Siamo lieti di comunicarvi il calendario dei nostri primi percorsi del 2024,
tratti dalle pagine del Maestro Camilleri così come da locandine in allegato.
Qualora foste interessati vi ricordiamo che l’a.c. Oltre Vigata organizza
percorsi per gruppi organizzati e gite scolastiche. Per ulteriori specifiche ed
eventuali collaborazioni potete sempre contattarci al cell. 3297263181 oppure
all’e-mail oltrevigata@gmail.com.
La Sicilia attraverso le parole della scrittrice Simonetta Agnello Hornby e le
inquadrature del fumettista e illustratore Massimo Fenati, autore del graphic
novel de "La Mennulara". La racconta in quattro puntate il programma di Rai
Cultura, realizzato da Pesci Combattenti "Viaggio in Sicilia", in onda da
martedì 5 marzo alle 22.30 su Rai Storia. Simonetta, nata a Palermo nel 1945 è
cresciuta ad Agrigento fino ai dodici anni; poi è ritornata alla sua città
natale dove ha frequentato Liceo e l’Università. Dopo avere conseguito la laurea
in Giurisprudenza si è sposata con l’inglese Martin Hornby e da allora ha
vissuto negli USA, in Zambia e poi dal 1969 a Londra, dove ha lavorato come
avvocato dei minori e giudice part-time, e dove risiede tuttora. Negli ultimi
vent'anni si è dedicata alla scrittura di romanzi in italiano e stavolta è
tornata in Sicilia per far scoprire a Massimo Fenati e ai telespettatori la sua
isola con uno sguardo privilegiato. Nella prima puntata si parte da
Mosè, la tenuta storica della famiglia di Simonetta in provincia di Agrigento,
dove la scrittrice attende un ospite e caro amico: Massimo Fenati, genovese e
anche lui trapiantato in Inghilterra. Il viaggio ha inizio da una delle miniere
di zolfo più importanti della Sicilia, appartenuta agli antenati di Simonetta.
Il tour prosegue poi verso la maestosa Valle dei Templi di Agrigento e i vicini
Giardini di Kolymbethra, un luogo magico, una ex piscina naturale di oltre 2.000
anni fa dove venivano allevati pesci d'acqua dolce per i banchetti. A guidare Simonetta e Massimo
nella visita c'è l'amico agronomo Giuseppe Lo Pilato. Le emozioni sono il filo
conduttore della prima tappa: a Porto Empedocle, paese di Andrea Camilleri,
Simonetta e Massimo incontrano Arianna Mortelliti, scrittrice e nipote del
creatore del commissario Montalbano, scomparso nel 2019. La memoria
contraddistingue anche l'ultima visita sulla strada verso Palermo: Portella
della Ginestra, teatro nel 1947 di un’orrenda strage di contadini per mano della
banda di Salvatore Giuliano.
La guerra privada de Samuele y otras historias de Vigàta, de Andrea
Camilleri, una declaración
de amor del autor a su tierra natal, que combina lo trágico y lo cómico con
momentos de absoluto encantamiento emocional.
Concebidas a partir de evocaciones literarias y vestigios del pasado del autor,
estas historias perfectas y muy logradas suponen una magnífica oportunidad para
saborear la estrambótica realidad de la Italia de ayer y de hoy a través del
pequeño mundo de Vigàta.
«Aquí están todos los elementos que hicieron del escritor uno de los más amados
de la literatura italiana: la capacidad de hablar de tragedias y traiciones con
humor y ligereza, con la sabiduría dolorosa de los personajes que la vida ha
puesto a prueba.» Corriere della Sera
Inteligentes, amenos y llenos de ironía, estos seis relatos —dos de ellos
inéditos— son una nueva muestra de la capacidad inagotable de Andrea Camilleri
para ahondar, con su genuino ingenio y su imaginación desbordante, en los
recovecos del alma humana. Concebidos a partir de evocaciones literarias y
retazos del pasado del autor, suponen una magníca oportunidad para saborear el
mundo de ayer y hoy a través de ese lugar imaginario llamado Vigàta.
«La guerra privada de Samuele, conocido como Leli», que da título a la
recopilación y es uno de los relatos inéditos junto con «La prueba», aborda la
discriminación racial en un instituto de secundaria en el que un estudiante
judío, con la ayuda de su amigo y colega Andrea Camilleri, sabe cómo plantar
cara a los profesores embrutecidos por el régimen fascista. Una deliciosa
comedia de malentendidos, enredos y traiciones, con destellos socarronamente
traviesos, es la base de «La prueba», donde un joven reservado deberá someterse
a un ejercicio de virilidad que choca con sus principios religiosos y morales.
En «El homenaje», una discusión acalorada en el casino del pueblo deriva en
tragedia y sirve de base para vertebrar una crítica feroz al fanatismo político
y quienes lo practican. Mientras que en «La triple vida de Michele Sparacino» un
pobre hombre se convierte en la víctima de una pantomima basada en la
suplantación individual. Y así, entre equívocos, ocultaciones y medias verdades,
discurren las vidas de este mosaico de personajes, que componen una realidad
colorida que aúna lo trágico y lo cómico con momentos de absoluto encantamiento
emocional.
Con “La forma dell’acqua” Andrea Camilleri ci regalava la prima delle tante e
indimenticabili storie del commissario più amato d’Italia. Abbiamo chiesto a tanti lettori e
lettrici di raccontarci la loro storia d’amore con i libri di Camilleri, a
partire da qualche domanda.
Cari lettori, buon
inizio marzo! Questa settimana vi propongo un piccolo giallo, "km 123" di Andrea
Camilleri. Avete letto questo libro? Non lo avete letto? Allora fatelo! Non è
solo un romanzo ma una vera e propria opera teatrale dal taglio originale.
Non troverete descrizioni di ambienti o dettagli sui personaggi (che riuscirete
però a immaginare benissimo), ma un susseguirsi di articoli di giornale, stralci
di conversazioni telefoniche, dialoghi veloci senza che, quando i personaggi
cambiano, vengano date troppe indicazioni. Eppure il filo non si perde mai: la
sensazione è quella di essere lì, come una comparsa, in un palco essenziale, ben
strutturato, dove gli attori accendono e spengono le luci a proprio piacimento.
Ne resterete compiaciuti e soddisfatti e non riuscirete a lasciare il libro
finché non lo avrete terminato. E quando arriverete in fondo, convinti di aver
districato la matassa, vi renderete conto che non è così! Arrivati all'ultima
pagina, vi verrà una gran voglia di fargli un applauso.
A fine romanzo, in alcuni appunti per i lettori, questo autore magistrale ha
ricordato che nella società capitalistica a regime dittatoriale il giallo non
esiste semplicemente perché non lo si vuole fare esistere. Nella Germania di
Hitler, in Urss con Stalin, in Cina con Mao e anche con Franco in Spagna, non
c'è un romanzo giallo publicato. Perché il giallo nasce, fiorisce e si sviluppa
nelle società libere. E ha anche rammentato che una legge del governo fascista
imponeva che in ogni catalogo annuo delle case editrici almeno un quinto degli
autori fossero italiani (per questo molti editori cercavano scrittori di storie
poliziesche; da notare però che tutti quelli pubblicati in quegli anni sono
ambientati fuori dai confini nazionali). Poi nel 1941 il Ministero della cultura
popolare dispose il sequestro di tutti i romanzi gialli in qualunque tempo
stampati e ovunque esistenti in vendita: fortunatamente – non solo per i gialli
– non vincerà il regime.
"Per fortuna ci sono i libri di Camilleri a illuminare le strade, spesso senza
uscita, di una nazione ferita e offesa", ho letto da qualche parte. Ed è vero,
la sua è una voce forte che si esprime sui problemi della società, che ci
ricorda l'importanza del raccontare e del conservare nella nostra memoria. E' la
sintesi della genialità.
Vi auguro una bella settimana e vi aspetto nei commenti e... nel prossimo
appuntamento con Ilaria Cecchi.
Maria Valentina Luccioli
Tre parole per descrivere Salvo Montalbano? Trent’anni fa usciva “La forma
dell’acqua” e Andrea Camilleri ci regalava la prima delle tante e
indimenticabili storie del commissario più amato d’Italia. Abbiamo chiesto a tanti lettori e
lettrici di raccontarci la loro storia d’amore con i libri di Camilleri, a
partire dalla domanda: come descrivi Montalbano in tre parole?
Trent’anni fa, il 10
marzo del 1994, fu pubblicato da Sellerio “La forma dell’acqua”, il primo
romanzo che aveva per protagonista il commissario Montalbano. Per festeggiare la
ricorrenza, Sellerio ripropone in libreria il romanzo con l’aggiunta di una
“Nota” in cui Andrea Camilleri racconta la nascita del personaggio. Nel primo
romanzo, la prima apparizione del commissario si ha quando due “operatori
ecologici” scoprono il cadavere dell’ingegnere Luparello e si dirigono a fare la
denuncia: «Si avviarono verso il paese, diretti al commissariato. Di andare dai
carabinieri manco gli era passato per l’anticamera del cervello, li comandava un
tenente milanese. Il commissario invece era di Catania, di nome faceva Salvo
Montalbano, e quando voleva capire una cosa, la capiva» (La forma dell’acqua,
p. 17). Fin dal primo
romanzo emergono molte delle caratteristiche essenziali del commissario:
l’intuito investigativo straordinario, la sua passione per il cibo, lo stretto
rapporto con Livia Burlando (la fidanzata che vive lontano, nel quartiere di
Boccadasse a Genova), l’onestà cristallina e l’indisponibilità a compromessi di
ogni tipo. Tuttavia va
detto che, almeno nelle intenzioni di Camilleri, La forma dell’acqua,
primo romanzo con Montalbano, “doveva anche essere l’ultimo” (Camilleri sono,
in “MicroMega – Tutto Camilleri”, 2019, p. 302). Tuttavia l’autore riteneva di
non essere ancora riuscito a fare di Montalbano un vero personaggio, per cui
decise di scrivere il secondo romanzo, Il cane di terracotta, per
definirne meglio i dettagli. A questo
punto avrebbe dovuto concludersi il ciclo e Camilleri comunicò ad Elvira
Sellerio di non voler scrivere un altro libro su Montalbano: ma la risposta
dell’editrice fu sorprendente: «A proposito del tuo non voler più scrivere
Montalbano, ti mando il rendiconto delle vendite» (ibid., p. 303). I dati erano
straordinari: la casa editrice aveva venduto 130.000 copie delle altre opere di
Camilleri, ma con i romanzi di Montalbano arrivò a 980.000 in 8 mesi; per di
più, i due libri su Montalbano avevano un effetto di “traino” sulle vendite
degli altri libri precedenti di Camilleri. Iniziò così,
come diceva l’autore, il “ricatto di Montalbano”: «Da quel momento è iniziato
quello che io chiamo il ricatto di Montalbano, che consiste nel fatto che non
solo Montalbano vende quello che vende, ma mi fa vendere anche gli altri romanzi
a cui tengo di più» (ibid., p. 303). La
particolarissima scrittura di Camilleri colpì immediatamente pubblico e critica,
ottenendo il favore del primo nonostante le perplessità della seconda. Va detto però
che nel romanzo La forma dell’acqua, fin dall’incipit, le espressioni
“non italiane” risultavano piuttosto isolate (cummigliava, si cataminava,
arrisbigliarsi, piombigno, scangiare) e morfologicamente adattate
all’italiano (si avrebbero altrimenti le forme arrisbigliarisi, piombignu,
scangiari): «Lume d’alba non filtrava nel cortiglio della «Splendor», la
società che aveva in appalto la nettezza urbana di Vigàta, una nuvolaglia bassa
e densa cummigliava completamente il cielo come se fosse stato tirato
un telone grigio da cornicione a cornicione, foglia non si cataminava,
il vento di scirocco tardava ad arrisbigliarsi dal suo sonno piombigno,
già si faticava a scangiare parole. Il caposquadra, prima di assegnare
i posti, comunicò che per quel giorno, e altri a venire, Peppe Schèmmari e
Caluzzo Brucculeri sarebbero stati assenti giustificati. Più che giustificata
infatti l’assenza…» (La forma dell’acqua, Palermo, Sellerio, 1994, p.
9; i corsivi qui sono miei). Insomma,
l’operazione linguistica di Camilleri era ancora molto “soft”, limitandosi
all’inserimento (facilmente decodificabile dal contesto) di alcuni vocaboli di
origine siciliana, disseminati però in un contesto fortemente “italiano”. Dunque, lo
stile “ibrido” camilleriano non si spingeva ancora alle estreme conseguenze
delle sue premesse; eppure tanto bastò, alla luce anche dello straordinario
successo editoriale, per scatenare un intenso dibattito critico, accompagnato
anche dall’esternazione di alcune forti perplessità. Tuttavia, a distanza di
trent’anni, non c’è dubbio che la sfida “linguistica” sia stata pienamente vinta
dall’autore empedoclino, come testimoniano essenzialmente due cose: 1) gli
ottimi riscontri ottenuti da tutti i suoi libri; 2) un fenomeno senza uguali
nella letteratura italiana contemporanea, cioè la penetrazione nel parlato
comune di parecchie parole provenienti da una scrittura romanzesca (grazie anche
al tramite decisivo della televisione, che ha fatto conoscere certi elementi del
lessico vigatese anche ad un gran numero di non lettori). Oggi i
“camillerismi” sono notissimi in tutta Italia; e una prima consacrazione di tale
impatto sulla lingua italiana si trovò nel GRADIT (Grande dizionario
italiano dell’uso) diretto da Tullio De Mauro, soprattutto
nell’aggiornamento del 2007, centrato sullo studio de La stagione della
caccia. Qui però
vorrei notare quanto sia gradualmente mutata la scrittura nei romanzi di
Montalbano: si ha infatti l’impressione di scorgervi una progressiva immersione
nel siciliano. Di questo processo Camilleri diede conferma in un’intervista
rilasciata il 31 marzo 2016: «Cominciai da lì, da questo shakeraggio tra
italiano e parlate diverse. Dopodiché decisi di fare un passo ulteriormente in
avanti, cominciare ad esempio a crearmi un linguaggio tutto mio, per esempio con
l’alterazione della coniugazione dei verbi o con le allitterazioni frequenti.
Insomma, questa ricerca dura ancora, tant’è vero che quando io riprendo tra le
mani un romanzo di tre, quattr’anni fa, e lo devo pubblicare ora, io sono
costretto a riscriverlo di sana pianta perché intanto questa ricerca mia è
andata avanti. È un work in progress. […] Io ho cercato di creare un idioletto,
una lingua che nessuno parla che poi finiscono col parlare tutti, una lingua mia
e che è possibile forse imitare ma che è sostanzialmente mia» (cfr. https://grammalogos.com/meeting-camilleri/). Il risultato
dell’operazione emerge con assoluta chiarezza se si confronta il già citato
incipit de La forma dell’acqua con le prime righe dell’ultimo romanzo
pubblicato in vita da Camilleri, Il cuoco dell’Alcyon (2019, quindi 25
anni dopo): «Stava abballanno un valzaro supra al bordo di ’na piscina,
tutto alliffato e profumato, e sapiva che la fìmmina che tiniva tra
le vrazza era Livia, da qualichi orata addivintata sò mogliere.
Non potiva vidirle la facci per via del fitto velo bianco che
la cummigliava. Tutto ’nzemmula arrivò ’na folata di
vento forti e il velo si scostò quel tanto che gli abbastò per scopriri che
non s’attrattava di Livia, ma della maestra Costantino, quella della
terza limintari, coi baffi e l’occhi torti. Si sintì
mancari le forzi per lo scanto e chiuì l’occhi» (Il
cuoco dell’Alcyon, Sellerio, Palermo 2019, p. 9). Come è
evidente, nel libro più recente si nota un forte incremento dei dialettismi, che
addirittura ormai sono predominanti sulle forme italiane; inoltre è cambiata
radicalmente la strategia linguistica complessiva: il siciliano infatti
“contamina” l’italiano, non si limita a singole parole ma si fonde con la lingua
nazionale e la va sostituendo; infatti, ad un certo numero di voci schiettamente
dialettali (alliffato, cummigliava, scanto) si uniscono numerosissime
forme che si allontanano dall’italiano solo dal punto di vista fonetico o
morfologico. Questa tecnica ha consentito all’autore di aumentare i dialettismi
senza rendere incomprensibile il testo ai lettori non siciliani: infatti nessuno
potrà trovare difficili termini come abballanno, valzaro, supra, ecc. Di fatto, i
due brani appaiono redatti in due lingue diverse: nel primo caso si ha un
italiano punteggiato da elementi dialettali; nel secondo un vero e proprio
ibrido siculo-italiano. Per capire
ancora meglio l’evoluzione della lingua camilleriana, è illuminante Riccardino (2020),
che presenta (in una delle due versioni editoriali) due diverse redazioni del
romanzo: la prima risale al 2004-2005, mentre la seconda rispecchia la revisione
del 2016. Il libro fu rivisto dall’autore, ormai cieco, con l’aiuto della
preziosa e discreta Valentina Alferj; Camilleri ha ripreso la storia, non
cambiandone la trama ma la lingua: è passato infatti dalla “lingua bastarda”
della prima stesura alla “lingua ‘nvintata” di Vigàta, da lui perfezionata negli
ultimi romanzi. Una
curiosità: nella fortunatissima serie televisiva su Montalbano, “La forma
dell’acqua” andò in onda nel 2000 e fu soltanto il terzo degli sceneggiati
diretti da Alberto Sironi e interpretati da Luca Zingaretti; l’anno prima,
infatti, erano stati trasmessi “Il ladro di merendine” e La voce del violino”.
P.S.: Per tutta la questione, e per un’analisi minuziosa del commissario
Montalbano, rimando al mio saggio “Camilleriade – I luoghi, il commissario, i
romanzi storici”, scritto insieme con Vito Lo Scrudato e Bernardo Puleio e
pubblicato l’anno scorso da Diogene Multimedia.
Mario Pintacuda
Alessandria today,
8.3.2024
“L’Arte del Racconto nelle Mani di un Maestro: ‘I racconti di Nené’ di Andrea
Camilleri”. Recensione a cura di Alessandria today “I racconti
di Nené” di Andrea Camilleri è una raccolta che si insinua nell’animo del
lettore con la stessa sottile intensità e calore che hanno contraddistinto
l’intera opera dell’autore siciliano. Attraverso questi racconti, Camilleri ci
invita a esplorare un universo narrativo ricco di colori, sapori e odori della
sua amata Sicilia, offrendoci al contempo uno sguardo penetrante sulla
complessità dell’esistenza umana.
I racconti di Nené – Andrea Camilleri – Libro – Melampo
La figura di Nené,
intorno alla quale si snodano le diverse storie, funge da filo conduttore in un
viaggio attraverso le emozioni, i ricordi e le riflessioni sulla vita.
Camilleri, con la sua inconfondibile abilità narrativa, crea un personaggio che
è allo stesso tempo testimone e protagonista, capace di offrire ai lettori una
prospettiva unica e profondamente personale su temi universali come l’amore, la
perdita, l’amicizia e la giustizia. La magia di
“I racconti di Nené” risiede nella capacità dell’autore di condensare in brevi
narrazioni una vasta gamma di sentimenti e situazioni, dimostrando ancora una
volta il suo talento di grande narratore. La prosa di Camilleri, vivace e
coinvolgente, trascina il lettore in un vortice di storie che si rivelano tanto
intime quanto emblematiche delle contraddizioni e delle bellezze della vita. Ogni racconto
è un pezzo di un mosaico più ampio che riflette la visione del mondo
dell’autore, una visione caratterizzata da umorismo, saggezza e una profonda
empatia per la condizione umana. Camilleri non si limita a raccontare:
attraverso le sue parole, dipinge scenari vividi che rimangono impressi nella
memoria del lettore, facendogli assaporare la vera essenza della Sicilia e
dell’animo umano. “I racconti
di Nené” rappresenta un’opera significativa all’interno del panorama letterario
di Andrea Camilleri, confermando il suo inestimabile contributo alla letteratura
italiana. Con questa raccolta, l’autore non solo arricchisce il suo lascito
narrativo ma offre anche un prezioso regalo ai suoi lettori, un invito a
riflettere sulle piccole e grandi questioni che animano la nostra esistenza.
In conclusione, questa raccolta è un tesoro di narrazione che si rivela
essenziale non solo per gli ammiratori di Camilleri ma per chiunque apprezzi la
letteratura capace di toccare con leggerezza e profondità i temi eterni della
vita. “I racconti di Nené” è una testimonianza del potere della parola scritta
di evocare, commuovere e ispirare, rendendo Andrea Camilleri un autore il cui
lavoro continua a risuonare oltre il tempo e lo spazio.
Stefano
Accorsi che guarda altrove. Gli occhi retro-illuminati di Giorgio Faletti.
L'aplomb siculo di Andrea Camilleri.
Il look cinematografico di John
Turturro... E via elencando artisti e personaggi, donne e
uomini, che in bianco e nero ti guardano dalle pagine e dalle pareti di Le vite degli altri. Libro
e mostra personale di Claudio Moschin alla Galleria Nuages di
Milano (aperta fino al 30 marzo). Le vite degli altri come
il titolo del meraviglioso film tedesco di Florian Henckel von Donnersmarck
(Oscar 2007 come Miglior film straniero). Il giornalista e fotografo Claudio
Moschin lo riprende. Perché davvero negli scatti pubblicati nel volume ed
esposti alle pareti della galleria milanese si leggono lestorie
dei soggetti fotografati. Fotografati con "intimità”. Nella scheda
di presentazione si legge: “Se per lavoro si raccolgono centinaia e centinaia di
interviste, ad attori e attrici, registi, scrittori, fotografi di moda e di
guerra. Illustratori, designer, poeti, e pure premi Oscar e premi Nobel... Prima
o poi viene la voglia di raccontare qualche
curiosità, qualche aneddoto proprio di quelle interviste. Magari di non tutte,
ma di parecchie sicuramente sì”. Più che
interviste, ascoltando l'autore, si dovrebbe dire confessioni. A un certo
punto, i
soggetti si raccontano. E lui ascolta. Senza domande e senza
risposte... Il libro è una collezione di stralci
di una sessantina di quelle interviste, a cui l'autore ha
aggiunto uno o più ritratti fotografici.
Tutti rigorosamente in bianconero,
da lui scattati proprio alla fine di quelle interviste (televisive e realizzate
nel corso degli anni per diversi programmi della RSI Televisione Svizzera di
lingua italiana).
Il cinema domina
su tutte le altre arti. Bernardo
Bertolucci e Bruno Bozzetto, Maurizio Nichetti e John
Turturro, Christian De Sica e Mario Monicelli. Carlo Verdone e Jerry
Calà,Franca Valeri e
Arnoldo Foà, Werner Herzog e Giuliano Gemma.
"Segue" la letteratura con Dario Fo, Alda Merini,
Andrea Camilleri, Luis Sepulveda. Giorgio
Faletti, Amelie Nothomb, Marco Buticchi. E poi teatro e tv
(Margherita Palli, Luca Ronconi, Enrico Bertolino, Ferruccio Soleri, Andre
Ruth Shammah. Gianfranco Jannuzzo, Alberto Patrucco, Enrico
Beruschi, Piero Chiambretti, Davide
Mengacci).
Andrea Camilleri
Arte e design (Italo Rota, Emiliano Ponzi, Nicola
Magrin, Massimo Fenati, Staino. Silver, Claudio Villa, Gipi, QuentinBlake,
Altan, Franco Brambilla, Lorenzo Mattotti). Un pizzico di musica (Iva
Zanicchi e Paolo Conte). Per concludere con i grandi fotografi:
i “mitici“ nomi della moda (Greg Gorman,
Michel Comte, Mario Testino, Gian Paolo Barbieri, Rankin),
il “re dei paparazzi” Ron Galella,
e i maestri
del reportage Gianni Berengo Gardin, Mauro Galligani, Ferdinando
Scianna, Mario Dondero. Spiega lo
stesso autore, in una nota che fa da fil rouge a libro e mostra: “Era da anni
che continuavo a sentire “devi scrivere un libro”.
Oppure “devi
fare una mostra di ritratti”. Premetto: vengo dalla fotografia,
ho iniziato quel mestiere perché era più facile (in passato) vendere un articolo
se già corredato dalle immagini. In passato
alcune foto mie erano anche state
già esposte (a Milano, Lugano, Imperia, Londra), ma sempre in quantità ridotta e senza
tanta pubblicità. Come semplice testimonianza di un lavoro (il
nostro, quello giornalistico, che ci permette di incontrare spesso persone in
grado di raccontarci qualcosa di bello, di interessante, di originale, di
indimenticabile).
Col tempo però l’archivio
dei ritrattiha assunto proporzioni notevoli, i ricordi
degli incontri hanno preso il sopravvento. E così quando Cristina Taverna,
gallerista ed editore di Milano, ha insistito per l’ennesima
volta, ho ceduto. Una parte di queste interviste (che erano tutte state
realizzate in video) le ho messe nero su bianco, recuperando le immagini
giuste scattate poi da me. Il risultato è questo libro. Restano
ancora nelle scatole alcune centinaia di altri ritratti, per un possibile
volume/capitolo due o tre. Chissà… Ai posteri l’ardua sentenza…”.
Antonella Catena
Esattamente trent'anni fa usciva "La forma dell'acqua". «Quali dovevano essere i
segni caratteristici di Montalbano? Doveva essere un uomo intelligente, fedele
alla parola data, restio agli inutili eroismi, colto, buon lettore, pacato
ragionatore, privo di pregiudizi - scrive Andrea Camilleri - Un uomo che si
poteva tranquillamente invitare a cena in famiglia. Un uomo che “quando voleva
capire, capiva”». Per i 30 anni di Montalbano
riproponiamo il primo romanzo della serie con un testo di Andrea Camilleri che
racconta come nasce il commissario più amato d'Italia. Ciao Andrea, ci manca la tua voce,
il tuo sguardo.
E voi? Cosa continuate ad amare nei romanzi
di Camilleri? Trent'anni fa usciva "La forma dell'acqua", la prima indagine di
Montalbano!
Oggi,
10.3.2024
Festa di compleanno per un poliziotto disincantato nella Sicilia più bella e
sofferta. La forma dell’acqua, primo libro di Andrea Camilleri con il
commissario protagonista, è del 1994. Antonio Sellerio, erede in capo della casa
editrice, racconta lo scrittore. «Lavorare con lui era bellissimo, il successo
non lo aveva cambiato» Dove è nato Montalbano
All’inizio, per
Andrea Camilleri ogni cosa fu di qualcun altro. Successe così che la voce era
del violino, il ladro di merendine, il filo era del fumo. La stessa Concessione
del telefono, il titolo che sancì il successo come romanziere, era del Birraio
di Preston. Cioè, per sua ammissione, in quel precedente trovava ispirazione.
Persino le 84 pagine che lo condussero a conoscere Elvira Sellerio, anni prima
di diventare l’osannato padre del Commissario Montalbano, avrebbero dovuto
essere altrui. «Aveva trovato dei documenti su una strage dell’800 e li portò a
Leonardo Sciascia con l’intento di offrirglieli come spunto», ricorda Antonio
Sellerio, il figlio cinquantino (avrebbe detto Camilleri) che ha raccolto
l’eredità dell’editrice palermitana, accompagnando lo scrittore nell’ultimo
tratto. Uno che per sposarsi ha scelto il municipio di Scicli, immaginario
commissariato di Vigata. Sciascia, invece, lo spinse a farne lui un libro e
presentò Camilleri all’amica. «Il risultato fu davvero originale, una sorta di
saggio storico già scritto in quella sua lingua. Uno scarto geniale. Mia madre
lo pubblicò nel 1984, entusiasta ma senza grandi ambizioni». Solo in quel
meta-siciliano, così, fu sempre e tutto suo dal principio. Poi, un lento
percorso fino a La forma dell’acqua, il primo Montalbano di cui in questi
giorni si celebra senza clamore il trentennale della prima edizione. Montalbano
di pirsona pirsonalmente. Un monolite della cultura popolare: fu subito chiaro o
una pubblicazione casuale? «Non posso
dire che mia madre avesse immaginato un successo simile, ma si intuì che la cosa
piaceva. Un crescendo, neppure lentissimo. Il boom arrivò nell’estate del 1998,
con Camilleri a occupare tutti i primi posti nelle classifiche della narrativa
italiana. Aveva scritto il secondo Montalbano, Il cane di terracotta,
senza pensare alla serialità: sentiva che il personaggio era incompleto. A quel
punto per lui era finita lì, fu mia madre a insistere. Parliamo di 5-6mila copie
per volta, ma ci accorgemmo che dove c’era modo di incontrare i lettori − nelle
presentazioni, nelle fiere − chi comprava un Camilleri, tornava e portava via di
tutto. Un fenomeno unico, con i lettori straordinariamente felici». Un caso di
scuola del passaparola. «Siamo a
20milioni di copie vendute, ma la prima tiratura de La forma dell’acqua
non superava le 4 mila. La svolta, appunto, nel ’98.Uscì La concessione del
telefono, con recensioni entusiaste. Mondadori mise gli occhi su Camilleri e
pubblicò una raccolta di racconti, Un mese con Montalbano: copertina blu,
scritte gialle e al centro un’immagine di pupi siciliani. Una replica della
grafica Sellerio». Cose da
“imparpagliarsi”, avrebbe detto lui. Ci rimaneste male? «Era
un’imitazione sfacciata. Ambivano a quei 10-15 mila nostri lettori di allora, ma
sono convinto che fu una fortuna. Il fatto che avessero scelto una copertina
così simile finì per dare a noi parte del loro pubblico che, prima, mai avrebbe
comprato un libro Sellerio. E ho anche un aneddoto…». Dica. «L’immagine
in copertina era presa da un libro sui pupi pubblicato da mio padre Enzo.
Comprarono i diritti per una edizione, ma la raccolta andava benissimo, una
ristampa dietro l’altra e ogni volta papà chiedeva inesorabile il doppio: “Una
parte per la foto, il resto è per il blu”». Che cosa
ricorda del rapporto tra Camilleri e sua madre? Nel 1994 lei aveva vent’anni. «Ventidue. Si
volevano bene. La fortuna della loro amicizia è che nacque in tempi non
sospetti, tra un signore con uno spiccato talento per la scrittura e un’editrice
di provincia. Il successo avrebbe potuto diventare un filtro alla spontaneità
dei loro rapporti, invece li consolidò. Lui era rispettato allo stesso modo
quando vendeva 500 copie e quando divennero milioni. Per dire: odiava l’aereo,
veniva in treno da Roma e arrivava prestissimo. Il portiere aveva il mandato di
dargli le chiavi dell’ufficio: entrava da solo, si rinfrescava e rimaneva in
attesa. Questo il rapporto fin dall’inizio. Uno dei miei ricordi più belli: lui
e la moglie Rosetta alla stazione di Palermo di prima mattina, accompagnarli a
prendere un caffè». Poi nel
1989 arrivò la tv. Un altro merito di Elvira? «Sì e no.
Mamma persuase Carlo Degli Esposti di Palomar a produrlo quando Montalbano
vendeva non più di 10mila copie a titolo: una scommessa. Ma fu bravo Degli
Esposti a convincere la Rai e Sergio Silva, che anni prima aveva voluto La
Piovra. Anche quello fu un successo crescente». Con i
gialli, Camilleri finiva per parlare di mafia, migranti, femminicidi. «Uno
scrittore civile alla massima potenza. Uno che si è esposto a sostegno delle
proprie idee, anche a rischio di perdere lettori. Arrivavano mail con dosi di
involontaria ironia: “Lei non può far dire queste cose al nostro Montalbano”.
Nei suoi libri c’è un’anticipazione di temi diventati centrali. Parlava di
immigrazione nel 1995 con Il ladro di merendine, ne Il giro di boa
c’è una denuncia fortissima dei fatti di Genova. Evitò l’effetto Padrino,
convinto che fare di un boss un suo personaggio lo avrebbe reso simpatico: la
mafia rimane di sfondo, non è mai il centro della narrazione. Una
rappresentazione delle condizioni in cui vivono gran parte dei siciliani». L’ultima
fase. Il Camilleri invecchiato, un Tiresia disincantato. «Il mio
debito personale è enorme. Quando mia madre andò via, ormai 85enne volle venire
a Palermo per sancire il suo legame. Si pose il problema della sopravvivenza di
una realtà incentrata su una singola persona, non solo continuando a pubblicare
con noi, ma proteggendoci. È come se avesse voluto mettermi una mano sulla
testa. Lavorare con lui era bellissimo, il successo non lo aveva cambiato. Era
anche un oratore unico, un affabulatore. A volte, iniziato un discorso,
divagava, poi infilava una serie di aneddoti così distanti dall’argomento
principale da sembrare messi lì a caso, dopodiché riusciva a chiudere il cerchio
e ogni cosa che era parsa una divagazione non era altro che un tassello utile a
confermare ciò che voleva dire. Credo sia stata davvero una delle persone più
amate del Paese: a un certo punto la Rai gli chiese di introdurre gli episodi.
Ascolti pazzeschi, ma quelli dei suoi cinque minuti in molti casi superiori allo
stesso Montalbano». Il segreto
del commissario? «Un
personaggio in cui è facile identificarsi, nonostante viva avventure favolose.
Ci sono i criminali ma anche le relazioni personali, Catarella, il questore.
Valgono per Montalbano ma puoi trovarle in un ufficio postale o del Comune. Poi
la capacità letteraria di inventare sempre, senza stancare: elementi di
continuità in cui ritrovarsi e uno spaccato della società che, anche se visto da
un angolino immaginario di Sicilia, riguarda tutto il Paese».
Massimo Arcidiacono
La Repubblica (ed. di
Torino), 10.3.2024
Un talk in collaborazione con la Mediateca Rai di Torino, un lungo viaggio in
radiofrequenza da Marconi a oggi
“I podcast sono nati in radio con i documentari negli anni 50”
Da Marconi,
l’inventore del sistema radiotelegrafico, al digitale. È un lungo viaggio in
radiofrequenza che parte dal primo segnale radiotelegrafico attraverso
l’Atlantico per arrivare alle radio online e alle dirette in streaming.
Trasformazioni che hanno generato nuove modalità di trasmissione e fruizione,
anche se il nucleo centrale, ovvero il racconto, resta fondamentale sia nei
radio documentari che nei podcast. Per ripercorrere l’evoluzione del
documentario alla radio, martedì 12 al Palazzo della Radio in via Verdi si tiene
il talk di Andrea Borgnino, responsabile di RaiPlaySound, torinese trasferitosi
a Roma dove ha ricoperto incarichi in Rai come autore di programmi radiofonici,
per esempio Golem su Radio 1, e come coordinatore del canale Rai Techetè.
Attualmente cura lo spazio Interferenze a Radio 3 Mondo, parlando di radio alla
radio. Per l’occasione, a Torino, presenta alcuni frammenti di radio documentari
Rai, dagli anni ’50 al 2019, da Roberto Costa ad Alice Gussoni. […] Tra i
documentari che avete selezionato per il ciclo “Rai, Frammenti per un discorso
amoroso” c’è “Outis Topos”, del ‘74, di Andrea Camilleri e Sergio Liberovici.
Torino, in qualche modo, venne considerata dagli autori come un laboratorio per
il documentario radiofonico? «Questo è un
documento unico in quanto sono stati i cittadini stessi e non solo gli autori a
costruire il programma, sulle basi dei loro problemi personali, quotidiani e di
quartiere. Dopo oltre 200 ore di registrazione tutte effettuate nel quartiere di
Barriera di Milano è nata una narrazione unica e libera, diretta, dove il mezzo
radiofonico viene autonomamente gestito e privato dei vincoli classici della
radio pubblica degli anni ‘70. Un esperimento dove si usano voci e suoni per
raccontare storie in maniera più approfondita».
[…]
Guido Andruetto
Marco Bellocchio sarà il protagonista del prossimo Bif&st che si svolgerà a Bari
dal 16 al 23 marzo: verranno proiettati quasi tutti i suoi film e ci saranno
numerosi incontri, con lui e con i suoi collaboratori. Sarà l’occasione per
ripercorrere una carriera pazzesca, se pensiamo che il regista di Bobbio ha 84
anni (85 il prossimo 9 novembre) ma lavora con l’energia e la creatività di un
ragazzino. […] Ma vorremmo raccontare un altro aspetto di Bellocchio. Tutti
sanno che si è diplomato al Centro sperimentale. Ma forse pochi sanno che,
giovanissimo, si era iscritto al corso di recitazione. Sognava di fare l’attore,
il suo mito era Marlon Brando. Fu un insegnante intelligente, Andrea Camilleri,
a notare che Marco tendeva a essere “regista di se stesso”. Gli consigliò di
passare al corso di regia, ed è un’altra cosa di cui siamo debitori a Camilleri,
oltre a Montalbano e a tutto il resto. […]
Alberto Crespi
Politeama Garibaldi
Lunedì 11 Marzo 2024
09,30 60min. 5 - €
Lunedì 11 Marzo 2024
11,30 60min. 5 - €
Martedì 12 Marzo 2024
09,30 60min. 5 - €
Martedì 12 Marzo 2024
11,30 60min. 5 - €
INTERPRETI
Silvia Ajellinarratrice / Federica
Aloisiodanzatrice
e mimo
Immagini di Massimiliano
Scuderi
Orchestra Sinfonica Siciliana
Riccardo Scilipoti direttore
Regia diAlfio
Scuderi Nuovo allestimento
PROGRAMMA
Leopold Mozart -
Augusta 1719 –
Salisburgo 1787 Sinfonia dei
giocattoli (Kindersymphonie) in sol maggiore La Sinfonia
dei Giocattoli (Kindersymphonie)
attribuita a Leopold Mozart, padre di Wolfgang Amadeus, è una composizione
semplice e di carattere allegro, riconducibile al classicismo viennese e si
distingue in particolare per l'organico in quanto alla classica orchestra
sinfonica si affiancano in questo lavoro alcuni strumenti tipici dell'infanzia:
tra questi, una forma speciale di rullante ed una raganella mentre altri imitano
il canto di uccelli come il cuculo e la quaglia per divertire gli ascoltatori.
Andrea
Camilleri - Porto
Empedocle 1925 - Roma 2019 Marco Betta -
Enna 1964
MAGARÌA. Fiaba musicale per voce recitante e orchestra di Andrea Camilleri -
Musica di Marco Betta
Nel 2001 Andrea Camilleri
scrive una fiaba e chiede al compositore Marco Betta,docente
di composizione presso il Conservatorio di Palermo ed Accademico effettivo
dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, di comporre le musiche “dichiarandosi
disponibile ad apportare dei cambiamenti al testo se la musica, che comanda, lo
richiede”. Nasce così “MAGARÌA”, “una
piccola opera di teatro letterario della mente nella quale i personaggi sono
evocati dagli strumenti dell’orchestra”. E così, se l’arguto
romanziere immagina parole magiche che fanno scomparire e riapparire chi le
pronuncia, Marco Betta crea una partitura in cui gli strumenti musicali
corrispondono ai vari personaggi: Lullina è il violino, il nonno il violoncello,
il nano è il fagotto, il grillo è la viola, la balena la tuba, l’usignolo è il
flauto, il Maresciallo dei Carabinieri la tromba e così via. Se la parte
narrativa si può sintetizzare come apparizione, incantesimo e magia, la
dimensione musicale disegna linee immaginarie, di orizzonte, di cielo, di
nuvole, plasmando tracce melodiche ad unire l'immaginazione della parola ed il
suo divenire suono. Ecco in breve la
trama della fiaba. A Lullina piace
moltissimo passeggiare con il nonno e ascoltarlo mentre racconta storie
incredibili inventate apposta per lei. Ma un giorno il nonno si accorge che la
sua picciliddra è distratta e pensierosa e quando le chiede cosa non va lei
confessa: tutto dipende da un sogno, il più bizzarro e stravagante che abbia mai
fatto. Un omino minuscolo, tutto vestito di giallo, le ha rivelato la formula
magica per far scomparire le persone, e Lullina muore dalla voglia di fare una
prova! Fi ri ri ri,
borerò, parupazio, stonibò, qua non sto: appena le sette parole
misteriose escono dalla sua bocca la bambina scompare. Prima incredulo e poi
disperato, il nonno si mette a cercarla dappertutto, invano. Possibile che
quelle sette parole mammalucchigne abbiano sprigionato una magia tanto potente?
Ma, spiega Camilleri, “per dei bambini non potevo lasciare un finale così
drammatico e ingiusto, e l’ho modificato, anche perché dalle fiabe ci si aspetta
che finiscano col solito e vissero felici e contenti”. Come poi avviene.
I Peperoni
tornano in Sicilia Vi
aspetto per una nuova presentazione di “Quella volta che mia moglie ha cucinato
i peperoni” @librimondadori
Domenica 24 marzo
17:00
Auditorium San Vincenzo Ferreri, via Giardino 1, Ragusa
La Repubblica –
Robinson, 17.3.2024 Una madre infermiera
che girava in bici per curare i pazienti, il sogno di recitare e la borsa per
l’accademia Silvio d’Amico. Poi la vita sul palcoscenico e gli incontri, da
Pasolini a Strehler
Ritratto di un attore posseduto dal “potere della metamorfosi” Io, schiavo felice del dio bizzarro della recitazione
In un vecchio attore
sedimentano numerose facce, non so quante esattamente ma abbastanza da riempire
un libro di ricordi. Che è quello che Glauco Mauri ha fatto con Le lacrime
della Duse (il libro, edito da Falsopiano e curato da Mauro Paladini, lo
presenta ad Asolo il 21 marzo). […] «Quando lasciai Pesaro
per andare a Roma fu uno strappo ma anche un’occasione». Andò a fare cosa? «Vinsi una borsa di
studio per l’Accademia Silvio d’Amico. Ebbi eccellenti maestri. La prima lezione
fu con Sergio Tofano. Al mio corso di recitazione c’erano Franco Graziosi,
Giulio Bosetti, Edmonda Aldini e Alessandro Sperlì. Al primo anno di regia si
era iscritto Andrea Camilleri». Com’era il giovane
Camilleri? «Aveva qualche anno
più di noi. Ricordo una persona coltissima, fumatore incallito. Determinato a
diventare scrittore. Malgrado vestisse spesso di nero, quasi in maniera
luttuosa, era spiritoso e brillante. E si intuiva che c’era la stoffa di chi sa
osservare il mondo per raccontarlo». Il teatro non gli
bastava. «È uno dei rari casi
in cui il tardivo successo come scrittore ha fatto ombra sul suo impegno
teatrale. Sarebbe interessante capire se tra il Camilleri di prima e quello del
Commissario Montalbano ci sia più continuità che rottura». Lei che dice? «Non saprei. Certo la
sua scrittura e le sue storie hanno creato un mondo universale in un piccolo
angolo della Sicilia». […]
Antonio Gnoli
Mi manca molto Andrea
Camilleri… Oggi ho riletto “La forma dell’acqua” (pagg. 184, euro 12; Sellerio)
che compie 30 anni – e la casa editrice palermitana lo rimanda in libreria con
una fascetta celebrativa -, perché è il primo Montalbano narrativo. Vi consiglio
di rileggerlo per vedere la grandezza di questo scrittore che inventa un
personaggio, una lingua ed un’atmosfera unici. Ma anche per capire come già
trent’anni fa l’uomo di Porto Empedocle avesse già in testa la caratterizzazione
di un Paese che in questo lasso temporale è peggiorato ancora di più.
Non c’era Catarella nel primo Montalbano – il suo vice Mimì Augello comparisce
di soppiatto all’ultimo – ; Fazio era ancora brigadiere. Ma c’era già Livia, la
sua zita genovese che abita a Boccadasse ed anche la sua “amica svidisa” Ingrid
che nella prima storia viene ad essere il capro espiatorio di un concertato
“sfunnapedi” politico a cui Montalbano non abbocca. La lingua ancora indugiava
tra l’italiano ed il suo dialetto, un po’ impaurito – l’autore – che il lettore
non potesse seguirlo si attardava nella spiegazione dei termini vernacolari:
dopo un po’ diverranno familiari a tutti.
C’era già Jacomuzzi, lo “sproloquiatore” della Scientifica, e il dottore
Pasquano – il coroner – era già perfettamente strutturato. Salvo Montalbano era
già quella “capa fina” che ordina “sfunnapedi”, ed il paesaggio della fantasia
Vigata-Montelusa era un’area territoriale convincente. Nella parte finale c’è
anche una nota dell’autore – del 2008 – che funge da interpretazione autentica
della nascita del personaggio, dei modelli narrativi che gli diedero l’input ed
anche del perché della scelta del genere giallo. L’invenzione di Montalbano è
un’elaborazione culturale di un fine lettore e di un uomo di televisione.
Vincenzo Aiello
Marco Bellocchio e il cielo di Bari, nei giorni del festival che gli ha regalato
un grande tributo. Il regista ripercorre la sua carriera, gli inizi da attore,
l'incontro con Camilleri, lo scandalo di 'I pugni in tasca', il senso di
ingiustizia e l'amore per la storia. E mentre sta preparando la serie sul caso
Tortora, è già con il pensiero a un'altra pagina e figura storica: Maria Josè. L'intervista di
Arianna Finos, riprese e montaggio di Rocco Giurato
Mercoledì
20 marzo 2024 alle ore 16.30 presso la Sala delle Missioni della Biblioteca
centrale della Regione siciliana avrà luogo la presentazione del libro
“Camilleriade. I Luoghi, Il Commissario, I Romanzi Storici” di Vito Lo Scrudato,
Mario Pintacuda e Bernardo Puleio (casa editrice Diogene Multimedia).
Saluti istituzionali Margherita Perez, Direttrice della Biblioteca
Intervengono gli autori Vito Lo Scrudato, Mario Pintacuda, Bernardo Puleio
“La prima
considerazione che affiora alla coscienza è che noi tre autori [...] con questo
volume offriamo al lettore, curioso di capire meglio il senso ed il valore
dell’opera dello scrittore siciliano, un’opportunità di studio e di libera
analisi, che ha il pregio della completezza, dell’offrirsi cioè come un
ventaglio ampio e assortito, per porre premesse bastevoli per ulteriori studi.
Com’è ovvio ciascuno dei tre sodali in scrittura ha colto l’occasione per
esprimere direttamente e indirettamente, consapevolmente o del tutto ignaro, nel
serrato confronto con lo scrittore vigatese, il proprio mondo culturale e
interiore, il proprio rapporto, ora tormentato, ora gioioso, con l’Isola del
Sole, la sua storia, la sua condizione di oggi.
Mario Pintacuda nel saggio "Identikit di un commissario: i romanzi di Montalbano
nella produzione di Andrea Camilleri", usa del rigore che gli è proprio, per
professione docente e pratica di ricerca e scrittura, per fare intravvedere il
cantastorie divertito che è in lui. Così mentre ricostruisce impeccabilmente la
vita del Commissario Salvo Montalbano in tutti i suoi momenti noti e meno noti,
con completezza e rigore, usa del suo inimitabile modo di narrare per introdurci
in un mondo espressivo affabulante, in grado di fermare il tempo e la lettura.
[...]
Bernardo Puleio da parte sua nel saggio "I romanzi storici di Camilleri: il
rapporto con Sciascia", utilizzando dei suoi raffinati strumenti di analisi
letteraria e storica (gli intellettuali siciliani non hanno mai veramente tenute
separate la letteratura dalla storia), realizza un illuminante quadro di
rapporti e relazioni, non solo, come annunciato nel titolo, tra Camilleri e
Sciascia (ne costituiscono comunque la parte più approfondita), ma in uno
scenario ampio, dove a parlarsi e a confrontarsi sono gli autori maggiori della
letteratura siciliana degli ultimi due secoli [...] Il
redattore di questa introduzione nel suo "Camilleri, i luoghi, l’arte, i pinsèri",
deve chiarire che il suo divagare per luoghi camilleriani è dato in primisi
dall’essere agrigentino come l’empedoclino, e perciò titolare della stessa
conoscenza e dello stesso amore per gli stessi luoghi; in secundisi dalla
condivisione dellastessa parlata che implica la percezione profonda, atavica,
del detto e del non detto. La stessa gestualità dei personaggi di Camilleri
viene suggerita, esplicitata, nell’atto stesso del parlare la comune lingua,
compresa appieno dallo scrivente, nonostante le lievi differenze che ci sono tra
il dialetto empedoclino e quello cammaratese [...]
Dai tre saggi proposti nel presente volume viene fuori la rappresentazione di un
Camilleri quale autore pregnante, densissimo, consapevole e colto, che di fronte
alla pesantezza della condizione esistenziale, scelse di percorrere la stessa
ironia che fu di Pirandello e, in misura diversa, di Sciascia, segnando tuttavia
il limite di una personalità che ha risentito del mutato (deteriorato?) clima
culturale, si direbbe della diversa qualità del suo pubblico, col quale ha avuto
in fondo il merito di sapersi mettere in sintonia [...]”
Vito Lo Scrudato
L’Istituto Comprensivo “Andrea Camilleri” -diretto da Rosetta Morreale- in
collaborazione con l’Associazione Strada degli Scrittori BANDISCE la II
edizione del Concorso
letterario Andrea Camilleri 2023-24: “Nel segno del giallo siciliano” Su iniziativa
dell’Istituto comprensivo “A. Camilleri”- diretto da Rosetta
Morreale – in collaborazione con l’Associazione Strada degli
Scrittori, è bandita la seconda
edizione del Concorso Letterario Andrea Camilleri “Nel
segno del giallo siciliano” in memoria di Andrea Camilleri. Il Concorso è
rivolto agli studenti delle classi
quinte di scuola primaria e agli studenti
di scuola secondaria di primo grado delle istituzioni
scolastiche della regione Sicilia. I concorrenti potranno partecipare con opere
inedite essendo finalità del Concorso letterario quella di
stimolare e potenziare negli studenti la capacità di scrittura creativa, dando
rilevanza al proprio patrimonio linguistico dialettale.
I candidati potranno iscriversi e mandare i loro elaborati a partire dal
25-03-2024 e fino e non oltre il 06-05-2024 (faranno
fede gli orari di posta elettronica o timbro postale). Si può partecipare con un
solo elaborato a persona; si possono inviare non
più di tre elaborati per Istituto. La
partecipazione è gratuita. I
testi ammessi al concorso:
racconti brevi, genere del racconto giallo ambientato nei luoghi siciliani, in
prosa e in lingua italiana impregnate di forme tipicamente dialettali. Tutte le
parole in dialetto dovranno riportare la traduzione in lingua italiana in nota.
I testi presentati oltre che inediti non devono essere coperti da diritto
d’autore e dovranno avere le seguenti caratteristiche
editoriali: Cartelle minime: 2 Cartelle massime: 5 Per “cartella
editoriale” si intende un foglio Word di 30 righe. L’opera dovrà essere scritta
in: – carattere Times New Roman, corpo 12 , allineamento a sinistra, interlinea
singola, pagine numerate
Le opere finaliste saranno sottoposte al giudizio insindacabile della “GIURIA di
QUALITÀ” composta
da membri scelti fra scrittori, critici e cultori di lettere e dal presidente,
individuato tra personalità del mondo della cultura, tutti con potere di voto.
La Giuria ed il suo presidente dono nominati dal “comitato
organizzativo cheè composto dal Dirigente Scolastico- Rosetta
Morreale- e da un gruppo di docenti dell’I.C “A. Camilleri e ha sede
presso l’Istituto comprensivo “A. Camilleri”, sito in via Compagna n.18, 92026
Favara (AG). “La Giuria di
Qualità” esaminerà gli elaborati entro il 10-05-2024 e stabilirà la graduatoria
finale, individuando il podio vincitore del concorso. Ciascuna opera avrà una
valutazione in centesimi che terrà conto dei seguenti parametri: FORMA:
capacità linguistico-espressive, anche dialettali CONTENUTO: originalità
complessiva del contenuto COMUNICAZIONE: interesse del tema affrontato,
ricchezza e valore del messaggio (capacità di trasmettere emozioni ed
originalità espressiva) A parità di punteggio tra due o più opere, sarà premiata
l’opera la cui candidatura sarà pervenuta per prima.
Verranno premiate le prime TRE opere della graduatoria finale redatta
dalla giuria di qualità. Premio I
classificato: partecipazione gratuita al Master di Scrittura
2024 organizzato dalla Strada degli Scrittori e da Treccani; II
classificato: collana di libri dedicati al Commissario
Montalbano e partecipazione gratuita al tour “La vera Vigata” nei luoghi di A.
Camilleri organizzato dall’Associazione Strada degli Scrittori; III
classificato: collana di libri dedicati al Commissario
Montalbano La Giuria ha inoltre facoltà di attribuire Menzioni
d’onore ad opere che, pur avendo una valutazione eccellente, non
rientrano fra gli elaborati premiati. Il premio, in questo caso, consisterà in
una targa. Tutti i partecipanti, riceveranno un attestato
di partecipazione.
Nel modulo di partecipazione (All.
A), allegato al bando,
dovranno essere indicati:
1) i dati completi della scuola (denominazione, codice meccanografico, indirizzo
completo, telefono, email, docente referente), degli alunni partecipanti in
forma singola (nome e cognome dello studente, titolo dell’opera, classe
frequentata, indirizzo, email) e dei genitori/tutori. 2) Il testo di
ogni studente, in
formato PDF dovrà essere allegato informa
anonima riportante soltanto il titolo dell’opera. Sono
previste due
modalità di partecipazione: 1) Invio inmodalità
telematica. Ogni partecipante potrà inviare al
seguente indirizzo di posta elettronica concorsoletterariocamilleri@gmail.com la
seguente documentazione: – domanda di partecipazione al concorso, compilata in
ogni sua parte e firmata – file dell’opera elaborata (anonima, riportante
soltanto il titolo dell’opera). L’email di accompagnamento degli elaborati dovrà
contenere in oggetto: II edizione del Concorso Letterario Andrea Camilleri: “Nel
segno del giallo siciliano”.Una
volta ricevuti gli elaborati, il Comitato Organizzativo del Concorso provvederà
immediatamente a confermarne la ricezione tramite una mail di risposta
automatica. 2) Invio
modalità cartacea Ogni partecipante potrà inviare in busta
chiusa all’indirizzo sotto indicato: Istituto Comprensivo “Andrea Camilleri” Via
F. Compagna, 18 – 92026 Favara Sulla busta deve essere riportata la dicitura: II
edizione Concorso Letterario Andrea Camilleri “Nel segno del giallo siciliano”.
La busta deve contenere: – domanda di partecipazione al concorso, compilata in
ogni sua parte e firmata – nr. 2 copie cartacee dell’opera (anonime, riportante
soltanto il titolo dell’opera). Indipendentemente dalla modalità di
partecipazione scelta da ogni partecipante, i lavori dovranno pervenire entro e
non oltre il 06-05-2024, farà fede il timbro postale (si consiglia caldamente di
utilizzare la posta prioritaria) o la data di invio on-line. Al termine
della manifestazione i
lavori pervenuti non verranno restituiti ed entreranno
a far parte dell’archivio dell’Istituto Comprensivo “Andrea Camilleri” di Favara.
Le opere pervenute dopo la data indicata nel bando non potranno essere ammesse
al concorso.
Entro giorno 11-05-2024 sul sito dell’Istituto Comprensivo “Andrea Camilleri”
saranno pubblicati i nomi dei finalisti. In
data 21-05-2024 verrà
organizzata presso la sede della Scuola in Favara una pubblica
cerimonia di premiazione del concorso. Gli autori finalisti,
saranno invitati alla cerimonia. Ogni
informazione utile al Concorso ed, altresì, tutte le immagini della cerimonia di
premiazione, nonché le opere insignite di riconoscimento. saranno pubblicate sul
sito della Scuola:
Per comunicazioni e INFO contattare
direttamente la prof.ssa Calogera Miceli, la prof.ssa Anna Maria Nobile, la
prof.ssa Sgarito Laura all’indirizzo mail dedicato del concorso:
concorsoletterariocamilleri@gmail.com
Contatti: Telefono:
0922-415965/070123; Email: agic85800g@istruzione.it ; PEC: agic85800g@pec.istruzione.it
;Sito web della scuola: https://www.icandreacamilleri.edu.it/
Lilia Alba
Dopo 15 edizioni Felice
Laudadio lascia la direzione del Bif&st, il Bari International Film&Tv
Festival da lui ideato e fondato nel 2009 e svoltosi anno dopo anno con
crescente successo. Lo ha annunciato lo stesso fondatore nella giornata finale
del Bif&st 2024: “Sono stato chiamato a dirigere un altro prestigioso evento
internazionale da me ideato e ho inoltre accolto l’affettuoso e amichevole
invito delle figlie di Andrea Camilleri – che ringrazio per l’onore – a far
parte del Comitato scientifico già al lavoro per organizzare le celebrazioni del
centenario del grande scrittore che si svolgeranno in Italia e nel mondo nel
2025 e proseguiranno anche nel 2026. Un lavoro che mi impegnerà per anni. […]
“Al mio successore vorrei dare solo due consigli, ma anche altri se me li
richiederà. Il primo: festeggiare a Bari nel marzo 2025 con una grande
retrospettiva il centenario di Andrea Camilleri. Il secondo: prima di accettare
l’incarico ottenere dal committente garanzie scritte sui tempi – e certezze sul
budget disponibile – almeno 11 mesi prima che il Bif&st cominci, cosa che a me,
a noi, non è stato mai possibile ottenere negli ultimi 5 anni. Dunque grazie a
tutti: io ho dato molto a questa città, a questa regione, ma in cambio ho
ricevuto moltissimo: in stimoli, in stima, affetto e fiducia. Esco anch’io di
scena, come in questa foto insieme a Andrea Camilleri”.
La collana Quaderni camilleriani (fondata nel 2016, reperibile
all’indirizzo
https://www.camillerindex.it/quaderni-camilleriani/)
ha pubblicato il “Volume speciale 2024/1” (https://www.camillerindex.it/quaderni-camilleriani/3/).
Si tratta dell’edizione ampliata, riveduta e corretta dell’Indice degli
autori, opere e personaggi citati da Andrea Camilleri in saggi e interviste (apparso
nel 2023) ed è opera di Simona Demontis, pioniera degli studi camilleriani con
il volume I colori della letteratura. Un’indagine sul caso Camilleri (Rizzoli,
2001).
L’Autrice – che nel corso degli anni ha coltivato una costante attenzione nei
confronti dello scrittore di Porto Empedocle e ha pubblicato numerosi contributi
– ha inteso estendere lo spoglio a opere che non erano incluse nella precedente
edizione. Si tratta di Il laboratorio del contastorie; Voi non sapete; Un
onorevole siciliano; Un inverno italiano; Di testa nostra; Il
teatro certamente: titoli che vanno ad aggiungersi a quelli già oggetto di
analisi nella precedente edizione.
Lo scopo di questo lavoro è quello di realizzare uno strumento in continuo
aggiornamento, destinato alla condivisione in Rete e inteso come aiuto alla
comunità degli studiosi, nonché ai tanti lettori che Camilleri ha saputo
raccogliere intorno a sé.
Simona Demontis rinnova così l’impegno assunto nel 2021, con la Bibliografia
tematica sull’opera di Andrea Camilleri, e, con questo rinnovato Indice
degli autori, opere e personaggi,offre uno strumento arricchito di
ulteriori dati che saranno sicuramente utili a quanti intendono percorrere la
vasta opera camilleriana.
In un luogo senza tempo, quando
iniziavano le vacanze estive, gli scolari passavano il loro tempo a casa di
Nonnamà.
Un'anziana che ormai sembra senza età, cristallizzata nei suoi gesti antichi,
che abitava in una casa strana. E i
bambini, rinnovando un rituale che oggi forse è perduto, sostituito da schermi
di ogni sorta, ascoltavano le sue storie. Tra
queste, quella di Gnazio, un bracciante che emigrò in America, vivendo varie
vicissitudini, per tornare poi in Sicilia e prendere moglie, una donna
bellissima di nome Maruzza Musumeci. Maruzza era bellissima, con una
voce melodiosa, ma forse non tutto in sé, convinta di essere una sirena. Se
fosse o meno una fissazione lo scopriremo nel corso del "cunto", nel quale a una
storia familiare ad ampio respiro s'intrecciano l'evocazione di tempi perduti e
le leggende del Mediterraneo. Ne Il
canto del mare, Maurizio
De Giovanni, celebre autore di gialli, alcuni dei quali contaminati da
elementi fantastici, ripropone, in una versione per ragazzi e in lingua
italiana, la storia che Andrea
Camilleri pubblicò nel 2007, nella novella Maruzza
Musumeci, formando con altre due novelle – Il
casellante e Il
sonaglio – di anni successivi, la sua "trilogia fantastica", scritta
nel suo siciliano "camillerese" che lo ha reso famoso. Una trilogia della quale
Camilleri ebbe a dire che risiedeva il meglio di sé. Il
racconto di De Giovanni non è la traduzione pedissequa in lingua italiana della
novella, ma il racconto di come la stessa storia venga raccontata oralmente, con
dettagli diversi da quelli trascritti. Un'operazione che è sia letteraria che
meta-letteraria, perché mostra all'opera la narratrice, lasciandoci il dubbio
che forse adatti la storia all'età dei suoi piccoli ascoltatori. Il
volume è completato dalle belle illustrazioni di Mariolina
Camilleri, figlia di Andrea, che mi rammarico non essere considerata
coautrice del volume, perché i suoi disegni puntellano l'atmosfera da fiaba del
volume, costituendo parte integrante della narrazione. La
vicenda che ci porterà a conoscere l'amore e la devozione di Gnazio per Maruzza,
ma porterà i più piccoli a immedesimarsi nelle storie dei lori figli: Cola,
Resina – che sembra avere la stessa voce ammaliante della madre – Calorio e
Ciccina. Ci saranno sia eventi lieti che tragici, come è nella vita, in una
storia che racconta anche crescita e trasformazione. La
potenza delle fiabe è amplificata dal fatto che le stesse storie, con i loro
concetti fondamentali intatti, possono e devono essere narrate con il linguaggio
del momento in cui il racconto viene riportato, senza ancorarsi in modo ottuso
alle forme precedenti. Nuove versioni sono sempre possibili.
Maurizio De Giovanni si rivela abile a smorzare senza eliminare le componenti
adulte della storia, in una versione comprensibile e contestualizzabile per i
fruitori odierni del volume, come era nelle fiabe riportate al loro tempo dai
fratelli Grimm o da Giambattista Basile.
Emanuele Manco
Il 17 luglio saranno 5 anni dalla morte di Andrea Camilleri. Non
è ancora chiaro il motivo per cui la troupe della Rai, questa mattina, martedì
26 marzo, sia arrivata a Porto Empedocle. I furgoni con il logo della tv di
Stato sono entrati in via Roma posizionandosi davanti al palazzo comunale, poco
distante dal murale che celebra lo scrittore empedoclino. Nel
frattempo, ieri sera, il conduttore televisivo Alberto Angela è stato visto ad
Agrigento mentre era a cena in un ristorante a San Leone. Sono tutti elementi
che lascerebbero pensare ad uno “speciale” dedicato proprio ad Andrea Camilleri
di cui quest’anno, appunto, ricorrono i 5 anni dalla scomparsa. Un altro
“indizio” che avvalora ulteriormente la tesi di un progetto televisivo dedicato
a Camilleri, con immagini girate a Porto Empedocle, è la presenza in città della
nipote dello scrittore Arianna Mortelliti che proprio l’anno scorso ha debuttato
in libreria con il suo primo romanzo. La troupe è già al lavoro e, sempre in
base a quanto trapelato, dovrebbe concludere nella giornata di mercoledì 27
marzo. Alberto Angela non è nuovo a programmi televisivi in cui Andrea
Camilleri figura tra i protagonisti. Alcuni anni fa, poco prima della scomparsa
dello scrittore, aveva infatti condotto una puntata speciale di “Meraviglie”
dedicandola alla Valle dei templi. In quell’occasione Camilleri raccontava in
prima persona alcuni aneddoti della sua gioventù, su come in passato gli
agrigentini “vivevano” e si godevano il sito archeologico patrimonio Unesco. Si
trattò di un’imponente produzione che univa le “Meraviglie” di Agrigento a
quelle di Siena e Milano, girata interamente in 4K Hdr con la Rai che
sperimentava la diffusione del formato ad altissima risoluzione (programma che è
stato più volte riproposto sul canale tematico Rai 4K visibile via satellite). In tarda mattina Alberto Angelo si è poi visto in città nei
pressi del murale. E' stato poi confermato che sarà un programma dedicato ai
luoghi di Andrea Camilleri. Le riprese saranno effettuate tra la Valle dei
templi e Porto Empedocle. Alberto Angela si vedrà davanti al murale di Andrea
Camilleri. Ci sarà una intervista ad Arianna Mortelliti. La troupe ha pranzato a
Porto Empedocle per poi spostarsi nel Ragusano.
Andrea Cassaro
Il Palacongressi Festival si prepara allo spettacolo conclusivo: “La Concessione
del Telefono” in programma il 12 aprile prossiomo. Il Palacongressi si prepara a
concludere la sua stagione culturale con uno spettacolo che promette di essere
memorabile: “La Concessione del Telefono”, di Andrea Camilleri, per la regia di
Giuseppe Dipasquale, con un protagonista d’eccezione: Alessio Vassallo, attore
amatissimo dallo scrittore empedoclino, il celebre Mimì Augello del “Giovane
Montalbano”.
Questo evento, molto atteso segna il culmine di una serie di rappresentazioni
che hanno animato le sale del Palacongressi con strepitosi successi, con la
direzione artistica di Gaetano Aronica.
“La Concessione del Telefono”, un classico della drammaturgia contemporanea, è
una commedia brillante che racconta un esilarante gioco degli equivoci e le
tragicomiche avventure per l’attivazione di una linea telefonica nella Sicilia
di fine Ottocento. La pièce promette di intrattenere il pubblico con la sua
trama avvincente e i suoi personaggi indimenticabili.
Mentre ci prepariamo a salutare la fine di questa stagione teatrale
indimenticabile, è con grande eccitazione e gratitudine che attendiamo
l’apertura delle porte del Palacongressi per accogliere il pubblico e dare
inizio a uno spettacolo che rimarrà nei cuori e nelle menti di tutti coloro che
avranno la fortuna di assistervi.
Gaetano Ravanà
Santa Croce Camerina - Dopo la Valle dei Templi, Punta Secca. Dopo Andrea
Camilleri, Salvo Montalbano. Alberto Angela sta girando una puntata di Ulisse,
prossimamente in onda su Rai Uno, in Sicilia.
Ad accoglierlo a Punta Secca, frazione di mare dove vengono girate le scene casa
del commissario Montalbano, il sindaco Peppe Dimartino: "Abbiamo avuto il
piacere di ricevere la visita di un ospite d'eccezione: il grande divulgatore
Alberto Angela. Lo abbiamo incontrato e scambiato quattro chiacchiere in una
pausa delle riprese della nuova stagione di "Ulisse” in cui si parlera’ anche
della Sicilia. La bellezza di Punta Secca ha fatto da set naturale e potremo
vedere, prossimamente, la nostra città sulla Rai. Un ritorno di immagine
importantissimo per il nostro territorio. Grazie ancora ad Alberto Angela per la
sua cortesia e per i complimenti ricevuti in merito all'accoglienza riservata,
per lui e la troupe, da parte della nostra comunità".
La Sicilia, 30.3.2024
La
tradizione. Dal doppio Capodanno prima del calendario gregoriano ai… marziani di
Orson Welles. La burla di Andrea Camilleri alla Rai
Arriva il “pesce d’aprile” attenti a non abboccare
[…]
Meno noto, ma altrettanto riuscito, quello messo a segno da Andrea Camilleri, il
popolare scrittore siciliano spinse la produzione Rai, il regista Sironi e
l’attore Zingaretti a lavorare per settimane su un finto romanzo del commissario
Montalbano in cui il vice Mimì Augello, noto sciupafemmine, si innamorava
dell’agente Galluzzo, dalla pistola facile, e che fuggiva con lui a Lipari,
nelle Eolie. Titolo del romanzo: “Il guizzo del cefalo”. Soltanto la grande
popolarità di Camilleri e una buona dose di senso dell’umorismo, spinse i
dirigenti Rai a non presentare una denuncia per danni contro il romanziere
siciliano. In fondo era “solo” un pesce d’aprile… [A
quanto ci risulta questo aneddoto è totalmente falso, NdCFC]
Carmelo Di Mauro
«He explicado que
no tengo mente de historiador[…]no he consultado más que unos pocos libros de
historia y no he puesto un pie en un archivo para buscar papeles y documentos[…]
A mí me interesa que la segunda masacre, la de la memoria, sea de algún modo
rescatada. Y perdóneseme acaso el lenguaje, el color, sus intemperancias, que
ciertamente no son de historiador»
El escritor siciliano (Porto Empedocle, Sicilia, 1925 – Roma, 2019) es conocido
por sus obras narrativas, y de manera muy especial por su serie cuyo
protagonismo recae en el comisario Salvo Montalbano. Varias son las obras que,
no obstante, han derivado por otros lares como puede verse en los enlaces que
añado al final del artículo*.
No es la primera vez de todos modos en que el escritor echa la vista atrás como
hizo, por ejemplo, al rescatar al Rey Campesino,
personaje del siglo XVIII.
Ahora en su «La masacre olvidada», editada
por Destino, se zambulle, y nos arrastra consigo, al siglo XIX. Camilleri se
comporta como un avezado arqueólogo y, a pesar de sus disculpas, como un
historiador dispuesto a rascar para sacar a la luz unos hechos brutales que han
sido mantenidos en el secreto, tanto por las autoridades, y su prensa, como por
los historiadores. Fue en la noche entre el 25 y 26 de enero de 1848, cuando el
mayor Sarzana se llevó por delante a ciento catorce personas, sin despeinarse;
de los asesinados se ofrece en el Apéndice,
la lista completa y su edad y lugar de procedencia.
En medio de las luchas de las diferentes banderías monárquicas, se desarrollan,
además de los cambios de chaqueta, que hace que unos se pasen de los borbones a
otras líneas dinásticas, los comienzos de la rebelión y los pasos hacia la
unificación de Italia. No me detendré en detalles, pero sí quisiera destacar que
lo narrado tiene ciertos aires de familia con comportamientos del presente: la
represión fue salvaje, las versiones sobre lo sucedido fueron silenciadas
siempre que no respondiesen a la versión oficial que es igual que decir la
mentira oficial que exculpaba a los culpables de la msacre, y muy en especial
del mayor protagonista de la chacinería. El coronel Emanuele Sarzana fue el
comandante de la guarnición de Licata en el mismo momento en que los Borbones se
adueñaban de lugar. El nombrado fue juzgado, es un decir, en diferentes lugares
napolitanos y otros, yéndose de rositas, al difuminarse su responsabilidad o
justificarla. También vemos a algún empleado, que respondía al nombre de Gaetano
Attard, que se encargaba del Registro Civil, mostraba una capacidad de manipular
propia de un hábil trilero: ocultación de datos, de las causas de las muertes,
etc., etc., etc..pero que, al fin y a la postre, fue el que escribió los nombres
de los asesinados; fiel escribiente pues. «Los fenicios, que a menudo veían
largo y claro, llamaban a la Pantelaria, ´Yrnm,
que significa “islas de los avestruces”»…en esta ocasión hicieron verdad el
dicho de los fenicios.
Las fuentes a las que recurre Andre Camilleri quedan desveladas y muy en
concreto las historias que sobre el asunto le contase su bisabuela Carolina
Camilleri, coetánea de los hechos, al igual que los testimonios de parte de
quienes colaboraron en la masacre, no privándose de recurrir al terreno
hipotético, el escritor recompone la verdad de los hechos, la esclavitud a que
eran sometidos los prisioneros, o la obligación a lucir uniformes enemigos,
siendo así aprovechados antes de dárseles la muerte…y el espanto de los testigos
que veían a seres que generalmente daban cuenta de unos sentimientos realmente
buenos se dedicaban, enloquecidos, a arrastrar por las ensangrentadas calles los
cadáveres de los asesinados. Robos, incendios y destrucción acompañaron la
matanza en la que el cabecilla no tuvo tiempo de sudar…frente a los grandes
sudores que confesó Adolf Eichmann padecidos para llevar adelante su producción
de cadáveres al por mayor…
En fin, una historia narrada con la habilidad propia de Andrea Camilleri que
combina la presentación de la sangría cometida con ciertos toques de humor que
son una verdadera arma para ver el desbarajuste con que se llevaron a cabo las
inexistentes investigaciones, y la absoluta ocultación de los hechos.
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( * )
Aquí van algunos enlaces que llevan, o deberían hacerlo, a varios artículos
sobre libros del escritor. En el primero de ellos, se envía a cuatro, además del
propio artículo; advierto que se pueden dar repeticiones, pero bueno…:
https://carteldelasartesylasletras.wordpress.com/2022/03/28/un-abogado-frente-a-la-mafia-el-clero-y-la-aristocracia/ https://carteldelasartesylasletras.wordpress.com/?s=++Andrea+Camilleri
https://archivo.kaosenlared.net/archivo/lo-ultimo-de-andrea-camilleri/
htttps://archivo.kaosenlared.net/alla-en-vigata/
https://kaosenlared.net/camilleri-cronista-siciliano/
Iñaki Urdanibia