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RASSEGNA STAMPA

LUGLIO 2024

 

Il Giornale, 5.7.2024
Letteratura
Dai delitti alle penne (gialle) l'ex pm processa le trame
Dopo anni da magistrato, oggi legge i noir con l'occhio dell'esperto. E poche pagine, anche di autori noti, sono giudicate innocenti

Dopo aver passato la vita a inquisire e giudicare ladri, truffatori, rapinatori, narcotrafficanti, terroristi, mafiosi, corrotti, corruttori, concussori, stupratori e assassini, l'ex magistrato Giuseppe Battarino, classe 1959, è passato a inquisire e giudicare coloro che scrivono di ladri, truffatori, rapinatori, narcotrafficanti, terroristi, mafiosi, corrotti, corruttori, concussori, stupratori e assassini: vale a dire giornalisti, sceneggiatori e scrittori di gialli.
Già professore di Diritto processuale penale all'Università dell'Insubria, conosce a menadito i codici e coglie in castagna gli scrittori che incappano in errori marchiani. Cioè molti scrittori di gialli perché, appunto, secondo Battarino se ne salvano pochi.
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«Molta della letteratura noir», mi dice nel suo studio di Como, città dove ha sempre vissuto ma mai fatto il magistrato, «è molto debole nella conoscenza del sistema penale. E così, girando su inviti di Comuni, associazioni culturali e scuole con il Progetto legalità quotidiana, cerco di spiegare una base minima di conoscenza dei codici, com'è il sistema penale e come invece ce lo raccontano. Ad alcuni aspiranti giallisti mi sono invece rivolto in un recente corso di scrittura tenuto da Bruno Morchio».
Non solo gli aspiranti scrittori, però, avrebbero bisogno di ascoltare Battarino. «Anche i famosi sbagliano. Ora, lasciamo perdere i Poirot che radunano in una stanza tutti i sospetti e smascherano il colpevole: quelli sono investigatori costruiti dall'immaginazione di scrittori che possono godere di ampia licenza letteraria. Io parlo di altri errori. Leggere, ad esempio, di un mandato di cattura, che non esiste più dal 1989. O dell'arresto preventivo, inesistente pure quello. O ancora, quando viene detto a un teste di non allontanarsi dalla città: non esiste proprio».
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Quindi, si arriva al Mostro Sacro. Al Maestro. Andrea Camilleri. Ma... vuol dire che perfino Montalbano...
«Montalbano», dice l'ex pretore, l'ex pm, l'ex giudice ex gip ex gup eccetera, «stando alla legge sarebbe già dovuto sparire a pagina 18 de La voce del violino, uno dei primi romanzi. Altera la scena del delitto, mente a un pubblico ministero... Insomma, avrebbe dovuto essere radiato dalla Polizia di Stato. Ma debbo dire che nei confronti di Camilleri abbiamo tutti un debito di riconoscenza perché anni dopo, ne La rizzagliata, nella nota finale scrive: Ho una crassa ignoranza per quanto riguarda compiti e funzioni degli uffici giudiziari. È così. Ma essendo un grande scrittore, Camilleri poteva permettersi anche di inventare. Come ha fatto ne Il giudice Surra, un capolavoro in cui si ricostruisce magistralmente il mondo giudiziario dell'Italia postunitaria in Sicilia. Ben pochi hanno quel talento».
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SiracusaNews, 5.7.2024
Edizione numero sedici
Siracusa, al via l’Ortigia Film Festival: primo ospite Nino Frassica
Ad aprire il Festival, sabato, l’inaugurazione della mostra fotografica “Omaggio a Marcello - l’uomo Marcello, l’attore Mastroianni e le immagini dei film girati in Sicilia”

Al via da sabato 6 luglio l’edizione numero sedici di Ortigia Film Festival. Tra i primi ospiti in arrivo Nino Frassica che si racconta tra cinema e televisione in un incontro con Steve Della Casa previsto domenica 7 luglio alle 21:40 in Arena Logoteta. A seguire, alle 22:30, in omaggio a Camilleri Alessio Vassallo dialogherà, sempre con Steve Della Casa, sui luoghi e sul cinema di Camilleri nell’incontro dal titolo 100 anni della Sicilia e di Camilleri.
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GenovaToday, 6.7.2024
“Festival in una notte d’estate” 2024, torna la storica rassegna di prosa, musica e danza
ALTRE INFORMAZIONI Sito web lunariateatro.it

L’architettura della parola tra città e terra è il tema della 27ª edizione del “Festival in una notte d’estate”, storica rassegna che Lunaria Teatro organizza nell’incantevole cornice della piazza e del chiostro della Chiesa di San Matteo nel cuore del centro storico di Genova coinvolgendo, come sempre, anche altre suggestive location della città e della riviera: il Loggiato di Palazzo Giulio Pallavicino, le Gallerie Nazionali di Palazzo Spinola, il Parco delle Mura del Righi, Santa Margherita Ligure e Levanto.
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Martedì 20 e mercoledì 21 agosto si lascia Genova per “Lunaria in Giro”, mini-tournée nella riviera di Levante con il reading “Un racconto di mare: Tridicino” di Andrea Camilleri che vede Pietro Montandon al leggìo e l’accompagnamento musicale del polistrumentista Roberto Catalano, proposto a Villa Durazzo di Santa Margherita Ligure per la rassegna Tigullio a Teatro e, l’indomani, all’auditorium dell’Ospitalia del Mare di Levanto nell’ambito del Levanto Music Festival Amfiteatrof, entrambe le sere a ingresso libero.
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Galatone, 8.7.2024


 
 

Nulla dies sine linea, 8.7.2024
La mamma di Montalbano

Andrea Camilleri fornisce poche ma significative notizie sulle prime fasi della vita di Salvo Montalbano.
La madre del futuro commissario era morta quando lui era piccolo: “di lei non s’arricordava nenti, tranne ‘na speci di luci biunna ‘n movimento, come le spiche di frumento quanno supra ci batte il soli, e delle spiche di frumento cataminate dal vento faciva lo stisso fruscio liggero liggero” (Riccardino, p. 72).
La stessa immagine si trovava già ne La voce del violino; qui il piccolo Salvo conserva di sua madre, nella memoria, “una specie di luminescenza dorata”; e quando chiede a suo padre se la mamma fosse stata bionda, “nel tentativo di spiegarsi perché il ricordo della madre consistesse solo in una sfumatura luminosa”, il padre replica asciuttamente: “Frumento sutta u suli” (p. 23).
Ne La rete di proiezione, proiettando un vecchio filmino 8 mm. che gli è stato prestato per risolvere un antico enigma, Montalbano ha un flashback fulminante che gli ricorda sua madre: “Da ‘u sapi Dio quali profunnità del so ciriveddro gli era tornata ‘n menti ‘na scena di quanno era picciliddro, con so patre che proiettava un filmino superotto indove compariva di spalli, e sulo per un momento, la figura di so matre. L’unica immagini che lui possidiva di lei e che ogni vota gli si apprisintava accussì, stampata nella so testa: di spalli, coi lunghi capelli biunni che si cataminavano a leggio come il frumento sutta il vento” (p. 27).
Il piccolo Salvo non si dava pace, sentiva tutta l’ingiustizia di questa perdita incolmabile: “Pirchì era toccato proprio a lui di pirdiri la madre? Non si nni capacitava. La zia gli aviva ditto che ‘u Signuruzzu aveva addiciduto accussì, senza motivo, pirchì chista era la so volontà. E lui aviva stabilito di non prigarlo cchiù a chisto Signoruzzu. Che lo prigava a fari se doppo quello faciva come gli passava per la testa?” (Riccardino, p. 73).
Nel romanzo Il ladro di merendine, in un passo struggente, il commissario si confida col piccolo François e gli fa capire quanto gli sia mancata sua madre: “Gli confidò cose che mai aveva detto a nessuno, manco a Livia. Il pianto sconsolato di certe notti, con la testa sotto il cuscino perché suo padre non lo sentisse; la disperazione mattutina quando sapeva che non c’era sua madre in cucina a preparargli la colazione o, qualche anno dopo, la merendina per la scuola. Ed è una mancanza che non viene mai più colmata, te la porti appresso fino in punto di morte…” (p. 155).
In Riccardino, il ricordo della mamma perduta riemerge struggente allorché Montalbano ricorda l’usanza siciliana di far trovare ai bambini, la mattina del 2 novembre, i regali portati nottetempo dai defunti; in quella circostanza, riemerge in lui un antico ricordo.
Molti anni prima, il piccolo Salvo aveva da poco perso la mamma ed era stato affidato dal padre a una coppia di zii senza figli, che vivevano in un altro paese. Il primo di novembre il padre di Salvo viene a trovarlo e lo sveglia, con grande gioia del bambino (“La filicità d’essiri arrisbigliato da ‘u papà!”); quindi gli comunica che l’indomani andranno al cimitero a far visita alla mamma e gli spiega che, nella notte fra l’uno e il due, i morti scendono dal cielo e portano regali ai bambini buoni, riempiendo un canestro di giocattoli e di dolci (“cosi duci”). Chiede allora al piccolo quale regalo spera di ricevere dalla mamma (“a portare i regali non potiva essiri che lei”). E Salvo risponde senza esitazioni: “Un triciclo”.
Il bambino aspetta dunque la notte, sperando di poter rivedere la sua mamma che gli deve portare nottetempo il regalo; teme però che la mamma, vedendolo sveglio, se ne torni in cielo, sicché prova a fare finta di dormire; ma è troppo piccolo e non resiste: “arrisistì tanticchia con l’occhi a pampineddra e di colpo, senza addunarisinni, calumò nel sonno” (Riccardino, p. 73).
L’indomani mattina, al suo risveglio, Salvo trova un grande canestro che contiene “un triciclo russo fiammanti, tutto circunnato da cosi duci”. E al cimitero va con il triciclo, pedalando per i vialetti e incontrando tanti altri bambini che giocano come lui con i regali “dei morti”. Ma mentre gli altri bambini si chiamano fra loro, ridono felici e trasformano un giorno triste in un giorno di festa, Salvo pedala e ripete fra sé e sé un muto ringraziamento alla sua mamma, mentre “gli viniva di chiangiri e di ridiri”.
Colpisce, in questo bellissimo episodio, la delicatezza nella descrizione della psicologia del bambino, che ha subìto una terribile disgrazia e si rivela sensibile e bisognoso d’affetto; al tempo stesso, emerge da qui la remota spiegazione di tante caratteristiche del futuro commissario: la solitudine connaturata nella sua esistenza, l’abitudine alla riflessione, l’estrema sensibilità, la determinazione ma anche la fragilità.
P.S.: per ulteriori notizie sull’argomento, rimando al mio volume “Camilleriade”, scritto con Vito Lo Scrudato e Bernardo Puleio, ed. Diogene Multimedia, Bologna 2023, pp. 127-135.
Mario Pintacuda
 
 

Italtpress, 9.7.2024
Profuga siriana si diploma, salvata dai racconti di Camilleri

Bologna – Salvata dalle storie del Commissario Montalbano di Andrea Camilleri e dalla tenacia di una ampia rete di sostegno fatta da associazioni, volontari e dal CIOFS – FP di Bologna. Questa è la storia incredibile di Fatima Alrachid, profuga siriana che in questi giorni si è brillantemente diplomata all’Istituto Crescente Pacinotti del capoluogo emiliano. E’ una storia dal sapore tutto siciliano quella di Fatima. A otto anni scampa ad una vera e propria strage nel suo paese d’origine: la martoriata Siria. Fugge verso il Libano, altra Nazione dilaniata dalla guerra tra potenze straniere. Arriva in Sicilia assieme alla madre e due fratelli, utilizzando uno dei tanti corridoi umanitari aperti verso il Medioriente. Quando arriva sull’isola siciliana è atterrita dal terrore dei conflitti bellici e dalla paura di perdere quel poco che era riuscita a portare dal suo paese.
Torna, a fatica tra i banchi di scuola, quando ha già 13 anni. A sedici anni riesce a conseguire la licenza di terza media. Poi incontra i racconti di Camilleri. Le si apre un mondo. Riesce a intravedere una speranza e una sicurezza che mai aveva avuto. Sceglie di andare avanti e di non mollare. Con grande forza e determinazione si getta nelle braccia del mondo della Formazione Professionale a Bologna. E’ il suo universo. Passo dopo passo: arriva all’istituto di istruzione superiore Crescenzi Pacinotti e conquista l’ammirazione di insegnanti e compagni di classe. Ora è arrivato il diploma e un futuro meno denso di timori.
Davanti ai commissari ha voluto raccontare la sua storia intitolandola “Difficile ma non impossibile”, spiega quanto siano state importanti le parole dello scrittore siciliano per proseguire gli studi e la sua integrazione nel nostro Paese. Così come per altro il sistema educativo che il CIOFS – Fp porta avanti sulle orme di San Giovanni Bosco.
“L’esempio di Fatima, commenta Suor Manuela Robazza presidente nazionale del CIOFS, non solo ci riempie di gioia per il risultato conseguito dalla ragazza. Ma è l’ennesima dimostrazione che il sistema educativo e professionale, concepito da Giovanni Bosco, è perfettamente linea con i temi che stiamo vivendo. E’ attualissimo perchè mette sempre al centro la persona, facendone emergere le caratteristiche peculiari”.

 
 

Culturamas, 9.7.2024
El Tour como ficción 2024 (II). Montalbano, Pogačar y un nido de víboras

El Tour llegó a su primera jornada de descanso. Poco y mucho ha pasado desde el comienzo en Florencia. Después de nueve etapas, por las que el esforzado pelotón ha transitado por todo tipo de terrenos, resoluciones y disciplinas —media montaña, llano, esprín, montaña, fugas, contrarreloj, exhibiciones de favoritos y caminos de tierra—, pocas conclusiones podemos extraer. Sí, Tadej Pogačar ha intentado poner distancia de por medio con sus rivales, como mejor lo sabe hacer, mediante una gran cantidad de ataques, estrategia habitual en su proceder ciclista; sí, Jonas Vingegaard ha confirmado que está para luchar por el Tour, pese a que se presupone que no podrá llegar a los increíbles registros del año pasado; sí, Remco Evenepoel ha sorprendido con su buen desempeño en el Galibier, y, tras su triunfo en la crono que acababa en Gevrey-Chambertin, llega al primer bloque de montaña con renovados ánimos y justificadas ambiciones; sí, Primoz Roglič ha cumplido con su primer objetivo, que, como él mismo confesó sin rubor y con cierto humorismo, era mantenerse de una pieza; sí, Carlos Rodríguez, la baza española sin histrionismos y exageraciones, avisó de cara a la última semana de carrera, al mostrarse seguro y competitivo. En fin, aunque todos han bailado al compás del artista esloveno, realmente la competición permanece muy abierta: Pogačar, el Perceval de Komenda, aventaja en algo más de medio minuto a Evenepoel; en 1’15 a su némesis escabechada; y en 1’36 a su compatriota Roglič, que, si bien ha sido el más débil de las cuatro figuras, descolgándose en la subida a San Luca y haciendo la goma camino a Valloire, permanece agazapado, quizás con la esperanza de que en algún momento llegue su oportunidad, por difícil que resulte contemplar dicha contingencia.
Estas fueron las primeras reflexiones que me surgieron mientras caminaba con cierta celeridad por las calles de Troyes. Había quedado con el detective Salvo Montalbano, a quien la policía había encargado, muy a su pesar, que siguiera a la caravana de la Grande Boucle para investigar el misterio de las caídas que habían marcado el devenir de la temporada ciclista. Digo que Montalbano no estaba muy entusiasmado por el encargo, como tuve ocasión de descubrir en el final de la primera etapa en Rimini —en la que Romain Bardet cumplió su quimera de vestir de amarillo gracias a los denuedos de su increíble compañero Van den Broeck—, porque el comisario tenía que lidiar con un ambiente corporativo, incluso teatral, en el que se aplaudía a los periodistas que decían cualquier tipo de sandez y en el que los directores deportivos, quizás llenos de una codicia desmesurada, se erigían en los héroes que propiciarían que la investigación de Montalbano llegara a buen puerto. El mundo del ciclismo, del deporte en general, casaba poco con el carácter introvertido del detective. No parecía que esta experiencia fuera a paliar las angustias que la vejez le había traído. Al contrario.
El lugar de nuestra cita me permitió conocer mejor a quien se había convertido en una de las atracciones de la carrera: a Montalbano le gusta el pescado y por ello había seleccionado Le Valentino, restaurante cuya carta no era apta para todos los bolsillos, característica que el detective había valorado positivamente para no tener que volver a enfrentarse a los curiosos impertinentes, que haberlos los había, que le reconocían y se abalanzaban sobre él para comentarle que poco o nada se parecía a Luca Zingaretti, el actor que lo interpretaba en la aclamada serie de televisión. El éxito audiovisual, para su desgracia, había interferido en su cotidianeidad: por ejemplo, durante unas vacaciones el detective no pudo disfrutar con Livia, su pareja, de la arquitectura siciliana, abrumado por el temor a las interrupciones indeseadas.
Entendía a Montalbano: en calidad de reportero sobrevenido de Culturamas, sentía que me debía a la misión que se me había encomendado, al igual que él con sus indagaciones detectivescas, y se me hacían enojosas las apariciones de aquellos que me preguntaban por los premios que había ganado, por la amistad que mantuve con Javier Marías o por el paradero de mis criaturas ficcionales a las que había sustituido en la escritura de El Tour como ficción. Este pensamiento hizo que sintiera una afinidad espiritual con Salvo, como si ambos estuviéramos atrapados en un sueño angustiante, como si no pudiéramos escapar de un nido de víboras.
Justo antes de entrar en Le Valentino advertí una estampa que me detuvo. Al echar un vistazo por la cristalera, descubrí que Montalbano ojeaba un libro. Cuál fue mi sorpresa cuando atisbé que se trataba de Cómo leer en bicicleta (1975), una colección de ensayos del escritor mexicano Gabriel Zaid, con la que este reivindicó la capacidad de crear una literatura en movimiento, es decir, una literatura capaz de ensayar con el invento e inventar con el ensayo; una literatura con la que ejercer, frente al fraude académico, editorial y político, una crítica capaz de conectar elementos insólitos, pero siempre a partir del necesario complemento de la relectura, actividad estricta que exige del lector un sólido conocimiento del mundo y de la cultura circundante, sin pedantescos brindis al sol.
Estas meditaciones, que me afloraban en la tierra del poeta Chrétien, provenían de Montalbano. De su afición a la lectura. Me maravillaba el hecho de que, aunque no lo declarase, poco amigo de hablar en público, el comisario hubiera tenido la intuición de que mediante los detalles imperceptibles algo podría desentrañar de la incógnita de las caídas; me maravillaba la constatación de que hubiera intentado abordar la investigación, y, por tanto, su exégesis del mundo del ciclismo, de una forma heterodoxa, a través de la metáfora de la bicicleta, que, para Zaid, simbolizaba el paso a lo dinámico. El mexicano, al establecer esta comparación tácita, señala que la literatura es en acto, no en potencia. En cierta manera, lo mismo pasa con el ciclismo: este se define cuando es, cuando ocurre, y, por ello, cuando entré en Le Valentino y le confesé a Montalbano mi indiscreción al observarle durante un periodo de tiempo que no sabría cuantificar, supe que le contaría todo esto, todo lo que terminaría por figurar en el artículo, e, incluso, llegué a barruntar que, minutos más tarde, le estaría explicando que mucho de lo que ha pasado en estas nueve etapas del Tour de Francia encajaba a la perfección con la metáfora del ensayista mexicano que él ya conocía.
Estaba convencido de que Salvo había llegado a las mismas conclusiones y de que me comprendería; él ya entendía de qué iba el caso en realidad: al igual que se cree o no se cree en la importancia de leer y de escribir, según nos enseña Gabriel Zaid, el ciclista se enfrenta a la disyuntiva de creer o no en la importancia de atacar, de perseverar en su objetivo, para exhibir así su autenticidad. ¿Por qué si no atacó Pogačar en San Luca y el Galibier, por qué si no aceleró entre los viñedos bordeando Troyes? ¿Por qué si no insistieron los tres aventureros franceses, Bardet, Vauquelin y Turgis, que, felizmente, culminaron con éxito sus fugas? ¿Por qué si no jugó sus cartas con sagacidad Richard Carapaz, líder efímero, consciente de sus limitaciones? Quien vive en la literatura, o quien vive en el ciclismo, acaba preguntándose por la creencia, a pesar de que, en términos tangibles, ambos fenómenos sean triviales.
Todo esto no quita que, al igual que se lee en bicicleta, la bicicleta también pueda ser leída a partir de la desconfianza. Porque la crítica es certera cuando se manifiesta, no cuando se opaca. Así ocurrió, al narrar al detective la extraña victoria de Mark Cavendish en la quinta etapa, triunfo que supuso que este malandro batiera el récord de 34 etapas de Eddy Merckx, el Alfa y Omega del ciclismo. Sobre los excesos del esprínter británico ya se ha hablado en otras ocasiones y en otros lugares, de ahí que, en Le Valentino, hiciera énfasis en sus vómitos por evitar el fuera de control. El ciclismo también puede entroncarse con la suspicacia y la angustia, con la falta de respeto y la incoherencia. Y, quizás, esto sea lo que vaya a definir la segunda semana del Tour de Francia.
Quienes nos darán la respuesta serán los domésticos de Pogačar, panda insigne del Grupo Mixto, alborotadores del UAE, bulldozers a reacción, que, en este comienzo, han rendido por debajo de lo esperado. Prueba de ello fue la etapa seis, en la que un abanico provocado por el equipo de Vingegaard, el Visma, propició que el vigente campeón del Giro de Italia se quedase solo. Pese a que, finalmente, el pelotón volvió a juntarse, la imagen del conjunto emiratí fue dantesca y reforzó la idea de que Pogačar no cuenta con una escuadra hecha a su medida, por mucho que Carlos de Andrés, el siempre entusiasta narrador de Televisión Española, llegue a mantener que estamos ante la alineación más potente de toda la historia del Tour de Francia. Pogačar todavía está a tiempo de releer los acontecimientos: la ostentosa queja de João Almeida ante las artes escaqueatorias de Juan Ayuso, cerca de la cima del Galibier, ha de recordarle que es él quien posee el derecho —y el deber— a la crítica. Si no hace uso de sus prerrogativas, es probable que Perceval pueda sufrir algún disgusto en la etapa de media montaña camino de Le Lioran o en las cimas pirenaicas de Pla d’Adet y Plateau de Beille.
La realidad es que el esloveno puede verse atrapado en un sueño angustiante, al estar rodeado de un grupo de gregarios de carnaval que miran por sus propios intereses. Si Pogačar no pone orden en su propia casa, lo que le ayudaría a optimizar sus razias, puede acabar pagándolo. Lo veremos en los próximos días. Mientras tanto, la guerra psicológica ha comenzado: el tarambana de Evenepoel ha acusado a Vingegaard de «no tener pelotas» al boicotear un corte que podría haber asegurado el podio; Pogačar denunció que el Arenque de Hillerslev está obsesionado con su rueda y que subestima a los demás rivales. Vingegaard, contundente, respondió con dureza. Y Roglič, tan profesional él, al que muchos dan por amortizado, dice que es demasiado viejo, y tal vez lo sea, como para ponerse nervioso.
Este fue el contenido de mi conversación con Montalbano. A pesar de que el comisario no abrió la boca en toda la velada, ocupado en degustar unos medallones de lota —al parecer, una de las especialidades del restaurán—, y, aunque me hizo unos gestos, en ocasiones un tanto excesivos, como si exigiera algo de silencio, creo que se estableció entre nosotros esa conexión espiritual a la que me referí párrafos antes. Sí, a pesar de que no me dijo nada acerca de su investigación, ni tampoco se refirió a ningún suceso en particular del Tour, ni a los peligros que asolan el ciclismo, estoy seguro de que mi compañía le resultó grata, ya que, con seguridad, le permitió huir de aquellas personas que tan solo se escuchan a sí mismas, de ese nido de víboras que enturbia las ilusiones del más pintado.
Cuando me levanté de la mesa de Le Valentino, Montalbano ya no estaba. Poco después, de camino al hotel, Troyes se me desdibujó al escuchar el canto de un ruiseñor. Cualquiera diría que estoy en Orléans, camino de una nueva etapa al esprín o, tal vez, en el lago Bâlea, en la tercera etapa del Tour de Sibiu, en Rumanía, en la que mi buen amigo Chris Froome perdió 25 minutos para situarse en el octagésimo cuarto puesto de la clasificación general. Estoy convencido de que allí también me encontraré con Montalbano.
Artemio Gonçalves Flórez
 
 

Huffington Post - El Televisero, 9.7.2024
‘El comisario Montalbano’: TVE reestrena todos los capítulos de la serie en este canal y horario
'El Comisario Montalbano' regresa una vez más a nuestra televisión para acompañarnos durante todo el verano con sus peculiares casos en la soleada Italia.

Desde los relatos de Agatha Christie o de Arthur Conan Doyle, pasando por los de Juan Gómez Jurado con su Antonia Scott, la literatura está repleta de detectives famosos. Y a nosotros como lectores nos encanta leer este tipo de historias, porque nos ayudan a sentirnos… un poco más listos si conseguimos descubrir a los autores de cada crimen. En Italia hay un investigador que sobresale por encima de todos, y ese es el comisario Montalbano. Creado por el escritor Andrea Camilleri a mediados de los años 90, se llegaron a publicar más de una treintena de novelas antes de la muerte del autor en 2019. Pero lo que le dio el salto definitivo a la fama fue su adaptación televisiva con la serie ‘El Comisario Montalbano’.
La serie hizo su debut en el canal italiano RAI en 1999. Desde entonces, se ha convertido en una de las series de mayor éxito del país transalpino. De hecho, hasta tuvo su propia precuela (‘El joven Montalbano’) con 12 episodios entre 2012 y 2015. Y ahora, gracias a La 2, vamos a poder disfrutar de ‘El Comisario Montalbano’ y sus 37 episodios cada martes a las 22.00 horas, con la emisión de dos capítulos semanales. Quince temporadas que además podrán verse a la carta en la plataforma de streaming RTVE PLAY.
Para ser conscientes de su impacto, la ficción italiana se convirtió en la más seguida de la historia del país y fue todo un fenómeno social que se exportó a 60 países. Con Luca Zingaretti de protagonista, la serie es perfecta para estos meses de verano, con esa Sicilia soleada que nos invita a relajarnos y disfrutar de las aventuras del comisario. Junto a él, tenemos los personajes del vicecomisario Domenico Augello, los inspectores Fazio y Gallo, el telefonista Catarella y el agente Galluzzo
¿De qué va ‘El comisario Montalbano’?
Salvo Montalbano es el comisario de policía de Vigata, Italia. Con un carácter gruñón, pero responsable y serio en el trabajo, Montalbano se ve obligado a investigar los hechos criminales más variados de su entorno. Gracias a su gran ingenio, a su conocimiento de la forma de ser de sus paisanos y a la ayuda de numerosos colaboradores, siempre se las arregla para reconstruir los hechos exactos y resolver los casos de más difícil solución.
La serie ya pudo verse hace algunos años en La 2 y el público respondió muy bien, con unas audiencias muy superiores a la media del canal. Tras la emisión de sus primeros 14 episodios, ‘El comisario Montalbano’ promedió un 5,2% de share con 468.000 espectadores de media. Unos datos increíbles y que el canal de TVE piensa repetir este verano de 2024.
Juan Arcones
 
 

Na regale, 10.7.2024
Andrea Camilleri, Morze błota (2024)
Jestem wierną fanką poczynań komisarza Montalbana! Dzisiaj premierę ma kolejny tom serii, czyli Morze błota, ale także wznowienie Głosu skrzypiec.

Morze błota to już 22 tom serii z komisarzem Montalbano. Co prawda nie czytałam jej od samego początku, a zaczęłam gdzieś w środku, ale to jedna z serii, które bardzo lubię. Dzisiaj ma premierę zarówno Morze błota, jak i wznowienie 4 tomu, czyli Głosu skrzypiec.
Wczesnym rankiem potężny grzmot burzy wyrywa Salva Montalbana z koszmarnego snu. Powoli zasypia znowu, ale nie na długo – odbiera telefon od Fazia z komisariatu o zgłoszeniu ofiary morderstwa.
Trafiony kulą w plecy Giugiu Nicotra zostaje znaleziony w samej bieliźnie w tunelu budowanego wodociągu. Plac budowy, podobnie jak cały region Vigaty, po ostatnich gwałtownych ulewach i powodziach zalewających domy i pola, zamienił się w morze błota.
Czy motywem zbrodni mogła być zdrada małżeńska, czy też podłoże było zupełnie inne? Wiele poszlak kieruje uwagę komisarza Montalbana na branżę budownictwa i urzędy zamówień publicznych – świat mglisty, oślizgły, jakby błoto przeniknęło do jego krwiobiegu i stało się nieodłączną częścią. Bagno korupcji, łapówek, lipnych odszkodowań, oszustw podatkowych, prania pieniędzy.
Montalbano nie może pozbyć się uporczywej myśli, że Nicotra, schroniwszy się w tunelu, próbował tym coś przekazać…
Morze błota to kolejny niespieszny kryminał, ale tylko z pozoru! Wszak mamy tutaj porachunki mafijne, pranie brudnych pieniędzy, przekręty budowlane, korupcję, ale też zdradę małżeńską, nielegalne interesy, czy handel narkotykami. To chyba całkiem sporo, jak na tropy związane z jednym morderstwem. Czasami mam wrażenie, że u autora ważniejsze od samego trupa jest wszystko to, co dzieje się w trakcie śledztwa, czy nawet gdzieś w jego tle. Dla mnie to wielki plus, ponieważ Camilleri potrafi skutecznie prowadzić fabułę i tak ją misternie tworzy, że do końca nie wiadomo, co tak naprawdę się wydarzyło. Morze błota to opowieść o tym, że światem rządzą pieniądze, a chęć zemsty czasami jest silniejsza niż wszystko inne. Kolejny raz komisarz Montalbano na wszystko ma czas, a jego barwne życie niejednokrotnie wywoła uśmiech na Waszej twarzy. Niezmiennie polecam spotkanie z tym facetem!
Marty Mrowiec
 
 

Newsisicilia, 11.7.2024
Fuga dai social, cinque libri da leggere sotto l’ombrellone

Siamo ufficialmente nel pieno della stagione estiva. Il caldo soffocante dell’anticiclone africano ci avvolge, rendendo il mare l’unico rifugio ideale per sfuggire alle temperature ardenti.
Quando usciamo dall’acqua, che siamo al lido o nella quiete di casa al mare, la noia inizia a farsi sentire. Lontani da TikTok, Facebook e Instagram, la vera “cumbia della noia” è immergersi tra le pagine di un romanzo che evoca il piacere di una qualsiasi giornata d’estate.
Non per forza le “Ultime lettere di Jacopo Ortis” o “Delitto e Castigo”, senz’ombra di dubbio “Romanzi con la R maiuscola” degni di esser letti, ma libri da poter benissimo sfogliare anche sotto l’ombrellone in spiaggia o nel fresco balcone della casa a mare.
Alcuni titoli
Tra le diverse letture con cui deliziarsi in estate, ecco alcuni titoli
[…]
Riccardino: l’ultimo mistero del Commissario Montalbano
Il celeberrimo scrittore e sceneggiatore siciliano Andrea Camilleri ci ha lasciato un’eredità di gialli con protagonista il Commissario Salvo Montalbano. L’ultimo romanzo del maestro della serie con protagonista Montalbano è Riccardino. Questo romanzo è un’opera postuma, scritta nel 2005 e conservata nella cassaforte della casa editrice siciliana fino alla morte di Camilleri nel 2019. È un metaromanzo in cui il Commissario dialoga con l’autore stesso e con l’altro Montalbano, quello televisivo.
Il libro inizia con una telefonata misteriosa da un uomo che si presenta come Riccardino, un nome sconosciuto per il Commissario. Poco dopo, Montalbano scopre che Riccardino è stato assassinato. Nonostante la sua età avanzata e la perdita del “piacere indescrivibile della caccia solitaria”, il commissario si trova coinvolto nell’indagine.
La telefonata non solo è inquietante per la sua tempistica, ma anche per il tono enigmatico dell’uomo. Montalbano, inizialmente riluttante a prendere sul serio il caso, è presto costretto a cambiare idea quando gli indizi cominciano ad accumularsi e le connessioni con persone influenti della società diventano evidenti. Tra sospetti e depistaggi, il commissario deve navigare attraverso una rete intricata di bugie e segreti per scoprire la verità dietro l’omicidio di Riccardino.
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Enrico De Pasquale
 
 

Associazione Culturale Oltre Vigata, 11.7.2024
Memorial Andrea Camilleri
17 Luglio 2019 – 17 Luglio 2024

Il 17 luglio, in memoria dello scrittore empedoclino Andrea Camilleri, a cinque anni dalla sua scomparsa, VisitAgrigento e l’A.C. Oltre Vigata, in collaborazione con L’A.T. Maschere di Vigata, la Scuola dell’Infanzia Ohana e con il patrocino gratuito del Comune di Porto Empedocle, proporranno una versione rivisitata di Percorsi d’inchiostro sulle tracce del Commissario Montalbano.
Il percorso avrà inizio alle 20:00 in via Roma presso la statua del Commissario più famoso del mondo, mentre nella splendida cornice della Torre Carlo V, dalle 19:00 alle 20:00, si svolgerà un momento dedicato ai bambini e ragazzi, con le letture delle fiabe nate dalla penna del Maestro empedoclino: “Fiabe per Picciriddi”. Per questo evento consigliamo di portare un cuscino.
Il Percorso invece è una piece teatrale itinerante nei luoghi dove è nato e cresciuto lo scrittore. Luoghi carichi di contraddizioni ma solari che hanno ispirato la penna e la fantasia dello scrittore. Tra storia e letteratura il racconto della storia della città natale di Andrea Camilleri attraversando la via Roma, ex Strada Reale, che collegava il vecchio caricatore alla Agrigento borbonica, gli ospiti avranno modo di inoltrarsi nel nucleo più antico del centro che si sviluppa alle spalle della via principale e alla fine di questo affascinante viaggio, dopo aver visitato la Torre Carlo V, non rimarrà che andare in giro per la città e conoscere le specialità del paese marinaro che hanno da sempre stuzzicato il palato del Commissario.
La partecipazione alla lettura delle fiabe è libera e gratuita, senza prenotazione.  
La partecipazione al percorso comprende l'iscrizione come socio dell'associazione VisitAgrigento.
Iscrizioni via messaggio whatsapp al 3807985180 entro e non oltre il martedì 16 Luglio.
Il programma completo e dettagliato, con tutte le informazioni per partecipare, sarà pubblicato a breve anche su www.visitagrigento.it e sulle pagine social di Oltre Vigata.
 
 

Ciak Magazine, 13.7.2024
Carlo Degli Esposti, un premio per il papà di Montalbano e Vanina

«Il mio rapporto con i premi è disincantato. Sono molto riconoscente, ma penso sempre di non meritarmeli!» mi rivela con falsa modestia Carlo Degli Esposti che oggi riceverà il premio Cariddi alla carriera al Taormina Film Festival diretto Marco Müller. È la prima volta che viene dato ad un produttore. Infatti, dopo averlo pungolato un pochino elencandogli i tanti successi della Palomar, casa di produzione da lui fondata nel 1986 e specializzata in polizieschi (ma non solo), si sbottona e sorridendo mi confessa: «Faccio dei grandi sforzi per non montarmi la testa!»
Montalbano, Màkari, Maltese, oggi Vanina, sono una continua esplorazione della Sicilia. Una dichiarazione d’amore o semplice terreno fertile per le storie che produce?
L’ho sempre amata, soprattutto la letteratura di questa terra che mi ha obbligato a trasporre quelli che io considero i più grandi romanzi della letteratura siciliana in serie. Montalbano è stato il primo ed è stata una folgorazione. Uno dei primi romanzi di un autore siciliano non ancora famoso. Abbiamo galoppato insieme per 25 anni raccontando il meglio della Sicilia che è un posto che sembra fatto per il cinema e per la televisione.
È lei che ha aiutato Camilleri a diventare famoso o Camilleri che l’ha aiutata ad avere successo come produttore?
Con Andrea Camilleri dicevamo sempre che tra di noi c’è stato un mutuo soccorso. La fiducia di un autore verso un giovane produttore e successivamente c’è stata la popolarità televisiva che ha aiutato poi il successo letterario. 
Quanto ha contato la sua amicizia con Elvira Sellerio?
La sua amicizia è stata fondamentale anche perché io non conoscevo Camilleri. Devo ringraziare anche Sergio Silva, allora potentissimo capo indiscusso del cinema e della fiction in Rai, che sposò subito il progetto. E (ridendo) devo ringraziare anche Luigi Abete, azionista di Cinecittà mentre io ero amministratore unico. Lui era per la privatizzazione di Cinecittà mentre io ero contrario per cui ci mandammo amichevolmente a quel paese.
Il Commissario Montalbano è la serie italiana più venduta all’estero e prima il primato era de La piovra, entrambe hanno a che fare con lei e la Sicilia.
Sono sempre rimasto affascinato dall’evoluzione de La piovra nel mondo. Sono andato a cercare allora il soggetto originario di Nicola Badalucco che si chiamava Il romanzo del commissario da cui la Rai trasse La piovra. Da quell’esperienza lì è nato anche Maltese che altro non è che una trasposizione del soggetto originario de La piovra. Per cui è un’altra bellissima storia siciliana.
La Sicilia sta vivendo il fenomeno del cineturismo grazie a film e serie tv girate in questa terra. Cosa consiglierebbe lei di visitare?
Di girare tutta la Sicilia, perché ogni angolo di questa meravigliosa terra è un paradiso molto spesso ancora incontaminato. Certo il ragusano di Montalbano ha avuto una grande visibilità, come il trapanese raccontato da Màkari e da Maltese. Oggi c’è la Catania di Vanina. Adesso però sono affascinato dall’idea di raccontare l’interno della Sicilia, per cui sto pensando che le prossime avventure saranno nell’entroterra, perché si rischia l’overdose sulla costa.
Pino Gagliardi
 
 

Giuseppe Fabiano, 13.7.2024

Il Silenzio parlerà a GALLIPOLI!!!! Il 18 luglio alle ore 21:00 sulla mitica rotonda del lido San Giovanni. Naturalmente ci sarà spazio anche per Andrea Camilleri a 5 anni dalla sua scomparsa, per il Commissario Montalbano & c. e per il Commissario Ricciardi e la narrativa di Maurizio de Giovanni. Vi aspettooooo!!
 
 

La Repubblica (ed. di Genova), 14.7.2024
Quel Camilleri a Boccadasse grazie a Livia

«È assai difficile spiegare perché ci si innamori di una persona, figurarsi di una città». Andrea Camilleri si innamorò di Genova in una «settimana incantata» dal 10 al 17 dicembre 1950. Anzi, nel giro di qualche minuto e di pochi metri: «già nel tratto dalla stazione all’albergo, il primo giorno, mi ero subito reso conto che tra me e quella città era scattato un colpo di fulmine». Aveva venticinque anni ed era un poeta, partecipò alle Olimpiadi culturali della gioventù e vinse un premio per i versi In morte di García Lorca.
Il narratore siciliano tentò di darsela qualche spiegazione su questo amore, ancora nel 2000: «forse era la parlata strascicata e indolente, forse erano i volti che incontravi verso il porto, cotti dalla salsedine ma così pronti ad aprirsi in un bonario sorriso». Al posto della classica guida, disse, seguì le indicazioni di una raccolta poetica di Tullio Cicciarelli: «Parlava di Piazza Di Negro? Ed io via a Piazza Di Negro ripetendo dentro di me le parole del poeta». Parole che, imbrogli o trabocchetti delle rievocazioni, nelle Poesie di Cicciarelli non ci sono. A guidarlo per Genova ci pensò Raffaella Perillo: «Al terzo giorno trovai più che una mia compagna, una guida per il mio vagabondaggio. Una bella ragazza che un pomeriggio mi portò a casa sua, a Boccadasse. Altro colpo al cuore. Passai qualche ora alla finestra dalla quale si vedeva la discesa che portava alla spiaggetta e il mare che sciabordava pigramente.
Sentii mio quel paesaggio, come se mi fossi portato appresso un pezzo della mia Sicilia. M’è rimasta dentro così a lungo che quando ho cominciato a scrivere di Livia, la fidanzata genovese del commissario Montalbano, m’è parso più che naturale farla abitare a Boccadasse». Della «settimana incantata» restano solo due fotografie, in una Camilleri è seduto davanti alla giuria, la mano destra in tasca mentre la sinistra gesticola, nell’altra è davanti a Principe proprio con la futura Livia, ma l’album delle immagini del narratore in città continua…
Alessandro Ferraro
 
 

Italia by Natalia, 14.7.2024
„Morze błota” – Andrea Camilleri i jego komisarz Montalbano, czyli książkowa podróż na Sycylię

Komisarz Montalbano, fikcyjny bohater kryminałów Andrei Camilleriego rozgrywających się w malowniczej scenerii południowo-wschodniej Sycylii, to kultowa postać w gronie włoskich śledczych, stworzona ponad dwadzieścia lat temu. Choć doczekaliśmy się świetnych ekranizacji, w których postać komisarza genialnie zagrał Luca Zingaretti, to jednak filmy nie są stuprocentowym odzwierciedleniem książek. Wydawnictwo Oficyna Literacka Noir sur Blanc od lat wydaje w Polsce kolejne powieści z cyklu o Montalbano oraz wznawia te już wyprzedane. I właśnie teraz do księgarń trafiła kolejna z nich – „Morze błota” – wciągająca zawiłym wątkiem, począwszy od mafii, a skończywszy na stereotypowych sycylijskich matkach oraz ich dorosłych synach wiecznie uczepionych matczynej spódnicy. Bo takie są właśnie powieści Camilleriego – na wskroś sycylijskie.
Andrea Camilleri
Nieżyjący już włoski pisarz i reżyser teatralny, pochodzący z Porto Empedocle koło Agrigento (południowa Sycylia), zamieszkał w Rzymie i tam tworzył. Najpierw pisał wiersze, dopiero później sięgnął po prozę, choć nie od razu jego wybór padł na kryminał, który finalnie rozsławić Camilleriego, gdy ten był już na emeryturze. Pierwsza książka z serii o komisarzu Montalbano – „Kształt wody” – ukazała się w 1994 roku i była przełomowym momentem w karierze pisarza.
„Zawsze powtarzam, że jestem włoskim pisarzem, urodzonym na Sycylii, żyjącym w Europie. Przez całe życie robiłem co w mojej mocy, by nie wprowadzać podziałów pomiędzy Włochami a Sycylią. Oczywiście jest wiele różnic, ale Włochy same w sobie są dość specyficznym krajem. Palermo różni się od Neapolu, który jest zupełnie inny niż Wenecja… Północny zachód Włoch nie jest podobny do północnego wschodu, ani centrum do południa. Mamy różne dialekty, inne jedzenie, inny sposób myślenia, ale wszyscy jesteśmy Włochami!”
Natalia Rosiak
 
 

Culturamas, 15.7.2024
El Tour como ficción 2024 (III). Montalbano y el giro decisivo

Segundo día de descanso del Tour en el pueblo marinero de Gruissan y segunda cita para mí con el comisario Montalbano, que me convidó ayer para consultarme ciertas inquietudes que le despierta el ciclismo profesional y que, según me dijo, cree que habría que aclarar para su investigación. No negaré que me llenó de orgullo que un investigador y personaje literario tan célebre como él me considerase de utilidad y me vi de pronto ascendido a capitán Hastings, doctor Watson, sargento Lewis o subcomisario Augello, lo que me pareció, frente al mar, la mayor gloria literaria a que podría aspirar… a día 15 de julio: no olvide el lector que mi libro El bar del tanatorio fue distinguido con el Premio Anagrama de Ensayo y laudado en sendas columnas por Marina Garcés y por mi añorado Javier, el mejor rey que nunca tuvo Redonda. Así iba henchido como un pavo paseando por entre los chalets construidos sobre pilotes en el Mediterráneo y en los alrededores del puerto camino al restaurante Le poisson d’Avril, donde el comisario me había citado para comer. Afortunadamente, hice acopio de profesionalidad por el camino y me recordé que, más allá de mi justificada vanidad,  me debía a los lectores de Culturamas y era mi responsabilidad cambiar mis explicaciones sobre ciclismo por información de primera mano sobre las pesquisas iniciadas hace ya dos semanas en Florencia. 
Y caminando frente al mar pensé si no tenía cierto parecido el Tour de este año con la novela policiaca por sus similitudes estructurales en lo que llamamos coloquialmente “giros de guion”, esenciales para mantener el suspense consustancial a la trama detectivesca. De hecho, en tan solo seis etapas, que es lo que suele durar la segunda semana de una gran vuelta, hemos tenido al menos tres puntos de inflexión de esos que hacen que el lector se asombre y sienta aumentar su ritmo cardiaco al pasar las páginas. El primero llegó el miércoles, en una exigente etapa de media montaña camino de Le Lioran, entre los volcanes de la Auvernia, en un paisaje boscoso y solitario que ahora se me ocurre que sería ideal para un polar rural que tendría el éxito asegurado en Francia y que quizás yo mismo, moderando un tanto las sutilezas de mi estilo como cortesía hacia el gran público, debería escribir como entretenimiento ligero en agosto por si ofreciera alguna rentabilidad pecuniaria. El caso es que allá atacó Pogacar, el Caballero del Jubón Amarillo, a treinta kilómetros de meta con tal fuerza que enseguida alejó a Vingegaard, el Arenque de Hillerslev, a cerca de medio minuto. Casi parecía sentenciada no ya la etapa sino la carrera cuando, después de un extraño en una bajada quizás debido a un pinchazo o a una repentina pérdida de presión en la rueda trasera, Pogacar empezó a flojear y vio una remontada exprés de su némesis, que en los apenas tres kilómetros de la siguiente ascensión le enjugó toda la diferencia y aún le ganó, cosa extrañísima, el esprín por la etapa. Casi todos vimos en aquel desenlace el anuncio no solo de la igualdad entre ambos, sino de la ventaja psicológica que habría de otorgarle el Tour al danés, pero la historia nos reservaba otro giro sorprendente que lo dejaría en una mera pista falsa. Entre medias, el jueves hubo un nuevo asesinato o, en términos ciclistas, una caída: la de Roglic, que por enésima vez abandonó el Tour al día siguiente tras dar con sus huesos en el suelo. Sé que es uso habitual en la novela negra el introducir crímenes en el nudo del argumento para abrir nuevas líneas de investigación, pero este las cierra: el tolstoiano teniente Roglishov, alcanzado otra vez por una bala perdida, desaparece de las vidas de los Rostov, Kuragin, Kutúzov, Vingegaard y Pogacar, y puede ser tachado de la lista de sospechosos para ganar este Tour de Francia. Por último, el fin de semana pirenaico ha dado otra vuelta de tuerca a la carrera con dos victorias consecutivas de Pogacar en duelo singular frente a Vingegaard en el último puerto de cada etapa. Su superioridad ha sido tal que lidera ahora la clasificación general con algo más de tres minutos sobre el danés y más de cinco sobre el botarate de Evenepoel, al que, pese a su mejora en la alta montaña, las “pelotas” no le bastan aún para luchar por la victoria.
Embebido en estas reflexiones, encontré a Montalbano ya sentado en el restaurante en una galería frente a la playa, a primera vista de mucho mejor humor que hace una semana en Troyes, lo que achaqué al Mediterráneo, que unamunianamente le traería aromas y recuerdos de su Sicilia natal, aunque me confesó que no veía el momento de que acabase el Tour para volver por fin a su casa en la playa de Marinella. Como para confirmarlo, decidió invitarme (me dijo que pagaba la Policía italiana, y tanto mejor, porque las dietas de las que disfruto me temo que apenas me lleguen hasta Niza) a un surtido de marisco crudo a la manera italiana (ostras, mejillones, langostinos, erizo de mar) y una parrillada diversa de pescados de costa capturados esa misma mañana: lenguado, dorada, pez de san Pedro, salmonetes y mújol. Una comida opípara, desde luego, pero tan enérgico y recuperado parecía el comisario que aún tuvo ánimos para pedir una île flottante de postre antes de emprender un paseo digestivo hacia el casco histórico. Como ya había aprendido de la vez anterior, aguanté toda la comida en silencio y esperé a que Montalbano, ya de camino, iniciase la conversación.
Había varias cosas, me dijo, que no comprendía. ¿Por qué, por ejemplo, no se disputaban las etapas llanas? ¿No era habitual que en estas jornadas hubiese escapadas de siete u ocho rodadores y que los equipos de los esprínteres se afanaran por neutralizarlas? Objeté como defensor del ciclismo que aún era así, al menos algunos días, y que, por ejemplo, la semana anterior en los caminos de tierra de Troyes o este viernes pasado camino de Pau no solo los cazadores de etapas, sino también los favoritos, se habían empleado a fondo con ataques y abanicos a toda velocidad. Su pregunta fue entonces cuál era el criterio o la causa que determinaba que ciertas etapas llanas fueran ferozmente competidas y otras, en cambio, se hiciesen con todo el pelotón agrupado a ritmo de entrenamiento. Puse la misma cara de incredulidad que le regalé a Marito cuando me preguntó por su ensayo sobre Galdós, precisamente el día en que le presenté a Isabel Preysler. Si con aquella consulta tenía una respuesta que ofrecer, pero preferí guardármela, dedicándole mi silencio a mi compay por el respeto que le profesaba, con la duda de Montalbano la realidad era más compleja: para eso no tenía respuesta y, muy a mi pesar, sigo sin tenerla. Otra duda: ¿por qué nadie disputa este año el maillot de la montaña? ¿No era un premio prestigiosísimo entre los escaladores? Lo era desde luego, pero debió dejar de serlo, o quizás ahora sean los rodadores quienes se ocupan de ello, igual que hay novelas y series de televisión (le dije para que con una analogía cercana a su día a día lo entendiese mejor) cuyos protagonistas son detectives aficionados y no profesionales. De hecho, fuera de combate Abrahamsen, el noruego de ochenta kilos que ha liderado esa clasificación las primeras doce etapas, solo Oier Lazkano, de tallaje similar, parecía interesado en ocupar su puesto. ¿Quería eso decir que el maillot de Rey de la Montaña había pasado de ser el equivalente ciclista de las novelas de Conan Doyle o de Raymond Chandler a serlo de Solo asesinatos en el edificio? Sí, quizás pueda decirse así.
Al tratar de la clasificación general, Montalbano no entendía la estrategia de Pogacar. Si tiene dos o tres gregarios entre los diez primeros, ¿por qué gastarlos tirando del pelotón en lugar de utilizarlos tácticamente para forzar al equipo de Vingegaard, la Pescadilla Escabechada de Jutlandia? (Me hizo gracia este nuevo epíteto, nacido del caletre siempre revuelto de Catarella, el telefonista de la comisaria de Vigàta, que aparentemente no acertaba a retener los apelativos de mayor mérito estilístico). Es más, ¿por qué se empeña Pogacar en derrochar sus fuerzas y atacar siendo el líder de la carrera? ¿No solían atacar siempre quienes iban por detrás? Tuve que reconocerlo, pero le expliqué que probablemente el equipo de Pogacar contaba con que Vingegaard estuviese más débil en la primera mitad de carrera a causa de su lesión en primavera y había intentado conseguir la mayor renta posible aprovechando el terreno más favorable para él, la media montaña, como en la etapa del miércoles camino de Le Lioran, antes de que su rival, entrado ya en calor, mejorase sus prestaciones. Aquí me interrumpió extrañadísimo el comisario, que no sabía que en una gran vuelta existían corredores que, aunque llegasen mal preparados y bajos de forma, pudiesen aumentar su rendimiento con el pasar de las etapas. Él creía que, al contrario, deberían sentirse cada vez más fatigados. En efecto, así le ocurrió a Pogacar el año pasado, pero las cosas podrían ser distintas entre los arenques bálticos, posiblemente por la baja salinidad de las aguas danesas, si es que Montalbano descartaba por completo la hipótesis de los poderes mágicos del zumo de remolacha. Hablando de recuperación, me dijo Montalbano, ¿qué era eso que había leído él de los marginal gains? Le hablé de ese conjunto de innovaciones (rodillo después de las etapas, crioterapia, plato ovalado, almohadas individuales) introducidas para ganar pequeños márgenes de beneficio en la recuperación de los corredores por el equipo Sky, que entre 2012 y 2019 ganó siete Tours con cuatro ciclistas diferentes. ¿Es que ya no existe ese equipo? Existe, aunque ahora se llama Ineos, pero claramente ya no les sirve esa estrategia, porque su único corredor útil parece Carlos Rodríguez y lleva perdidos más de once minutos en la general. ¿Y qué fue de aquellos ganadores del Tour? Siguen en activo Bernal y Thomas, que, aunque no lo parezca, están corriendo este Tour, y también Chris Froome, reciente centésimo tercer clasificado del Tour de Sibiu en Rumanía. Montalbano hizo un gesto de renunciar a entenderlo, y yo también.
Como el comisario se quedó callado con cara de no entender nada, aproveché su silencio para ejercer mis derechos de periodista y preguntarle por la marcha de su investigación. Para mi sorpresa, no tuve que tirarle de la lengua, porque me dio él toda la información. Al parecer, era cierto que una de las líneas principales de investigación era la hipótesis de un comando terrorista organizado para favorecer a Pogacar eliminando a sus rivales, pero la aparente avería de este justo después de atacar el miércoles y su caída al comenzar la etapa del jueves y el hecho de que sus dos principales rivales, Vingegaard y Evenepoel, no hayan sufrido ningún contratiempo la eliminaban por completo. La caída de Roglic, ya se había preocupado él de informarse, era consuetudinaria y no tenía nada de sospechosa. Por el contrario, ahora la hipótesis más plausible parece la del terror indiscriminado con armas biológicas, en especial a partir de la epidemia misteriosa que ha diezmado el pelotón con los abandonos por indisposición del leprechaun Pidcock, el latin lover Bettiol, medio equipo Bahréin o Juan Ayuso, el compañero de Pogacar que dio positivo por covid, virus insidioso que no se extendió en su equipo, como demuestran la mejora de Pogacar en los Pirineos y el hecho de que el enorme trotón de Politt, otro rodador de cerca de metro noventa, coronara el Tourmalet tirando del grupo de favoritos. Esto, por otra parte, libraba de las sospechas a mis queridos Luis Fernández y Julio Salvador, de quienes en un principio había tenido que ocuparse. Esto me lo dijo como pidiéndome perdón y solo ahora, asimilada la sorpresa, me doy cuenta de que quizás por mi relación con ellos Montalbano haya aceptado e incluso buscado mi compañía, lo que me convierte, más que en un Watson o un Augello, en un informante inadvertido o, dicho más crudamente, en un tonto útil. Reconozco que esto ha herido mi especial sensibilidad de poeta laureado y director de cine: el comisario no buscaba mi amistad y yo apenas era para él más significativo que Pasqualino, el hijo de su asistenta, al que al menos podía sentirse ligado por haberlo metido en la cárcel, mientras que ningún lazo más estrecho que una mariscada lo unía conmigo. Sorprendido, en el momento apenas alcancé a preguntarle por lo esencial, el paradero de mis dos predecesores en las páginas de Culturamas, cuyo rastro ya me imaginaba persiguiendo como en una novela cualquiera de Bolaño. Montalbano ni lo sabía ni se curaba de ello y, visto así, quizás tampoco a mí deba preocuparme.
Me preocuparé, pues, del Tour y de su porvenir literario, que me parece algo dudoso viendo la perspectiva de la tercera y última semana por los Alpes Marítimos camino de Niza. Aún queda la subida a La Bonette, la cima más alta de esta edición de la Grande Boucle, que precede al puerto de Isola 2000. Quizás esta sea la última oportunidad del Arenque de Hillerslev para darle la vuelta a la general, porque esta vez no parece que las artes mágicas de Combloux le vayan a alcanzar para neutralizar la escalada armamentística del Perceval de Komenda en la última contrarreloj. La carrera, en realidad, parece sentenciada y, si se trataba de una novela policiaca, acabar con el suspense apenas llegados al segundo tercio es claramente prematuro, aunque, por otra parte, añadir más giros decisivos como quien echa sal a la ensalada sería ya claramente exagerado y caería de lleno en el terreno del folletín, del que ningún poeta que se precie puede fiarse. No se me ocurre qué salida puede haber para esta encrucijada y no sé si confío en el pelotón profesional para encontrarla, pero en todo caso no creo que sea algo que enturbie una parrillada de pescado fresco del Mediterráneo o, como poco, una buena siesta frente al televisor.
Artemio Gonçalves Flórez
 
 

RAI Ufficio Stampa, 16.7.2024
RAISTORIA, 17 LUG 2024, 11:15
Rai Cultura ricorda Andrea Camilleri
"Andrea Camilleri. Vigàta nel cuore" e "Viaggio in Sicilia"

Dai ricordi di Gino Cervi in “Le inchieste del commissario Maigret” alla corrispondenza con Thomas Beckett, per strappargli il sì alla versione televisiva di “Finale di partita”; dal suo paragonarsi a una trapezista al successo di Montalbano e della sua Sicilia, reale e immaginata insieme. Ci sono le sue parole di regista, di curatore di sceneggiati storici, di “scopritore” di Eduardo De Filippo per la tv, di scrittore de “Il commissario Montalbano” nello Speciale “Andrea Camilleri. Vigàta nel cuore” per la regia di Flavia Ruggeri, che Rai Cultura propone mercoledì 17 luglio alle 11.15 su Rai Storia in occasione del quinto anniversario della morte dello scrittore (17 luglio 2019).
Un viaggio nella produzione teatrale, televisiva e letteraria del maestro con interviste anche inedite e brani tratti dalle Teche Rai. Nato a Porto Empedocle il 6 settembre 1925, Camilleri già negli anni Cinquanta è regista teatrale e inizia a lavorare anche per la Rai, in radiofonia, e nel decennio successivo è il primo a mettere in scena in Italia il “teatro dell’assurdo” di Beckett, Ionesco, Adamov che porta poi in tv. Cura anche sceneggiati di successo come “Le avventure di Laura Storm” con Lauretta Masiero, la serie del Tenente Sheridan con Ubaldo Lay, ma soprattutto “Le inchieste del commissario Maigret” con Gino Cervi e ha il merito di far conoscere al grande pubblico televisivo la drammaturgia di Edoardo De Filippo. 
Dagli anni Ottanta, Camilleri affianca all’attività di regista quella di scrittore con romanzi di ambientazione siciliana. E unica rimarrà la Sicilia che inventa e indaga, terra di misteri e ricchezze, popolata da una moltitudine di caratteri, di facce, una Sicilia diventata ormai luogo mitico di esplorazione per i suoi lettori. Come l'immaginaria cittadina di Vigàta.
Nel 1992 pubblica “La stagione della caccia” e inizia a diventare un autore cult: scrivere, d’ora in poi, diventa la sua unica attività. Nel 1994, “La forma dell'acqua” è il suo primo poliziesco dove compare il commissario Salvo Montalbano, ma solo con “Il Cane di terracotta” del 1995 definisce meglio i caratteri del protagonista che gli procura un successo strepitoso. Il “fenomeno Camilleri” si espande: se nel 1996 sono state vendute 18 mila copie, l'anno successivo si arriva a 170 mila. E nel 1998 a 900 mila copie, fino ai 15 milioni di oggi e alle traduzioni in ventidue lingue. Il successo dei libri con protagonista Montalbano è tale da convincere la Rai a produrre un vero e proprio serial con lo scorbutico e ironico commissario interpretato da Luca Zingaretti.
A completare l’omaggio di Rai Cultura ad Andrea Camilleri la puntata del “Viaggio in Sicilia” della scrittrice Simonetta Agnello Hornby e dell’illustratore Massimo Fenati dedicata ad Agrigento, in onda alla 17.00 sempre su Rai Storia. Nella puntata i due incontrano anche incontrano Arianna Mortelliti, scrittrice e nipote di Andrea Camilleri.
 
 

 

ANSA, 16.7.2024
Camilleri, a 5 anni dalla morte un premio e lettere inedite
Anche speciale Rai Cultura il 17 luglio. Epistolario in autunno

A cinque anni dalla morte, avvenuta il 17 luglio 2019, Andrea Camilleri viene ricordato con omaggi della Rai e nuove iniziative tra cui la nascita di un Premio letterario a lui dedicato e una novità editoriale in autunno per Sellerio, un corpus di lettere inedite scritte tra il 1949 e il 1961.
Saggista, sceneggiatore, regista, drammaturgo, scrittore, insignito nel 2003 dal presidente della Repubblica della medaglia di Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica, Camilleri scomparso a 93 anni, era nato a Porto Empedocle il 6 settembre 1925.
Fenomeno letterario inimitabile, da oltre 31 milioni di copie, lo scrittore è diventato autore bestseller a oltre 70 anni.

Il nuovo Premio Andrea Camilleri-Nuovi Narratori, che sarà presentato il 25 luglio al Fondo Camilleri a Roma, alla presenza delle figlie Andreina, Elisa e Mariolina Camilleri, segue questo spirito e sarà aperto a tutti, minorenni e maggiorenni di qualsiasi nazionalità. Diviso nelle categorie Racconti brevi, Radiodrammi, Poesie e Fiabe per bambini, il Premio con direttrice artistica la scrittrice Arianna Mortelliti, nipote dello scrittore, è riservato a opere inedite e in lingua italiana.
Nel giorno della morte dello scrittore Rai Cultura propone lo Speciale 'Andrea Camilleri. Vigàta nel cuore' per la regia di Flavia Ruggeri, in onda alle 11.15 su Rai Storia. È un viaggio nella produzione teatrale, televisiva e letteraria del maestro con interviste anche inedite e brani tratti dalle Teche Rai. Ci sono le sue parole di regista, di curatore di sceneggiati storici, di "scopritore" di Eduardo De Filippo per la tv, di scrittore de 'Il commissario Montalbano', i ricordi di Gino Cervi in 'Le inchieste del commissario Maigret', la corrispondenza con Thomas Beckett per strappargli il sì alla versione televisiva di 'Finale di partita', la sua Sicilia reale e immaginata insieme.
La grande attesa è per l'epistolario inedito 'Mamma carissima, papà caro', curato da Silvano Nigro in collaborazione con la famiglie e il Fondo Camilleri che ne ha curato la trascrizione.
È una corrispondenza lunga più di un decennio, quasi un'autobiografia, una galleria del mondo culturale del dopoguerra con innumerevoli attori, artisti, scrittori e registi di cui Camilleri racconta. Uno ritratto straordinario degli anni cinquanta e insieme l'autoritratto di uno scrittore unico.

Mauretta Capuano
 
 

La Repubblica, 16.7.2024 (in edicola il 17.7.2024)
Camilleri: non solo Montalbano
Cinque anni fa ci lasciava il grande Andrea. Uno scrittore e amico lo ricorda per noi

Cinque anni fa Andrea Camilleri se n’è andato. Ci eravamo abituati alla sua presenza in libreria, alla sua voce roca, al suo parlare lento e ai suoi aneddoti raccontati con un gusto speciale. Ci eravamo abituati alla sua produzione abbondante, varia come quella di Simenon, alternando i Montalbano ad altri libri storici o a cronache stupefacenti. E come Simenon, aveva la mania dell’ordine mentale: tutti i romanzi del commissario erano di 180 pagine di computer, divise in 18 capitoli di 10 pagine ciascuno. «Se il romanzo viene fuori con una pagina in più o in meno, io riscrivo il romanzo, perché vuol dire che c’è qualcosa che non funziona».
Camilleri ricordava che sua madre era sorpresa dall’ordine ossessivo della sua stanza, da bambino. Sono cose che non vanno sottovalutate negli scrittori: la costruzione di cattedrali narrative, l’incasellamento del sapere costruito per una vita, devono avere un sistema efficace di ordine delle materie prime.
Ed è sul sapere costruito per una vita intera che dobbiamo tornare, a proposito di Andrea Camilleri. Ci eravamo abituati soprattutto a quella esplosione nella maturità, che credo avesse dato speranza a molti aspiranti scrittori: si può trovare una vena e una voce unica anche molto tardi nella vita. Lui ha cominciato una costante carriera da scrittore dopo i sessant’anni, e quasi a settanta ha pubblicato il primo romanzo su Montalbano: La forma dell’acqua, del 1994. In quegli anni il suo successo, e la sua produzione, sono esplosi.
Però. Non sto qui a dire (ma mi verrebbe voglia qui di scrivere quel suo «cioè a dire», che usava così tanto e naturalmente, quando raccontava o spiegava) che aveva già pubblicato, poi in qualche modo abbandonato, poi ripreso. Ma insomma, credo che sia arrivato il momento di considerare la vita artistica di Camilleri nel suo insieme, e di abbandonare per sempre questa idea dell’esplosione tardiva. In realtà, come ha spiegato bene lui, il suo è stato «un destino ritardato». Ed è la definizione più precisa e confortante: chi più di lui aveva coscienza che tutto era cominciato molto prima, e soprattutto che ogni segmento della sua vita era servito al suo destino ritardato? Dagli eventi, che poi sono diventati epici, come le due mancate pubblicazioni per la gloriosa rivista Sud di Prunas, La Capria, Ortese, e per il mitico Politecnico di Elio Vittorini; per la stessa ragione: hanno accolto un suo racconto, lui si è entusiasmato, incredulo; e prima del numero dove ci sarebbe stato il suo nome, hanno interrotto le pubblicazioni.
E a proposito del successo degli ultimi anni, quando gliene chiedevano conto, quando gli domandavano cosa provava, allora lui rispondeva: «Nessuna emozione può equivalere a una mattina del 1945 che io vengo in una Roma splendida – avevo mandato delle poesie ad Alba De Cespedes per Mercurio – e in via Veneto, davanti al caffè de Paris, dove c’è l’edicola, vedo che in quel momento l’edicolante appende il numero di maggio di Mercurio. Mi avvicino, miope come sono, e leggo: De Gasperi, Sforza, Nenni, Alvaro, Camilleri. Mi si tagliarono le gambe. Qualcuno mi disse: si sta sentendo male? Mi sedetti e dissi: portatemi un cognac. E ho impiegato due ore ad alzarmi dalla sedia e ad andare a prendere la rivista, temendo un’omonimia».
C’è una storia più lunga, articolata, recuperabile e che fa giustizia delle energie che Camilleri ha speso per l’intera vita in nome dell’arte. Ed è di un artista e intellettuale moderno, che per caso entra in Rai o che insegna all’Accademia d’arte drammatica, e che scrive, alleva attori, produce le commedie di Eduardo in tv, e i Maigret (appunto), il tenente Sheridan. Che fa regie teatrali, televisive, radiofoniche. Che accompagna la nascita del costume e della cultura popolare italiana da dietro le quinte, e intanto scrive romanzi, raccoglie storie, colleziona rifiuti editoriali o sfortune che adesso possiamo riconsiderare come momenti passeggeri ed epici di quel destino che neanche lui sapeva ritardato, o forse sì, chissà, forse ha saputo semplicemente essere paziente. Una volta, poi, promette a suo padre di riraccontare una storia che gli ha narrato per fargli compagnia durante la sua malattia, e lì capisce che può provare a farlo nel modo meno letterario e più vicino all’oralità possibile.
Questo vuol dire riavvicinarsi al dialetto, e a volte reinventarlo, e a quel punto inventare non solo una sintassi ma anche un luogo, Vigàta; ed ecco che il destino ritardato si compie in modo inevitabile, e a quel punto inarrestabile.
Di tutto questo insieme, bisogna tenere conto. E il commissario Montalbano è un buon Virgilio che accompagna l’intero arco della sua vita, visto che, «come ha scoperto mia moglie, Montalbano è al sessanta per cento mio padre. C’è la sua ironia, il senso pratico, la voglia di accomodare, di perseguire la verità senza trasformarsi in rappresentanti dell’Inquisizione. E certi suoi silenzi, un certo coraggio che io non ho».
Abbiamo vissuto quasi venti anni con la cadenza delle uscite di Camilleri, con i suoi libri blu Sellerio e poi anche per altre case editrici. Ma non si possono pensare staccati da tutto il resto, da quell’edicola che esponeva il suo nome a vent’anni, dalla passeggiata con Vittorini dopo aver spento le luci delle stanze del Politecnico, dalla Rai (abitava lì accanto, come se avesse definitivamente deciso che era casa sua), dalle discussioni con Eduardo in cui a parti invertite Andrea difendeva il testo originale, ed Eduardo diceva: in televisione dobbiamo spiegare qualcosa in più.
Il destino di Andrea Camilleri è cominciato subito, solo che a noi ce l’ha mostrato molto tardi. Ma non per questo dobbiamo fare l’errore di staccare lo scrittore di enorme successo da quell’ostinato amante di ogni forma di cultura e di arte. Sono stati un cammino unico, più dritto che tortuoso. Ed è arrivato il momento di considerarlo tutto intero, così com’è stato.
Francesco Piccolo
 
 

Infobae, 16.7.2024
5 años de la muerte de Andrea Camilleri: 5 libros para recordar su literatura
El escritor, director y guionista italiano, “padre” de la saga del célebre comisario Montalbano que luego trascendió a la televisión, falleció el 17 de julio de 2019. Esta selección de obras celebra su legado

Ya pasaron 5 años de la muerte de Andrea Camilleri. Para muchos, parece que fue ayer. Antes de la pandemia, el 17 de julio de 2019 el novelista, guionista, director teatral y televisivo italiano dio su último suspiro. Fue a la madrugada. Era un final anunciado: tenía 93 años y estaba internado tras sufrir un infarto un mes atrás. Nacido en Porto Empedocle en 1925, escribió un centenar de libros que han sido traducidos a treinta idiomas.
Pocos lo saben, pero en el último tiempo, Camilleri había quedado ciego producto de un glaucoma. Eso no lo detuvo. El año anterior a morir, en Italia —país donde nació, vivió y murió—, se publicó un libro suyo que no escribió sino que dictó. Si la literatura es el arte de la imaginación, su mente podía seguir jugando y creando. Pese a la edad y a la ceguera, Camilleri allí estaba: produciendo literatura. Esta es su obra. Disfrutémosla.
La forma del agua
Todos recuerdan a su emblemático personaje, el comisario Salvo Montalbano, protagonista de una saga que tiene una treintena de libros, además de una serie de televisión. La primera de estas aventuras se titula La forma del agua. Ambientada en Sicilia, la saga se inicia con un caso que Montalbano, comisario de policía del pequeño pueblo de Vigàta de cuarenta y cinco años, tiene que resolver: la muerte de un conocido político y empresario en el interior de su auto.
Fiel amigo de sus amigos, amante de la buena mesa y sabedor de que la tierra ha girado y girará muchas veces en torno al sol, Montalbano es el compendio vivo de las antiquísimas culturas mediterráneas. Su calidad humana, unida a su infalible perspicacia, han hecho de su creador uno de los autores más leídos de Europa.
El perro de terracota
La segunda entrega de la serie del comisario Salvo Montalbano en la que su autor, Andrea Camilleri, ofrece al lector una imagen mucho más profunda de la rica personalidad del melancólico investigador siciliano se titula El perro de terracota. Un robo absurdo en un supermercado, el encarcelamiento un tanto estrambótico de un capo de la mafia, un asesinato cometido durante la Segunda Guerra Mundial.
Sin embargo, a pesar de la firme determinación con que Montalbano afronta la resolución de estos casos, su auténtica pasión es descifrar el contenido simbólico que encierran. “Todo crimen conlleva un mensaje, la cuestión es conocer el código de quien lo ha escrito”, le recuerda un excéntrico sacerdote al comisario. Así, el principal protagonista de esta novela es su particular forma de concebir el mundo.
Ejercicios de memoria 
Veintitrés ejercicios de memoria que rememoran los momentos clave de la vida de Andrea Camilleri, ilustrados por artistas italianos de la talla de Alessandro Gottardo, Gipi, Lorenzo Mattotti, Guido Scarabottolo y Olimpia Zagnoli. A pesar de haberse quedado ciego a los noventa y un años, Camilleri no se dejó amedrentar por la oscuridad, igual que nunca tuvo miedo a la página en blanco. El autor siciliano escribió dictando hasta el final de sus días.
Con la oralidad encontró una nueva forma de contar historias. Desde el principio de su ceguera, se aplicó al ejercicio de la memoria con la misma disciplina férrea con la que había trabajado toda su vida. Con persistente lucidez, se dedicó a hilvanar los recuerdos de una vida larga y prolífica, haciendo gala de una agudeza mental única y su particular visión del mundo. Este libro es una especie de cuadernillo de vacaciones: veintitrés relatos concebidos en veintitrés días.
Un mes con Montalbano
Un mes con Montalbano es una buena muestra del talento de Camilleri y la mejor forma de introducirse en el particular universo de su entrañable héroe. El abanico de delitos que desarrolla esta aventura es amplio. Premeditados, pasionales, financieros, mafiosos, políticos, y han sido cometidos por todo tipo de sujetos, jóvenes o adultos, hombres o mujeres, ignorantes o cultos. Algunos ocurrieron al inicio de su carrera, cuando Salvo aún creía en el poder de la justicia.
Enmarcada sin duda en la tradición de la gran narrativa siciliana, la escritura de Camilleri es también un homenaje a Sicilia, a su gente dura, terca, de pocas palabras, pero a la vez apasionada y con un gran amor por su tierra. Ellos son los habitantes de Vigàta y Camilleri los retrata como sólo un siciliano de pura cepa puede hacerlo.
Riccardino
Cuando murió, todos dijeron que dejó un vacío en el campo de la literatura porque con su muerte le ponía fin a una producción que superó los cien libros. Quedaba uno póstumo. Riccardino, la última investigación del comisario Montalbano, se publicó en el 2020, un año después de la muerte de su autor. Son dos versiones: “la final de 2016 y la primera escrita por el autor en 2005 y que se había quedado hasta ahora en la gaveta” de la editorial Sellerio, explica ésta en su página web.
Pero eso no es todo. Hay otra más. Se trata de una de las primeras obras teatrales que había dicho que tiró a la basura. La encontró su hija Andreina entre papeles que amontonaba su padre en su casa de Roma y será publicada, aunque no hay fecha prevista todavía.
 
 

La Repubblica, 16.7.2024 (in edicola il 17.7.2024)
Lino Guanciale: “Se c’è una serie paranormale, pensano subito a me. Ma adesso torno al cinema con una commedia romantica”
Al Taormina Film Festival incontro con l’attore, dal 18 luglio in sala con ‘L’invenzione di noi due’. Gli inizi, i tanti provini, l’incontro decisivo con Carlos Saura e il ruolo preferito in ‘La prima linea’. Il grande rimpianto? “Non aver lavorato con Camilleri. Di lui amavo tutto”

[...]
Tra i rimpianti, il mancato incontro con Andrea Camilleri: il progetto di un film da "Il casellante" tramontò. «Un grande dolore. All’Accademia, sono entrato nel Duemila, lui aveva lasciato l’insegnamento da poco ma le tracce della sua presenza erano vivissime. Vissi i tre anni col rammarico di non averlo incrociato e la speranza di poterci lavorare. È uno degli scrittori che più hanno significato per me, mi emozionava la sua storia, la vita dedicata al teatro e il riconoscimento solo avanti negli anni, il modo con cui ha vestito questo successo con grande eleganza, fino alla fine».
[...]
Arianna Finos
video di Rocco Giurato
 
 

Siracusa Press, 16.7.2024
CONFRONTO
Siracusa, “Per chi suona la campana”, domani l’omaggio ad Andrea Camilleri

L’appuntamento, ideato da Aldo Mantineo, si svolgerà nel dehors Neri domani, mercoledì 17 luglio, dalle 19 alle 20
Montalbano sono!”, disse uno, e l’altro rispose definendosi “Ex-poliziotto. Ex-cacciatore di replicanti. Ex-killer.
Non ci sarà molto tempo per le presentazioni nel secondo incontro del ciclo di conversazioni e incontri “Per chi suona la campana. “Analogico e digitale a confronto ma uno è di troppo…” in programma domani, mercoledì 17 luglio dalle 19:00 alle 20:00 (quest’anno il rispetto degli orari, soprattutto finale, è quanto mai perentorio) nel dehors della Pasticceria Neri in via Pausania a Siracusa.
Come ormai tradizione, in occasione dell’anniversario della scomparsa del maestro Andrea Camilleri – sarà il quinto – il ciclo di appuntamenti estivi propone un ricordo dell’autore di Porto Empedocle declinato in maniera meno convenzionale. Così, nell’ambito della sfida tra analogico e digitale che sta connotando il programma di quest’anno, il confronto sarà tra Salvo Montalbano, protagonista assoluto dei racconti di Camilleri, e Rick Deckard, l’ex poliziotto protagonista del film di Ridley Scott liberamente ispirato al libro di Philip K. Dick “Il cacciatore di androidi”. A sostenere le ragioni “analogiche” del personaggio camilleriano sarà il blogger tardivo Giuseppe Gingolph Costa mentre a dare voce alla visione distopica del mondo del protagonista di Blade Runner sarà Marcello Bianca, fotografo (e molto ma molto altro ancora) ed esperto… della materia.
Si preannuncia un’ora di serrato botta e risposta durante il quale si vedranno cose “che voi umani non potreste immaginarvi” (citazione d’obbligo…).
Quel che invece si può facilmente immaginare – anzi, è una certezza – è che a fare gli onori di casa sarà Franco Neri, imprenditore dolciario di professione e “provocatore” culturale per passione, e che a dare il via al duello sarà Aldo Mantineo, ideatore e curatore del programma.
“Per chi suona la campana. Analogico e digitale a confronto ma uno è di troppo…”, ancora una volta messo in campo da Alfio Neri per la cultura assieme a G60 – Generazione Sessanta.
Giovanni Polito
 
 

Mangialibri, 16.7.2024
Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni
AUTORE Arianna Mortelliti
EDITORE Mondadori 2023

La tranquilla esistenza di una famiglia borghese è improvvisamente scossa da un evento inatteso: il patriarca novantacinquenne, Arturo Baldi, ha un malore. Perde coscienza ed è subito trasportato in ospedale, là dove sprofonda nel coma. Per i familiari che si stringono a lui egli non ha più coscienza. Sembra ridotto allo stato vegetativo. Ed invece la sua vita interiore scorre vorticosa. Nel fiume dei ricordi riappare quindi la figura di Dado, il fratello pittore ed eccentrico, morto suicida. E quella dei genitori con cui ha trascorso un’infanzia piuttosto serena. Si riaffaccia anche la storia del suo amore con Carolina, sua moglie. E quella dei figli Dori e Fiore. Soprattutto nel delirio del coma, se delirio è, affiorano rivelazioni sorprendenti. Così l’istituto familiari si rivela segnato da profonde crepe e anche gli affetti più intensi si svolgono nel segno della contraddizione. Posto nel lembo estremo della vita, Arturo ripercorre così il tracciato che lo ha portato dal paese nativo a Roma; dagli studi universitari alla professione; dal legame con il fratello alla sconvolgente scoperta del vero motivo che lo ha portato al suicidio. A questo punto, si tratta di vedere se ha ancora un senso vivere...
Arianna Mortelliti centra subito il bersaglio in questa sua, convincente, prima prova narrativa. Alla base c’è non una scelta estemporanea, ma un lungo apprendistato, realizzato con un maestro d’eccezione: il nonno, Andrea Camilleri. La sua scrittura è però personale: limpida, essenziale, senza incursioni nel terreno del dialetto. Così come è personale, e per molti versi controcorrente rispetto alle imperanti mode letterarie, la scelta di proporre una saga familiare, con illustri precedenti. L’intreccio del romanzo, in questo modo, confluisce da un sapiente lavoro di intarsio. Ruota attorno a precisi leit motiv. Ma il ricorso al flashback, all’andamento spezzato, labirintico ma cementato da un’architettura solida, tiene sempre desta l’attenzione del lettore. E i continui colpi di scena, il trascorrere dalla dimensione fisica a quella fantastica, con il recupero di un elemento tipicamente pirandelliano, qual è il colloquio tra i vivi e i morti, collocano il testo ben al di sopra della letteratura di facile consumo. Ben condotta è poi la contaminazione di generi diversi, come deve essere per un prodotto ibrido come il romanzo. Così, dramma, ironia, commedia, si intrecciano in un accattivante gioco narrativo.
Alfredo Sgroi
 
 

Rai Teche, 17.7.2024
Camilleri sono

A cinque anni dalla scomparsa di Andrea Camilleri (Porto Empedocle, 6 settembre 1925 – Roma, 17 luglio 2019), Rai Teche lo ricorda con una preziosa antologia di sue apparizioni televisive: “Camilleri sono “. Si parte con un rarissimo intervento in bianco e nero, risalente al periodo del lavoro in Rai come produttore e regista, per poi passare al successo dello scrittore a metà degli anni ’90, con numerose interviste rilasciate, tra gli altri, a Enzo Biagi e Monica Maggioni. Il maestro Camilleri racconta di sé e del suo mondo, soffermandosi su aspetti quali il legame con la Sicilia, l’amore per i libri, la popolarità raggiunta in età avanzata grazie al personaggio del commissario di Vigata.
Nel video una intervista allo scrittore tratta dal programma “Scrittori da marciapiede”: nella rubrica di Videosapere in onda nel 1996 Andrea Camilleri, che in quel periodo comincia a farsi conoscere come scrittore, intervista per strada alcuni passanti: l’intento è appunto quello di interrogarli sui loro gusti letterari per verificare se il suo libro “Il birraio di Preston” li possa interessare.
Guarda l’antologia integrale Camilleri sono su Rai Play.
 
 

Pagina 3, 17.7.2024
Grandi passioni
"Camilleri ricordava che sua madre era sorpresa dall’ordine ossessivo della sua stanza, da bambino. Sono cose che non vanno sottovalutate negli scrittori: la costruzione di cattedrali narrative, l’incasellamento del sapere costruito per una vita, devono avere un sistema efficace di ordine delle materie prime".

Chi vi scatena grandi passioni? Con ai microfoni Edoardo Camurri Pagina 3 inizia tradizionalmente con una domanda agli ascoltatori, invitati ad intervenire con i messaggi. Le letture cominciano su Repubblica dove Francesco Piccolo, collega e amico di Andrea Camilleri, ricorda il grande autore siciliano e il suo "destino ritardato" a cinque anni dalla sua morte. Il titolo è "Non solo Montalbano". […]
 
 

Nulla dies sine linea, 17.7.2024
Il padre di Montalbano

Oggi, 17 luglio 2024, nella ricorrenza del quinto anniversario della morte di Andrea Camilleri, vorrei ricordarlo parlando della figura del padre di Montalbano, integrando così le notizie da me riferite alcuni giorni fa in un articolo sulla madre del commissario. Mi sembra infatti interessante analizzare come il “padre creatore” delinei la figura del “padre reale” del personaggio; e si noterà che non è escluso qualche riferimento autobiografico da parte dell’autore.
Il piccolo Salvo Montalbano, rimasto orfano di madre, era stato allevato dal padre; ne “Il ladro di merendine” (1996) il commissario analizza, seduto sullo scoglio “a ripa di mare” a lui tanto caro, il rapporto con il genitore: “era stato, questo Montalbano non poteva negarlo, un genitore sollecito e affettuoso. Aveva fatto di tutto perché la perdita della madre gli pesasse il meno possibile. Le fortunatamente poche volte in cui, da adolescente, era caduto malato, suo padre non era andato in ufficio per non lasciarlo solo” (p. 204).
Ma quando il padre “si era portato in casa la nuova moglie”, di nome Giulia, Salvo “ne era rimasto irragionevolmente offiso” (id.); conseguentemente, “tra i due si era alzato un muro; di vetro, certo, ma sempre muro” (id.). Avevano quindi finito per diradare i loro incontri, limitati a una-due volte l’anno; in queste occasioni il padre di Montalbano, rimasto nuovamente vedovo e proprietario di un’azienda vinicola, portava al figlio qualche cassetta di vino e si tratteneva mezza giornata col figlio, per poi ripartire.
Sempre nel romanzo “Il ladro di merendine”, Montalbano apprende da una lettera del socio del padre, Arcangelo Prestifilippo, la triste notizia della grave malattia di suo padre (un tumore ai polmoni).
Questa lettera, sgrammaticatissima e tale da ricordare in più punti il buffo linguaggio dell’agente Catarella, svela anzitutto apertamente il profondo affetto che il padre nutriva per il figlio: «Dottore Montalbano, lei personalmente non mi conosci e io non conosci a lei com’è fatto. Mi chiamo Prestifilippo Arcangelo e sonno il socio di suo patre nell’azenda viniccola che ringrazziando il Signori va bene assai e ci frutta. Suo patre non parla mai di lei però o scoperto che nella sua casa teni tutti i giornali che scrivono di lei e macari si lui lo vede quarche volta comparire in televisione si mette a piangere ma cerca di non farlo vidire» (p. 201).
Viene poi descritta la malattia che ha colpito l’anziano genitore del commissario: «l’anno scorso, principiò a sentirsi male, ci mancava il fiato bastava che acchianasse una scala e ci firriava la testa. Non voleva andari dal medico, non c’era verso».
Visitato infine dal figlio dello stesso Prestifilippo, che era “medico bravo”, l’ammalato si era convinto a fare degli esami all’ospedale; la diagnosi era stata nefasta: «suo patre era stato attaccato da quel male tirribile ai polmoni».
La lettera descrive poi il triste calvario delle inutili cure: «E accussì è cominciato il tràsiri e il nèsciri di suo patre dallo spitali che gli facevano la cura che gli ha fatto perdiri tutti i capilli ma giovamento nenti di nenti».
Il padre aveva assolutamente proibito di informare il figlio di tutto ciò: «Lui mi ha spressamente proibbito di farle sapiri la cosa, ha detto che non voleva che lei si pigliasse pinzero» (p. 202). Ma quando il medico aveva rivelato a Prestifilippo che il malato era ormai “allo stremo”, il socio (“maligrado la proibbizione asoluta di suo patre”) aveva pensato di informare ugualmente il figlio. La lettera si conclude dunque con le necessarie indicazioni: «Suo patre è arricoveratto alla clinica Porticelli, il nummaro di tilifono è 341234. Tiene il tilifono in càmmara. Ma forse è melio si lei lo viene a trovari di persona facento finta di non sapìri nenti della sua malatia. Il mio numero di tilifono lei ce l’ha diggià, è quelo dell’azenda viniccola dove travaglio tutto il santo giorno. La saluto e mi dispiace. Prestifilippo Arcangelo».
Il commissario resta sconvolto: “un leggero tremore alle mani lo fece faticare a rimettere la lettera dentro la busta” (p. 202). Subito dopo si alza a fatica e lascia l’ufficio; esce all’aperto, si compra un cartoccio di “càlia e simenza” e inizia la sua abituale passeggiata sul molo, fino allo “scoglio grosso” vicino al faro.
Qui l’angoscia lo assale: «sentiva una specie di ondata acchianargli da qualche parte del corpo verso il petto e da lì salire ancora verso la gola, formando un groppo che l’assufficava, gli faceva mancare il fiato. Provava il bisogno, la necessità, di piangere, ma non gli veniva» (p. 203).
La malattia del padre e la sua possibile perdita costituiscono una svolta decisiva e drammatica, che Montalbano si rifiuta di accettare; solo quando gli torna in mente un verso di Camillo Sbàrbaro (“Padre che muori tutti i giorni un poco”), gli esce dalla gola un grido, animalesco e liberatorio al tempo stesso: “il grido gli niscì, ma più che un grido un alto lamento d’animale ferito al quale, immediate, fecero seguito le lacrime inarrestabili e liberatorie” (p. 203).
La malattia del padre è per Montalbano l’occasione di riflettere sul loro rapporto, reso difficile dal carattere introverso di entrambi: “Forse c’era stata tra loro due una quasi totale mancanza di comunicazione, non riuscivano mai a trovare le parole giuste per esprimere vicendevolmente i loro sentimenti” (p. 204).
Entrambi dunque, per il loro carattere chiuso, non erano mai riusciti a confessarsi apertamente il loro affetto: «Suo padre arrivava di solito con qualche cassetta di vini prodotti dalla sua azienda, si tratteneva mezza giornata e ripartiva. Montalbano trovava il vino ottimo e orgogliosamente l’offriva agli amici dicendo che l’aveva prodotto suo padre. Ma lui, a suo padre, l’aveva detto mai che il vino era ottimo? Scavò nella memoria: mai. Così come suo padre raccoglieva i giornali che parlavano di lui o gli venivano le lacrime quando lo vedeva in televisione. Ma per la riuscita di qualche inchiesta con lui, di persona, non si era mai congratulato» (p. 204).
Qui Camilleri riesce ottimamente ad evidenziare la situazione di stallo creatasi fra due persone che si stimavano e si volevano bene; ne emerge un messaggio subliminale: l’amore (in particolare quello fra un genitore e un figlio) non si deve sottintendere, non deve essere chiuso dentro, ma deve essere esternato, comunicato all’altro, condiviso. Se qualche volta sentiamo di dover dire (padre al figlio o figlio al padre) una parola buona, diciamola e basta, senza lasciarci condizionare dai tortuosi labirinti della nostra mente.
Montalbano però decide di non andare a trovare il genitore agonizzante: “Vedendolo avrebbe certamente capito la gravità del suo male, sarebbe stato peggio. […] Inoltre a Montalbano i moribondi facevano spavento e orrore: non era certo di poter sopportare l’orrore e lo spavento di veder morire suo padre, sarebbe scappato via, al limite del collasso” (p. 205).
La difficile situazione psicologica di Montalbano è descritta da Camilleri con potente drammaticità; e non è ipotesi azzardata pensare che l’autore rivivesse qui la morte del proprio padre, dovuta alla stessa malattia.
Sarà poi un altro personaggio a svelare apertamente questo stato d’animo del commissario; si tratta del mio omonimo prof. Pintacuda, che compare nella parte finale de “Il ladro di merendine” ed è modellato su un vecchio professore di Filosofia di Camilleri (di nome Carlo Greca) e su Leonardo Sciascia (cfr. la dichiarazione di Camilleri in “Vi racconto Montalbano – Interviste”, Datanews, Roma 2006, p. 127).
Il prof. Pintacuda analizza acutamente lo stato d’animo del commissario: «Che suo padre muoia è un fatto reale, ma lei si rifiuta di avallarlo constatandolo di persona. Fa come i bambini che, chiudendo gli occhi, pensano d’avere annullato il mondo… […] Quando si deciderà a crescere, Montalbano?» (pp. 233-234).
In seguito a questo colloquio, nelle ultime pagine del romanzo Montalbano vince le sue ultime resistenze e si reca alla clinica ove è ricoverato il padre.
Troppo tardi: un tale professor Brancato gli comunica che il padre “è deceduto serenamente” due ore prima.
La risposta del commissario è un paradossale “Grazie”, che lascia il medico “un poco strammato”. Ma – aggiunge Camilleri a conclusione del libro – “non stava ringraziando lui”.
P.S.: Nella fiction “Il giovane Montalbano”, diretta dal regista Gianluca Maria Tavarelli, che aveva per protagonista un Salvo Montalbano in giovane età, veniva ottimamente evidenziato il tormentato rapporto fra il commissario (qui interpretato dall’attore tarantino Michele Riondino) e suo padre (l’attore livornese Adriano Chiaramida, particolarmente adatto a incarnare un certo tipo di uomini “di una volta” del Sud Italia per il suo volto severo e austero).
Infine, per ulteriori notizie sull’argomento, rimando al mio volume “Camilleriade”, scritto con Vito Lo Scrudato e Bernardo Puleio, ed. Diogene Multimedia, Bologna 2023, pp. 131-135.
Mario Pintacuda
 
 

Libreriamo, 17.7.2024
Una frase di Andrea Camilleri sul valore delle parole
Andrea Camilleri è stato fra gli scrittori più amati del nostro tempo. Autore di capolavori letterari e frasi suggestive, come questo in cui riflette sul valore e lo straordinario potere delle parole.

Andrea Camilleri è stato un maestro della scrittura, capace di regalarci storie senza tempo ed emozioni che ancora oggi rivivono grazie alle sue parole ed i suoi personaggi.
Oggi, anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 17 luglio 2019, lo ricordiamo con una delle sue frasi più belle e memorabili. Una frase per riflettere sul valore e lo straordinario potere delle parole.
“Le parole che ci dicono la verità hanno una vibrazione diversa da tutte le altre”
La verità nelle parole
Secondo Andrea Camilleri, le parole che ci dicono la verità hanno una vibrazione diversa: la verità spesso ci può ferire come una lama di coltello e colpirci più forte di uno schiaffo, ed è più facile nasconderci dietro una bugia che apparentemente potrebbe salvaguardarci ma le parole dette con verità sono quelle che ci rendono uomini liberi.
Sta tutti qui il concetto di libertà, ossia nella capacità di esprimere la propria opinione e di saperla trasferire agli altri, brutta e buona che sia. La natura di ciò che comunichiamo agli altri arriva sempre agli altri; ecco perché è importante dire sempre la verità, e Camilleri ce lo ricorda bene con questo semplice ma efficace aforisma, capace di arrivare dritto al punto, proprio come lui faceva con i suoi romanzi.
Impariamo, quindi, dal gran maestro Camilleri, uno che le parole le usava bene e per raccontare grandi storie, l’importanza e il valore della sincerità di ciò che diciamo, attraverso frasi e parole capaci di rappresentare ciò che siamo agli altri.
Salvatore Galeone
 
 

ScrivoLibero, 17.7.2024
Omaggio ad Andrea Camilleri

Seconda straordinaria serata oggi per la sesta edizione del Premio Vigata. La rassegna teatrale che si tiene in piazza Kennedy, organizzata dall’associazione Terra di Vigata con il patrocinio del Comune di Porto Empedocle, Enel e Regione Sicilia. Oggi è un giorno speciale non solo per la cittadina marinara, ma per l’intera cultura italiana. E’ infatti il quinto anniversario dalla morte di Andrea Camilleri e in occasione di questa ricorrenza, non mancherà un tributo al “papà” del commissario Montalbano. […]
 
 

Rudi Ghedini, 17.7.2024
Giudici, tre racconti di Camilleri, Lucarelli e De Cataldo, 2011 (1 di 2)

Immediato, doppio ricordo: “Giudice finalmente / arbitro in terra del bene e del male”. / “Lei certamente farà quello che è giusto per noi / che ci fidiamo e continuiamo a vivere”.
All’inizio e alla fine degli anni Settanta (nel ’71 e nel ‘79), Fabrizio De André e Roberto Vecchioni ci fecero capire che il giudice è una personalità inquieta e inquietante, che si arroga un ruolo controverso: far applicare la Legge, decidere secondo giustizia. Ma se ripensi al giudice interpretato da Gianmaria Volonté in Porte aperte, o ai giudici assassinati perché stavano facendo il loro dovere, arrivi a mettere a fuoco una figura ancora più ambigua, “ingiudicabile”, senza dubbio “parte del sistema”, come pensa di sé Valentina Lorenzini, fra i protagonisti di questa raccolta, nella quale, tuttavia, non si racconta di giudici di tribunale, ma di magistrati inquirenti, che svolgono indagini.
Al solito splendida la copertina di Lorenzo Mattotti.
“Il giudice Efisio Surra arrivò direttamente da Torino a Montelusa quindici giorni dopo che il primo prefetto dell’Italia unita, il fiorentino Falconcini, aveva preso possesso della carica”. Il prefetto si adopera per far riaprire il tribunale. Quasi tutti i magistrati, infatti, si sono resi indisponibili, dichiarando la loro fedeltà ai Borboni. Ma da Torino sta arrivando il giudice Efisio Surra, che resta sorpreso dalla bellezza della sua casa a Vigàta, da una lettera anonima e dai cannoli.
Rapidamente, Surra si accredita come un magistrato coraggioso. In realtà, è una specie di marziano, da quelle parti, non si rende nemmeno conto dell’attentato alla sua vita. Però, comprende che laggiù è impossibile mantenere un segreto, e ne trae tutte le conseguenze. Gli viene fornito un documento che analizza un’organizzazione segreta, chiamata “fratellanza”, che può fare e disfare a piacimento, ma Surra dimentica di leggerlo.
Chi, a Montelusa e dintorni, capisce la situazione, sa che don Nenè Lonero ha fatto sparare al giudice, ma solo come avvertimento. Siccome il messaggio non è stato raccolto e la reputazione è tutto, d’accordo con il senatore del Regno Midulla, don Nenè provvede e recapitare un secondo avviso: una testa d’agnello mozzata. Ma Surra – cinquantenne, sposato e decisamente goloso – sembra impermeabile alla paura. Forse è solo un po’ ingenuo e non ha nemmeno capito il pericolo, fatto sta che fra il senatore e il boss si insinua un inedito conflitto su come impedirgli di nuocere.
Al giudice Surra, riesce l’impresa di far apparire ridicolo don Nenè, e il ridicolo toglie qualsiasi tipo di autorità (meglio trasferirsi a Palermo e abbandonare i picciotti sacrificabili). Tutto ciò accadde, chiosa Camilleri, perché il giudice Surra non sapeva nulla della Fratellanza, cioè della Maffia, prima che perdesse una effe, e si comportò come se non esistesse.
Quel giudice integerrimo rimase per tre anni a Vigàta, mostrando una notevole efficienza, poi fece ritorno in Piemonte, la moglie lo trovò ingrassato e lo mise a dieta. (1, segue)
Rudi
 
 

Blob, 18.7.2024
camillerisono
Cliccare qui o sull’immagine per il video (a partire dal min. 14:00)

Rucci e Vecchia
 
 

Marcello Veneziani, 18.7.2024
Camilleri e De Crescenzo scrittori pop, non giganti

Nella stessa settimana di mezza estate, un luglio di cinque anni fa, il Sud, l’editoria italiana e la letteratura popolare persero due grandi pop-writer e due figure pubbliche con grande seguito: Andrea Camilleri e Luciano De Crescenzo. Entrambi hanno reso più accattivante il sud, i suoi linguaggi, il suo modo di vivere e di pensare, la Sicilia di Camilleri e la Napoli di De Crescenzo. La sorte ha dato a Camilleri il privilegio di vivere una lucida e riverita vecchiaia, ha recitato per vent’anni il ruolo di Grande Vecchio e di Oracolo Siculo della Tv e delle Lettere. Invece ha dato a De Crescenzo un ventennio di declino e di ritiro dalle scene pubbliche per ragioni di salute. Ricordo vent’anni fa a una cena De Crescenzo si presentò esibendo un biglietto preventivo di scuse perché non riconosceva i volti delle persone, anche a lui note o addirittura amiche. I primi tempi si pensò a una spiritosa trovata dello scrittore, che conoscendo molte persone non ricordava i loro nomi e dunque era un modo gentile e simpatico per scusarsi in partenza della distrazione e non passare per superbo e scostante. In realtà soffriva di prosoagnosia, una malattia seria. 
Entrambi sono stati scrittori assai popolari, e l’uno deve molto alla traduzione televisiva dei suoi romanzi, l’altro al cinema e alla partecipazione attiva nella simpatica scuola meridionale di Renzo Arbore. De Crescenzo si tenne sempre lontano dalla politica e dalle ideologie, si definì monarchico, indole di destra ma votante a sinistra, un po’ ateo e un po’ cristiano, ma preferì non mischiarsi nelle vicende della politica. Camilleri invece da anni ormai aveva assunto il ruolo di testimonial della sinistra, si era schierato apertamente in modo radicale, con qualche nostalgia del comunismo e un’antipatia viscerale che tracimava nell’odio verso Berlusconi ieri e verso Salvini di recente, fino alla famosa dichiarazione del vomito. Ma per giudicare un autore si deve avere l’onestà intellettuale e lo spirito critico di distinguere le sue posizioni politiche dalla sua prosa e dall’impronta che lascia nella letteratura. A questo criterio ci sforziamo di attenerci, ma l’aperto schierarsi di Camilleri gli è valso da morto una glorificazione veramente esagerata. Mentre De Crescenzo ha avuto un trattamento sottotono. 
Eppure De Crescenzo, oltre a riabilitare con arguzia il sud, aveva avuto il merito non secondario di aver reso simpatica e popolare la filosofia a tanti, e soprattutto la filosofia antica. Aveva reso famigliare la figura di Socrate, i presocratici, lo Zarathustra nietzschiano, stabilendo un ponte con la Magna Grecia. I professori di filosofia trattavano con sussiego De Crescenzo, come se fosse un abusivo del pensiero e un profanatore della filosofia: ma lui non ha trascinato in basso la filosofia, ha innalzato il lettore comune facendogli scoprire e amare la saggezza dei filosofi. Lui è stato un campione amabile di filosofia pop. Quanti accademici contemporanei hanno allontanato i lettori dalla filosofia, coi loro linguaggi involuti che nascondevano scarsa originalità e più scarso acume. Allontanavano la gente senza avvicinarsi alle vette del pensiero. Meglio De Crescenzo a questo punto…
Dal canto suo Camilleri è stato uno scrittore di talento, ha inventato un suo linguaggio gustoso e simil-siciliano, ha scalato le classifiche librarie quanto e più di De Crescenzo, anche perché la narrativa tira più della saggistica, le sue opere sono state tradotte in tutto il mondo, aiutato dal successo televisivo di Montalbano che è una delle fiction più vendute nel mondo. 
Ma i necrologi agiografici, gli infiniti servizi dedicati dai tg, i paragoni con Pirandello e Verga, e perfino con i classici, non gli hanno reso un buon servizio.  
Quando muore un personaggio pubblico bisogna rispettare la memoria e difenderlo dai suoi detrattori come dai suoi esagerati incensatori. Camilleri intrigava con le sue trame, sapeva gigioneggiare in video e sul palco, col suo tono da cassandra sicula e l’aura istrionica del vegliardo, assumendo un ruolo ironico-profetico. Grande affabulatore. Sul piano civile, sbandierava l’antifascismo, seppure molto postumo, ieri antiberlusconiano, poi antisalviniano. Una polizza per farsi incensare, come era già avvenuto in vita, e come è avvenuto in morte. Era uno scrittore bravo, un giallista e un autore di polizieschi di successo, non un Gigante, non il Grande Scrittore che entra nella storia della grande letteratura. Non esagerate, Camilleri rimane nella bestselleria corrente e nella personaggeria di scena del nostro tempo. Non rendetelo ridicolo, paragonandolo a Pirandello e Verga e pure a Sciascia. E’ come se negli anni trenta avessero paragonato Guido da Verona e Pitigrilli, autori di successo e di talento, a D’Annunzio e Pirandello. Via, abbiate senso della misura e delle proporzioni. Non mettetegli pennacchi e aureole, abbiate rispetto di un morto; lo scrissi allora sui social e oltre a una marea di consensi ricevetti insulti isterici dai suoi fan, che sono spesso lettori di un solo autore, non hanno termini di confronto, e credono che leggere Omero o Camilleri, Proust o Saviano sia la stessa cosa. La mia polemica non era rivolta contro Camilleri ma contro chi lo usa per scopi politici e lo innalza a tal punto da rendergli un cattivo servizio. Sappiate distinguere il successo dalla gloria, il cantastorie dalla storia, il “colore” dal pensiero. Pirandello descrisse a teatro la condizione dell’uomo contemporaneo, la perdita delle verità, l’avvento del relativismo; Camilleri seppe intrattenere, piacevolmente, migliaia di lettori e milioni di spettatori. Sono due cose diverse. Camilleri non è Pirandello, e De Crescenzo non è Benedetto Croce. Lo dico per difendere la verità e la memoria di ambedue, De Crescenzo e Camilleri.
 
 

Libreriamo, 18.7.2024
Estate, 5 libri da leggere se desideri una vacanza dinamica
Abbiamo raccolto 5 consigli di lettura per chi quest'estate ha voglia di una vacanza rigenerante e... dinamica. Ecco i libri perfetti per voi.

Per quest’estate nutri il desiderio di una vacanza rigenerante ma dinamica? Avrai pensato a delle mete in cui non mancano l’energia e le occasioni di divertimento. Se le ferie, tuttavia, sono ancora lontane e fatichi a concentrarti sulla quotidianità perché hai bisogno di staccare la spina, i libri vengono in tuo aiuto: ecco 5 titoli perfetti da leggere per chi desidera una vacanza dinamica.
5 libri da leggere in estate se desideri una vacanza dinamica
“La gita a Tindari” di Andrea Camilleri
Fra i libri che abbiamo selezionato per te che ricerchi una vacanza energica, “Una gita a Tindari” è quello perfetto se ami i gialli e vuoi vivere le atmosfere calde e vivaci dell’isola siciliana.
Il commissario Montalbano è impegnato in una nuova indagine tra l’immaginaria Vigàta e il promontorio di Tindari.
Un triplice omicidio è avvenuto: un giovane dongiovanni che viveva al di sopra dei suoi mezzi apparenti, due anziani pensionati seppelliti in casa che improvvisamente decidono una gita a Tindari.
Li collega, sembra, solo un condominio. Ma Montalbano ha una maledizione, sa leggere i segni che provengono dall'”antichissimo” che vive nel “modernissimo” continente Sicilia.
[…]
Nicoletta Migliore
 
 

GrandangoloAgrigento, 18.7.2024
Porto Empedocle, grande successo per il “Memorial Andrea Camilleri”
È stata una serata bellissima ed emozionante che ha avuto inizio nel cortile della Torre Carlo V con la lettura delle fiabe di Andrea Camilleri ai tanti bambini presenti

Si è svolto ieri a Porto Empedocle il Memorial Andrea Camilleri organizzato dall’A. C. Oltre Vigata e da Visitagrigento.it con il patrocinio gratuito del Comune di Porto Empedocle e la collaborazione dell’A.T. Maschere di Vigata e la collaborazione di Ohana Giardino dell’Infanzia.
È stata una serata bellissima ed emozionante che ha avuto inizio nel cortile della Torre Carlo V con la lettura delle fiabe di Andrea Camilleri ai tanti bambini presenti, a cura di Eleonora Di Girgenti. Subito dopo il gruppo ha raggiunto la statua del Commissario Montalbano per dare inizio a “Percorsi d’inchiostro, sulle tracce del Commissario Montalbano”, alla presenza di tantissima gente che malgrado il caldo ha seguito l’interessante tour che ormai da anni accompagna i turisti e le scolaresche che scelgono Porto Empedocle come meta delle loro escursioni.
Alla manifestazione era presente parte dell’amministrazione comunale e il Vicesindaco Marilù Caci che ha avuto parole di apprezzamento per gli organizzatori, in particolare per Marcello Mira responsabile di Visitagrigento.it nonché promotore della serata e per Oltre Vigata: “Oltre Vigata è una garanzia e ogni volta c’è sempre un nuovo dettaglio da cogliere”.
Ritornati alla Torre Carlo V, il Percorso ha avuto un finale inedito. Annagrazia Montalbano e Giugiù Gramaglia hanno letto le pagine finali di “Riccardino”, il romanzo con il quale il Maestro Empedoclino ha voluto porre fine al suo personaggio più famoso. Successivamente un video liberamente tratto da “Ora dimmi di te”, il libro lettera con il quale Andrea Camilleri ha voluto lanciare un messaggio di speranza alla nipote Matilda e per estensione a tutti i suoi lettori.
Il Presidente dell’A.C. Oltre Vigata Danilo Verruso soddisfatto dichiara: “A cinque anni di distanza dalla morte dello scrittore empedoclino, si conclude così il Memorial Andrea Camilleri e ringrazio tutti coloro i quali hanno contribuito a questa coinvolgente commemorazione. Ringrazio il pubblico numeroso che ci ha seguito malgrado il caldo e che testimonia l’affetto che gli empedoclini nutrono nei confronti del nostro scrittore ma soprattutto ringrazio i soci di Oltre Vigata e il Fondo Andrea Camilleri con i quali stiamo lavorando per gli eventi del Centenario della nascita di Andrea Camilleri del 2025”
 
 

Associazione L'agone nuovo, 18.7.2024
Trevignano, oggi appuntamento con Camilleri


 
 

Man in town, 18.7.2024
Alessio Vassallo, vent’anni di carriera tra piccolo e grande schermo

Classe 1983, l’attore Alessio Vassallo si sente palermitano fino al midollo («Addirittura penso in palermitano», dice lui ridendo). Nonostante i diversi anni trascorsi a Roma, dove vive ormai stabilmente, il suo cuore guarda sempre alla tanto amata Mondello e a quel calore che solo la Sicilia sa regalare. Con numerosi traguardi raggiunti e ben oltre quaranta produzioni come interprete, nel 2024 Vassallo festeggia vent’anni di carriera, celebrati di recente con il Nastro d’Argento.
[…]
Festeggi un gran bel traguardo, vent’anni sui set, tra serie tv, cinema e anche teatro. Quali sono le produzioni che hanno segnato momenti salienti del tuo percorso?
[…]
L’incontro con Camilleri e con Il giovane MontalbanoLa concessione del telefono ecc. sicuramente hanno rappresentato tanto per me. Sono stati progetti di successo, hanno riscosso una notevole popolarità. Avere l’opportunità di dar voce a produzione di questo tipo è stato un grandissimo privilegio.
[…]
Tra i vari ruoli in cui ti sei calato nel corso di questi anni, quale hai sentito più vicino a te e al tuo carattere?
Forse i ruoli legati a Camilleri. È difficile rispondere a questa domanda perché poi, di fatto, ogni attore si nasconde dietro al personaggio, come fosse una maschera.
[…]
Durante le tue numerose esperienze sul set, ti è mai capitato di incontrare qualcuno che ha rappresentato un momento di svolta?
Durante questi anni ho avuto a che fare con diversi personaggi di un certo calibro. Ho incontrato più volte Andrea Camilleri: mettere in voce i suoi scritti, portarli in televisione, al cinema e anche a teatro è stato un vero onore.
[…]
Federico Poletti
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 20.7.2024
Le preghiere per la pioggia nei “Viceré” e i sei mesi di febbre del “Gattopardo”
Un tema costante che attraversa la produzione narrativa fino a Camilleri
Una sete da romanzo così gli scrittori raccontano la siccità

[...]
Il contadino, da quando mondo è mondo, «jetta sangue e sudore sul tirreno tutti i tricentosissantacinco jorni dell’anno» come si legge nel “Re di Girgenti” (2001) di Andrea Camilleri. La speranza è che prima o poi l’acqua precipiti dal cielo: «Manco una goccia, una lagrima. Le spiche di frumento erano tutte vacanti a metà, le fave furono più quelle seminate che quelle raccolte. Sugli àrboli spuntò qualche rara gemma, la maggior parte siccò. Travagliare il tirreno era addiventato difficoltoso assà, la terra era dura, non sfarinava».
[...]
Salvatore Ferlita
 
 

Teleacras, 20.7.2024
Punto Fermo Day “Camilleri a Caorle”

Il 24 luglio il Pirandello Stable Festival di Mario Gaziano in trasferta a Caorle in provincia di Venezia per una serata omaggio ad Andrea Camilleri. Punto Fermo Day di lancio in onda oggi al termine del Videogiornale di Teleacras (ore 14:05, 18:30, 20:10), sul canale 89 di Tele Iblea.
Angelo Ruoppolo
 
 

La Repubblica (ed. di Genova), 21.7.2024
L’amore di Camilleri per il porto

Abbiamo lasciato Camilleri sulla strada di carta che, nel 1950, lo condusse da Principe a Boccadasse, dal «colpo di fulmine» per Genova al «colpo al cuore» nel borgo che gli sembrava Sicilia. A fare da guida in città ci pensarono le poesie di Tullio Cicciarelli e le passeggiate con Raffaella Perillo, la futura Livia, ma il secondo soggiorno non fu meno suggestivo. Camilleri tornò per dirigere la riduzione radiofonica di un romanzo di Puškin, Una tempesta di neve, interpretato dagli attori e dalle attrici del Teatro Stabile e trasmesso dalla Rai nel 1969. Incontrò, in una trattoria del porto, un conterraneo che si era trasferito da bambino a Genova e che, gli confidò, parlava siciliano ma pensava in genovese. A distanza di trent’anni esatti, nella Mossa del cavallo, Genova si «comincia a vedere» dalla nave («tra i monti scuri e la marina, ragnatela di luce tremante distesa sull’aria di mare») e soprattutto si sente nell’eccezionale idioma del protagonista, un siciliano che, nei momenti di tensione, ricorre al genovese: «A cavallo Giovanni scendeva verso la casa di Vigata e si aggrappava, come uno che s’è perso in mare, alla sua lingua genovese, quella nella quale aveva imparato a vivere e a ragionare». Una lingua che Camilleri prelevò dalle poesie di Edoardo Firpo o da un’antologia di poeti genovesi dell’Ottocento. Quando, nello stesso 1999, venne a Genova per l’ultima volta, almeno di persona, si rese conto che il suo amore per la città era ampiamente ricambiato: presentò il romanzo al Porto Antico, l’indomani andò a Boccadasse per non fare «uno sgarbo a Livia». Avrebbe fatto uno sgarbo alla sua libertà di pensiero e al magistero di Sciascia non avesse preso di petto i fatti del G8. Il giro di boa si apre con un’invettiva e le dimissioni di Montalbano, indignato contro polizia e politica. Il tempo scorre, corre rovinosamente e si ripete senza ritegno. Il 17 luglio di cinque anni fa moriva Camilleri, il 20 luglio di ventitré anni fa moriva a ventitré anni Carlo Giuliani.
Alessandro Ferraro
 
 

Fondo Andrea Camilleri, 22.7.2024
Nasce il Premio Andrea Camilleri per i Nuovi Narratori

Il 25 luglio si terrà, presso il Fondo Andrea Camilleri, la conferenza stampa di presentazione del “Premio Andrea Camilleri – Nuovi Narratori”.
In quell’occasione, il Fondo Andrea Camilleri, Arianna Mortelliti – nipote di Camilleri, scrittrice e direttrice artistica del Premio – e Gemma Gemmiti – Gemma Edizioni – illustreranno alla stampa la modalità di partecipazione, le categorie, le scadenze e la giuria delle diverse sezioni.
Da quel momento il bando sarà attivo e si potrà accedere al sito Internet del Premio e ai social (Facebook e Instagram) a esso dedicati.

 
 

AgrigentoNotizie, 22.7.2024
L'iniziativa
A Venezia il 24 luglio uno speciale omaggio ad Andrea Camilleri
L’iniziativa, che prevede momenti teatrali, proiezioni video e degustazioni di prodotti della tradizione gastronomica siciliana, è organizzata dall'associazione culturale “Sole e Tradizioni di Sicilia”

“Camilleri, Montalbano & co”. E' questo il titolo di un evento dedicato al grande scrittore siciliano Andrea Camilleri che sarà presentato dopodomani, 24 luglio, a Caorle, città metropolitana di Venezia, dalle 21, in piazza Vescovado.
L’iniziativa, che prevede momenti teatrali, proiezioni video e degustazioni di prodotti della tradizione gastronomica siciliana, è organizzata dall'associazione culturale “Sole e Tradizioni di Sicilia” di Mario Gaziano con il Distretto Turistico Valle dei Templi.
L’evento di Caorle proporrà miti e personaggi, nonché la particolare lingua letteraria del grande Andrea Camilleri.
La serata vedrà la partecipazione straordinaria di Maria Grazia Castellana, Maria Fantauzzo e Gioacchino Logico. Sono in programma gli interventi del gruppo folk partner del progetto con Riccardo Cacicia, Letizia Sferrazza, Vittorio Lauricella e Gioacchino Marrella. Le collaborazioni artistiche vedranno coinvolti Giuseppe Adamo, Giuseppe Portannese e Vincenzo Portannese.
 
 

Fondo Andrea Camilleri, 25.7.2024
Conferenza stampa
PRESENTAZIONE
Premio Andrea Camilleri - Nuovi Narratori
1ª edizione


 
 

ANSA, 25.7.2024
Regione Sicilia
Nasce il Premio Andrea Camilleri - Nuovi Narratori
25 luglio il bando online. Premiazione nel 2025, nel centenario

In vista del centenario della nascita di Andrea Camilleri, il 6 settembre 1925, è nato il 'Premio Andrea Camilleri - Nuovi Narratori' rivolto ad autori e autrici di racconti brevi, radiodrammi, favole per bambini e poesie.
Le opere dovranno essere scritte in lingua italiana, inedite, mai pubblicate né in versione cartacea, né digitale, né sui social.
Il bando è online da mercoledì 25 luglio.
Indetto e presentato al Fondo Andrea Camilleri dalla scrittrice Arianna Mortelliti, nipote di Andrea Camilleri, dalla figlia dello scrittore Andreina Camilleri e dall'editrice Gemma Gemmiti che pubblicherà le opere, nella prima edizione il premio sarà dedicato a Oltre la ragione.

"Far conoscere la sua parte meno conosciuta era fondamentale. Abbiamo trovato raccolte di poesie del 1939 da lui stesso rilegate quando aveva 14 anni" ha spiegato Arianna Mortelliti.
Il Premio vuole promuovere non solo i giovani aspiranti scrittori ma anche gli over sessanta, proprio per omaggiare il successo sui generis e tardivo che ha contraddistinto la carriera di Andrea Camilleri, un unicum nel suo genere. Ogni categoria è, dunque, suddivisa in due sezioni: in quella 'Chiù picca di sissanta' che include tutti coloro che hanno meno di sessant'anni e la sezione 'Chiù assà di sissanta' che include tutti coloro che hanno da 60 anni in poi. Prima di raggiungere il successo grazie al celebre Commissario Montalbano, Camilleri ha avuto un'intensa vita lavorativa come regista teatrale, collaboratore di giornali e riviste, autore e sceneggiatore per la Rai. Non tutti sanno, inoltre, che l'autore siciliano è approdato alla scrittura all'età di 14 anni con opere poetiche. Le opere vincitrici saranno pubblicate in un'antologia dalla casa editrice Gemma Edizioni. La premiazione tra settembre e ottobre 2025.

 
 

ANSA, 25.7.2024
Camilleri, nasce Premio in vista del centenario 2025
Il bando online dal 25 luglio, la premiazione in autunno 2025

Andrea Camilleri prima che raggiungesse il successo all'età di 70 anni con il Commissario Montalbano.
Nasce un premio letterario senza limiti d'età che rende omaggio al percorso meno conosciuto del grande scrittore siciliano che è stato regista teatrale, drammaturgo, autore e sceneggiatore per la Rai.
"Abbiamo trovato raccolte di poesie del 1939 da lui stesso rilegate quando aveva 14 anni che si trovano ora al Fondo Camilleri" dice la nipote dello scrittore, la scrittrice Arianna Mortelliti, direttrice artistica del premio.
A cinque anni dalla morte, il 17 luglio 2019, e in vista, nel 2025, del centenario della nascita avvenuta il 6 settembre 1925, il 'Premio Andrea Camilleri - Nuovi Narratori' è rivolto ad autori e autrici di racconti brevi, radiodrammi, poesie e favole per bambini. Ogni categoria è suddivisa in due sezioni: in quella 'Chiù picca di sissanta' che include tutti coloro che hanno meno di sessant'anni e la sezione 'Chiù assà di sissanta' che include tutti coloro che hanno da 60 anni in poi. Le opere dovranno essere scritte in lingua italiana, inedite, mai pubblicate né in versione cartacea, né digitale, né sui social.
Il bando del premio, indetto dal Fondo Andrea Camilleri, è online da mercoledì 25 luglio e consultabile sul sito www.premioandreacamilleri.it. Le opere dovranno essere inviate entro il 6 gennaio 2025. La prima edizione avrà come tema Oltre la ragione.
"La scelta delle categorie ricalca il Camilleri meno conosciuto. Questo vale anche per il tema che si rifà alla trilogia delle metamorfosi di Camilleri composta da Maruzza Musumeci, Il casellante e Il sonaglio. Sono i miei libri preferiti, favole per adulti decisamente poetiche. Ci sono donne affascinanti, ammaliatrici, ma allo stesso tempo dolci, con accanto uomini che sono disponibili ad andare oltre la ragione per amore. Il messaggio della trilogia per me è mio nonno, andare oltre la ragione per amore ultimamente invece ha preso pieghe negative ed è importante riscoprire questa parte bella, poetica" dice all'ANSA Arianna Mortelliti a margine della presentazione al Fondo Camilleri con la figlia dello scrittore, Andreina Camilleri e l'editrice Gemma Gemmiti. All'incontro era presente fra gli altri anche Mariolina Camilleri.
"Ho lavorato con mio nonno nell'ultimo anno della sua vita e ho potuto vedere il suo impegno quotidiano, la dedizione, la voglia, il sorriso. È un altro modo che io ho per ricordarlo e per non farlo morire mai. Scrivere di getto, mettere nero su bianco le idee e poi magari correggere, ma lui non ne aveva bisogno, è stato un suo insegnamento insieme al mettersi sempre nei panni degli altri. L'empatia" racconta Mortelliti che ha iniziato a scrivere un anno dopo la morte di Camilleri ed è autrice di Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni (Mondadori) e a ottobre uscirà Quel fazzoletto color melanzana (Mondadori).
"È importante fare la presentazione di questo premio al Fondo Camilleri inaugurato nel 2022, perché qui ci sono l'archivio e la biblioteca dal 1939 al 2000. Mio padre ha conservato le sue carte fin da ragazzo. Nel 2018 ci ha chiesto di conservarle. La scelta dell'archivio è stata sua. La catalogazione dei documenti è terminata e sarà consultabile fra la fine del 2024 e l'inizio del 2025. Sia archivio che biblioteca sono fruibili. Il fondo è un luogo aperto a tutti", sottolinea Andreina Camilleri.
Le opere vincitrici saranno pubblicate da Gemma Edizioni in due antologie: una dedicata ai racconti brevi, ai radiodrammi e alle poesie, l'altra alle favole per bambini. La prima selezione delle opere sarà fatta dal Fondo Camilleri che scarterà esclusivamente quelle che non rispetteranno i requisiti di ammissione. Successivamente, saranno visionate dai Circoli di Lettura delle Biblioteche di Roma che, una volta operata la loro scelta, sottoporranno le opere selezionate al giudizio finale di quattro giurie: Racconti brevi presieduta da Tea Ranno, Poesie con presidente Giovanni Caccamo, Radiodrammi con presidente Rodolfo Sacchettini e Fiabe per bambini presieduta da Annalisa Strada. La serata di premiazione sarà tra settembre e ottobre 2025 a Roma.
Non è escluso che nelle prossime edizioni del premio si possa dare spazio anche ai romanzi: "Vedremo" dice Mortelliti.

Mauretta Capuano
 
 

Il Libraio, 25.7.2024
Al via il nuovo premio Andrea Camilleri (anche per over 60)
Per omaggiare il creatore del Commissario Montalbano e il suo poliedrico e prolifico percorso professionale, il nuovo “Premio Andrea Camilleri – Nuovi Narratori” è rivolto ad autori e autrici di racconti brevi, radiodrammi, favole per bambini e poesie – I particolari sulla prima edizione, il tema, il bando, la scadenza e la giuria

Nasce il “Premio Andrea Camilleri – Nuovi Narratori”, indetto dal Fondo Andrea Camilleri e curato dalla scrittrice Arianna Mortelliti, nipote di Andrea Camilleri.
Il Premio, sottolinea la presentazione, intende “valorizzare la scrittura in differenti forme, seguendo un percorso che ricalchi le orme del lavoro del grande scrittore”. Prima di raggiungere il successo grazie al Commissario Montalbano, Camilleri ha avuto un’intensa vita lavorativa come regista teatrale, collaboratore di giornali e riviste, autore e sceneggiatore per la Rai. Non tutti sanno, inoltre, che l’autore siciliano è approdato alla scrittura all’età di 14 anni attraverso l’espressione poetica: si tratta di opere perlopiù inedite, che racchiudono molta dell’essenza di Camilleri, anticipandone la futura carriera letteraria.
Per omaggiare Camilleri e il suo poliedrico e prolifico percorso professionale, il “Premio Andrea Camilleri – Nuovi Narratori” è rivolto ad autori e autrici di racconti brevi, radiodrammi, favole per bambini e poesie.
Le opere dovranno essere scritte in lingua italiana, inedite, mai pubblicate né in versione cartacea, né digitale, né sui social. Il Premio vuole promuovere non solo i giovani aspiranti scrittori ma anche gli over sessanta, proprio per omaggiare il successo sui generis e tardivo che ha contraddistinto la carriera di Camilleri, un unicum nel suo genere.
Ogni categoria è, dunque, suddivisa in due sezioni: in quella “Chiù picca di sissanta” sono inclusi tutti coloro che hanno meno di sessant’anni, nella sezione “Chiù assà di sissanta” sono inclusi tutti coloro che hanno già compiuto sessant’anni o che li compiranno entro il 31/12/2025.
Le opere vincitrici saranno pubblicate in un’antologia da parte della casa editrice Gemma Edizioni.
Tema di questa prima edizione al quale tutte le proposte, indipendentemente dalla categoria, dovranno ispirarsi è “Oltre la ragione”. Nella trilogia fantastica di Andrea Camilleri, “composta dai tre romanzi Maruzza Musumeci, Il casellante e Il sonaglio si parla soprattutto di passione e amore. Per proteggere questo grande sentimento si sconfina oltre la ragione, toccando persino le corde della follia. Le protagoniste dei tre racconti nascondono un segreto, sono donne ammaliatrici, ferine, ma allo stesso tempo fedeli e amorevoli. La magia di queste donne meravigliose e la loro vitalità permetterà ai tre uomini di entrare in una dimensione altra e toccare fino in fondo il sentimento del grande e incommensurabile amore. In questa trilogia lo scrittore siciliano ci parla attraverso favole tinte di fantasy, horror e miti popolari. Mette a dura prova l’universo maschile e il raggiungimento del totale coinvolgimento amoroso. Gli elaborati, dunque, racconteranno storie che colgano questi spunti tematici, i cui protagonisti siano disposti ad andare oltre la ragione per custodire il sentimento d’amore“.
E’ stato dunque indetto il bando del nuovo premio, consultabile al sito premioandreacamilleri.it, ed entro il 6 gennaio 2025 i partecipanti potranno inviare i loro scritti. Le opere saranno soggette a una selezione iniziale da parte del Fondo Andrea Camilleri che si impegnerà a scartare esclusivamente quelle che non rispetteranno i requisiti di ammissione. Successivamente, saranno visionate dai Circoli di Lettura delle Biblioteche di Roma che, una volta operata la loro scelta, sottoporranno le opere selezionate al giudizio di una Giuria finale, composta da esponenti del mondo letterario e giornalistico come Viola Ardone, Davide Avolio, Riccardo Barbera, Giovanni Caccamo, Michele Caccamo, Massimiliano Catoni, Loretta Cavaricci, Edoardo De Angelis, Stefano De Sando, Fulvia Degl’Innocenti, Giuseppe Fabiano, Idalberto Fei, Salvatore Ferlita, Giuliano Logos, Rocco Mortelliti, Davide Oliviero, Adriana Pannitteri, Poeta della Serra, Tea Ranno, Alberto Rollo, Rodolfo Sacchettini, Ida Sansone, Annalisa Strada, Mary Barbara Tolusso, Andrea Vitali e Gloria Vocaturo.
La giuria sceglierà i vincitori delle varie categorie. Le opere vincitrici saranno pubblicate in due antologie: una dedicata ai racconti brevi, ai radiodrammi e alle poesie, l’altra alle favole per bambini.
Nell’autunno del 2025, al termine dell’anno in cui ricorre il centenario dalla nascita di Andrea Camilleri, sarà organizzata una serata di premiazione a Roma, in cui saranno presenti i vincitori, i giurati, la famiglia, la casa editrice e tanti amici di Andrea Camilleri.
 
 

TG3, 26.7.2024 - Edizione delle ore 14:20
Il nuovo premio letterario Andrea Camilleri
Cliccare qui o sull’immagine per il video

Presentato a Roma il premio letterario Andrea Camilleri, voluto dalla fondazione dedicata al grande scrittore siciliano. Un concorso per valorizzare la narrazione breve
Elisabetta Margonari
 
 

Teleacras, 26.7.2024
Agrigento e “Capitale Cultura”: fondi e iniziative

Con decreto regionale sono state finanziate le iniziative per “Agrigento Capitale della Cultura 2025” tramite i 4 milioni di euro di fondi stanziati dalla Regione da utilizzare entro il 31 dicembre.
[…]
Un convegno dal titolo “Letteratura e territorio: Pirandello e Camilleri” (60mila euro).
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Angelo Ruoppolo
 
 

Il Sole 24 Ore, 26.7.2024
In edicola
Riscoprire Camilleri con il Sole 24 Ore

Una selezione di titoli per riscoprire la grandezza stilistica e le grandi storie dell’autore siciliano. Ogni sabato, dal 27 luglio fino a fine agosto, un romanzo di Andrea Camilleri, edito da Sellerio in vendita insieme a Il Sole 24 Ore
Stefano Salis
 
 

Il Sole 24 Ore, 26.7.2024
La collana
L’estate del Sole in compagnia dei romanzi di Andrea Camilleri
Da sabato e per tutto il mese di agosto letture con gialli e romanzi storici

Andrea Camilleri costituisce uno splendido caso di studio per la letteratura italiana degli ultimi 30 anni e un felicissimo caso di piacere per milioni di lettori. Esordio, senza vergogna, con un editore di quelli “a pagamento” (Lalli, con Il corso delle cose, in realtà un titolo che avrebbe originato una trasposizione filmica), poi qualche libro di natura storico-archivistica, fino all’esordio con il giallo: quella Forma dell’acqua che forse lo stesso autore avrebbe considerato come esperimento compiuto, quasi una sfida superata (con sé stesso) per poi non riprendere il genere.
E invece: Elvira Sellerio insiste, Camilleri ci prende gusto e mano, inizia a scrivere sempre con più convinzione con questa lingua mescidata, di invenzione ma con solidissime radici nella sua parlata locale, qualche reminiscenza personale e letteraria (Camilleri era lettore finissimo e persona di memoria eccezionale), sapienti invenzioni che dialogano con il catalogo della grande letteratura mondiale. E poi storie eccezionali, la fertile inventiva di un “contastorie” come pochi altri ne abbiamo avuti e la capacità di mettere in campo personaggi davvero memorabili: il commissario Montalbano solo uno di loro, certo il più noto e di successo.
Ecco: i gialli di Montalbano e i romanzi di “sapienza storica”, le strade che ha percorso con più convinzione l’autore di Porto Empedocle, ritornano nella mini-collana che da sabato 27 e poi tutti i sabati d’agosto accompagnano questo giornale. Un ghiotto appuntamento per i nostri lettori, per riprendere in mano le storie dello scrittore siciliano o per conoscerle per la prima volta. Si parte con Riccardino, il romanzo postumo ma progettato da tempo nella mente dello scrittore, poi a seguire il 3 agosto Il cuoco dell’Alcyon, il 10 agosto La Pensione Eva, il 17 agosto Gran Circo Taddei, il 24 agosto La setta degli angeli, il 31 agosto La cappella di famiglia.
Di una cosa si può essere certi: che Camilleri è stato uno scrittore che si è divertito molto a pensare, scrivere e inventare. E che i suoi lettori si sono divertiti molto a leggerlo, pensare, immedesimarsi. Perciò buona lettura, anzi, buon divertimento con il Maestro.
Stefano Salis
 
 

Arena del Sole / Teatro delle Moline - ERT a Bologna, 26.7.2024
Massimo Venturiello
La prima indagine di Montalbano
Piazza San Francesco
ingresso gratuito

Il racconto diventa immagine ammaliante, la trama inchioda e non consente distrazione alcuna. È qui che prendono vita i personaggi dei numerosi romanzi che hanno conquistato l’interesse di milioni di lettori. È qui che nasce il leggendario commissario Montalbano. Musiche di antiche ballate e serenate siciliane accompagneranno la parola, si intrecceranno a essa fino a confondersi, a fondersi in un’unica sonorità. La stessa che probabilmente Andrea Camilleri doveva aver sentito, ancora ragazzo, nelle antiche barberie siciliane.

Durata: 1 ora
Dati artistici
di Andrea Camilleri
regia Massimo Venturiello
con Massimo Venturiello
mandolino - chitarra Emanuele Buzi
mandolino - mandola e chitarra Emanuele e Valdimiro Buzi
musiche e luci Stefano Crialese
produzione Officina Teatrale
distribuzione Stefano Pironti
Repliche
26/07/2024
h 21:00
 
 

Il Resto del Carlino, 26.7.2024
Venturiello sulle orme di Montalbano: "Una scrittura fatta di teatralità"
In piazza San Francesco l’attore porta un ‘reading’ sulle imprese del personaggio di Andrea Camilleri

Ha conosciuto Andrea Camilleri all’Accademia d’arte drammatica dove era docente. E poi, siamo negli anni ‘80, lo aveva avuto come regista in uno spettacolo estivo e in un paio di sceneggiati televisivi. "Un uomo di straordinaria umanità e di altissimo valore culturale", lo definisce Massimo Venturiello che, dopo un lungo periodo di lontananza, ha ripreso a collaborare con lo scrittore ormai in età avanzata per alcuni audiolibri tratti dalle sue opere. Venturiello, attore a tutto tondo non solo teatrale e apprezzato doppiatore ("a volte i ragazzi mi chiedono di fare la voce di Gary Oldman in Harry Potter"), porta stasera alle 21 sul palco di San Francesco Estate un fortunato reading (oltre 80 le repliche al suo attivo) tratto appunto da un racconto dell’autore siciliano scomparso nel 2019: La prima indagine di Montalbano. Accanto a lui i fratelli Emanuele e Vladimiro Buzi eseguono con mandolini e chitarre le musiche di Stefano Crialese raccolte fra antiche ballate e tradizionali serenate. Questo romanzo breve, pubblicato da Sellerio nel 2004 insieme con altri racconti in un volume con lo stesso titolo, narra del giovane Salvo in procinto di diventare commissario e di trasferirsi nell’immaginaria Vigata dove comunque si troverà a risolvere un primo complicato caso.
Venturiello, si può dire che l’idea dello spettacolo nasce in qualche modo dagli audiolibri che lei ha realizzato sui testi di Camilleri?
"È così. È lì che ho pensato di portare in teatro un linguaggio in cui la parola diventa immagine ammaliante, facendola intrecciare alla musica e fondendola in un’unica sonorità. Non a caso alla fine il pubblico dice di avere, più che visto, sentito lo spettacolo. Il testo ha la consistenza di un romanzo vero e proprio a cui ho dovuto apportare qualche riduzione. Questo non è il primo, ma uno dei primi scritti di Camilleri dedicati a Montalbano: qui lui comincia a tratteggiare il carattere del suo commissario e a presentare i vari personaggi di contorno. È l’inizio di tutto".
Il grande pubblico identifica Montalbano con il volto di Luca Zingaretti. Questo può essere un limite?
"Io sul palco non sono il commissario, ma mostro una storia e credo che il pubblico presto ci si dimentichi di un personaggio che certamente appartiene all’immaginario comune. Ho cercato di entrare nel preziosissimo vocabolario inventato da Camilleri e, forse, il fatto di non essere siciliano mi ha aiutato. E soprattutto ho scelto quella musica tradizionale ‘da barberia’ che lo scrittore tanto amava, una musica che si tramandava da padre a figlio".
Ma qual è il segreto del successo di Montalbano?
"Più che il meccanismo giallo credo contino la lingua immaginifica e le visioni squarcianti. È una scrittura fatta di teatralità e musicalità, che suggerisce un’idea di lentezza molto lontana dalla noia. È per questo che riprendo questo reading sempre con grande piacere, anche se proprio nei prossimi giorni debutterò a Roma con il nuovo spettacolo Chicchignola di Petrolini".
Curiosità: si è sposato di recente?
"Sì, dopo vent’anni di convivenza con Tosca abbiamo deciso di farlo. Insieme abbiamo lavorato in teatro anche per una decina d’anni, ma poi lei ha deciso di tornare al canto. Là dove aveva iniziato".
Claudio Cumani
 
 

La Repubblica, 26.7.2024
Da Guttuso a Camilleri poeti dei limoni

È il più suggestivo e intramontabile dei connubi: quello tra la Sicilia e i limoni, che ha attraversato l’Isola nel tempo. Dai mosaici della Villa Romana di Piazza Armerina, in cui sono raffigurati sia limoni che cedri, fino alle opere di Renato Guttuso.
[…]
Naturalmente il rapporto tra arte, Sicilia, letteratura e limoni è tratto distintivo e indelebile anche nella penna di Andrea Camilleri. Ne “Il cane di terracotta”, una delle prime indagini condotte da Salvo Montalbano insieme agli inseparabili Mimì e Fazio, Camilleri regala ai suoi lettori anche la ricetta della granita di Adelina, la domestica che prepara i pasti luculliani al commissario. «C’era la granita di limone che la cammarera gli preparava secondo la formula uno, due, quattro: un bicchiere di succo di limone, due di zucchero, quattro d’acqua. Da leccarsi le dita». Per qualche anno lo scrittore originario di Porto Empedocle, la sua Vigata, ha anche tenuto una rubrica sul mensile “Il carabiniere”. Una curiosità? Anche quella era dedicata all’agrume più iconico della tradizione siciliana: si chiamava “I limoni di Camilleri”.
Miriam Di Peri
 
 

AGI, 27.7.2024
Racconti, radiodrammi, favole e poesie in memoria del Maestro
Arianna Mortelliti presenta all’AGI la prima edizione del ‘Premio Andrea Camilleri - Nuovi Narratori’

A un anno dal centenario dalla nascita del creatore di Montalbano nasce il ‘Premio Andrea Camilleri - Nuovi Narratori’, indetto dal Fondo Andrea Camilleri e curato dalla nipote Arianna Mortelliti.
Teso a valorizzare differenti forme di scrittura e ispirato alla poliedricità del grande narratore siciliano - che prima del successo planetario fu poeta in erba, regista teatrale, collaboratore di giornali e riviste, autore e sceneggiatore Rai – il premio è rivolto ad autrici e autori di racconti brevi, radiodrammi, favole per bambini e poesie e riguarda opere scritte in forma italiana mai pubblicate prima in versione cartacea, digitale o suoi social.

Sua particolarità, quella di voler coinvolgere non solo giovani aspiranti scrittori, ma anche gli over sessanta (e non poteva essere altrimenti, trattandosi di omaggio ad uno dei più celebre esempi di successo tardivo della storia della letteratura); ogni categoria è infatti suddivisa in due sezioni: ‘Chiù picca di sissanta’ include coloro che hanno meno di sessanta anni, ‘Chiù assà di sissanta’ quelli che li compiranno entro il 31/12/2025. Tutte le proposte, indipendentemente dalla categoria, dovranno essere ispirate al tema ‘Oltre la ragione’ (con riferimento alla trilogia fantastica di Camilleri composta dai romanzi ‘Maruzza Musumeci’. ‘Il casellante’, ‘Il sonaglio’ ove si tratta di amori e passioni che sconfinano oltre la logica toccando finanche le corde della follia); le opere vincitrici saranno pubblicate in due antologie dalla casa editrice Gemma Edizioni.
Soggette a una selezione iniziale del Fondo Andrea Camilleri riguardante il solo rispetto dei requisiti di ammissione, le opere inviate entro il 6 gennaio 2025 saranno visionate dai Circoli di Lettura delle Biblioteche di Roma e infine sottoposte al giudizio di una Giuria finale composta da esponenti del mondo letterario e giornalistico (tra cui Viola Ardone, Davide Avolio, Riccardo Barbera, Giovanni Caccamo, Michele Caccamo, Massimiliano Catoni, Loretta Cavaricci, Edoardo De Angelis, Stefano De Sando, Fulvia degl’Innocenti, Giuseppe Fabiano, Idalberto Fei, Salvatore Ferlita Giuliano Logos, Rocco Mortelliti, Davide Oliviero, Adriana Pannitteri, Poeta della Serra, Tea Ranno, Alberto Rollo, Rodolfo Sacchettini, Ida Sansone, Annalisa Strada, Mary Barbara Tolusso, Andrea Vitali, Gloria Vocaturo). Nell’autunno del 2025, al termine dell’anno in cui ricorre il centenario dalla nascita di Camilleri, sarà organizzata una serata di premiazione a Roma.
Il Bando del Premio è consultabile al sito:www.premioandreacamilleri.it.

Marco Piscitello
 
 

La Sicilia (ed. di Catania), 27.7.2024
Nel villaggio di Pisano, una frazione di Zafferana Etnea. Alle 19 va in scena lo spettacolo teatrale “Magarìa”, liberamente tratto da un racconto di Camilleri
Alkantara Fest: dal bike trail alla tarantella

Nel villaggio di Pisano dell’Alkantara Fest, il festival internazionale di folk e world music organizzato dall’associazione Darshan con la direzione artistica di Mario Gulisano, oggi si comincia. […] Alle 19 va in scena lo spettacolo teatrale “Magarìa”, liberamente tratto da un racconto di Andrea Camilleri e portato in scena dalla compagnia Efebo con le musiche dal vivo di Nadia Impalà. […]
 
 

Gazzetta del Sud, 30.7.2024
Carlo Degli Esposti, l’altro “papà” di Montalbano. Intervista al produttore premiato al Tao Fest

E’ il produttore che ha portato sullo schermo le pagine di Camilleri, Savatteri e Cassar Scalia, partendo nel 1999 dal commissario più amato, nato dalla penna del grande scrittore di Porto Empedocle. Per questo suo impegno a 360 gradi sui narratori siciliani, Carlo Degli Esposti ha ricevuto al Teatro Antico il Cariddi d’Oro alla carriera del settantesimo Taormina Film Festival.
Di Camilleri Degli Esposti ha adattato anche i romanzi storici, tra cui “La mossa del cavallo” e “La concessione del telefono”, ma tutto è partito dall’intuizione dell’editrice palermitana Elvira Sellerio, che gli fece conoscere i primi libri dell’autore. «Grazie alla segnalazione di Elvira ne comprai i diritti – ci ha detto - nonostante in Rai i lettori avessero espresso un giudizio molto critico su quei romanzi. Fu la lungimiranza dell’allora direttore di cinema e fiction Sergio Silva a far partire tutto, dando inizio all’epopea di Montalbano e al rapporto con Camilleri e la cultura siciliana».
Nelle storie di Montalbano convivono dramma e ironia su un’impostazione da giallo che svela risvolti intimi dei personaggi. Cosa l’ha affascinata delle avventure del commissario?
«La profondità e capacità di raccontare una terra senza stereotipi, nella sua verità, attraverso un racconto di genere. Le storie di Montalbano riguardano il suo lato personale, ma soprattutto quello di coloro che entrano in contatto con lui, perché le sue intuizioni portano a scoprire la Sicilia e la sua storia, il passato e il futuro di questa terra. Raramente si trova tanta profondità in un racconto unico. Sono felice di averle realizzate e non è ancora finita».
Quindi state lavorando sul ritorno del personaggio?
«Abbiamo in cantiere una rivisitazione ulteriore di Montalbano. Stiamo studiando con la volontà di aprire un altro capitolo».
Il contributo di Camilleri e del regista Alberto Sironi è stato fondamentale per il grande successo televisivo del personaggio…
«Con Andrea c’è stata una grande amicizia e la sua perdita è anche umana, perché era un amico vero con cui consigliarsi oltre il lavoro, un “subpadre”. Alberto non ha avuto paura della cultura che trasudava dai libri di Camilleri. perché spesso nelle trasposizioni televisive si teme lo spessore di un testo. Lui non lo temeva».
Dopo i testi di Camilleri, la storia d’amore con la Sicilia è andata avanti con “Màkari”, dai romanzi di Gaetano Savatteri, sempre editi da Sellerio, e “Vanina”, dai libri di Cristina Cassar Scalia (Einaudi). Fiction con diversi elementi in comune con Montalbano…
«Sono tutte e tre caratterizzate dall’ironia tipica della cultura siciliana. ”Màkari” è un altro modo di raccontare la regione, più leggero, ma ugualmente profondo, da parte di un giovane allievo di Camilleri. Cassar Scalia, scrittrice di grande valore, racconta un altro aspetto della Sicilia, la città, col focus su Catania, metropoli di uno spessore culturale infinito, anche in questo caso narrata attraverso il genere».
Perché la Sicilia si presta così tanto a narrazioni letterarie e audiovisive?
«Da Verga e Pirandello ha avuto e ha grandi scrittori che l’hanno raccontata in modo eccelso, nella sua complessità e nella profondità della cultura che si è continuamente sovrapposta, riuscendo con intelligenza a decodificarne i vari strati».
Marco Bonardelli
 
 

La Mirada Norte, 31.7.2024
‘El comisario Montalbano’, la serie que vuelve los veranos en la 2 de TVE y es un auténtico placer
No he podido resistir hacer un reconocimiento a la, para mí, obra maestra de Andrea Camilleri, el autor italiano que es un referente en la novela policíaca “amable”.

Las novelas de Camilleri, aunque las encuadran como “novela negra” no tiene nada que ver con la literatura de detectives “machotes”, ni con la mafia, ni con las armas, ni con la sangre. Raymond Chandler, uno de sus máximos exponentes, lo definió como “la novela del mundo profesional del crimen”. A Philip Marlowe, su principal protagonista, lo hemos visto, no sólo leído, en varias películas y no hace falta explicarlosa. Nada que ver con Salvo Montalbano.
Camilleri es, digamos, fiel a Agatha Christie, la reina de las novelas policíacas “amables” y de la que todos han bebido. Y en estos días de vacaciones, muchos de los “fans” de las novelas policíacas agradecerán este tipo de lecturas y de series. Algo más tranquilo.
“Montalbano” se estrenó en la RAI en 1999. Con 37 capítulos y 15 temporadas, se ha convertido en una serie de culto entre los seguidores de las novelas de Andrea Camilleri y se ha ganado el favor del público general, de varias generaciones y distintos países, no sólo el mío.
El comisario Salvo Montalbano, tan peculiar como íntegro en su profesión, es llamado así como homenaje a nuestro Manuel Vázquez Montalbán, muy querido por Camilleri, es un apasionado de la lectura y la gastronomía, como el escritor español, y de su Sicilia natal.
El comisario Salvo Montalbano, a quien da vida el actor Luca Zingaretti, trabaja en la ficticia Vigata, provincia de Montelusa, en Sicilia, y la serie nos regala esplendidas imágenes de sus paisajes. A pesar de ser un hombre de ley, no duda en romperla para resolver casos y crímenes en el entorno rural de la mafia con su característica astucia.
La serie, que nunca abandona el tono humorístico y su origen italiano en adaptación a nuestra lengua, fue creada y dirigida hasta 2019 por Alberto Sironi. Es una producción de la RAI, con guion del propio Andrea Camilleri, en compañía de Francesco Bruni y Salvatore de Mola. El reparto principal, excelente, está encabezado por Luca Zingaretti como el comisario Salvo Montalbano, Cesare Bocci, el subcomisario Domenico Augello, Peppino Mazzotta, como el inspector Giuseppe Fazio, Sonia Bergamasco, que interpreta a Livia, eterna novia del comisario o el contrapunto cómico, muy importante en la trama, de Angelo Russo, en el papel del policía Agatino Catarella.
TVE ha emitido en España los 37 capítulos de la serie, que se terminó de emitir en 2021 con el último capítulo de la serie en la temporada 15. He inlucído un trailer para acercar y, a continuación, una biografía del gran Andrea Camilleri para aquellos a quien les interese.
Andrea Camilleri
Andrea Camilleri nació en Porto Empedocle, Sicilia, el 6 de septiembre de 1925. Acabó sus estudios de bachiller en 1943, y al año siguiente se inscribió en la Facultad de Letras sin finalizar sus estudios, ya que en esa época se dedicó a publicar cuentos y poesías, ganando el Premio St. Vicent. Posteriormente, estudió Dirección en la Academia de Arte Dramático Silvio d’Amico, y trabajó como director y libretista. En 1957 se casó con Rosetta Dello Siesto, con la que tuvo 3 hijas. Un año después ejerce de profesor en el Centro Experimental de Cinematografía de Roma.
Si bien dedicó más de cuarenta años al guion y a la dirección teatral y televisiva, debutó como novelista en 1978 con El curso de las cosas, la primera de un conjunto de novelas históricas ambientadas en la Sicilia del siglo XIX, pero no alcanzó notoriedad en su país hasta la publicación de una serie de libros de género policíaco centrados en su personaje Salvo Montalbano (nombre otorgado en homenaje al escritor Manuel Vázquez Montalbán, con quien ha sido comparado como autor en múltiples ocasiones) con el primer libro de la serie llamado La forma del agua (1994), notoriedad que se vio acrecentada gracias a su adaptación televisiva. Anteriormente consiguió éxito con su novela La temporada de caza, publicada en 1992.
Camilleri muestra en sus obras policíacas un intenso retrato de la sociedad siciliana mediante el uso de un léxico vivo plagado a la vez de dialectalismos y referencias enigmáticas, estilo que le sirve para oscilar entre lo cómico y lo grotesco, lo ridículo y lo trágico.
Aunque no finalizó sus estudios, obtuvo un título honorífico de la Universidad de Pisa en 1978. Fue ganador del Premio Internacional de Novela Negra RBA del 2008 con su novela La muerte de Amalia Sacerdote.
Manuel Vega
 
 

 

  

  

 


 
Last modified Saturday, September, 14, 2024