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RASSEGNA STAMPA

GENNAIO 2024

 

Balarm, 2.1.2024
Teatro Cantunera di Palermo: Moschella, Mulè e Milazzo raccontano il Natale
Cantunera fucina culturale - Palermo
4 gennaio 2024
18.00
Gratuito
Info e prenotazioni ai numeri 333 2866287 o 329 5670724

Nel cartellone degli eventi promossi dal Comune di Palermo, il duo MoschellaMulè insieme alla cantante Valeria Milazzo propongono "Raccontami il Natale", spettacolo in scena giovedì 4 gennaio alle 18.00 presso il teatro Cantunera fucina culturale di Palermo.
Due attori, una favola, un grosso e magico libro in cui trovare una raccolta di testi sul Natale di Pirandello, Consolo, Montale, Calvino, Buzzati, Camilleri.
Un viaggio, anche musicale, che attraversa epoche diverse e racconta l'intatta magia della festa della Natività.
 
 

All Food Sicily, 2.1.2024
L’enogastronomia siciliana protagonista nell’agenda 2024 del quotidiano La Sicilia
Un’agenda dedicata all’enogastronomia siciliana a cura di Dse Pubblicità, in collaborazione con l’Assessorato regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea e il quotidiano La Sicilia.

[…]
Cibo ma anche cultura. La “cultura che si mangia”, con le citazioni di grandi scrittori siciliani del passato e del presente con Sciascia, Verga, Pirandello, Vittorini, Camilleri, Cassar Scalia e Buttafuoco, solo per citarne alcuni, ad arricchire all’inizio di ogni mese le pagine di un’agenda sulla quale scrivere appunti, appuntamenti, frasi, pensieri.
[…]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 3.1.2024
Alessio Vassallo: “Recito Camilleri nel tempio del teatro”
L’attore sarà al Piccolo di Milano con “La concessione del telefono”: “Come il Bernabeu per un calciatore”

«Per un attore recitare al Piccolo di Milano è come per un calciatore giocare al Bernabeu di Madrid». Usa una metafora calcistica Alessio Vassallo per spiegare come si sentirà il 30 gennaio quando al Piccolo teatro di Milano andrà in scena con “La concessione del telefono”, la commedia con la regia di Giuseppe Dipasquale tratta dall’omonimo romanzo di Camilleri e prodotta dal Teatro Biondo. Per l’attore palermitano, che nello spettacolo interpreta Pippo Genuardi, un commerciante di legnami che chiede una linea telefonica per organizzarsi con l’amante finendo vittima della burocrazia e del potere, sarà un ritorno a Camilleri, dopo che in tv è stato Mimì Augello nella serie Rai “Il giovane Montalbano”. «Quando Vigàta chiama, io rispondo presente», dice Vassallo mentre trascorre le vacanze a Palermo, prima di tornare a Roma dove vive da vent’anni.
Vigàta cos’è per lei?
«È l’Isola che non c’è, ma è anche lo specchio del nostro Paese. Ha lo stesso fascino in Sicilia come in Lombardia, grazie al genio di Camilleri e alla sua lingua inventata che è amatissima ovunque».  
Non teme che “il vigatese” di Camilleri risulti ostico ai milanesi?
«Il dubbio mi è venuto e ho chiesto al regista Dipasquale se, trovandoci a Milano, non fosse il caso di italianizzare un po’ lo spettacolo».
Cosa le ha risposto?
«“Assolutamente no, lasciamo il siciliano stretto: gli spettatori apprezzeranno lo spettacolo ancora di più”».
Della serie, giù le mani da Camilleri.
«Camilleri è unico e me ne accorgo ogni volta che per strada continuano a chiamarmi Mimì, come il personaggio che ho interpretato ne “Il giovane Montalbano”, la serie che continua a fare il pieno di audience ogni volta che viene trasmessa in replica come se gli anni non passassero mai. Camilleri è sempre attuale. C’è una battuta del delegato ne “La concessione del telefono” che la dice lunga al riguardo: “Non si preoccupi, tanto tre quarti dei siciliani si trovano tra la mafia e lo Stato”. Purtroppo è così, anche se la mafia è più sofisticata, non è più coppola e lupara. Ma c’è anche una maggiore coscienza collettiva rispetto a vent’anni fa quando di mafia non si parlava neanche a scuola».
Si ricorda il primo incontro con Camilleri?
«Circa dieci anni fa eravamo nel commissariato di Montalbano ricostruito a Cinecittà e a un tratto arrivò lui. Si sedette sulla poltrona del commissario e disse con la sua voce inconfondibile: “Ora mi fate vedere una bella scena”. A cinepresa spenta, ne recitammo una: fu come fare l’Amleto davanti a Shakespeare. Da siciliano, ero emozionatissimo».
Lo sarà anche al Piccolo di Milano?
«Anche se per me non sarà la prima volta in scena al Piccolo, sarà una grande emozione e una bella prova del nove vuoi perché giochiamo fuori casa, vuoi perché a Milano c’è un pubblico esigente abituato a grandi spettacoli e a grandi attori».
A Palermo è diverso?
«Anche qui c’è grande fermento culturale e il teatro Biondo, dove lo spettacolo ha debuttato due anni fa grazie a Pamela Villoresi, ne è la prova. Mi piacerebbe solo che Palermo non volti più le spalle ai suoi artisti che hanno un grande curriculum e che vivono fuori».
È il suo caso?
«Se me ne sono andato e ce l’ho fatta, ci sarà un motivo, no? Devi essere anche tu bravo a riportarmi a Palermo, proponendomi collaborazioni interessanti che io accetterei molto volentieri. Noto comunque un’apertura del sindaco Lagalla, la voglia di creare un movimento culturale. Mi piacerebbe essere utile e fare qualcosa di importante per la mia città. Non è una questione di lavoro, che non mi manca, ma di cuore».
Irene Carmina
 
 

L'Unione Sarda, 5.1.2024
Sellerio recupera e pubblica insieme per la prima volta tre storie da tempo introvabili. Ovvero tre brevi gialli ambientati in Sicilia
Camilleri, i delitti ritrovati
UN CAROSELLO DI PERSONAGGI UNICI
Le storie di Camilleri sono sempre seducenti, anche quando tralasciano la fascinazione sonora del vigatese per scavare dentro il rimestìo, sommesso ed elusivo, di un italiano parlato tra torsioni e tocchi dialettali.

Per la prima volta, tre racconti firmati dal maestro Andrea Camilleri pubblicati tra il 2oo5 e il 2011 in tre antologie tematiche diverse, vengono riuniti da Sellerio in un volume ad hoc, "Il giudice Surra e altre indagini in Sicilia", impreziositi dalla nota d'autore dello scrittore Giancarlo De Cataldo. Il risultato è un dono prezioso sia per il lettore curioso che per l'appassionato delle storie ambientate nella ridente quanto immaginifica località sicula di Vigàta.
L'introduzione
De Cataldo introduce e invoglia la lettura dei racconti, narrando i fatti che hanno motivato Camilleri nelle tre occasioni e svelandone una curiosità gustosa. Al momento di concordare i tempi della consegna dei racconti. il maestro dettava una data precisa - di là a un paio di mesi - chiarendo che ancora prima di scriverlo, nella sua mente già prendeva forma l'intera storia con tanto di risvolti e colpi di scena, proprio come fosse un canovaccio già presente solo nella sua mente d'artista.
I racconti
Apre le danze "Troppi equivoci" in cui troviamo un uso più marcato della lingua siciliana - vero marchio di fabbrica del Camilleri - seguito da "Il giudice Surra" e "Il medaglione" e tutte le storie danno risalto ad alcuni aspetti della sicilianità, piena di ironia, spensieratezza e, allo stesso tempo, pensieri e riflessioni più cupe che stemperano l'apparente leggerezza di alcune situazioni, una sensazione agrodolce che richiama e omaggia in modo esplicito Sciascia e le sue trame.
In "Troppi equivoci" - ambientato a Palermo - uno scherzo ingenuo si risolve in un crescendo di violenza e orrore, un vortice di sospetti, inganni e vendetta che fagocita senz'appello una coppia tranquilla, segnando irrimediabilmente due giovani vite.
"II giudice Surra" - siamo d'accordo con De Cataldo - è un piccolo gioiello collocato a Montelusa, all'indomani dell'unificazione d'Italia. Il passaggio dall'amministrazione borbonica a quella piemontese non poteva essere indolore. Si inizia a parlare di mafia ma solo con velate allusioni e intanto, in paese giunge il giudice Surra. I pescatori vedono nell'accezione surra/ventresca di tonno un segno positivo ma chi si occupa di terre e campi. ricorda che la surra è un'erba sgradevole e infestante, prevedendo l'inizio di guai. Surra piacerà a chi ama le trame storiche di Camilleri, portando in pagina un personaggio arguto e sornione che finge di non accorgersi delle intimidazioni mafiose: sorridente e amante dei cannoli, va avanti nella sua opera di ristrutturazione, guadagnando la fiducia e la collaborazione dei giudici che, cambiato il governo, si erano licenziati. Tre anni di sana amministrazione della giustizia, prima che Surra torni in Piemonte dalla famiglia sereno, ingrassato e bonariamente incolume.
Un discorso a parte merita "Il medaglione", ambientato a Belcolle, un paese fatto di case sparse e in cui tutti si conoscono. Fra queste sparute case, l'ordine viene tutelato dal maresciallo Antonio Brancato, un uomo posato, che fa da arbitro e da paciere. Antonio Brancato ama il proprio lavoro e gli stanno a cuore le persone tanto da interessarsi alla vicenda struggente di Ciccino. Con queste pagine. Camilleri racconta la Sicilia della solidarietà attraverso questo vedovo inconsolabile che si è rinchiuso in casa rifiutando ogni contatto, finché il maresciallo riesce a far breccia, trovandosi per le mani un piccolo mistero da risolvere. Ciccino rivela che la defunta moglie ha portato addosso un medaglione per tutta la propria vita ma sull'oggetto e la sua storia si addensano segreti che, forse, è meglio lasciare sopiti per non turbare i ricordi nostalgici La verità è sempre necessaria? Camilleri firma una storia agrodolce e dopo aver spaziato fra la delinquenza brutale, l'abuso di potere e la corruzione - ci porta docilmente a spasso nella Sicilia dei sentimenti, trattenuti per pudore, ma ugualmente laceranti.
Francesco Musolino
 
 

LaNostraTv, 5.1.2024
Montalbano tornerà, ma non sarà più Luca Zingaretti: Riondino al suo posto
Montalbano continuerà la sua vita in tv, ma non più con il volto di Zingaretti

Una delle fiction di maggior successo della Rai è senza ombra di dubbio Il commissario Montalbano. Certo, Don Matteo è fortissima, ma non può contare sul fascino del famoso commissario che ha il volto di Luca Zingaretti e che è nato dalla penna di un romanziere che nella sua vita è stato molto prolifico come Andrea Camilleri. Peccato che l’attore romano abbia deciso di dire addio al personaggio nel 2021 lasciando tutto il pubblico sgomento, dato che il successo ottenuto è enorme. Morti Camilleri, il regista della serie (Alberto Sironi e lo scenografo), non avrebbe più senso tornare, eppure la Rai non vuole rinunciarci, e come è scritto sul settimanale DiPiù Tv ecco le parole della direttrice di Rai Fiction: “Stiamo ragionando sull’ipotesi di serialità anche senza Zingaretti”. [La citata dichiarazione di Maria Pia Ammirati, Direttrice di Rai Ficiton, risale a un’intervista a “Tivù” del 3.12.2021, NdCFC]
Michele Riondino considerato perfetto per una nuova stagione del Commissario Montalbano
Quindi chi potrebbe sostituire Luca Zingaretti negli eventuali nuovi episodi della serie Il commissario Montalbano? D’altronde la Rai non può permettersi di prendere un prodotto audiovisivo così importante che sbanca l’auditel ogni volta che va in onda, che sia in replica oppure no, quindi come riporta il settimanale sopracitato le voci di corridoio in Rai vorrebbero al posto di Luca Zingaretti proprio Michele Riondino, che ha già interpretato il personaggio nello spin-off Il giovane Montalbano tra il 2012 e il 2015. Oggi Riondino ha 44 anni, quindi l’età giusta per interpretare Montalbano e poter continuare la serialità dopo aver messo in discussione il suo futuro.
La Rai non può rinunciare alla fiction. Indiscrezioni: “Il commissario rivivrà grazie a Riondino”
Una cosa è certa: la Rai non può rinunciare a Il commissario Montalbano e per fortuna non deve andare troppo lontano per cercare qualcuno che vada a sostituire Luca Zingaretti, che con il personaggio che gli ha dato così fama ha chiuso. Infatti il volto di Michele Riondino sarebbe perfetto, ancora di più ora che si è fatto conoscere per I Leoni di Sicilia dove ha recitato al fianco di una bellezza come Miriam Leone. Le voci di corridoio si fanno sempre più insistenti: “Montalbano rivivrà grazie a Riondino”. Il pubblico è pronto ad accoglierlo nei panni del commissario più amato della tv italiana: gli ascolti sarebbe assicurati.
Denis Bocca
 
 

Zenda, 6.1.2024
Mi querido Montalbano
"Comparto con Salvo el amor al mar, a los paseos, a los baños salados. ¡Quién no quisiera vivir en Marinella!"
"Todas sus historias son ejercicios corales en los que se alza la voz del pueblo y se retrata una realidad cruda de corrupción, maldad e injusticias"
"Siempre me ha intrigado la relación que se establece entre un autor y un personaje protagonista de larga duración como la que tuvo Camilleri con Montalbano"

Nunca me he visto involucrada en una investigación policial. A Dios gracias. Aunque conozco a un par de guardianes de la ley que escriben estupendas novelas: Sebastián Roa y Pere Cervantes. Pero como lectora impenitente del género noir, he formado a lo largo de muchos años una patrulla de polizontes imaginarios que me han hecho vivir apasionantes historias en los lugares y circunstancias más diversos. Me encantaría seguir a Petra Delicado y Fermín Garzón en una de sus pesquisas por el Raval o el Barrio Gótico de Barcelona, recorrer junto a Guido Brunetti los palacios de Venecia con su aristocrático suegro como cicerone o disfrutar de una típica comida griega en casa de los Jaritos. Si hubiera que adentrarse en un lugar peligroso, me llevaría a Harry Hole como guardaespaldas, tomaría un café irlandés bien cargado con Quirke, que no es policía pero ejerce de sabueso de cadáveres, y daría un paseo con Adamsberg alrededor de un pueblo galo repleto de leyendas. La lista es larga pero no puedo olvidar al poli municipal de Tomelloso, Plinio, y nuestro Pepe Carvalho, que sin lucir placa es terror del crimen tanto organizado como caótico.
Entre la vida y la muerte, entre el horror y la belleza, todos ellos y muchos más me han mostrado la luz del lado oscuro de la vida. Me han hecho pasar buenos ratos atrapada, más que por la intriga, por la magia de la buena literatura. Los siento como familiares lejanos que te alegran con sus visitas. Pero si tuviera que establecer una relación más prolongada y profunda, no dudaría ni un instante en elegir a mi madero preferido: Salvo Montalbano. ¿Qué tiene el siciliano que no tengan los demás? Para empezar un referente que lo hace más próximo, Luca Zingaretti, que se puso en la piel del comisario siciliano transmitiendo su encanto de hombre mediterráneo de sangre caliente, tremenda humanidad, compasivo, libre de ataduras, honesto y sin doblez. Un tipo calvo ni alto ni con músculos de gimnasio, con uno de esos rostros aparentemente anodinos que van mostrando su atractivo a medida que los conoces. Un hombre con los pies en la tierra, que tiene sueños a veces premonitorios y mantiene un permanente diálogo consigo mismo en el que se trasluce tanto el niño bromista y guasón como el filósofo melancólico temeroso del paso del tiempo. De la vejez. Que cultiva la soledad sin llegar a ser misántropo. Más que encarnar al comisario de Vigàta, Zingaretti se reencarnó en él.
Comparto con Salvo el amor al mar, a los paseos, a los baños salados. ¡Quién no quisiera vivir en Marinella! El talante del comisario me enamora. Su forma de tratar a sus subordinados, más propias de un padre o de un hermano mayor que de un mando. Los abronca y se pone de los nervios cuando el eficaz Fazio se adelanta a sus peticiones («ya está hecho»), los marea con sus especulaciones sobre el crimen de turno, pero sin abusar de su autoridad. Su indulgente paciencia con los portazos y frecuentes lapsus lingüísticos de Catarella es digna de un santo. En contraste, torea con astucia a sus jefazos, especialmente a Bonetti-Alderighi, y aplica sutil mano izquierda con la mafia, tanto con el capo Balduccio Sinagra como con los Cuffaro. Los puyazos que le lanza el dottore Pasquano —«me encantaría hacerte la autopsia, Montalbano», ponen a prueba su aguante estoico.
En su entorno gira un carrusel de personajes tan auténticos y bien perfilados que parecen brotar del papel, poniendo carne y sangre a las tramas criminales. Los componentes de su equipo, Mimì Auguello y Fazio, su señora de limpieza Adelina o Enzo, el de la trattoria, donde sacia su saludable apetito y pasión gastronómica a la manera de Carvalho, no en vano su nombre se inspira en Montalbán (Vázquez). Todas sus historias son ejercicios corales en los que se alza la voz del pueblo y se retrata una realidad cruda de corrupción, maldad e injusticias desde una mirada sagaz, irónica y desdramatizadora.
Uno de los aspectos que más me gustan de Salvo es su trato con las mujeres, en el que no se percibe ni un ápice de machismo o misoginia. Cuando se le presenta la ocasión de ligar con una belleza de largas piernas, se muestra tímido, y si se pone a ver pelis porno para resolver un caso, se duerme como un tronco de puro aburrimiento. La lengua afilada de su mujer, Livia, le pone en más de un aprieto durante sus trifulcas telefónicas. Esa actitud del comisario refleja la de su padre, Camilleri, que vivió rodeado de mujeres: madre, suegra, asistenta, tres hijas y tres nietas. Que forjó su capacidad narrativa gracias al influjo de su imaginativa abuela.
Estas Navidades releí varios casos de Montalbano y, aunque en mayor o menor medida todos me agradan, La excusión a Tindari me parece excepcional. Sobre la muerte de una pareja de ancianos y de un joven algo macarra, Camilleri urde un trama perfecta aderezada con todos los ingredientes de la casa. Uno de los más jugosos es la  trampa que se le ocurre a Montalbano para impedir que su mujeriego colaborador, Mimì, pida el traslado al municipio donde vive su prometida. Le prepara un cebo tan apetitoso que no puede resistirse a morder el anzuelo.
Uno de los puntos culminantes de este relato es la visita del comisario a un gran acebuche que crece en un paraje solitario, entre cuyas ramas deja vagar la mente intentando resolver los enigmas que se le plantean, mientras fuma un cigarrillo y le invaden las hormigas. «Había descubierto que, de manera misteriosa, el enmarañamiento, el retorcimiento, la contorsión, la superposición, el laberinto de las ramas reflejaba de forma casi mimética lo que ocurría en el interior de su cabeza: el entrelazamiento de las hipótesis, la superposición de los razonamientos». Un lugar mágico para él, igual que la piedra plana de la escollera en la que se sienta tras sus paseos digestivos e interpela a los cangrejos. Cuando un año más tarde, en El olor de la noche, descubre que su acebuche sagrado ha sido talado y agoniza en el jardín de un recién construido chalé, monta en cólera y destroza los cristales de la casa y las esculturas de Blancanieves y los Siete Enanitos. ¡¡Bien hecho, Salvo!!
Siempre me ha intrigado la relación que se establece entre un autor y un personaje protagonista de larga duración como la que tuvo Camilleri con Montalbano. Una especie de simbiosis o maridaje entre el ego y el alter ego. El vínculo prolongado entre el escritor y un ente de ficción se podría representar metafóricamente con el concepto de «gemelo enquistado» o «parásito». Fetus in fetu. Se trata de una rarísima anomalía que se produce en un embarazo doble cuando uno de los fetos no acaba de desarrollarse y se inserta en el organismo del superviviente. Así, se dan casos, muy pocos, en que un niño porta materia orgánica de su gemelo fallido en alguna parte de su cuerpo —abdomen, boca, ovario, cabeza—, que debe ser extraída, pues el huésped parasita al anfitrión. En la relación autor/personaje no existe parasitismo, sino una intensa interacción, y llega un momento en el cual las fronteras entre uno y otro se difuminan. ¿Dónde acaba Camilleri y empieza Montalbano? ¿Qué espacio ocupa Andrea y cuál Salvo?
La fidelidad del escritor a un personaje tiene la ventaja de contar de partida con el prota del relato y su microcosmos, pero también plantea el reto de hacerle evolucionar de una manera creíble, interesante para el lector. Que madure y envejezca sin perder su esencia. Camilleri lo logró plenamente. Cuando muere uno de estos autores hermanado a un personaje potente, la pérdida es doble. Habría que enterrarlos en ataúd de doble cuerpo. Pero queda el consuelo de que el fetu ficticio goza de la inmortalidad de las bibliotecas. Tal vez por eso muchos creadores no dejan de escribir hasta que un día les toca poner al texto el punto final. Andrea Camilleri falleció en Roma el 17 de julio de 2019.
Bel Carrasco
 
 

La Opinión de Málaga, 7.1.2024
La criatura del deseo
Autor: Andrea Camilleri
Editorial: Salamandra
Traducción: David Paradela
Precio: 17,10 €
Andrea Camilleri: una réplica obscena del amor
Salamandra recupera ‘La criatura del deseo’, una investigación del maestro siciliano en torno a la enfermiza pasión entre Alma Mahler y Oskar Kokoschka

Más allá de las novelas de Montalbano, e incluso más allá de las fronteras de Sicilia, quizá la gran protagonista de sus mejores páginas, hay mucho más Andrea Camilleri (1925-2019) por leer. Ahora, Salamandra rescata ‘La criatura del deseo’, una obra de investigación en torno a la tormentosa relación entre Alma Mahler y Oskar Kokoschka y su extraña consecuencia que el escritor siciliano publicó en 2013 y que por fin podemos disfrutar sus lectores españoles.
Las novelas de Montalbano no eran ajenas a la pasión y la tragedia que muchas veces arropan a las relaciones amorosas, sobre todo las que acaban en negro sobre blanco; ya en las historias que Camilleri preparó para su querido comisario sobresalieron las que estaban teñidas de amor y sensualidad, así que no puede extrañarle a sus lectores más fieles que el romance tumultuoso entre Alma Mahler y Oskar Kokoschka despertara el interés del novelista, aunque no sea ese realmente el tema de este libro sino el antecedente necesario. Porque este episodio romántico aporta un caso de estudio para los interesados en lo retorcido, enfermizo y fetichista, lo que sin duda atrapó a Camilleri.
A partir de escritos biográficos, cartas y otros materiales inéditos, muchos de ellos bastante inaccesibles al gran público, Andrea Camilleri reconstruye, como si de un caso policial se tratase, no solo la desenfrenada pasión amorosa entre Alma y Oskar, sino que se aventura a fantasear sobre ciertos aspectos sórdidos de esa pasión. Pero aquí prima la reconstrucción forense de una arrebatadora y desgarradora relación por la que Osñar Kokoschka se adentró en el terreno pantanoso de la enfermedad mental y lo delirante; una reconstrucción necesaria para que Camilleri nos lleve a lo que más le interesa, en lo que culmina: la reconstrucción de su amada perdida en forma de una muñeca de tamaño natural, una réplica que sustituirá su obsesión en una versión más manejable, dúctil y sumisa. Y es este elemento enfermizo el que maravilla a Camilleri, y el que recrea con fascinación y mucho detalle.
‘La criatura del deseo’ analiza y comparte el episodio no muy conocido con la réplica de Alma Mahler, del entonces aún joven y rebelde artista, con la distancia que un detective usaría para exponer a su cliente un caso ya resuelto, pero uno delicado y que necesita de cierta sensibilidad, la que nunca le ha faltado al siciliano. Como siempre con Camilleri, la empatía con los personajes está muy por encima de cualquier juicio moral. Y la brevedad del libro no impide que sea una obra rica en anécdotas, datos y numerosas fuentes: desde citas de amigos y familiares, a extractos de la correspondencia mutua, así como numerosas menciones a las memorias y diarios de ambos amantes. Esta es una investigación pormenorizada. Todo lo que nos cuenta Camilleri es real y demostrable. Incluso en el único momento en el que se permite cierta fantasía, llegando a atribuirle unas frases a la Alma inanimada, esas palabras provienen de obras de teatro escritas por Kokoschka -¿acaso no era él quien pretendía hablar con su creación?-.
Como buena obra de Camilleri no puede faltar ese sentido del humor tan propio suyo. Y aquí la situación se prestaba a chistes gruesos, y de eso no hay, pero sí cierta socarronería. Dibuja los excesos románticos del joven Kokoschka con la distancia propia de un siciliano de 88 años, la edad con la que dio por terminado este libro. No se queda sin esa mirada irónica Alma, como tampoco quienes les rodearon en esta historia de excesos en una Europa que desaparecía –porque Camilleri no repasa ese tiempo ni esos personajes con nostalgia alguna, más bien nos comparte con cierta sorpresa el que alguna vez todo eso haya existido-.
Pero que nadie se acerque a este libro queriendo adentrarse en la apasionada y enfermiza relación de Alma Mahler y Oskar Kokoschka. Insistamos en que lo que le importa a Camilleri es la criatura, la réplica creada por el artista, y con la que convivirá varios meses; tiempo en el que yacerá con ella, harán vida social y a la que convertirá en su modelo e inspiración. «Existen muchas historias, reales o inventadas, a propósito de muñecas o maniquíes femeninos […]», explica el propio escritor, para citar el de Helena de Troya, la fábula de Pigmalión o el de la marquesa Casati del que se enamoró D’Annunzio, entre otros casos, pero es el que creó Kokoschka el que maravilla a Camilleri –por cierto, qué pena que no mencione a Luis García Berlanga y su ‘Tamaño natural’, su película más fetichista y quizá por ello más personal-.
Si bien ‘La criatura del deseo’ pueda pasar por una obra menor del maestro italiano, y seguro que no será la puerta de entrada para nuevos lectores, lo que también se puede asegurar es que responde a sus obsesiones. Este libro encaja a la perfección con el resto de su obra, un esforzado cuerpo literario repleto de historias extrañas pero extremadamente humanas, que a veces terminaban en asesinatos imaginados y otras, como en este simpático ensayo, en una creación inanimada que vino a suplir una pérdida mayor que la vida.
José Luis G. Gómez
 
 

Alessandria today, 10.1.2024
Gialli Siciliani di Andrea Camilleri: Una Triade Ineguagliabile di Intrighi e Persone Memorabili. Recensione a cura di Alessandria today
In “Il giudice Surra e altre indagini in Sicilia”, Andrea Camilleri ci regala un’imperdibile raccolta di tre gialli brevi, un tesoro prezioso per gli amanti del genere e per coloro che apprezzano la magistrale abilità narrativa di questo maestro della letteratura.

Camilleri ci catapulta nel cuore della Sicilia, tessendo tre storie affascinanti intrise di delitti, inganni e sospetti, immergendoci nell’universo di personaggi indimenticabili e situazioni avvincenti.
La maestria linguistica di Camilleri, pur tralasciando il suo caratteristico vigatese, affascina attraverso la ricchezza dell’italiano, con tocchi dialettali e torsioni linguistiche che catturano l’essenza dell’isola.
La terna di racconti, datati tra il 2005 e il 2011, si fonde in un unico volume, rivelando la genialità inventiva di Camilleri in narrazioni di diversa configurazione narrativa, tutte accomunate da un livello di qualità straordinaria e da una fruibilità esemplare.
Troppi equivoci si erge come un racconto dalla costruzione cinematografica, con didascalie che scorrono come in un film d’epoca. L’investigazione dilettantesca di Bruno Costa, catalizzata da un banale scherzo telefonico, porta a una rivelazione inaspettata, sfidando persino il rigoroso commissario Chimenti.
In Il medaglione, il maresciallo Antonio Brancato, figura più pacificatrice che autoritaria, si trova ad affrontare situazioni scomode con un’intelligenza teatrale, salvando un vedovo da un oscuro mistero nascosto in un dono di inestimabile valore.
L’apice della raccolta giace in Il giudice Surra, un racconto storico ambientato nel 1862 a Montelusa. Il giudice Surra, un piemontese in terra di Sicilia, incarna un candore disarmante che sfida la mafia, ignorando minacce e intimidazioni, in un’epica lotta per la giustizia e l’integrità morale che umilia la criminalità, consegnandola al ridicolo.
Con maestria e genialità, Camilleri offre un viaggio letterario coinvolgente e appassionante nel cuore della Sicilia, dimostrando ancora una volta la sua capacità di tessere storie avvincenti e personaggi indimenticabili che rimarranno impressi nell’animo del lettore per lungo tempo. Una lettura imperdibile che consiglio vivamente a chi ama l’arte del giallo e della narrazione coinvolgente.
 
 

Alessandria today, 10.1.2024
Il Genio Narrativo di Andrea Camilleri: La Vita e l’Eredità Letteraria di un Maestro del Giallo. A cura di Alessandria today
Andrea Camilleri, figura preminente della letteratura italiana contemporanea, ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama letterario internazionale. Nato il 6 settembre 1925 a Porto Empedocle, in Sicilia, Camilleri è stato uno dei più acclamati scrittori del genere giallo, celebrato per il suo genio narrativo, la creatività e la profonda caratterizzazione dei suoi personaggi.

Il suo personaggio più celebre, il commissario Salvo Montalbano, è diventato un’icona non solo nella narrativa italiana, ma anche a livello globale. Attraverso le sue opere, Camilleri ha saputo catturare l’essenza dell’anima siciliana, immergendo i lettori nelle atmosfere intense e suggestive dell’isola mediterranea.
Con maestria e genialità, Camilleri offre un viaggio letterario coinvolgente e Il successo di Camilleri è iniziato tardi nella sua carriera letteraria. La svolta decisiva è arrivata con la pubblicazione de “La forma dell’acqua” nel 1994, il primo romanzo della serie di Montalbano. Quest’opera ha dato il via a una serie di bestseller, amati non solo in Italia ma in tutto il mondo. I suoi libri sono stati tradotti in numerose lingue, raggiungendo un vasto pubblico internazionale.
Con maestria e genialità, Camilleri offre un viaggio letterario coinvolgente e La chiave del fascino dei romanzi di Camilleri risiede nella sua capacità di intrecciare abilmente trame avvincenti con un’acutezza d’indagine sociale e psicologica. I lettori si sono affezionati al commissario Montalbano, con il suo umorismo tagliente, il suo amore per il cibo, e la sua moralità intransigente.
Con maestria e genialità, Camilleri offre un viaggio letterario coinvolgente e Oltre alla serie Montalbano, Camilleri ha scritto numerosi romanzi, saggi e raccolte di racconti, dimostrando la sua versatilità e maestria letteraria. La sua scrittura brillante è caratterizzata da un linguaggio vivace, colorito, e dalla capacità di far rivivere la Sicilia attraverso descrizioni dettagliate e suggestive.
Con maestria e genialità, Camilleri offre un viaggio letterario coinvolgente e Il 17 luglio 2019, Andrea Camilleri è scomparso all’età di 93 anni, lasciando un vuoto nel mondo della letteratura. Tuttavia, il suo lascito è stato immenso e le sue opere rimarranno un pilastro della narrativa gialla italiana per sempre.
Con maestria e genialità, Camilleri offre un viaggio letterario coinvolgente e Il contributo di Camilleri alla letteratura è stato straordinario. Il suo talento nel dipingere quadri vividi della società, accompagnato da trame avvincenti e personaggi indimenticabili, lo ha reso un autore amatissimo e rispettato. La sua eredità letteraria continuerà a incantare e a ispirare lettori di ogni età e provenienza, mantenendo vivo il suo spirito attraverso le pagine dei suoi straordinari romanzi.
 
 

FrosinoneToday, 10.1.2024
Ceccano, due giornate culturali al Caffè Letterario Sinestesia

[…]
Sabato 13 gennaio alle ore 17.30 sarà la volta di Arianna Mortelliti che presenterà il suo nuovo libro Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni edito da Mondadori. Arianna Mortelliti, alla sua prima prova narrativa ma cresciuta alla scuola del nonno Andrea Camilleri, scrive un romanzo decisamente intrigante, calibrando suspense e informazioni all'interno di una struttura a dialoghi che, progressivamente, scioglie nodi e ambiguità.
Saranno presenti Rocco Mortelliti sceneggiatore e regista, Alessandra Mortelliti attrice e regista e come ospite speciale Patò.
I due incontri saranno moderati dallo scrittore Diego Protani. Gli eventi sono patrocinati dalla rete delle associazioni di Ceccano.
 
 

Cusano Italia Tv, 12.1.2024
Stato dell’Arte - Sulle orme del nonno Andrea Camilleri: Arianna Mortelliti, il romanzo d'esordio

Nella diciassettesima puntata di “Stato dell’Arte”, Cesare Biasini Selvaggi ospita in studio Arianna Mortelliti, scrittrice e docente di scienze, nonché nipote di uno dei più illustri scrittori e intellettuali del secondo Novecento italiano, Andrea Camilleri. Durante la conversazione, Arianna condivide dettagli sul suo romanzo d'esordio, Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni, edito da Mondadori. Successivamente, si immerge nel mondo del nonno attraverso fotografie e ricordi personali. Dalla raccolta di filastrocche Storie per Arianna al suo contributo nel primo libro postumo di Andrea Camilleri, L’Autodifesa di Caino, Arianna ripercorre anche dei luoghi che hanno fatto da sfondo alla sua vita con il nonno, come i Templi di Agrigento e la maestosa Scala dei Turchi, che hanno contribuito a plasmare la reale ispirazione della Vigata del celebre commissario Montalbano. Arianna racconta, inoltre, il progetto del Fondo e Archivio Andrea Camilleri, mostrando alcuni documenti di questo giacimento culturale. Stato dell’Arte è la trasmissione realizzata da Cusano Media Group, scritta e condotta da Cesare Biasini Selvaggi, con la collaborazione di Giulia Cavola.
 
 

Ceccano, 13.1.2024
Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni

 
 
 

La Repubblica, 14.1.2024
Montalbano e i suoi amori. Tornano gli episodi con le donne che gli fanno battere il cuore. E si parte con Serena Rossi
Dal 14 gennaio su Rai 1 fino al 4 febbraio, quattro episodi che vedono protagonista Luca Zingaretti con Belén Rodriguez, Margareth Madè e Valentina Lodovini

Il saggio – e sempre ironico - Andrea Camilleri, alle lettrici che gli chiedevano perché il commissario Montalbano non sposasse Livia, l’eterna fidanzata, rispondeva con un sorrisetto: “E chi si sposerebbe con la propria coscienza?”. Il commissario alla fine mette un bel po’ di chilometri tra lui e quella che, comunque, resterà la donna della sua vita; e forse, alla fine, anche a lei va bene un rapporto a distanza che ormai dura da una vita. Il vero mistero del loro legame non è mai stato svelato. Da domenica 14 gennaio fino al 4 febbraio - e sì, lo ripetiamo, il servizio pubblico non fa una grandissima figura a proporre in piena stagione le repliche, ma almeno si salva la qualità – Rai1 trasmette quattro episodi (e sarà un boom di ascolti, come al solito) che vedono protagonista il nostro eroe interpretato da Luca Zingaretti.
Tanto per dare un senso all’operazione, i film tv sono raggruppati con il sottotitolo Gli amori di Montalbano, perché vedono protagoniste le donne che segnano la vita del commissario di Vigata, signore che lo fanno vacillare, di cui si invaghisce. Di rivali, Livia (Sonia Bergamasco), ne vede sfilare diverse. A differenza di Mimì Augello (Cesare Bocci), seduttore seriale, donnaiolo per vocazione, un femminaro classico, che nonostante l’indole da don Giovanni si sposa e fa vedere i sorci verdi alla moglie Beba, Montalbano è un single. Ama, sogna, ha una stangona svedese come amica-consigliera, ma coltiva un’etica. Anche se ha i suoi momenti di debolezza.
Questa nuova collezione di repliche si apre con La vampa di agosto in cui il commissario cede al fascino di Serena Rossi, gemella di una ragazza trovata uccisa. Il caso di omicidio complica parecchio la vita di Montalbano, travolto dalla passione. Persino il fido Fazio (Peppino Mazzotta), vedendolo così turbato gli consiglia di pensarci bene. Ma stavolta l’uomo che non ha mai tradito la sua Tipo sgangherata, non ci pensa neanche cinque secondi e si tuffa nel mare con la ricciolona. Che bello perdere la testa.
Il 21 gennaio va in onda Il campo del vasaio, con Belen Rodriguez nel ruolo della bella argentina Dolores, coinvolta nelle indagini sulla morte del marito. Il suo ingresso in commissariato è memorabile. Il 28 gennaio viene riproposto Il sorriso di Angelica con Margareth Madè. Indagando su una serie di furti, il commissario incontra Angelica Cosulich, dirigente di banca. Quando la incontra Montalbano rimane affascinato, e anche lei: è colpo di fulmine. Gli riporta alla memoria quell'Angelica dell’Orlando Furioso della quale ai tempi del liceo si era innamorato. Perché combattere contro questa nuova passione?
Il 4 febbraio è la volta di Un covo di vipere in cui viene ucciso l’imprenditore Cosimo Barletta, fiero mascalzone, strozzino e ricattatore di ragazze che costringeva a essere carine con lui. Il commissario resta molto colpito dalla figlia Giovanna (Valentina Lodovini) che gli rivela di cosa fosse capace il padre, con cui aveva un rapporto molto particolare. Gli appassionati di Montalbano noteranno che in questa galleria di personaggi femminili manca quello al centro di Il metodo Catalanotti, in cui Montalbano si prende una bella cotta per la collega della Scientifica Greta Scarano: il film è già stato trasmesso a novembre. E non compare (chissà se farà parte di un altro pacchetto di repliche), uno dei casi più interessanti, L’età del dubbio con Isabella Ragonese nei panni del tenente della Capitaneria di Porto Laura Belladonna (coincidenza). Appassionata, vitale, ironica, intelligente, sorriso irresistibile, seduce il commissario, che un po’ flirta e un po’ sembra intimorito da quella promessa d’amore. Ci pensa il destino a scrivere la parola fine, il caso si chiude in modo tragico.
Silvia Fumarola
 
 

La Repubblica, 15.1.2024
Luca Zingaretti: “La mia nuova sfida è farvi ridere. Il debutto da regista ispirato da una storia. La violenza sulle donne? Ho iniziato a combatterla grazie a mia madre: da ragazzino mi portava ai cortei
L’eterno successo di Montalbano, il ritorno della serie ‘Il re’, un film da regista e uno in fase di scrittura, l’ansia per le guerre, l’augurio di un 2024 di pace: l’attore e gli impegni del momento, alla vigilia del debutto della serie comica ‘No activity – Niente da segnalare’ (Prime Video) in cui è un poliziotto in crisi coniugale e con la fissa per Marcella Bella

Luca Zingaretti in versione comica. Mentre su Rai 1 tornano le repliche del suo amatissimo commissario Montalbano l’attore si propone nel ruolo di un poliziotto disilluso, in crisi coniugale e con la fissa per le canzoni di Marcella Bella nella serie commedia No activity – Niente da segnalare dal 18 gennaio su Prime Video.
[…]
A un certo punto il suo personaggio, Marcello, dice “‘Sti film violenti, ‘sti commissari hanno stufato”. In fondo lui è proprio l’anti-Montalbano.
“Devi avere il coraggio di prenderti un po’ in giro rispetto al tuo passato ma anche a chi sei tu. Abbiamo messo una battuta anche sul trapianto di capelli con lui che si guarda nello specchietto della macchina e dice ‘crescono, crescono…’. Ci siamo divertiti a prenderci in giro".
Invece il commissario Montalbano non ha stancato affatto: ogni volta che la Rai è in crisi di ascolti lo ritira fuori. Perché fa sempre centro?
“Credo che Montalbano sia riuscito a raccontare bene l’Italia di quegli anni. E’ una serie che ha unito persone che oltre al talento hanno messo insieme la voglia di non mollare neanche di un centimetro. Oggi, con i social, è facile trovarsi dalle stelle alle stalle in pochissimo tempo, credo che la differenza stia proprio nella durata. Abbiamo iniziato quasi di nascosto su Rai 2 e abbiamo finito la serie facendo il 45% di share, credo che sia dovuto al nostro professionismo, alla volontà di non sedersi sugli allori, di cercare – ogni volta che ci mettevamo di fronte a un racconto di Andrea Camilleri  di dare il massimo anche se sapevamo di avere un pubblico numeroso e fedelissimo. Per questo non abbiamo mai voluto deluderlo".
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Chiara Ugolini
 
 

Fanpage, 15.1.2024
Ascolti tv domenica 14 gennaio: chi ha vinto tra Montalbano e Terra Amara
Tutti i dati Auditel di domencia 14 gennaio. Chi ha vinto la gara degli ascolti tv tra Il commissario Montalbano su Rai1 e Terra Amara su Canale 5.

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La sfida agli ascolti tv tra Montalbano e Terra Amara
Nella prima serata di domenica 14 gennaio, Rai1 ha trasmesso l'episodio del Commissario Montalbano, La Vampa d'agosto che ha raccolto 2.675.000 spettatori per uno share del 14.8%. Canale 5 ha messo in onda un nuovo episodio di Terra Amara: 2.769.000 spettatori e share pari al 15.2%. Canale 5, quindi, ha vinto gli ascolti tv della serata di domenica 14 gennaio.
[…]
Gennaro Marco Duello
 
 

Teatro Sette, 16-28.1.2024
Massimo Venturiello
La prima indagine di Montalbano
di Andrea Camilleri
Consulenza musicale e tecnica: Alessandro Greggia

La prima indagine di Montalbano di Andrea Camilleri è quella da cui tutto ebbe inizio. Quella in cui prendono vita i personaggi dei successivi numerosi romanzi che hanno conquistato l’interesse di milioni di lettori. Massimo Venturiello, porta sul palcoscenico, con la vis teatrale che lo contraddistingue, il testo di Andrea Camilleri in un progetto tutto nuovo da lui ideato.

orario spettacoli: dal martedì al sabato ore 21.00; domenica ore 18.00
biglietti: intero € 25,00; ridotto € 19,00 (prev. compresa)
abbonamenti: turno libero infrasettimanale 6 spett. € 80,00; 8 spett. € 100,00; 10 spett. € 120,00; turno libero open 6 spett. € 100,00, 8 spett. € 115,00; 10 spett. € 135,00; carnet 8 ingressi € 135,00 (prev. compresa)
botteghino: dal lunedì al sabato ore 10.30-20.00; domenica ore 16.00-17.00
info e prenotazioni: tel. 0644236382
ufficio promozione: Valeria D’Orazio – tel. 320.48.20.809 – promozione@teatro7.it

 
 

Rai Radio 1 - Cento un secolo di radio, 17.1.2024
17 gennaio 1942: nasce il pugile statunitense Muhammad Alì
Cliccare qui per ascoltare la puntata

[…] Passiamo poi a Monica Vitti, gigante della storia dello spettacolo, cinema, teatro, televisione e non solo. Anche in radio, Monica Vitti è protagonista. Il suo esordio nella prosa radiofonica avviene in 'Monica o come tu mi vuoi' del 1968. La trasmissione vuole essere un'antologia di Monica Vitti, attrice drammatica e comica, vista e interpretata, però con l'occhio e l'esperienza di quel momento. Lei stessa collabora alla riduzione dei testi con Umberto Ciappetti e Andrea Camilleri, regista della trasmissione. Inoltre come partner può contare su Gianrico Tedeschi e Paolo Panelli per le interpretazioni comiche, Umberto Orsini e Alberto Lupo per gli interventi drammatici. E ci sono anche le opinioni di Michelangelo Antonioni, Arthur Miller e Roger Vadim. Ascoltiamola in un estratto dalla 1' puntata del 14 luglio 1968 sul Secondo Programma. Con Umberto Broccoli. Un programma scritto con Patrizia Cavalieri. Regia di Luca Bernardini.
 
 

laSexta, 18.1.2024
El muro - De puño y letra
El comisario Montalbano y la generación Totocalcio
"La mayor parte de mi generación está reposando en los cementerios, mientras que la generación venidera, la del 15M, ha conseguido ser devorada por el propio sistema contra el que luchaban. Ahora son cadáveres que van ocupando espacio político en las instituciones".

Pertenezco a una generación que se sintió estafada un maldito sábado de hace ya algunos años, cuando, en vez de Mazinger Z, en su lugar, y sin previo aviso, apareció un tal Orzowei. Tal vez, por eso, nuestra tendencia a la negatividad esté más que justificada.
Estas cosas vienen a cuento porque el otro día, leyendo una novela de Montalbano, el comisario mediterráneo creado por Camilleri, me encontré con una conversación que me llamó la atención. En el diálogo, el jefe superior comentaba a Montalbano que se sentía viejo y cansado con necesidad de jubilarse. El argumento que utilizaba era que al juego de las apuestas sobre los resultados de fútbol lo denominaba "Sisal", y no "Totocalcio" como todo el mundo.
El jefe superior se lamentaba ante Montalbano por utilizar un término de hace treinta años. Para consolidar sus argumentos ponía de ejemplo al periodista Indro Montanelli, cuando un joven compañero lo acusó de andar desfasado por seguir llamando Sisal a las apuestas deportivas. Para el jefe superior, igual que para el joven periodista, tal asunto significaba seguir aferrado inconscientemente al pasado.
Con todo, si de algo peca mi generación no es de tales cosas. Para nada. Lo de "aferrarse al pasado" es atributo común de la generación que me precede. Una generación que, de haber vivido en Italia bien se hubiese podido denominar "Generación Sisal". En el campo de la literatura, sin ir más lejos, sus integrantes destacan por la cobardía, el acomodo burgués y la pereza epistemológica que los lleva a repetir patrones que funcionan, sin arriesgarse un poquito a retorcer las estructuras de la narrativa que es como decir las estructuras de la vida. Y siguen ahí, como privilegiados narradores y excelentes intelectuales que si destacan por algo es por su mediocridad.
Por lo demás, mi generación se ha visto taponada entre la generación precedente y la venidera, una generación, esta última que, de haber vivido en Italia, la podríamos haber bautizado como "Generación Totocalcio". Sus integrantes llegaron arrollando hace veinte años cuando el grito del "No a la Guerra" sonó en todas sus gargantas convertidas en una. Luego vino el 15M y su estímulo demostró que sí, que sí era posible conquistar la lejanía. Una generación que supo tomar la calle y que, al contrario de la mía, lo hizo llevada por la política. La mía ya tuvo bastante desencanto con Orzowei, y se fue hundiendo en los paraísos artificiales que nos seducían en cada esquina. Espejismos de aguja y camellos con sonrisa postiza. "Eh, chaval, que mira que tengo un material rompedor... ¿Te hace?".
Por eso, la mayor parte de mi generación está reposando en los cementerios, mientras que la generación venidera, la del 15M, ha conseguido ser devorada por el propio sistema contra el que luchaban. Ahora son cadáveres que van ocupando espacio político en las instituciones. Bien mirado, ambas generaciones han acabado igual de muertas. Porque los finales se repiten a través del tiempo. Unos en un nicho y otros con cargos públicos. Porca miseria.
Pero ahora dejo por un rato estos pensamientos y sigo leyendo a Andrea Camilleri en un volumen que recopila los primeros casos del comisario Montalbano y que viene editado por Salamandra. Para un tipo como yo, que sólo tiene fe en el escepticismo, no se me ocurre otro final más apropiado.
Montero Glez
 
 

MeinBezirk, 18.1.2024
Salvo Montalbano: Einer wie du und ich
Andrea Camilleri: Italiens Exportschlager #1
Ganz Italien  hat von ihm gelernt, dass der Ausdruck «tambasiare casa casa» ein durch Müdigkeit, Hitze und Behäbigkeit erzeugtes, zielloses Herumlungern zu Hause bedeutet. Man legt vielleicht einen Löffel in die Tischlade, rückt ein schiefes Bild zurecht oder blättert im Adressbuch. Mehr nicht.

In der brütenden Mittagshitze des Mittelmehrraums ist bei geschlossenen Fenstern und heruntergezogenen Rolläden, Rollos und Markisen im dämmrigen Halbdunkel der Wohnung viel mehr an Aktivität auch reine Verschwendung von Energie.
Camilleri war nicht nur ein höchst erfolgreicher Autor, er war auch eine wichtige Stimme in Italiens Zivilgesellschaft.  Der sympathische Herr mit der tiefen Raucherstimme, der den Italienerinnen und Italienern ironisch, wortgewandt und eindringlich ins Gewissen redete, wird in der kollektiven Erinnerung verbleiben.
Zum literarischen Star wurde Camilleri erst in einem Alter, in dem andere schon ein paar Jahre ihre wohlverdiente Pension genießen. Er war 68, als im Jahr 1994 „Die Form des Wassers“, der erste Montalbano-Krimi, erschien. Camilleris Erfolg war eine literarische Sensation, die die Erfolgsstorys von Umberto Eco oder Susanna Tamaro deutlich überbot: Im Sommer 1998 belegte der Autor acht von zehn Plätzen der italienischen Bestsellerliste, die Verkaufszahlen waren spektakulär. Mit dem Commissario Montalbano hat der gebürtige Sizilianer den besten Exportschlager Italiens erfunden. Die litarische Figur Salvo Montalbano machte ihn weltbekannt.
Berühmt wurde er als Fernsehregisseur, als er in den sechziger, siebziger Jahren mit Krimiserien um die Inspektoren Sheridan und Maigret dem italienischen Publikum wahre Straßenfeger bescherte. Als er literarisch zu arbeiten begann, konnte er also auf eine erstklassige Vorbildung im Verfassen von Dialogen zurückgreifen.  Zehn Jahre mußte er warten, bis 1978 das erste Buch "Il corso delle cose" (Der Lauf der Dinge) gedruckt wurde; 14 Verlage hatten das Manuskript abgelehnt. Zu den wenigen, die Camilleris Talent sofort erkannten, gehörte Leonardo Sciascia, in jener Zeit Siziliens literarisches Aushängeschild. Er vermittelte den gar nicht mehr jungen Nachwuchsautor an den Sellerio Verlag in Palermo. 
Camilleris erste Romane basieren auf wahren Begebenheiten des sizilianischen 19. Jahrhunderts. Seine historischen Romane erreichten jedoch gerade einmal eine Auflage von 5000 Exemplaren. 
Der Erfolg kam mit Kommissar Salvo Montalbano, einem Polizisten, einem Mann wie Maigret.  Er meidet den Kontakt mit den Vorgesetzten, hasst Medientermine, ist ein leidenschaftlicher Leser und ein leidenschaftlicher Anhänger der sizilianischen Küche und hat eine Verlobte, die in Genua lebt und arbeitet.  Seit 1999 werden die Montalbano Romane vom Staatsfernsehen RAI verfilmt.
Salvo Montalbano wird zum kollektiven Liebling der Italienerinnen und Italiener. Er wird zu einer Figur des Alltags, zu einem wie du und ich.
Andrea Camilleri erzählt:
"Ich habe mir wirklich Sorgen gemacht, als während einer Lesereise auf Sizilien auf einmal drei Männer mit ernster Miene auf mich zugekommen sind und voller Überzeugung sagten: ,Hören Sie zu, Camilleri, diese Heirat zwischen Montalbano und der Frau aus Genua darf nicht stattfinden. Es gibt wirklich genug nette Mädchen hier bei uns...'"
Andrea Camilleri starb, mit 93 Jahren, 2019 in einer Klinik in Rom.  Im Dezember erschien postum sein vorletzter Montalbano Roman "Ein tiefer Blick in die Seele," auf Deutsch.  Im Sommer 2024 wird der allerletzte Montalbano Roman in der deutschen Übersetzung aufliegen: Die Mission des Kochs.
Eine Hommage an Luigi Pirandello
Aber Camilleri ist nicht zufällig ein entfernter Verwandter von Luigi Pirandello:  Ab 2005 lag der finale Fall des berühmten Polizeikommissars Salvo Montalbano in den Schubladen des Herausgebers Sellerio.  Er hat den letzten Montalbano Roman "Riccardino" 2005 geschrieben und elf Jahre später überarbeitet, aber nur sprachlich, ohne die Handlung zu verändern, so dass der italienische Verlag Sellerio nun für Philologen auch eine Doppelausgabe mit beiden Versionen – der von 2005 und der von 2016 – anbietet. Camilleri verfügte, dass dieser Roman postum erscheinen sollte.  Er wollte nicht, dass es ihm ergeht wie seinem frühverstorbenen Kollegen, dem Spanier (und Taufpaten seines Kommissars) Manuel Vázquez Montalbán, der sich nicht mehr von seinem Protagonisten, dem Privatdetektiv Pepe Carvalho, „befreien“ konnte. Das Buch ist sein literarisches Testament.
Franz Waditzer
 
 

Libero Magazine, 20.1.2024
Il commissario Montalbano - Il campo del vasaio: shock dopo il ritrovamento di un cadavere
Tutte le anticipazioni sulla replica della puntata della serie tratta dai romanzi di Andrea Camilleri, in onda su Rai 1 in prima serata

Nella pittoresca cittadina siciliana di Vigàta, dove i colori del mare si mescolano con i toni caldi delle case, l’atmosfera si carica di tensione in un nuovo e avvincente caso che coinvolge il celebre commissario Montalbano. Tutto inizia con la scoperta di un cadavere, un uomo brutalmente ucciso e nascosto in un impervio pendio argilloso noto come critaru. Ecco le anticipazioni sulla replica.
Il Commissario Montalbano – Il campo del vasaio
Il commissario Montalbano, noto per la sua abilità investigativa e il suo temperamento deciso, si trova di fronte a un duplice enigma. Mentre cerca di svelare la verità dietro l’omicidio nel critaru, si imbatte in un altro problema di dimensioni considerevoli. Il suo braccio destro, l’ispettore Mimì Augello, di solito scherzoso e affabile, si trasforma in un uomo cupo e irascibile. Montalbano, conscio della necessità di preservare l’armonia nel suo commissariato, si trova a dover indagare non solo sulla morte nel critaru ma anche sul cambiamento drastico di comportamento di Mimì. L’indagine rivela che Mimì Augello ha un’amante segreta, un segreto che sembra essere la causa del suo improvviso cambiamento d’umore. Montalbano, capendo l’importanza di mantenere la coesione nel suo team, decide di prendere tempo prima di affrontare direttamente il problema di Mimì.
Nel frattempo, l’indagine sull’omicidio rivela tracce che conducono a oscuri rituali mafiosi, rivelando che il caso è intriso di elementi che richiamano il passato della mafia siciliana. La trama si complica ulteriormente quando il caso del critaru si intreccia con la scomparsa di Giovanni Alfano, un uomo legato a Balduccio Sinagra, una figura anziana e malata della mafia. Montalbano scopre che il cadavere nel sacco è proprio Giovanni Alfano e sospetta che il suo omicidio sia stato commissionato da Balduccio Sinagra come punizione per tradimento.
Tuttavia, quando emerge un legame tra l’adulterio di Mimì e l’omicidio, Montalbano si trova di fronte a un dilemma che coinvolge direttamente il suo fidato collega. Il commissario si trova ora a gestire un intricato intreccio di amicizia, tradimenti e indagini, dove ogni passo potrebbe rivelare nuovi segreti e complicare ulteriormente la situazione. La soluzione di questo misterioso caso richiederà non solo abilità investigative, ma anche la capacità di Montalbano di navigare tra i delicati rapporti personali che si intrecciano con il suo dovere di commissario.
Quando e dove vedere la puntata
La puntata andrà in onda Stasera [domani sera, NdCFC] in tv Rai 1, sarà poi possibile visionare la puntata in qualsiasi momento sul canale ufficiale di Rai Play.
Virginia Destefano
 
 

La Repubblica, 22.1.2024
Ascolti tv, Montalbano battuto da ‘Terra amara’: il Commissario non è più invincibile
Per la prima volta una replica della serie sul personaggio creato da Camilleri ha ceduto il passo alla concorrenza. E la soap turca si conferma fenomeno internazionale

Çukurova batte Vigata. Nella sfida degli ascolti di ieri, per la prima volta una delle repliche del Commissario Montalbano, ha ceduto il passo alla concorrenza. E così, la cittadina immaginaria in cui è ambientata la serie turca Terra amara, ha avuto la meglio sul mondo immaginato da Andrea Camilleri.
Belen e Montalbano
La sfida domenicale ha consegnato a Canale5 la palma per gli ascolti in tv: la puntata della soap ha ottenuto 2 milioni 882mila spettatori, pari ad uno share 15,66 per cento e, anche se sul filo, ha superato Montalbano su Rai 1. L'episodio tratto da Il campo del vasaio di Camilleri, che vantava nel casto Belen Rodriguez nel ruolo di (ça va sans dire) femme fatale ha infatti registrato 2 milioni 628mila spettatori, per uno share del 14,73 per cento. Ma la cosa non deve stupire.
[…]
 
 

La Penna nel Cassetto, 23.1.2024
“La gita a Tindari”, uno dei gialli di Camilleri
“La gita a Tindari” è forse il romanzo di Andrea Camilleri più famoso [forse, in effetti, NdCFC] e tra i più avvincenti

“La gita a Tindari” è il romanzo di Andrea Camilleri, pubblicato nel 2000 da Sellerio. In esso, il famigerato commissario Montalbano si ritrova ad indagare su tre casi di omicidio, che riguardano una coppia di coniugi in là con gli anni e di un giovane informatico. Le indagini risultano da subito complicate, poiché i pochi indizi che Montalbano ha a disposizione sembrano non portare da nessuna parte. L’intuizione di Montalbano però gli suggerisce che gli omicidi sono collegati in qualche modo. Non solo sono collegati tra loro, ma porteranno alla scoperta di una rete criminale molto più ampia.
Come ormai abbiamo imparato, Montalbano anche in questa storia mostra i suoi metodi poco ortodossi, che sono aspramente contestati dal Questore, che può quando sente che c’è la possibilità di risolvere un grosso caso, dimentica vigliaccamente. Leggere questa storia – ma vale un po’ per tutte le storie di Camilleri – ci permette di entrare in un mondo, quello di Vigata e del suo commissariato, che seppur inventato, è vivido e realistico. Non mancano nella storia i personaggi che accompagnano Montalbano nelle sue investigazioni: Fazio, Gallo, Catarella e Augello. Quest’ultimo darà dei pensieri a Montalbano, ma la presenza di una donna bella e intrigante metterà le cose al proprio posto. Le donne sono un’altra costante nelle storie di Camilleri. E qui troviamo sia Ingrid che Livia.
Un aspetto che mi colpisce molto di Camilleri è la scrittura. Il suo stile sa descrivere luoghi, colori, odori, sentimenti e lo fa attraverso quel suo siciliano del tutto personale, che permette al lettore, anche a colui che non lo padroneggia, di cogliere le sfumature di ogni “scena”.
Parlo di “scena” perché – lo confesso – non posso fare a meno di identificare luoghi e volti con quelli degli attori e degli ambienti presenti nella fortunata serie di fiction Rai. Tuttavia, leggiamo in questo romanzo particolari che ci suggeriscono una fisicità diversa da quella a cui siamo abituati. Infine, voglio segnalare la grande attenzione che Camilleri metteva nei suoi libri. Verso la fine del romanzo, Camilleri fa cenno alla questione dei migranti e di come vivano in moderni “campi di concentramento”:
“Gallo invece gli venne a contare di un gruppo di albanesi che era scappato dal campo di concentramento ossia campo d’accoglienza.
«Li avete rintracciati?»
«Manco uno, dottore. E manco si rintracceranno».
«Perché?».
«Perché sono fuitine concordate con altri albanesi che hanno messo radici. Un mio collega di Montelusa sostiene che ci sono albanesi che invece scappano per tornarsene in Albania. A conti fatti, hanno scoperto che si trovavano meglio a casa loro. Un milione a testa per venire e due per rimpatriare. Gli scafisti ci guadagnano sempre».”
In un altro passaggio dice:
“S’assittò in poltrona, addrumò la televisione. La prima immagine che vide fu quella dei prigionieri di un campo di concentramento, non dei tempi di Hitler, ma di oggi. In qualche parte del mondo che non si capiva, perché le facce di tutti quelli che patiscono l’orrore sono tutte eguali”.
Per chiudere mi piace segnalare quella che mi sembra una critica, nemmeno troppo velata, a una parte del mondo intellettuale che non è mai stata gentile con il genere giallo:
«Certo che ne hai di fantasia» commentò Mimì che aveva ripensato alla ricostruzione del commissario. «Quando vai in pensione puoi metterti a scrivere romanzi».
«Scriverei certamente dei gialli. E non ne vale la pena».
«Perché dici accussi?».
«I romanzi gialli, da una certa critica e da certi cattedratici, o aspiranti tali, sono considerati un genere minore, tant’è vero che nelle storie serie della letteratura manco compaiono».
«E a te che te ne fotte? Vuoi trasìre nella storia della letteratura con Dante e Manzoni?».
«Me ne affrunterei».
«Allora scrivili e basta».
 
 

AGI, 24.1.2024
La crociata di Gimenez-Bartlett contro i giallisti nordici (in memoria di Camilleri)
In un'intervista la popolare autrice spagnola denuncia la deriva splatter nei romanzi di genere e racconta di quando lei e il celeberrimo scrittore siciliano si trovarono a discutere dell'invasione scandinava

Esiste un 'fronte del giallo' meridionale opposto all'invasione degli autori di genere nordici? Alicia Gimenez Bartlett è convinta di sì e in un'intervista con l'agenzia Efe ricorda quanto le disse Andrea Camilleri agli albori dello sbarco degli scandinavi nelle classifiche europee: "Siamo sempre più svedesi e meno siciliani". La scrittrice creatrice nel 1996 della serie di romanzi polizieschi con protagonista l'ispettore Petra Delicado - pubblicati in Italia da Sellerio - denuncia l'abuso di dettagli macabri, che considera parte di un percorso "pericoloso". Se si offrono casi sempre più raccapriccianti per catturare l'attenzione, è il suo ragionamento, si trascurano risorse come le trame che esplorano la psicologia mentre ogni romanzo poliziesco "è un gioco tra lo scrittore e il lettore come in nessun altro genere letterario".
Pioniera del genere per aver creato un personaggio femminile con un incarico di polizia in anni in cui le donne nei libri risolvevano casi solo vestendo i panni di assistenti, avvocati o investigatori privati, assicura che la sua Petra, pur essendo femminista, non lo è in chiave "anti-maschile". E riguardo i timori per l'invasione dell'intelligenza artificiale anche in ruoli prettamente creativi di dice "sconcertata" e assicura che non chiederà mai a uno strumento di intelligenza artificiale di scrivere un romanzo nel suo stile per vedere quale sia il risultato.
Ugo Barbàra
 
 

Il Fatto Quotidiano, 24.1.2024
Maria Pia Ammirati a FqMagazine: “La fiction Rai ora parla ai giovani, in Mare Fuori 4 uscite importanti. La serie girata a Stromboli? Per ora non andrà in onda. E su Montalbano e Un Medico in Famiglia…”
Non più "camomilla per anziani", la fiction Rai ha una assoluta centralità. E la direttrice Ammirati a FQMagazine spiega: "Canone più basso? Io mi auguro che la fiction, in virtù della sua centralità, mantenga il suo budget. Tutti gli studi rivelano l'aumento del costo della fiction post pandemia fino al 30%, noi siamo riusciti a tenere fermi i costi, è stato lacrime e sangue ma abbiamo provato ad evitare che il mercato ci scoppiasse tra le mani"

[…]
I fan de Il Commissario Montalbano sperano in un ritorno.
“Noi siamo propensi, lo è anche la società di produzione Palomar. Il tema è riuscire a far quadrare tutto con produttore, con la famiglia Camilleri che detiene i diritti, con Luca Zingaretti. È un lavoro complesso, ci stiamo riflettendo ma faremo il possibile”.
[…]
Giuseppe Candela
 
 

Teatro Garibaldi - Modica, 26-27.1.2024 Rinviato al 13-14.4.2024
La concessione del telefono


Produzione: Teatro Biondo Palermo
Regia: Giuseppe Dipasquale
Autore: Andrea Camilleri, Giuseppe Dipasquale
Protagonista: Alessio Vassallo

 
 

Rai Ufficio Stampa, 27.1.2024
RAI 5 29 GEN 2024, 22:45
Sciarada, il circolo delle parole
Etimo. La conquista dell'italiano

Un viaggio alla scoperta di documenti, luoghi, voci e presenze per capire i passaggi salienti che punteggiano la storia della lingua italiana, analizzando il rapporto tra dialetti e lingua ufficiale e l’avvento della comunicazione digitale come naturale evoluzione della corrispondenza tradizionale. Lo propone la prima delle due puntate della serie “Etimo, per il museo della lingua italiana”, in onda da lunedì 29 gennaio alle 22.45 su Rai 5 per “Sciarada, il circolo delle parole”. [La puntata è già andata in onda nel settembre 2023, ed è disponibile su Raiplay all’indirizzo https://www.raiplay.it/video/2023/09/Sciarada-Il-circolo-delle-parole-Etimo-La-conquista-dell-italiano-1235b224-60bc-468d-bfb1-4105238e6067.html, Ndcfc]
Al “timone” del racconto c’è lo storico della lingua italiana e divulgatore Giuseppe Antonelli, docente presso l’Università degli Studi di Pavia e presidente del comitato tecnico scientifico del prestigioso Centro Manoscritti di Pavia fondato da Maria Corti, e responsabile del Multi e del Mundi, i musei dedicati alla lingua italiana, il primo digitale e il secondo con documenti materiali. 
Si comincia con la puntata “La conquista dell’Italiano”. Tra gli ospiti c’è Luca Zingaretti che rende omaggio al mondo e alla lingua di Andrea Camilleri, un “dialetto per diletto”, come osserva Giuseppe Antonelli che, presso il Fondo dedicato allo scrittore siciliano, si sofferma sull’opera, i manoscritti, le prove di un intellettuale eclettico molto amato dal pubblico. La bella notizia è che, a differenza di quanto temuto e profetizzato da molti, la conquista dell’italiano non ha portato alla scomparsa dei dialetti. Anzi, dialetto e italiano oggi convivono di fatto in armonia, perché, come diceva proprio Camilleri, “L’albero è la lingua, i dialetti sono la linfa”. Un albero e una linfa che diventano portatori di una storia davvero singolare, quella del contadino siciliano analfabeta Vincenzo Rabìto, che volle consegnare alla carta la sua autobiografia “Terra matta”, e dalle infinite pagine di Rabìto, custodite presso l’Archivio Diaristico di Pieve Santo Stefano, la regista Costanza Quatriglio si è ispirata per il film “Terramatta!” Ma è l’avvento della radio prima e della televisione poi a ridefinire il rapporto degli italiani con la lingua di cui Giuseppe Antonelli parla al Museo della Radio e della Televisione Rai di Torino. Ma sono stati soprattutto lo sport, il calcio e il ciclismo a portare nelle case degli italiani una lingua in continua evoluzione, come ricorda il telecronista Rai della nazionale italiana di calcio Alberto Rimedio

 
 

Corriere della Sera, 27.1.2024
L’eroe imperfetto di Camilleri dalla fiction al palcoscenico
Vassallo e “La concessione del telefono”: l’autore mi diede il suo sostegno

«La prima volta che ho incontrato Andrea Camilleri, sono rimasto impietrito - racconta l’attore Alessio Vassallo. Iniziavamo a girare “Il giovane Montalbano” a Cinecittà, dov’era ambientato l’immaginario commissariato di Vigàta. Lo vedemmo arrivare all’improvviso e ci chiese di fargli sentire una scena a telecamere spente: mi sentivo come dover recitare Amleto davanti a Shakespeare». E lo scrittore fu contento della recitazione? «Sì, una sorta di sua benedizione».
Prima la serie televisiva «Il giovane Montalbano», poi il tv-movie «La concessione del telefono», dal romanzo omonimo, che adesso porta in palcoscenico al Teatro Strehler di Milano, dal 30 gennaio al 4 febbraio: una produzione del Teatro Biondo di Palermo con la regia di Giuseppe Dipasquale. Una militanza continua quella dell’attore palermitano nel repertorio dello scrittore di Porto Empedocle. «Mi manca molto la sua presenza, ma la lucidità del suo racconto è viva e per questo abbiamo deciso di realizzare un nuovo adattamento drammaturgico della Concessione. Nella sua scrittura si racchiude l’essenza dell’essere umano: affermava che, tra parole scritte e quelle dette, c’è grande differenza, perché le prime rimangono, mentre le seconde sono affidate al vento, quindi passibili di molti cambiamenti. La sua forza narrativa - continua Vassallo -, risiede nei suoi personaggi che sono dei super eroi mancati, perché commettono degli errori e, per tale motivo, il pubblico può identificarsi in essi: per tutti noi c’è l’errore dietro l’angolo. Vigàta è l’isola che non c’è di Peter Pan».
Qual è l’errore dietro l’angolo del protagonista Pippo Genuardi, da lei interpretato? «La vicenda è ambientata nella Vigàta di fine Ottocento e il mio personaggio, marito fedifrago, vuole ottenere l’attivazione di una linea telefonica privata, per poter parlare, di nascosto dalla propria moglie Taninè (Carlotta Proietti), con la sua amante Lillina (Ginevra Pisani), che è a sua volta la giovane consorte del proprio suocero Don Nenè (Paolo La Bruna)! Ma commette un fatale sbaglio: per sollecitare la richiesta scrive una lettera al prefetto, sbagliandone il cognome, invece di Marascianno, scrive Parascianno e, dall’errore di una semplice consonante, si scatena una valanga di equivoci dai risvolti surreali. Pippo si trova in una situazione più grande di lui, ma dovrà espiarne le colpe. È una grande lente sulla stupidità umana e sulla burocrazia, che allora, come oggi, è il cancro del nostro Paese Italia. Camilleri affermava che i governi passano, ma le scartoffie burocratiche restano sempre le stesse». E il marito traditore come evolve? «Diventa un tizzone ardente: ovunque si sposta, gli brucia la fiamma sotto al sedere. Nell’impersonarlo sembro un circense e il costume che indosso è rosso fuoco».
Appassionato di letteratura, Vassallo è prossimo anche a portare in scena Male oscuro di Giuseppe Berto: «Un’opera importante, dove l’autore affronta lo spinoso tema della depressione, un male di cui a volte non ci si rende conto e che affligge tanta gente». Camilleri era afflitto da un altro difficile male, la cecità. «Quando nel 2016 gli fu data la cittadinanza onoraria di Agrigento, ero presente alla cerimonia, ma lui purtroppo non vedeva più bene. Mi avvicinai al suo orecchio e gli sussurrai: maestro, sono Alessio, il giovane Mimi Augello... Lui mi prese il volto tra le mani ed esclamò: stai diventando grande! Per me — conclude — aver avuto un rapporto così diretto con lui è stato come aver conosciuto Luigi Pirandello o Leonardo Sciascia».
Emilia Costantini
 
 

Sicilian Post, 28.1.2024
Sicilitudine
La Shoah negli occhi di un bambino: Camilleri e l’amico ritrovato
In una sorta di memoriale letterario intitolato “Certi momenti”, lo scrittore ripercorre alcuni importanti incontri della sua vita. Tra questi, quello con il compagno di classe e caro amico David Perna detto Pippo, espulso dalla scuola perché ebreo. Inizia così, per l’autore allora tredicenne, il travaglio dell’incredulità: le domande ai genitori, gli incubi la notte, la mancanza di ogni notizia dopo la scoperta ufficiale dei lager nazisti. Un travaglio durato fino agli anni ’80, quando un evento felice e inaspettato si verificherà al teatro greco di Tindari. Perché la memoria non è un anniversario ma una necessità

Quando si parla di Shoah, ripercorrendo con un nodo alla gola i numeri impressionanti di questa barbara follia, il rischio concreto è quello di perdersi. Di fermarsi a considerare un quadro d’insieme che, per quanto eloquente, rischia comunque inevitabilmente di apparire lontano, indistinto. Di arrestare la propria commozione alle soglie di quell’anonimato che avvolge tanti innocenti senza nome e senza volto. Sì, il rischio è quello di perdersi. Di ignorare il dettaglio, la piccolezza, la singolarità. Di lasciarsi sfuggire le storie che da quell’oceano di dolore non sono riuscite a riemergere. Né con un diario, né con un romanzo, né con la voce rotta dei ricordi. Le storie di chi ha inciso il proprio nome su una ciotola ammaccata per poterla ritrovare e scampare alla morte per qualche ora in più; quelle di un bambino attaccato al proprio quadernetto, trasformato per l’occasione in un fumetto di fortuna o di una bambola caduta nel fango, strappata a chissà quale bambina al di là di un filo spinato che le avrebbe separate per sempre; quelle rimaste impigliate in vestiti, cimeli, oggetti minuti accatastati nel freddo vetro di una teca. È in queste vicende sommerse dal mare della storia, nel silenzio che dopo tutti questi anni non ha smesso di rimbombare, che è racchiuso il senso più autentico della tragedia. Dell’insensatezza dell’Olocausto.
Una di queste storie, tuttavia, quella coltre di silenzio è riuscita a squarciarla. Ed il merito è anche, e soprattutto, di Andrea Camilleri e del suo Certi momenti, pubblicato da Chiarelettere nel 2015. In questa sorta di memoriale letterario, infatti, lo scrittore empedoclino, armato della sua proverbiale ed infallibile memoria, ripercorre alcuni degli incontri che, a posteriori, si sono rivelati di cruciale influenza per la sua vita. Uno, in particolare, risale al 1938: l’anno infame delle leggi razziali in Italia. Ha per protagonista un compagno di classe con cui Camilleri, allora tredicenne, condivide una particolare amicizia. Il suo nome era David Perna, ma per qualche bislacco motivo, ci dice l’autore, tutti avevano preso a chiamarlo semplicemente Pippo. Fu un incontro fugace. Come una di quelle scintille fulminee, effimere, che si abbarbicano su un muro o su un pavimento con il segno bruciacchiato della loro detonazione. «Una mattina, alla fine delle lezioni, Pippo mi chiamò in disparte e mi disse che dal giorno seguente non avrebbe più frequentato la scuola. Siccome era figlio di un ferroviere, pensai che suo padre fosse stato trasferito altrove. Ne volli conferma: “Tuo padre è stato trasferito?” gli domandai. “No, – rispose – nemmeno papà potrà più lavorare”. “Ma perché?”. Ebbe un sorriso amarissimo. “Perché siamo ebrei”. Ci abbracciammo». Pippo, nel giro di qualche minuto, divenne qualcosa che si avvicinava ad un fantasma. Un fantasma di cui solo il nostro autore sembrava ricordarsi qualcosa. È straziante il modo in cui il papà di Montalbano ripercorre l’incredulità che si impossessò della sua fanciullezza: le corse a casa per chiedere delucidazioni alla famiglia, lo sdegno del padre fascista disilluso dal vile atto di quel regime che tanto aveva idolatrato, la costante inquietudine derivante dalla mancanza di qualsivoglia notizia. Solo nel sonno Pippo tornava a comparire al cospetto del suo caro amico: «Naturalmente negli anni che seguirono non ebbi più notizie di Pippo; ma quando, finita la guerra, cominciammo a leggere dell’Olocausto e, peggio ancora, vedemmo i documentari sui campi di concentramento e di sterminio dei nazisti, l’immagine del mio amico Pippo cominciò a tormentare i miei giorni e le mie notti, lo confesso con tutta sincerità. Certe volte mi svegliavo di colpo in piena notte chiedendomi che fine avesse fatto il mio amico, se fosse stato catturato dai tedeschi e inviato in uno di quegli orrendi campi, o se fosse in qualche modo riuscito a sopravvivere. Mi rimisi in contatto telefonico da Roma con qualche vecchio compagno di scuola: nessuno seppe darmi notizie di Pippo».
Ma è nella singolarità, si diceva, che tutto assume sostanza. Che il quadro generale va incontro, una volta tanto, ad una distorsione peculiare. Alla salvifica deviazione da un fato apparentemente incontestabile. Perché è negli Ottanta che quell’incubo d’infanzia si trasforma in una fiaba a lieto fine. Proprio qui, in Sicilia, con Camilleri intento a supervisionare la messa in scena di un suo spettacolo presso il teatro greco di Tindari. Ignaro che di lì a poco, silenzioso e riservato come era sempre stato, quel fantasma sarebbe riapparso con volto lieto dopo aver chiesto di incontrarlo. «Gli andai incontro: era un perfetto sconosciuto. “Sono Andrea Camilleri, cercava me?”. L’uomo, che era di piccola statura, molto ben vestito, mi guardò a lungo, non rispondendo subito alla mia domanda. Poi, a sua volta, chiese: “Lei è Nené Camilleri?”. “Sì – risposi –, ma lei chi è?”. Di scatto l’uomo mi gettò le braccia al collo, mi strinse forte, mi disse all’orecchio: “Sono Pippo Perna”. E ci ritrovammo tutti e due abbracciati con le lacrime agli occhi. “Sono di passaggio” mi disse. “Ho due ore di tempo”. Di comune accordo andammo in un caffè vicino, ci sedemmo a un tavolo. Mi raccontò che nel ’38 avevano lasciato Agrigento, che con suo padre e sua madre erano andati a rifugiarsi presso uno zio che possedeva dei campi nella Sila, in Calabria. Suo padre aveva lavorato nei campi del fratello, sua madre si era messa a fare la sarta, e così erano riusciti a sopravvivere. Lui aveva continuato a studiare prendendo lezioni private dal parroco del paese, dove tutti avevano finto di non sapere che la famiglia Perna era ebrea. Così erano riusciti a scamparla. Lui, finita la guerra, aveva dato tutti gli esami che non aveva potuto sostenere durante il fascismo, poi si era iscritto all’università, dove si era laureato in ingegneria. Era venuto a Roma per affari, quando aveva visto un manifesto teatrale col mio nome.»
Pochi furono altrettanto fortunati. E anche a Pippo, che pure scampò all’orrore, nessuno avrebbe potuto ridare ciò che aveva lasciato nella classe da cui era stato malamente sfrattato. Solo quell’abbraccio gli restituì una parte di sé. E anche noi, figuratamente, ci aggrappiamo forte alla memoria. Per tutti quei Pippo Perna inghiottiti dal Male. Per tornare in contatto con quell’umanità che stiamo smarrendo.
Joshua Nicolosi
 
 

Corriere della Sera, 28.1.2024
Daniele Silvestri: «A 4 anni parlavo in rima. Ho convinto Gino Paoli a storpiare la sua Gatta»
Il cantautore: «Ho pianto per il mio brano nel film di Cortellesi. Lucio Dalla suonava il clarinetto con mia madre che da giovane cantava. Andai a Sanremo e mi inviò un telegramma di complimenti. Capii che il palco era la mia strada»

[…]
Improbabile anche la sua collaborazione con Camilleri.
«Sono stato prima di tutto un divoratore dei suoi libri. Ci siamo conosciuti alla mostra di Nino Cordio, padre di Francesco, uno dei miei migliori amici. Seduti uno accanto all’altro, trovai il coraggio per chiedergli di raccontare una storia nel mio album. Era già bello avanti con gli anni, ci vedeva molto poco, non aveva voglia di muoversi troppo. Andammo a registrare a casa sua. Uomo generosissimo, piacevole, splendido».
[…]
Sandra Cesarale
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 28.1.2024
A casa di Alessio Vassallo. L’incontro tra due anime, con tanto Camilleri e il phon sul cuscino
L’attore condivide con la compagna Ginevra Pisani un appartamento a Prati Fiscali

«Solo se fuori vivi la tempesta, la casa diventa un porto sicuro. Invece ormai non si esce più: smart working, film in tv, persino lo sport. E non va bene. La casa deve essere casa. Altrimenti non si apprezza». Tanti i ruoli che legano Alessio Vassallo alla sua Sicilia: da Mimì Augello ne Il giovane Montalbano, al protagonista de La concessione del telefono di Camilleri, che ora interpreta anche a teatro. «Personaggi che adesso nascono qui, in questo appartamento ai Prati Fiscali. Pronti anche loro a uscire subito di casa». […] E con l’attrice Ginevra Pisani ha deciso di mettere su casa ai Prati Fiscali, il quartiere che prenderebbe il nome dalla proprietà di un tesoriere pontificio, capo del fisco. […] Insieme in famiglia e insieme sul palcoscenico: dal 30 gennaio in tournée con La concessione del telefono, regia Giuseppe Dipasquale e con Vassallo che ha per amante la sua vera fidanzata e per moglie Carlotta Proietti. […] Nella libreria c’è tanta Sicilia: Camilleri, che ha conosciuto quando ha portato in tv alcuni suoi personaggi, e Pirandello. […]
Vania Colasanti
 
 

Style Magazine - Corriere della Sera, 28.1.2024
Televisione
Il commissario Montalbano: stasera in Tv “Il sorriso di Angelica” con la fatale Margareth Madè
Salvo innamorato. Come un ragazzino. Furioso come l'Orlando dell'Ariosto. Trama, cast, libro ispiratore e tutto quello che c'è da sapere sull'episodio in replica oggi

Terzo appuntamento domenicale con le repliche di Il commissario Montalbano con Luca Zingaretti. Stasera tocca a un episodio speciale: il primo tradimento di Montalbano, "ai danni" della storica fidanzata Livia. Un tradimento "letterario", diceva Andrea Camilleri (1925-2019).
A CHE ORA COMINCIA IL COMMISSARIO MONTALBANO OGGI DOMENICA 28 GENNAIO IN TV E STREAMING
Il sorriso di Angelica va in onda stasera alle h. 21.25 su Rai 1 e in contemporanea streaming su RaiPlay. Come tutti gli altri episodi della storica serie tv della Rai, anche questo è già disponibile sulla piattaforma gratuita (basta l'iscrizione). In tutto la serie è composta da 37 episodi.
DURATA E CAST DI IL SORRISO DI ANGELICA, IN ONDA STASERA 28 GENNAIO
L'episodio di stasera dura 111 minuti. È andato in onda la prima volta nel 2013. Si tratta infatti del primo episodio della stagione 9. Il cast: Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo. Roberto Nobile, Davide Lo Verde. Hamza Choukri, Lina Perned. Margareth Madè, Luciano Miele, Gabriele Gallinari.
PERCHÉ PER CAMILLERI IL SORRISO DI ANGELICA ERA UN LIBRO "DIVERSO"
Il romanzo ispiratore di Andrea Camilleri uscì da Sellerio nel 2010, 17mo racconto con protagonista il commissario di Vigata. Per l'autore ha sempre avuto un significato particolare: fu il primo libro uscito dopo la morte di Elivia Sellerio. L'editrice palermitana che gli aveva dato fiducia e pubblicato il primo racconto (tutti i romanzi di Camilleri sono editi dalla casa editrice siciliana). La donna aveva fatto in tempo a leggerlo. Nella nota/dedica finale, Camilleri ha parole carissime e di gratitudine per lei.
Nel racconto sono presenti molti brani del testo ispiratore: l'Orlando Furioso di Ariosto. Non solo: nel romanzo, il commissario si vede in sogno con indosso un'armatura da cavaliere. Pronto a partecipare a un torneo, presente Carlo Magno...
IL COMMISSARIO MONTALBANO: TRAMA E PERSONAGGI DI IL SORRISO ANGELICA
Carlo e Caterina Peritore sono rimasti vittime di un furto: la loro casa al mare è stata svaligiata di notte. I ladri, sapendo di trovarli lì per il weekend, li hanno addormentati. Quindi hanno svaligiato il villino. Poi hanno fatto lo stesso con l'abitazione della coppia, in città. Molto esperti, non hanno lasciato impronte in nessuno dei due luoghi.
Montalbano (Luca Zingaretti) si convince immediatamente che i ladri conoscono benissimo la coppia e le sue abitudini. Non solo. Qualche giorno prima, lo stesso tipo di reato aveva avuto per vittime l’avvocato Lojacono e la dottoressa Vaccaro. Modalità identiche. Indagando, il commissario scopre che le vittime si conoscono tra loro. Frequentano tutti gli stessi ambienti della Vigata "ricca".
Va a parlare con Pasquale, figlio di Adelina e ladro conosciuto in città. L'uomo gli svela che è vero, anche negli ambienti malavitosi, si pala di questa banda "straniera": i ladri non sono di Vigata. Il fiuto di Montalbano lo convince dell'esistenza di un basista locale: e se fosse proprio lui il capo della banda?
Nel proseguo dell'inchiesta, si scopre che il ricettatore a cui i ladri si sono rivolti in realtà non li ha mai incontrati. Arrestato, non può essere di alcun aiuto. Ma è lo stesso capo della banda a farsi vivo: una lettera di sfida arriva al commissariato. Indirizzata a Montalbano.
LA BELLA ANGELICA E IL MONTALBANO FURIOSO
Intanto i furti continuano. La nuova vittima è Angelica Cosulich (Margareth Madè), dirigente bancaria. Bellissima. Amica dei Peritore. Montalbano la incontra e si innamora come un ragazzino. Sarà il nome combinato alla passione scolastica, ma il commissario diventa furioso come il protagonista del poema dell'Ariosto.
E per la prima volta tradisce Livia (Lina Perned)... Angelica sembra contraccambiarlo. E, in qualche modo diventa il fulcro delle indagini. Perché i furti continuano. Il commissario si convince che sia uno degli stessi membri di questa élite danarosa il responsabile: ma perché?
Viene trovato un cadavere. Poi un altro furto: a casa di un gioielliere. Che poco dopo viene trovato morto: suicidato. Perché? Montalbano scopre che l'uomo era in realtà uno strozzino. È sempre più convinto che in realtà i furti siano un modo per depistare la polizia. Scopre che il suicida era colui a cui i genitori di Angelica dovevano una grossa somma. Ricattati, sono morti. Che sia la donna la responsabile di tutto? Che lo stai "usando"?
COME FINISCE IL SORRISO DI ANGELICA: IL FINALE (SPOILER)
Ma una telefonata la "salva". Il vero responsabile confessa la verità. Montalbano e Fazio raggiungono la donna in banca e fanno in tempo a vedere qualcuno che le spara.
Portata in ospedale, si salva. Montalbano scopre che dietro ai furti c'è il cugino di Angelica. I due volevano costringere il ricattatore a denunciarsi. L'uomo si è suicidato per paura che la verità venisse a galla da sapere sul mondo dell’orologeria.
Il commissario arresta il cugino e va in visita alla sua Angelica. Che se all'inizio voleva "usarlo" per coprire il piano, poi si era davvero innamorata...
Antonella Catena
 
 

Il Giornale, 29.1.2024
Milano
Al "telefono" con Camilleri nella Sicilia degli equivoci
È una delle opere più divertenti e ironiche dello scrittore
Una concessione telefonica e l'ottusità della burocrazia

Dopo il debutto al Teatro Biondo di Palermo, che ne è anche il produttore, «La concessione del telefono» di Andrea Camilleri, va in scena al Teatro Strehler il 30 Gennaio, con Alessio Vassallo protagonista, regia di Giuseppe Dipasquale, certamente uno dei conoscitori più attento di tutta l'Opera di Camilleri, col quale, del resto, ha collaborato fin dal 2005, quando lo portò in scena, al Teatro Stabile di Catania.
Fu in quella occasione che vidi lo spettacolo e conobbi l'autore con cui ebbi modo di parlare a lungo e di capire come la lingua orale, con innesti dialettali, fosse tutt'uno con la lingua letteraria, come dire che Camilleri scriveva come parlava e parlava come scriveva. Lo spettacolo ebbe un successo tale da essere replicato per più stagioni, dopo aver superato le duecentomila presenze. Di Pasquale, alcuni anni dopo, ridurrà un altro romanzo: «Il birraio di Preston», ottenendo lo stesso risultato [in realtà il “Birraio” è arrivato prima della “Concessione”, NdCFC]. Certamente, «La concessione del telefono» è uno dei testi più divertenti dell'autore siciliano, costruito sul meccanismo degli equivoci e del paradosso, oltre che del ridicolo, generi che stanno a base dei grandi classici del teatro, il cui capostipite fu Moliere. Il ricorso, soprattutto, al ridicolo, permette a Camilleri di evidenziare la perfidia di certe situazioni e di accordare il riso ai personaggi, specie quando hanno a che fare col potere, dato che la storia ha a che fare con gli strani rapporti che il cittadino ha con la burocrazia. Nel nostro caso, si tratta della richiesta di una linea telefonica, fatta al prefetto, con un nome sbagliato, che diventerà occasione di una serie di equivoci che metteranno alla berlina la stupidità del potere burocratico, in una Sicilia di fine ottocento, ben visibile nell'archivio gigantesco, ricco di faldoni accatastati, pieni di polvere, con le carte ingiallite di carteggi sproporzionati, voluto dallo scenografo, Antonio Fiorentino, d'accordo col regista. Ridicolo è anche il protagonista, Pippo Genuardi, il quale voleva ottenere una linea telefonica tutta per se, onde poter dialogare con la sua amante e prendere appuntamenti all'insaputa della moglie. Il telefono che, per quel tempo, rappresentava uno dei primi modelli dell'evoluzione sociale, diventerà un mezzo per assecondare i pruriti sessuali del giovane protagonista, a cui Vassallo riesce a dare un suo personale apporto del ridicolo, ben diverso dell'umorismo pirandelliano, proprio perché non contiene nulla di tragico, e ben diverso, a sua volta, da quello di: «L'uomo ridicolo» di Dostoevskij che ha a che fare col sogno, in attesa del suo probabile suicidio. A dire il vero, non sono certo che le situazioni, inventate da Camilleri, si svolgano in una sorta di superficie, perché è il suo linguaggio che le rende «vere», un linguaggio che alterna l'oralità con la qualità letteraria della parola scritta, la stessa che utilizza per i romanzi dedicati al Commissario Montalbano, dove si ride per quello che viene detto e non per quello che viene fatto.
Andrea Bisicchia
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 29.1.2024
Ascolti del 28 gennaio: “Terra amara” e “Montalbano”
3,1 milioni di spettatori per la soap di Canale 5 e 2,6 milioni per la fiction di Rai1

[…]
Rai1, Il commissario Montalbano: 2.637.000 spettatori (share 14,91%)
[…]
 
 

Piccolo Teatro, 30.1-4.2.2024
La concessione del telefono
Teatro Strehler
Come nella più perfetta commedia all’italiana, un esilarante gioco degli equivoci che racconta le tragicomiche avventure per l’attivazione di una linea telefonica nella Sicilia di fine Ottocento: ritorna sul palcoscenico uno dei più celebri e amati romanzi di Andrea Camilleri.


La semplice richiesta di attivazione di una linea telefonica, avanzata da Pippo Genuardi allo scopo di organizzare gli incontri clandestini con l’amata Lillina, dà avvio a un’infinita catena di malintesi e imbrogli. In un nuovo allestimento firmato da Giuseppe Dipasquale, torna in scena l’originale testo teatrale scritto da Andrea Camilleri e dallo stesso Dipasquale, tratto dall’omonimo romanzo, fra i più divertenti dell’autore siciliano, ambientato a fine Ottocento nell’immaginaria Vigàta in cui più tardi si muoverà anche il Commissario Montalbano. Protagonista dello spettacolo è Alessio Vassallo, già interprete di Pippo Genuardi nella versione televisiva de La concessione del telefono.
«Pirandello amava dire che il lavoro dell’autore terminava quando egli riusciva a mettere la parola “fine” alla scrittura teatrale – affermò Camilleri al termine della stesura dell’adattamento scenico –. Bene, questo copione ha la parola fine, messa nell’ultima pagina. Tuttavia mi sento di chiosare il buon Luigi: è proprio nella messa in scena che inizia un nuovo viaggio del testo, sempre diverso e sempre nuovo, sempre imprevedibile, sempre disperatamente esaltante. Per questo il confine del teatro è come l’orizzonte dei viaggiatori nei mari d’Oceano: sempre presente, mai raggiungibile.»
Durata: 130’ incluso un intervallo
 
La Locandina
dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri edito da Sellerio
testo teatrale di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
regia Giuseppe Dipasquale
con Alessio Vassallo
e con (in ordine alfabetico) Cesare Biondolillo, Franz Cantalupo, Cocò Gulotta, Paolo La Bruna, Alessandro Pennacchio, Ginevra Pisani, Alfonso Postiglione, Carlotta Proietti, Alessandro Romano, Valerio Santi
la voce registrata di Sasà La Ferlita è di Sebastiano Tringali
scene Antonio Fiorentino
costumi Dora Argento
musiche Germano Mazzocchetti
direttore di scena Sergio Beghi
coordinatore dei servizi tecnici Giuseppe Baiamonte
produzione Teatro Biondo Palermo

 

La Repubblica (ed. di Milano), 30.1.2024
Il regista porta in scena La concessione del telefono nell’adattamento firmato a quattro mani con lo scrittore
Dipasquale “Camilleri è stato un maestro di vita e di teatro”

Siamo sempre a Vigata, non quella di Montalbano, ma quella di fine Ottocento, dove Andrea Camilleri ambienta quasi tutti i suoi romanzi storici. Pippo Genuardi, commerciante di legnami, vuole installare una linea telefonica per poter gestire meglio gli appuntamenti con l’amante che, per inciso, è la moglie del suocero. La richiesta si incaglia nel labirinto della burocrazia avviando una catena di equivoci con conseguenze impreviste e ben più gravi del futile motivo all’origine del tutto. La concessione del telefono di Andrea Camilleri migra in palcoscenico nell’adattamento curato a suo tempo dallo stesso Camilleri insieme a Giuseppe Dipasquale, che firma anche la regia in continuità con i decenni di amicizia e collaborazioni teatrali condivise con lo scrittore siciliano (da stasera, allo Strehler).
Dipasquale, cominciamo da La concessione del telefono e dal suo protagonista, Pippo Genuardi.
«Ha i difetti dell’uomo anticamente italiano, un po’ cialtrone, un po’ puttaniere, se mi si passa il termine. Tutto sommato un ingenuo che, perseguendo un obiettivo risibile e persino ridicolo, finisce stritolato per un lato dalla mafia e per l’altro dallo stato, qui incarnato da “quell’imbecille di prefetto” che, per un banale errore di scrittura di un documento, si accanisce contro di lui, lo vuole “consumare”, come diciamo noi, ovvero lo vuole fare secco».
La vicenda è tragica, Camilleri ne fa una commedia perfetta.
«In linea con il suo talento nel cogliere il paradosso del gioco della vita. Andrea ha elaborato il lutto persistente nella letteratura della sua terra, penso a Vittorini, Sciascia, ma non l’ha rimosso. Con la sua scrittura ha fatto una capriola in avanti restituendo questo lutto attraverso un’altra prospettiva. A mio avviso, efficacissima, perché spesso con il riso si penetra più a fondo nelle coscienze».
In scena c’è Alessio Vassallo, che è già stato Pippo Genuardi nel film per la tv del 2020, oltre a Mimì Augello nella serie Il giovane Montalbano.
«Ci ha rimesso insieme la scommessa di portare questa storia e questo personaggio a fare un altro salto, dentro un altro linguaggio, quello teatrale». 
Nella sua prima vita Camilleri è stato regista. Di sé diceva che la letteratura l’aveva rubato al teatro. Per Sellerio è da poco uscito un libro, Il teatro certamente. Dialogo con Giuseppe Dipasquale, che raccoglie le vostre conversazioni in proposito.
«In tutti i suoi romanzi, da quelli storici al ciclo di Montalbano, c’è una matrice teatrale riconoscibilissima, ed è il modo in cui fa parlare i personaggi. Ha sempre voluto fare lo scrittore, ma è stato il teatro ad accompagnarlo dentro la letteratura».
Vi siete conosciuti all’accademia Silvio D’Amico, dove Camilleri insegnava e lei era allievo.
«Nel 1985, avevo ventidue anni, incontrarlo è stata la svolta decisiva. Era generoso con tutti, ma con me, forse perché entrambi siciliani, lo fu di più: praticamente mi adottò. E in seguito mi permise di portare in scena gli adattamenti dei suoi romanzi, che scrivevamo insieme. Lavorare con lui è stato una forma di apprendistato permanente».
Secondo lei, perché preferiva adattare i suoi romanzi anziché testi originali?
«Una forma di pudore. Diceva che, dopo aver maneggiato da regista tante bellissime parole scritte da altri, non se la sentiva di usare parole sue, scritte direttamente per la scena. Passare dai romanzi era un modo per schermirsi».
Con Montalbano il successo è planetario, ma arriva tardi. Come viveva l’essere diventato una star a settant’anni?
«Con una naturalezza e un disincanto che vorrei trasformare in lezione di vita. Le racconto questa cosa. Quando è diventato famoso, l’unico accorgimento è stata una segreteria telefonica sul numero fisso di casa, che scattava sempre in modo da poter selezionare gli interlocutori. Gli bastava quella per filtrare il suo rapporto con il successo».
Sara Chiappori
 
 

Alessandria Today, 31.1.2024
“La concessione del telefono” al Teatro Strehler di Milano – Recensione di Carlo Tomeo, Milano

Eccoci pronti fisicamente, e in tal senso preparati mentalmente, ad assistere a uno spettacolo divertente tratto da uno dei romanzi più noti di Andrea Camilleri e, prima che si apra il sipario, siamo investiti dal suono stridente di una banda siciliana, che però non sembra così allegra come ci si aspetterebbe (si scoprirà alla fine che quella banda ha la cadenza di un funerale). E si intuisce così che il divertimento annunciato non è esente da tristezza il cui indizio viene appena tratteggiato all’inizio per poi manifestarsi pienamente alla fine. E in effetti all’alzata del sipario i personaggi vestiti da costumi dai coloratissimi colori (firmati da Dora Argento) e che arrivano sul palco sono gravati da massi onerosi avvolti in panni bianchi simboli del peso delle convezioni alle quali sono soggetti. Si scoprirà poi che quegli oggetti assumeranno la funzione di sedie e di altri elementi di arredamento. Una storia tragicomica quindi, dove la parte esilarante, ricca di una serie di equivoci, si conduce per tutta la rappresentazione e racconta una vicenda intricata, per alcuni versi anche surreale, piena di colpi di scena e ambientata in Sicilia alla fine dell’800.
Protagonista è Filippo Genuardi, detto Pippo, un commerciante che chiede al Prefetto l’installazione di una linea telefonica tra il suo magazzino e l’abitazione del suocero, suo socio, con la scusa che in questo modo potranno essere facilitate le comunicazioni tra i due. In realtà il Genuardi desidera l’installazione del telefono per poter comunicare con la giovane moglie del suocero della quale è amante e concordare con lei gli appuntamenti per incontrarla. Non raggiungendo lo scopo per motivi burocratici si rivolgerà a Don Lollò, uno dei capimafia più influenti del luogo e questi decide di aiutarlo purché lui gli rintracci un personaggio di cui è creditore di una grossa somma e che si è nascosto. Pippo accetta ma a causa di una serie di equivoci non riesce a portare a termine l’impresa alienandosi la fiducia del mafioso che gli imporrà un altro servizio più gravoso.
La commedia è divisa nei classici due atti, dove il primo è di preparazione, viene avviata la vicenda con la presentazione dei vari personaggi che, interagendo, fanno conoscere i loro caratteri e si inizia a entrare nel cuore del soggetto. Diversi siparietti comici con dialoghi semplici, immediati, ricchi di caratterizzazioni in certi casi portate anche volutamente all’estremo per conferire maggiore colore alle azioni. La lingua è un siciliano molto comprensibile, ma non manca il napoletano parlato dal prefetto Marascianno, un patito dei numeri a lotto, reso dal bravo Alfonso Postiglione. Alcune azioni si svolgono anche dietro un telone trasparente del fondale come quella dell’amplesso tra il protagonista e la moglie Taninè, interpretata dalla convincente Carlotta Proietti. Il secondo atto è più dinamico anche perché vi si realizza l’evoluzione della vicenda che con ritmo incalzante conduce alla conclusione che è a sorpresa per chi non conosce già il soggetto. Molta attenzione è posta alla delineazione del carattere dei personaggi: Pippo, il protagonista, reso magistralmente da Giuseppe Dipasquale [Alessio Vassallo, NdCFC], è sfrontato, passionale ma fondamentalmente ingenuo, vittima delle disastrose conseguenze che gli cadono addosso a causa delle sue azioni maldestre. Il capomafia Don Lollò, minaccioso e gradasso, non nasconde un animo sensibile quando coltiva una piantina che porta sempre con sé che lui coccola e chiama Concettina come la moglie defunta, e nel secondo tempo la piantina appare già visibilmente più cresciuta. A interpretarlo è il valente Franz Cantalupo che si fa valere specialmente in quella che è una delle scene più comiche del secondo atto quando dialoga con Filippo Mancuso, l’irresistibile Valerio Santi, interprete, tra l’altro, di altri sei personaggi. Tutto questo avviene in una Sicilia dove tre quarti dei suoi abitanti sono presi “a mezzo fra lo Stato e la mafia”, circolano continuamente “pizzini” e, come scrive il regista, “la storia è un sistema di azioni che sommano le quotidiane differenze degli individui, ma il cui conto è sempre in negativo. Nelle maglie di queste continue sottrazioni i tanti Pippo Genuardi, redenti dalla loro ingenuità, rimangono condannati e stritolati dalle mani dei prepotenti di turno”. 
Lo spettacolo nel giorno della prima milanese è stato accolto dal pubblico con entusiasmo. Repliche fino al 4 febbraio.
Visto il giorno 30 gennaio 2024
Carlo Tomeo
 
 

Tecnica della scuola, 31.1.2024
Concorso letterario aperto a studenti e studentesse, in arrivo il Premio nazionale Modello Camilleri 2024

In arrivo una bella opportunità per i ragazzi che amano la letteratura e non solo. Infatti, l’Istituto d’Istruzione Superiore Statale “Enrico Fermi” – Arona (NO) bandisce la II edizione del Premio letterario nazionale “Modello Camilleri” per stimolare la capacità di scrittura nei giovani, valorizzare il patrimonio linguistico dialettale e sviluppare il talento creativo.
La partecipazione è aperta a tutti gli studenti e studentesse delle Scuole Secondarie di secondo grado del territorio nazionale. Le opere, di genere narrativo, inedite e redatte in lingua italiana con contaminazioni dialettali, dovranno essere inviate entro il 13 aprile 2024 in formato word e pdf all’indirizzo mail: modellocamilleri@fermiarona.edu.it
LEGGI IL BANDO
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LA LOCANDINA DEL PREMIO
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Altre informazioni su:
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Last modified Thursday, February, 01, 2024