un colpo di pistola o mandandolo in pensione, ma su come farlo scomparire come personaggio letterario, togliendogli la possibilità di sopravvivenza». (A. Camilleri, “Perché faccio scomparire il commissario Montalbano”, in “MicroMega – Tutto Camilleri”, 2019, pp. 159-160; è la ristampa di un articolo del marzo 2006 comparso sulla stessa rivista).
Ora, come ormai tutti sanno, “Riccardino” è stato letto da molti critici in chiave pirandelliana; così scrive ad es. Salvatore Silvano Nigro nella Nota finale: «In questo romanzo governato da motivi pirandelliani, l’Autore, che sta scrivendo la “storia” che il personaggio “sta vivendo”, vuole raccontarla a modo suo: come romanzo. Montalbano vuole invece vivere la sua vita, in quanto vita. Si è dentro il paradosso dell’“arte pirandelliana” che, scriveva Camilleri, ponendosi sulle orme di Adriano Tilgher, “consisteva nel rappresentare l’eterno contrasto tra la vita e la forma: la vita ha bisogno di consistere e perciò si crea una forma, ma la forma imprigiona e condanna a morte la vita che, per fluire di nuovo, è costretta a spezzare la forma. Un serpente che si morde la coda”» (“Le due redazioni del romanzo”, in “Riccardino”, pp. 278-279).
Tuttavia sia Nigro sia gli altri critici che hanno studiato “Riccardino” non hanno finora sottolineato adeguatamente il legame profondo di questo libro con “Le memorie di Maigret” simenoniane; e dire che lo stesso Camilleri, come si è visto, aveva indicato chiaramente questa “parentela” fin dal 2002 con il suo articolo su “MicroMega”.
Ovviamente, non si vuole con questo sminuire la componente “pirandelliana” di “Riccardino”, che esiste ed è fondamentale; infatti, in questo “metaromanzo” emergono due dati “surreali” di fondo: 1) il confronto tra il Montalbano “letterario” e quello “televisivo”; 2) il rapporto sempre più conflittuale fra il commissario e il suo Autore (che nella prima redazione era chiamato “Camilleri”).
A questo proposito, non era la prima volta che Camilleri si presentava in interazione col suo personaggio: già nel racconto “Montalbano si rifiuta” (tratto de “Gli arancini di Montalbano”, 1999) l’Autore si era fatto telefonare da un Montalbano inorridito per il coinvolgimento in un racconto insolitamente pulp; inoltre c’erano state delle interviste “alla Zelig” (che lo mettevano a confronto con il suo personaggio) e alcuni diari del commissario pubblicati sulla rivista “MicroMega”, ove venivano commentati fatti politici o di attualità.
In particolare, nel già citato numero commemorativo di MicroMega (luglio 2019) viene ripubblicato un testo di Camilleri del maggio 2001, intitolato “Perché si è dimesso il commissario Montalbano”, in cui Camilleri racconta di avere incontrato il suo personaggio alla trattoria “San Calogero”, trovandolo “dimagrito e di umore nìvuro”. Il commissario annuncia la sua decisione di dimettersi dopo aver ricevuto la proposta di dirigere l’OVRA di Montelusa (ma la sigla ora significa “Organizzazione volontaria repressione antiberlusconismo”); deplora inoltre che il governo abbia stabilito che in periodo elettorale non si possa arrestare nessuno, per cui si è visto costretto a inventare le elezioni permanenti (“si vota per 360 giorni all’anno e tu per 360 giorni non puoi arrestare nessuno. […] Hanno inventato il voto per legittima difesa!” (p. 62). Quanto ai suoi programmi dopo le dimissioni, Montalbano dice: “Che devo fare? Me ne vado in pensione e mi marito con Livia. (con un sospiro) Lo vedi, macari a questo mi hanno costretto! A maritarmi” (p. 64).
Questi colloqui fra Autore e personaggio preludono al contrasto insanabile che esplode in “Riccardino”, ma dimostrano anche che era latente il disagio di Camilleri nei confronti di un personaggio invadente e “ricattatorio”. Non a caso, dopo il successo straordinario dei primi romanzi di Montalbano, Camilleri si definì vittima del “ricatto di Montalbano”: «Da quel momento è iniziato quello che io chiamo il ricatto di Montalbano, che consiste nel fatto che non solo Montalbano vende quello che vende, ma mi fa vendere anche gli altri romanzi a cui tengo di più… Spesso, infatti, mentre scrivo un romanzo storico che mi impegna sul serio, nei momenti di difficoltà mi spunta Montalbano e mi dice: “Ma chi te lo fa fare di scrivere ‘sto romanzo? Scrivi un altro episodio con me protagonista, è più facile, c’hai i paletti già messi, basta scrivere del commissariato e già ti trovi metà romanzo fatto”, e io devo allontanare la tentazione» (“Camilleri sono”, in “MicroMega”, maggio 2018, riproposto nel numero del 2019 a p. 303).
Il successo “eccessivo” di Montalbano “infastidiva” Camilleri, che si sentiva “schiavo” di un vero e proprio “personaggio seriale”; da qui la sua idea di “uccidere” il commissario, facendolo uscire di scena come e quando diceva lui. Tuttavia, mentre Riccardino – già pronto – giaceva ibernato in un cassetto della casa editrice Sellerio, gli anni passavano, altri romanzi di Montalbano si aggiungevano ai precedenti e il successo editoriale e televisivo del personaggio non accennava a diminuire. Inoltre, col tempo, “Riccardino” appariva all’autore sempre più obsoleto, non tanto nell’articolazione della trama quanto a livello linguistico; infatti in quegli anni la “lingua bastarda” della prima stesura era stata superata dalla “lingua ‘nvintata” perfezionata da Camilleri nei successivi romanzi.
Ecco dunque che nel 2016, «a 91 anni compiuti, sorpreso di essere ancora vivo e di avere ancora voglia di scrivere» (cfr. MicroMega 2019 pp. 275-276), ormai privo della vista e aiutato da Valentina Alferj, Camilleri riprese in mano “Riccardino”, senza cambiarne la trama ma aggiornandone la lingua.
Tornando al rapporto fra personaggio e Autore, in “Riccardino” si legge che una decina d’anni prima (più o meno in concomitanza, col primo romanzo della serie, “La forma dell’acqua”, del 1994) Montalbano «aviva avuto la bella isata d’ingegno di contare a ‘n autore locali ‘na storia che gli era capitata e quello ci aviva arraccamato supra un romanzo” (p. 9). La cosa era andata avanti, i romanzi “erano addivintati i cchiù vinnuti in Italia ed erano stati tradotti macari all’estiro».
Le storie del commissario erano approdate in televisione e avevano ottenuto un successo straordinario: ma a quel punto le cose erano cambiate: «Da quel momento la musica era cangiata. Ora tutti l’arraconoscivano e sapivano chi era ma sulo in quanto pirsonaggio di tilevisioni. ‘No scassamento di cabasisi ‘nsupportabili, che pariva nisciuto paro paro da ‘na commedia di ‘n autro autore locali, un tali Pirandello. E meno mali che l’attori che faciva lui, bravissimo, non gl’assimigliava per nenti e tra l’autro era cchiù picciotto di ‘na decina d’anni (il cornuto!), masannò sarebbi stato consumato, non avrebbi cchiù potuto caminare strata strata senza essiri fermato a ogni passo da dimanne d’autografi» (“Riccardino”, p. 9).
Il disagio del commissario consente all’Autore di allargare il suo spazio; è lui, infatti, con la sua voce “arragatata” dalle sigarette, a condurre le fila della vicenda, discutendo con il suo personaggio sull’indagine in corso; ne vengono fuori posizioni sempre più diverse, in particolare sul rapporto con il Montalbano televisivo. Il commissario polemizza apertamente con Camilleri, definito “testa di calabrisi” (p. 147) per la sua cocciutaggine, e si dissocia sempre più dalle sue scelte e dalle sue “imposizioni”.
Dopo una serie di telefonate in cui Autore e personaggio cercano un impossibile compromesso sul modo di narrare la vicenda, il dissidio arriva al culmine quando Montalbano si vede proporre un finale “quasi ridicolo”, basata su “americanate” intollerabili (anche se adatte a una rielaborazione televisiva); l’Autore infatti ha preferito rimuovere i riferimenti “scomodi” a mafia, “parrini” e politica, proponendo un finale “all’americana”, con tanto di inseguimento e salto della staccionata.
Come si vede, Camilleri – anche nel momento estremo – “nobilita” il suo personaggio, lo mostra – come sempre – integerrimo e ostile a ogni compromesso; già così lo aveva descritto, ad esempio, ne “Il cane di terracotta” (1996): «in quel gran cinematografo di corruttori, corrotti, concussori, mazzettisti, tangentari, mentitori, ladri, spergiuri, a cui ogni giorno s’aggiungevano nuove sequenze, il commissario, verso le persone che sapeva inguaribilmente oneste, da qualche tempo principiava a nutrire un senso d’affetto»(“Il cane di terracotta”, p. 46). Del resto, Camilleri aveva spesso sottolineato le notevoli qualità umane e civili del suo personaggio: «Per i suoi principi e la sua apertura mentale, il mio protagonista incarna l’idea di Stato che io auspico, retto ed onesto, forte e portatore di valori e di sicurezza. È quell’idea di Stato che più di ogni altra regione la Sicilia ha misconosciuto» (“Vi racconto Montalbano – Interviste”, p. 71).
Di fronte alla coerente presa di posizione del personaggio, l’Autore si mostra ostinato, chiuso al dialogo, incatenato a schemi e pastoie intollerabili. Questo impietoso “autoritratto” fa riflettere, perché evidentemente Camilleri ha voluto presentare in modo negativo se stesso e il suo ruolo di narratore; e si ha l’impressione che i rimproveri che gli muove il personaggio rispecchino un’analoga impietosa riflessione dell’Autore su se stesso e sulla sua scrittura. Come Manzoni, proseguendo i suoi studi sul romanzo storico, era arrivato a “paralizzare” la sua vena narrativa, così Camilleri arriva alla consapevolezza di non riuscir più a gestire il rapporto con un personaggio che ha oltrepassato i limiti originari diventando, in qualche modo, “patrimonio dell’umanità”.
In effetti, quando nel 2016 Camilleri ha rivisto “Riccardino”, ha sostituito all’originaria presentazione del suo nome quella più generica di “Autore”; non sarà estranea a questa decisione, forse, l’intenzione di fare anche di se stesso una sorta di “personaggio”, che non a caso scende in campo nel romanzo e manifesta il suo carattere scontroso e opportunista, facendo così risaltare al massimo la “beatificazione” del personaggio.
Comunque sia, si arriva ad una rottura definitiva, che Montalbano notifica a Camilleri con un fax: «Caro il mio Autore, io credo che con questa storia si è allargata tra noi una crepa esistente già da qualche tempo, crepa che rende sempre più difficile ogni ulteriore collaborazione. Non so cosa sia successo, non penso sia solo stanchezza reciproca, ma credo che sarà assai difficile riuscire a incollare nuovamente i pezzi rotti» (ibid., p. 259).
Montalbano, amareggiato, sente “il sapori della sconfitta” e matura “un’unica conclusioni possibili” (p. 272), cioè l’autocancellazione, l’estinzione volontaria. Ma prima di questo “suicidio” rivolge un ultimo pensiero alle persone/personaggi che ama di più: «Pinsò a Livia, a Fazio, a Mimì Augello, a Catarella e gli venni un groppo. Allura si pirmittì il lusso di una lagrima» (ibid., p. 272).
Poi lentamente inizia a cancellare il paesaggio intorno a sé; la cancellazione del personaggio coincide con quella del suo mondo, del suo ambiente, del suo contesto. Così il commissario evapora: e di lui resta solo un flebile suono vocalico.  Questo è il finale di cui parlava Camilleri: Montalbano non viene ucciso in un’indagine, non muore in un incidente, non va in pensione. Semplicemente, viene a conflitto con il suo Autore, lo rinnega, si ribella e si autoesclude e si “autocancella”.
Come si vede, ammesso che lo spunto del dialogo Autore-personaggio abbia anche una forte base simenoniana, “Riccardino” ha sviluppato il tema approdando a esiti diversi e indubbiamente di alto livello narratologico e letterario.
Va detto però che, se “Riccardino” aveva un’intenzione “conclusiva”, negli anni successivi alla sua reale composizione erano usciti tanti altri romanzi di Montalbano, sicché si può dire con certezza che, cronologicamente, la vera conclusione della storia di Montalbano è “Il metodo Catalanotti”, pubblicato nel 2018; e ciò avvenne per la fine dell’autore, non per l’autocancellazione del personaggio.
Va ricordato infatti che anche “Il cuoco dell’Alcyon” (pubblicato l’anno dopo, nel 2019) era stato scritto da Camilleri molto prima de “Il metodo Catalanotti”; motivi editoriali avevano indotto Sellerio a pubblicare allora un romanzo nato diversi anni prima: “Questo racconto è nato una decina di anni fa non come romanzo ma come soggetto per un film italo-americano. Quando mi è venuta a mancare la coproduzione, ho usato quella sceneggiatura, con alcune varianti, per un nuovo libro di Montalbano che, inevitabilmente, risente, forse nel bene, forse nel male, della sua origine non letteraria” (“Il cuoco dell’Alcyon”, Nota datata “aprile 2019”, p. 249). Non a caso, ne Il cuoco dell’Alcyon non si fa alcun cenno al nuovo amore di Montalbano, Antonia, mentre ritorna la normale vita del commissario, routine con Livia compresa.
Dunque, Il metodo Catalanotti (2018) è la vera conclusione della vicenda di Montalbano, presentando fra l’altro una radicale trasformazione del commissario e risultando una sorta di “riappropriazione” finale del personaggio da parte dell’autore. In questo romanzo il commissario (che, documenti alla mano, dovrebbe avere almeno 65 anni), si innamora perdutamente di una collega, Antonia Nicoletti, che lavora nella polizia scientifica ed è stata da poco trasferita dalla Calabria.
La ventennale storia d’amore con Livia entra in crisi irreversibile e il personaggio si trasforma inopinatamente in un’altra persona: è come se Renzo, alla fine dei “Promessi Sposi”, si innamorasse improvvisamente di un’altra fanciulla, adocchiata magari fra le baracche del lazzaretto, o come se il commissario Maigret improvvisamente – dopo 75 romanzi scritti fra il 1930 e il 1972 – abbandonasse la sua moglie alsaziana Louise Léonard (che, come si legge nelle “Memorie di Maigret”, aveva sposato nel 1912).
In un ottimo articolo sulla “Lettura” (15/7/2018), Antonio D’Orrico, critico letterario del “Corriere della Sera”, scriveva così: «In questo spettacolare, sorprendente romanzo, Camilleri si riprende Montalbano, lo rimette in gioco, lo inventa daccapo. Una sfida temeraria che il grande scrittore lancia ai suoi lettori, ai suoi personaggi, ma soprattutto a sé stesso». Lo stesso Camilleri, in un’intervista al Camilleri Fans Club, commentò così questo penetrante giudizio: «Mi ha molto colpito il pezzo di D’Orrico per la sua acutezza. Durante la scrittura mi sono ritrovato più volte ad avere la consapevolezza di voler riappropriarmi del mio personaggio. Potevo farlo solo attraverso un’energia sorprendente e nuova» (cfr. https://sellerio.it/it/intervista-andrea-camilleri/).
Alla perplessità di molti lettori per l’evoluzione imprevista del personaggio, Camilleri replicava perentoriamente: «Il personaggio lo scrive l’autore, il lettore se lo può interpretare come vuole, ma la paternità resta sempre di chi l’ha concepito, scritto e inventato».
L’Autore dunque ha voluto giocare con il suo personaggio, lo ha immesso in una trama diversa dal consueto, ne ha manipolato le caratteristiche più note e comuni, lo ha re-inventato. In questa nuova prospettiva, veniva dimenticata anche la prospettiva immaginata per “Riccardino”: e forse, se la morte non avesse posto fine alla produzione del Maestro, il nuovo Montalbano avrebbe potuto vivere situazioni del tutto nuove, con sviluppi narrativi imprevedibili.
Mario Pintacuda
 
 

Radio RTM Modica, 10.11.2023
In primavera inizieranno le riprese di “Montalbano”
[L'articolo, che riportiamo per completezza di informazione, è basato su vecchie dichiarazioni di Angelo Russo; in realtà non c'è alcuna novità al riguardo, NdCFC]

Luca Zingaretti alla regia e le riprese che inizieranno nella primavera del prossimo anno. Sono due le notizie trapelate per quel che concerne la famosa serie del “Commissario Montalbano” che da ventuno anni, appassiona un numero incredibile di telespettatori.
Sebbene non vi siano ancora annunci ufficiali al riguardo, si hanno già due notizie: la prima è la sicurezza data da uno dei principali attori della serie. Più volte, nel corso delle tante interviste rilasciate da Angelo Russo, il Catarella della fortunata serie, lo stesso ha confermato che la casa di produzione romana concluderà con gli ultimi due episodi il ciclo di racconti usciti dalla penna del maestro Camilleri. La seconda è che sarà proprio “Riccardino” (romanzo scritto da Camilleri nel 2005, rimaneggiato nel 2016 e pubblicato postumo su indicazione dell’autore) il testo su cui la produzione sta già lavorando, come avvenuto con le altre opere dello scrittore siciliano nel corso delle tante stagioni della fortunata fiction Palomar.
Il secondo dei due episodi anticipati da Russo potrebbe essere dedicato a “Il cuoco dell’Alcyon“, romanzo pubblicato da Camilleri pochi mesi prima della sua scomparsa, avvenuta nel luglio del 2019.
Ma la novità che rappresenta il vero punto di svolta della fiction è colui che siederà dietro la macchina da presa. Orfana della magistrale opera del regista Alberto Sironi, scomparso nell’agosto del 2019, sarà proprio il commissario più famoso del tubo catodico a dirigere l’intero gruppo di lavoro.
Solo un mese fa, lo storico volto del Commissario Montalbano aveva fatto il suo debutto alla regia con un film tratto dal primo romanzo di Daniele Mencarelli, “La casa degli sguardi”. Il nuovo anno, invece, sarà foriero per il 61enne attore romano di nuove sfide e di nuovi traguardi da raggiungere.

Calogero Castaldo
 
 

I Calabresi, 12.11.2023
Il brigante calabrese che stregò Camilleri
Il racconto di Vincenzo Padula è stato riadattato per il teatro e per la radio con la partecipazione di Aroldo Tieri. E compare nella "Penna di Bruzio", il docufilm di Giulia Zanfino


Una rara edizione del racconto di Vincenzo Padula

Nel 1952 il giovane Andrea Camilleri, ventisettenne neodiplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, dove successivamente insegnerà regia, compra un libro di un autore calabrese a lui ancora sconosciuto. Ad attirare la sua attenzione fu il titolo Antonello capobrigante calabrese, dramma in cinque atti di Vincenzo Padula, scritto nel 1850. L’aneddoto è raccontato dallo stesso Camilleri nel docufilm La penna di Bruzio, una coproduzione dell’associazione Stato delle Persone, Fondazione Vincenzo Padula e dalla CineDue dei fratelli Aragona, distribuito da RAI Storia. Il film, nato nel 2016 da un’idea di Mattia Scaramuzzo, per la regia di Giulia Zanfino, ha visto la partecipazione, oltre che dello scrittore empedoclese, anche di Carlo Verdone e Riccardo Iacona.
Briganti, una mistificazione storica
Camilleri racconta di essere stato catturato dalla suggestione delle parole capobrigante e calabrese, questo a causa di una sua personale e radicata convinzione, relativa a una mistificazione storica, avvenuta subito dopo l’unità d’Italia, in merito al problema del brigantaggio. Un vecchio specchietto riassuntivo del Comando militare per la repressione di Capua, sempre secondo il racconto di Camilleri, riportava un consuntivo dei briganti uccisi e arrestati dal 1861 al 1863; si trattava di circa 3780 morti e oltre 4000 detenuti. È proprio intorno a questi numeri che nasce il dubbio attorno al quale Camilleri si chiede se tutti i meridionali erano diventati briganti o se si tacciava di brigantaggio la rivolta contadina di chi chiedeva nient’altro che pane e lavoro.
[…]
Maria Concetta Loria
 
 

ABC de Sevilla, 12.11.2023
Córdoba entre líneas
Cristóbal Lovera: «La política está hoy en una postración total»
Fue el primer secretario de la UCD de Suárez en Córdoba y estrenó el puesto de delegado de Agricultura con el PSOE. Se formó en Suiza y en Versalles

[…]
Montalbano y Sicilia
-El psicólogo clínico Vicente Sánchez, a quien entrevistamos aquí hace dos semanas, dice que usted es, como él, un gran aficionado a la buena mesa y a las novelas de Andrea Camilleri.
-Sí, sí. Hay restaurantes de Sicilia que tienen la foto de Montalbano en la puerta. Vigata es el pueblo donde Montalbano ejerce de policía, pero no existe, es una ficción. Pero el espíritu de Montalbano impregna toda Sicilia, y hay platos dedicados a Montalbano, vinos dedicados a Montalbano. Sicilia es un sitio al que hay ir. Hay que ir. Es una maravilla.
[…]
Rafael Aguilar
 
 

La Repubblica, 13-14.11.2023
Il libro – “Il giudice Surra e altre indagini in Sicilia” di Andrea Camilleri (Sellerio, pagg. 192, euro 14)
Il metronomo di Camilleri
Pubblichiamo parte della prefazione alla nuova raccolta di racconti del grande scrittore siciliano. In cui il magistrato-noirista ricorda gli incontri con il Maestro. E la strana storia del tempo scandito...

Mi proclamo orgogliosamente corresponsabile di due dei tre episodi narrativi che compongono questa magnifica “compilation”. E che illustrano a perfezione una delle doti più universalmente riconosciute e stimate del Maestro: la sua impareggiabile generosità. Tutto cominciò intorno al 2005. Con Carlo Lucarelli nacque l’idea di un’antologia di racconti a sfondo poliziesco che potesse, allo stesso tempo, originare altrettante trasposizioni televisive. Un simile disegno non era concepibile senza la presenza di Andrea Camilleri. L’idea, per nostra fortuna, gli piacque. Era stato a lungo uomo di televisione, ci spiegò. Non era mai stato preda dello snobismo che a volte inquina il rapporto fra l’autore letterario e l’adattamento per immagini della sua opera. Pose un’unica condizione: che il racconto non contemplasse la figura del commissario Montalbano, riservata, letterariamente, disse, a Sellerio: il rapporto che lo legava alla casa editrice era di profonda stima e autentica lealtà, e non di minore importanza era l’affetto che lasciava trasparire per la gente di casa Sellerio. Nacque così Troppi equivoci, che venne inserito nell’antologia einaudiana Crimini. Un racconto contemporaneo dal ritmo incalzante che si dipana a partire da una citazione metalinguistica che sa di sapido ammiccamento — Bruno risponde per scherzo a una telefonata e viene scambiato per chi non è, e precipita in un’equivoca avventura così come il Cary Grant di Intrigo Internazionale — e prosegue in un crescendo di colpi di scena, agili e nervosi, nei quali la casualità gioca un ruolo determinante. L’antologia funzionò, e dal racconto di Camilleri fu tratto l’omonimo film per la Tv diretto da Andrea Manni e interpretato, fra gli altri, da Beppe Fiorello e Claudia Zanella. Ma questa è solo una parte della storia. Visto che il colpevole, com’è noto, prova un’irredimibile attrazione per il luogo del delitto, qualche anno dopo tornai a importunare il Maestro con una nuova proposta. Si trattava ancora di un’antologia. Aveva per oggetto la figura e il ruolo del giudice. Correva l’anno 2010. L’idea era di raccogliere tre storie emblematiche (eravamo ancora insieme a Lucarelli), nelle quali i giudici non recitassero, secondo la vulgata dominante, il ruolo dei cattivi, ma, al contrario, fossero protagonisti in positivo. E così mi rivolsi ancora a Camilleri, che in più occasioni aveva preso posizioni pubbliche tanto equilibrate quanto ferme nel difendere non tanto i singoli giudici, quanto il ruolo istituzionale. Mi ricevette nella sua storica casa in Prati un pomeriggio d’autunno. C’era un tempaccio che sembrava smentire tutti i luoghi comuni sulle gaie ottobrate romane. Camilleri era avvolto da una nube di fumo e vagamente polemico contro il “proibizionismo salutista” che si faceva strada a larghi passi. Gli ricordai un passaggio di un Montalbano di qualche tempo prima, il brindisi di un “parrino” (nel senso di Michael Corleone) all’annuncio della strage di Capaci. Mi raccontò della sua amicizia con il giudice Suriano, fine giurista e ancor più fine autore: io stesso, d’altronde, avevo incontrato Camilleri grazie al figlio Francesco. Poi, di colpo, dopo l’ennesima boccata, mi disse: «dalle mie parti c’è un’erba maligna che si chiama surra. È un’erba tenace, che non riesci ad estirpare. Ho sempre considerato la tenacia una qualità essenziale. Perciò scriverò un racconto che si chiamerà Il giudice Surra, dal nome dell’erba. Sarà un racconto storico. Si comporrà di quarantotto pagine. Te lo consegnerò il…» e sparò una data, di lì a un po’ di mesi. «Ma se l’hai già scritto» obbiettai «perché non me lo dai subito? Poi lo impaginiamo a tempo debito». Si irrigidì. Capii, dalla sua risposta, di aver sfiorato l’incidente diplomatico: «io non ho già scritto il racconto» puntualizzò, ora serissimo, «se l’avessi scritto certo che te l’avrei dato. Io so come lo scriverò perché già lo vedo. È il mio modo di procedere. Quando devo scrivere, subentra una forma di razionalità che prende la forma di una sorta di metronomo interiore. Un regolatore di ritmo che mi fa vedere in anticipo come sarà la storia che ho in mente, e quando sarà pronta». Fui fortunatamente perdonato. Il racconto venne consegnato esattamente nei tempi previsti. Finì nell’antologia Giudici. Constava di esattamente 48 pagine. Camilleri era stato di parola, e con una precisione che lascia sbalorditi. Il giudice Surra ci appare, a un primo livello, indifferente alle minacce mafiose semplicemente perché, neanche fosse un novello Mister Magoo, sembra non accorgersene. Pensi, leggendo: gli manca l’algoritmo per interpretare certi codici territoriali. Poi, però, ti viene un altro pensiero (che Camilleri, peraltro, suggerisce): Surra ci lascia intendere di non capirli, quei codici. In realtà, agisce nel modo migliore per neutralizzarli. Li ignora, procede dritto per la via maestra della giustizia. È “surra”, tenace e inestirpabile, perché questa è la sua natura. E in questa tenacia, in questa resistenza sta la forza del suo essere integerrimo magistrato. Un segnale sottile, e sottilmente “politico”, di quelli che solo Camilleri, nella leggerezza del suo fluire narrativo, sapeva comunicare. Il medaglione, infine, è una storia profondamente camilleriana, una novella gentile nella quale il Maestro dimostra, una volta di più, la sua personalissima, e per certi versi unica, abilità nel declinare il genere poliziesco secondo una ricca pluralità di registri. L’impianto è “mistery”, ma il mistero in questione attiene alla sfera più intima dei sentimenti: è un mistero della memoria, e nello stesso tempo dell’anima. In termini di giallo classico, il finale del Medaglione equivale alla scena in cui il detective smaschera il colpevole, riaffermando il primato della giustizia.
Se sostituiamo alla giustizia degli uomini la serenità di un animo tormentato, vediamo come, ancora una volta, Camilleri sia riuscito a piegare le regole del genere alla sua inimitabile polifonia, qui declinata sulle note tenere e patetiche di una sinfonia campestre. E, nello stesso tempo, questo girotondo di vite ordinarie illuminate da un’ironica “pietas” ci ricorda che, fra le radici del Maestro, si annidano i profili mesti e severi di tanti “vinti” di verghiana memoria.
Giancarlo De Cataldo
 
 

Libreria Modusvivendi, 14.11.2023
Ore 18:00
Camilleriade di Lo Scrudato/Pintacuda/Puleio: presentazione da Modusvivendi

Da Modusvivendi prima presentazione per "Camilleriade", un viaggio letterario nei romanzi e nei luoghi di Andrea Camilleri, un lavoro firmato a sei mani da Vito Lo Scrudato, Mario Pintacuda e Bernardo Puleio.
Con gli autori dialoga Nina Nocera.
Sponsor tecnico: The Hotel Sphere - Hotel Plaza Opéra e Principe di Villafranca


 
 

Giornale di Sicilia, 14.11.2023
Il saggio scritto da Lo Scrudato, Puleio e Pintacuda: a legarli il liceo Umberto I di Palermo
Da Montalbano ai pinseri del maestro
La “Camilleriade” svela tutti i segreti
Un poderoso volume per raccontare il variegato mondo dello scrittore agrigentino: dai romani storici ai luoghi dell’anima

Tre uomini per un autore. Se pensate di sapere tutto su Andrea Camilleri, non avete ancora letto Camilleriade (Diogene multimedia editore; pp.466; 25 €) volume scritto a sei mani da Vito Lo Scrudato, Mario Pintacuda e Bernardo Puleio. Il libro, che sarà presentato oggi alle 18 alla libreria Modus vivendi, come ben spiega la forma sostantivata al femminile del nome proprio dello scrittore empedoclino, è un’epopea camilleriana. Infatti studia e analizza con chirurgica precisione i luoghi, l’arte, i rapporti con Leonardo Sciascia, i pinsèri letterari e politici dello scrittore più amato dai siciliani (e non solo), ricostruendo un identikit del commissario Salvo Montalbano così preciso e dettagliato da far invidia al più abile dei tecnici delle forze di polizia. Potenza della (in)sana passione camilleriana che nutre da sempre, senza mai saziare, il trio Lo Scrudato – Pintacuda – Puleio accomunato anche da un altro fil rouge: il liceo classico Umberto I di Palermo. Lo Scrudato, infatti, è il preside di quell’istituto dove Puleio insegna Lettere e dove Pintacuda, prima d’andare in pensione, è stato docente di italiano, latino e greco. Nell’introduzione i tre autori spiegano il senso della loro (pregevole) opera ovvero «offrire al lettore, curioso di capire meglio il senso e il valore dell’opera dello scrittore siciliano, un’opportunità di studio e di libera analisi» che, bontà loro, dicono può porre «premesse bastevoli per ulteriori studi». E così Mario Pintacuda nel saggio Identikit di Montalbano, col rigore che gli è proprio, ricostruisce in maniera impeccabile, in tutti i suoi momenti noti e meno noti, la vita del commissario di polizia più amato dai telespettatori da Trieste in giù (“gigantesco quanto il suo stesso autore”).
Il meridionalista critico Bernardo Puleio, invece, nel suo saggio I romanzi storici di Camilleri e il rapporto con Sciascia, realizza un’analisi letteraria e storica dei due scrittori – pensatori, coinvolgendo nella sua ricerca anche i maggiori autori della letteratura siciliana degli ultimi due secoli. Mentre Lo Scrudato deve il motivo del suo Camilleri, i luoghi, l’arte e i pinsèri al fatto d’essere «in primisi agrigentino come l’empedoclino e perciò titolare della stessa conoscenza e dello stesso amore per gli stessi luoghi; in secundisi dalla condivisione della stessa parlata che implica la percezione profonda, atavica, del detto e non detto».
Pintacuda confessa d’essere stato un lettore – estimatore di Camilleri da subito «anzi, da prima di subito. Ricordavo benissimo, infatti, il suo nome come sceneggiatore di trasmissioni televisive famose quand’ero ragazzo per dirne solo una, la serie sul commissario Maigret con Gino Cervi». Da docente, già durante l’anno scolastico 2000 - 2001, quando il successo di Camilleri era ancora agli inizi, lo aveva fatto studiare nella classe ginnasiale della V H. «Dopo aver letto con gli studenti Gli arancini di Montalbano – racconta – ebbi l’idea dividere la classe in due gruppi per realizzare due testate giornalistiche: Il Corriere di Vigàta doveva parlare male del commissario, leggendo in chiave negativa le notizie relative alle sue indagini. Viceversa, Il vigatese doveva difendere Montalbano e commentarne positivamente l’attività. I risultati furono sorprendenti: era una classe di quindicenni ma in due, tre mesi erano diventati bravissimi. Inviammo gli articoli a Camilleri e lui ci onorò della seguente risposta, mandata per mail: «Carissimi picciotti e picciotteddre della V, voi non meritate di stare nella H ma di giocare in serie A! Devo sinceramente dirvi che me la sono scialata a leggere i vostri due giornali …». Quindi studiare Camilleri a scuola diventa semplicemente inevitabile, se è vero che la scuola non può essere solo una sorta di museo ove venerare sacre reliquie del passato ma è, anche e soprattutto, luogo di concreto contatto con la vita reale, con la società civile, col mondo di oggi». Piacevolezza della scrittura, fulminante ironia e capacità straordinaria di incidere sul linguaggio dell’intero Paese ma non solo. Per Bernardo Puleio «il successo di Montalbano ha nuociuto allo scrittore Camilleri, facendo ombra sullo straordinario scrittore che era». Puleio, appassionato di storia di storia della Sicilia postunitaria, ha scandagliato il lato meno del papà di Montalbano (“un comunista rimasto tale fino alla fine”) ovvero quello del suo rapporto con Sciascia. «Camilleri sviscera la realtà – continua Puleio - grazie all’uso del divertimento parodico del romanzo storico e ne scardina il genere. In lui c’è una puntuale analisi antropologica della Sicilia e delle sue occasioni mancate o affossate. Come Sciascia, analizza la micro–storia della Sicilia ma, a differenza, dello scrittore di Racalmuto che ci restituisce sempre un’analisi storica seria, Camilleri ne scrive utilizzando elementi parodistici che gli servono a dire la verità. Quindi, nonostante abbia fatto storcere il naso a critici e letterati, a Camilleri la serietà non manca affatto». Mentre nell’articolato saggio di Vito Lo Scrudato parte dalla finta Vigàta per arrivare al monologo su Tiresia recitato da Camilleri l’11 giugno 2018 al teatro antico di Siracusa.
Giusi Parisi
 
 

La Sicilia, 15.11.2023
A Gela la XXIII edizione del Premio nazionale “Gorgone d’Oro”, organizzato e promosso dal Centro di Cultura e spiritualità cristiana “Salvatore Zuppardo”
Il sole accende la “Gorgone d’Oro”

Simposio culturale a Gela in occasione della XXIII edizione del Premio nazionale “Gorgone d’Oro”. Organizzato e promosso dal Centro di Cultura e spiritualità cristiana “Salvatore Zuppardo”, fondato dallo storico Emanuele Zuppardo, l’edizione di quest’anno ha voluto rappresentare “una campagna di incentivazione alla fruizione della cultura per rafforzarne il valore sociale della lettura, della stampa, del cinema, strumenti per la crescita individuale e per lo sviluppo civile e sociale” dice il direttore artistico Andrea Cassini. Durante la cerimonia, che si è tenuta nella sala nobiliare di Palazzo Mattina, conferito all’attrice siciliana Simona Malato il riconoscimento per la sezione cinema.
[…]
Assieme a lei, premio alla scrittrice Arianna Mortelliti al debutto letterario con “Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni” (Mondadori). È la prima volta che la Mortelliti riceve un premio per l’opera prima, così come era stato a Gela negli anni ’50 per il nonno materno Andrea Camilleri, quando ancora non era conosciuto al grande pubblico.
Il libero è “un affresco dell’immaginazione, dono del nonno di cui sono stata – dice – i suoi occhi e le sue mani. Lui dettava, io battevo sui tasti”.
[…]
Valentina Miraglino
 
 

La Repubblica, 15.11.2023
Stasera in TV: film, programmi e serie di oggi mercoledì 15 novembre
Le serie e i film in tv in prima e seconda serata. La guida tv completa di Rai, Mediaset

E Montalbano perse la testa per la collega
Il commissario Montalbano
Rai 1 - 21.20
Nel caso Il metodo Catalanotti, Carmelo Catalanotti (Carlo Cartier), usuraio e fondatore di una compagnia di teatro amatoriale di Vigata, viene assassinato. Era il guru dei suoi allievi, sapeva essere geniale ma anche sadico. Il commissario Montalbano (Luca Zingaretti) indaga sul delitto, e perde la testa per la giovane collega della Scientifica (Greta Scarano).
[…]
Rai 1
21.30 IL COMMISSARIO MONTALBANO Regia Alberto Sironi, Luca Zingaretti con Luca Zingaretti, Sonia Bergamasco, Isabel Sollman Il Commissario Montalbano indaga sull’omicidio di Carmelo Catalanotti, usuraio e fondatore della Trinacriarte, compagnia di teatro amatoriale di Vigàta, di cui era il guru.

[…]
Scelti per voi da Silvia Fumarola
 
 

Quotidiano di Sicilia, 16.11.2023
“Il teatro certamente”, tra ricordi e amicizia
Il volume edito da Sellerio raccoglie i dialoghi tra Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale

Catania – Un atto d’amore nei confronti di un maestro che è stato anche, nonostante i 38 anni di differenza, non tanto un padre quanto un fratello maggiore. Così potrebbe essere definito il volume della Sellerio “Il teatro certamente”, che raccoglie i dialoghi tra Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale, quest’ultimo affermato regista che con il papà di Montalbano ha scritto per il palcoscenico una decina di copioni, molti tratti dalle opere letterarie camilleriane, ma anche originali.
Il reverente omaggio – anche della Sellerio – al romanziere più amato degli ultimi decenni, dallo stile talmente unico da far coniare, ricorda la Treccani, il neo-vocabolo camillerismo, si concretizza anche nel fatto che a firmare il libro è lui soltanto. Mentre in realtà – oltre al cuore palpitante del volume, rappresentato dalle registrazioni dei dialoghi e agli scambi epistolari degli anni in i due lavorarono a progetti comuni – illuminanti sono i raccordi e gli appassionati interventi di Dipasquale.
Così, lasciando sullo sfondo il mondo teatrale italiano degli ultimi 35 anni, dal libro emerge la storia di un’amicizia profonda, nata dopo una “domanda carogna” nell’esame in Accademia. “Andrea – ricorda nel volume Dipasquale – partecipava alle nostre cene di allievi esattamente come fosse uno di noi”. Si sentiva vicino a quei giovani perché anche lui, che avrebbe “fatto carte false pur di non diventare professore di lettere in Sicilia”, aveva studiato sempre nell’Accademia fondata da Silvio d’Amico. Quest’ultimo, nel 1947 a Firenze, da presidente della giuria del Premio Faber, gli aveva assegnato il riconoscimento per Giudizio a mezzanotte, testo che, rientrando in Sicilia, Camilleri avrebbe buttato dal finestrino del treno. Poi però aveva fatto domanda per il corso di regia in Accademia e s’era convinto di non essere stato ammesso dopo un esame in cui Orazio Costa aveva mostrato di non condividere le sue idee. Invece Costa lo stimava al punto che, lasciando l’insegnamento, lo avrebbe consigliato come suo successore.
In ogni caso, narra Dipasquale, Andrea Camilleri, diventato l’insegnante di regia capace di affascinare, sedurre, rapire, era vicinissimo agli allievi. E quando, come accadde in casa di Dipasquale, Leonardo Sciascia chiamò per parlare con lui, la telefonata fu considerata uno scherzo.
Ecco, “Il teatro certamente”, è una miniera di aneddoti, dona storie, dettagli, scene e retroscena di un Camilleri, “materialista e onirico” capace di mutare fatti semplici e umanissimi in sorprendenti racconti. Narrati soltanto a quell’allievo prediletto. Come la storia del gatto maculato viaggiatore abituale sulla tratta ferroviaria Termini-Palermo. O la vicenda, autentica, di Turi Ferro che, appreso di una sua malattia alla gola, gli organizzò, a Catania, una visita notturna con un luminare della medicina.
Perché c’è sì la Roma dell’Accademia e del grande Teatro, in questo libro. Ma c’è soprattutto l’Isola a tre punte, che, sottolinea Dipasquale, grazie a Camilleri divenne “quella … del paradosso siciliano: vivere della disdetta della propria natura, e in più riderci sopra”. Perché la comicità “è sempre una questione serissima!”. In questo affascinante talk-show scritto, Camilleri, parlando degli spettacoli con Dipasquale, divaga – narra, per esempio, dei suoi inizi, con Vittorio Gassman che, in Accademia, lo aiutò a recitare Arsenico e vecchi merletti – e poi passa a descriverli: da “Il birraio di Preston”, che debuttò nel 1999 nello Stabile di Catania al meraviglioso scherzo dell’anno successivo, “Troppu trafficu ppi nenti”, grande successo scritto nella “lingua di un tale che dovrebbe chiamarsi Crollaspeare”.
Seguì, sempre al Verga nel gennaio 2001, “La cattura”: tratto dalla novella di Pirandello era stato scritto per gli ottant’anni di un mostro sacro, Turi Ferro, morto proprio durante le recite. Nel 2003, poi, quello che Camilleri definisce “il mio primo spettacolo multimediale”, “La signora Leuca”, scritta per Ida Carrara, moglie di Ferro.
Andrea e Peppe – il primo in tondo, il secondo in corsivo, nei dialoghi – tornarono a Camilleri nel 2005 con “La concessione del telefono”, che debuttò a Catania ed ebbe uno straordinario successo. L’anno dopo un altro Shakespeare, “La tempesta”, e, dopo una lunga pausa, il 25 giugno 2016, in prima mondiale per il Festival di Spoleto, “Il casellante” camilleriano.
Avevano scoperto, i due amici, “di adorare… il viaggio su rotaie … perché il treno rappresenta “un mondo antifuturista, antico e a misura d’uomo”. Così, riferisce Dipasquale, Camilleri sognava di comprare una casetta simile al casello del suo casellante dove godere “dell’assoluta bellezza della solitudine, del silenzio”.
Il penultimo progetto teatrale fu quello di una “drammaturgia irrealizzabile: “La creatura del desiderio” debuttò in prima assoluta a Catania al Must Musco Teatro nel novembre del 2018. E nello stesso anno, l’omaggio a due maschere viventi, Tuccio Musumeci e Pippo Pattavina, con lo spin-off nato dalla “Concessione” e che, nel 2018, debuttò al Brancati di Catania, con il titolo “Filippo Mancuso e don Lollò”.
I due mattatori, rivela Dipasquale, tra le risate di Camilleri, che ne era affascinato, riuscirono a esaltare il pubblico andando a braccio e allungando a dismisura lo spettacolo, in un tripudio di applausi, in qualche caso addirittura di venticinque minuti.
Per scoprire altro su “Il teatro certamente”, occorrerà che saliate su quella navicella spaziale, metafora non soltanto della narrazione teatrale, ma anche letteraria. Una navicella lenta, però, come una carrozza ferroviaria. “Mi piace immaginare – scrive Peppe – che Andrea sia andato via prendendo… il treno dell’eternità, e che… fermandosi di stazione in stazione, dica a sé stesso: …puoi fermarti senza prescia anche dieci minuti in più”.
Giuseppe Lazzaro Danzuso
 
 

La Voz de Galicia, 16.11.2023
Alma, la muñeca que sació la obsesión de Oskar Kokoschka
Andrea Camilleri noveló la enfermiza historia de desamor y celos del pintor con la compositora y viuda de Gustav Mahler. Cuando ella lo dejó trató de superar la ruptura encargando una reproducción de la mujer

Oskar Kokoschka (Pöchlarn, Austria, 1886-Montreux, Suiza, 1980) tenía apenas 25 años cuando conoció a Alma Mahler en casa del pintor Carl Moll, padrastro de la viuda de Gustav Mahler —había muerto el año anterior— y mentor del joven, quien cayó inmediata y rendidamente enamorado mientras escuchaba cómo ella le interpretaba al piano Muerte de amor, del drama musical de Wagner Tristán e Isolda. Casi 400 cartas, poemas ilustrados, obras de teatro; seis retratos, siete abanicos pintados y otros lienzos dan testimonio del apasionado e incendiado romance que ambos vivieron y, sobre todo, del deseo de posesión por parte del artista, como de sus ansias de control y su angustia por perderla. Alma Mahler, que era mayor que él y mucho más social, una mujer de mundo, no soportó la asfixia y llegó aborrecida a 1915. Kokoschka —que sentía unos horribles celos hasta del fallecido Mahler— no acepta vivir sin ella ni imaginarla en brazos de otro. La acosa. E incluso se alista como soldado en la Gran Guerra, donde está a punto de morir en el frente ruso. Ya restablecido, en 1918, conoce a la artista y diseñadora de vestuario Hermine Moss, a la que encarga que le fabrique una muñeca a imagen y semejanza de Alma Mahler —para entonces ya se había casado, primero con el arquitecto Walter Gropius y después con el escritor Franz Werfel—. Recuperará a su amada, piensa, incluso a pesar de ella. Así, enviará doce cartas a Moss pormenorizando con textos, bocetos y dibujos aspectos de la imagen, el cuerpo y la fisonomía de Alma, incluso detallando las formas de sus órganos sexuales. Cuando ella tiene noticia del fetiche, anota indignada en su diario: «¡Me tuvo por fin como había querido tenerme siempre: como un instrumento sin voluntad y maleable en sus manos!».
Esta enfermiza historia sedujo a Andrea Camilleri, que la recreó en su novela La criatura del deseo, que acaba de traer al castellano el sello Salamandra. El narrador italiano realizó una investigación previa que lo llevó a sostener la importancia del episodio de Dresde —en el proceso de superación de la pérdida de su amante— frente a estudiosos que restan relevancia patológica a la «gran comedia de la muñeca» e incluso hablan del valor performativo de este fetiche, que hundiría sus raíces en otras incursiones del artista en el terreno de los títeres, autómatas...
En una fiesta en casa del pintor —ya toda una exitosa celebridad— en que presentó a Alma en sociedad, el desmadre fue tal que unos invitados trataron de forzar sexualmente a la muñeca. Tras echarlos de la habitación, entre el desenfreno alcohólico y la humillación, Kokoschka decapitó a Alma. Incluso lo visitó la policía, alertada por un transeúnte que creyó ver a una mujer desnuda y ensangrentada yaciendo en el jardín. Eran manchas de vino.
H. J. P.
 
 

La Repubblica, 16.11.2023
Ascolti, la Rai si affida a Montalbano. E stasera punta (di nuovo) su Sinner
Cambio di programmazione e spazio al tennis. Una scelta vincente, visti gli ottimi ascolti del match dell’altoatesino contro Djokovic. E la seconda rete ci riprova

Il commissario e il tennista. Montalbano e Sinner. È questo il binomio su cui punta la Rai per risollevarsi dalla crisi degli ascolti: l’usato sicuro e la novità. La trasposizione televisiva del personaggio creato da Andrea Camilleri, continua ad appassionare una larga fetta di pubblico: l'episodio Il metodo Catalanotti, riproposto ieri, mercoledì 15 novembre, su Rai 1, si è aggiudicato la prima serata, con 3 milioni 154 mila spettatori e il 18,8 di share. E stasera nuova indagine, mentre Rai 2 dà spazio al tennis.
[…]
Il commissario salva-ascolti
Eccolo, quindi, il poliziotto interpretato da Luca Zingaretti pronto a tornare in onda anche stasera, al posto del debutto della seconda stagione di Un Professore con Alessandro Gassmann, per evitare uno scontro in casa, visto che su Rai 2 alle 21, ci sarà Sinner contro Rune, un match che vale la semifinale del torneo di Torino. E per una singolare (ma forse nemmeno tanto) coincidenza, l’episodio di Montalbano che andrà in onda si intitola Rete di protezione.
[…]
 
 

La Repubblica, 17.11.2023
Ascolti tv, Montalbano (in replica) su Rai 1 batte il tennis su Rai 2
Si conferma l’ottimo seguito per il personaggio creato da Camilleri. Grande tifo per le imprese sportive di Sinner

Il Commissario Montalbano batte anche Sinner. Nella serata di ieri, giovedì 16 novembre, la replica su Rai 1 dell’episodio La rete di protezione, con protagonista il personaggio creato da Andrea Camilleri, ha conquistato una media di oltre tre milioni di spettatore (per l’esattezza 3.006.000), con uno share del 15,5 per cento.
[…]
 
 

Porteira do Mato, 17.11.2023
“The animal kingdom” dirigido por Giampiero Cicciò de Messina no palco amanhã em Roma

Novembro foi um mês frutífero para o ator e diretor de Messina Giampiero Cicciò: no dia 15 foi transmitida na Rai 1 a repetição do episódio “O método Catalanotti” da série Inspetor Montalbano da qual foi um dos intérpretes e estreia amanhã “O reino animal” De Rubi Thomas no palco em Teatro Belli em Roma para o qual ele dirigiu resenha da dramaturgia anglo-saxônica contemporânea “Tendência”.
[…]
Ontem foi transmitido o episódio da lendária série do “Inspetor Montalbano” que a coloca entre os protagonistas. Que lembranças você tem dessa experiência?
“Foi uma experiência muito importante para mim. O episódio estreou em 8 de março de 2021 e foi assistido por mais de 9 milhões de telespectadores. Lembro-me com prazer daqueles dias no set em que todos nós do elenco sabíamos que estávamos atuando em um episódio histórico, pois, aparentemente, é o último de uma das séries mais acompanhadas da história da TV italiana. Mas não é apenas uma questão de audiência. Quem trabalhou em Montalbano sabe que a qualidade da escrita de Camilleri é um presente para nós que interpretamos seus personagens.”
[…]
Felipe Costa
 
 

Bookcity Milano, 18.11.2023
H 17:00
Castello Sforzesco
Sala Viscontea
Piazza Castello 1, Milano
Capienza: 200
Andrea Camilleri e il teatro. Storia di un grande amore
Con Giuseppe Dipasquale, Peppino Mazzotta e Gaetano Savatteri

Andrea Camilleri e la sua idea di teatro, le sue esperienze di regia, le lezioni, il rapporto con generazioni di giovani allievi. Una narrazione scorrevole tra ricordi, discussioni teoriche, esempi di messa in scena si snocciola in questa appassionante conversazione tra il Maestro e Giuseppe Dipasquale, suo allievo all’Accademia Silvio d’Amico poi regista e autore teatrale.

LIBRI
Il teatro certamente. Dialogo con Giuseppe Dipasquale, Andrea Camilleri, Sellerio
 
 

Hoy, 18.11.2023
Tamaño natural
Andrea Camilleri mezcla la investigación, el ensayo y la ficción en un texto veloz y misceláneo que profundiza en la idea del simulacro

La relación entre Oskar Kokoschka y Alma Mahler fue breve y tormentosa y ha pasado a la posteridad propulsada por un símbolo extraño: la muñeca de tamaño natural que el pintor encargó para sustituir a su amada tras la ruptura. La automática certeza de que Kokoschka era un genio salvaje y Alma Mahler la mujer más bella e interesante de la Europa de su tiempo completa las líneas generales de un mito propenso como pocos a la hipérbole y a las metáforas que impliquen alguna clase de combustión.
Andrea Camilleri aplica en 'La criatura del deseo' su mirada sabia e irónica sobre ese mito. Lo hace de un modo original, mezclando la investigación, el ensayo y la ficción, en un texto veloz y misceláneo que profundiza en la idea del simulacro. Con pulso casi periodístico, el libro incluye breves biografías de los protagonistas, cartas extraídas de su correspondencia y testimonios sobre la pareja ofrecidos por familiares y amigos, algunos de ellos figuras tan representativas de la Viena de comienzos del siglo XX como Karl Kraus o Víktor von Dirsztay, el artista bohemio que no pasó a la historia como escritor sino como paciente de Freud. Toda esa información se presenta de un modo conciso y revelador. Además de para sumergir al lector en la época, sirve para entender que la realidad es contradictoria y Kokoschka pudo ser alguien vulgar y desvalido además de un genio volcánico. Mientras que Alma Mahler pudo ser una estratega consagrada a su papel de musa además de una amante apasionada. Sin embargo, a Camilleri lo que parece fascinarle es la suplantación: el modo en que, tras ser abandonado por Alma Mahler y no conseguir que lo mataran en la Primera Guerra Mundial, Kokoschka comienza a convivir con una muñeca hecha a semejanza de su amada. Hay que señalar que la semejanza debía de ser altísima a nivel táctil e incluso olfativo, al oler la copia al mismo perfume que el original pero que el muñeco era feo como un demonio. Es en la reconstrucción de semejante delirio - el artista llevaba la muñeca a la ópera y contrató a una criada para ella - donde Camilleri ejerce de novelista y reconstruye una intimidad que tiene para él implicaciones casi religiosas. A través de la réplica de Alma Mahler, Kokoschka busca según el autor la representación física de la obsesión que tiraniza su pensamiento y también un fetiche que intermedie en la devoción a un ser superior. Que todo eso durase meses y terminase en una gran borrachera con un muñeco decapitado tras recibir un botellazo hace pensar que Camilleri brilla en la descripción pero quizá no tanto en la interpretación. Poco importa. El libro se devora y la historia increíble que detalla, al ser real, resulta doblemente fascinante.
Pablo Martínez Zarracina
 
 

Corriere Adriatico, 19.11.2023
Bocci gran mattatore al Vaccaj di Tolentino con “Lucio Battisti. Emozioni…!”: «Sarà un viaggio di musica e parole»

[…]
Dopo Mimì Augello in Montalbano, ha fatto il finto buono Romaniello in “Imma Tataranni”: com’è stato passare al ruolo di cattivo?
«Fare i cattivi è troppo divertente, molto distante da me, ma proprio per questo molto divertente. Augello pure era un personaggio divertente. Qualche giorno fa hanno mandato una replica di Montalbano e ho notato, nell’episodio, alcuni dettagli che non ricordavo. Mi ha divertito anche quello».
Montalbano è proprio finito, vero?
«Sì, è arrivato al capolinea, credo, anche se ci sono ancora due romanzi».
[…]

Chiara Morini
 
 

La Repubblica, 21.11.2023
Torna Più Libri Più Liberi e sarà dedicato a Giulia Cecchettin
“Nomi Cose Città Animali” il tema dell’edizione di quest’anno a Roma dal 6 al 10 dicembre. Più di 600 appuntamenti con autori italiani e stranieri e gli omaggi a Murgia, Calvino e Camilleri

A come autori, stranieri innanzitutto – sono tantissimi in arrivo a Roma – e italiani ovviamente. C come Calvino a cui, nel centenario della nascita, è dedicato un ciclo di incontri. G come giornali perché anche quest'anno si parlerà di informazione con i protagonisti del settore. F come fumetti, un genere che ha sempre più appassionati, basta guardare le classifiche dei libri più venduti. M come Michela Murgia, al cui ricordo sarà dedicato l’incontro di chiusura. N come novità, moltissime quelle in programma quest’anno ha assicurato la nuova – appunto – curatrice Chiara Valerio che ha deciso di dedicare l’edizione 2023 di Più Libri Più Liberi, che torna a Roma alla Nuvola dell’Eur dal 6 al 10 dicembre, a Giulia Cecchettin uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta: “Le fiere e i festival, i libri”, ha detto, “stanno nel mondo, in mezzo alle persone, e servono nel mondo. Noi parliamo mentre Giulia è stata ammazzata. Ma siamo qui a parlare perché siamo certi che leggere fornisca le parole e più parole si hanno, meno mani si alzano”.
[…]
Oltre a Calvino e Murgia, riceverà un omaggio anche Andrea Camilleri con un reading inedito di Neri Marcorè.
[…]
Ilaria Zaffino
 
 

Malgrado tutto, 21.11.2023
Nei luoghi del Commissario Montalbano. Con una domanda in testa
E se per la popolarissima serie Tv fosse stato scelto come set la reale Vigata, ovvero Porto Empedocle?

Un balcone, un libro, tanta ricchezza. Quanta ricchezza ho visto nel mio breve soggiorno a Scicli e dintorni! E ancor prima della ricchezza la pulizia, tanta pulizia. E la cura, tanta cura, per il patrimonio storico e architettonico, anche per un mattone di una strada o di una piazza dove non ho visto sporcizia e immondizia (qualcuno potrebbe pensare a un furto di sacchetti o a miei problemi di vista o all’intervento di addetti locali impegnati a pulire i luoghi prima che un ospite ci metta piede e poi ne parli male).
Due giorni a Scicli, con capatine un po’ qua e un po’ là, nei luoghi del personaggio più famoso dello scrittore empedoclino Andrea Camilleri il cui nome è stato messo pure nelle insegne stradali: “Punta Secca, casa del Commissario Montalbano”.
E quanti turisti! Sbarchi continui, dal mare, da terra, con ogni mezzo. Tutti a raggiungere la casa cinematografica del commissario, in spiaggia, e a fare inarrestabili selfie e video al caratteristico balcone balaustrato, da far girare all’infinito sui propri profili social. Tutti a concentrarsi sul balcone, di moderna concezione architettonica, tralasciando altri bellissimi edifici antichi a pochi passi. Un flusso continuo di visitatori uno dei quali, di ritorno dalla sua visita, vedendomi davanti alla macchinetta per il pagamento del parcheggio al mio mattutino arrivo mi ha ceduto il suo ticket pagato fino alle 15,30. Lo ha fatto per quattro ore credendo di dover girare in lungo e in largo Punta Secca, di trovare tanto altro da vedere, da visitare, da ammirare, da fotografare con tutta la famiglia. Nella frazione di Santa Croce Camerina, vedi il balcone, il faro bianco, edifici storici e poi la spiaggia, il porticciolo turistico e tante attività commerciali e turistiche e luoghi riqualificati e tanto altro sorto sotto la spinta dell’amato commissario Montalbano: ho trovato la spiaggia piena di bagnanti che soggiornano in B&B e case vacanze.
Il luogo merita il soggiorno, al di là della casa di Montalbano. A Scicli, città patrimonio dell’Unesco, dove ho soggiornato in un delizioso e accogliente B&B per la presentazione a Sampieri del libro Fake news, hai tanto da vedere, da scoprire, da fotografare. Esci e ti fai il giro a piedi o col “trenino barocco” nell’area storica, pedonale (ma quanto è bella!), dove hai il piacere di fare due passi, anche qui tra palazzi, chiese, monumenti, paesaggi, tanti eleganti negozi e le immancabili foto sulla scalinata del Municipio, meglio conosciuto come il commissariato di Vigata (il pomeriggio e la sera è pure aperto alle visite turistiche con tanto di biglietto che paghi per vedere è sempre fotografare l’ufficio del questore e del sottoposto Montalbano).
Ti sposti nei dintorni con la macchina e ammiri distese di campagne coltivate e una Marina di Ragusa, di recente realizzazione e in continua espansione, con un nucleo di graziose villette, dov’è lavato e pettinato pure il filo d’erba di una bellissima rotatoria con prato inglese, palme e altri alberi di ogni tipo. Sembra tutta opera collettiva, necessità collettiva, dov’è essenziale il contributo consapevole del singolo che non butta il sacchetto dell’immondizia per strada, la cicca di sigaretta, la gomma da masticare… Meglio ingoiare tutto!
Sono rimasto a bocca aperta (certo, sono impressioni di due giorni, ma impressioni impressionanti) e con una domanda in testa: e se la produzione del popolarissimo e ancora seguitissimo commissario Montalbano nelle sue infinite repliche avesse scelto come set la reale Vigata, ovvero Porto Empedocle, e tutto il territorio circostante citato nei libri dove le meraviglie abbondano: Agrigento, Licata, Sciacca, Realmonte, Raffadali? Ci sarebbe stato lo stesso straordinario sviluppo turistico, economico, produttivo, culturale? Ci sarebbe stata la stessa pulizia e cura del filo d’erba del prato all’inglese nell’aiuola spartitraffico con alberi, fiori e palme? I film tratti dai libri di Camilleri avrebbero fatto mangiare anche da noi come stanno facendo mangiare da decenni il ragusano richiamando flussi turistici per la foto di un balcone? È ancora possibile fare qualcos’altro, oltre alla statua da “accavarcare” e al bel murales da fotografare?
E non solo con Camilleri, ma con Pirandello, Sciascia, Russello? O loro non sono redditizi? La cultura fa mangiare, siamo d’accordo con Andrea Camilleri, ma devi essere pure fortunato che un regista ti scelga per vent’anni come set cinematografico e devi essere anche meritevole di tanta fortuna.
Raimondo Moncada
 
 

La Nazione (ed. di Firenze), 23.11.2023
Venturiello: "Il mio Montalbano". Il commissario debutta in scena
L’attore e regista interpreta i personaggi della prima indagine del personaggio creato da Camilleri

La stagione del Teatro Manzoni prosegue con un personaggio amatissimo: il commissario Salvo Montalbano di Andrea Camilleri. A portare sul palco "La prima indagine di Montalbano" sarà, domani alle 21,15, Massimo Venturiello in un progetto tutto nuovo da lui ideato. Il monologo, nel quale Venturiello si districa fra i vari personaggi della serie, prende spunto dai tre racconti della raccolta del 2004 che vede il commissario agli esordi.
Venturiello, come nasce questo spettacolo?
"Da un fatto un po’ particolare. Camilleri un anno prima di morire mi aveva chiamato per propormi di leggere un suo romanzo, che era ‘La rete di protezione’, come audiolibro. In quell’occasione mi disse che avrebbe voluto che leggessi altri suoi libri poi, però, se ne andò poco dopo. A distanza di un anno dalla sua scomparsa Sellerio mi ha proposto di leggere altri nove libri della serie e quando gli audiolibri sono usciti hanno avuto un boom di ascolti. Allora mi è venuta l’idea di portarlo anche in teatro facendo una sorta di reading anche se il commento più diffuso del pubblico che ha assistito allo spettacolo è ‘abbiamo visto non abbiamo sentito’ ed è molto bello per me".
Perché proprio la prima indagine?
"Perché qui inizia a delinearsi la figura del commissario e degli altri personaggi. È stato anche un suggerimento di Antonio Sellerio che ho condiviso. Fra l’altro, in questo libro Montalbano è diverso da quello che conosceremo in seguito: è ancora vicecommissario e la sua donna non è ancora Livia".
Che cosa ama di questo personaggio letterario?
"La prima cosa che convince, coinvolge, affascina è la sua autenticità, è la sua serietà morale che prescinde dal dover essere a tutti i costi in un certo modo perché è anche uno che si gode la vita. È una persona tranquilla ma è rigorosissimo nel suo lavoro che affronta, talvolta, anche ’scavalcando’ la legge, va dritto per la sua strada inseguendo quello che è giusto. Poi è un personaggio che entra nel cuore della gente perché è uno di noi. Sicuramente piace anche la lingua che Camilleri ha inventato".
Quali sono i suoi prossimi impegni?
"Sto portando in giro un altro spettacolo ‘Il signor Puntila e il suo servo Matti’ di Brecht di cui curo anche la regia".
 
 

Teatro Manzoni – Calenzano, 24.11.2023
La prima indagine di Montalbano
di Andrea Camilleri
progetto di Massimo Venturiello  
con Massimo Venturiello  
consulenza musicale e tecnica Alessandro Greggia
produzione Officina Teatrale

La prima indagine di Montalbano di Andrea Camilleri è quella da cui tutto ebbe inizio. Quella in cui prendono vita i personaggi dei successivi numerosi romanzi che hanno conquistato l’interesse di milioni di lettori. Massimo Venturiello porta sul palcoscenico, con la vis teatrale che lo contraddistingue, il testo di Andrea Camilleri in un progetto tutto nuovo da lui ideato.  
«L’idea di portare per la prima volta in teatro il commissario più famoso della narrativa contemporanea italiana – spiega Venturiello – è nata in seguito allo straordinario successo che hanno ottenuto gli audiolibri, recentemente pubblicati in Rete, che ho avuto il privilegio di interpretare. Ho dovuto ridurre, per ovvie esigenze teatrali, il testo, ma i libri di Camilleri contengono già una forte struttura teatrale con personaggi vivi, caratterizzati, secondo le regole del teatro che il Maestro, uomo di teatro, conosceva benissimo. Testi da cui la lingua da lui inventata, carica di musicalità, arriva nella sua interezza a chiunque: la parola diventa immagine ammaliante, la trama inchioda e non consente distrazione alcuna. Ho sentito la naturale esigenza di proseguire il percorso iniziato allestendo un monologo teatrale su “La prima indagine di Montalbano”: il testo dove nasce il commissario Montalbano, certamente ancora ignaro del luminoso destino che il genio del grande Camilleri gli stava riservando».


 

Il Mattino, 24.11.2023
Sveva Casati Modignani, La vita è bella: «Sono una cantastorie nonostante mia madre»
«Amo Napoli ma non la conosco abbastanza per confrontarmi con lei in un romanzo»

[…]
Legge molto? Quali autori?
«Camilleri è per sempre. Poi mi piacciono molto gli italiani che scrivono thriller. Manzini, Robecchi, Recami».
[…]
Santa Di Salvo
 
 

Auditorium Concattedrale, Patti (ME), 25.11.2023
Maruzza Musumeci
sabato 25 novembre 2023 ore 20.30
Info e prenotazioni: 0941 362715 / 370 1207067

dal romanzo di Andrea Camilleri
con Pietro Montandon
scene Giorgio Panni Giacomo Rigalza
regia Daniela Ardini
Produzione Lunaria Teatro

Camilleri rielabora con humor grottesco la vendetta delle sirene… una storia “affatata” d’amore tra due persone completamente diverse… il canto delle sirene ci ammalia ancora.


 

Metropolitan Magazine, 25.11.2023
Paul Auster è in testa alla classifica dei libri più venduti della settimana
Lclassifica dei libri più venduti della settimana vede in testa Paul Auster. Accanto a lui il compianto maestro Andrea Camilleri e la regina dei Florio Stefania Auci

[…]
Il podio
Sul podio della classifica dei libri più venduti della settimana, in terza posizione, “Il giudice Surra e altre indagini in Sicilia” di Andrea Camilleri. Il compianto grande scrittore siciliano, autore di “Il commissario Montalbanoritorna nelle librerie con un’antologia di tre racconti realizzati tra il 2005 e il 2011 in cui tre differenti protagonisti dovranno risolvere complicati casi.
[…]
Stefano Delle Cave
 
 

ANSA, 26.11.2023
Agnello Hornby, la mia Sicilia in un viaggio on the road
Con il fumettista Fenati su Rai3 dal 3 dicembre

Roma. Palermo, l'Etna, Catania, Siracusa, Pantalica, ma anche le miniere, le campagne, la Valle dei Templi di Agrigento, i Giardini di Kolymbethra, le tombe e i ruderi che si trovano dovunque, ma soprattutto la natura.
La scrittrice Simonetta Agnello Hornby racconta la sua Sicilia in un percorso on the road con il fumettista e illustratore Massimo Fenati, autore del graphic novel de La Mennulara, in un nuovo programma di Rai Cultura, Viaggio in Sicilia, realizzato da Pesci Combattenti, che andrà in onda da domenica 3 dicembre in seconda serata su Rai3.
Quattro puntate alla scoperta di una terra che la scrittrice, nata a Palermo, ha lasciato da 60 anni, ma che ha nel cuore, non ha mai smesso di raccontare nei suoi romanzi e dove torna spesso con i suoi figli. Questa volta Simonetta Agnello Hornby compie però un viaggio speciale tra emozioni e memoria per restituirci tutta la sua forza e bellezza.
"La Sicilia è il posto più bello del mondo come terra e per quello che ha realizzato l'uomo. Abbiamo fatto dei giri in posti dove normalmente non si va, come alla miniera Ciavolotta, in provincia di Agrigento, che ora è chiusa, ma che conoscevo quando era aperta perché apparteneva alla famiglia di mia madre. Ci sono andata dentro una delle strane volte della mia vita. Mia mamma aveva un cugino di cui ero profondamente innamorata all'età di cinque anni. Quando si fidanzò con una bellissima bionda svizzera e lei volle vedere la miniera io li seguii per controllarli per cui è stata la mia prima scena di gelosia. Al di là di questo, è fondamentale parlare delle miniere perché sono state importantissime in Sicilia" dice all'ANSA Agnello Hornby che ha trascorso l'infanzia ad Agrigento. "Poi siamo andati a Pantalica, uno dei posti più belli del mondo. È la Sicilia di 600 anni prima di Cristo, quando gli abitanti - che non si sa chi fossero - crearono una città come New York con tutti gli appartamenti nelle mura immense di questa cava. Bisogna camminare, salire e arrampicarsi sulle pietre. Se non si va su e giù per le caverne non si capisce cos'è Pantalica" racconta la scrittrice che vive a Londra dove ha fatto l'avvocato dei minori.
Nelle tappe del viaggio che parte da Mosè, la tenuta storica della famiglia di Simonetta, in provincia di Agrigento, anche incontri speciali con amici e abitanti del luogo. Tra questi, a Porto Empedocle, il paese di Andrea Camilleri, l'appuntamento con Arianna Mortelliti, la scrittrice e nipote del creatore del commissario Montalbano, morto nel 2019. "È una ragazza che conosco da quando era bambina, ora è diventata scrittrice e sono contenta. Ha scritto un bel libro. Sono molto legata alla sua nonna, Rosetta Camilleri" spiega Simonetta. I luoghi li ha suggeriti Agnello Hornby, ma, dice, "non mi piace mai scegliere perché quando uno lavora con persone serie, che stima, come Fenati e i Pesci Combattenti è un lavoro collettivo". Il pubblico di questo viaggio "possono essere italiani, gente del mondo, i miei nipoti, ma pure i siciliani stessi che non conoscono tutta la Sicilia. Racconto i posti a me più cari". Quale è stata la tappa più importante? "L'Etna che rappresenta l'anima della Sicilia, questo senso di grecità e la bellezza della natura. È una montagna che tutti i siciliani temono e amano. Da bambina ci andavo con papà e mamma" spiega la scrittrice che appartiene alla Sicilia occidentale che "da una lato è la peggiore, quella della mafia".
"La Sicilia orientale è quella più colta, che ha dato più intellettuali" afferma l'autrice che per la prima volta ha raccontato la mafia nel suo ultimo libro Era un bravo ragazzo (Mondadori). Un seguito di questo programma? "Sulla Sicilia passerei la vita a fare seguiti. Cerco di trasmettere sempre il mio grande amore per la Sicilia, di incoraggiare la gente ad andarci, c'è sempre qualcosa da scoprire e da imparare" dice.
Mauretta Capuano
 
 

Coming Soon, 26.11.2023
Stasera in TV: Film da vedere Domenica 26 Novembre, in prima e seconda serata
Stasera in TV, Domenica 26 Novembre 2023: Scopri cosa c'è da vedere in TV oggi con la nostra Guida TV completa con i Migliori Film in prima e seconda serata su Rai, Mediaset e su tutti i principali canali tv in chiaro gratuiti.

[…]
La Famosa Invasione degli Orsi in Sicilia (Azione) in onda alle 21.05 su Rai Gulp, un film di Lorenzo Mattotti, con le voci di Linda Caridi, Toni Servillo, Antonio Albanese e Andrea Camilleri.
[…]
 
 

To pontiki, 27.11.2023
Ταξίδι στη Vigata, την φανταστική σικελική πόλη του επιθεωρητή Μονταλμπάνο, γενέτειρα του Εμπεδοκλή και του Λουίτζι Πιραντέλλο

Viaggio a Vigata, cittadina siciliana immaginaria del commissario Montalbano, città natale di Empedocle e Luigi Pirandello

Η Vigata είναι μια πόλη της Σικελίας που δημιουργήθηκε από την πένα του σπουδαίου συγγραφέα αστυνομικής λογοτεχνίας, Αντρέα Καμιλιέρι. Και αυτό ακριβώς συνδέει τον Ιταλό συγγραφέα με έναν από τους σπουδαιότερους φιλοσόφους της Μεγάλης Ελλάδας, τον Εμπεδοκλή. Αν και μοιάζει αυθαίρετη η σύνδεση του Καμιλιέρι με τον Εμπεδοκλή, η ερμηνεία βρίσκεται στην φανταστική πόλη Vigata.
Η Vigata είναι η πόλη όπου διαδραματίζονται οι περιπέτειες του ήρωα που δημιούργησε ο Καμιλιέρι, του επιθεωρητή Μονταλμπάνο. Η πόλη αυτή δεν είναι άλλη από τη γενέτειρα του Καμιλιέρι, το Porto Empedocle- το λιμάνι του Εμπεδοκλή, στον αρχαίο Ακράγαντα, την σημερινή επαρχία Αγκριτζέντο της Σικελίας.
Ο ίδιος ο Αντρέα Καμιλιέρι έχει πει πως η Vigata είναι η αυλή του σχολείου του, στη Σικελία. Στην αυλή αυτή στα διαλείμματα των σχολικών μαθημάτων, αλλά κι όταν περίμεναν το λεωφορείο οι μαθητές (μεταξύ των οποίων και ο Καμιλιέρι) έλεγαν ιστορίες από τις ιδιαίτερες πατρίδες τους. Κι αυτές οι ιστορίες έδωσαν στον Καμιλιέρι την πρώτη ύλη για να δημιουργήσει με την πένα του τη Vigata.
«Η Vigata είναι στην πραγματικότητα το Porto Empedocle… Θα μπορούσα να βρω ένα φανταχτερό όνομα. Η Licata είναι εκεί κοντά κι έτσι σκέφτηκα το Vigata», είχε πει ο Αντρέα Καμιλιέρι.
Το 2003 η δημοτική αρχή του Porto Empedocle για να τιμήσει το σπουδαίο παιδί της και την φήμη που έδωσε στη γενέτειρά του με τις περιπέτειες του επιθεωρητή Μονταλμπάνο, ζήτησε την άδεια του συγγραφέα για να προσθέσει το όνομα της φανταστικής πόλης, στις πινακίδες με την επίσημη ονομασία της. Έτσι το Λιμάνι του Εμπεδοκλή έγινε Porto Empedocle – Vigata. Αλλά δυστυχώς η απόφαση αυτή ανακλήθηκε από μία επόμενη δημοτική αρχή, το 2009.
Η εφημερίδα La Repubblica πληροφορούσε τότε τους αναγνώστες της ότι δεν θα πρέπει να ανησυχήσουν αν ταξιδεύοντας στους δρόμους της Σικελίας δουν μια πινακίδα που οδηγεί στη Vigata, γιατί ο Αντρέα Καμιλιέρι είχε δώσει την έγκρισή του να προστεθεί το όνομα της πόλης του επιθεωρητή Μονταλμπάνο, δίπλα στην επίσημη ονομασία. «Δια του παρόντος, θεωρώντας ότι με τιμά εξαιρετικά η πρόταση, επιτρέπω στο Δήμο Porto Embedocle να χρησιμοποιεί την λέξη Vigata δίπλα στην επίσημη ονομασία της πόλης», ανέφερε η έγκριση του Καμιλιέρι, που καταχωρήθηκε στα μητρώα του Δήμου , με επίσημο πρωτόκολλο.
H Vigata του Μονταλμπάνο
Κι έτσι η Vigata από ένας φανταστικός τόπος βρήκε στίγμα στον πραγματικό χάρτη της Σικελίας. Και βεβαίως πήρε μία περίοπτη θέση στους τουριστικούς οδηγούς της Σικελίας, καθώς οι θαυμαστές του Σάλβο Μονταλμπάνο είναι εκατοντάδες χιλιάδες σε όλο τον κόσμο. Η μεγάλη αμμουδερή παραλία την οποία αντικρίζει ο επιθεωρητής Μονταλμπάνο ξυπνώντας κάθε μέρα δεν είναι παρά τη Πουντασέκα, δίπλα στην Μαρίνα ντι Ραγκούσα. Και το ίδιο το σπίτι του κινηματογραφικού επιθεωρητή διατίθεται προς ενοικίαση, με αντίτιμο 3.000 ευρώ την εβδομάδα.
Το αστυνομικό τμήμα, όπου τον επιθεωρητή Μονταλμπάνο υποδέχεται καθημερινά ο γραφικός αστυνομικός Καταρέλα είναι το παλιό δημαρχείο του Σκίτσλι.  Εκεί κοντά βρίσκεται και η ταβέρνα του Καλότζερο, όπου ο καλοφαγάς επιθεωρητής απολαμβάνει τις ντόπιες λιχουδιές- είναι μια ταβέρνα στην κεντρική οδό Via Roma, στον αριθμό 2. Και όσοι την έχουν επισκεφτεί διαβεβαιώνουν ότι στις σπεσιαλιτέ της περιλαμβάνονται τα μπαρμπούνια που αρέσουν στον Μονταλμπάνο.
Πέραν της πρόσκαιρης προσθήκης του ονόματος Vigata δίπλα στην ονομασία Porto Embedocle, οι τοπικές αρχές φρόντισαν να στήσουν το άγαλμα του επιθεωρητή Μονταλμπάνο σε έναν κεντρικό δρόμο και να δημιουργήσουν ένα τεράστιο γκράφιτι με την μορφή του συγγραφέα Αντρέα Καμιλιέρι, που υποδέχεται τους φίλους του…
Το Λιμάνι του Εμπεδοκλή
Αλλά η ιδιαίτερη πατρίδα του Καμιλιέρι και του λογοτεχνικού επιθεωρητή έχει στην πραγματικότητα το πολύ βαρύ όνομα του Εμπεδοκλή. Του πυθαγόρειου φιλόσοφου που γεννήθηε στον Ακράγαντα το 495 π.Χ και πέθανε στην Αίτνα το 435 π.Χ. Ο Εμπεδοκλής ο Ακραγαντινός ήταν ένας από τους πιο σημαντικούς αντιπροσώπους της προσωκρατικής φιλοσοφίας, φυσικός, μηχανικός, εφευρέτης, γιατρός και ποιητής.
Ο Ακράγαντας ήταν στα χρόνια του Εμπεδοκλή η δεύτερη σε πλούτο και δύναμη πόλη της Μεγάλης Ελλάδας. Ήταν γόνος αρχοντικής οικογένειας- ο παππούς του, Εμπεδοκλής είχε στεφθεί Ολυμπιονίκης στο ιππικό αγώνισμα το 496 π.Χ.
Και γι αυτό το τέκνο της Σικελίας είναι υπερήφανοι οι σύγχρονοι Ακραγαντινοί, που έχουν σε περίοπτη θέση στους τουριστικούς οδηγούς το Θέατρο του Εμπεδοκλή και την προτομή του φιλοσόφου.
Αλλά το Αγκριτζέντο, ο Ακράγαντας της Μεγάλης Ελλάδας, ή αν προτιμάτε η Vigata, τιμούν κι άλλο ένα σπουδαίο τέκνο τους- τον θεατρικό συγγραφέα Λουίτζι Πιραντέλλο,. Ο Πιραντέλλο γεννήθηκε στο Ακριτζέντο τον Ιούνιο του 1867 και απεβίωσε στη Ρώμη, τον Δεκέμβριο του 1936. Κι ο Πιραντέλλο ήταν γόνος αστικής οικογένειας που είχε μεγάλη κτηματική περιουσία και ορυχεία. Σε αυτόν τον σπουδαίο Ακραγαντινό συγγραφέα, ποιητή, σεναριογράφο, δοκιμιογράφο και σκηνοθέτη έχουν αφιερώσει επίσης ένα άγαλμα, που αποτελεί σημείο αναφοράς για τους επισκέπτες της πόλης.
Οι οποίοι όταν πάνε στη Vigata, μπορούν επίσης να δουν τον πύργο Girgenti Charger, το  παλάτι της πόλης, την εκκλησία της Παναγίας του Όρους Κάρμελ, να απολαύσουν ένα εσπρέσσο στα καφέ της Via Roma και να επισκεφτούν το μουσείο της πόλης, που αφηγείται την σημαντικότατη ιστορία του τόπου.
 
 

Cascina, 28.11.2023
Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni

 
 
 

Fondo Andrea Camilleri, 29.11.2023
Topalbano sono

Lunedi 4 dicembre alle ore 18,30 verrà presentato il volume:
I gialli del Commissario Topalbano
Le avventure ispirate ai romanzi di Andrea Camilleri
Saranno presenti
Francesco Artibani e Luca Raffaelli
in collegamento
Giorgio Cavazzano e Paolo Mottura
Per prenotazioni  
(fino ad esaurimento posti)
segreteria@fondoandreacamilleri.it
Fondo Andrea Camilleri
Via Filippo Corridoni 21, Roma
 
 

Giornale di Sicilia, 29.11.2023
Sellerio pubblica una antologia di racconti dello scrittore agrigentino
Camilleri stavolta fa indagare il giudice Surra

Palermo. Nel tribunale di Montelusa sta un vecchio armadio laccato di nero, ingombrante all'esterno e spazioso all'interno. Piace pensare che Andrea Camilleri abbia affidato a questo mobile la custodia dei tre racconti che compongono «Il giudice Surra e altre indagini in Sicilia» (Sellerio, 192 pagine, euro 14) in attesa della piacevole (ri)scoperta da parte dei lettori. Pubblicate nelle antologie «Crimini» e «Giudici» (Einaudi, rispettivamente 2005 e 2011) curate da Carlo Lucarelli e Giancarlo De Cataldo (che firma la prefazione di questo volume) le prime due storie godono di un respiro cinematografico che richiama i classici di maestri della Settima Arte come Roman Polanski e Sergio Leone. In «Troppi equivoci» (adattato per il piccolo schermo nel 2006 e interpretato da Beppe Fiorello) uno scambio di persona stravolge la vita di Bruno Costa, operatore telefonico con la passione per la lettura: principale indiziato di un efferato omicidio, il protagonista mediterà vendetta contro i responsabili ricorrendo alla sua abilità professionale con l'aiuto di una carissima amica.
Toni polizieschi con venature western animano «Il giudice Surra», e con un pizzico di fantasia alimentata da dialoghi serrati e sequenze esaltanti si possono vedere Clint Eastwood e Gian Maria Volontè interpretare i ruoli dell'integerrimo giudice piemontese e dello spregiudicato signorotto locale. In un crescendo di intimidazioni e ruffianerie Surra non si lascerà intimidire pur di portare a termine la sua missione, concedendosi nel corso della giornata qualche peccato di gola come i cannoli della pasticceria locale e i primi piatti della domestica Pippina lontano dallo sguardo severo della moglie.
«Il medaglione», pubblicato originariamente sul calendario 2005 dell'Arma dei Carabinieri e in seguito riproposto da Mondadori, è una struggente parabola sull'elaborazione del lutto coniugale seguita dalla disperata ricerca della verità che possa allentare le grinfie della solitudine. Grazie all'intervento del maresciallo Brancato, in servizio a Belcolle, il pastore Ciccino affiderà al giovane ufficiale la delicata indagine sul mistero racchiuso all'interno del monile appartenuto alla consorte. Ancora una volta la prosa dell'autore empedoclino sorprende e coinvolge per l'incisività della narrazione, la maestria nella caratterizzazione dei personaggi e la descrizione degli ambienti urbani e sociali, l'armoniosa combinazione di generi differenti e il risalto delle loro sfumature, l'intesa amichevole con il lettore nella compartecipazione empatica della gamma sentimentale.
L'esplorazione dell'universo bibliografico di Camilleri prosegue con impegno ed entusiasmo, chissà quante altre storie inedite aspettano di essere ritrovate all'interno della produzione di una lunga e felice carriera cui rimane preziosa testimonianza. Conoscendolo bene, il Maestro deve avere lasciato qualche indizio: non rimane che indagare alla maniera del suo personaggio più amato, affiancati da Fazio e Catarella. Personaggi che sono stati snocciolati in altri libri dedicato allo scrittore agrigentino che continua a conquistare lettori e le cui repliche del Montalbano in tv fanno segnare sempre ascolti altissimi. Segno che i suoi personaggi continuano ad avere presa nel pubblico, con una freschezza che sorprende e che capire come Camilleri abbia raggiunto pubblico di ogni età. Anche con i racconti o con i romanzi storici.
Domenica Rizzo
 
 

La Repubblica, 29.11.2023
Vincenzo Mollica: “Camilleri mi ha insegnato la memoria dei colori per vedere nel buio”
Il giornalista in teatro con i ricordi e gli aneddoti di una vita con lo spettacolo ‘L’arte di non vedere’

[…]
La sua arma è l’ironia?
«Sempre. Quando ho perso la vista, Andrea Camilleri, che ha avuto lo stesso guaio, mi incoraggiava: “Vincenzino, non perdere la memoria dei colori, ricordati il rosso, il bianco, il giallo. Sognali. Tutto sarà più a fuoco”. Ricordo l’ultimo incontro a casa sua: “Ti voglio abbracciare”. Non vedevo io e non vedeva lui. Valentina Alferj, la sua assistente, ci fece toccare con le mani. Me lo porto sempre in tasca quell’abbraccio, quando le giornate si fanno più scure. Ma ignoro cosa sia la depressione».
[...]
Silvia Fumarola
 
 

Artribune, 30.11.2023
Parola ai giovani, il docufilm che risponde all’appello di Andrea Camilleri
"Qual è la tua parola di cambiamento?": questo è il quesito che l'artista Giovanni Caccamo ha rivolto alle nuove generazioni per il progetto "Parola ai giovani", da cui ha tratto l'omonimo docufilm. Ecco il trailer

“Stiamo perdendo la misura, il peso, il valore della parola. Le parole sono pietre, possono essere pallottole. Bisogna saper pesare il peso delle parole e soprattutto far cessare il vento dell’odio che è veramente atroce. Lo si sente palpabile attorno a noi. Ma perché l’altro è diverso da me? L’altro non è altro che me allo specchio” fu l’appello lanciato dallo scrittore Andrea Camilleri qualche anno prima della sua morte, avvenuta nel 2019 e che oggi riecheggia più sibillino che mai.
Ad accoglierlo è stato l’artista Giovanni Caccamo (Modica, 1990), con il progetto“Parola ai giovani”.
L’appello di Andrea Camilleri
“L’unico rimedio, ancora una volta, è l’educazione: dobbiamo trasmettere l’idea che odio e violenza non sono strumenti, dobbiamo aiutare i ragazzi a distinguere la determinazione dall’aggressione. Abbiamo bisogno di un programma massiccio di educazione emotiva, a cui va aggiunto l’impegno civico di ciascuno di noi.
Questa pericolosa cultura si può combattere solo contrapponendole un’altra cultura, quella della ragione e della gentilezza” continuava così il monito di Camilleri, che concludeva: “Dobbiamo anche educare all’uso delle parole, alla consapevolezza del linguaggio: oggi regna l’idea che le parole non siano importanti, che siano un fatto trascurabile. Non è così: le parole hanno il potere di cambiare il mondo, ma con la stessa facilità possono distruggerlo.
Parola ai giovani: il progetto di Giovanni Caccamo
Il giovane Caccamo ha voluto dar seguito a questo invito dello scrittore, suo conterraneo, lanciando un concorso rivolto alle nuove generazioni, in collaborazione con i Musei Vaticani e il MAXXI. Il progetto, supportato da Banca Ifis, Pulsee Luce e Gas e Alessia Zanelli, ha coinvolto migliaia di ragazzi.
[...]
Roberta Pisa
 
 

MOW Magazine, 30.11.2023
No, Michele Guardì, non dovevi chiedere scusa per il tuo linguaggio nei fuori onda (Le Iene e Rai). Dovevano chiedere scusa a te… Ecco perché
Due recenti servizi de Le Iene e Rai hanno condiviso dei fuori onda di Michele Guardì, autore e regista (tra gli altri) de “I Fatti vostri”, registrato mentre lanciava pesanti insulti a collaboratori, artisti e figuranti. Secondo Ottavio Cappellani però, Guardì non deve scusarsi proprio per nulla: c'entrano la Sicilia e, per contrasto, Andrea Camilleri. Ecco perché...

No, Michele Guardì costretto a scrivere a Dagospia per giustificarsi e chiedere scusa del suo linguaggio no, è stato un colpo al cuore. Perché il linguaggio di Guardì non è turpiloquio: Guardì lo sa, i siciliani lo sanno, non lo sanno invece le beghine ipocrite: quella di Guardì non è “volgarità” bensì “vulgata”, non è “linguaggio” ma vera e propria “lingua”. Tra la “lingua” di Guardì e quella di Andrea Camilleri - inventata, finta, da chi ha perso ogni radice con la propria terra [Sic!, NdCFC] - è quella di Guardì quella vera, neorealista, con tutta la sua portata rivoluzionaria. Perché Guardì e Camilleri vengono entrambi dall’agrigentino, il luogo che non a caso ha dato i natali a Luigi Pirandello e dove la “lingua siciliana pura” nasce, lontana dalle contaminazioni del catanese e del palermitano. Ed è nell’agrigentino che il turpiloquio, la volgarità, diventano lotta di classe contro il latino e contro ogni linguaggio “colto” detenuto dal Capitale. Cosa che, ovviamente, Camilleri copre e nasconde e censura con il suo linguaggio posticcio e appiccicaticcio, devoto al danaro (scrisse di andare sulle biciclette di Antonello Montante, tutta una truffa per dare storicità alle biciclette di un capetto di Confindustria sotto processo per collusioni varie). [Delle malefatte di Montante si è venuti a sapere soltanto anni dopo la collaborazione di Camilleri, NdCFC]
[…]
Ottavio Cappellani
 
 

Corriere di Ragusa, 30.11.2023
Cesare Bocci, il Mimì Augello di Montalbano, a Ragusa: “Chi è famoso dovrebbe aiutare il prossimo per contratto”. E sul futuro della fiction: “Il commissario è ormai in pensione”

Ragusa – “Lo farei firmare, come clausola, nello stesso contratto che saprai che ti renderà popolare: dedica un po’ di tempo agli altri che hanno bisogno. Altrimenti, a che serve tutta questa fama se non trovi un piccolo spazio per chi non sta bene?”. Parole forti quelle usate dall’attore Cesare Bocci, personaggio molto amato per i suoi ruoli al cinema e in tv, ritornato, giovedì pomeriggio, nella terra che gli ha sempre voluto bene, quella della provincia di Ragusa dove ha girato stagioni in serie per la fiction più di successo in Italia, il commissario Montalbano, nei panni di Mimì Augello. Bocci, ospite del 24° Happening della solidarietà, ha raccontato la sua storia personale di sofferenza, del sostegno avuto dalla famiglia, del fatto che “quando non ti capitano certe cose non ti rendi conto di come tutto rischi di essere potenzialmente labile”.
[…]
Rispondendo, poi, a una domanda fuori sacco sulla sua esperienza da protagonista del cast di Montalbano, ha detto: “Il commissario? Credo che sia definitivamente in pensione. Per quanto mi riguarda, non penso che ci siano altri segnali che facciano propendere per situazioni differenti. E’ stata una esperienza magica, straordinaria e che, però, ritengo conclusa”.
[…]
 
 

 

 
Last modified Tuesday, December, 05, 2023